indagini multiscalari dei paesaggi -...

31
1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA SEZIONE DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE PROGETTO DI RICERCA Candidato: Francesco Pericci INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI ARCHEOLOGICI DELLA VAL D’ASSO INDICE 1. Abstract 2. Premessa 3. Obiettivi 4. L’area d’indagine 4.1. Il territorio 4.2. Problematiche storiografiche 5. Metodologie impiegate 5.1. Ricognizione di superficie 5.2. Prospezioni magnetometriche 6. Casi di studio 6.1. Ricognizione di superficie: la carta archeologica della provincia di Siena 6.2. Prospezioni geofisiche: l’Heslerton Parish Project 7. Tempi della ricerca 8. Bibliografia

Upload: others

Post on 04-Jun-2020

8 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

1

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA

SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE

PROGETTO DI RICERCA

Candidato: Francesco Pericci

INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI

ARCHEOLOGICI DELLA VAL D’ASSO

INDICE

1. Abstract

2. Premessa

3. Obiettivi

4. L’area d’indagine

4.1. Il territorio

4.2. Problematiche storiografiche

5. Metodologie impiegate

5.1. Ricognizione di superficie

5.2. Prospezioni magnetometriche

6. Casi di studio

6.1. Ricognizione di superficie: la carta archeologica della provincia di Siena

6.2. Prospezioni geofisiche: l’Heslerton Parish Project

7. Tempi della ricerca

8. Bibliografia

Page 2: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

2

1. Abstract

Il progetto intende affrontare una serie di aspetti centrali della ricerca archeologica: la scala di

dettaglio, la visibilità, l’intensità.

Tradizionalmente in archeologia vi sono differenti livelli di scala che nella sostanza possiamo

riassumere nei due livelli analitici fondamentali micro e macro. A questi corrispondono

rispettivamente ricerche caratterizzate da altissimo grado di dettaglio (scavo) e indagini

territoriali (survey). Recentemente in mezzo a questi due estremi è stato riconosciuto lo spazio per

un terzo livello analitico definito locale o contestuale1. Un livello di scala intermedio più prossimo

alla definizione a alla rappresentazione dei paesaggi archeologici. L’obiettivo del progetto consiste

sia nel superamento di limiti connessi alla visibilità di una serie di evidenze per così dire “deboli”

(di carattere prevalentemente negativo), sia di tipo insediativi, sia riconducibile a quelle strutture

caratteristiche dell’off-site finora in genere invisibili alle tradizionali metodologie d’indagine.

Il progetto prevede di indagare la valle dell’Asso su due livelli di scala:

1) macro, secondo l’approccio sviluppato nell’ambito del progetto Carta Archeologica della

provincia di Siena

2) a scala locale/contestuale (10-20 km2) seguendo la strategia implementata dal laboratorio

di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento dell’Università di Siena.

Le indagini a scala locale/contestuale consistono in ricerche multidisciplinari che vedano

l’applicazione di metodi intensivi all’indagine territoriale estensiva. Ci riferiamo in particolare

all’analisi di porzioni continue di territorio per mezzo della geofisica seguita da test di scavo su

anomalie campione al fine di definire le chiavi di lettura. Oltre alla geofisica prevediamo

l’acquisizione e l’analisi di dati Lidar al fine di esplorare gli spazi boschivi. Fondamentale rimane

l’integrazione con la pratica della ricognizione di superficie e dei metodi “tradizionali” per lo studio

del territorio. Il contesto prescelto per l’indagine consiste in una porzione di territorio piuttosto

omogenea dal punto di vista ambientale e culturale circostante lo scavo archeologico della pieve di

Pava. L’obiettivo dell’indagine consiste nello sviluppo di modelli insediativi e dei paesaggi agrari

che siano il più possibile affidabili, rappresentativi del pregresso e quindi della complessità delle

diverse fasi cronologiche.

2. Premessa.

L’evoluzione tecnologica che negli ultimi anni ha trovato ampi spazi di diffusione nella vita

quotidiana modificando le abitudini e i comportamenti delle persone ha riguardato a più livelli vari

ambiti lavorativi tra cui quello archeologico. L’incessante sviluppo di sistemi GIS, e

strumentazioni GPS e più in generale, in tempi recenti, la presa di coscienza dell’utilità del

telerilevamento hanno cambiato il modo di fare archeologia e di conseguenza la formazione e la

professionalità dell’archeologo. La capacità di acquisire e analizzare grandi quantità di dati e di

interrogarli per la creazione di nuove informazioni a seconda delle finalità del progetto, ha fatto si

1 CAMPANA 2009

Page 3: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

3

che si creassero nuovi settori di ricerca che si avvalgono di tecnologie e strumentazioni che

sfruttano principi propri delle discipline scientifiche. Tra queste la geofisica che, applicata

all’indagine archeologica, ha tracciato negli anni una progressiva evoluzione permettendo l’utilizzo

di tecnologie non invasive sempre più sofisticate al fine di individuare strutture sepolte2.

L’esigenza della comunità scientifica di conoscere i depositi sommersi per scopi di studio, insieme

alla più o meno marcata sensibilità di alcuni esponenti della classe politica di preservare il

patrimonio archeologico in quanto risorsa culturale ed economica, ha fatto sì che anche in Italia si

potesse sviluppare una legislazione in materia di archeologia preventiva3. L’incalzante e inevitabile

sviluppo urbanistico e industriale, in aree periferiche e rurali, di molte città italiane, ha fatto

sentire la necessità di realizzare una mappatura, allo scopo di individuazione, tutela, conservazione

e dove possibile valorizzazione dell’evidenza archeologica nota e inedita4.

Tuttavia molto spesso le evidenze archeologiche sono rappresentate su cartografia da nebulose di

punti senza alcun rapporto tra loro. Il problema è da individuare nella scala di dettaglio che

determina i contenuti raffigurati nelle mappe archeologiche. Solitamente in ambito archeologico si

possono riconoscere vari livelli di scala: una micro, una semi-micro e una macro5.

La scala micro è finalizzata a indagini intra-site, ad uno studio puntuale del singolo sito in un

contesto geografico limitato e ben definibile. Le metodologie di indagine impiegate sono lo scavo

o, sempre più spesso, analisi puntuali collegate alla diagnostica ad esso propedeutiche come le

ricognizioni di superficie o la geofisica applicate su singoli siti. Chiaramente il grado di dettaglio

raggiunto dalla scavo è enormemente maggiore rispetto agli altri metodi ma anche più dispendioso

in termini di tempo e risorse economiche. La scala semi-micro che rivolge l’attenzione sulle varie

unità di cui il sito è composto allargando la visione d’insieme ma indirizzandola anch’essa alle

tematiche intra-site. La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di grandi aree sub-

regionali, regionali ed oltre allo scopo di rintracciare le relazioni tra siti, è invece affrontata

attraverso l’utilizzo di metodi come le fonti scritte, le documentazioni d’archivio, l’iconografia,

l’epigrafia, la toponomastica, l’antropologia culturale, la geomorfologia, la ricognizione di

superficie estensiva, e le tecniche proprie del remote sensing, l’immagini satellitari, la fotografia

aerea verticale e la ricognizione aerea6. Tra il sito e il territorio un livello più particolareggiato

può essere ricondotto al concetto di mesoscala7. I diversi modelli di scala sono condizionati da vari

fattori tra cui il diverso grado di integrazione e complessità socioculturale.

Tuttavia non possiamo affermare che un maggiore dettaglio di scale sia sempre il più efficace, tutto

deve essere necessariamente tarato in base agli obiettivi della ricerca8 e tenere in considerazione

come il passaggio da un livello di scala ad un altro risulti particolarmente complesso9. Passare da

una scala più grande ad una più piccola può portare alla perdita di informazioni o comunque a

semplificazioni mentre, l’aumento di dettaglio, può mettere in evidenza le lacune presenti, a livello

quantitativo e qualitativo nella rappresentatività delle informazioni proposte. Il passaggio ad una

scala minore significa necessariamente scontrarsi con le metodologie della ricerca e con la

2 GAFFNEY, GATER 2003, pp.11-24; SCHMIDT 2001, pp. 6-10

3 Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n.42, recante il "Codice dei beni culturali e del paesaggio” art.28 comma 4.;

d.lgs. 24 aprile 2005, n.63 artt. 2-ter s., conv. nella l. 25 giugno 2005, n.109 4 CAMPANA,FRANCOVICH, 2006

5 CLARKE 1977.

6 Per la metodologia tradizionale si vedano: GREENE 2002, GAMBLE 2004, RENFREW BAHN 2004, CAMBI 2003; per la

ricognizione di superficie si vedano i paragrafi 5.1 e 6.1; per il telerilevamento CAMPANA 2007. 7 BUTZER 1982.

8 RAFFESTIN 1987; SYDORIAK ALLEN 2000.

9 Marquard W.H. , Crumley C.L. 1987

Page 4: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

4

sperimentazione di tecniche e strumenti che siano adeguati agli obiettivi che ci siamo prefissati

(Fig.1)10.

Nella figura 1 appare chiaro come si debba intervenire su quelle problematiche che interferiscono

nella rappresentatività dei siti su scale ad alto grado di dettaglio. Il paesaggio archeologico, a

livello inter-site, risulta costituito da punti privi di legame l’uno tra l’altro. Sembra adeguato

introdurre indagini su scala a livello locale (intermedia tra la mesoscala e quella macro) che

facciano fronte alla perdita di informazioni. Vari studi hanno segnalato come le metodologie e le

strategie finora attuate per la realizzazione di cartografie archeologiche permettano

un’individuazione del record archeologico che varia dal 10% al 5% con punte al di sotto di questi

valori per zone che non hanno antiche tradizioni di studio11.

L’impiego in modo estensivo delle tecnologie geofisiche inserite in ampi progetti multidisciplinari,

è volto a superare i limiti di visibilità finora irrisolti a scala locale per ottenere una buona

conoscenza del territorio a livello inter-site. Per ora, la geofisica viene perlopiù adottata su siti

precedentemente individuati da survey territoriali o lettura di fotografie aeree come verifica o

integrazione dei dati raccolti. In questo modo la comprensione del sito aumenta, spesso in modo

molto significativo ma solo a livello puntuale intra-site. Il passo successivo, la nuova frontiera, ad

oggi affrontata solo raramente (ottenendo risultati sistematicamente significativi quando non

10

CAMPANA 2008. 11

GUAITOLI 1997.

Fig.1 L’immagine è significativa di come il passaggio di scala possa cambiare la percezione della densità dei

siti archeologici individuati. A destra, la scala regionale restituisce una visione d’insieme che accentua la

consistenza delle informazioni presenti. Asinistra, la scala locale mostra un diradamento dei siti evitabile solo

attraverso l’impiego di metodologie intensive.

Page 5: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

5

rivoluzionari), consiste nell’andare oltre l’individualità del singolo sito mettendo l’evidenza in

relazione con l’ambiente circostante e con gli altri “siti”, per esplorare con strumenti nuovi l’off-

site12.

Le prospezioni geofisiche, applicate in corrispondenza di evidenze archeologiche note, completano

la conoscenza del sito fornendo informazione circa la sua precisa estensione, articolazione interna e

sulla quantità di sedimento entro cui il deposito è sepolto mentre, applicate sistematicamente al

contesto territoriale senza soluzione di continuità, rappresenta una strategia fondamentale per

l’individuazione della risorsa culturale nella sua complessità13.

