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SEVERINO BOEZIO LA CONSOLAZIONE DELLA FILOSOFIA A cura di CLAUDIO MORESCHINI

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SEVERINOBOEZIO

LACONSOLAZIONEDELLAFILOSOFIA

Acuradi

CLAUDIOMORESCHINI

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GUIDAALLACONSULTAZIONE

Gentilelettore,essendovenutamenol’originalestrutturacontestoafronte,perquestititoliè

stata ideataunanuova fruizionedel testo, allo scopodi favorire lanavigazioneall’internodell’opera.

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INDICE

IntroduzioneNotabiograficaNotabibliograficaNotacritica

LACONSOLAZIONEDELLAFILOSOFIA

LibroprimoLibrosecondoLibroterzoLibroquartoLibroquintoIndicedeinomi

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INTRODUZIONE

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L’etàdelregnoromano-gotodiTeodorico,tragliultimiannidelquintosecoloe i primi tre decenni del sesto, rappresenta per la cultura latina, nonostante ledifficoltà politiche e sociali che attraversava l’Italia a causadella contiguità tral’elementoromanoequellobarbarico,unperiododifelicesviluppoefervore,checontrastafortementeconladrammaticasituazionedelquintosecolo,incuiebbeluogo la fine dell’impero d’Occidente, nel 476 d.C., insieme ad una pressochétotale distruzione della cultura e alla scomparsa di ogni personalità artistica dirilievo. Parlando di «cultura latina» noi cerchiamo di concepire una unità chesuperie,insieme,colleghitradiloroleentitàstatalidell’imperodisgregatonellaparted’occidente.Leinvasionigermanichedelquintosecoloavevanofrantumatol’unità politica, determinando la formazione dei cosiddetti regni romano-barbarici: Vandali in Africa, Visigoti in Spagna, Franchi e Burgundi in Gallia,Eruli,epoiOstrogoti inItalia.Regni,questi, inrapportidicontinuocontrastoemutevole amicizia fra di loro, talora di effimera durata, nei quali la culturaclassica, insieme con la lingua latina che ne era la portatrice, aveva una vitasempre più stentata emisera, preludio della completa decadenza e quasi totalesparizione nell’età precarolingia. In quel periodo la situazione politica, sociale,culturale dell’Italia, oramai completamente staccata da tutti gli altri regniromano-barbarici, e sconvolta dalle invasioni, era fortemente precaria, e lacultura classica ridotta ad un livello di assolutamediocrità (superata —ma dipoco, del resto—, da quella di uno solo tra gli altri paesi occidentali, e cioè laGallia).L’ultimagrandepersonalitàchefossestataattivainItaliaeraAmbrogio,negli ultimissimi anni del quarto secolo; o, se vogliamo, nei primi decenni dalquinto,ilpelagianoGiulianod’Eclano.

L’età del regno di Teodorico, invece, rappresentò un mutamento di granderilievo nelle condizioni politiche, sociali e culturali dell’Italia1. Non è compitonostro indagare sull’assetto politico di quell’epoca, e sugli aspetti positivi enegativi che esso ebbe, procurando all’Italia finalmente un periodo di relativatranquillità, in presenza, comunque, di tensioni all’interno, nei rapporti traRomani e Goti, e all’esterno, nei rapporti con l’impero d’Oriente2. In questocontestopolitico,alqualeaccenniamosolamente,siverificaquellarinascitadellaculturalatinachecaratterizzal’etàdiBoezio,echevedeattivialtriletteraticomeCassiodoro,AratoreedEnnodio.

Nel contesto di tale rinascita Boezio è senza dubbio la personalità più

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significativa.Eglifudefinitocomel’ultimodeiRomanieilprimodegliscolastici3

— una definizione sostanzialmente esatta. Boezio fu, infatti, l’ultimo verorappresentantedellaculturaanticainlingualatina,undatodifatto,questo,chenonvaletantosullabasedellacronologia,quantoperchéilfilosofoful’ultimoadavere la chiara consapevolezzadellapropria funzioneedellapropriaposizione,chesiriallacciavanoaquelledellatradizioneclassica;intaletradizionelaculturagreca era posta allo stesso livello di quella latina, e Boezio fu l’ultimo latino acredere di poterla organizzare e proseguire. Fu considerato il primo degliscolastici per avere precisato un certometodo di ricerca, basato sul commentofilosofico,peraver introdottoper laprimavolta inmodoorganiconellaculturalatinalafilosofiaaristotelicanelsuocomplesso(esoprattuttolalogica),peresserricorso alla filosofia al fine di dare giustificazione e spiegazione alla fede,considerando la prima parte integrante della seconda. Boezio, certamente, èfilosofo più che letterato, ma la letteratura greca gli è senza dubbio familiarecomequellalatina,anchesenelmodooramaischematizzatoeretorizzato,cheeraquello della tarda antichità. Questo emergerà proprio dalla lettura dellaConsolatio,percuisipuòdirechelasuaculturaessenzialmentefilosoficasinutreanchedellealtredisciplinedellatradizioneclassica.

Importanteèancheilfattocheloscrittore,findall’iniziodellasuaattività, laquale, nei primi tempi, fu di erudito più che di pensatore originale, aveva benchiarenellamentelefinalitàdelpropriolavoro:eglimiravaalladiffusionedellafilosofia greca nella cultura latina, la quale, egli osservava, da sempre si eranutrita deirinsegnamento dei grandi scrittori greci. Tale convinzione fu espostadaBoeziopocopiùcheventicinquenneai suoi lettorinellaprefazionedellasuaprima opera pervenutaci, il De institutione arithmetica, del 505 circa. Essa èdedicata al suocero Simmaco, al quale lo scrittore si rivolge con quello stileampolloso e pesante che caratterizza le prefazioni delle opere, letterarie escientifiche,dell’etàtardoantica.Boezioparladelsuoavertrasportato‘neltesorodeiRomanioperetrattedall’opulenzadelleletteregreche’.Questoatteggiamento,di rivolgersi alla letteratura greca per arricchire le conoscenze della culturaromana, era stato tradizionale findai tempidiCiceronealmeno, il quale si erapostoilproblemadelladipendenzadellaculturalatinadaquellagreca,eloavevarisoltoinduedirezionicontrastantiecollegatetradiloro:questaseconda,ancheperchéèpiùantica,possiedeungrandetesoro,delquale laprimadeveservirsi,per non restare chiusa nella propria pochezza; e per converso, i Romani che siimpadroniscano e si servano dell’insegnamento dei Greci non rimarranno incondizionediinferiorità,inunatteggiamentodisudditanza,masarannoingradodi rielaborare in modo autonomo tale insegnamento e di giungere a risultati

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anche più importanti di quelli degli originali. Boezio, quindi, si inserisce nellatradizione romana già con questa prima sua opera, e vi si mantienecoscientementeintuttequellesuccessive,ché,ancheseinessemutanolestradeda percorrere (ora la musica, ora la logica, ora la teologia), comunquel’atteggiamentodibaserimarrà ilmedesimo,valeadire, laripresacosciente, invistadiunarielaborazioneautonoma,dellafilosofiadeiGreci.

Il proemio dell’opera a cui abbiamo accennato è interessante anche per altrimotivi.Boezioriproponelanecessitàdiunatrattazionecompletadellescienzedelquadrivio, che erano state collegate in un’unità organica probabilmente daPorfirio,maperlequali laculturalatinasipresentavagravementemanchevole.Inparticolarelascienzamatematica,conquelleadessacollegate(adesempiolamusica),noneramaistataoggettodi riflessioneadeguatadapartedeiRomani.Importanteancheosservarechelascienzadeinumeripossiede,secondoBoezio,unafunzionecatarticadiprimariaimportanza.«Esistono,infatti,alcunigradiniedeterminate misure nel procedere, per mezzo delle quali si può ascendere eprogredire, affinché quell’occhio dell’animo che, come dice Platone4,merita diesseresalvatoeirrobustitopiùdimoltiocchicorporei,inquantosolopermezzodellalucediessopuòessereinvestigataeosservatalaverità,quest’occhio,dicevo,che è stato sommerso e acciecato dai sensi corporei, possa essere nuovamenteilluminatodaquestediscipline.Ebbene,qualediessedeveessereconsiderata laprima,senonquellache,neiconfrontidellealtre,èilprincipioelamadre,secosìsipuòdire?»(Instit.arithm.p.10,1-10Friedlein).Dunque,inquestaaffermazioneprogrammatica Boezio attribuisce alla matematica la funzione di essere ilfondamento delle altre scienze, in vista della ascesa dell’animo allacontemplazionedellaverarealtà.TaleaffermazionediprincipioinserisceBoezio,subito agli esordi della sua attività di scrittore e di filosofo, nella tradizioneplatonica; il De institutione arithmetica, del resto, riprende in abbondanza ilcontenutodiunfamoso‘matematico’(megliosarebbedire‘aritmologo’)dellaetàimperiale, Nicomaco di Gerasa. Questa interessante personalità di filosofo, sulquale manca a tutt’oggi uno studio adeguato, vissuto nel secondo secolo d.C.,scrisseunaIntroduzioneallaaritmetica,oltreadaltreoperedianalogocontenuto,quale laAritmetica teologica, che furipresadall’anonimoscrittoreneoplatonicoautoredeiTheologoumenaarithmeticae,unacompilazionededicataadindagareimistericontenutineinumerienelle lorocombinazioni.Nell’operadiNicomacoappare anche la figura di Pitagora, considerato quale maestro non soltanto diaritmologia,maanchedivitafilosoficaediseverocomportamentomorale,etaleidealizzazionediPitagora(comune,peraltro,atuttoilmedioeneoplatonismo)fuprofessata anche da Porfirio e Giamblico. Un significato non ‘scientifico’, ma

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eticoeascetico,lamatematicalopossiedeanchesecondoTeonediSmime,altromatematicodelsecondosecolo,lecuidottrine,contenuteinunaExpositiorerummathematicarum ad legendum Platonem utilium, mostrano particolare affinitàconquelledeiplatonicialuicontemporanei.Inbreve,lamatematicaeradasecoliunadisciplinadicapitaleimportanzaperilplatonismodell’etàimperiale,ilquale,del resto, con questa posizione teorica non fece altro che portare all’estremol’interessechegiàPlatoneavevanutritoperessa.AncheApuleioavevacompostoun trattato di aritmetica, oggi perduto, verisimilmente basato sulle dottrine diNicomaco.

Boezio dedica la sua opera al suocero Simmaco, personaggio autorevole delSenato romano, benefattore di Boezio stesso (come apprendiamo dal Deconsolatione philosophiae I, 4, 40 e II, 4, 5 sgg.). Terminata la trattazionedell’aritmetica, Boezio si volge, con una sistematicità che è tipica della suaformazione culturale e mentale, alla musica. Questa disciplina era stataconsiderata dai platonici come strettamente affine alla matematica, e non deltutto a torto, del resto. È noto l’interesse di Platone per l’armonia che le sferecelesti producono nel loromovimento, a cui fa cenno ilmito di Er nella parteconclusivadellaRepubblica (cfr. 617b), e tale dottrina rimaseunpuntobasilaredell’insegnamento platonico delle epoche successive, non soltanto in ambitopagano, ma addirittura presso quegli scrittori cristiani, come Ambrogio eAgostino, che furono interessati al platonismo. Anche il neoplatonico latinoMacrobio,cheBoezioprobabilmenteconobbe,dedicanumerosicapitolidei suoiCommentarti in Somnium Scipionis a problemi di teoria musicale. Orbene, sial’operadiMacrobiosiaquelladiBoezioebberovastadiffusionenelMedioevo,eperilsuolibroDeinstitutionemusicaBoezioebbegrandissimafama.«Lamusicacosmica è un tema dominante della speculazione platonica e pitagorica: vale adire, la disposizione reciproca dei cieli, i rapporti armonici e gli intervallicostituiscono il principio che regola le distanze fra i pianeti. Il Timeo fornival’esposizionepiùclassicaedautorevolediquesteteorie.SecondoilCommentoalTimeodiPorfirio(untestoutilizzatodaMacrobioeprobabilmenteconosciutodaBoezio), i Platonici ritenevano che l’universo fisico fosse costruito, sulmodellodegliaccordimusicali,inbasearapportiarmonicichesonopartedellastrutturacostituentel’animadelmondo»(Chadwick)5.Perriassumere inpocheparole, leteoriemusicali,taloraancheparticolarmenteapprofondite,comequellerelativealproblema dei rapporti armonici degli accordi tra di loro, hanno un posto dinotevolerilievonellaspeculazionedelplatonismodell’etàimperiale,alparidelleteoriematematiche,anchese,purtroppo,acausadellorotecnicismo,nongodono,

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dapartedeglistudiosi,laconsiderazionechemeriterebbero.PerBoezio,inoltre,lamusica è presente anche all’interno della persona umana; studiare la musicasignificavederelamescolanzadell’elementofìsicoconl’elementointellettualeeilororapportireciproci.Lamusica,diconseguenza,influisceprofondamentesullavitamorale e religiosa dell’uomo. Tale convinzione di Boezio sembra derivaredagliElementiArmonicidiTolomeo,chesarebberostatiprobabilmente la fonteperlepartiincuiilDeinstitutionemusica(chenonciègiuntocompleto)trattavadellamusicacosmicaedell’armoniacheèall’internodell’uomo.Qualechesialasoluzione del problema delle fonti di quest’opera6, è certo, comunque, che ilsignificatodellamusica,intesoadunlivellopiùaltodiquello,pureessenzialeperla vita umana, in cui la musica è considerata esclusivamente un’arte, èfondamentaleperBoeziocomepertuttoilneoplatonismoingenerale:lamusicacomearmoniadell’uomoinquantotaleearmoniadelmondoincuil’uomovive,cioè equilibrio che regge l’etica e, insieme, l’universo fisico, rapporto tramacrocosmoemicrocosmo.Unavisionedellavita,questa, chemeriterebbeunamaggioreattenzionediquantonormalmentenonriceva,acausa,comedicevamo,dellatecnicitàdellaproblematica.Delresto,laconvinzionechelamusicaavesseun profondo influsso sui moti dell’anima, che li modificasse, li rilassasse o listimolasseasecondadeisuoivari tonirisalivafinoall’etàclassica,esi trovainPlatoneenelpitagorismo.AncheAgostino(Conf.X,33,49-50)avevariscontratol’esistenzadiunprofondolegametralamusicael’equilibriopsichico,percuisicomprende che l’esigenza di Boezio, di dare alla teoriamusicale un significatofilosofico ed una funzione eminentemente etica, non giungeva isolata, marientrava anch’essa di pieno diritto, come già la matematica, nella tradizioneplatonica. Oltre che Tolomeo, ancora una volta Nicomaco, il quale scrisse untrattato sulla musica, sarebbe stato la fonte di Boezio. A queste due opere siaccompagnarono, infine, a concludere le sue trattazioni sulle discipline delquadrivio,unaGeometria,basatasugliElementidiEuclide,eunaAstronomia,perlaquale lo scrittore seguiva l’Almagesto diTolomeo.Erano,queste, tutteoperecheavevanosuscitato l’interessedelneoplatonismogreco,alqualeBoeziostavarivolgendo in quegli anni la sua attenzione, e che costituisce la base della suaspeculazionefilosofica.

Manonènostraintenzione,inquestomomento,presentaretuttoilcurriculumdella attività letteraria di Boezio anteriore alla Consolatio; noi dobbiamoaccennareaipuntisalientideisuoiinteressiedellasuaculturafilosofica,invistadiunainterpretazionedellasuaultimaopera,chetengaconto,pertanto,diquelloche la ha preparata. Dopo questo primo approccio alla tradizione platonico-pitagorica,Boeziosivenneaccostandopoiallatradizionearistotelica.Lapresenza

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di Aristotele e della scuola peripatetica nel mondo latino è ancoraimperfettamente conosciuta, e soprattutto studiata in modo non omogeneo ecomplessivo;perilquartosecolosipuòricorrereaglistudidiP.Hadot,chesièdedicatocondelle ricerchedi fondamentale importanza,perquanto riguarda lalogica,aMarioVittorino7,maunostudiod’insiemesull’aristotelismonelmondolatino non è attualmente disponibile. La diffusione della filosofia a Roma,iniziatasi nell’età ciceroniana, non coinvolse le opere logiche di Aristotele, lequali, come altre, erano ancora celate nel complesso degli scritti esoterici delloStagirita, per cui esse ebbero, fino a tutto il quarto secolo, una presenzamoltomodestanelmondooccidentale,limitataquasiesclusivamenteaiTopica,deiqualigià Cicerone si era servito. Invalsa nell’età ellenistica la tripartizione dellafilosofia in logica, fisica, etica, alla prima disciplina si attribuì di preferenza ilnome di ’logica’,mentre la tradizione platonica preferiva in generale quello di‘dialettica’. Il mondo latino, comunque, non è interessato a questioniterminologicheesivolgeallostudiodellalogicasolamentetardi,comesidiceva,allorquandoladistribuzionedellescienzeintrivioequadriviolainserìnellapiùampia compagine della cultura tardoantica. Determinante per questoarricchimentodellaculturalatina,comeperaltrimodididiffusionedellafilosofiagrecanell’occidente, fu ilneoplatonicoPorfirio, ilqualescrisseuna Isagogeallalogica aristotelica, e più precisamente alleCategorie. Bisogna tener presente ilfattocheAristoteleeracertamentestudiatonellascuoladiPlotino,comePorfiriostessocifasapere(VitaPlotini,cap.14),egiànelcorsodelmedioplatonismodelsecondo secolo si era sviluppata una corrente di pensiero che tendeva allaconciliazione tra Platone e Aristotele. Porfirio scrisse, oltre alla già ricordataIsagoge,ancheun’operaSullediscordanzetraPlatoneeAristotele,duecommentialleCategorieeunoalDeinterpretatione. Ilmondo latino, conformemente allesue tendenze culturali, si disinteressò delle opere più strettamente teoriche escientifiche di Porfirio, e lesse, invece, con grande interesse la Isagoge, che,fornendo le conoscenze introduttive della disciplina, poteva essere impiegatacomeunmanuale,epertantoebbeunagrandediffusione.

L’insegnamentodiPorfirio,comprendenteunampioearticolatocomplessodidottrinemetafisicheedetiche,furecepitosoprattuttoinoccidente;questoèveroancheperlalogica.MarioVittorinotradussel’lsagogee,siccomeeraunretoreeunfilosofoinsieme,accompagnòlasuatraduzioneconaltreoperetecniche,qualiun commento al De interpretation, uno al De inventione, uno ai Topica diCicerone. Fu merito soprattutto di Mario Vittorino, dunque, l’aver inserito lalogica aristotelica nella tradizione filosofica latina: egli congiunse Aristotele a

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Cicerone, quasi anticipando in questo l’atteggiamento di Boezio. Quest’ultimo,tuttavia,nonsoltantocriticailsuopredecessoreperlatraduzionediPorfirio,maancheperilcommentoaiTopicaciceroniani,esiaccingeascriverneunaltro,piùapprofondito; la sua posizione nei confronti del suo predecessore è duramentepolemica,manonsempregiustificata.Èindubbio,comunque,cheVittorino,comeèemersosoprattuttoinquestiultimidecennidaglistudifondamentalidelHadot,svolse una attività di capitale importanza per la diffusione e la rielaborazionedell’aristotelismonell’Occidente,ancheseilsuoruolosaràeclissatodaBoezio:ilMedioevo, infatti, fino alla riscoperta di Aristotele, avvenuta con la Scolastica,vide soltantoBoezio, e nonVittorino, comemaestro di logica, e tutto ilcorpusdellesueoperededicateadAristoteleebbegrandissimadiffusione.

Nemmenogli studidi logica, cheBoezio instaurò ai suoi tempi, possonoquiesserepresentatidettagliatamente,datal’enormeampiezzadiunamateriavastaecomplessa: dobbiamo limitarci a rimandare alle ricerche degli specialisti, eaccennaresoloalfattocheBoezioconcepì,intornoal510,ilprogettoditradurreecommentare in latino le opere diAristotele e quelle di Platone. Egli si accinseprima all’Aristotele logico, di cui stiamoadessoparlando, studiandolo inmodosistematico, vale a dire, traducendo i testi greci e poi accompagnandoli conuncommento; contemporaneamente venivano anche alcune opere logiche dicontorno.Fuunprogettodigrandeampiezza,machenonpotèesserecondottoatermine, sia per la mole del lavoro, che avrebbe schiacciato probabilmentechiunque, sia, verisimilmente, perché Boezio fu prevenuto dallamorte violentacomminatagli da Teodorico. Certo è che laConsolatio philosophiae si presentacome un’opera che dà ampia parte all’aristotelismo, dal quale riprende(soprattuttonelquintolibro,ovesidiscutonoildeterminismoeilliberoarbitrio)ancheproblematicheedimostrazioni,echeconsideracomecostituentedipienodirittoun’unitàcon ilplatonismo.Ciòvalenonsoltantoper leopere logichediAristotele,maancheperquellemetafìsiche,chesonopresentinellaConsolatioinmodomolteplice.L’ultimaoperadiBoezio fupreparata,dunque,daunostudioapprofondito sulla tradizione filosofica greca, considerata nelle sue componentiessenziali,eallaqualeloscrittoreattinsenonsoltantoimpiegandoitestidibase,platonici e aristotelici, ma anche tenendo conto della attività esegetica piùrecente,quellasvoltadaineoplatoniciedaiperipateticipiùtardi,allacuiscuolaBoezio,forse,avevastudiatodipersona,ochericonsideravacriticamente.

È opportuno considerare anche un altro fatto, per meglio comprendere nonsoltanto la personalità di Boezio, ma anche alcuni atteggiamenti checaratterizzanolaConsolatio.Nelmezzodiunadiscussionerigorosaesistematica,che la Filosofia svolge sulla realtà del mondo e sul significato dell’esistenza

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dell’uomo, Boezio introduce spesso non soltanto elementi che hanno attinenzaconlasuavicendapersonale(equestoèbencomprensibile,datochelaConsolatiodovevaessereanchel’autodifesa,lagiustificazionedallecalunniecheloavevanocolpito,eallequaliavevanoprestatointeressatoorecchioleautoritàdelloStato),maancheconsiderazionichesonoispiratedaunavigilecoscienzapolitica8,daunatteggiamentodivirileconsapevolezzachelafilosofiael’attivitàspeculativa,allaqualeBoeziostessosieradedicato,avevano,secondol’insegnamentodiPlatone,la lorogiusta funzioneall’internodiuno statobeneordinato, alla realizzazionedelqualeilfilosofoavevacontribuitoperlasuapartenelcorsodellasuacarrierapolitica precedente. Boezio, infatti, era stato console e senatore, e si sentivaimpegnato a difendere la tradizione romana davanti a chiunque l’avesseminacciata,siachesitrattassedelreTeodoricoedeisuoiseguacibarbari,odeglistessi senatori,vili e indegnidell’anticoruolo, incapacidiconservare lapropriadignità.Conciòil filosofosicomporta,appunto,daultimodeiRomani,unendoarmoniosamenteattivitàpoliticaeotium letterario, comeavevanosempre fatto,specialmenteneipiùlontaniperiodidellarepubblica,lepiùeminentipersonalità.AncheBoezio sottolinea il risvolto civile della sua attività speculativa, chenonvuoleesseresoloumbratilericercae,ripetendofrasieatteggiamentidiCiceronefilosofo (ad esempio quelli che si possono leggere nel proemio delDe finibus),osserva(InCategoriasII,prol.):«Ancheselecuredelnostroufficiodiconsoleciimpediscono di dedicare a questi studi tutto il nostro otium9 e una attivitàesclusiva, tuttavia ci sembra che abbia per qualche aspetto attinenza conl’amministrazione dello Stato l’istruzione dei nostri concittadini conl’insegnamentodiunadisciplinadanoimeditata.Eiononcredodicomportarmimaleversodiloro,se,mentrelavirtùdegliantichidonòaquestasolarepubblicaildominioel’imperosututtelealtrecittà,iofaròalmenoquellocherimanedafare, vale adire educherò i costumidellanostra città con le arti della sapienzagreca».Eancora:«Lastessafilosofìagrecanonsarebbeassurtaatantoonore,senon fosse cresciuta grazie alle contese e ai contrasti degli uomini più dotti;pertanto ioesortotuttiquellichesonoingradodi farlo,astrappareallaGreciaoramai in declino anche questa gloria, e a trasportarla nella nostra città, cosìcomeinostrimaggioriconilloroimpegnoelaloroattivitàtrasportaronoinessatutte le altre arti chemeritavano di essere acquisite» (In Top. Ciceronis V, PLLXIV,1152B).ComegliantichiavevanotrasportatoaRomatuttelealtreartidellaGrecia, ora Boezio confida di poter coltivare nella sua patria la scienza dellalogica e di stimolare anche i suoi concittadini a praticarla. Difficilmenteun’illusionefumenodiquestafondatasuifatti.

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È necessario accennare, in questa rapida considerazione della preparazionefilosofica che costituisce l’antecedente dellaConsolatio philosophiae, anche allesue opere di contenuto teologico. Il filosofo romano scrisse degli opusculatheologica, che,allaparidellealtreoperediBoezio, inquestocontestopossonoesseresolamenteconsiderati rapidamente,esoloper l’attinenzacheposseggonocon laConsolatio.Ci sono stati tramandati con il nomediBoezio cinquebrevitrattati di contenuto teologico, i quali affrontano alcuni temi specifici dellecontroversie che agitavano il cristianesimo in quel momento10. È interessanteosservarecheiprimitree ilquintodiessocercanodirisolvere, inmodomoltosintetico, alcuni problemi centrali della cristologia del sesto secolo, agitata dacircacent’annidallecontroversielegateainomidiEuticheediNestorio11.Ora,èmolto significativo il fatto che l’autore di questi opuscula theologica cerchi dirisolveretaliproblemi,epiùprecisamentequellodelleduenaturepresentinellapersona di Cristo, per vari motivi oggetto di aspro contrasto tra eretici eortodossi, ricorrendo esclusivamente al metodo della logica aristotelica. Talecaratteristicafadiquestiopusculaununicumdellaletteraturacristiana,enonvièdubbioche,sefosserostatilettidagliscrittoricristianideisecoliprecedenti,essisarebberostatiduramentecriticati(anzi,nonèesclusochelosianostatianchedaicontemporaneidiBoezio).Costituiva,infatti,untoposdellaletteraturacristiana,epiù in particolare delle controversie antieretiche, accusare l’avversariodell’ortodossia di essersi lasciato guidare dalla filosofia pagana, nella quale lalogicaaristotelica(conosciuta,peraltro,dallaquasitotalitàdegliscrittoricristianisoltantopersentitodire)costituival’emblema,ilsimbolodell’attivitàintellettualeprivadiogniscopopiùprofondo,puroesempliceeserciziodellamente,spogliatodiogniintentoedificanteedidattico,avulsodaognicollegamentoconlarealtà,tanto più con la realtà cristiana.Aristotele costituiva quindi l’esempio di comenon si dovesse comportare uno scrittore cristiano (o, addirittura, un cristianosemplicemente),elasualogicaapparivacomelaquintessenzadellalogorreaedelcavillo,mentrelalitigiositàeladiscussionefineasestessa,chesieranodiffuseconilcresceredelcristianesimoel’eliminazionedelpaganesimo,avevanoportato(secondo i tradizionalisti della Chiesa) grave danno alla fede, ed eranosimboleggiati nella filosofìa logica, che, comunque (ripetiamo), era, per lamassimaparte degli scrittori cristiani, semplicementeunnome, e in realtà noneraconosciutaquasidanessuno.

Ora,ilcasodiBoeziosimanifestacomeunapatenteanomaliadellatradizioneletterariaecontroversisticacristiana,esiconfermanellasuapeculiarità.Boezioè,infatti, un laico che si inserisce in una discussione di carattere dogmatico, equesto già di per sé costituisce un caso forse unico in quell’epoca, dato che la

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discussione teologica era riservata da sempre, si può dire, con poche eccezioni,allagerarchiaecclesiastica.Inumerosiconcilichesieranosuccedutidaitempidiquello diNicea (325 d.C.), erano stati il campo di battaglia dei vescovi e degliecclesiasticideivaripartiti,quasimaiavevanovistolapartecipazionedeilaici.Lapresenzadeilaicisieralimitataall’intervento,spessoancheconl’usodellaforza,delle autorità imperiali, che perseguivano un loro disegno politico, di tipocesaropapista: è evidente, però, che noi intendiamo, con Boezio, qualcosa didiverso, cioè una presenza laica di altro genere. È, perciò, significativo dellapersonalità del nostro filosofo il fatto che egli abbia cercato di portare il suocontributoaiproblemidi carattere religiosodibattutiai suoi tempi, e cheabbiafatto questo impiegando proprio le conoscenze che gli erano specifiche, cioèquelle della logica aristotelica e della filosofianeoplatonica.Èvero cheproprioquesta peculiarità sarà considerata arbitrariamente nei secoli successivi, e piùprecisamentedalsedicesimosecoloinpoi,unindiziodellanonautenticitàdegliopuscula,producendol’effettooppostoaquellovolutodaBoezio:ilfilosofoavevavolutospiegarelasuafedericorrendoamezzipuramenteumani,aldifuori,cioè,della tradizione ecclesiastica, e più tardi, quando era diventata oramaiconvinzioneconsolidatachelafedefossecosacheappartenevaallaChiesaenonancheaicristiani,sidedussechel’averscrittodelleoperedicontenutocristianosenzaricorrereall’insegnamentodellatradizioneufficialedellaChiesasignificavaaverscrittodelleoperenoncristiane:cheavevaachefare,infatti,lafilosofiaconla fede?Pertanto talioperenonpotevanoesserediBoezio, che inveceera statosicuramentecristiano.

Taleconvinzioneèstataabbandonataneitempipiùrecenti,elaattribuzioneaBoeziodegliopusculatheologicaoramainontrovaobiezioni.MataleinteressediBoezioper ladottrinacristianarimaneunfattoparticolarmentesignificativo,dicuidobbiamotenerecontoquandovogliamoconsiderarelafiguradelloscrittore,qualeeffettivamenteèstato,cioèunfilosofocristiano,equandovogliamomegliocomprendere laConsolatio stessa.Quando avremo percorso i ragionamenti cheBoezio presenta in quest’opera, e avremo valutato le dottrine ivi contenute,dovremo tener conto, per una valutazione globale, anche del fatto che Boezioscrisse delle opere di contenuto teologico. E anche se in un primo momentorisulterebbe più complicata la questione, qualora credessimo di trovare nellaConsolatio delle dottrine apertamente cristiane, che, al contrario, nontroveremmo, forse, però, proprio questo fatto ci aiuterebbe a intendere piùrettamentesiagliopusculatheologicasialaConsolatiostessa:dovremmo,infatti,tener presente, per intendere quelle opere e questa, che Boezio cercò diapprofondire il dogma cristiano muovendo da postulati della filosofia

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neoplatonicaeapplicandounmetododidimostrazione ispiratoaquella scienzalogica che egli aveva sempre coltivato, e che tale metodo non significaval’abbandonodellafede.

EsaminandoinfinelaConsolatiophilosophiae,dovremometteredaparte,inunprimomomento, determinati problemi di carattere storico, come il processo diBoezio e imotivi politici che lo hanno causato, ai quali faremo riferimento almomentoopportuno(cfr.p.64sgg.);peradessoconsidereremolaConsolatioperquantoattienelasuastrutturaletterariaeisuoicontenutidipensiero.Vedremocosìchequesticontenuti,alorovolta,siintreccianoconquellidellealtreopere,ecioè quelle teologiche, scientifiche, logiche, sì che laConsolatio può ben essereconsideratalasummadellapersonalitàdiBoezio,taledapermettereallettoredicomprendere l’essenziale del filosofo, anche se non possiede la specializzazionenelledisciplinedellalogicaedellateologia.

Sono ben noti l’argomento della Consolatio philosophiae ed i motivi chel’hannoprodotta:Boezio, accusato e condannato ingiustamente, tenuto isolato esotto sorveglianza nell’attesa della esecuzione capitale, cerca e ottiene dallafilosofia, qui personificata, una consolazione della propria sventura. L’opera sipresenta come un dialogo, nel corso del quale la Filosofia, apparsaimprovvisamentealloscrittorecomeinunavisione,glimostrachelesciagurechelo hanno colpito, inserendosi, come quelle di tutti gli altri uomini, anzi, comequalunquefattoumano,inunarealtàrettaegovernatadallaProvvidenzadivinaper il meglio, a ben considerare non richiedono commiserazione, ma unapersonaleeconvintaadesionealvolereditaleProvvidenza.LaFilosofia,chedasempreerastatalamaestradiBoezio,raggiungeilsuoscopomedianteundialogocon il suo discepolo, nel quale ciascuno dei due interlocutori porta i propriargomenti: sono argomenti umani, giustificati, certo, dall’apparenza, masostanzialmenteangustielontanidallaverarealtà,chenonèquellachevediamoo chetocchiamoconisensi,quellidiBoezio;’filosofici’,cioèpiùprofondamenteveri, invece, quelli della Filosofia, che vuole consolare l’afflitto. Abbiamo,dunque, davanti a noi una discussione, la quale ora si svolge con una seriecontinuata di domande e risposte, e ha effettivamente la forma di unaconversazione tra due interlocutori, ora, invece, conserva solo esteriormentel’aspettodialogico e svolge la propria argomentazionepermezzodiunavera epropriatrattazionecontinuata.SevolessimodeterminareilgenereletterariodellaConsolatio, potremmo pensare con una certa ragione a quello del dialogofilosofico:essosisvolgesiasecondolaformadeldialogoplatonico-socratico,siasecondolaformachesisuoledefinire‘aristotelica’(quelladelleopereessoteriche

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di Aristotele) e che era diffusa soprattutto nell’età imperiale, cioè quella deldialogo-trattatofilosofico,cheèimpiegatadaCiceroneedaPlutarco.InBoezio,dunque,abbiamopresentientrambigliaspettideldialogo,alqualelaConsolatiosi riallaccia (anzi, alcune sezioni di esso mostrano una perfetta imitazione deldialogareplatonico).Mal’operaboeziananonpuòesseredefinitaundialogopuroesemplice, inquantoècaratterizzatadaun’altrapeculiarità,che invecenonhaniente a che fare con quel genere letterario, cioè dalla presenza di varicomponimenti poetici, i quali, evidentemente, non fanno parte dellaconversazione,ma hanno un rapporto solo esterno, e talora definibile con unacertadifficoltà,conlapartedialogicaprecedente.Questamescolanzadiprosaediversi è stata considerata, con una certa approssimazione, caratteristica dellacosiddetta ’satira menippea’, cioè del genere letterario ‘inventato’, si dice, dalfilosofo cinico Menippo di Gadara nel secondo secolo prima di Cristo, e poidiffusosi a Roma grazie soprattutto alla attività letteraria di Varrone, il qualescrissenumeroseopereditalgenere.Sièosservatoanchechelasatiramenippea(definizionenellaqualeiltermine’satira’nonpossiede,comeènoto,ilcarattere‘satirico’ che si intende in italiano,ma indica solamenteuna struttura varia edunamolteplicitàdiargomenti)eraspessostrumento,veicolodiunadiscussionedicontenutofilosofico,equindisièconclusocheintalegenereletterariorientrasseanchelaConsolatio.MatraVarroneeBoeziointercorronocircaseisecoli,percuièpiùgiustificatoprendere inconsiderazioneanaloghecomposizioni formatedaprosa e da versi, aventi, però, contenuto specificamente, non saltuariamente,filosofico:sièosservatoche,primadiBoezio,MarzianoCapella,nellaprimametàdelquintosecolo,avevascrittoun’operadianalogastruttura,inquantocompostadiprosaediversieconmarcatocontenutofilosofico,cioèilDenuptiisMercuriiet Philologiae, e quindi si è coniato il termine di ‘prosimetro’ per indicare ungenere letterario, che, tra l’altro, è caratteristico, convari contenuti,della tardaantichità (Ausonio, Sidonio Apollinare, Ennodio — contemporaneo, questi, diBoezio—composeroprosimetri).

È verisimile, certo, che Boezio abbia voluto comporre un prosimetro dicontenuto filosofico, alla maniera di Marziano Capella, uno scrittore che eglicertamente conosceva, e su questa interpretazione del genere letterario dellaConsolatioinsistonosoprattuttoglistudiosipiùrecenti;anostroparere,tuttavia,si dovrebbe tenere inmaggiore considerazione, accanto alla caratteristica dellaalternanzadiprosaeversi,lastrutturadialogicadell’opera,conlaqualeBoezio,daplatonicoqualera,havolutosicuramenteimitaregliscrittidelsuomaestro:ilprosimetro,infatti,nonèungenereletterariocherichiedapernecessitàildialogo.La Consolatio è, dunque, un’opera caratterizzata da una notevole varietà di

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struttura e di stili, non un’opera che appartenga ad un genere letterario bendefinito,equestavarietàbensiinseriscenellatendenzaartisticadellaletteraturatardoantica,cheavevadimiraproprio l’intrecciodeigeneri letterari,che inetàclassicaeranotenutibendistinti.IcarmicheBoezioinseriscenelcorsodellasuatrattazionehanno, forseancorpiùche inaltreoperedi contenutoanalogo,unafunzioneessenzialeesonoconnessiallaparteinprosaealleargomentazioniivicontenute per una esigenza interna allo svolgimento stesso dei pensieri. Boezioafferma(IV,6,57)cheicarmisonocantatidallaFilosofiaconl’intentodifornirealsuointerlocutore—equindiancheallettore,che,bisognosodiapprendere,nonpuònon identificarsiconBoezio—unapausa,ungraditosollievoche loristoridalledifficoltà insistenegli ardui argomenti trattati. Lapoesiaha, infatti, comesempre per l’antichità classica, una funzione che è essenzialmente quella deldelectare. La Consolatio, quindi, è uno dei prosimetri più elaborati e meglioriuscitidellaletteraturatardoantica.

Ancheperquellocheriguarda ilcontenutodell’opera, talorasièvolutodareminore importanza all’insegnamento platonico, e si è ipotizzato, invece, che laConsolatioinrealtànonsiaunaconsolazione,senonperiltitolo,ma,semai,unprotrettico alla filosofia; oppure che essa non sarebbe un protrettico di tipotradizionale, come quelli di Aristotele e di Cicerone, ma una rivelazione, unaapocalissi, allamaniera di quelle diMarziano Capella e di Fulgenzio12. Boeziovorrebbe rivelare ai lettori la sua filosofia, ed attuerebbe il suo proposito conun’opera di un genere letterario nuovo. A noi, tutte queste sembranoelucubrazioniarbitrarie.SeBoezioha intitolato lasuaopera ‘consolazionedellafilosofia’, è perché voleva, appunto, mostrare che la filosofia procurava a lui,incarceratoeinattesadellacondannaamorte,quellaconsolazionedicuiavevabisogno. A nostro parere, un atteggiamento psicologico del genere, in Boezio,costituisce la più immediata e la più logica supposizione. L’ipotesi della‘apocalissi’, della rivelazione, è tanto gratuita quanto quella del protrettico. LaConsolatio appartiene di pieno diritto alla letteratura consolatoria, e nonmeravigliaaffattochecoluicheabbisognadiconsolazionedebbaesserel’autorestesso,enonunaltro:casidelgeneresonoammessinellaletteraturaconsolatoriafin dai tempi della Consolatio che Cicerone scrisse per sé, in occasione dellamorte della figlia. Che, poi, una ’consolazione’, che di per sé è di contenutofilosofico in senso lato (morale e didascalico), possa anche contenere motiviprotretticiallafilosofia,nondevemeravigliare.

Si è detto che la Consolatio può ben essere considerata come lo scritto dimaggior rilievo per quanto attiene alla filosofia diBoezio, anche se essa è soloun’operatratuttequelledellasuavastaproduzione.Ebbene,proprioperquanto

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riguarda il contenuto del De consolatione philosophiae, solo in tempi a noiconsiderevolmentevicinicisièresicontodellaorigine,dellaformaeanchedellanovità delle dottrine in essa contenute: fino a tutto l’Ottocento si vedeva inBoeziosoprattuttounoscrittoreche‘attingeva’(perusarelaterminologiapropriadella ‘critica delle fonti’) aCiceroneo agli scritti essoterici diAristotele (quelliperduti)oaqualcheneoplatonicoposterioreaPlotino(adesempio,aGiamblico).Tali tentativi, che si sono risolti in uno sminuzzamento del testo boeziano,appaionoassolutamentesuperatieperlagranparteinconcludenti.Èstatomeritosoprattutto del Courcelle l’avere individuato con precisione nel neoplatonismocontemporaneo a Boezio, e più precisamente in quello di Ammonio (il quale,peraltro, era stato un commentatore aristotelico) e di Proclo, l’origine delledottrinedel filosofo romano13.Anche se alcunidettagli delladimostrazionedelCourcellesisonorivelaticoltempocaduchi(eciòèsempreinevitabile),come,adesempio, quello della presunta frequentazione della scuola di Ammonio adAlessandria, da parte di Boezio, comunque sia la ricostruzione storica dellostudiosoèrimastavalidaesalda.SiailCourcellesiaaltrihannosvoltounaseriedi ricerche puntuali sulla origine delle dottrine del nostro scrittore, tanto che,attualmente,sipuòbenripetereconl’ObertellochelaricercadellefontidiBoeziosipuòconsiderareesaurita14.L’unicarettificadiprospettivache,aparerenostroedi altri, deve essere fatta, è quella di non considerare come fonte di Boezioesclusivamenteilneoplatonismoaluicontemporaneo:gliampibranidelterzoequartolibro,cheespongonodottrineplatoniche,nonnecessariamentedovrebberoessere stati desunti da commenti neoplatonici a dialoghi platonici; nienteimpediscedi crederecheBoeziopossedesse,accantoalleoperedeiplatonicideisuoi tempi, anche alcuni dei dialoghi più letti di Platone, come ilProtagora, ilGorgia, ilTimeo. E anche se le dottrine rielaborate ed esposte da Boezio sonoquasiesclusivamentequelledellafilosofiaprofana,perimotivichesièdettosulcarattereintenzionalmentenoncristianodellaConsolatio,nonbisognacomunquedisconoscere il fatto che alcune dottrine agostiniane (peraltro, di origineneoplatonica anch’esse) sono probabilmente alla base di alcune trattazioni diBoezio,comequelladelsommobeneequelladellaidentificazionetraDio,felicitàesommobene,nellaqualeconfluisconoinsiemetradizioneneoplatonicacristianaetradizioneneoplatonicalatina.Un’indaginedettagliataounquadroprospetticodegli elementi cheBoeziodesume,per il suo sistema filosofico,dalla tradizioneneoplatonicaeperipateticapossonoappariresuperflui,ora,ebasteràpresentarlinella loro giusta sede, che è quella del commento puntuale ai singoli passi. Inconclusione, si può dire brevemente che le dottrine presentate da Boezio nellaConsolatio sono quelle del neoplatonismo a lui contemporaneo, integrate,

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verisimilmente, da quelle delle autorità di base, come Platone e Aristotele; lacultura latina è presente soprattutto con Cicerone, Seneca, Agostino. Questestesse fonti di Boezio hanno fornito al nostro scrittore anche altri particolariisolati,chevengonodaluielaboratiall’intemodeldiscorsochesivienedivoltainvoltasvolgendo:spuntidipensierochepossonoesserericondottiaGiamblicooad Alessandro di Afrodisia, si trovavano probabilmente già nelle opere diAmmonioodi Porfirio o di Proclo, alle qualiBoezio attingeva. In conclusione,comeMarioVittorino,conisuoiscrittidilogicaediteologia,avevarielaboratoautonomamentelaspeculazionediPorfirio,cosìBoeziorielaboral’insegnamentodi Ammonio e di Proclo; entrambi,Mario Vittorino e Boezio, preparano per ilMedioevo latinoun complessodi dottrine omogeneo e in sé concluso, che saràparticolarmentestimolanteefertilediulteriorisviluppi.

A questo neoplatonismo, comunque, si arriva per gradi. Esso è collocatosoprattuttonellasecondametàdell’opera,quasicomelavettaeilculminedellaargomentazione, alla quale si giunge faticosamente attraverso altre dottrine dioriginenonneoplatonica,comequellacinico-stoicadeiprimidue librioquella,pur platonica, ma ancora non essenziale alla visione cosmica esposta dallaFilosofia, contenuta nelGorgia di Platone. L’opera presenta, dunque, una suastruttura abbastanza chiara. Dopo un inizio in tono minore, dedicato adesaminarelasituazionecontingenteincuisitrovaBoezio,loscrittoresvolgenelsecondo libro una diatriba di tipo cinico-stoico e sostanzialmente tradizionale,voltaaconfutareleerrateconvinzionidegliuominiapropositodiquellichesonoiveribeni,mentrenellaprimametàdelterzosihaunadiscussionesulmedesimoargomento, ispirata, però, alla dottrina platonica: vale a dire, si riprende ilmedesimoproblemaespostonellibrosecondo,madaundifferentepuntodivista(ora platonico, a differenza di quello cinico-stoico del libro precedente). Dopol’ampioefondamentalecarmenono,inesametri,postoametàdelterzolibro,chefunge da chiave di volta di tutta l’opera, la Filosofìa costruisce la parte piùimpegnativa e densa del suo insegnamento, che occupa i secondi due libri emezzo.

