indialogo apr2013

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Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Postale – D.L. 353/2003 (conv. In 27/02/2004 n° 46), comma 2, DCB Milano – - ANNO XXVI – n. 2/Aprile 2013 www.azionecattolicamilano.it/indialogo pubblicazione informativa no profit Omologato 2/2013 in dialogo unitario Mensile dell’Azione Cattolica ambrosiana L’associazione con gratitudine e responsabilità accoglie il messaggio dell’Arcivescovo per la giornata parrocchiale di AC e sceglie di dedicare questo numero di In Dialogo alla risposta all'invito del nostro pastore. Per informazioni segreteria@ azionecattolicamilano.it Tel. 02.58 39 1328 Numero speciale dedicato alla giornata parrocchiale di AC del 28 aprile Un gesuita sul soglio di Pietro A bbiamo rivolto a un il- lustre gesuita, padre Bar- tolomeo Sorge, già diret- tore di Civiltà Cattolica e direttore emerito della rivista Aggiornamenti Sociali, qual- che domanda circa l'elezione di un suo “confratello”, il cardinale Bergo- glio, al soglio di Pietro. È la prima volta che un padre gesui- tà riceve questa investitura: come lo interpreta? Noi gesuiti facciamo voto di ri- fiutare ogni dignità ecclesiastica. Ca- pita ogni tanto che i papi facciano vescovo o cardinale qualche gesuita, com'è avvenuto, per esempio, con il card. Martini. In questi casi il Som- mo Pontefice sospende le nostre Co- stituzioni. D'altronde l'elezione di un pontefice è sempre imprevedibi- le, non si può spiegare solo in base a criteri unicamente umani. In partico- lare nel nostro caso, non si può spie- gare solo con giustificazioni razio- nali il fatto che il nuovo Papa sia un gesuita, si sia chiamato Francesco, e che sia il primo Papa sudamericano. A questo punto, il fatto che sia gesu- ita ha un valore relativo. È significa- tivo che Papa Francesco, nelle brevi parole pronunciate subito dopo l'e- lezione, abbia parlato di "Chiesa di Roma" che presiede le altre Chiese nella carità. Questa consapevolezza fa pensare che possa avvicinarsi fi- nalmente la realizzazione di quella "collegialità" prevista dal Concilio ma che ancora non si è avuto il co- raggio di attuare. Proprio il tema della collegialità era stato rilanciato da un altro im- portante gesuita: il cardinale Carlo Maria Martini: prevede che Papa Francesco raccoglierà quella tema- tica e in che modo? In un mondo globalizzato, un uomo solo, per quanto santo e intel- ligente, non può più governare una Chiesa di oltre un miliardo di fedeli senza l'aiuto di un organismo auto- revole che, nel pieno esercizio della collegialità episcopale, lo sostenga. Non si tratta di mettere in discus- sione il primato del Pontefice, ma, come già scrisse Giovanni Paolo II, di rivedere il modo di esercitare il ministero petrino. Anche se tutti sono stati positivamen- te sorpresi dalla scelta fatta dal Con- clave, vi è stato chi ha voluto alimen- tare la polemica circa un presunto coinvolgimento di P. Bergoglio all'e- poca della dittatura argentina. Si tratta di una vecchia accusa ormai definitivamente smontata! P. Bergoglio non voleva che alcuni gesuiti s'impegnassero attivamente nella lotta al regime di Videla. Di conseguenza, due di loro lasciarono l'Ordine, ma appena dimessi venne- ro fermati dalla polizia politica. Il Padre provinciale fu accusato di aver egli stesso suggerito quell'arresto. Un'accusa e una calunnia infaman- te. Al contrario, è stato ormai stori- camente documentato che Bergoglio si recò personalmente da Videla per chiedere il rilascio e il passaporto per i due ex gesuiti. CONTINUA A PAG. 19 Messaggio dell'Arcivescovo Scola per la giornata parrocchiale di AC I cristiani sono presenti nella storia come l’anima del mondo, sentono la responsabilità di proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrar- si al dovere della testimonianza” (Alla scoperta del Dio vicino, p. 50). Oggi, nella ricorrenza della giorna- ta parrocchiale dell’Azione Cattolica, invito tutte le parrocchie a considera- re che la responsabilità della testimo- nianza ecclesiale, che riguarda tutti i battezzati, non può fare a meno del contributo specifico dell’Azione Cat- tolica. Pertanto chiedo a tutti coloro che hanno a cuore la loro parrocchia nell’orizzonte più reale e concreto del- la Chiesa diocesana di confrontarsi con la proposta dell’Azione Cattolica e di sentirsi chiamati ad aderire con sem- plicità e disponibilità perché la forma dell’associazione è di grande aiuto per intensificare la propria vita spirituale, approfondire la comunione ecclesiale, approfondire la formazione. Per motivare questa mia proposta e questo cordiale invito richiamo alcuni tratti tipici di questa storica Associazione che mi hanno motivato a indicarla come prezioso riferimento per una formazione di base dei laici delle nostre comunità. CONTINUA A PAG. 5 La responsabilità politica resta di tutti i cittadini Nell’ultimo numero di In Dialogo Unitario avevamo indicato l’impegno del voto come ineludibile responsabilità dei laici cristiani. Nel proseguire ora, ad elezioni avvenute, la riflessione su uno stile e alcune priorità da vivere in questo complesso contesto politico-sociale, precisiamo in anticipo che il ruolo dell’Azione Cattolica resta nel campo di una valutazione ecclesiale e culturale, che non entra nelle formule di governo, ma ne auspica la costituzione e l’esistenza per il “bene comune” del Paese. Il dato elettorale ha messo in evidenza che la metà degli elettori ha dichiarato la propria estraneità o opposizione al sistema politico–partitico vigente: il 25% non ha votato, il 25% ha scelto il Mo- vimento 5 Stelle. La situazione si mostra molto critica e, a seconda delle scelte personali e di partito, può evolvere in direzioni molto diverse. Se da un lato sollecitiamo chi ora - grazie al voto - è investito del potere politico a vivere con profondo senso dello Stato e in nome del bene comune il proprio mandato dentro uno scenario che si definisce passo dopo passo, dall’altro continuiamo a sostenere che la responsabilità politica rimane in capo a tutti i cittadini, che votando non hanno firmato una delega in bianco. CONTINUA A PAG. 5

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Il numero di aprile del mensile dell'Azione Cattolica Ambrosiana

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pubblicazioneinformativa

no profitOmologato

2/2013

in dialogounitario

Mensile dell’ Azione Cattolica ambrosiana

L’associazione con gratitudine e responsabilità accoglie il messaggio dell’Arcivescovo per la giornata parrocchiale di AC e sceglie di dedicare questo numero di In Dialogo alla risposta all'invito del nostro pastore.Per informazioni [email protected] Tel. 02.58 39 1328

Numero speciale dedicato alla giornata parrocchiale di AC del 28 aprile

Un gesuita sul soglio di PietroAbbiamo rivolto a un il-

lustre gesuita, padre Bar-tolomeo Sorge, già diret-tore di Civiltà Cattolica e direttore emerito della

rivista Aggiornamenti Sociali, qual-che domanda circa l'elezione di un suo “confratello”, il cardinale Bergo-glio, al soglio di Pietro.È la prima volta che un padre gesui-tà riceve questa investitura: come lo interpreta?

Noi gesuiti facciamo voto di ri-fiutare ogni dignità ecclesiastica. Ca-pita ogni tanto che i papi facciano vescovo o cardinale qualche gesuita, com'è avvenuto, per esempio, con il card. Martini. In questi casi il Som-mo Pontefice sospende le nostre Co-stituzioni. D'altronde l'elezione di un pontefice è sempre imprevedibi-le, non si può spiegare solo in base a criteri unicamente umani. In partico-lare nel nostro caso, non si può spie-gare solo con giustificazioni razio-nali il fatto che il nuovo Papa sia un gesuita, si sia chiamato Francesco, e che sia il primo Papa sudamericano. A questo punto, il fatto che sia gesu-ita ha un valore relativo. È significa-tivo che Papa Francesco, nelle brevi parole pronunciate subito dopo l'e-lezione, abbia parlato di "Chiesa di Roma" che presiede le altre Chiese nella carità. Questa consapevolezza fa pensare che possa avvicinarsi fi-nalmente la realizzazione di quella

"collegialità" prevista dal Concilio ma che ancora non si è avuto il co-raggio di attuare.Proprio il tema della collegialità era stato rilanciato da un altro im-portante gesuita: il cardinale Carlo Maria Martini: prevede che Papa Francesco raccoglierà quella tema-tica e in che modo?

In un mondo globalizzato, un uomo solo, per quanto santo e intel-ligente, non può più governare una Chiesa di oltre un miliardo di fedeli senza l'aiuto di un organismo auto-revole che, nel pieno esercizio della collegialità episcopale, lo sostenga. Non si tratta di mettere in discus-sione il primato del Pontefice, ma, come già scrisse Giovanni Paolo II, di rivedere il modo di esercitare il ministero petrino.Anche se tutti sono stati positivamen-te sorpresi dalla scelta fatta dal Con-clave, vi è stato chi ha voluto alimen-tare la polemica circa un presunto coinvolgimento di P. Bergoglio all'e-poca della dittatura argentina.

Si tratta di una vecchia accusa ormai definitivamente smontata! P. Bergoglio non voleva che alcuni gesuiti s'impegnassero attivamente nella lotta al regime di Videla. Di conseguenza, due di loro lasciarono l'Ordine, ma appena dimessi venne-ro fermati dalla polizia politica. Il Padre provinciale fu accusato di aver egli stesso suggerito quell'arresto. Un'accusa e una calunnia infaman-te. Al contrario, è stato ormai stori-camente documentato che Bergoglio si recò personalmente da Videla per chiedere il rilascio e il passaporto per i due ex gesuiti.

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Messaggio dell'Arcivescovo Scola per la giornata parrocchiale di AC

Icristiani sono presenti nella storia come l’anima del mondo, sentono la responsabilità di proporre la vita

buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrar-si al dovere della testimonianza” (Alla scoperta del Dio vicino, p. 50).

Oggi, nella ricorrenza della giorna-ta parrocchiale dell’Azione Cattolica, invito tutte le parrocchie a considera-re che la responsabilità della testimo-nianza ecclesiale, che riguarda tutti i battezzati, non può fare a meno del contributo specifico dell’Azione Cat-tolica. Pertanto chiedo a tutti coloro che hanno a cuore la loro parrocchia nell’orizzonte più reale e concreto del-

la Chiesa diocesana di confrontarsi con la proposta dell’Azione Cattolica e di sentirsi chiamati ad aderire con sem-plicità e disponibilità perché la forma dell’associazione è di grande aiuto  per intensificare la propria vita spirituale, approfondire la comunione ecclesiale, approfondire la formazione.

Per motivare questa mia proposta e questo cordiale invito richiamo alcuni tratti tipici di questa storica Associazione che mi hanno motivato a indicarla come prezioso riferimento per una formazione di base dei laici delle nostre comunità.

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La responsabilità politica resta di tutti i cittadiniNell’ultimo numero di In Dialogo Unitario avevamo indicato l’impegno del voto come ineludibile responsabilità dei laici cristiani. Nel proseguire ora, ad elezioni avvenute, la riflessione su uno stile e alcune priorità da vivere in questo complesso contesto politico-sociale, precisiamo in anticipo che il ruolo dell’Azione Cattolica resta nel campo di una valutazione ecclesiale e culturale, che non entra nelle formule di governo, ma ne auspica la costituzione e l’esistenza per il “bene comune” del Paese. Il dato elettorale ha messo in evidenza che la metà degli elettori ha dichiarato la propria estraneità o opposizione al sistema politico–partitico vigente: il 25% non ha votato, il 25% ha scelto il Mo-vimento 5 Stelle. La situazione si mostra molto critica e, a seconda delle scelte personali e di partito, può evolvere in direzioni molto diverse. Se da un lato sollecitiamo chi ora - grazie al voto - è investito del potere politico a vivere con profondo senso dello Stato e in nome del bene comune il proprio mandato dentro uno scenario che si definisce passo dopo passo, dall’altro continuiamo a sostenere che la responsabilità politica rimane in capo a tutti i cittadini, che votando non hanno firmato una delega in bianco. CONtINUA A PAG. 5

Page 2: InDialogo apr2013

2Aprile2013

CHE COS'è L'AC

sto rilancio sono già de-finiti e sono stati comu-nicati ai re-sponsabili. È in atto infatti la “Campagna di Primave-ra” che inten-de sollecitare tutte le asso-ciazioni già esistenti ad aprirsi a nuovi laici, ai quali offrire inizia-tive vivaci, di qualità, locali e diocesane.

All’interno di questa cam-pagna ci rivol-giamo anche a

realtà in cui l’AC non è presente, ma dove ci sono s a c e r d o t i , r e l i g ios i / e e laici che po tenz ia l -mente in-teressati a capire di più l’Azione Cat-tolica oggi, con le sue potenzialità fo rmat i ve. A costoro offriamo un modulo “AC 2.0”, cioè un percorso di introdu-zione che permetta di

Valentina Soncini, Presidente Diocesana, racconta lo "stile" di AC

Un'esperienza per vivere insieme la fedeL’Azione Cattolica nacque

da giovani che decisero di vivere insieme la fede. Non è un’idea, ma un’esperienza da praticare. Fani e Acqua-

derni iniziarono a vivere a partire dal 1868 secondo lo stile di Azione Cat-tolica. Dopo di loro centinaia di mi-gliaia di giovani e ragazze, uomini e donne hanno accolto l’invito a vivere così, ritrovando in questo stile il pro-prio modo di interpretare con vivacità e freschezza la vita battesimale.

Oggi questa esperienza è ancora vis-suta da moltissimi laici che in ogni dio-cesi partecipano attivamente alla vita della Chiesa, anche nella nostra ambro-siana, come le tante esperienze raccon-tate in questo numero di In Dialogo.

Dal primato dell’esperienza di fede comprendiamo che prima di provare a dire cosa fa o cosa è l’AC è importante coglierla come uno stile con il quale fare le cose di tutti. Lo stile è un modo con il quale abitare il mondo, è un portamento, un tratto, non una cosa. Guardando da questo angolo di os-servazione l’AC, si potrà comprendere l’originalità di una associazione che fa a modo proprio le cose di tutti.

Al cuore di questo stile c’è una fede vissuta con forte senso ecclesiale, un senso che pone in stretta relazione con la Chiesa diocesana raccolta at-torno al suo vescovo con il desiderio di concorrere a realizzare con lui il fine apostolico generale della Chiesa. Proprio per questo particolare carisma

il laico di AC sente come propria la Chiesa locale, la abita, la serve, la ani-ma senza fare preferenza di vescovo o di parroco, anzi scegliendo di vivere in ogni caso verso il proprio vescovo una leale disponibilità intelligente, umile, attenta insieme alla città dell’uomo e alla città di Dio. Questa doppia citta-dinanza vissuta senza sconti o riduzio-ni concorre a edificare una Chiesa mai avulsa dalla quotidianità, mai appiat-tita nel concreto, ma una Chiesa radi-cata in Dio per il mondo.

Come alimentare questo stile? Non ci sono formule, ci sono cammi-ni. In particolare è la vita associativa in quanto tale a plasmare questo stile. Essa si muove alla luce di un progetto, al cui centro sta il Vangelo, fa incontra-re persone, aiuta a discernere sulla re-altà, invia ad annunciare la buona no-tizia e a servire secondo il bisogno in stretta relazione con la propria Chiesa locale (diocesana e parrocchiale), sen-za avere progetti propri da anteporre. Il fare tutto ciò dentro il legame asso-ciativo genera uno stile di comunione fraterno e insieme inclusivo, uno stile che una somma di persone senza le-game non esprime. Questa normale apertura alla vita della Chiesa locale si riassume in una cifra spirituale : la “diocesanità”.

Quali i passi di questo cammino associativo? Eccone alcuni imprescin-dibili:

Una cura della vita spirituale per-sonale e comunitaria costante nel tempo, particolarmente adeguata alla condizione di vita da laici;

L'AC risponde all'invito del vescovo, in preparazione alla giornata parrocchiale del 28 aprile

Luogo di formazione dei laici

L’Arcivescovo ha chiesto all’AC di porre la propria vita associativa a servizio della formazione di base

dei laici, soprattutto degli operatori pastorali. Da questa richiesta è nato il progetto di cui presentiamo alcuni tratti qualificanti.

Il punto centrale del progetto è il se-guente: la vita associativa è luogo di for-mazione dei laici, con le sue esperien-ze, con la sua educazione spirituale ed ecclesiale all’insegna della diocesanità, con il suo stile di presenza e di servizio secondo lo stile della corresponsabilità.

Il progetto elaborato dal Consiglio diocesano di AC ha due obiettivi: qua-lificare sempre più i gruppi già esistenti per renderli adeguati all’esigenza di una formazione di qualità; attivare nuovi gruppi per essere presenti laddove la domanda di formazione sia viva, ma dove non ci sia già un gruppo di Ac.

