il sabato del villaggio

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2006 - 2007 Luca Di Garbo

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La mitica rubrica di Luca Di Garbo, inaugurata nel 2006, per Castelbuono.Org

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Gli insindacabili 2006/2007

2006 - 2007

Luca Di Garbo

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Luca Di Garbo

ottobre 2006 - aprile 2007 + appendici

IL SABATO DEL VILLAGGIO

Dalla rubrica “Il Sabato del Villaggio” di www.castelbuono.org

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LA CASTELBUONESI-TA’ E’ UN COSI CHINO I cosi chini sono i dolci tipici del Villaggio del periodo natalizio.Belli fuori, con glassa e diavolicchi o nella variante più semplicecon spolverata di zucchero a velo, nascondono all’internoun ripieno dall’apparenza “ostile” ma decisamente dolceal palato. Noci, nocciole, fichi, mandorle, cioccolato, cotogno,chiodi di garofano, marmellate varie ne caratterizzano il gustodell’assaggio. Un assaggio che è un rito. Il cosiddetto “tastari”che è una scoperta, una ricerca di quell’ingrediente segretoche ne rivela poi l’essenza. La peculiarità di questo “biscottonefarcito” è che ogni famiglia castelbuonese ha la sua ricetta,un po’ come per la testa di turco ma con più varianti.Ricetta smaliziosamente vantata dinanzi ad amici e parenticon un malcelato pizzico d’orgoglio e di soddisfazione.Il “cosi chino” è l’emblema della castelbuonesità. Testimonianzadi un fare e di un far vedere, di un mostrare e di un mostrarsi. Bello, vivace, colorato, tradizionale. Incomparabile. Rude, dolce, pungen-te. Sfaccettato. “Noi al Villaggio abbiamo questo, questo e quest’al-tro ed è tutto bello, bellissimo anzi unico”.La castelbuonesità esiste.È l’io del villeggiante che emerge. Un io che si fa noi e inquanto noi si mostra agli altri e dagli altri si fa apprezzare. Èun attaccamento ai luoghi, ai ricordi, alle tradizioni. È un sentimentodi appartenenza e di identità. Una forma mentis che porta ad ac-comunare tutti al di là di tutto. È un ethos più o meno celato, più o meno manifesto, più o meno conscio. Una disposizione dell’animo bonariamente campanilistica.La castelbuonesità emerge colorando le chiacchierate delpaesano col forestiero di turno. Emerge fiera, solidale, orgogliosaa volte ipocrita e bugiarda. Emerge nell’abbraccio di due castelbuo-

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nesi che scoprono di esserlo a migliaia di chilometridal paese natio. Emerge nel cuore di chi, da tempo lontano,riscopre la familiarità di un paesaggio, a lungo sognato,in quel di Montenero.La castelbuonesità esiste. E si “sente”.

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CULTURA A GO GOLa cultura va e viene. Al Villaggio è difficile che sedimenti.Venerdì. La cultura viene. Si assiste al ritorno delle masseistruite. Palermo, Catania, Messina sono i principali centri difuga. Perché di fuga si tratta. La città opprime. La città è frenetica.La città è invivibile. Il Villaggio è...il Villaggio.Ma la città ci dà il pane. Il Villaggio ci dà la testa di turco.E’ un dolce ritorno. Breve ma intenso. Un ritorno che ha il saporedi una riconciliazione col vissuto più caro. Gli affetti maanche gli affettati.Mi chiedo, vi chiedo, ma di questa cultura che va e viene cosaresta al Villaggio? Solo panni sporchi. D’altronde i panni sporchisi lavano in famiglia. E la famiglia è al Villaggio.Dove voglio arrivare? Eccoci al dunque.Dunque. Castelbuono si appresta ad eleggere il proprio sindaco.Il primo cittadino. Mi chiedo, vi chiedo: In cosa consisteràil contributo delle “masse istruite” al dibattito pre e postelettorale?Avvocati, ingegneri, architetti, storici, geologi, psicologi, naturalisti,fisici, matematici, letterati e comunicatori. Ce ne sono adecine. Tutti villeggianti. E se ognuno potesse contribuire, perquel che gli compete, allo sviluppo del programma? Fantapolitica,lo so. La politica, si sa, non è fatta per tecnici, specialistied esperti. Semmai, il politico è esperto di politica. Parla eascolta il politichese. Tutti questi villeggianti non parlano nécapiscono questo linguaggio, sono disaffezionati, apatici,eversivi e così si tagliano fuori. O vengono tagliati fuori?Siccome sono giovani si potrebbe pensare, per generalizzazione,che se ne fregano altamente degli affari politici. Pensoinvece che poco si faccia per stimolarli in un dibattito critico,costruttivo. Che sarà per la paura di essere scalzati? Paura di

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mostrare la propria “deficienza”? Tra un po’ inizierà il valzerdelle liste e col nuovo sistema elettorale sarà una bella musicae staremo a vedere questi saggi consiglieri.Lunedì. La cultura va. E se la “diaspora delle menti” portasseall’elezione dello Scemo del Villaggio?

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MASINO, LO SCECCO DEL VILLAGGIOCosta 1500 euro l’anno ed è il nuovo addetto alla raccolta deirifiuti differenziati del Villaggio.Si chiama Masino ed è stato preferito al signor Cavallino,detto Lino. Sostituisce Gino Camioncino, licenziato perché costoso,rumoroso, inquinante e soprattutto impopolare.Perché Masino e non Lino? La scelta è stata ponderata, alungo.Entrambi molto dotati, per carità. Ma alla fine ha prevalso laflessibilità.Masino si muove meglio, è più abbasato, non ha troppe rivendicazio-ni sindacali e anche se non trotta come Cavallino lavoradi più, è più silenzioso ed è molto popolare. Inoltreconsuma di tutto e soprattutto consuma meno, quindi scaricameno, il che è un fattore “essenziale”.La scelta di puntare su un veicolo a trazione animale rientranella poetica-economica dell’amministrazione comunale. È infattipoesia la scelta di affidarsi nostalgicamente a coloro cheun tempo hanno trainato l’economia locale. E poi, vuoi metterela convenienza? Masino non ha bisogno né di assicurazionené di bollo, solo ogni tanto di quattro zoccoli nuovi. Ginoera sì veloce, rapido, capiente, tutte qualità inutili lavorando apasso d’uomo in mezzo alle strette stradine del centro storico.“Servivano forze fresche” ha dichiarato il capo del Villaggio, ecome la mettiamo invece con gli sforzi freschi?È vero, Masino è portato fisiologicamente a lasciare perstrada rifiuti umidi ma in linea di massima li raccoglie. E poi