LastrutturadellaConsolatioè,dunque,unastrutturaaklimax.Ecomunque,tale ascesa è riscontrabile anche nella realtà umana, non soltanto nei gradi delragionamentofilosofico,percuidallostoicismosipassaalneoplatonismo(valeadire,dallafilosofiapiùimperfettasiascendeaquellapiùcompleta),maanchenelsensocheBoeziopassadallaconsiderazionedel suocasopersonaleall’esameditutta l’esistenza dell’uomo nel mondo e alla contemplazione della strutturadell’universo,dispostopergradi.La stessaklimax è rintracciabilenellavicendastessadiBoezio:nel primo libro lo scrittore è soltanto capacedi piangere sulla

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propria sorte;nel secondo risulta che lagloria stessada lui acquisita èvanaedinsussistente.NelterzolibrolaFilosofialoconduceadefinirelanaturadelverobene,cheèdifferentedaqueibenineiqualieglifinoadalloraavevacreduto.Nelquartoeglisiconvincecheilmalechegliètoccatononincide,inrealtà,suquelbenedelqualeeglièassolutamentesignore,percuinelquintolibroBoeziopuòinserire nella più ampia considerazione dedicata alla questione del fato, dellaprovvidenza e del libero arbitrio, la sua stessa vicenda personale. Essa, infatti(comeognialtravicendaumana,delresto),erastataprevistaabaeternodaDio,ilqualevedetuttoetuttodisponeinmodoprovvidenziale.LesofferenzediBoeziorientrano dunque nel piano della Provvidenza, che però non incide sul liberoarbitrio dell’uomo, e quindi Dio potrà ricompensare ciascuno secondo i suoimeriti. Questo è ilmessaggio della Filosofia; questa è la consolazione che essaarrecaaBoezio e,dopodi lui, a tutti gliuomini; la consolazionecontienepureun’esortazione,ancheseconclusainmodounpo’brusco,comeandremoavederetrabreve,chevalepertutti:gliuominisiimpegninoapraticarelavirtù,perchéilloroagirehaluogosottolosguardodiDio.

A questo punto, giunti, cioè, alla fine del De consolatione philosophiae, cisarebbe da domandarsi se veramente questa costruzione di pensiero, così benstrutturatanelsuoascenderepergradiallevettedellequestionipiùardueepiùastratte,siastatal’operadiunoscrittoreincarceratonelleprigionidiPavia;cisièdomandato,cioè,inprimoluogoseBoeziopotesseavereavutol’agiodidedicarsiad una meditazione tanto impegnativa sulla vita umana e sulla realtàdell’universo,purtrovandosinellaristrettezzaenellaangustiadiunaprigione,e,in secondo luogo, se l’opera stessa sia stata portata alla fine, se abbia avutol’ultimamano.IlDeconsolatione,infatti,terminaabbastanzabruscamente,comeèagevolevedere;nonvièalcunaconclusionechepermettaallaFilosofiadiusciredi scena, così come era stato descritto il suo ingresso; terminata la spiegazionerelativa all’armonioso interagire di Provvidenza e libero arbitrio, si esortasemplicemente l’uomo a comportarsi in modo virtuoso, nella convinzione diesseresempresottogliocchidiDio:unaesortazione tuttosommatoabbastanzabanale,perunadiscussionecheerastatacosìarduaesottile.Sihal’impressionecheloscrittoreabbiaabbandonatoilsuoscrivereabbastanzabruscamente,quasiin modo improvviso. Tale conclusione così imprevista, senza nemmeno unaparoladefinitiva,contrastasicuramenteconlacuraformaleelaelaborazionechecaratterizzanol’operaintera,echeeranostatepercepibilifinoalleultimebattute.Insomma, l’opera non termina in un modo che risponda alle regole dellacomposizione retorica. Dobbiamo pensare che proprio in quel momento siasopraggiuntal’esecuzionecapitale?Nonèopportunoinsisteresuquestoproblema

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ecercaredi risolverlo,chésicadrebbe in facilibiografismi.Certoèche Boezio,pursapendodiavereapropriadisposizionenonmoltotempodavivere(cfr.IV,6,5), è riuscito a scrivere un’opera di grande validità letteraria e accuratamenteelaborata. Proprio per questomotivo l’Obertello15 ha sostenuto che l’opera erastata composta prima che Boezio fosse effettivamente incarcerato, anche se lavicendapersonaleacuieglialludecontantidettagli favederecheeragiàstatocondannato. Secondo lObertello non sarebbe verisimile che Boezio in carcereavesseavutoasuadisposizionetuttiilibrinecessariperl’esameeladiscussionedeiproblemiarduiedifficilichestavamettendoperiscritto,iqualirichiedevanoconfronti con i testi greci, citazioni da poeti e da filosofi, traduzioni da operefilosofiche: al contrario, le traduzioni sono accurate, le citazioni sono di solitoprecise, e non fatte amemoria, come era abitudine degli antichi. Certo, si puòaggiungerechelastrutturadelDeconsolatione,comesoprasièvisto,mostraunasua ragione interna, che meglio si spiega tenendo conto dell’ipotesi che loscrittoreavesseavutol’agiodidedicarsiancheaquestiparticolarinonsecondari,che richiedono notevole impegno e capacità di concentrazione.Quindi, Boezio,prima di essere rinchiuso in carcere, avrebbe passato un certo periodo diprivazionedellalibertà,durantelaqualelasuacondizione,anchesenondellepiùfelici, era pur sempre tollerabile. Alcune allusioni all’intemo della Consolatiofanno pensare che Boezio potesse ancora seguire lo svolgimento della suavicenda; significativo è anche il fatto che egli nomina esplicitamente iresponsabili delle accuse di cui fu fatto segno,manon famai esplicitamente ilnomedelreTeodorico,dalqualeattendelasentenzafinale,nonostantecheegliaccennivelatamentea luipiùvolte,quandosottolinea laefferatezzae la intimadebolezzaemiseriadeitiranni.EnemmenoèdaescluderecheBoeziononvolesserichiederesolamenteunaconsolazionedella filosofia,maanche, indirettamente,uninterventoinsuofavoredelpubblico,alquale,infondo,lasuaoperaerapursempre diretta.Ma se l’ipotesi diObertello è valida, allora tanto più ci si devedomandare il perché di quella così brusca e improvvisa conclusione. Forsel’esecuzionenell’agoCalventianusfupiùrapidadiquantononciimmaginiamo.

L’ascesa del ragionamento della Consolatio alla vera dottrina, quellaneoplatonica,eallaconclusione,nellaqualesiconcentral’insegnamentopiùaltodellaFilosofia,avvienepergradi,partendo,comesièdetto,daunlivelloinferiorediconoscenza (o,addirittura,di ignoranza)pergiungereaiverticipiùaltidellaspeculazionefilosofica.

Nessunaveradottrinaneoplatonica,anzi,nessunveroinsegnamentofilosoficosiincontra,sipuòdireintuttoilprimolibro,chesiaprepresentandocilamisera

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condizionediBoezio,incarceratoedolente.Loscrittore,veramente,nondescrivel’ambiente né presenta se stesso né gli antefatti della vicenda: l’opera non haquesto intento, ma ha una funzione didascalica, che subito viene alla luce. Inmodoassaibrusco, infatti,si iniziaconuncarmeelegiaco,nelqualeuncantore(nonsappiamochisia,all’inizio:solodopolasuaconclusioneapprendiamocheaintonarequelcantosonoleMusedellapoesiaelegiaca)compiangelesventurediBoezioecontrappone la suamiseracondizionediquelmomentoalla floridezzadei tempi precedenti. Ma subito appare una donna di aspetto venerabile, dalportamentopiùaugustodiquelloumano,chefacapirediessereunadivinità(daqui lo spunto per l’ipotesi16 che la Consolatio sia una ‘apocalissi’, unarivelazione); ogni dettaglio della figura e della veste di questa donna (che è, loimmaginiamo subito, la Filosofia) possiede un valore simbolico. Quella donnavenerabilevedeleMusedellapoesiasedutepressoillettodiBoezio,cheintonanoun triste carme, ed immediatamente, forte della propria autorità, le caccia condureparoleperchéesse,coni lorolamenti,nonsonoingrado—essadice—difornirealmalatoveremedicine,cheservanoaestirparedaluilamalattiachehainfettato l’anima, ma, fornendogli inopportune dolcezze, quelle del piacere deisensi,aggravanoilmale,invecedifornirgliunrimedio.Questascena,accennatacon pochi tocchi e senza dettagli, richiama, come osserva il Gigon17, alcunielementitradizionali.Troviamol’uomogiustorinchiusonelcarcere,afflitto,conilsoloconfortodellafilosofiaedellasuavirtù:questadescrizionesembraderivatadaCicerone(Tusc.V,13eV,80)eprobabilmentequestoquadroeratratteggiatoanchenelHortensius (framm.104Grilli): si tratta,dunque,probabilmentediuntemadicarattereprotrettico.Parimentianticoèilconcettochelafilosofìaècoleiche cura i mali dell’anima: esso è presentato da Platone, da Aristotele, ed èampiamente sviluppato ancora da Cicerone, nel terzo e nel quarto libro delleTusculanae. Ciò fatto, tocca a Filosofia compiangere (carme II) lo stato diafflizioneediabbattimentointellettualeemoralenelqualesitrovailsuoallievo,che nel passato aveva dedicato tutte le sue energie ad indagare i problemi piùarduiediffìciliqualilascienzadellanaturael’astronomia,simbolo,quest’ultima,dello studio disinteressato e di argomento sublime. Il lamento di Filosofia è,dunque,paralleloaquellodelleMuse,masiopponealloronelcontenuto,neifinieneitonipoetici:Boezioèoraimmersonellamateriaenelletenebre,edildoloreed il lutto che lopervadonoe cheeglimanifestanon sonoaltro che il sintomoesternodell’errorenelqualesitrova: inveceglistudicheegliavevacoltivatoinpassato lo rendevanouguale aDio. La Filosofia si fa riconoscere daBoezio, edassume immediatamente la propria funzione, che è quella di consolare, cioè diguarire dallamalattia dell’anima: la vera consolazione, infatti, non consistenel

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porgere superficiali fomenti che con la loro momentanea dolcezza smorzino ildolore,manelguarireveramente,nelcurarelecause,insomma,enonglieffettisoltanto.Laconsolazionefilosoficaeraconsideratanellaantichitàunacurache,in quanto osservava, nell’anima, determinati sintomi e applicava ad essi lecorrispondenti medicine, era analoga a quella del corpo, per cui impiegavanormalmente(ancheinquest’operadiBoezio)lestesseespressionitecnichedellamedicina. Pertanto anche i ragionamenti della Filosofìa, a mano a mano cheapprofondiscono il problema della vita del singolo, di Boezio, immerso nellarealtàdelmondocheèstatocreatoegovernatodaDio,sifannopiùdifficiliepiùardui:essisonperciòparagonatiadellecure,chevengonoapplicatealmalato,eche sono prima più leggere, poi sempre più impegnative e raggiungono ilprofondo.LaFilosofia,pertanto,toccagliocchidelmalato,esubitosisgombralanubechelioffuscava: ilcarmeIII illustra,permezzodiunparagoneconilsolecheappareailluminarelaterradopolatempesta,questoprocessonell’animodiBoezio.

Comincia,quindi,nellaprosa3, lacuradell’anima,cioè laconsolazionedellaFilosofia.InnanzituttosifaosservareaBoeziochequellochegliètoccato,cioèlapersecuzionecheimalvagihannoinflittoaluiinnocente,nonèdiversodaquelloche in passato era toccato a lei stessa o ad altri filosofi (Socrate, Anassagora,Zenone e i latini Canio, Seneca, Sorano): considerazioni, queste, che eranocomuninellaletteraturaconsolatoriaantica(adesempio,lamortetoccataadunapersonacaranonèaltro,népiùnémeno, cheun fenomenoche si riscontra intuttol’universoperleggedinatura).Inognimodo,perquantoviolentieprotervipossanoessereinemicicheassalgonoemaltrattanoifilosofi,questisirifugianosicuri nella torre della sapienza, lasciando senza crucciarsi che gli assalitorisaccheggino cose di poco conto: detto in altre parole, le violenze esterne nontolgono al sapiente i beni interiori, che sono la cosa più preziosa, ed egli puòtranquillamente abbandonare i beni materiali, che posseggono poco valore, alsaccheggio dei violenti. Questa superiorità del filosofo è ribadita nel carmesuccessivo, che presenta in rapido scorcio il tiranno (che è il violento pereccellenza)inpredaalturbamento,mentreilfilosofopermanenellasuaserenità.

Il motivo delle prepotenze e delle prevaricazioni che i malvagi arrecano aibuoniporgenaturalmenteaBoeziol’occasionedipresentaredettagliatamentelapropriaautodifesadalleaccuserivoltegli:essacostituisceunasezionedell’operaper noi importante, perché ci permette di conoscere, almeno a grandi linee, gliavvenimentirelativiallasuacondannaealprocesso(prosa4).Ilfilosoforievocailsuo passato e riafferma con orgoglio i nobili sentimenti che hanno sempreispiratoilsuocomportamento,conformementeaipiùpuriprecettidellafilosofiadi Platone, allorquando, per il bene comune, si oppose alle prepotenze e alle

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insidiedi spregevoli personaggi (danotare che costoro sono tuttideiGoti, cioèappartengono alla classe dei dominatori e della cerchia di Teodorico)—non siparla, tuttavia, del re stesso, al quale non è rivolta nessuna accusa. La nobiltàd’animo di Boezio, purtroppo, non ottenne dal Senato la riconoscenza chemeritava,nonostantecheeglifossescesoincampoadifesadelladignitàedegliinteressi del Senato stesso; al contrario, l’ordine senatorio si era mostratoincapacedidifenderelaproprialibertà,o,perlomeno,coluichesieraespostoadifenderla in sua vece. Boezio insiste a narrare dettagliatamente le ingiustiziesubite,maquesteconsiderazioni,comunque,trascendonoilsuocasopersonaleedebbonoessereproiettatesututtalacondizioneumana,perchéfatteallapresenzadella Filosofìa, che è un valore universale.Di conseguenza è Boezio stesso cheintona il carme successivo, a differenza di quanto avviene di solito nellaConsolatio, ove è la Filosofìa a chiarire ulteriormente e sintetizzare, permezzodellacomposizionepoetica,irisultatiraggiuntinellaconversazioneinprosa.Eglisi rivolge al creatore e reggitore dell’universo, sottolineando il contrasto tra ildisordine che domina nelle vicende umane e l’ordine che regge i fenomeninaturali: la preghiera è che anche agli uomini si impongano, alla fine, le leggidell’armonia cosmica. Questo carme, particolarmente significativo, giàpreannuncia l’intendimento e gli scopi dei ragionamenti suecessivi. Ma lacommozione di Boezio induce Filosofìa a intervenire ancora una volta percorreggereglierrorideldiscepolo.Laverapatriadell’uomo,elladice,èaltrove,airintemodei limiti fissatidalla filosofia stessa, essaosservanellaprosa5, edatalepatriaBoeziosièallontanatodipropriavolontà.Nessuno,infatti,puòessereesiliatodallasuaverapatria:chineèlontanosièestromessodasolo.Percuiilpresuntodisordinechesconvolgelevicendeumane,inrealtànonesiste,perchéèilsingoloche,dasolo,abbandonalapropriacondizionediequilibrioediatarassiae si lascia turbare da quello che proviene dall’esterno. Il vero uomo nonappartienealregnodellamolteplicità,deldisordine,maaquelregnoincuiunosolo è signore e sovrano, come dice un famoso verso omerico, che ancheAristotele aveva ripreso, dandogli un significato teologico, nella suaMetafisica(1076a 4). Pertanto l’evidente sconforto in preda al quale Boezio si trova èsintomo di un errore, di un turbamento che lo pervade nel profondo e gliimpedisce di trovare il vero significato dell’esistenza umana. Come nelmondoterreno ogni cosa possiede il suo giusto ordine e ha un suo compito specifico,altrettanto deve avvenire nelle azioni degli uomini: altrimenti i loro esiti nonsarannofelici.Questaconclusionedicaratteregeneralesuggellailpensierodellastessaprosa5, che il rimediogiustodeveessereapplicatoalmomentogiusto; epoiché è predominante qui l’idea della cura dei mali dell’anima, la Filosofìa,

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prima di applicare il rimedio aBoezio, vuol far risaltare davanti agli occhi delmalato stesso quanto sia grave la sua malattia, per cui lo interroga per fareemergere il suo stato di ignoranza, di confusione, di torpore. Boezio sa,comunque,cheilmondoèstatocreatodaDio;ilmalatopossiede,perciò,ancorauna scintilla di salute, che sarà compito di Filosofìa attizzare e irrobustire, inmododaottenerelapienaguarigione.Unavoltaassodato,quindi,cheilmondoèstatocreatodaDio,bisogneràindagaresulloscopoesulfinedell’universoesullanatura dell’uomo, che in esso vive (prosa 6): è quello che Filosofìa farà nellasecondapartedell’opera(libriIII-V).SuquestomotivodelFarmoniacosmica,chedeveregnareanchenell’animodell’uomo,siconcludeilprimolibroconuncarmedi notevole significato (VI): esso pertanto sembra essere il motivo centrale delprimo libro, che, se considerato dal punto di vista della struttura e dellaconcatenazionedelpensiero,sembraunpocodisordinato.

Piùcompattoèilsecondolibro,cheapparetuttoincentratosultemafilosoficoemoraledellavanitàdellecoseumane:essocostituisceilprimorimediodeimalidiBoezio,edèsvoltoconemotivitàevivacitàoratoria,piùchepermezzodiunapacatariflessionefilosofica,manonperquestoèmenoconvincente.Comegiàilprimolibrorisultavadivisosostanzialmenteindueparti(richiestapressantedellaFilosofìaaBoezio,chesistacchidallecosedelmondo,eautodifesadiBoezio,cheabbisognaoradiunacuraspirituale),qosìancheilsecondosipuòdividereinduesezioni:nellaprimasiconsiderailrapportodelFuomoconlafortuna,dellaqualesisottolinealacontinuamutevolezza,anchesetalemutevolezza,inognicaso,siinseriscenell’ordinedellecosevolutedaDio,percui intaleordinetrovalasuapiùintimagiustificazione;nellasecondasiconcludechel’errorediessersifidatodellamutevolezzadella fortunanonpuò essere altro chediBoezio stesso.CosìBoezioinnalzaadunlivellodimaggioredignitàontologicailconcettodifortuna,la quale comunemente era considerata una realtà dai contorni imprecisi, chesfuggiva ad ogni considerazione oggettiva, ma appariva come qualcosa diinafferrabile e tale che la sua incidenza si prestava soprattutto a considerazionimoraleggianti o di carattere letterario. Bisogna osservare, tuttavia, che già lostoicismo, cheBoezio sicuramente conosceva, aveva assegnato alla fortunaunasuafunzioneprecisanell’ambitodellarealtàdell’universo.Maquestavalutazionedellafortunacomeentitàmetafìsicasaràoggettodelladiscussionesuccessiva,delquartoedelquinto libro:peroraBoezio simuove (certovolutamente, invista,cioèdellastruttura,ascendentepergradi,dellasuadottrina)sudiunlivellopiùbasso,allineandosiallenumerosediatribeantiche,dedicatealtemadellafortuna,del suociecovolere,dellanecessità inderogabileper il sapientedinon lasciarsiturbareda essa. Si trattadi considerazioni che eranodiventate trite soprattuttonella filosofìa stoica e in quella cinica, nella prosa moraleggiante dell’età

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imperiale:moltiechidiquestediatribe,spessoimpiegateconintenticonsolatori,comegiàinSeneca,primaancoracheinBoezio,siriscontranoinquestepagine;accantoaquelladiSeneca, è forte lapresenzadiCicerone, ilquale, soprattuttonelleTusculanaeeprobabilmenteanchenellaConsolatioscrittaperlamortedellafiglia,avevaimpiegatoimedesimimotiviconsolatoridioriginecinica.Delresto,proprioallafinedelsecondolibroiriferimentiaCicerone,epiùspecificamentealSomnium Scipionis, diventano particolarmente marcati ed evidenti. Così, permezzo di patetiche allocuzioni ed esortazioni a non credere alla fortuna, e digiustificazioni,addottedallafortunastessa,adifesadelpropriooperato,chepuòapparire forseciecoe ingiustoachiè semprerivoltoalla ricerca insaziabiledelproprio tornaconto, ma non mai realmente assurdo (una prosopopea non raranella prosamoraleggiante dell’età ellenistica e imperiale), si svolgono le primedueprosedelsecondolibro,aciascunadellequalisiaggiungono,senzaarrecaremotivinuovi,icarmirelativi.

Terminata questa prima parte, di carattere generale, dedicata a investigaresullarealtàdellafortuna,sulsuodominiosugliuomini,sull’atteggiamentocheilsapiente deve assumere di fronte a lei, e nella quale il nostro scrittore non sidistingue,infondo,daunSenecaodaunDioneCrisostomo,sipassapoi(prosa3e 4) al caso particolare di Boezio, il quale era stato abbondantemente favoritodallasortenegliannipassati,e inparteanche inquelmomentostesso incuisilamentava, dato che,mentre lui era in carcere, erano comunque sani e salvi egodevano di una prospera condizione le persone che a lui erano più care. Lafortuna, dunque, non gli era divenuta del tutto avversa, nonostante quello chepotesse sembrare. Boezio, quindi, non ha alcunmotivo di lamentarsi: essa si ècomportata secondo il suo costume; è stata, cioè,mutevole e cieca,ma non hafattonientedidiversodaquellocheènellasuanaturafare.Icarmirelativi,ancheinquestocasononmoltosignificativi,confermanoquestedottrine.

Con la seconda parte del libro, il quale ha inizio con la prosa 5, la Filosofiapassaadunsecondogradinodellasuacura,applicandoaBoeziodeirimedipiùenergici. Essi consistono nelmostrare come tutte le cose che l’uomo crede chesianobuone,inrealtànonsonotali,nellaloropiùintimaessenza,comeilpotere,laricchezza,ladignità,osonocaduche,ancheseposseggonoalmenoinparteunvalore positivo, come la gloria e la fama. Il discorso che si viene svolgendointroduceunaseriediconsiderazioninonparticolarmentenuove,chesimuovonoanch’esse,comegiàleprecedenti,nell’ambitodellaprecettisticafilosoficadell’etàgrecaeromana;ancoraunavoltaSenecaeCiceronemoltoverisimilmentesonostatiimodellidiBoezio,enonèdifficileriscontrarenelleoperediquelliimotiviai quali il nostro scrittore ha attinto. Questi motivi topici costituiscono il

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contenuto anche del carme successivo (il quinto), che contiene una descrizionemolto manierata della antica età dell’oro, quando l’uomo viveva senza averbisogno di alcuna cosa, contento solo di quello che la natura gli offriva.Convenzionali sono anche le considerazioni della prosa successiva (n. 6), nellaqualevienecriticatoildesideriodeglionoriedellecarichepubbliche:essi,infatti,nonrendonomigliorel’uomo,maalcontrariolocorrompono,sìcheèl’uomoarenderedetestabile ilpotere.Nesonounariprovafattiepersonaggifamosi,chevengono citati, secondo un atteggiamento didattico caratteristico, a mo’ diesempio:inparticolareèNeronecoluicheimpersonailtipodeltirannocrudele.

Ildiscorsopotrebbeaquestopuntoconsiderarsiconcluso;inveceBoeziovuoleesaminare a parte un ultimo problema, che solitamente nelle trattazionimoralistichedella filosofìaanticaècollocato, inununicomotivodicriticaedicondanna, insieme con quelli precedenti: il desiderio della gloria.Ora pertanto(prosa 7) il discorso di Boezio compie un vero e proprio salto di qualità,abbandonando i motivi convenzionali e topici per assumere coloriture affattopersonali. È un ex console, che parla, una persona che aveva iniziato il cursushonorumnellaprimagiovinezzaeavevaesercitatocaricheimportantinegliannipassati, come egli stesso aveva detto con un certo compiacimento e conabbondanza di dettagli in una delle sue prose precedenti. La fama e il poterepoliticodicui loscrittoreavevagodutocontrastanodolorosamentecon la tristesituazioneincuioraeglisitrovamentrescrivequesteamareconsiderazionisullavanitàdellagrandezzaumana.Ènaturale,quindi,cheinquesteparolediBoeziosullagloriaorarisuoninodeimotivipersonali,chenonsipotevanoleggerenellediatribe, destinate a tutti gli uomini senza tener conto dei casi concreti, daimoralisti antichi; Seneca potrebbe rappresentare un’eccezione a questa prassidiatribica, perché anch’egli si era dedicato alla filosofia contemporaneamente edopo l’esercizio del potere. Boezio confessa apertamente di aver ricercato lagloria,anchesenonperdesideriodipotenzaopervanità,maperpermettereallavirtùdimanifestarsiconl’attivitànellavitapolitica.Maanchelagloriaumanaèlimitatanello spazioedibrevedurata, replica laFilosofia.CosìdicendoBoezioriprendemoltedelleconsiderazionigiàsvoltedaCiceronenelSomniumScipionis,alqualeloscrittoresicollegapalesementeinpiùdiundettaglio.Maquellochepotrebbe sembrare un aggancio di carattere puramente letterario ed erudito èvivificatodallapersonaleadesionedelloscrittoreadunavisionesconsolataenonottimistica.CertamenteancheCiceroneaveva sottolineato labreveduratadellagloria umana e la sua diffusione entro angusti spazi,ma aveva anche additatoall’uomopoliticounsuo fineproprio,cheservivaasuperare loscoramentocheavrebbeprodotto laconsiderazione troppodisincantatadellavanitàdellagloria:

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talefineconsistevanellavitanelcielo,nelritornoaquellacondizioneoriginariadalla quale l’uomo era disceso, nel raggiungimento di una realtà beatificanteriservata esclusivamente a coloro che avevano ben meritato della patria. Ilconcettoèripetuto,maconmoltominorefficacia,nelcarmesuccessivo(icarmidiquestolibrononsidistinguonoperpregiparticolari,adeccezionedell’ultimo,chesisollevaagrandealtezzapoeticaesicaratterizzaperladensitàdelpensiero).

Conlaprosa7econleamareconsiderazionisullabrevitàesullainutilitàdellagloriaumanasiconcludeilpensierofondamentaledelsecondolibro,alqualesiaggiungono un passo in prosa ed uno in poesia che hanno, tuttavia, pocaattinenzaconiltemaprincipale.Ilprimodiessi,cioèlaprosa8,èanchepiuttostoinconcludente e privo di una vera idea conduttrice, oltre a tornareinopinatamente sul tema, già trattato, della fortuna (la fortuna ha, almeno, ilmeritodifartidistinguereiveridaifalsiamici),mentreilcarmeVIII,chechiudeillibrosecondo,meritabenaltraconsiderazione.Èuncarmeveramenteispiratoeperfettonellasuacuraformaleepuòessereconsideratocomeunodeipiùelevatidella Consolatio. In esso Boezio svolge un’esaltazione dell’amore cosmico, diquella forza che domina e trascende le particolarità dei singoli fenomenicontingenti e risolve i contrasti in un’armonia superiore. Questo avviene sulpiano della realtà sensibile, nella quale le forze contrastanti sono legate da unaccordoeternoedaun’armoniaproduttricedipaceediequilibrio,mapurtroppononavvienenelmondodegliuomini,nelqualenonregnal’amore,chedovrebbeinserire quel mondo nell’armonia universale. Con queste considerazioni ilneoplatonico Boezio non può essere collocato sulla medesima linea di unEmpedocle, che aveva visto nell’amore una forza che domina sull’universo inconcomitanzaconl’elementodisgregante,Podio:perBoezio,l’«amorchemuoveil solee l’aitre stelle»èuna forzametafisica,è l’effettodell’aspirazionedi tuttol’universoaDio18.Ilcarmesignifica,aquestopunto,cheilpoteredellafortuna,sul quale aveva così a lungo insistito il libro secondo, è oramai superato: forzadominanteintuttol’universoèl’amoreperDio;adessosidovràoradedicareilpensierodiBoezio,egiustificare razionalmentequelloche l’empito liricoavevaenunciatoinunprimomomento19.

Se ilsecondolibrosimuovevainunambitodipensieridominatosoprattuttodallafilosofiacinico-stoicaedallaletteraturaprotretticaeconsolatoria,ilterzociintroduce, invece, nel pensiero che più è vicino al cuore del problema, e cioèaffrontaladefinizionedeltelos,delfineultimodell’uomo,dalpuntodivistadelplatonismo:stiamoaffrontandooramai lapartepiùsignificativaepiùpersonaledellafilosofiadiBoezio.QuestolibroèdivisoinduesezionidalcarmeIX,lacuiimportanza fondamentale per tutta l’opera, per quanto concerne il contenuto

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filosofico,verràposta in lucealmomentoopportuno:quibisognaosservarechegiàlasuacollocazioneèimportante,perchéserveadividereinduepartinonsoloilterzolibro,maanchelaConsolatiointera.Primaditalecarmeilproblemadeltelosèaffrontatoinnegativo:siesamina,cioè,qualicosenoncostituiscanoilverofinedell’uomo,mentredopodiesso,appunto,ladiscussionesiincentraadefinirechecosaeffettivamentetalefinesia.

Dopouniniziodicarattereinterlocutorio,chetomaaimpiegarelaoramaibennota immagine della ‘cura’ dell’anima (la Filosofia trova che ora è giunto ilmomento di applicare al malato delle cure più energiche: prosa i e carme I),Boezioproponeperboccadella suamaestraunenunciato che, in fondo,derivadallaEticaNicomacheadiAristotele:ogniuomoricerca la felicità, soloche talericerca viene deviata dalla natura umana, che è attratta da false immagini dibene, e quindi persegue come se fosse vero bene quello che in realtà non lo è(prosa2). IldiscorsodellaFilosofìa,aquestoproposito, risultaanalogoaquellodelsecondolibro,ovesidicevacheibeniricercatidagliuominisonotalisoloinvirtù del loro errato giudizio e non sono veri beni, ma in quel contesto siinsisteva, con tono protrettico e diatribico, sulla vanità dei beni terreni, qui,invece,siosservachetuttoderivadall’erroreumano,cheèinpredaalleillusioni,quandoconsideraveribeni ibeni terreni.Laricercadelbene, ripeteBoezionelcarme II, accomunauominieanimali,perché in tuttigli esseriviventi è innatosiffatto impulso: tale concetto della universalità della aspirazione dell’uomo albeneciintroduceallaformulazionesuccessiva,dallaqualerisultacheilteloshauncaratterediuniversalitànonapartesubiecti,maaparteobiecti,perchéessodeve escludere ogni bene che sia solamente particolare. Il vero bene deveassommareinsétuttiibeniparticolari(prosa9).Orbene,ilcomplessodellibro,che inizia dalla prosa 3 e si prolunga fino al carme Vili, serve a mettere inevidenzal’erroredegliuomini,cheperlamaggiorpartesonodistrattidietrofalseimmagini nella ricerca del vero bene: essi, infatti, vanno dietro alle cose delmondo,nonperseguonoilbeneassoluto,maunbenerelativo,chesoloinparteèbuono,percuiognibenelimitatoportaconséinevitabilmenteunapartedimalee di dolore e, soprattutto, non comprende tutti gli altri beni. In tutta questadiscussione Boezio sembra attingere con notevole insistenza alla filosofiaplatonica,piùprecisamentealProtagora,ancheseleargomentazionidelfilosoforomano sono destinate ad una conclusione diversa, e anche se il concettofondamentale è da inserirsi nella dottrina neoplatonica. Platone, infatti, avevaindagatosulproblemaselevarievirtùfosseroqualcosadidiversol’unadall’altrao costituissero, tutte insieme, un’unità; Boezio osserva che gli uomini hannoindebitamentediviso inunamolteplicitàdibeniapparentiquelloche,nella sua

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sostanza,èunico.È ladottrinastoicadelladifferenza trabeniesternie,quindi,non realmente tali, e bene vero, che è ripresa da Boezio e trasformata con laconclusionecheilbeneveroèunicoesiidentificaconDio.

Viene ora il già ricordato carme IX, un inno di invocazione al Diodell’universo, intonato dalla Filosofìa con la partecipazione commossa del suodiscepolo,perchéDioconcedaaentrambilaconoscenzadellerealtàpiùelevate:essa soltantoprocuraanche la conoscenzadel telos e il suo conseguimento; giàPlatone, del resto, aveva detto che prima di un’impresa importante si deveinvocareDio (cfr.Tim. 27c).Posta,dunque, comebasediogni indagine laveradottrina (cioè la dottrina neoplatonica), è su tale base che si dovrà costruire ladiscussione successiva, la quale, appunto, costituisce la pars construensdell’opera.Ladensitàdelpensierocontenutodalcarmesaràmeglio illustrata indettagliodall’esamediessonelcorsodellanostralettura,nelcommentoaisingoliversi.Ilcarmeche,comesièdetto,èuninnoaDio,necelebralelodi,esicolloca,comeultimoesplendidoesempio,nellalungatradizioneletterariagrecaelatinadegliinnialladivinità,cherisalivafinoadOmero.IlcristianoBoeziosièrivoltoaDioscrivendolasuapreghieranelleformedellaculturapagana,dellaqualeeraimbevuto: e non solo in questo carme, del resto,ma nella architettura del suopensiero,nellacreazionediunalimpidaprosafilosoficaenellacostruzionediunalimatapoesiadidascalica.Innipoeticidicontenutofilosoficoereligiosoeranodasempreesistitinellaculturaellenisticaeromana;innifilosofici,diesaltazioneediadorazionedelDiocristiano,eranostaticompostidaSinesiodiCirene;piùvicinaa Boezio, e probabilmente a lui nota, era l’opera di Marziano Capella, il Denuptiis Mercurii et Philologiae, nella quale si incontrano inni di contenutofilosofico-religioso, e la filosofia professata da Marziano nella sua operaoscurissimaenebulosaera,appunto,ilneoplatonismo(sileggailcarmediII,185-193). Niente delle nebbie di Marziano, però, è passato nella limpida poesia diBoezio, il quale ha saputo concentrare in trenta versi la dottrina platonica delTimeo, insieme a spunti di esegesi neoplatonica, tratti da Proclo e altri filosofidell’epoca.Diocreatore,rimanendoimmoto,èilmotoredell’universo,etuttologoverna con leggi eterne e razionali; tale governo del mondo è ispiratoesclusivamente dalla bontà e si manifesta mediante un ininterrotto rapportoarmonioso delle singole parti tra di loro, rese vitali dalla presenza dell’animacosmica, che tutte le pervade. Quest’anima, che è all’interno del mondo, è daintendersiallamanieraplatonicacomeprincipioeternodivitaedimoto(cfr. ilpasso, fondamentale per tutta l’esegesi neoplatonica, di Phaedr. 245c sgg.); mavienemeglio definita, in seguito, secondo gli sviluppi che il neoplatonismo hadatoalladottrinadelTimeo(36bsgg.):essasidivideindueparti,ciascunadelle

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quali ritorna su se stessa attraverso un moto circolare: è il moto della’conversione’,comelachiamavanoineoplatonici,cheriproduceilritornodituttele realtà al loro principio vitale, dopo che questi le ha ‘prodotte’ permezzo diuna ‘processione’ (proodos)20. Lamedesima esigenzadel ’ritorno’ (epistrophé) èpresentenell’animaumana,arricchitadalconfortoedalsostegnochel’intellettole conferisce.Dall’animadelmondoprovengonopoi le animedei singoli esseriviventi,cioèdegliuominiedeglianimali tutti, lequalisonodotatediun’carroaereo’,cioèdiunveicolomateriale,sì,maleggerissimoconilqualeessepossanoattraversareleregionidelmondoterreno.Poiché,dunque,tutteleanimeaspiranoa questo ‘ritorno’ al Dio che le ha create, ora Boezio per bocca della Filosofiainvoca: da, Pater, augustam menti conscendere sedem. Solo a Dio, infatti, noidobbiamotenerfissolosguardo,chéDioèilnostroprincipio,laguida,lastradaeilfineultimo.Così,dopol’ampiatrattazionedelladottrinadiDio,celebratonellamaniera tradizionale con un inno che elenca tutte le sue aretài, tutte le sueprerogative,Boezio,sempreseguendolenormefissatedallatradizioneletteraria,intona la sua preghiera, che si riassumenel desiderio di conoscereDio; e nellaconclusione del carme si ribadiscono di seguito tutti i termini che servono adesignarelarealtàassolutamentetrascendente.

Gli ultimi versi dell’inno hanno stabilito che solo Dio costituisce il vero emassimo bene.Una volta che questo è stato posto come premessa, bisogna poiriscontrarne la validità; ma in ogni caso si è fatto un passo avanti nelladiscussione,datoche laprimametàdel libro terzoeraarrivata, in conclusione,allanegazionedituttiibeniumani,inquantoessinonposseggonolaprerogativadiessereveribeni. Insostanza,comesipuòdimostrarecheilsummumbonum,che costituisce il telos della vita umana, è Dio? Questa conclusione era, in uncertosenso,implicitaintuttaladiscussioneprecedente,nellaqualesisvolgevaladimostrazionedella insufficienzaditutti ibeniterreni,manonerastataancoraapertamenteenunciata.Fondamentale,perquestoscopo,èlaprosaio,laqualeètutta incentrata su di un preciso postulato neoplatonico: la presenza dellaimperfezionesiconfiguracomeundepotenziamentodellaperfezione;nonsipuòprocedereperuncamminoascendente,perchétuttalarealtàèstrutturatainunascala discendente. Il ragionamento di Boezio si svolge attraverso una serie dipostulati. Bisogna vedere se esiste nella realtà cosmica quel sommo bene cheFilosofìa aveva indicato poco prima.Ma l’esistenza di tale sommo bene è soloaffermata per via di postulato ineludibile, non è dimostrata: «sed quin exsistatsitquehocvelutiquidamomniumfonsbonorumnegarinequit.Omneenimquodimperfectum esse dicitur id imminutione perfecti imperfectum esse perhibetur»(«Manonsipuònegarechequestobeneesistaesiacomelafonte,secosìsipuò

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dire,dituttiibeni:infattituttoquellocheèdettoimperfettoèdefinitotaleperladiminuzionedelperfetto»).Danessunaparte,finora,erastatodettocheesisteunfonsbonorum,equestoperchél’origineditutti ibenièDio, lacuiesistenzasiaper il cristiano sia per il neoplatonico non abbisogna di dimostrazione. È ilsignificato della realtà materiale, invece, che deve essere adeguatamenteinterpretato. Orbene, nella discussione precedente era pur sempre emerso chenellafelicitàconsistevailsommobenedegliuomini,ancheseglialtribeniterreniapparivano soltanto come beni parziali e non si identificavano totalmente conessanélaprocuravanoinmodoassoluto.MaFinnochelaFilosofiahapoicantatoha esaltato Dio come il sommo bene. Poiché non possono esistere due realtàsomme, se ne deve concludere che, anche per l’uomo, e non solo consideratoontologicamente in sé, Dio si conforma e si presenta come summum bonum equindi si identifica con la felicità.Questa affermazionederiva aBoeziodaunalunga tradizione neoplatonica: accennata, in ambiente latino, da Calcidio, chenellesue linee fondamentali sierarifattoaPorfirio (è inPorfirio, infatti,chesitrova esplicitamente affermata l’identificazione di Dio con il bene), questaidentificazione ebbe poi più ampia applicazione in Agostino, il quale, tuttavia,evita quella accentuazione di tipo panteistico che Boezio le conferisce, comeandremoavedere trapoco. Infatti,prosegueBoezio,gliuomini,partecipandoatale felicità, che si identifica con il sommo bene, diventano, in un certo senso,partecipi di Dio: una affermazione, questa, densa di significato, che porta alleestreme conseguenze la riflessione sul concetto di partecipazione, che era statotipicodella scuolaplatonicaeacui siera interessatoancheAgostino21. In ognicaso,conquestaaffermazione:Dioèilsommobeneetuttigliuominiricercanoilbene,sirispondealladomandapreliminarechelaFilosofiaavevapostonelprimolibro(prosa6):qualesialoscopoultimodituttelecose.Loscopoultimoèilbene.

Inconformitàconquestoimportantissimorisultatoacuisiègiunti,ilcarmeXesortagliuominiavolgereillorosguardoallapatriaceleste,ovepossonotrovarelalorofelicità.Essa,infatti,nonrisiedenellaterra,chéitesorimaterialiservonosoloa farvieppiù sprofondare l’uomonella tenebra.Maqualè,dunque,questobene?Ancoranon si era risposto allaquestionediquale fosse la suanatura.Atale questione risponde la prosa n. Precedentemente si era detto che il bene inrealtàèunicoetrascendente,inquantonessunodeibeniterreni,cheeranostatipassati in rassegna, era tale da poter escludere ogni altro; poi il vero bene erastatoidentificatoconlafelicitàeconDio;orasiaffermacheilverobeneèDioedè uno partendo da un’altra serie di considerazioni, alla base delle quali vi èsempre la realtà diDio.Dio, infatti, fornisce a tutte le cose la loro sussistenza,noninquantolecreimaterialmenteoletenganellavita,mainquantofornisce

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adesselaverapossibilitàdiesistere,checonsistenell’essere,ciascuna,unacosa.Dioè,comeavevaaffermatoPorfiriosviluppandoladottrinaealcuniaccennidiPlotino, l’uno; il neoplatonismo boeziano, al quale si aggiunge senza dubbio laconfermadelladottrinacristiana,insegnaparimenticheDioèl’uno;ecomeperPlotinol’Unoèlacausadell’esistenzadituttelecose,cosìperBoeziol’unità(chesostanzialmente si identifica conDio)permette a tutte le cose la loro esistenza.Pertantotuttelecose,siaquelleanimatesiaquelleinanimate,tendonoall’unità,perché senzadi essanon esisterebbero, e questaunità è il bene, questaunità èDio; ilcarmeXItraedaquestaaffermazionealcuneconseguenzeche,forsenonsonomoltocalzanticonlaconclusioneacuisieragiunti,comel’esistenzadellareminiscenzanegliuomini.

Segue un’altra dottrina fondamentale, quella della non esistenza del male.StabilitocheDiosiidentificaconilsommobene,nederiva,inprimaistanza,chenonpuòesistereunprincipiodelmale,ché,altrimenti,esisterebberodueprincipi(equestopuntofermodelladottrinaneoplatonica,dellanonesistenzadelmale,era stato sottolineato soprattutto dagli scrittori cristiani in polemica con ilmanicheismo);poiché, inoltre, tutte lecosetraggonodall’unola loroesistenzaenonpossonoesisteresenzal’uno,cioèsenzaDio,nessunacosaè,diconseguenza,malvagia; e infine, se Dio, che è il sommo bene, è l’essere per eccellenza (inquestadottrinasonopresentialcuneformulazionieproblematichediscussenelleoperelogichediBoeziostesso,comeildehebdomadibus),neconseguechequelloche è malvagio non ha esistenza. Questa era stata una dottrina fondamentaledellatradizioneplatonica,siapaganasiacristiana:lasi incontra,adesempio,inPlotino,inOrigene,inGregoriodiNissa,inAgostino22.

Il libro si conclude con la rievocazione del mito, interpretato in chiaveneoplatonica, della discesa di Orfeo negli inferi. Essa simboleggia la discesadell’uomo nell’oscurità del mondo materiale, dal quale egli può e deveriemergere. Ma l’uomo faccia attenzione a non volgersi di nuovo indietro aconsiderare la materia, per non ricadere in essa, così come era succeduto adOrfeo,che,peraverrivoltoilsuosguardoindietro,cioèalTartaro,avevaperdutoEuridice (carmeXII). Leggiamo qui una interpretazione neoplatonica di questomito,cheeraassaidiffusaanchepresso iGreci;ènoto,delresto, l’interessedeineoplatonici (ma già anche degli stoici) per i miti, e in particolare per i mitiomerici,chequeifilosofivoglionointerpretareallegoricamente.Delresto,datalacentralità dei poemi omerici nella cultura antica, non meraviglia che ineoplatonicinonintendesseroescluderlidallacostruzionedelloropensiero,masirivolgesseroancheadessipertrovare,medianteunaappropriatainterpretazioneallegorica,unaconfermaallepropriedottrine.

