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BACK TO SCHOOL INSIDE#9

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Arriva settembre, si torna a scuola e si torna ad imparare qualcosa di nuovo. Anche noi di MOTOASI.IT abbiamo in cantiere qualche nuovo corso, in questo numero ve ne parliamo.

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BACK TO SCHOOL

INSIDE#9

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INDICEEditoriale 3Sette 6#RagionediVita 16Penultima 2620 Luglio: Piove 40Tirare fuori 49Bisogno di crescita 56Ti maledico 59Memorial Colombo 60Tre domande a bruciapelo 61Focus On: Chi troppo vuole nulla stringe 63Contattaci 70

Copertina: School buses in the fall, di Larry Darling

Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/

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EditorialEdi RobeRto CoRtese

Insomma, sembra proprio che in questi ultimi due anni la pioggia non ci voglia dare tregua: l’anno scorso ci ha costret-to ad annullare dieci delle prime tredi-ci gare in programma, quest’anno ce ne ha fatte disdire meno, però in compen-so abbiamo avuto una delle “estati” più piovose di sempre. Indipendentemente

da com’è andata, bisogna andare avanti ed affrontare la prossima stagione del calendario: il rientro a scuola per qualcuno e il ritorno a lavoro per altri. Uno dei momenti più delicati perché quando si stacca la spina, lo si fa sempre pensando, inconsciamente, che non ci torneremo mai più, salvo poi ricredersi a fine vacanza.Al di là della criticità della situazione, questo è anche un momento molto importante, checché se ne dica: avere le batterie cariche e umore alle stelle produce una combinazione astrale difficilmente riproducibile durante l’anno (forse solo il mattino di Natale). Ciò che voglio dire, è che questo è il miglior momento per intraprendere un percorso di crescita, come può es-sere quello della formazione piuttosto che lo sviluppo di un nuovo progetto. Proviamo, dunque, a tornare a

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scuola in senso metaforico: chiediamoci in cosa pos-siamo migliorare “ritornando sui libri”, sia a lavoro, ma anche per ciò che riguarda la nostra vita crossisti-ca. Perché in fin dei conti, anche quello fa parte della nostra vita ed è giusto che anche quel cammino pro-segua. Essenzialmente è di questo che vi parleremo in questo numero di INSIDE. Abbiamo scavato dentro di noi per capire cosa si potesse fare per tutti voi piloti per fare crescere i vari settori e soprattutto farvi cre-scere a livello personale. Chiaramente, ci piace pen-sare che questa maturazione sia in atto da almeno un paio d’anni, ovvero da quando abbiamo rivoluzionato il nostro modo di proporre l’attività del fuoristrada. C’è ancora molto da fare ed anche noi abbiamo biso-gno di crescere ed ampliare le nostre vedute per rimo-dulare il nostro operato al fine di renderlo ancora più fruibile.A parte tutto questo, il presente numero di INSIDE, copre i mesi “di vacanza” della nostra attività; andre-mo, dunque, a rivedere alcuni dei momenti più salien-ti delle gare di luglio ed agosto, ovvero il Regionale di Vercelli, una tappa del Campionato Pitbike, l’ultimo fettucciato che si è corso, oltre ad una gara di Quad che si è svolta in terra francese e che nell’ambiente è reputata abbastanza importante, per usare un eufemi-smo davvero estremo.Ampio spazio alle nostre ragazze per capire come dare una spinta importante anche al loro settore e renderlo davvero competitivo; inoltre, un’altra opinione sulla formazione e sulla sua importanza dal nostro Quad-

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dista doc, Andrea De Beni. Intervallo con una bella maledizione per l’estate piovosa che speriamo ci abbia lasciato e poi passeremo a raccontarvi cosa succederà il 9 Novembre prossimo. Chiudiamo questo numero con le solite tre domande, ancora una volta votate alla formazione dei piloti ed una riflessione sull’eccesso.Prima di lasciarvi leggere, vorrei sottolineare che un team dei nostri ragazzi del Quad si è classificato quar-to alla dodici ore di Pont-de-Vaux, ad un soffio dal ter-zo. Scusate se è poco: i nostri più grandi complimenti a questi ragazzi per il traguardo di assoluto livello da loro raggiunto.Ed ora, buona lettura!

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SEttEdi RobeRto PeRCoCo

“Pont De Vaux? Chi io? Ma va là!”Con queste parole è cominciata la mia esperienza in terra francese. Me lo chiese per la prima volta il mio primo co equipeur e amico Claudio Vaschetto duran-te una rimpatriata tra amici. Era il 2008 e da allora non ne ho più perso uno.All’epoca ero un neofita del quad: qualche garetta spo-radica, le prime amicizie in pista (ora grandi), in pra-tica un mondo nuovo per me scoperto per gioco. Ora siamo nel 2014: mentre scrivo saranno passate poche ore dal mio ritorno a casa e sto già pensando all’edi-zione dell’anno prossimo. Fissazione? No, semplice-mente PDV è per chi corre a qualsiasi livello, la gara con la G maiuscola, l’evento imperdibile, l’esperienza che bisogna assolutamente fare prima di appendere il casco al chiodo, solo per la soddisfazione di poter dire “Anche io l’ho fatto!”.L’unico problema (parlo per me) è che ti entra dentro, non ne puoi più fare a meno. A parte la grandezza dell’evento con numeri da capogiro tra partecipanti, addetti ai lavori e pubblico, quello che ti colpisce di più è la professionalità e l’aria distesa che si percepisce