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l’amministrazione prevede di dotare Masino di “sacca bisogni”atta a contenerne gli scarichi. L’unico problema è svuotarla,ma questo è un altro paio di maniche, ma anche di pantalonie di scarpe (di chi svuota).Per quanto riguarda le essenze, ebbene, questo sì che è unproblema sentito. Ma chissà che dopo l’idea di creare un allevamen-to di asine, non si pensi anche a una distilleria di profumi.Il contratto di Masino prevede tra l’altro alcuni doveri qualiquello di ricoprire la parte dell’asinello nel presepe di PiazzaMargherita, e quello di sostituire il capo del Villaggio nei discorsiistituzionali. D’altronde, meglio uno scecco vero che unvero scecco.

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SAN MARTINOA San Martino ogni mustu è vinu.L’antico proverbio agricolo ricorda che per il giorno di SanMartino, il mosto ha finito di fermentare e può quindi essere“spillato”.Il cosiddetto spinucciari per i castelbuonesi assume contornida festa goliardico-popolare. Cosa meglio di una sasizzata incompagnia per rendere giusto onore al dio Bacco?Sacro e profano vanno per una sera a braccetto passeggiandoa chiazza nnintra in maniera né ortodossa né tantomeno ortogonale. Così nelle case e nelle cantine si tasta e sisciarìa. C’è chi si limita ad alzare il bicchiere e chi, in allegria,alza pure il gomito.C’è il produttore che è sicuro ca si conza, quello più che preoccupa-to dall’aspetto troppo trublo per confidare in miglioramentiimminenti e chi gongola paonazzo predicando a parentie amici la buona novella o meglio il buon novello, con tanto dibottiglia omaggio con etichetta fiuggi ancora mpiccicata e didascali-co commento: “stu anni m’arriniscivi”.Martino, chi era costui?Forse non tutti sanno che il “patrono dei tavernieri” è raffiguratonell’iconografia comune come un soldato romano ingroppa ad un baio bianco. Un centurione con il gladio inmano, nell’atto del taglio della sua clamide in due parti daconcedere per metà a un poverello seminudo e intirizzito dalfreddo. Prodigiosamente, a quel generoso gesto, il freddo e laneve si attenuarono e il sole comparve. Oggi San Martinoviene associato esclusivamente (e immediatamente anchegrazie alla rima) a questa festa del vino e ai suoi connessi,appendici e strascichi. Un appuntamento frizzantino che i giovaniuniversitari castelbuonesi festeggiano anche a Palermo

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con chiassose ed euforiche rimpatriate paesane. Per loro SanMartino è un giorno “rosso” nel calendario. Forse non tuttisanno che causa ore piccole e mal di testa martellanti anchel’indomani sarà probabilmente dello stesso colore.

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IL BRANCO DEL VILLAGGIOAl Villaggio i ragazzini stanno per strada. In città no. Le stradesono per le macchine, per i taxi, per i bus e di striscio per pedonie ciclisti.Non ci sono strade per i ragazzini. Non ci sono ragazzini perle strade. In compenso ci sono i ragazzini della strada. Quellisì, ma solo in certe strade.Anche al Villaggio ci sono dei ragazzini della strada. Hanno ibicchieri in mano, non quelli di plastica con la coca cola.Hanno camminata ciondalante e aria da bulli. Si muovonocome bufali. Gridano. Non ascoltano. Hanno dai 14 ai 16anni. Li ho visti litigare selvaggiamente tra loro. Li ho visti insultareplatealmente i pari età. Li ho visti prendersela barbaramentecon gli adulti. Sputare in terra sui piedi degli anziani.Bestemmiare ad alta voce. Sembrano non aver paura, né regole,né rispetto. Sono solo taluni questo è vero, ma sono piùdi uno e quando non si è da soli si diventa branco.E il branco fa danni.

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VOX POPULIIl curtiglio è lo sport ufficiale del Villaggio. È un gioco di squadrache si fa con le parole. Appartiene alla famiglia dello scarabeosolo che mentre quest’ultimo è un gioco da tavolo, il curtiglio è un gioco principalmente da balcone o da piazza. Si gioca almeno in due e consiste nel diffondere voci che suscitano in chi ascolta, meraviglia e incanto esponenzialmente crescenti. Così come una palla di neve si ingrossa man mano che scende a valle trasformandosi in valanga, così il curtiglio si ingrossa man mano che scende verso la Fiumara trasformandosi in una palla (o balla per i nordici).Si parte dall’assioma che le parole sono pietre per costruirestrutture verbali enormi. Lo scopo del gioco è riuscire, pietradopo pietra, a ingrossare la voce sempre di più, finché non siviene proclamati “soprani” per acclamazione o “lapidati” perdiffamazione. Ai soprani, maestri nel girare la pietra settevolte, vengono cambiati i connotati e conferita la cittadinanzaonoraria di Petralia Soprana.Fondamentale alla fine della buona riuscita del gioco, è la padronan-za della tecnica di diffusione del curtiglio che può avveniresecondo due criteri. Il primo è per strasentimento daassonanza, tecnica molto comune tra gli anziani, dove lafrase “oggi si sposa Fiorella” si trasforma in “Moggi si scopamia sorella”. Di solito queste voci vengono smorzate al primotentativo di diffusione vista la testata inaffidabilità della fonte.Il secondo criterio di diffusione è quello per accrescimentoiperbolico. Si inizia da una notizia presunta, una semplicefrase composta da soggetto, verbo e complemento. A questaognuno aggiunge del suo, a piacere. Tanto più piacere ci simette, tanto più si avranno esiti pirandelliani.L’inizio del gioco viene sancito dal catartico “U sintisti?”. Questoincipit provoca nell’interlocutore di turno tutta una serie dieffetti collaterali come lo spalancamento e successiva paralisi

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della cavità orale e, nei casi più gravi, l’inibizione del respiro edel battito cardiaco sottolineato dalla tipica frase “Mortasugnu!”.Affinché la fonte possa dar vita alla propria opera di accrescimentoiperbolico è necessario che essa prenda debite precauzioniproferendo l’impersonale “Dici ca...”, tipicoespediemente atto a garantire l’efficacia del divenire curtigliescoe a preservare la fonte da eventuali ilinciaggi. Capita peròche l’interlocutore si insospettisca dubitando dell’attendibilitàdella notizia (“Cu t’u dissi?”), ed è qui che si vede la bravuradel vero curtigliaro che, abilmente, delega la fonte a terzi a luiovviamente ignoti (“U dicivani no varvieri” oppure “U sintii achiazza”).Il curtiglio è un gioco altamente pericoloso. Per la qualità deitemi trattati e l’accuratezza dei particolari descritti è caldamentesconsigliato ai minori di 18 anni. Al Villaggio questosport vanta un gran numero di tesserati. La sede locale della“D.C.CA” (Diffusione Certificata Curtiglio Autorizzato), si trovanella piazza principale e rende onore al Barbiere di Sivigliaconsiderato il padre fondatore del Curtiglio moderno.