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Con il quarto libro si affronta un altro punto fondamentale della teodiceaboeziana:oramaiilragionamentodelnostroscrittorehaabbandonatoledottrinepreliminari e si volge dirittamente verso il nucleo centrale della sua dottrina.Ammettiamopurecheilmalenonesista,osservaBoezio:èunfatto,però,chegliuomini commettono il male, e quindi esso esiste, se non sul piano ontologico,certo su quello morale; da qui la necessità di considerarlo come esistente inqualchemodo, per annullarne il danno e l’efficacia.Che colui che commette ilmale sia — contrariamente alla comune convinzione degli uomini — debole,infelice e degno di commiserazione, a differenza dell’uomo onesto, è un puntofondamentale dell’etica, che aveva animato, molti secoli prima di Boezio, ladottrina di Platone ed era stato splendidamente dimostrato dal Gorgia23. Gliuomini,infatti,tendononaturalmentealbene,siaaquelloverosiaancheaquellosoltanto apparente;mamentre colui che è buono può in ogni caso compiere ilbene,altrettantononpuòfareilmalvagio,operchéètale,equindinonvuolediproposito comportarsi rettamente, o perché è acciecato dall’errore, e quindicommette il male scambiandolo per il bene. Ma colui che non può compierequellacosachevuolefareecheèportatoafareperforzadinaturadeveessereritenutopiùdeboledi colui chepuòcompierla, equestovaleancoradipiùpercoluichenonpuòcompierelacosapiùeccellenteditutte,ecioèilbene(prosaI).Chi è convinto di questa verità può oramai affrontare con le sue sole forze ilviaggio di ritorno verso la patria celeste, perché non sarà più turbato dallaviolenzaedaldisordinedelmondo,comesiaccennaallafinediquellaprosaesiconferma con lirico slancio nel primo carme. La prosa successiva illustra ildiscorsoapparentementeparadossaledelGorgiaplatonico(466bsgg.),confermatoanche dal carme II (breve ed efficace descrizione del contrasto tra l’aspettoesterioredelviolento e la sua intimamiseriadiuomo incatenatoallepassioni).Gliuominibuoni,quindi,posseggonocomepremiolapropriabontà,chenessunopuò strappare loro; pertanto essi sono destinati a diventare, in un certo senso,Dio,grazieallapresenzainessidelbene,cheèDiostesso;alcontrario,imalvagisi sprofondano sempre di più in una condizione ferina e perdono i connotatiumani(prosa3):unadottrina,questa,cherisalivafinoalFedoneplatonicoecheeracomunealneoplatonismoingenerale.Taleconvinzioneèconfermata,ancoraunavolta,dallainterpretazioneallegoricadiunmito,eprecisamentediquellodiCirce, laqualeavevatrasformatoinporci icompagnidiOdisseo(Odyss.X,133sgg.)·Solol’eroe,grazieall’aiutodeldioedellapropriaintelligenzaedelpropriosenno, si era salvato: è evidente, quindi, la funzione emblematica e didascalicachepossiede,ancoraunavolta,ilmitoomerico.Proseguendonell’argomentazioneispirataalGorgiaplatonico,Boeziosostieneche imalvagisono infeliciappunto

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inquantotaliechepotrannoavereunsollievoallaloroinfelicitàsoloscontandolapenadovutaallaloromalvagità.Chiriesceadevitarlameritapiùcompassionedichi,invece,lasconta,perchéquest’ultimoriescealmenoinpartealiberarsidalmale(cfr.472esgg.)(cfr.prosa4;questadottrinaèconfermata,siapurenonconstringentecoerenza,dalcarmesuccessivo).

Precisato questo, si toma al punto iniziale: come si armonizza la certezzadell’esistenzadelbeneedelmaleconildispiegarsidellaprovvidenzadiDio?Se,comeè evidente a tutti, i beni terreni (i quali, purnon essendoveri beni, sonoperòalmenoinpartetali:cfr.Aristot.,Eth.Nicom.1178a25-b3)toccanoacasoagliuomini,allorabisognaconcluderechelalorodistribuzioneèingiusta.Masec’è unDio che guida ogni cosa, anche l’attribuzione del bene e delmale devedipendere da certe cause: bisogna, dunque, conoscere siffatte cause. È evidentel’allusionediBoezioasestessoeallapropriavicenda,nellaquale lasuanobilecondottaerastatacosìingiustamentericompensata(prosa5).Inunmodounpo’criptico ciò è confermato dal successivo carme V: se uno osserva i fenomenicelestiacuièabituato,nonsenemeraviglia,mentreseglicapitadiosservaredeifenomeninonusuali (adesempio,unaeclissi), rimanesbigottito,perchénonneconoscelecause.Altrettantoavvieneperilbeneeilmalechesonosullaterra,lacuiintimagiustificazionesfuggeadunprimosguardodegliuomini.

Perspiegarel’esistenzadelbeneedelmalesidevepassareall’esamedelledueforze, apparentemente contrastanti, che regolano le vicende di tutti: laprovvidenzaeilfato.Abbiamoraggiunto,quindi, iproblemifondamentalidellavitadell’uomo,daiquali,sebeneinterpretati,puòscaturirelaconsolazionedellafilosofia. La provvidenza e il fato sono esattamente due facce della medesimarealtà: la prima è la razionalità, fondata in Dio, che tutto ordina in modoconforme alla semplicità e alla immobilità del suo essere stesso; il fato è ilmedesimoordine,considerato,però,dalpuntodivistadelmondo;essosignificailmoltepliceintrecciarsiditutte lecosechedivengonoesimuovono:tuttoquelloche è sottoposto al fato è sottoposto anche alla provvidenza, perché il primo èsubordinato alla seconda. Provvidenza e fato dispongono la vita dell’uomo,perché Dio conosce in anticipo il bene e il male. Anche se l’uomo non li sadistinguere,devecomunqueaverefedenellaguidadiDio24.Ildestino,delresto,si attua per mezzo di sei entità differenti, intermedie tra Dio e l’uomo: o permezzo degli spiriti divini, che sovrintendono alla divinazione, o per mezzodell’anima del mondo, o per mezzo della natura del tutto, o per mezzo delmovimento delle stelle, o delle potenze angeliche o della attività dei demoni(prosa6).IlcarmeVIsiricollega,permezzodiunaassaielaborataarchitetturadicorrispondenze,sullaqualehafattoluceilGruber,alcarmeI,V(stessometroed

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uguale estensione): nel primo libro ci si domandava come l’armonia del tuttopotesse andare d’accordo con il disordine che regna sulla terra; nel quarto siproponelarisposta:ilmacrocosmoèilmodellodiquellocheavvienesullaterra.Grazieallapaceeall’amore,chehanno la lororadicenellaprovvidenzadiDio,gliuominisonoincontattoconlui.

Orbene, ogni destino, buonoo cattivo che sia, viene attribuito agli uomini operchéibuonisiesercitinonellapraticadellavirtùenellasopportazionedelmalematerialeoperchéimalvagitragganodaessoimezziperilloromiglioramento.Pertanto ogni destino è sostanzialmente buono, anche se gli uomini non loconsiderano tale:ma essi non sono in grado di vederne, nella loro limitatezza,l’intrinseca realtà (prosa 7). La mitologia, che rimaneva ancora ai tempi delcristianoBoeziouno strumento indispensabiledella culturaedell’arte, fornisce,nel metro VII, la conferma a quanto è stato esposto nella prosa precedente:Agamennone, che con i dieci anni dell’assedio di Troia aveva punito l’offesaarrecataal fratelloMenelao;Odisseo,cheriuscìavendicarsidiPolifemo;Eracleinprimoluogo,che,comegiàavevanospiegatosoprattuttoifilosofidellascuolastoica,grazieallesuefatichepotèessere levatofinoalcielo: tutti fornisconounesempiodicomel’uomochelotticonleavversitàdeldestinomigliorienobilitilapropriaanima.

Il quinto libro si connette immediatamente a questi problemi posti allaconclusionedel quarto, e piùprecisamente a IV, 6.Esso costituisce la vettadelpensiero del nostro filosofo, affrontando le due tematiche consideratestrettamente unite fin dai tempi della filosofia ellenistica, quelle dellaprovvidenzaedelliberoarbitrio:vatenutopresente,perevitareambiguitànellaletturadeltesto,cheBoeziousaspessoilterminedi’previdenza’odi’conoscenzapreviaperdesignarelaprovvidenzadiDio,allorquandovuolesottolineareinessanon tanto Γattività provvidenziale, che dispone le cose per il bene dell’luomo,quanto il conoscere in anticipo l’attuarsi delle varie vicende. In questo libro sicolgono,medianteun ideale rimando internoalleprecedentipartidell’opera, lerisposte a molte delle domande che Boezio aveva posto nell’linizio della suadiscussioneconFilosofìa,sulsignificatodell’infelicitàumanaedeldisordinecheregna sulla terra. Con la prosa i si cominciano a precisare, seguendoPinsegnamentodiAristotele(cfr.Phys. II,4-6), isignificatideiterminicasualeefortuito.ComeosservailCourcelle,quiduetesisiscontrano:quellasostenutadaBoezio,nonancoraadeguatamente istruito sulproblema,che tendea rimarcarel’antinomiatraprescienzadivinaeliberoarbitrio,el’altra,quelladellaFilosofia,chevuolerisolveretaleantinomia.Ilcasoinsensoassolutononesiste,edilsuosignificatovolgaredi’avvenimentononprodottodaunacausacerta’è,inrealtà,una contraddizione in termini.Niente ha origine dal niente, avevano osservato

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giàgliantichi filosofi, sebbeneavesseroproposto tali loroaffermazioni soltantonell’ambito della realtà fisica25.Ma il caso è tale solo all’apparenza, e significasolamente che gli uomini non conoscono le cause, o determinate cause.L’avvenimentocasualeèanch’essoprodottodaunacausaprecisa: soloche talecausa è sconosciuta; tutto rientra comunque nell’ordine cosmico delle cause(prosa 1). Il carme I esemplifica l’affermazione precedente servendosi diun’immagine:cosaavverrebbese,peripotesi,lecorrentidelTigriedell’Eufratesiincontrassero? I due fiumi hanno origine dalla stessa montagna, ma poi siseparano;sesiunisserodinuovo,tuttoilmaterialedaloroportatoprodurrebbedegli incontri e degli scontri nonprevedibili,ma certodovuti auna causa.Eraun’immaginefrequentenellaculturaanticaquelladirappresentareiltempoelavita,chemaistannofermietuttotravolgono,conlacorrentediunfiume.

Negata,dunque, l’esistenzadelcaso, siaffronta ilproblemadell’esistenzadelliberoarbitrioedellaprevidenza,cioèdellaconoscenzaprevia,cheDiohadiognicosa futura, vale adirediquello cheavviene edella catenadi cause che lohadeterminato.Ogni essere razionale possiede il libero arbitrio, eDio possiede lalibertàpiùdiognialtro;inproporzioneall’allontanarsidalui,larealtàscendepergradi,secondolainterpretazionedeineoplatonici,nellaindeterminatezzaenellamancanzadilibertà:primavengonoleanimechecontemplanoDio,poileanimechesisonodiffusenelcorpo,quindileanimechesonoincatenatenellemembradel corpo e infine le anime che si sono allontanate dalla ragione e si sonoabbandonate al vizio. Su tutte, comunque, domina la provvidenza (prosa 2). Ilcarmesuccessivosicollegainmodononmoltostrettoallaconclusionedellaprosaprecedente:Dioèilverosole,lacuilucepenetraovunque,adifferenzadiquelladelsoleterreno.Dio,pertanto,vedecontemporaneamenteilpassato,ilpresenteeil futuro. In questo modo si accenna già alla soluzione che verrà esposta inseguito, delmodo in cuiDio conosce le cose umane: è necessario, cioè, che sisalvaguardi laprescienzadiDioper il futuroe, comunque,non sidetermini inanticipo l’agire dell’uomo. È questo, infatti, il problema fondamentale: comepossaDioconoscereilfuturosenzadeterminarlo,chéintalcaso,sel’agireumanofosse già conosciuto, sarebbe condizionato in anticipo, e allora i meriti e leresponsabilità, come già aveva osservato Cicerone, andrebbero perduti e lapreghiera a Dio non avrebbe nessun senso. Innanzitutto bisogna sgombrare ilcampo da una soluzione sbagliata del problema, eppure sostenuta da alcuni: lecose che avverranno producono la onniscienza di Dio, non, viceversa, laonniscienza diDio determina le cose che avverranno. Tale soluzione, anche seapparentemente salva il libero arbitrio dell’uomo, è errata, perché fa dipendereDiodalle cose, enonviceversa (prosa3).Ancoraunavolta il carme successivo(III)affrontaunproblemaparticolare,solosfioratodallaprosaprecedente,quello

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delcontrastotraprovvidenzaeliberoarbitrio.LasoluzionecheBoeziopensadiproporre non è immediatamente perspicua. Condizionato dalla oscurità delmondo corporeo, l’uomo ha dimenticato quello che aveva visto nella suacondizionepreterrena.Sololareminiscenza,dicuiparlaPlatone,puòricondurloallaconoscenzadellerealtàcelesti,cheavevacontemplatonellasuavitaanteriorealladiscesanellamaterialità.

Ed ecco, per tornare alla questione fondamentale, la soluzione per cui laprovvidenzaeilliberoarbitriocoesistono.DitaleproblemasieranogiàoccupatiCicerone e Boezio stesso nelle sue opere logiche. L’apparente contraddizione ècausatainnanzituttodalfattochesiconfondono,atorto,lacatenadellecauseelapreconoscenzadiDio.Laconcatenazionedellecauseeiloroeffettisonounacosa,il conoscere in anticipo l’una e gli altri, un’altra. Il rapporto tra il conoscere el’accaderesibasasucomesiintendeilconoscere.Gliuomininonsonoingradodi vedere e di conoscere la realtà nello stessomodo in cui la conosce Dio. Larealtà, infatti, contrariamente a quanto si ritiene di solito, non è conosciuta inbaseallasuaessenza,mainbaseallefacoltàdicolorochelaconoscono;esse,aloro volta, sono disposte come in una scala ascendente di valori e di funzioni,corrispondentementealpostocheoccupanellarealtàcosmicacoluicheconosce.Uno è ilmodo di conoscere dell’animale, puramente sensitivo e immaginativo,altroquellodell’uomo,cheaggiungeallasensazioneeallaimmaginazioneanchela facoltà razionale; e il grado più alto di conoscenza può inglobare quello piùbasso,mai, invece,quellopiùbassopuòservirsidelgradopiùalto.Lastrutturagerarchicadell’universo, insomma, si rifletteanchenella scaladella conoscenza(prosa3).Ilcarmesuccessivoèunampliamentodelladiscussione,edèincentratosulproblemadelconoscere,lacuisoluzione,propostadallaFilosofìanellaprosaprecedente, è conforme ai criteri del neoplatonismo e nettamente contraria aquelladegliStoici.Costoro, infatti, ritenevanoche la conoscenza fosseprodottadalle impressioni esterne sull’anima dell’uomo, che le riceve come una tabularasa.QuestaulteriorepolemicacongliStoicivuoleprobabilmentesottolinearelanovitàdellapropostadiBoezio,cheèbasatasuprincipiassolutamentedifferenti.La prosa 4 prosegue nella discussione relativa alla gerarchia dei gradi diconoscenzaesottolineailfattocheigradiinferiorinonpossonogiudicareigradisuperiori e l’oggettoda essi conosciuto.Così gliuominipossonovedere solo inmodo temporaneo e limitato, mentre Dio, al contrario, possiede, grazie allasimplicitas della propria natura, la capacità di vedere l’universo nella suainterezza.CosìèprerogativaspecificadiDiol’eternità,checonsistenelridurreasimplicitaslamolteplicitàchesisnodanelpercorsodeltempoecherappresentala dimensione entro la quale l’uomo si trova, vive, e, infine, conosce. L’uomo

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conosce nel tempo, cioè frammentariamente e per momenti successivi, Dioconosce nella eternità, cioè in modo totale e immediato. Se, dunque, laprovvidenzadivinavede in anticipogli avvenimenti prodotti dal libero arbitriodell’uomo,nonperquestoessalidetermina,masilimita,appunto,avederlidallaeternità(prosa4).QuestadifferenzaèulteriormenteesemplificatanelsuccèssivocarmeIV,nelqualesisottolinealadifferenzatralebestie,chevivonoconilmusorivoltoaterra,cioèallarealtàpiùbassa,el’uomo,che,grazieallasuaposizioneeretta,èingradodivolgersialcieloediconoscerelecosepiùelevate:inquestosidistingue, pertanto, dagli animali. Il Gruber pensa che questo sia,sostanzialmente,ilveroscopodellaConsolatio:forsenonènecessarioarrivareauna conclusione così radicale, dato che il carme in questione non ha unparticolare rilievonell’opera; certo, anchequestoammonimentoagliuomini,diricordarsi della propria dignità e della propria posizione di preminenzanell’universo,èunodeipiùsignificativimessaggidiBoezio.

Laprosasuccessivaintroduceunnuovo,importanteconcetto.ADiosiaddicel’eternità, così come è specifico della condizione umana il tempo. Il tempo sidivide inpassato,presentee futuro,chesono tresezionibendistinteeseparatel’unadall’altra.L’eternità, invece,èpurapresenza:nonèun infinitopermanereneltempo,comequellochePlatoneavevaattribuitoalmondo(unadottrinacheBoezio,purcristiano,riprendedalsuomaestro);ilnonterminareinunafine,mal’aver avuto un principio (anche se non nel tempo, comunque un principio didipendenza ontologica), costituisce la perpetuità, non l’eternità, ripete Boezioseguendo la dottrina diAmmonio, e tale perpetuità è caratteristica delmondo,mentreaDiosiconfàl’eternità,cioèlamancanzadell’inizioedellafine.Pertantononesistono,perDio,ilprimaeilpoi;quindiancheilsuoconoscerenonhaunprimaeunpoi,mainluituttoèpresente.Neconseguecheèassurdopensareaduna determinazione del futuro ad opera della prescienza di Dio, perché tuttoavvieneallasuapresenzainun’eternopresente,siaquellocheaccadeinseguitoadunanecessitàsiaquellocheaccadecomeconseguenzadelliberoarbitrio;Diovedeallo stessomodo siaquello che ènecessario (ad esempio, il risultatodelleleggi fisiche) sia quello che non è necessario (cioè gli accadimenti dovuti allaliberavolontàdell’uomo).Certo, quello cheDio sa chedeve avvenire, avviene;maquesto saperediDio èun saperedel presente, nonunadeterminazionedelfuturo, per cui Dio conosce anche tutte le possibilità che l’uomo soppesa inprocintodell’azione,siaquelleperlequalil’uomosidecide,siaquelleperlequalinon sidecide.Pertanto la libertàdelvoleredegliuomini rimane salvaguardata,pur se prevista da Dio. Risolto, dunque, il contrasto tra provvidenza e liberoarbitrio, l’opera si conclude, perché è giunta alla vetta a cui può pervenire laspeculazioneumana,perchéèriuscitaatrovarelaspiegazioneintrinsecaditutte

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le vicende, anche delle più dolorose, che l’uomo attraversa nel corso della suaesistenza terrena. In conclusione, seDio vede tutte le azioni degli uomini, essidevono essere consci di vivere e di agire sempre al cospetto della sua eternapresenza.

CosìterminalaConsolatio:un’operache, fedeleaisuoi intendimentiealsuotitolo,havolutofornireaBoeziostessoinprimaistanza,epoiatuttigliuomini,la consolazionedelle sventure, che la filosofiapotevaprocuraree che sipotevaotteneresolamentemediantel’impiegodistrumentifilosoficierazionali.Siffattoatteggiamento di Boezio destò in passato non poche meraviglie, tanto che laConsolatiofuconsiderataoperadiunpagano;eineffettisipuòdirechenessunelemento rilevante di dottrina cristiana può essere riscontrato in essa, masolamente degli accenni. Gli studiosi che hanno cercato di cogliere nellaConsolatio la presenza della dottrina cristiana, in cui pure Boezio fermamentecredeva, sono rimasti delusi: quasi niente vi si può trovare, se non brevi einsignificanti cenni, che, comunque, non hanno nessuna importanza per losviluppodelpensierodelfilosofo.

Ilproblemachequiaccenniamofu,inpassato,centraleperlacriticadiBoezio,ed anche se attualmente non è più posto negli stessi termini di un tempo,periodicamenteritornaadesserepreso inconsiderazione.Eprecisamente:seuntempocisidomandavaseBoeziofosseaddiritturacristiano,ono,proprioperchélaConsolatiophilosophiae,comesièdettoedillettorepuòvedere,nonpossiede,nelle proprie argomentazioni, niente di specificamente cristiano, ora ci sidomanda se, approfondendo la ricerca, nellaConsolatio si possa eventualmentetrovarequalcosadicristiano,come,infondo,senzavolerecisiauguraditrovare.Giàinetàcarolingiaeranosortidubbisullaortodossiacristianadell’ultimaoperadiBoezio,eilproblemasiripresentòinmodoradicaleapartiredaldiciottesimosecolo,allorquando,partendo,appunto,dalcarattere’razionale’enon’religioso’delragionamentosvoltodallaConsolatio,sipensòcheilveroBoeziofossequellodellasuaultimaopera,conlaqualebensipotevanoarmonizzareleprecedenti,dicontenuto matematico-musicale e quelle di carattere logico, mentre dovevanoesseremesse da parte come non autentiche quelle di contenuto religioso, a luiattribuite dalla tradizione. Questa opinione risultò tuttavia insostenibile daquando,nelsecoloscorso,unostudioso,HermannUsener,pubblicòilcosiddettoAnecdotonHolderi, cioè un testo anonimo verisimilmente del sesto secolo, unestrattodaCassiodoro,checiassicuradellaautenticitàdelleopereteologichediBoezio: «Scripsit librum de sancta Trinitate et capita quaedam dogmatica et

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librum contra Nestorium»: non vi è dubbio che si tratti esattamente degliOpuscula theologica del nostro scrittore. Attualmente più nessuno dubita dellaautenticitàdiquelleopere.

Accertata,dunque,laidentitàtrailBoezioscrittoredelleopereteologicheeilBoezio scrittorediquelleprofane, ci si èposto ilproblemadicome ledueareepotessero essere armonizzate. Certo, sul piano delle corrispondenze precise etestualitraConsolatioeSacraScrittura,pocoonientepuòessereriscontrato(loripetiamo ancora una volta)26. Il problema, comunque, va impostatodiversamente,inmodochemegliosiarmonizziconlarealtàculturaledellatardaantichità, per la quale la conciliazione tra l’attività filosofico-letteraria e laprofessione di fede religiosa non si poneva con la stessa nettezza che siamoabituatiaconcepirenoinéun’eventualedivaricazionedeidueambitidiinteressepresentava gli elementi di contrasto che noi crediamo di dovere, proprio perquestomotivo,risolvere.Perdirlainbreve,Boezio,chesierapropostodiscrivereuna consolazione della filosofia, cioè di reperire tutte le argomentazioni che ilragionamento filosofico poteva fornirgli, per inquadrare entro una visionecosmica complessiva i dolorosi avvenimenti dei quali era stato protagonista(voleva, cioè, essere consolato delle sue sventure), non aveva nessunmotivo diandareacercarealtrove,foss’anchenellaSacraScrittura,quelleargomentazioniche si era impegnato a trovare nella filosofia. Boezio credeva, come tutta laantichitàclassica,chelafilosofiafosseunascienza(’lascienzadellecoseumaneedivine’,comedicevanogliStoici),equindipotessefornirglianchelaspiegazionedell’universo,dell’uomo,dellasuaesistenza;potessefargliconoscereilsignificatodelmalechetormentalanostravita:questaerastata ladomandacheBoeziosierapostoall’inizio.Tantocercavanellafilosofia,etantotrovò,nésentìilbisogno,evidentemente, di cercare, per ottenere quelle risposte, presso la religione, chepure professava. Ciò non significava intendere in maniera anacronistical’atteggiamentospiritualediBoezio,comesi sarebbepotutoproporrenel secoloscorso, e cioè come se avessimo a che fare con una separazione della sferareligiosa dalla sfera scientifica dell’agire umano,ma semplicemente svolgere lepropriericerchesecondocampibendelimitatiestabilitiinprecedenza.Analogo,in fondo, è il caso di uno scrittore certo molto meno importante e famoso diBoezio, e precisamente Calcidio, il quale, nel quarto secolo (secondo altri, agliinizidelquinto),equindiinpienaetàcristiana,scrisseuncommentoalTimeodiPlatone, e più precisamente un’opera ‘scientifica’ di carattere assolutamenteprofano(salvopocheeconfuseallusionialladottrinacristiana),dicommentoadun’altra opera, evidentementepagana: eppure era sicuramente cristiano, e anzi,secondoalcuni,sarebbevissutonell’entouragediunvescovocristiano,Ossio.

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La domanda, dunque, di come potesse uno scrittore sicuramente cristianocomporreun’operadedicataaiproblemicentralidell’uomosenzafarenessunusodella tradizionecristianaècertamentemalposta. IlChadwickhadedicatodelleosservazioniassaifiniamostrareche,contrariamenteaquantoavevaritenutolacriticafinoalmomentodellascopertadell’AnecdotonHolderi,alqualeabbiamoaccennatosopra,visonomoltipuntidicontattotralaConsolatioegliOpusculatheologica27. Ora, a nostro parere, non è necessario cercare contatti precisi edocumentabili concretamente; quelli che si possono rintracciare, non debbonoessereintesicomeilripresentarsidellestessedottrinenell’unaenell’altraopera,bensìcomel’armoniosocompenetrarsidifilosofiaefedecristiana,conl’impiegodel medesimo metodo argomentativo. I trattati teologici, osserva il Chadwick,conoscono bene la logica neoplatonica, anzi, la impiegano addirittura più dellaConsolatio, tantoche«acausadellorocarattererigorosamentelogicohannounafflatoreligiosomenopersonale»;negliopuscula«Boeziomostra lastessaacutachiarezza e brevità, e la stessa attenzione per ciò che è importante. Ilmodo diesporre non teologico è ben caratteristico di Boezio». La Consolatio, inconclusione,«èunsaggioditeologianaturaleaprescinderedallarivelazione;elapossibilitàdituttoquestosifondasupresupposticristiani».

Delresto,nonèvalidanemmenol’ipotesicontraria,ecioècheselaConsolationonpresentanientedi dichiaratamente cristiano, essapotrebbe essereun’operapagana, alla maniera del neoplatonismo greco contemporaneo di Boezio: ilneoplatonismo, infatti, nei suoi più illustri rappresentanti, quali Ammonio eProclo, era dichiaratamente pagano. La Consolatio, invece, pur essendointimamenteispirataaquelpensiero,nonhanientedipagano.IlDiocheBoezioinvoca è concepito, sì, spesse volte allamaniera del neoplatonismo, e riprendemolti dettagli essenziali dal Timeo platonico, ma non ha affatto unaconfigurazione di tipo impersonale, quale era da sempre caratteristica dellafilosofiagreca,laqualeconcepival’esistenzadi‘ildio’,de‘l’esseredivino’nondi’Dio’. Il Dio dellaConsolatio è il Dio cristiano, sulla cui esistenza e sulla cuiattivitàbenefica,sulsuoamoreperl’uomo(ilconcettodell’amoredivinoèassaifrequente in quest’opera) Boezio medita seguendo, sì, il neoplatonismo, mareinterpretandoloinsensocristiano,inmodonondifferente,inlineadiprincipio,daquantoavevagiàfattoprimadiluiMarioVittorino.Inoltre,Boezionellasuaopera è sicuramente d’accordo con Agostino in molte questioni, come si puòriscontraremeglioleggendoiltesto.Insomma,ilproblemadellafedecristianadiBoezio,edellasuaconfermaoconfutazione,fomitedallaConsolatio,oramainonhapiùmotivodiesistere.

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LaConsolatiophilosophiae,alparideglialtriscrittidiBoezio,rappresentòunpuntofermodellaculturaantica,alqualeleepochesuccessivedovetterorifarsi.Isuoistudisullearti liberali furonoapprezzatiproprioperqueimotivipercui lascienzastoricamodernaliconsideraoperedinonaltolivellospeculativo,cioèinquanto rappresentano il compendio delle dottrine greche sulla matematicafilosoficaesullamusica.IlMedioevononrichieseaBoeziodiessere,comesiusòdire poi, ‘personale’ e ‘originale’; cercò nelle sue opere delle conoscenze chepotesserotornareutiliefosseroscientificamentevalide,e,siccomeletrovò,ebbedi lui un’alta considerazione. L’importanza di Boezio fu ancora maggiorenell’ambitodella logica,perchéconlasuafilosofianonsoltantoegli trasmiseaisecoli successivi, in traduzione, le opere logiche di Aristotele, ma anche leaccompagnòconrigorosicommenti.Inessiloscrittorelatinoavevacondensatoeraccoltol’esperienzascientificadeisuoipredecessorigreci,efornìinquestomodoalla filosofiamedievale,almeno finoalla ‘riscoperta’diAristotele,gli strumentiper ulteriori meditazioni. Con il sopravvenire dell’Umanesimo del secolodecimoquinto lapolemicacontro ilMedioevoinvestì inparteancheBoezio,e ildisinteresse per le sue opere scientifiche si accentuò nei secoli successivi,allorquando la filosofia percorse delle strade completamente differenti. LaConsolatio, a sua volta, dopo una incertezza iniziale su come dovesse esserevalutata,neiprimitempidell’etàcarolingia,incertezzadovutaaquell’aspettononcristiano a cui abbiamo accennato, si impose non soltanto per il suoinsegnamentomoraleemetafisico,maancheper l’aspettoumanodellavicendadel suo autore, che fu considerato come un martire della fede, condannato amortedaunrebarbaroperdegliingiustimotivi.Boeziofu«l’animasantache’lmondo fallace fa manifesto a chi di lei ben ode», cioè Boezio mediante laconsolazionedellafilosofiaavevainsegnatoagliuominichefosserostatiingradodiintenderlolavanitàdituttelecoseumane;lasuaanimaerastataesiliatanelcorpo terreno (Dante impiega qui l’espressione che più volte si incontra nellaConsolatio, della vita terrena intesa come esilio e peregrinazione lontano dallapatriaceleste),edeglierastatomartirizzato,masoloilcorpositrovainterra,chéinsiemeconaltridottoridellachiesalasuaanimagodelapacedelparadiso:«locorpoond’ellafucacciatagiacegiusoinCieldauro;edessadamartiroedaessiliovenneaquestapace»(Parad.X,124Sgg.).

Puòapparireun’ironiadellasorte il fattoche laConsolatio, l’operascrittadaBoezio in condizioni di precarietà, e certo senza l’agio e la comodità che egliavevapotutodedicareallasuaprecedenteproduzione letteraria,appaiacome lapiùaltacreazioneartisticanonsolodiBoezio,ma,sicuramente,deisuoitempie

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di tutto il periodo della cultura latina che è posteriore ad Agostino. Abbiamoaccennatosopra(p.27-28)allaquestionecheglistudiosisisonoposti,seBoezioavesse scritto effettivamente laConsolatio nel carcere di Pavia, in cui sarebbestatorinchiuso;eintalcaso,chetipodiprigioniadovesseesserestatalasua;o,se, invece, egliavessecominciatoadedicarsialla suaoperagià tempoprima: ilproblema, che sopra avevamo considerato dal punto di vista della elaborazionefilosofica,siponeconlastessaurgenzaancheperquantoattienelacomposizioneletteraria.

SiègiàdettochelaConsolatioèun‘prosimetro’,cioèunacomposizionemistadi prosa e di versi; che tale genere letterario, iniziato, si dice, conMenippo diGadara in età ellenistica, avrebbe avuto appunto per questo il nome di ’satiraMenippea’.Taletradizioneprosimetricaèpresenteancheinoperefamosedellalatinità,comenelSatyricondiPetronioonellaApocolocyntosisdiSeneca,magiàprimadiBoezio—adesempionelDenuptiisMercuriietPhilologiaediMarzianoCapella, che verisimilmente Boezio ha tenuto presente — il prosimetro avevaperduto la primitiva funzione satirica, o, comunque, la sua destinazione di farsorgere il riso,per essere impiegato inopere scientifichee filosofiche.TipicadiBoezio,invece,sembraesserelastrutturaregolaredellasuccessionediprosaediversi, mentre precedentemente (anche nello stesso Marziano Capella) talesuccessione era completamente libera. Può, infine, essere consideratoun’estensione del criterio del prosimetro il fatto che laConsolatio impieghi lapoesia non soltanto nella composizione di un carme a sé stante, ma pure infrequenticitazioni,anchedapoetigreci(adesempio,OmeroedEuripide:datalafama di cui godevano questi poeti, non mi sembra necessario supporre, comefannoalcuni,cheBoeziononlicitassedirettamente,matrovasseiloroversinelleopere dei neoplatonici che egli stava utilizzando; Boezio probabilmente avevalettopercontopropriosial’unosial’altro).

LecomposizionipoetichedellaConsolatiohannoattirato inmodoparticolarel’attenzione degli studiosi. Esse sono tanto più notevoli, in quanto Boezio sipresentaper laprimavoltacomepoeta: il tecnicismodellesueopereprecedentinon ci avrebbe fatto immaginare una così notevole conversione alla poesia. Inpassato, in conformità con le tendenze erudite della filologia ottocentesca,l’interesse si era accentrato quasi esclusivamente a individuare le reminiscenzepoetiche che i carmi diBoezio presentano.Tale problema sembra essere ora diminorrilievo.EchidiVirgilio,OrazioeOvidio,inprimoluogo,bensiaccordanocon la posizione centrale che questi poeti avevano nella scuola e nella culturatardoantica;èpossibile riscontrare lapresenzaanchedipoetidell’età imperiale,comeSenecatragico,StazioeLucano.

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Piùinteressantesembra,perlacriticaattuale,esaminarelastrutturadeicarmistessi,elaformametricaimpiegatadaBoezio.Imetrisonoinsolitamentevarienumerosi:daipiùcomunidellapoesiaepica(esametroedisticoelegiaco),aquellidellapoesialirica,desuntidallatradizionecherisalivaaCatulloeOrazio,finoaquellidiSenecatragico.MaBoezioimpiegaanchemetrimenousualie,quandogli tomautile, anchemetri che sembrano essere stati creati da lui per la primavolta.Sembrachesipossarintracciareancheunacomplicatacorrispondenzatraicarmideivarilibri,nelsensocheilcarmepiùimpegnativoepiùimportantedellaConsolatioperquantoattieneilsuocontenutofilosofico(III,IX),èstatopostoalcentrodell’opera,edèscrittonelmetropiùconsonoallapoesiadidascalicaepiùfamoso in assoluto, cioè in esametri dattilici. Attorno a questo centro sidisporrebbero, con corrispondenze talora evidenti, talora meno chiare, gli altricarmi:quellideiprimiduelibriemezzo,daunaparte,quellideisecondiduelibrie mezzo, dall’altra. Il Gruber ha proposto uno schema per illustrare siffattacorrispondenza,unoschema,che,comesempreintalicasi,presentamoltiaspetticonvincenti,mapuòtaloraappariresforzato.

Lacriticaletteraria,inpassato,sièdedicatapiùallaconsiderazionedellapartemetricachenondiquellaprosasticadellaConsolatio,cheeraritenutamateriaperglispecialistidifilosofia.Essabensiinquadranell’artedellaetàtardoantica,nellaquale avremmo torto di cercare la ‘ispirazione’ e la ‘originalità’, ideali letteraricheinquell’epocanoneranoconsideraticomepreminenti,essendopiùricercatiepiùapprezzatiquellidellaelaborazioneretoricaedellaaemulatio,ecioèlosforzodi gareggiare con i modelli antichi, nel tentativo di rielaborarli e di superarlidavanti agli occhi del lettore colto, capace di apprezzare il lavoro sottiledell’imitatore.Anchelavarietàdeimetri,moltideiqualiimpiegatidaBoezioperlaprimavolta,comesièdetto,testimonial’impegnodelloscrittore,ilqualevuoleimitare gli antichi, riprendendo i metri della lirica classica, ma, al contempo,vuoleoffrireal lettorequalcosadipiùedidiverso.Certo,anchenellapoesiadiBoezio, come in generale nella poesia tardoantica, l’artificio prevale sullanaturalezzadell’espressione.

Quantoallaparteinprosa,misembrachelosforzodiBoezio,discrivere,perlaprima volta dopo le opere tecniche del passato, in uno stile che ricerchi dipropositolaelaborazioneletteraria,siaperfettamenteriuscito.NelcorsodellasuaprecedenteattivitàBoezio,conformementeaquellicheabbiamovistoesserestatiisuoiintentidifilosoforomano,avevacompostosolooperetecniche:trattatisullediscipline del quadrivio, traduzioni di testi filosofici, commenti scientifici. Laelaborazione letterariaerarimastadel tuttoassente,oemergevasoloa tratti, làovel’argomento,cosìarido,permettevadialleggerirelapesantezzadeicontenuti.

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Inoltre,quandolaelaborazioneletterariaerapercepibile,essavenivaallaluceneimodipeggiori,ancheseconsonianch’essiconletendenzedelsuotempo,cioèconuna espressione farraginosa, con uno stile gonfio e ricercato, lontano da ogninaturalezza.SenonavessescrittolaConsolatio,Boeziononavrebbemeritatodiesserericordatonellastorialetteraria.Lasuaultimaopera,invece,abbandonalostile solito, arido e disadorno, perché si conforma ad un genere letterario, e loscrittore, messi da parte gli intenti pratici e la dizione non curata delle operetecniche, si inserisce nel solco della migliore tradizione letteraria latina. Ne èvenutaun’insolitaduttilitàevarietàdistili,sullaqualemoltohainfluitoanchelavoluta imitazione dei modelli. L’imitazione del tono diatribico e del dialogoplatonico ha trovato una forma particolarmente felice, ed è attuata con unastraordinaria leggerezza; lo scrittore è stato in grado di riprodurre l’originaleplatonico e, al contempo, di presentare una novità per la cultura latina, unatrattazionefilosoficainformadialogica.AncheinquestoBoeziosièpropostodeimodelli da seguire: Cicerone e Seneca. Per cui il periodare acquista ora unalimpidezza,unachiarezza,unanaturalezzachesonoilfruttodiunalungascuola,di una insistita imitazione dei classici del passato. Anche sul piano dellaletteratura,dunque,enonsoltantodelpensiero,Boeziopuòabuondirittoessereconsideratocome‘l’ultimodeiRomani’.

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1. Suquestadiffusionedella cultura e sulla rinascitadegli studinell’etàdiTeodorico si èsoffermatosoprattuttoP.Courcelle,LesLettresgrecquesenOccident.DeMacrobeàCassiodore,Paris,1948,pp.257sgg.,prendendoinconsiderazionenonsolamentel’ambientediBoezio,maanchequellodeglialtriregniromano-barbarici.

2.Sull’ambientesocialeesulledifficoltàdeirapporti traRomanieGotibeneinforma,conabbondanzadidettagli,L.CraccoRuggini,Nobiltàromanaepoterenell’etàdiBoezio, in:AttidelCongressoIntemazionalediStudiBoeziani(Pavia,5-8ottobre1980),acuradiL.Obertello,Roma1981,pp.73-96.

3.QuestadefinizionediBoeziositrovaassaispessonellabibliografiaaluidedicata.StandoaquantocifasapereilGruber(KommentarzuBoethiusdeconsolatonephiloso-phiae,Berlin-NewYork1978,p.41n.281),essasarebbestatailtitolodiun’opera,inveropococonosciuta,diJ.G. Stuttner, ProgrammaEichstätt 1852 (chenoinonabbiamo letto); ripresapoi conben altraautorevolezzadaM.Grabmann,DieGeschichtederscholastischenMethode I, Freiburg1909, p.148.

4. Questa indicazione di Boezio non è una citazione esatta, che corrisponda ad un passoprecisodiPlatone;Boezioprobabilmentesiriferisce,agrandilinee,aquantoPlatoneosservainResfi.533c,oveparlaeffettivamentedi‘occhiodeH’anima’.

5.Cfr.H.Chadwick,Boezio.Laconsolazionedellamusica,dellalogica,dellateologiaedellafilosofia,Bologna1986,pp.113-114.

6. Sul quale, per più ampi dettagli, cfr. il fondamentale saggio di L. Obertello, SeverinoBoezio,Genova1974,pp.462sgg.Cogliamol’occasioneperprecisarechelenotiziedicaratteregeneralesulleoperediBoeziosonostatedanoidesuntedaisaggidiObertelloediChadwick.

7.Indichiamosolamenteiduesaggidiimportanzafondamentale:PorphyreetVictorinusI-II,Paris1968(PorfirioeVittorino,trad.it.acuradiG.Girgenti,presentazionediG.Reale,Milano1993)e:MariusVictorinus,Paris1971.

8. Su questo aspetto della personalità di Boezio ha insistito soprattutto l’Alfonsi(cfr.L’umanesimo boeziano della Consolatio, Sodalitas Erasmiana I, Napoli 1950, pp. 166-180;HumanitasinBoezio,AevumXXV,1951,pp.132-140).

9.ÈsignificativoritrovarequiinBoezioquestaparolaconlasuaanticaaccezione.10. Sull’ambiente religioso, e sulle controversie dei primi decenni del sesto secolo, a

propositodellequaliBoezioscrisseisuoiopuscolatheologica,cfr.soprattuttoC.Leonardi,Lacontroversia trinitaria nell’epoca e nell’opera di Boezio, in:Atti del Congresso Intemazionalecit.,pp.109-122.

11.Perquestitrattaticfr.glistudiaccuratiedensidiC.Micaelli,StudisuitrattatiteologicidiBoezio,Napoli1988;DionelpensierodiBoezio,Napoli1994.

12. Questa era stata l’opinione del Klingner… herausgegeben und übersetzt von E.GegenschatzundO.Gigon,EingeleitetunderläutertvonO.Gigon,München-Zürich1990,p.321).

13.OltrealgiàcitatolavorosuLeslettresgrecquesenOccidentetc. (vedin.1),èdatenerpresente,delCourcelle,ancheilsaggiosuccessivo,cheriprendeeapprofondisce,oltreadaltriproblemi, anche quello delle fonti (La consolation de Philosophie dans la tradition littéraire.AntécédentsetpostéritédeBoèce,Paris1967,soprattuttopp.161-176).

14.Cfr.op.cit.,p.447.

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15.Cfr.op.citabbiamoltiaspettidell’operaincompiuta:mancaogniparolaconclusivachefacciariferimentoallacondizioneincuisi trovavaBoezio,edèstranocheimotiviprincipali,cheeranostatisottolineatidall’iniziodell’operafinoatuttoilquartolibro,nelquintononsianopiù nemmeno accennati; se la Filosofia aveva veramente raggiunto il suo scopo, di guarireBoeziodellasuamalattiaspirituale,costuiavrebbealmenodovutoaffermarloesplicitamenteeringraziarelasuasalvatrice;cfr.altreosservazioniassaipertinentiinop.cit.,pp.367-368.

16.Sostenuta,comesiègiàdetto,dalKlingner,eripropostaanchedalGigon.17.Cfr.op.cit.,pp.312-313.18. L’aspetto letterario e il contenuto filosofico di questo carme sono stati oggetto di

approfondita ricerca da vari studiosi; citiamo Klingner,op. cit., p. 26; Alfonsi, Studi boeziani,Aevum XIX (1945), pp. 142-157, p. 151; Galdi, Saggi boeziani, Pisa 1938, pp. 114-130; deVogel, Amor quo caelum regitur, Vivarium I (1963), pp. 2-34; Gigon,op. cit., pp. 345-346;Chadwick, op. cit., p. 293. II Klingner per primo, seguito poi soprattutto dalla de Vogel, haindividuatouncollegamento,perquantoriguardaladottrinaboezianadell’amore,traBoeziodaunaparte,Dionigil’AeropagitaeDante,dall’altra.

19. Ha osservato il Gruber (p. 266) che la strutturametrica di questo carme, in gliconei,corrispondeaquelladelcarmeI,6,alqualeidealmentesiriferisce.

20.Silegga,perl’interpretazionediquestocarme,ilsaggiopenetrantedicoluicheèforseilmigliorconoscitorediProclo(W.Beierwaltes,Pensarel’uno.Studisullafilosofianeoplatonicaesullastoriadeisuoiinflussi.TraduzionediM.L.Gatti.IntroduzionediG.Reale,Milano1991,pp.276-288),oltreaigiàindicatistudidiKlingner,Courcelle,ObertelloeChadwick.

21.SugliaspettineoplatonicidiquestadottrinaboezianahannoinsistitoinmodoparticolareCourcelle etc. cit., pp. 170-172), che osserva che, comunque, è Plotino, non Agostino, asottolinearel’identificazionetraDioeilbene(Enn.I,4),eChadwick(op.cit.,pp.297-298),chevede spuntidiquestadottrinaanchenelleopere logichediBoezio stesso (cfr.de interpr. see.42,3-6;opusc.Ili,93).Cfr.inoltreAugust.,deverarelig.32,60:«quisnonadmonitusvideatnequeullamspeciemnequeullumomnino

22.SecondoCourcelleVII,12,18).23. Per la presenza del Gorgia platonico nella Consolatio cfr. Klingner (op. cit., p. 85);

Courcelle(op.cit.,pp.173-176).24.UnapiùapprofonditadiscussionesulproblemadellaprovvidenzaedelfatoinBoeziosi

puòleggereinCourcelle,op.cit.,pp.204-208;Obertello,op.cit.,pp.700-734;Chadwick,op.cit.,pp.304-306.

25.Cfr.ancoraCourcelle,op.cit.,p.213.26. Sembraesserequinecessaria, semai, la ricercadeipuntidi contatto traBoezioeuno

scrittorecristianocomeAgostino;a talpropositogli studiosihanno trovatovarieattestazioni;cfr.,daultimo,inmodoriassuntivo,Chadwick,op.cit.,pp.312-314.Cfr.anchesopra,n.21.

27.Cfr.op.cit.,pp.310-313.

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NOTABIBLIOGRAFICA

475-477 AnicioManlio Torquato Severino Boezio nasce a Roma da nobilefamiglia: suo padre, Flavio Narsete Manlio Boezio era stato forseprefettod’Egitto; fupoiduevolteprefettodelpretoriod’Italia,duevolte prefetto di Roma, console nel 487.Anche da parte dimadrediscendedanobilefamiglia:essa,infatti,appartenevaallafamosaeantichissima gensAnicia. Secondo alcuni, Boezio sarebbe nato adAlessandria.

490circa Dopo lamorte del padre (in data imprecisata dopo il 487), Boezioviene affidato per la sua educazione a Quinto Aurelio MemmioSimmaco.AncheSimmacoèpersonaggioillustreepotenteaRoma,letterato, e si preoccupa di impartire a Boezio una accurataeducazione. Di Simmaco, Boezio si ricorderà ancora negli ultimiannidella suavita, induepassidellaConsolatio (cfr. II, 3,6 e4,5).Intornoaqueglianni,nel493,Odoacre,redegliEruliapartiredal476, allorquando aveva spodestato l’ultimo imperatore romanod’Occidente,vieneuccisodaTeodorico,redeiGoti,chestabilisceinItaliailsuoregno.