Modalità, tempi e mezzi per poter svolgere questa riqualificazione e que-

cogliere i contenuti collegati allo stile di AC, che è il valore aggiunto rispetto a contenuti di una formazione alla fede ordinaria. La dinamica associativa abili-ta alla corresponsabilità e a una sintesi sempre più profonda tra fede e vita.

Sia per chi già appartiene a una asso-ciazione, sia per chi desidera incontrare l’AC sono indicati dal progetto questi momenti fraterni, spirituali e diocesa-ni: la giornata parrocchiale di Ac del 28 aprile con diverso materiale prodotto ad hoc per presentarsi in parrocchia; la camminata del sì con l’Arcivescovo; la partecipazione estiva a iniziative re-sidenziali, in particolare due appunta-menti estivi per persone interessate ad avviare i primi passi di AC nel territorio e per formarsi all’esercizio della respon-sabilità: dal 28 al 30 giugno all’Eremo san Salvatore e dal 31 luglio al 3 agosto a Santa Caterina.

Valentina Soncini, Presidente Diocesana

Una partecipazione alla vita asso-ciativa nei suoi aspetti fraterni, for-mativi, culturali, caritativi, vivendo i quali se ne assimila lo stile di corre-sponsabilità;

Un impegno a testimoniare nella quotidianità la relazione da perseguire sempre tra fede e vita;

Un’adesione effettiva all’associa-zione che introduce stabilmente a tutti gli elementi di questa esperienza. Ade-rire significa dare forma pubblica alla propria scelta, assumerne diritti e do-veri come la partecipazione democra-tica e l’assunzione di responsabilità.

Questi diversi tratti sono da coglie-re insieme, solo così l’AC mantiene una sua originalità, non si pone come scuola teologica pur offrendo una for-mazione di qualità, non è un luogo di pura operatività pur se è “azione”, non è solo una formazione astratta pur se invita a fare discernimento sul tempo presente prima di agire. In que-sto insieme dinamico si fa pratica di continuo rimando dalla vita alla fede personale ed ecclesiale. Questa tipicità formativa è il valore aggiunto dell’AC che ancora oggi può essere offerto a tanti uomini e donne che ricercano cammini di formazione spirituali ed esperienziali, rigorosi e insieme frater-ni, scelti dal singolo, ma sempre aperti a tutti, molto attento ad ogni persona e capace di far vivere una partecipazio-ne propositiva alla vita della propria comunità.

Valentina Soncini, Presidente Diocesana

Page 3: InDialogo apr2013

3Aprile2013

CHE COS'è L'AC

Mario Picozzi, Ottavio Pirovano e Rosangela Carù ci raccontano la loro esperienza

La comunità credente capace di ridare speranza agli uomini

"In AC ho imparato ad amare la Chiesa e a servirla con dedizione, lavorando e collaboran-do con il parroco. E se

questo cambia, il servizio alla Chiesa locale non viene meno. Negli anni, tante sono state le persone che mi hanno testimoniato la bellezza di ap-partenere all’AC: dai nostri Presiden-ti e Assistenti, alle persone della mia associazione parrocchiale o decanale, ai numerosi santi usciti dall’AC.” Così ci racconta Rosangela Carù, mediatri-ce famigliare di professione e autrice di diversi libri di tematica educativa, ed oggi responsabile del decanato di Gallarate. “Uno dei ricordi più vivi è il raduno a Loreto con Giovanni Pa-olo II, nel settembre 2004, un’espe-rienza profonda di fede, di Chiesa, di fraternità. E’ stata mia mamma, che è tutt’ora iscritta all’AC a trasmettermi

questo tesoro, che a mia volta ho tra-smesso alle mie figlie Miriam e Fede-rica.” Si tratta quindi di volere bene alla Chiesa, come se fosse la propria famiglia. E in essa sentirsi non spet-tatori ma protagonisti: è possibile, anzi, oggi è essenziale per le nostre comunità, ma anche per l’intera co-munità civile. “Credo ci si debba por-re il problema del ruolo della comu-nità credente nella realtà attuale. In un momento come questo occorre ridare speranza, fondata sulla fedel-tà al proprio impegno, alla propria comunità credente e civile, e sulla fi-ducia nelle capacità delle persone. È questo il momento della creatività, del coraggio, della libertà, anche di sbagliare.” Ci spiega Mario Picozzi, medico e professore universitario a Varese e specializzato in bioetica. Mario ha conosciuto l’Azione Catto-lica in parrocchia da adolescente ed è anche stato vicepresidente diocesano. “Il segno più grande che l’AC ha la-sciato nella mia vita è il primato della coscienza, ovvero la capacità di fare sintesi tra ciò che rimane e ciò che muta, tra contingente e universale, tra ciò che è dato e ciò che è da far-si, dentro una storia che tu attraversi così come essa è responsabilmente, non mettendoti da parte, isolandoti in una cerchia, sapendo da uomo li-bero educare uomini liberi.” E anche

Ottavio Pirovano, il coordinatore del-la cooperativa Aquila e Priscilla, che riunisce in diocesi i responsabili laici di oratorio ci spiega: “E’ essenziale vi-vere la fede non a livello individuale ed a propria misura. In questo senso l’esperienza di Azione Cattolica mi ha fatto capire il valore aggiunto di far parte di una esperienza che va al di là della propria parrocchia, ed apre a percorsi formativi ancorati ad una scelta ecclesiale, diocesana e naziona-le.” Ottavio è sposato con Rita e ha quattro figli. Ha lavorato 12 anni in

oratorio, dal 1996 al 2008 e dal 2004 è appunto vicepresidente di Aquila e Priscilla. Da due anni sua moglie Rita guida il neonato gruppo ACR, com-posto di 20 bambini dalla II alla V elementare, che già hanno partecipa-to a vari incontri diocesani e zonali, ed hanno un appuntamento mensile. “Sia io che mia moglie siamo soci di AC, mia moglie ha fatto per 10 anni la responsabile della zona VI per la fascia adolescenti ed entrambi abbia-mo conosciuto l'AC con l'esperienza estiva a S. Caterina”. (M.I.)

Tra caffè e banchetti, le iniziative per prepararsi al 28 aprile

Prepariamo la festa!ganizzavamo un’iniziativa così ampia che si voleva fosse il segno di una più marcata visibilità dell'Azione Cattolica di quanto è stato finora … L’entusia-smo che ci ha contagiati, ci spingerà a ripetere in altri momenti ‘caldi’ che ci saranno, questa bella esperienza”. Così anche molte altre sono le esperienze di belle iniziative locali che ogni anno fioriscono nelle nostre parrocchie, al-cune delle quali raccolte sul nostro sito (continuate a mandare foto e racconti a [email protected]).

Sarà l’occasione per dire che l’AC c’è e si vede, nella vitalità locale, sem-plice ma pronta ad accogliere chi desi-dera condividere un cammino di fede, e nelle proposte diocesane. Non tiria-moci indietro quindi nel comunicare anche a chi non la conosce la bellezza dell’Azione Cattolica!

Marco Franzetti, Commissione Promozione

ScattACi, il concorso di primavera! Nel rilanciare la formazione come occasione per tutti i laici, anche per quelli che ancora non sono di AC, ci accorgiamo che c’è un ‘segno particolare’ dell’espe-rienza associativa che non può passare inosservato e che vor-remmo valorizzare nel proporlo ad altri: la condivisione. Luogo di condivisione per eccellenza nella formazione che viviamo in AC sono i diversi gruppi, quel-li parrocchiali o decanali, quelli familiari così come i laboratori di settore, quelli specifici per fasce d’età come quelli che ogni tanto riuniscono persone di età diffe-rente, sempre però per ritrovarsi con lo stile della condivisione di un cammino che ci sta a cuore.

Con questa consapevolezza vi invitiamo quindi a partecipare al concorso “ScattACi” con il de-siderio di ricevere da voi in fo-tografia l’immagine dell’AC che condivide, anche per poterlo mostrare all’intera nostra Chie-sa diocesana che sarà presente a Mesero nella figura del nostro Arcivescovo.

Partecipare è semplice: scatta una foto a tema "il gruppo di Ac", inviala con un titolo a

[email protected] entro il 30 aprile, partecipa alla Camminata del Sì a Mesero scopri se hai vinto, sarai premia-to con una macchina fotografica.

Verrà premiata la fotografia più originale, partecipata e ricca di vita associativa. Libera la tua fantasia!

L’Azione Cattolica: se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Ce lo dicono le vicende di tante par-

rocchie e quelle della Chiesa diocesa-na, la storia delle nostre città e quella del nostro Paese, quella nostra perso-nale e la ricchezza di santità diffusa che tanti cammini di condivisione hanno saputo moltiplicare. E’ con questa cer-tezza che inizia la primavera dell’AC. Si riparte dal contesto che ci è più vicino.

Arriva infatti la Giornata Parroc-chiale, ufficialmente fissata per il 28 aprile, il tempo che la Chiesa dioce-sana si dà per celebrare la presenza dell’Azione Cattolica. Quest’anno siamo particolarmente motivati dalle recenti parole del nostro Arcivescovo, riconoscimento e incoraggiamento a vivere la formazione in AC come una ricchezza per tutti i laici.

Diverse sono le iniziative che an-che i gruppi di AC possono mettere in campo per meglio comprendere la

ricchezza di un’esperienza associativa ben vissuta anche per la nostra Chiesa locale. La preparazione della giornata parrocchiale si può avvalere di molti strumenti anche concreti preparati in diocesi ma viene come sempre cuci-nata con gli ingredienti che ogni as-sociazione locale preferisce darsi: si va dai momenti di preghiera che partono dall’Eucaristia ai banchetti per parlare con chi esce da Messa, anche per darsi appuntamento a vivere l’AC in prossi-me occasioni di incontro; dall’iniziati-va del “caffè dell’AC” ad occasioni di incontro più strutturate a carattere for-mativo in cui si sperimenti cosa vuol dire fare Azione cattolica.

Ciò da cui però vogliamo partire è che vivere la giornata parrocchiale si può! Ce lo testimoniano gli amici che nel tempo l’hanno sperimentato sul campo, come la parrocchia Gesù Divin Lavoratore, dove un anno fa ci scrivevano: “Era la prima volta che or-

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4dicembre

2012

CHE COS'è L'AC4Aprile2013

"Anche nel de-serto nasco-no i fiori". Questa im-magine sug-

gestiva di Saint-Exupèry citata nel “Piccolo principe” la troviamo nel centro di Milano dove, nell’arco di pochi anni, dal nulla è fiorita l’Azione Cattolica in una nuova realtà pastorale. Prima della co-munità pastorale Santi Apostoli la realtà era composta da tre par-rocchie: S. Maria al Paradiso, S. Nazaro Maggiore e Sant’Eufemia. Nell’autunno del 2008 si è costi-tuita la comunità pastorale. La conseguente unione delle tre par-rocchie ha permesso che i singoli soci si trovassero in una situazione favorevole e incentivante al fine di

intraprendere un nuovo cammino associativo e comunitario. "Non più tre realtà separate – dice Laura Fabiano, presidente dell’AC della comunità pastorale – ma si è cer-cato di unificare varie attività. Data la comune presenza di soci dell’AC si decise di intraprendere un per-corso di conoscenza e formazione. Questa è stata la fase nativa, le ra-dici dell’Associazione".

Un aiuto prezioso e determi-nante è stato portato da don Clau-dio Nora, con alle spalle una lun-ga esperienza come assistente dei ragazzi di AC a livello nazionale e ambrosiano. Sotto il suo stimolo nell’arco di pochi anni è nata l’as-sociazione per adulti e ragazzi. I primi incontri iniziano nel 2009 con uno specifico programma for-mativo che non seguiva gli schemi

Come nasce un gruppo di ACLa vita di una parrocchia è intergenerazionale e quindi spesso deve far fronte a ricerche e desideri variegati, differenti, sempre e comunque esigenti.

L’Azione Cattolica accompagna la Chiesa locale e diocesana concentrandosi sulle esigenze delle sin-gole fasce d’età, ma soprattutto, in questo periodo sociale molto frammentato, creando spazi per lo studio e l’analisi dei diversi ambienti di vita che si possono incontrare: scuola, università, lavoro, famiglia, tempo libero, ecc…

Nella mia esperienza di vice presidente, è stato molto interessante poter aiutare tante persone,

soprattutto giovani, in ricerca di un’opportunità che avesse alla base questi elementi: l’aspetto comunitario e di condivisione, la profondità

spirituale, l’aderenza con l’esperienza quotidiana di ciascuno e la continuità con l’esperienza di Chiesa locale, la partecipazione alla vita del gruppo. L’associazione è stata pronta a rispondere a queste esi-genze, in un momento in cui spesso i punti fermi della vita parrocchiale erano meno stabili del passato.

Cosa è successo?Abbiamo incontrato i giovani, loro ci hanno raccontato la situazione, i loro bisogni, ci siamo confrontati con il sacerdote o l’adulto che li accompagnava e poi siamo partiti. A volte i gruppi partivano anche solo da 2 persone…e poi..L’entusiasmo del poter scegliere come creare i propri incontri supportati da un’esperienza diocesana e da una guida nazionale è stato il primo punto di forza. La semplicità è stata il secondo punto, incontri contenenti momenti di preghiera preparati da loro stessi, testi da seguire, esperienze da confrontare senza troppi vincoli, affidandosi alla loro creatività…. E poi?La voglia di potersi raccontare affrontando tematiche scottanti della contemporaneità è stata la sfida non sempre facile da accontentare. Tuttavia la multimedialità, il confronto con esperti, lo studio del ma-gistero, sono stati elementi che hanno aiutato lo sviluppo del cammino. Un aspetto cruciale e sorprendente è stata la fedeltà agli incontri, perché scelti e sentiti particolarmente.

Come fare?Avere il desiderio di affrontare la propria fede con un’ottica laica adulta, quindi sentirsi responsabili di se stessi come credenti e dei più piccoli;Contattare il responsabile dell’associazione più vicino a noi, cercandolo sul sito azionecattolicamilano.itCoinvolgere le persone interessate a mettersi in gioco per diventare esperti del proprio credo e testimoni di fede nella vita di tutti i giorni;Fare poco ma bene!! Ci vuole semplicità, elasticità e creatività. Incontri amichevoli, pieni di elementi di condivisione, di momenti conviviali. Incontri basati sulla preghiera curata nei particolari. Volare alto con la fantasia per quanto riguarda tutti gli aspetti dell’organizzazione: dal luogo, al tempo, alla modalità di coinvolgimento.

Un consiglio da parte mia? Tenere sempre alto il consiglio di Madeleine Delbrel: "Corriamo contagiosi di gioia!"

Luana Dalla Mora

La storia dell'AC nella comunità pastorale Santi Apostoli, dalla nascita a oggi

Un fiore nel centro di Milanodell’AC, bensì "un itinerario - rac-conta Laura - alla riscoperta del laico cristiano, della sua identità e ruolo nella Chiesa". Nel 2010, anno in cui tutte le realtà associa-tive dell’AC vengono rinnovate, si costituisce ufficialmente l’Associa-zione dell’AC nominando i rispet-tivi responsabili.

Gli adultiMaria Pia Bana è la responsabile

del primo gruppo di tredici adulti dell’AC. Solo in una fase successi-va partirà il cammino associativo dei ragazzi. All’interno della par-rocchia gli adulti sono coinvolti in tantissime attività di servizio. Con la costituzione di una comu-nità pastorale gli impegni si sono vertiginosamente moltiplicati. Gli ambiti dove i soci hanno incomin-

ciato ad operare erano parecchi: catechesi, animazione liturgica, coro e carità. Soprattutto si è svi-luppata l’attività formativa. "La formazione – precisa Laura – è l’anima di tutto, dati i tempi non sarebbe male avere una formazio-ne permanente". La formazione si è avvalsa del sussidio nazionale. Nell’arco del 2012 il programma ha previsto incontri con la presen-za di relatori esterni, soci dell’AC, e il confronto con la Parola di Dio su svariate problematiche. Nel 2013 il programma prevede la pre-senza di relatori esterni che aiute-ranno l’Associazione ad inquadra-re le varie tematiche.

I ragazzi"L’Associazione dei ragazzi –

dice Giuliana Corradini, respon-sabile dell’ACR – è nata dal nulla. L’oratorio era privo della loro pre-senza associativa". Il primo passo del cammino è iniziato coinvol-gendo i genitori, anche loro privi di conoscenze sulla realtà asso-ciativa dell’AC. Per Giuliana "un lavoro complesso che, nel tempo, ha fruttificato. Mentre si dialogava con le famiglie, insieme alla gio-vanissima Giulia abbiamo iniziato ad organizzare il gruppo dei giova-ni ragazzi grazie anche all’aiuto di don Claudio". Dai sei ragazzi del primo anno il gruppo oggi è rad-doppiato insieme all’entusiasmo che fa lievitare l’intera esperienza. A maggio è in programma un ge-mellaggio richiesto a gran voce da-gli stessi ragazzi. Oltre al momen-to formativo, ogni tre settimane alla domenica mattina è previsto l’incontro tra i ragazzi. L’entusia-smo è tale che in molte occasioni sono i ragazzi stessi che chiedono di organizzare incontri con mag-gior frequenza. Grazie a loro si sono avvicinati alcuni genitori.