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TOP ONOMASTICALa vita del Villaggio fluisce piena di controsensi. Non si capisceperché il traffico vada per il verso sbagliato. (A propositodove sono gli organi di senso?)Ma è prevista un’inversione di marcia. Da febbraio. Quandoarriverà il fatidico piano traffico redatto da illustri luminari dell’Univer-sità di Palermo.Cari villeggianti, da febbraio si cambia senso.Molti disconoscono il fatto che sono previste anche delle modifichetoponomastiche. Come queste qui di seguito.Via Cefalù, non ne possiamo più. Via. Su proposta di ignoti diventerà“via Cicero”. Più che una via un invito a percorrerla.Via Mustafà, leader della resistenza islamica contro gli scudocrociati.Dentro Sottile, leader delle parole crociate. Ecco così“largo Sottile”, un sorta di ossimoro ma soprattutto una dimostrazio-ne di affetto.Via Maurolico, scienziato astronomico. Al suo posto Leta,scienziato del traffico alle stelle. “La Leta via” sarà circondatada palme sopra le quali dei giullari, con dei fischietti, scandirannoa tutte le ore l’inno del villaggio: il Peppepeppeppeppètormentone carnevalesco.E infine Piazza Margherita, in onore delle Regina degli italiani,diventa Pizza Margherita, in onore della regina delle pizze.Sarà piena di discorsi in tutte le salse e delle nuove, squisite,incomparabili, mozzarelle d’asina. Ma attenti all’olio abbondante,si rischia lo scivolone.

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LETTERA DI BABBO NATALE AL CAPO DEL VILLAGGIOCaro Capo del Villaggio,chi ti scrive è Babbo Natale. Di solito le lettere le leggo, stavoltane scrivo una. Strappo alla regola. Tu te lo meriti.Ho saputo che nel tuo Villaggio hai reclutato degli asinelli per la raccolta dei rifiuti. Sono contento che esistono ancora persone come te. Pensavo di essere il solo a resistere alle tentazioni tecnologiche. Vista la tua encomiabile sensibilità, volevo metterti a conoscenza di una brillante iniziativa che un tuo collega, il sindaco di Acquanegra (Cremona), ha coraggiosamente intrapreso.Il signor Luciano Manfredi, che ha avuto la briga di mettere al mondo 6 pargoletti, si è fatto due conti durante le sue ripetute notti insonni: nei primi tre anni di vita per ogni culetto si consumano più o meno 4500 pannolini, con un impatto sull’ambiente a cui nessuno pensa e che rappresenta una tassa quotidiana per le giovani e spesso squat-trinate coppie. Si calcola che la spesa per i pannolini sia di 1200 euro all’anno e che il culetto, finchè non siederà comodamente su un vasino, arrivi a produrre 900 chili tra cacchine, pipì e fibre plastiche,quest’ultime sostanze inquinanti e di difficile smaltimento. Nei pannolini ecologici le fibre plastiche vengono sostituite consostanze naturali come il Pla, costituito da zuccheri estratti dai ve-getali e cotone biologico. Ebbene, caro Capo del Villaggio, il sindaco di Acquanegra, nome abbastanza evocativo, ha deciso di invogliare i genitori ad acquistare pannolini lavabili, al posto di quelli usa e getta.Non si tratta dei vecchi “triangoli” o “sorrisi di stoffa”, ma di un “indumento” che può essere riutilizzato fino a 250 volte e regolato secondo le fasi di crescita del culetto. Costo 12,5 euro l’uno. Pensi,

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con soli venti pannolini, si può coprire il fabbisogno dei tre anni (ad-dirittura è dimostrato che i culetti abituati a un pannolino ecologico imparano molto prima ad usare il vasino).250 euro di spesa invece di 3600.Un risparmio di più di 3000 euro a culetto e se in una famiglia ci sono due culetti il risparmio è di 6000 euro, se i culetti sono tre, 9000, e così via. Con tale somma ci si potrebbe arredare un bagno nuovo per quando i culetti impareranno a usarlo, oppure perché no, decidere di mettere al mondo un altro culetto.Quanti culetti avete al Villaggio? 200? Fanno 600.000 euro di pro-dotto interno lordo in più. Ok, qualcuno avrà da ridire sul lordo ma le madri di Acquanegra promettono che viene via bene.E l’ambiente? Ci guadagna ancora di più. Alla fine ci saranno da smaltire 8 chili di eco-pannolini invece degli 800 chili di usa e getta che ogni culetto dei paesi ricchi consuma normalmente.Capisco che il sospetto per la novità e la paura di un ritorno all’antico e al lavabo, rendono titubanti molte mamme, il sindaco di Acquane-gra ha pensato così di dare un contributo comunale pari al 50% della spesa alle famiglie che compreranno i pannolini ecologici al posto di quelli ormai diventati tradizionali. Naturalmente, chi deciderà di dare una svolta ecologista anche a questo “ingombrante” problema, rice-verà l’assegno del comune di Acquanegra solo se esibirà lo scontri-no di acquisto. Bello no? Ti assicuro che la cosa è simpatica assai.Fai un regalo ai tuoi villeggianti: Toglili dalla cacca.Auguri.Babbo Natale.

Ps Purtroppo le renne che mi hai chiesto per la raccolta dei rifiuti,non posso dartele. Vabbè che ti frega, anche lo scecco vola.