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appena entri nella “Ville”. Certo, un po’ d’agitazione c’è sempre, non siamo fatti di legno (io in primis).L’edizione 2014 è partita bene: una volta trovata la moto e un pilota con cui correre, il gioco è fatto. Par-tenza il mercoledì pomeriggio e si arriva a tarda sera (io abito a Como e sono 500km fino a lì). Strada ed orari ormai quelli di sempre: alle 21,00/21,30 siamo arrivati, si intravede la pista già illuminata, il ponticel-lo, il cartello illuminato con le lettere PDV a caratteri cubitali e quel rettilineo da 550 metri da fare in quinta piena. Tra te e te pensi “rieccoci qui, finalmente!”. Da buon maniaco fissato, ovviamente ho i miei riti: prima tappa alla solita pizzeria, poi si parcheggiano camper e fur-gone proprio davanti al solito new jersey in cemento che blocca l’entrata ai paddock e si sta li ad aspettare. Si respira già quell’aria di festa che trovi solo qui.La mattina entriamo e allestiamo il posto sul prato, tiriamo le fettucce per tener il posto agli altri equi-paggi italiani che man mano arrivano, perché si sta tutti insieme! Una volta finito, si comincia a lavorare al Quad, perché l’indomani inizia la giostra delle veri-fiche tecniche di mezzi e attrezzatura di sicurezza(casco, pettorina, estintore, licenza, nullaosta). Non si sgarra su queste cose! Sono fiscalissimi: la sicurezza viene prima di tutto e fanno bene!Passate queste verifiche, si va in paese, il quale dista circa un chilometro dalla pista, a gruppi di una decina di Quad, accompagnati in fila indiana da un mezzo dell’organizzazione. Li si lasciano in un apposita area

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transennata in centro città fin alla sera e da quel mo-mento in poi che comincia a tutti gli effetti la “festa del quad”.E’ un’emozione allo stato puro: si sale sul palco davan-ti a giornalisti, speaker, fotografi e tantissima gente. Una calca impressionante di persone che solo qui puoi trovare; è una cosa difficile da descrivere. Il pensiero però è al giorno dopo: dal sabato mattina si comincia a fare sul serio.Prove cronometrate alle 8 ed un’ora di tempo per stac-care il “tempone”. Quest anno poi c’è la novità del trac-ciato inedito: al posto dei rettilinei intorno al famigera-to campo di pannocchie, c’è un biscione interminabile di curve e controcurve con nuovi salti. A prima vista mi aveva lasciato sconcertato l’idea di questa modifi-ca, ma una volta entrato quel timore per fortuna sva-nisce.Pista veloce e divertente, salti non impossibili e ter-reno fresato a regola d’arte, insomma una figata! Il tracciato ovviamente si buca tanto: ci passano almeno duecento quad tra la dodici ore ed il contest, infatti ad ogni giro si scassa talmente tanto che cambiano tutte le traiettorie. Un incubo, però fa parte del gioco!Chiaramente non mancano gli imprevisti: dalle rottu-re, alle forature, fino ad arrivare ai cappottoni (senza conseguenze gravi fortunatamente). Come dice il no-stro Nicola Montalbini :”Qui ne ho vista tanta di gente piangere: è il PDV”. Questo è ciò che caratterizza que-sto genere di gare: nelle endurance di questa portata già portare a termine la competizione è un successo,

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ma è anche questo il bello! E’ una sfida e bisogna ac-cettarla!Manco a farlo apposta, quest anno è capitata a noi la rottura del cambio nella prima manche. Quel mezzo che tanto avevamo preparato, messo a punto e cocco-lato, ci ha abbandonato al quarantacinquesimo minu-to.Impossibile prevederlo. In quell’istante sei pervaso da un senso d’impotenza e delusione, ma anche rabbia. Gara finita, dunque. Il PDV è anche questo purtrop-po.Ci si rimbocca le maniche e si resta a dare una mano agli altri concorrenti/amici italiani, anche nella fase notturna della dodici ore: lo spirito sportivo ti porta ad un senso d’altruismo assoluto in queste manifesta-zioni.Si riparte la domenica sera: il viaggio è lungo e, a parte l’inconveniente, della “rottura” del quad, il bilancio è più che positivo. Ora si pensa già all’anno prossimo: il mio ottavo Pont De Vaux!

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#ragionEdiVitadi CRistian sola, immagini di RobeRto CoRtese

Ore 6.30. Suona la sveglia domenica mattina. Si parte per un’altra gara di Motocross, destinazione Crosso-dromo di Vercelli. Appena arrivati in pista ci rendia-mo conto delle condizioni: è fantastica, sembra qua-si tirata come un biliardo! Scarichiamo furgoni con gazebo ed allestimenti vari per il nostro paddock ed il morale è molto alto, sebbene di avverta un po’ di tensione nell’aria. Per qualche nostro pilota, infatti, è l’esordio assoluto in una gara.Esce il programma della giornata e siamo gasati forte: ci si cambia e si fanno gli ultimi controlli per verifi-care che sia tutto ok. Finalmente si parte per le prove cronometrate di qualifica: ora è venuto il momento di dare il gas per davvero, cercando le migliori traiettorie del tracciato. Concluse le qualifiche, ci confrontiamo tutti insieme per mettere assieme le nostre impressio-ni e darci suggerimenti su quella sponda o questo ca-nale.Adesso non si scherza più: c’è la prima manche. Il cancello di ferro è lì inclinato davanti a te: ti prepari la corsia di partenza con gli stivali di modo che quel primo metro e mezzo ti dia il massimo dell’aderenza,