495circa BoeziosposaRusticiana,figliadiSimmaco,dallaqualeavràduefigli(cfr.ConsolatioII,4,6-7).

502circa Inizial’attivitàletterariaefilosoficadiBoezio.Sidedicaallescienzedel quadrivio, scrivendo i trattati di aritmetica (De institutionearithmetica)edimusica(Deinstitutionemusica);sonocompresiinquestaattivitàancheiduetrattati,nonpervenutici,Deinstitutionegeometrica eDe institutione astronomica. La fama da lui ottenutaconquestesueoperegliattiral’attenzionediTeodorico.

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508-509 Boeziotraduceecommental’IsagogediPorfirio.

510 Boezio ènominatoconsul sine collega. La nomina proveniva dallacorteimperialediCostantinopoli,maerasicuramenteapprovatadaTeodorico. Inquantoconsole,BoeziopresiederàalSenatodiRomafinoal31dicembre511,divenendonepoimembrodidiritto;quindisaràincaricatodalrediassumerealtreimportantifunzionipolitiche.Mentreèancoraconsole,Boezioinizialatraduzioneeilcommentodelle Categorie di Aristotele (In praedicamenta Aristotelis), e inquestoperiodoprogetta e inizia il suo lavoroglobaledi tradurre ecommentarel’Organon.

512 Traduce ilDeinterpretatione di Aristotele, componendo un primocommento, più semplice; si dedica anche alla composizione deitrattatiteologici,scrivendoilContraEutychenetNestorium.

513-514 Continua il lavorosulla logicaaristotelica: traduzioneecommento(oraperduto)degliAnalyticapriora,dueredazionidiuntrattatoDesyllogismiscategoricis,untrattatoDedivisione.

515-516 Componeunsecondocommento,piùampio,alDeinterpretationediAristotele.

517 Traduce, e forse commenta, gliAnalytica posteriora; scrive unDehypotheticissyllogismis.

518-520 Traduce iTopica di Aristotele e scrive un commento ad essi, nonpervenutoci.CommentaiTopicadiCicerone.

Prosegue l’attività di scrittore di teologia, connessa con complessevicendediordinepolitico-religioso,chesisvolgonoinqueglianni,evedonocoinvoltol’imperatoreAnastasioI,ilpapaOrmisdaealcunicircoli aristocratici e religiosi di Roma. Boezio scrive pertanto glialtriopuscula theologica:DeTrinitate,dedicatoaSimmaco;UtrumPater et Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiterpraedicentur;Quomodosubstantiaeineoquodsintbonaesint,cum

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nonsintsubstantialiabona,oDehebdomadibus;forseancheunDefidecatholica,unaspeciediprofessionedi fede,che inpassatoerastatoconsideratospuriopermotivistilistici,macheorasièincliniaconsiderareautenticodiBoezio.Aquesteopereteologicheappaionoparticolarmente interessati anche dei membri della nobiltà e delSenato di Roma. Sembra pertanto che, come osserva l’Obertello,l’incidenzadegliopusculanonsilimitassealpuroambitoteologico,macoinvolgesseanchealtriaspettidellavitaculturalediRoma, inunsottileintrecciodimotivi,checonducevanoanchealdifuoridiRoma, a Costantinopoli, alla quale il patriziato romano guardavasempre favorevolmente, più che all’elemento goto dominante inItalia.«L’interventodirettodiquestiautorevoliesponentidelSenatoedellanobiltà fapensareche laricercadell’unitàcon l’Oriente, inapparenza giocata tutta sul piano teologico, avesse anche unesplicito aspetto politico, di cui i contraenti non facevanomistero.QuestofattoavevadicheallarmareTeodorico…timorosodiuna possibile alleanza tra l’elemento latino d’Italia e l’imperod’Oriente,mediata da una ricostituita unità religiosa, che avrebbesempre più escluso e respinto a margine i Goti, aderentiall’arianesimo» (Obertello1). Non bisogna, comunque, trascurarel’ambiente romano in cui ebbero luogo le molteplici controversiecristologiche,entro lequali si inserìanchequelladiBoezio.Nonèquestoilcontestoincuiintervenireperunadiscussionesulleopereteologiche di Boezio: rimandiamo soltanto a C. Leonardi, Lacontroversiatrinitarianell’epocaenell’operadiBoezio,in:«AttidelCongressointemazionaleetc.»,cit.,pp.109-122.

521-522 Traduzione delDe sophisticis elenchis, forse accompagnato da uncommento,cheperònoncièpervenuto.ComposizionedeltrattatoDedijferentiistopicis.

522 BoezioècostrettoadabbandonareRomae i suoi studi, ea recarsiallacortediTeodorico,cherisiedeaRavenna,maancheaVeronaeaPavia. Si scontra con alcuni personaggi della corte, condeiGoticheesercitavanoleloroprepotenzeneiconfrontidegliitalici(cfr.gliepisodi accennati da Consol. 1, 3, 10 sgg.). La situazione politicadegliitaliciingenerale,ediBoezioinparticolare,sifapiùdiffìcile,perchélacollaborazionedeiprimidecennidelregnodiTeodoricoè

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oramaitramontata.

523 Muore il papa Ormisda, che aveva saputo mantenere unatteggiamentodiplomaticodibuonirapporticonilregnodeiGotiel’impero diOriente.Gli succede il papaGiovanni I, che è forse lostesso diacono Giovanni, al quale Boezio aveva dedicato due deisuoi trattati teologici. In occasione dell’elezione del nuovo papa ilsenato di Roma invia alcune lettere a Costantinopoli; alcune,intercettatedalleautoritàgote,sembranopoterdaraditoasospettidimacchinazioni segrete tra il patrizioAlbinoe l’imperatore.Taleaccusa è sostenuta nel 523 a Verona dal magistrato Cipriano, ilquale,comunque,sarebbestatomossosostanzialmentedaldesideriodi impadronirsi dei beni di Albino. Boezio interviene in difesa diAlbino,sostenendo,tral’altro,che,seAlbinoècolpevole,losonoilSenato intero e Boezio stesso con quello. Tale difesa risulteràestremamente pericolosa, perché non per questo Ciprianoabbandonerà l’accusa, ma la sosterrà con rinnovata energia el’ausiliodifalsetestimonianze,lequalioracolpirannoancheBoezio.Il filosofo (cfr., per questo e gli altri particolari della vicenda, lanarrazione dei fatti, presentata dall’autore stesso in Consol. I, 4)sottolineerà, naturalmente, l’infondatezza delle accuse el’inattendibilità dei testimoni; ciononostante le accuse sono basatesu delle lettere (che Boezio, comunque, dichiara essere statefalsificate), dalle quali risulterebbe cheBoezio «avrebbe sperato direstaurarelalibertàdiRoma»,evidentementeaidannidelpoterediTeodorico.Inoltregliaccusatoriricorronoadunaltrocapod’accusa,cioè all’aver Boezio praticato la magia (indicata dal terminedi‘sacrilegio’),un’accusa,questa,cheerafrequentenellasocietàdelmondotardo-antico,echegeneralmentevenivapunitaconlamorte.InseguitoaquesteaccuseBoezio,tral’agostodel523eilsettembredel 524, viene spogliato delle sue dignità e tradotto in cattività aPavia: come si è detto sopra (p. 29), questo non voleva significarenecessariamente ‘il carcere duro’, ma la detenzione in attesa delgiudizio del re, e siffatta detenzione, relativamente severa, potevapermettere allo scrittore di dedicarsi alla filosofia e allo scrivere,appunto,laConsolatio.DetenutoaPavia,Boeziovienegiudicatoinsua assenza, a Roma, da un collegio formato da cinque senatoriestrattia sorteepresiedutodalprefettodella città, comevoleva la

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leggeneiconfrontidicolorocheeranostatiaccusatidiartimagichee di coloro che erano membri del Senato. Quindi, come lamentaBoezio stesso (Consol. I, 4, 36) quello stesso Senato che egli avevadifeso non si periterà di infliggergli la condanna e la sentenzacapitale,unitaallaconfiscadeibeni.D’altraparte,quandoscrivelasuaultimaopera,Boeziononfaespliciti riferimentialla ingiustiziadelsovrano,masoltantovelatiaccenniallamalvagitàdeitiranniingenerale, in quanto, probabilmente, egli si illude ancora di poterottenerel’assoluzione.

Sul problema della condanna di Boezio l’indagine degli studiosi èstata, come si può facilmente capire, nutrita e appassionata. Unrecente studio di L. Cracco Ruggini (Nobiltà romana e poterenell’età di Boezio, in: Atti del Congresso intemazionale di studiboeziani, Roma 1981, pp. 73-96) inquadra perfettamente l’attivitàpoliticadiBoezionellacondizionedell’Italiadel suo tempo,strettatra la simpatia di alcuni senatori per la corte imperiale diCostantinopoli, il desiderio di autonomia di altri, e il ferocecontrollo dei Goti (cfr. soprattutto p. 88 e poi p. 93): «Ma Boeziocommise l’errore (chegli fufatale)diaccettareunacaricapalatinacheloestraniavadallacarrierasenatoria«urbana»piùtradizionale,in anni che già si annunciavano diffìcili per gli illustres di Roma.Eglidovette farloperamored’unamilitanza intesacome impegnointellettuale oltre che per un dovere di classe, pur intuendone irischi: si trovò così allo sbaraglio, irretito dalle trame di un altofunzionario militare e civile di Ravenna (goto 0 ferocementefilogotico), lepalatinaecanes,di cuiegliparlanelDe consolatane,gliimprobi cuiegli tentò invanodi sbarrare ilcammino,eaiqualiopposeorgogliosamentelapropriafedeltàallaconscientiae libertas,l’unicacherimanevaachibensapevaormaichelalibertasromanaeradefinitivamenteperduta».

524-525 Tral’invernodel524el’estatedel525TeodoricofavenireaPavia,ovesitrova,ilprefettodiRoma,Eusebio,ilqualeglirecalanotificadella condanna di Boezio, formulata dalla già nominatacommissione di senatori. La condanna, infatti, non poteva averluogo,finoacheilrenonl’avesseapprovata.Teodorico,comunque,lasottoscrivesenzaaverascoltatoBoezio, ilqualevienegiustiziato

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nell’estatedel525vicinoaPavia,nell’agerCalventianus,cioèinunalocalitàchiamataCalvenziano,che,secondoalcuni,apparterebbealterritoriodiMilano,secondoaltri,iqualisibasanoanchesudiunaantichissima tradizione locale, nel territorio di Pavia; sullacollocazioneprecisadiquestalocalità,cfr.recentementeF.Gianani,«InagroCalventiano»:illuogodelsuppliziodiBoezio,in:«AttidelCongressointemazionaleetc.»,cit.,pp.41-47.

1.Cfr.Boezio,Laconsolazionedellafilosofia,opuscoliteologici,traduzionediA.RibeteL.Obertello, a cura di L. Obertello, Milano 1979, p. 79. La presente nota biografica utilizzasoprattuttolaesposizionediquestostudioso.

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NOTABIBLIOGRAFICA

Labibliografiaboeziana,chenonèrivolta,evidentemente,soloallaConsolatio,ma anche alle opere di logica e agli opuscula theologica, è immensa; solo unostudiosocheposseggaunaparticolarecompetenzanelleproblematichefilosoficheeteologichepuòdominaretuttal’operadelfilosofolatino.Glistudiapparsifinoal 1974 sono stati raccolti, distribuiti secondo un rigoroso criterio e valutaticriticamentedaL.Obertello,ilcuisecondovolumedelgiàpiùvoltecitatosaggiosu Severino Boezio è dedicato, appunto, alla bibliografia boeziana; piùsuccintamente,masempreinmodoeccellente,èstataraccoltaevalutata,pergliannidal1974al1979,nella traduzionedellaConsolazionedella filosofia e degliOpuscoliteologici,pubblicataaMilanonel1979,dellaqualeugualmenteabbiamotenutoconto.AlsaggiodiObertellodel1974rimandiamo,dunque,illettorechevolesseapprofondirelaproblematicaboezianaequindiavessebisognodiservirsideglistrumentiscientificiadattialloscopo.

Per quanto riguarda il presente lavoro, offriamo al lettore solamente labibliografia che possiede i caratteri della essenzialità e che è necessaria pergiungereadunasufficientecomprensionedeicontenutidell’opera;eventualialtricontributicriticisonodanoifomitiinnotaallatraduzione.

Edizioni

Edizionicritichedi:R.Peiper,Leipzig,Teubner1871(insiemecongliopusculatheologica); di A. a Forti Scuto - G. D. Smith, London, Burns, Oates &Washboume 1925 (ristampa Hildesheim 1976); di G. Weinberger, CorpusScriptorumEcclesiasticorumLatinorumLXVII,Wien,Holder-Pichler-Tempsky1934;diL.Bieler,CorpusChristianorum,SeriesLatina,XCIV,Tumholti,Brepols1947;diK.Büchner,EditionesHeidelbergenses,Heidelberg,Winter,2aediz.1960.Con traduzione o traduzione e commento: di E. Rapisarda, Catania, Centro diStudisull’AnticoCristianesimo,1961;diR.DelRe,Roma,Edizionidell’Ateneo&

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Bizzarri 1968; di O. Dallera, Milano 1977; 19915; di A. Ribet, insieme con gliOpuscoliTeologici, tradottidaL.Obertello (cheècuratoredelvolume),Milano,Rusconi1979;diE.Gegenschatz(edizioneetraduzione)eO.Gigon(introduzioneenote),ArtemisVerlag,MünchenundZürich1990.

Commenti

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Lapresenteedizione

Periltestolatinocisiamoservitidiquello,sopramenzionato,diL.Bieler,cheeccellesuglialtrinonsoloperl’equilibriodellesceltedellelezioni,maancheperunapiùvastaeapprofonditaindaginesullatradizionemanoscritta,chesfruttainmodopiùampiorispettoaglieditoriprecedenti(anchesemoltorimanedafare),eperunprimotentativodigettareunosguardoanchesullaricchissimatradizioneindirettaaltomedievale.LàdoveabbiamopreferitostaccarcidaltestodelBieler,oabbiamo pensato opportuno tener conto, comunque, anche di altre edizioni,abbiamoprecisatolenostreopinioninellenotecritiche.

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NOTACRITICA

I carme III, 3.«glomerantursidera»èconsiderato ‘vix sanum’dalBieler, chepropone«clauduntursidera»,richiamatodalv.8.IlWeinberger,invece,conaltri(tra cui il Gigon) conserva il testo della tradizione manoscritta concorde.«Glomerantur nubila» propone lo Schrader, in base a Sen., Phaedr. 736-737:«fugit… ocior nubes glomerante Coro», e tale congettura è accolta anche dalPeiperedalBüchner.Comeosserva ilGruber,sipuòanche intenderesidusnelsignificatodi ‘maltempo’, ‘tempesta’, che èperòun’accezione isolata inBoezio.NoitraduciamoseguendoilGruber,siapurerimanendoincerti.

I,3,5.«acciderit»èlalezionedivarimanoscritti,accoltaanchedalPeiper.I, 3,9. «nec Socratis venenum» è considerato sospetto dal Büchner, ma tale

espunzioneèingiustificataerompel’armoniaeilparallelismodeidueperiodi(icasideifilosofigreci,prima,epoileingiustecondannedeifilosofilatini).

I,4,10.«numquammeabiurequisadiniuriumquicquam»leggeilBieler,masullascortadelsolomanoscrittoP(Parisinus,Bibl.Nat.,Lat.7181,delsecoloIX),da lui di solito preferito, contro il resto della tradizionemanoscritta concorde:«numquammeabiureadiniuriamquisquamdetraxit».

I, 4,15. «exacerbasse»: «exacervasse» alcuni manoscritti, la cui lezione èadottatadalPeiper.

I,4,38.Iltestogreco,logicamenteassaicorrottodaimanoscritti,èrestituitoinεπόυ θεόές dall’Engelbrecht, cioè con il plurale, più consono al neoplatonismopagano che non al cristianesimo, che, come si è visto più volte, non è maiapertamente professato da Boezio nellaConsolatio. Ma il singolare θεώ è bentestimoniato in tutta la tradizione platonica, anche latina (fin dai tempi diApuleio, cfr. De Plat. II, 26,252), e Boezio stesso sempre parla di «Dio» alsingolare, non al plurale. Per questomotivo conserviamo il singolare «Dio», etraduciamo impiegando la maiuscola, tenendo conto della fede cristiana diBoezio,presenteancheinquestaoperastrettamentefilosofica.

I,4,40.«actuipsa»ècorrezionediSitzmann,WeinbergereBielen«actuipso»imanoscritti,seguitidalPeiper.

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I carmeV, 41.Di fronte a tutta la restante tradizionemanoscritta, che legge«gaudent», il Bieler e il Traina [cfr. RFIC 98 (1970), p. 99] leggono «gaudet»,lezioneoriginariadiunsolomanoscritto,riferendoilverboallaFortuna,comeinHör.,Carm.I,34,16.Pocopiùoltre(v.45)accogliamolacongetturadiS.Mariottichecorregge«fortunae»deimanoscrittiin«fluitante»perragionimetriche.

I,5,3.«quamprocul»codiciededitori;ilBielercongettura«tamprocul».II, 1,5. «blandientemque» leggono alcunimanoscritti ed editori, tra i quali il

Weinberger; «blandientem quoque» leggono Peiper e Bieler, seguendo altrimanoscritti.

II,1,13.«necpraesensmanendifida»èunacorrezionedelBieler,per«praesensnec manendi fida» della tradizione manoscritta, lezione accolta dai precedentieditori,echeanchenoiseguiamo.

II,1,14.«fugax»èstatoespunto,masenzaunmotivocogente,dalBieler.II carme I, 2. «et aestuantis» di quasi tutta la tradizionemanoscritta è stato

corretto,sullabasedipochi testimonimedievali, in«exaestuantis»dalBüchner.Nelprimocasolaproposizioneprincipalecominciaalv.3;sesiaccoglie,invece,la correzione (le necessitàmetriche sottolineate dal Büchner, di non iniziare ilversoconungiambo, inrealtànonsonocogenti,comehaosservato ilGruber),essacominciaimmediatamenteconquestoverso.

II carme I, 8. «suis (de)monstrat». Seguiamo questa correzione del Rand (inLGL)cherisolveunadifficoltàmetrica(sirichiederebbelungala-udi«suis»).

II,2,5.«habesgratiam»ècorrettoin«debesgratiam»dalPeiper.II,2,10.«neuti»dellatradizionemanoscritta,correttoin«netu»dalPeiper,è

mantenutodaEngelbrecht,Weinberger eBieler, che attribuiscono a «neuti» ilsignificatodi«utnon».

II,4,6.Iltestohadiseguito«pudicitia,pudore»,checertamenteadunaprimalettura appare sovrabbondante, ed è stato corretto con l’espunzione ora di untermineoradell’altro.Ma ilGruberhaosservato che il sintagmaè costruito inmanieraasindeticacomeinCic.Mil.77;Sali.,Catil.12,2.

II, 5,10. «mereantur» è correzione di Engelbrecht, Weinberger e Bieler, latradizionemanoscrittaè«merebantur»,cheèdifesadalKlingner,«Gnomon»16,1940,p.30.

II, carme VI, 9-10. Il testo dei manoscritti appare alquanto duro, a causadell’asindeto;èevidentecheilsoggettononpuòesserealtroche«Phoebus»,cheregge «condens» e «veniens». Il Büchner ha proposto di correggere in «(et)veniens».

II, 8,1. Il testo «fallax illa nihil» è sicuramente corrotto, perché viene adaffermare tutto il contrario di quello che richiede il senso (anche la fortuna

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talvolta arrecaveri vantaggi agliuomini)—edèdifficile intendere«pernienteingannatrice»(come,peraltro,traduciamo).IlKlingnerespungetuttoilsintagma,il Büchner soltanto «nihil», il Gruber accoglie la lezione «non nihil» di alcunimanoscritti.

III,1,7. Il secondo«causa»èsicuramenteripetizionedelprimo,dovutoadunerrore della tradizione manoscritta. Espunto da quasi tutti gli editori, èinutilmenteconservatodalWeinberger.

III, 4,4. Il Brakman propone di correggere «putares» della tradizionemanoscrittain«optares».

III, 10,25. (Deus) è aggiunta del Bieler, sicuramente utile per una maggiorechiarezzadelpasso.

III, 10,41. Anche in questo passo, per maggiore chiarezza, il Bieler, giàpreceduto, del resto, dal Büchner, espunge le parole tra parentesi quadre,considerandole una glossa penetrata nel testo, che turba lo svolgimento deldiscorso.

IV, 1,7; 2,15 etc. Il Weinberger preferisce la lieve variante «imbecillos»,attestata da un maggior numero di manoscritti, di fronte al meno frequente«imbecilles»,preferitodalBieler.

IV, 3,3. «Idem ipsum» è la lezione genuina di alcunimanoscritti, accolta dalBieler,difrontea«idipsum»dipochialtriedelWeinberger,ea«idestipsum»,parimentiattestata.

IV, 3,13. È da preferire alla lezione della tradizione manoscritta «extremanequitia»,lacorrezionedelWeinberger«extremum»(sci.«malorum»);ilBüchnereilBielercorreggono«extremo»(«dall’ultimo»).

IV,3,16.Sipuòconservareanchequi,conilGruber,lalezione«infrahominismeritum» della tradizione manoscritta, corretta in «infra homines merito» dalBieler.

IV,3,17.Inutilelacorrezionedi«lupi»in«lupis»,propostadalWeinberger.IV,4,18.Iltestoquidanoiseguitoèquellodellatradizionemanoscritta,accolto

dalWeinberger. In questo ci discostiamo dal Bieler, il quale, d’accordo con ilLangen, l’Engelbrecht e il Büchner, colloca le battute da «sed puniri improbosiustum»a«liquererespondi»deiparagrafi20-21primadi«Habentigiturimprobi— iusta ultione puniti», dei paragrafi 18-19. una tale trasposizione, infatti, ilragionamento non guadagna niente in chiarezza, e non sembra che si possariscontrareunamotivazione cogenteper abbandonare la tradizionemanoscrittaconcorde.

IV,4,18.«mali»èunitocon«aliquidulterius»dalBieler,con«ipsaimpunitas»dalWeinberger.

IV,4,37.Labattuta«apparet,inquam»èunaaggiuntadelBieler,ilqualeritiene

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opportunointerrompereconlarispostadiBoeziolatrattazionediFilosofia,che,altrimenti,riprenderebbedacapocon«Atquinunc»,senzanessunapausa.

IV,5,3.«carcernex»unsolomanoscritto,lacuilezioneèaccoltadalRandedalBieler; «carcer, lex», la maggior parte dei manoscritti, ove la parola «lex» èsicuramenteerrata, tantochealcuni laomettono. IlWeinberger,appunto, leggesolo«carcer».

IV, 6,40. «Remordet» della tradizione manoscritta è sicuramente corrotto,secondo il Bieler. Il Weinberger ipotizza una lacuna prima di questo verbo,mentreilmedesimoBielerproponediintegrareecorreggerein«iniucundosinitinterdum remorderi… agitari».Ma osserva giustamente il Büchner, seguito dalGruber,che«remordere»conilsignificatodi«tormentare»nonhabisognodiunablativostrumentale,comesivededavarieattestazioni.Boeziointendedirecheiperiodi di buona fortuna e di felicità sono sempre interrotti dall’intervento delmale. Poco più oltre, «sinit» è integrazione di Rand e Weinberger, mentre ilBüchnercorreggein«agitat».

IV, 6,42. «Venerandum saeculis» è correzione di Büchner e Bieler, mentre ilWeinberger rimane fedele a «venerandum saeculi» della tradizionemanoscrittaconcorde.

IV,6,44.SeguiamoiltestodiWeinberger(«malomeritos»),invecediquellodelBieler(«malemeritos»).

IV,6,58.VièdadirequalcosainfavoredellacongetturadelBieler«rationum»,invecedi«rationis».«Orationis»proponel’Orth.

V, 3,6. IlBieler, seguendoancoraunavolta il solomanoscrittoP, corregge il«provisae» (riferito a «voluntates») di tutta la tradizione manoscritta, accoltoanchedalWeinbergeredalBüchner,in«provisa»(riferitoa«factahominum»).

V,3,25.OsservailBielercheilBentley,nelsuocommentoaHor.,Serm.II,5,59,proponedicorreggere«refert»in«differt»,mailGruberhaobiettatoche«refert»nel significato di «differire» «esser diverso» è attestato nel latino tardo (adesempio già in Tertulliano, per il quale cfr. Bulhart in CSEL LXXVI, praef., p.LVI).

V,3,26.«Humana»èomesso,probabilmentepererroredistampa,dalBieler.V, 4,1. «Distribuit» appare a tutta prima di incerto significato, ed è stato

consideratosospettodalBieler;ilTheilerproponedicorreggerein«destrait».MailCourcelle (Laconsolationdephilosophieetc.cit.,p.210n.5)giustificaquestaaffermazione di Boezio facendo riferimento alla struttura del testo stesso diCicerone a cui qui ci si riferisce (Div. 1,125), che contiene una specie di’distribuzionedegli argomenti’: «primummihi videtur…adeo,…deinde a fato,deindeanaturavisomnisdivinandiratioquerepetenda».

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V, carme IV,6. «Quondam» appare sospetto al Bieler, ed in effetti non se neriesce a comprendere il significato esatto in questo contesto. Ma comecorreggerlo?

V, 6,3. La lezione «patefacit» di quasi tutta la tradizionemanoscritta è statainutilmentecorrettain«patefaciet»dalKlingneredalBüchner,in«patefecit»dalPeiper.

V,6,19.«Minime»,secondoilBieler,èunarispostadellaFilosofiaasestessa,nondiBoezio, come ritenevanogli editoriprecedenti. Ineffetti, in tuttoquestocontesto Boezio non interviene mai a interrompere la esposizione della suamaestra,néèesplicitamenteinterrogatoalriguardo.

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PHILOSOPHIAECONSOLATO

LACONSOLAZIONEDELLAFILOSOFIA

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LIBERI.

I.Carminaquiquondamstudiofiorenteperegi,flebilisheumaestoscogoriniremodos1.

EccemihilaceraedictantscribendCamenae2

etveriselegi3fletibusorarigant.5 Hassalternnulluspotuitpervincereterror4,

nenostrumcomitésprosequerenturiter.Gloriafelicisolimviridisqueiuventae,

solanturmaestinuncmeafatasenis.Venitenimproperatamalisinopinasenectusio

10 etdoloraetatemiussitinessesuam.Intempestivifundunturverticecani

ettremiteffetocorporelaxacutis.Morshominumfelix,quaesenecdulcibusannis

inseritetmaestissaepevocatavenit.15 Eheu,quamsurdamiserosavertituraure

etfientesoculosclauderesaevanegat!Dumlevibusmalefidabonisfortunafaveret,

paenecaputtristismerserathorameum;Nuncquiafallacemmutavitnubilavultum,

20 protrahitingratasimpiavitamoras.Quidmefelicemtotiensiactastis,amici?

Quicecidit,stabilinoneratillegradu.

[1,1]Haecdummecumtacitusipsereputaremquerimoniam-quelacrimabilemstili officio signarem, astitisse mihi supra verticem visa est1 mulier reverendiadmodum vultus, oculis arden-tibus et ultra communem hominum valentiamperspicacibus,colorevividoatqueinexhaustivigoris,quamvisitaaeviplenaforet,utnullomodonostraecredereturaetatis,staturadiscre-tionisambiguae.[2]Namnunc quidem ad communem sese hominum mensuram cohibebat, nunc vero

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pulsare caelum summi verticis cacumine videbatur; quae cum altius caputextulisset, ipsum etiam caelum penetrabat respicientiumque hominumfrustrabatur intuitum. [3] Vestes erant tenuissimis filis subtili artificioindissolubili materia2 perfectae, quas, uti post eadem prodente cognovi, suismanibus ipsa texuerat; quarum speciem, veluti fumosas imagines solet, caligoquaedam neglectae vetu-statis obduxerat. [4] Harum in extremo margine ΠGraecum, in supremo veroΘ legebatur3 intextum atque in utrasque litteras inscalarum modum gradus quidam insigniti videbantur, quibus ab inferiore adsuperius elementum esset ascensus. [5] Eandem tamen vestem violentorumquorundamsciderantmanusetpar-ticulas,quasquisquepotuit,abstulerant4.[6]Etdextraquidemeiuslibellos,sceptrumverosinistragestabat.

[7] Quae ubi poeticas Musas vidit nostro assistentes toro fle-tibusque meisverbadictantes,commotapaulisperactorvisinfiammataluminibus5:[8]Quis,inquit,has scenicasmeretriculasadhuncaegrumpermisitaccedere,quaedoloreseiusnonmodonullisremediisfoverent,verumdulcibusinsuperalerentvene-nis?[9]Haesuntenim,quaeinfructuosisaffectuumspinis6uberemfructibusrationissegetemnecanthominumquementesas-suefaciuntmorbo,nonlibérant.[10]Atsiquemprofanum,utivulgosolitumvobis,blanditiaevestraedetraherent7,minusmoleste ferendum putarem— nihil quippe in eo nostrae operae laederentur—huncveroEleaticisatqueAcademicisstudiis innutritum8?[11]Sedabitepotius,Sirenesusqueinexitiumdulces9,meisqueeumMusis10curandumsanandumquerelinquite. [12] His ille chorus increpitus deiecit humi maestior vultumconfessusqueruboreverecundiamlimentristisexcessit.[13]Atego, cuiusacieslacrimismersa caligaret nec dinoscere possem, quaenamhaec essetmulier tamimperiosae auctoritatis11, obstupui visuque in terram defixo, quidnam deincepsessetactura,exspectaretacituscoepi.[14]Tumiliapropiusaccedensinextremalectuli mei parte consedit12 meumque intuens vultum luctu gravem atque inhumum maerore deiectum his versibus de nostrae mentis perturbationeconquestaest:

II.Heu,quampraecipitimersaprofundo1

menshebetetproprialucerelieta2

tenditinextemasiretenebras3,terrenisquotiensflatibusaucta

5 crescitinimmensumnoxiacura!Hicquondamcaeloliberaperto

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suetusinaetheriosiremeatus4

cemebatroseiluminasolis,visebatgelidaesideralunae

10 etquaecumquevagosstellarecursusexercetvariosflexaperorbes,comprensamnumerisvictor5habebat.Quinetiamcausas,undesonorafiammasollicitentaequoraponti6,

15 quisvolvatstabilemspiritus7orbemvelcurHesperiassidus8inundascasurumrutilosurgatabortu,quidverisplacidastemperethoras,utterramroseisfloribusornet,

20 quisdeditutplenofertilisannoautumnusgravidisinfluâtuvis,rimarisolitusatquelatentisnaturaevariasredderecausas:nunciaceteffetoluminementis

25 etpressusgravibuscollacatenisdeclivemquegerenspondere9vultum10

cogiturheustolidamcemereterram.11

[2,1]Sedmedicinae,inquit,tempusestquamquerelae.[2]Tumverototis inme intenta luminibus: Tune ille es, ait, qui nostro quondam lacte nutritus13,nostris educatus alimentis in virilis animi robur evaseras? [3] Atqui taliacontuleramusarma,quaenisipriorabiecisses14,invictatefirmitatetuerentur.[4]Agnoscisneme?Quidtaces?Pudoreanstuporesiluisti?Mal-lempudore,sedte,ut video, stupor oppressit. [5] Cumque me non modo taciturn, sed elinguemprorsusmutumquevidisset,ammovitpectorimeolenitermanumet:Nihil,inquit,perieliest,lethargumpatitur,communemillusarummentiummorbum15.[6]Suipaulisperoblitusest;recordabiturfacile,siquidemnosantecognoverit;quodutpossit, paulisper lumina eius mortalium rerum nube caligantia tergamus16. [7]Haecdixitoculosquemeosfletibusundantescontractainrugamvestesic-cavit.

III.Tuncmediscussaliqueruntnoctetenebraeluminibusquepriorrediitvigor,

ut,cumpraecipitiglomerantur1sideraCoro2

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nimbosisquepolusstetitimbribus,5 sollatetacnondumcaelovenientibusastris

desuperinterramnoxfunditur;hancsiThreicioBoreasemissusabantro3

verberetetclausumreseretdiem,emicatetsubitovibratusluminePhoebus

10 mirantesoculosradiisferit.

[3,1]Haudalitertristitiaenebulisdissolutishausicaelumetadcognoscendammedicantis faciem mentem recepì. [2] Itaque ubi in earn deduxi oculosintuitumque defbd, respicio nutricem meam, cuius ab adulescentia laribusobversatus fueram, Philo-sophiam. [3] Et quid, inquam, tu in has exsilii nostrisolitudines,oomniummagistravirtutum17,superocardinedelapsavenisti?18Anut tuquoquemecum rea falsis criminationibus agiteris?19[4]An, inquit ilia, te,alumne, desererem nec sarcinam, quam mei nominis invidia sustulisti,communicato tecum labore par-tirer? [5] Atqui Philosophiae fas non eratincomitatumrelin-quere iter innocentis.Meamscilicetcriminationemverereretquasi novumaliquid accideret, perhorrescerem? [6]Nunc enim primum censesapud improbosmores lacessitampericulis esse sapientiam?Nonneapudveteresquoque ante nostri Platonis aetatem20 magnum saepe certamen cum stultitiaetemeritate cer-tavimus eodemque superstite praeceptor eius Socrates iniustaevictoriam mortis me astante promeruit?21[7] Cuius hereditatem cum deincepsEpicureum vulgus ac Stoicum22 ceterique pro sua quisque parte raptum iremolirentur meque reclamantem reni-tentemque velut in partem praedaetraherent, vestem,quammeis texuerammanibus,disciderunt abreptisqueab eapanni-culis totam me sibi cessisse credentes abiere. [8] In quibus quo-niamquaedam nostri habitus vestigia videbantur, meos esse fa-miliares imprudentiarata nonnullos eorum profanae multitudi-nis errore pervertit, [9] Quodsi necAnaxagoraefugamnecSocratisvenenumnecZenonistormenta23,quoniamsuntperegrina,novisti,atCanios,atSenecas,atSoranos24,quorumnecpervetustanecincelebrismemoria est, scire potuisti. [10]Quos nihil aliud in cladem detraxit,nisi quod nostrismoribus instituti studiis improborum dissimillimi videbantur.[11] Itaque nihil est quod ammirere, si in hoc vitae salo25 circumflantibusagitemurprocellis,quibushocmaximepropositumest,pessimisdispli-cere.[12]Quorumquidemtametsiestnumerosusexercitus,spemendustamenest,quoniamnulloduceregitur26,sederroretantumtemereacpassimlymphanteraptatur.[13]Quisiquandocontranosaciemstruensvalentiorincubuerit,nostraquidemdux

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copias suas in arcem27 contrahit, illi vero circa diripiendas inutiles sarcinulas28

occupantur. [14] At nos desuper irridemus vilissima rerum quaeque rapientessecuritotiusfuriositumultuseoquevallomuniti,quograssantistultitiaeaspirarefasnonsit.

IV.Quisquiscompositoserenusaevofatumsubpedibusegitsuperbumfortunamquetuensutramquerectusinvictumpotuittenerevultum,

5 noniliumrabiesminaequepontiversumfunditusexagitantisaestum1

necruptisquotiensvaguscaministorquetfumifìcosVesaevusignesautcelsassolitiferireturres2

10 ardentisviafulminismovebit.Quidtantummiserisaevostyrannosmirantursineviribusfurentes?Necsperesaliquidnecextimescas3,exarmaverisimpotentisiram;

15 atquisquistrepiduspavetveloptat,uqodnonsitstabilissuiqueiuris,abiecitclipeumlocoquemotusnectit,quavaleattrahi,catenam.

[4,1]Sentisne,inquit,haecatqueanimoillabunturtuoanόνόςλύρας29Quidfies, quid lacrimis manas? ξαύδα, μή κευ#ε νόω30. Si operam medicantisexspectas, oportet vulnusdetegas. [2]Tumego collecto in vires animo31: Anneadhuc eget ammonitione nec per se satis eminet fortunae in nos saevientisasperitas?Nihilneteipsalocifaciesmovet?[3]Haecineestbibliotheca,quamcer-tissimam tibi sedem nostris in laribus ipsa delegeras, in qua mecum saeperesidens de humanarum divinarumque rerum scientia32 disserebas? [4] Talishabitus talisque vultus erat, cum tecum naturae secreta rimarer, cum mihisiderumviasradio33describeres,cummoresnostrostotiusquevitaerationemadcaelestis ordinis exempla formares?34 Haecine praemia referi-mus tibiobsequentes?[5]Atqui tuhanc sententiamPlatonis ore sanxisti beatas fore respublicas, si eas vel studiosi sapientiae regerent vel earum rectores studeresapientiaecontigisset35.[6]Tueiusdemviriorehancsapientibuscapessendaereipubli-caenecessariamcausamessemonuisti,ne improbis fiagitiosisquecivibus

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urbiumrelictagubemaculapestembonisacpemi-ciemferrent36. [7]Hanc igiturauctoritatemsecutus,quoda te inter secretaotiadidiceramtransferre inactumpublicae ammi-nistrationis optavi. [8] Tu mihi et, qui te sapientium mentibusinsérait, deus conscii nullum me ad magistratum37 nisi commune bonorumomnium studium detulisse. [9] Inde cum improbis graves inexorabilesquediscordiae et, quod conscientiae libertas habet, pro tuendo iure spretapotentiorumsemperoffensio.

[10] Quotiens ego38 Conigastum39 in imbecilli cuiusque fortu-nas impetumfacientem obvius excepi, quotiens Trigguillam40 regiae praepositum domus abincepta, perpetrata iam prorsus iniuria deieci, quotiens miseros, quos infinitiscalumniis impunita barbarorum semper avaritia vexabat, obiecta periculis au-ctoritateprotexi!Numquammeabiurequisadiniuriumquic-quamdetraxit.[11]Provincialiumfortunastumprivatisrapinis,tumpublicisvectigalibuspessumdarinonaliterquamquipa-tiebanturindolui.[12]Cumacerbaefamistemporegravisatque inexplicabilis indicta coemptio profligatura inopia Campaniamprovinciam41 videretur, certamen adversum praefectum praetorii42 communiscommodirationesuscepi, regecognoscentecontendiet,necoemptioexigeretur,evici. [13] Paulinum con-sularem virum43, cuius opes Palatinae canes iam speatque bilione devorassent, ab ipsis hiantium faucibus traxi. [14] Ne Albinumconsularem44 virum praeiudicatae accusationis poena cprriperet, odiis meCypriani delatoris45 opposui. [15] Satisne in me magnas videor exacerbassediscordias? Sed esse apud cete-ros tutior debui, qui mihi amore iustitiae nihilapud aulicQS, quo magis essem tutior, reservavi. Quibus autem deferentibusperculsi sumus? [16] Quorum Basilius46 olim regio ministerio depulsus indelationemnostrinominisalieniaerisnecessitatecompulsusest.[17]Opilionemvero atque Gaudentium47 cum ob innumeras multiplicesque fraudes ire inexsilium regia censura decrevisset cumque illi parere nolentes sacrarum seseaedium48 defensione tuerentur compertumque id regi foret, edixit uti, ni intrapraescriptum diem Ravenna urbe decederent49, notas insigniti frontibus50

pellerentur. [18] Quid huic severitati posse astrui videtur? Atquin eo diedeferentibus eisdem nominis nostri delatio suscepta est. [19] Quid igitur?Nostraene artes ita meruerunt an illos accusatores iustos fecit praemissadamnatio? Itane nihil fprtunam puduit si minus accusatae innocentiae, ataccusantiumvilitas?

[20]At cuius criminis arguimur summamquaeres?Senatumdicimur salvumessevoluisse51.[21]Modumdesideras?Delato-rem,nedocumentadeferretquibussenatum maiestatis reum faceret, impedisse criminamur. [22] Quid igitur, omagistra,censes?Infitiabimurcrimen,netibipudorsimus?Atvoluinecumquam

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velle desistam. Fatebimur? Sed impediendi delatoris opera cessavit. [23] Anoptasseilliusordinissalutemnefasvo-cabo?Illequidemsuisdemedecretis52,utihoc nefas esset, effecerat. [24] Sed sibi semper mentiens imprudentia rerammerita non potest immutare nec mihi Socratico decreto53 fas esse arbitror velocculuisseveritatemvelconcessissemendacium.[25]Veramidquoquomodosit,tuo sapientiumque iudicio ae-stimandum relinquo. Cuius rei seriem atqueveritatem, ne latere posteros queat, stilo etiam memoriaeque mandavi54. [26]Nam de compositis falso litteris, quibus libertatem arguor sperasse Romanam,quidattinetdicere?Quarumfrausapertapatuisset,sinobisipsoramconfessionedelatoram55, quod in omnibus negotiis maximas vires habet, uti licuisset. [27]Namquaesperatireliqualibertaspotest?Atqueutinampossetulla!RespondissemCaniiverbo56,quicumaGaioCaesareGermanicifilioconsciuscontrasefactaeconiurationisfuissediceretur:’Siego’,inquit,’scissem,tunescisses’.[28]Quainrenon ita sensusnostrosmaerorhebetavit, ut impios scelerata contra virtutemquerarmolitos,sed,quaesperaverint,effecissevehementeram-miror.[29]Namdeteriora velie nostri fuerit fortasse defectus, posse contra innocentiam quaesceleratus quisque conceperit, inspectante deo monstri simile est57. [30] Undehaudiniuriatuoramquidamfamiliariumquaesivit58:’Siquidemdeus’,quit,’est,undemala?bonaverounde,sinonest?’[31]Sedfasfueritnefarioshomines,quibonorum omnium totiusque sena-tus sanguinerà petunt, nos etiam, quospropugnarebonissena-tuiqueviderant,perditumirevoluisse.[32]Sednumidemde patribus quoque merebamur? Meministi, ut opinor, quoniam me dicturumquid facturumve praesens semper ipsa dirigebas, meministi, inquam, Veronaecum rex avi dus exitii communis maiestatis crimen in Albinum delatae adcunctum senatus or-dinem transferre moliretur, universi innocentiam senatusquantameipericulisecuritatedefenderim.[33]Scismehaecetveraproferreetinnulla um quam mei laude iactasse; minuit enim quodam modo se probantisconscientiae secretum, quo-tiens ostentandoquis factum recipit famaepretium.[34] Sed innocentiam nostram quis exceperit eventus, vides; pro verae virtutispraemiisfalsiscelerispoenassubimus.[35]Eccuiusum-quamfacinorismanifestaconfessio ita iudices habuit in severi-tate concordes, ut non aliquos vel ipseingenii error humani vel fortunae condicio cunctis mortalibus incertasummitteret? [36] Si infiammare sacras aedes voluisse, si sacerdotes impioiugularegladio,sibonisomnibusnecemstruxissediceremur,praesentemtarnensententia,confessumtamenconvictumvepunisset;nuncquingentisferepassuummilibusprocul59muti atque indefensi ob Studiumpropensius in senatummortipro-scriptionique damnamur. 0 meritos de simili crimine neminem posseconvinci!60

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[37]Cuiusdignitatemreatusipsietiamquidetulereviderunt;quamutialicuiussceleris ammixtione fuscarent, ob ambitum dignitatis sacrilegio61 meconscientiampolhiissementiti sunt.[38]Atquiet tu insitanobisomnemrerummortaliumcupidi-nemdenostrianimisedepellebasetsubtuisoculissacrilegiolocumessefasnonerat.Instillabasenimauribuscogitationibus-quecotidiemeisPythagoricum illud επόυ $εώ62. [39] Nec conve-niebat vilissimorum mespirituum63 praesidia captare, quem tu in hanc excellentiam componebas, utconsimilem deo64 faceres. [40] Praeterea penetrai innocens domus,honestissimorum coe-tus amicorum, socer65 etiam sanctus et aeque ac tu ipsareve-rendusabomninoshuiuscriminissuspicionedefendunt.[41]Sed—onefas!illiverodetetanticriminisfidemcapiuntatquehocipsovidebimuraffinesfuissemaleficio,quodtuisimbutidisciplinis,tuisinstitutimoribussumus.[42] Itanonest satis nihil mihi tuam profuisse reverentiam, nisi ultro tu mea potiusoffensione lacereris. [43]Atverohicetiamnostrismaliscumulusaccedit,quodexistimatioplurimorumnonrerummerita,sedfor-tunaespectateventumeaquetantumiudicatesseprovisa,quaefélicitascommendaverit;quofit,utexistimatiobonaprimaomniumdeserat infelices.[44]Quinuncpopulirumores,quamdis-sonaemultiplicesque sententiae, piget reminisci; hoc tantum di-xerim ultimamesseadversae fortunae sarcinam,quod,dummi-seris aliquodcrimenaffingitur,quae perferunt,meruisse creduntur. [45] Et ego quidem bonis omnibus pulsus,dignitatibus exutus, existimatione foedatus ob beneficium supplicium tuli. [46]Videreautemvideornefariassceleratorumofficinasgaudiolaetitiaquefluitantes,perditissimumquemque novis delationum fraudibus imminentem, iacere bonosnostridiscriministerroreprostratos,flagitiosumquemqueadauden-dumquidemfacinus impunitate, ad efficiendum vero praemiis incitari, insontes autem nonmodosecuritate,verumipsaetiamdefensioneprivatos.Itaquelibetexclamare:

V.Ostelliteliconditororbis1,quiperpetuonixussoliorapidocaelumturbineversaslegemquepatisideracogis,

5 utnuncpienolucidacomutotisfratrisobviaflammiscondatstellaslunaminores,nuncobscuropallidacomuPhoebopropiorluminaperdat

10 et,quiprimaetemporenoctisagitalgentesHesperosortus,

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solitasiterummutethabenasPhoebipallensLuciferortu.Tufrondifluaefrigorebrumae

15 stringislucembrevioremora,tu,cumfervidaveneritaestas,agilesnoetidividishoras.Tuavisvariumtemperatannum,ut,quasBoreaespiritusaufert,

20 revehatmitesZephyrusfrondes,quaequeArcturusseminavidit2,Siriusaltasuratsegetes3;nihilantiqualegesolutumlinquitpropriaestationisopus.

