pinerolo indialogo giugno 2011

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1 n. 6 Giugno 2011 IN DIALOGO Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo Fine anno scolastico: le feste nelle vene!

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N.6 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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1n. 6Giugno 2011

INDIALOGOSupplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo

Fine annoscolastico:

le feste nelle vene!

22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

la salute e l’ottimismo

I segreti della longevità Si parla spesso del segreto della longevi-tà. Gli scienziati lo rincorrono ormai da se-coli ma la formula specifica non è ancora stata ottenuta. Di sicuro tra i fattori principali ci sono la salute e l’ottimismo. Del resto si sa, uno stile di vita sano lon-tano dagli eccessi di fumo e alcol contribu-isce sicuramente a migliorare ed allungare la vita. Ma non basta. Infatti secondo uno studio condotto in Georgia, USA, (sembra appunto che lì la popolazione sia costituita in larga parte da ultra centenari) il segreto finale per mantenersi bene per oltre un se-colo sia l’ottimismo. Essere positivi dunque allungherebbe e

migliorerebbe la vita. Tuttavia il campione di anziani preso in esame in America ha dimostrato che è ne-cessario anche saper reagire e fronteggiare ogni tipo di situazione, soprattutto gli even-ti negativi. Altro fattore correlato è anche lo spirito di adattamento, indice di apertura mentale. Se ci pensiamo, infatti, tutti i vari centenari

che ci capita di conoscere o di incontrare, hanno avuto a che fare con guerre e periodi di crisi durante i quali, in un modo o nell’al-tro, se la sono sempre cavata. Eppure sono ancora qui, talvolta più sani di noi giovani! Direi quasi fondamentale poi l’apporto alla longevità dato dal mangiar bene: una dieta sana, varia ed equilibrata ci assicurerà una vita lunga e felice. Bisogna aggiungere infine l’effetto curati-vo dell’amore. No, non è una bufala e nem-meno una romanticheria: è un dato di fatto appurato da studiosi di Standford i quali, in una ricerca pubblicata di recente, sottoline-ano come la passione amorosa abbia effetti antidolorifici pari non solo ai comuni anal-

gesici ma addirittura agli stupefacenti. Da quanto si è potu-to vedere dai risultati della ricerca, dunque, i valori fisiologici vanno di pari passo con quelli psicologici. Naturalmente quello americano non è l’uni-co studio condotto fi-nora ma è interessante vedere come anche in altre parti del mondo si siano ottenuti i mede-simi risultati in seguito alle medesime ricer-che.

Anche in Italia, il dottor Claudio France-schi, docente di immunologia all’Università di Bologna, si vede d’accordo con i colleghi statunitesi ed aggiunge che l’impatto dello stress sul sistema immunitario può essere la causa di diverse patologie. Concludendo, quindi, si consiglia una vita ricca di ottimismo, buon cibo, reattività e passione!

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la salute e l’ottimismo

I segreti della longevità

www

S o m m a r i o

| Editoriale | Tentare di fotografare il mondo giovanile è sempre stato difficile. Sovente si sono usa-te le categorie dell’evento in quel momento più in voga o più d’attualità nei media. Così i giovani sono stati il ‘68, la Pantera, l’On-da, i bamboccioni... Ora sono gli “Indigna-dos”, categoria mutuata dai giovani spa-gnoli che con le loro manifestazioni sono riusciti a porsi al centro dell’attenzione.

Se a questi aggiungiamo i giovani del mondo arabo e pure quelli africani che rischiano la vita per venire in Occidente è il caso di dire che tutta una generazione giovanile è in fermento per cre-arsi uno spazio sociale di protagonismo vitale.

Il passaggio di testimone tra generazioni è uno dei nodi cruciali del mondo nel quale vivia-mo. La gerontocrazia imperante, dovuta non solo al progresso scientifico nel campo della salute, continua a non lasciare spazio alle nuo-ve generazioni, confinandole nel precariato del lavoro, degli affetti, della politica, del sociale.

In questa resistenza al passaggio gene-razionale, in una forma di autolesionismo sociale, pare che i meno valorizzati siano i giovani più preparati. Da qui l’aumentare della % di giovani che non mostra interesse né per lo studio, né per il lavoro (in Italia è dell’11,2%, la più alta in Europa). Ma anche l’aumentare dei giovani indignati che si mo-strano refrattari ad accettare l’idea di non avere diritto a un futuro. Antonio Denanni

2 Buone News i segretidellalongevità

4 Primo piano lefestenellevene

6 eventi festivaldelteatrodifigura

8 lettere al giornale civolevadelcoraggio...

9 Nuvole sopra i 20 la“nuova”linguaitaliana

10 Politica in città piùpoliticaopiùpubblicità?

11 Delibere comunali maggio2011

12 Visibili & invisibili 50anniperidirittiumani

13 tendenze miniipad

14 appunti di viaggio mattanzadibufaliperlasepoltura

15 Giovani@scuola precaridellascuolaedellavita

16 sociale &Volontariato l’uomod’onorenonpagailpizzo

17 Personaggi davidebocca

18 teatro latrilogiadegliocchiali

19 arte&architettura podopedy,feetosophyealtro...

20 musica emergente rock‘n’wolf2011 mr.occhioone

22 sport tennis

24 amici di Pinerolo Indialogo banner

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PINEROLO INDIALOGO

DIrETTOrE rESPONSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato a questo numero: Fiammetta Bertotto, Mi-chele Barbero, Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Valenti-na Voglino, Gabriella Bruzzone, Francesca Noardo, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario rivoiro, Massimiliano Granero, Nadia Fenoglio, Giulia Antonucci, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Massimiliano Malvicini, Marianna BertolinoCon la partecipazione di Elvio Fassone

PhOTOGiacomo Denanni, Irene Lo Bianco

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

rEDAzIONETel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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A cura di A.D.

4 Giugno: Le Feste di fine annoPrIMO PIANO

fiNe aNNo scolastico

Le feste nelle vene È ormai tradizione nel Pinerolese conclude-re l’anno scolastico nella ritualità della festa. Un evento che coinvolge diverse scuole me-die superiori di Pinerolo e qualche migliaio di giovani. ha incominciato il Liceo Porporato fin dal 2007 con la “Festa dei maturandi”, organiz-zata dalla redazione del giornale scolastico “Onda d’urto”. Poi sono seguite con formule diverse le feste del Liceo Curie (a Villar Pellice) e del Buniva (a Macello). A queste, che coin-volgono studenti e insegnanti, e che in qual-che modo ritualizzano la conclusione festosa di un ciclo di studi, si aggiungono quelle orga-nizzate in proprio da gruppi di giovani per puro gusto festaiolo, come il “Ballo della scuola” (studenti del Porporato) o “Miss Licei”, giunta quest’anno alla sua decima edizione. Sono tutte feste che in qualche modo vo-gliono raccontare la gioia della vita e di una esperienza vissuta, come ha scritto una gio-vane studentessa sulla sua festa di maturità: «Ieri sera ho ballato l’ultimo tango dei miei anni da liceale: è stato struggente, violento, ma anche estremamente dolce e maledetta-mente bello...sulle note della festa ho ballato stretta ai miei momenti più tristi e gioiosi tra-

scorsi sui banchi di scuola. Ogni passo un’im-magine, ogni movimento un ricordo. Ho dan-zato tra le soddisfazioni e delusioni di questi cinque anni. Il mio ballerino aveva mille volti, la sua voce era una sfumatura di tonalità. Mi ha parlato di quando ho varcato la soglia del Porporato per la prima volta, dell’insicurezza e delle aspettative che avevo con me quel gior-no. Mi ha ricordato tutte le lotte combattute, le battaglie vinte e quelle perse che mi hanno fatto crescere. Rideva parlandomi di tutte le belle persone incontrate che mi hanno rega-lato tante risate e momenti di pura ilarità. A volte accennava appena un sorriso e io in quei momenti sapevo che era orgoglioso di me e lo sono anch’io perché sono riuscita a trovare il mio carattere, la mia identità e le mie idee che neanche la maturità, che porrà la parola fine a questo lungo viaggio, potrà portarmi via. Un ultimo casqué e la musica è finita, il mio ballerino si è subito allontanato...mi sembra ancora di vederlo, camminava senza voltarsi portandosi via la mia vita da liceale, ma prima di andarsene mi ha lasciato una cosa: la rosa che portava all’occhiello, l’essenza più dolce di questi cinque anni trascorsi al liceo».

