incendi 2017: un’importante lezione

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Gli incendi costituiscono, insieme con la crisi delle attività selvicolturali, la principale causa di degrado dei boschi non solo in Italia, ma in generale nei paesi del bacino del Mediterraneo. Il 2017 sarà certamente ricordato come un anno ca- tastrofico in termini di superficie boschiva percorsa dal fuoco in diversi paesi del Mediterraneo con in- genti danni in termini di vite umane (in Portogallo si sono registrati più di 60 morti nell’incendio di giu- gno) ed economico-ambientali (si stima che in Italia gli ettari bruciati ad oggi superino i 75.000 ettari, co- me riportato da Legambiente nel “Dossier incendi 2017” del 27/07). Inoltre, mai come quest’anno, il fe- nomeno degli incendi estivi ha avuto grande riso- nanza mediatica perché abbiamo visto bruciare alcu- ne zone simbolo del nostro paese: il Vesuvio in Cam- pania, la riserva dello Zingaro in Sicilia, Castel Fusa- no nel Lazio. E così un appuntamento ormai fisso a cadenza annuale come quello degli incendi ha assun- to una nuova connotazione che speriamo possa pre- ludere ad una nuova coscienza socio-politica. Gli incendi sono l’espressione di problematiche so- cio-economiche legate ad una complessa interazione di fattori predisponenti (condizioni climatiche, quan- tità e qualità di combustibile, caratteristiche territo- riali) e cause determinanti (immissione di energia termica ad alto potenziale) e di fattori di innesco che, nella maggior parte dei casi, sono di origine antropi- ca volontaria o involontaria. Eppure gli incendi fore- stali sono un fenomeno antichissimo, che ha caratte- Forest@ 14: 231-236 (2017) 231 Copyright 2017 © by the Italian Society of Silviculture and Forest Ecology. doi: 10.3832/efor0076-014 Incendi 2017: un’importante lezione Giovanna Battipaglia* (1) , Roberto Tognetti (2) , Eva Valese (3) , Davide Ascoli (4) , Pietro Filippo De Luca (1) , Saverio Basile (5) , Marco Ottaviano (3) , Stefano Mazzoleni (4) , Marco Marchetti (2) , Assunta Esposito (1) (1) Dipartimento DISTABIF, Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”, v. Vivaldi 43, I-81100 Caserta (Italy); (2) Dipartimento di Bioscenze e Territorio, Università del Molise, contrada Fonte Lappone, Pesche (IS - Italy); (3) Independent Researcher, v.le Ellittico 21, Napoli (Italy); (4) Università di Napoli, via Università, 100 Portici (NA - Italy); (5) SMA Campania, Sistemi per la Meteorologia e l’Ambiente, Caserta (Italy) - *Corresponding Author: Giovanna Battipaglia ([email protected]). Abstract: Forest fires in 2017: a useful lesson. Forest fires, together with the decline of silviculture practice, are one of the most important natural disturbances affecting Mediterranean forests. The year 2017 is shaping up to be a record breaking fire season all around Southern Europe and especially in Italy for the sheer amount of hectares burned. Here we discuss about the importance of forest fire management, highlighting the role of prescribed burning and mechanical treatment (e.g., manual removal, thinning) in reducing the risk of high-intensity wildfires. We report on the successful applications of those fire management techniques on the pinewoods of Vesuvio National Park and Castel Fusano Natural Reserve. The information compiled in the present article aims to demonstrate the potential relevance and impact of forest resources management for fire hazard reduction and shows the necessity of strong interaction among not only the scientific commu - nity, but also forest managers, decision makers and the civic responsibility of society at large. Keywords: Forest Fire, Forest Management, Silviculture, Prescribed Fire Received: Aug 10, 2017; Accepted: Aug 11, 2017; Published online: Aug 14, 2017 Citation: Battipaglia G, Tognetti R, Valese E, Ascoli D, De Luca PF, Basile S, Ottaviano M, Mazzoleni S, Marchetti M, Esposito A, 2017. Incendi 2017: un’importante lezione. Forest@ 14: 231-236 [online 2017-08-14] URL: http://www.sisef.it/ forest@/contents/?id=efor0076-014

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Gli incendi costituiscono, insieme con la crisi delleattività selvicolturali, la principale causa di degradodei boschi non solo in Italia, ma in generale nei paesidel bacino del Mediterraneo.

