la comunità ebraica a santa marinella: le strade raccontano · del 1938 dovette recitare la poesia...
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE P.le della Gioventù Santa Marinella
Francesca Chinappi, Rita Tufoni, prof.ssa Letizia Chiacchella, Paola Sparvoli,
Marco Lasagna, Enrica Longo, Silvia Fantozzi, Livio Spinelli
GIORNATA DELLA MEMORIA
La comunità ebraica a Santa Marinella: Le strade raccontano
Storie vere di bambini e di grandi amicizie raccontate e lette dagli studenti
shoah Enciclopedie TRECCANI
shoah Termine ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11) col quale si suole
indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito
a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.
Le strade di Santa Marinella raccontano
Via Michele di Veroli Il primo atto del dottor Silvio Caratelli da Sindaco fu di
intitolare una via di S.Marinella al bambino Michele Di Veroli
martire della fosse Ardeatine
Via Salvo d’Acquisto Quando a Palidoro i tedeschi rastrellarono gli abitanti, sulla via
Aurelia furono presi anche un uomo di S.Marinella e suo nipote
salvati dal sacrificio di questo giovane carabiniere
Via Giorgio Bassani Una via intitolata a Bassani che a Santa Marinella all’Hotel Le
Najadi scrisse il suo capolavoro IL GIARDINO DEI FINZI
CONTINI
Via Padre Lorenzo Van den
Eerembeemt
Padre Lorenzo, olandese, parroco del Carmelo: gli ebrei
mandavano i figli a ripetizione da lui perché si fidavano della
sua onestà intellettuale.
Piazza Trieste Dove il piccolo Pietro, alunno di terza elementare a il 9 maggio
del 1938 dovette recitare la poesia a Hitler
Via Aurelia Vecchia Yulia Kabinsky una bambina di 9 anni, oggi giornalista negli
Stati Uniti due lauree, racconta quando con la sua famiglia
durante l’esodo di migliaia di esuli ebrei dall’ex URSS trovò
ospitalità in un convento di suore di S.Marinella,
La Passeggiata a mare Guirillo Camboni di Santa Marinella ricorda con una poesia il
suo amico d’infanzia A.Calò uno dei pochi a far ritorno a Roma
dai campi di sterminio nazisti
Via di Caccia e Riserva Dove abitava il Generale Guido Aronne Mendes
che da qui diede vita alla attuale Marina di Israele.
Suo nipote Franco Modigliani nel suo discorso per il premio
Nobel per l’economia affermò di esser diventato economista
giocando da piccolo a Santa Marinella con i cugini Mendes
Lungomare Marconi Eugenio Pacelli futuro Papa Pio XII da bambino sofferente di
malattia polmonare veniva a S.Marinella da giovane s’innamorò
di una ragazza alla quale scriveva poesie.
Da Cardinale dopo le leggi razziali salvò la vita al suo
compagno di Classe ebreo Guido Aronne Mendes
Via Aurelia Quando l’attore Humprey Bogart venne a Santa Marinella per
aiutare gli orfani di guerra della Repubblica dei Ragazzi
1) Via Michele di Veroli
Silvio Caratelli: già Sindaco di S.Marinella.
Testimone delle Fosse Ardeatine, volle
ricordare il bambino Michele Di Veroli ucciso
dai nazisti alle fosse Ardeatine insieme al padre,
intitolandogli una Via di Santa Marinella
Il Comando Anglo-Americano gli conferì il
titolo di Patriota Partigiano Combattente, ma
Silvio più che in azioni di combattimento si
distinse per aver sventato alcuni, inutili attentati
a soldati tedeschi, consapevole che avrebbero
esposto la popolazione di Roma a rappresaglie
efferate come quella delle Fosse Ardeatine.
Durante l’occupazione nazista di Roma molte famiglie di ebrei furono ospitati e nascosti nel
Convento di Suore Maestre Pie Filippini in Via Caboto, 16 nel quartiere Ostiense . Le Suore aveveo
ricevuto l’ordine da Papa Pio XII di accogliere le famiglie di ebrei che cercavano rifugio dai nazisti.