Beatrice, Onda d’urto, giugno 2010

Festa dei maturandi del Liceo Porporato 2010

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fiNe aNNo scolastico

Le feste nelle vene

Staff della Festa dei maturandi del Liceo Porporato 2008

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A cura di Francesca Costarelli

XVii festiVal iNterNazioNale teatro Di fiGura

Immagini dell’interno 2011

6EVENTI

È ormai alle porte non solo l’estate, ma anche il festival che le dà il benvenuto in città: il Festival Internazionale di Teatro di Figura “Immagini dell’interno”. Da anni, ormai, Pinerolo è conosciuta a livello nazionale e internazionale, grazie a questa manifestazione, come la città della marionetta. L’Associazione promotrice, La Terra Gal-leggiante, si è sempre posta come obiet-tivo quello di portare al pubblico pinero-lese non solo le esperienze artistiche più significative a livello regionale, attraverso la Vetrina Teatro di Figura del Piemonte, ma anche un assaggio del panorama con-temporaneo nazionale e internazionale. È così che il centro storico di Pinerolo ha

accolto le esibizioni di artisti da tutta Italia dall’Inghilterra, Francia, Grecia, russia, Sud America e Giappone... Grazie alla qualità e all’avanguardia de-gli spettacoli proposti, il teatro di figura ha appassionato proprio tutti e non solo i bambini, come erroneamente si crede. Teatro d’ombre, marionette a fili, burat-tini, bunraku, muppets, teatro d’oggetti, sono solo alcune delle tecniche della poe-sia delle figure che hanno catturato e fat-to volare il cuore del pubblico.

Entriamo nel vivo dell’edizione 2011, ecco le novità e gli eventi imperdibili:15, 16 e 17 giugno al Teatro del Lavo-ro verranno presentate proiezioni di corti

Il Teatro di Figura

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d’animazione, già molto apprezzati al Sa-lone dei Cavalieri nella scorsa edizione;dal 18 al 24 giugno una miriade di spetta-coli. Consiglio il bellissimo “La cicala e la Formica” della compagnia svedese Svarta Kattenimportante parentesi dal 20 al 22 giugno per la Vetrina Teatro di Figura del Piemon-te.

Unica nota negativa la serata finale del 25 giugno. Da sempre ci si ritrovava in Via Principi d’Acaja. Tutto il centro sto-rico tornava a nuova vita, rianimandosi da Piazza del Duomo fin sul piazzale di San Maurizio. Grandi e piccoli aspettava-no tutta la settimana la grande festa finale per riscoprire il cuore della città, sentirsi parte di qualcosa di speciale, partecipare come prota-gonisti a uno spettaco-lo dietro l’altro fino a 6 o 7 in una sola magica serata. Quest’anno, purtrop-po, un altro evento prenderà il posto della parata del teatro di figu-ra. Non entro nel meri-to della manifestazione che occuperà il centro storico. ritengo però che sia davvero una pecca dell’amministra-zione comunale il fatto di non essere riusciti a coniugare due eventi in uno stesso luogo. Trop-po spesso ci lamentia-mo che Pinerolo in certi periodi dell’anno è una città se non morta al-meno sopita. Troppo spesso l’amministrazio-ne concentra le attività in pochi felici periodi dell’anno lasciando la città scoperta in altri

momenti. Davvero una bella tradizione che si inter-rompe; un’occasione mancata per offrire alla città svago, qualità artistica e diver-timento in gran parte gratuito. Peccato dover essere costretti a scegliere tra due iniziative, anziché godere di un’estate costellata di avvenimenti che si poteva-no susseguire armoniosamente uno dopo l’altro.

Per un calendario preciso del festival e per maggiori informazioni: http://www.imma-ginidellinterno.it

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a ProPosito Del refereNDum Del 12 GiuGNo

Ci voleva del coraggio...

Lettere al giornale risponde Elvio Fassone

Ci voleva del coraggio per disegnare un istituto come il referendum in una Costitu-zione che pone il Parlamento al vertice delle istituzioni. Bisognava avere una fede dav-vero profonda nel popolo, per permettergli di abrogare una legge approvata dai suoi rappresentanti, che, in teoria, dovrebbero “saperne di più” del popolo medesimo. Ep-pure i Costituenti ebbero questa fiducia, e il referendum, di fronte all’arroganza che talvol-ta accieca la maggioran-za parlamentare, rimane una risorsa ed una spe-ranza, spesso efficace. Ci voleva del corag-gio per “scippare” il re-ferendum sul nucleare ai cittadini, come ha cer-cato di fare il governo con il decreto “omnibus” dell’aprile scorso: un colpo di penna sulle norme oggetto del quesito, et voilà, come si fa a votare per abrogare una norma che io stesso ho già abroga-to? Ci voleva del corag-gio per compiere questo furto di democrazia, così smaccato che accanto all’abrogazione (fasulla) delle norme oggetto del quesito, si accompagna-va la strizzata d’occhi del “poi ne riparliamo”, l’importante è che per adesso non si voti, tra un anno si riparte, voglio vedere se si metteranno di nuovo a raccogliere le firme e percorrere tutta la via crucis della proce-dura. Eppure questo coraggio l’ha avuto proprio colui che da anni si atteggia a sa-cerdote della sovranità del popolo, a custo-de della sua volontà, a demiurgo sciolto da ogni vincolo in nome di questa investitura. Ci voleva del coraggio a contrastare legal-mente questo furto, come ha fatto la Corte

di Cassazione il primo di giugno. Eppure ha potuto farlo, perché un altro organismo pre-visto dalla saggezza dei Costituenti (la Cor-te costituzionale) aveva già in passato detto chiaramente che certe furberie non erano ammesse dalla nostra Carta fondamentale. Anche allora (si era nel 1978, e si trattava di un referendum inteso a colpire la legge reale sull’ordine pubblico) il governo aveva

sostituito una norma oggetto del referen-dum con una ancora più pesante, e la Cor-te aveva scritto che soltanto se la nuova disposizione andava nella direzione volu-ta dai promotori del referendum, questo non si doveva più te-

nere; in caso contrario il quesito si spostava sulla nuova normativa. Era stata tassativa, la Corte: “la consultazione deve svolgersi

pur sempre, a pena di violare la Costituzio-ne”: e questo è stato il punto d’appoggio sul quale ha fatto leva la Corte di cas-sazione nel restituire la parola ai cittadini. Ci vuole del co-raggio, ora, per non andare a votare. In

passato i referendum a grappoli hanno infa-stidito e allontanato i cittadini, spesso erano astrusi o banali, comunque troppi. Ma ora non è così, sono in causa princìpi fondamen-tali: la salute nostra e dei nostri successori (il nucleare), la sottrazione di un bene comu-ne preziosissimo alle mire speculative (l’ac-qua); l’eguale soggezione di tutti alla legge (il legittimo impedimento). Ci vorrebbe un bel coraggio ad andare al mare. Spero che non l’avremo.