E’ compito dell’archeologia dei paesaggi e dell’applicazione del remote sensing comprendere il

rapporto (rispettivamente culturale e fisico) che intercorre tra i diversi siti e tra questi e l’ambiente

circostante in senso diacronico e sincronico. Allo scopo di rispondere a domande storico-

archeologiche vengono utilizzate metodologie e tecnologie non invasive proprie della diagnostica

archeologica.

Tra queste un ruolo di primo piano è svolto da anni dalla ricognizione territoriale che consente

l’individuazione di evidenze di superficie in modo rapido ed efficace a macro scala. Tuttavia il

limite maggiore di questa metodologia sta nella completezza del dato. Il survey non riesce a

fornire indicazioni precise sulla consistenza e l’articolazione del deposito nel sottosuolo a scala

locale ed a documentare le tracce di quei contesti che sono caratterizzati da edilizia in materiale

deperibile o strutture di modeste dimensioni o che non lasciano, per loro natura, indizi superficiali

evidenti come ad esempio fossati, parcellizzazioni agrarie e viabilità14.

Per cercare di superare o almeno migliorare i limiti imposti alla ricerca territoriale dai problemi di

visibilità del materiale archeologico o legate a condizioni naturali come la presenza di aree

boschive o delle pasture è indispensabile creare progetti multidisciplinare integrando tra loro i dati

derivanti dalle diverse metodologie di ricerca. Così la ricognizione di superficie dovrà

necessariamente essere affiancata dai più tradizionali metodi d’indagine come l’analisi dei dati

storici, il reperimento dei dati archeologici editi, la lettura della cartografia storica e moderna,

lettura e interpretazione delle fotografie verticali e oblique e delle immagini satellitari, e da quelli

più innovativi come le indagini geofisiche sistematiche ed estensive15.

Sebbene l’incidenza di questi metodi sull’esito della ricerca non sia sempre facilmente

quantificabile, soprattutto quando il bilancio avviene entro brevi intervalli di tempo, è ormai

ampiamente condivisa dalla comunità scientifica l’esigenza di integrare il dato di superficie con

altre metodologie. L’interazione tra metodi di ricerca diversi consente di ridurre i limiti

connaturati ad ogni singola tecnica e alla visibilità e di attenuare le variabili geopedologiche,

morfologiche, climatiche ecc. che prendono parte all’individuazione dei depositi archeologici.16.

Esplorare un contesto territoriale omogeneo dal punto di vista storico-culturale-naturale in modo

estensivo, intensivo e multidisciplinare permette di travalicare i ristretti confini dello spargimento

superficiale e di ottenere una maggiore quantità di informazioni sovrapponibili con un alta grado

di affidabilità su scala locale a livello inter-site.

12

POWLEWSLAND 2003 13

PIRO 2001 14

TERRENATO 2006 15

GAFFNEY, GATER 2003, pp.127-136 16

MUSSON, PALMER, CAMPANA, 2005; CAMBI, TERRENATO, 2004

Page 6: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

6

3. Obiettivi

Questo progetto nasce dall’esperienza assimilata dal Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e

Telerilevamento (LAP&T) dell’Università di Siena di inserire una scala di indagine intermedia, a

livello locale o contestuale, che si collochi tra quella macro che agisce a livello territoriale e quella

micro che invece pone l’attenzione su contesti intra-site che quindi hanno un grado di dettaglio

maggiore. La ricerca è mossa dalla volontà di superare o almeno attenuare i problemi legati alla

visibilità archeologica al fine di acquisire campioni di dati maggiormente rappresentativi della

complessità storico, culturale, sociale, economica, antropologica e delle relative trasformazioni

nella lunga durata.

Gli obiettivi che si intende perseguire si possono distinguere in tre diversi ambiti di ricerca:

metodologico

storiografico

conservazione e gestione dei paesaggi archeologici

Dal punto di vista metodologico lo scopo sarà quello di mettere a punto una strategia di indagine

valida al superamento delle problematiche di scala e di visibilità connaturate alla ricerca

archeologica.

L’obiettivo storiografico è volto alla comprensione delle dinamiche del popolamento in senso

diacronico e alla risoluzione di questioni storiche rimaste insolute nel territorio in esame.

L’interesse prevalente dell’ambito amministrativo sarà la realizzazione di cartografie

archeologiche di dettaglio a scala locale da fornire agli enti, pubblici o privati, preposti alla tutela,

al monitoraggio e alla valorizzazione del patrimonio culturale. Chiaramente, i tre canali di ricerca

sono inscindibili, si completano l’uno dall’altro e sono legati a doppio filo nell’impegno di

individuare e incrementare la conoscenza del record archeologico.

L’intenzione di comprendere ciò che non è visibile in superficie ci ha spinto a sperimentare

tecnologie innovative, a utilizzare strumentazioni proprie delle discipline geofisiche adattandole a

contesti archeologici. Uno dei fini del progetto riguarderà il tentativo di intercettare tutti quei tipi

di evidenze che per vari motivi, legati alla natura della traccia o al tipo di metodologia applicata,

non sono percepibili. Quei segni lasciati da viabilità, fossati, organizzazioni del paesaggio agrario o

da tutte quelle tipologie insediative caratterizzate da strutture materiali evanescenti che non

lasciano tracce evidenti sul terreno17.

Il solo modo per arginare questa mancanza di informazioni ci sembra quello di aumentare il grado

di intensità della ricerca diminuendo la scala di intervento, da territoriale a locale, e di realizzare

progetti interdisciplinari. Una strategia che miri all’utilizzo sistematico ed estensivo della geofisica

integrata con la ricognizione di superficie la lettura dei dati telerilevati, l’analisi dei dati

storici,topografici e geomorfologici. Un metodo di lavoro che, attraverso l’applicazione di indagini

integrate e non invasive, punti ad una completa ricostruzione della rete insediativa in senso

diacronico di una porzione ristretta di territorio.

Un habitat paesaggistico omogeneo e scarsamente urbanizzato che nel caso specifico si colloca

lungo la valle dell’Asso e che permetterà un’indagine multiscalare. Una zona a nord che

corrisponde al comune di Trequanda (alta valle dell’Asso) in cui le conoscenze archeologiche sono

ancora limitate e che sarà indagata tramite ricognizione di superficie e indagini geofisiche infra-

17

POWLESLAND 2003

Page 7: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

7

site. La media e bassa valle dell’Asso, già ampiamente esplorate,saranno invece oggetto di indagini

geofisiche estensive18. Qui, il grado della ricerca sarà più dettagliato con uno studio inter-site del

territorio che verrà analizzato sistematicamente ponendo l’attenzione soprattutto su tutte quelle

aree prive di spargimento in superficie di materiale archeologico.

Gli studi pregressi costituiranno inoltre la base di partenza del progetto e un’ottima fonte di

informazioni per verificare la validità e la portata dei nuovi dati acquisiti e delle problematiche che

sono in grado di risolvere. Ci si augura che l’unione di tutti i dati andrà ad aumentare

qualitativamente e quantitativamente il record archeologico per poter far luce sulla distribuzione

insediativa in senso diacronico dell’intera valle dell’Asso in modo completo e tale da rispondere a

domande storiografiche ancora insolute.

In particolare l’attenzione sarà focalizzata su quelle problematiche che riguardano le dinamiche di

popolamento tra tarda antichità e altomedioevo senza tuttavia tralasciare l’organizzazione

territoriale e sociale relativa agli altri periodi storici. Il progetto si pone come target di chiarire

quesiti storiografici come:

passaggio tra Impero e Medioevo

la riorganizzazione insediativa nel corso del VI secolo

tipologie di insediamento altomedievali.

A queste generiche problematiche aperte in ambito storiografico si potranno aggiungere, con

l’avvio della ricerca, specifiche tematiche relative al contesto indagato.

Realizzare una mappatura il più possibile rappresentativa del record archeologico significa

innanzitutto superare gli attuali limiti di scala e quei vuoti archeologici che si riscontrano nella

cartografia con alto grado di dettaglio. L’individuazione è presupposto essenziale perché il bene

venga sottoposto a tutela, valorizzazione, conservazione e perché possano essere realizzati

progetti di pubblica fruizione. Attraverso l’uso di database relazionali e di piattaforme GIS, dove

ogni singolo dato del progetto verrà riportato, sarà possibile creare carte preventive del rischio

archeologico a scala locale da fornire agli enti territoriali. Strumenti cartografici che rappresentino

il dato archeologico così come realmente doveva presentarsi, strutture insediative alternate ad

apparati socioculturali essenziali per il normale svolgimento delle attività comuni: strade, fondi

agricoli, confini amministrativi, risorse idriche ecc..

18

Il territorio comunale di San Giovanni d’Asso è stato oggetto di ricognizioni di superficie a partire dal 2000 nell’ambito del progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. FELICI 20005 Il risultato positivo di questa esperienza ha fatto sì che dal 2004 sia stato intrapreso uno scavo archeologico di un sito individuato da ricognizione e tuttora in corso di scavo. Si tratta della Pieve di San Pietro a Pava attestata nel Codice Diplomatico Longobardo del 715. CAMPANA FELICI MARASCO 2007. vedi par. 4.1. Il territorio comunale di Montalcino è stato anch’esso oggetto di ricognizioni archeologiche relative al progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena dal 1999, CAMPANA 2005a

Page 8: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

8

4. L’area d’indagine

4.1 Il territorio

Il territorio oggetto d’indagine è, come evidenziato dal titolo del progetto, la Val d’Asso. La valle,

dalla forma piuttosto stretta e allungata, attraversa vari comuni a sud della provincia di Siena e si

dispone trasversalmente da nord-est verso sud-ovest19. Il torrente, della lunghezza di circa 40Km,

divide il paesaggio delle “crete senesi” da quello della Val d’Orcia dando vita ad un distretto

territoriale a se stante e diviso al suo interno da varie unità paesaggistiche.

Dalla combinazione degli elementi geologici, morfologici e di uso del suolo è possibile suddividere

il territorio della valle dell’Asso in tre land unit20, o unità minima di territorio cartografabile,

ciascuna con propri caratteri peculiari.

La sostanziale uguaglianza dei depositi alluvionali, individuabili lungo tutto il corso del fiume,

viene rotta nell’alta valle dell’Asso da terreni sabbiosi con intercalazioni di argille e ciottoli e

ampie zone boschive. I rilievi collinari prospicienti il fiume sono caratterizzati da una morfologia

spigolosa che decresce in modo brusco verso il torrente formando una gola stretta e profonda21.

Spostandosi verso sud questo tipo di paesaggio si trasforma in maniera piuttosto netta in un

alternarsi di colline argillose dal profilo dolce, dove dominano i seminativi e i pascoli22. Infine, la

bassa valle dell’Asso, dove domina la coltura stabile del vigneto, l’altimetria delle colline decresce

in prossimità di Torrenieri per poi risalire dirigendosi verso Montalcino e la valle si fa più ampia

prima che l’Asso confluisca nell’Orcia.

Vista l’impossibilità di indagare un contesto così ampio nell’arco dei soli tre anni, sono state create

quattro aree di ricerca, rappresentative delle unità di paesaggio, che verranno indagate a scale di

dettaglio diverse:

1) nei pressi della confluenza Asso-Orcia dove si trova il monastero di San Pietro ad Asso

2) dintorni di torrenieri, localita’ attraverso la quale doveva passare la via francigena

3) lungo la media valle dell’asso all’altezza dello scavo archeologico della pieve di Pava

Le aree sopra citate saranno studiate tramite l’utilizzo di indagini geofisiche estensive che

permettono un’alta scala di dettaglio.