Il papa aveva ordinato di accogliere quanti più ebrei fosse possibile e le Suore Maestre Pie Filippini
aprirono le porte dei loro conventi.
Tutti gli ebrei riuscirono a salvarsi tranne due un uomo Attilio di Veroli e il suo giovane figlio
MICHELE DI VEROLI non ce la facevano a stare tutto quel tempo nascosti e un giorno decisero di
andare a dare uno sguardo alla loro falegnameria nonostante le suore li scongiurassero di non
andare via, purtroppo vennero catturati dalle SS e uccisi alle Fosse Ardeatine.
Il dottor Silvio Caratelli che fu Sindaco di Santa Marinella era amico di Attilio di Veroli e da
Sindaco fece intitolare una via di Santa Marinella al bambino MICHELE DI VEROLI.
SANTA MARINELLA – Via Salvo D’Acquisto
Il Carabiniere medaglia d’oro salvò due cittadini di Santa Marinella
pochi conoscono il motivo per cui una stradina di Santa Marinella, nei pressi della stazione
ferroviaria, fu intitolata a Salvo D’Acquisto. Il Carabiniere Medaglia d’oro che sacrificò la propria
vita per salvare degli innocenti, arrestati a Torrimpietra il 23 settembre 1943 per essere passati alle
armi come rappresaglia ad un “attentato”, in cui era morto un soldato tedesco. In quella terribile
giornata, caso volle che a Torrimpietra un venditore e un commerciante di Santa Marinella: Oreste
Mannocci e Sergio Manzoni, diretti a Roma, incapparono nel rastrellamento di civili e vennero
condotti insieme agli altri nel luogo dell’esecuzione dove iniziarono a scavare la possa prima di
essere passati per le armi. I due nomi infatti spiccano nell’elenco di quei 22 stilato dal Comitato
Salvo d’Acquisto.
Il resto è storia nota: un reparto di SS tedesco aveva occupato una caserma abbandonata della
Guardia di Finanza e sita nella "Torre di Palidoro", borgata limitrofa a Torrimpietra. In tale
caserma, la sera del 22 settembre alcuni soldati tedeschi, rovistando in una cassa abbandonata,
provocarono lo scoppio di una bomba a mano: uno dei militari rimase ucciso ed altri due furono
gravemente feriti. Il fortuito episodio fu interpretato dai tedeschi come un attentato. Il vice
brigadiere Salvo D'Acquisto, consapevole della tragica situazione incombente sugli ostaggi,
affrontò il comandante delle SS, autoaccusandosi responsabile dell'attentato, e grazie al suo
sacrificio tutti gli ostaggi furono salvi.
VIA GIORGIO BASSANI
VIA GIORGIO BASSANI
DOVEVO DIRLO
Una strada ... ma che se ne fa un morto di una strada?
No, tu non te lo chiederai proprio tu che compatti
ci hai presi e portati dalla tua parte, a causa
di bellezza e dignità di chi non visse.
Anch'io, che non potrò far impallidire e imbalsamare
chi abita i tuoi libri – sono felice per il dono
di una via: La vorrei fiorita, signorile senza alterchi e sgraziati
megafoni ad ingrossare voci.
La vorrei silenziosa e con i passi che a sera diventano leggeri: E se sarà così qualche volta
udiremo in un soffio il tuo saluto.
Gli amici tornano, gli amici morti sono i
più fedeli.
Il Comune di Santa Marinella ha aderito alla richiesta della Scuole di intitolare una via a Giorgio
Bassani, autore de “Il Giardino dei Finzi-Contini”, quasi interamente scritto nella nostra città, nel
cui prologo narra: “Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini, di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno ... Ma l'impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d'aprile del 1957. Fu durante una delle solite gite di fine settimana ... lungo l'Aurelia subito dopo pranzo a qualche chilometro da Santa Marinella attirati dalle torri di un castello medioevale che erano spuntate all'improvviso ...”