SOCIETà

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vita breve, cancellate o sostituite da nuove espressioni. Ma perché i giovani sentono la necessità di creare (un) linguaggio? Molte sono, ovvia-mente, le risposte possibili. La più scontata è la voglia di creare un “codice segreto”, che non possa appartenere ad un mondo adulto sentito e voluto ancora lontano; in altre pa-role, si tratterebbe di una sorta di protesta, capace di offrire un senso di autonomia e la possibilità di autodefinirsi. Nonostante ciò, non può essere ignorato che il fenomeno si allarga, oggi come sempre, eva-dendo i confini delle generazioni più recenti, per

andare piuttosto ad assumere caratteri “universali”. Se, in-fatti, i giovani pos-sono giustamente essere considerati fonte primaria di vari e variegati ne-ologismi, questi ul-timi non tardano ad espandersi in ogni contesto e tra tutte le età, diven-tando LA – nuova – lingua italiana: estranea, forse, a come Dante l’ave-va immaginata, ma certamente più vi-

cina ai nostri “tempi globali”. Invero, la lingua si presenta oggi farcita dell’uso volontario di parole straniere e dell’at-tribuzione di significati inediti a parole già esi-stenti, prendendo spunto dai più diversi am-bienti, primo fra tutti quello della televisione o del già ricordato web. Ma, ripeto, non è certo scoprire l’acqua calda: il progresso fa parte della storia naturale del mondo e degli uomini. È inevitabile che esso coinvolga ciò che più direttamente ci definisce tali; come, di rifles-so, accade nella moda, così anche la lingua deve suo malgrado diventare terreno fertile per cercare, decennio dopo decennio, nuove identità in cui riconoscerci e in grado di dare espressione e contenuto a ciò che ci circonda.

Nuvole sopra i 20 A cura di Fiammetta Bertotto

tra tecNoloGia e NuoVi liNGuaGGi

La “nuova” lingua italiana ricordo di aver letto, ormai qualche anno fa, un pensiero di poche righe di Patrizia Val-duga, poetessa e traduttrice italiana, teso ad evidenziare la distanza che intercorre tra la lingua italiana opportunamente detta e l’uso che i più, concretamente, ne fanno nella re-altà. Distanza che, come Valduga affermava con toni polemici nell’articolo, si dimostra via via sempre maggiore e difficile da col-mare; tanto più perché favorita soprattutto dalle nuove generazioni, così poco attente all’importanza delle parole. E non è certo scoprire l’acqua calda consi-derare come i giovani d’oggi tendano molto facilmente a lasciare nel dimenticatoio i modi corretti di espri-mersi, o tanto meno lo è prendere atto che non li conoscano proprio, lasciando di conseguenza spazio a continui rinnova-menti e storpiamenti nello sviluppo, di per sé già continuo, della lingua. Altrettanto bana-le è ricordare che le forme della trasmis-sione orale e scritta cambiano anche e soprattutto di pari passo con le innovazioni della tecnologia; la maggior influenza in questi mutamenti lingui-stici proviene non a caso dal linguaggio in-formatico: abbreviazioni, troncamenti, l’uso smodato della “K”… La forma rapida e inci-siva degli sms, tanto per intenderci. Non a caso, sono proprio i giovani i pri-mi a sperimentare queste novità, sia come “creatori” di comunicazione, che come loro fruitori, ed è perciò inevitabile che siano pro-prio loro a dar vita ad un linguaggio, inutile negarlo, spesso e volentieri a dir poco cre-ativo, quando non totalmente inafferrabile. Tuttavia, sarebbe inutile cercare di studiar-lo, o compilarne dizionari: molte parole oggi in voga, avranno con ogni probabilità una

SOCIETà

10 POLITICA

Questa campagna elettorale e l’esito di queste elezioni hanno dimostrato che Pinerolo non vuole guardare avanti, al futuro. Questa amara defini-zione è ben fondata se si guardano i personaggi che andranno ad occupare gli “scranni d’oro”, persone che in questo mese abbiamo imparato a conoscere, a sopportarne l’assillante ed invadente messaggio pubblicitario via megafoni, telefonate, volantini, messaggi facebook,… Una riflessione particolare va a persone che hanno fatto della loro campagna elettorale puro marketing, una campagna pubblicitaria insom-

ma (come d’altronde siamo stati abituati a vedere dal ’94 anche a livello nazionale!..). Che dire poi di quei candidati sindaco che hanno pagato gio-vani di bell’aspetto per distribuire volantini senza nemmeno menzionarli in un punto del programma elettorale: non è forse anche questo uno stupro dei giovani?! Non è forse anche questo un puro e semplice sfruttamento utilitaristico dei giovani!? Migliaia di euro sono stati spesi nel tentativo meno che mai di far politica, piuttosto di far il manifesto più bello e più grande dell’avversario! Ecco allora che vengono premiati i soliti noti, che certo non hanno difficoltà a far riconoscere in giro la propria faccia in una campagna pubblicitaria. Perché in fondo un po’ tutti siamo attratti dalla “marca”. Compriamo solo cose note, con mar-chio registrato! E questa è la degenerazione della politica! Perché i giovani, le persone veramente

nuove, che non possono contare solo su un mani-festo per la loro campagna hanno bisogno di una campagna elettorale politica e non pubblicitaria! Una campagna in cui si dia loro la possibilità di parlare, di confrontarsi! Sembra invece che il nostro paese ormai voti solo più un nome o una faccia, senza farsi troppi pro-blemi sulle idee o le cose che potranno dire! Lo ha dimostrato la frammentazione di candidati, mol-ti dei quali con idee pressoché identiche. Solo le facce cambiano, e solo le facce la gente vota. Ma allora c’è da chiedersi se per caso i politici grandi, quelli che si vantano della loro esperienza venten-nale, quelli che guardano i giovani candidati che propongono cose nuove come fossero “bamboc-cioni” e che nel contempo hanno il coraggio di mettere proprio loro, i giovani, al primo posto nel loro programma, beh, c’è da chiedersi se forse non abbiano più niente da dire, forse non hanno idee? E quindi è facile rifugiarsi dietro la faccia co-nosciuta che gli assicuri un seggio! A Pinerolo in queste elezioni di candidati consiglieri giovani e giovanissimi ce n’erano molti. Ma nes-suno di questi ha ottenuto un posto in Consiglio Comunale. L’unico tributo che mi sento di dare è al giovane candidato Sindaco del Movimento 5 stelle, Luca Salvai, che ha ottenuto un seggio, il suo. Lui però era candidato Sindaco. Il suo movimento è stata l’unica ‘forza politica’ insieme alla lista Gio-vani per Pine, ad aver avuto il coraggio di candi-dare a sindaco un Giovane! Un giovane, che certo non aveva la faccia nota, e che non ha nemmeno venduto il proprio sorriso su manifesti elettorali, ma che ha fatto una campagna elettorale politica e non pubblicitaria! Ma lui è uno solo. Tutto il resto è sempre la solita gente, vecchia, che ha fatto solo finta di scommettere sui giovani. Tutto il resto è la nostra nuova Amministrazione. Buona fortuna Pinerolo!

“Dove non c’è possibilità per i giovani la democra-zia è in scacco”. Giorgio Napolitano, messaggio di fine anno 2010.

A cura di Emanuele Sacchetto

“riflessioNi” Politiche youNG

Elezioni amministrative 2011Più politica o più pubblicità?