Nell’Associazione sono presen-ti anche due giovani dell’AC aggre-gati al gruppo giovani di Milano che si ritrovano nella parrocchia di Sant’Eufemia. "Un gruppo – dice Laura - che sta crescendo". Si sono svolti cammini formativi con momenti di preghiera sullo stile di taizè sino a tarda notte, a vol-te dormendo nei sacchi a pelo e pranzando nei locali parrocchiali di Sant’Eufemia grazie all’aiuto dei genitori che volontariamente cuci-navano. La formazione del gruppo di Acr è propedeutico alla nascita successiva per giovani e adulti. "Ci sono anche adolescenti – conclude Laura - grazie alla genialità del no-stro Assistente nonché parroco che li ha mandati in vacanza a Santa Caterina Valfurva per la settimana formativa da dove sono tornati ga-satissimi".

Silvio Mengotto

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5novembre

2012

CHE COS'è L'AC 5Aprile2013

Quest'anno sette nuovi gruppi ACS nelle scuole: l'esperienza di Lecco

"Sui banchi di scuola da veri protagonisti"

Le linee guida approvate dall'assemblea diocesana il 13 febbraio 2011 hanno consegnato all'associazione una direzione ben precisa:

recuperare la cura e l'attenzione del territorio. Dove, con la parola territo-rio, si indicano non soltanto le zone pastorali, i decanati e le parrocchie ma anche gli ambienti di vita: la scuola, il lavoro, la famiglia. Possiamo quindi tradurre la parola territorio con la pa-rola quotidianità: un'attenzione verso le persone nei luoghi in cui passano la maggior parte della propria giornata, una cura non dello straordinario vis-suto come momento estemporaneo, ma dell'ordinario come momento da vivere in pienezza.

In linea con le richieste dell'asso-ciazione si è trovata l'Azione Cattoli-ca Studenti, l'articolazione del settore giovani che da 35 anni si interessa di scuola portando avanti progetti rivol-ti a studenti delle scuole superiori di secondo grado della diocesi. Obiet-tivo dei progetti è quello di portare i ragazzi a maturare una capacità criti-ca nei confronti di quello che vivono, ad aprirsi alla discussione e al dialogo con i propri compagni di classe, a di-ventare uomini e donne pensosi, capa-ci di pensare con la propria testa e di conseguenza capaci di affrontare con discernimento le scelte che la vita ri-serverà loro.

Con i progetti proposti, che riguar-dano temi di attualità non sempre in-seriti nei programmi scolastici e per questo non affrontati da tutti, ci si propone di aiutare i ragazzi a percepi-re la scuola come momento di crescita non scollegato dal contesto in cui è in-serita. trovano quindi spazio proget-ti sull'economia, sulla giustizia, sulla migrazione e sul volontariato, argo-menti che troviamo quotidianamente sui giornali ma per i quali non sempre si trova il tempo di discuterne insieme, di approfondirne le dinamiche e di ca-pirne le cause.

Questo tentativo è percepito dai ragazzi che vedono il gruppo dell'acs come 'un'opportunità per affrontare

tematiche attuali e conoscere di più le problematiche del proprio territorio. "Il gruppo è composto da ragazzi diver-si per età, scuole e paesi di provenien-za, ma accomunati tutti dall'interesse di scoprire nuove realtà e affrontare criticamente diverse problematiche del posto in cui si vive. Inoltre l'esperienza del gruppo è un modo per conoscere altri ragazzi della propria zona che fre-quentano scuole diverse e con cui è bel-lo creare un confronto costruttivo". È con queste parole che Gianna descrive il gruppo ACS di Lecco, di cui fa parte.

Un'altra peculiarità dei percorsi proposti è la corresponsabilità dei par-tecipanti: gli incontri prevedono una notevole interazione con i ragazzi che

sono chiamati a portare il loro contri-buto- Concentrandoci sul gruppo di Lecco per capire in che modo i ragazzi sono partecipi in prima persona dell'i-niziativa riportiamo le parole di Gian-na che descrivendo il percorso appena concluso lo sintetizza così:

“Il percorso è stato costruito in maniera curiosa sul tema della crisi economica. Nel primo incontro sia-mo partiti da un brainstorming: da quello che è uscito ci siamo accorti di essere poco informati sull'argomento. Con l'aiuto dei responsabili, di Stefa-no Sacco (professore che affianca i re-sponsabili nella cura del gruppo) e di interventi di alcuni esperti, attraverso alcuni giochi simulatori e altre attivi-

tà siamo riusciti ad avere una visione un po' più chiara del funzionamento dell'economia e della situazione finan-ziaria che stiamo vivendo. A questo punto è toccato a noi metterci all'ope-ra, siamo andati alla Caritas della cit-tà per capire come ha influito la crisi sulla città di Lecco, in seguito ognuno di noi ha raccolto nel proprio territo-rio alcune testimonianze andando di persona a intervistare persone, enti o attività interessati dalla crisi, interviste che sono state condivise nel gruppo nell'incontro successivo. Infine il per-corso è terminato con la visione del film - "Margin Call" - che ci ha aiutato a capire come è nata la crisi a livello mondiale.”

In diocesi sono sette i gruppi che sono stati portati avanti quest'anno, alcuni con successo, altri con alcune difficoltà, alcuni con la partecipazio-ne di classi intere di studenti, altri con piccoli gruppetti; volendo però trovare un denominatore comune tra questi gruppi la cosa bella che si è riscontrata negli incontri che sono stati costruiti è la disponibilità a mettersi in gioco, da parte degli studenti che trovano la voglia di fermarsi in orario extrascola-stico, da parte dei professori e dei re-sponsabili che mettono a disposizio-ne il proprio tempo per portare avanti questi percorsi di crescita reciproca.

Per ulteriori informazioni contatta-ci all'indirizzo mail [email protected]

Giovanni Battista SilvaSegretario diocesano ACS

Continua dalla primaUn primo elemento è legato alla educazione integrale della persona. La grande tradizione dell’AC mostra di essere capace di farsi carico di questo compito, partendo dalla primissima infanzia fino a all’età anziana. L’im-pegno educativo dell’Azione Cattolica,  realmente  si estende lungo tutto l’arco dell’esistenza e riguarda ogni aspetto della vita della persona.Un secondo elemento è un peculiare carisma dell’AC, in nome del quale questa Associazione fa propria la pre-occupazione fondamentale di chi guida la Chiesa, cioè, di Pietro e dei suoi successori, degli Apostoli e dei loro successori. Tutta l’azione formativa dell’Azione Cattolica nasce, cresce e indirizza alla comunione nella Chiesa, attraverso un  imprescindibile riferimento al Vescovo e al suo magistero.  Un terzo elemento, veramente centrale, è che la formazione è proposta attraverso la condivisione di una espe-rienza associativa, che “non solo arricchisce le singole persone, ma consente di elaborare una cultura asso-ciativa: atteggiamenti comuni di fronte alla realtà, sensibilità condivise, accenti che ritornano con insistenza nei

pensieri e nello stile delle persone di AC” (Progetto formativo di AC, n. 6). Con queste  sue peculiarità l’AC  ha già svolto un prezioso servizio nella storia della nostra Chiesa diocesana ed è mia convinzione che debba e possa continuare ancora più intensamente la sua azione di servizio alla formazione di lai-ci in un’ottica comunionale e missionaria. Auspico pertanto che si guardi all’AC con simpatia, che la si promuova in tutte le comunità nelle sue diverse articolazioni: ACR, giovani, adulti; che la si riconosca come una risorsa opportuna per l’oggi della nostra vita  di Chiesa.  La proposta che rivolgo non potrà essere incisiva se i soci dell’Azione Cattolica non saranno i primi a offrire testimonianza persuasiva e a intraprendere iniziative coraggiose per favorire la conoscenza dell’Azione Cattolica, discutere le obiezioni, contagiare molti con la loro gioia e presenza costruttiva.La proposta che rivolgo dovrà trovare il sostegno di tutti i preti, che vivono il loro servizio alla Chiesa diocesana in comunione con il Vescovo e in una prospettiva che supera la tentazione del protagoni-smo personale che lega a sé e la tentazione del localismo riduttivo che limita gli orizzonti dell’eser-cizio della responsabilità dei laici.Milano, 25 marzo 2013, Solennità dell’Annunciazione.

Angelo Card. Scola, Arcivescovo di Milano

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6 CHE COS'è L'ACAprile2013

Ogni cristiano si sforza ogni giorno di vivere “nella fede” ma, co-sciente delle difficoltà che questo comporta

nella vita degli uomini e donne del nostro tempo, Papa Benedetto XVI ci ha invitato a “Vivere un anno della fede” affinché, da ora in poi, possa es-sere un po' meno difficile.

L'Associazione si è messa da subito in ascolto delle indicazioni del Papa che invitava a tenere il Concilio Vati-cano quale bussola per vivere la fede oggi e l'anno associativo è stato aperto da una intensa celebrazione liturgica durante la quale abbiamo ricreato il clima di cinquanta anni fa all'apertu-ra del Concilio Vaticano II. Lo abbia-mo fatto in comunione con l'AC na-zionale che ha contemporaneamente radunato in p.zza S. Pietro migliaia di persone che, come allora con Giovan-ni XXIII, hanno pregato con il Santo Padre alla luce di infinite fiammelle.

La celebrazione a Milano in sant' Ambrogio guidata dal vicario gene-rale mons Delpini, ha accompagnato l'apertura del Sinodo dei vescovi sul tema della nuova evangelizzazione al quale partecipava il nostro arcive-scovo cardinale Angelo Scola. Possia-

mo dire che non è stata una sempli-ce celebrazione commemorativa, in quanto a partire da quello sono stati promossi molti incontri e momenti di confronto a servizio di una più ca-pillare conoscenza dei contenuti e dei cambiamenti promossi da quell'assi-se. Dalla stessa veglia ha preso il via il pellegrinaggio dei giovani di AC sulle orme dei papi del Concilio, con tappe a Sotto il Monte e a Concesio.

In particolare ricordiamo il lavoro dei ragazzi/e di ACR e dei loro ecce-zionali educatori: hanno realizzato una “Mostra del Concilio”, unica nel suo genere, capace di parlare a persone di ogni età, che ha rapidamente con-quistato quanti hanno avuto modo di visitarla. Con questo loro lavoro i piccoli ci insegnano che se abbiamo una “bussola” dobbiamo usarla per trovare la strada e la direzione verso cui muoverci!

Non dimentichiamo poi che il testo dell'Itinerario formativo degli adulti usato quest'anno contiene, per ogni tappa, dei riferimenti significativi ai testi conciliari e che, nelle giornate di spiritualità del tempo di Avvento (cui hanno complessivamente partecipato oltre 500 persone) sono stati invitati dei “testimoni” che hanno evocato il clima, il contesto e le attese che hanno

preceduto e poi seguito quel momen-to. A questo proposito rivolgiamo un caloroso grazie per il loro contributo a Clara Biaggio e Antonietta Cargnel!

Il tema della fede è anche filo con-duttore dell'itinerario di Lectio Divina che in oltre 40 decanati della dioce-si viene proposto dai nostri gruppi a ogni fedele laico che sia interessato ad approfondire l'ascolto della Parola di Dio. Proprio l'impegno e lo sforzo della prima comunità cristiana di an-nunciare con gioia la fede sono stati messi al centro di questo percorso che attraverso la lettura dei capitoli 2 e 4 degli Atti racconta la vita di fede della comunità di Gerusalemme, luogo del-la presenza del Signore che salva. Ciò rappresenta oggi per la nostra Chiesa un monito e un esempio ancora at-tuale e da seguire.

Altri momenti dedicati a “età par-ticolari” della vita (fidanzati – adulti-giovani – anziani, famiglie) hanno offerto la possibilità di riflettere se-condo quanto indicato dal Papa e pensiamo che questo sia lo stile con cui dobbiamo raccogliere l'invito del Cardinale Scola affinchè “l'associazio-ne sia rilanciata e meglio conosciuta: far bene l'AC fa bene alla Chiesa!”

Gianluigi Pizzi, Vicepresidente diocesano

Il decanato di Gallarate è molto va-sto ed è il più grande della zona di Varese. E’ formato da 36 parroc-

chie con 6 comunità pastorali e nella zona di Varese è un decanato con una forte presenza di gruppi associativi di Azione Cattolica. Ne parliamo con Rosangela Carù, responsabile di de-canato.

Che cosa significa in concreto AC nel decanato di Gallarate?

Annualmente i soci vivono un cammino di lectio divina, nel santua-rio di Madonna in Campagna guidato dal prevosto della città, prima mons. Carnevali, oggi mons. Valagussa. In Avvento e Quaresima il cammino è rafforzato da un ritiro spirituale ed inoltre ogni associazione parrocchia-le vive il suo percorso formativo. A livello decanale abbiamo promosso alcuni incontri di studio e approfon-dimento sul tema del lavoro in pro-vincia di Varese, sul tema del Conci-lio, sull’esperienza di volontariato di una nostra giovane socia in terra

Santa. Anche i giovani e i ragazzi si danno da fare: l’ACR ha organizzato la Festa del ciao, ma anche il lavaggio auto, per aiutare le quote di parteci-pazione a Santa Caterina: è stato un gran successo!

Come si vive la “famiglia” in asso-ciazione? C’è una cura tra le gene-razioni anche nella vita associativa?

L’AC è una presenza viva in alcu-ne Parrocchie e Comunità pastorali. Non nascondiamo che ci piacerebbe essere in altre ancora, non tanto per moltiplicarci, ma per condividere il dono che abbiamo ricevuto. Anche nel nostro decanato, l’AC è attenta a tutte le età: dai piccoli con l’ACR fino agli anziani: nelle parrocchie è più fa-cile trovare l’ACR e il gruppo adulti, rispetto agli adolescenti e ai giovani: questi si ritrovano raggruppati da più parrocchie insieme, per i loro incontri formativi o iniziative particolari. Nel-le parrocchie dove sono presenti tutte le fasce d’età, c’è uno scambio di espe-rienze reciprocamente arricchenti.

Quali sono i segni di una Chiesa ac-cogliente? Come una associazione come l'AC più aiutare la parrocchia in questo?

Una Chiesa accogliente è la natura stessa della Chiesa: semplice, aperta a tutti e che si fa prossimo a ciascuno senza differenze. Ma la Chiesa siamo noi, quindi queste belle parole devo-no trovare forma concreta nel nostro agire quotidiano come cristiani. Per questo è necessario tenere lo sguardo fisso su Gesù, per essere aiutati a vi-vere come Lui ci vuole, è importante formarci, per imparare a declinare il Vangelo in gesti concreti nella vita di tutti i giorni, attenti ai segni dei tem-pi e alla crescita delle persone che in-contriamo e che ci sono state affidate. La vita spirituale, la cura delle rela-zioni e lo spirito di comunione sono un po’ il nostro segno distintivo: non sono solo i pastori ad esserne respon-sabili, anche noi laici ne siamo corre-sponsabili.

Martino Incarbone

In 40 decanati della diocesi, itinerario di lectio divina per vivere la fede a partire dalla Parola di Dio

Il Concilio Vaticano II, bussola per vivere la fede

Rosangela Carù, responsabile del Decanato di Gallarate (VA), ci racconta la sua esperienza

Una presenza viva per il Decanato

Sabato 4 maggio convegno: don-ne riconciliate e riconcilianti?Donne riconciliate e ri-concilianti? Non sono parole scontate, soprat-tutto in un tempo nel quale si parla troppo spesso di “femminicidi”… Sono però atteggiamenti possibili, che, se si realizzano,  fanno nascere dentro il tessuto sociale legami belli. A quali condizione possono realiz-zarsi? Come far fiorire rap-porti positivi, riconcilianti? Quali potenzialità chiedono di essere liberate e vissu-te? Sulla scia di importan-ti riflessioni formulate in questa direzione dal Card. C. M. Martini, AC Ambro-siana, ACLI Milano-Monza Brianza, CISL, Gruppo Promozione Donna  su ini-ziativa del Centro Femmi-nile Italiano e dell’Unione Mondiale delle Organizza-zioni Femminili Cattoliche (UNIMOFC) hanno insieme organizzato un’occasione di confronto sulla donna. Sarà Sabato 4 maggio dal-le ore 10 alle ore 13 presso il salone CISL  in via Tadi-no 23,  Milano  - Tutti sono invitati.