La via è sita all’incrocio tra l’Aurelia e Via della Libertà, di fronte alla Biblioteca Comunale e alla
Passeggiata al centro di Santa Marinella, luogo d’incontro di poeti e artisti, fra i quali Pascarella e
Trilussa che si divertivano a scrivere versi con le dita, sui vetri appannati dell’antico “Gigi Bar”.
Questa strada ha alla sua sinistra la turrita Villa Bettina, dove Giuseppe Ungaretti e Gabriele
D’Annunzio soggiornarono, s’ispirarono e scrissero, e la Villa Roesler-Franz, il pittore degli
acquerelli di Roma Sparita. Sul lato destro, tra palmizi centenari, spunta la Villa della famiglia
Borruso-Ojetti, costruita dall’Architetto Raffaele Ojetti, chiamato dal Principe Baldassarre
Odescalchi a redigere il primo piano urbanistico della nostra città, padre dell’altrettanto famoso
scrittore e giornalista Ugo Ojetti. La strada devia ad angolo retto e si restringe nel condurci alla
stazione ferroviaria, accompagnandoci quasi fino al cancello di Villa Anna Fougez, la diva della
Grande Rivista Italiana che soggiornò a Santa Marinella fino agli ultimi giorni della sua vita.
Giovanni Papini nel racconto di un viaggio, ricorda di essere sceso ad una piccola stazione che
aveva il nome di una “giovane ragazza” ed incamminandosi per una amena stradina fu rapito dalla
mirabile vista del mare, che all’improvviso gli si parò davanti.
Di Giorgio Bassani ci resta il ricordo vivo della signora Fiorella Grimaldi proprietaria del noto
Hotel Le Najadi di Santa Marinella: “Conobbi Giorgio Bassani da bambina, negli anni '50, quando Mario Soldati con tutta la famiglia, era ospite fisso del nostro hotel. Fu lui che un bel giorno si presentò a pranzo con un signore molto distinto. Bassani non conosceva Santa Marinella, ma gli piacque subito e da quel momento lo vedemmo sempre più spesso nel nostro hotel. Giorgio Bassani era un amante del mare e della natura e solo a Santa Marinella trovò quella serenità che gli permise di scrivere il suo capolavoro. Era un uomo particolare, una persona meravigliosa che non poteva passare inosservato, era gentile, affabile, riservato, si affezionò molto alla nostra famiglia e fu preso a benvolere da tutti. Il ricordo più caro che conservo di lui è una copia del GIARDINO DEI FINZI CONTINI con dedica alla mia famiglia e a me. Gli anni sono passati, resta la stanza dove scrisse questo libro e ancora adesso mi sembra di rivederlo al lavoro.”
LA GUERRA VIA PADRE LORENZO VAN DEN EERENBEEMT
Cameriere segreto di PIO XII
Non concepiva di poter essere nemico di un buddista o di un ebreo
Neanche da Papa, Pio XII si scordò di Santa Marinella, durante la guerra c’era qui il suo Cameriere
Segreto, Padre Lorenzo, ad assistere la gente, e non solo.