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LA FAMA LIEVITATAIl Villaggio ha fama.Ma anche, il Villaggio affama.La simpatica assonanza dà vita a un curioso doppio senso,prettamente alimentare.Il villaggio ha un nome (anche se mi sono preso la briga dinon citarlo mai in questa rubrica). E ha pure una nomea, nelsenso “buono”.Mi spiego, vi spiego.Tempo fa, quando mi presentavo al forestiero citando la miaprovenienza, le risposte erano più o meno “riconoscenti”.Oggi constato che il Villaggio cresce in popolarità e gente cheprima sconosceva, ora conosce. E conosce con piacere.“Come no! Il paese dei panettoni”. Risposta classica.“Il paese dei panettoni.” Detta così, la cosa può sembrarepure un’offesa. A volte infatti faccio il tonto e mi offendo, percapriccio.Il “culo a panettone” può rivelarsi peculiarità gradita al pubblicomaschile. “Panettone!” può essere anche una sentenzache etichetta un comportamento poco incline a lealtà e a principidi correttezza. Ma il significato che sta dietro “il paese deipanettoni”, com’è noto, è un altro ed è legato al boom dell’aziendadolciaria (che ho la bontà di non citare) che più ditutto, e tutti, trascina l’economia del luogo.Ora, il fatto che sia il panettone il “simbolo” del Villaggio, puòfar storcere il naso a qualcuno (alzi la mano, anzi, clicchi coldestro, chi non storce il naso) e non perché l’odore non siabuono, anzi. Col passare del tempo si rischia di diventare “ilpaese dei mannetti”, grazie alla strategica scelta dell’aziendadi buttarla sulla manna, o di buttare su (sul panettone) lamanna. E meno male che l’azienda non si butterà mai sui piselli

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surgelati.Visto l’eco e la risonanza e con le elezioni alle porte, propongoche il costituendo Partito Democratico del villaggio sipresenti alle amministrative con una lista appetibile: “La listaPanettone” con i “canditi” al posto dei “candidati”.D’altronde dall’Ulivo all’Uvetta il passo è breve.

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IL DOPPIO STROPPIAAl Villaggio circolano dei nomi improponibili. Di fatto si vive unperiodo di forte agitazione. Si sono sollevati in parecchi inquesti giorni al grido di “questa unione non s’ha da fare” o di“nessun compromesso, ne va del futuro dei nostri figli”. C’èanche chi sostiene con orgoglio di volere un altro nome e chisi sente di divorziare subito, prima che sia troppo tardi. Le primarie,il momento del primo appello, fanno davvero paura. Unappuntamento che rischia di macchiarsi di ridicolo.Ebbene sì, sta per finire il tempo dei “Cicero in Castagna”mentre si prospetta la Botta Forti o la Botta Di Vita. Al Villaggio,in seguito all’annuncio del primo sì del Senato al disegnodi legge sulle modifiche al codice civile in materia, le coppie,di fatto, “proibite” hanno sonoramente manifestato il loro disagiocon la costituzione del movimento “il doppio stroppia” sancitada una raccolta di firme -già lanciata in tempi non sospettidal periodico locale “Le Madonie”- firme che riportiamo qui diseguito. Chi si sente di aderire al movimento può accodarsialla lista.Ps Colgo l’occasione per dichiarare che il sottoscritto si reputadisposto ad eventuali, anche pericolose, giustapposizioni apatto il nulla osta, categorico, sul nome: Greta.Chi mi ama mi sequel.

Movimento il “Doppio Stroppia”Firmatari

Occorso VentimigliaAllegra Forti

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Città SpecialeMitra FicileRicotta AiosaPiro PutiriRicotta BiancaMeli PrestiMeli CuccoGentile Lo PrestiBonomo ToscanoCollesano VentimigliaOccorso VentimigliaLima SottileBadalì Attanzio(ne)Scelsi La ScuolaBotta FortiMeli ScelsiMercanti No-rataCordone SottileRicotta CicalaMeli CastroCucco CocoSottile FinaMitra RussoLo Re FedericoLo Re GloriosoAlessandro FrancoBruno FrancoFranco FedericoGentile Di GarboCipolla SottileCipolla FinaCastro Lo ReCollesano PollinaCefalù Collesano

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Currieri OccorsoCucco BonadonnaPupillo SpecialeCucco La FrancaSottile Di VitaLo Re SalamoneLo Re Maggio

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TEMA: PARLA DEL TUO PAESEIl mio paese si chiama Castelbuono ed oltre ad essere buono è an-che bello. Ma bello per davvero mica faccio scherzare. E’ un paese piccolo che contiene 9000 persone ma è bello uguale. Alcuni dicono che è pure più meglio di Cefalù che è sempre a mollo all’acqua e ai cefalutani gli si arrappano le dita (però a me Cefalù mi piace pure). A Castelbuono quelli di Palermo ci fanno pure la villa con la piscina finta per starci in estate quando a Palermo c’è un caldo che si squa-glificano. Sopra il paese ci sono le montagne che si chiamano “pizzi gemelli”, Rosario dice che si chiamano così perché sembrano due minne ma lui è sporcaccione e io non ci credo. (Si può dire minne nel tema? Casomai ce lo tolgo) Io ci voglio bene al mio paese per-ché gioco con i miei compagnetti davanti allo spiazzale della chiesa, anche se il parrino ci spurtusa la palla perché una volta abbiamo ac-chiappato a San Pasquale e lui si è rotto, no il parrino San Pasquale.A Castelbuono c’è il castello e ci sono pure tante piazze, quella più bella è Piazza Margherita ma a me mi piace la Piazzetta perchè ci sono i vecchietti con la coppola quelli che erano pastori, loro ora si riposano e giocano ha briscola, anche io quando sono vecchio voglio giocare tutto il giorno a carte, però no a briscola ma hall’asso piglia-tutto o a tivitti perché a briscola mi confondo è perdo sempre e così piango, non è che poi mi posso mettere a piangere quando sono conla coppola e il bastone! I vecchi non piangono più anche se il nonno strolico di Vincenzo piange sempre perché vuole il cannolo ma non lo può mangiare più perché c’ha il polistirolo.Spero che quando sono vecchio a me non mi viene il polistirolo perché a me mi piacciono i dolci e pure le cassate. Quando la mam-ma fa la testa di turco, che non è un marocchino senza la testa ma è il dolce di Castelbuono, io me la mangio e mi lecco pure il piatto