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posizioni la moto alla distanza che reputi giusta per te, poi guardi avanti e l’unica cosa che fai è cercare di svuotare del tutto la mente.Passa la bandiera verde e senti l’adrenalina che sale. Si alza il cartello dei quindici secondi, poi quello dei cin-que mentre tu hai lo sguardo fisso e la frizione punta-ta. Va giù il ferro e gli dai tutto il gas che puoi: quella prima curva dev’essere tua a tutti i costi. Mi chiude-ranno anche in una morsa letale, ma continuo a non mollare anche se non sono tra i primissimi.Seconda manche, la storia non cambia. C’è ancora più tensione perché sai che devi fare meglio della prima. Va giù il cancello e parto male, perciò alla prima cur-va sono in mezzo al gruppo. Pietre come se piovesse, da tutte le parti; polvere da paura. Durante il secondo giro, poi, mentre stavo saltando, vedo in lontananza una moto col suo pilota atterrare in modo scomposto dando una botta pazzesca a terra. Devo ammettere che la scena mi ha spaventato parecchio: vedere Massimo disteso per terra senza muoversi è stata una pessima visione. Per fortuna si è ripreso subito, parlava ed era cosciente.Anche questo è Motocross, il mio sport, la nostra pas-sione e sono consapevole che, ogni volta che salgo sulla moto, potrei farmi male: è un prezzo che sono disposto a pagare per continuare a seguirla, però, per-ché è la mia ragione di vita.

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PEnultimadi andRea de maRChi, immagini di RobeRto CoRtese

Domenica sono andato a San Raffaele Cimena per la gara di fettucciato e devo dire che è stata davvero una bellissima giornata! Merito in primis degli organizza-tori che hanno preparato un bel fettucciatone veloce e divertente, che si è fatto poi abbastanza impegnativo in alcuni punti nel pomeriggio. In fin dei conti che problema c’è? Questo è Motocross! Un doveroso gra-zie va anche al meteo che ci ha regalato una giornata di sole (una delle poche quest’estate), cielo limpido e non esageratamente calda.Parlando della gara, come già capitato altre volte, expert e master hanno corso insieme formando un bel cancello da venticinque piloti. Subito dalle qualifi-che mi son reso conto che sarebbe stata una giornata impegnativa, visti i nomi dei partecipanti. Infatti non mi ero sbagliato, visto che in qualifica eravamo tutti molto vicini coi tempi. Ma ovviamente la gara è un’al-tra cosa! Ero soddisfatto del mio crono, ma non fino in fondo perché sapevo che potevo fare di meglio.Finite le batterie di qualifica sono poi cominciate le prime manche, ne ho viste un paio e sono state tut-te divertenti: devo dire che la batteria dei mini 65 è quella che piu mi ha colpito! Assolutamente fantastici

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questi prototipi di crossista!!Finalmente arriva anche per me il primo schieramen-to: ero tranquillo fino al momento in cui ho saputo che avrebbero premiato chi faceva l’holeshot! Mentre mi preparavo il “cancello”, continuavo a ripetermi “devo girare davanti!”. Ero un po’ nervoso, ma capita sempre quando si avvicina il momento della partenza. Cartel-lo dei quindici, cinque e via. Roberto abbassa la ban-diera e partiamo! Il primo spunto è stato ottimo, alla prima curva ho girato primo ma sapevo che dietro di me c’era gente che andava forte! Ho cercato subito di scappare, ma avevo dietro Gianluca (ndr Callegaro) che mi stava col fiato sul collo. Per metà gara sono stato davanti ma poi ho commesso un piccolo errore e mi ha sorpassato. Ho provato a rifarmi, ma quando mi sono avvicinato a lui, la gara era finita. Peccato: in ogni caso, mi sono divertito molto a lottare contro di lui. Cavolo se ci da col gas! Difatti a fine gara sono an-dato a fargli i complimenti.Dopo la prima manche il morale era bello alto perchè avevo fatto una bella gara ed ero partito molto bene.Moto due (come dicono gli americani): mi schiero sul-la linea di partenza e continuo a guardare fisso la pri-ma curva, volevo assolutamente ripetere una partenza come quelle della manche precedente. Come Roberto abbassa la bandiera partiamo, ma mi son reso conto di non essere scattato al meglio visto che ero a centro gruppo. Davanti a me non avevo nessuno, però, quin-di ho cercato di staccare il piu tardi possibile e, senza guardare troppo dove mettevo le ruote, sono riusci-to a centrare un altro holeshot! Peccato che il premio