4) Sul comune di Trequanda, nell’alta valle dell’Asso, sarà utilizzata invece una scala

d’indagine di minor dettaglio effettuando la geofisica in modo puntuale e ricognizioni di

superficie con le tecniche e le strategie proprie della Carta Archeologica23.

19

Il Torrente Asso ripercorre da nord a sud: il limite amministrativo che divide i comuni di Asciano e Trequanda, taglia in due quello di San Giovanni d’Asso, si insinua nella punta est del territorio di Montalcino sovrapponendosi parzialmente ai confini comunali con San Quirico e Castiglion d’Orcia rispettivamente a nord-est e sud est del comune ilcinese. 20

CAMBI- TERRENATO, 1997, pp. 51-52. 21

In questa unità territoriale non si ha la presenza di una vera e propria valle e l’altimetria decresce rapidamente dai 500-450 mt slm dei rilievi collinari fino ai 350-300mt slm sul letto del fiume. 22

Felici 2008, Progetto di Dottorato dal titolo ”Processi di trasformazione dell’insediamento rurale tra V e VIII secolo d.c. nella provincia senese. Un esempio di sinergia fra ricerca archeologica e fonti documentarie”,Dottorato di Ricerca in Storia e Archeologia del Medioevo Istituzioni e Archivi Archeologia Medievale, XVIII ciclo. 23

A tal riguardo si vedano i paragrafi 5.1 e 6.1.

Page 9: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

9

Fig.2 Immagine delle aree soggette a indagine: in verde il comune dsi Trequnda dove verranno effettuate

ricognizioni di superficie e magnetometria in modo punuale, in rosso le aree campione nelle quali verrà effettuata

magnetometria in modo estensivo.

Page 10: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

10

Le aree campione individuate potranno nel corso della ricerca essere soggette a variazioni senza

però modificare la sostanza del progetto di ricerca (Fig.2). eventuali cambiamenti saranno correlati

allo stato di avanzamento dei lavori e a sviluppi imprevedibili allo stato attuale (ad esempio

pertinenti al territorio di Trequanda).

Infatti, se da un lato i comuni di San Giovanni d’Asso e di Montalcino sono ampiamente indagati e

ricchi di ritrovamenti archeologi dall’altro il territorio di Trequanda è privo di studi archeologici

moderni e sistematici24. Ad oggi, le solo informazioni disponibile per questa area, provengono da

due lavori di schedatura molto noti in ambito archeologico e cioè ”Atlante dei Siti Archeologici della

Toscana “e “i castelli del senese”25. Le attestazioni fornite dall’ASAT, tutte ascrivibili a contesti

insediativi o funerari, sono nove e così suddivise:

per l’età preistorica – un ritrovamento di graffiti in grotta;

per il periodo Etrusco – un insediamento e alcune tombe a camera;

per il generico etrusco-romano – due distinti rinvenimenti tombali;

per il periodo romano – un complesso termale, un’iscrizione e alcune tombe;

un generico ritrovamento di urna cineraria e materiale fittile.

Le informazioni reperite nel Cammarosano-Passeri ci portano alla conoscenza di soli tre castelli:

Trequanda, Castelmuzio e Petroio.

Diverso il discorso per le altre zone di ricerca, dove i dati sono copiosi grazie all’apporto fornito

dai recenti studi. La media valle dell’Asso dove sono state individuate circa la metà delle 157 unità

topografiche distribuite su tutta la superficie comunale, suddivise tra i vari periodi storici, e dove il

contesto archeologico di maggiore rilievo è costituito dalla Pieve di Pava26. Si tratta di un sito

individuato da ricognizione di superficie e che dal 2004 è stato oggetto di scavo da parte del

Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (Lap&t).

Il sito, una pieve a doppia abside attestata nel Codice Diplomatico Longobardo dal 715, si imposta

su un precedente insediamento romano ed è tutt’ora in corso di scavo. Le dimensioni, la posizione

e la ricchezza del contesto ne fanno un sito decisamente eccezionale27.

Il contesto (Fig.3) è stato sottoposto a indagini a diverso grado di dettaglio. Dalla scala macro

(ricognizioni di superficie e studio delle foto aeree) passando per quella intermedia (indagini

geofisiche puntuali) fino ad arrivare alla scala micro con indagini intra site (scavo). Tutto ciò a

portato alla conoscenza di una notevole quantità di informazioni che tuttavia possono essere

implementate tramite indagini estensive inter-site a livello locale.

24

Si veda il capitolo 3. 25

ASAT 1992; CAMMOROSANO PASSERI 1976. 26

Felici 2008, Progetto di Dottorato dal titolo ”Processi di trasformazione dell’insediamento rurale tra V e VIII secolo d.c. nella provincia senese. Un esempio di sinergia fra ricerca archeologica e fonti documentarie”,Dottorato di Ricerca in Storia e Archeologia del Medioevo Istituzioni e Archivi Archeologia Medievale, XVIII ciclo. 27

CAMPANA FELICI MARASCO 2007.

Page 11: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

11

La bassa valle dell’Asso indagata attraverso il posizionamento di due campioni durante il lavoro di

Carta Archeologica28. Le due aree, che si collocano una intorno all’abitato di Torrenieri l’altra, più

a sud, alla confluenza dei torrenti Asso e Orcia, hanno permesso l’individuazione di circa 50 unità

topografiche (le UT totali inedite sono 444) su una superficie di indagine di circa 4 kmq. Qui il

contesto di maggiore interesse è situato in località San Piero dove, in corrispondenza del luogo in

cui è attestato a partire dal 643 il monastero di fondazione regia di San Pietro ad Asso, sono state

rinvenute considerevoli aree di reperti databili al VI secolo. Da foto aerea è stato possibile rilevare

l’esistenza di un poggio di forma anomala; i sopralluoghi hanno messo in luce la presenza di

rasature di elevati lungo i terrazzamenti più bassi, le pendici e nell’area sommitale. In particolare

nella fascia più elevata del versante settentrionale si trovano tracce materiali da attribuire ad una

cisterna e un ampio tratto di una cinta muraria. Tra i materiali più significativi raccolti in

superficie nel corso delle ricognizioni, una placchetta di bronzo dorato decorata con punzonature

circolari e un frammento di ceramica a vetrina pesante con decorazione a petali applicati datata al

IX secolo29.

28

CAMPANA 2005. 29

CAMPANA 2002.

Fig.3. Lo scavo della Pieve di Pava.

Page 12: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

12

4.2 Problematiche storiografiche

Le considerazioni sulle vicende storiche che riguardano la valle dell’Asso si incentrano sulle

problematiche storiografiche che scaturiscono dal contesto archeologico più noto nell’area

d’indagine, la pieve di Pava, e dalle sintesi sulle dinamiche del popolamento realizzate sui territori

attraversati dal torrente Asso e da quelle a più ampio raggio30.

Le indagini condotte nella provincia di Siena mostrano come la composizione della rete insediativa

tra la fine del II secolo a.C. e I secolo d.C. subisca profonde trasformazioni. Si assiste al

disfacimento dell’ordinamento rurale tardo-etrusco e ad una diminuzione degli insediamenti

rustici, talora anche piuttosto marcata come si ricava dalle percentuali dei siti attestati nelle

indagini di superficie31. Le ragioni di questa situazione sono da ricondurre a vicende più generali32.

L’esito delle ricognizioni di superficie mostrano un’organizzazione insediativa articolata, dominata

dalla nascita di nuovi centri produttivi: le ville rustiche. Se con il termine villa si identificano

complessi insediativo-produttivi diversi per struttura e funzioni produttive, l’organizzazione

fondiaria prospetta maggiore omogeneità. I modelli di struttura insediativa individuati nel corso

delle ricerche sono riconducibili a: villa, fattoria e forme abitative minori. La villa costituisce

l’elemento più peculiare della rete insediativa. Questa si imposta generalmente nei pressi o in

corrispondenza dei principali centri ellenistici avviando un rapido processo di attrazione sulle

abitazioni sparse attestate in gran numero nel periodo etrusco. La relazione tra insediamento e

paesaggio mostra un’occupazione generalizzata della media collina mentre gli spazi di bassa

collina e i terrazzi fluviali risultano interessati dalla presenza esclusiva di fattorie e unità poderali.

Un dato che emerge sempre con maggiore evidenza è lo stretto rapporto tra i grandi complessi

produttivi e i principali assi viari. Il sistema di viabilità già attivo in età arcaica ed ellenistica

conserva la sua centralità33.

L’effetto accentratore causato dalle ville, fu così marcato da non lasciare spazio a altre forme

insediative dalla fine del I secolo fino almeno al III o è la nostra scarsa conoscenza dei corredi

ceramici di questi secoli a renderlo generalizzato così come appare dai dati di superficie?

Tra il II secolo e la fine III secolo è noto come in tutta la penisola si verifichi una recessione

economica generalizzata con durata ed esiti diversi a seconda delle zone34.Nel territorio senese

sono state messe in luce soluzioni insediative, economiche e produttive disomogenee. Ad esempio

nel Chianti senese e nella Val d’Elsa con la fine del II secolo d.C. si ritiene concluso il processo di

attrazione verso le ville delle unità abitative sparse con la definitiva destrutturazione del modello

tardo-etrusco e l’affermazione del modello accentrato tipico dell’età romana. Tra III e inizi IV

secolo d.C. si registra una flessione delle fattorie più lontane da Siena. Sebbene ci troviamo di

fronte ad un primo cedimento della rete insediativa quest’ultima tiene e possiamo osservare due

30

Per le problematiche relative la Pieve di Pava si veda CAMPANA, FELICI, MARASCO 2005; CAMPANA, FELICI, FRANCOVICH, MARASCO 2006;CAMPANA, FELICI, MARASCO 2007; CAMPANA, FELICI, MARASCO c.s. Per il territorio CAMPANA,2004; CAMPANA,2005; FELICI 2004; FELICI C., 2005. VALENTI 1995. 31 VALENTI 1995, pp.398-400; VALENTI 1999, pp.312-316; NARDINI 2001, pp.144-145; CAMPANA 2001, pp.297-302. 32

Nel corso del primo trentennio del I secolo a.C. le guerre tra Mario e Silla. Nell’86 a.C. è costituito dai censori Marcio Filippo e Perpenna il Municipio autonomo di Siena, questo svolgerà subito un ruolo di attrazione intorno al quale si concentreranno le popolazioni del territorio modificando ulteriormente la geografia del popolamento. CRISTOFANI 1979, p.29. 33

E’ largamente accettato che i romani per un lungo periodo di tempo usufruirono il sistema stradale etrusco senza affiancare altre via maestre. HARRIS 1971, p.162; POTTER 1979, p.120. Sulla viabilità in età romana intorno al Monte Amiata si veda FIRMATI 1996, pp.165-176. 34

CARANDINI 1999, p.790,ROSTOVZEV 1933.

Page 13: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

13

modelli distinti: ville in prossimità di Siena mentre più distanti si trovano le fattorie intorno alle

quali gravitano le unità poderali.