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che poi manco sembra usato e ci dico alla mamma di posarlo così com’è, ma lei poi lo lava lo stesso perché dice che fa schifo. Forse c’ha ragione perché se poi lo da a me quel piatto io lo do al nonno tanto non se ne accorge. Castelbuono è famoso perché ci sono i pa-nettoni dei Fiasconaro. I Fiasconaro li portano in tutto il mondo, pure in Australia e in America anche se secondo me gli americani non lo capiscono che è buono per davvero, perché quelli si mangiano tutte quelle schifezze del meccdonald e si inghiottiscono pure le pietre senza capire che sono pietre. Ecco perché secondo me sono tutti pesanti pesanti che neanche ci passano nella porta.A Castelbuono da qualche giorno cammina l’asinello che è compar-so anche nella televisione per raccogliere la munnizza nelle stradel-le dove non ci passa il camio. L’asinello è simpatico ma va troppo piano e poi fa la cacca per terra e deve raccogliere pure i suoi rifiuti che fanno più puzza degli altri. Secondo me ci vuole il pannolino ma no quello piccolo ma quello grande che c’hanno i vecchietti. L’idea dell’asinello è venuta al sindaco di Castelbuono che si chiama Mario Cicero ma tutti lo chiamano Mario perché a lui non ci piace il suo cognome. Questo sindaco è un po’ pazzerello perché vuole andaresempre in televisione. Mio zio dice che può fare il cabarè e che se-condo lui, lui il sindaco è più scecco dello scecco. Ma mio zio tifa per Berlusconi che a me non mi piace perché è ricco ricco e a noi pove-relli non ci regala neanche un pacco di ciccipolenta.Ora mi è seccato scrivere spero che la maestra ci scrive bravissimoperché mi è piaciuto. Castelbuono comunque è davvero bello io se divento sindaco da grande ci cambio il nome e lo chiamo Castelbello. Luca III°BMaeeestra, nel tema ce la possono attaccare pure questa fotodove c’è il sindaco scecco con lo scecco? Gliel’ha tirata miozio, quello che tifa per Berlusconi.

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VIABILITA’ E VIVIBILITA’, TUTTO UN CONTRO SENSO“Ciò che è facile o piacevole da vivere” è questa la definizioneche lo Zingarelli dà della parola vivibile.Ne sentiremo parlare spesso, visto che il principale obiettivodi un sindaco - quello in base al quale costruisce principalmenteil suo consenso - è quello di rendere vivibile, o più vivibile,il luogo che amministra.Nel nostro trafficato contesto paesano, ci accorgiamo come lavivibilità sia quasi esclusivamente legata alla viabilità. Urge unpaese più viabile, più percorribile, dicono a destra e a manca:Una miglior viabilità implica una maggior vivibilità.Ma siamo sicuri che il castelbuonese voglia un paese più vivibile?Riflettendo sull’accezione semantica di vivibilità citata sopra,rimango perplesso dinanzi a quel “ciò che è facile o piacevoleda vivere”. Il garantire la vivibilità del nostro Villaggio, adesempio chiudendo al traffico il centro storico, comporta dellescelte “non facili” per il castelbuonese quindi poco vivibili.Lasciare la macchina a casa e camminare a piedi “non è facileda vivere”. Non facile per chi va a fare la spesa, non facileper chi carica e scarica merce, non facile per ilcommerciante, non facile per la vedova che va al cimitero,non facile per i bambini che vanno a scuola quando piove.Non facile, quindi poco vivibile. Tutte ragioni che, per carità,legittimano l’uso del mezzo privato. Sappiamo bene peròcome per il castelbuonese anche non trovare un parcheggio ameno di 5 metri dalla suocera o dalla farmacia “non è facileda vivere”, posteggiare ove possibile e attraversare a piedi le

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viuzze interne, anziché circumnavigare l’intero paese conl’auto, “non è facile da vivere”. Facile da vivere, quindi vivibile,è invece posteggiare bloccando una strada per comprare unpacco di sigarette o intralciare il traffico in via Cefalù inventandosiun posteggio creativo per un caffè.La gente è convinta che è tutta una questione di sensi vietati,di controsensi o di sensi unici senza senso, il vero problema èinvece il senso civico, l’unico senso che manca.

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LA PASSEGGIATA DOMENICALE DOPO LA MESSALa passeggiata domenicale dopo la messa, è il rito, dopo ilrito, del villeggiante “modello”. Un appuntamento top (model),ma anche un appuntamento topico, nel senso che anche itopi vengono allo scoperto. E talvolta ballano quando il gattonon c’è.Ci sono diversi flussi che sfociano sul corso per la passeggiatadomenicale dopo la messa.Il primo flusso si getta dalla Strata Longa ed è detto “A rotta diCozzo”. È un flusso caratterizzato da un pimpante e trionfaleingresso di coppie a braccetto, con pettorali da gara e abitinocon tanto di sponsor in bellavista (“Congregazione San PasqualeBaylon, maestri di bon-ton”) o persino striscioni di autoincitamentoper le coppie più anziane e devote (“in discesatutti i Santi aiutano, pure Sant’Antonino”).Il secondo flusso viene detto “Cicìu Cicìu a missa finiu”. È peculiareper il caratteristico effetto Brancaleone dovuto a unvero e proprio assalto alla piazza da parte di tacchi e tacchinitutti profumati di Chanel alle panelle. In virtù del tono elettrizzantedell’omelia, gli uomini alla fine della liturgia, tendonotutti a scappare via con un’inspiegabile voglia di materasso. Atal proposito è stato siglato un accordo tra il parroco e la “MaterassiEden, sonno eterno”, per la programmazione di spotpubblicitari tra la fine della prima lettura e l’inizio della seconda.Il terzo e ultimo flusso è quello dei “ManiaCalì”. Tutti militantidi piazza di “vecchio corso”. Il flusso dei ManiaCalì fuoiriescecantando cantando; ciò è dovuto a una prossimità con la

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Piazza che rende labili i confini tra messa e messainscena:non si capisce bene dove finisce una e inizia l’altra. I Mania-Calì, a messa conclusa, si ritrovano così a scambiarsi segnidi pace, farciti da saluti e notizie su parenti e serpenti, conchiunque si ritrovi nei paraggi, il tutto generando ingorghi ravvicinatidel terzo tipo.Nella passeggiata domenicale dopo la messa confluisconoanche flussi laici provenienti da tutt’altre vie. Il risultato è unpurpurì che va avanti e indietro con uguale andatura e umore.Un serpentone, anzi un millepiedi, che si dipana a braccettoper il corso, bello e pulito, lucido e impettito.Il Villaggio ama passeggiare ma non camminare. Per camminarec’è l’auto che però va a passo d’uomo. E allora viva lamessa! In moto.