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non c’era anche per la seconda partenza! Mi sono accorto subito che già dalle prime curve ave-vo un discreto vantaggio ed ho cercato di tirare per au-mentare il distacco dagli altri. Mi sentivo bene, andavo forte e guidavo pulito. La pista era bella ma bucata e in alcuni tratti scivolosa. Ero davanti, ogni tanto mi gira-vo a vedere dov’era Gianluca, ma nn lo vedevo e quindi non mollavo. Peccato solo che al quarto o quinto giro, ho commesso un errore da pollo. Dopo aver effettuato il salto, curvo a sinistra, dove però sono entrato troppo veloce e la ruota davanti si è chiusa, facendomi cade-re. Subito dietro di me c’era l’altro Callegaro, Alessan-dro, che non è riuscito ad evitarmi e mi è piombato addosso: per fortuna non ci siamo fatti nulla. Mi son rialzato, ho acceso la moto e son ripartito. Ero nero! Avevo buttato via una bella gara per colpa di una mia stupidaggine. Volevo a tutti i costi andare a riprendere i primi, li vedevo. Peccato che abbia commesso un al-tro errore dovuto al nervoso, spegnendo in una curva e perdendo altro tempo. Alla fine ho chiuso settimo di manche. Un vero peccato, ho buttato via una gara per colpa di una stupidata. Ma è sempre e comunque tutta esperienza!Alla fine della gara ho saputo di aver concluso ter-zo assoluto, che non male visti gli errori commessi. Soddisfatto della gara, ma ancora di più quando ho ricevuto il premio per l’holeshot: una bella bottiglia di birra artigianale. Gran bella domenica, giornata in-tensa tra polvere, benzina, grigliate e amici. Ora resta solo l’ultima di fettucciato per decidere chi vincerà. Non vedo l’ora!

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tirarE fuoridi andRea de beni

Sullo scorso numero di INSIDE mi sono concentrato sul fatto che quando trascorriamo momenti che non ci piacciono, corriamo a sputtanare mezzo mondo ai quattro venti mentre quando viviamo esperienze po-sitive, sostanzialmente ce lo teniamo per noi. Quelle parole devono avere risvegliato qualche senso “positi-vo”, al punto che dopo il corso di quadcross di Casale Monferrato ho ricevuto una lettera, poi pubblicata on line su QuadLeaks.com, in cui un pilota “allievo” (Lui-gi Bigoni) raccontava la sua storia, rigorosamente pie-na di estrema, puntuale, utile e concreta positività. La cosa mi ha colpito e non poco e siccome il tema della lettera era la “formazione del pilota”, ecco che proprio l’educazione sportiva è diventata spontaneamente l’ar-gomento su cui concentrarsi. Amici delle due ruote, non temete e permettetemi di invitarvi alla lettura: il quad, sì, dà lo spunto, ma qui si parla essenzialmente di motocross e di insegnamento dello stesso...Il titolo di questo pezzo ha un doppio significato: quan-do si parla di “tirare”, nel nostro mondo, si dà la prece-denza a quanto il gas viene spalancato; se l’attività vie-ne svolta in offroad ecco che quel “fuori”, ne amplifica il gesto e lo trasporta tra il fango e la polvere delle pi-

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ste di motocross o tra i sentieri tipici dell’enduro. Ma “Tirare fuori” ha un senso anche dal punto di vista formativo, educativo, pedagogico. Senza annoiarsi tra i libri di storia, è utile sapere che nella Grecia antica del 400 a.C., secondo la filosofia socratico-platonica, imparare altro non era che un “tirar fuori” una cono-scenza che già esisteva nell’individuo e che doveva es-sere “condotta all’esterno” tramite un processo adatto. Da qui il termine “e-ducere”. Per Socrate questo pro-cesso di “estrazione”, costruito soprattutto attraverso l’arte della dialettica, paragona il ruolo dell’insegnante a quella della levatrice che permette di “far partorire”.Ora, di anni ne sono passati quasi duemilacinquecen-to. Socrate e Platone non sono esattamente paragona-bili a Marco Magnetti, Loris Versaci e Amerigo Ven-tura e non mi riferisco alle qualità filosofiche dei tre “prof ” quanto, al contrario, alle remote possibilità di insegnamento della pratica del quad che i due barbuti greci avrebbero trasmesso qualche secolo fa.1 - L’uomo non si può realizzare pienamente in modo individuale (Aristotele)Prendi un pilota. Fagli fare cento giorni in un anno di allenamento in pista. Prendine un altro, di pari livel-lo. Fagli fare cento gare in un anno. Chi dei due andrà più forte, alla fine del processo? Inevitabilmente, il se-condo. In allenamento non si possono di certo simu-lare le condizioni di gara ma attraverso le varie attività “scolastiche” si possono imparare molte più cose che non restando da soli, a girare come ossessi senza il benché minimo riscontro. Allo stesso modo è l’impat-to “sociale” della competizione e del confronto con al-

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tri membri della stessa comunità, che può veramente dare quel valore aggiunto che manca a chi prende un manubrio in mano per la prima volta.2 - E’ ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare cose nuove (Claude Bernard - fisiologo francese)Quante volte ci è capitato di fare una cosa in un modo, credendo che fosse il migliore o anche solo l’unico possibile, salvo venire smentiti con delle alternative vincenti - e nel nostro caso più veloci in termini di se-condi sul giro - grazie all’esperienza di qualcuno che ne sapeva più di noi? L’idea di non avere bisogno degli altri, nel motocross, non fa strada. Tutti imparano e chi non lo vuole fare, è semplicemente perduto.3 - La capacità di apprendere più velocemente dei vo-stri concorrenti potrebbe essere il solo vantaggio com-petitivo che avete (Arie De Geus)Il giro più veloce delle mie gare è sempre l’ultimo o giù di lì. Un’ottima cosa se ti chiami Tony Cairoli, che quando il resto del mondo affanna lui riesce ancora a tirare fuori qualcosa dal cilindro. Ma se sei uno “nor-male” e non un alieno come lui, assolutamente no. Le gare non si fanno all’ultimo giro e uno dei motivi per cui quel tempo è arrivato proprio nel finale è perché la pista non l’hai capita fin da subito e non l’hai sfruttata a dovere. Oppure non hai sfruttato te stesso al pieno delle tue potenzialità, salvo dare gas quando le riserve di energia erano ancora piene e la bandiera a scac-chi era in via di avvicinamento progressivo. Oppure, ancora, le due cose sommate assieme. Apprendere in