Durante l’occupazione nazista Padre Lorenzo prese le difese anche di un giovane soldato tedesco, il
quale era stato punito per insubordinazione, a girare col carico dello zaino sulle spalle intorno a un
camion per tanto tempo. Padre Lorenzo per un po’ sopportò poi andò a parlare con il Capitano
tedesco fino ad alzare fortemente la voce in difesa di quel ragazzo, arrivò allora un Colonnello
delle SS che sospese la punizione. Intervenire in queste situazioni era pericoloso e ci voleva
coraggio per andare a dire certe cose che, tra l’altro, riguardavano la disciplina militare tedesca,
eppure lui lo fece. L’amicizia e la devozione che legava la famiglia Pacelli a Padre Lorenzo è
documentata nella sua corrispondenza con la Principessa Marcella Pacelli e mostra l’alta
considerazione per l’operato di Padre Lorenzo negli anni bui dell’occupazione nazista. In una lettera
del 10 agosto 1943 Marcella si preoccupa degli sfollati ospitati a Santa Marinella, anche nel loro
villino:
Eccellenza Reverendissima, ho ricevuto la gentilissima lettera con la quale V.E. accogliendo il voto della popolazione di Santa Marinella, mi ha benignamente comunicato che il Reverendo Padre Generale dei Concezionisti ha disposto che un Religioso di quell’Istituto celebri, nei giorni feriali, la S.Messa nella chiesa del Rosario. Mi consenta V.E. di esprimerLe l’animo grato mio e di mio marito perché in questo periodo, nel quale il Signore, nei suoi imperscrutabili e sempre misericordiosi Suoi fini, vuol maggiormente provare ciascuno di noi. V.E. con tanta comprensione ha disposto la celebrazione quotidiana della S.Messa nella chiesa dedicata alla Vergine del Santo Rosario, sita in quella zona di Santa Marinella che è più lontana dalle altre chiese e nella quale zona vivono, purtroppo quest’anno, molti sfollati della dolorante Civitavecchia. Con mio marito prego V.E. di accogliere gli omaggi più deferenti e di credermi devota Marcella PACELLI
Padre Lorenzo riscuoteva anche la fiducia di alcune famiglie ebree che
venivano durante l’estate a villeggiare a Santa Marinella e mandavano i figli a
ripetizione da lui perché erano sicuri del suo grande rispetto per le altre
religioni.
Finita la seconda guerra mondiale, lui diceva che la causa di tutte le guerre era
la mancanza d’amore e il suo cruccio era la pace. Non concepiva di poter essere
nemico di un buddista o di un ebreo.
LA PASSEGGIATA
Giornata in memoria della deportazione degli ebrei romani Il cittadino di Santa Marinella Guirillo Camboni, classe 1927, nel 55^ anniversario di questa tragica
giornata in cui 1022 Ebrei romani furono deportati dai nazisti in Germania, intende ricordare il suo
coetaneo e amico di infanzia – recentemente scomparso - A.Calò (soprannominato Lupetto), uno
dei pochi a far ritorno a Roma dai campi di sterminio nazisti, con questa poesia: “in memoria degli amici perduti e a tutti quelli che abbiamo amati e non sono tornati”
PER NON DIMENTICARE … 16 OTTOBRE 1943
Un tran tran di ferraglie su un binario rovente
un lamento disumano di tanta gente presi nel sonno con armi alla mano
spinti nei vagoni verso un triste destino lontano, vecchi e innocenti
bambini morenti di stenti in campi di gelo, torture inumane nei forni roventi
ne acqua, ne pane. Intere famiglie si son tanto amate
bruciate nei forni non son più tornate
in questo mondo invocate la pace non conoscete i destini tutto tace:
si nutron di odio in tutto è presente la gente
che muore nessuno sa niente o’ giovani d’oggi cercate d’amare
tornate ai ricordi di un tempo più in la non vi distraete dalla Shoah
amatevi tutti che Dio ci guida la pace del mondo la pace è la vita
che a tutti appartiene vissuta in amore
nel bene col cuore.
VIA AURELIA VECCHIA
SANTA MARINELLA TERRA D’APPRODO
Un esodo “biblico” dall’ex URSS - 1986-1996
Yulia il ricordo di una bambina di 6 anni accolta a S.Marinella dalle Suore del Mater Gratie di fronte all’ex passaggio a livello sulla Via
Aurelia Vecchia insieme a migliaia di emigranti ebrei
ci ritrovammo a Roma in mezzo a una strada e senza soldi poi fummo accolti in un Istituto di Suore a Santa Marinella
La storia si ripete, ed anche dopo la morte Eugenio Pacelli continuò a far del bene. Infatti la sua
amata Santa Marinella, nel dopoguerra, si dimostrò Terra d’Approdo e accoglienza anche per
migliaia di ebrei fuorusciti dall’Unione Sovietica.