In contrapposizione nella Val d’Orcia, e negli spazi contigui, gli indici demografici e

l’organizzazione dello spazio indica il collasso del precedente sistema insediativo-produttivo con

una marcata contrazione e talvolta l’abbandono di gran parte delle ville, fattorie e abitazioni

attestate nel corso della prima età imperiale35. Ci troviamo di fronte ad un rapido e generale

abbandono del territorio oppure la scarsa quantità di dati in nostro possesso incide in modo non

trascurabile sulla ricostruzione delle dinamiche insediative? Quale fu la reale portata della

destrutturazione e quando invece non riusciamo ad individuarne le tracce dalle evidenze di

superficie?

Con la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo d.C. si assiste all’avvio di una ripresa e alla

progressiva scomparsa del sistema delle ville. Il periodo è tuttavia di complessa lettura per la

difficoltà nel reperire le informazioni, labili e di difficile interpretazione allo stato attuale della

ricerca Il sito dove le conoscenze sono più ricche è sicuramente quello della Pieve di San Pietro a

Pava36.

L’edificio, attestato nel 715, sorge su un complesso di età imperiale e tardo antica. E’ da notare

come, laddove in età tardo repubblicana e imperiale si trovano siti di particolare rilievo come ville,

villaggi o complessi di medio-grandi dimensioni, si impostino con una certa regolarità intorno

all’VIII secolo complessi ecclesiastici. La sovrapposizione insediativa delle chiese con cura d’anime

sui siti romani, attestata per la pieve di Pava, trova riscontro anche in ambito nazionale in uno

studio sui battisteri rurali paleocristiani italiani, documentati da fonti archeologiche o storiche37.

Su un totale di 55 presenze in tutta Italia 18 insistono su siti di epoca romano imperiale

(soprattutto ville, ma anche villaggi e stationes)38 Tuttavia, nonostante sia ricorrente la scelta dello

stesso sito su cui impostare la struttura paleocristiana, non è stato ancora possibile appurare il

rapporto di coesistenza fra la chiesa e il sito di origine imperiale. Il rapporto tra chiese e

frequentazioni di età romana deve essere inteso come esclusiva sovrapposizione di stratigrafica o

come continuità d’uso dei medesimi spazi? Quale relazione socio-economica è possibile individuare

tra i nuovi siti ecclesiastici ed i precedenti edifici romani? Questi ultimi erano forse impostati su

luoghi che esercitavano particolare valenza simbolica, o in grado ancora di legittimare lo status di

coloro che le occupava o rivestivano ruoli di rilevanza strategica rimasta immutata nel tempo?

Le ricognizioni avevano identificato una frequentazione di età compresa fra IV e inizio VII secolo

di circa 2 ettari. L’interpretazione poteva essere quella di un abitato in cui si sarebbe evoluta la

presunta statio di età imperiale. Nonostante l’indagine si arrivata alla quinta campagna di scavo, a

tutt’oggi non è stata ancora risolto la questione del rapporto tra l’insediamento e la chiesa39.

Più in generale in Val d’Asso e nella vicina Val d’Orcia, le indagini finora realizzate hanno

mostrato l’esistenza di un paesaggio tardo antico piuttosto vario con la presenza di abitato sparso

35

Ci riferiamo ai comuni di Pienza, San Quirico d’Orcia, Castiglione d’Orcia, Murlo e San Giovanni d’Asso. CAMPANA 2001; FELICI 2004. 36

Sullo scavo archeologico della pieve di Pava, Campana et alii, 2007. La prima citazione della pieve di S. Maria in Pava è dell’anno 853 in concomitanza con S. Pietro in Pava, Pasqui, 1899-1904, n. 37. Dal 1057 si nomina solo S. Maria in Pava, Pasqui, 1899-1904, n. 181. CAMPANA FELICI MARASCO 2008 C.S. 37

Il catalogo raccoglie un numero cospicuo di attestazioni, 55 comprendente le aree del nord, centro, sud e isole. 38

FIOCCHI NICOLAI-GELICHI, 2001, pp. 303-384, FELICI 2008. 39

Le problematiche ambientali (frane ancora attive e fenomeni alluvionali) e umane (la costruzione della ferrovia a metà XIX secolo e quella della strada provinciale Traversa dei Monti a metà del XX secolo) hanno pesato sulla conservazione e sulla leggibilità dei dati archeologici. Su questo tema e su come il Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T) sta affrontando la questione, CAMPANA et alii, 2006A.

Page 14: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

14

che si alterna a fattorie e riutilizzi di ville alto imperiali. Una eterogeneità che si riscontra anche

nelle categorie sociali, aristocrazie di stirpe romana e gota, fittavoli, contadini piccoli proprietari40.

Una situazione che trova riscontro a livello più generale nella Toscana meridionale dove ad aree in

cui prevale la diminuzione della popolazione rurale ed un livellamento dell’articolazione sociale si

alternano altre in cui si assiste oltre alla tenuta di alcuni siti di medie dimensioni e alla

rifrequentazione di complessi medio grandi, allo sviluppo di insediamenti rurali maggiori che si

elevano al ruolo di centri direzionali41.

La complessità sociale prospettata si evidenzia anche da quei ritrovamenti di quei tesori nascosti

mai recuperati in antichità. Questi rinvenimenti sono indicatori di diversi scenari possibili. Da un

lato la teoria più intuitiva e forse semplicistica che mette in relazione il nascondiglio di oggetti di

pregio con il clima di insicurezza legato alla guerra42. Dall’altro l’elemento religioso. Il tesoretto di

Pava infatti, si accomuna alle altre scoperte toscane per la struttura religiosa rurale come luogo di

rinvenimento43. Infine come i ripostigli siano indice della presenza di strati sociali in grado di

accumulare ingenti risorse come ipotizzato per quello di Pava44. Ci troviamo di fronte alla

presenza di gruppi egemoni sul territorio rurale? Quali altri segni si può riuscire ad intercettare?

Con quali metodologie di ricerca? La scavo è forse il solo modo possibile?

Altro caso di particolare rilievo rintracciato nella Val d’Asso è quello del monastero di fondazione

regia di San Pietro ad Asso attestato nel643. In corrispondenza del sito sono state rinvenute

considerevoli aree di reperti databili al VI secolo45. Spia della sopravvivenza di una organizzazione

gerarchica può essere considerata la presenza di una placchetta di bronzo dorato decorata con

punzonature circolari che trova confronti con oggetti di età longobarda, un frammento di ceramica

a vetrina pesante con decorazione a petali applicati, ingobbiate di rosso o le acrome grezze con

bordo a esse ben attestate su scala regionale.

La difficoltà di individuare le aristocrazie tardo antiche e altomedievale dalle tracce lasciate sul

terreno è tuttavia oggetto ricorrente nel dibattito tra gli archeologi negli ultimi anni46. Per alcuni,

la visibilità della presenza delle gerarchie sul territorio, che viene attenuata dalla labile presenza

materiale, può essere individuata tramite la documentazione d’archivio particolarmente dettagliata

per la toscana47. Il territorio in cui è situata la pieve di Pava, che si pone in un’area di contesa fra la

diocesi tra Siena e Arezzo, presenta una documentazione abbondante e con particolari riferimenti a

proprietà aristocratiche di epoche precedenti.

Il sistema insediativo tardo antico sembra resistere fino grosso modo al VI secolo48. Nell’area

oggetto d’indagine le maggiori incognite sembrano esserci per l’ inizio del VII secolo. Una

spiegazione plausibile può essere trovata nel cosiddetto modello toscano del “villaggio-castello”.

Per la Toscana, come noto, si è arrivati a seguito di anni di indagini archeologiche, alla

formulazione di un modello che vede, come tendenza dominante dei secoli tra VII e X,

40

Vera, 1993, pp. 135-137. 41

Nel primo caso si vedano le ricerche condotte sul Chianti e la Vald’Elsa VALENTI ,2004, p.72. Per il secondo in relazione alla costa maremmana, VACCARO, 2005, PP. 180,190. 42

Le tendenze più recenti sono più caute in e rivolte a situazioni di maggiore complessità , GELICHI, 2004, p. 34, ROVELLI, 2004, p. 242 e in LA ROCCA, 2004, pp. 123-124. 43

Ci riferiamo ai ritrovamenti dei tesori di Galognano, VALENTI, 2007, pp. 114-116; di Farneta, ARSLAN, 2007. p. 194; di Sovana GIORGI, 2006; 44

ARSLAN, 2007. p. 195. 45

PASQUI 1899, pp.9-16; CDL 1929, pp.61-77. 46

Per approfondimenti si veda il XII seminario sul tardo antico e l’alto medioevo che si è tenuto a Padova nel 2005. BROGIOLO, 2007, pp. 7-22; ZANINI, 2007, pp. 23-46; FIOCCHI NICOLAI, 2007, 107-126. 47

WICKHAM, 2005, p. 357. 48

BROGIOLO, 2005, p. 9; BROGIOLO, CHAVARRÍA, 2005, pp. 49-65; FRANCOVICH, 2007, p. 10.

Page 15: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

15

l’insediamento d’altura. Un processo che si conclude con la trasformazione dei villaggi in centri

fortificati, i castelli basso medievali49.

In questo periodo si assiste alla presenza di insediamenti che finiscono con il VII secolo, a chiese

che vivono certamente nell’VIII, a castelli noti in genere dal XII posti a pochi chilometri dalla

chiesa.

L’insediamento altomedievale, che non riusciamo a percepire dalle ricognizioni di superficie, si

trova esclusivamente sulle alture sotto a quelle strutture che con il tempo si sono fortificate con

edilizia monumentale e che tutt’oggi punteggiano il territorio toscano? O forse possiamo

attraverso più specifiche metodologie di indagine rintracciare forme insediative minori e

probabilmente di breve durata presenti sul territorio?

Alcune delle domande di ampio raggio formulate saranno destinate a non trovare risposta, almeno

nell’ambito di questo progetto di ricerca. Per altre invece è auspicabile che, attraverso l’utilizzo di

indagini multidisciplinari intensive ed estensive applicate a scala locale o contestuale e il

conseguente incremento del record archeologico si possa apprenderne le risposte.

5. Metodologie impiegate

5.1 Ricognizioni di superficie

La ricognizione di superficie svolge da anni un ruolo di primo piano nella ricerca archeologica.

Negli ultimi cinquanta anni questa metodologia si è fortemente sviluppata e perfezionata nelle

strategie di indagine grazie al costante apporto di idee innovative e ai numerosi progetti di ricerca

portati avanti dagli archeologi del paesaggio50. Sull’argomento si è assistito al susseguirsi di

molteplici dibattiti di livello internazionale e alla pubblicazione di manuali allo scopo di affinare la

metodologia di indagine51. Non a caso il field survey è considerato uno tra i metodi d’indagine più

prolifici per l’individuazione dell’evidenza archeologica52(Fig.4).

La possibilità di ricostruire la rete insediativa di un territorio attraverso la cultura materiale

rintracciata e la creazione di cartografie dettagliate a scala locale per la tutela del patrimonio

culturale sono tuttavia obiettivi solo parzialmente realizzabili e legati a problematiche connaturate

alla metodologia stessa. La ricognizione archeologica è infatti per definizione quel metodo che

“…comprende le tecniche e le applicazioni necessarie all’individuazione di insediamenti archeologici

abbandonati, di periodi cronologici diversi,che abbiano lasciato sul terreno tracce variamente consistenti.”53.

Quale deve essere però la consistenza del deposito superficiale per cui un sito può essere

individuato? Quante e quali altre variabili entrano in gioco perché un sito archeologico sia visibile?