Il 2017 sarà certamente ricordato come un anno ca-tastrofico in termini di superficie boschiva percorsadal fuoco in diversi paesi del Mediterraneo con in-genti danni in termini di vite umane (in Portogallo sisono registrati più di 60 morti nell’incendio di giu-gno) ed economico-ambientali (si stima che in Italiagli ettari bruciati ad oggi superino i 75.000 ettari, co-me riportato da Legambiente nel “Dossier incendi2017” del 27/07). Inoltre, mai come quest’anno, il fe-nomeno degli incendi estivi ha avuto grande riso-nanza mediatica perché abbiamo visto bruciare alcu-

ne zone simbolo del nostro paese: il Vesuvio in Cam-pania, la riserva dello Zingaro in Sicilia, Castel Fusa-no nel Lazio. E così un appuntamento ormai fisso acadenza annuale come quello degli incendi ha assun-to una nuova connotazione che speriamo possa pre-ludere ad una nuova coscienza socio-politica.

Gli incendi sono l’espressione di problematiche so-cio-economiche legate ad una complessa interazionedi fattori predisponenti (condizioni climatiche, quan-tità e qualità di combustibile, caratteristiche territo-riali) e cause determinanti (immissione di energiatermica ad alto potenziale) e di fattori di innesco che,nella maggior parte dei casi, sono di origine antropi-ca volontaria o involontaria. Eppure gli incendi fore-stali sono un fenomeno antichissimo, che ha caratte-

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Copyright 2017 © by the Italian Society of Silviculture and Forest Ecology. doi: 10.3832/efor0076-014

Incendi 2017: un’importante lezione

Giovanna Battipaglia* (1), Roberto Tognetti (2), Eva Valese (3), Davide Ascoli (4), Pietro Filippo De Luca (1), Saverio Basile (5), Marco Ottaviano (3), Stefano Mazzoleni (4), Marco Marchetti (2), Assunta Esposito (1)

(1) Dipartimento DISTABIF, Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”, v. Vivaldi 43, I-81100 Caserta(Italy); (2) Dipartimento di Bioscenze e Territorio, Università del Molise, contrada Fonte Lappone, Pesche (IS - Italy);(3) Independent Researcher, v.le Ellittico 21, Napoli (Italy); (4) Università di Napoli, via Università, 100 Portici (NA -Italy); (5) SMA Campania, Sistemi per la Meteorologia e l’Ambiente, Caserta (Italy) - *Corresponding Author:Giovanna Battipaglia ([email protected]).

Abstract: Forest fires in 2017: a useful lesson. Forest fires, together with the decline of silviculture practice, areone of the most important natural disturbances affecting Mediterranean forests. The year 2017 is shaping upto be a record breaking fire season all around Southern Europe and especially in Italy for the sheer amountof hectares burned. Here we discuss about the importance of forest fire management, highlighting the roleof prescribed burning and mechanical treatment (e.g., manual removal, thinning) in reducing the risk ofhigh-intensity wildfires. We report on the successful applications of those fire management techniques onthe pinewoods of Vesuvio National Park and Castel Fusano Natural Reserve. The information compiled inthe present article aims to demonstrate the potential relevance and impact of forest resources managementfor fire hazard reduction and shows the necessity of strong interaction among not only the scientific commu-nity, but also forest managers, decision makers and the civic responsibility of society at large.

