incendio ucrainageopolitica di importanza vitale per la russia. henry kissinger sosteneva che l'urss...

35
ITALICUM gennaiofebbraio 2014 Periodico di cultura, attualità e informazione del Centro Culturale ITALICUM Anno XXIX Focus: Incendio Ucraina Luigi Tedeschi: Morire per l'Europa? 2 Eugenio Orso: Considerazioni sugli sviluppi della situazione ucraina 4 Politica interna Marco Della Luna: Un economista fallito alla guida dell'economia italiana? 5 Carlo Bertani: Ho fatto un sogno 7 Ettore Rivabella: I risultati negativi per il "mercato del lavoro" della Riforma Fornero 10 Augusto Sinagra: La lunga e tragica storia del tradimento del popolo italiano 12 Romano Olivieri: Basta fatti, vogliamo parole 14 Cultura Costanzo Preve: Una visione controcorrente di un'epoca di paradossi culturali 17 Adriano Segatori: Il baratro del nichilismo 21 Luca Leonello Rimbotti: Elogio dell'Anarchia 23 Roberta Dassie: Esiste ancora il senso di appartenenza? 26 Attualità Mario Porrini: Nostalgia di quale passato? 27 Stefano De Rosa: Spread e lavoro al tempo di Peppa Pig 28 Esteri Claudia Regina Carchidi: Dalla Bolivia al Brasile, le elezioni del 2014 30 Agostino Fusar Poli: La sfida perenne tra Occidente liberale e Spiritualità orientale 31 Laura Gardin: I "cancer villages" in Cina 32 F F o o c c u u s s Incendio Ucraina

Upload: others

Post on 20-Oct-2020

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • 1ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Gennaio - Febbraio 201 4

    Periodico di cultura, attualità e informazione del Centro Culturale ITALICUM

    Anno XXIX

    FFooccuuss:: IInncceennddiioo UUccrraaiinnaaLLuuiiggii TTeeddeesscchhii:Morire per l'Europa? 2EEuuggeenniioo OOrrssoo: Considerazioni suglisviluppi della situazione ucraina 4PPoolliittiiccaa iinntteerrnnaaMMaarrccoo DDeellllaa LLuunnaa: Un economistafallito alla guida dell'economiaitaliana? 5CCaarrlloo BBeerrttaannii: Ho fatto un sogno 7EEttttoorree RRiivvaabbeellllaa: I risultati negativiper il "mercato del lavoro" dellaRiforma Fornero 10AAuugguussttoo SSiinnaaggrraa: La lunga e tragicastoria del tradimento del popoloitaliano 12RRoommaannoo OOlliivviieerrii: Basta fatti,vogliamo parole 14

    CCuullttuurraaCCoossttaannzzoo PPrreevvee: Una visione controcorrente diun'epoca di paradossi culturali 17AAddrriiaannoo SSeeggaattoorrii: Il baratro del nichilismo 21LLuuccaa LLeeoonneelllloo RRiimmbboottttii: Elogio dell'Anarchia 23RRoobbeerrttaa DDaassssiiee: Esiste ancora il senso diappartenenza? 26AAttttuuaalliittààMMaarriioo PPoorrrriinnii: Nostalgia di quale passato? 27

    SStteeffaannoo DDee RRoossaa:: Spread e lavoro al tempo diPeppa Pig 28EEsstteerriiCCllaauuddiiaa RReeggiinnaa CCaarrcchhiiddii: Dalla Bolivia al Brasile, leelezioni del 2014 30AAggoossttiinnoo FFuussaarr PPoollii: La sfida perenne tra Occidenteliberale e Spiritualità orientale 31LLaauurraa GGaarrddiinn: I "cancer villages" in Cina 32

    FFooccuuss

    Incendio Ucraina

  • 2 ITALICUM gennaiofebbraio 2014FOCUS: Incendio Ucraina

    Morire per l'Europa? Può unpopolo immolarsi per unordinamento finanziario che haprodotto nel continente europeosolo crisi del debito, recessione,distruzione del welfare, concongiunta abrogazione dellasovranità degli stati e degliordinamenti democratici dei popolisoggetti?L'Europa non è che un ideale virtuale estrumentale atto a conferire legittimitàistituzionale ad un colpo di statorealizzato con la complicitàdell'occidente a guida americana inUcraina. La UE sin dalla suacostituzione, non ha certo generatopace, concordia e sviluppo tra i popolieuropei. Anzi, la Germania, paeseguida della UE, con il riconoscimentodel governo golpista di Kiev, hacommesso lo stesso errore giàcompiuto con il prematuroriconoscimento unilaterale

    dell'indipendenza della Croazia, chescatenò il conflitto etnico in Iugoslavia.Infatti, con l'avvento della UE si èinaugurata una nuova stagione diguerre etniche che portò alladissoluzione della Iugoslavia e allaguerra del Kosovo, in cui l'Europa si èresa responsabile di aggressioniarmate legittimate dall'occidenteamericano come missioni condotte innome della democrazia e dei dirittiumani. La pretesa "rivoluzione ucraina"è scaturita dalla volontà di rivincita diun occidente che aveva già visto fallirein Ucraina la "rivoluzione arancione",attuata allo scopo di sottrarre l'Ucrainaall'influenza russa per ricondurlanell'area della Nato e della UE perfarne una base strategica contro laRussia di Putin.

    Appaiono assai confutabili gliargomenti del nazionalismo ucrainocontro l'oppressione russa.Storicamente Kiev fu la prima capitalerussa, gli ucraini e i russi sono popoliassai affini per lingua, religione, identitàetnico culturale. Minoranze ucrainesono diffuse in Russia così come iRussi in Ucraina costituiscono il 30%della popolazione. L'Ucraina fu la piùimportante repubblica dell'URSS dopo

    quella russa. Chruščëv era ucraino enel 1954, sotto la sua leadership laCrimea, regione a maggioranza russa,divenne parte integrante dell'Ucraina.Tra russi e ucraini è dunque difficileoggi tracciare confini. Le diversitàlinguistiche ed etniche tra i due popolirisalgono alla dominazione polacca del1600. Nella 2a guerra mondialel'invasione tedesca, che comportò circa6 milioni di morti ucraini, fu inizialmentesostenuta dai nazionalisti ucraini, ma fupoi combattuta a fianco dei russi.L'odierno nazionalismo ucraino, nellasua ideologia anti russa, in nomedell'avvento dell'Europa e della Nato,non fa che indurre,contraddittoriamente, a nuove invasionidel proprio paese da parte degli stessiinvasori dei secoli scorsi, in ordinestorico, polacchi, francesi, tedeschi. Ladissoluzione dell'URSS ha creatonotevoli problemi sia politici che militari.La presenza delle basi navali russe in

    Crimea è regolata da un patto che neprevede l'affitto nei confronti dei russifino al 2017 (prorogato al 2040).Sussiste nelle regioni dell'Ucrainaorientale la presenza di industriecantieristiche, energetiche esiderurgiche russe, che comunquehanno reso tali regioni le più ricche esviluppate del paese. Tale presenzarussa, non ha comunque impeditoall'Ucraina di sviluppare rapporticommerciali con l'Europa, che oggi neè divenuta il partner commerciale piùimportante.

    L'Ucraina è comunque una areageopolitica di importanza vitale per laRussia. Henry Kissinger sosteneva chel'URSS non sarebbe sopravvissuta allasecessione dell'Ucraina. Infatti l'URSSsi dissolse nel 1990 con l'indipendenzadell'Ucraina. La stessa identità europeadella Russia ne sarebbe uscitacompromessa. La secessione ucrainaavrebbe determinato in Russia laprevalenza della componente asiaticadella popolazione, e tale stato di coseavrebbe condotto alla lunga a nuoverivolte e guerre secessioniste da partedei popoli dell'area centro e sudasiatica e dei popoli musulmani. Iconflitti esplosi in Georgia, Cecenia,Ossezia e Nagorno Karabakh ne sono

    la evidente dimostrazione.

    L'avvento al potere di un governonazionalista ucraino altera in misurarilevante gli equilibri geopolitici traRussia, Europa e USA. I nazionalistivogliono includere l'Ucraina nella Nato,che istallerebbe basi militari e testatenucleari in aperta minaccia verso laRussia. Inoltre, pretenderel'integrazione dell'Ucraina nella UE,significherebbe coinvolgere il loropaese nella politica finanziariafallimentare europea, che ha giàcausato i ben noti disastri finanziarinella Grecia e nel sud dell'Europa. Lacospicua minoranza russofona (il 40%),verrebbe privata della propria identitàculturale. Si poteva senz'altroprevedere che la Russia non sarebberimasta inerte dinanzi a tale minaccia.Invocare reazioni militari contro laRussia potrebbe condurre ad un nuovoconflitto dalle conseguenze

    imprevedibili.

    La destituzione del primo ministroIanukovich , leader filorusso macomunque eletto dal popolo, è stataperpetrata mediante il tradimento degliuomini vicini a Ianukovich passati nelcampo dei ribelli: un golpe in pienaregola. E' tornata alla ribalta JulijaTymošenko, già leader della"rivoluzione arancione". Unacomponente della élite degli oligarchiemersa a seguito del crollo dell'URSS,al pari di Ianukovich. In realtà laTymošenko, la "regina del gas", noninsensibile alle offerte delle compagniepetrolifere occidentali e di ONGamericane, pose le basi per ilpassaggio dell'Ucraina nella Nato enella UE. Per ritorsione la Russiaannullò gli sconti sulle forniture dipetrolio all'Ucraina. La Tymošenkoreagì aumentando le royalty relativeagli oleodotti che transitano dallaRussia in territorio ucraino. Nel 2009 siverificò poi l'interruzione delle fornituredi gas russo e la fine della "rivoluzionearancione". Fu poi iniziata lacostruzione di nuovi oleodotti dallaRussia verso l'Europa, cheescludessero l'Ucraina. La Tymošenko,è quindi l'icona di una rivoluzione dioligarchi disposti a svendere oltre che

    Morire per l'Europa?

    LLuu iigg ii TTeeddeesscchh ii

  • 3ITALICUM gennaiofebbraio 2014 FOCUS: Incendio Ucraina

    le materie prime, anche la sovranità delproprio paese.

    In questo contesto, l'Europa, seppurdivisa, ricopre un ruolo funzionale agliinteressi francesi e tedeschi, interessatiad accrescere l'influenza, oltre chenella UE, anche in Ucraina. Trattasituttavia di strategie subordinate allapolitica estera americanamarcatamente anti russa. La UE,afflitta da una crisi economica interna eda crisi di consenso specie nei paesiPIIGS, non è davvero disposta amorire per Kiev. Comunque la UE,dopo aver rifiutatoprestiti per 15 miliardialla Russia, ha offertoprestiti per 35 miliardidi dollari all'Ucraina,minaccia sanzionicontro Putin, nonvalutando peròadeguatamente lapossibile reazionerussa in tema diforniture di gas e inrelazione alla sortedegli accordi economicicon la Russia.