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fretta significa avere più tempo per tutto, anche per sbagliare e rimediare.4 - La migliore preparazione per domani è fare il tuo meglio oggi (H. Jackson Brown Jr. - scrittore statuni-tense)Il quad insegna che a qualsiasi età è possibile mettersi un casco e scendere in pista. E’ il bello di questo mez-zo ed è anche il rovescio della medaglia: si corre senza alle spalle una cultura sportiva e dell’offroad e molto spesso si compiono errori che si pagano o che altri pa-gano per noi. Ma non c’è un tempo esatto in cui smet-tere di imparare, se non durante l’ultimo accenno di respiro delle nostre vite. Crescere, nel nostro sport, si-gnifica succhiare tutto il midollo dell’esperienza altrui e farlo proprio, adattandolo con cervello alle proprie reali, concrete, possibilità. Farlo oggi è molto meglio che farlo domani perché tra i due intervalli temporali c’è sempre e comunque una caterva di ore di pista o di bosco, vissute alla cieca.5 - Non ho mai insegnato nulla ai miei studenti; ho solo cercato di metterli nelle condizioni migliori per imparare (Albert Einstein - scienziato)Un detto che vale per tutti gli ambiti ma che trova nel-lo sport il suo estremo significato. Anzi, nel mondo della moto e dei motori, ancora di più. Nella stragran-de maggioranza degli sport, la costanza e l’apprendi-mento vanno di pari passo con la forza di volontà: dif-ficilmente entrano in gioco delle dinamiche diverse, come quella della paura o della conservazione della specie. Se a calcio devo imparare a tirare in un certo

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modo, il talento e la pratica fusi insieme sono, insie-me all’abnegazione e a tutte le componenti personali, qualità sufficienti per raggiungere il risultato: impa-rare. Un triplo in discesa potrebbe non essere un ar-gomento sostenibile per tutti: ecco che quelle parole, “le migliori condizioni per imparare” valgono doppio. Da lì subentra tutto quello che sta dentro la persona come qualità e possibilità psichiche. Roba sicuramen-te poco allenabile...6 - Non facciamo errori, nella nostra azienda; li consi-deriamo delle lezioni dalle quali apprendere - (Garry Ridge - CEO di WD-40)E’ così che ogni errore andrebbe valutato: un’oppor-tunità di crescita. Anche nelle attività di formazione, solo chi sbaglia impara veramente. Se non sbagli mai non vuol dire che sei perfetto, semplicemente che non ti sei veramente spinto al limite. Altrimenti, prima o poi, la facciata la dai. Ed è lì che ne esci con il freno a mano tirato o con una consapevolezza in più.7 - Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare a pa-droneggiare il surf (Jon Kabat-Zinn - medico)L’arte della moto (ma anche del quad, dell’auto spor-tiva e dei motori in generale) è probabilmente quella più complessa al mondo. Non perché il nostro sport sia più bello degli altri – lecito pensarlo, altrimenti non lo faremmo… - ma di sicuro è quello con la somma di componenti meno controllabili in natura. Possia-mo controllare noi stessi, i nostri movimenti in moto, le cose da fare in sella e come farle. Ma non possia-mo comandare una pista che cambia di giro in giro,

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le forze della natura che la cambiano radicalmente in base al meteo, la meccanica della nostra moto e i suoi imprevisti tecnici, le dinamiche dei nostri avversari e avanti così. Difficilmente un campo da calcio muta durante una partita. Difficilmente una palla cambia di peso, forma e dimensione, durante la stessa partita. Di componenti incontrollabili, invece, il nostro sport ne è pieno, più che in altri. E visto che contiamo meno che altrove, il nostro impatto diventa fondamentale: trasformare una chimera in controllo assoluto non si può ma di certo si può almeno avere padronanza di noi stessi, che non è poco.8 - Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere (Socrate)Per imparare ci va senso critico. Obbedire al mae-stro, incondizionatamente, non fa di noi dei piloti che hanno vissuto un corso, ma solo dei potenziali piloti che quello stesso corso lo hanno subito passivamente. Non basta eseguire, insomma, ma anche e soprattutto chiedersi perché ci è stato chiesto di fare una deter-minata cosa in un determinato modo. C’è sempre una spiegazione e chi ci insegna ad andare in moto (o in quad) è lì perché quella differenza la conosce. Tanto vale usare il Gulliver e attivarsi a rendere quelle infor-mazioni come scolpite nella pietra.9 - Una prova della correttezza della procedura edu-cativa è la felicità del bambino (Maria Montessori)Quella lettera di Luigi, l’amico quaddista che ha vis-suto il corso di quadcross e ha voluto raccontarlo, ci ha aperto l’anima. Ha scritto con il sorriso, è palese.

