l assistenza infermieristica e la complessita assistenziale nelle u.t.i.c: come cambiata nel tempo....

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L’ ASSISTENZA INFERMIERISTICA E LA COMPLESSITA’ ASSISTENZIALE NELLE U.T.I.C: COM’E’ CAMBIATA NEL TEMPO. L’ESPERIENZA DI SIENA DAL 1969 AD OGGI AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE U.O.C. CARDIOLOGIA L. Tarsitano, S. Bartalesi, A. Simonelli, L. Tendi, M. Mandola, R. Tozzi, L. Mariotti, L. Radi. Primario Dott. R. Favilli

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L’ ASSISTENZA INFERMIERISTICA E LA

COMPLESSITA’ ASSISTENZIALE NELLE

U.T.I.C: COM’E’ CAMBIATA NEL

TEMPO.L’ESPERIENZA DI SIENA

DAL 1969 AD OGGI

AZIENDAOSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE

U.O.C. CARDIOLOGIA

L. Tarsitano, S. Bartalesi, A. Simonelli, L. Tendi, M. Mandola, R. Tozzi, L. Mariotti, L. Radi.

– Primario Dott. R. Favilli –

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CHE COS’E’ L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA?

“l’infermiere è l’operatore sanitario, che in possesso del diploma abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale, è responsabile dell’assistenza

infermieristica”

“l’assistenza infermieristica è servizio alla persona e alla collettività. Si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari, di natura

tecnica, relazionale ed educativa”

codice deontologico attuale(1999)

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essere infermieri oggi

Nelle diverse funzioni e competenze professionali

non è come poteva esserlo all’inizio della nostra storia o solo un decennio fa.

permane un filo rosso conduttore

che delinea la storia dell’infermieristica e dell’assistenza infermieristica

che collega il nostro sapere ed il nostro agire

gli aspetti formativi con quelli organizzativi.

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UN PO’ DI STORIA PER CAPIRE

L’IMPORTANZA DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA

IN RELAZIONE ALLA

TERAPIA INTENSIVA

CARDIOLOGICA

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Nel 1863 F. Nightingale scrisse sul libro

“Notes on Hospitals” un capitolo sull’utilità di

aree dedicateal ricovero dei pazienti dopo un intervento chirurgico. “…queste aree dovevano essere adiacenti alle sale operatorie e dotate di

personale infermieristico addestrato…”. Questo concetto rappresentò un progresso fondamentale nella qualità dell’assistenza.

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Sulla base dei progressi scientifici Desmond Julian

propose alla Thoracic Society del 16 luglio 1961

le Unità di Terapia Intensiva Coronarica

Kouvenhoven ed altri nel 1960 codificarono le tecniche rianimatorie a torace chiuso.

La possibilità di monitorizzare in continuo l’ECG La possibilità di interrompere le aritmie ipo ed

ipercinetiche mediante l’ uso di corrente elettrica (Università di Harvard a Boston)

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La prima UTIC

fu costruita

al Betham Hospital di Kansas City

ci fu una rapida diffusione

nei 5 anni a seguire

delle Unità Coronariche in America.

I risultati furono che:

il controllo delle aritmie

dimezzò la mortalità dal 30% al 15%,

dovuta a insufficienza cardiaca secondaria

all’estensione dell’infarto

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Gli incoraggianti risultati americani

ne favorirono l’immediata diffusione

anche in Europa.

Nel 1967 la divisione di Cardiologia del Centro

Cardiochirurgico

“A. De Gasperis”

di Milano realizzò

la prima UTIC italiana.

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Il Prof. Augusto Tuveri

nel novembre del 1968

con pochi altri cardiologi, quattro giovani infermiere,

che rese partecipi del suo progetto

aprì i primi letti monitorizzati nel Reparto di Cardiologia

Ospedaliera

degli Spedali Riuniti di

S. Maria della Scala di Siena

Policlinico Universitario.

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la formazione delle infermiere professionali all’interno di scuole convitto(solo donne) per circa il 50% composto da religiose.

Il confronto con la letteratura professionale di altri paesi era molto scarso.

Non è difficile evincere

l’idea che all’infermiere fosse assegnato

più il ruolo di assistente del medico

che di professionista

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La sfida raccolta

dalle nostre colleghe

era importante ed innovativa,

la motivazione altissima;

la loro prima necessità

era di essere

ben addestrate

alle problematiche

dei pazienti di cui si

prendevano cura.