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MASCHERATI E MASCARIATIIl carnevale del Villaggio non finirà certo nelle ceneri. Quest’annoc’è molta carne al fuoco e per spegnere gli entusiasmicarnascialeschi si dovrà attendere l’elezione del nuovo balanzone.E così, per la gioia delle dentiere, chiacchiere e riso abbonderannosulla bocca degli ingordi. E le mascherecontinueranno il loro teatrino almeno fino ad aprile, quando,smontata la baracca, si insedieranno nel grande baraccone.E’ una moderna commedia dell’arte, dove c’è chi si mascherae chi si mascarìa.Il capo del Villaggio ad esempio, ha deciso di vestirsi da“Testa di Turco”, mascariandosi di cannella e con un diavolicchioper capello. Molti credono che sia tutta crema ma lui assicurache c’è parecchia sostanza, sotto mentite sfoglie. C’èchi si vestirà da “cavallo di Troia” e chi da “asinello di SanGiuseppe”, chi da “Venere Ciprea” e chi da “Babbo i l’Itria”.Risate a crepapelle. Qualcuno ci lascerà le penne, qualcunoresterà in panne. Ma chi salirà sul carro del vincitore?

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IN FIN DEI CONTI“Il Villaggio è un’isola felice in fin dei conti”, parola di forestieromordi e fuggi, quello che taglia l’aria col coltello e mangiavolentieri. Ma ci sarà puzza di bruciato?La città ha i suoi problemi che il Villaggio non conosce. Verissimo.Ma è in dubbio che la pace regni sovrana.C’è chi dice che anche al Villaggio ci sia un che di serpeggiante,di invisibile eppur tangibile, di ineffabile eppur materiale.Se ne parla, ma non se ne parla. Si dice, ma non si direbbe.Viene fuori, ma si ricaccia dentro.C’è chi minimizza. Chi amplifica.E c’è magari chi ci cade. Chi si fa avanti con fare sorridente emano protesa.E c’è magari chi si consuma.Un logorio che finisce per strozzare.

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IL VILLAGGIO E’ UNA BELLA DONNA DISTE-SA SUL BAGNASCIUGAIl Villaggio è una bella donna. Distesa sul bagnasciuga.I Pizzi Gemelli, due bei seni. A chiazza nnintra l’ombelico.Montenero, chiamatela come volete. I piedi a mollo a bearsidel refrigerio.Un braccio è sulla strada per Isnello, una mano a Vinziria.L’altro braccio è sulla strada per Geraci, l’altra mano ai ChianiMonaci.La testa? È altrove. Non si vede, forse reclinata al di là deimonti, forse girata su un fianco.Il Villaggio è una bella donna. Distesa sul bagnasciuga.Respira a pieni polmoni dell’aria frizzantina. Sospira.Una donna ricca di fascino, ammaliante, e di bellezza, selvaggia.Ai più impenetrante.E il cuore? Il cuore sono i villeggianti. Colmo di sentimenticontrastanti e contraddizioni.Il Villaggio è una bella donna. Distesa sul bagnasciuga.Una posizione attraente e sinuosa. Un carattere orgoglioso esensuale.Una donna fertile e feconda.Dispensatrice di profumi ed essenze, doni di Madre Natura.Il Villaggio è una bella donna. Distesa sul bagnasciuga.Godiamone tutti.Amiamola.

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IL DUCA DEL VIL-LAGGIODuca del villaggioLo divenne un dì di maggioQuando cadde sul selciatoE rinvenne titolatoLui dice in quantitàSuscitando ilaritàE abbellisce le orazionicon rime e citazioniIl duca del villaggioÈ un uomo che ha coraggioChe sfoggia i suoi talentiIn barba ai criticanti.Incede per la stradaRiverito ovunque vadaE sentenzia ad alta voceLa bocca mai non cuceIl duca del villaggioHa le massime di un saggioE risponde ai prepotentiIn gioco ai governantiScherza in compagniaNon disdegna l’euforiaNon ha maschere né orpelliRifugge mode e balliIl duca del villaggio

È un uomo che va adagioChe ha tempi diluitiIn culo ai forsennatiA volte sta un po’ alticcioMa rifugge dal bisticcioE individua la sostanzasmitizzando la parvenza.

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DALL’UNICORNO AL PIZZICHINTI’ IN 5 ANNIIl nome del Villaggio è sulla bocca di tutti. E l’appetito vienmangiando.Cavalcando la scia degli asini netturbini – a proposito, impossibilestargli dietro! – i programmi elettorali dei candidati acapo del Villaggio, saranno tutti incentrati su idee iperbolichedal grande impatto mediatico.L’arrembante logica del “purché se ne parli”, giustificherà tuttauna serie di rivoluzionarie iniziative, spacciate per “normaleamministrazione”. L’obiettivo è quello di conquistare la rubricaquotidiana del Tg1 dal titolo: “Fuso orario, cose mai viste”.Se l’asinello significa “tornare a 40 anni anni fa”, iniziative benpiù sconfinate come quelle in cantiere, destineranno il Villaggioall’implosione temporale.Infatti, secondo le prime indiscrezioni, tutti sono più o menod’accordo che:Dal 2008- Si procederà alla rottamazione delle auto circolanti che verrannosostituite da carrozze trainate, a seconda della classesociale, da unicorni, cavalli, asinelli e cinghiamaiali.- Verrà lanciata la corrente “differenziata”. A “differenza” delmondo intero, l’elettricità al Villaggio sarà abolita.Dal 2009- Partirà il progetto dell’acqua porta a porta. L’acqua direttamentedietro la porta di casa, come con il latte fresco. Acquafornita tre volte la settimana: il lunedì umida, il mercoledì solida,il venerdì gassosa, la domenica amen.- Elaborazione della Teoria della Rivoluzione Ciceriana, secondola quale tutto il mondo gira attorno al Villaggio e viceversa,il tutto secondo il principio fisico del girogirotondo

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quanto è bello il mondo casca la terra e tutti giù per terra.Dal 2010- Istituzione della moneta unica del Villaggio, “il fiorino”, e promozio-nedi forme di commercio alternative come il baratto.- Il Villaggio diverrà Reame con l’elezione del Re, che abiteràal castello con la sua regina, e la nomina di personaggi dispicco come: il giullare di corte, il matto, l’appeso, la luna nerama anche fate, elfi, streghe, puffi e gargoyles.Dal 2011- Via alle grandi opere. Previsti una piramide, una sfincia gigantee la costruzione del più grande Spaturno mai conosciuto.Mai conosciuto nel senso che nessuno sa cosa sia.- Promozione e valorizzazione esclusiva di antichi mestieri,come la caccia, e di forme d’arte innovative come il graffito rupestre.Dal 2011- Estinzione della specie castelbuonese.- Creazione di un mondo tutto pace e testa di turco, teneramenteadagiato su una crosta di mannetto al sugo di cinghialeripieno di cosichini e pizzichintì.Di qui a breve, avremo la pancia piena di ricette elettorali, piùo meno fantasiose, come queste.Nel frattempo, buon appetito a tutti.