I n C i t t à

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“riflessioNi” Politiche youNG

Elezioni amministrative 2011Più politica o più pubblicità?

m e s e D i m a G G i o 2 0 1 1

Delibere della Giunta comunale

A cura di Silvio Ferrero

P i ne ro loAMMINISTrAzIONE

Delibera 154 del 04/05/2011 Accordo di coopera-zione a favore di soggetti svantaggiati - inserimento in tirocinio formativo.Delibera 155 del 04/05/2011 Approvazione inseri-mento in tirocinio formativo presso settore istruzio-ne-informativo - servizio educativo di asilo nido.Delibera 156 del 04/05/2011 Approvazione con-venzione per l’installazione sperimentale di un punto acqua SMAT sul territorio comunale e approvazione progetto di posizionamento. Delibera 157 del 04/05/2011 regolamento di orga-nizzazione degli uffici e dei servizi: modificazioni ed in-tegrazioni.Delibera 158 del 04/05/2011 riapertura dei termini di scadenza del bando di concorso generale per as-segnazione di alloggi di edilizia sociale.Delibera 159 del 11/05/2011 Adeguamento all’indi-ce ISTAT delle tariffe relative al servizio di trasporto scolastico a.s. 2011/2012.Delibera 160 del 11/05/2011 Adeguamento all’indi-ce ISTAT delle tariffe relative al servizio di refezione scolastica per l’anno scolastico 2011/2012.Delibera 161 del 11/05/2011 referendum popolari del 12 e 13 giugno 2011. Determinazione degli spa-zi da desti-nare alla propaganda diretta.Delibera 162 del 11/05/2011 referendum popolari del 12 e 13 giugno 2011. Determinazione e delimitazione degli spazi da destinare alla propaganda indiretta.Delibera 163 del 11/05/2011 referendum popolari del 12 e 13 giugno 2011. Delimitazione, ripartizione ed asse-gnazione degli spazi da destinare alla propa-ganda diretta.Delibera 164 del 11/05/2011 referendum popolari del 12 e 13 giugno 2011. ripartizione ed assegnazio-ne degli spazi da destinare alla propaganda indiretta.Delibera 165 del 11/05/2011 Inserimento in tiro-cinio formativo presso l’ufficio CED - approvazione convenzione.Delibera 166 del 11/05/2011 Proroga attività tirocinio formativo - attività di pulizia soggiorno estivo diurno.Delibera 167 del 11/05/2011 Approvazione proget-to cantiere lavoro (L.r. 34/08) - esercizio 2011.Delibera 168 del 11/05/2011 Gestione associata sportello unico attività produttive – presa d’atto ade-sioni e durata della convenzioneDelibera 169 del 11/05/2011 Approvazione bozza atto di impegno unilaterale per asservimento a pub-

blico uso area destinata a parcheggio in via Toscanini.Delibera 170 del 18/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dal sig. Avramo Bartolo contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e nomi-na patrocinatore. Codice CIG 2392786D75.Delibera 171 del 18/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dal sig. Percivati Giancarlo contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e no-mina patrocinatore. Codice CIG 2461619043.Delibera 172 del 18/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dal sig. Bertalmio Vincenzo con-tro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e nomina patrocinatore. Codice CIG 2461997830.Delibera 173 del 18/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dal sig. Cottone Fabrizio contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizioe nomi-na patrocinatore. Codice CIG 246237829B.Delibera 174 del 18/05/2011 Autorizzazione all’As-sociazione G.N.A.M. di Pinerolo per uso artistico muro pubblico.Delibera 175 del 25/05/2011 Approvazione inseri-mento in tirocinio formativo presso settore urbanistica. Delibera 176 del 25/05/2011 Interventi idrogeologi-ci in via Grosso, via al Colletto e via Davico. Appro-vazione pro-getto definitivo.Delibera 177 del 25/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dalla soc. AIPA - Agenzia Italiana per le Pub-bliche Amministrazioni S.p.A. contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e nomi-na patrocinatore. Codice CIG 2555930428.Delibera 178 del 25/05/2011 ricorso al T.A.r. Piemonte presentato dalla soc. Nuova SI.GI. s.r.l. e dalla soc. E-DILGrOS s.p.a. contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e nomina patroci-natore. Codice CIG 2538965432.Delibera 179 del 25/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dalla sig.ra Costa Lucia contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e nomina patrocinatore. Codice CIG 25395284CC.Delibera 180 del 25/05/2011 ricorso al T.A.r. Pie-monte presentato dal sig. Bianciotto Andrea contro il comune di Pinerolo. Costituzione in giudizio e no-mina patrocinatore. Codice CIG 2555032F17. Delibera 181 del 25/05/2011 Tappe del Tour de France in data 20 e 21 luglio 2011 - Servizi di ge-stione dei rifiuti. Atto di indirizzo.

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amNesty 28.5.1961 - 28.5.2011

50 anni per i Diritti Umani

Di Massimiliano Granero DIrITTI UMANI Visibili & Invisibili

50 anni fa nasceva Amnesty International, la ONG che opera a livello globale per la difesa dei diritti umani. Quale modo migliore di festeggiare (e festeggiarci), di ricordare le principali batta-glie e vittorie del movimento? Il 28 maggio 1961 l’avvocato inglese Peter Benenson lancia dal quotidiano di Londra The Observer un “Appello per l’amnistia”: il suo articolo, “I prigionieri dimenticati”, racconta la vicenda di due studenti portoghesi arrestati per aver brindato alla libertà. L’articolo, ripreso da altri organi d’informazione nel mondo, rappre-senta il momento della nascita di Amnesty In-ternational (AI). L’anno successivo partono le prime missioni di ricerca in Ghana, Cecoslovacchia, Portogallo e Germania Est.Nel 1964 l’Onu conferisce ad AI lo status consultivo. Il 1975 è l’anno, cruciale, in cui l’Onu adotta una Dichiarazione contro la tortura, frutto della campagna lanciata da Amnesty e, soprattutto, si costituisce la Sezione Italiana. Nel 1977 AI riceve il premio Nobel per la pace, per “aver contribuito a rafforzare la libertà, la giustizia e conseguentemente anche la pace nel mondo”. Viene lanciato nel 1982 un appello per l’amni-stia universale in favore di tutti i prigionieri di co-scienza a cui aderiscono un milione di persone. Nel 1984 l’Onu approva la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti e pene crudeli, disu-mane e degradanti.Parte quattro anni dopo la tournée mondiale hu-man rights now!, orga-nizzata da Amnesty per il 40° anniversario della Dichiarazione universa-le dei diritti umani, cui partecipano anche Pe-ter Gabriel, Sting, Bruce Springsteen. È il 1989 quando Am-nesty lancia la sua pri-ma campagna mondiale contro la pena di morte.Nel 1996 parte la mobi-litazione per il Tribunale penale internazionale

permanente. Nel 1997 parte la prima grande campagna per il rispetto dei diritti dei rifugiati. A roma nel 1998 per 40 giorni, la Sezione Ita-liana di AI allestisce il Palamnesty di fronte alla sede della Conferenza dell’Onu sulla Corte pe-nale internazionale permanente, il cui Statuto viene adottato il 16 luglio. Nel 2002, a seguito delle campagne “Stop all’uso dei bambini soldato!” della coalizione di cui Amnesty fa parte, entra in vigore il Protocol-lo alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, che proibisce la partecipazione dei minori nei conflitti armati. Vengono presentati nel 2006 all’Onu oltre 1.250.000 volti di persone che hanno aderito all’appello “Control Arms: un milione di volti!”, per l’adozione di un Trattato sul commercio di armi. L’Onu vota a maggioranza l’inizio dei lavo-ri per il Trattato. Nel 2008 l’associazione lancia la campagna “Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina”, per chiedere riforme nel campo dei diritti umani nell’anno dei Giochi olimpici. Entra in vigore la Convenzione d’azione contro il traffico in esseri umani, obiettivo per il quale AI e altre Ong si erano impegnate per anni. Il 28 Maggio 2011 Amnesty International com-pie 50 anni e conta nel mondo 2.8 milioni di soci, di cui 80000 in Italia. Non resta che ag-giungere: Buon Compleanno Amnesty!.