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Era contento di essere stato stressato e masticato per benino dai suoi prof, che nel caso specifico sono stati i due fratelli Amerigo ed Ettore Ventura. Imparare co-sta fatica, imparare è distruttivo per il corpo e per l’a-nima. E’ come il muscolo che lavora in palestra: dopo l’esercizio fisico, si distrugge per autorigenerarsi, più forte di prima. E la gioia è il biglietto da visita miglio-re per chi quella fatica l’ha veramente trasformata in progresso.10 - L’istruzione non è un sostituto per l’intelligenza (Frank Herbert)Il bello del nostro sport - o meglio “una delle cose più belle” - è che niente è sufficiente, in se stesso. Non è la moto migliore a vincere. Non è il pilota con più talen-to a vincere. Non è il pilota che più di tutti si è applica-to, a vincere. Non è il più giovane, il più fisicato, il più esperto, il più creativo. E’ l’insieme, con qualche picco in su da qualche parte e qualche picco in giù dall’altra, di tutte le possibili qualità, oltre a molto altro non sem-pre tangibile. Non una ma tutte o quasi quelle qualità, insomma. E poi c’è il genio. L’utilizzo di tutto questo pacchetto in maniera geniale e creativa. Nessun pilo-ta vincente è stupido. Nessun campione del Mondo è una persona ignorante, nel senso cognitivo del termi-ne. La formazione, l’istruzione e le attività pedagogi-che sono quelle armi che possiamo sfruttare a nostro piacimento, in base a quanto ci sbattiamo, per tirare fuori quella stessa intelligenza, che c’è, è dentro di noi e un buon maestro può estrarre. E-ducere, appunto. Siamo tutte brocche piene, dicevano gli antichi. Piene di benzina, oggidì…

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BiSogno di crEScitadi Violetta CaValleRi, maRy giRotti e adele innoCenzi

Una delle domande che ci facciamo di frequente è come avvicinare le ragazze al Motocross e al Fuoristra-da in generale. Ci siamo chieste quali siano gli ostaco-li che tengono ancora lontano il gentil sesso da questo sport che invece sta avendo un successo crescente (se si considerano i praticanti uomini).Sicuramente tutti gli sport “duri” e fisicamente impe-gnativi rappresentano un’attrattiva per i “veri uomini” che possono così dar prova della loro virilità, mentre per le donne rimangono ancora un tabù. Il Motocross è uno sport faticoso, sporco e pure costoso. Agli uomi-ni (generalizzando) non interessa avere molte donne “fra le scatole” quando sono in pista, quindi non tutti i papà, i mariti e i fidanzati spingono le loro donne/bambine alla pratica del fuoristrada. Per quanto l’Ita-lia sia un Paese dove il sessismo è già stato sdoganato, comunque le donne preferiscono sport più femminili ed eleganti. E questo soprattutto se a scegliere è un ge-nitore, perché l’immagine della vostra fragile figliola che si spezza una gambina in moto è molto più peno-sa di quella di vostro figlio maschio.La nostra attività quindi fonda le sue basi sul creare

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un ambiente favorevole alla pratica del motocross per le ragazze, in modo che quelle che già lo praticano abbiano dei campionati femminili per mettersi in gio-co e gareggiare, almeno inizialmente, con altre donne, evitando lo scontro diretto con gli uomini per quelle che non se la sentono.Anche l’impegno nell’organizzazione di eventi al fem-minile e l’iniziativa Pista in Rosa serve per creare co-esione, nuove amicizie e soprattutto permette alle ra-gazze che hanno appena iniziato di partecipare a corsi di guida per principianti.Inoltre mostrare tutto ciò tramite social network e il nostro sito mxgirls.it ci permette di diffondere in rete l’immagine di uno sport avvincente e accattivante an-che per il pubblico femminile in modo che sempre più donne s’ interessino alla sua pratica e non c’è nul-la al mondo che funzioni meglio dell’emulazione, in termini sportivi. Per citare un esempio, dalla messa in onda di “Ginnaste” il reality sul mondo della Gin-nastica Artistica su Mtv, il numero delle praticanti è aumentato proporzionalmente all’aumento della fama delle protagoniste, che fino a pochi anni fa erano delle perfette sconosciute.Infine, un nostro futuro obbiettivo è quello di riuscire ad organizzare dei corsi per le ragazze che non hanno mai guidato una moto da fuoristrada, ma dato che è l’attività che richiede maggiori mezzi (in termini eco-nomici) necessitiamo di partner che ci supportino perché da sole non siamo ancora in grado.Purtroppo per aumentare il numero di donne che par-

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tecipano a competizioni, non si può pensare di con-vincere le attuali praticanti a correre, se gareggiare non è il loro fine. Se vogliamo un cancelletto da 30 donne in un regionale bisogna che aumenti il numero del-lle praticanti della disciplina. Purtroppo se parliamo in termini percentuali i numeri delle donne sono così inferiori a quelli degli uomini che avere una decina di ragazze in un regionale è già un ottimo risultato.Le nostre Responsabili regionali fanno il possibile per attirare un numero crescente di ragazze nelle com-petizioni e la coordinatrice per il Piemonte si è data molto da fare per creare un buon gruppo e capire le necessità delle ragazze di questa Regione, auspicando un aumento delle pilote per la prossima stagione, ma spesso questo non basta.Per quanto riguarda le nostre iniziative, PISTE IN ROSA è già un bel passo in avanti, infatti permette a tutte le tesserate di avere uno sconto sul biglietto d’in-gresso delle piste che hanno aderito in tutta Italia.La buona volontà e le idee non ci mancano, quindi ringraziamo chi come MOTOASI.IT (attraverso IN-SIDE) ci dedica dello spazio per aiutarci a diffondere le nostre iniziative e tutto quel che riguarda la nostra attività.