49

Sulla formazione dei villaggi d’altura, VALENTI, 2004; FRANCOVICH, 2004, tra i contributi più recenti, FRANCOVICH, 2007, pp. 9-11. 50

A tal proposito si vedano le ricerche condotte da J. Bintliff per il “Beozia Survey” su scala regionale, Bintliff 1991; quelle di J.Chapman e R. Shiel per il “Neothermal Dalmatia Project” su scala subregionale, CHAPMAN SHIEL 1991;quelle di J. Ward Perkins sul “South Etruria Survey”; quelle coordinate da Francovich Valenti per la realizzazione della “Carta Archeologica della Provincia di Siena” 51

Per una rassegna sulle strategie di indagine, il metodo di lavoro, gli obiettivi e i vantaggi della ricognizione di superficie si veda: CELUZZA REGOLI 1981; CHERRY 1983; DE GUIO 1985; PASQUINUCCI MENCHELLI 1989; CAMBI TERRENATO 1994; ORTON 2000. 52

FRANCOVICH PATTERSON 2000. 53

CAMBI 2000.

Page 16: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

16

Il riconoscimento dei siti è evidentemente condizionato dalle caratteristiche materiali del contesto

sepolto così che la produzione di cartografia risulterà inevitabilmente filtrata di quelle evidenze

che non lasciano considerevoli spargimenti superficiali. Se da un lato la resa quantitativa della

ricognizione è alta dall’altro dobbiamo riscontrare tra i principali limiti del metodo l’inadeguatezza

nell’individuazione di quelle strutture o parti di paesaggio antropizzato che lasciano sul terreno

tracce inconsistente di cultura materiale54.

Ai problemi legati alla tipologia dei siti vanno ad aggiungersi altri fattori che influenzano la

visibilità del deposito archeologico. Innanzi tutto l’uso del suolo e la geologia del territorio

oggetto di indagine. In regioni come la Toscana, dove circa il 50% del paesaggio è coperto da aree

boschivi e con ampie zone di terreni a matrice argillosa, si assiste ad una forte riduzione della

superficie indagabile in modo ottimale. Questi limiti possono essere parzialmente attenuati

attraverso la realizzazione di progetti multidisciplinari e a lungo termini che permettono l’utilizzo

integrato di metodologie diverse e la ripetibilità della ricerca. Di anno in anno possono variare le

condizioni divisibilità e si ha la possibilità di effettuare le ricerche con nuove squadre di

ricognitori. Il tentativo è quello di ottenere informazioni il più possibile oggettive a fronte di un

metodo di ricerca non sempre controllabile già in fase di acquisizione dati.

Il riconoscimento parziale delle tracce archeologiche si riflette inevitabilmente sulla

rappresentatività dei dati55. E’ lecito chiedersi allora quale sia il valore da attribuire alle sintesi

storiografiche e ai modelli di distribuzione insediativa proposti attraverso l’utilizzo della sola

ricognizione e quale sia il grado di attendibilità dei reperti in superficie in relazione alla

distribuzione del deposito sepolto.

54

CAMPANA 2005a; Ci riferiamo all’impossibilità o alla difficoltà di vedere quelle tracce lasciate da strutture del tessuto connettivo come, sistemi di parcellizzazione agraria, viabilità ecc… o da quelle strutture insediative caratterizzate da cultura materiale labile. 55

BANNING 2002.

Fig.4. Ricognitori a lavoro.

Page 17: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

17

Da sempre si è utilizzato la raccolta di dati di superficie come tentativo ricostruttivo, preliminare

allo scavo archeologico, della cronologia e dell’assetto topografico del sito Oggi tuttavia viene

ampiamente utilizzato come indagine sostitutiva dello scavo stesso per l’impossibilità evidente di

poter scavare ogni singola evidenza rintracciata56. E’ necessario allora mettere a punto delle

strategie di ricerca flessibili che utilizzino molteplici metodologie d’indagine e tecnologie a varie

scale di dettaglio per giungere ad una acquisizione del record archeologico il più oggettiva e

completa possibile57.

Il survey territoriale è da annoverarsi tra quei metodi d’indagine a scala territoriale o macro. La

porzione di territorio oggetto della ricerca varia generalmente da contesti regionali, sub-regionali

fino a comprensori geografici di limitate dimensioni. Ciononostante anche lavorando al massima

grado di dettaglio la produzione di cartografia archeologica risulta deludente. I paesaggi

archeologici a scala territoriale sono raffigurati da serie di punti spesso privi di qualsiasi tipo di

relazione l’uno con l’altro58.

Perdere un livello di scala intermedio tra quella macro (territoriale) e la micro (intra-site) significa

privarsi della conoscenza di quella parte di paesaggio che costituisce il tessuto connettivo tra un

sito e l’altro59. Significa fare una archeologia “delle reti insediative rurali”60 e non del paesaggio

umanizzato e snaturare quella che era la concezione originaria dell’archeologia dei paesaggi61.

5.2 Prospezioni magnetometriche

Strumentazioni geofisiche sono sempre più di frequente impiegate per analisi intra-site in quei

contesti archeologici precedentemente individuati da altre metodologie di ricerca. L’utilizzo della

geofisica, rapido e relativamente economico, permette la conoscenza del deposito sommerso e

spesso si pone come metodo alternativo e non preliminare allo scavo archeologico, più costoso, di

lunga durata e spesso frenato da questioni burocratiche o economiche62.

Ciò che evidentemente varia è la scala di intervento. In genere la ricognizione di superficie o le

altre metodologie che lavorano a scala macro sono un primo step di lavoro. Approfondimenti sul

sito vengono effettuati tramite indagini geofisiche ottenendo dati planimetrici, sulla profondità

dell’interro ecc. generalmente molto dettagliati. Si tratta di una scala intermedia tra il dato

puntiforme territoriale e l’alto grado di dettaglio dello scavo (scala micro) inarrivabile da qualsiasi

altra metodologia di ricerca.

La ricerca di un compromesso tra la necessità di perfezionare strategie di indagine veloci, dovuto

alla pressante espansione urbanistica, e la volontà di conoscere il paesaggio antropizzato non

rinunciando ad una scala che sia di alto dettaglio, spinge a sperimentare progetti di ricerca che

utilizzano la geofisica in modo estensivo63. L’ applicazioni geofisica non più ausiliaria e secondaria

56

RENFREW BAHN, 2004. 57

CAMPANA FRANCOVICH 2007. 58

POWLESLAND 2009. 59

CAMPANA 2009. 60

FRANCOVICH VALENTI 2000; FRANCOVICH VALENTI 2001. 61

FLEMMING 2006; ASTON ROWLEY 1974. 62

CAMPANA 2009. 63

Si veda sotto al paragrafo 6.2 il caso di studio dell’Heslerton Project di Dominic Powlesland e il progetto relativo al XXIII ciclo della scuola di dottorato “Riccardo Francovich” di Barbara Frezza dal titolo: Indagini integrate per la ricostruzione del paesaggio archeologico tra Grosseto e Roselle.

Page 18: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

18

alla conoscenza di singoli siti già noti ma come strumento essenziale per l’individuazione e la

comprensione di evidenze altrimenti invisibili.

Tra le varie tecnologie geofisiche quella che più ci sembra indicata nello studio dei contesti

archeologici è la magnetometria. Questo è dovuto al fatto che il metodo magnetometrico consente

di raggiungere un giusto accordo tra l’acquisizione dati, rapida ed effettuata con uno strumento

altamente sensibile, velocità di elaborazione dati, precisione e intuitività nella rappresentazione

cartografica e ottima scala di dettaglio nella risoluzione del dato spaziale 64. Inoltre, per quanto

riguarda l’organizzazione del lavoro, lo strumento è ideale nell’ottimizzazione delle risorse sia

economiche che umane per la praticità nel trasporto per il facile utilizzo sul campo oltre che per

l’economicità di impiego.

Lo strumento utilizzato sarà un magnetometro fluxgate Foerster (Fig.5) interfacciato in tempo

reale con un sistema GPS che durante l’acquisizione dati necessita del lavoro sul campo di un solo

operatore che nel caso di condizioni ottimali del sito, può effettuare misurazioni fino a 4 ettari

giornalieri65.

64

MATH, VEQUE 2003, pp.241-251. 65

I magnetometri “fluxgate” si basano sul principio di saturazione del circuito magnetico. Lo strumento presenta quattro sensori affiancati e paralleli di materiale ferromagnetico. Il magnetometro è trascinato da un operatore per mezzo di un carrello e può registrare dati magnetici in modo continuo, permettendo la rapida acquisizione di dati su diversi ettari di terreno in una sola giornata, con un numero ripetibile di passaggi per unità di area. Un ulteriore vantaggio dei gradiometri “flux-gate” è che non risultano affetti dalle variazioni del campo terrestre o dalle tempeste elettromagnetiche solari. Questo è dovuto al fatto che i sensori paralleli sperimentano in questi casi un disturbo magnetico identico e dunque solo le variazioni locali significative rispetto all’intensità del campo terrestre risulteranno rilevate.

Fig.5. Magnetometro fluxgate Foerrster

Page 19: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

19

Il fluxgate, alla pari degli altri magnetometri, sviluppa una tecnologia che viene definita passiva.

Questo è dovuto alla possibilità dello strumento di misurare variazioni minime, nell’intensità e

nella direzione, di grandezze fisiche proprie del sottosuolo rispetto al campo magnetico terrestre66.

Inizialmente prospezioni magnetometriche in ambito archeologico furono intraprese per la ricerca

di strutture particolari come forni per la ceramica di periodo romano. La riuscita di queste prime

applicazioni a fatto si che la tecnologia si estendesse per l’individuazione di qualsiasi tipologia di

contesto archeologico purché i materiali presenti nel sottosuolo avessero suscettività magnetica

diversa dall’ambiente circostante o fossero stati sottoposti a fonti di calore.67 E’ così che la

sensibilità dello strumento si è dimostrata utile per il rinvenimento di strutture murarie, fossati,

antiche discariche fornaci e persino singole buche in cui erano impiantati pali di legno68 (Fig.6).

66

Il principio fisico su cui si basa il magnetometro è il calcolo delle differenze del campo magnetico terrestre e del suo gradiente. Queste differenze sono dovute al diverso grado di suscettività magnetica tra le anomalie archeologiche presenti nel sottosuolo e la matrice del terreno in cui sono inglobate. Sintetizzando, i valori acquisiti risultano particolarmente elevati nel caso di ingenti quantità di minerali ricchi di ferro (trasformazioni di tipo inorganico o anche controllate da batteri) o per il fenomeno di magnetizzazione termica (fornaci,incendi, ecc..). Il terreno o le strutture presenti nel sottosuolo sottoposte a stress termici sono caratterizzati dai singoli dipoli orientati tutti secondo la direzione che il campo magnetico terrestre aveva nel momento in cui si è verificato l’evento. AITKEN 1986, pp.15-17. 67

Situazioni ottimali per la riuscita dell’indagine magnetometrica sono da individuare 68

Per avere un quadro d’insieme sulle diverse indagini geofisiche nei vari contesti archeologici si veda: HASEK 1999, pp.42-49; MUSSET, AFTAB KHAN 2000,pp.429-438.

Fig.6 Misure magnetometriche rapportate a diversi depositi archeologici sepolti.