25 Omniacertofinegubemanshominumsolosrespuisactusmeritorectorcohiberemodo.NamcurtantaslubricaversatFortunavices?Premitinsontes

30 debitascelerinoxiapoena,atperversiresidentcelsomoressoliosanctaquecalcantiniustavicecollanocentes.Latetobscurisconditavirtus

35 claratenebrisiustusquetulitcrimeniniqui.Nilpenuria,nilnocetipsisfrausmendacicomptacolore.Sedcumlibuitviribusuti,

40 quosinnumerimetuuntpopuli,summosgaudetsubderereges.Oiammiserasrespiceterras,quisquisrerumfoederanectis!Operistantiparsnonvilis

45 hominesquatimurfluitantesalo.Rapidos,rector,comprimefluctuset,quocaelumregisimmensum,firmastabilesfoedereterras4.

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[5, 1] Haec ubi continuato dolore delatravi, illa vultu placido nihilque meisquestibusmota66, [2] Cum te, inquit, maestum lacrimantemque vidissem, ilicomiserumexsulemquecognovi;sedquamidlonginquumessetexsilium67,nisituaprodidissetoratio,nesciebam.[3]Sedtuquamproculapatrianonquidempulsuses,sedaberrastiac,sitepulsumexistimarimavis,tepotiusipsepepulisti;namidquidemdetenumquamcuiquamfasfuisset.[4]Sienim,cuiusoriundosispatriaereminiscare,nonutiAtheniensiumquondammultitudinis imperio regitur68, sedεές κόέρανός έστιν, εές βασιλεύς69, qui frequentia civium, non depulsionelaetetur,cuiusagifrenisatqueobtemperareiustitiaelibertasest70.[5]Anignorasillam tuaecivitatis antiquissimam legem71, qua sanctumest ei ius exsularenonesse, quisquis in ea sedem fundaremaluerit?Nam qui vallo eius acmuniminecon-tinetur,nullusmetusestneexsulessemereatur;atquisquis inhabitareeamveliedesierit,pariterdesinitetiammereri.[6]Itaquenontammelocihuiusquamtuafaciesmovetnecbibliothecaepotiuscomptoseboreacvitroparietes72quamtuaementis sedem requiro, in quanon libros, sed id, quod libris pretium facit,librorum quondam meorum sententias collocavi. [7] Et tu quidem de tuis incommunebonummeritisveraquidem,sedpromultitudinegestorumtibipaucadixisti.[8]Deobiectorumtibivelhonestatevelfalsitatecunctisnotamemorasti.De sceleribus fraudibusque delatorum recte tu quidem strictim attingendumputasti, quod eamelius uberiusque gnoscentis omnia vulgi ore celebrentur. [9]Increpuisti etiam vehementer iniusti factum senatus. De nostra etiam crimina-tionedoluisti, laesaequoqueopinionisdamnaflevisti.[10]Postremusadversumfortunam dolor incanduit conquestusque non aequameritis praemia pensari inextremo Musae saevientis, uti, quae caelum, terras quoque pax regeret, votaposuisti. [11] Sed quoniam plurimus tibi affectuum tumultus incubuitdiversumque te dolor ira maeror distrahunt, uti nunc mentis es, nondum tevalidioraremediacontingunt.[12]Itaquelenioribuspaulisperutemur,utquaeintumorem perturbationibus in-fluentibus induruerunt, ad acrioris vimmedicaminisrecipien-damtactublandioremollescant73.

VI.CumPhoebiradiisgraveCancrisidusinaestuat1,tumquilarganegantibussulcisseminacredidit,

5 elususCererisfidequemaspergatadarbores2.Numquampurpureumnemuslecturusviolaspetas,

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cumsaevisAquilonibus10 stridens3campusinhorruit,

necquaerasavidamanuvemosstringerepalmites,uvissilibeatfrui;autumnopotiussuaBacchusmuneracontulit.

15 Signâttemporapropriisaptansofficiisdeusnec,quasipsecohercuit,misceripatiturvices.

20 Sicquodpraecipitiviacertumdeseritordinem,laetosnonhabetexitus4.

[6,1]Primumigiturpaterisnemepauculis rogationibus74 statumtuaementisattingereatquetemptare,ut,quimodussittuaecurationisintellegam?—[2]Tuvero arbitratu, inquam, tuo quae voles ut responsurum rogato.— [3]Tum ilia:Huncine, inquit, mundum temerariis agi fortuitisque casibus putas an ullumcredis ei regimen inesse rationis?75 — [4] Atqui, inquam, nullo existimaverimmodo,utfortuitatemeritatetamcertamoveantur76,verumoperisuoconditorempraesideredeumscionecumquamfueritdies,quimeabhacsententiaeveritatede-pellat. — [5] Ita est, inquit; nam id etiam paulo ante cecinisti hominesquetantum divinae exsortes curae esse77 deplorasti. Nam de ceteris, quin rationeregerentur, nihil movebare. [6] Papae autem vehementer ammiror, cur in tamsalubri sen-tentia locatus aegro tes. Verum altius perscrutemur; nescio quidabesseconiecto.[7]Seddiemihi,quoniamdeomundumreginonambigis,quibusetiamgubemaculisregatur,advertis?[8]Vix,inquam,rogationistuaesententiamnosco, nedum ad inquisita respondere queam. — [9] Num me, inquit, fefellitabesse aliquid, per quod velut hiante valli robore in animum tuumperturbationummorbusinrepserit?[10]Seddiemihi,me-ministinequissitrerumfinisquovetotiusnaturaetendatintentio?78—Audieram,inquam,sedmemoriammaerorhebe-tavit.—[11]Atquiscis,undecunctaprocesserint.—Novi,inquam,deumqueesserespondi.—[12]Etqui fieripotest,ut,principiocognito,quissitrerum finis ignores? [13] Verum hi perturbationum mores, ea valentia est, utmoverequidemlocohominempossint,convellereautemsibiquetotumexstirparenon possint. [14] Sed hoc quoque respondeas velim, hominemne te esse

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meministi. — Quidni, inquam, meminerim? — [15] Quid igitur homo sit,poterisneproferre?—Hocineinterrogas,anessemesciamrationaleanimaiatquemortale?79 Scio et id me esse confiteor. — [16] Et illa: Nihilne aliud te essenovisti?—Nihil.—[17]Iamscio,inquit,morbituialiamvelmaximamcausam;quidipsesis,nossedesisti.Quarepienissimevelaegri-tudinis tuaerationemveladitum reconciliandae sospitatis in-veni. [18] Nam quoniam tui oblivioneconfunderis, et exsulem te et exspoliatum propriis bonis esse doluisti; [19]quoniam vero, quis sit rerum finis, ignoras, nequam homines atque nefariospotentes felicesque arbitraris; quoniam vero, quibus gubema-culis mundusregatur oblitus es, has fortunarum vices aestimas sine rectore fluitare:magnaenonadmorbummodo,verumadinteritumquoquecausae;sedsospitatisauctorigrates, quod te nondum totum natura destituit. [20] Habemus maximum tuaefomitemsalutisveramdemundigubemationesententiam,quodearnnoncasuumtemeritati, seddivinae rationi subditamcredis;nihil igiturpertimescas, iam tibiex hac minima scintil-lula vitalis calor illuxerit. [21] Sed quoniam firmioribusreme-diisnondumtempusestetearnmentiumconstatessenaturam,ut,quotiensabiecerint veras, falsis opinionibus induantur, ex quibus orta perturbationumcaligo verum ilium confundit intuitimi, hanc paulisper lenibusmediocribusquefomentisattenuaretemptabo,utdimotisfallaciumaffectionumtenebrissplendo-remveraelucispossisagnoscere.

VII.Nubibusatrisconditanullumfunderepossuntsideralumen1.

5 SimarevolvensturbidusAuster2

misceataestum,vitreadudumparqueserenis

10 undadiebusmoxresolutosordidacaenovisibusobstat,quiquevagatur

15 montibusaltisdefluusamnis,saeperesistitrupesoluti

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obicesaxi.20 Tuquoquesivis

lumineclaròcernereverum,tramiterectocarperecallem:

25 gaudiapelle,pelletimoremspemquefugatonecdoloradsit3.Nubilamensest

30 vinctaquefrenis,haecubiregnant.

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LIBROPRIMO

I.Iocheuntempoconempitogiovanilescrissiversi,ahimèorasonocostrettoaintonare,piangendo,mesticanti1.

EccocheleCamene2,lacere,midettanoquellochescrivoeleelegie3solcanoilmiovisoconveripianti.

Almenocostorononfuronovintedanessunterrore4,perchénonseguisserocomecompagnelamiastrada.

Gloriadellamiaungiornoverdeefelicegioventù,consolanoorailmiofatodivecchiodolente.

Improvvisaègiuntalavecchiezza,affrettatadallesciagure,eildolorevollechevenisseilpropriomomento.

Bianchiicapelliscendonodallatestaanzitempo,elapellecadentetremasulcorpostanco.

Felicelamortechenonintervieneneidolciannimagiunge,perchéspessoinvocata,aidolenti!

Ahimè,essaconsordeorecchiediscacciaimiseriecrudelenonvuolchiuderegliocchichepiangono!

Quandolamalfidafortunamifavorivaconbenifallaci,amalapenaun’oraditristezzasommergevailmiocapo;

orache,tempestosa,essahamutatoilsuovoltoingannatore,questamiseravitaprolungaisuoiindugisgraditi.

Perchétantevolte,oamici,michiamastefelice?Chiècaduto,nonstavasudiunostabilegradino.

[1,1]Mentreiofacevo,insilenzio,tradimequesteconsiderazioni,esegnavo,conillavorodelmiostilo,lamentibagnatidilacrime,misembròdivedere1rittasoprailmiocapounadonnadiaspettoassolutamentevenerabileinvolto,congliocchisfavillantieacutipiùdellanormalecapacitàumana;vivoerailsuocolorito

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einesaustalasuavigoria,sebbenefossecosìavanzatad’etàcheinnessunmodosipoteva credere che appartenesse alla nostra epoca, mentre la sua statura eraindefinita.[2]Ora,infatti,essasilimitavaentrolamisuranormaledegliuomini,orainvecesembravachetoccasseilcieloconlacimadelcapo;anzi,quandoessalevavapiùinaltolatesta,penetravaaddiritturadentroilcieloevanadiventavalavistadegliuominichelaguardavano.[3]Lesuevestieranotessuteconstoffanonlacerabile2,consottilissimifiliearegolad’arte:seleeralavorateleistessaconlesuemani,comepoimidisse;avedersi, comeavvieneper iquadrianneritidalfumo,esseeranostateoffuscatedallacaligine,secosìlasipuòchiamare,diunatrascurata vetustà. [4] Nel lembo estremo, in basso, si poteva leggere3 una Pigreca, intessuta, inquellosuperioreunaTheta,esiscorgevanoisegnidialcunigradiniche,comeunascala,andavanodall’unaall’altralettera,dimodochesudiessisipotevasaliredalbassoall’alto.[5]Tuttavialavestedicuistiamoparlandoera stata laceratadallemanidi alcuniviolenti, lequali avevano strappatodellepiccolepartidiessa,quellecheciascunoavevapotutoprenderpersé4.[6]Econlamanodestratenevadeilibri,conlasinistraunoscettro.

[7]QuandovidecheleMusedellapoesiastavanoinpiediaccantoalmiolettoe suggerivano leparoleaimieipianti, si adiròunpocoe, infiammatae congliocchitorvi5,disse:[8]«Chihapermessoaquestesciocchemeretricidi teatrodiavvicinarsiaquestomalato?Essenonsoltantononsono ingradodi lenireconalcun rimedio i suoi dolori, ma addirittura glieli accrescono con i loro dolciveleni! [9] Sono loro, infatti, che per mezzo delle sterili spine delle passioni6

uccidonolamessedellaragione,riccadifrutti,eabituanoallamalattialamentedell’uomo,anzichéliberarla.[10]Maseconlevostrelusinghe,comesietesolitefare,riuscisteadattrarreunocheameèprofano7, iocredereichebisognerebbesdegnarsidimeno,inquantolanostraoperanonsubirebbeinluinessundanno—maconcostui,invece,cheèstatonutritodistudiEleaticieAccademici8?[11]Andatevene, piuttosto, Sirene dolci9 fino a procurar la rovina, e lasciatemiquest’uomo,dacurarecon lemieMuse10eguarire!»[12]Alloraquella schiera,rimbrottatadaquesteparole, fattasimestaabbassògliocchia terrae, tradendoconilsuorossorelavergogna,seneuscìtristedallasoglia.[13]Maio,cheavevogliocchi sommersinelle lacrimeeannebbiati enonpotevodistinguere chimaifosse quella donna che comandava così imperiosamente11, sbigottii e fissai losguardoaterraecominciaiadaspettareinsilenziochecosaessavolessefareinseguito.[14]Alloraquella,fattasipiùdapresso,sisedetteinfondoalmioletto12

e,osservandoilmiovisogravatodalpiantoevoltoa terraper ildolore,pianseconiversichequiseguonosulturbamentodell’animomio.

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II.Ahi,quanto,sprofondatanelfondodelbaratro1,torpidaèlamentee,abbandonatalasuaproprialuce2,tendeadandarenelletenebreesteriori3,ognivoltache,accresciutodalletempesteterrene,sorgeimmensol’affannodannoso!Costuicheuntempo,liberonell’apertocielo,erasolitopercorrerelestradedell’etere4,vedevalelucidelroseosole,miraval’astrodellafreddaluna,e,qualunquestellatracciasselesueorbiteerranti,piegandosiingirimolteplici,costui,vincitore5,latenevaavvintaentroisuoinumeri;eanchelecausepercuiifragorosisoffiaffaticanoledistesedelmare6;qualespirito7facciagirareilmondostabile;perchélastella8,checadrànell’ondeEsperie,sorgadall’orienterosseggiante;checosarendatemperateemitileoredellaprimavera,sìdaornarelaterradiroseifiori;chiconcesseall’autunno,resofertiledallaabbondanzadell’anno,diaffluireconleuvebenpiene;levariecausedellanascostanaturaeglierasolitoosservareescoprire;oraegligiace,spentalalucedellamenteeschiacciatoilcollodagravicatene;sottoilpeso9ilsuovisoèrivoltoinbasso10

edècostretto(ahimè)aguardarelaterrabruta11.

[2,1]«Maora»,disse,«ègiunto ilmomentodicurare,nondipiangere».[2]Poi,volgendosiamecontutta la forzadei suoiocchi,disse:«Nonsei tuquelloche,nutritounavoltadalnostrolatte13,irrobustitodalnostrocibo,eragiuntoallaetà forte e matura? [3] E sì che ti avevamo portato delle armi che avrebberopotutodifenderticoninvittafermezza,setunonleavessigettateviaperprimo14.[4] Non mi riconosci? Perché taci? Stai silenzioso per vergogna o persbigottimento?Preferireipervergogna,maèlosbigottimento,aquantomièdatodi vedere, che ti ha schiacciato». [5] E poiché mi ebbe visto non soltanto silenzioso,maaddiritturaprivodiparolaemuto, accostòdolcemente lamanoal

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miopettoedisse:«Ilcasononègrave:soffrediletargia,cheèlamalattiacomuneaglianimi illusi15. [6]Si èdimenticatodi se stessoperunpoco; sene sovverràfacilmente,purchéciabbiariconosciutoprima;perchélopossafare,tergiamogligli occhi, che sono oscurati dalla nube delle cose mortali16». [7] Così disse, e,stretta la veste a formare una piega, con essa asciugò gli occhimiei che eranoimmersinellelacrime.

III.Allora,sgombratalanotte,milasciaronoletenebreeallemielucitornòilprimovigore

comequandosiadunanoinembi1adoperadiCorocheprecipita2

eilcieloècolmodiacquetempestose;stacelatoilsole,enonsivedonoancoralestellenelcielo,

madall’altolanottesiriversasullaterra;maseBorea,lasciatousciredall’antrodiTracia3,

lacacciaviaasferzateedischiudeilgiorno,eccocheFebovienfuoriebrilla,vibrandoisuoiraggi

all’improvviso,eferiscegliocchimeravigliati.

[3,1]Nondiversamenteiomiabbeveraiallalucedelcielo,dopochesifuronodissoltelenebbiedellatristezza,eripresiilmiointelletto,perpoterconoscereilvisodicoleichemicurava.[2]Ecosì,nonappenaebbirivoltoaleiimieiocchieviebbifissatoilmiosguardo,eccochevidilamianutrice,pressolaqualeioerovissuto fin dallamia giovinezza. Era Filosofia. [3] E le dissi: «Perché in questodesertodelmioesilio,omaestradi tutte levirtù17, tuvenisti, abbandonando leregionisuperne?18Perchétupotessiessereincolpatacomemedifalseaccuse?19».[4]Equellarispose:«Dovreiioabbandonarti,ofiglio,enondovreicondividereilpeso chedevi portare in seguito all’odio che attira sudi te il nomemio? [5]EcertononeralecitoallaFilosofialasciarecheuninnocentecamminassedasolo,senza accompagnarlo: avrei allora dovuto temere di essere accusata espaventarmi,comesemicapitassequalcosadinuovo?[6]Sì,perchétucredichequestasialaprimavoltachelasapienzaèmaltrattataecorrepericoli,circondatadaimalvagi?Nonèavvenutoforseanchenelleanticheetà,primadeitempidelnostro Platone20, che noi dovessimo affrontare spesso gravi lotte con latemerarietàdellastoltezza?Quand’eglieraancoravivo,ilsuomaestroSocratesiguadagnòlavittoriasudiunamorteingiustagraziealmiosostegno21.[7]Lasua

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eredità,inseguito,caddeinmanoallebramosiedelvolgoepicureoestoico22edituttiglialtri, che,perquanto stava in loro,nonostante lemieprotestee lamiaopposizione,cercaronoditrascinarmiviaconsé,comesefossipartediunapreda;essilaceraronolavestecheavevotessutoconlemiestessemani,e,credendocheiofossicadutatuttainlorpotereperchémiavevanostrappatosolodeibrandelli,seneandarono.[8]Poichéinessisipotevanovederedelletracce,perdircosì,delmioabito,glistolticredetterochequellifosseromieifamigliarienefeceroperirealcuni,cedendoall’erroretipicodellafolladeiprofani.[9]Chésetunonconoscil’esiliodiAnassagoraoilvelenodiSocrateoletorturediZenone23,dalmomentochesonovicendestraniere,comunqueavrestipotutoconoscereiCanii,iSeneca,iSorani24, la cui fama non è tanto antica né sconosciuta, [10] Costoro furonoperseguitati solamente perché erano stati educati secondo i nostri costumi, equindiapparivanototalmentedifferentidalleabitudinideimalvagi.[11]Pertantononhaimotivodimeraviglia,seinquestatempestadellavita25noisiamoagitatidalleprocellechesoffianotuttoattornoanoi,datocheilnostrointentoprincipaleèproprioquellodinonpiacereaipeggiori.[12]Eancheselaschieradicostoroèbennumerosa, ciononostantenoidobbiamodisprezzarli,poichénonhannounaguida26,masonosoltantotrascinatidiquaedilàacausadel loropazzoerrore,senzadiscernimentoesenzaordine.[13]Setalvoltacapitachequestoesercitoconmaggior violenza serri i ranghi contro di noi e ci assalga, allora la nostracondottiera raccoglie le sue schiere nella rocca27, mentre quelli indugiano asaccheggiaredelleinutiliemiseremercanzie28.[14]Manoidall’altolideridiamomentre afferrano quanto c’è di più vile al mondo, non toccati da quel furiosotumulto e riparati da quel bastione a cui la loro furiosa stoltezza non puòavvicinarsi.

IV.Chisereno,conplacidavita,hacalpestatoilfatosuperboe,guardandoindomitolabuonaelacattivasorte,hapotutoconservareinvittoilsuovolto,nonlospaventanolarabbiaelaminacciadelmarechesconvolgeifluttidalprofondo1,néilVesuvio,ognivoltacheall’improvvisodalleapertebocchevolgeingirofuochiefumo,néilguizzodell’infiammatofulmine,solitocolpirelealtetorri2.Perchégliinfelicitantosbigottisconodavantiaicrudeli

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tiranni,cheinfurianosenzaaverforza?Nonsperareenontemere3:cosìdisarmerail’iradelprepotente.Chiunque,invece,trepidotemeobrama,poichénonèsaldoenonèsignoredisestesso,gettaloscudoeabbandonailsuopostoeannodalapropriacatena,dacuisaràtrascinato.

[4,1]Comprendiquestipensieri»,midisse,«epenetranoessineltuoanimo,osei come un asino che ascolta la lira?29 Perché piangi? Perché prorompi inlacrime? Parla, non nasconderlo nella tua mente30. Se tu attendi l’opera delmedico,deviscoprirelaferita».[2]Ealloraio,raccogliendol’animoefacendomiforza,dissi31:«Mac’èancorbisognochequalcuno laricordi?Nonèabbastanzachiaradasolalafortuna,quantoèduranellasuacrudeltàcheesercitacontrodinoi? Non ti turba affatto l’aspetto stesso di questo luogo? [3] È questa quellabiblioteca che tu ti eri scelta come sede a te riservata, a casa nostra? Lì tiintrattenevispessoconme,ediscutevidellascienzadellecoseumaneedivine32.[4]Avevoquestoaspettoequestovoltoio,allorquandoinsiemeconteindagavoisegretidellanatura,allorquandotudisegnaviconilraggio33ipercorsidellestelle,allorquando tu conformavi il nostro comportamento e la nostra scelta di vitaairesempiochemifornival’ordinedeicieli?34Èquestoilpremiocheriportiamoper averti obbedito? [5] Eppure tu confermasti con la tua bocca la sentenza diPlatone,cheglistatisarebberostatifelici,sefosserostatigovernatidaifilosofiose fosse successo che i loro reggitori si dedicassero alla filosofia35. [6] Tu perboccadiquelmedesimograndeuomoricordastichequestoera,perisapienti,ilmotivodiassumere ilgovernodello stato, cioèevitareche il timonediesso, selasciato nellemani dimalvagi e sciagurati cittadini, arrecasse ai buoni peste erovina36. [7] Io pertanto, seguendo questa autorevole sentenza, volli trasferirenellaattivitàdellapubblicaamministrazionetuttoquellocheavevoappresodateframezzoagliozisegreti.[8]Tu,equelDiochetihacollocatonellamentedeisapienti,sapetebenecheiononhoportatoinnessunacaricapubblica37altrocheilprincipiodifavorireindistintamenteibuoni.[9]Datuttociòsonoderivate legravi e implacabili discordie con imalvagi e, cosa che è richiesta dalla libertàdellapropriacoscienza, ilnonessersimaicuratodioffendere ipotenti,purchefossedifesoildiritto.

[10]Quantevolte38iomiopposiaConigasto39,chesigettavabramososuibenidi tutte le persone più deboli! Quante volte feci desistere Trigguilla40, il

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sovrintendente della reggia, dall’ingiustizia da lui iniziata, anzi, già del tuttocommessa!Quantevolteprotessi,offrendoaipericoliloscudodellamiaautorità,i miseri, che la avidità dei barbari, sempre impunita, tormentava con infiniteaccuse infondate! Nessuno, mai, mi spinse ad abbandonare il buon diritto percommettere ingiustizia. [11] Mi dolsi che le fortune dei provinciali venisserosaccheggiatesiainprivaterapinesiaconpubblicibalzelli,nonmenodicolorochedovevanosubirequelleangherie.[12]Allorquando,nelmomentodiunaacerbacarestia, una imposta straordinaria grave e inesorabile sembrava che avrebbedistrutto e ridotto alla povertà la provincia della Campania41, io mi misi incontrasto con il prefetto del pretorio42 perché fosse rispettato il bene di tutti! Imieisforzigiunseroaconoscenzadelre,eottennichenonsiapplicassel’imposta.[13]Paolino, l’exconsole43, le cui ricchezzeeranogiàquasi statedivoratedallecagne del Palazzo reale, con le loro brame e con la loro ambizione, lo salvaipropriodallelorobocchespalancate.[14]PerchélapenairrogatadaungiudiziogiàpredeterminatonontrascinassenelbaratroAlbino,exconsole44,iomiesposiagli odii dell’accusatore Cipriano45. [15] Non ti sembra che io abbia attizzatocontro di me delle inimicizie abbastanza gravi? Ma gli altri avrebbero dovutofornirmi la loro protezione, dato che io, per amore della giustizia, nonmi eroriservato nulla dalla riconoscenza dei cortigiani, per poter essere più sicuro.Ebbene, chi sono stati gli accusatori che ci hanno colpito? [16] Uno di loro,Basilio46,unavoltascacciatodalserviziodelre,fuspintodaisuoienormidebitiadenunciarmi. [17] E Opilione e Gaudenzio47, che erano stati costretti dallacensura reale ad andare in esilio a causa delle loro innumerevoli e molteplicifrodi, poiché non volevano obbedire e si difendevano con la protezione cheoffrivalorounasantacasa48,ilre,informatodellacosa,ordinòchesecostorononavesserolasciatoRavenna49entroungiornostabilito,nesarebberostatiscacciaticonunmarchiodiinfamiasullafronte50.[18]Potevadiventareancorapiùduraquestaseverità?Eppurequelgiornostessofuaccoltal’accusaneimieiconfronti,mossapropriodacostoro,cheeranogliaccusatori.[19]Ebbene,furonolenostrearti a meritare tutto ciò, oppure la condanna precedentemente inflitta fecediventaregiustiquegliaccusatori?Nonsièvergognato la fortuna,nondicodelfatto che fosse oggetto di accusa la innocenza, ma almeno che così spregevolifosserogliaccusatori?

[20]Mainsomma,vuoisapereinchecosaconsistalamiaaccusa?SidicechenoiabbiamovolutolasalvezzadelSenato51.[21]Vuoisapereinchemodo?SiamoaccusatidiavereimpeditoadunaccusatorediesibireidocumenticoniqualiegliavrebbepotutoincriminareilSenatodilesamaestà.[22]Ebbene,chenepensi,omaestra?Negheremo l’accusa,perché tunonabbiaavergognartidinoi?Ma io

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l’hovolutofare,enonsmetteròmaidiinvolerlo.Dovremoconfessare?Malamiaopera,voltaafermarel’accusatore,ègiàfinita.[23]Odovròdirecheèundelittol’averedesiderato la salvezzadell’ordine senatorio?Èvero che il Senatoaveva,con i suoi stessidecreti emanati controdime52, fatto inmodochequesto fosseeffettivamente un delitto. [24]Ma la stoltezza, che sempre smentisce se stessa,nonpuòcambiare lanaturadei fatti, e iononcredo,perché seguo lanormadiSocrate53, che mi sia lecito nascondere la verità o dare campo libero allamenzogna.[25]Maquestavicenda, comunque siaandata, io la lasciogiudicaredateedaisapienti.Ilverosvolgimentoditutto,lol’hoaffidatoanchealricordoscritto54, perché non debba rimaner sconosciuto ai posteri. [26] Infatti, a chescopo parlare delle lettere falsificate ad arte, nelle quali io sono accusato diessermi augurato la libertà per i Romani? La frode contenuta in tali letteresarebbe apparsa chiara alla luce del giorno, se avessimo potuto usare laconfessione degli stessi accusatori55, che è la prova più convincente in tutte lequestionigiuridiche.[27]Einfatti,qualealtralibertàcirestadasperare?Magaripotessimo sperarnequalcuna!Avrei replicato con le parolediCanio56, il quale,accusatodall’imperatoreGaio,ilfigliodiGermanico,diesserestatocomplicediunacongiuraorditacontrodi lui,così rispose:«Se io l’avessiconosciuta,quellacongiura, non l’avresti conosciuta tu». [28] In questa storia il dolore non hatalmenteottuso inostripensierida rattristarmichedegli empiabbianoordito iloro scellerati disegni contro la virtù, ma mi meraviglio assai che essi sianoriuscitiaporreinattoiloroprogetti.[29]Chéilvolerelecosepeggiorisiaddice,forse,allenostremanchevolezze,mal’averelecapacitàdiriuscireafare,adannodell’innocenza,tuttoquellocheunoscelleratopuòvolere,ecco,questomisembrainaudito,seavvienesottogliocchidiDio57.[30]Percuinonsenzamotivounodeituoiamici58sidomandò:«SeDioesiste,dadoveviene ilmale?Madadoveviene il bene, se Dio non esiste?» [31] Ma abbiano pur potuto degli uominiscellerati,degliuominichevoglionolamortedituttelepersoneonesteedituttoilSenato,procurarelarovinaancheanoi,che,appunto,avevanovistoscendereincampoadifesadeglionestiedelSenato.[32]Macisiamomeritatialtrettantoanche dai senatori? Tu ti ricordi, io credo (dato che tu indirizzavi, semprepresente presso dime, lemie parole e lemie azioni), tu ti ricordi, dico, che aVerona,allorquandoilre,desiderosodiottenerelarovinaditutti,progettavadiestendereatuttol’ordinesenatoriol’accusadilesamaestàrivoltacontroAlbino,con quanto sprezzo del pericolo mio personale io abbia difeso l’innocenzadell’interoSenato.[33]Tusaichequestecosecheiodicosonovere,echeiononmisonomaivantatodicendobenedime,chéincertoqualmododiminuisce lasegretezza della propria coscienza, che approva se stessa, colui che, facendo

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ostentazionedelleproprieazioni,ottienedalla fama lapropria ricompensa.[34]Matuvediqualeconclusioneabbiaavutolanostrainnocenza:invecedeipremiche spettano alla vera virtù, noi dobbiamo affrontare le pene di una accusainfondata. [35] È mai avvenuto che l’aperta confessione di un delitto abbiatrovatocosìconcordiigiudiciadapplicarelaseverità,senzachelapossibilitàdierroredell’intellettoumanoo la condizionedella sorte, che è incertaper tutti imortali,abbianoavutoalcunapresasuqualcunodiloro?[36]Sesifossedettochelamia intenzione era stata quella di dar fuoco ai sacri templi, di assassinare isacerdoti con empia spada, di intentare la morte a tutte le persone oneste, lasentenza avrebbe comunque colpito me presente, mi avrebbe punito come reoconfesso e convinto; ora noi invece ci troviamo a cinquecento miglia didistanza59, senza poter né parlare né difenderci, siamo condannati allamorte eallaproscrizioneperaver troppo favorito il Senato!Ahgente, che si èmeritatachenessunopotesseesseretrovatocolpevolediun’accusaditalgenere60!

[37] Quanto sia nobile siffatta accusa, l’hanno visto anche gli stessi che cel’hannomossa: permacchiarla, le hanno unito un delitto, quale che fosse, e sisonoinventaticheioavreicontaminatolamiacoscienzaconunsacrilegio61,perambireadunacaricaelevata.[38]Maproprio tuscacciavidalnostroanimo, incuiavevipresodimora,ognidesideriodicosemortali,esarebbestatoempiocheunsacrilegioavesseavutoluogosottoituoiocchi.InfattiognigiornotuinstillavinellemieorecchieeneimieipensieriquellafamosasentenzadiPitagora:‘seguiildio!’62.[39]Enoneraconvenientecheioandassiacercarel’aiutodeglispiritipiùspregevoli63, io che ero da te conformato a raggiungere una tale elevatezzad’animodarendermisimileaDio64.[40] Inoltre l ’innocenzadeipenetralidellamiacasa, lacompagniadegliamicipiùonesti, il suocero65 rettoemeritevoledireverenzaallostessomodoincuiloseitu,cidifendonodaognisospettodiquestodelitto.[41]Ma,qualeempietà!Quellicredono,proprioservendosidite,chesiaattendibile tale scelleratezza, e sembrerà che noi siamo stati contaminati dasiffattamalvagia azione, proprio perchiamo stati istruiti dalle tue discipline ededucati dai tuoi costumi. [42] Perciò non è bastato che la reverenza che ti èdovutanonmiabbiagiovato;anzi, tuperprimasei insultatadallaoffesachesiarrecaame.[43]Maquestoèilculminechesiaggiungeainostrimali,valeadirecheilgiudiziodellagentenontienecontodelleresponsabilità,mastaaguardareleconclusioniprodottedalla fortuna,ecredechesianostatebeneamministratesolamentelevicendepremiatedallasorte,percuiavvienechelabuonastimasialaprimaadabbandonaregli infelici. [44]Quante sianoora le chiacchiere dellagente, quanto discordi e molteplici i giudizi, ho a noia raccontare: vorrei diresolamentecheilpesopeggiorecheciponeaddossolafortunaavversaconsistenel

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fattoche,quandosiinventaqualcheaccusacontroidisgraziati,ebbene,sicredechecostorosisianomeritatiquellochedebbonosopportare.[45]Ecosìanch’io,privatodiognibene, spogliatodi ognionore, con la reputazionemacchiata,horiportato un supplizio, dal benefìcio che avevo fatto. [46] E mi sembra già discorgere le nefande dimore ove simacchinano i delitti tripudiare di gioia e diletizia; tutti i peggiori delinquenti dediti a nuove accuse fraudolente; i buoniridottiall’impotenza,prostratidalterrorecheincuteilrischiomio;ognipersonapiù scellerata spinta dall’impunità ad osare l’illecito e dai premi a perpetrarlo,mentre agli innocenti si toglie non soltanto la sicurezza, ma anche la stessapossibilitàdidifendersi.Perquestomotivovorreiesclamare:

V.Ocreatoredell’orbestellato1,che,fermosull’eternosoglio,volgiilcieloconrapidoruotareecostringilestellealletueleggi,sìcheora,splendentecolsuocornopieno,fattasiincontroatuttelefiammedelfratello,lalunanascondelestellepiùpiccole,ora,pallidaconilsuocornooscuro,vicinaaFeboperdelasualuce;ecoluichenellaprimaoradellanotte,Vespero,apportal’algidosorgerdellestelle,edinuovomutal’usatocammino,divenutopallidoLuciferoalsorgerdiFebo!Tuconilfreddoautunnalechefacaderlefoglieaccorcilaluceinpiùbrevepercorso;tuquandoègiuntalacaluradell’estateassegniallanotteoreveloci.Latuaforzatemperaevarial’anno:lefrondicheilsoffiodiBoreacitoglie,leriportatenereZefiro,eisemicheArturo2havisto,divenutealtemessi,Siriolibrucia3.Nessunacosasisciogliedall’anticaleggenélascial’opracheleincombe.Tuchegoverniiltuttoconcertofinesololeazioniumanetirifiutidifrenare,tureggitore,secondoilmerito.

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Perchélaingannevolefortunatantesortimuta?Opprimegliinnocentilagravepenadovutaalreo,maiperversisiedonosull’altosoglioedimalvagicalcanoconingiustasorteilcolloagliinnocenti.Stanascosta,chiusaintenebreoscure,lafulgidavirtù,edilgiustosubiscel’accusadell’iniquo.Adessinonlospergiuro,nonlafrodenuoce,acconciatadimendacecolore.Maquandovoglionservirsidellaforza,alloragodedisoggiogareisommire,cheinnumerevoligentitemono.Orsù,volgitiaguardarelamiseraterra,chiunquetusiacheintreccileleggidellecose!Partenonvileditantaopera,noiuominisiamscossidaagitatatempesta.Otureggitore,frenaifluttiviolenti,econquellaleggeconcuil’immensocielotugoverni,rendistabileanchelaterra!4».

[5,1]Quandoebbi terminatodigridarequesti lamenticon incessantedolore,quella con volto placido, per niente commossa dai miei gemiti66, disse: [2]«Quando tividimestoe in lacrime, subitocompresiche tuerimiseroedesule;maiononavreisaputoquantofosselontanoiltuoesilio67,senonmeloavesserivelatoiltuoparlare.[3]Peròtunonseistatocacciatocosìlontanodallapatria,mateneseiandatotustessoinesilio,o,setupreferisciconsiderartiesiliato,seistatopropriotuacacciaretestesso:infattianessunosarebbemaistatopermessodi farti una cosa del genere. [4] Se, infatti, tu ti ricordassi da quale patria tuprovieni,tusapresticheessanonèretta,comeuntempoquelladegliAteniesi68,dall’imperodellafolla,ma‘vièunsolosignore,unsolore’69;questisirallegraseisuoiconcittadinisonoingrannumero,nonsesonocacciatiinesilio,edesseregovernatidalsuofrenoedessereobbedientiallasuagiustiziacostituiscelaveralibertà70.[5]Ignoriforsequellafamosa,antichissimaleggedellatuacittà71,dallaquale è stato sancito chenonè lecito che siamandato in esilio chiunqueabbiadeciso di stabilirsi in essa? Infatti colui che è racchiuso entro il baluardo e la

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difesadiquellacittànonhanessunapauradimeritarel’esilio,mentrechiunqueavràcessatodivolerviabitare,contemporaneamentecesseràanchedimeritarlo.[6]Pertantononmicommuovetantol’aspettodiquestoluogoquantoiltuoviso,e non cerco tanto le pareti della tua biblioteca, adorned’avorio e di cristallo72,quantolasedecostituitadallatuamente,nellaqualenonhotantoripostoilibri,maquellochedàvaloreailibri,cioèilpensierocontenutoinquellicheunavoltaeranostatiimieilibri.[7]Etu,senzadubbio,haidettodellecosevereapropositodeimeritidateconseguitineiconfrontidelbenecomune,maancorainsufficienti,seconfrontateconilgrannumerodelletueazioni.[8]Apropositodellaonestàofalsitàdelleaccusechetisonostaterivolte,haidettocosechetutticonoscono.Apropositodeimisfattiedellefrodidegliaccusatori,haipensatodidoverfaresolobrevicenni,ehaifattobene,poichédiessiparlaovunquelaboccadelpopolo,cheli conosce tutti, meglio e con maggiore abbondanza di parole. [9] Hai ancheviolentemente accusato il Senato per la sua ingiustizia. Hai mostrato il tuorisentimentoancheperleaccuserivolteanoi,haipiantoildannosoffertodallatua reputazione offesa. [10] Da ultimo scoppiò il fuoco del tuo dolore neiconfronti della fortuna, e ti sei lamentato del fatto che giusti premi nonricompensano i meriti, e alla fine della tua Musa corrucciata hai espressol’augurio che quella pace che regge il cielo governi anche la terra. [11] Masiccometihaoppressoilpesodiungrandissimotumultodiaffettieindirezioniopposte ti trascinano il dolore, l’ira, l’afflizione, data la condizione della tuamentenonfannoancoraeffettosuditeirimedipiùforti.[12]Pertantouseremoancoraunpocodeirimedipiùleggeri,perchéqueimalichesisonoinduritifinoaformare un gonfiore in seguito all’affluire al tuo interno delle perturbazioni, siammorbidiscano con un contatto più delicato, per ricevere poi la forza di unamedicinapiùefficace73.

VI.Quando,intollerabileperiraggidiFebo,lacostellazionedelCancroèinfuocata1,allorachihaaffidatoaisolchichelirifiutanogranquantitàdisemi,ingannatodallamalafedediCerere,dovràtornareallequerce2.Maidovraicercareilboscooscuro,sevuoicogliereleviole,allorquandoperiferociAquilonisibilandoilcamporabbrividisce3;

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noncercareconavidamanodicogliereipampiniaprimavera,setipiacegoderedell’uva:Baccoassegnòpiuttostoall’autunnoisuoidoni.DefiniscelestagioniIddio,rendendoleatteaipropricompiti,enonvuolechesianoconfusequellevicendecheeglistessodispose.Cosìquellocheconprecipitosoandareabbandonal’ordinecertononavràlietaconclusione4.

[6,1] Innanzitutto,dunque,permetti tuche ioconbrevidomande74 tocchi latua mente, per vedere come stia, e provi quale sia il modo per curarla?» [2]Risposi:«atuopiacimento:domandapure,eiotirisponderò».[3]Equella:«pensituchequestomondosiamossodacasifortuitieirrazionaliocredicheinessosiainsitoungovernodellaragione?75».[4]«Certamente», risposi,«innessunmodoiopotreicrederechedellerealtàcosìstabili76simuovanoconlatemerarietàdelcaso;ioso,invece,cheilDiocreatorepresiedeallasuaopera,enonverràmaiungiorno che io abbandoni questa affermazione così vera». [5] «È così», «rispose:«tu lo hai cantato anche poco fa e deplorasti che soltanto gli uomini nonrientrassero nelle cure di Dio77. Infatti, quanto alle altre cose, tu non dubitaviaffatto che esse fossero rette da una ragione. [6] Ma, ahimè, mi meravigliodavvero che tu sia malato, se nutrì un pensiero così giusto. Comunque sia,esaminiamopiùa fondo:mi immagino, infatti,chemanchiancoranonsocosa.[7]Madimmi,dalmomentochetunondubiticheilmondosiagovernatodaDio,tiaccorgianchequalisianoglistrumentidelsuogoverno?»[8]«Facciofaticaacomprendere il significato della tua domanda: tanto meno posso rispondere aquellochetuvuoisapere».[9]«Vedi,dunque,chenonmieroingannata,quandodicevo che ti mancava qualcosa, sì che attraverso tale vuoto, come attraversoun’apertura in un terrapieno, è penetrata nel tuo animo la malattia delleperturbazioni?[10]Madimmi,tiricordiqualesiailfinedell’universooachecosatenda tutta la natura?78» «Lo avevo udito da qualcuno, ma il dolore mi haintorpiditolamemoria».[11]«Eppuretusaidondeprovenganotuttelecose».«Loconosco»,dissi,erisposicheeraDio.[12]«Ecomeèpossibileche,conosciutoilprincipio, tu ignori quale sia il fine dell’universo? [13] Ma queste sono le

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conseguenzesolitedelleperturbazionidell’animo,questaèlaloroforza:essesonoingrado,sì,discuoterel’uomo,manondisradicarloedistrapparlotuttoquantoa se stesso. [14] Ma io vorrei che tu rispondessi anche a questa domanda: tiricordicheseiunuomo?»«Eperchénondovreiricordarmelo?»,risposi.[15]«Epotrai espormi che cosa sia l’uomo?» «Tu mi domandi se io so di essere unanimalerazionaleemortale?79Loso,eprofessodiesseretale».[16]Equella:«Enonsaidiesserenientealtro?»«Nientealtro».[17]«Oramaihocompreso»,disse,«un’altracausadellatuamalattia,unacausaassaigrave:tuhaismessodisaperechecosatusia.Perciòhobentrovatosiailmotivodellatuaafflizionesialastradaper riottenere la tua salute. [18] Infatti, siccome tu sei confuso nell’oblio di testesso, ecco che di conseguenza tu ti duoli di essere esule e di essere statospogliato dei tuoi beni. [19] Dal momento, poi, che tu ignori quale sia il finedell’universo,eccochetucredichegliuominidisonestiescelleratisianopotentiefelici;poiché,inoltre,tiseidimenticatoqualisianoglistrumentichegovernanoilmondo,tupensichequestevicendedellafortunaondegginosenzaunreggitore:queste sono cause gravi, che arrecano non solamente lamalattia,ma anche lamorte.Masianoresegrazieall’arteficedellatuasalvezza,perchélanaturanontihaancoraabbandonatodeltutto![20]Noipossiamoservircidelladottrina,cheèvera,secondolaqualeilmondoègovernatodaunprincipio,comediungranderimedio,chetiprocurerà lasalute: tu, infatti,credichetalegovernodelmondosiasottomessononalcasofortuito,maallaragionedivina:nontemere,dunque,chéoramaidaquestapiccolissimascintillasisprigioneràlalucedelcalorevitale.[21]Masiccomenonèancorailmomentoperrimedipiùenergici,edènotochelamenteumanaèditalfattache,ognivoltachegettafuordiséleopinionivere,subito si riempie di quelle errate, dalle quali proviene la caligine delleperturbazionicheobnubilalaveravistadicuiparliamo,iocercheròdiattenuareun poco questa caligine ricorrendo a medicine leggere e moderate, sì che,sgombrateletenebredelleingannevolipassioni,tupossariconoscerelosplendoredellaveraluce.

VII.Danerenubiascose,nessunalucepossonoeffonderelestelle1.SeilviolentoAustro2

chesconvolgeilmareconfondeiflutti,l’onda,chepocoprima

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eralimpidaeugualealgiornosereno,subitosporcadifangorimescolato,nontilasciavedere;eilfiumeerrante,chescorregiùdaglialtimontispessosiarrestaperl’ostacolodiunmassostaccatosidallarupe.Anchetu,sevuoiconchiaravistascorgereilvero,econdirittocamminopercorrerlavia,caccialegioie,cacciaitimori,mettiinfugalasperanza,nonstiadapressoildolore3.Nebbiosaèlamente,eavvintaincatene,seinleiregnanoquestepassioni».