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7Aprile2013

CHE COS'è L'AC

Don Luca Ciotti è as-sistente diocesano dell’AC, e si confron-ta molto spesso con i suoi confratelli quando

incontra i gruppi di giovani e giova-nissimi sul territorio. Ci racconta la sua esperienza di sacerdote che vive il suo ministero e impegno in una associazione di laici. “A volte la vita del prete è ricca di tante cose da fare ed il rischio è che un sacerdote non riesca ad occuparsi del cammino delle persone, ma il bello dell’essere prete assistente di AC è proprio quel-lo di poter accompagnare i laici che sono presenti alla vita parrocchiale e associativa, chiedendo di essere sempre più partecipi nell’impegno della Chiesa. Questa è Grazia per la loro vita e per quella dei preti. E’ così che essere assistente dell’AC diventa palestra per il ministero sacerdota-le, una ricchezza per cui ringraziare anzitutto il Signore, il contributo di uno sguardo veramente libero per essere in comunione. L’esperienza di alcuni assistenti ci dice che negli ultimi dieci anni si è persa un po’ la fiducia nel sacerdote come accompa-gnatore, questo forse perché i sacer-doti hanno seguito poco i laici o non ci hanno creduto fino in fondo, i lai-ci hanno così perso il contatto con gli accompagnatori che non sempre hanno cercato di rinnovare il modo di proporsi. Oggi le cose stanno mi-gliorando: c’è un’aria nuova che si respira nella quotidianità delle rela-zioni, c’è da recuperare terreno: è un obiettivo bello e appassionante che può avvenire nella misura in cui l’as-sistente di AC diventa compagno di viaggio anzitutto per quanto riguar-da l’accompagnamento spirituale e questo perché ognuno possa corri-spondere al meglio alla propria vo-cazione.”

Certo le difficoltà sono tante in questo momento particolare della nostra Chiesa ma il desiderio pro-fondo del sacerdote resta quello di coltivare relazioni evangeliche, come ci racconta don Luca: “Più che mettere in atto iniziative, ciò che desideriamo è poter accompagna-re le persone, questo è chiaro negli assistenti di AC, riuscire a respirare un’aria buona per prendersi cura dell’altro. Camminare da sacerdote con l’AC aiuta a guardare, non solo le persone, ma anche la pastorale con occhi diversi: spesso nella pastorale giovanile, per esempio, si sente anco-ra parlare del coadiutore e si riduce il tutto a ciò che il sacerdote dispo-nibile può fare, ma chi è il protago-nista della cura dei giovani? Seguire i giovani di AC, in questo periodo di comunità pastorali dove si è tritura-ti da tante cose pratiche, ti richiama alla bellezza del servizio sacerdotale come padre e fratello.” Don Luca ci ricorda in particolare l’esperienza di incontro di una trentina di assistenti a livello territoriale diocesano e re-gionale da cui esce la testimonianza che: “trovarsi, per poter vivere una fraternità presbiterale nel servizio alla Chiesa e all’AC, è un’occasione bella per comprendere il nostro mi-nistero, mettendoci in ascolto dei laici per costruire insieme la Chiesa. Essere fratello nella fede è il deside-rio di camminare accanto a qualcu-no. Là, dove laici e preti si prendono cura vicendevolmente gli uni degli altri, si apre la strada di Emmaus: i discepoli camminano vicino al Ma-estro e rileggono la loro vita nella Sua luce per portare l’annuncio del Vangelo. Se è vero che ci è chiesto di essere quotidianamente fratelli che si sostengono e camminano insieme – continua don Luca – è anche vero che essere fratelli nella fede porta ad

una paternità spirituale. Occorre che noi sacerdoti arriviamo ad essere pa-dri spirituali; abbiamo avuto la fortu-na di un grande esempio da seguire nel Card. Martini che ha generato e accompagnato tanti nella fede. Quel-la dell’essere padri è la grande scom-messa del sacerdozio; essere guide si-cure sapendo che non si smette mai di essere innanzitutto figli. E’ sempre più necessaria” conclude don Luca “accanto alla figura sacerdotale e allo specifico suo ministero, la presenza costante e fiduciosa di laici prepara-ti che accompagnino magari gruppi parrocchiali e che siano testimoni

dell’essere cristiani dove la regola di vita, che l’AC ha particolarmente a cuore, sia segno concreto anche per i più piccoli. Ci sono giovani che vivono solo nella realtà parrocchia-le, questo alla lunga può portarli a chiudersi in dimensioni localistiche; l’esperienza di un’associazione come la nostra ti ricarica le batterie per tor-nare a spenderti, anche dopo un po’ di formazione, nel servizio alle per-sone, nella tua comunità.”

Chiara Pozzi

Mons. Fran-co Agnesi: dall'AC un in-vito ad essere esigentiL’esperienza di Azione Cattolica accomuna molti sacerdoti della nostra diocesi, che ne hanno fatto parte da giovani e che ma-gari ne sono stati assistenti negli anni. Anche Mons. Franco Agne-si, vicario episcopale della zona di Varese è cresciuto nell’Azione Cattolica, fino a diventarne assistente diocesano negli anni ’80 e ’90. “Ero iscritto da ragazzo agli Aspiranti,” racconta Mons. Agnesi “e ricordo ancora il ‘delegato’ che spiegava il Vangelo della vite e i tralci. Da adolescente invece il prete dell'oratorio ci mandava agli incontri di Plaga - oggi decanato - e Diocesani. Tra questi incontri ricordo in particolare quando andammo a salutare il delegato Dio-cesano Aspiranti - Salvatore Frigerio - che entrava in Monastero a Camaldoli, propria la sera della finale di Coppa Intercontinentale Inter - Independiente!” Mons. Agnesi sottolinea anche quanto e come la sua vita sia segnata dalle esperienze vissute in associa-zione: “Da giovane il bagaglio più importante che ho ricevuto è stato l'invito ad essere esigenti nello stile di vita e nell'apostolato fatto da giovani poco più grandi di me. Da seminarista invece mi ricordo alcune due giorni con i Responsabili ACR e Giovani. Quan-do sono diventato un giovane prete mi accompagnavano la ric-chezza di amore al Signore e alla Chiesa che avevano tanti giovani che seguivo come "assistente" a Saronno e a Gallarate. Poi sono diventato assistente diocesano e lì ho potuto incontrare la testi-monianza di donne e uomini credenti, intelligenti, appassionati del Vangelo e dedicati alla Chiesa così come era: ciò comportava la fatica condivisa di comprendere quali scelte compiere in un con-testo ecclesiale ricco e complesso e un contesto culturale politico di notevoli cambiamenti. Non sempre è stato facile. Ma ricordo il coraggio e la saggezza dei Presidenti Diocesani e, permettetemi di citarlo, lo stile libero e sciolto di Eugenio Zucchetti.” (M.I.)

L'esperienza di un sacerdote in una associazione di laici

Don Luca Ciotti: al centro di tutto l'accompagnamento spirituale

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8Aprile2013

VERSO MESERO

Daniele Sala ci racconta i preparativi della Camminata del Sì

Il 19 maggio tutti a Mesero con il nostro Vescovo

è proprio il caso di dire che il decanato di Magenta sta scaldando i motori per la Camminata del sì 2013. Daniele Sala, 48 anni, im-

piegato nell’ambito credito, che, ci rac-conta, ha conosciuto la moglie Gloria nel 1994 proprio in occasione della beatificazione di Gianna Beretta Molla. Daniele ha iniziato a conoscere l’AC nel gruppo giovani del suo oratorio, e que-sto gli ha permesso di incontrare uomi-ni e donne che hanno vissuto il servi-zio alla Chiesa ed in particolare modo alla Chiesa ambrosiana e al suo Vesco-vo. “Quanti ricordi di quegli anni… i sacerdoti incontrati, uomini e donne laici gioiosi di contagiarti con la loro semplice fede, eppure gioiosi, contenti di essere cristiani con la C maiuscola.” Ora è responsabile di Decanato per l’A-zione Cattolica e ci racconta che l’anno scorso la Camminata del Sì ha suscita-

to curiosità ed interesse nelle persone: “Quest’anno sarà mia iniziativa scri-vere una lettera a tutti i rappresentanti delle parrocchie nel consiglio pastora-le decanale” prosegue Daniele, “dove presenterò l’evento con l’invito a non mancare. E’ un modo per sentirci tutti fratelli attorno al proprio Pastore che viene a confermarci nella fede in que-sto anno particolare che il Santo Padre emerito Benedetto XVI ha indetto come Anno della Fede. La presenza del Card. Angelo Scola non ci spaventa dal punto di vista organizzativo. Qualche anno fa la stessa città di Magenta è stata teatro della Via Crucis di zona con la presen-za dell’allora Card. Dionigi tettamanzi e ben oltre 6000 persone.” Daniele in-siste sulla parola collaborazione: “Sia nella scorsa edizione, magari con un po’ di fatica, sia quest’anno con più fa-cilità si è cercato di coinvolgere coloro che non vivono la vita della parrocchia in senso stretto: è stato una gioia coin-volgere l’Ass.ne Bersaglieri piuttosto che la Croce Azzurra, la Banda Vecchia piut-tosto che il servizio d’ordine dei papà degli oratori. Quest’anno come dicevo sarà certamente più facile contattare queste persone. Senza dimenticare la preziosa collaborazione che ci è stata offerta dal servizio di Polizia Locale e Carabinieri. Come del resto ci ricordava qualche anno fa il nostro buon Arcive-scovo emerito tettamanzi, fare meno,

fare meglio, fare insieme.” Alla doman-da su come l’Azione Cattolica abbia un effetto sul suo vissuto quotidiano Daniele è molto chiaro nella risposta: “Qui si aprono due versanti: uno spiri-tuale e l’altro operativo. Quello Spiri-tuale attraverso la preghiera, la liturgia delle ore, la Parola di Dio; il versante operativo è la cosiddetta “testimonian-za” in famiglia, sul posto di lavoro, quando si cammina per strada. Vorrei rivolgere a tutti i soci che si preparano per la Camminata del Sì gli auguri di buon tempo Pasquale con una frase di Giuseppe Lazzati: Amate la Chiesa, mi-

stero di salvezza del mondo, nella quale prende senso e valore la nostra vocazio-ne che di quel mistero è una singolare manifestazione. Amatela come la vostra Madre, con un amore che è fatto di ri-spetto e di dedizione, di tenerezza e di operosità. Non vi accada mai di sentirla estranea o di sentirvi a lei estranei; per lei vi sia dolce lavorare e, se necessario, soffrire. Che se in essa doveste a motivo di essa soffrire, ricordatevi che vi è Ma-dre: sappiate per essa piangere e tacere.” Allora buon lavoro a Daniele e a tutto il decanato di Magenta nella preparazio-ne della Camminata! (M.I.)

Il gruppo ACR è prezioso per creare legami di amicizia tra bambini

Dopo Mesero, a Zara è nato un gruppo ACRQuale immagine dell'AC ha portato a casa dall'iniziativa? Si é incuriosi-ta rispetto a quello che fa l'AC?

Oltre al clima di semplicità, mi è piaciuta soprattutto l'idea di “fare” qualcosa. Anche per questo abbiamo parlato dell'esperienza in parrocchia, e abbiamo deciso di far partire, insieme ai ragazzi dell'oratorio di San Paolo, dove già c'è l'AC, un gruppo di Azione Cattolica dei ragazzi, dagli 8 ai 12-13 anni. Penso che per loro il gruppo di ACR possa essere importante proprio per creare un'amicizia, un legame. So-prattutto, però, è importante l'idea che passa nel gruppo di AC di fare insieme qualcosa di concreto. Senza, è facile che i ragazzi si perdano. Penso che in futuro si possa proporre a loro, ma an-che a tutti i ragazzi dell'oratorio, qual-che piccola iniziativa di volontariato. Magari proprio a partire dai bisogni che ci sono nelle nostre parrocchie...

Claudio Urbano

19 maggio 2013 Il programma della Camminata del sìore 14.30: ritrovo dei  par-tacipanti a Mesero nel-la  piazza del  Santuario - accoglienza e registra-zione

ore 15.15: preghiera intro-duttiva e avvio della Cam-minata

ore 16.30:  ingresso in Chiesa a Magenta per  l’in-contro con l’Arcivescovo Angelo Scola

dalle ore 19: festa insieme presso l’Oratorio S.Martino con ristoro.

Per contribuire al sostegno dell’organizzazione della giornata è stata organiz-zata una sottoscrizione a premi: i risultati dell’estra-zione saranno resi noti il 19 maggio durante la festa serale.

E’ importante segnalare la propria partecipazio-ne iscrivendosi entro il 15 maggio presso la segrete-ria dell’Azione Cattolica

[email protected]

Abbiamo intervistato Antonella Carlino, della parrocchia di via Pavoni a Milano, mamma di

due bambini di 9 e 13 anni, che ha partecipato alla Camminata di Mesero dello scorso anno, da “esterna” rispet-to all'AC, ma invitata da alcuni amici.

Come è venuta a conoscenza dell'i-niziativa? Con chi ha partecipato, e come si è sentita, da esterna, duran-te l'iniziativa?

Mi hanno proposto di partecipa-re alcuni miei amici che fanno parte dell'AC nella parrocchia di San Paolo (vicina alla parrocchia di via Pavoni, nel decanato Zara di Milano). Per me è stato facile inserirmi nel clima della giornata, naturalmente anche grazie al fatto che conoscevo già qualche persona. In ogni caso, il clima gioio-so e di semplicità che si respirava ha aiutato molto. Insomma, nella gior-nata per me non c'è stato niente di “difficile”...

La Camminata e il tema della fami-glia. Pensa che l'iniziativa fosse a misura di famiglia? Ha vissuto l'i-niziativa un po' come preparazione all'incontro mondiale delle famiglie di giugno?

Ciò che mi ha sorpreso è stato ve-dere giovani e adulti che camminava-no insieme, mentre solitamente nelle nostre parrocchie si fa fatica a propor-re qualcosa ai ragazzi dopo la cresi-ma. Si respirava un clima di unione tra le generazioni. Quanto al tema della famiglia, mi è piaciuto che da questa giornata sia passato proprio il valore dello stare insieme, il fatto che l'unione tra i diversi membri della fa-miglia stia proprio nell'accettarsi l'un l'altro, ciascuno nelle sue condizioni. Per quest'anno, abbiamo proposto di partecipare anche ad altre famiglie del gruppo della nostra parrocchia. Sarebbe bello partecipare insieme.

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9Aprile2013

IL PERSONAGGIO

Don Giuseppe Grampa ricorda l'ex direttore amministrativo dell'Università Cattolica

Giancarlo Brasca, il gusto di cercare vie nuove

G ià trentaquattro anni sono trascorsi dalla morte di Giancarlo Brasca, all’alba del 24 gennaio 1979 nel

Policlinico Gemelli di Roma dove era stato ricoverato sette mesi pri-ma per una forma particolarmente aggressiva di linfoma. Aveva 59 anni. L’avevo conosciuto solo cin-que anni prima: il dottor Brasca, così era chiamato in università Cattolica, aveva letto un mio pic-colo scritto dedicato alla presen-za dei cattolici in politica e aveva voluto discuterne con me. Ricor-do nitidamente quel colloquio in Università nel suo ufficio affaccia-to su quello che viene chiamato il Giardino delle vergini.

Aveva letto meticolosamente il mio lavoro segnando vistosa-mente i punti di consenso e di dissenso. Fu il primo di numerosi incontri. Dopo qualche mese mi rivolsi a lui in un momento diffi-cile per la mia vita di prete e devo alla sua immediata e generosa disponibilità se una congiuntura per me molto problematica si ri-solse positivamente. Brasca aveva

parlato di me al Rettore Lazzati e insieme chiesero al mio Arcivesco-vo di consentirmi di lavorare in Cattolica. Così avvenne e io serbo profonda riconoscenza al dottor Brasca che, dandomi fiducia, mi aprì una nuova prospettiva per la mia vita di prete e di studioso. Ho fatto cenno a questa mia vicenda perché mette in luce l’attenzione che egli riservava alla persona, ad ogni persona con stile magnani-mo. Eppure gran parte della sua esistenza è stata assorbita dall’im-pegno per l’istituzione soprattutto sotto il profilo amministrativo e finanziario. Credo che niente fos-se più estraneo alla sua sensibilità più attenta alla riflessione cultu-rale, filosofica e teologica. Diret-tore amministrativo della Cattoli-ca, suo malgrado, ha operato con grande passione e competenza perché l’Università si consolidasse e si dilatasse. La facoltà di Agraria a Piacenza, la sede di Brescia, la facoltà di medicina e il Policlini-co Gemelli a Roma sono il frutto della sua intelligenza amministra-tiva. Uomo dell’Istituzione Brasca aveva anche un suo spirito profe-

tico che lo faceva attento ai gran-di dinamismi culturali e spirituali del suo tempo. Così lo vediamo impegnato a promuovere in anni ancora lontani dal Concilio Va-ticano II il protagonismo dei lai-ci nella Chiesa e nella società, in particolare attraverso l’esperienza degli Istituti secolari. Nel 1945 era stato accolto tra i Missionari del-la Regalità di Cristo, discepolo di padre Gemelli. Presidente dioce-sano dell’Azione Cattolica negli anni dell’episcopato di Montini e prima ancora animatore della pre-senza missionaria dei laici nelle periferie e negli ambienti di lavoro milanesi. Aveva il gusto di cercare vie nuove, di aprirsi ad esperien-

ze innovative al di là dei confini. Si inscrive in questa sua insonne curiosità l’attenzione che Brasca rivolse alla Polonia come labora-torio di dialogo tra fede cristiana e cultura marxista. Le sue ultime forze le dedicò a far conoscere Ka-rol Wojtyla appena eletto al som-mo pontificatoE’ giusto non di-menticare Giancarlo Brasca, laico appassionato per il Vangelo, che davvero ha realizzato nella sua vita quella che è la peculiare carat-teristica del laico cristiano: “tratta-re le realtà temporali ordinandole secondo Dio”.