    La "rivoluzione ucraina" si inseriscenella ventennale strategia della Nato diespansione verso l'est. Tale strategia èstata pianificata negli USA. VictoriaNuland, assistente del segretario distato e moglie dell'esponente neoconRobert Kagan, ha dichiarato al NationalPress Club, ente sostenuto da varieimportanti lobbies (tra cui USUkraineFoundation e Chevron), che gli USAhanno investito 5 miliardi di dollari perorganizzare la rivolta ucraina, la cuifinalità è quella di integrare l'Ucrainanella UE, e ha promesso il sostegnoeconomico del Fondo MonetarioInternazionale. L'Ucraina è in profondacrisi economica, la sua moneta èprecipitata, le finanze statali sonovicine al default. Il FMI interverrebbecon prestiti che imporrebbero riformestrutturali di austerity economicadevastanti per il paese. E alloral'Ucraina, così come la Grecia e laLettonia, verrebbe strangolata daldebito e costretta a cedere le proprierisorse naturali ed industriali alleholdings finanziarie dell'occidente,secondo un copione già consolidato eglobalizzato. Le ONG americane,finanziate dalle lobbies, pianificano ladestabilizzazione degli statiprovocando guerre civili in nome dellaliberaldemocrazia e dei diritti umani.Tale è la genesi della rivoluzioneucraina. La vicenda ucraina fa seguito

    alle rivolte già messe in atto dallestesse ONG che finanziarono la guerraalla Serbia. Tra tutte segnaliamo laOpen Dialog di George Soros. E' certorilevante il ruolo svolto da internet nellaopera di sobillazione delle masse, giàmessa in atto in Siria, Egitto, Libia,Venezuela. Infatti, oggi è il progressotelematico a formare le coscienze dellemasse, onde attuare, oltre che laglobalizzazione economica, anchequella del consenso e della morale. Ladestabilizzazione delle "rivoluzionicolorate", viene attuata mediante lademonizzazione dell'avversario, in

    quanto dittatore carnefice della libertàe dei diritti umani, la proposizioneossessiva di immagini simbolo spessoartefatte, la condanna della violenza edella illegalità a senso unico, cui seguel'organizzazione armata di gruppiestremisti eterodiretti.

    Dopo l'occupazione della Crimea daparte delle truppe russe, ci si chiedequali saranno gli sviluppi della crisiucraina. Certo è che Putin non intendeaccettare ipotesi di smembramentodell'Ucraina, perché non tollererebbeun governo anti russo con basi Nato aKiev. Mentre gli USA hanno adottato lalinea dura, l'Europa è divisa, traFrancia, GB e paesi dell'est allineatesulle posizioni statunitensi e Germaniae altri (tra cui l'Italia), che invecepreferiscono la via delle trattative.Comunque, qualora l'occidente nonreagisse, legittimerebbe le pretese diPutin sull'Ucraina, mentre una reazionearmata scatenerebbe una guerradall'estensione e dagli esitiimprevedibili. L'occidente minacciasanzioni, isolamento internazionaledella Russia, la diserzione dalprossimo G8, ma queste sono misuredifficilmente attuabili e di sicuroinefficaci nei confronti della Russia.L'occidente ha poche carte da giocaree una congenita incapacità difuoriuscita da situazioni di crisi da esso

    stesso create.

    Questa strategia di destabilizzazione èstata già attuata in Nordafrica, Iran,repubbliche dell'Asia Centrale edattualmente si sta manifestando anchein Venezuela e presto riprenderà inTurchia. Quella degli USA è unastrategia di annientamento degli statiche si dimostrano non omologabili aldominio globalista del capitalismoassoluto. A tale strategia geopolitica, fariscontro una ideologia di legittimazionefondata sui diritti umani e laespansione illimitata ed irreversibile

    della liberaldemocrazia,quale espressione politicadel dominio finanziarioglobale. Infatti Obama haaffermato che Mosca è dallato sbagliato della storia.Ma il secolo XX° ci hadimostrato che il destinodello storicismo ideologico èsempre quello di esseresmentito dalla storia. Taleassunto è valido soprattuttoper il capitalismo, chesecondo l'ideologia diFukuyamarappresenterebbe la fine

    della storia stessa. Le false rivoluzioniattuali sono ispirate semmai allaconservazione del primato USA nelmondo. Si traducono sempre in guerredi aggressione che non determinanoun nuovo ordine, si perpetuano in unadestabilizzazione sempre più estesanel mondo dagli esiti tuttoraimprevedibili.Luigi Tedeschi

    Alessandro MonchiettoGiacomo Pezzano

    Invito allo straniamentoEditrice Petite Plaisance, 2014

    pp. 159 euro 15,00

  • 4 ITALICUM gennaiofebbraio 2014FOCUS: Incendio Ucraina

    Ora che il blitz atlantistasupportato dalla falsa Europadell'unione si è consumato,destabilizzando i “Balcani profondi”in un’accelerazione del confrontocon la Federazione Russa, sipossono fare alcune considerazionisui futuri sviluppi in quel “quadrantegeostrategico”.

    Le notizie di ieri e di oggi mostrano unaRussia molto prudente e responsabile,che cerca di riprendere l’iniziativasenza alimentare venti di guerra. Lemanovre militari annunciate da Putin,con cento e cinquanta mila uominiimpiegati ai confini dell’Ucraina, altronon sono se non un monito rivoltoall’aggressore occidentale, che giocasempre più sporco, e ai suoi fantocciucraini. In Crimea, dopo la minacciadella minoranza tatarapro Kiev, milizie localidi autodifesa hannooccupato, nelcapoluogo Sinferopoli,i palazzi del governo edel parlamento locali,prendendo il controllo,a stretto giro di posta,anche degli aeroportidi Belbek (nei pressidi Sebastopoli) e diSinferopoli, perbloccare sulle piste ilpossibile afflusso dimercenari atlantistipro Kiev. Come ci si poteva aspettare, ilnuovo ministro degli interni ucraino,Avakov, ha accusato Mosca d'invasionearmata, deformando la realtà.A questo punto, potrebbe esserci lapossibilità che la crisi ucraina, ancora inpieno corso, si risolva non con unasanguinosissima guerra civile, ma conla concessione di un’ampia autonomiada Kiev – quasi l’indipendenza – allaCrimea russofona e a Sebastopoli,base navale della flotta russa nel MarNero. Il parlamento di Crimea, dopoaver “licenziato” il governo dellarepubblica autonoma, ha indetto per il25 di maggio un referendum proprio suquesto tema. In tal caso, siscongiurerebbe lo spettro di un’altraJugoslavia, e forse lo scoppio di unconflitto ancor più esteso in Europa.

    Naturalmente ci dovrebbe essere unaccordo, magari stipulato sottobanco,fra gli americani da una parte e laFederazione Russa dall’altra, con osenza qualche coinvolgimentodell’unione europea. Gli usa sono lanato, manovrano l’onu e l’unioneeuropea può andare affanculo, comeha chiarito in una telefonata con

    l’ambasciatore usa in Ucraina, Pyatt, lasottosegretaria del dipartimento di statoamericano, Victoria Nulan. Ciòcomporterebbe, di riflesso, un accordostabile fra i fantocci filooccidentali diKiev e i legittimi rappresentanti delpopolo di Crimea.L’ipotesi precedente allontana laprospettiva di una guerra civile inUcraina, dagli esiti imprevedibili perl’Europa e il mondo intero. Ci sono,

    però, altre ipotesi che si possono“ragionevolmente” fare.La seconda ipotesi è che in seguito aduna secessione della Crimea,confortata dalla presenza militare russaa Sebastopoli, altri Oblast orientali emeridionali, tipicamente russofoni,seguano la stessa strada. Pensiamo alDonbass, o bacino del Donec,pensiamo all’Oblast di Odessa. Con laCrimea e Sebastopoli, gli Oblast diDoneck e di Luhansk, confinanti con laRussia, e l’Oblast di Odessa,confinante con la Moldavia sonosicuramente “papabili” per lasecessione dall’Ucraina. In tal caso, ilterritorio che manterrebbe un fortelegame con la Federazione Russa siamplierebbe, e l’Ucraina mutilataperderebbe alcune delle sue regioni più

    ricche, o meno povere. La popolazionedei predetti territori, in buona parterussa o russofona, è di circa dodicimilioni, cioè poco più di un quartodell’intera popolazione ucraina. Mapotrebbe non finire qui, perché il sudrussofono comprende anche l’Oblast diCherson, quello di Zaporižžja e quellodi Mykolaïv, per oltre quattro milioni di

    abitanti. Questo percorso, che potrebbeessere letteralmente “di guerra”, parescontato poiché i russofoni vogliono lavicinanza con Mosca e,intelligentemente, l’aiuto concreto dellaFederazione Russa, in grado di fornireenergia a prezzo scontato e prestiti(fino a 15 miliardi di dollari a tassoagevolato, offerti da Putin all’interaUcraina) per far fronte alle esigenzedella popolazione. Gli “occidentali”

    ucraini, invece,odiatori di Mosca enazionalistifanatizzati, simettono nelle manidel vampiro, ossiadel fondo monetariointernazionale, checoncede prestitisolo a fronte deifamigerati“aggiustamentistrutturali” per“l’apertura almercato”, cheimplicano nuova

    disoccupazione, tagli allo stato sociale,ulteriore impoverimento del paese.Difficile che la secessione di tantiterritori ucraini avvenga in modototalmente pacifico, non producendoscontri, faide, morti, combattimenti fragruppi secessionisti filorussi e gruppiarmati filoatlantici e nazionalisti ucraini.La situazione potrebbe sfuggire dimano sia ai tagliagole americaninato,sia ai più ragionevoli russi.La terza ipotesi, che integra la secondapeggiorandola, è ancor terrificante,perché alla secessione dei territoriucraini sudorientali, a maggioranzarussofona, potrebbe aggiungersi unasanguinosa lotta fra ucraini e russofoniper il controllo di Oblast misti. Come adesempio quello di Dnipropetrovs'k, cheha circa tre milioni e mezzo di abitanti,

    Considerazioni sugli sviluppi dellasituazione ucraina

    EEuuggeenn iioo OOrrssoo

  • 5ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    con l’omonima città capoluogo di benun milione di abitanti. Si tratterebbe diuna guerra civile in salsa libanese,perché il capoluogo dell’Oblast hagrossomodo la popolazione di Beirut. E’chiaro che aumenterebbero i rischianzitutto di una cronicizzazione dellaguerra civile, con maggiori probabilitàche il conflitto superi i confini delpaese. Ma non finisce qui, perché sipossono formulare ulteriori ipotesi, incaso di conflitto interno all’Ucraina.Odessa è russofona e confina con laMoldavia, repubblica ex sovietica

    indipendente dall’agosto del 1991, conoltre tre milioni e mezzo di abitanti edominata dai rumeni. Nel 1992 c’èstata la guerra innescata dallasecessione della Transnistria daChişinău, fatta finire, poi, dai russi. LaTransnistria, popolata da russi e dapopolazioni ostili ai rumeni, è unarepubblica di fatto indipendente nonriconosciuta dall’onu. Una situazione diforte instabilità in Ucraina, lasecessione degli Oblast russofonicome Odessa e cenni di guerra civile,potrebbero drammaticamente riaprire la

    questione della Transnistria, maidefinitivamente risolta. In tal caso, siaffronterebbero il nazionalismo ucraino,il nazionalismo russo e quello rumeno.Come si nota, i possibili sviluppi dellasituazione ucraina potranno riservarenel prossimo futuro molte, sgradevolisoprese. Un eventuale conflittointestino, soprattutto se prolungato,difficilmente esaurirà i suoi effettiall’interno di quel paese.Eugenio Orso