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Le infermiere, per sentirsi sicure e poter agire con professionalità

si resero disponibili ad apprendere l’elettrocardiografia di base

le aritmie ipo ed ipercinetiche, il loro riconoscimento e le modalità d’intervento, le manovre di rianimazione cardiocircolatorie, l’uso dell’ambu per la respirazione assistita in acuzie impararono a gestire i cateteri per le stimolazioni organizzarono un carrello di farmaci indispensabili per

far fronte alle emergenze.

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Solo un anno dopo si può parlare di vera nascita della UTIC all’interno del reparto di Cardiologia

perché solo allora iniziò faticosamente la guardia attiva cardiologica

i medici facevano anche 60 ore di turno continuatoIndispensabile era la sicurezza che poteva dare

un personale infermieristico esperto

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“un moderno centro

per la terapia dell’infarto” articolo della “Nazione” 20 ottobre 1969

…. La nuova terapia parte dalla constatazione che circa il 40% dei decessi negli infarti cardiaci era causata da una “insufficienza elettrica” che determina l’arresto della

funzione circolatoria: in questi casi la salvezza del paziente dipende solo dalla prontezza con cui vengono prestati i primi soccorsi (ad esempio il massaggio cardiaco esterno, la

stimolazione elettrica del cuore oppure la respirazione artificiale)... Al paziente colpito da infarto miocardico viene inserito per via venosa all’interno del

cuore un catetere metallico che trasmette le variazioni elettriche del paziente all’apparecchiatura di controllo. Quando gli stimoli elettrici fisiologici del paziente sono insufficienti entra in funzione il “segnapassi”:contemporaneamente scatta un segnale

visivo ed acustico di allarme che richiama l’attenzione del personale sanitario.…La cosa più notevole di tutto questo è che il cuore nonostante la temporanea crisi

non smette mai di battere: in questo modo si salvano molti pazienti condannati a sicura morte…

..Non sono trascurabili inoltre i risultati che hanno raggiunto nella cura non solo nell’infarto del miocardio ma anche dei disturbi del ritmo cardiaco tra cui il blocco

atrioventricolare completo…. In questi casi il segnapassi invia regolari impulsi elettrici al cuore

fino a quando non si potrà intervenire chirurgicamente ed installare un piccolissimo segnapassi direttamente nel torace del paziente, che potrà essere

dimesso….

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I pazienti che per primi si avvalsero e giovarono dell’uso

dell’ UTIC furono pazienti essenzialmente aritmici.

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QUALI LE COMPETENZE INFERMIERISTICHE DELL’EPOCA?

La ricerca della soglia minima di dosaggio terapeutico di un farmaco imponeva il conteggio delle gocce al minuto di ogni infusione ad ogni variazione della sintomatologia, dell’osservazione e della traccia elettrocardiografica del paziente.

Per altri farmaci era necessario vederne l’effetto sulla frequenza, sulla pressione, sul bilancio idro-elettrolitico

L’esigenza di usare da subito una cartella infermieristica per ogni paziente dove i dati,

su richiesta del medico, fossero immediatamente disponibili; non essendo all’epoca, questo tipo di documentazione prevista per legge

non è stata trovata allegata alla cartella medica

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l’importanza di un personale infermieristico competente e ben

addestrato in grado di gestire pazienti complessi.

Il Ministero della Sanità

istituì corsi di Specializzazione in Cardiologia

per permettere, un’adeguata preparazione

per la gestione delle UTIC

patrimonio della moderna medicina.

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L’inizio dell’era moderna del trattamento dell’infarto

è la trombolisi la riperfusione coronarica mediante

l’uso di farmaci

Nel 1976 Chazov e Rentrop mostrarono una notevole riduzione dell’area infartuata grazie alla lisi del trombo mediante somministrazione direttamente in coronaria dello streptochinasi

De Wood nel 1980 dimostrò che circa il 90% dei pazienti con SCA STEMI presentavano nelle prime 4 ore dall’insorgenza del dolore, trombi occlusivi dell’arteria colpevole

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L’iniezione del farmaco attraverso il catetere, la necessità di una sala emodinamica

che iniziasse ad occuparsi in modo specifico dell’albero coronarico

della possibilità d’intervenire su di esso divenne una necessità per quelle cardiologie

che volevano mantenere aggiornatafattivamente la riduzione dei danni da infarto.

I cateteri da infusione intracoronarica avevano molti inconvenienti:

prevedevano lunghe sedute, era facile il loro dislocamento

non ottennero risultati molto diversi dall’uso precoce sistemico.