Don Giuseppe Grampa

Dagli scritti di Giancarlo Brasca: il Vangelo come un libro di testo per l'uomo contemporaneoPer una chiesa rinnovata. Che cosa non saprebbe fare una Chiesa composta di uomini che avvertono tutto significato del loro essere ed agire nel mondo, con gli altri e per gli altri, pronti a spendere totalmente se stessi fino alla morte, animati in ogni circostanza dello spirito nutrito di Dio e dall’intima comunione con Lui, capaci di vedere – in fide et spe – l’orma della sua azione salvatrice dappertutto, nell’incrollabile certezza che la storia va verso un punto finale positivo?Come noi troverebbe vigore una Chiesa composta di uomini capaci di discernere l'azione di Dio e quella del male, il loro urtarsi, la lotta che ne consegue, il sacrificio e la morte che ciò richiedere? Non si potrebbe ritrovare qui significato della lotta contro l'oppressione, che nasce - nella sua radice ultima - del male dello spirito?Per un mondo nuovo. E’ omogeneo con la fede - e perciò con la fede e la Chiesa – chiunque: 1) tenda all'unità (supe-ramento tensioni, guerra, odio, sia pure in prospettiva, come scopo da raggiungere); 2) pratichi una donazione piena agli altri, senza riserve; 3) serva gli autentici interessi dell'uomo: lo sviluppo vero, l'uguaglianza, il riconoscimento della perso-nalità propria e altrui; 4) lavori per il riconoscimento che i beni della terra sono a disposizione di tutti, intendendo la povertà in questo senso, su questa linea (lavorare per mettere sem-pre più disposizione di tutti i beni; 5) accetti una gradazione dei valori, riconoscendo che più importanti sono quelli che più direttamente si riferiscono al destino personale e sociale dell’uomo. Tra questi atteggiamenti e il messaggio di Gesù vi è una co-municazione diretta. Il Vangelo se vissuto “ex saeculo” in to-tale impegno e sincerità, può aprirsi agli uomini d'oggi come il loro libro di testo. E viceversa la Chiesa può trovare in questo “sangue nuovo” che verrà dalle Nazioni la spinta a rendere molto più profondo ed autentico ed universale il messaggio che Cristo le ha affidato perchè lo recasse sino agli estremi confini del mondo e fino alla fine dei tempi.

Giancarlo Brasca, tratto da Testimoni nel mondo oggi: pagi-ne di vita spirituale, 28 (1979) 6, 20. Scritto uscito postumo.

Bibliografia:

- Giuseppe Grampa (a cura di), “Un laico per il Vangelo.

Scritti di Giancarlo Brasca”, Vita e pensiero, 1980.

- Roberta Grazzani, “Giancarlo Brasca. Lettere per una

ragazza”, Vita e pensiero.

- Ernesto Preziosi (a cura di), “Giancarlo Brasca: un laico

testimone del Vangelo”, Vita e pensiero, 2013.

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12 ATTUALITàAprile2013

Lino Duilio ha una lunga esperienza di impegno politico “sul campo”, ini-ziata nel 1993 e conclusa nella primavera del 2013:

20 anni, di cui 17 come Deputato al Parlamento. Per 15 anni, ha operato nel “prepolitico”, alla direzione del Centro Sociale Ambrosiano (C.S.A.), agenzia formativa della diocesi di Milano, che ha contribuito ad orga-nizzare le cosiddette “Scuole di for-mazione all’impegno sociale e politi-co” volute dal Cardinale Carlo Maria Martini. Il suo impegno inizia dopo lo scandalo di “tangentopoli”, che ha incrociato la fine del vecchio siste-ma politico (con la scomparsa della DC e del PSI), la nascita della “secon-da repubblica”, la presa di distanza della Chiesa italiana dall’opzione preferenziale per la DC e il tramonto dell’unità politica dei cattolici.

Sul versante più strettamente poli-tico, qual è il succo di questa lunga esperienza?

Dopo tangentopoli, i tentativi di dar vita a nuovi strumenti di azione politica, nel mio caso il PPI e succes-sivamente La Margherita, oggi lo stes-so PD, non hanno sortito l’effetto de-siderato. “Vino nuovo ed otri nuovi”, ebbe a dire a suo tempo il cardinal Martini. Direi che gli otri nuovi non hanno prodotto vino nuovo. Un esi-to che, a mio parere, può essere rife-rito all’intero sistema partitico italia-no, che in questi venti anni ha visto nascere (e morire) numerosi partiti politici.

Quali le cause?Questo falli-

mento è dipeso soprattutto dall’in-capacità, in tut-ti questi anni, di elaborare l’idea di un partito nuovo che non fosse un nuovo partito, dal-la mancata nascita di un soggetto po-litico profonda-mente diverso da quelli che si erano conosciuti, nati e cresciuti in un con-testo sociale e cul-turale profonda-mente diverso. Si è continuato a decla-mare innovazioni di mezzi e di fini, ma in presenza di contenitori che hanno ereditato quasi tutti i difetti di prima senza ag-

giungere i pregi del dopo. Ci ritrovia-mo, così, di fronte a una società civile frustrata al punto da reclamare l’abo-lizione di ogni forma di mediazione partitica, e sempre più tentata dalla sperimentazione di forme di demo-crazia diretta, vista come l’espedien-te che permette di affrancarsi (anche grazie all’avvento dei nuovi social-media) dalle degenerazioni delle istituzioni proprie della democrazia rappresentativa. Alla decomposizio-

ne di un sistema politico e partitico culturalmente e socialmente obsole-to si somma, poi, la maturazione di una soggettività individuale sempre più esigente, che impone la ricerca di nuove strade tese a ricomporre in forme nuove l’esplosione dell’indivi-dualità personale con le insopprimi-bili esigenze di responsabilità (e soli-darietà) sociale e collettiva.

Ciò detto, è possibile, sulla base della sua lunga esperienza, vive-re concretamente la politica come “una forma esigente di carità”?

Su questo versante mi sento di offrire qualche buona notizia. Nono-stante il discredito totale di cui la po-litica, oggi più che mai, gode agli oc-chi dell’opinione pubblica, mondo cattolico compreso. La mia esperien-za diretta, infatti, consente di dire, e di poter dimostrare con dovizia di particolari, che l’impegno politico ed istituzionale permette (anche) di conseguire dei buoni risultati, con-sente di fare del bene al prossimo perché mette in condizione di “farsi prossimo”, nel perimetro limitato della propria testimonianza favorisce iniziative che, sul territorio e “dentro il palazzo”, si risolvono in un auten-tico servizio agli altri (in maniera più estesa, per quanto sintetica, ho cer-cato di renderne conto, raccontando fatti, in un bilancio del mio lavoro parlamentare, consultabile sul mio sito www.linoduilio.it).

Si dice che l’impegno politico è spesso il regno di occasioni spreca-te. Che ne pensa?

Penso che non sia vero: è sola-mente il panorama mediatico, per il quale ogni buona notizia non è una notizia, che induce a una tale dispe-rante rappresentazione. Questa mia convinzione, maturata in decenni di impegno prepolitico e politico, credo possa risultare utile anche per itinerari formativi volti a motivare le giovani generazioni a più aggiornate forme di impegno personale nell’a-gone politico. E può ispirare anche metodologie formative valide a resti-tuire alla politica un volto più amico di quello che oggi va per la maggiore. Una rinnovata stagione formativa, che alla pedagogia deduttiva veda affiancare se non sostituire una for-mazione dall’impronta più induttiva, che dalla realtà della vita concreta e dal racconto di storie e di fatti real-mente vissuti sappia risalire alla sfera di interessi e valori in cui sia soddi-sfatta quell’insopprimibile esigenza di senso che anima ogni uomo, po-trebbe costituire oggi – io credo – un segno di contraddizione utile a far nascere nuove vocazioni. Segnando il possibile ritorno di una politica da restituire al destino della sua poten-ziale grandezza che si stagli con forza dinanzi alla sua attuale miseria.

Silvio Mengotto

Continua dalla primaSul versante politico indichiamo alcuni problemi che chiedono ora un tempestivo e adeguato impegno di chi ora è in Parlamento, e precisamente la modifica della legge elettorale; la riduzione equa dei costi della politica nel rispetto dei sacrifici già chiesti agli italiani; un piano di sviluppo e di sostegno econo-mico. Soprattutto rispetto al primo problema riprendiamo quanto detto con insistenza dalla Presidenza Nazionale di Ac e cioè la necessità di modificare una legge elettorale che ha provocato una forte con-traddizione nella composizione dei due rami del Parlamento.Sul versante ecclesiale suo proprio, l’AC intende sottolineare come l’impegno di “dare un’anima alla cit-tà” nasca anche dal cuore dei suoi cittadini, popolo a cui i cristiani appartengono a pieno titolo, popolo entro cui però la forza del “sale” rischia di divenire insipida. Contro questo “svuotamento” sollecitiamo ciascuno a radicare sempre più nel Vangelo la propria vita, a testimoniare un senso di sobrietà che eviti di consumare più di quello che si produce, a rimettere in gioco la dimensione pubblica dell’ispirazione cristiana secondo le indicazioni del Concilio, a anciare una presenza in formule nuove nella politica, per garantire un pluralismo e una crescita di relazioni e di partecipazione.Questo esercizio politico nella quotidianità può esprimersi in tanti modi, ne ricordiamo alcuni: l’attenzio-ne verso chi ha perso il lavoro, l’amministrazione saggia delle risorse comuni, da quelle del condominio a quelle di un ufficio, la competenza da profondere nella professione e nel volontariato, l’accoglienza delle fragilità di chi ci circonda, il pagare le tasse.Due ulteriori modalità, infine, per esercitare la responsabilità politica possono essere le seguenti: l’attenzio-ne “vigile, critica e propositiva” verso i politici e l’impegno formativo dell’associazione su temi fondamen-tali del vissuto laicale. Riguardo al primo punto riteniamo importante “curarci” dei politici, in particolare di quanti, partendo dalle nostre comunità, si trovano oggi impegnati nelle istituzioni, con una pluriformità che deve tendere a convergenze sulla concezione di persona e di società. Costoro dovranno poter far conto su una comunità che li accompagni e stimoli nel loro percorso di servizio. Riguardo al secondo punto in-tendiamo sollecitare tutta l’associazione ad approfondire i temi della crisi e dell’impoverimento, rispetto ai quali, secondo una sana spiritualità laicale, intraprendere con coraggio scelte profetiche.

La presidenza diocesana

Gli ultimi passaggi politici del nostro Paese nelle parole di Lino Duilio

La buona politica è "farsi prossimo"

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13CHE COS'è L'ACAprile2013

A tu per tu con Gianluca Vago, nuovo Rettore dell'Università degli Studi di Milano

Perché l'università sia dialogoOltre le finestre il sole

scalda il chiostro cen-trale della Ca' Granda, sede dell'Università de-gli Studi di Milano. Il

candore del marmo di archi e colonne rinascimentali contrasta con l'interno severo del corridoio del rettorato - le pareti in legno scuro, in fila i ritrat-ti di un secolo di Rettori dell'ateneo, con collo d'ermellino, baffi e cipiglio d'ordinanza, tra cui quello del primo Magnifico della storia della Statale, quel Luigi Mangiagalli che nei primi anni del Novecento tanto si adoperò per avere l'università a Milano (per 7 secoli i milanesi che volevano laure-arsi avevano dovuto traslocare a Pa-via) fino a fondarla e inaugurarla nel 1924.

Oggi, lunedì 11 marzo, con gli amici della Fuci incontriamo il 16esi-mo successore di Mangiagalli. È Gian-luca Vago, 52 anni, originario di Bo-visio Masciago, medico dal 1985, una vita di lavoro e di ricerca nell'ospedale Sacco e nel polo universitario della Statale che lì ha sede, dal 2002 pro-fessore ordinario di Anatomia pato-logica. E da novembre 2012 nuovo Rettore dell'Università degli Studi di Milano. Il professor Vago ci accoglie nel suo studio, uno stanzone solenne i cui mobili pregiati sono assediati da pile e pile di libri, documenti, faldo-ni d'ogni genere. Vago le guarda e tira un sospiro, quasi a dire “me la sono cercata”: le sfide che stanno davanti a lui e all'università sono molte e com-

plesse, la più grande è il rinnovamen-to che ha voluto porre al centro del suo programma. Milano è una città universitaria (7 atenei) ma non se ne accorge o fa finta, concordiamo. “Ma questo è anche colpa dell'università stessa – afferma Vago. Negli ultimi anni si è chiusa in un'autoreferenzia-lità che fa male, rischia di soffocarla. Per questo ho proposto apertura, le-game con il territorio, collaborazione con le altre istituzioni. Voglio un'u-niversità che torni a essere interlo-cutore imprescindibile per la città in cui è inserita: perché è questo il suo ruolo, il punto di riferimento per la cultura e l'innovazione”. Il concetto è quello di un'università vivace, che sa proporsi e dialogare perché è lei per prima luogo di incontro, discussione, dibattito. “La prima sfida è svecchiare

tante logiche interne: individualismo, piccoli e grandi potentati, chiusura, irrigidimento”. Non a caso nel pro-gramma che lo ha portato all'elezione come Rettore il professore lancia insi-stente il richiamo alla responsabilità di ciascuno, studenti, docenti, perso-nale: “Serve uno scatto d'orgoglio per rilanciare Unimi”. E poi osare un po' di più: “tante volte la burocrazia è opprimente. Figuratevi: quando pro-pongo qualcosa di nuovo, la prima cosa che mi dicono i tecnici è 'Non si può, è contro le regole'. E sono il Ret-tore!”, scherza Vago. Da studenti gli raccontiamo le fatiche dell'esperienza universitaria: la modularizzazione dei corsi che produce insegnamen-ti spezzettati, poco approfonditi, il supermercato dei crediti formativi. E poi il rischio che anche l'università

diventi un non-luogo, corro a lezione, do l'esame, torno a casa, zero possibi-lità di incontri, di scambio. Vago con-divide queste preoccupazioni. Pensa che si possa ripartire anche da queste esigenze quotidiane, da un ambiente universitario che accoglie e favorisce l'incontro. “Ve le apro le biblioteche di sera, adesso – sorride il rettore. Se riesco a vincere la piccola battaglia con l'amministrazione ve le apro. Sì, promesso. Cominciamo da qui”.

Paolo Bovio, FUCI

Il MEIC di Milano promuove una rivista di cultura e dialogo internazionale

Dal MEIC di Milano: Munera, una rivista di cultura

Da cristiani in università? FUCI!! Vivere a fondo gli anni dell'università. Educarsi alla ricerca, al giudizio critico, alle domande grandi. Imparando, alla luce del Vangelo, a essere studenti oggi e adulti, cittadini, domani. In un clima di fraternità e amicizia, condividendo con altri fatiche e gioie del percorso univer-sitario. E' tutto questo e molto di più la Fuci, Federazione Universitaria Cattolica italiana. Perché è nel periodo universitario che l'uomo, nel concetto autentico del nostro umanesimo latino, si forma”, ha scritto Giovanni Battista Montini, che della Fuci fu a lungo assistente, prima di diventare papa Paolo VI. E gli studenti che formano i gruppi Fuci vogliono viverla così, l'esperienza dell'università: come un'occasione bella di crescita umana e cristiana, in un passaggio fondamentale della propria vita. Oltre al gruppo diocesano, attivo nell'U-niversità degli Studi di Milano, ci sono il gruppo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e quello formatosi recentemente in Università Bicocca. Ogni anno i gruppi organizzano un percorso culturale, uno teologico e uno spirituale. Per imparare, come recita una parola d'ordine della Fuci, a “onorare la propria intelligenza”. Per informazioni www.milano.fuci.net oppure http://centropastorale.unicatt.it/pastorale-f-u-c-i

Una rivista di cultura a respiro europeo: ecco ciò che Munera intende essere. Giunta al suo

secondo anno di vita, Munera è cura-ta da una redazione giovane, ma con il sostegno di un comitato scientifico internazionale (ed ecumenico) d’ec-cellenza. Promossa dall’Associazione L’Asina di Balaam e edita da Cittadella Editrice, nel suo nome antico Munera porta l’essenziale del suo program-ma, proponendosi di leggere ogni fe-nomeno culturale (e ogni manifesta-zione della vita sociale, economica, politica, religiosa) alla luce della sua vocazione umana fondamentale: ov-vero come momento di scambio e di messa in circolo – nel tempo e nello spazio – di "munera", di doni mai del tutto disponibili.