    I giornali, tolti alcuni più fedeli aRenzi e alla Merkel, si diffondonoin esempi di clamorosi fallimenti delnuovo ministro dell'economia comeeconomista.Citano le sue marcatamente erroneeprevisioni, ripetute, sulla fine della crisi.Citano la sua fedeltà al principio dellaausterità fiscale e quello bella altapressione tributaria, fedeltà che resisteall'evidenza del fallimento di questi dueprincipi che stanno, nel mondo reale,producendo effetti contrari a quelli chedovevano produrre. Cioè piùindebitamento, più deficit, più

    recessione. Citano Paul Krugman, chedi lui dice che la sua regola è: bisognacolpire l'economia finché non siriprende. Lo dipingono, insomma, comeun dogmatico ottuso che rifiuta divedere i fatti, cioè come un perfettocretino.Io però non credo che Padoan sia uncretino: per dimostrare che sia unosciocco, bisognerebbe provare checreda in ciò che predica, e che non lopredichi solo per sua convenienza edi carriera ne ha fatta. Non credo affattoche sia un economista fallito, perché sipuò parlare di fallimento dei principi cheegli propugna e difende soltanto se siguarda ai loro effetti dal punto di vistadell'interesse della popolazionegenerale, non dal punto di vistadell'interesse dell'élite. È vero che laloro applicazione ha prodotto unimpoverimento generale, ma è anchevero che ha prodotto un arricchimentodei vertici della società. Unarricchimento in termini sia di ricchezza

    economica che di potere politico sullapopolazione generale. Un gigantescotrasferimento economico dal bassoverso la punta della piramide. Haconsentito una profonda ristrutturazionedei rapporti giuridici e sociali in favoredelle classi dominanti a livello globale.Ma ha anche fatto gli interessi dellaclasse dominante italiana, dellacosiddetta casta, una classeparassitaria che deriva sia il suobenessere economico che la suacapacità di mantenere la poltrona dallaquantità di risorse che riesce aprendere al resto della popolazione. E

    le prende attraverso le tasse, perlopiù. Iprincipi economici portati avanti daPadoan aumentano la pressionetributaria, aumentano le risorse che taleclasse riesce a prendere per sé. Quindivanno bene per la casta.Vorrei evidenziare, inoltre, che lapressione tributaria, in una societàdominata da questo tipo di casta"estrattiva", parassitaria, che non si sase sia più delinquente o piùincompetente, non può mai ridursi,perché la casta non può logicamenterinunciare a quote di reddito ericchezza nazionale che ha fatte giàproprie, anche perché le servono percomprare i consensi. Può soloaumentare con l'aumento dellealiquote, con l'introduzione di nuovetasse, con l'introduzione ol'inasprimento delle presunzioni direddito o di valore dei patrimoni, conl'aumento della cosiddetta lottaall'evasione fiscale. Quindi ognuna diqueste mosse peggiora strutturalmente

    e funzionalmente l'economia perchédistoglie stabilmente e definitivamentereddito e risorse dall'economiaproduttiva in favore del parassitismo. Ele distoglie in via irreversibile.Riprendere quelle risorse alla casta perriportarle all'economia produttiva quindialla possibile ripresa economica, puòavvenire solamente attraversoun'azione violenta e rivoluzionaria neiconfronti della casta. Violenta, perché sitratta di togliere la carne di bocca aicani. E perché la casta comprende ivertici dei poteri giudiziario, militare epoliziesco. Al punto di rottura del

    sistema, l'appoggio e la spinta deipotentati esteri ed europei sarannodecisivi in un senso o nell'altro, anchese io rimango dell'opinione che unarivoluzione sia impossibile in Italia(altrimenti sarebbe avvenuta tempo fa)e che la soluzione pragmatica stianell'emigrazionedelocalizzazione.Sarà decisivo anche il fattorecomprensione. Esiste una concezioneliberale dello Stato, secondo la quale loStato è un apparato erogatore diservizi, un fornitore, economicamenteparlando la gente paga tasse a esso, edeve ricevere in cambio servizicorrispondenti alle tasse; se i servizinon corrispondono alle tasse, lo Statova cambiato e in mancanza dicorrezione bisogna rifiutare ilpagamento delle tasse. Questaconcezione è ingenua se non tieneconto del fatto che vi è una classesociale o casta che ha in mano le levedi poteri dello Stato, e per la quale loStato è uno strumento per arricchirsi e

    Padoan:Un economista fallito allaguida dell'economia italiana?

    MMaarrccoo DDeell ll aa LLuunnaa

    Politica interna

  • 6 ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    per mantenere ed aumentare il propriopotere sulla popolazione generale. Peressa, l'erogazione dei servizi allapopolazione generale è un costo, uncosto aziendale, mentre è un utile, unutile aziendale, tutto quello che essariesce a prendere attraverso lo Statodalla popolazione generale e atrattenere a proprio vantaggio. Comeper il pastore la lana lasciata indossoalle pecore è lana persa, così perquesta classe sociale, per la castaitaliana, il gettito fiscale è,aziendalmente, il ricavo; la spesa perservizi al corpo sociale è un costo; ladifferenza, tolti degli oneri finanziari, èil suo profitto. Perciò essa tende adaumentare il prelievo fiscaleindipendentemente dai bisogni effettividel Paese, e gestire la spesa pubblicaclientelarmente, inefficacemente, enon verso i bisogni effettivi del Paese,ma verso i suoi propri. Col che sispiega come mai in Italia abbiamotasse altissime e servizi pessimi. Nonè vero "più tasse, più servizi". Non èvero che se si eliminasse l'evasionefiscale le tasse calerebbero: la castatratterrebbe tutto. Stiamo già pagandotasse più che sufficienti, se non lepagassimo ai ladri. E se non si eliminaquesta casta di ladri, di parassiti, non èpossibile riqualificare e rendereefficiente la spesa pubblica,tagliandone gli sprechi, perché questisono profitti per la casta.Padoan è il ministro giusto per questagestione. Non è affatto un cretino o uneconomista fallito. È l'economistavincente, al contrario. Se lo ha sceltolui, Renzi ha scelto saggiamente : hascelto un uomo che unisce gli interessidella casta italiana con gli interessidell'élite capitalista finanziaria globalepassando per i saccheggiatori diBerlino e di Brussel. Il suo governo è inlinea perfetta coi precedenti.

    CONFLITTO DI CLASSE ESIGNORAGGIO MONETARIO:L'IMPERIALISMO OBBLIGATO DEGLIUSAAlla luce di quanto esposto nelprecedente articolo, DEFINIZIONE DISIGNORAGGIO MONETARIO, quisotto riprodotto per comodità dellettore, si comprende che il conflitto diclasse, oggi e domani più che mai, è ilconflitto tra:A) coloro diciamo la comunitàbancaria e parabancaria,essenzialmente un cartello che sonoin grado di creare (enormi e crescentiquantità di) mezzi monetariscaricandone il peso debitorio sul restodel corpo sociale (debito pubblico,

    pubblicizzazione privatizzazione, versoaltri soggetti, delle perdite), producendocontinue crisi e bolle, ed estraendo cosìdal resto del corpo sociale non solo laricchezza reale da questo prodotta, male sue capacità politiche e i suoi dirittigiuridici; eB)il resto del mondo.La classe A si compone di pochemigliaia di persone, al massimo; ha

    coscienza di classe, è consapevole deimeccanismi del mondo reale, èorganizzata, concentra in sé il potereanche politico, tecnologico, militare;parla anche per bocca delle istituzionipubbliche.La classe B si compone di miliardi dipersone, di cui pochissime hannocoscienza di classe e consapevolezzadei meccanismi del mondo reale; non èorganizzata, se nonframmentariamente; è divisa dai confininazionali e da contrapposti interessi dicategoria (lavoratori/pensionati,imprenditori/operai e impiegati;garantiti/non garantiti; primomondo/terzo mondo, etc.); se resiste, èautomaticamente fuori legge, perché lalegge è fatta dalla classe A.L'internazionalismo comunista gridava:"Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!".Si sono uniti, invece, i grandi capitalistifinanziari di tutto il mondo, formandouna classe globale, prosperante eoperante sopra i confini che dividono ilresto della popolazione mondiale, esopra i parlamenti e i governi.Il mondo così organizzato dalla ClasseA, ha una superpotenza unica ed

    egemone, gli USA, che mantengono(sia pure non da soli, ma in via di granlunga principale) questaorganizzazione del mondo adoperandometodi e mezzi imperiali, sia finanziariche militari, e comportanti costi enormi,quindi un deficit interno ed esteroenorme e crescente, quindi lanecessità di importare molto più diquanto esporta, e di finanziare questosquilibrio imponendo al resto delmondo l'accettazione della sua monetasuperinflazionata nonché dei suoi titolidi debito pubblici e privati, compresi ifamosi derivati, le cartolarizzazioni, iprodotti strutturati. Continua a crearesempre più moneta fittizia e sempre piùcapitale fittizio, in uno schema Ponziglobale di cui è prigioniera, e che ècostretta a imporre a tutti. Le megatruffe e le bolle speculative sono mezziper collocare questi strumenti finanziarie farli fruttare a vantaggio di chi liprogetta e a spese (debiti, tasse) dellapopolazione generale: signoraggiomonetario internazionale.L'ordinamento finanziario, e diconseguenza anche politico, delmondo, soprattutto della parteegemonizzata dagli USA, vieneconformato a questa necessità difinanziamento dei costi per l'impero,come fino al '29 avveniva con laprecedente potenza imperiale, il RegnoUnito, e la sua divisa, la Sterlina. InAsia, il principale accettatore del debitostatunitense è stato il Giappone, fino al'91, e poi, a seguito (o per mezzo) diuna devastante recessione di quelPaese, gli è stata sostituita la Cina, e ilGiappone, dopo 46 anni di crescitaininterrotta, ha smesso di crescere(guarda caso!). In Europa, la potenzache assicura l'acquisto del debito USAè la Germania, la quale, in cambio diquesto servizio, ha ricevuto il feudoEuropa (continentale), con licenza didominarlo, scaricare alcuni suoi costisui paesi europei subalterni, prendersiloro quote di mercato, vendervi i propriprodotti, estrarne capitali, industrie,cervelli, cambiarne i governi, e viadiscorrendo.Il conflitto di classe tra Classe A eClasse B si presenta, pertanto, anchetra paesi: tra la superpotenza unica gliUSA, oggi; l'Impero Britannico, ieri che ha la forza di imporre le propriecartedebito senza valore comemoneta accettata da tutti, e così difinanziarsi a costo zero, o meglio alcosto delle forze militari di cuiabbisogna per imporre l'accettazione; epaesi che sono forzati ad accettarequelle cartedebito e a dare in cambiobeni, servizi, materie prime che gli USA

    Marco Della LunaE book Sbankitalia

    Arianna Editrice, 2014pp. 80 euro 3,99

    Politica interna

  • 7ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    non producono ma di cui abbisognanoper il loro funzionamento. Tra questipaesi, vi è una gerarchia: alcunipossono scaricare i costi su altri. L'UEe l'Euro, nel mondo dei fatti, servonoprincipalmente a questo.

    DEFINIZIONE DI SIGNORAGGIOMONETARIOIl signoraggio monetario è la capacitàdi realizzare estrazione netta (cioèsenza corrispondente cessione di benio servizi reali) di potere d'acquisto dalcorpo sociale mediante creazione edemissione di mezzi monetari, ossia dimoneta primaria, moneta creditizia,promesse di pagamento e di ogni altrostrumento finanziario liquido, cioè

    prontamente vendibile o scontabile,quali sono anche i prodotti finanziariderivati (da qui il business dellaproduzione delle bolle finanziarie:servono ad estrarre ricchezza dallesocietà).Più terra terra: è la capacità diprendere dal corpo sociale cose realisenza dare in cambio cose reali, mamezzi simbolici (generati senza costo)idonei a comperare cose reali prodottedal lavoro degli altri e a loro spese.Chi detiene il signoraggio si procuraricchezza, insomma, pagandola conaddebiti a carico del corpo sociale.E' ovvio il conflitto tra la Costituzione(principio di fondamento sul lavoro,principio di eguaglianza, etc.) e

    l'esercizio privato del signoraggio,soprattutto in regime di monopoliolegale, come quello di cui gode ilsistema bancario. E' altrettanto ovvioche, in questo conflitto, vince ilsoggetto privato che possiede ilsignoraggio monetario.Per nascondere la realtà,conseguentemente, le regole contabili,quelle tributarie e l'insegnamento dellafinanza in generale devono ignorare larealtà economica dei flussi del potered'acquisto, che sono flussi di ricavi, eche appunto non vengonocontabilizzati.Marco Della Luna

    “La funzione dell'industria non è solo eneanche principalmente quella delprofitto. Lo scopo è migliorare la qualitàdella vita mettendo a disposizioneprodotti e servizi.”Giovanni Alberto Agnelli nel 1996, unanno prima della morte.(Consiglio la lettura della bellissimaintervista che lo stesso Agnelliconcesse a Tiziano Terzani: è nel libro“In Asia”)

    Chissà perché, quando unapersona scrive, deve sognarseloanche la notte: così lavora il doppio,ma questo non è labor bensì opus,perciò ben vengano i sogni, anchequando intervisti qualcuno mentredormi.Ad essere sinceri non ricordonemmeno il nome né il titolodell’intervistato: mi pare “M qualcosa”,ma non saprei dire se dott. oppure ing.L’unica cosa chiara era che mi trovavonegli uffici della FIAT di Mirafiori (chissàperché, non in Corso Marconi o alLingotto) e quel giovane che mi stavadi fronte era l’amministratore delegatodella FIAT.Era proprio giovane, nemmeno 40 anni,abbastanza anonimo e quasi siconfondeva con l’arredamento: avevarispolverato in qualche magazzinoquegli splendidi mobili anni ’30 e liaveva fatti restaurare. L’enormescrivania “da soci” – dove quasi siperdevano i due PC – lo scrittoio conl’abattant a saracinesca, le librerie intuia chiara, le sedie con i braccioli

    curvi, un tavolino gentilmente, masemplicemente, intarsiato: il tutto davaun’impressione di semplicità, luminositàe grande eleganza.Di fronte a me lui, quel tipo che avevapreso – anzi, ripreso – in mano la FIATed ora sedeva all’ultimo piano dellaPalazzina di Corso Agnelli: sorrideva emostrava i denti bianchi come lacamicia. Chissà perché avevaconcesso un’intervista proprio a me?