13Tendenze A cura di Massimiliano Malvicini

cultura GioVaNile e NuoVe tecNoloGie

Mini iPod L’iPod Nano, giunto ormai alla sesta ge-nerazione, viene completamente ripensato e ridisegnato in modo da poter offrire un nuove funzionalità e, soprattutto, un nuo-vo approccio fisico ai lettori mp3. Il design del modello precedente, sottile e leggero con un display di dimensioni mo-deste, è stato quasi del tutto abbandonato. Ciò è segno di un nuovo approccio stilisti-co per la categoria iPod Nano che si tra-sforma in un dispositivo touchscreen poco più grande di un francobollo. Nel complesso il design ha fatto un no-tevole passo avanti che fa molto apprez-zare questo prodotto. Sostituire la vecchia “rotellina” con un interfaccia touchscreen è un grande vantaggio e la qualità dei nuovi materiali si fa sentire. Assieme alla radicale tra-sformazione hardwa- r e , Apple ha inserito nel suo lettore mul-timediale anche un nuovo sistema operativo, come pure un’interfaccia molto simile ad iOS. Tuttavia il nano non monta il vero iOS. Per il momento quin- d i si tratta solo di una c u r a estetica…Con l’introduzione del n u o v o nano, viene anche accantonata la classica interfaccia che aveva contraddi-stinto gli iPod per anni e che ora rimane solo nel Classic. Anche la dimensione fisica delle icone è stata studiata per rimanere la stessa di quelle delle app su iPhone. Il feeling è ga-rantito e anche alcune funzioni, come le schermate e la riorganizzazione delle ico-ne, vengono ereditate direttamente dagli iDevice. L’iPod Nano ha sempre fatto della sem-

plicità il suo punto di forza e mai come in questo modello si nota questa intenzione da parte di Apple. Se prima c’era un pò di confusione tra gli acquirenti relativamente alla differenza tra iPod Touch ed iPod Nano, ora è tutto chia-ro. Tagliando via la possibilità di fare foto, video e cose extra si capisce bene che que-sto nuovo prodotto si colloca in quella fa-scia di utenza che preferisce la portabilità alla multi-funzionalità.A p p l e propone il nuovo iPod nano a n c h e come compagno ideale per

gli amanti dello sport, in virtù delle sue ridotte di-

men - sioni e della sua leggerez-

za. Il rovescio

della meda-glia per tutto

questo è il prez-zo in quanto con

molto meno e per le stesse dimensioni si

potrebbe pensare di ac-quistare un iPod Shuffle; osservando i concorrenti

di questo rinnovato disposi-tivo appare evidente come la

Apple punti molto sull’ico-na “iPod” e sull’influenza che il marchio ha sul mer-

cato della musica. In definitiva, è evidente che Apple abbia voluto abbandonare le forme e l’approccio tradizionale relativamente agli iPod per po-ter rivoluzionare la sua offerta commercia-le. In questa operazione l’azienda di Jobs non ha badato a spese per i costi di lan-cio che risultano piuttosto alti per il trend: il nuovo nano è elegante, veloce, piccolo, nuovo, ma… costoso.

SOCIETà

14SOCIETà

flash Back mortale a sulawesi

Mattanza di bufali per una sepoltura

Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

Siamo nell’isola a Nord di Java (Indonesia), nel-la terra dei Tana Toraja, in un villaggio a 10-15 km da rantepao, i tetti delle case in bambù co-struiti a forma di corna di bufalo fanno capolino tra gli alberi ed i campi di riso. Qui son radunati a centinaia gli abitanti delle vicine montagne, meta del nostro trekking, per un funerale, una cerimo-nia antica che dura giorni e coinvolge interi clan. Esistono tombe “condominiali” scolpite nella roccia, con statue di morti a grandezza naturale, appoggiati ad una verosimile balconata. I bimbi morti prematuri invece erano deposti all’interno di grossi alberi cavi affinché le loro anime potes-sero volare in Cielo. Il defunto che visitiamo giace imbalsamato in casa già da tre anni. La famiglia ci offre un ottimo caffé in infusione e dolcini al cacao. Dal-la tribuna degli ospiti, di poco sopraelevata, ci accorgiamo presto di essere di richiamo per gli abitanti del luogo. Di fronte a noi, su un alto palchetto, dov’è esposta la foto del morto, c’è la bara e a fianco la vedova. In questo circo, al centro, nello spiazzo erbo-so, vengono condotti 3 enormi bufali mansue-ti e sgozzati improvvisamente, uno appresso all’altro. Dal collo, squarciato col macete, zam-pilli di sangue rosso vivo, a fiotti, scorre sul pra-to mentre gli animali si accasciano, schiumando dalla bocca, la lingua a penzoloni, privi di vita e subito squartati dalle abili mani di una dozzina di uomini, i piedi scalzi nell’erba insanguinata, per il banchetto cui anche noi veniamo invitati; con educazione decliniamo…

Sono affranta, ma Emanuel, la nostra guida, cerca di consolarmi: il bufalo ha compiuto una bella vita con il suo padrone ed ora è il suo de-stino terminarla, andando con il suo compagno di lavoro di tanti anni. Una nuvola di mosche si avvicina alle interiora, mentre i pezzi destinati al barbecue sono accatastati in ordine su un let-to di foglie di palma. Vengono anche condotti porcelli neri ed altri bufali in dono alla famiglia, per il convito, e mentre i ruminanti sono quieti, i maialini grufolano e strillano forte, come se sapessero. Una processione di donne in nero si reca nel padiglione di fronte a noi con teiere e piatti per la famiglia riunita. Questa tradizione unisce ragioni economico-sociali – un bufalo vale 20 milioni di rupie, ossia 1.500 euro, una fortuna (una moto costa 2 milioni di rupie!) – a motivi religiosi, in quanto l’anima della bestia sacrificata si crede vada col padro-ne, ed alcuni bufali, vivi, vengono dati al pastore della Geresa Toraja, una Chiesa mista tra prote-stante e animista, per pagare il rito ed assicurarsi le preghiere. Se il morto appartiene ad una stirpe importante, ha più bufali da sacrificare, e gli ospiti saranno tanti e soddisfatti. Dagli altri villaggi i clan convenuti per recare offerte, pregare e pasteggia-re, organizzeranno altrettanti grandiosi funerali. Mauro si avvicina per fotografare meglio e un bufalo, in un ultimo spasimo, si contorce all’im-provviso schizzando sangue intorno ed io rabbrivi-disco... Noi non assistiamo più ai macelli... ma la bistecca che ci ritroviamo nel piatto arriva proba-bilmente da un animale meno fortunato.