Un’anticipazione: il n. 2/2013, in corso di stampa, contiene un testo, dal titolo Dio nella città, che papa Francesco ha recentemente pronun-

ciato da vescovo di Buenos Aires. Un piccolo gioiello, imperdibile per chi vuole comprendere chi sia e cosa pensi questa straordinaria figura "di credente e di pastore". Maggiori in-formazioni su muneraonline.eu, dove non solo è possibile abbonarsi (per 25 € all’anno) o acquistare singoli fa-scicoli o articoli, ma è anche sempre aperto un forum di discussione.

Stefano Biancu – Direttore responsa-bile della rivista Munera

Per informazioni sulle attività del Circolo Romano Guardini del Movi-mento Ecclesiale di Impegno Cul-turale a Milano visitare il sito web www.circologuardini.it Il MEIC ha alle spalle una lunga e qualificata storia, cominciata nel 1932-33 con il nome di Movimento laureati di Azione Cattolica e continuata/rin-novata con l'attuale denominazione dal 1980.

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16 E...STATE CON L'ACAprile2013

"E tu, Betlemme, terra di Giu-da, non sei davvero il più piccolo capo-

luogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popo-lo, Israele”. Così i profeti avevano predetto la nascita di Gesù in una piccola cittadina sulle colline della Giudea. Duemila anni dopo la cit-tà si trova in Cisgiordania sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese; a divederla da Gerusa-lemme e dal resto della terra in cui Gesù e vissuto c’è un muro, quel muro di separazione voluto dagli israeliani a partire dal 2002.

Betlemme è sempre stata meta di pellegrinaggi per via della presenza della Basilica della Natività, dove una stella d’argento dovrebbe in-dicare il luogo esatto della nascita di Gesù. A custodire questo luogo, insieme al Santo Sepolcro a Geru-salemme e alla Basilica dell’Annun-ciazione a Nazareth, sono, dal 1217

su mandato dello stesso San France-sco, i frati francescani. Dalla costru-zione del muro, però, è diventato più difficile per i pellegrini raggiun-gere Betlemme, che viene tagliata fuori dalle rotte dei pellegrinaggi nei momenti in cui la tensione tra israeliani e abitanti dei territori pa-lestinesi si riaccende scatenando violente rivolte. Così è sempre più difficile per la popolazione locale riuscire a lavorare e mantenersi a Betlemme; le ultime stime dicono che durante l’ultima intifada più di duemila cristiani hanno lasciato la città. L’Azione Cattolica, seguendo l’invito che il Vescovo di Nazaret ha fatto in occasione del pellegri-naggio unitario del 2010 di non lasciare cadere il ricordo di queste terre, organizza un campo di lavoro a Betlemme tra il 20 e il 30 luglio. Ospitati dalle Suore Francescane, i giovani faranno gli educatori di un oratorio aperto ai bambini delle di-verse confessioni religiose, mentre gli adulti si focalizzeranno sui bi- sogni delle famiglie, degli anziani,

delle persona handicappate. Saran-no organizzati visite in altri luoghi della terrasanta che di solito ven-

gono tagliati dagli itinerari classici dei pellegrinaggi.

Donata Sala

"Amici molto cari ci han-no invitato alla vacan-za estiva per famiglie

di Santa Caterina. In quell'occasio-ne abbiamo conosciuto un modo nuovo di fare Chiesa, di vivere la Chiesa e l'esperienza della fede.” Ci raccontano Luca e Michela Roc-ca, di Giussano, che da 5 anni par-tecipano alla settimana estiva. “In quell'occasione l'incontro con fa-miglie che hanno messo in gioco se stesse, con il proprio vissuto, le proprie esperienze i propri limiti ci ha permesso di essere accolti per ciò che siamo, senza pregiudizi in modo incondizionato.

Abbiamo scoperto un modo nuovo di essere parte della Chiesa da protagonisti a nostra misura:  i temi toccati giorno per giorno ci hanno dato motivazione per con-frontarci sia come genitori che tra genitori e figli. I figli infatti hanno avuto l'opportunità di fare un per-corso  parallelo al nostro su temi che danno  occasioni di confron-to.” Forse allora il modello di va-canza per famiglie tipo villaggio turistico, dove i genitori si rilas-sano in spiaggia e i bambini sono custoditi dagli animatori balleri-ni della baby dance non è l’unico possibile per permettere un ristoro

Dal 3 al 10 agosto al passo del Tonale

Una vacanza in famigliadel corpo e dello spirito: questa è la scommessa che la commissione famiglia dell’AC affronta ormai da alcuni anni. “Il tema di quest’anno sarà - Le sfide per la famiglia - a partire dalle domande che erano state poste al Papa in occasione della Festa delle testimonianze del Family 2012” ci spiega Roberta Osculati della commissione orga-nizzatrice, “In particolare saranno cinque i filoni di riflessione: la fa-miglia che si sa raccontare: dare te-stimonianza di sé, il “per sempre” del matrimonio, famiglie senza più prospettive, vivere la festa se-condo il cuore di Dio, fallimenti matrimoniali, solidarietà, rete di famiglie.” Una settimana dunque, dal 3 al 10 agosto 2013, dedicata alle famiglie che mentre sono in vacanza desiderano momenti di vita insieme, e allo stesso tempo riflessione e condivisione della fede. “Ciò che portiamo nel cuore è il clima di accoglienza e di con-divisione che si  respira ogni gior-no della vacanza: si percepisce la propria famiglia come una fami-glia nelle famiglie.  Nei momenti di gruppo proposti si crea un clima di condivisione profonda che vale sia per i genitori, per i figli e per le famiglie.” (M.I.)

Santa Caterina vista da una mammaDire Santa Caterina, per una come me, vuol dire far affiorare un sac-co di ricordi, di emozioni, di volti straordinari; ma oggi vuol dire so-prattutto un'immensa riconoscenza. Classe 1963 (ebbene sì, vado per i cinquanta!): perciò sono della generazione che ha sperimentato nella casa La Benedicta di Santa Caterina una intensa ed esigente proposta formativa, che mi ha accompagnato dagli anni dell'ado-lescenza fino alla fine dell'età giovanile, alle soglie del matrimonio! La settimana estiva significava tanto ascolto e studio (nel vero senso della parola) su temi che andavano dalla Chiesa, al Concilio, l'impe-gno sociale e politico, la formazione all'affettività...; poi silenzio e una vera e propria scuola di preghiera; e tanta amicizia, con un sacco di gente, preti e altri giovani di tutte le parti della diocesi, che ancora oggi mi si avvicinano con un "eravamo insieme a Santa Caterina, ti ricordi?"Dunque ho un fortissimo debito di riconoscenza per questa espe-rienza che di anno in anno mi sosteneva nella formazione della mia coscienza, della mia testa e del mio cuore. E confesso di aver attinto e di continuare ad attingere a quello che ho "imparato" nelle settima-ne alla Benedicta anche nella vita adulta.Poi, appunto, la vita è cambiata: sono arrivate le responsabilità pro-fessionali ma soprattutto familiari. E lì ho scoperto quanto ancora la proposta formativa dell'Ac a Santa Caterina sia preziosa. L'ho pro-posta ai miei figli, che l'hanno sempre accolta bene (Giulia, addirittu-ra, fin dalla prima elementare!). E anche per loro si è ripetuto il "mi-racolo": un'esperienza di incontri e di confronto, di apprendimento e di sostegno spirituale straordinaria. Quasi una boccata d'ossigeno all'interno di un anno di vita dove non sempre arrivano ai ragazzi e ai giovani proposte di qualità e dove spesso anche le parrocchie e gli oratori hanno il fiato corto. A Santa Caterina invece i miei figli hanno sempre respirato a pieni polmoni, e diventando grandi hanno apprezzato sempre di più la proposta, pur nei suoi ritmi esigenti.Resta il rammarico che l'"offerta", nella forma della settimana for-mativa estiva alla Benedicta, adesso si concluda con i diciottenni; i giovani restano "orfani" di un appuntamento fondamentale, che le altre opportunità associative forse non riescono a soddisfare fino in fondo.

Maria Teresa Antognazza

Un'esperienza di volontariato per giovani e famiglie nella terra di Gesù

Dieci giorni a Betlemme

Page 13: InDialogo apr2013

17E...STATE CON L'ACAprile2013

Un manipolo di giovani ormai da qualche anno sono una pre-senza fissa nell'estate di Palermo. Sono i ragazzi che partecipa-no ai Cantieri della Solidarietà, le settimane estive organizzate dalla Caritas ambrosiana per sperimentare la condivisione e il servizio in luoghi e realtà più o meno lontani dalla nostra espe-rienza quotidiana. Oltre che all'estero (Moldova, Libano, Gibuti, Etiopia, Bolivia, Nicaragua e Perù), anche quest'anno i “cantieri” avranno tra le loro mete anche l'Italia, perché non è sempre ne-cessario andare lontano per trovare occasioni in cui spendersi.

A Palermo, ospitati nella sede della Caritas locale, e sotto la guida di monsignor Benedetto Genualdi, che proprio della Caritas diocesana è responsabile, i giovani potranno dare il pro-prio contributo preparando e distribuendo i pasti per i poveri alla mensa “Santa Rosalia” di piazza Rivoluzione; oppure pren-dendosi cura dei più piccoli al “Giardino di Madre Teresa”, un centro di accoglienza per minori immigrati, o ancora animando i giochi dei bambini ospiti del “C'entro anch'io”, che accoglie giovani e adulti con disabilità. Questo solo per una parte della giornata, perché, dal pomeriggio in poi, invece, lo spazio è tutto dedicato alla conoscenza diretta della città, dialogando con chi anima i quartieri, ma anche inseguendo gli odori di cibo che pe-netrano in ogni angolo del quartiere di Ballarò, come racconta chi c'è già stato.

L'idea alla base dei Cantieri della solidarietà è infatti la con-vinzione che iniziative e progetti d'aiuto ai più deboli non siano solamente un affare degli “addetti ai lavori”, ma che possano diventare un occasione d'incontro e assumere un senso più profondo quando le persone si incontrano e si conoscono, la-vorano, giocano e sperano insieme.

Con questa intenzione anche l'Azione cattolica diocesana propone quest'anno la partecipazione ai campi organizzati dal-la Caritas a Palermo, dal 20 luglio all'11 agosto, per vivere qual-che settimana delle vacanze estive sotto il sole della Sicilia, e all'insegna del servizio.

Sono già fissate alcune date per chi vuole conoscere anche le altre mete proposte dalla Caritas. Tutte le date e le informa-zioni si possono trovare sul sito http://www.caritasambrosiana.it/internazionale/cds .

"Chi ha co-nosciuto la gioia

dell'incontro col Cristo non può tenerla dentro

sè ma deve irradiarla"

Giovanni Paolo II

Quest'estate per i giovani, a Palermo con i Cantieri della Solidarietà

Alla scoperta di una vita segnata da un affidamento sempre più grande a Dio

Sulle orme di Giovanni Paolo II

Se è vero che non c'è niente che interpelli e interroghi più di una testimonianza, è vero allora che tra le figure

che con la loro vita hanno dato te-stimonianza di una fede forte nelle prove spicca quella di Karol Wojty-la. In questo davvero figlio della sua terra, la Polonia: terra di fede radicata e di tradizione, che nella fede ha attraversato i travagli del XX secolo.

E' stata una vita segnata da un affidamento sempre più grande a Dio, quella dell'uomo che diven-tò papa Giovanni Paolo II. Passo dopo passo. Fin dall'infanzia, se-gnata dalla perdita della madre, passando per una giovinezza che dovette lottare per seguire i propri sogni – lo studio della letteratura all'università e la passione per il te-atro, sconvolti dallo Seconda guerra mondiale e dall'invasione nazi-sta della Polonia. Eppure è proprio nell'espe-rienza della guerra e dell'occupazio-ne che il giovane Karol scoprì e rafforzò l'intui-zione della pro-pria vocazione al sacerdozio, che lo portò a ri-schiare la vita per frequentare il se-minario clandestino di Cracovia. terminato il quale Wojtyla si trovò ad essere pastore di una comunità co-stretta sotto il regime comunista di una Polonia satellite della Russia

sovietica. Ecco quindi il richiamo al suo popolo a non scoraggiarsi, a non tagliare le radici di fede nem-meno in una società che cercava di estirparla. Lo ripeté con forza nei suoi primi viaggi pastorali da pon-tefice in Polonia. E non è un caso se proprio da quelle esortazioni a non arrendersi, nella certezza che “solo la verità rende liberi”, nac-que poi l'esperienza del sindacato Solidarnosc che tanta parte avrebbe avuto nel determinare la caduta dei comunismi nell'Est europeo.

Ed è proprio nella terra in cui Karol Wojtyla ha lasciato una trac-cia così importante che i giovani dell'Azione cattolica ambrosiana si recheranno in pellegrinaggio quest'estate. Da lunedì 12 a marte-dì 20 agosto il gruppo attraverserà la Polonia sulle orme di Giovanni Paolo II, visitando la sua città na-tale, Wadowice, Cracovia, città dei suoi studi e sua diocesi, passando

per la capitale Varsavia e per il santuario della Madonna

Nera di Czestochowa. Senza dimenticare

una visita ad Au-schwitz.

Una proposta forte, insomma, per giovani che in questo Anno del-

la Fede vogliano mettersi in gioco

e incontrare da vici-no quel gigante della

Chiesa e del Novecento che è stato Giovanni Paolo II.

Paolo Bovio

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L’ULTIMO LIBRO DI MARTINI EDITO DA IN DIALOGO

LA POLITICA ÈUNA COSA SERIA

www.indialogo.it – Milano, via S. Antonio 5 – tel. 02 58391348 – [email protected]

Un oratorio estivo tutto gioca-to sul tema del corpo. Questo

il progetto Fom, per il quale è già pronta tutta la sussidiazione rea-lizzata da In dialogo: la cartellet-ta every body con i dieci fascicoli necessari per gestire le settimane di oratorio, il cd con i canti, i due libretti di preghiera per i ragazzi (E il Verbo si fece carne) e per gli animatori (Body building), e poi le magliette per tutti, i cappellini e tutto quello che serve per rendere speciali le vacanze delle parrocchie. Tutto il materiale può essere prenotato e acquistato alla libreria In dialogo di via Sant’Antonio 5 a Milano, a partire dalle settimane dopo Pasqua, e si trova descritto sul sito www.indialogo.it. Il corpo al centro dell’avventura estiva, dunque: giorno dopo giorno si cercherà di scoprire come esso può diventare mezzo per comunica-re bene con tutti, per trasmettere la fede e per parlare agli altri di Dio. Un viaggio alla scoperta delle potenzialità del corpo umano, per

Fin dalle prime pagine, questo volume sorprende per la per-tinenza e l’attualità delle problematiche che il cardinale

Carlo Maria Martini aveva proposto nella seconda metà degli anni Ottanta. Quegli interventi, proposti nel contesto di crisi morale e politica di quasi trent’anni fa (disgregazione parti-tica, inizio dell’epilogo dei grandi partiti di massa e modifica dell’assetto istituzionale, tangentopoli…), sembrano scritti per l’oggi; per l’attuale degrado del costume partitico e per la ormai consolidata lontananza fra società, politica e istituzioni. Riguardano la corruzione e la penetrazione mafiosa ma anche, pur su un altro piano, la lentezza con cui la politica risponde, quando risponde, ai problemi posti dall’immigrazione. Si riscopre così che la rigenerazione della politica è sì isti-tuzionale, ma che per reggere – oggi come allora – deve esse-re corroborata da una ripresa di responsabilità personale. I testi sono nati rivolgendosi agli operatori sociali e po-litici, allora convocati dall’Azione Cattolica ambrosiana per incontri di riflessione o di spiritualità, nonché ai giovani parte-cipanti alle scuole di formazione all’impegno sociale e politico promosse dalla diocesi di Milano e diffuse poi in tutta Italia. L’Ac e la cooperativa In dialogo li ripropongono oggi, correda-ti di notazioni redazionali utili ad una comprensione da parte dei più giovani e di quanti si affacciano per la prima volta all’impegno socio-politico. Chi li ri-legge ora dopo tanto tempo vi riscoprirà, forse, la motivazione di fondo delle proprie scelte nell’ambito istituzio-nale. Erano gli anni del dopo Concilio Vaticano II e il rapporto Chiesa-mondo era tutto da scoprire e da inventare. E molti sono stati i giovani di allora che si sono ritrovati e si ritrovano anche oggi in tale impegno, a vari livelli. Chi li accosta per la prima volta ha l’opportunità di innestarsi in un percorso che non chie-de solo di essere ricordato (pur nell’importanza della memoria del cardinal Martini) ma anche reinterpretato e rinnovato. Quello che colpisce leggendo questo volume è che, pur di fronte ad assillanti problemi, il messaggio del cardinale non è di difesa e di chiusura, tanto meno di sfiducia ma,

a partire dalla Parola di Dio, esso apre sempre ad una prospettiva di speranza. Rivolgendosi ai giovani, indica chiaramente come la dimen-sione socio-politica di animazione della città e delle istituzioni sia non solo un dovere del cri-stiano ma anche un’opportunità per contribuire ad una società in ricerca di nuovi equilibri.