Page 20: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

20

Attraverso il calcolo dei diversi valori che ogni anomalia rilascia è possibile identificare un’ampia

gamma di tracce archeologiche sepolte ricostruendone le dimensioni spaziali, l’articolazione

interna e la profondità. Il segnale che ogni varietà di traccia libera è diverso dalle altre e

condizionato oltre che dalla natura e dalla tipologia del materiale archeologico sepolto dalla

costituzione geolitologica del terreno, dall’uso del suolo, dalla presenza di vegetazione e da

disturbi dovuti all’antropizzazione del paesaggio69. La presenza di oggetti metallici abbandonati

sulla superficie del campo o a pochi centimetri di profondità crea disturbo sia in fase di

acquisizione che di elaborazione dati alterando i valori prodotti dal campo magnetico70.

Tutte le alterazioni suddette possono tuttavia essere evitate o attenuate attraversa un’attenta

programmazione della ricerca e la possibilità di ripetere l’indagine un numero illimitato di volte.

La pianificazione è volta a far che si possa ottenere dalla metodologia la massima resa di

individuazione delle tracce con il minor valore di disturbo e incertezza possibile.

Il progetto dovrà quindi prevedere lo studio preliminare dei dati archeologici già noti, l’analisi

geomorfologica e dell’area di indagine, la presa visione dell’estensione dei campi da indagare per

programmare l’impostazione della ricerca e ottimizzare i tempi di lavoro, l’interpretazione dei dati

acquisiti integrandoli con le altre metodologie di indagine (studio delle fonti edite, immagini

satellitari, fotografie aeree e ricognizioni di superficie).

6. Casi di studio

6.1 Ricognizione di superficie: la Carta Archeologica della Provincia di Siena

Il progetto Carta Archeologica nasce nel 1990 dalla volontà del Dipartimento di Archeologia

Medievale dell’Università di Siena di censire la risorsa culturale in senso sincronico e diacronico

attraverso una metodologia rapida ed efficace in grado da un lato, di costruire modelli storiografici

rappresentativi delle dinamiche insediative, dall’altro di realizzare cartografie archeologiche per la

tutela del patrimonio culturale.

La sinergia tra Università, Assessorato alla Cultura della Provincia e amministrazioni locali ha

prodotto in quasi venti anni di ricerche una consistente mole di dati. Le indagini hanno riguardato

25 comuni (circa il 70% dei comuni della provincia) individuando più di 10000 siti solo nel

territorio provinciale di Siena.71. Dati estremamente positivi che sono stati raggiunti grazie a una

strategia di indagine che si è evoluta negli anni apportando un contributo fondamentale all’aspetto

epistemologico della ricerca e nuovi stimoli al dibattito sulle metodologie applicate all’archeologia

dei paesaggi72 (Fig.7).

69

GAFFNEY, GATER 2003, pp.77-88. Le condizioni ottimali che si possono presentare su un sito oggetto d’indagine sono: uso del suolo caratterizzato da un fondo piatto e vegetazione bassa per non generare disturbi in fase di acquisizione e permettere all’operatore di camminare in modo scorrevole. 70

PIRO 2001 71

FRANCOVICH VALENTI, 2001, pp. 83-116. Il dato numerico dei siti rinvenuti è una stima recente che somma ai siti rinvenuti da ricognizione di superficie quelli relativi ad anomalie aeree, ai rinvenimenti editi e alle fonti archivistiche. 72

VALENTI, 1989b; VALENTI, 1995b; CAMPANA 2006; CAMPANA FRANCOVICH, 2005b.

Page 21: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

21

Da subito la progettazione della Carta Archeologica si è indirizzata verso la realizzazione di due

obiettivi fondamentali. Uno, di natura archeologico-scientifica, che fosse incentrato sulla

conoscenza delle dinamiche storiche del popolamento in senso diacronico e sincronico l’altro,

politico-amministrativo, volto alla realizzazione di carte archeologiche da fornire alle

amministrazioni locali come strumento di pianificazione edilizia73. Effettuare un censimento della

risorsa archeologica e ricostruire gli spazi che costituivano gli assetti insediativi e l’evoluzione

storico culturale del territorio che non sia fine a se stessa ma atta alla produzione di carte

tematiche preventive.

Il raggiungimento degli scopi ha previsto l’utilizzo di due diverse tecniche d’indagine, la

ricognizione di superficie e l’analisi delle fotografie aeree verticale. Inoltre, il progressivo sviluppo

tecnologico, ha permesso che agli studi tradizionali si affiancassero metodi e strumenti di ricerca

propri del remote sensing: immagini satellitari, fotografia aerea obliqua, Lidar, geofisica.

Il progetto ha previsto, in fase di impostazione, la delimitazione dello spazio dove effettuare la

ricerca, (è stata scelta una strategia d’indagine che andasse ad investigare il territorio seguendo i

limiti delle amministrazioni comunali)74.

73

FRANCOVICH VALENTI, 1999. 74

Per i primi tre volumi lo spazio di indagine è stato a livello di comprensorio pur mantenendo i limiti amministrativi come riferimento VALENTI 1995A, VALENTI 1999, CAMBI 1996; Per gli altri sono stati ripercorsi esclusivamente i confini comunali Nardini 2001, CAMPANA 2001, FELICI 2004.

Fig.7. Immagine dei comuni indagati dalla “Carta Archeologica della Provincia di Siena

Page 22: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

22

Il territorio oggetto della ricerca è stato analizzato nei suoi caratteri pedologici. Né è stata studiata

la morfologia, la geologia e l’habitat, cercando di individuare quelli che fossero gli aspetti peculiari

dell’area che potessero fornire informazioni utili per effettuare ipotesi di insediamento della

popolazione presente. In fase di progettazione la ricerca ha previsto inoltre il reperimento e lo

studio dei rinvenimenti editi..

Tutti i dati raccolti, sia quelli più specificatamente legati al territorio sia quelli di natura storico-

archeologica sono stati utilizzati per la creazione di modelli aprioristici ed ipotetici, preliminari

alla fase di lavoro sul campo. Oltre a questo scopo le informazioni reperite sono risultate

fondamentali nella definizione dei campioni su cui andare a effettuare le ricognizioni di superficie.

I campioni sono aree dove, tenuto in considerazione tutte le informazioni reperite in fase di

impostazione, si pensa si posso avere una maggiore resa della presenza archeologica. La strategia,

flessibile, ha tuttavia previsto che tali aree potessero essere adattate con l’avanzamento del

progetto senza che venissero meno gli obiettivi da raggiungere.

Tutti i dati, storici e archeologici noti, e quelli individuati durante il lavoro di ricognizione di

superficie, sono stati analizzati e inseriti in piattaforme GIS e data base relazionali. I primi anni del

progetto “Carta Archeologica della Provincia di Siena”, hanno rappresentato un significativo

momento di passaggio nella catastazione e nella gestione dei dati. Il diverso modo di

informatizzare il dato archeologico ha completamente cambiato il tipo di lavoro svolto nei

laboratori del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell'Università di Siena75.

L’attenzione si è concentrata su varie tecniche ed applicazioni come il processamento al calcolatore

di foto aeree, la gestione GIS di scavi e territori, la catastazione multimediale della risorsa

archeologica. In particolare per la gestione del dato territoriale sono state sviluppate soluzioni GIS

che hanno permesso, non solo l’analisi dei dati conosciuti, ma anche la creazione di nuovi livelli di

informazioni attraverso l’interrogazione delle informazioni note.

6.2 Prospezioni geofisiche: l’Heslerton Parish Project e altri esempi

Il tentativo di ricostruzione su scala locale del tessuto connettivo che intercorre tra i vari siti o di

quelle evidenze caratterizzate da cultura materiale labile è stato intrapreso dall’Heslerton Parish

Project76. L’incredibili risultati ottenuti sono il frutto di trenta anni di lavoro svolti da Dominic

Powlesland nello Yorkshire in Inghilterra. La ricerca è cresciuta e si è modellata negli anni in

simbiosi con gli sviluppi tecnologici che hanno permesso un utilizzo di strumentazioni sempre più

precise e adattabili alla materia archeologica.

Il ritrovamento di un cimitero Anglosassone presso la Cook’s Quarry, avvenuto in modo

accidentale ha dato il via ad un progetto che si è posto l’obiettivo primario di superare i limiti di

rappresentatività di scala e di visibilità archeologica in un contesto ben definito. Il risultato è una

ricostruzione pressoché completa dei paesaggi archeologici diacronici che ad una scala intermedia

tra lo scavo e il territorio sono rappresentati da evidenze reali dell’azione antropica e non da serie

di punti privi di relazione l’uno con l’altro. La ricerca è riuscita nell’intento di colmare il vuoto

archeologico che si evidenzia in cartografie su scala locale, intercettando quei caratteri propri del

75

Il DBMS Carta Archeologica nasce ad opera dell’attuale LIAAM (Area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena), negli anni ’90 con lo scopo di contenere tutte le informazioni provenienti dalle ricerche dell’edito e dalle indagini sul campo. Le soluzioni Gis sono state sviluppate, per lo scavo archeologico e le indagini territoriali, dallo stesso laboratorio al fine di fornire uno strumento utile alla rappresentazione del record archeologico nello spazio. 76

POWLESLAND 1998; POWLESLAND 2001; POWLESLAND 2003

Page 23: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

23

tessuto connettivo (sistemi agrari, viabilità,infrastrutture…) che altrimenti restavano sconosciuti

con l’impiego di altre metodologie (Fig.8)

Il progetto, che si è basato principalmente sui risultati ottenuti attraverso indagini non invasive, si

configura come un caso di studio esemplare dal taglio multidisciplinare. Con i suoi 22 Ha di aree di

scavo, 200 Ha di saggi di scavo, 25 anni di ricognizioni aeree, analisi di foto verticali, indagini

fotografiche multi spettrali, uso di strumentazioni Lidar, indagini geologiche e più di 1000 Ha di

indagini geofisiche il progetto Heslerton può essere annoverato a tutti gli effetti come pietra

miliare del fare ricerca in modo intensivo estensivo e integrato ad una scala che sia intermedia tra

lo quella micro, intra-site, e quella macro da condurre su aree di grandi dimensioni.

L’indagini magnetometriche, inizialmente impiegate in modo esclusivo nei contesti di scavo, sono

state estese a tutto l’area dell’Heslerton e affiancate da studi geologici e saggi di scavo. Tutto ciò è

derivato sia dall’analisi critica delle strategie di ricerca, con la presa di coscienza dell’impossibilità

di una ricostruzione totale attraverso la sola magnetometria, che dalla volontà di verifica del

deposito sepolto. L’attenzione per lo scavo, oltre che per interesse naturale di chi fa archeologia, si

è concentrata sulla valutazione dell’interro, dimensione e proprietà geologiche, in modo tale da

controllare e tarare sullo strumento la suscettività magnetica dei vari elementi.

I risultati sono di enorme portata e hanno un valore assoluta nella ricostruzione diacronica delle

dinamiche insediative. Su un’area di circa 1000 Ha sono state individuate circa 20000 anomalie

archeologiche. Ciò che deve far riflettere è che non ci troviamo di fronte ad un “unicum”, un’oasi

con particolari caratteri paesaggistici che hanno accentrato l’insediamento in un’area ristretta

dell’isola inglese. Indagini come l’Heslerton Project o comprensori con eccezionali condizioni di

visibilità come il Tavoliere in Puglia potrebbero indicare che la tipologia di paesaggio che ci

mostrano, altamente antropizzato, non sia l’eccezione ma la regola.

