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Modulo 1 La comunicazione professionista sanitario-paziente

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Modulo 1

La comunicazione professionistasanitario-paziente

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Etimologia della parola ”comunicare”

Tra le derivazioni etimologiche della parola “comunicare” troviamo:

� “cum-munus” in cui munus significa dono;

� “communis” che significa mettere in comune, essere con

In entrambe si evidenzia e si mantiene tutt’ora la precisa idea di reciprocità

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Demarcazione del concetto di comunicazione

� La comunicazione è un’attività pervasiva che attraversa le innumerevoli forme della vita umana. Presenta caratteristiche di stabilità ma è un processo dinamico, dotato di intenzionalità, e in quanto tale è soggetto a continue variazioni e cambiamenti

� La comunicazione è condivisione di significati e partecipazione nella costruzione di percorsi di senso fra due o più soggetti. Nello scambio fra due o più persone la comunicazione si configura come discorso, ossia come pratica sociale di produzione di senso

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Struttura della comunicazione

Formalmente è un segnale (messaggio)

Composto di segni (codice comune, contesto condiviso)

Che passa da un emittente (trasmittente)

Attraverso un trasmettitore

A un destinatario (ricevente)

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Teorie della comunicazione

� Essendo la comunicazione una conditio sine qua non dell’esistenza umana, esistono diversi modelli teorici a cui possiamo fare riferimento e dai quali possiamo ricavare strumenti operativi

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Gregory Bateson - Paul Watzlawick - Stephen Porges

I 5 assiomi della comunicazione:

� non si può non comunicare;

� ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione*;

� la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti;

� gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico sia con quello analogico. Il linguaggio numerico ha una sintassi logica complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre quello analogico ha la semantica ma non ha nessuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni;

� l’interazione è classificata come simmetrica, caratterizzata dall’uguaglianza e dalla minimizzazione della differenza, e complementare, nella quale il comportamento del partner (differenza) completa quello dell’altro (asimmetrica).

PaulWatzlawick

La teoria polivagale e il sistema di coinvolgimento sociale (i tre circuiti):

� vago mielinico (sistema ventro-vagale): comunicazione sociale, modulazione degli stati affettivi, coinvolto nella mimica e nella modulazione della voce. Mediante il contatto con l’altro regola, calmandolo, il sistema nervoso simpatico;

� vago non mielinizzato (sistema dorso-vagale): evitamento passivo fino a immobilità tonica;

� sistema orto-simpatico (gangli paravertebrali del midollo spinale): mobilizzazione (attacco-fuga).

Stephen Porges

I 4 livelli logici del pensiero:

� livello 0, degli automatismi;

� livello 1, riflessivo-consapevole;

� livello 2, morale-personale;

� livello 3, sociale-culturale;

� livello 4, creativo (riguarda la creazione di sistemi di comportamento nuovi).

GregoryBateson

Controllo cognitivodi livello superiore

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Gregory Bateson

� Gregory Bateson (1904-1980), biologo, antropologo, sociologo, linguista e studioso di cibernetica, nei suoi studi sul “gioco” (1954) ha introdotto il concetto di livelli logici (tipi di abitudini mentali) di apprendimento e cambiamento

� Bateson sostiene che animali e persone sono in grado di operare una distinzione tra i diversi livelli di astrazione di un comportamento grazie ad alcuni messaggi, spesso non verbali, che si trovano appunto a un livello di astrazione superiore al comportamento in atto*

� Egli sostiene inoltre che i conflitti e le incomprensioni spesso originano dalla confusione o dall’interpretazione errata di tali messaggi

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Bateson – i livelli del pensiero

I livelli di apprendimento e di cambiamento:

� Automatismi 0: è legato a comportamenti abitudinari, tanto da diventare istintivi e inconsci, e non comporta nessun cambiamento

� Riflessivo-Consapevole 1: riguarda i cambiamenti correttivi graduali e progressivi che producono variazioni nel comportamento e che sono facilitati da relazioni in grado di attivare la consapevolezza delle proprie azioni e dei processi di pensiero

� Morale-Personale 2: comporta cambiamenti rapidi e discontinui e opera a livello di condotta e di priorità, quali ad esempio il passaggio da un comportamento aggressivo a un comportamento amichevole ed esplorativo

� Sociale-Creativo 3: implica cambiamenti evolutivi a livello di identità, ossia cambiamenti di interi sistemi di comportamento, vale a dire il cambiamento dell'apprendimento 2 attraverso la modificazione correttiva del sistema degli insiemi di alternative (insiemi di contesti) tra i quali si effettua la scelta

� Creativo 4: riguarda la creazione di sistemi di comportamento completamente nuovi, di livello talmente elevato da non potere essere raggiunto individualmente

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Paul Watzlawick

� Paul Watzlawick (1921-2007), vicino al pensiero di Gregory Bateson, è stato uno dei maggiori studiosi della comunicazione e uno dei principali ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto, California