Nel periodo tra il 1986 e il 1996, migliaia di ebrei provenienti dall’URSS (l’ex Unione Sovietica)
furono ospitati a Santa Marinella e Ladispoli, in attesa di un visto per il nord America di cui si
occupava la Joint. Tra le numerosissime testimonianze di affetto di questi migranti per la gente dei
due comuni ecco il ricordo di Yulia, all’epoca una bambina di 6 anni, giunta a Santa Marinella coi
suoi genitori Roman e Natalya, e il fratellino Genenel nel 1989. Oggi Yulia vive negli Stati Uniti
dove ha conseguito due lauree, una in Giornalismo, l’altra in Scienze Politiche, ed è una affermata
professionista.
Partimmo dall’Unione Sovietica pieni di speranze. I miei genitori volevano una vita migliore per la nostra famiglia ed avevano sacrificato tutto, per avere l’opportunità di realizzare il nostro sogno americano. Partimmo con soli $360 in tasca e 8 piccole valigie. Ma partire non fu la cosa più difficile. Nel 1989 andare negli Stati Uniti non era per niente facile. Dovevamo aspettare ben nove lunghi mesi in Italia prima di ottenere il visto per gli USA.
Dopo che ci trovammo a Roma in mezzo a una strada senza soldi e senza capire la lingua, i miei genitori non sapevano più cosa fare per sopravvivere fino alla ricezione del visto. Finalmente trovammo un posto dove erano disposti ad accoglierci – nell’ISTITUTO RELIGIOSO delle Suore del Mater Gratie a Santa Marinella, un paese vicino Roma. Le suore presero mio padre a lavorare come custode e mia mamma come lavapiatti in cambio dell’alloggio. I miei genitori spendevano quel poco che avevano per comprare da mangiare a me e mio fratello. Per me e mio fratello tuttavia Santa Marinella era magica. Ricordo le scogliere e le spiagge. Dopo colazione io e mio fratello ci tuffavamo fra le onde. Ogni sera sedevo sull’erba a guardare i tramonti sgargianti di quella piccola città, che si riverberavano sulle palme.
PIAZZA TRIESTE
Il racconto di PIETRO il bambino di Santa Marinella che recitò una poesia a HITLER
IL SAPORE DELLA MAIONESE
Seduto tranquillamente davanti al televisore, seguivo una trasmissione degli
avvenimenti precedenti la seconda guerra mondiale.
Essendo vicino alla quarantina, di quel periodo ricordo porco infatti quando scoppiò
la guerra avevo 10 anni, ma non dimenticherò mai all’età di sette anni, mi trovai di
fronte a Santa Marinella accanto a Hitler di fronte a Mussolini e al Re d’Italia. E
Hitler che faceva discorsi di ore e ora a milioni di persone dovette stare a sentire me,
bimbetto di pochi anni, per qualche minuto.
Durante la trasmissione mentre scorrevano le immagini della storia italiana. a un
certo punto trasmisero le mie foto mentre, in divisa da Balilla, recitavo una lunga
poesia a Hitler e gli offrivo un mazzo di fiori ad Hitler e poi a Mussolini. Ebbi un
balzo al cuore e fissai con una certe emozione l’immagine di quella scenetta che
aveva come protagonista me e HITLER a Santa Marinella.
* * *
Rivedo il corteo delle macchine, scortate da motociclisti, avanzare sulla via
Aurelia. I due dittatori,accompagnati dal Re, avevano assistito dalle colline di Santa
Marinella a una grande manovra militare di soldati italiani e tedeschi con carri armati
cannoni mitragliatrici e aerei.
Finite le manovre Hitler, Mussolini e il Re giunsero arrivarono a piazza Trieste per
poi recarsi a pranzo nel Castello Odescalchi sito di Santa Marinella.
* * *
Lì dunque all’aperto nel parco, c’era una grande tavola imbandita per il pranzo.
Mi pare ancora di riverderli, e ME STESSO RIVEDO nella piazzetta, tra la folla dei
santamarinellesi, e la mia Maestra che mi teneva per mano: Ero infatti stato scelto fra
tutte le classi elementari per il coraggio e la memoria di ferro che avevo,
Per la verità, nonostante siano passati tanti anni sono rimasto quello che e a
Roma si dice un bel moretto: ho capelli lunghi folti, non sono di alta statura ma il mio
fisico è agile e robusto, e chissà, allora, in tempo di culto della razza forse passavo
per un campione “ariano” (come si può essere ariani da queste parti).