Keywords: Forest Fire, Forest Management, Silviculture, Prescribed Fire

Received: Aug 10, 2017; Accepted: Aug 11, 2017; Published online: Aug 14, 2017

Citation: Battipaglia G, Tognetti R, Valese E, Ascoli D, De Luca PF, Basile S, Ottaviano M, Mazzoleni S, Marchetti M,Esposito A, 2017. Incendi 2017: un’importante lezione. Forest@ 14: 231-236 [online 2017-08-14] URL: http://www.sisef.it/forest@/contents/?id=efor0076-014

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rizzato e plasmato le foreste Mediterranee per secoli:numerose sono le testimonianze fossili e storiche chericordano i vasti incendi del passato (Omero in ben 4occasioni nell’Iliade parla di grandi incendi, spessocapaci di ardere per un anno intero) e che hanno mo-dellato l’aspetto e le caratteristiche del paesaggio ve-getale. Proprio per questo il problema degli incendiboschivi è da sempre in primo piano nella gestioneselvicolturale ed è sempre stato il focus del mondoscientifico forestale. Così, accanto ad un quadro legi-slativo nazionale spesso caratterizzato da interventiframmentari e non coordinati, c’è stata la volontà digruppi di tecnici e specialisti del settore che capar-biamente hanno ribadito in questi anni la necessità diripensare gli attuali sistemi di monitoraggio e gestio-ne selvicolturale, oltre che la necessità di una mag-giore pianificazione e prevenzione per ridurre al mi-nimo gli impatti sui servizi ecosistemici delle nostreforeste. Di fatto, stiamo assistendo ad un cambia-mento del regime di incendi che richiede un cambiodi strategie di governo del fenomeno (Bovio et al.2017). L’abbandono gestionale e l’incuria aumentanola vulnerabilità del territorio. La crisi delle attivitàselvicolturali, che porta spesso al proliferare di attac-chi parassitari con il conseguente aumento del ri-schio incendio (Parker et al. 2006) e l’aumento deiboschi di neoformazione, interagendo con i cambia-menti climatici in atto, intensificano la probabilità diricorrenza di incendi devastanti (Seidl et al. 2017).

In questo quadro disarmante, vi sono tuttavia casidi successo in cui la buona e lungimirante gestionedel territorio e delle foreste ha mitigato gli impattidegli incendi mostrandoci possibili soluzioni daadottare in futuro. Tutti abbiamo visto le pendici del

Vesuvio o la pineta di Castel Fusano ardere per gior-ni interi e il messaggio finale che è arrivato nelle casedei cittadini è stato quello di una distruzione com-pleta a cui sono seguite le solite interminabili pole-miche e promesse. Ma quale lezione ci hanno lasciatole fiamme? Possono le pregresse pratiche di gestioneselvicolturale mitigare gli impatti degli incendi?

Una risposta a questi interrogativi può essere for-nita da due esempi di applicazione di selvicolturapreventiva condotti in entrambe le aree protette.

Nel primo caso si riporta l’esempio dell’applicazio-ne sperimentale del fuoco prescritto, condotta nelParco Nazionale del Vesuvio, dove questa tecnica haevidenziato le sue potenzialità in una zona partico-larmente vulnerabile. Abbiamo stimato a partire daimmagini da satellite (Copernicus, situazione al 16luglio 2017 - Unione Europea 2015) che l’area del Ve-suvio percorsa dal fuoco è pari a 1549.8 ettari. Diquesta superficie circa 1057.4 ettari di vegetazione(soprattutto pineta resa in molti punti più vulnerabi-le per l’infestazione da Toumeyella parvicornis - Cocci-niglia tartaruga) risultano completamente distrutti,305.8 ettari molto danneggiati e 186.6 ettari legger-mente danneggiati.

Tra gli ettari leggermente danneggiati ci sono leparcelle che sono state trattate mediante interventi difuoco prescritto attuati nel 2014 e successivamentenel 2016, nell’ambito di un programma promossodalla Regione Campania e dalla società SMA Cam-pania, con l’ausilio tecnico e scientifico di molti com-ponenti del GDL “Gestione Incendi Boschivi” dellaSISEF.

In Fig. 1 e Fig. 2 sono riportate le foto scattate il 18luglio 2017 nella Riserva Tirone del Parco Nazionale

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Fig. 1 - Riserva Tirone Alto Vesuvio. Area trattatacon fuoco prescritto.

Fig. 2 - Riserva Tirone Alto Vesuvio. Area non tratta-ta con fuoco prescritto.