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ti malEdicodi RobeRto CoRtese

Basta pioggia! Meno male che la domenica ci ha qua-si sempre graziato altrimenti non sarebbe bastato un anno di recuperi se avesse piovuto nei fine settimana quanto in settimana.La buona notizia è che se per caso quest’anno l’estate dovesse capitare tra novembre e dicembre, abbiamo già pronto un calendario ad hoc. Scherzi a parte, per l’ultima volta vi invito a mandarci le vostre maledi-zioni più divertenti. Nel frattempo proviamo con la danza della pioggia per mandare via queste maledette nuvole!

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mEmorial colomBo

di RobeRto CoRtese

E’ quasi trascorso un anno da quel tragico incidente che ha segnato il nostro 2013. Ora siamo qui a rinno-vare la memoria per Fabrizio, Luca e Martino, quel pezzo di famiglia Colombo che se n’è andato la notte prima dell’ultima di Regionale MX2. E proprio sulla pista di Rivarolo, che ha fortemente voluto ospitare questo evento, si svolgerà la prima edizione del Me-morial.Nella mattinata ci sarà una breve funzione per ricorda-re i nostri amici mancati e poi si girerà in pista libera-mente: non stiamo pensando ad alcuna manifestazio-ne competitiva per quella domenica, fermo restando che parte degli incassi andrà devoluto in beneficenza alla Onlus creata dalla Signora Licia Colombo.Facciamo capire che non ci dimentichiamo del pas-sato ed andiamo a fare della beneficenza praticando lo sport che tutti noi amiamo, proprio come Fabrizio, Luca e Martino.

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trE domandE a BruciaPElo

di luCa lombaRdi

Siamo ancora qui con Yves Valenza, Coordinatore Na-zionale dell’attività di MOTOASI.IT. Dato che il tema di questo numero di INSIDE è la formazione, abbia-mo pensato di porgli alcune domande in merito.Abbiamo letto resoconti di giornate di formazione per i Quad ed ogni domenica di Trofeo ASI c’è un corso della Willy School. Perché non organizzare queste giornate per tutti, grandi e piccoli?Questa è una buona idea in realtà e stiamo assoluta-mente pensando a qualcosa del genere per il futuro. In fin dei conti, entrare in una pista a gareggiare, è come mettersi al volante per la prima volta per strada: non lo si può fare a meno di non avere la patente. Serve, infatti, un periodo di formazione e di allenamento per capire quali siano gli aspetti del mezzo che guidiamo, ma soprattutto le regole di comportamento per non mettere in pericolo gli altri piloti. Ovvio, tutti vor-remmo vincere e siamo disposti a far di tutto perché questo accada: dobbiamo, però, sempre ricordarci che questo non significa correre pericoli gratuiti. Il giorno

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dopo la gara, tutti noi andiamo a lavorare, dunque la sicurezza è di primaria importanza.Perché non renderle obbligatorie per tutti gli esor-dienti o comunque quelli appena iscritti al mondo delle gare?Stiamo studiando come rendere più efficaci questo genere di giornate perché, molto spesso, chi si iscrive alla categoria esordienti, non ha mai gareggiato e può rappresentare un pericolo per gli altri piloti (fermo restando che non vale per tutti, ovviamente). Avere delle giornate di training potrebbe essere utile anche per quelli con più esperienza, i quali potrebbero bene-ficiare di consigli sullo stile di guida e su come affron-tare un certo tracciato. Lasciateci ragionare un po’ di tempo su questa cosa e vi faremo sapere presto!Altre idee per migliorare la sicurezza in pista?Le idee non mancano di certo, il problema spesso e volentieri è che la loro implementazione diventa pa-recchio complicata. Tra le idee più spicciole, proposte peraltro da alcuni piloti, c’è, per esempio, quella che riguarda l’introduzione di una sorta di safety car in caso di incidente. Chiaramente non si tratterà di un automobile, bensì potrebbe essere la moto di un pilo-ta designato apposta per rallentare la corsa e conge-lare le posizioni fintanto che l’incidente in pista non si sia risolto. In questo modo, potremmo dare spazio al personale medico di entrare in pista senza correre i rischi che si corrono durante una caduta da bandiere gialle. Si vedrà, per ora questa è ancora un’idea. Fateci sapere le vostre opinioni: noi cercheremo di imple-mentarle per la sicurezza di tutti.

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focuS on: chi troPPo VuolE

nulla StringEdi RobeRto CoRtese

Una notte di quest’estate ho fatto un sogno che sem-brava vero. Mi è sembrato come se una delle nostre migliori gare di Regionale fosse stata spostata per col-pa del tempo, quando in realtà il motivo era di natura molto più gretta. La cosa peggiore è che, nel sogno, non ho potuto dire a tutti quello che pensavo, ovvero che la responsabilità non era del tempo, bensì di sche-mi mentali che obbediscono solo alla divinità della pe-cunia da parte di chi aveva in mano la situazione della pista. Sempre in questo sogno o meglio incubo, dato che non riuscivo a svoltare verso ciò che veramente avrei voluto, cioè una gara fatta per i piloti e non per il portafogli, improvvisamente arriva la punizione di-vina. Coloro che avevano tramato egoisticamente per il loro beneficio, venivano colpiti da una calamità che avrebbe rovinato i loro futuri piani. Poi mi sono sve-gliato.