Basta: era giunto il momento. Le macchine si fermano nella piazzetta e Hitler capi
scende. La maestra mi molla il braccio. Avanzo tenendo stretto al petto un fascio di
fiori e sparo dalla mia linguetta agilissima, e precisa attraverso le feritoie della mia
munitissima bocca (ancora oggi ho tanti denti forti e aggressivi) la poesia impressa
nella mia memoria come un nastro magnetico. Passo i fiori a Hitler che accenna a un
abbraccio, indietreggio di qualche passo, mi irrigidisco nel saluto romano, faccio
dietrofront e torno dalla mia maestra tutta emozionata e trepida ...
E’ finita, pensavo.
Manco per niente.
Mi ritrovo anch'io nel parco vicino alla grande tavola imbandita sempre tenuto per
mano dalla mia insegnante.
Rivedo Hitler e Mussolini che mi si avvicina e mi chiede bonario e burbero nel
contempo: “ bravo balilla; ora chiedi quello che ti piace” e accenna ai moltissimi
piatti già disposti sul tavolo.
Ho un attimo di esitazione.
Hitler mi guarda attento!
Mi vengono incoraggiamenti da più parti, punto il dito su quello che a me era
sembrato un piatto di crema.
Qualcuno mi chiede: “ma quanta ne vuoi? Un bicchiere, dico. Ne porto un cucchiaio
alla bocca, mentre tutti divertiti osservano in, una grande attesa. Alla mia prima
smorfia scoppia una risata: era maionese.
Vedo ancora dal basso in alto (gli arrivavo si e no alla cintola) il ghigno della bocca
di Hitler sotto i baffetti ed il ciuffo dei capelli.
Allora mi ritraggo spaurito mentre mi arriva un buffetto sulle guance con qualche parola benevola di commento.
La maestra, un po' sconcertata per quel fuori programma, mi tira via per la mano.
Ora era veramente finita, ma avrei conservato per tutta la vita il sapore acidulo della
maionese.
VIA AURELIA 1951 QUANDO HUMPHREY BOGART VENNE A SANTA MARINELLA
“UN RAGAZZO E UNA BICICLETTA”: STORIA VERA DI NATALE
Papa Pio XII che da
bambino veniva a Santa
Marinella durante la seconda
guerra mondiale –incaricò
Mons. John Patrick Carroll-
Abbing di istituire la
REPUBBLICA DEI
RAGAZZI di
CIVITAVECCHIA. Tra le
tante storie ne è venuta alla
luce una vera accaduta alla
vigilia di Natale del 1951,
quando l’attore Humphrey
Bogart e sua moglie Lauren
Bacall – amici del Principe
Marcantonio Pacelli - vennero
a Santa Marinella, e
ritrovarono uno “sciuscià” di Salerno, finito alla Repubblica dei Ragazzi di Civitavecchia.
All’epoca Pio XII aveva incaricato suo nipote, Principe Marcantonio, e la consorte Principessa
Gabriella, di stabilirsi a S.Marinella per occuparsi dei tantissimi orfani di guerra e bambini
abbandonati, che si trovavano al Villaggio del Fanciullo.
Bogart e Lauren al Villaggio del Fanciullo furono accolti da Mons. Abbing, Don Rivolta e
dai ragazzi, che all’epoca avevano un proprio Sindaco eletto da loro stessi, un giornale e persino un
tribunale, i cui giudici erano eletti a turno fra i ragazzi. Bogart durante la visita assistette
all’episodio di un ragazzo, tale Alessandro – soprannominato “Sciancato” - che dopo aver tirato un
sasso contro una finestra, rompendo il vetro, andò a nascondersi sotto un letto. Spiegarono a Borgart
che diversi ragazzi non riuscivano ad adattarsi e a rispettare le regole del villaggio e per Alessandro,
proprio quel giorno il tribunale si sarebbe riunito per deciderne l’espulsione.