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Questo divenne possibile nel nostro centro, grazie

a medici lungimiranti e tenaci, come il Prof. Achille Bravi

che hanno creduto, formato personale medico

infermieristico e tecnico che credesse,

in un’altra branca della cardiologia:

l’emodinamica diagnostico interventistica,

con la convinzione che questa fosse la strada maestra

da perseguire per ridurre l’impatto dell’ infarto e

dell’angina nella collettività.

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I grandi trials storici rivoluzionaronola terapia

con l’uso dei trombolitici per infusione endovenosa rapida,

che associati all’uso di beta bloccanti, vasodilatatori ed aspirina per os (GISSI, TIMI, ISIS II, GUSTO)

dimostrarono, su grandi numeri, la riapertura delle coronarie

in circa il 70% dei casi con una riduzione della mortalità

durante la degenza di circa il 50%,la limitazione della zona infartuate

ridusse l’incidenza d’insufficienza cardiaca

a meno del 5% dei pazienti infartuati. Purtroppo un certo numero di pazienti

presentavano recidive ischemiche.

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“l’infermiere facilita i rapporti umani e sociali dell’assistito”

“l’infermiere ha il dovere

di qualificare ed aggiornare

la sua formazione”.

Codice deontologico (1977)

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Nasce l’infermiere unico Scompaiono

le scuole di specializzazione per gli infermieri che hanno creato l’UTIC e gli altri che si sono aggiunti nel tempo,

“vivono”come minacciata la professionalità del reparto

che hanno costruito con i mediciDevono porre rimedio a questa “ingiustizia”

che non riconosce più: una professionalità

l’appartenenza ad una equipe medico infermieristica

che insieme lavora ormai da un decennio

anche se non riconosciuto ufficialmente, nasce,

perlomeno nella nostra UTIC, il tutoraggio di fatto.

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Nelle UTIC in questo periodo

il paziente infartuato

rappresentava l’ 80%

della popolazione

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Grande importanza veniva attribuita all’aspetto umano della professione ed insegnato,

quale era il modo migliore per parlare ad un paziente

che aveva “abitudini” da correggere:

come tranquillizzare chi aveva troppa paura di continuare a vivere

come cercare di far capire la gravità del suo problema a chi voleva per forza sottovalutarlo

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Nel momento in cui i colleghi nuovi raggiungevano

un buon grado di autonomia venivano fatti corsi teorici

con i vari medici del reparto. Questo tipo d’ inserimento, con mille occhi addosso,

se da un certo punto di vista poteva stressare

perché dava l’impressione di essere sotto esame,

dall’altro favoriva la presa di coscienzadi una professionalità

mai completa, sempre in evoluzione,

sempre aperta alle novità.

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QUALI LE COMPETENZE INFERMIERISTICHE DELL’EPOCA?

L’importanza di una buona traccia elettrocardiografica, i monitor, permettevano lo scorrimento e la visione di un’ unica traccia elettrocardiografica, la scelta del posizionamento dell’elettrodo esplorante era subordinato a ciò che era più importante vedere,

Le modificazioni del tratto ST precedono il sintomo “dolore toracico” identificarle significava chiamare tempestivamente il medico

Instaurare una terapia precoce nel paziente, ridurre la durata dell’ischemia miocardica significava ridurne l’area

L’importanza di prevenire le aritmie maggiori con il riconoscimento delle aritmie minori maligne.

I farmaci utilizzati non erano molti, ma era fondamentale conoscerne l’ utilità, le controindicazioni, il tipo di somministrazione, gli accorgimenti da utilizzare per la somministrazione in boli il quantitativo di bolo massimo da fare, il tempo di somministrazione.

Per facilitare l’uso ed evitare gli errori, in una “vacchetta” erano riportate queste precauzioni d’uso, che oggi, in gergo d’ accreditamento, chiameremmo istruzioni operative per i farmaci.

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Oggi, secondo la EBM,la terapia più accreditata nella SCA STEMI e nella

SCA NSTEMI-per maggiori successi, minori controindicazioni,

pervietà duratura del flusso TIMI 3-

è se possibile, la PCI primaria

sia questa eseguita con o senza uso

di inibitori GP IIb/IIIa con l’uso di stent

BARE o DES.

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Traguardi terapeutici raggiunti da più di 15 anni

nella provincia di Siena una regione geograficamente impervia

ma tesa alla conformità delle linee guida internazionali.

Fino a pochi anni fa, per un progetto

della Regione Toscana di Area Vasta, basato

sull’esperienza dei medici emodinamisti di dimostrata abilità

nell’esecuzione delle PCI, eravamo centro Hub

per le provincie di Arezzo e Grosseto.

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I progressi nella gestione delle SCA grazie alla rapida stabilizzazione del quadro clinico, una riduzione quantitativa e temporale all’interno dell’ UTIC del paziente coronaropatico.