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del Vesuvio, da cui si evince chiaramente che nellearee non trattate i danni del passaggio del fuoco so-no risultati maggiori rispetto alle parcelle trattatecon fuoco prescritto. Infatti, nelle aree sperimentali idanni agli individui di pino, così come al sottoboscosono molto ridotti e, soprattutto, le chiome risultanopoco intaccate. Essendo il sottobosco ripulito dagliinterventi di fuoco prescritto, nel corso dell’incendiole fiamme si sono mantenute ad altezza contenuta ri-spetto alle aree non trattate, evitando di trasformarsiin un incendio di chioma e di assumere severitàmaggiore.

La tecnica del fuoco prescritto consiste nella ridu-zione del carico di combustibile fine presente in bo-sco con l’obiettivo specifico, in questo caso, di ridur-re il rischio incendi. Si tratta di una tecnica ben col-laudata in altri paesi del Mediterraneo (Fernandes etal. 2013) e che in Italia trova ancora applicazione inpoche regioni e a carattere prevalentemente speri-mentale (Ascoli et al. 2012), fatta eccezione per la To-scana dove sono stati avviati i primi piani plurian-nuali di fuoco prescritto. Il fuoco prescritto deve es-sere calibrato sulla base di obiettivi territoriali speci-fici (come prevenzioni incendi, conservazione di ha-bitat e controllo di specie parassite), delle più idoneefinestre operative e di una attenta analisi costi-bene-fici (biodiversità, emissioni di carbonio). Se da unaparte è chiara la necessità di un forte impiego di pra-tiche gestionali volte al recupero, molto meno sap-piamo sul corretto bilanciamento fra pratiche selvi-colturali, trattamenti della biomassa, e fuoco pre-scritto (Fulé et al. 2004, Ryan et al. 2013). In tale con-testo, studi di monitoraggio ecologico a breve, medioe lungo termine degli effetti di tale tecnica sulle variecomponenti dell’ecosistema forestale risultano digrande utilità e sono prioritari come fonti indispen-sabili per garantire una buona pianificazione dei si-stemi forestali (Battipaglia et al. 2014, 2016, Espositoet al. 2014)

Il secondo esempio significativo di utilità della sel-vicoltura preventiva è quello registrato nella pinetadi Castel Fusano, situata a pochi chilometri dalla ca-pitale e inserita nella “Riserva Naturale Statale delLitorale Romano”. A seguito del devastante incendioche il 4 luglio del 2000 ha colpito circa 270 ha di pi-neta (Corona & Marchetti 2002), sono stati pianificatiinterventi selvicolturali allo scopo di ridurre la den-sità del pino e favorire la ripresa post-incendio dellespecie più adattate al fuoco (Manetti et al. 2007, Chi-rici et al. 2008). I trattamenti, nelle due Pinete (B e Criportate in Fig. 3) hanno riguardato la rimozione dialberi con finalità di riduzione dell’area basimetrica

di circa il 35% nelle due tipologie strutturali, con unprelievo di un quarto della massa legnosa. Nella Pi-neta di tipo B l’area basimetrica è stata ridotta da42.02 m2/ha a 27.14 m2/ha, mentre nella Pineta di tipoC da 36.86 m2/ha a 26.83 m2/ha. Tali interventi si so-no rivelati utilissimi e, come ci mostra la Fig. 3, han-no limitato moltissimo l’estensione e i danni del-l’incendio. Questo pone in evidenza il ruolo fonda-mentale delle pratiche di selvicoltura preventivaquali il decespugliamento, lo sfollamento, il dirada-mento, la potatura e la necessità di riportare in pri-mo piano tali tecniche in una logica di buone prati-che di gestione delle risorse forestali (Corona 2014),concetto spesso sacrificato a favore di una logica di-storta di costi-benefici.