CarmeI.Metro:disticielegiaci.1.QuiBoeziosembrariprenderelacarrierapoeticadiVirgilio,chefusicuramenteunodei

suoimodellipoetici,eilmodoincuiessavienepresentata;VirgilioallafinedelleGeorgiche(IV,563sgg.)ricollegailpoematestécompiutoconl’operaprecedente,leBucoliche(«Alloravivevo,io Virgilio, in seno alla dolce Partenope, lieto e appartato fra cure tranquille; io che versicampestricomposiegiovaneaudacecantaiTitiro,tesottoiramilarghidelfaggio»,trad.diE.Cetrangolo). E anche i versi spuri, posti all’inizio dell’Eneide («scrisse anche un carmebucolico»), non sappiamo se basandosi su di un dato di fatto o se ricavando tale dettagliopropriodaquestiversi.

2.LeCameneerano,originariamente,nellaculturalatinaarcaica,delleninfedelleacquechepredicevano il futuro; furono poi identificate con leMuse a partire da LivioAndronico e daNevio.

3.Questoèilsignificatodeltermine‘elegia’diPorfirione(carm.I,33,2«iversielegiacisonoadattissimi ai pianti»), uno di TerenzianoMauro e uno di Isidoro di Siviglia («fu detto, poi,

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Versoelegiaco’,perchél’intonazionediquelcarmeèadattaaimiseri»).4.VelatoriferimentodiBoezioalterroreispiratodaltiranno,cioèdaTeodorico.

CarmeII.Metro:trimetridattilicicataletticiconadonio.1.Ilbaratrodellamateria.2.Lalucepropriadell’animaconsistenelsuoesseresimilepernaturaaDio.3.Letenebre,comesegnodellamateria,nellaqualesitrovaimmersol’animoumano,edalla

qualeessodesiderauscire.Iltermineindicanonsolamentel’ignoranza,comeinI,6,21;IV,4,27etc.,matuttalarealtàterrena(cf.IcarmeV,35).

4. Rapido riferimento alla attività scientifica e filosofica di Boezio, anteriormente allaConsolatio:avrebbescritto(manoncièpervenuta)un’operadiastronomia(laqualedisciplinaeraparticolarmenteraccomandatadallascuolaplatonica,comeunaattivitàconsonaall’animofilosofico: cfr. Plat.,Tim XLV), Boezio avrebbe tradotto qualcosa dell’opera di Tolomeo. Egliscrisse, inoltre, un ’Institutioarithmetica, in due libri, che è quella a cui si fa riferimento inquestiversi.

5.Vincitore,perchéconoscevaleleggidellanatura,dellequalisieraimpossessato.6.Quieneiversiseguentisembrerebbefarsiriferimentoadoperedifìsica,chetuttavianon

cisonopervenute;forsesiintendenontantolacomposizionedioperescritte,quantolalettura,lostudiodelleoperededicatedallascuolaaristotelicaeplatonicaaiproblemifisici.

7. Lo spirito è il pneuma, il soffio materiale, che, secondo la dottrina stoica, percorrel’universoeglidàlavita.

8.Ilsole.9.Ilpesodellamateriaedelcorpo,comesileggeconun’immaginefrequenteinSeneca(cfr.

epist.65,16);cfr.piùoltreIIIcarmeIX,25:dissiceterrenaenebulasetponderamolis.10.Questaespressionesipuòintenderesiaconilsignificatomateriale,esprimentelamisera

condizionedell’imprigionato, siaanche insignificatosimbolico,nel sensocheBoezio,gravatodai mali, non guarda più le realtà celesti, ma pensa solamente alla sua condizione terrena,afflittoetimorosoperilfuturodellasuavitacorporea.

11.Inquantolaterraèpereccellenzailsimbolodellamateria.

CarmeIII.Metro:esametrietetrametridattiliciacatalettici.1.Testoalquantooscuro;ilverboglomerari(=«questomuoresoffocatodaunanube»,trad.

Aricò),einalcunialtripassi.Cfr.anchelanostranotacritica,p.73.2.IlCoroèunventodell’ovest,assaiviolento.3.BoreaèilventodelNordchespingeconsélenuvole;findaitempidiOmerolasuasede

era stata localizzata nella Tracia, regione che per iGreci appariva particolarmente alpestre efredda. L’immagine dell’antro del vento richiama, naturalmente Omero (Odyss. XIV, 533) eVirgilio(Aen.I,52).

CarmeIV.Metro:faleci.1.Èevidente l’imitazionechequesto carme svolge,nei suoiprimiversi,della famosaode

orazianacheinizia:integervitaescelerisquefturus(I,22,1-8)(«l’uomodivitaillibataepurodascelleratezza»).

2. Altro topos della diatriba cinica: cfr. Hör., Carm. II, 10, 10 sgg.; Sen., Agam. 95. Lasventuracolpiscesoprattuttochistainalto.

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3.Unconsigliodella filosofia stoica, cfr.Sen.,vit.beat («puòesseredetto felice colui che,graziealdonodellaragione,nonprovadesiderinétimori»).

CarmeV.Metro:dimetrianapestici.1.Questa preghiera è, comehanno osservato gli studiosi, il fondamento di tutto il primo

libro.Boezioriprendealcunimotividella‘orazione’diautodifesa,svoltanellaprosaprecedente(lamalvagità degli uomini, la ingiusta sorte che premia imalvagi e colpisce i buoni), ma litrasferiscenellaosservazionedi tutta la realtàcosmica.L’universo interoottemperaalle leggifissatedagli inizi (cioèdaquandoDio locreò,primadei tempi),mentresologliuominisono,apparentemente,svincolatidaognileggedivina.Larispostaaquestoproblema,chesiricollegaalladomandadelcapitoloprecedente:donde ilmale?,saràdata,ancoraunavolta,nell’ultimolibro,chepercertiaspetticorrispondealprimo:ancheilmaledelmondoelamalvagitàumanatrovano,nonlagiustificazione,malaspiegazione,nellaleggediDio.QuestoècertamenteunodeicarmipiùispiratidelDeconsolationephilosophiae.

2.Arturosorgenellaprimametàdisettembre,quandoinItaliaavevaluogolasemina(cfr.Verg.,georg.I,68e204).

3.Comeènoto,Sirioèlastelladell’estate:sorgeil25-26luglio.4.Questainvocazione,chesiinstauriancheinterraunordinesuperiore,ritorna,mutatanel

concettodi‘amorecosmico’,nell’ultimocarmedellibrosecondo.

CarmeVI.Metro:gliconei.1.LacostellazionedelCancrodominailcorsodelsoletra il20giugnoe il20 lugliocirca;

quelperiododell’annononècertoadattoallasemina.2.Ladeadellemessi,Cerere,disillude,quindi,amaramentequelcattivoagricoltore,alquale

conviene tornare a cibarsi di ghiande, come facevano gli uomini primitivi, prima cheCerere(cosìnarravailmito)scoprisseperessiilgrano.

3.Ilverbostridere,cheèpropriodelvento,èapplicatoquialcampobattutodelPAquilone.4.Questiultimiversienuncianol’insegnamentochesideveporreinpratica:ognicosadeve

essere fatta a suo tempo, e quindi, nel caso di Boezio, anche i rimedi non debbono essereinopportuni.

CarmeVIIII,125.1. Anche gli elementi della natura, come l’anima di Boezio, talvolta sono in preda allo

sconvolgimentoeallalotta,cheturbanolaloroarmoniaoriginaria.Eppureinessidopouncertotempo toma la pace: analogamente, nell’uomo la scoperta della verità riporta la serenitàdell’animo.

2.Ventotempestoso,provenientedalsud,chesoffiasoprattuttod’inverno.3.Gioie, timori, speranze e afflizioni: le quattropassioni fondamentali dell’animoumano,

secondogliStoici.

1. IlmanifestarsidellaFilosofiaèdescrittodaBoeziocon i tratticheuna lungatradizionepoetica,risalentefinoadOmero,avevaimpiegatoperrappresentarel’interventoimprovvisodiundionellevicendeumane,favorevoleonemicochefosse.LaFilosofiagiungeall’improwiso,interrompendo le amare riflessioni di Boezio, al di sopra del capo dello scrittore. Essa è unadonnadalvoltovenerabile: ciòmanifesta ladignitàdella filosofia,maanche la superioritàdinatura,cheundiopossiede.Isuoiocchisonoardenti,comequellidiAtena,cheappareaccanto

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adAchillenelprimolibrodeliade(200sgg.),perchélaFilosofiavedenelprofondopiùdiquantononfaccianocomunementegliuomini.Essaèantica,chélavecchiaiaèsegnodisapienza,macontemporaneamente è vivace di intelletto e giovanile; non essendo una creatura umana, èimpossibile precisarne la statura.Ancora, la filosofia è così alta, che nasconde la testa tra lenubi, in quanto èmolto superiore alle vicende umane.Anche la descrizione delle vesti dellafilosofiariproduceuntofiostradizionale:essosileggeinMarzianoCapella,Denuptiis IV,328;V,426;VII,729.

2.Lastoffadellavestenonèlacerabile,nonostantequantosileggepoi(§5e3,7),cheStoiciedEpicureiavevanocercatodiportarseneconséunaparte:questosignificachel’insegnamentodella Filosofia, nonostante gli affronti subiti, è imperituro. Il particolare della veste, intessutadallaFilosofiacon lesuepropriemani,haanch’essounsignificatosimbolico,comeosserva ilGruber,ilqualerimandaadunaesegesidiProclo(Tim.I,167,22)delpeplodiAtena(II.V,734):«il peplo, cheAtena stessa si è intessuto e chemette insiemecon i suoipensieri, deve essereintesocomelasuasapienzaintellettuale».

3.Altrasimbologiaevidente:ledueletteregrecheindicanolaπράξ&ςelaθεωρέα,cioèledue suddivisioni fondamentali della filosofia (l’attività pratica e quella speculativa); i gradinicheportanodall’unaall’altrasonoigradinidellescienzedelquadrivio.

4.Cioègliepicureieglistoici,comesidiràin3,5,iquali,evidentemente,eranoconsideratidaBoezioestraneiallaveraessenzadellafilosofia,cheèquellaplatonico-aristotelica.Elementistoici,comunque,nonmancanonellaculturafilosoficadiBoezio.

5. La Filosofia scaccia le Muse: è un’immagine che rappresenta la antica contesa tra laculturafilosoficaelaculturaletteraria,cherisalivafinoaitempidiPlatoneediIsocrate.Ènota,naturalmente,lapresadiposizionediPlatone,contrariaallapoesia,almenoperquantoriguardailvalorediessanella ricercadellaverità.Talecontrasto tra filosofiadaunaparte,e retorica-poesia,dall’altra, era statocontinuamente ripresonellaculturadell’età imperiale, e talvolta sieranotrovatideipuntidiaccordo,senoninteoria,almenonellaprassi:laculturaretoricanonescludeva,anzi,inglobavainsé,almenoaduncertolivello,laculturafilosofica,emoltiletteratidell’etàimperialeavevano(ocredevanodiavere)unacertaconoscenzadellafilosofia.

Una tale soluzione, checonsisteva inunaccomodamentodi caratterepraticoedempirico,nonpotevacertosoddisfareunapersonalitàcomeBoezio,educatoallafilosofianeoplatonicaeautorediscritti filosofici,percuiegli riproduce ilcontrasto traFilosofiaeRetorica in tutta lasuaasprezza.Ecosì,«inaccordoconlatradizioneprotreptica,laFilosofiacensuraleattrattivedella poesia (e della retorica), che è puro riecheggiamento o sfogo o specchio delle passioni,sianoessesuscitatricidigioiao,comenelcasopresente,ditristezza.Invecediessermedicina,unatalpoesiaèinverovelenoperl’animoturbatoesmarrito…»(Obertello).

6. Secondo alcuni studiosi, questo particolare potrebbe echeggiare la parabola del buonseminatore(Matth.13,22),nellaqualeilsemecadutotralespinesimboleggialaparoladiDio,appresadall’uomodistrattodallepassioni.

7. «Profano» alla filosofia, la quale è qui presentata comeunmistero, che richiede i suoiadepti. Questa connotazione della filosofia è assai comune nel neoplatonismo, ed il GruberosservacheancheAgostinodefiniscel’insegnamentodellafilosofiacomeremotalongissimeabintellectuprofanorum(«lontanissimadallacomprensionedeiprofani»)(contraAcad.I,1,1;cfr.solil.I,22,1).

8.LafilosofiaeleaticaeaccademicapotrebbesembrarelontanadallaeducazionediBoezio,ispirata dal neoplatonismo; i neoplatonici, tuttavia, consideravano Par-menide come unprecursorediPlatone,enellafilosofiaaccademicaessinonvedevanoilrisvoltoscettico,cheèa

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noinoto,bensìunodegliaspettidellafilosofiaplatonica.9. Le Sirene di Omero avevano un significato allegorico, secondo la filosofia stoica e

neoplatonica, e la figura di questi esseri mitici, apportatori di diletto e di morte, era statainterpretatadalla letteraturaprotrettica comeesempiodeidiletti fomitidalle cose corporee e,quindi, disturbo della pace (e della salvezza) filosofica. Cfr., tra le tante testimonianze, Hor.,epist.,I,2,23;Sen.,epist.31,2.

10.CioèlevereMuse,quelledellafilosofia,cheeducanol’anima.L’espressionerisaleadunadefinizione di Platone (Resp vogliono essere un esempio di vera poesia, checontemporaneamenteristora(comeBoeziostessopiùvolteosserva)edistruisce.

11.Questosaràl’atteggiamentocostantedellaFilosofianelcorsodell’opera,inquantoessaguarisceeammaestra.

12.UnriferimentodiBoezioallacondizionedicarcerato,incuisitrovava:ilfilosofodovevatrovarsiinunapiccolacella,conunlettosoltanto.

13. È frequente nella letteratura protrettica l’immagine della filosofia come nutrice ededucatricedell’uomo.Illatteè,naturalmente,ilnutrimentodell’infanziaspirituale.

14.Lafilosofiarendel’uomoinvincibile:seeglicedealleforzeesterne,questoèdovutoalfattocheperprimogettalearmicheessaglifornisce.

15. Da questa descrizione particolareggiata della malattia si ricava evidentementeun’interpretazionespiritualedellamalattiastessadiBoezio;edelrestoeraconsuetudinedegliscrittorimoralistidellaetàellenisticaeromanafarcorrispondereaisintomideimalidelcorpoisintomideimalidell’anima.Quilaletargiaindicalostatodistuporeedisbigottimento,causatodaimaliesterni,iquali,indebitamente,abbattonoanchel’animo,enonsoltantoilcorpo.

16. Per questa immagine cfr. Cic.,Tusc. I, 64 (philosophia) ab animo tamquam ab oculiscaliginemdispulit:«lafilosofiasgombròlanebbiadall’animo,comeavvienecongliocchi».

17.Questa definizione sta a indicare il valore eminentemente etico che era attribuito allafilosofiadauna lunga tradizione: cfr. ad esempio ladefinizionedella filosofia comemagistravitaeinCic.,Tusc.II,16;V,5;II,28(ifilosofi).

18.Doveabitalafilosofia,inquantoèunadea.19.Altrotoposdellafilosofia:essaèdasempresospettaeinodioaimalvagi,cfr.Cic.,Tusc

(«lafilosofia,infatti,ècontentadelgiudiziodipochepersone,leiperprimaevitadipropositolafolla,allaqualeèsospettaeinvisa»);Sen., epist («abbastanzaodiosodiperséèilnomedellafilosofia,ancheseessavienepraticataconmoderazione»).

20.IlriferimentoaPlatone,qualefilosofopereccellenza,ribadisceancheinmodoesplicitol’adesionediBoezioallatradizioneplatonica.

21. Anche Socrate, dunque, come voleva la tradizione moralistica della antichità, potéaffrontareserenamentelamortegraziealconfortodellafilosofiamorale.

22.L’ostilitàdellatradizioneplatonicaagliepicureièbencomprensibile,datalaposizionedirotturachel’epicureismoavevaassuntoneiconfrontidiessa;lacondannadeglistoici,dapartediBoezio,sicomprende,invececonmaggiordifficoltà.ForsequiBoeziosiadegua,senzaesseremoltopreciso,all’atteggiamentogeneraledelneoplatonismo,chesiconsiderava ilprosecutoredellatradizioneplatonicoaristotelica,eperilqualelostoicismo,senoncompostodaunafolladinemici,eracomunquecompostodaunafolladiestranei.

23. Topoi della letteraturamoralistica: Anassagora di Clazomene (500-428 a.C.), amico diPericle, fuesiliatodagliAteniesi intornoal432a.C. con l’accusadi empietà;Zenone (490-430a.C.)avrebbecongiuratocontro il tirannoNearcoaElea,esarebbestatodaquesti torturatoamorte.

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24.GiulioCanio(oCano)fuunostoicogiustiziatosottoCaligola(cfr.Sen.,tranq.an.14,4-10);BareaSorano fuunaltrostoico,consolenel52econdannatoamortedaNeroneperunafalsaaccusa(cfr.Tac.,Ann.XV,60sgg.).

25.Un’anticaimmagine,cherisalivafinoaPlatone(cfr.LeggII,5.26.Tale,invece,èlafilosofia:Ovitaephilosophiadux(«filosofia,guidadellavitaumana!»),

aveva,appuntoesclamatoCicerone,Tusc.V,2,5.27.Questaimmaginedella‘torredellafilosofia’,all’intemodellaqualetrovanosicurorifugio

i sapienti, fu accolta con molto successo dall’iconografia dei manoscritti medievali dellaConsolatio,neiqualispessositrova:cfr.ladocumentazionediP.Courcelle,LaConsolationdePhilosophiedanslatraditionlettéraire:AntécédantsetPostérité,Paris1967,tavola64.

28.Cioèlafolladeimalvagiedegliignoranticrededidanneggiareisapientitogliendoloroibeniesterni,chesono,invece,agliocchidiquestiultimi,solodelle‘inutilimercanzie’.

29.Ingreconeltesto,perchéeraunproverbiogreco,cfr.Menand.,fragm.460Körte.L’asinoeraanchepergliantichisimbolodiignoranzaedipigriziamentale.

30.ParolediTetiadAchille(II.I,363):ilversoomericoè,anch’esso,citatoingreco.31.Questobranodiprosaècomunemente intitolato (cfr.Obertello;Gruber)«l’apologiadi

Boezio».32.Definizionedellasapienza,secondoglistoici(cfr.Cic.Tusc.IV,57;off.II,5);ancórauna

volta, compito della filosofia è procurare la sapienza umana, cioè svolgere un’indagine chesottendeunintendimentoetico.

33.Unabacchettametallicacheservivaperlemisurazionigeometriche.Boeziosiriferisceaisuoistudidiastronomia.

34. Secondo il Gruber, questo è un elemento della filosofìa platonica: Platone avevasentenziato(Resp.592b)che«forseèripostonelcielo,perchilovuolvedere,l’idealedelloStatoe,perchilovede,ilprendervidimora».

35.Cfr.Plat.,Resp.473d;487e.36.Cfr.Plat.,Resp.347c.37.«ÈpossibilechequiBoeziofacciariferimentoallacaricadimagisterofficiorum, da lui

ricopertaprobabilmentetrailsettembredel522el’agostodel523».(Obertello).38.Questasezionedelcapitolopuòesseredefinita,all’intemodellacosiddetta‘apologia’di

Boezio,comelanarratiodeifattiavvenuti.39.UncortigianodellacortediTeodorico,nonmeglioconosciuto.Essoènominatoancheda

Cassiodoro,Var.VIII,28(unaletteradiAtalaricoacostui).40. Probabilmenteda identificare con il potente personaggio ricordatodaEn-nodio {epist.

IX,21,2),cheperòlochiama«Triggua».41.Comeeraconsuetudinenella tardaetà imperiale, si imponeva, incasodi carestiaodi

altracalamità,unavenditaforzata(coemptionel522,cfr.L.CraccoRuggini,Nobiltàromanaepoterenell’etàdiBoezio,inAttidelCongressoIntemazionalediStudiBoezianicit.,pp.73-96,p.94η.87.

42.TrattasiprobabilmentediFlavioAnicioProboFaustoNiger(comesiricavadalnome,eraimparentatoconBoeziostesso);sarebbestatoprefettodelpretoriodal507al511.

43. Flavio Paolino, console del 498; le sue ricchezze avevano attirato la bramosia deicortigiani,verisimilmentegoti.

44. Albino fu console nel 493 e implicato nel processo a Boezio, come si è detto

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nell’introduzione(p.64).45.FratellodiOpilione,nominato subitodopo,referendariusdiTeodorico,accusòAlbino,

portando gravi prove contro di lui; in seguito a questa accusa fu fatto comes sacrarumlargitionum(unaspeciediministrodellefinanze).Ilreferendariussarebbestato‘coluicherecitadavanti al principe le preghiere dei supplici e riferisce ai giudici gli incarichi del principe’(Forcellini).

46.QuestoBasilioeraunvirspectabilis(«uomoonorevole»,«eccellenza»),lacuifigliaavevasposatoOpilione (cfr.Cassiod.,Var («cameriere del re»), osserva ilGruber, Basilio si sarebbeindotto,grazieallasuaparentelaconOpilione,adaccusareBoezio;l’Obertello,tuttavia,èmenosicuro circa la identificazione di questo Basilio con altri personaggi del tempo, pocoraccomandabili.

47.DiquestopersonaggiosisasoloquellochedicequiBoezio.48.Cioèunachiesacristiana,laqualeevidentementegarantival’asilo.49.ARavennarisiedeva,comeènoto,lacortediTeodorico.50.ProbabilmenteconunaKappa,Calumniator.51. Sul processodiBoezio, e sulle accuse che gli erano state rivolte (accusedi ordine più

propriamentepolitico),sileggal’introduzione,pp.64-65.52.CondannandoBoezioattraversounacommissionepresiedutadalprefettodiRoma.53.RiferimentoaPlat.,Theaet151d.54.Undocumentoscritto,chenoncièpervenuto.55.Cioè la confessione a cui per forza sarebberodovuti pervenire gli accusatori, di avere

falsificato le lettere, qualora essi fossero statimessi a confronto con l’accusato, come Boezioavrebbevoluto,macomenonglierastatopermesso.

56.Questofilosofostoicoeragiàstatonominatosopra(cfr.3,9).LasuamorteèstatanarratadaSeneca,manel resocontodi Senecanon si trovaquestoparticolare, che, evidentemente, èstatoraccoltodaBoezioinun’altrafonte.Talefontepotrebbeessere,comeipotizzailCourcelle(LesLettresGrecquesetc.cit.,pp.283-284),Plutarco,inun’operapernoiperduta.

57.Questoproblema,chequivieneposto in tonopateticoesotto l’effettodeldolore, saràripropostonelquartolibroerisoltonelquinto,conl’esamedellarealtàdellaprovvidenzadivinaedelliberoarbitrio.

58.QuestadomandasarebbestatapostadaEpicuro,secondoalcuni(cfr.Gruber,ad locum)13,19=fr.374Usener),masièancheobiettatocheEpicurononeracertointeressatoaquestoproblema; aggiungiamo noi che, dopo quanto si è visto sopra, difficilmente Boezio avrebbepotuto definire Epicuro come un amico di Filosofia. Probabilmente ha ragione l’Obertello asupporrechequestanonsiaunaveraepropriacitazione,maunadomandaconsonaallelineedellateologiaplatonicaeneoplatonica,cheidentificavaladivinitàconilbeneinsé.EdelrestoPlotino aveva intitolato uno dei suoi trattati (I, 8) proprio: «Donde i mali?», e Proclo avevascrittoundemalorumsubsistentia.

59. Boezio si sarebbe trovato rinchiuso in prigione nell’ager Calventianus, una località anorddiPavia;ivi,infine,sarebbestatogiustiziato,comeriferiscel’anonimoValesiano(cap.87).Ladistanza,arrotondata,dicinquecentomiglia,èquellacheseparaPaviadaRoma,ovesarebbestatapronunciatasuBoeziolasentenzadicondannadapartedeisenatori,comesièdettosopra.Sull’argomento, e permaggiori particolari, cfr. L.Obertello,SeverinoBoezio etc., cit., pp. 121sgg.

60. Perché, invece di sostenere il proprio difensore, lo ha abbandonato alle calunnie dei

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delatorieallavendettadeltiranno.61.Questotermineindicavaprobabilmentelamagia(lacuiaccusaeracapitalefindaitempi

dellalexCorneliadesicariisetveneficiis,emanatadaSiila);adessacisiriferisceancheconilterminedimaleficium,pocooltre.

62. Una sentenza attribuita a Pitagora, ma penetrata nella filosofia platonica dell’etàimperiale(cfr.Apul.,dePlat.II,23,253).

63.Probabilmenteidemoni,daiqualidipendevalamagia,dicuiBoezioerastatoaccusato.LacontrapposizionetrafilosofiaemagiaerapropriadelplatonismofindaitempidiApuleio.

64.Altra sentenza centrale dell’etica platonica e neoplatonica: è impossibile raccogliere lenumerosissimetestimonianze;cfr.Gruberadlocum.

65. Quinto Aurelio Memmio Simmaco, autorevole senatore, discendente di illustrissimafamiglia,famosocomeletteratoeanimatoredellatradizioneromananellaRomaconquistatadaiGoti.Teodorico, comunque,ebbe stimadi lui inunprimomomento,affidandoglianchedellecarichepolitiche,comelaprefetturadell’Urbe,dopocheavevaavutoilconsolatonel487.Caddeanch’eglivittimadeisospettidiTeodoricoefugiustiziatonel525,aRavenna,pochimesidopoBoezio.

66.Lafilosofia,conformementeallasuafunzioneeminentementeetica,assumeilruolodellapersonaimperturbabileeserenadifrontealmale.

67.Ilterminedi«esilio»deveessereintesosecondolavalenzapropriadelneo-platonismo:l’uomononhalasuaverarealtànelmondoterreno,malasuapatriaènellarealtàintellettuale:è famosa la frasediPlotino (Enn 3, 6) eAgostino, è trasformatanel senso che lanostraverapatriaèlapatriaceleste(cfr.decivIX,17).Questoconcetto,veramente,eragiàstatopresentatodalla teologia platonica: cfr. Cic.,Tusc («l’animo dell’uomo, quando è uscito dal corpo, puòtornarealcielo,quasifosselasuadimora»);Somn.Scip.13.Cfr. lenostreconsiderazioni in: Ilmotivodell’esiliodell’animanellafilosofiatardo-antica,incorsodistampa.

68. Un topos assai diffuso nella età imperiale, in cui la democrazia ateniese, che era unarealtàpoliticaassailontanadaquelladiqueitempi,soggettaall’assolutismo,eracomunementeinterpretatacomedemagogia.

69.CitazionedelversodiIliade II,204,usatofrequentementedaicommentatoriaristoteliciper sottolineare la ‘monarchia’ divinanell’universo. «Zaccaria nel suo dialogoAmmonio… lousa a dimostrazione dell’unicità divina, contro il suo maestro Ammonio di Alessandria»(Obertello).Cfr.p.105,319sgg.MinnitiColonna.

70. Cfr. Sen., vit. beat («siamo nati sotto un re: nell’obbedire a dio consiste la nostralibertà»).

71.Lacittàdi cuiqui siparlaè la roccadella filosofìa,nellaqualeBoezio si era stabilito:nessuno poteva cacciarlo in esilio, ma solamente lui poteva andarsene, qualora lo volesse.Niente,infatti,puòrestringere,sottonessunaspetto,lalibertàdelfilosofo.

72.Particolaricheindicanolaricchezzae l’eleganzadicuiavevapotutogodereinpassatoBoezio.

73. Un topos della letteratura consolatoria: l’afflizione deve essere curata gradatamente,perchéunacuratroppobrusca,applicataall’iniziodelmale,sortiscel’effettocontrario.Cfr.Sen.,ad Helv («sapevo bene che non bisognava affrontare il tuo dolore, finché era fresco eincrudeliva, perché non lo irritassero e non lo alimentassero lemedicine stesse: infatti anchenelle malattie non vi è niente di più dannoso di una medicina intempestiva»); Cic., Tusc[«Crisippo proibisce di applicare le medicine ai gonfiori dell’animo (se così si possono

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chiamare),quandosonofreschi»].74.Questocapitoloèstrutturatotuttosecondoilmetododeldialogoplatonico: laFilosofia

conduceunpocoallavoltailsuodiscepoloalleconclusionidesiderate,perpoterstabilirequalisianoiturbamentidell’animadiBoezio,epoterlicosìcurare.

75.Ancoraunavoltasitorneràaquestoproblemaallafinedelquintolibro,quandoBoeziosarà stato equipaggiato da ben più solida preparazione, e sarà in grado, perciò, di dare unarispostaplausibile.

76.Lastabilitàacuiquisiaccennaèquellacaratteristicadeifenomenicelesti.77.NelcarmeVdiquestostessolibro.78.Aquestadomandasirispondepiùoltre,inIII,n,41;is(scil.finis)estenimprofectoquod

desideraturabomnibus;quodquiabonumessecollegimus,oportetrerumomniumfinembonumessefateamur.

79. Una definizione comune nelle scuole filosofiche.Ma così schematicamente enunciata,essa è insufficiente, osserva subito dopo la Filosofia, perché si limita ad una definizionedell’uomosulpianodella logica, senzaprendere in considerazione la sua realtàpiù intima inrapportoaDio.EsiccomeleconoscenzediBoeziosilimitanoall’affermazionechel’uomoèunanimalerazionaleemortale,eglihasmarritolarettaviainseguitoaicolpidellafortunaenonconoscepiùsestesso.

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LIBERII.

[1, 1] Post haec paulisper obticuit atque, ubi attentionem meam modestatacitumitate collegit, sic exorsa est: [2] Si penitus aegritudinis tuae causashabitumque cognovi, fortunae prioris affectu desiderioque tabescis; ea tantumanimi tui, sicuti tu tibi fìngis,mutata pervertit. [3] Intellegomultiformes illiusprodigii fucos et eo usque cum his, quos eludere nititur, blandissimamfamiliaritatem, dum intolerabili dolore confundat quos insperata reliquerit. [4]Cuiussinaturam,moresacmeritumreminiscare1nechabuisseteineapulchrumaliquid nec amisisse cognosces; sed, ut arbitror, haud multum tibi haec inmemoriam revocare laboraverim. [5] Solebas enim praesentem quoqueblandientemque virilibus incessere verbis eamque de nostro adyto prolatisinsectabaresententiis2.[6]Verumomnissubitamutatiorerumnonsinequodamquasi fiuctu contingit animorum; sic factum est ut tu quoque paulisper a tuatranquillitatedescisceres.[7]Sedtempusesthauriretealiquidacdelohaipotutoperdere;ma, iocredo,nondovrò farmolta faticaa richiamare tuttoquestoallatua memoria. gustare molle atque iucundum, quod ad interiora transmissumvalidioribushaustibusviamfecerit.[8]Adsitigiturrhetoricaesuadeladulcedinis,quaetumtantumrectocalleprocedit,cumnostra institutanondeserit3cumquehacmusicalarisnostrivernacula4nuncleviores,nuncgravioresmodossuccinat.

[9]Quidestigitur,ohomo5,quodteinmaestitiamluctumquedeiecit?Novum,credo, aliquid inusitatumque vidisti. Tu fortunam putas erga te essemutatam:erras. [10] Hi semper eius mores sunt, ista natura. Servavit circa te propriampotiusinipsasuimutabilitateconstantiam;taliserat,cumblandiebatur,cumtibifalsae illecebris felicitatis alluderet. [11]Deprehendisti caeci numinis ambiguosvultus.Quaeseseadhucvelataliis,totatibiprorsusinnotuit.[12]Siprobas,uteremoribus, ne queraris. Si perfìdiam perhorrescis, speme atque abice perniciosaludentem;namquaenunctibiesttanticausamaeroris,haeceademtranquillitatisessedebuisset.Reliquitenimte,quamnonrelicturamnemoumquampoteritessesecurus.[13]Anverotupretiosamaestimasabituramfelicitatemetcaratibiestfortunapraesensnecmanendi fida et, cumdiscesserit, allaturamaerorem?[14]

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Quodsinecexarbitrioretineripotestetcalamitososfugiensfacit,quidestaliudfugaxquamfuturaequoddamcalamitatisindicium?[15]Nequeenimquodanteoculos situmest suffecerit intueri; rerumexitusprudentiametitur eademque inalterutromutabilitasnec formidandas fortunaeminasnec exoptandas facit esseblanditias. [16] Postremo aequo animo toleres oportet quicquid intra fortunaeaream geritur, cum semel iugo eius colla summiseris. [17] Quodsi manendiabeundiquescribere legemvelisei,quamtu tibidominamsponte legisti,nonneiniuriusfuerisetimpatientiasortemexacerbes,quampermutarenonpossis?[18]Siventisvelacommitteres,nonquovoluntaspeteret,sedquoflatusimpellerent,promoveres;siarvisseminacrederes,feracesinterseannossterilesquepensares.Fortunaeteregendumdedisti,dominaemoribusoportetobtemperes.[19]Tuverovoiventisrotaeimpetumretinereconaris?6At,omniummortaliumstolidissime,simanereincipit,forsessedesistit.

I.HaeccumsuperbaverteritvicesdextraetaestuantismoreferturEuripi1,dudumtremendossaevaproteritregeshumilemquevietisublevatfallaxvultum.

5 Nonillamiserosauditautcuratfletusultroquegemitus,duraquosfecit,ridet.Sicillaludit,sicsuasprobatviresmagnumquesuis(de)monstratostentum,siquisvisaturunastratusacfelixhora.

[2,1]VellemautempaucatecumFortunaeipsiusverbis7agitare; tuigitur,aniuspostulet,animadverte.[2]’Quidtu,homo8,reammecotidianisagisquerelis?quamtibifecimusiniuriam?quaetibituadetraximusbona?[3]Quovisiudicedeopumdignitatumquemecumpossessionecontendeet, si cuiusquammortaliumpropriumquidhorumessemonstraveris,egoiamtuafuisse,quaerepetis,sponteconcedam. [4] Cum te matris utero natura produxit, nudum rebus omnibusinopemquesuscepi9,meisopibusfoviet,quodtenunc impatientemnostri facit,favore prona indulgentius educavi, omnium, quae mei iuris sunt, affluentia etsplendorecircumdedi.[5]Nuncmihiretraheremanumlibet:habesgratiamvelutususalienis,nonhabesiusquerelae,tamquamprorsustuaperdideris10.[6]Quidigitur ingemescis?11 Nulla tibi a nobis est aliata violentia. Opes, honoresceteraquetaliummeisunt iuris,dominamfamulaecognoscunt,mecumveniunt,me abeunte discedunt. [7] Audacter adfirmem, si tua forent quae amissa

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conquereris, nullo modo perdidisses. [8] An ego sola meum ius exercereprohibebor? Licet caelo proferre lucidos dies eosdemque tenebrosis noctibuscondere, licet anno terrae vultum nunc floribus frugibusque redimire, nuncnimbisfrigoribusqueconfundere,iusestmarinuncstratoaequoreblandiri,nuncprocellis ac fluctibus inhorrescere: nos ad constantiamnostrismoribus alienaminexpletahominumcupiditasalligabit?[9]Haecnostravisest,hunccontinuumludumludimus: rotamvolubiliorbeversamus12, infimasummis, summainfimismutare gaudemus. [10]Ascende, si placet, sed ea lege, ne, uti cum ludicrimeiratio poscet, descendere iniuriam pûtes. [11] An tu mores ignorabas meos?NesciebasCroesumregemLydorumCyropauloanteformidabilem,moxdeindemiserandumrogiflammistraditum,missocaelitusimbredefensum?13[12]NumtepraeteritPaulumPersiregisasecapticalamitatibuspiasimpendisselacrimas?14 Quid tragoediarum clamor aliud deflet nisi indiscreto ictu fortunam feliciaregna vertentem? [13] Nonne adulescentulus δύό πέθόυς, τόν μεν ενα κακών,τόν δέ ετερόν έάων in Iovis limine iacere didicisti?15[14] Quid si uberius debonorum parte sumpsisti, quid si a te non tota discessi, quid si haec ipsameimutabilitasiustatibicausaestsperandimeliora16,tamenneanimocontabescasetintracommuneomnibusregnumlocatuspropriovivereiuredesideres?’

II.Siquantasrapidisflatibusincituspontusversatharenas

autquotstelliferiseditanoctibuscaelosiderafulgent,

5 tantasfundatopesnecretrahatmanumpienoCopiacomu,

humanummiserashaudideogenuscessetfierequerelas1.

Quamvisvotalibensexcipiatdeus10 multiprodigusauri

etclarisavidosomethonoribus,niliampartavidentur,

sedquaesitavoranssaevarapacitasaliospandithiatus.

15 Quaeiampraecipitemfrenacupidinemcertofineretentent,

largiscumpotiusmuneribusfluenssitisardescithabendi?

Numquamdivesagit,quitrepidusgemens

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20 sesecreditegentem.

[3, 1] His igitur, si pro se tecum Fortuna loqueretur, quid profecto contrahisceres non haberes; aut, si quid est quo querelam tuam iure tuearis, proferasoportet, dabimus dicendi locum. — [2] Tum ego: Speciosa quidem ista sunt,inquam, oblitaque rhetoricae ac musicae melle dulcedinis tum tantum, cumaudiuntur, oblectant, sed miseris malorum altior sensus est; itaque cum haecauribus insonaredesierint, insitusanimummaerorpraegravat.—[3]Et illa: Itaest, inquit; haec enim nondum morbi tui remedia, sed adhuc contumacisadversumcurationemdoloris fomentaquaedamsunt.[4]Namquaeinprofun-dum sese penetrent, cum tempestivum fuerit, ammovebo, verumtamen ne teexistimarimiserumvelis;annumerummodumquetuaefelicitatisoblituses?

[5] Taceo quod desolatum parente summorum te virorum cura suscepitdelectusque in affinitatem principum civitatis17, quod pretiosissimumpropinquitatisgenusest,priuscarusquamproximusessecoepisti.[6]Quisnontefelicissimum cum tanto splendore socerorum, cum coniugis pudore18, tummasculae quoque prolis oportunitate praedicavit?19[7] Praetereo — libet enimpraeterirecommunia20—sumptas inadulescentianegatassenibusdignitates:adsinguläremfelicitatistuaecumulumveniredelêctat.[8]Siquisrenimmortaliumfructus ullum beatitudinis pondus habet, poteritne illius memoria lucisquantalibetingruentiummalorummoledeleri,cumduospariterconsulesliberostuos domo provehi sub frequentia patrum, sub plebis alacritate vidisti, cumeisdem in curia curules insidentibus tu regiae lau dis orator ingenii gloriamfacundiaeque meruisti21, cum in circo duorum medius consulum circumfusaemultitudinisexspectationemtriumphalilargitionesatiasti?22[9]Dedisti,utopinor,verbaFortunae,dumteillademulcet,dumteutdeliciassuasfovet.Munus,quodnulli umquam privato commodaverat, abstulisti. Visne igitur cum Fortunacalculumponere?[10]Nunc te primum liventi oculopraestrinxit. Si numenimmodumque laetorumtristiumveconsidérés,adhuc te felicemnegarenonpossis.[11]Quodsi idcirco te fortunatum esse non aestimas, quoniam quae tunc laetavidebantur abierunt, non est quod te miserum pûtes, quoniam quae nunccredunturmaesta praetereunt. [12] An tu in hanc vitae scenam nunc primumsubitus hospesque venisti?23 Ullamne humanis rebus inesse constantiam reris,cumipsumsaepehominemveloxhoradissolvat?[13]Nametsiraraestfortuitismanendi fides, ultimus tamen vitae dies mors quaedam fortunae est etiammanentis.[14]Quid igiturreferreputas, tune illammoriendodeserasante illafugiendo?

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III.CumpoloPhoebusroseisquadrigislucemspargerecoeperit,

palletalbenteshebetatavultusfìammisstellaprementibus.

5 CumnemusflatuZephyritepentisvernisinrubuitrosis,

spiretinsanumnebulosusAuster,iamspinisabeatdecus.

Saepetranquilloradiatsereno10 immotismarefluctibus,

saepeferventesAquiloprocellasversoconcitataequore.

Rarasiconstatsuaformamundo,sitantasvariatvices,

15 credefortunishominumcaducis,boniscredefugacibus!

Constataetemapositumquelegeest,utconstetgenitumnihil.

[4,1]Tumego:Vera,inquam,commémoras,ovirtutumomniumnutrix24,necinfitiaripossumprosperitatismeaevelocissimumcursum.[2]Sedhocest,quodrecolentemvehementiuscoquit;naminomniadversitatefortunaeinfelicissimumestgenus infortunii fuisse felicem25.—[3] Sedquod tu, inquit, falsae opinionissuppliciumluas, idrebus iure imputarenonpossis.Namsi tehoc inanenomenfortuitae felicitatis movet, quam pluribusmaximisque abundesmecum reputeslicet.[4]Igitursi,quodinomnifortunaetuaecensupretiosissimumpossidebas,idtibidivinitusinlaesumadhucinviolatumqueservatur,poterisnemelioraquaequeretinensdeinfortunioiurecausari?

[5] Atqui viget incolumis illud pretiosissimum generis Immani decusSymmachus socer et — quod vitae pretio non segnis emeres — vir totus exsapientiavirtutibusquefactus,suarumsecurustuisingemescitiniuriis26.[6]Vivituxor ingenio modesta, pudicitia pudore praecellens et, ut omnes eius dotesbreviter includam,patri similis;vivit, inquam, tibique tantumvitaehuiusexosaspiritum servat, quoque uno felicitatem minui tuam vel ipsa concesserim, tuidesiderio lacrimisacdoloretabescit.[7]Quiddicamliberosconsulares,quorumiamutinidaetatispuerisvelpatemivelavitispecimenelucetingenii?

[8]Cumigiturpraecipuasitmortalibusvitaecuraretinendae,ote,situabonacognoscas,felicem,cuisuppetuntetiamnuncquaevitanemodubitàtessecariora.

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[9]Quaresiccaiamlacrimas;nondumestadünumomnesexosafortunanectibinimium valida tempestas incubuit, quando tenaces haerent ancorae, quae necpraesentissolamennecfuturispemtemporisabessepatiantur.—[10]Ethaereant,inquam,precor;illisnamquemanentibus,utcumquesereshabeant,enatabimus.Sed quantuni omamentis nostris decesserit, vides. - [11] Et illa: Promovimus,inquit, aliquantum, si tenondumtotius tuae sortispiget.Seddelicias tuas ferrenon possum, qui abesse aliquid tuae beatitudini tam luctuosus atque anxiusconqueraris.[12]Quisestenimtamcompositaefelicitatis,utnonaliquaexpartecum status sui qualitate rixetur? Anxia enim res est humanorum condiciobonorumetquaevelnumquamtotaproveniatvelnumquamperpetuasubsistât.[13]Huiccensusexuberat,sedestpudoridegenersanguis;huncnobilitasnotumfacit, sed angustia rei familiaris inclusus esse mallet ignotus. [14] Ille utroquecircumfluusvitamcaelibemdeflet; illenuptiis felixorbusliberisalienocensumnutrit heredi; alius prole laetatus filii filiaeve delictis maestus illacrimat. [15]Idcirconemofacilecumfortunaesuaecondicioneconcordat;inestenimsingulisquodinexpertusignoret,expertusexhorreat.[16]Adde,quodfelicissimicuiusquedelicatissimus sensus est et,nisi adnutumcuncta suppetant, omnisadversitatisinsolens minimis quibusque prostemitur: adeo perexigua sunt quaefortunatissimis beatitudinis summam detrahunt. [17] Quam multos esseconiectas,qui sesecaeloproximosarbitrentur, side fortunae tuae reliquiisparseisminimacontingat?Hieipselocus,quemtuexsiliumvocas,incolentibuspatriaest27.[18]Adeonihilestmiserum,nisicumpûtes,contraquebeatasorsomnisestaequanimitatetolerantis.[19]Quisestilletamfelix,quicumdederitimpatientiaemanus, statum suum mutare non optet? [20] Quam multis amaritudinibushumanae felicitatis dulcedo respersa est! Quae si etiam fruenti iucunda essevideatur,tamenquominus,cumvelit,abeat,retinerinonpossit.[21]Liquetigiturquamsitmortaliumrerummiserabeatitudo,quaenecapudaequanimosperpetuaperdurâtnecanxiostotadelectat.

[22] Quid igitur, o mortales28, extra petitis intra vos positam felicitatem?29

Error vos inscitiaque confundit. [23]Ostendam breviter tibi summae cardinemfelicitatis.Estnealiquidtibiteipsopretiosius?Nihil,inquies;igitursituicomposfueris,possidebisquodnectuamittereumquamvelisnecfortunapossitauferre.[24]Atqueutagnoscasinhisfortuitisrebusbeatitudinemconstarenonposse,siccollige.[25]Sibeatitudoestsurrumumnaturaebonumrationedegentisnecestsummum bopum quod eripi ullo modo potest, quoniam praecellit id, quodnequeat auferri, manifestum est quin ad beatitudinem percipiendam fortunaeinstabilitasaspirarenonpossit.[26]Adhaec,quemcaducaistafélicitasvehit,velseit eam vel nescit esse mutabilem. Si nescit, quaenam beata sors esse potest

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ignorantiae caecitate? Si seit,metuat necesse est, ne amittat quod amitti possenondubitat;quarecontinuustimornonsinitessefelicem.[27]Anvelsiamiserit,neglegendumputat? Sic quoqueperexile bonumest, quod aequo animo feraturamissum. [28] Et quoniam tu idem es, cui persuasum atque insitum permultisdemonstrationibus scio mentes hominum nullo modo esse mortales, cumqueclarum sit fortuitam felicitatem corporis morte finiri, dubitali nequit, si haecafferrebeatitudinempotest,quinomnemortaliumgenusinmiseriammortisfinelabatur.[29]Quodsimultosscimusbeatitudinisfructumnonmortesolum,verumetiamdoloribus suppliciisquequaesisse30, quonammodo praesens facere beatospotest,quaemiserostransactanonefficit?