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Una manciata di giorni e si chiudono i battenti delle scuole. Se l’anno scolastico volge al termine, rimango-no però tutti quei grattacapi a cui ormai la scuola ci ha fatto il callo. Mancanza di fondi, edifici fa-tiscenti, sovraffollamento delle classi: sono solo alcuni dei mali che, a ben vedere, si ripropongo-no ogni anno e che, in seguito agli atti normativi passati sotto il nome di “riforma Gelmini”, hanno rinfocolato il dibatto sulla scuola e inciso profon-damente sugli ultimi due anni scolastici. I problemi, di certo, restano ancora aperti. Tra questi, come non ricordare uno dei temi più sensibili: l’assunzione a tempo determinato di in-segnanti e collaboratori scolastici a cui comune-mente ci si riferisce con l’appellativo di “precari”. Precari della scuola, così come della vita. Proble-ma, questo del precariato, che interessa la scuola ma oggi anche le svariate altre facce del mondo del lavoro e che si trova al centro delle molte mo-bilitazioni sindacali indette nel corso dell’anno. Stando così le cose, viene da pensare, il futuro non potrà che assumere una fisionomia sempre più effimera e incerta, soprattutto per chi si è ap-pena inserito nell’universo lavorativo. Infatti, precarietà del lavoro dei giovani significa anche esclusione dei giovani dal mercato del la-voro: se in Italia i giovani lavorano poco è perché (quando trovano un posto) sono impiegati con contratti temporanei “piovuti dall’alto”, i quali ra-

ramente sfociano nella stabilità di un contratto a tempo indeterminato. Anche se la politica tenta di fornire possibili ri-cette su come riformare il mercato del lavoro per facilitare l’inserimento dei giovani, qualunque pro-posta si scontra con un ostacolo politico apparen-temente insormontabile, forse poco considerato: l’elettore medio italiano, cioè colui che determina la formazione di un nuovo esecutivo, è sempre più anziano. L’età media degli italiani, infatti, è la terza più alta al mondo, ed è quella che sta crescendo più rapidamente. È difficile pensare che se le riforme che favorisco-no i giovani richiedono qualche sacrificio agli adulti, queste siano sostenute da partiti e sindacati la cui fortuna dipende dal voto e dall’influenza, in modo significativo, degli anziani. Si è così creato un nuovo equilibrio sociale, per cui sono i genitori ad occuparsi “a tempo indeter-minato” del benessere dei figli, mentre la società non sembra proporre politiche che rendano più agevole ai giovani l’emancipazione economica dai genitori. La famiglia è diventata, a tutti gli effetti, il mec-canismo di protezione dei giovani: il lavoro sicuro (prima) e la pensione (dopo) del padre assicurano un minimo di supporto ai figli precari. Ma se viene assicurata loro una, seppur misera, sopravvivenza, la crescita ed il futuro no.

SOCIETà Giovan i@Scuo la A cura di Nadia Fenoglio

a BreVe la fiNe Dell’aNNo scolastico

I precari della scuola e della vita

16Soc i a l e&Vo lon ta r i a to A cura di Valentina Voglino

il 23 maggio anche a Pinerolo “onde di legalità”

“L’uomo d’onore non paga il pizzo” È nel cuore il 23 maggio 1992-23 maggio 2011! Sono passati 19 anni e il ricordo del giu-dice Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta rimasti uccisi nella strage di Capaci è ancora vivo nel cuore dei cit-tadini che tutti i giorni si battono, seppur con piccole azioni quotidiane, per la legalità e per un mondo più giusto. Quella del 23 maggio è una data simbolo per ricordare coloro che hanno lottato a costo della propria vita contro le mafie e la criminalità organizzata: il Giudice Borsellino, Peppino Impa-stato, gli agenti delle scorte… “E’ impressionante, ma il ricordo di Giovanni e Paolo e’ forse più vivo oggi che negli anni imme-diatamente successivi alle stragi” ha detto Ma-ria Falcone, durante il convegno organizzato a Palermo per commemorare la Strage di Capaci. Come ogni anno, dai porti di tutta Italia sono giunte a Palermo le navi della legalità, cariche di giovani speranzosi e con le idee ben chiare riguardo al mondo che li circonda. “Dite di essere fieri del vostro sangue sici-liano, ma continuate a versarlo come se fosse vino scaduto”. E’ un messaggio riportato su uno striscione, diretto ai presunti valori dei mafiosi sostenuto dai 50 ragazzi europei del progetto “Onde di legalità” giunti da Civitavecchia. Le iniziative sulla legalità si sono però svolte in tutta Italia e il territorio a noi circostante non ne è stato esente. Due scuole del Pinerolese, precisamente l’IIS “Porro” e la Scuola Media Statale “Lidia Poet”, nelle mattine del 23 e del 24 maggio sono state teatro di uno spettacolo portato avanti dall’As-sociazione Il raggio, in collaborazione con le at-trici Giovanna Granata, Ursula Kipulu e Chiara Pautasso, della messa in scena dei brani estrat-ti dal testo del giornalista palermitano roberto Mazzarella, “L’uomo d’Onore non paga il pizzo”. Il giornalista è stato in città per due giorni, durante i quali, oltre ad aver incontrato gli stu-denti delle scuole, si è prestato a presentare il libro, con annesso spettacolo, presso il circolo

culturale Arci Stranamore. Particolarmente toccante ed interessante l’in-contro con gli studenti dell’IIS Porro, i quali han-no sollevato i problemi legati al cattivo esempio che la politica da ai giovani. Lo spettacolo, insieme al coinvolgente rac-conto dello scrittore, ha messo in luce le azioni concrete che possono muovere verso la legali-tà: dalla testimonianza del comitato Addio Pizzo all’esperienza del consumo critico e degli acqui-sti consapevoli. Insomma, anche a Pinerolo ci si è posti la domanda di Don Lorenzo Milani: “a che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?”, sperando che, dopo aver piantato il seme della legalità, si cominci a raccogliere qualche frutto, magari proprio a partire dalle nuove generazioni.Per saperne di più: “L’uomo d’onore non paga il pizzo”- roberto Mazzarella (Città Nuova, 2009) o www.libera.it

SOCIETà

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DaViDe Bocca, il maGo aNestesista

Tra animazione e rianimazione

Pe rsonagg i A cura di Michele Barbero

INCONTrI

Davide Bocca, tori-nese, è un giova-ne medico un po’ particolare. Lavora all’ospedale Koelli-ker del capoluogo, ma è anche un atto-re teatrale e presti-giatore, nome d’ar-te “Dadò”, con un amore viscerale per l’Africa.Dev’essere un bell’impegno riusci-

re a dedicarsi sia alla medicina che al teatro. Sì. Tanto più che, tutt’ora, non saprei dire quale delle due passioni prevalga sull’altra. Certo, ultima-mente sto dedicando sempre più energie al mio lavoro di anestesista. Al tempo stesso, però, la-vorare in un ospedale privato come il Koelliker mi permette di avere un po’ più di tempo libero da de-dicare ad altre attività, in particolare quella teatrale.Quali sono, di preciso, i generi teatrali a cui si de-dica? Faccio il prestigiatore, inserendo però questo ruolo in ambiti diversi: tanto nel cabaret, rivolto soprattutto agli adulti, quanto in spettacoli per ragazzi con una più solida struttura narrativa. In entrambi i casi, comunque, cerco di intrecciare la magia con la comicità.Come si è sviluppata questa sua passione? ho cominciato intorno ai sedici anni, facen-do l’animatore nelle scuole estive e lavorando in seguito alle feste di compleanno. Durante l’università, poi, mi sono iscritto all’Atelier di Teatro Fisico, una scuola torinese di teatro incentrata sull’espressività corporea e sull’im-provvisazione. Parallelamente, ho iniziato a esibirmi in tutto il Nord Italia, cercando di fare esperienze sempre nuove. Attualmente sto portando avanti tre spettacoli miei, uno per ragazzi e due per adulti. So che periodicamente fa anche il volontario in Africa. In che veste? Come medico o come prestigiatore? Ormai da tre anni passo alcune settima-ne, come volontario della onlus Anemon, in

un centro preventorio per bambini in Madagascar. Lì faccio l’anestesista, ma in realtà si tratta di un modo per coniugare le mie due passioni. La prima volta che sono stato mandato nella struttura, in-fatti, senza dire niente a nessuno ho portato alcuni giochini di scena, che si sono rivelati molto utili per far divertire un po’ i ragazzini ricoverati nel centro. Essi in molti casi vivono lì, perché le famiglie non possono permettersi di tenerli in casa e mantenerli: così, gli anni successivi li ho reincontrati, e si ricor-davano bene di me. hanno cominciato a chiamar-mi “il medico mago”! L’esperienza in Africa mi ar-ricchisce enormemente, e spero che la mia attività professionale evolverà sempre più in tale direzione. Sento che è in questo modo che voglio dare il mio contributo alla medicina. Insomma, teatro e medicina nel suo caso si arric-chiscono a vicenda. A me piace dire che faccio sia animazione che ria-nimazione..! Scherzi a parte, sì, credo che l’attività teatrale possa diventare anche una risorsa da im-piegare in sala operatoria. Mi è molto utile per sta-bilire un contatto con il paziente, per sciogliere la tensione. Certo, va detto che il mio aspetto appa-re a volte poco “consono” ad un ambiente ospe-daliero: ho un codino che, specie nelle situazioni di emergenza, esce puntualmente dalla cuffia! Ma in fondo è un tratto distintivo che rimane positi-vamente impresso nei pazienti. È già capitato che persone ricoverate una seconda volta al Koelliker abbiano chiesto dov’era “il medico con il codino”! Sito internet: www.dadoanimation.com