Questi esempi ci inducono ad una serie di conside-razioni,• in uno scenario di aumento del rischio incendio,

dove si stima una crescita dall’ 1% al 5% degli in-cendi che non potranno essere spenti (Bifulco2003), diventa prioritaria una programmazione digoverno degli incendi piuttosto che spegnerlo atutti i costi;

• i costi degli interventi di fuoco prescritto unito adaltri interventi di selvicoltura preventiva sono mol-to più bassi dei costi di lotta attiva (300-1500euro/ha vs. 2000-8000 euro/ha – Fernandes et al.2016, Marchi et al. 2014);

• il monitoraggio e la cura di una foresta sono attivi-tà indispensabili per ridurre il rischio incendi: unaforesta in buono stato (sia dal punto di vista fitosa-nitario che strutturale) è una foresta a basso ri-schio;

• occorrono interventi di gestione integrata del fuo-co, basati sulla pianificazione ed elaborazione dimodelli operativi che comprendano valutazioni dicarattere ecologico, sociale, economico e culturale,con l’obiettivo di minimizzare i danni e massimiz-zare i benefici del fuoco;

• nel quadro della prevenzione dei rischi e pianifica-zione forestale è auspicabile creare una sinergiatecnica tra operatori del settore, in modo tale da in-tegrare le diverse competenze e far sì che l’aspettooperativo degli interventi, non prescinda mai dallavalutazione degli effetti ecologici sulle diverse fito-cenosi;

• occorre esplorare le sinergie fra diverse pratichegestionali, come l’uso sostenibile della biomassa,l’applicazione del fuoco prescritto, l’attuazione deidiradamenti boschivi, ecc.Una buona gestione delle risorse forestali deve,

quindi, tener conto di una chiara ed attenta pianifica-

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zione territoriale che individua le situazioni “nonprorogabili" (ad esempio, contesti di elevato valoreambientale, di elevato rischio incendi, aree di inter-faccia) e quelle “strategiche” che permettono di pre-pararsi all’estinzione individuando i punti del terri-torio dove è maggiore il leverage (rapporto fra la su-perficie risparmiata dagli incendi a seguito di inter-venti e l’area complessiva trattata – Loehle 2004) del-la selvicoltura nel mitigare il rischio incendi, renden-do le operazioni di spegnimento più efficaci e sicure.Questo ci porta ad affermare con forza, contro ognilogica del risparmio, che non serve gestire tutto ilterritorio forestale bensì pianificare gli interventi inmodo scalare, efficace e continuo nel tempo. La con-tinuità nel tempo dell’organizzazione incaricata allagestione, il trasferimento dei compiti già pianificati,e delle competenze per svolgerli in un’ottica di lun-go periodo è l’unico modo per avere una lotta agliincendi sostenibile ed efficace e, nello stesso tempo,per garantire la conservazione e salvaguardia del no-stro patrimonio forestale. L’applicazione di una ge-stione territoriale di questo tipo con una riallocazio-

ne di costi a favore della prevenzione, rispetto al soloinvestimento in mezzi antincendio, si rivelerà estre-mamente vantaggiosa in termini di costi totali già nelbreve e medio termine, senza considerare gli enormivantaggi derivanti in termini di sostenibilità ambien-tale e riduzione del rischio.

La stagione del “rischio incendi” non si è ancoraconclusa e abbiamo capito che diventerà sempre piùuna costante l’intensità con la quale il fuoco si espri-merà negli anni a venire. L’insegnamento più grandeche possiamo e dobbiamo ricavare da questa grandee terribile lezione è che le conoscenze, le competenzee le tecnologie che abbiamo a disposizione, sia a li-vello locale che nazionale, non ci consentono di farcitrovare impreparati. Bisogna quindi cercare di essereincisivi e lavorare con gli enti e autorità territorialiper evitare scollamenti e favorire azioni sinergiche.La sinergia tecnico-scientifica-politica ed economica,deve essere ancora più forte nella fase della ricostitu-zione post-incendio, fase delicatissima che non puòessere gestita in emergenza. In questo senso, le nu-merose aree percorse dal fuoco ci offrono anche una

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Fig. 3 - Immagine all’infrarosso, del 30 luglio 2017, dal satellite Sentinel-2A (10 m di risoluzione) della Pinetadi Castel Fusano: l’area in rosso indica la vegetazione non percorsa da incendio, in verde l’incendio del 2017.

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opportunità per il futuro, in quanto, se attueremouna buona ricostituzione post-incendio, porremo lebasi per la pianificazione forestale sostenibile deiprossimi anni e decenni.

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