L’aritmologia moderna è l’elettrofisiologia, le tecniche d’ablazione transcatetere, l’impianto di PM sempre più sofisticati e di ICD

L’ evoluzione della scienza cardiologica ha permesso un notevole progresso nella conoscenza della fisiopatologia dello scompenso di cuore ed ha messo a disposizione numerosi presidi terapeutici che hanno migliorato la prognosi e la sopravvivenza di pazienti che, soltanto un decennio fa erano destinati ad una morte precoce.

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Lo scompenso cardiaco

rappresenta la sfida del terzo millenniodella UTIC

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Scompenso cardiaco in pazienti in attesa di trapianto cardiaco, soggetti non più suscettibili alla terapia medica o chirurgica conservativa con una aspettativa di vita non superiore ai 6-12 mesi ed un’età inferiore ai 65 anni o fra i 65-70 anni senza comorbilità.

Scompenso cardiaco in pazienti non in attesa di trapianto con ridotte aspettative di vita.

La prevalenza dello scompenso cardiaco nei pazienti di età maggiore ai 75 anni presenta una serie di comorbilità alle quali il cardiologo e l’infermiere con esperienza cardiologica non sanno rispondere.

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CHI SONO OGGI I PAZIENTI CHE NECESSITANO DEL RICOVERO IN UTIC?

pazienti con infarto complicato e non complicato trattato

con insufficienza cardiaca in fase di scompenso acuto, refrattario, in attesa di trapianto cardiaco

shock cardiogeno, severa valvulopatia, disturbi di conduzione di grado elevato, aritmie ventricolari incessanti, embolie polmonari, dissezioni aortiche, complicanze di procedure percutanee, sequele di infezioni di devices intravascolari.

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Quali le maggiori problematiche?

La descrizione delle UTIC attuali fatta da un gruppo di cardiologi della Duke University,

le assimila a luoghi di cura di una multipatologia intensivistica del paziente con

“preminente malattia cardiovascolare” nei quali diviene essenziale il possesso

di competenze conoscitive cliniche ed intensivistiche di modello rianimatorio ai fini di:

ridurre la mortalità, i tempi di degenza, la previsione delle complicanze,

in relazione all’aumento di volume e di acuzie di questa tipologia di pazienti.

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Quali le maggiori problematiche?

I pazienti delle UTIC sono soggetti alle stesse complicanze nosocomiali presenti in altri

ambienti intensivistici,medici ed infermieri devono

divenire esperti nel trattamento: della ventilazione protratta, dello svezzamento dal

ventilatore, del delirio, della ultrafiltrazione renale, della trombosi venosa,

dell’emorragia gastrointestinale, della polineuropatia da terapia intensiva,

dello shock settico.

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QUALE LA COMPLESSITA’ ASSISTENZIALE INFERMIERISTICA CHE DOBBIAMO AFFRONTARE ?

La presenza di questi pazienti

nelle nostre UTIC

impone per primi

a noi infermieri

di prendere piena coscienza

della nostra professionalità:

Il nostro primo strumento è

la cartella infermieristica

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QUALE LA COMPLESSITA’ ASSISTENZIALE INFERMIERISTICA CHE DOBBIAMO AFFRONTARE ?

la cartella infermieristica, proposta dalla direzione sanitaria della nostra

AOU Senese, unificata per tutte le UO, usa i modelli funzionali della M. Gordon.

Le diagnosi infermieristiche prevedono l’uso del “modello bifocale” di J.L.Carpenito

in quanto in UTIC l’infermiere può intervenire con la formulazione di vere e proprie

diagnosi infermieristiche in veste di collaboratore con le altre figure professionali

per la formulazione dei problemi collaborativi.

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COME LAVORIAMO OGGI?

Continuare con una gestione per compiti all’interno dell’UTIC

oltre ad essere poco gratificante

rischia di essere inadeguato.

L’infermiere non ha

la visione completa del paziente e

questi non individualizza un operatore di riferimento. Questo sistema non crea stress nell’ operatore

ma non abitua ad agire per priorità dell’assistito

nei confronti di una situazione contingente

a meno che non sia descritta da un protocollo.

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Nelle Aziende di servizi

come la nostra,

il capitale umano

dovrebbe avere

un valore maggiore rispetto

alle altre risorse:

il nostro atteggiamento,

la nostra disponibilità,

la nostra competenza

sono per il paziente

- stiamo con lui 24 ore su 24 –

la fotografia dell’organizzazione.

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GRAZIE PER

L’ATTENZIONE