    Va beh, cominciamo.

    Ci vuole spiegare chi è lei e cosarappresenta la posizione che occupa?M. Mi chiamo...(e chi se lo ricorda)...edho 38 anni. Terminati glistudi...(idem)...sono stato scelto – dopoun concorso pubblico per titoli ed esami– per dirigere quest’azienda che, comelei ben saprà, nasce dallanazionalizzazione della FIAT e da unasusseguente joint venture con alcuni exproprietari dell’azienda, in primis lafamiglia Agnelli.

    Scusi...ho sentito parlare dinazionalizzazione...si vuole spiegaremeglio?M. Certo, anche se la questione è unpo’ complessa...un comitato di cittadinirispolverò i vecchi accordi nei quali ilGoverno aveva consegnato miliardi difinanziamento (rivalutati ad oggi, ineuro) come sostegno all’azienda macon la clausola di mantenere attivi ed’incrementare gli impianti FIAT inItalia. Invece, la gestione Marchionne

    non rispettò quegli accordi – che nonavevano scadenza – e deindustrializzòil Paese, giungendo a portare l’industria(col fantomatico logo F.C.A.) in Olandae poi in Gran Bretagna (per le questionifinanziarie) lasciando negli stabilimentiitaliani solo la produzione di dubbimodelli, poco appetibili sul mercatointerno.

    Non mi è chiaro il passaggio, dalla

    proprietà F.C.A. allanazionalizzazione...M. Immagino: prima le ricordavo che laquestione è molto complessa ed haaspetti giuridici ancora aperti. Sia laCorte Costituzionale ma, soprattutto, laCorte dei Conti rilevarono delleirregolarità nel rispetto di quei contrattifra il governo e l’azienda, ed aprironoun contenzioso con F.C.A. Sulle prime,l’azienda rispose con un’alzata di spalle“Quei soldi non li ho presi io”, dichiaròMarchionne: ed era vero, ma il principioche sostenne la Magistratura italiana fuquello della sostanziale continuità diun’azienda, a meno che non intervengauna procedura fallimentare, cosa chenon era avvenuta. Da qui, partì l’ordinedi sequestro per gli stabilimenti e leproprietà FIAT in Italia.

    Come reagirono gli americani?M si mette a ridere. Sì, in effetti siparlava solo inglese in quel periodo...inogni modo la cosa fu breve perchépassò nelle mani degli studi legali,com’era ovvio. Altrettanto naturale fu la

    Ho fatto un sognoCCaarrlloo BBeerrttaann ii

    Politica interna

  • 8 ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    risposta della Magistratura Statunitenseche non riconobbe nulla: anzi, lanciòl’accusa d’appropriazione indebita agliitaliani. In Europa, però, c’era ilprecedente dell’accordo GovernoOpel(il cosiddetto accordo OpelMagna) chepesava: gli stabilimenti erano rimasti inGermania, così come il management,ci furono i finanziamenti pubblici contanto di accordi, rispettati da entrambele parti.Forte di questa vicenda, l’Italia tiròdritto e non riconobbe la sentenzaamericana, giacché il WTO s’eradichiarato non competente adare un parere in materia. Dipiù non le posso dire: cifurono accordi internazionalisenz’altro, ma questoavvenne prima che ioprendessi in mano l’azienda.Insomma: F.C.A non tirò fuoriun soldo, e lo Stato italianosi tenne gli stabilimenti.

    E la famiglia Agnelli?Per la prima volta, M pare indifficoltà, quasi intristito. Leultime vicende avevanorelegato in secondo piano lafamiglia Agnelli: il vero deusex machina era John Elkann,che – fortunosamente – erastato sollevato dall’ombra del fratelloLapo dal noto scandalo. Se andiamoancora indietro, ci sono fiorentidietrologie sulla morte di GiovanniAlberto Agnelli e, soprattutto, diEdoardo, sulle quali è meglio nonentrare: l’unico dato assodato è che laFIAT fu totalmente nelle mani degliElkann, che chiamarono Marchionne.

    La struttura interna è cambiata?M. Abbiamo ritenuto che la situazione –veramente difficile nei primi tempi –richiedesse una maggiorcollaborazione fra azienda e lavoratori.Abbiamo perciò adottato, sul modellotedesco, la “codecisione”(Mitbestimmung) che consente ailavoratori di partecipare alle grandidecisioni di politica industriale e,soprattutto, a fine anno di ricevere unpremio di produzione sugli obiettivieconomici raggiunti dall’azienda.

    E per quanto riguarda i modelli?M. Questo è il settore che più ciconforta. Per le auto FIAT abbiamorivoluzionato le motorizzazioni:lentamente, stanno affermandosi lenuove versioni elettriche, delle qualiMarchionne non voleva sentir parlare.Abbiamo concordato con l’ENI che,nell’arco di 5 anni, 10.000 stazioni di

    rifornimento italiane saranno dotate diimpianti per la distribuzionedell’Idrogeno, il quale verrà generato inloco, mediante elettrolisi, con l’apportodel comune rifornimento elettrico.Questo consentirà di valutare conprecisione le accise, ma lascerà algestore un margine di manovra suiprezzi, poiché l’Idrogeno prodotto lanotte costa di meno, dato il calonotturno del prezzo dell’energiaelettrica.La FIAT, tramite i suoi centri studi, haelaborato un sistema misto

    elettrico/Idrogeno con possibilità dirifornimento dalla comune rete elettricaoppure alla stazione di servizio. Nelprimo caso vengono ricaricatedirettamente le batterie, nel secondo siaziona la cella a combustibile perrifornirle. Il pregio di questo sistema èche il bancobatterie è meno capace(minor costo) mentre, sull’altro piattodella bilancia, c’è il costo della fuelcell.Il vantaggio risultante da questi dueaspetti contrastanti è, però,un’autonomia simile ai modelli abenzina/diesel, poiché il rifornimentopuò avvenire ovunque: va sfatata lafalsa credenza che l’Idrogeno siapericoloso, giacché le auto a gas ed ametano circolano da decenni.Ovviamente, tutte le auto hanno ilrecupero dell’energia in frenata, lospegnimento automatico ai semafori e,come optional, il pannello fotovoltaicosul tetto.

    Sì...ma volevo chiederle proprio deimodelli, delle auto...M. Certo, i modelli sono importanti,anche l’occhio vuole la suaparte...(sorride). La Panda è il nostrocavallo di battaglia, poiché è un’autoben costruita e piacevole: col motoreelettrico diventa addirittura economica,soprattutto per la scarsa manutenzionedel motore elettrico e del banco

    batterie, che si sostituisce in un paiod’ore. L’energia termica prodotta inperdita d’energia dalla fuelcell vieneusata per ilraffreddamento/riscaldamento.Dopo la Panda stiamo valutando unamedia cilindrata di nuova generazione:oggi è alle prove su strada, e prestosarà sul mercato. C’è poi, allo studio,una piccola city car urbana a due posti.

    In pratica, un solo modello...M. No, no...è sul marchio Lancia cheabbiamo investito di più. La nota Lancia

    Y è stata motorizzata sulmodello della Panda, e staandando molto bene. Ibravi designer italianihanno poi fatto unmiracolo: partendo dallavecchia Lancia Ardeahanno creato una mediacilindrata che piace molto,alimentata a gas oppure abenzina: è, ovviamente,un’auto del giorno d’oggima ha quel tanto di“antico” nel design checonquista l’acquirente, edanche il prezzo èabbordabile. Dedicateprevalentemente aimercati esteri sono,

    invece, una medio/alta cilindrata creatasul modello della Lancia Appia II serie(per ora solo a benzina) e la riedizionedella mitica Fulvia HF: entrambe stannoandando molto bene nel mercatoinglese e statunitense.La Ferrari sta invece valutando unmodello che parta dalla mitica seriedell’Aurelia B20 per i mercati esteri:ovviamente, con un nuovo design emotori Ferrari!Il marchio Alfa Romeo era quello chedestava meno preoccupazioni: per oracontinuiamo la produzione tradizionale,poi si vedrà un’eventuale transizione adIdrogeno.

    Ma, tutto questo non ha generato lottecon la F.C.A.?M. Evidentemente sì. Il contrasto sulpiano giuridico e dei marchi è tuttora incorso ma, come le dicevo, le sentenzedella magistratura italiana – che hatrovato sponda nel Governo, per laprima volta attento ai bisognidell’industria italiana – stannobloccando la F.C.A la quale, oggi,produce negli stabilimenti americani,ma i vecchi modelli italiani, non i nuoviche abbiamo messo in produzione!Soprattutto, da quelle parti non si parlad’elettrico e d’Idrogeno! Il contrasto suimarchi richiederà molto tempo per

    Politica interna

  • 9ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    essere risolto – giacché entrambe leparti hanno ottime argomentazionigiuridiche – insomma, chi vivràvedrà...intanto, cerchiamo di lavorarebene...e di creare nuovi modelli grazieai designer italiani i quali – me lo lascidire – sono i migliori del mondo!

    Un’ultima domanda: la famiglia Agnelli?M. Preferirei che lei non m’avesse fattoquesta domanda. In ogni modo –sospira – gli investitori del gruppo IFILsono tornati ad investire in FIATstaccandosi dalla EXOR e, ad oggi,rappresentano circa il 40% del capitale.Il resto, è finanziato da una quota ENI,una dello Stato ed altri prestiti di minoreentità presso le Banche; come leisaprà, anche qui vige la Golden Share:per ora il capitale privato non puòsuperare il 49%. La famiglia ha avutonotevoli scontri interni – addirittura ilcontrasto giudiziario fra MargheritaAgnelli ed i figli – e, per rispetto, nondesidero parlarne.

    Ci salutiamo, è cordiale, aperto,sincero: qualità perdute nei manageritaliani.* * *Nel bel mezzo della buffonesca “crisi”politica italiana, mentre il Parlamentonon vota più le sfiducie – vengonodecise anch’esse dall’alto – ed ilcandidato premier in pectore non vanemmeno a farsi investirepersonalmente – preferisce “calare” daFirenze con i suoi accoliti, in unaMarcetta su Roma guidata da unpenoso burattinaio/paninaro – ci siamoaccorti che c’è stata scippata la piùgrande azienda italiana?Dopo gli innumerevoli piani aziendalinei quali s’è scervellato Marchionne(nessuno realizzato), che – però –sempre ricevevano il plauso delsindaco Fassino, adesso – nel silenziogenerale (sembra quasi che sia dinuovo calata la storia del poveroAlfredino per coprire Gladio) – lamaggior azienda italiana ha trasferito lasede legale in Olanda, quellafinanziaria a Londra e sarà quotata allaBorsa di New York.In pratica, dopo decenni d’accordi – “Sela FIAT sta bene l’Italia sta bene”raccontava Gianni Agnelli – che inqualche modo furono rispettati (gliimpianti di Melfi, ecc) oggi il predatoreMarchionne – sostenuto dalla classepolitica italiana – s’è preso tutto iltacchino e, mentre lo mangia, gettasotto il tavolo le ossa per i politiciitaliani.Un’altra sconfitta, un altro schiaffo infaccia alle imprese italiane: a quando la

    trojka europea verrà direttamente adettar legge da Palazzo Chigi? Quandosi stuferanno dei nostri burattini emanderanno direttamente i Gauleiter?