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uNo sPettacolo che è uN PuNto Di sVolta

La trilogia degli occhiali

Tea t ro A cura di Maurizio Allasia

ArTE&SPETTACOLO

Ci sono spettacoli che segnano un punto di svolta, dopo i quali lo spettatore non è più lo stesso. Ci sono drammaturghi che riescono a creare un linguaggio teatrale nuovo e potente, che travolge il pubblico. È il caso di Emma Dante, la regista paler-mitana autrice de La trilogia degli occhiali, ultima tappa di un percorso che parte dalla Sicilia dell’autrice e, senza mai abbandonarne la spinta propulsiva, ha viaggiato molto, è sta-to apprezzato a livello internazionale. Emma Dante è uno dei simboli più forti del teatro contemporaneo: lungo e intenso lavoro con i suoi attori e le sue attrici, scrittura formidabile (spes-so nel non-testo), regia “fisica” e immaginifica. Un simbolo, italiano, che nonostante i premi e il presti-gio (anche) per la Sicilia, non sem-bra far accorgere le istituzioni della città di Palermo, motore e fonte della sua ricerca artistica: “Ar-rivano da lontano per vedere le mie cose, un giorno è venuto anche il sovrintendente del-la Scala, Lissner. Eppure nessuno dei politici locali, o dei dirigenti dei teatri palermitani, si è mai affacciato nel mio spazio. Strana ‘sta storia”, dichiarò nel gennaio 2010 a Leonetta Bentivoglio di Repubblica. E fu proprio da quell’incontro con Lissner che le fu affidata l’apertura della stagione del-la Scala, con la Carmen di Bizet che sconvolse la lirica nostrana e la fece conoscere all’opi-nione pubblica. La Trilogia degli occhiali si inserisce perfetta-mente nella poetica “dantesca” di dare voce, anzi, corpo alle storie degli ultimi, degli emar-ginati, di personaggi che portano gli occhiali e

hanno una mancanza anche nella vista e che si rivolgono a chi gli occhiali ce li ha ma non li vede. Composta da tre parti indipendenti, Acquasanta, Il castello della Zisa, Ballarini, la Trilogia porta in scena una storia di povertà e solitudine, una di povertà e malattia e una di vecchiaia. Acquasanta è il monologo, interpretato da Carmine Maringola, di un marinaio, un mezzo mozzo (‘o spicchiato, per gli occhiali), lega-to letteralmente al suo pezzo di barca, con il mare che gli sputa in faccia e con cui ha un rapporto d’amore, mentre il pubblico è inca-

tenato dai suoi racconti di crudeltà subiti, dipinti con una comicità dispe-rata. Commovente, nel vero senso della parola, una prova d’attore fe-nomenale, vissuta, indi-menticabile. Il castello della Zisa vede tre attori in scena: due donne, suore senza età, scoprono un uomo sotto il telo, in pigiama, inerte, seduto su una

sedia e inespressivo. Cominciano a giocare con lui, in un rapporto in cui è evidente la ma-lattia, pieno di cadute, di carillon ipnotici, di un passato che torna ed esplode. Ballarini infine è il dialogo tra due maschere di vecchiaia, prima rigide nei tentativi di risve-gliarsi dal torpore del buio e dei bauli dentro ai quali sono rinchiusi e poi veri ballarini, nostal-gici e pieni di energia, grida, festeggiamenti. Un gioco fatto di passi di ballo, di corpi che tornano giovani, di ricordi che si agganciano tra di loro. Alla fine si torna nel baule, le luci si spengono, la musica tace e si accoglie la vec-chiaia in maniera diversa, meno “mostruosa” e inerme.Non resta che togliersi gli occhiali e applaudi-re. Ormai vediamo anche senza.

19Ar te&Arch i t e t tu ra A cura di Michele F. Barale

PersoNale Di luca storero a Palazzo VittoNe

Podopedy, Feetosophy e altro...

ArTE

Palazzo Vittone a Pinerolo ha da poco ospitato un artista locale, Luca Storero, con la sua prima personale dopo molti anni di assenza dalle mostre. Il titolo, “Podopedy, Feetosophy e al-tro...” rimanda il visitatore al periodo più rappresenta-tivo di questo particolare designer, ma non a tutta la sua produzione. La mostra infatti raccoglie una fornita dimostrazione del suo per-corso artistico, a comincia-re dai primi disegni, a mano direttamente su supporto cartaceo, frutto delle speri-mentazioni adolescenziali e giovanili. Il tratto è già deciso, non ancora l’ambito e la tecnica prevalente. Agli anni universitari risalgono invece la maggior parte delle sue opere, realiz-zate unendo il lavoro con l’arte: tavolet-ta grafica per poter riportare direttamen-te sul computer ogni tratto, ogni colore, ogni tecnica di disegno senza utilizzare ogni volta colori, matite, fogli di carta. La novità data dalla frequentazione dell’Isti-tuto di Arti Applicate e Design porta in-fatti l’informatizzazione sia del supporto sia del prodotto artistico, con la creazione di tavole stampate su tela o su altri sup-porti (come la carta fotografica) scelti in funzione della resa cromatica che si vuole ottenere. La “podopedia” nasce da una forma leg-gera di feticismo con cui l’artista ha vo-luto e provato a reinterpretare la natura e quanto circonda l’essere umano. Il pro-dotto è una commistione di significato e colore, come nel quadro intitolato “Pedu-se in branco”, dove leggerissime meduse a forma di piede veleggiano felpate negli abissi del mare, provocando un piacevole senso di rilassamento non solo psicologi-co, ma anche fisico.

Il periodo dedicato al piede si conclu-de con quello che Storero ha intitolato “Il volo del pedogrifo”, metafora di un perio-do che forse si è chiuso per sempre ma non senza lasciare tracce (anche nella

produzione successiva, il piede mantiene comunque una posizione di riguardo). L’interesse si sposta ver-so il ritratto animale, gli sguardi ripresi nel momento in cui si può riassumere al meglio il carattere (o l’ico-

nologia?) di ogni razza. Interessante nota-re come, dopo anni di tavoletta grafica, ci sia stato un ritorno alla carta e ai pastelli, che scoprono il soggetto ricavandone le sfumature direttamente dal supporto di colore scuro. A fianco di questa attività, Storero si oc-cupa anche di disegnare video, dei quali è produttore (scrivendo anche le musiche), alcuni dei quali vengono poi proiettati du-rante esibizioni di danze o di musica, qua-si a voler materializzare le note intrise di arte.