(dall’Introduzione di Paolo Danuvola)

A 50 ANNI DAL CONCILIO e nell’ANNO DELLA FEDE, i ragazzi dell’Azione Cattolica ambro-siana con i loro educatori han-no ideato una mostra itiner-ante per tutti gli altri ragazzi degli oratori che racconta la storia, i personag gi, i contenuti di questo grande evento.

12 PANNELLI, ricchi di colori e immagini, per far conosce re anche ai più piccoli quel “bal-zo innanzi” che la Chiesa ha messo in atto e che desideri-amo accogliere nuo vamente per costruire una Chiesa bella, così come il Concilio ce l’ha consegnata.

La mostra è costituita da: • 12 pannelli, formato 70x100 • 2 pannelli, formato 35x100

che servono da “ante porta” • un pieghevole che riproduce

tutta la mostra, da usare nei gruppi.

Noleggio e 80,00 (IVA compresa) + deposito cauzionale e 50,00 (il deposito cauzionale verrà restituito alla ri consegna della mostra).

20 pieghevoli in omaggio con la mostra. Copie in più e 1,30 cad, con sconti in base alle quantità.

È possibile anche acquistare l’intera mostra al prezzo speciale di e 650,00 (IVA compresa).

LA MOSTRA ACR

Un Concilio da scoprire

TUTTO PRONTO PER L’ESTATE

L'ORATORIO PUNTA SUL CORPO

riconoscerlo, in tutte le sue parti, come dono di Dio, preparato e pen-sato per noi e affidato alla nostra libertà. Per portare alla luce le infi-nite possibilità di bene che vi sono racchiuse, ricordando che Dio stes-so ha scelto di farsi conoscere assu-mendo la nostra umanità. Anche la proposta della vacan-

za comunitaria, targata ODL (Orato-ri diocesi lombarde) prende spunto dalla riflessione e dall’importanza del corpo. In dialogo ha pronti i due libretti, rivolti ai ragazzi e agli ani-matori (A spasso con te), per fare del campeggio una straordinaria avventura, dove non manchi mai il rapporto con il Signore.

La copertina del raccoglitore che presenta il progetto estivo della FOM (10 fascicoli + CD dei canti + libretto di preghiera per animatori e per ragazzi + 1 maglietta: e 35); a destra, il fascicolo per animare le vacanze comunitarie (libretto ragazzi e 5,0, guida educatori e 3,50).

Il libro di Carlo Maria Martini, Esercizi di buona politi-ca. Oltre l’ambiguità e la corruzione, pp. 128, e 11,50

UN REGALO SPECIALE

pp. 72 – € 9,50 – ISBN 978-88-8123-760-9

Un libro splendidamente illustrato per raccontare i segreti della vita in famiglia; un ottimo regalo per le Prime Comunioni.

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19Aprile2013

La preziosa testimonianza di Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24 e presidente UCSI Lazio

Il Conclave visto da chi lo deve raccontare

Nei giorni successivi all'ele-zione di Papa Francesco, In Dialogo ha incontrato Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24 e Presidente

di UCSI Lazio (Unione Cattolica Stampa Italiana).

Come vive un giornalista cattolico i giorni del conclave?

Il lavoro del giornalista cattolico non è molto diverso da altri giornalisti. Al di la delle convinzioni personali, lavoriamo comunque in una testata laica. Il punto fondamentale è quello di comunicare quello che sentiamo, certamente, ma con usi, modi e linguaggi che possono ren-dere il messaggio comprensibile a tutti, credenti e non. Questi giorni di conclave sono stati particolari e anche l’elezione di Francesco ha reso questo momento della Chiesa unico: dopo il gesto delle dimis-sioni di Benedetto, un gesto di grande profezia, ecco l’arrivo di un Papa come Francesco. Da cattolica capisco e sono molto felice delle parole che Francesco ha pronunciato ai giornalisti nell’Aula Nervi, quando ha detto che ringrazia in maniera particolare quei giornalisti che della Chiesa non pongono l’accento solo sull’aspetto politico ma capiscono e rac-contano la Chiesa come realtà spirituale. In questo mi sono sentita molto rappre-sentata. A colleghi laici avevo rimprove-rato la mancanza di sensibilità in mate-ria di Vatileaks e degli altri scandali che avevano colpito la Chiesa. A volte per il nostro lavoro basta rivedere il filmato op-pure vederlo in diretta e non è necessa-rio essere presente fisicamente. Con Papa Francesco molti miei colleghi giornalisti, non credenti, vogliono andare a sentirlo.Da molti vaticanisti il cardinal Bergo-glio non era tra i papabili ma in 5 scru-tini è stato eletto al soglio pontificio con grande sorpresa del mondo...

Giorni di grande lavoro e attesa … noi siamo stati in diretta dalle 15.30 alle 23.30…eravamo tutti molto stanchi ed emozionati. All’annuncio del cardinale tauran, ho avuto un sussulto quando ho sentito che il collegio cardinalizio aveva scelto Bergoglio: una grandissima sorpre-sa. Noi ed altre testate avevamo conside-rato la sua figura tra i papabili (non il più quotato certamente). Molti colleghi che avevano preparato le schede sui papabi-li avevano tanti altri nomi, circa 15, ma non il suo.

Abbiamo un nuovo papa da pochissimi giorni e possiamo già dire che France-sco è un grande comunicatore...qual è stata la vostra reazione di giornalisti vaticanisti? 

È assolutamente un grande comuni-catore. Per 8 anni ho seguito Ratzinger. Lui richiedeva una grande attività di me-diazione giornalistica: il mio lavoro era spesso leggere i testi dei suoi discorsi: semplificarli e aggiungere i suoi audio.

Papa Francesco se anche c’è un discorso scritto, va a braccio. Ha un modo molto immediato che mi fa dire che è davvero un piacere ascoltarlo per noi giornalisti e per il pubblico, per tutti però, non solo per i credenti. Questo papa andrà sicu-ramente raccontato in maniera diversa. E’ molto comprensivo (“avete lavorato tanto eh…” ci ha detto). Sembra “attra-versato” dalle parole che dice. Quando ci ha incontrato sabato nell’Aula Nervi, alla fine, ha voluto rivolgere il suo saluto e la sua benedizione anche ai giornalisti credenti ma non cattolici e anche ai gior-nalisti non credenti: a loro ha impartito la benedizione in silenzio, “rispettando la coscienza di ciascuno ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio.” …

un grande gesto che ha toccato la sensi-bilità di molti miei colleghi. Questo papa ci darà anche dei problemi però… per la sua capacità di improvvisazione dovremo capire come tradurlo!

Papa Francesco ha detto che la Chiesa deve “camminare, edificare e confessa-re” Gesù Cristo, non altro. Nell'ambito della 'vocazione' del giornalista cattoli-co potremmo dire che si può evangeliz-zare comunicando, ma si può comuni-care senza evangelizzare...

Questo è vero. Penso che il Vangelo sia una Parola Viva. Non è un testo scrit-to uguale in ogni epoca e dice le stesse cose. E’ una Parola incarnata che chiede di farsi carne e farsi storia. La lettura del Vangelo e in generale della Bibbia richie-

dono uomini che dalla Parola si lascino forgiare. Questa Parola, papa Francesco la vuole portare in prima persona. Lui ha già detto che non è importante il Papa, ma Gesù Cristo. Lui compie questa mis-sione e chiede che venga seguito. Comu-nica, appunto, con l’evangelizzazione: si fa testimone, non è uno che racconta semplicemente una storia, una dottrina. E’ un uomo della Parola, Gesuita, vicino alle persone di ogni condizione, special-mente ai poveri… questo già da quando era prete e poi arcivescovo a Buenos Aires.

Prima di dare la benedizione Francesco ha chiesto la preghiera del popolo, si è detto soprattutto vescovo di Roma piut-tosto che papa… questo papa cambierà la Chiesa?

Questo lo vedremo ma certamen-te sarà un papa di grande fermezza. Mi aspetto parole molto forti, di denuncia su temi etici e sul tema della povertà. Papa Francesco porta un messaggio di spe-ranza e di semplicità che ha dietro una sapienza e carità vissuta molto intensa. tutto questo rende la sua figura unica. Mi ha impressionato infatti vedere la folla al primo Angelus. Mi ha ricordato la folla della beatificazione di Giovanni Paolo II: credo due occasioni uniche di vedere piazza san Pietro, via della conciliazione e le vie limitrofe così colme di persone. Un tassita di Roma, prendendo il taxi in questi giorni e sapendo che sono giorna-lista mi ha detto di dire al papa che “i tas-sisti sono con lui, Francesco è una voce di speranza”. Ci stupirà!

Luca Costamagna

Continua dalla primaTant'è vero che questa sua azione coraggiosa gli valse la stima sia dei dirigenti del movimento per i diritti umani, sia del movimento delle Ma-dri di Plaza de Mayo, che, com'è noto, non sono mai state tenere nei confronti dei vescovi argentini. Bergoglio si è sempre tenuto lontano da interventi politici propriamente detti e dalle spinte della Teologia della Liberazione, agendo in fedeltà all'insegnamento sociale della Chiesa e seguendo la guida del Padre Arrupe. Ciò, però, non gli im-pedì di compiere la scelta preferenziale dei poveri, avvalorata anche dalla Terza Assemblea Generale dell'episcopato latino-americano a Puebla (1979). Egli non avrebbe mai potuto abbracciare le tendenze marxiste di alcune forme di Teologia della Liberazione, ma – come fecero del resto anche Helder Camara, mons. Oscar Romero e la stessa Assemblea di Puebla – aderì profondamente alla dottrina evangelica della liberazione portata da Cristo, che è venuto a libe-rare l'uomo non solo dal peccato, ma anche dalle strutture ingiuste, conseguenza del peccato.Grazie padre Sorge: i primi passi di Papa Francesco lasciano prevedere che egli resterà fedele a questa sua linea pastorale anche nel nuovo ruolo che lo Spirito gli ha affidato di guida della Chiesa cattolica.

Gianluigi Pizzi

BENVENUTO PAPA FRANCESCO

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20Aprile2013

AC E CONCILIO

Direttore responsabile: Gianni BorsaDirettore editoriale: Annalisa Perteghella

Hanno collaborato a questo numero:Paolo Rappellino, Donata Sala, Claudio Urbano, Alberto Ratti, Maria Citterio, Sara Nannini, Valentina Soncini, Paolo Bovio, Maria teresa Antognazza, Vittorio Castol-

di, Martino Incarbone, Paolo Danuvola, Alessandro Zunino, Antonio Contursi

Direzione, Redazione: 20122 Milano, Via S. Antonio, 5tel. 02/58391309. Amministrazione e pubblicità: tel. 02/58391341

Editore: Coop. Culturale IN DIALOGO s.r.l.Milano tel. 02/58391341 - Fax 02/58391345

E-mail: [email protected] internet: www.azionecattolicamilano.it/indialogo

Col patrocinio della Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali

Composizione: Coop. Culturale IN DIALOGO, via S. Antonio, 5 Milano

Progetto grafico: Annalisa PorcelliStampa: A.G. Bellavite Srl, Via I° Maggio 41, Missaglia (LC)

Abbonamento: Annuale 12 euro - Sostenitore 20 euroVersare su ccp 18834200 intestato a In Dialogo,

Via S. Antonio, 5 20122 - Milano

Registrato presso il tribunale di Milano n. 71 del 2-2-87Spedizione in Abb. postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Milano

Milano, 2 aprile 2013, anno XXVI - n. 6Associato all’USPI – Unione Stampa Periodica Italiana

Questo numero è stato chiuso in redazione e consegnatoalla tipografia il giorno 2 aprile 2013

A colloquio con Giselda Adornato, studiosa della figura di Giovanni Battista Montini

"Con Paolo VI i laici protagonisti della vita della Chiesa"

Giselda Adornato da anni studia in modo esclusivo la figura e il magistero del papa Paolo VI. E’ au-trice di numerosi volumi,

collaboratrice dell'Istituto Paolo VI di Brescia e consultore storico della Con-gregazione per le cause dei santi per la stesura della Positio super vita et virtu-tibus del Servo di Dio Giovanni Battista Montini-Paolo VI.

Parliamo di Concilio e di Paolo VI. Vorrei ci rivolgessimo inizialmente ai giovani di oggi perché anche loro possano appassionarsi al Concilio. Paolo VI, a chiusura del Concilio l’8 Dicembre 1965, rivolse un messaggio ai giovani: un appello ancora attuale.

Il Concilio, in quanto esperienza di rinnovamento della Chiesa in se stessa e nei suoi rapporti col mondo, è per an-tonomasia rivolto alle giovani genera-zioni, che devono viverne lo spirito e le indicazioni. E Paolo VI, che con grande coraggio riprese il Concilio e con tena-cia lo portò a termine guidandone tre sessioni, nel messaggio conclusivo loro rivolto raccomanda di non cedere all’e-goismo, li invita ad allargare i propri cuori secondo le dimensioni del mon-do, e rinnova la fiducia e l’amore della Chiesa nei loro confronti. Poche setti-mane prima di morire, Paolo VI disse: "La vita cristiana esige coraggio. Lancia-mo l’invito ai giovani specialmente, che del coraggio hanno il genio e la forza; sono i candidati preferiti alla scuola del Vangelo; sono essi il domani della co-munità civile, il domani della Chiesa".

Papa Montini, nel suo primo mes-saggio via radio (22 Giugno 1963) parlò della continuazione del Conci-lio come “opera principale e premi-nente” della sua elezione al soglio di Pietro.

In quel radiomessaggio la ripresa del Concilio costituisce il primo pun-to del programma di Paolo VI, in rife-rimento all’opera del suo grande ami-co papa Giovanni(del quale, proprio durante le battute finali del Concilio, Paolo VI annunciò l’inizio della cau-sa di beatificazione). Ma un aneddoto dice che se papa Giovanni ha preso il raffreddore, convocando il Concilio, Paolo VI ha contratto una solenne pol-monite, riaprendolo e portandolo a ter-mine, fra mille difficoltà. Per Paolo VI il Concilio è l’"ora di Dio", che esige l’ora della Chiesa e dell’uomo, chiamati en-trambi ad un rinnovamento nella fede e nella vita, all’insegna della riscoperta di Cristo. Con grandissima pazienza e prudenza lo portò a termine, riuscen-do ad avere l’unanimità sui documenti, pensando al futuro della Chiesa: biso-gna convincere della verità, nella carità; non vincere con il numero.

Paolo VI nel suo primo messaggio da Papa indicò la definizione di Chiesa e il suo rinnovamento, l’unità dei cri-stiani ma soprattutto il dialogo col mondo contemporaneo.

La categoria del dialogo, così ripetu-ta in riferimento a Montini, non può es-sere banalmente esaltata, senza capire i termini in cui Paolo VI la intendeva e la Chiesa da allora l’ha recepita. Bisogna

dialogare all’interno della Chiesa e con la società moderna, ma sempre a partire dalla Verità con l’iniziale maiuscola. Pa-olo VI, nella sua prima enciclica, Eccle-siam Suam, affronta proprio la metodo-logia del dialogo, termine che appare per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa; con l’attenzione che sia il dialogo della salvezza, ispirato a fede e carità. E’ evidente che chi ha in-terpretato questo papa come moderno perchè uomo del dubbio, ha travisato proprio l’interpretazione della teoria del dialogo, le cui radici sono, per Pa-olo VI, la conoscenza della verità e la tensione alla conversione dell’interlo-cutore.

Il Concilio riconobbe il ruolo svolto dall’Azione Cattolica ed altre associa-

zioni negli ottanta anni precedenti, sul fronte della formazione dei laici. Il papa Paolo VI fu sempre molto vi-cino all’AC.