    Alcuni giorni or sono, è stato pubblicatosu CDC un interessante articolo diEduardo Zarelli su Alain de Benoist.Insieme al compianto Preve è unapersona “senza padroni”: unintellettuale veramente “non organico”,da ascoltare con attenzione. Le ideenon nascono certo dalla cloaca politicaattuale: primattori ed attacché sonodella stessa pasta.Facciamo una domanda retorica: sullabase di quale diritto si sconvolgono lepopolazioni, i loro ritmi di vita, leabitudini (anche industriali), letradizioni...creando voragini sociali fragenerazioni, scompensi abissali diricchezza e perché il problema nonviene messo in evidenza?Prendiamo, ad esempio, Torino – cittàche conosco bene, dove ho vissuto estudiato – città di media grandezza finoalla colossale emigrazione dallecampagne prima e dal Meridione poi.

    Nel censimento del 1901 nonraggiungeva i 400.000 abitanti, in quellodel 1931 i 600.000 (nel 1939 fuinaugurata Mirafiori), nel 1951 superavadi poco i 700.000: nel 1971 un balzoepocale, 1.200.000 abitanti! Oggi, èscesa a circa 900.000. In soli 20 anni(’51’71), un incremento di 500.000abitanti! Per chi conosce Torino è facilerendersene conto: le parti ottonovecentesche sono ben visibili,mentre la distesa di nuove costruzioni,a perdita d’occhio, creò nuovi quartieri,sconvolse la geometria della città. E fumetropoli.

    Oggi, con la deindustrializzazione inatto, Torino ha perso 300.000 abitanti:negli anni ’70 si diceva che la sola FIAT(senza l’indotto) occupasse circa100.000 persone e, dunque, 400.000torinesi “vivevano” di FIAT. Seaggiungete l’indotto, si notalucidamente perché fosse chiamata la“città della FIAT” oppure “il regno diAgnelli”, ecc.La stessa cosa è avvenuta ad Ivrea: fastringere il cuore osservare lecostruzioni in vetro di Adriano Olivettiinvase dai rovi, vetri spaccati,abbandono totale. Ringraziamo DeBenedetti.

    Senza ricordare eventi storici che benconosciamo, c’è da chiedersi come puòuna popolazione subire similicontraccolpi senza precipitare nel

    degrado: è una cosa facile da capire.Riassumendo: Torino, prima della FIAT,era una capitale prealpina decaduta,ma che conservava molti “addentellati”rimasti in Piemonte: una per tutte, lestrutture della RAI. Poi venne la FIAT e,per un secolo, divenne la cittàdell’automobile. Oggi?Al giorno d’oggi, girando per Torino, sicoglie nell’aria “l’odore” del degrado edell’abbandono: cosa fanno 900.000persone in una città che non ha quasipiù tessuto industriale?Quelle fabbriche chiuse, per crescere –prima dell’immigrazione meridionale –rastrellarono le campagne delCanavese: dall’autostrada TorinoAostasi può notare un fenomeno curioso,ossia la crescita – in aree di fertilepianura – della roverella originaria,quella che incontrarono i Romaniquando salirono verso le Gallie.

    La domanda è: è possibile, nel tessutourbano, creare quelle condizioni disocialità che preludono a nuovecomunità coese, il “comunitarismo” dide Benoist? A mio avviso, no.Ritornare alle campagne?Paradossalmente, manca il knowhow:chi sa ancora potare una vigna,allevare un maiale, osservare conocchio attento se le patate ed il granocrescono bene? Nella completaassenza di uno Stato? Uno Stato chenon ha mai creduto nell’agricoltura – lanomina dei ministri dell’Agricoltura ètutta una barzelletta – che ha demolitola rete dei consorzi agrari e che,contemporaneamente, permette losciacallaggio del tessuto industriale?Non mi sembra che “nell’intervista”siano state proposte soluzionitecnologiche avveniristiche: la altrecase automobilistiche stannosperimentando e già vendono i primimodelli con le nuove tecnologie.

    Intanto, gli italiani sembrano correredietro alle bufale politiche come Renzi:in realtà – a parte gli apparatcik, chesono tanti – se ne fregano, ridono oscuotono la testa, smarriti.Trovo molto equilibrata la posizione diGrillo: non fuori dall’Europa perprincipio ma, se l’Europa non cambiadrasticamente marcia fuori, costi quelche costi. Abbiamo bisogno di unoStato che torni a fare lo Stato: senzaautoritarismi, ma con autorevolezza:mandiamo a casa questi buffoni.Carlo Bertani

    Politica interna

  • 1 0 ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Nel vigente sistema politicoitaliano incombe costante unamaledizione quella di parlare a lungosui problemi, sulla loro consistenzae mai sulla loro soluzione,soprattutto sulla realizzazione dellesoluzioni individuate.Vi è poi un settore particolarmenteimportante e delicato che è quello delmondo del lavoro, sia nell’aspettoimprenditoriale che in quello produttivodi merci e servizi e distributivo di redditie quindi di capacità di consumo, dirisparmio e da ciò di investimenti. Laconcatenazione è evidente ai fini nonsolo della crisi in corso, ma anche delprogresso civile del Paese.Il panorama a questo riguardo èenorme e ormai coinvolge quintali dicarta stampata e altrettanta massaenorme di commenti, variazioni,suggerimenti, questionari e quant’altrovenga prodotto a seguito di testilegislativi che pur portano titoli sintetici

    in se stessi ingannevoli perché seguitiappunto da una enorme sequela didettagli, riferimenti, citazioni, modifichecon relative indicazioni di altre leggi,altri articoli, altri commi, altriregolamenti, etc.È perfettamente inutile che ci si vengaa dire che tutto ciò è indicativo diprecisione giuridica e di qualitàredazionale. In realtà il tutto è cosìpletorico e complicato che si tramuta inritardi interpretativi, inadempienze equindi nel prolungamento della crisi incontenziosi eterni e pertanto neldeterminare inattività produttiva,irrealizzazione occupazionale,incapacità reddituale e di investimenti.Ci riferiamo oggi alle cosiddettepolitiche del lavoro di cui la legge92/2012 dal titolo “Disposizioni inmateria di riforma del mercato dellavoro in una prospettiva di crescita.(12G0115)” introdotta il 28 giugno 2012ed entrata in vigore il 18 lugliosuccessivo.Ebbene questa legge, opera delMinistro del Lavoro e delle PoliticheSociali Fornero, sembra composta disoli 4 articoli, ma in realtà porta intotale ben 270 commi entro i quali sonoulteriormente indicati ben 176

    sottocommi distinti da letteredell’alfabeto (per esempio si arriva aindicare disposizioni nell’art. 1 al 42,alla lettera b) in un testo di ben 1464parole!).Si dirà che i problemi delle politiche dellavoro sono fondamentali per la vitadegli individui come delle societàumane e che quindi hanno per loronatura ed ampiezza nel mondomoderno necessità di trattazioniesplicite e precise, ma questoargomento è solo apparentementegiustificativo perché i singoli argomentitrattati in realtà dovrebbero essereoggetto di specifiche legislazioni aparte comprensive anche di norme diattuazione con tempi brevi e strutturerealizzative adeguate. Niente di tuttoquesto è introdotto. Per la legge chestiamo esaminando è previstoaddirittura un Sistema di MonitoraggioPermanente delle Politiche del Lavoro.E quindi si sancisce non tanto il

    sistema attuativo, ma solo un sistemadi mera osservazione quindi siamosempre fuori della porta della sede direalizzazione delle politiche del lavoro.Vi è poi un altro aspetto che appare findal titolo della legge e che vadenunciato come uno degli elementiestremamente negativi del sistemapolitipo vigente in Italia.Nel titolo della legge dopo aver usatoil termine generico di Disposizioni inmateria di riforma del mercato dellavoro, cioè senza dire direttamenteDisposizioni per creare lavoro ( senzafar riferimento alla mercificazione diuna attività fondamentale per lapersonalità umana) – si parlagenericamente in manieradisimpegnata addirittura di “unaprospettiva di crescita” invece di usareun doveroso e necessario impegnoavente come titolo “per una politicaprogrammatica di crescita e disviluppo”.In concreto ripetiamo il disimpegnopolitico del governo e dei legislatori inquesto sistema politico è regolaistituzionale e vergognosa attivitàpuramente declamatoria.Entrando nel merito dobbiamoosservare che il Quaderno n.1 gennaio

    2014 dal titolo Il primo anno diapplicazione della legge 92/2012,relativamente al Sistemadi monitoraggio permanente dellepolitiche del lavoro ha dovuto rilevare ilmancato raggiungimento degli obiettivi,con un fallimento su tutta la linea.Infatti, l’esame effettuato dal comitatotecnico scientifico costituito con DM 10dicembre 2013, riguardante ilperiodo luglio 2012giugno 2013,ossia primo anno di applicazione dellaRiforma ha dato i seguentirisultati sconfortanti: sceso il tasso dioccupazione; aumentata l’incidenzadella disoccupazione; non aumentate leassunzioni, malgrado le agevolazioni;aumentati addirittura i contratti deiprecari; non ha ripresa la praticadell’apprendistato; sono aumentati ifallimenti; malgrado gli interventi perl’avvio di startup innovative e Srl a uneuro, non viene registrato alcunaumento delle imprese.

    Un altro punto cruciale va sottolineato.Anche dal fronte giudiziario, continuanoa pervenire cattive notizie: è in forteaumento il contenzioso relativo airicorsi a fronte dei licenziamenti ex art.18 della legge 300/70 proprio a causadegli effetti attribuibili alla leggeFornero.Infatti la Riforma consente da unaparte una riduzione dei tempi di giudizioper le cause di licenziamento (l'udienzadi comparizione deve essere fissataentro 40 giorni dalla presentazione delricorso), accompagnata però da unosdoppiamento dei processi, poichéprevede che le cause possonoriguardare soltanto il licenziamento enon eventuali altre pretese da parte dellavoratore (ad esempio, il recupero deicrediti)''. Il risultato e' che ''qualora illavoratore abbia delle richiesteaggiuntive nei confronti del suo datoredi lavoro, deve presentare un altroricorso, anche se si tratta di fatti che nelpassato venivano proposti con un unicoprocedimento''. La procedura ha poideterminato un ulteriore incrementodelle conciliazioni in sede sindacaleche tuttavia non hanno calmierato la viagiudiziale.