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LA BALLATA DELL’AMORE INFEDELE

Gonna griffata pendant con la magliaLo sguardo evidenzia la segreta voglia.Percorre la piazza stillando gli odoriDi donna abbagliante agghindata di ori.Cattura malizie, cenni eloquentiDi uomini persi in vaneggiamentiSnella la forma, folle apparenzaNulla sostanza, molle presenza.Fu giovane sposa in balia dei balocchiDi chi la sedusse tarpandole gli occhiFedele al vizio non al consorteDona i suoi sensi cedendo alla corte.Pentita giammai ma tronfia di orgoglioFrequenta salotti celando l’imbroglioStringendo il marito affatto sospettoAmmicca vogliosa a chi dirimpetto.Chiaro il suo intento oscurato dal giocoIn cui s’impone l’ardore biecoNon per denaro né per passioneMa per il trionfo della trasgressione.

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TEMA - UNA GITA PARTICOLARE Una gita particolare l’ho fatta a Castelbuono. Ma mica Castelbuonoquello vero, un’altro Castelbuono, che si chiama comeCastelbuono e che si trova in un posto che si chiama Unbria.L’Unbria è tipo la Sicilia ma sta in Italia, lì si parla l’italiano pulitopulito che il mio amico Rosario non ci capirebbe nienteproprio. Facciamo che sto paese lo chiamo Castelbuonoquellofinto,così non mi confondo con Castelbuonoquellovero.Allora Castelbuonoquellofinto è alto 345 metri sul livello delmare, così almeno cè scritto nella tabella, ma io sto livello delmare non l’ho visto, invece a Castelbuonoquellovero se vai aliccia il livello del mare si vede e qualche volta pure le isoleolie. Castelbuonoquellofinto c’ha 10 abitanti. No 10 mila, 10contati, anche se io noneò contato neanche mezzo, forsesono tutti malati o forse sono tutti morti, anche se quando sientra nel paese non c’è neanche un cimitero e ho pensatoche forse i morti se li mettono seduti nel sottano per compagnia,come si faceva con i parrini della matrice vecchia, ma cele posso scrivere ste cose o fanno schifo? Casomai ce letolgo. A Castelbuonoquellofinto esiste solo una via che arriva fino anumero venti e non si chiama in nessun modo così i postininon possono sbagliare mai, mica come a Castelbuonoquelloveroche i postini si confondono e a casa mia arrivano semprele bollette del papà di rosario e mio papa santìa.Il monumento più importante di Castelbuonoquellofinto è il castelloma è tutto rotto e non si capisce se è un castello o unastalla. Questo castello c’ha una campana con una corda chepinnilia fino a terra, io la volevo tirare ma il mio amico Francesco

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mi ha detto che se la tiravo mi cadeva di sopra e io nonl’ho tirata, e mica sono scimunito.iA Castelbuonoquellofinto c’è pure il monumento ai cadutidella guerra mondiale, come quello di piazza parrocchia masenza il cannone, senza le palme e senza gli uccellini che ticacano di sopra. Nel monumento c’è scritto che due personepoverine sono cadute e due sono dispersi, che significa chenon li trovano più ma secondo me, mentre erano in guerra, sene sono scappati in un altro paese più grande e forse oresono morti, ma almeno hanno campato meglio. Ma la cosache mi è piaciuta di più, proprio di più di più, è la scarpa conla terra e la pianta piantata dentro la scarpa che c’è cresciutadentro. C’ho fatta pure la fotografia di quanto era bella! A memi è piaciuta così assai che quando sono tornato a casa hopreso le scarpe di papà e c’ho impiantato il piddrisino contutta la terra, ma mio papà m’ha tumpuliato tutto arraggiatoperchè dice che gli ho azziccato le scarpe per uscire, allora dinascosto ho futtuto la scarpa al nonno ma poi gliel’ho dataperché quello stava andando alla pia opera pastori con unascarpa sì e l’altra no e zuppichiava.Io a Castelbuonoquellofinto mi sparerei subito subito, però èun paese dove si sta in pace, è certo! con chi si ci sciarria chenon c’è nessuno? Io qui ci porterei il mio amico mario, il sindaco,che a lui ci piace la pace (mi ha detto l’altro giorno chesi è accattato pure il pigiama della pace tutto colorato arcobaleno).A Castelbuonoquellofinto ci porterei pure gli scecchi famosiper fargli fare un’altra gita e pure Rosario per farglibollire un po’ gli animi quando fa il monello.Secondo me il tema l’ho finito. E’ troppo lungo? Casomai lotaglio un pochettino.

Luca IV B(w inter)Maaaeeeestra, Rosario mi guarda ogni due secondi il tema e

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si mette a ridere perché vede che scrivo sempre CastelbuonoCastelbuono e pensa che ho sbagliato a capire il tema.Quello ride ma poi glielo faccio vedere io che tanto mi ciscrive di nuovo bravissimo. Tanto l’ho fatto bello il tema no?Alla faccia sua.Maaaaeeeeestra scusa se parlo sempre di Castelbuono neitemi ma io al mio paese ci voglio bene. Pure se è finto.