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La cosa importante è che questo sogno mi ha fatto ri-flettere. So bene che avete letto in tutto questo nume-ro di INSIDE a proposito di come possiamo fare per crescere, le strade da seguire e la postura mentale da tenere. Ciò che forse non abbiamo ancora detto è la cosa più importante: mai eccedere.Per loro stessa definizione, gli eccessi sono un qualco-sa che trascende la comune pratica di qualunque cosa: dallo sport, alle relazioni personali, fino ad arrivare a quelle lavorative. Come definireste l’atteggiamento di un uomo che, pur con i migliori ideali per il fu-turo, lavora quattordici ore al giorno senza dedicare tempo alla sua vita sociale e familiare? Parimenti, un crossista che trascorre altrettanto tempo in pista nella speranza di migliorare il suo livello tutto in un colpo solo? Ve lo dico io come lo definireste questo modo di fare: eccessivo.Sono il primo ad avere una forte motivazione ed am-bizioni seconde a nessuno. Ed ammiro chi come me ha la costanza di portare avanti il suo lavoro, la sua passione, insomma, la sua vita. Esiste però un limite che dobbiamo percepire: è il limite dell’autodistruzio-ne. Il peggio è che questo limite è spesso poco visibile, ma una volta superato, la nostra stessa vita ci si ritorce contro. Torniamo a quel ragazzo ambizioso che passa le sue giornate in pista. Probabilmente nel giro di due o tre anni, passerà dall’essere un novellino alla categoria più alta che ci sia. Il problema è che, nel frattempo, ha dovuto rinunciare a tante cose, troppe forse: non ha

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dedicato abbastanza tempo alla sua fidanzata, altret-tanto ne ha salvato per la propria famiglia, per non parlare di quello per la scuola. Risultato netto di que-sto eccesso: ha perso dei momenti, delle emozioni che purtroppo non si ripeteranno mai più. Questo perché ha portato la sua vita all’eccesso. Oltre a questo, un’al-tro aspetto altamente negativo è lo scarto prodotto tra le varie “sezioni” della sua vita: abbiamo visto come portarne avanti troppo velocemente una, comporti l’involuzione delle altre, salvo poi non poter fare altro che tornare a dedicare del tempo sufficiente per poter-le riportare al pari. Il tempo che abbiamo a nostra di-sposizione è limitato, così come sono le nostre risorse. Dobbiamo riuscire ad equilibrare tutte queste voci di costo per riuscire a portare avanti un’esistenza serena. Già perché qual è l’obiettivo di tutto questo eccesso? Arrivare a correre un mondiale? Tornare in sella dopo un infortunio? Che altro? Nulla di tutto ciò. L’obiettivo è lo stesso per tutti: essere felici in ciò che facciamo.Quando Icaro fugge dal dedalo che il padre stesso ave-va creato, è felice e spensierato. Può volare con le ali che si è costruito. Poi però guarda in alto e commette un atto di hybris, ovvero di tracotanza, superbia, ec-cesso. Vuole raggiungere il sole ma non si rende conto che la cera non è in grado di sostenere il calore. Ha voluto troppo ed ha pagato a caro prezzo le conse-guenze della sua eccessiva premura nel raggiungere l’obiettivo.Evitiamo di fare lo stesso errore: continuiamo a guar-dare in alto e lottiamo con tutti i nostri mezzi per rag-

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giungere l’obiettivo. Nel frattempo non dimentichia-moci niente alle nostre spalle, oppure pagheremo un costo altissimo prima o poi. La vita non è solo Moto-cross, così come non è solo lavoro. Possiamo volare alti anche senza eccedere, ricordiamolo sempre.

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calEndario SEttEmBrE

06-09 Cintano (TO)Endurance Scootercross

07-09 Casale Monferrato (AL)Reg. MX1 - Over40 - Femminile - Reg. 2T

13-09 Fara Novarese (NO)Corso Minicross Willy School

14-09 Fara Novarese (NO)Trofeo ASI MX1-MX2-Mini - Reg. 2T

21-09 Rivarolo Canavese (TO)Reg. MX2 - Over50

28-09 Salmour (CN)Regionale Endurance MX- Quad + SidebySide

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calEndario ottoBrE

05-10 Vialfre (TO)Endurance Scootercross

05-10 Boves (CN)Trofeo ASI MX1-MX2-Mini - Reg. 2T

11-10 Rivarolo Canavese (TO)Corso Minicross Willy School

12-10 Rivarolo Canavese (TO)Coppa ASI Epoca - Reg. Mini - Young - Veteran - Reg. Quad

19-10 Fara Novarese (TO)Reg. MX2 - Over50

19-10 Volpiano (TO)Fettucciato MX1 - MX2 - Mini - Veteran Epoca - Quad

25-10 Salmour (CN)Corso Minicross Willy School

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26-10 Salmour (CN)Coppa ASI Epoca - Reg. Mini - Young - Veteran - Reg. Quad

26-10 Barbania (TO)Endurance Scootercross

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