    I risultati negativi per il "mercatodel lavoro" della Riforma Fornero

    EEttttoorree RRiivvaabbeell ll aa

    Politica interna

  • 11ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Ancora una volta ipocrisie sullapartecipazione dei lavoratoriOccupazione, produttività e redditi:obiettivi traditiSe quanto abbiamo scritto nell’articoloprecedente, che tratta la questionegenerale delle politiche del lavoro, unatrattazione specifica merita l’esame deicommi 62, 63 dell’art. 4 della leggeFornero 92/2012 che porta la genericaintestazione “Ulteriori disposizioni inmateria del mercato del lavoro”, mache maschera quella che dovrebbeessere invece una politica centrale perquanto riguarda l’occupazione,l’aumento dei redditi dei lavoratori e laproduttività delle imprese, ossia queglielementi fondamentali che sononecessari in una economia modernache voglia confrontarsi positivamentecon le altre economie non soloeuropee, ma anche del resto delmondo.Questi commi (che avrebbero meritato,come detto, di avere la dignità di vere eproprie leggi specifiche)non hanno trovatoalcuna attuazione edancora attendono la purprevista delega algoverno che dovevaessere adottata entronove mesi successiviall’entrata in vigoredella legge 92/2012,attraverso «uno o piùdecreti uno o più decretilegislativi finalizzati afavorire le forme dicoinvolgimento deilavoratori nell’impresa».Purtroppo in Italia qualsiasi tentativo diapplicazione dell’art. 46 dellaCostituzione rimane lettera morta,nonostante che, a parole, anche leOrganizzazioni più ostili al suocontenuto, quali CGIL e Confindustria,abbiano più volte dichiarato la loroadesione al principio e quest’ultimaabbia anche sottoscritto accordi, patti esolenni affermazioni di intenti per unarapida sperimentazione di forme dipartecipazione.Certo, la formulazione presente nellaRiforma Fornero prevedevaessenzialmente un supporto legislativoad una soluzione, che eraessenzialmente pattizia, formulaquest’ultima superata dalla già citataConfindustria, che ha accettato, purcon qualche distinguo, anchel’intervento legislativo diretto, previaconsultazione e assenso delle forzesociali. Nel caso della 92/2012 leforme di partecipazione avrebberodovuto essere attivate attraverso la

    stipula di contratti collettivi aziendali.Niente di tutto questo è avvenuto.Vale la pena di riprendere i contenutidel citato comma 62, che tra l'altroriporta pedissequamente l'articolo 1 deltesto unificato sulla partecipazione, nelquale si faceva riferimento a setteprincipi e criteri direttivi. Li riassumiamoqui di seguito:Recepimento della direttiva2002/14/Ce, che istituisce un quadrogenerale relativo all'informazione e allaconsultazione, la facoltà per gli statimembri di affidare alle parti sociali ilcompito di definire le modalità diinformazione e consultazione deilavoratori. Recepimento di quantoprevisto dal D.lgs. N. 25 del 6/2/07,decreto di attuazione della precedentedirettiva europea, relativamente agliobblighi di informazione, consultazioneo negoziazione a carico dell’impresanei confronti delle OrganizzazioniSindacali.Istituzione di organi paritetici congiunti

    atti alla verifica dell’applicazione edegli esiti di piani o decisioniconcordateIstituzione di organismi congiunti,paritetici o comunque misti, dotati dicompetenze di controllo epartecipazione nella gestione dimaterie quali la sicurezza dei luoghi dilavoro e la salute dei lavoratori,l'organizzazione del lavoro, laformazione professionale, lapromozione e l'attuazione di unasituazione effettiva di pari opportunità,le forme di remunerazione collegate alrisultato, i servizi sociali destinati ailavoratori e alle loro famiglie, forme diwelfare aziendale, ogni altra materiaattinente alla responsabilità socialedell'impresa.Partecipazione di rappresentanti elettidai lavoratori o designati dalleOrganizzazioni Sindacali in organi disorveglianza e di controllosull’andamento o su determinate sceltedi gestione aziendali.

    Partecipazione dei lavoratori dipendentiagli utili o al capitale dell'impresa edella partecipazione dei lavoratoriall'attuazione e al risultato di pianiindustriali, con istituzione di forme diaccesso dei rappresentanti sindacalialle informazioni sull'andamento deipiani medesimi;Previsione che nelle imprese esercitatein forma di società per azioni o disocietà europea, a norma delregolamento (CE) n. 2157/2001 delConsiglio, dell'8 ottobre 2001, peraltroin Italia pochissime, che occupinocomplessivamente più di trecentolavoratori e nelle quali lo statutopreveda che l'amministrazione e ilcontrollo sono esercitati da un consigliodi gestione e da un consiglio disorveglianza, in conformità agli articolida 2409octies a 2409quaterdeciesdel codice civile, possa essere previstala partecipazione di rappresentanti deilavoratori nel consiglio di sorveglianzacome membri a pieno titolo di tale

    organo, con gli stessidiritti e gli stessiobblighi dei membri cherappresentano gliazionisti, compreso ildiritto di voto.Accesso privilegiato deilavoratori dipendenti alpossesso di azioni,quote del capitaledell'impresa, o diritti diopzione sulle stesse,direttamente omediante la costituzionedi fondazioni, di appositienti in forma di società

    di investimento a capitale variabile,oppure di associazioni di lavoratori, iquali abbiano tra i propri scopi unutilizzo non speculativo dellepartecipazioni e l'esercizio dellarappresentanza collettiva nel governodell'impresa. Questo ultimo aspettoappare utile e strumentale a consentirela presenza di rappresentanti deilavoratori azionisti negli organi dellasocietà.Come abbiamo detto, il periodo delcosiddetto termine “entro nove mesi”,ossia tra il 28 giugno 2012 e il 28marzo 2013 è trascorso“tranquillamente” e nulla è avvenuto.Non possiamo non osservare che iltutto si è svolto tra qualche velleitariaspinta in avanti della Camusso, unaserie di frenate da parte di Squinzi, afronte dell’ignavia di molti, dellanegligenza dei più e soprattutto lamancanza di coraggio di tutte le forzepolitiche di un Paese che sembraessere condannato al declino, dopo

    Politica interna

  • 1 2 ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Europa Libreria Editrice Edizioni Settimo Sigillo

    La Europa Libreria Editrice s.a.s.,con sede in Roma, opera da oltre30 anni nel campo editoriale conil marchio Settimo Sigillo.Siamo specializzati nelladiffusione di opere della culturaAnticonformista e del PensieroTradizionale, disponiamo di unnutrito catalogo di volumiregolarmente commercializzati,proponiamo le miglioripubblicazioni sul circuitointernazionale ed offriamo una

    particolare raccolta di volumi rari.Sul nostro sito è disponibile il catalogo ed è possibile effettuareacquisti online dei titoli in catalogo http://www.libreriaeuropa.it

    Per ulteriori informazioni: [email protected]/fax 06.3972.2166

    l’immobilismo e la stagnazione.È con fatica, ma con doverosasperanza che affermiamo la necessitàche vi siano in Italia una forza politica euna forza sindacale, che abbiano ilcoraggio di promuovere una vera“rivoluzione culturale” per l’attuazionedi relazioni industriali partecipativeanche in conformità con gli indirizziassunti in sede europea. Va ripetuto aquesto riguardo che per migliorare il

    processo competitivo delle imprese, sidebba far buon uso dell’esperienzatedesca, traendo ispirazione edargomenti che in Italia vengono dalontano e che quindi sonoperfettamente in linea con la nostratradizione. Ci riferiamo agliinsegnamenti del sindacalismorivoluzionario del primo Novecento chesi era fuso con la concezione nazionalrisorgimentale di ispirazione

    mazziniana.Se veramente si vogliono porre le basiin una Europa Nazione delle Nazioni enon schiava dei mercati e delcapitalismo finanziario, esterno edinterno, l’Italia non deve restarevergognosamente prigioniera delburocraticismo che continua ad ispirarsiai miopi accordi di Maastricht.Ettore Rivabella

    Queste riflessioni vengono scrittequando ancora ci troviamo nellabreve vigilia del conferimentodell’ incarico di formare il nuovogoverno al Segretario del PD MatteoRenzi da parte dell’attualePresidente della Repubblica Giorgio

    Napolitano (forse il peggiore“arbitro” della storia repubblicanaitaliana: qualche dubbio c’è per ildefunto Oscar Luigi Scalfaro peressere questi considerato ilpeggiore).Il dibattito politico è tutto incentratosulla presunta e pretesa caricainnovativa di cui sarebbe portatore ilgiovane fiorentino. Aspettativagiustamente fondata se si tiene conto

    delle autorevoli “testimonianze” del suoparroco e del suo ristoratore a Firenze.Così pure il dibattito si incentra sull’exfascista ed ex comunista GiorgioNapolitano: l’incarico a Renzi è incontrotendenza rispetto ai disegnipolitici dell’autocrate del Quirinale?

    Oppure, è coerente con quel disegnopolitico? Alcuni ipotizzano, per la primaipotesi, le dimissioni del vegliardopartenopeo. Eventualità di dubbiaprevedibilità: il Dipartimento di Statoamericano non lo consentirebbe mai.Sembra più attendibile la secondaipotesi che confermerebbe anche lasempre proclamata “autorevolezza”dell’ex fascista ed ex comunista.“Autorevolezza” sempre dichiarata ma

    mai spiegata nei suoi perché e nei suoicontenuti, come giustamente osservatopochi giorni addietro da MarcoTravaglio (che sarà indigesto quanto sivuole, ma certamente è un giornalistaintelligente e acuto) nel suo abitualeeditoriale sul “Fatto Quotidiano”.

    In realtà, a ben osservare, GiorgioNapolitano di autorevole nella sua vitanon ha mai fatto niente e un po’ ricordala famosa barzelletta dei pappagalli checostavano moltissimo a seconda diquante lingue parlassero, ma il piùcostoso di tutti era un vecchissimopappagallo spennacchiato che nonaveva mai parlato nessuna lingua, mache veniva indicato dagli altripappagalli come il “professore”.

    La Lunga e tragica storia deltradimento del popolo italiano

    AAuugguussttoo SSiinnaaggrraa

    Filippo AnfusoDa Palazzo Venezia al Lago di Garda

    Settimo Sigillo, 2014pp. 516, euro 30,00

    Politica interna

  • 1 3ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Forse è autorevole perché da sempreha frequentato “circoli” statunitensi operché è amico di Henry Kissinger, oforse soprattutto per il fatto che vestecon stile inglese: gli manca la bombettae l’ombrello appeso al braccio.Praticamente un Lord vesuviano!Forse la seconda ipotesi che è inconsiderazione è quella più fondata.Naturalmente è tutto da verificare, euna conferma o una smentita la si potràattendibilmente ricavare a seconda diquella che sarà l’azione di governo delgiovane fiorentino.Vedremo se Matteo Renzi, inoccasione della presidenza italianadel semestre europeo che inizierà ilprossimo luglio, vorrà e sarà ingrado di imporre all’Unione europeauna politica economica e socialecomunitaria diversa e che possacontenere gli isterismi di austeritàdella Cancelliera Angela Merkel, chehanno già provocato in Italiainimmaginabili sofferenze,disoccupazione, disperazione;praticamente, come si usa dire,molto peggio di una “macelleriasociale” (nel solo 2013 sono statistando alle sole notizie “ufficiali”ben 149 i suicidi per disperazione diimprenditori e non, lasciando daparte la crescita esponenziale delladisoccupazione giovanile e non, elasciando da parte anchel’impressionante estendersi dell’areadella povertà).Se ciò avverrà sarà certamente unbene non solo e non tanto perl’Italia, ma anche e soprattutto per lastessa Unione europea.Se ciò avverrà, e se cioè MatteoRenzi sarà capace di far capire aglialtri Stati dell’Unione europea chel’Italia conta più del famoso “due dicoppe” a briscola, che non intendepiù subire l’imposizione in atto della suadeindustrializzazione, per poi svolgere ilruolo che a lei sembra assegnato, diluogo di vacanze o di turismo – ancheecclesiastico – a beneficio di gente cheproviene dagli altri Stati membridell’Unione europea o dagli Stati Uniti eda altri Stati terzi, potremmo dire chefinalmente in Italia c’è un Presidente delConsiglio dei Ministri non dipendenteda quelli che il Poeta armato indicavacome i “centri occulti della finanzainternazionale”; non dipendente e nonmanovrato dai detentori occulti e nonocculti della ricchezza mondiale, gestoridel più bieco monetarismo e interpretidel peggiore capitalismo di rapina.Un tale impegno è obiettivamente forse“ultra vires”: si tratterebbe di ingaggiareuna nuova e gigantesca battaglia del