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VIA FABRIZIO DE ANDRE’. A CASTELBUONO

La butto lì, ma la prendo e la porto seriamente avanti, insiemea voi:via Fabrizio De Andrépoeta con la chitarraSuona bene a Castelbuono in compagnia di Luigi Tenco.Vedo già i postini consegnare la posta cantando cantando.Che meraviglia.Esistono diciotto “via De André” e dieci “piazza De André” inItalia (da Roma in giù solo a Campobello di Licata). Ce nevorrebbe una in ogni comune forse, magari a rimpiazzaretutte quelle – troppe – intitolate ai Savoia.Perché Fabrizio De André? Perché il Faber ha saputo parlaredi libertà, pace, amore, giustizia, utopia, Dio, non con orazioni,comizi, prediche o urlando slogan e proclami ma quasisottovoce, attraverso i suoi racconti, le sue storie in versi emusica. Storie di ultimi, umili, diseredati, sfruttati. Soprattuttostorie di uomini.Personalmente sarebbe un piacere e un orgoglio compilaredocumenti, formulari e dichiarazioni sostituendo “via DeAndré, palazzina Dolcenera” all’anonima ed estremamenteconfusionaria: contrada San Ippolito snc c/o cooperativa“Dolce Sogno” palazzina C. Mi accontenterei anche di “viaBocca di Rosa” visto che “Donna Rosa” sta poco sopra casamia: ideale. Anzi, l’ideale sarebbe proprio rimpiazzare corsoUmberto. Che passeggiate. Più verosimilmente “via DeAndré” potrebbe essere una di quelle vie ancora senza un

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nome. Ma forse la cosa più bella, e giusta, sarebbe quella diintitolargli una bella piazza: piazza Parrocchia ad esempio,con una bella targa all’interno del monumento ai caduti con suinciso il testo della “Guerra di Piero”.Presto sarà lanciata una raccolta di firme. Saremo in molti. Cela faremo.Grazie, in anticipo, a tutti quelli che vorranno sostenere l’iniziativa.Via Fabrizio De André: che poesia.

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PERLE COLTICHE “Per parlare di prospettive future...” Matteo Cangelosi“...Bisogna concretizzare il passato” Liborio Abbate“Trenta milioni di finanziamenti non sono poco cosa” AdrianaScancarello“La democrazia è leale se ha la capacità di delega” AdrianaScancarello“Intanto rivendico il diritto al dissenso” Lino Mazzola“Il sindaco ha amministrato per 5 anni con la destra” LinoMazzola“Lei non ha i numeri per parlare” Mario Cicero“I numeri, numeri?” Lino Mazzola“I numeri culturali” Mario Cicero“Ah beh!” Lino Mazzola“Da lei non accetto nessuna lezione” Mario Cicero“Avverto che i cittadini abbiano perso il diritto di avere diritti”Enzo Sottile“Qualche osservazione per flash” Carmelo Mazzola“Non possiamo non accettare le regole che vengono daRoma e da Palermo altrimenti ni pigliami pi fissa, possiamoadattarle le regole, non stravolgerle” Carmelo Mazzola“Io ho fatto l’amministratore nove anni”“Tutti vogliamo L’Eden ma come si c’arriva?”“La novità può essere l’elemento vincente della coalizione”Angelo Ciolino“Nzumma, praticamente, in sostanza, sostanzialmente,nzumma, diciamo, nzumma (ad libitum)” Liborio Abbate“Uomini di sinistra, la Castelbuono di Sinistra, noi che siamodi sinistra, la vogliamo questa Unione sì o no?”“Centrosinistra...” (dal pubblico)

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“La cultura non è stata una priorità” Ivana Tarantino“Rebus sic stantibus” Ivana Tarantino“Finora abbiamo fatto outing, cosi di grande fratello” VincenzoCapuana“Mario, tu non conosci l’analisi logica, ho iniziato con unafrase secondaria” Tommaso Gambaro“Sul piano morale etico non accetto lezioni da nessuno NESSU-NO” Mario Cicero“Questa è la giunta più a sinistra d’Italia” Mario Cicero“Il mio posto è nel popolo” Masci Tumasini Spallini“Pi mia puri a chiddri putiemi candidari, puri o sceccu” GioacchinoCannizzaro“Puri a Giusippina” Nicola Piro“Amunì, jami ni Giusippina” (e si avvia) Gioacchino Cannizzaro“Dalla gente, con la gente, per la gente” Slogan del Movimentodemocratico per Castelbuono La Margherita. Quadroappesa nella sede del Salvatore.“Io penso che si può trovare un candidato sindaco comune”Nicola Piro“Si deve trovare un candidato sindaco comune” Silvio Bonomo“Si può” Nicola Piro“Si deve” Silvio Bonomo“Ci sono decine di persone, decine, in grado di unificare tutti ipartiti” Gioacchino Cannizzaro“Propongo di sostituire la parola leadership” G C“Lo sappiamo tutti che sei antiamericano” Tommaso Gambaro“Io sono italiano, anzi siciliano, principalmente europeo” G C“Non siamo d’accordo sui candidati estremi persone che giàalla candidatura creano spaccature” G C“Non so come e da chi è auspicabile che si partorisca questoTopolino” Pino Collesano“Un programma è fatto bene se dice come si deve decidere...come ci si deve comportare quando non c’è un programma”M C

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“E che facciamo se dovesse venir fuori il nome dell’innominato?”A S (alla parola innominato si spegne di colpo la luce“Minchia!” (Commento del pubblico)“Non facciamo sfoghi personali, improperi e cose simili” MatteoCangelosi“Mi sento un pesce fuor d’acqua, qua dentro con molta gentenon mi ci trovo, se si è spostato il buon senso mi sono spostatoanche io” Martino Spallino“Meglio divorziare subito che tra sei mesi” M S“Stiamo facendo mille passi indietro, determiniamo prima il tavolodell’Unione” Vincenzo Capuana“A me invece sembra che stiamo andando avanti” TommasoGambaro“Questa è la fotografia del centrosinistra” A S“Questo è il negativo della fotografia, bisogna ora passare alpositivo, volevo dire che bisogna svilupparla” Pietro Carollo“Se leggiamo la parola rinnovamento nella nostra realtà significalevati tu ca mi ci mietti ja” Rosario Bonomo“Rosà, ma tu ti vo candidari a sinnacu” (domanda dal pubblico)“Non è la sede opportuna” R B“Sarà il coordinamento a chiederlo” V C“Io sto facendo un passo in avanti, grossissimo perchè ioconto quanto gli altri” Carmelo Mazzola“Stasera stiamo perdendo innanzitutto tempo “ Vincenzo Allegra(si spegne la luce)“E abbiamo perso pure la luce” (dal pubblico)

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VUOTI A RENDERE

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