IV.Quisquisvoletperennemcautusponeresedem

stabilisquenecsonoristernifìatibusEuri

5 etfiuctibusminantemcuratspemerepontum,

montiscacumenalti,bibulasvitetharenas;

illudprotervusAuster10 totisviribusurguet,

haependulumsolutaepondusferrerecusant.

Fugienspericulosamsortemsedisamoenae

15 humilidomummementocertusfigeresaxo.

Quamvistonetruinismiscensaequoraventus,

tuconditusquieti20 felixroborevalli

ducesserenusaevumridensaetherisiras.

[5, 1] Sed quoniam rationum iam in te mearum fomenta descendunt, paulovalidioribusutendumputo31.[2]Ageenim,siiamcaducaetmomentariafortunaedonanonessent,quidineisest,quodautvestrumumquamfieriqueatautnonperspectum consideratumque vilescat? [3]Divitiaene vel vestrae vel sui natura

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pretiosaesunt?Quidearumpotius,aurumneacviscongestapecuniae?[4]Atquihaec effundendo magis quam coacervando melius nitent, si quidem avaritiasemper odiosos, claros largitas facit. [5] Quodsi manere apud quemque nonpotest, quod transfertur in alteram, tunc est pretiosa pecunia, cum translata inalios largiendi usu desinit possideri. [6] At eadem, si apud unum quanta estubiquegentiumcongeratur,ceterossuiinopesfecerit;etvoxquidemtotaparitermultoramrepletauditori,vestraeverodivitiaenisicomminutaeinplurestransirenonpossunt;quodcumfactumest,pauperesnecesseestfaciantquosrelinquunt.[7]Oigiturangustasinopesquedivitias,quasnechaberetotaspluribuslicetetadquemlibetsineceterorumpaupertatenonveniunt.

[8] An gemmamm fulgor oculos trahit? Sed si quid est in hoc splendorepraecipui, gemmarum est lux ilia, non hominum; quas quidemmirari hominesvehementer ammiror. [9]Quid est enim carens animaemotu atque compage32,quod animatae rationabilique naturae pulchrum esse iure videatur? [10]Quaetametsi conditoris opera suique distinctione postremae aliquid pulchritudinistrahunt, infra vestram tamen excellentiam collocatae ammirationem vestramnullomodomereantur.

[11] An vos agrorum pulchritudo delectat? Quidni? Est enim pulcherrimioperis pulchra portio33. [12] Sic quondam sereni maris facie gaudemus, siccaelum, sidera, lunam solemquemiramur: num te horum aliquid attingit, numaudesalicuiustaliumsplendoregloriali?[13]Anvernisfloribusipsedistinguerisauttuainaestivosfructusintumescitubertas?[14]Quidinanibusgaudiisraperis,quidexternabonaprotuisamplexaris?Numquamtuafacietessefortunaquaeate natura rerum fecit aliena. [15] Terrarum quidem fructus animantium proculdubiodebenturalimentis;sedsi,quodnaturaesatisest,replereindigentiamvelis,nihil est quod fortunae affluentiam petas. [16] Paucis enimminimisque naturacontenta est; cuius satietatemsi superfluisurguerevelis, aut iniucundum,quodinfuderis,fietautnoxium34.

[17]Iamveropulchrumvariisfulgerevestibusputas.Quarumsigrataintuituspeciesest,autmateriaenaturamautingeniummiraborartificis.[18]Anverotelongusordofamulorumfacitessefelicem?Quisivitiosimoribussint,perniciosadomussarcinaetipsidominovehementerinimica;sinveroprobi,quonammodointuisopibusalienaprobitasnumerabitur?[19]Exquibusomnibusnihilhorum,quaetuintuiscomputasbonis,tuumessebonumliquidomonstratur.Quibussinihilinestappetendaepulchritudinis,quidestquodvelamissisdoleasvellaeterisretentis?[20]Quodsinaturapulchrasunt,quididtuarefert?Namhaecperseatuisquoqueopibussequestrataplacuissent.[21]Nequeenimidcircosuntpretiosa,quod in tuas venere divitias, sed quoniam pretiosa videbantur, tuis ea divitiis

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annumeraremaluisti.[22]Quidautemtantofortunaestrepitudesideratis?Fugare,credo,indigentiam

copia quaeritis. [23] Atqui hoc vobis in contrarium cedit: pluribus quippeamminiculis opus est, ad tuendam pretiosae supellectilis varietatem verumqueilludestpermultis eos indigerequipermultapossideant35, contraqueminimum,quiabundantiamsuamnaturaenecessitate,nonambitussuperfluitatemetiantur.[24]Itaneautemnullumestpropriumvobisatqueinsitumbonum,utinextemisac sepositis rebus bona vestra quaeratis? [25] Sic rerum versa condicio est, utdivinum merito rationis animai non aliter sibi splendere nisi inanimataesupellectilis possessione videatur? [26] Et alia quidem suis contenta sunt, vosautem deo mente consimiles ab rebus infìmis excellentis naturae ornamentacaptatisnecintellegitisquantamconditorivestrofaciatisiniuriam.[27]Illegenushumanumterrenisomnibuspraestarevoluit,vosdignitatemvestraminfrainfimaquaequedetruditis.[28]Namsiomnecuiusquebonumeo,cuiusest,constatessepretiosius, cumvilissima rerumvestrabona esse iudicatis, eisdemvosmet ipsosvestra existimatione summittitis. [29] Quod quidem haud immerito cadit.Humanae quippe naturae ista condicio est, ut tantum ceteris rebus, cum secognoscit,excellât,eademtarneninfrabestiasredigatur,sisenossedesierit;namceterisanimantibussese ignorarenaturaeest,hominibusvitiovenit.[30]Quamvero late patet vester hic error, qui ornari posse aliquid omamentis existimatisalienisi[31]Atidfierinequit;namsiquidexappositisluceat,ipsaquidem,quaesuntapposita,laudantur,illudverohistectumatquevelatuminsuanihilominusfoeditate perdurat. [32]Egoveronegoullumessebonumquodnoceathabenti.Num id mentior? Minime, inquis. [33] Atqui divitiae possidentibus persaepenocuerunt, cum pessimus quisque eoque alienimagis avidus, quicquid usquamaurigemmarumqueest,sesolum,quihabeat,dignissimumputat.[34]Tuigitur,quinunccontumgladiumquesollicituspertimescis,sivitaehuiuscallemvacuusviator intrasses, coram latrone cantares36. [35] O praeclara opum mortaliumbeatitudo,quamcumadeptusfueris,securusessedesistisi

V.Felixnimiumprioraetas1

contentafidelibusarvisnecinertiperditaluxu,faciliquaeserasolebat

5 ieiuniasolvereglande.NonBacchicamuneranorantliquidocontunderemelle2

neclucidavelieraSerum3

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Tyriomiscereveneno.10 Somnosdabatherbasalubres,

potumquoquelubricusamnis,umbrasaltissimapinus.Nondummarisaltasecabatnecmercibusundiquelectis

15 novalitoraviderathospes.Tuncclassicasaevatacebantodiisnequefususacerbiscruorhorridatinxeratarva.Quidenimfurorhosticusulla

20 velletpriorarmamovere,cumvulnerasaevaviderentnecpraemiasanguinisulla?Utinammodonostraredirentinmorestemporapriscos!

25 SedsaeviorignibusAetnaefervensamorardethabendi.Heuprimusquisfuitille,auriquiponderatectigemmasquelaterevolentes

30 pretiosapericulafodit?

[6, 1] Quid autem de dignitatibus potentiaque disseram, qua vos veraedignitatis ac potestatis inscii caelo exaequatis?37 Quae si in improbissimumquemque ceciderunt, quae flammis Aetnae eructantibus, quod diluvium tantasstragesdederint?[2]Certe,utimeminissetearbitror,consulareimperium,quodlibertatis principium fuerat, ob superbiam consulum vestri veteres abolerecupiverunt, qui ob eandem superbiam prius regium de civitate nomenabstulerant38.[3]Atsiquando,quodperrarumest,probisdeferantur,quidineisaliudquamprobitasutentiumplacet?Itafitutnonvirtutibusexdignitate,sedexvirtute dignitatibus honor accedat. [4] Quae vero est ista vestra expetibilis acpraeclara potentia? Nonne, o terrena ammalia39, consideratis quibus quipraesidere videamini? Nunc si inter mures videres unum aliquem ius sibi acpotestatempraeceterisvindicantem40,quantomovereriscachinno![5]Quidvero,si corpus spectes, imbecillius homine repperire queas, quos saepe muscularumquoquevelmorsusvel in secretaquaeque reptantiumnecat introitus?41[6]Quovero quisquam ius aliquod in quempiam nisi in solum corpus et quod infra

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corpus est — fortunam loquor — possit exserere? [7] Num quicquam liberoimperabisanimo,nummentemfirmasibirationecohaerentemdestatupropriaequietis amovebis? [8] Cum liberum quendam virum suppliciis se tyrannusadacturum putaret ut adversum se factae coniurationis conscios proderet,linguam ille momordit atque abscidit et in os tyranni saevientis abiecit42; itacruciatus, quos putabat tyrannus materiam crudelitatis, vir sapiens fecit essevirtutis.[9]Quidautemest,quodinaliumfacerequisquepossit,quodsustinereab alio ipse non possit? [10] Busiridem accepimus necare hospites solitum abHerculehospite fuissemactatum. [11]ReguluspluresPoenorumbellocaptos invinclaconiecerat,sedmoxipsevictorumcatenismanuspraebuit43.[12]Ullamneigitureiushominispotentiamputas,qui,quodipseinaliopotest,neidinsealtervaleat,efficerenonpossit?

[13]Adhaec, si ipsis dignitatibus ac potestatibus inesset aliquidnaturalis acproprii boni, numquam pessimis provenirent; neque enim sibi soient adversasociari: natura respuit ut contraria quaeque iungantur. [14] Ita cum pessimosplerumquedignitatibusfungidubiumnonsit, illudetiamliquetnaturasuibonanon esse, quae se pessimis haerere patiantur. [15] Quod quidem de cunctisfortunaemuneribusdigniusexistimaripotest,quaeadimprobissimumquemqueuberioraperveniunt.[16]Dequibusilludetiamconsiderandumputo,quodnemodubitatessefortem,cuifortitudineminesseconspexerit,et,cuicumquevelocitasadest,manifestumest essevelocem. [17] Sicmusica quidemmusicos,medicinamedicos,rhetoricarhetoresfacit;agitenimcuiusquereinaturaquodpropriumestneccontrariarumrerummiscetureffectibusetultro,quaesuntadversa,depellit.[18] Atqui nec opes inexpletam restinguere avaritiam queunt nec potestas suicompotem fecerit quem vitiosae libidines insolubilibus adstrictum retinentcatenis, et collata improbis dignitas non modo non effìcit dignos, sed proditpotius etostentat indignos. [19]Cur itaprovenit?Gaudetis enimres sesealiterhabentes falsis compellare nominibus, quae facile ipsarum rerum redarguuntureffectu;itaquenecillaedivitiaenecillapotentianechaecdignitasiureappellalipotest. [20] Postremo idem de tota concludere fortuna licet, in qua nihilexpetendum, nihil nativae bonitatis inesse manifestum est, quae nec se bonissemperadiungitetbonos,quibusfueritadiuncta,noneffìcit.

VI.Novimusquantasdederitruinasurbefiammatapatribusquecaesis,fratrequiquondamferusinteremptomatriseffusomaduitcruore

5 corpusetvisugelidumpererrans

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oranontinxitlacrimis,sedessecensorexstinctipotuitdecoris1.Hictamensceptropopulosregebat,quosvidetcondensradiossubundas

10 Phoebus,extremoveniensabortu,quospremuntseptemgeliditriones,quosNotus2siccoviolentusaestutorretardentesrecoquensharenas3.Celsanumtandemvaluitpotestas

15 verterepravirabiemNeronis?Heugravemsortem,quotiensiniquusadditursaevogladiusveneno!—

[7, 1] Tum ego: Scis, inquam, ipsa minimum nobis ambitionem mortaliumrerumfuissedominatam;sedmateriamgerendisrebusoptavimus,quonevirtustacitaconsenesceret.—[2]Etilla:Atquihocunumest,quodpraestantesquidemnaturamentes,sednondumadextremammanumvirtutumperfectioneperductasallicerepossit,gloriaescilicetcupidoetoptimoruminrempublicamfamameritorum.[3]Quaequamsitexiliset totiusvacuaponderis, sicconsidera44.Omnemterraeambitum,sicutiastrologicisdemonstrationibusaccepisti,adcaeli spatiumpuncticonstatobtinererationem45, idest,ut,siadcaelestisglobimagnitudinemconferatur,nihilspatiiprorsushabereiudicetur.[4]Huius igiturtamexiguaeinmundoregionisquartafereportioest,sicutPtolomaeoprobante46didicisti,quaenobis cognitis animantibus incolatur. [5] Huic quartae si, quantum mariapaludesque premunt47 quantumque siti vasta regio distenditur, cogitationesubtraxeris,vixangustissimainhabitandihominibusarearelinquetur.[6]Inhocigiturminimopunctiquodampunctocircumsaeptiatqueconclusidepervulgandafama, de proferendo nomine cogitatis, ut quid habeat amplummagnificumquegloriatamangustisexiguisquelimitibusartata?[7]Addequodhocipsumbrevishabitaculisaeptum48pluresincoluntnationeslingua,moribus,totiusvitaerationedistantes, ad quas tum diffìcultate itinerum, tum loquendi diversitate, tumcommercii insolentia non modo fama hominum singulorum, sed ne urbiumquidem pervenire queat. [8] Aetate denique M. Tullii, sicut ipse quodam locosignificat49, nondum Caucasum montem Romanae rei publicae famatranscenderat50eterat tuncadultaParthisetiamceterisque id locorumgentibusformidolosa.[9]Videsne igiturquamsitangusta,quamcompressagloria,quamdilatare ac propagare laboratis? An ubi Romani nominis transire fama nequit,

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Romani hominis gloria progredietur?51 [io] Quid quod diversarum gentiummores inter se atque instituta discordant, ut, quod apud alios laude, apμd aliossuppliciodignum iudicetur? [n]Quo fitut, siquern famaepraedicatiodelectat,huic inplurimospopulosnomenproferrenullomodoconducat. [12]Erit igiturpervagata inter suos gloria quisque contentus et intra unius gentis termjnospraeclarailiafamaeimmortalitascoartabitur.

[13] Sed quam multos clarissimos suis temporibus viros scriptorum inopsdelevitoblivioìQuamquamquidipsascriptaproficiant,quaecumsuisauctoribuspremit longior atque obscura vetustas? [14] Vos vero immortalitatem vobispropagare videmini, cum futuri famam temporis cogitatis. [15] Quod si adaetemitatisinfinitaspatiapertractes,quidhabesquoddenoministuidiutumitatelaeteris?[16]Uniusetenimmoramomenti, sidecemmilibuscopferaturannis52,quoniamutrumquespatiumdefinitumest,minimamlicet,habettarnenaliquamportionem; at hic ipse numerus annorum eiusque quamlibet multiplex adinterminabilemdiuturnitatemnecomparaliquidempotest.[17]Etenimfinitisadse invicem fuerit quaedam, infiniti vero atque finiti nulla umquampoterit essecollatio. [18] Ita fit ut quamlibet prolixi temporis fama, si cum inexhaustaaetemitatecogitetur,nonparva,sedplanenullaessevideatur.[19]Vosautemnisiadpopuläresaurasinanesquerumoresrectefacerenescitisetrelictaconscientiaevirtutisquepraestantiadealienispraemiasermunculispostulatis.[20]Accipe inhuiusmodiarrogantiae levitatequam festivealiquis illuserit;namcumquidamadortus esset hominem contumeliis, qui non ad verae virtutis usum, sed adsuperbam gloriam falsum sibi philosophi nomen induerat, adiecissetque iam sesciturum,anillephilosophusesset,siquideminlatasiniuriasleniterpatienterquetolerasset, ille patientiam paulisper assumpsit acceptaque contumelia velutinsultans: ’Iam tandem’, inquit, ’intellegis me esse philosophum?’ Tum illenimiummordaciter: ’Intellexeram’, inquit, ’si tacuisses’53. [21]Quid autem est,quodadpraecipuosviros—dehisenimsermoest—,quivirtutegloriampetunt,quid, inquam, est, quod ad hos de fama post resolutummorte suprema corpusattineat? [22] Nam si, quod nostrae rationes credi vêtant54, toti moriunturhomines, nulla est omnino gloria, cum is, cuius ea esse dicitur, non exstetomnino.[23]Sinverobenesibimensconscia55terrenocarcereresoluta56caelumlibera petit57, nonne omne terrenum negotium spemat, quae se caelo fruensterrenisgaudetexemptam?

VII.Quicumquesolammentepraecipitipetitsummumquecreditgloriam,

latepatentesaetheriscematplagas

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artumqueterrarumsitum;5 brevemreplerenonvalentisambitum

pudebitauctinominis.Quid,osuperbi,collamortaliìugo

frustralevaregestiunt?Licetremotosfamaperpopulosmeans

10 diffusalinguasexplicetetmagnatitulisfulgeatclarisdomus,

morsspemitaltamgloriam,involvithumilepariteretcelsumcaput

aequatquesummisinfima1.15 UbinuncfidelisossaFabricii2manent,

quidBrutusautrigidusCato?Signâtsuperstesfamatenuispauculis

inanenomenlitteris.Sedquoddecoranovimusvocabula,

20 numscireconsumptosdatur?Iacetisergoprorsusignorabiles

necfamanotoseffìcit.Quodsiputatislongiusvitamtrahi

mortalisauranominis,25 cumseravobisrapiethocetiamdies,

iamvossecundamorsmanet3.

[8, 1] Sed ne me inexorabile contra fortunam gerere bellum putes, estaliquando,cumdehominibusfallaxilianihilbenemereatur,tumscilicet,cumseaperit,cumfrontemdetegitmoresqueprofitetur.[2]Nondumforte,quidloquar,intellegis;mirum est quod dicere gestio, eoque sententiam verbis explicare vixqueo. [3] Etenim plus hominibus reor adversam quam pro speram prodessefortunam:illaenimsemperspeciefelicitatis,cumvideturblanda,mentitur,haecsemper vera est, cum se instabilem mutatione demonstrat. [4] Illa fallit, haecinstruit,illamendaciumspeciebonorummentesfruentiumligat,haeccognitionefragilisfelicitatisabsolvit; itaqueillamvideasventosamfluentemsuiquesemperignaram, hanc sobriam succinctamque et ipsius adversitatis exercitationeprudentem. [5] Postremo felix a vero bono devios blanditiis trahit, adversaplerumque ad vera bona reduces unco retrahit. [6] An hoc inter minimaaestimandum putas, quod amicorum tibi fidelium mentes haec aspera, haechorribilisfortunadetexit,haectibicertossodaliumvultusambiguosquesecrevit,

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discedenssuosabstulit,tuosreliquit?[7]Quantihocintegeret,utvidebaristibi,fortunatusemisses?Nuncamissasopesquerere;quodpretiosissimumdivitiarumgenusest,amicosinvenisti.

VIII.Quodmundusstabilifide1

concordesvariatvices,quodpugnantiaseminafoedusperpetuumtenent2,

5 quodPhoebusroseumdiemcurruprovehitaureo,ut,quasduxeritHesperos,Phoebe3noctibusimperet,utfluctusavidummare

10 certofinecoherceat,neterrisliceatvagislatostendereterminos,hancrenimseriemligatterrasacpelagusregens

15 etcaeloimperitansamor.Hicsifrenaremiserit,quicquidnuncamatinvicem,bellumcontinuogeretet,quamnuncsociafide

20 pulchrismotibusincitant,certentsolveremachinam.Hicsanctopopulosquoqueiunctosfoederecórltinet,hicetconiugiisacrum

25 castisnectitamoribus,hicfidisetiamsuadictâtiurasodalibus.Ofelixhominumgenus,sivestrosanimosamor,

30 quocaelumregitur,regat!

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LIBROSECONDO

[1,1]Dettequesteparole,sitacqueunpoco,e,quandoebberichiamatolamiaattenzioneconilsuosilenziopienodimodestia,cosìripreseadire:[2]«Seiohoben compreso la causa e la condizione della tua sofferenza, tu ti struggi per ildolore e il rimpiantodella fortunapassata: a tal punto essaha sconvolto il tuoanimoperchéècambiata,cometuimmagini.[3]Ioriconoscobeneimultiformibelletti di quelmostro e la carezzevolissima famigliarità cheha con coloro chevuole distruggere, al punto che li confonde con un dolore intollerabile,allorquandoliabbandonasenzacheessiseloaspettino.[4]Maseturicordassilanatura, l’indole e il pregio della fortuna1, tu riconosceresti che non hai avuto,possedendo lei, nessun bene e che nemmeno che, se penetrato al tuo interno,potràaprirelastradaabevandepiùefficaci.lohaipotutoperdere;ma,iocredo,nondovrofarmoltafaticaarichiamaretuttoquestoaliatuamemoria.[5]Tuerisolito, infatti, affrontare con parole virili la fortuna, quando era presente e tilusingava, e la maltrattavi ricorrendo a delle sentenze ricavate dai nostripenetrali2. [6] Ma nessun mutamento improvviso capita senza suscitare unatempestanell’animo,ecosìèaccadutocheanchetuperdessiperunpocolatuaserenità.[7]Maèorachetubevaeassaggiqualcosadidolceedipiacevole.[8]Ciassista benevola, dunque, la persuasione della dolce retorica, che è in grado diavanzare su retto cammino solamente quando non abbandona i nostriinsegnamenti3,einsiemeconleilamusica,cheèancelladellanostracasa4,intoniuncantoorapiùleggeroorapiùsolenne.

[9]Checosaèstato,dunque,ouomo5,chetihagettatoinquestamestiziaeinquesto lutto?Evidentementehaivistoqualcosadinuovoedi insolito.Tu crediche la fortunasiamutatanei tuoiconfronti,masbagli. [10]Questoè sempre ilsuocomportamento,questaèlasuanatura.Alcontrario,essahaconservatoconte la stessacostanza,propriocon il suomutare: era sempre la stessa,quando tilusingava,quandotiilludevaconleattrattivediunamenzognerafelicità.[11]Tuhaiscopertoilvoltoambiguodiquellaciecadivinità.Seaglialtririmaneancoravelata,essasiègiàtuttascopertaagliocchituoi.[12]Selaapprezzi,adeguatiai

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suoi comportamenti e non ti lamentare. Se hai orrore del suo tradimento,disprezzalaerespingilamentreconduceilsuogiococosìpericoloso;infatticostei,cheoraè causadiquesto tuograndedolore, avrebbedovutoessere causadellatua serenità. Sì, perché ti ha abbandonato colei dalla quale nessuno può maiesseresicurodinonessereabbandonato.[13]Oforsetucredichesiapreziosaunafelicitàdestinataaperire, e ti è carauna fortunacheèpresente,machenonèsicurocherimanga,echetifaràsoffrirequandoseneandrà?[14]Chésenonpuòessere trattenuta secondo lanostravolontàegettanella sventuraquando seneparte, che altro è questo suo carattere fugace se non l’indizio di una disgraziafutura?[15]Nonsaràbastatoguardarequellocheèdavantiainostriocchi:comeandrannoa finire le cose, è la prudenza che lomisura, e la stessamutevolezzadellafortunainunsensoonell’altrofasìchelesueminaccenondebbanoesseretemute né desiderate le sue lusinghe. [16] Infine bisognerà che tu sopporti conanimoserenotuttoquellocheavvienenelcampodellafortuna,unavoltachetuabbiasottomessoilcolloalsuogiogo.[17]Chésetuvolessiprescriverlelaleggediquandoandarseneediquandorimanere,mentredituaspontaneavolontàtelasei presa come padrona, non commetteresti forse ingiustizia e con la tuaintolleranza non renderesti ancora più acerba quella sorte che non potresticambiare?[18]Setudessi leveleaiventi, tunonandrestidovevorrebbelatuavolontà,madovetispingerebberoilorosoffi;setuaffidassiilsemeallaterra,tudovresti fare il conto degli anni fecondi e degli anni sterili. Ti sei affidato algovernodella fortuna:bisogna,quindi,chetuassecondi ilcomportamentodellatuapadrona.[19]Etu,invece,tisforziditrattenerelaruotadellafortunachegiravorticosamente?6 Ma, o stoltissimo tra tutti i mortali, se la sorte comincia afermarsi,cessadiesseretale.

I.Quandoconmanosuperbacosteihagiratolevicendeumane;quandosimuovealparideltempestosoEuripo1,ferocementecalpestairepocoprimasuperbieingannevolesollevailvoltoumiledelvinto.Quellanonodeipiantideimiserinésenecura,eperprimairrideigemitiche,crudele,hadestato.Cosìscherza,cosìostentalesueforzeemostraaisuoiesseregranprodigio,senellastessaorasivedeunofeliceeabbattuto.

[2,1]Maiovorreiesaminarecontepochecose,servendomidelleparoledella

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Fortunastessa7.Tu,dunque,faattenzioneselaFortunaesigequellochelespettadidiritto.[2]Perché,ouomo8,tumiperseguiticonituoiquotidianilamenti?Cheoffesa ti abbiamo fatto?Qualibeni, che fossero tuoi, ti abbiamo tolto?[3]Puoiprenderequalunquegiudice,cheesaminilacontesachemimuoviperilpossessodelle ricchezze e delle dignità. E se sarai riuscito a dimostrare che qualcunodiquestibeniappartieneaimortali,alloraioammetteròperprimacheeranostatetuequellecosecheorachiediinrestituzione.[4]Quandolanaturatifeceusciredalgrembodituamadre,iotiaccolsi,nudodiognicosaepovero9;tiriscaldaiconlemie cure, e, cosa che ora è proprio quella che ti rende intollerante neimieiconfronti, chinandomi su di te con ilmio interessamento, ti nutrii, ti circondaiconlaricchezzaelosplendorediquantoèdimiaprerogativa.[5]Oraiovoglioritirarelamiamano.Siimiriconoscente,inquantotiseiservitodicosechenontiappartenevano;nonhai ildirittodi lamentarticomese tuavessiperdutoquellocheeraassolutamentetuo10.[6]Ealloraperchépiangi?11Dapartenostranontièstata arrecata nessuna violenza. Le ricchezze, gli onori e tutte le altre cose delgeneremi appartengono. Esse sono come delle serve che riconoscono inme laloropadrona:vengonoinsiemeconmeesenevannoquandoiomeneparto.[7]Potrei affermare con una certa audacia che, se fossero tue quelle cose la cuiperditatihaaddolorato,tunonleavrestiperdute.[8]Oforsesolamenteiononpossoesercitareimieidiritti?Ilcielopuòbendispiegaregiorniluminosi,mapoianchenasconderliinnottitenebrose.L’annopuòoraadomareilvoltodellaterraconfiorieconfrutti,orasconvolgerloconnembiecongeli.Ilmarehaildirittodiallettareconlasualisciadistesa,epoigonfiarsiconprocelleeflutti.Enoisaremocostrettedallainesaustacupidigiadegliuominiadunacostanzacheèalienadallenostreabitudini?[9]Questaè lanostraforza,questoè ilgiococheconduciamocontinuamente:noigiriamolamota12intondo,cipiacemutarelecosechesonoinbassoconquellechesitrovanoinalto,eviceversa.[10]Salipure,setuvuoi,ma a questo patto: che tu non consideri un’offesa il discendere, quando lorichiederàlaregoladelgioco.[11]Oforsetunonconoscevilemieabitudini?NonsapevicheCreso,ilredeiLidi,finoadunmomentoprimaerastatotemibileperCiro,mapoi fu condannato, destandopietà, alla fiammadel rogo, e che fu saivatodallapioggiamandatagiùdalcielo?13[12]TiseidimenticatochePaoloversòlacrimedipietàsulledisgraziedelrePerseo,cheavevafattoprigioniero?14Chealtropiangonogliululatidelletragedie,senonlafortuna,checoncolpimenatiacaso sconvolge i regni felici? [13] Non apprendesti forse da ragazzo che sullasogliadella reggiadiGiovesonoposte«dueanfore, l’unapienadimali, l’altra,invece,dibeni»?15[14]Echediresti,poi,se tidimostrassichehaipresoconpiùabbondanzadallapartemigliore?Cheiononmisonoallontanatatotalmenteda

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te? Se proprio questa mia mutevolezza costituisce per te un giusto motivo disperarenelmeglio?16Tuttaviatunondevistruggertinell’animo,e,dalmomentoche sei statoposto inun regnocheèugualeper tutti, tunondevivolerviveresecondoletueproprieleggi.

II.Se,quantigranellidirenagirailmaremossodaisoffiviolenti;

oquantiastririsplendonoincielo,rivelatidallenottistellate;

altrettantericchezzespargesse,enonritraesselamano,l’Abbondanzaconilsuocornopieno,

nonperquestoilgenereumanocesserebbedipiangereinmiserilamenti1.

PerquantobenevoloDioaccogliesseilorodesideri,prodigodioroabbondante,

eanchesecoprissedisplendidionorigliuominiavidi,nientesembrerebbeciòchesièottenuto,

malacrudelerapacità,inghiottendoquelcheavevadesiderato,

nuovamentespalancherebbelabocca.Qualifrenipotrebberotrattenereentrounlimitecerto

laprecipitosacupidigia,dalmomentoche,quantopiùabbondadiricchidoni,

ardelabramadipossedere?Nonèmairiccochi,trepidoegemente,

credediesserpovero.

[3,1]Dunque, se questo ti dicesse la Fortuna in propria difesa, sicuramentenon potresti nemmeno aprir bocca; altrimenti, se tu avessi qualche argomentocon cui difendere a buon diritto le tue lamentele, bisognerebbe che tu loesponessi.Tidaremo,dunque, l’occasionediparlare».[2]Eallora io:«Belle, sì,sonoquesteconsiderazioni,ebenricopertedeldolcemieledellaretoricaedellamusica,ma dilettano solamente quando le si ascoltano.Ma negli sventurati lasensazione della propria sventura va giù nel profondo. Perciò, quando questeparolefinisconodirisuonarenelleorecchie,eccocheildolorecheèdentrodinoiaggrava ilnostroanimo».[3]Equella:«Èsenz’altrocosì», rispose;«questemieparole, infatti,nonsonoancora ilrimediodellatuamalattia,masonocomedeilenimenti (se così li possiamo definire) da applicare alla cura del tuo pertinace

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dolore. [4] I rimedi chepenetrerannonelprofondo, te li somministreròquandosarà arrivato il momento. Tuttavia non devi voler considerarti infelice: o haidimenticatolaquantitàelamisuradellatuafelicità?

[5]Nonvoglioparlaredel fatto che tu, rimastoprivodelpadre, fosti accoltodalla sollecitudine degli uomini più ragguardevoli e fosti scelto ad unirti nellaparentelaconiprimicittadinidiRoma17,ilchecostituisceillegamepiùprezioso,perchécominciastiadesserecaroprimachecongiunto.[6]Chinontiproclamòfortunatissimo, sia per il grande splendore dei tuoi suoceri, sia per la pudiciziadellatuasposa18,siaperlafortunadiaveravutoanchedeifiglimaschi?19[7]Nonparlo,chépreferiscoometterequellochenonèpropriamentetuo20,delledignitàcheottenestinellagiovinezza,machesononegateaglianziani;voglioricordareilcolmo della tua felicità, che è veramente singo lare. [8] Se qualche godimentodellecosemortalipossiedeinséunnucleodifelicità,potràmaiesserecancellatodaunamassadidoloriincalzanti,purgrandequantosivoglia,ilricordòdiquelgiorno in cui tu vedesti i due tuoi figli, entrambi consoli, tornare a casaaccompagnatidaisenatoriinfollaedallaplebeentusiasta,quandoessisedevanonellaCuria sulle sedie curali e tu fosti oratoredella gloria del re emeritasti lalodeperiltuoingegnoelatuaeloquenza?21QuandonelCirco,inmezzoaidueconsoli,tuconunatrionfaleelargizionedidenaroaccontentastil’aspettativadellafolla che ti si era riversata intorno?22[9] Tu ingannasti, io credo, la fortuna,mentreleitiblandiva,mentretiaccarezzavacomesetufossiilsuobeniamino.Tuneottenestiundonoqualenonfudatoanessunprivatocittadino.Vuoidunquefare i conti con la fortuna? [10]Questa è la prima volta che ti ha sfiorato conocchioinvidioso.Setuconsiderassiilnumeroelamisuradellecoselieteedellecosetristi,tunonpotrestinegarediessereancorafelice.[11]Chésetunoncredidi essere fortunato, in quanto se ne sono andate quelle cose che allorasembravanoliete,nonc’èmotivopercuituticredasfortunato,perchéquellecoseche ora sono credute tristi passano anch’esse. [12] O forse tu sei venuto sullascenadiquestavita23oraperlaprimavolta,all’improwisoestraniero?Pensituchenelle coseumanevi sia alcuna costanza, dalmomento che spesso il rapidocorrerediun’orafascomparireunuomo?[13]Infatti,ancheseraramentesipuòconfidarechedurinolecosedellafortuna,tuttavial’ultimogiornodellavitaèpursemprelamortedellafortuna,anchedellafortunachedura.[14]Cheimportanza,dunque,credi tucheabbia, se sia tua lasciarlaperchémuori,oppure seè leialasciartiperchéfugge?

III.QuandoFebosulleroseequadrighecominciaadiffonderlalucenelcielo,

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impallidisconlestelle,indebolitenelbiancolorvolto,perchélefiammedelsoleleincalzano.

QuandoilboscoalsoffiodeltepidoZefirorosseggiaperlerosediprimavera,

mapoiviolentementespirailnebbiosoAustro,eccochelespineperdonolalorobellezza.

Spessobrillaneltranquilloserenoilmare,immoteleonde;

spessoAquilonemuovelefurentitempeste,sconvolgendoleacque.

Seraramenteduralasuabellezzaalmondo,seessomutacosìtanteveci,

allorapuoicredereallecaduchefortunedegliuomini,aibenifuggevoli.

Ècertoefìssopereternaleggechetuttoquellocheènatononrestiimmoto».

[4,1]Ealloraio:«Veresonolecosechetudici,omadredituttelevirtù24,eiononpossocertonegareilcorsovelocissimodellamiaprosperità.[2]Maèproprioquesto che piùmi tormenta emi brucia, mentre lo ripercorro con il pensiero.Infattiinogniavversitàilgenerepiùinfelicedisfortunaconsistenell’esserestatifelici25».[3]Equella:«Masetupaghiilfiodiun’errataopinione,ècosachenonhaidirittodi imputareallarealtàdeifatti.Chéseti turbaquestovanonomediuna fortuita felicità, tu puoi considerare insieme con me quanto sono piùnumerosiepiùgrandiibenideiqualiseicolmo.[4]Pertanto,sequantoc’eradiparticolarmente prezioso in tutto il patrimonio procuratoti dalla tua fortuna, tivien conservato tuttora intatto per volontàdivina: avrai allora il diritto tu, checonservituttelecosemigliori,dilamentartidellacattivasorte?

[5]E ineffetti è sanoe salvo, incolume,quelpreziosissimovantodelgenereumano,tuosuoceroSimmacoe,cosachetunonesiterestiacomperarealprezzodella tua stessa vita, quell’uomo, che è tutto sapienza e virtù, incurante, perquanto lo riguarda, delle proprie offese26, ora piange per le tue. [6] Vive tuamoglie, modesta di indole, donna superiore ad ogni altra per pudicizia e perpudore,e,perracchiudereinpocheparoletuttelesuevirtù,donnasimileasuopadre.Vive,loripeto,econservasolamenteperteilsuosoffiovitale,cheellahainodioe—l’unicacosapercuipuriopotreiconcedertichesarebbediminuitalatuafelicità—ellasi struggenelle lacrimeeneldoloreper la tuamancanza.[7]Chediredei tuoi figli, che sono stati consoli? In essi, perquanto èpossibile in

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giovanidiquell’età,traluceunsegnodell’indoledelpadreodelnonno.[8] Dal momento, dunque, che la principale cura dei mortali consiste nel

conservare la propria vita, beato te, se sei in grado di comprendere i beni chepossiedi!Tuhai ancora a tuadisposizione anchequelli chenessunodubita chesianopiùcaridellavita![9]Pertantoasciugaoramai le lacrime!Lafortunanonhaancoraodiatotutti i tuoi finoall’ultimapersona,enonèprecipitatasudi teunaprocellatroppoforte,dalmomentochestannoancorabeneattaccatealfondoleancorechenonpermettonochetimanchi ilconfortodel tempopresentee lasperanzadeltempofuturo».[10]«Echestianoancoraattaccate!lopregoanch’io:ché se quelle rimangono ferme, anche noi riusciremo a scampare a nuoto,comunque vadano le cose.Ma tu vedi quanto degli onori di cui godevamo siaandatoperduto!»[11]Equella:«Abbiamogiàottenutouncertosuccessosenontiincrescepiùdellatuasorte.Maiononpossotollerareiltuocompiacimentoconcui ti lamenti, tra ipianti e l’ansietà,del fattocheoramancaqualcosaalla tuafelicità. [12] Chi, infatti, possiede una felicità così completa da non scontrarsialmeno in parte con la condizione in cui vive? È piena di ansietà, infatti, lacondizionedeibeniumani,edessanonpuòmaitoccarciintuttalasuainterezza,népuòmaidurareper sempre. [13]Unohadenaro in abbondanza,ma si devevergognare della umiltà dei natali; quest’altro è famoso per la sua stirpe, però,incarceratodall’angustiadeisuoimezzi,preferirebbeesseremenofamoso,mapiùricco.[14]Quell’altroancoraècircondatodall’unoedall’altrodiquestibeni,matrascorreunavitasenzamoglie;unaltro,feliceperchéèsposato,èperòprivodifigli,equindiaccumulaunpatrimonioperuneredecheglièestraneo.Unaltro,infine,lietoperavereavutounadiscendenza,piangeesidisperadeidelittidiunfiglioodiunafiglia.[15]Perquestomotivonessunosiacconciadibuongradoalla condizione della propria fortuna: risiede, infatti, airintemo di ciascunoqualcosache,senonèprovata,si ignora,ma,quandolasièprovata,sidetesta.[16]Aggiungiilfattocheognipersona,quantopiùèfortunata,tantopiùèdeboledi carattere, e se nonha a propria disposizione tutte le cose come le vuole lui,incapacediaffrontarequalunqueavversità,èabbattutodaicasipiùinsignificanti:a tal punto sono di scarso peso quegli avvenimenti che possono scalfire ilcomplesso della felicità di una persona fortunata! [17] Quanti pensi che sianoquelli che crederebbero di toccare il cielo con un dito, se potessero avere unaminimapartediquel cheavanzadella tua fortuna?Questo stesso luogoche tuchiamiesilioèlapatriadicolorocheviabitano27:[18]ècosìvero,dunque,chenienteètriste,senonloconsideritale,eviceversa,ognisorteèfelicepercolorochelasopportanodibuonanimo.[19]Chiècosìfeliceche,unavoltacheabbiaceduto allo scontento, non desideri di mutare la propria condizione? [20] Diquanteamarezzeècosparsaladolcezzadellafelicitàumana!Anchesetalefelicità

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sembra piacevole a chi ne gode, tuttavia tu non le puoi impedire di andarsenedovevuole.[21]Èchiaro,dunque,quantosiamiseralafelicitàdellecosemortali,dal momento che essa non dura a lungo in coloro che ne godono con animoserenoenonrallegragliansiosi,ancheseèpresentetutta.

[22]Perché,allora,omortali28,cercatefuoridivoiquellafelicitàcheèripostaal vostro interno?29 Sono l’errore e l’ignoranza, che vi confondono. [23] Timostrerò inbreve ilcardinedella felicitàsuprema.Esisteper tequalcosadipiùpreziosoditestesso?Niente,tudirai.Pertanto,setusaraipadroneditestesso,tupossiederai quello che tu non vorraimai perdere e che la fortuna non ti potràtogliere. [24]Eperché tuapprendache la felicitànonpuòconsisterenelle cosefortuite, faiquestoragionamento.[25]Se la felicitàconsistenel sommobenediunanaturachevivesecondoragione,enonèsommobenequellochepuòessertitoltoinunmodo0nell’altro;dalmomento,inoltrechequellochenonpuòessertitoltoèpiùimportantedell’altro,èchiarochelafortuna,cheèinstabile,nonpuòaspirare a ottenere la felicità. [26] Inoltre, colui che è trasportato da questafortuna caduca, o sa che essa può mutare, o non lo sa. Se non lo sa, checondizionefeliceèquellachedipendedallacecitàdell’ignoranza?Selosa,deveper forza temere di perdere quello che non dubita di poter perdere: pertanto iltimorecontinuononglipermettediesserefelice.[27]Oppurepensache,ancheseperderàquellocheha,taleperditasaràtrascurabile?Alloraancheintalcasoèunbene assai limitato, se può essere perduto senza che ce ne affliggiamo. [28] Epoichétuseipropriocoluichesoesserestatoconvintodamoltedimostrazioni,esocheinteèstatainstillatal’ideachelamentedell’uomononèmortaleaffatto;poiché, d’altra parte, è chiaro che la felicità dovuta alla fortuna finisce con lamorte del corpo, non si può dubitare che, se questa felicità può procurare labeatitudine,tuttoilgeneredeimortalicadanellainfelicità,quandovisaràlafinedovutaallamorte.[29]Mapoichénoisappiamochemoltihannocercatoilfruttocostituito dalla felicità non solo con la morte, ma anche con i dolori e con isupplizi30,inchemodoquellafelicitàpuòrenderebeati,quandoèpresente,datoche,quandoètrascorsa,nonrendeinfelici?

IV.Chiunquevorrà,prudente,fissarestabilesede,

e,saldo,nonessereabbattutodaisoffidiEurofragoroso,

epensaanoncurarsidelmare,minacciosoconisuoiflutti,

eviti,ebbene,lavetta

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diunaltomonteeleassetatearene.Quella,violentol’Austro

percote,atuttaforza,queste,mobili,

cedonosottoilpeso.Fuggendolapericolosasorte

diunapiacevolesede,ricordatidifissarelacasa

sicurosudiunaroccianonelevata.Rimbombipureconlasuaruina

ilventochesconvolgeiflutti:tunelgrembodellaquiete,

felicedellaprotezionediunvallo,passeraisereniigiorni,

ridendodell’iradelcielo.

[5,1]Masiccomeiristorideimieiragionamentidiscendonooramaientrodite,io penso che se ne debbano usare di più energici31. [2] Ebbene, se i doni dellafortunanonfosserocaduchiedeffimeri,cosamaivisarebbeinessi,chepotessediventarevostrooche,sebenguardatoedesaminato,nonperderebbetuttoilsuovalore?[3]Le ricchezze sonopreziosediper séopervoi?Echecosadi esseèpreferibile,l’orooungranmucchiodidenaro?[4]Eppureessebrillanodipiùselespendicheseleaccumuli,dalmomentochePaviditàdidenarorendesempreodiosi,mentre è la generosità che vi rende noti. [5] Ché se non può rimanerepresso alcuno quello che viene trasferito agli altri, allora il denaro diventaprezioso quando, trasferito agli altri con la pratica del dono, cessa di essere invostropossesso.[6]Maseildenarochec’èintuttoilmondovenisseaccumulatopressounapersonasola,essonerenderebbeprivituttiglialtri.Ementrelavocerimane tutta interaecontemporaneamentepuòriempire leorecchiedimolti, levostrericchezze, invece,senonsonostatediminuite,nonpossonotoccareapiùpersone.Quandoquestoèavvenuto,perforzaildenarorendepovericolorochelascia. [7] Ah, ricchezze anguste e modeste davvero, dal momento che moltepersonenonlepossonoaverenellalorointerezza,esetoccanoauno,debbonorenderepoveriglialtri!

[8]Oforseèlosplendoredellegemmecheattiraivostriocchi?Masequestosplendore possiede qualcosa di straordinario, la luce è nelle gemme, nonappartiene agli uomini, ed io molto mi meraviglio a vedere che gli uomini leguardano ammirati. [9] Quale cosa, infatti, se è priva del movimento e della

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unità32 che sono proprie dell’anima, può a buon diritto apparire bella ad unanaturaanimataerazionale?[10]Elegemme,sebbeneinvirtùdell’operadellorocreatore e per la loro eccellenza posseggano qualche tratto, infimo, di bellezza,tuttaviastannoaldisottodellanobiltàdivoiuomini,equindipernessunmotivoavrebberodovutomeritarelavostraammirazione.