    “sangue contro l’oro”; una gigantescabattaglia delle Nazioni proletarie controquelle che una volta venivano chiamatele “demomassoplutocrazieoccidentali”.Riuscirà il giovane fiorentino in taleimpresa disperata? Al di là dellerassicurazioni prima ricordate fornitedal suo parroco e dal suo ristoratore aFirenze?La passata recente storia degli eventiistituzionali che si sono inverati inquesta nostra disgraziatissima Nazione

    pongono molti dubbi sulla fiducia dariporre nell’azione del giovanefiorentino.Senza voler introdurre alcun elementodi pregiudiziale o preconcetto sospetto,quel che è accaduto nel recentepassato giustifica ogni dubbio e ognitimore.Sono emersi di recente gli illeciti,abusivi e riservati contatti tra l’exfascista ed ex comunista napoletanocon il celebrato Mario Monti, e ciòmolto prima delle dimissioni neldicembre 2011 dell’allora Presidentedel Consiglio Silvio Berlusconi.E’ ben nota, e lo era già da prima,l’azione destabilizzatrice della Bancad’affari Goldman Sacks attraverso lavendita di oltre 2,3 miliardi di euro dititoli di Stato italiani allo scopo di

    destabilizzare l’economia nazionaleitaliana con l’impennata dello spread ela falsa giustificazione di una politicaeconomica fatta di lacrime e sangue. Eciò anche per le ultimative prescrizionie imposizioni della Banca CentraleEuropea, che è una società di dirittoprivato e come tale politicamenteirresponsabile, presieduta da MarioDraghi.A questi due personaggi va aggiuntoanche il greco Papademos che,provenendo anche lui dalla Goldman

    Sacks, responsabile del disastrofinanziario ed economico dellaGrecia, fu chiamato – lui che ne eratra i responsabili! – a risanarnel’economia!Tutti e tre i personaggi ora citatiprovengono, come detto, dallaGoldman Sacks; tutti e treappartengono alla CommissioneTrilaterale, al Gruppo Bilderberg,all’Aspen Institute e ad altri centriocculti della finanza e delmonetarismo internazionale. E aquesti va aggiunto pure RomanoProdi, che fu anche Presidente dellaCommissione europea, e che accettòquell’infame rapporto di cambio a1.936, 27 tra la lira e l’euro, che haaffamato il Popolo italiano.La filiera ora sommariamenteaccennata nasce, in realtà, da primae cioè da quel Beniamino Andreattache decise la separazione traMinistero del Tesoro e Banca d’Italia,dando il via all’impennata del debitopubblico che, da quel momento, nonsi è più arrestata determinando laconseguente e totale perdita disovranità monetaria da partedell’Italia.A Mario Monti, come si sa, èsucceduto nella carica di Presidentedel Consiglio dei Ministri, Enrico

    Letta, anche lui membro dellaCommissione Trilaterale, del GruppoBilderberg e dell’Aspen Institute; anchelui un burattino nelle mani dei tantiburattinai come Rockfeller e altripersonaggi di uguale pasta. Nonpoteva essere diversamente!Il Popolo italiano tradizionalmente hamemoria corta e allora convienericordare la letterina (nel gergo mafiososi chiama “pizzino”) inviata dal candidoe rassicurante Enrico Letta all’alloraPresidente del Consiglio dei MinistriMario Monti: “Mario, quando vuoiindicami forme e modi con cui possoesserti utile dall’esterno, siaufficialmente sia riservatamente. Perora mi sembra tutto un miracolo! Edallora i miracoli esistono! Enrico”. Bello,edificante ed illuminante, non c’è che

    Gian Luigi Cecchini Giuseppe LianiIl colpo di Stato

    Media e diritto internazionaleEdizioni Amon 2013, euro 36,00

    Politica interna

  • 1 4 ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    dire!In realtà, non fu un “miracolo”; fu ilcompimento di un disegno politico didistruzione della sovranità nazionale edi riduzione in stato di povertà dell’Italiaa beneficio di quei “centri occulti” – (main verità non tanto) – della finanzainternazionale, secondo la chiara epreveggente intuizione delComandante di Fiume d’Italia già nel

    1920.Per rimanere agli eventi più recenti,dire Prodi, Amato, Draghi, Monti e altriancora, o dire Letta significa direGoldman Sacks, “nuovo ordineeconomico mondiale”; significa direCommissione Trilaterale, GruppoBilderberg, significa dire AspenInstitute, o significa dire altre consimiliporcherie.

    Esiste ancora nel nostro codice penaleil delitto di tradimento? E’ reato il “colpodi Stato”?Anche per il giovane fiorentino MatteoRenzi si potrà e si dovrà dire nellostesso modo?Speriamo di no, e che Dio ci aiuti.Augusto Sinagra

    I l nostro sfortunato Paese èmancipio di poche centinaia dimigliaia di mascalzoni, che creanoleggi a loro favore, abolisconoquelle che li danneggiano, einsabbiano, ritardandone all’ infinitol’attuazione, quelle che sono staticostretti ad approvare sotto lapressione dell’opinione pubblica.In estrema sintesi, si tratta di duegrandi categorie: la principale

    componente dei lavoratori dellospettacolo, cioè i politici (che sono statieletti ma non sono elette persone), e idignitari, cioè dirigenti pubblici di varilivelli, grand commis, consulenti,manager di aziende di Stato,cattedratici, mostri sacri delgiornalismo, esponenti di spicco dellaborghesia magnatizia.Cominciando dai dignitari, basteràqualche esempio per illustrare la loropericolosità.Con il governo Monti, la lobby deidirigenti statali di alta fascia, alperdurare del blocco degli stipendi,porta sommessamente in Parlamentocon la complicità del PD una legge checonsente loro, all’atto delpensionamento, di calcolare lapensione sull’aumento fittizio degliemolumenti, come se il blocco nonfosse avvenuto: i peones del PdL se neaccorgono e denunciano la manovra,costringendo i relatori a farla rientrare.Ma dubitiamo che alla fine non siapassata, dato che per farla filtrare èsufficiente mettere la mordacchia aimedia, i cui capi di solito non chiedonodi meglio.La lobby dei generali e ammiragli stafacendo passare lo “scivolo d’oro”, chepermette a 38 000 militari di andare inpensione a 50 anni, percependo l’85%dello stipendio per 10 anni, con libertà

    assoluta di svolgere un altro lavoro, esenza che il Parlamento possabloccarla: la legge 2009 del 2012,infatti, prevede che esso possa daresolo un parere non vincolante. E’ lalegge Di Paola, l’ammiraglio ministrodella difesa del governo Monti. Se sitrattasse dei reduci delle missioniall’estero non ci sarebbe nulla daeccepire, fra questi i caduti sono statioltre 100, e 3 di loro, Andrea Millevoi e

    Stefano Paolicchi a Mogadiscio ePierdavide De Cillis a Herat, sonomedaglie d’oro. Ma temiamo che sia ilparto di un alto papavero destinato allasua casta. Non dimentichiamo che su22 843 ufficiali i generali e ammiraglisono 450, cioè 1 su 50.Ultima ciliegina del 2014, per la primavolta dal 1861 la selezione preliminareper entrare nelle diverse AccademieMilitari è stata fissata nello stessogiorno: far coincidere i test preliminariper Carabinieri, Esercito e Aeronauticasignifica che un giovane non puòtentare più strade, ed è costretto ascegliere. Ma per le tre Armi significaabbattere il lavoro di selezione da 3040 000 candidati a poche migliaia. Lostipendio non diminuisce, il lavoro si.Per carità, questi sono bruscolini, ilbello deve ancora arrivare, esostanzialmente non riguarda i militari.I dignitari stanno per varare, e potetescommetterci che vareranno, il progettoNEC (Network enabled capability) delgoverno Monti, cioè la digitalizzazionedell’esercito, dotando la fanteria disensori che li colleghino ai centridecisionali. Fanno 22 miliardi di euro inmeno di 20 anni, e il prime contractoresiste già, senza gara, confronto delleofferte, analisi delle aziende: Selex ES,di Finmeccanica, una ragione socialeche trae in inganno richiamando la

    vecchia Selenia. Niente affatto, è lavecchia Elsag di Sestri Ponente, chedal 1973 al 1989 ha gestito unimmenso bottino dove lo Stato pagavala merce 10 volte il prezzo di mercato,e la differenza andava ai partiti, inclusoil PCI: la gigantesca MeccanizzazionePostale (oggi quasi in disuso con laposta elettronica) che, guarda caso, ècostata proprio 20 000 miliardi di lire in16 anni!

    Del resto, per capire la funzione che leforze armate svolgono nell’immaginariodei dignitari, è sufficiente un dato: laSpagna, che ha i nostri stessi guai e glistessi indicatori economici, ha unaspesa militare annua pro capite di 236euro; noi di 407. E la Germania, che va5 volte meglio con il 30% in più dellapopolazione? La Germania 401.E veniamo all’evasione fiscale, controla quale ferve la “lotta” dei dignitari.Befera, il capo dell’Agenzia delleEntrate, in autunno ha riunito igiornalisti (non era una conferenzastampa, parlava solo lui) e ha rispostopunto per punto a una lunga serie diaccuse che aveva stilatopersonalmente, declinandole in mododa agevolare la fulminea risposta. Ne èuscito un quadro dal quale emerge chequesta importante sezione delMinistero dell’Economia, inclusanaturalmente Equitalia, è unamacchina perfettamente lubrificata econ inserti di ingranaggi molto precisi,così immune da mende di qualsivoglianatura da indurre a chiedersi cosaaspetta l’Ecole Nationaled’Administration a mandarvi il rettore eil corpo docente per un lungo stage suisuoi meccanismi. Peccato chel’evasione fiscale sembri stabilizzarsi a120 miliardi di euro l’anno, circostanzacitata dall’Agenzia col tono risentito di

    Basta fatti, vogliamo paroleRRoommaannoo OOll ii vviieerrii

    Politica interna

  • 1 5ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Befera, come se loro non potesserofarci nulla. Ma, innanzitutto, come si èarrivati a questa cifra? Certamente nonè bastato un dignitario per calcolarla,chissà in quanti ci si saranno messi.Ma se la somma delle singole voci ènota, se ne conosce anche la fonte. Eallora perché non la si colpisce? Laverità è che l’Agenzia delle Entrate nonè organizzata per combattere questaevasione, ma solo quella deipensionati e dei lavoratori dipendenti.Con il sistema SERPICO, che la Sogei,la società di software del Ministero,afferma, mentendo, di aver creato,mentre ne ha solo attribuito l’appalto aditte esterne, con il solo codice fiscaleappare, in successione comandata,ogni transazione (di qualsiasi natura,pagamenti, fatture, scontrini registrati,assegni, bancomat, carte di credito,stipendi, pensioni, pagamenti Inps,versamenti, prelievi, immatricolazioni,passaggi di proprietà, immobili,acquisti di beni mobili) per un congruotempo a ritroso. Ma la forza lavorodell’Agenzia, pur cospicua, si applicasolo sull’incrocio dei dati dei pensionatie dei dipendenti, o in remotaalternativa effettua qualche lunga elaboriosa visita annunciata dei suoiispettori a ditte i cui bilanci si valutanonon convincenti. Per tutto il resto, cioèper l’80% dei 120 miliardi, nessunolavora su SERPICO o assume altreiniziative. C’è solo la Guardia diFinanza che ogni anno, condisarmante ingenuità, “scopre” semprela stessa cifra di evasori totali, cioè6000 su tutto il territorio. Le pattuglie,sempre le stesse e nello stessonumero, scelgono preferibilmentecittadine di provincia sui 2030 000abitanti: camminano senza fretta neivialetti dalle tranquille villette circondateda prati lavorati alla falciatrice e bassepiante fronzute, o per gli aspri slarghi dicapannoni artigiani ingombri dimateriale da imballo, suonano alcampanello. “Buongiorno, scusi, ci favedere il 730?”, se è una casa privata;o il bilancio al 30 Giugno, se è unaditta. E’ così che vengono fuori iseimila.Non vorremmo però che il lettore, nonper colpa sua, confondesse latorchiatura riservata ai pensionati con iltaglio ai loro assegni effettuatocongelando l’adeguamento al costodella vita: oltre ad essere tutt’altra cosa(se non altro con le tasse e gliaccertamenti sulle loro infime evasionic’è la speranza di non doverli piùpagare in futuro), le cifre perdute non sirivedranno più, e la pensione vienesemplicemente diminuita per sempre.