� Watzlawick sostiene che è possibile, studiando la comunicazione, individuare delle “patologie” della comunicazione stessa e dimostrare che sono esse a produrre interazioni patologiche. Il suo modello teorico si occupa degli effetti comportamentali (pragmatici)* della comunicazione umana, da cui il nome “pragmatica della comunicazione umana”

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Watzlawick – gli assiomi della comunicazione

Come afferma Watzlawick, tutto è comunicazione e come tale va considerato

� Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto, che usa moduli numerici, e uno di relazione, che usa moduli analogici (secondo assioma), e inoltre ogni interazione ha una sua punteggiatura che scandisce le sequenze di comunicazione (terzo assioma)

� La comunicazione resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui si verifica: il risultato è un’immagine del mondo

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Watzlawick – l’immagine del mondo

“Un’immagine del mondo rappresenta la sintesi più globale e complessa delle miriadi di esperienze e influenze esercitate da altri, e di ciò che ne deriva, cioè le interpretazioni, convinzioni, attribuzioni di senso e di valore agli oggetti delle nostre percezioni, di cui un individuo sia capace, nel senso più vero e immediato essa è il risultato della comunicazione [...] Essa non è il mondo, bensì un mosaico di immagini singole che oggi sono organizzate così, domani possono essere in un altro modo; un modello di modelli; un’interpretazione di interpretazioni; il risultato di incessanti decisioni situate al di là della coscienza, su ciò che in questa interpretazione di interpretazioni si può ed è lecito accogliere, e su ciò che deve essere rigettato; di decisioni che a loro volta già si fondano sulle conseguenze di decisioni prese in precedenza”

Watzlawick, 1980

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Stephen Porges

� Stephen W. Porges è Professore presso il Dipartimento di Psichiatria dell’Università della Carolina del Nord, Chapel Hill, Carolina del Nord, Stati Uniti

� È un neuroscienziato che ha particolare interesse per lo studio e la comprensione della neurobiologia del comportamento sociale

� Porges ha proposto, nel 1994, la teoria polivagale, che collega l'evoluzione del sistema nervoso autonomo alla nascita di comportamento sociale

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Porges – la teoria polivagale (1)

� La regolazione vagale* assicura all'organismo quel necessario equilibrio tra flessibilità e stabilità e assume nella teoria polivagale di Porges un ruolo centrale per comprendere come il nostro sistema nervoso risponda alle esigenze di adattamento all’ambiente

� Altro elemento importante della teoria è quello relativo al prevalere, per noi come per tutti i mammiferi, di esigenze sociali che non hanno solo funzione relazionale ma anche di regolazione psicofisiologica

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Porges – la teoria polivagale (2)

� Possiamo quindi dire che la teoria affronta il tema della risonanza fisiologica delle interazioni sociali, dove le interazioni mente-corpo non sono considerate legate da una correlazione ma sono considerate la stessa cosa vista sotto due profili diversi

� Quello che abbiamo bisogno di comprendere, dice Porges, è che qualunque processo di cura, fisica e psicologica, richiede un livello di buona reciprocità relazionale e la sensazione di essere in condizioni di sicurezza perché non si attivi – o disattivi – la risposta vagale al pericolo*

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“Consapevole dell’importanza e della solennità dell’attoche compio e dell’impegno che assumo, giuro…”

Giuramento di Ippocrate (testo attuale)

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I cambiamenti sociali hanno favorito la trasformazione del rapporto medico-paziente (1)

� Il ruolo del medico viene ampliato con il cambiamento di “paziente” (dal latino patiens, participio presente di pati, soffrire, sopportare) in “persona assistita”, secondo il nuovo codice deontologico.

� L’intenzione è chiara: il ruolo del medico non è solo quello di intervenire a fronteggiare una patologia, ma di assistere con ampio respiro la salute e il benessere delle persone che gli si rivolgono

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I cambiamenti sociali hanno favorito la trasformazione del rapporto medico-paziente (2)

Gli specifici cambiamenti sociali che hanno permesso questa trasformazione possono essere considerati i seguenti:

� il medico ha perso l’autonomia di assumere decisioni in tutti gli aspetti della cura e della salute della persona assistita

� per ogni atto medico è necessario un consenso libero e informato; lo sviluppo tecnologico in ambito medico-diagnostico ha accresciuto la complessità dei trattamenti e delle scelte da compiere

� le decisioni sono sempre più condizionate dal fattore economico, in quanto il professionista sanitario deve rispondere dell’utilizzo delle risorse, bilanciando il suo impegno nei confronti dell’individuo con i doveri verso la società

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Cambiamenti nel modello medico-paziente

� Di fatto va costituendosi il modello di relazione medico-paziente, che riconosce all’individuo il diritto e la capacità di fare scelte, avere personali punti di vista e intraprendere azioni sulla base delle personali credenze