All’improvviso a Bogart tornò in mente quando a Salerno nel dicembre 1943, al seguito
degli Alleati per organizzare spettacoli per le truppe, tra un gruppo di ragazzi in cerca di cibo tra i
rifiuti vide un bambinetto di 6 anni, claudicante, che i compagni chiamavano “sciancato”. Bogart gli
offrì una scodella di minestra e due barrette di cioccolato facendo comparire un sorriso sul viso del
bambino, che adottato dai soldati col nome di Al, imparò presto a parlare inglese chiedendo loro
come fossero i bambini in America e quali giocattoli avevano, rimanendo meravigliato nel sapere
che quasi tutti i bambini americani avevano un bicicletta, cosa che andava al di là dei suoi sogni, e i
soldati americani allora gli avevano promesso una bicicletta come regalo di Natale …
In quel momento Bogart realizzò che quel ragazzo, che poco prima aveva lanciato la pietra,
non era altro che Al e si sentì cadere sulle spalle tutta responsabilità di quel ragazzo, e della
promessa di una bicicletta che non era riuscito a mantenere, partecipò al processo che gli venne
fatto al ragazzo, e fu chiamato a testimoniare. Il lungo racconto narra con dovizia di particolari tutto
ciò che dichiarò Bogart a difesa di quel bambino: Monsignor Carrol Abbing e Don Rivolta
assistevano in silenzio. Il tribunale dei ragazzi, dopo le dichiarazioni di Bogart emise un sentenza di
perdono a favore di Al. Appena la seduta fu sciolta, quei ragazzi che lo avevano appena giudicato
gli si fecero intorno, facendogli coraggio: “ore qui sei tra gli amici !”
Bogart si era allontanato, riacquistando la sua fisionomia taciturna, si era fatto tardi, affrettò il passo
insieme a sua moglie Lauren lungo il vialetto verso l’Aurelia: era ora di tornare a Roma.
LUNGOMARE GUGLIELMO MARCONI
Eugenio Pacelli futuro Papa Pio XII, da giovane si innamorò di Lucia una ragazza di Santa
Marinella alla quale scriveva poesie.
Eugenio da giovane soffriva di fortissime allergie e i medici consigliarono ai genitori di portarlo a
Santa Marinella dove c’era l’aria buona, la famiglia Pacelli si costruì un villino di fronte
all’Ospedale del Bambin Gesù.
LUCIA
- Ad una Giovinetta –
SANTA MARINELLA AGOSTO 1889
Giovinetta, ama Dio, che t’ha creata Sopra ogni cosa e con ardente amore:
Il tuo caro Gesù t’ha tanto amata! Tu lo compensa con uguale ardore. Ama Maria che in Ciel regna beata;
Essa è più vaga d’olezzante fiore. A lei ricorri pietosa e grata
Ed Ella puro serberà il tuo cuore. Calpesta il mondo, giovinetta;
Cosa è il fuggir le vane voluttà; Dolce è la vita della verginella.
Ognor però di Dio la volontà Docil tu segui e qual fulgente stella Splenderai per virtude e per beltà
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(DA UN QUADERNINO CON POESIE, SCRITTE DA EUGENIO PACELLI)
VIA CACCIA RISERVA – LARGO ARMANDO PADELLETTI
Il gioco della REPUBBLICA DI CACCIA RISERVA
Franco Modigliani il bambino che giocando a Santa Marinella nel villino dello zio diventò
economista e vinse il Premio Nobel.