Essenziale risulta essere l’applicazione della metodologia più efficace per eliminare quelle zone

d’ombra che impediscono la messa a fuoco delle strutture connettive delle quali ogni società

necessita. Oltre alla monumentalità di alcune necropoli, ville, castelli o di importanti arterie di

comunicazione sembra esserci un altro mondo finora sommerso e secondario che non è stato

considerato, per incapacità o scelta, fatto di strutture insediative minori relativamente alla

materialità del deposito superficiale.

L’insieme delle informazioni raccolte confluite in piattaforme Gis e data base costituiranno la base

di partenza per la realizzazione di cartografie Avere carte che a scala locale rispecchino in modo

dettagliato la risorsa archeologica significa per le amministrazioni locali poter effettuare una

corretta programmazione dei piani strutturali e da parte degli organi competenti progettare

strategie di salvaguardia dal patrimonio culturale.

Fig.8.Risultati geofisici dell’Heslerton Parish Projcet..

Page 24: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

24

7. Tempi della ricerca

I ANNO

Reperimento della documentazione edita e della cartografia storica

Lettura stereocopica delle fotografie aeree verticali.

Acquisizione (tramite aereo Cessna) e interpretazione delle fotografie aeree oblique.

Realizzazione (sul territorio di Trequanda) e aggiornamento (per il territorio di San Giovanni

d’Asso e Montalcino) della piattaforma Gis e del data base attraverso i dati archeologici

raccolti.

Ricognizione di superficie sul territorio di Trequanda. Si prevedono circa 7Kmq di campi

battuti.

Ricognizione di superficie lungo la valle del Torrente d’Asso. Si prevedono circa 5Kmq di

campi battuti.

Indagini geofisiche lungo la valle del Torrente Asso. Si prevedono circa 100ha di acquisizione

e postprocessamento dei dati.

II ANNO

Prosecuzione dell’attività di acquisizione dati e monitoraggio del territorio attraverso la

ricognizione aerea.

Prosecuzione della ricognizione di superficie sul territorio di Trequanda. Si prevedono circa

7Kmq di campi battuti.

Prosecuzione delle indagini geofisiche intensive lungo la valle del Torrente Asso. Si prevedono

circa 400ha di acquisizione e postprocessamento dei dati.

Indagini geofisiche mirate relativamente ai siti individuati da ricognizione nel territorio di

Trequanda.

Acquisizione LiDAR compatibilmente alle disponibilità dello strumento.

Eventuali saggi di scavi.

Integrazione della piattaforma Gis con i dati raccolti.

Integrazione del data base con i dati raccolti.

III ANNO

Completamento dell’attività di survey territoriale e dell’indagini magnetometriche (200ha).

Elaborazione, analisi e creazione di dati attraverso l’interrogazione della base Gis e del data

base.

Stesura dell’elaborato finale con lo scopo di ricostruire un modello insediativo dell’aree

indagate attraverso l’applicazione di indagini integrate.

Page 25: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

25

8. Bibliografia

AITKEN M.J. 1986, Proton Magnetometer Prospection: Reminiscences of the First Year, in

Archaeological Prospection 10.

ARSLAN E., 2007, Ripostiglio di Pava, in I Longobardi. Dalla caduta dell’Impero all’alba dell’Italia, a

cura di Milano, G.P. Brogiolo, A. Chavarría Arnau, Milano, pp. 194-195.

ASAT,1992, Torelli M. (a cura di) Atlante dei siti archeologici della toscana, Roma.

ASTON M., ROWLEY T., 1974, Landscape Archaeology: An Introduction to Fieldwork Tecniques on

post-roman Landscapae, Newton Abbot.

BANNING E. B., 2002,Archaeological Survey, New York.

BINTLIFF, J., 1991: The Roman countryside in central Greece: observations and theories from the

Boeoitia Survey (1978-1987)”, en Barker y Lloid (eds.).

BROGIOLO G.P., 2007, Archeologia e società tra Tardo antico e Alto medioevo, in Archeologia e

società tra Tardo antico e Alto medioevo, a cura di G.P. Brogiolo, A. Chavarría Arnau, 12° seminario

sul Tardo antico e l’Alto medioevo, Padova, 29 settembre – 1 ottobre 2005, Mantova, pp. 7-22.

BROGIOLO G.P., 2005, Risultati e prospettive della ricerca archeologica sulle campagne

altomedievali italiane, in Dopo la fine delle ville: le campagne dal VI al IX secolo, 11° Seminario sul

Tardo antico e l’Alto Medioevo, Gavi, 8-10 maggio 2004, a cura di G.P. Brogiolo, A. Chavarría

Arnau, M. Valenti, Mantova, pp. 7-16.

BROGIOLO G.P., CHAVARRÍA ARNAU A., 2005, Aristocrazie e campagne nell’Occidente da

Costantino a Carlo Magno, Firenze

BUTZER K. W., 1982, Archaeology as Human Ecology, New York.

CAMBI F., TERRENATO N., 1994, Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Roma.

CAMBI F.,2000, Ricognizione archeologica in Dizionario di archeologia (a cura di ) FRANCOVICH R.

MANACORDA D. 2000, Bari.

CAMBI F. 2003, Archeologia dei paesaggi antichi: fonti e diagnostica, Roma.

CAMBI F. 1996, Carta Archeologica della Provincia di Siena. vol II, Il Monte Amiata (Abbadia San

Salvatore).

CELUZZA M.G., REGOLI E., 1981, Alla ricerca di paesaggi; in CARANDINI A., Storie dalla terra, Bari,

pp.301-316.

CAMMAROSANO P.-PASSERI V. , 1976, I castelli del Senese, 2 Voll., Siena.

Page 26: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

26

CAMPANA S. 2009 Archaeological Site Detection and Mapping: some Thoughts on Different Scale

of Detail and Archaeological “Non-visibility, in CAMPANA S., et alii, Seenig the unseen. Geophysics

and landscape archaeology, Proceeding of the XVth International summer school Taylor and

Francis, the Netherlands, pp. 5-27.

CAMPANA S.2006, Archeologia dei Paesaggi Medievali della Toscana: Problemi, Strategie,

Prospettive in Medioevo, Paesaggi e Metodi, a cura di, SAGGIORO F., MANCASSOLA N., pp. 25-50.,

CAMPANA S.2005a, Montalcino in Francovich R., Valenti M. (a cura di) Archeologia dei Paesaggi

Medievali. Relazione progetto (2000-2004), Siena.

CAMPANA S.2005b,, Castiglione d’Orcia (SI), Montalcino (SI), Murlo (SI), in Ricognizioni territoriali:

i progetti Carta Archeologica della Provincia di Siena, Carta Archeologica della Provincia di Grosseto, “Colline Metallifere”, in Archeologia dei Paesaggi Medievali. Relazione Progetto (2000-2004), a cura di R. Francovich, M. Valenti, All’Insegna del Giglio, Firenze, pp.248-249, 250-254, 258-260.

CAMPANA S., 2004, Ricognizione archeologica nel territorio comunale di Montalcino: campagne 1999-2001. Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena, in Ilcinesia. Nuove ricerche per la storia di Montalcino e del suo territorio, a cura di A. Cortonesi e A. Pagani, (Montalcino, 19 Maggio 2001), Vecchiarelli Editore, Roma, pp.37-64.

CAMPANA S.2002, Ricognizione archeologica nel territorio comunale di Montalcino: campagne

1999-2001 Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena.

CAMPANA S.2001 Carta archeologica della provincia di Siena, Volume V, Murlo, Siena

CAMPANA S., FELICI C., FRANCOVICH R., MARASCO L. 2006, “…Item introductus est Audo presbiter

de baptisterio Sancti Petri in Pava…”. Indagini archeologiche sul sito della pieve di Pava (SI), in IV° Congresso nazionale di Archeologia Medievale, Firenze.

CAMPANA S., FELICI C., MARASCO L. (corso stampa), I paesaggi archeologici della Val d’Orcia e

della Val d’Asso nel V secolo d.C., in Il V secolo. La Toscana alle soglie del Medioevo.

CAMPANA S., FELICI C., MARASCO L., 2007, Indagini archeologiche sul sito della Pieve di Pava.

Campagna 2006, in “Archeologia Medievale”, XXXIV, 2007, Firenze.

CAMPANA S., FELICI C., MARASCO L. 2007b Gli scavi del Baptisterium Sancti Petri in Pava, I

Longobardi. Dalla caduta dell’impero all’alba dell’Italia, a cura di G.P. Brogiolo, A. Chiavarria Arnau, Milano, pp.192-193.

CAMPANA S., FELICI C., MARASCO L. 2005, Risultati della prima campagna di scavo archeologico

sul sito di Pava (San Giovanni d’Asso, SI), in Archeologia dei Paesaggi Medievali. Relazione Progetto (2000-2004), a cura di R. Francovich, M. Valenti, All’Insegna del Giglio, Firenze, pp.92-94.

CAMPANA S.,FRANCOVICH R., 2007, Understanding archeological landscapes: steps towards an

improved integration of survey methods in the reconstruction of subsurface sites in south Tuscany,

in Remote Sensing in Archaeology, eds. J. Wiseman and F. el Baz, Springer, Boston Ma.:pp.239-

261.

Page 27: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

27

CAMPANA S.,FRANCOVICH R., 2006, Laser Scanner e GPS, Paesaggi archeologici e tecnologie

digitali, atti del 1° Workshop, Grosseto, 4 Marzo 2005, Università di Siena, Quaderni del

Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti – Sezione Archeologia.

CAMPANA S.,FRANCOVICH R., 2005a, Seeing The Unseen. Buried Archaeological Landscapes In

Tuscany,Taylor& Francis, The Netherlands, pp.67-76.

CAMPANA S.,FRANCOVICH R., 2005b, Linking remote sensing and infra-site analysis to the

reconstructionof rural settlement and landscape patterns, in The Recontruction of Archaeological Landscapesthrough Digital Technologies, (Roma, 3-5 Novembre 2003), Archaeopress BAR INTERNATIONALSERIES 1379, Cambridge, pp.61-73.

Carandini A.1999 La villa romana e la piantagione schiavistica,in GIARDINA SCHIAVONE, 1999

CHAPMAN J., SHIEL R., 1991, Settlement, soils and societies in Dalmatia, in BARKER LLOYD 1991,

pp. 62-76.

CHERRY J. 1983, Frogs around the pond: Perspectives on Current Archaeological Survey Projects in

the Mediterranean Region, in Archeological Survey and the Mediterranean Area, BAR Int. Ser. 195,

a cura di D. Keller, D. Rupp, Oxford, pp.375-416.

CLARKE D.L. 1977, Spatial information in Archaeology, in Spatial Archaeology, New York

CRISTOFANI M.,1979 Siena le origini. Testimonianze e miti archeologici, Catalogo della mostra,

Siena,p.29.

DE GUIO A.,1985, Archeologia di superficie o archeologia superficiale, Quaderni di archeologia del

Veneto, 1, pp. 176-184.

FELICI C., 2004 Carta archeologica della provincia di Siena, Volume VI, Pienza, Siena

FELICI C., 2005, San Giovanni d’Asso in Francovich R., Valenti M. (a cura di) Archeologia dei

Paesaggi Medievali. Relazione progetto (2000-2004), Siena.

FIOCCHI NICOLAI V., 2007, Il ruolo dell’evergetismo aristocratico nella costruzione degli edifici di

culto cristiani nell’hinterland di Roma, in Archeologia e società tra Tardo antico e Alto medioevo, a

cura di G.P. Brogiolo, A. Chavarría Arnau, 12° seminario sul Tardo antico e l’Alto medioevo,

Padova, 29 settembre – 1 ottobre 2005, Mantova, pp. 107-126.