Papa Montini ha sempre riconosciuto ed esaltato il ruolo dei laici nella Chie-sa, trovando un appoggio nella nuova ecclesiologia conciliare del sacerdozio comune dei fedeli. Citiamo soltanto l’ac-coglienza degli uditori e delle uditrici in Concilio, l’istituzione del Pontificio con-siglio per i laici, dei consigli pastorali nel-le parrocchie e diocesi. Con Paolo VI per la prima volta una laica entra a far parte di un dicastero vaticano. Naturalmen-te, l’AC era la pupilla di Montini, che da giovane era stato assistente romano e na-zionale della FUCI. Ne approvò il nuovo statuto, steso seguendo le direttive conci-liari, e nell’omelia in occasione del cen-tenario, l’8 dicembre 1968, raccomandò: "Non allontanatevi mai dalla sorgente dell'Azione Cattolica, da una vita cioè profondamente imbevuta della Parola e della grazia di Cristo".

Maurizio Guarnaschelli

METTI IN AGENDA L’ACMESE DI APRILE20-21 AprileBethlem (eremo S. Salvato-re); Formazione zona 4 e 5; 2gg Cenacolo22 Aprile Percorso Giovani e Lavoro26 – 27 - 28 aprileConvegno nazionale presi-denze28 AprileConvegno nazionale presi-denze; giornata parrocchiale di AC

MESE DI MAGGIO3-4-5 MaggioGemellaggio ACR4-5 MaggioEsercizi spirituali Fidanzati11 MaggioSacro Monte 14enni; Assemblea LXX19 MaggioCamminata del SI ( Mesero – Magenta)

MESE DI GIUGNO14 Giugnoviaggio ai confini (ACS)16 GiugnoSanta Caterina (ACR)29 GiugnoSanta Caterina (ADO)

ERRATA CORRIGE: Nello scorso numero, a pag.4, le voci corrette relative al bilancio

di esercizio al 30 settembre 2012 sono le seguenti:patrimonio netto 1.967; disavanzo esercizio -42.670; utilizzo fondo copertura perdita: 42.670;

fondi di accantonamento 137.289; patrimonio netto finale: 139.256.

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Cronistoria dell'Azione Cattolica Italiana1867Il viterbese Mario Fani stringe rapporti con numerosi giovani della nobiltà pontificia e cono-sce Giovanni Acquaderni

1868, 2 maggioNasce la “Società della Gio-ventù Cattolica Italiana”, con l’approvazione dello Statuto da parte di Papa Pio IX. Il mot-to che sostiene l’impegno di Fani e Acquaderni, “preghiera, azione, sacrificio”, racchiude il programma cui si ispirano: la devozione alla Santa Sede, lo studio della religione, la te-

stimonianza di una vita cristiana, l’esercizio della carità. Il bolognese Giovanni Acquaderni diventa diventa il primo presidente del nuovo organismo

1870Breccia di Porta Pia e presa di Roma ad opera dell’eserci-to italiano. Nascerà così la “questione romana”: il dissidio fra lo Stato moder-no italiano e la Chiesa. I cattolici italiani, a cau-sa del Non expedit, non potranno partecipare alla vita politica del Paese

1875 II congresso dei cattolici italiani a Firenze che dà vita “all’Opera dei Congressi e dei comitati cattolici”, indipendente dalla Società della Gio-ventù Cattolica, e con il compito di stimolare e coordinare le attività della varie associazioni ed opere cattoliche. L’Opera dei Congressi è di fatto, per quasi trent’anni – accanto alla Gio-ventù Cattolica – l’organizzazione del laicato obbediente al Pontefice

1878Muore papa Pio IX e viene eletto al soglio pontificio Vincenzo Gioacchino Pec-ci, che prende il nome di Leone XIII

1891, 15 maggioViene promulgata l’enci-clica sociale Rerum Nova-rum, con la quale per la pri-

ma volta la Chiesa cattolica prende posizione in ordine alle questioni sociali

1896, 1 settembreViene ufficialmente costituita a Fiesole, nel cor-so del XIV congresso nazionale dei cattolici, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI)

1897Il professore Giuseppe Toniolo, figura di primo piano del cattolicesimo italiano, fa uscire un saggio dal titolo “Il concetto cristiano di demo-crazia”

1903Muore Leone XIII e viene eletto al soglio pon-tificio Giuseppe Sarto, che prende il nome di Pio X

1904A causa di contrasti interni fra intransigenti e innovatori (guidati da don Romolo Murri), il 28 luglio Pio X dichiara sciolta l’Opera dei Con-gressi1905Con l’enciclica Il Fermo proposito, viene rior-ganizzata l’Azione Cattolica e per la prima vol-ta si incomincia ad utilizzare questo nome. Si formano tre nuovi organismi: l’Unione Popola-re Cattolica Italiana, presieduta da Giuseppe Toniolo; l’Unione Cattolica Italiana delle As-

sociazioni Elettorali e l’Unione Cattolica Italiana delle Istitu-zioni Economiche e Sociali. Accanto alle tre Unioni rimane la Società della Gioventù Cat-tolica

1906, 24 marzoGli Statuti delle tre Unioni ven-

gono approvati con lettera del Segretario di Stato. Ai tre Statuti viene premessa una nor-mativa in otto articoli che fonda la diocesaniz-zazione dell’Azione Cattolica

1908Viene fondata l’Unione fra le Donne Cattoliche Italiane ad opera di Maria Cristina Giustiniani Bandini

1912Nonostante non fosse ancora stato revocato il Non expedit decretato da Pio IX, Ottorino Gentiloni, a capo dell’Unione elettorale, con-clude con Giovanni Giolitti il cosiddetto “Patto Gentiloni”

1914Muore Pio X e viene eletto al soglio pontificio Giacomo della Chiesa, che prende il nome di Benedetto XV. Dopo la crisi dell’Opera dei Congressi la Società della Gioventù Cattolica ha così nuovi spazi. Si moltiplicano i circoli e nascono strutture decentrate regionali. Si for-mano al suo interno le Le-ghe del lavoro (di sostegno alle presenze sociali orga-nizzate) e (nel 1917) le se-zioni “Aspiranti”, che erano il tramite con cui i giovani seguivano la crescita dei ragazzi. Ulteriore ter-reno di sviluppo sarà quello ricreativo con la nascita nel 1916 di un’Associazione Scoutisti-ca Cattolica Italiana (ASCI)

1919Nasce all’interno dell’U-nione donne, la Gioventù Femminile (GF), fondata dalla milanese Armida Ba-relli (che ne rimarrà presi-dente fino al 1946), legata al singolare ambiente cre-atosi intorno alla figura di padre Agostino Gemelli, che tra l’altro è anche all’o-

rigine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (fondata nel 1921). Il programma della GF, sin-tetico ma essenziale, riguarda la crescita della cultura religiosa e della dimensione interiore. All’inizio dell’anno, a gennaio, don Luigi Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano (PPI), di ispi-razione cristiana

1922Muore Benedetto XV e viene eletto al soglio pontificio Achille Ratti, che prende il nome di Pio XI

1923, 2 ottobreSotto il papato di Pio XI vengono approvati i nuovi Statuti dell’Azione Cattolica. Coordina-ta da una forte Giunta centrale, l’associazione viene rafforzata nella sua unità, e suddivisa in sezioni per categorie anagrafiche di persone, non più per obiettivi specifici. Ne fanno parte la SGCI, che diventa Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), la FUCI, l’Unione Femmini-le (che comprende l’Unione donne, la GF e le universitarie della FUCI) e la neonata Unione uomini di AC

1923 – 1940Il Fascismo, salito al potere nel 1922, inizial-mente ricerca un pratico compromesso, rilan-ciato anche dall’eliminazione di ogni alterna-tiva all’AC in campo cattolico. Fin dall’inizio,

però, non mancano forti motivi di attrito: fra que-sti, la fondazione da parte del regime fascista di un organismo per la gioventù tendenzialmente totalita-rio e la conseguente crisi e chiusura dell’esperienza dello scoutismo italiano e delle associazioni ricreati-ve e sportive.

1929 La raggiunta Conciliazione fra Chiesa e Stato si arriva a momenti di maggior consenso. Ma di lì a pochi anni non mancano nuove occasioni di contrasto, che portano anche alla chiusura forzata di molti circoli e il 30 maggio del 1931 perfino delle organizzazioni giovanili nazionali. L’intervento di Pio XI con l’enciclica “Non ab-biamo bisogno” è decisivo nel far salvaguar-dare l’esistenza autonoma delle associazioni di AC, anche se vengono ulteriormente limitati i suoi compiti al solo terreno religioso.

1935Nasce, come editrice della GIAC, l’AVE (Ano-nima Veritas Editrice), con l’obiettivo di fornire sussidi per la formazione religioso – morale di adulti, giovani e ragazzi

1939Muore Pio XI e viene eletto al soglio pontificio Eugenio Pacelli, che prende il nome di Pio XII

1940Pio XII riforma l’AC con la promulgazione di nuovi Statuti. La responsabilità laicale viene drasticamente limitata ai livelli unitari, a comin-ciare dal centro nazionale

1943 – 1961 Durante la guerra, la vita interna dell’associazio-ne ha una stasi. Il rilancio dell’AC subito dopo la liberazione di Roma, è guidato con discrezio-ne da mons. Montini (il futuro Paolo VI), allora stretto collaboratore di Pio XII alla Segreteria di stato vaticana e già assistente della FUCI

1946 Vengono promulgati i nuovi Statuti. Accanto all’associazione di mas-sa nascono molteplici as-sociazioni specializzate, perché aiutino gli aderenti all’AC ad affrontare con maggiore competenza i vari aspetti della nuova so-cietà pluralista. In questo processo nascono la Gioventù Studentesca (GS), la Gioventù Operaia (GIOC), rinascono le Associazioni scoutistiche (ASCI) e vengono promosse le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI)

1948 L’AC, vive l’esperienza dei “comitati civici” pro-mossi da Luigi Gedda, presidente della GIAC, in vista delle elezioni politiche del 18 aprile di quell’anno. Nel 1952 Gedda diverrà Presidente generale e suo successore alla GIAC sarà Car-lo Carretto

1962 – 1968 Il Concilio Ecumenico Vaticano II, evento fondamentale delle recente storia della Chie-sa, si apre nel 1962, indetto da papa Giovanni XXIII, succeduto nel 1958 a Pio XII. Si chiude-rà nel 1965 sotto il nuovo papa Paolo VI (Gio-vanni Battista Montini, eletto papa nel giugno del 1963). Il Concilio fra l’altro affronta anche la questione specifica del significato e della missione dell’Azione Cattolica. I discorsi più

espliciti appaiono nell’Apostolicam Actuosita-tem, il decreto sull’Apostolato dei laici. Intanto nel 1963 viene nominato assistente centrale mons. Franco Costa, mentre nuovo presidente generale diventa Vittorio Bachelet

1969Recependo in pieno le conclusioni del Conci-lio, Bachelet e mons. Costa avviano il rinnova-mento dell’associazione, che prenderà forma nel nuovo Statuto del 1969. Si arriva, fra l’al-tro, all’attuale struttura associativa unitaria, con la costituzione di due Settori (Adulti e Giovani), senza più di-stinzioni fra i sessi, con la comune responsabi-lità verso una “atten-zione educativa” per i ragazzi, l’Azione Cat-tolica dei ragazzi (ACR). È poi esplicitamente previsto un raccordo con i movimenti dei Lau-reati, della FUCI e dei Maestri. Tra le novità an-che la scelta di più ampi spazi di democrazia interna, con un sistema di assemblee a tutti i livelli, e un coinvolgimento della base nella de-signazione dei responsabili

Anni ’70Nella Chiesa postconciliare l’AC attraversa inevitabilmente un periodo di “assestamento”, che la porta ad un ridimensionamento anche numerico: si passa dai 3.300.000 iscritti del 1964 agli 815.000 del 1973 (anno in cui Bache-let termina il suo mandato) ai 500.000 di oggi. Mentre nascono nuove forme aggregative lai-cali, i nuovi “movimenti ecclesiali” (CL, Sant’E-gidio, Neocatecumenali, RnS), l’AC si impegna al rinnovamento della Chiesa voluto dal Conci-lio. Gli anni settanta si concludono tragicamen-te con l’assassinio di Aldo Moro (presidente della FUCI dal 1939 al 1942) e di Bachelet da parte delle Brigate Rosse

1978 È l’anno dei tre papi. Muore Paolo VI e viene eletto al so-glio pontificio Albino Luciani, che prende il nome di Gio-vanni Paolo I. Il suo pontifica-to dura soltanto 33 giorni. Gli succede il cardinale polacco Karol Wojtyla, che prende il nome di Giovanni Paolo II

Anni ’80 e anni ’90 Contribuisce alla nascita e all’applicazione dei catechismi della Cei, vive la sua stagione dei Progetti (il Progetto Giovani è del 1988) e poi dei nuovi Cammini Formativi. Dal 1997 tutti i settori lavorano su un’unica Attenzione Annuale.

1998Viene eletta la prima donna alla guida dell’A-zione Cattolica, Paola Bignardi. L’associazione vive un forte processo di rinnovamento, con-clusosi con l’aggiornamento dello Statuto av-venuto nel settembre del 2003

2004, settembreIncontro nazionale di Loreto, con la presenza di Giovanni Paolo II

2005Muore Giovanni Paolo II e viene eletto al so-glio Pontificio Joseph Ratzinger, che prende il nome di Benedetto XVI

2008 In occasione del suo 140º anniversario, l’Azione Cat-tolica ha presentato il Manifesto al Paese, un docu-mento in cui sono affermati i valori dell’AC, che si fa sentinella di quell’ethos condiviso in cui afferma si possono riconoscere tutti gli italiani. Il Manifesto è stato consegnato il 2 aprile 2008 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di un’udien-za concessa dal Capo dello Stato al presidente nazio-nale dell’associazione. Le celebrazioni per i 140 anni dell’associazione sono poi culminate, il 4 maggio se-guente, in un incontro dell’associazione con papa Benedetto XVI in piazza San Pietro a Roma, al quale hanno partecipato 150.000 soci dell’AC I

(1922-1929) Luigi Colombo

(1929-1936) Augusto Ciriaci

(1936-1940) Lamberto Vignoli

(1940-1946) Commissione per l'alta direzione dell'AC

(1946-1952) Vittorino Veronese

(1952-1959) Luigi Gedda

(1959-1964) Agostino Maltarello

(1964-1969) Vittorio Bachelet

Presidenza Nazionale (dal nuovo statuto del 1969)

(1970-1973) Vittorio Bachelet

(1973-1981) Mario Agnes

(1981-1986) Alberto Monticone

(1986-1992) Raffaele Cananzi

(1992-1998) Giuseppe Gervasio

(1998-2005) Paola Bignardi

(2005-2008) Luigi Alici

(2008-in carica) Franco Miano

Elenco dei Presidenti Nazionali(1922-1938) Giuseppe Pizzardo

(1939-1943) Evasio Colli

(1943-1943) C. Borghini

(1944-1946) Gilla Vincenzo Gremigni

(1946-1955) Giovanni Urbani

(1955-1961) Mario Ismaele Castellano

(1961-1963) Carlo Maccari

(1963-1972) Franco Costa

(1972-1976) Luigi Maverna

(1976-1979) Marco Cè

(1979-1982) Giuseppe Costanzo

(1982-1987) Fiorino Tagliaferri

(1987-1989) Antonio Bianchin

(1989-1990 pro tempore) Camillo Ruini

(1990-1996) Salvatore De Giorgi

(1996-2001) Agostino Superbo

(2001-2007) Francesco Lambiasi

(2007-in carica) Domenico Sigalini

Elenco degli assistenti ecclesiasticiM. Casella, L'Azione Cattolica nell'Italia contemporanea (1919-1969), AVE, Roma 1992M. Casella, L’Azione Cattolica del Novecento. Aspetti, momenti,

interpretazioni, personaggi, AVE, 2003, pp. 304 (Il seme e l’aratro, 8)

R. Moro, Azione Cattolica Italiana (Aci), in F. Traniello - G. Campanini (direttori), Dizionario storico del movimento cattolico in Italia (1860-1980), 1/2: I fatti e le idee, MARIETTI, Casale Monferrato 1981, pp. 180-191E.

E. Preziosi, Breve profilo storico dell'Azione Cattolica italiana, AVE, Roma 1984E. Preziosi, Obbedienti in piedi. La vicenda dell’Azione Cattolica Italiana, SEI, Torino 1996E. Preziosi, Piccola storia di una grande associazione. L’Azione

Cattolica in Italia, 2002, 2ª ed. riveduta e ampliata, AVE, pp. 228 (Il seme e l’aratro, 5)

G. Formigoni, L'Azione Cattolica Italiana, ANCORA, Milano 1988G. Formigoni - G. Vecchio, L'Azione Cattolica nella Milano del Novecento, RUSCONI, Milano 1989Note di storia dell’ACI, AVE, 1992, pp. 76 (Pagine, 3.1)AC: una storia di santità laicale, AVE, 2002, pp. 128 (Il seme e l’aratro, 7)

Breve bibliografia