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seconda edizione

rock ‘N’ wolf 2011Il concorso di Cantalupa per dare visibilità ai gruppi emergenti «Eravamo 5 amici al bar, che volevano cambiare il mondo»... Che sono tornati per dare il via alla seconda edizione di Rock‘n’Wolf... Siamo carichi! Le finalità sono le stesse, i valori immutati e lo spiri-to è sempre quello di valorizzare la buona musica e portarla a conoscenza di tutti! Così l’introduzione sul sito www.rocknwolf.com di Rock ‘n’ Wolf 2011. L’edizione di quest’anno ha visto sfi-darsi 10 gruppi, 5 nei junior (scesi però a quattro all’ultimo momento) e 5 nei senior (sopra i 25 anni). L’obiettivo, affermano ancora sul sito, è sempre lo stesso: «dar la possibilità a chi fa musica di esprimersi liberamente e l’opportunità a chi osserva di ascoltare, ballare e condividere con noi la gioia e la magia della lingua universa-le!» E così è stato nella giornata del 28 maggio, che ha visto presenti circa 200 persone presso il centro polivalente Silvia Coassolo di Cantalupa. La gara, oltre alle band, ognuna con i propri supporter, ha coinvolto anche gli spettatori che hanno potuto ballare e scatenarsi sulle note di pezzi più o meno famosi, alcuni dei quali inediti. Durante il pomeriggio, fino a poco pri-ma del termine della gara, gli spettatori hanno potuto votare le loro band preferi-

te, una per categoria. La novità rispetto all’anno scorso è stata l’introduzione del voto telematico. Da alcuni giorni prima della gara vi era la possibilità di esprimere il voto anche tramite Facebook cliccando “Mi piace” sul link corrispondente ad ogni gruppo in gara. Il voto popolare è stato reso noto in-torno alle 21 quando sono stati procla-mati vincitori i Ghosts of Destiny per i junior e i Pulse of Insight per i senior. I primi si sono aggiudicati un buono di 8 ore per registrare i loro brani, mentre i secondi avranno l’opportunità di incidere due demo in alta qualità. A concludere la giornata sono intervenu-ti i Tripals, cover band dei Beatles. A.P.

Gruppi musicali del Pinerolese

I Pulse of Insight

I Ghosts of Destiny

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musica emerGeNte

Mr Occhio one man band

A cura di Mario rivoiroBlind Luck records

MUSICA

Christian Bergoglio aka Mr Occhio, mu-sicista pinerolese, ha saputo sempre rin-novarsi e cambiare genere musicale con grande attenzione, passione e sopratutto con quella grinta che ben pochi hanno. Lo ricordiamo con i Fichissimi, gruppo punk della prima metà degli anni 90, nel-le posse rap, con Pollianna e i Fenomeni a suonare rock steady, a fare rime nelle dance hall. Ed ora il blus. Occhio ha sempre suonato in giro, ovunque, dai festival più im-portanti, nei locali di ogni genere e direi anche per l’Europa e fuori continente, infatti ha fatto anche un tour in Brasile. L’abbiamo visto pochi giorni fa, protagonista al salone del libro di Torino in diretta su radio rAI 2.Qualche mese fa ha pubblicato un disco in vinile dal titolo Hard Boiled.

Per quale etichetta è stato pub-blicato? Pesce siluro record, che sono io.Escape from to day, sonatine burning sound svizzera, Jacob re-cord.Dove l’hai registrato? Outside inside studio a Monte Belluna Venezia completamente con tecnologia analogica.Perché fai il one man band? Per via della completa autonomia musicale, organizzativa, espressi-va e per la comodità nell’andare in giro a suonare.Che strumenti suoni? La chitarra, la cassa rullante, charleston, cresh, maracas armo-nica, tutto ciò contemporanea-mente.

Ci tengo a dire che Occhio è stato ben recensito su Blow up e Rumore che sono le riviste italiane della scena under ground più autorevoli.

Consiglio a tutti voi lettori di andare a vedere una volta un suo concerto... Ne vale proprio la pena!

O f f i c i ne de l suono

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toriNo

Tennis Club Prato Fiorito

Tennis A cura di Andrea Obiso

SPOrT

Dopo aver parlato di mol-ti sport, diversi tra loro, più o meno conosciuti e con un’im-pressione generale che lo sport pinerolese sia in buona salute, siamo finalmente approdati ad una di quelle discipline di cui si sente parlare spesso, ma mai abbastanza: il tennis. Per farlo ci siamo rivolti a Yari Intimo, pinerolese, già studente del Liceo G.F. Porporato, diplomatosi in Scienze Sociali nel 2004, attualmente istruttore di tennis. Siamo andati a trovarlo e gli abbiamo ri-volto qualche domanda per capire meglio la sua attività e questo sport.

Innanzitutto qual è il nome del circolo dove alleni e dove si trova? Il nome del circolo è “Tennis Club Prato Fiorito” ma presto cambierà nome: l’anno prossimo si chiamerà “ASD TENNIS CLUB VErDELAUrOFIOrITO “.Siamo in via San Luigi 50 a Torino.

Chi sono, oltre a te, gli al-lenatori e di quale grado di preparazione siete in pos-sesso? Il tuo ruolo, oltre a quello di allenatore, prevede altri incarichi? Siamo quattro allenatori; Oreste Pilotto, ventinoven-ne Maestro Nazionale di

tennis, io sono Istruttore di II Grado ed ho 26 anni, il terzo istruttore è Fabio D’Atri che è Istruttore di I Grado ed ha trentadue anni.Inoltre nel nostro staff abbiamo anche un preparatore fisico che si chiama Massimi-liano Coviello, il quale ha conseguito una laurea ISEF (oggi SUISM).Oltre ad allenare svolgiamo altri compiti di tipo organizzativo al servizio della società.Oreste Pilotto e io svolgiamo un’attività di organizzazione dell’intera scuola tennis sotto la supervisione di Massimo Coviello; inoltre io, in prima persona, sono incari-cato di gestire il delicato aspetto legato

23alla pubblicità, ai rapporti con gli sponsor e alla ricerca di nuovi sostenitori in grado di far crescere la nostra società.Che tipi di servizi mettete a disposizione di chi si iscrive? Offriamo ai nostri iscritti diversi tipologie di insegnamenti legati al tennis: abbiamo la “scuola tennis”, la quale comprende mi-ni-tennis, perfezionamento ed agonistica.Organizziamo poi “corsi per adulti” e “le-zioni individuali”, oltre naturalmente alla possibilità per chiunque desideri di preno-tare occasionalmente il campo ad ore per giocare. Parlaci un po’ del settore agonistico, del-le fasce d’età che ricoprite all’interno di esso e da dove vengono i vostri atleti. Una sostanziosa parte dei nostri iscritti, che gareggia a livello agonistico, è com-presa fra i nove e i sedici anni di età. Sono orgoglioso di dire che alcuni di essi sono, in campo tennistico ovviamente, di inte-resse regionale e addirittura nazionale. I nostri ragazzi provengono da più paesi, vicini e non: oltre che di rivalta ci sono ragazzi di rivoli, Orbassano, Piossasco, Bruino, Sangano, Beinasco e Torino.Ovviamente ci sono ragazzi che vengo-no anche da Pinerolo. Specialmente per quanto riguarda il settore agonistico Pine-rolo è ben rappresentata.

Immagino che gareggiando a livello ago-nistico sia necessario un allenamento fre-quente e mirato; voi siete in grado di of-frirlo ai vostri atleti?Certo, come ho accennato prima noi sia-mo tutti allenatori di un livello tale da po-ter garantire allenamenti seri e costanti. Generalmente i nostri tennisti si allenano tre o quattro volte alla settimana, per due ore di tennis e una di preparazione.Il circolo offre altre forme di sport o svago oltre al tennis? Certo, in estate la piscina ed i centri estivi si aggiungono al tennis come attivi-tà svolte dal circolo.Bene, non ci resta che ringraziarti per il tuo tempo e farvi gli auguri per le prossi-me gare.Grazie e venite a trovarci!

24Sono amici di Pinerolo InDialogo