    Qui si tratta di un patto fra chi haversato contributi per 40 anni, che sonoserviti a pagare le pensioni degli altri, elo Stato, che anziché onorarlo quandotocca all’interessato andare inquiescenza, si rifiuta letteralmente difarlo. Notiamo, tra l’altro, che ciò cheviene negato ai pensionati “ricchi”, concirca 3000 euro lordi (2100 netti), viene

    concesso, in modo graduale, a quellipoveri, ma in ragione mediamentedell’1,2% all’anno, mentre, tornandoall’evasione fiscale, si conducono gliaccertamenti all’ultimo anno prima dellaprescrizione, per lucraresull’adeguamento, fissato al 4,5%. Sedevono dare è circa l’1%, quandodevono prendere vogliono quasi il 5, ene prolungano il più possibile il tempodi esazione. Un comportamentocriminale, partorito dalla mente deidignitari (i politici, molto all’ingrosso, sirendono conto del meccanismo, manon sono certo in grado di delinearloanche solo vagamente in unprovvedimento concreto) che, mentreper sé stessi ordiscono segretamentemisure come quelle che abbiamoricordato, trovano del tutto naturaledare pubblicamente prova deldisprezzo e del non cale in cui tengonoi normali cittadini. Unica cautela,coprire il nome dei responsabili finché èpossibile. In questo caso è sfuggito alprogramma di protezione solo ildignitario Dell’Aringa, motore primodell’operazione. Nomen omen, non si

    tratta certo del danese sild, il pesce chegli scandinavi cucinanomagistralmente. Con i baffetti grigi, gliocchiali e la mutria sprezzante, discandinavo Dell’Aringa ha ben poco,piuttosto rientra a pennello nel clichécostasud del Mediterraneo.Quanto ai politici, oltre ad avallare imisfatti proposti loro dai dignitari, e nondisponendo della preparazione e dellequalità persino per comprenderli, infondo finiscono per contenere i dannirecati alla comunità limitandosi arubare. Quando passano ai fatti, neitimidi tentativi di opporsi ai dignitari oalle richieste di qualche alleato, ilrisultato è la palude in cui i secondiosservano compiaciuti sprofondare iprimi. Guardate Renzi, per esempio.Finché deve attuare il putsch è tuttookay. Ma che non si sogni dipretendere un risultato: legge elettoralein votazione il 27 Gennaio 2014? InMarzo, quando stiamo scrivendo, leprevisioni sono fine annoinizio 2015.Essendo una componente dei lavoratoridello spettacolo, i nostri politiciritengono esaurito il loro compito dopoaver imitato lo starnazzamento becerodei talkshow alla tivù, la quale ultima,rispondendo a loro, si fa un dovere diselezionare il pubblico più “scimmiettamediterranea” in una popolazione dove,ad andarli proprio a cercare, forse dellepersone più dignitose si troverebbero. Aciò si aggiungano le stigmate di unmestiere che, ad ogni latitudine, conogni etnia e in ogni periodo storicocomporta, almeno in democrazia, larinuncia alla stima di sé stesso. Eccocome Alexis de Tocqueville, questonobile normanno di alto ingegno esottile spirito critico, scelto dai suoiconcittadini per rappresentarli inParlamento, compila la job descriptiondel politico nel 1850: “Il nocciolo delmestiere, per un capo di partito,consiste nel mescolarsi di continuo aisuoi seguaci e persino ai suoiavversari; nel mostrarsi, nel frequentareassiduamente tutti ogni giorno;nell’abbassarsi, nel rialzarsi ad ogniistante per adeguarsi al livello di tutte leintelligenze; nel discutere,nell’argomentare senza tregua, nelripetere mille volte le stesse cose inmodo diverso e nell’animarsieternamente davanti ai medesimioggetti”.Come uscire da tutto questo? Beh, nonè obbligatorio uscirne, si può restarenella palude tutta la vita, e molti ci sonorimasti nelle loro vite, quando esse sisono succedute nei secoli. Ci dispiacedover cedere ad un luogo comune tra ipiù triti nel ricordare che, purtroppo, le

    Enrica Perrucchetti Gianluca MarlettaUnisex

    La creazione dell'uomo "senza identità"Arianna Editrice, 2014

    pp. 116 euro 9,80

    Politica interna

  • 1 6 ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    Non dobbiamo smettere di esplorare perchè alla fine delle nostre esplorazioniarriveremo laddove siamo partiti e vedremo il luogo in cui viviamo comese fosse la prima volta (T.S. Eliot)  

    Pubblichiamo dal 1998 studi e ricerche in forma saggistica, che propongonoanalisi e indagini autorevoli, approfondite e documentate del mondo in cuiviviamo, con particolare attenzione al rapporto tra uomo e natura, affrontandotemi e argomenti culturali, sociali, politici, economici e storici. Testimoni di unacrisi planetaria che avvilisce e impoverisce l'essere umano, i popoli e il PianetaTerra, proponiamo differenti stili di vita e cultura, ispirati alla sobrietà e al sensodel limite, con una vocazione pluralista.Per questo ci identifichiamo con un modello comunitario che cerca dicomprendere la complessità della condizione contemporanea, proponendorelazioni sociali antiutilitaristiche, basate sulla partecipazione e il dono,l'autosufficienza economica e finanziaria, la sostenibilità con energie rinnovabili etecnologie appropriate. La nostra proposta editoriale si propone di offrire - in forma rigorosa, madivulgativa e possibilmente economica - gli strumenti per scoprire le cause chehanno prodotto l'attuale stile di vita dissipativo e consumista e,contemporaneamente, esplorare le possibili soluzioni ecologiche legate aun paradigma olistico.La proposta editoriale si snoda secondo tre differenti percorsi che danno vita alleseguenti collane:Consapevole: testi di informazione indipendente e denuncia dal tagliogiornalistico e divulgativo che suggeriscono maggiore consapevolezza sociale,stili di vita coerenti e una nuova qualità dell'esistenza. Questa collana ha unostretto legame con la rivista Consapevole.Un'altra storia: testi di attualità che pongono domande non scontate suargomenti di attualità di grande interesse pubblico. Con un denominatore comuneche li lega tutti: dare risposte non conformiste a questioni trascurate o affrontatein modo superficiale e parziale dai mezzi di comunicazione dominanti.Autosufficienza e comunità: nuovi libri con contenuti pratici e operativi perpercorrere per la via dell’autosufficienza comunitaria e della sostenibilitàecologica. Perchè i consumi non migliorano la nostra qualità di vita, ed è arrivatoil momento di cambiare, di adottare uno stile di vita sobrio ed equilibrato.E book: una selezione dei nostri libri resi disponibili in formato digitale, perpoterne usufruire in modo economico e diffuso, su ogni supporto informatico.

    Arianna editrice dal 2005 fa parte del gruppo Macro che ci ha consentito diproseguire un percorso di indipendenza editoriale che ci caratterizzafondativamente.

    www.ariannaeditrice.it

    Andrea Degl'InnocentiIslanda chiama ItaliaArianna Editrice 2013pagg. 207, euro 11,90

    Alain de BenoistLa fine della sovranitàArianna Editrice 2014

    In corso di stampa

    situazione paralizzate si sciolgono solonelle guerre. Nella spaventosasventura della “levatrice della storia”.Inutile sperare nei forconi: sitratterebbe di intimorire i politici che, dapavidi quali sono, verrebbero colti dalpanico, producendo nell’agitazionequalche rimedio raffazzonato peggioredel male. Poi, inevitabilmente, adacque più calme, arriverebbe lasentenza di incostituzionalità, la leggeche dice il contrario, la norma checontrasta con la precedente ancora in

    vigore, etc.Parliamo tra l’altro di una delle formepiù odiose di guerra, quella civile: daMario e Silla a Costantino e Massenzio,dai Comuni in lotta fra loro alla RSI,questa penisola ne ha viste anchetroppe. Conoscendo l’indole dellamaggioranza degli italiani di oggi, disicuro preferirebbero la palude. Ancorauna volta ci dispiace dirlo, ma è megliocosì. Erodoto, il “padre della storia”, delquale tutto si può dire ma non che diguerre non se ne intendesse, ce lo

    spiega così: “ Nessun uomo sano dimente può preferire la guerra alla pace.In tempo di pace, i figli seppelliscono ipadri. In tempo di guerra, i padriseppelliscono i figli.”Romano Olivieri

    Politica interna

  • 1 7ITALICUM gennaiofebbraio 2014

    1. II problemaIl lettore che mi ha seguito conattenzione fino a questo puntodovrebbe ormai essere preparato aprendere in considerazione critica puntidi vista assolutamente estranei allatradizione storiografica consolidata. Delresto, è questo lo scopo di un saggiofilosofico. Infatti, se ci si limitasse ariproporre interpretazioni abituali allettore conformista, pio e rispettosodell'impersonalità maggioritaria (il Manheideggeriano), che senso avrebbeimpoverire la natura tagliando gli alberiper fare carta su cui stampare deisaggi? Come il cacciatore primitivo cheuccide la preda per nutrirsene, ma poisi scusa per averla uccisa, nello stessomodo credo che sia necessarioscusarsi con gli alberi da carta, ed ilsolo modo per scusarsi veramente sia

    quello di scrivere cose nuove estimolanti.Devo ammettere che nei primi duecapitoli mi sono limitato a riproporrecose certamente interessanti, ma nondei tutto nuove. È infatti largamentenoto che la razionalità filosofica degliantichi greci consisteva nel mettere inmezzo (en meson) la ragione (logos)per sottoporla al dialogo. È altresì notoche la costituzione filosoficamaggioritaria nella società capitalisticaha dato luogo ad una vittoria delmodello utilitaristico sui due precedentimodelli tradizionale e contrattualistico.Tuttavia, come già scrisse Hegel, ilnoto, in quanto noto, non per questo èconosciuto, cioè razionalmenteassimilato nella coscienza critica. Ed èper questo che i primi due capitolirestano imprescindibili per lacostruzione (sempre provvisoria,revocabile e sottoponibile a radicalimodificazioni) di una filosofia delpresente.Il terzo capitolo, il lettore se ne ècertamente accorto, è inveceassolutamente insopportabile per illettore pio e politicamente corretto. Inesso si da un'interpretazione di Marxche, se fosse conosciuta, mi farebbeinseguire con bastoni da militantiidentitari ed abituati da più di un secolo

    ad una vulgata di tipo religioso. Sisostiene infatti che il vero e proprio"materialismo" in Marx è praticamenteintrovabile, che lo statuto implicito dellafilosofia di Marx è una forma diidealismo naturalistico, e che la vera"forza" di Marx sta proprio dove imarxisti ci vedono una debolezzaincurabile, e cioè l'unità dialettica frauna teoria economica del valore ed unateoria filosofica dell'alienazione. Sisostiene inoltre che per quasi centoanni il marxismo maggioritario è statol'erede di un pensiero tradizionalistaaddirittura precritico, in quanto ilmaterialismo dialettico haimperfettamente secolarizzato, unità framacrocosmo naturale e microcosmosociale, ed il materialismo storico haimperfettamente secolarizzatol'ideologia messianica della fine della

    storia in un punto spaziotemporale dipienezza finale e salvifica.C'è di che essere fatti passare per matti(spero innocui) dalla consorteriapoliticamente corretta dei criticiacca