Alla fine di una estate del 1934 - in occasione dei giorni del kippur, i miei cugini materni, (la
mamma di Modigliani Olga Flaschel era sorella di Giulia Flaschel, moglie del Gen. Mendes),
invitarono me, mio fratello e il nostro cugino paterno Piero Modigliani alla loro casa al mare, a
Santa Marinella, quello che allora un luogo di villeggiatura. La villa era situata nella zona chiamata
Cacciariserva. Facevamo bagni e passeggiate. A volte giocavamo a carte e non so bene perché, ci
venne allora l'idea di non usare le fiches convenzionali ma dei dolci. Stabilimmo che l'unità
principale fosse la Caramella, ma che vi fossero anche delle unità più piccole; c’erano ad esempio i
gum drops che valevano un terzo di una Caramella, e le noccioline americane, le arachidi, che
valevano un quarto di un gum drop. Era un nuovo sistema monetario il cui numerario era la
Caramella, che a sua volta valeva tre gum drops e dodici noccioline. Così il primo giocatore poteva
mettere sul piatto una caramella e quello dopo poteva rilanciare con una caramella e tre noccioline
americane. Avendo così stabilito un sistema monetario ci venne molto naturale di costruirci sopra
uno Stato! Venne deciso all'unanimità che il nostro Stato si chiamasse La Repubblica di
Cacciariserva. La Repubblica aveva naturalmente un Presidente, che era Piero, il cugino senior,
mentre Maurizio, secondo per anzianità, e noto per il suo spirito di contraddizione, scelse di essere
il Capo dell'Opposizione. Mio fratello Giorgio divenne Ministro della Guerra e il cugino Mario
Ministro della Pace. A me, che ero il più piccolino, venne affidato il ruolo di Ministro del Tesoro,
la cui responsabilità principale era quella di aggiornare i rapporti di cambio, in caso di variazione
dei prezzi di mercato; dal momento che, come ho imparato in seguito, la nostra era una moneta
reale e non fiduciaria, bisognava evitare possibilità di «arbitraggio». Adottammo anche un inno
nazionale. Ci divertimmo tanto con la nostra Repubblica che decidemmo di continuare il gioco al
nostro rientro a Roma, invitando a parteciparvi amici romani e conoscenze di Santa Marinella. Le
riunioni si tenevano una volta al mese a viale Mazzini, dove abitava Marcella, la fidanzata di mio
fratello Giorgio. Marcella e le sue sorelle preparavano i rinfreschi e gli altri partecipanti portavano
anche loro un qualche contributo. Il gruppo si fece presto assai nutrito. La maggior parte dei
partecipanti divenne «governativa». Il Popolo era il padre di Piero, lo zio Silvio, che ogni tanto
chiedeva la parola per fare appunti al Governo, presentandosi come La Voce del Popolo. Nel bel
mezzo dei nostri divertimenti. La Repubblica di Cacciariserva fece una triste quanto inaspettata fine
perché... eravamo in pieno Regime fascista. Il commissario di Polizia del quartiere Prati mandò a
chiamare Piero e ci intimò di non parlare mai più di repubblica con un Governo Democratico. Dei
cittadini di quella Repubblica di sessant'anni fa credo che non ne rimangano che tre: mia cognata
Marcella, una sorella e io.
Modigliani, che frequentò il liceo Visconti, dove avevano studiato anche suo zio Guido Mendes ed
Eugenio Pacelli, ricorda: “ Il Visconti era uno dei migliori licei di Roma, da cui erano usciti molti futuri papi, vescovi, cardinali, uomini di Stato e politici. In quelle aule si respirava un'atmosfera permeata dal ricordo di quei grandi personaggi. Tra i maestri eccellenti che lì incontrai, l’ insegnante che non potrò mai dimenticare era un sacerdote, don Vannutelli, che insegnava greco e latino con una passione che riuscì a comunicare anche a me e con un'umanità che scaldava il cuore. Don Vannutelli durante le persecuzioni razziali aiutò moltissimi ebrei che erano stati suoi alunni; tanti ne salvò dalla deportazione, dall'arresto. Era un grande uomo. Non perdeva mai il buon umore, l'arguzia. Non ho mai più avuto l'occasione di rivederlo dopo la fine del liceo, ma l'ho sempre ripensato con gratitudine e con affetto.”
la canzone del bambino nel vento
Son morto con altri cento,
son morto ch'ero bambino:
passato per il camino,
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz c'era la neve:
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d'inverno
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz tante persone,
ma un solo grande silenzio;
è strano: non riesco ancora
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo come può l'uomo
uccidere un suo fratello,
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
ancora non è contento
di sangue la belva umana,
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
che l'uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare,
e il vento si poserà