FIOCCHI NICOLAI V., GELICHI S., 2001, Battisteri e chiese rurali (IV – VII secolo), in L’edificio

battesimale in Italia. Aspetti e problemi, Atti dell’VIII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana,

Genova, Sarzana, Albenga, Finale LIgure, Ventimiglia, 21-26 settembre 1998, Bordighera, pp. 303-

384.

FIRMATI M., 1996, Il Monte Amiata nel period romano in CAMBI 1996, Carta Archeologica della

Provincia di Siena. vol II, Il Monte Amiata (Abbadia San Salvatore).

Flemming A. 2006, Post-processual Landscape Archaeology: a Critique, Cambrige Archeological

Journal, pp. 267-280.

Page 28: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

28

FRANCOVICH R., 2007, Presentazione, in I castelli nella Toscana delle “città deboli”. Dinamiche del

popolamento e del potere rurale nella Toscana meridionale (secoli VIII-XIV), di R. Farinelli, pp. 9-11.

FRANCOVICH R., 2004, Villaggi dell’altomedioevo: invisibilità sociale e labilità archeologica, in

L’insediamento altomedievale nelle campagne toscane. Paesaggi, popolamento e villaggi tra VI e X

secolo, di M. Valenti, pp. IX-XXII.

FRANCOVICH R, PATTERSON H., 2000, The Archaeology of Mediterranean Landscapes, Extracting

Meaning from Ploughsoils Assemblages, Oxford

FRANCOVICH R, VALENTI M., 2001, Cartografia archeologica, indagini sul campo e

informatizzazione. Il contributo senese alla conoscenza ed alla gestione della risorsa culturale del

territorio in La carta archeologica. Fra ricerca e pianificazione territoriale. Atti del Seminario di

Studi della regione Toscana Dipartimento delle Politiche Formative e dei Beni Culturali, (a cura di)

Francovich R., Pellicanò A., Pasquinucci M.,Firenze.

FRANCOVICH R, VALENTI M., 2000,The relationship between surface and sub-surface archaeology;

from survey to excavation: settlement and the circulation of pottery between the 5th to the 11th

centuries in Tuscany, Popolus Project, (sezione di Siena), Pontignano, dicembre 1995, Oxford book,

pp. 211-226.

FRANCOVICH R, VALENTI M., 1999, La carta archeologica della Provincia di Siena. Ricerca,

sperimentazione ed uso della tecnologia per lo sviluppo dell’indagini territoriale

GAFFNEY C., GATER T., 2003, Revearling the buried past. Geophysics of Archaeologists.

GAMBLE 2004 , Archaeology: The Basics, london.

GELICHI S., 2004, Condita ab ignotis dominis tempore vetusti ore mobilia. Note su archeologia e

tesori la tra tarda antichità e il medioevo, in Tesori. Forme di accumulazione della ricchezza

nell’altomedioevo (secoli V-XI), a cura di S. Gelichi, C. La Rocca, Roma, pp. 19-46.

GIORGI E., 2006, Sovana. Sotto la chiesa una pentola di monete d'oro, in Il Tirreno, 13 novembre

2006, pubblicato in internet alla pagina://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=24742

Greene K. 2002, Archaeology: An Introdaction, Philadelphia.

GUAITOLI M.,1997, Attività dell’Unità operativa Topografia antica, in Metodologie di

catalogazione dei beni archeologici, Beni archeologici, Conoscenza e tecnologie, Quaderno 1,2,

Bari, pp.9-50.

HASEK V. 1999, Methodology of geophysical research in Archaeology

LA ROCCA C., 2004, Tesori terrestri, tesori celesti, in Tesori. Forme di accumulazione della

ricchezza nell’altomedioevo (secoli V-XI), a cura di S. Gelichi, C. La Rocca, Roma, pp. 123-141.

MARQUARD W.H. , CRUMLEY C.L. 1987, Regional Dynamics: Burgundian Landscapes in Historical

Perspective, San Diego.

Page 29: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

29

MUSSET A.E., AFTAB KHAN M., 2000, Looking into the earth. An introduction to Geological

Geophysics

MUSSON C., PALMER R., CAMPANA S., 2005, In volo nel passato, Firenze

MATH V., VEQUE F.L., 2003, High resolution magnetic survey for soil monitoring: detection of

drainage and soil tillage effect, in Earth and Planetary Science Letters, CCXII.

NARDINI A., 2001 Carta archeologica della provincia di Siena, Volume IV, Chiusdino, Siena

ORTON C.,2000, Sampling in Archaeology, Cambrige

PASQUI U., (1899 - 1904), Documenti per la storia della città di Arezzo, Firenze.

PASQUINUCCI M., MENCHELLI S.,1989, (a cura di), La cartografia archeologica. Problemi e

prospettive. Atti del convegno internazionale tenuto a Pisa, 21-22 Marzo 1988, Pisa, pp. 54-65.

Piro S., 2001, Integrazione di metodi geofisici ad alta risoluzione per l’indagine nei siti archeologi

(metodo Magnetico – metodo georadar), in Campana S., Forte M., Remote sensing in Archaeology,

Atti dell’XI International School in Archaeology, Certosa di Pontignano 6-11 Dicembre 1999,

Firenze

POWLEWSLAND D., 1998,West Heslerton – The Anglian Settlement. Assessment of potential for

Analysis and Update Project Design, Internet Archaeology, 5.

POWLEWSLAND D., 2001, The Heslerton Parish Project. An integration multi-sensor approach to

the archaeological study of Eastern Yorkshire, England, in Campana S., Forte M., Remote Sensing in

Archaeology. Atti dell’XI International School in Archaeology, Certosa di Pontignano, 6-11

Dicembre 1999, Florence, pp.233-255.

POWLEWSLAND D., 2003, 25 years of archaeological research on the sands and gravels of

Heslerton

POWLEWSLAND D., 2009, Why bother? Large scale geomagnetic survey and the quest for “Real

Archaeology”, in CAMPANA S., et alii, Seenig the unseen. Geophysics and landscape archaeology,

Proceeding of the XVth International summer school Taylor and Francis, the Netherlands pp. 167-

183.

Raffestin C. 1987, Carta e potere o dalla duplicazione alla sostituzione, in Cartografia e

Istituzioni in età moderna, atti del convegno, Genova, pp. 23-31.

RENFREW C., BAHN P. 2004, Archeologia. Teorie,Metodi, Pratica, Londra.

ROSTOVZEV M.,1933 Storia economica e sociale dell’impero romano.

ROVELLI A., 2004, I tesori monetali, in Tesori. Forme di accumulazione della ricchezza

nell’altomedioevo (secoli V-XI), a cura di S. Gelichi, C. La Rocca, Roma, pp. 241-256.

SCHIAPARELLI L., 1929-1933, Codice diplomatico longobardo, Roma.

Page 30: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

30

SCHMIDT A, 2001, Geophysical data in Archaeology. A guide to good practice.

SYDORIAK ALLEN K.M. 2000, Consideration of Scale in Modelling Settlement Pattern Using GIS: an

Iroquois Example, in K.L. Wescott, R.J. Brandon (eds.), Practical Application of GIS for

Archaeologists. A predictive modeling kit, London, pp.101-112.

TERRENATO N.,2006, Le misure (del campione) contano! Il paradosso dei fenomeni globali e delle

ricognizioni locali, in Mancassola N., Maggiore F, (a cura di) Medioevo, Paesaggi e Metodi,

Documenti di Archeologia,42.

VACCARO E., 2005, Il popolamento rurale tra fine V e inizi X nella Maremma grossetana:indagini

di superficie tra la Valle dell’Alma e la Valle dell’Osa,, in Dopo la fine delle ville: le campagne dal VI

al IX secolo, 11° Seminario sul Tardo antico e l’Alto Medioevo, Gavi, 8-10 maggio 2004, a cura di

G.P. Brogiolo, A. Chavarría Arnau, M. Valenti, Mantova, pp. 179-192.

VALENTI M., 2007, Il “tesoro di Galognano”, in I Longobardi. Dalla caduta dell’Impero all’alba

dell’Italia, a cura di Milano, G.P. Brogiolo, A. Chavarría Arnau, Milano, pp. 114-116.

VALENTI M., 2005, La formazione dell’insediamento altomedievale in Toscana. Dallo spessore dei

numeri alla costruzione dei modelli, in Dopo la fine delle ville: le campagne dal VI al IX secolo, 11°

Seminario sul Tardo antico e l’Alto Medioevo, Gavi, 8-10 maggio 2004, a cura di G.P. Brogiolo, A.

Chavarría Arnau, M. Valenti, Mantova, pp. 193-220.

VALENTI M., 2004, L’insediamento altomedievale nelle campagne toscane. Paesaggi,

popolamento e villaggi tra VI e X secolo, Firenze.

VALENTI .M. 1999 Carta archeologica della provincia di Siena, Volume III, La Val d’Elsa (Colle Val

d’Elsa e Poggibonsi)

VALENTI .M. 1995a Carta archeologica della provincia di Siena, Volume I, Il Chianti senese

(Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti).

VALENTI M., 1995b, Il patrimonio archeologico sommerso del territorio senese. Esperienze e

sperimentazioni dei primi anni '90 nell'attività di ricerca del Dipartimento di Archeologia e storia

delle Arti dell'Università di Siena, in BOLDRINI E., FRANCOVICH R. (a cura di), Acculturazione e

mutamenti. Prospettive nell'Archeologia medievale del Mediterraneo, VI ciclo di lezioni sulla ricerca

applicata in archeologia. Certosa di Pontignano (SI)-Museo di Montelupo (FI), 1-5 marzo 1993,

Firenze, pp.63-106

VALENTI M., 1989, Alcune considerazioni ed esperienze nel riconoscimento dei siti archeologici, in

PASQUINUCCI, M., MENCHELLI S. (a cura di), La cartografia archeologica. Problemi e prospettive.

Atti del convegno internazionale tenuto a Pisa, 21-22 marzo 1988, Pisa, pp.54-65

VERA D., 1993, Proprietà terriera e società rurale nell’Italia gotica, in Teodorico il Grande e I Goti

in Italia. Atti del XIII Congresso internazionale di studi sull’Alto Medioevo, Milano 2-6 novembre

1992, Spoleto, pp. 133-166.

Page 31: INDAGINI MULTISCALARI DEI PAESAGGI - unisi.itarcheologiamedievale.unisi.it/dottorato/sites/archeo... · 2013-10-24 · La scala macro, che in archeologia corrisponde allo studio di

31

WICKHAM C., 2005, Conclusioni, in Dopo la fine delle ville: le campagne dal VI al IX secolo, 11°

Seminario sul Tardo antico e l’Alto Medioevo, Gavi, 8-10 maggio 2004, a cura di G.P. Brogiolo, A.

Chavarría Arnau, M. Valenti, Mantova, pp. 351-357.

ZANINI E., 2007, Archeologia dello status sociale nell’Italia bizantina: tracce, segni e modelli

interpretativi, in Archeologia e società tra Tardo antico e Alto medioevo, a cura di G.P. Brogiolo, A.

Chavarría Arnau, 12° seminario sul Tardo antico e l’Alto medioevo, Padova, 29 settembre – 1

ottobre 2005, Mantova, pp. 23-46.