� Tale modello non è scevro dalla difficoltà di gestire un equilibrio tra le esigenze ambivalenti del paziente – rispetto alla sua autonomia e ai bisogni di contenimento e di sostegno – e una simile ambivalenza del medico, che da una parte teme la perdita di autorità e dall’altra è orientato a una riduzione della responsabilità

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Fattori che influenzano la comunicazione (1)

“Non ho una gran facilità di percezione e di intuizione…La mia capacità di seguire il corso di un pensiero prolungato e meramente astratto è assai limitata... [ma] mi sento superiore alla media degli uomini per la capacità di notare cose che facilmente sfuggono all’attenzione, e di osservarle con estrema cura”

Charles Darwin

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Fattori che influenzano la comunicazione (2)

� L’identità personale, sociale e professionale dei comunicanti: genere, età, presenza, competenza, titoli, mansione, ruolo

� Relazione tra i comunicanti: collaborativa, competitiva, paritaria, gerarchica, amicale, di interdipendenza, con storia

� Il contenuto di trattazione: informazioni, richieste, rassicurazione, consigli, ordini, raccomandazioni, esortazioni

� Il modo espressivo: la scelta del registro linguistico e dell'accompagnamento analogico, non verbale e paraverbale

� Il contesto: l’ambiente e le circostanze in cui avviene l’interazione

� Le finalità: gli obiettivi, le intenzioni dei comunicanti

� Le strategie utilizzate durante il processo e le competenze correlate

� Gli effetti: i risultati ottenuti, la calibrazione e l’utilizzo del feedback, la flessibilità comportamentale

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Comunicazione analogica non verbale

� Orientamento e distanza (prossemica): zona intima, personale, sociale e pubblica

� Atteggiamento di postura e di movimento: posizione eretta, tesa, protesa, distesa, scomposta; l'andatura

� Direzione dello sguardo, contatto e movimenti oculari

� Mimica: fisiognomica e mimica acquisita, sorriso

� Gesti (cinetica): emblematici, che sostituiscono la parola; descrittivi, che arricchiscono di senso la parola; di regolazione dei comportamenti dell’interlocutore; di adattamento alla situazione, per gestire le proprie emozioni; di manifestazione affettiva (baci, abbracci, carezze)

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Comunicazione analogica paraverbale

� Tono, intonazione, senso, l’intenzione emozionale del dire

� Timbro, colore del suono

� Tempo, velocità assoluta, solita e relativa, secondo le circostanze; pause per dare enfasi, per sottolineare un concetto

� Volume, intensità sonora per farsi ascoltare

� Chiarezza, scansione delle parole per farsi comprendere

� Espressioni sonore intenzionali o automatiche: sospirare, sbuffare, tossire

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Comunicazione verbale

Scelta accurata delle parole e delle frasi che tenga conto:

� del registro linguistico da adottare: familiare, informale, colloquiale, ufficiale, tecnico, ambiguo, generico, specialistico, gergale, burocratico, aulico, ostico

� della funzione che si intende assolvere: di contatto, informativa, referenziale, emotiva, strumentale, imperativa, valutativa, metalinguistica, legata al ruolo

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Essere pregnanti, non preparati

� La particolare impostazione concettuale delle conoscenze presentate parte dalla scelta consapevole, finalizzata e selettiva, di concetti in grado di suggerire una nuova apertura a modalità di azione, non di fornire “la modalità” (ad es., pompe dell’intuizione di Daniel Dennett*)

� Nella misura in cui ognuno di noi è assolutamente unico, è paradossale poter pensare di gestire un processo (comunicazione) che oltre a essere sostanzialmente dinamico è anche costruito su premesse totalmente personali, attraverso formule e strumenti rigidi, per quanto icastici, e predefiniti

Nella nostra ottica occorre essere pregnanti, non preparati

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“A un gaio millepiedi / pose un rospo il quesito.“Con quale zampa ora incedi?” / L’animale dal dubbio assalito,

per il dubbio impallidito, / scordò l’arte di marciare / e cadde in un canale”.

Annullare gli automatismi

Il dilemma del millepiedi … se il millepiedi pensasse che sta camminando riuscirebbe a farlo!

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Letture consigliate

� Anolli, L. (a cura di) (2011) Fondamenti di psicologia della comunicazione. Bologna: Il Mulino.

� Bateson, G. (1955) A theory of play and fantasy. Psychiatric Research Reports, 2. pp. 39-51

� Darwin, C. (2008) trad. di L. Breschi L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali. Newton Compton: Roma.

� Dennett, D. (1995). Pompe di intuizione. In Brockman, J. (a cura di), La terza cultura. Le nuove rivoluzioni scientifiche. Milano Garzanti.

� Giaccardi, C. (2005). La comunicazione interculturale. Il Mulino Bologna.

� Globerson, E. and Nelken, I. (2013) The neuro-pianist. Frontiers in systems in neuroscience, 7, p. 35.

� Porges S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-Regulation. New York: Norton.

� Watzlawick, P. (1980). Il linguaggio del cambiamento. Feltrinelli Editore Milano.