[11]Oforsevipiacelabellezzadellacampagna?Eperchéno?Sitratta,infatti,diunabellapartediun’operasplendida33.[12]Cosìtalvoltacidilettaguardareilmaresereno;cosìleviamogliocchimirandoilcielo,lestelle,laluna,ilsole.Maforsequalcunadiquestecosetiappartiene?Haiforseilcoraggiodivantartidellosplendorediunadiesse?[13]Oppureseituchetiadornideifioriprimaverili,ètualafertilitàdeifruttichematuranod’estate?[14]Perchétilascitrascinaredavanidiletti?Perchéabbracci ibeniesternicomese fossero tuoi?Mai la fortunariusciràafarsìchesiatuoquellochelanaturahafattoestraneoate.[15]Senzadubbioifruttidellaterrasonodestinatialnutrimentodegliesserianimati,masetuvuoiriempirequellochemanca(equestoèsufficienteallatuanatura),nonc’ènessunmotivopercuitudebbaricercareinabbondanzalecosedellafortuna,[16]chélanaturasiaccontentadelpoco,anzi,delminimo.Setuvuoigravareconilsuperfluo lanatura che è già sazia, quello chevi aggiungerai sarà spiacevole odannoso34.

[17]Tucredi,poi,chesiabellopavoneggiartiinvestidivariocolore.Selaloroapparenza è piacevole a vedersi, allora io ammirerò la natura del materiale ol’ingegnositàdell’artefice.[18]Oppuretirendefeliceunalungafiladischiavi?Secostoro sono di cattivi costumi, costituiscono un peso pericoloso per la casa, eassai dannoso al padrone stesso; se, invece, sono onesti, in che modo si potràcontare tra le tue ricchezze l’onestà altrui? [19] Da tutto questo risultachiaramente che niente tra tutto quello che tu annoveri tra i tuoi beni èveramenteunbenetuo.Seintalicosenonèinsitonessunelementodibellezza,chedebbaessereoggettodidesiderio,chemotivohaididolerti,seleperdi,odiesserecontento,seletieniconte?[20]Chésesonobellepernatura,questochetiriguarda? Infatti esse ti sarebbero piaciute per se stesse, anche se fossero stateestraneealletuericchezze.[21]Infattinonsonoprezioseperilfattochesisonoaggiunte alle tue ricchezze, ma, siccome apparivano cose preziose, per questomotivotuvolestiannoverarletraletuericchezze.

[22]Checosadesiderate,allora, tantovantandolavostrafortuna?Permezzodellaabbondanzavoivoleteeliminare,iocredo,lapovertà.[23]Einvecetuttociòvaafinirenellaconclusioneopposta,dalmomentochesononecessarimoltiaiutipercustodirevariesuppellettilicosìpreziose,edèveraquellasentenzachedicechehannobisognodimoltissimecosecolorocheneposseggonomoltissime35, e

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che,alcontrario,nehannobisognodipochissimecolorochemisuranolapropriaabbondanza secondo la necessità della natura, non secondo il superfluo dellaostentazione. [24] E allora voi non possedete nessun bene vostro personale einsitoinvoistessi,dadovercercareivostribenitralecoseesterneelontanedavoi? [25] Le cose, dunque, hanno capovolto il loro stato, sì che quell’essereanimato, che è divino grazie alla ragione, non crede di poter brillare se nonpossiedeunasupellettileprivadivita.[26]Eglialtrianimalisonocontentidellelorocose,mentrevoi,chesietesimiliaDioinvirtùdellavostramente,andateacercarenellecosepiùumiligliornamentidellavostranatura,cheèsuperiore,enoncapitequantaoffesarecatealvostrocreatore.[27]Quellovollecheilgenereumanofossemiglioredi tuttigliesseridella terra,mentrevoicacciate lavostradignitàaldisottodituttelecosepiùspregevoli.[28]Infattiseognicosabuonache si possiede risulta essere più preziosa di colui al quale essa appartiene, dalmomentochegiudicatevostribenilecosepiùspregevoli,voivisottometteteadesseinbasealvostrostessogiudizio,[29]equestoavvienenonsenzamotivo.Lacondizionedellanaturaumanaè così fatta, cheessaè superiorea tutte le altrecose solamente quando conosce se stessa, mentre se cessa di conoscersi vienecacciataaldisottodellebestie,ché l’ignoraresestessiderivaatuttiglianimalidalla loro natura, mentre agli uomini deriva dal loro difetto. [30] E quanto ègrande questo vostro errore, per cui voi credete di potere essere ornati daabbellimentichenonsonovostri![31]Matuttociòèimpossibile,chésequalchecosasplendessediquellocheleèstatoaggiunto,sarebberolodate lecosestessechesonostateaggiunte,mentrequellasenestarebbenascostaecopertadaesseerimarrebbepursemprenellasuabruttura.[32]Maiosostengochenonsiabuonanessunacosachenuocciaachilapossiede.Forsesbaglio?Pernienteaffatto.[33]Eppure le ricchezzenocquero spessissimo a chi le possedeva, dalmomento cheogni persona più spregevole, e pertanto più avida delle cose altrui, ritiene diesserel’unicadegnadipossederetuttol’oroetuttelepietrepreziosecheesistano.[34]Tu,dunque,cheoratemipreoccupatolalanciaelaspada,sefossientratonelsentierodiquestavitacomeunviandanteprivoditutto,potresticantareinfacciaalbrigante36.[35]Meravigliosadavverolafelicitàchedannolericchezzemortali,dalmomentoche,unavoltachelehairaggiunte,smettidiesseresereno!

V.Fintroppofelicel’etàdiuntempo1,contentadeisuoicampinonfallaci,nonrovinatadallussoozioso:essaerasolitaporfinetardialdigiunoconghiandefaciliatrovarsi.

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NonsapevanomescolareidonidiBaccoalliquidomiele2,néilucidifilideiSeri3

colorarecontinturadiTiro.Sonnosalutarefornival’erba,labevandailfiumechescorreva,l’ombraunaltissimopino.Nonancorasolcavanoleprofonditàdelmare,néconmerciovunqueraccoltenuovilidivedevalostraniero.Alloratacevalatrombacrudele,né,versatodall’odioacerbo,ilsangueavevabagnatogliorridicampi.Ache,infatti,ilfurorenemicoavrebbedovutomuoverl’armiperprimo,sevedevanoessercrudelileferite,manessunpremioalsangue?Ohseitempinostritornasseroagliantichicostumi!Mapiùferocedelfuocodell’Etna,ardelacaldabramadipossedere.Ahi,chifuilprimochelamassadell’oronascostoelegemmechevolevanostarcelatescavò,preziosipericoli?

[6,1]Echecosadovreidiredelledignitàedellapotenza,per cuivoi, ignaridellaveradignitàedellaverapotenza,virendeteugualialcielo?37Maunavoltache esse sono toccate alle persone più disoneste, quale Etna che erutta le suefiamme,qualediluviohascatenatougualisciagure?[2]Certo,iocredochetutiricordiche ilcomandoconsolare,cheerastato ilprincipiodella libertà, ivostriantichi vollero abolirlo a causa della superbia dei consoli, i quali avevanoprecedentemente cancellato dalla città il titolo regale viziato della medesimasuperbia38. [3] Ma se talvolta (caso rarissimo) le dignità e la potenza sonoattribuiteallepersoneoneste,checosapiaceinesse,senonl’onestàdicolorochele esercitano? Così avviene non che l’onore si aggiunga alle virtù comeconseguenzadelladignità,machesiaggiungaalledignità inconseguenzadellavirtù.[4]Equalè,dunque,questavostradesiderabileesplendidapotenza?Non

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considerate,oanimalidellaterra39,chisietevoieachivisembradicomandare?Orbene,setuvedessichetraitopi40veneèunocherivendicaperséilcomandoel’autoritàsuglialtri,quantorideretufaresti![5]Epoi?Setuguardassiilcorpo,potrestitrovareunesserepiùdeboledell’uomo,chespessoèuccisodallapunturadipiccolemoscheodall’ingressoalsuointernodiognianimalettochesiinsinuistrisciando nelle parti nascoste?41[6] E ancora, a che proposito uno potrebberivendicareilpropriodirittosudiunaltro,senonapropositodelcorpodiquelloe di ciò che è sottomesso al corpo, cioè della sua fortuna? [7] Potrai maicomandare ad un animo libero? Potrai smuovere dalla propria condizione diquiete una mente equilibrata nella propria fermezza? [8] Una volta che untirannopensòdicostringereconletortureunuomoliberoarivelargliicomplicidiunacongiuraorditacontrodi lui,quellosimorse la lingua, se la troncòe lasputòinfacciaaltirannocheincrudeliva42:cosìletorture,cheiltirannopensavache fossero strumento della sua crudeltà, quell’uomo saggio fece in modo chefosserostrumentidellavirtù.[9]Echecos’èquellocheunopuòfareadunaltro,echenonpossasubiredaunaltro?[10]AbbiamoappresocheBusiride,ilqualeaveval’abitudinediuccideregliospiti,fupoiammazzatodaErcole,cheerasuoospite. [11]Regolo avevagettato in catenemoltiCartaginesi fatti prigionieri inguerra,mapoiproprioluidovetteporgerelemaniallecatenedelvincitore43.[12]Pensi,dunque,chevalgaqualcosalapotenzadiquell’uomochenonpuòevitarecheunaltrofacciaaluiquellocheluipuòfareadunaltro?

[13]Inoltre,seledignitàelepotestàpossedesserodiperséunbenenaturaleeloro proprio, esse non toccherebberomai agli uomini peggiori: e infatti le cosecontrariesolitamentenonsicongiungonotradiloro,elanaturanonvuolecheicontrari siuniscano. [14]Ecosì,dalmomentocheè sicuroche le cariche sonoesercitatedisolitodaipeggiori,èchiaroanchechenonpossonoesserebuonepernatura le cose che accettano di congiungersi agli uomini peggiori. [15]Questofattopuòessereesaminatoinmodoancorapiùacconcio,seconsideriamotutti idoni della fortuna, i quali toccano tanto più abbondanti quanto più le personesonodisoneste.[16]Aquestopropositoiocredochesidebbaancheconsiderareilfattochenessunodubitachesiafortecoluinelqualehavistopresentelaforza,echechiunquepossiedalavelocitàècertamenteveloce.[17]Cosìlamusicarendemusicisti, lamedicinamedici, l’oratoria oratori, ché la natura di ciascuna cosaeseguequellocheleèproprioenonsimescolanoglieffettidicosecontrarietradi loro e ciascuna respingequello che le è nemico. [18]Eppurené le ricchezzepossono spengere l’avidità inestinguibile né il potere rende padrone di sé coluicheipiaceridelviziotengonolegatoincateneirresolubili,el’onoreconferitoaimalvaginonsolonon li rendedegni,mapiuttosto rivelaemette inchiara luce

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che sono indegni. [19] Perché avviene questo? Perché voi provate piacere achiamare con dei nomi sbagliati delle cose che sono diverse, e il valore di talinomivienepoifacilmentedimostratofalsodalleconclusionistessedeifatti:cosìquellenonègiusto chiamarle ricchezze,néquella chiamarlapotenzanéquestachiamarla dignità. [20] Infine si possono trarre le medesime conclusioni apropositodituttalafortunanelsuocomplesso,nellaqualeèchiarochenonviènessunabontà ingenita, dato che essanon si congiunge sempre ai buoni enonrendebuonicoloroaiqualisicongiunge.

VI.Sappiamoquanterovineprodusseconl’incendiodiRomaelastragedeisenatoriquelferocecheuntempo,uccisoilfratello,sibagnòdelsangueversatodellamadre,eneandavaguardandoilfreddocorposenzasegnardilacrimeilviso,mapotéesseregiudicedellabellezzadell’uccisa1.Epurecostuireggevaconloscettroipopolichevede,tuffandoiraggisottol’onda,Febo,chevienedall’orienteestremo,equellicheopprimeilgelidosettentrione,equellicheprosciugailNoto2,violentoperl’aridabufera,cheribollenelleinfuocatearene3.ForsecheilsommopotereriuscìinfineamutarelarabbiadelmalvagioNerone?Ahigravesorte,ognivoltacheun’iniquaspadasiaggiungealferoceveleno!»

[7,1] E allora io: «Tu per prima sai che l’ambizione delle cosemortali ebbescarsissimopoteresudime:manoisperammodiavereinesselamateriaperilnostroagire,perché lanostravirtùnon invecchiassenel silenzio».[2]Equella:«Certamente questa è l’unica cosa che possa attrarre gli intelletti nobili pernatura,cheperònonsonostatiancoracondottiall’estremopuntodellaperfezionedellevirtù.Miriferiscoaldesideriodellagloriaedellafama,conseguitedacolorochehannoottimamentemeritatodellapropriapatria. [3]Maquanto siamiseraquesta fama, e completamente priva di peso, consideralo nel modo che ora tidico44. Tutta la distesa della terra, come hai appreso dalle dimostrazioni degliastronomi, rapportata allo spazio deir universo equivale ad un punto45: vale adire, se vieneparagonata alla grandezzadel globo celeste, la si considera come

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assolutamenteprivadiestensione.[4]Ebbene,diquestaregionedelmondo,chepureècosìpiccola,èpiùomenolaquartaparte,comehaiappresodaicalcolidiTolomeo46,quellacheèabitatadagliesserianimatichenoiconosciamo.[5]Setu,coniltuoragionamento,sottraiaquestaquartapartetuttoquellocheècopertodaimari e dalle paludi47, e tutto quello che si distende come regione desolatadallasete,astentorimanepergliuomini,perchélaabitino,un’areaangustissima.[6]Dunque,voiuomini,chesietecircondatieracchiusiinquestominimopunto,secosìsipuòdire,diunpunto,pensateacomepropagarelavostrafama,acomediffondereilvostronome?Checosapotrebbeaveredigrandeedisplendidounagloriachevienecoartatadacosìangustieristretticonfini?[7]Aggiungiilfattochequesta stessaaiuoladellavostrapiccolaabitazione48 è abitata danumerosepopolazionichedifferisconotradiloroperlingua,percostumi,pertuttoilmododi vivere, alle quali non può arrivare non solo la fama dei singoli uomini,manemmeno quella di intere città, a causa delle difficoltà del cammino, delladiversità delle lingue, della rarità dei rapporti reciproci. [8] Tanto è vero cheall’epocadiMarcoTullio,comeeglistessocidiceinunpassodiunasuaopera49,la fama della Repubblica romana non aveva ancora oltrepassato il monteCaucaso50, e pure era già grande e pericolosa per i Parti e per tutte le altrepopolazionidiqueiluoghi.[9]Vedi,dunque,quantosiaangusta,quantoristrettalagloriachevoicercatediampliareedidiffondere?OforselagloriadiunuomodiRomagiungeràlàdovenonèpotutapassarelafamadelnomediRoma?51[10]Chedire,poi,delfattocheletradizionieleleggidellevariegentisonodiversetradi loro, sì che quello che presso alcune è ritenutodegnodi lode, presso altre èritenuto meritevole di supplizio? [11] Da ciò consegue che se qualcuno èrallegratodaldiffondersidellapropriafama,nongliconvienecertopropagareilproprionomepressomoltissimipopoli.[12]Pertantociascunosaràcontentoselasua fama si diffonde tra i suoi conterranei, e quella famosa immortalità dellafamasaràristrettaentroiconfinidiunsolopopolo.

[13]Ma quanti uomini che ai loro tempi furono famosi sono stati cancellatidall’obliosoloperchénonfuronosorrettidaoperescritte!Ecomunque,achecosapotrebbero serviregli scritti stessi, dalmomento che essi insiemeai loroautorisonoschiacciatidaun’antichitàchetuttooscuraedèpiùlungadiloro?[14]Voi,invece,credetedidiffonderelavostraimmortalità,quandopensateallafamadeltempofuturo![15]Masetulaesaminassiprendendoaconfrontoglispaziinfinitidellaeternità,chemotivoavrestidirallegrartidellalungaduratadeltuonome?[16]Infattiladurataanchediunsolomomento,sevieneparagonataallospaziodidiecimilaanni52,èpursempreproporzionata,ancheseinmodominimo,datoche l’unoe l’altroperiododi temposonodefiniti;peròquestostessonumerodi

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anni, anche se moltiplicato quanto tu voglia, non può nemmeno essereparagonato con la interminata durata della eternità. [17] Infatti tra due realtàfinitepotràessereistituitounconfrontoreciproco,qualechesia,mentretraunarealtà infinita eduna finita,non lo si potrà istituire innessunmodo. [18] Cosìavviene che la fama che duri un tempo, lungo quanto si voglia, se vieneparagonataallaeternitàchemaivienmeno,nonsolosembraesserepiccola,maaddiritturainesistente.[19]Voiinvecenonsietecapacidioperarerettamente,senonadeguandoviall’aurapopolareeaivuotidiscorsi,e,abbandonata lanobiltàdellacoscienzaedellavirtù,chiedeteilvostropremioallemeschinechiacchieredegli altri. [20] Ascolta quanto spiritosamente uno irrise la vanità di siffattaarroganza: una volta egli assalì con ingiurie una persona che si era rivestitaindebitamentedelnomedifilosofo,nonperesercitarelaveravirtù,mapervanagloria,eaggiunsechebenprestoavrebbecapitosequelloeraveramentefilosofo,qualoraavessetolleratoserenamenteepazientementeleoffesericevute.L’altrosiarmò per un poco di pazienza e, dopo aver subito le offese, disse con tono ditrionfo: «Ti accorgi una buona volta che io sono un filosofo?» E il primo conancor maggiore mordacità gli rispose: «Lo avrei capito se te ne fossi rimastozitto»53.[21]Maperqualemotivogliuominipiùeccellenti(èdiloro,infatti,cheadesso si staparlando), iquali ricercano lagloriapraticando lavirtù,perqualemotivo, dicevo, dovrebbero preoccuparsi della loro famadopo che il corpo si èdissolto definitivamente nella morte? [22] Infatti, se (cosa, peraltro, a cui ciimpedisce di credere la nostra filosofia54) la morte colpisce l’uomo nella suatotalità,laglorianonesisteassolutamente,unavoltachenonesistadeltuttocoluial quale si dice che la gloria appartenga. [23] Se, invece, lamente, conscia deiproprimeriti55,scioltadaquestocarcereterreno56,sidirigeliberaversoilcielo57,nondovrebbealloradisprezzareogni cura terrena,dato che, godendodel cielo,esultaperesserestatatoltaallarealtàterrena?

VII.Chiunqueconanimoardentebramasoltantolagloriaelaritienelacosasuprema,

osservilaplaghedistesedell’etereel’angustositodellaterra:

sivergogneràcheilsuonomeillustrenonriempiaunospaziocosìristretto.

Perché,osuperbi,ilcolloalgiogodellamorteinvanosottrarreessivogliono?

Ancheselafama,muovendositrapopolilontani,diffondendosidispiegalelingue,

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elavostracasagranderisplendeperillustrititoli,lamortedisprezzalagloriasublime,

avvolgeparimentil’umileel’eccelsoeduguaglial’altissimoall’infimo1.

DovestannooraleossadellealeFabrizio2,cosasonoBrutoeilseveroCatone?

L’esilefamasuperstitesegnaconpochelettereunvanonome.

Eancheseconosciamoparoledigloria,unavoltamorti,cièdatosaperle?

Voidunquegiacetenellatombadeltuttoignotielafamanonvirendefamosi.

Chésecredetechesiaprolungatalavitadall’auradiunnomemortale,

allorquandoilgiorno,pursetardi,vistrapperàanchequesto,

alloraviattendeunasecondamorte3.

[8, 1]Ma perché tu non creda che iomuova alla fortuna una guerra senzaquartiere,viè,primaopoi,unmomento incuiquella,perniente ingannatrice,acquistadeimeriti nei confronti degli uomini, vale adirequando simanifesta,quandoscoprelafronteefavedereisuoicostumi.[2]Forsetunoncapisciancorache cosa sto dicendo; infatti quello che io voglio significare è qualcosa dimirabile,eperquestomotivofacciofaticaaspiegareilmiopensiero.[3]Ebbene,ioritengochelafortunasiautileagliuominipiùseèavversacheseèfavorevole:essa,seècarezzevole,menteconlafalsaapparenzadellafelicità,mentreèsemprevera,quandosimostra instabileconilsuocontinuomutare.[4]L’una inganna,l’altraistruisce,l’una,conl’apparenzadibenichenonesistono,irretiscelamentedichinegode,l’altralilibera,facendoloroconoscerequantoèfragilelafelicità,ecosìtupotrestivederechel’unaèpienadivento,incerta,sempreignorasestessa,l’altra,invece,èsobria,spedita,eresaprudentepropriodall’eserciziostessodellaavversità.[5]Infinelafortunaprosperatisviaconlesuelusinghedalverobene,mentre quando è avversa di solito tira indietro con un uncino, riportando gliuominialverobene.[6]Otupensichesiaunacosadipocaimportanza,sequestafortuna ostile, questa orribile fortuna ti rivela l’animo degli amici fedeli, sedistingueperil tuobeneilvoltodegliamicicertidaquellodegliamicifalsi,se,allontanandosi, ti toglie quegli amici che le appartengono, e ti lascia quelli cheappartengono a te? [7] A quale prezzo avresti comperato questo guadagno,

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quandoerisanoesalvoe(taletiparevadiessere)fortunato?Orapiangipurelericchezzeperdute:tuhaiscopertoperògliamici,checostituisconolapiùpreziosaricchezza.

VIII.Seilmondoconstabilefede1

mutalevicendeconcordi,seglielementitrasécontrastantisonounitidaunpattoperpetuo2,seFeboilroseogiornociportaconilcarrodorato,perchéFebe3possasignoreggiaresullenottiguidatedaVespero,perchél’avidomaretrattengaifluttientrolimitecerto,perchénonsialecitoallaterraallargareipropriconfini,ebbenequestoordinedicoseèconnessoinsiemedall’amorechereggeilmareeleterreecomandaalcielo.Sel’amoreallentailfreno,tuttelecosecheorasiamantraloroimmediatamentesifarannoguerra,equellamacchinacheoraconmutuafedeemovimentibellimuovono,cercherandidistruggere.L’amorereggeancheipopoli,uniticonsacripatti;essounisceancheilsantomatrimonioconcastiaffetti;l’amoredettalesueleggiancheagliamicifedeli.Ohfeliceilgenereumano,sereggesseilvostroanimoquell’amorechereggeilcielo!»

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CarmeI.Metro:coliambi.1. Lo strettodell’Euripo, traCalcide, sulla terraferma, e l’Eubea.Tale bracciodimare era

notonell’antichità per essere perennemente percorso dauna forte corrente, alla quale venivaspessoparagonata,peruntoposletterario,ilfluttuaredellaFortuna.

CarmeII.Metro:disticiformatidaunasclepiadeoeunferecrateo.1.Questeconsiderazioniditonodiatribicosullainsaziabilitàumanarichiamanodavicinola

primasatiradiOrazio.

CarmeIII.Metro:endecasillabisafficiegliconei.

CarmeIV.Metro:dimetrigiambicialternaticonferecratei.

CarmeV.Metro:dimetrianapesticicatalettici(paremiaci).1.Questocarme,diesaltazionedellamiticaetàdell’oro,èformatodaunacompilazionedi

topoichesipossonoincontrareunpo’ovunquenelleletteratureantiche.2.Unabevanda(ilmulsum),costituitadavinoemiele.3. La seta, importata dalla Cina, il paese dei Seres, e colorata con la tintura di Tiro, la

porpora.

CarmeVI.Metro:endecasillabisaffici.1.RiferimentiaNerone,uccisoredelfratelloBritannicoedellamadreAgrippina,dellaquale

ammirò,morta, labellezza fisica, comeci riferisceunpasso famosodiTacito (Ann.XIV, 9).L’esempio di Nerone è citato a conferma della divaricazione, che solitamente si verifica, trapotereterrenoenobiltàdicomportamenti.

2.Ventoprovenientedall’Africa,identificabileconloscirocco.3.Cioèreggeval’imperopiùgrandedelmondo,epurefusommamentescellerato.

CarmeVII.Metro:trimetriedimetrigiambici.1.Unaserieditopoisullamortechetuttouguaglia,diffusianchenellaletteraturaepigrafica.2.GaioFabrizioLuscino,esempiofamosodivirtùnellaRomarepubblicana:èdetto‘leale’,

perchémantennelalealtàneisuoirapporticonPirro,nonostantechequestifosseinguerraconRoma. Infatti, allorquando ilmedicodel re promise a Fabrizio che, dietro compenso, avrebbepotutoavvelenarePirro,Fabriziononaccettòlapropostaeconsegnòiltraditorealsuonemico.

3.Cioèloscomparireanchedallamemoriadeiviventi.IlTraina(RFIC1970,p.99)rimandaad un passo del Somnium Scipionis ciceroniano (cap. 17), che è il modello di tutta questadiscussione boeziana: sermo autem omnis… et obruitur homi-num interitu et oblivioneposteritatisextinguitur(«ed’altraparteogniparlarechenepossonofaregliuominiviensepoltodallaloromorteesispengeperchéiposteril’obliano»).

CarmeVIII.Metro:gliconei.1.Ilsignificatodiquestocarme,concuisiconcludegrandiosamenteilsecondolibro,èpiù

ampiamente illustrato nella introduzione. Felici sarebbero gli uomini, dunque, se tra di essivigesselastessaleggediamoreediconcordia(comunquelasidebbaintendere:cioèbasatasupresupposticristiani—«l’amorchemuoveilsoleel’altrestelle»—osudottrineneoplatoniche)chereggel’universo!

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2.Cioè imutamentidelmondo sonopur sempre regolati dauna legge, che è (questo è ilpuntofondamentale)unaleggediamore.

3.Ilnome,soprattuttodiusopoetico,cheindicalaluna.

1.Nelsecondolibrovienediscussoapprofonditamente ilmotivodellamutevolezzaedegliinganni della fortuna: tale descrizione è, come dice la Filosofia, ancora una medicina piùdelicata,menorobusta,inquantoagiscesolamentesullatoeticodellavitaedelcomportamentoumano; da tale medicina l’uomo deve apprendere a non fidarsi della sorte. Un rimedio piùvalidoepiùsolidosaràquellocheemergeràdagliultimiduelibridell’opera,neiqualilafortunavieneinseritanellarealtàcosmicadispostadaDio,inquantoèsottomessaallasuaprovvidenza.Ma convincersi razionalmente di questo costituisce, appunto, una medicina più aspra, menofacilmente assimilabile per l’uomo: in un primo momento, quindi, Boezio si accontenti deirimedicostituitidalleesortazionimoraleggianti.

2. Perché, appunto, la condannadellamutevolezza della fortuna costituivaun topos dellafilosofiamorale.

3. Come nell’esordio dell’opera la filosofia aveva scacciato le Muse della poesia,mostrandone l’inutilitàe ilpericolo, allo stessomodoora si accennaal fattoche la retoricaèvalidasoloseèsottomessaallafilosofia.

4.Èqueltipodimusica,cheanchePlatoneammettevasulpianofilosofico,inquantoutileper instillare negli animi dell’uomo i giusti atteggiamenti e i convenienti sentimenti, non lamusicacheservesoloaldilettomomentaneo.Untrattatodimusicaconintentifilosoficiaveva,appunto,scrittoBoezionellasuagiovinezza.

5.OsservailGruberchequestaallocuzioneaBoezioinquantouomoètipicadelladiatribaedellapredicazioneetica.Sitrova,adesempio,inEpittetoenelCorpusHermeticum.

6.Unaimmaginedivenutafamosa,anchenellaiconografìa,quelladellaruotadellafortuna;sudiessacfr.P.Courcelle,Laconsolationdephilosophie,cit.,pp.127-134,contavoleallegate.

7.OralafilosofìasirivolgeaBoezioimpersonandolaFortunachetieneapertamentelasuaallocuzione.

8.Unaallocuzionefrequentenelladiatribacinicaenellemeditazioniditipomoraleggiante.IlGruberrimandaadunaanalogamovenzainLucr.III,933sgg.IldiscorsodellaFortunaèchelasuamutevolezzarientranelleleggidell’universo,nondiversamentedaquellecheregolanoifenomenifisici.Inuncertosenso,quindi,laspiegazionedellanaturadellaFortunaèanalogaaquella che sarà proposta nel quinto libro: ciò che qui è affermato nell’ambito delleconsiderazionietiche,làsaràdimostratosulpianometafìsico.

9. Un altro motivo topico della filosofia moraleggiante ellenistica, ripreso, in ambientelatino,daLucrezio(V,195sgg.)(laculpanaturae)edaPlinioilVecchio(Nat.Hist.VII,2)(ladebolezzadell’uomorispettoatuttiglialtriesserianimatiprodottidallanatura).

10.Untoposdellaletteraturaconsolatoria:ilGruberrimandaaSen.,adMarc12,1(«tunondevilamentartidiquellochetièstatotolto,maringraziareperquellochetiètoccato»)etranq.an11,2(«equandoilsaggiodovràrestituireidoniricevuti,nonsilamenteràconlafortuna,madirà:‘tiringraziodiquellochehopossedutoeavuto’»).

11.Ancoralostilediatribico,caratterizzatodallavivacitàdiquesteallocuzioni.12.Èl’immaginedella‘ruotadellaFortuna’,chesièvistanellaprosaprecedente.13.L’episodiofamosoèriferitodaHerod.I,86sgg.14.Altroepisodiofamoso,narratodaLivio(XLV,8),ilqualeponeinboccaaEmilioPaolo,

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alla presenza di Perseo, il re della Macedonia sconfitto a Pidna nel 167 a. C., e dei propriufficiali,delleconsiderazionifilosofichesulmutaredellafortuna.

15.LiberacitazionedaHom.,IIetc.cit.,p.286),ilqualeritienepertantocheBoezioliabbiaappresidallostudiodelneoplatonismo.Èpiùprobabile,però,chel’adulescentulusdicuiquisiparlasiriferiscaallaeducazioneretoricadelgiovaneBoezio(basata,oltrechesualtritesti,suOmero),piùchealsuoneoplatonismo.

16. Sembrerebbe potersi ricavare da questo accenno che Boezio sperasse ancora in unaassoluzionedapartedelre.

17. Sposando la figlia di Simmaco (vedi sopra, p. 61), Boezio entrò a far parte di unanobilissimaepotentefamiglia.

18.EssaavevailnomediRusticiana.19. Flavio Simmaco e Flavio Boezio. Il riferimento alla fortuna procurata da una nobile

parentelaedallaesistenzadellaproleèuntoposdellaletteraturaconsolatoria.20.Oppure,secondoaltri,«quellocheècomunementenoto».21. Riferimento al culmine della camera politica e delle dignità raggiunte da Boezio:

l’episodioeraavvenutonel522,solodueanniprimacheegliscrivessequesteparole.22.«L’entratadeiconsolinelloroufficio—senz’altrolamaggiordignitàchel’impero,finoa

quandoconservòanchesolounalarvadiesistenza,potevaconcedereauncittadinoromano—era celebrata…congiochi offerti a tutto il popolonelCirco e con la distribuzionedi doni…»(Obertello).

23.Unametafora frequentenella letteraturaconsolatoriaemoraleggiante: cfr.adesempioMarcoAurelioXII,36;Hor.,epist17,29;Cic.,Cat.64e70,GregNyss.OmeliesullebeatitudiniII,2(traduzionediC.Moreschini,Torino,Utet1992).

24. Questa definizione della Filosofia sottolinea ancora una volta la preminenza del suorisvoltoetico,acuiabbiamogiàaccennatosopraapropositodiI,1,1oe3,3·

25.Suquestasentenza,cfr.F.Galdi,SaggiBoeziani,Pisa1938,p.215.Secondol’Obertelloun’eco immediatadiquestaaffermazionesembrerebberoessere iversi

famosidiDante,Inf.V,121-123; tuttavia, secondo ilBoccaccioealtricommentatoridiDante,essideriverebberodaVerg.,Aen.,II,1-13edalquartolibrodell’Eneide,oveDidonericorda,almomento della partenza di Enea, la passata felicità (e del resto Francesca da Rimini, in quelpasso,attribuisceal‘dottore’diDante,alqualesirivolge,nonaBoezio,quellasentenza).

26.Una sicurezza chenon sarebbedurata a lungo. ProbabilmentementreBoezio scrivevaquesteparole(senzaconoscerecomestesseroeffettivamentelecose,datocheeratenutochiusonelcarcere),giàSimmacoeraoggettodimacchinazioni,tantochefugiustiziatopochimesidopoBoeziostesso.

27.PertantoBoeziononerapropriamente incarcerato,ma tenuto sotto sorveglianza inunluogopreciso.

28.Perquestaesclamazione,cfr.quantosièosservatosopraII,1,9.29.Unadottrinatipicamentestoica,secondolaqualeibeni,distintiininteriori,esterni,ed

indifferenti,siriduconoadessere,arigore,solamenteibeniinteriori,cioèlevirtùdiciascuno.QuestadottrinamoraleèfrequentesoprattuttoinSeneca,ilqualeinsistesulvalorepersonaleeintimo del bene e della felicità: cfr. (passi citati dalGruber)provid 6,5 («voi non risplendeteversol’esterno;ivostribenisonorivoltialvostrointerno…èdentrodivoicheiohoripostoognivostrobene;nelnonaverebisognodellafelicitàconsistelavostrafelicità»);vit.beat.16,3(«chebisognohadellecoseesternecoluicheharaccoltotuttelecosesueentrosestesso?»).

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30.Comeifilosofisopranominati(cfr.I,3,9),chehannodifesolaproprialibertàaprezzodelletortureedellamorte.

31. In che cosa consistono questi rimedi più energici? Nel mostrare, dopo che si èsottolineata l’instabilitàdellaFortuna, laqualenonpermettedi fondare lapropria felicità suibeni esterni, che quegli stessi beni esterni in realtà nonmeritano di essere considerati beni.Anche in queste considerazioni intervengono molti motivi moralistici della diatriba cinico-stoica.

32. Unità nel senso di «omogeneità» (compages), che è propria dell’anima e non si trovanellamateria.

33. Il mondo, naturalmente; Boezio è, in questa ammirazione dell’opera splendida delcreatore,ancoramoltovicinoallamentalitàgreca,chechiamavailmondoconlastessaparolaconcuiindicaval’ordineelabellezzaordinata.Inconformitàconledottrineneoplatonichedaluiprofessate,Boezioritenevacheilmondo,purcreatodaDio,nonfosseperituro:cfr.piùoltre,prosa7,14sgg.

34.Iltoposdell’autosufficienza(autàrkeia),frequentenellaprosamoralisticaantica.35.Sembrerebbeessereunasentenzaproverbiale,chesiincontraancheinOrazio(Carm.III,

16,42:multapetentibusdesuntmulta:«moltomancaachimoltodesidera»);Seneca(epist.108,11)espone,citandoPublilioSiro(sent.242Ribbeck3)lostessoconcetto.

36. Probabilmente un’eco di una famosissima frase di Giovenale (10,21: cantabit vacuuscoramlatroneviator,«canteràdavantialladroneilviandantesenzadenaro»),mal’immagine,ditipocinico,èpresenteancheinSeneca(epist.14,9),Epitteto(diss.III,13,13)ealtrove.

37. Anche le cariche politiche e la potenza che si acquista con esse sono beni esterni, equindinonsonoveribeni,secondoladivisionetracciataneicapitoliprecedenti.Anchequesteconsiderazioni fanno parte della letteratura consolatoria; anche Cicerone (Tusc gloria, che èquelladerivatadallavirtù,allagloriaprocuratadallapotenzaumana,unargomentochedovevaesserecalzanteperBoezio,cheerastatouomopolitico.

38. Il riferimento non è molto perspicuo. È noto, sì, che, secondo la interpretazionetradizionaledellastoriaarcaica,ilpotereconsolaresarebbestatoistituitodopolacacciatadeire,e quindi avrebbe avuto lo scopo di frenare l’arroganza della monarchia; ma a qualeavvenimento storico ci si riferisce con il tentativo di frenare la superbia dei consoli?Probabilmente alla istituzione del triumvirato della plebe; se è vero che esso era stato laconseguenzadellaopposizionedellaplebealpatriziato,comunquefinoallametàdelIVsecoloa.C.iconsolieranosemprestatipatrizi.

39.Altraespressionetipicadellostilediatribico.40.SecondoilGruberquisipotrebbescorgereunaallusioneallafavoladel‘combattimento

dei topi e delle rane’ (la cosiddetta ‘batracomiomachia’), che divenne anche oggetto di uncomponimentosatiricodietàellenistica.Ilconfrontotral’agireumanoeilcomportamentodeitopierastatotracciatoanchedaMarcoAurelioVII,3,1.

41.Altromotivocinico-stoico,cfr.Sen.,adMarciam11,3-4:Quidesthomo?Quolibetquassuvasetquolibetfragileiactatu…Miramur inhocmortem,quaeuniussingultusopusest?(«checos’è l’uomo? un recipiente che si rompe ad ogni scossa e ad ogni movimento… Ci destameraviglialasuamorte,chepuòesserprodottaanchedaunsolosinghiozzo?»).

42.L’episodioriguarderebbeilfilosofoZenonediElea,ilqualeavrebbepartecipatoadunacongiuracontroiltirannoNearco;questoparticolareècitatodavariefonti:cfr.Tert., apolog.50,8-9(checonfondeZenoneconlacortigianaLeena);Diog.Laer.IX,27;Plut.,degarrul.505D.

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43.Èl’episodiofamosodiMarcoAttilioRegolo,vincitoredeiCartaginesidurantelaprimaguerra punica, nel 255, ma successivamente sconfitto dallemiliziemercenarie di Xantippo efattoprigioniero.Lasua fineènota;essaècitatasolitamentecomeesempiodi fortezza (bastiricordare Hor., Carni. III, 5, 13 sgg.); qui, invece, l’avvenimento della storia romana èinterpretatodaBoezioinmodobendiverso.

44. Inizia qui la parte sicuramente più originale e più commovente del secondo libro,dedicata alla considerazionedi quanto sia effimera la gloria umana. Sicuramente talemotivodoveva toccare nell’intimo lo scrittore, educato ad attribuire un valore positivo alla gloriaecupido,echeavevagodutoeglistessodigrandionori,comeciriferisce,delresto,neicapitoliprecedenti.

45.TuttaquestameditazioneboezianasibasasulSomniumScipionisciceroniano,delqualeriprende ilmotivodi fondo emolti spunti particolari:mamentreCicerone esortava a vederenellavitaceleste,pressoigrandidelpassato,laveraretribuzionedeimeritiacquistatiinterradall’uomopolitico,percuiilsuomessaggiononèsolamentenegativoenonsiarrestasoloallaconsiderazionedellalimitatezza,nellospazioeneltempo,dell’uomo,leconsiderazionidiBoeziosonomoltopiùamare,einsistonoesclusivamentesullafugacitàelanullitàdellagloriaterrena,oltrelaqualenonviènullacheperdurinell’eternità.Questoparagonarelaterraaunpunto,seconfrontataconl’universo,sileggeancheinCicerone,Somnn.ForsesitrovavanelProtretticodiAristotele.

46. Questo particolare, naturalmente, non si trova in Cicerone: cfr. Ptol., synt. II, I (eMacrob.,Comm.Somn. II,5,16sgg.).ConvieneosservarecheTolomeoerastatorielaboratodaBoezionelDeinstitutioneastronomica,machequest’operaèandataperduta.

47.Unmotivoforsearistotelicoanchequesto,sfruttatocomunquedaLucrezioV,202sgg.48. Abbiamo tradotto di proposito in questo modo l’espressione habitaculi saep-tum del

testoboeziano,perchéessa,insiemealPàltraimmaginesopraindicata,dellaterracomepunctumrispettoallagrandezzadell’universo,èstataverosimilmenteimitatadaDante(Parad.XXII,151;cfr.anche127sgg.).SileggaalriguardolostudiofondamentalediA.Traina,«L’aiuolachecifatantoferoci».Perlastoriadiuntopos,in:PoetiLatinieNeolatini,Bologna1980,pp.305-335.

49.RiferimentoesplicitoaCicerone,Somn.6,22.50. Con il termine di Caucasus Cicerone non intendeva il Caucaso, ma l’Himalaya

occidentale, come era abitudine dei geografi antichi dai tempi diAlessandroMagno. Boezio,invece,siriferiscealCaucasoveroeproprio,percuiaggiungedisuoilriferimentoaiParti.

51.QuestoèunparticolarecheBoezioaggiungealladottrinadelSomnium:Ciceronenonpensavaalla impossibilitàchesidiffondesse ilnomediRoma,maalla limitatezzadellagloriapersonale.IlpassosembraesserederivatodaMacrobio,Comm.inSomnetc.cit.,p.281sgg.;ciòservìdaspuntoalle ipotesidelCourcelle (Laconsolationdephilosophieetc.,cit.,p.116sgg.),che Boezio si rifacesse, in questo passo, non al Somnium, ma al commento diMacrobio. èverosimile che il Commento fosse, come nei manoscritti medievali, già unito al testo delSomniumScipionis.

52.Questonumeroindicailcosiddettomagnusannus,cioèl’annocosmico.Boezioavrebberipreso le considerazioni di Cicerone, dando però un numero arrotondato.Macrobio parla diquindicimilaanni(Comm.inSomnSomniumScipionis.LibroII.Introduzione,testo,traduzioneecommentoacuradiM.Regali,Pisa1990,p.187).

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53.L’aneddotosileggeancheinPlut.,devit.pud.532F;Macrob.,Saturn.VII,I,II.54.Chélafilosofiaplatonica(esinoticheneppurquiBoeziofariferimentoalcristianesimo

per una dottrina che, pure, è essenziale per esso) aveva da sempre sostenuto l’immortalitàdell’anima.

55. Probabile reminiscenza di Verg., Aen I, 604 («la mente consapevole della propriarettitudine»).

56.UnaimmaginederivatadaPlatone(cfr.Phaed.62b),comealtreaffini(ilcorpo‘tomba’dell’anima), e ampiamente diffusa nella cultura moralistica e filosofica dell’età imperiale;numerosissime testimonianze in P. Courcelle, Connais-toi toi-même, Paris 1974-1975, pp.345’38o;p.373.

57.Sidirigeversoilcielo,perchédaessohaavutoorigine,secondoladottrinadelSomniumScipionis(cfr.13e23,ovesiconclude—comequi—ilragionamentosullagloriaumana).

Laconclusionediquestodiscorsoècheilfinedell’animanonconsistenellagloriaterrena,manellabeatitudine(enellagloria)celeste.

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LIBERIII.

[1, 1] Iam cantum illa fìniverat, cum me audiendi avidum stupentemquearrectis adhuc auribus carminis mulcedo defixerat. [2] Itaque paulo post: 0,inquam, summum lassorum solamen animorum, quam tume vel sententiarumpondéré vel canendi etiam iucunditate refovisti1, adeo ut iam me posthacimparem fortunae ictibus esse non arbitrer! Itaque remedia, quae paulo acrioraesse dicebas2, non modo non perhorresco, sed audiendi avidus vehementerefflagito. — [3] Tum illa: Sensi, inquit, cum verba nostra tacitus attentusquerapiebas, eumque tuaementis habitumvel exspectavi vel, quod est verius, ipsaperfeci; talia suntquippe, quae restant, utdegustataquidemmordeant, interiusautem recepta dulcescant. [4] Sed quod tu te audiendi cupidum dicis, quantoardore flagrares, si, quonam te ducere aggrediamur, agnosceres! — Quonam?inquam.—[5]Adveram,inquit,felicitatem,quamtuusquoquesomniatanimus,sedoccupatoad imaginesvisu ipsam illamnonpotest intueri3.—[6]Tumego:Fac, obsecro, et quae illa vera sit, sine cuncta tione demonstra. — [7] Faciam,inquitilia,tuicausalibenter;sedquaetibi[causa]notiorest,earnpriusdesignareverbis atque informare conabor, ut ea perspecta, cum in contrariam partemflexerisoculos,veraespecimenbeatitudinispossisagnoscere4.

I.Quiserereingenuumvoletagrum,liberatarvapriusfruticibus,falcerubosfilicemqueresecat,utnovafragegravisCereseat1.Dulciorestapiummagelabor,simalusorapriussaporedat.Gratiusastranitent,ubiNotusdesinitimbriferosdaresonos.Luciferuttenebraspepuleritpulchradiesroseosagitequos.Tuquoquefalsatuensbonaprius

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incipecollaiugoretrahere:veradehincanimumsubierint.

[2, 1] Tum defixo paululum visu et velut in augustam suae mentis sedemreceptasiccoepit:[2]Omnismortaliumcura,quammultipliciumstudiorumlaborexercet, diverso quidem calle procedit, sed ad unum tamen beatitudinis finemnititurpervenire5.Idautemestbonum,quoquisadeptonihilulteriusdesiderarequeat.[3]Quodquidemestomniumsummumbonorumcunctaqueintrasebonacontinens; cui si quid aforet, summum esse non posset, quoniam relinquereturextrinsecusquodpossetoptari6.Liquetigituressebeatitudinemstatumbonorumomnium congregatane perfectum7. [4] Hunc, uti diximus, diverso tramitemortales omnes conantur adipisci; est enim mentibus hominum veri boninaturaliter inserta cupiditas, sed ad falsa devius error abducit. [5] Quorumquidemalii summumbonumessenihilo indigere credentes, utdivitiis affluant,élaborant,aliivero,bonumquodsitdignissimumvenerationeiudicantesadeptishonoribusreverendicivibussuisessenituntur.[6]Suntquisummumbonuminsumma potentia esse constituant: hi vel regnare ipsi volunt vel regnantibusadhaerereconantur.Atquibusoptimumquiddamclaritasvidetur,hivelbellivelpacisartibusgloriosumnomenpropagarefestinant.[7]Plurimiverobonifructumgaudiolaetitiaquemetiuntur;hifelicissimumputantvoluptatediffluere.[8]Suntetiam qui horum fines causasque alterutro permutent, ut qui divitias obpotentiam voluptatesque desiderant vel qui potentiam seu pecuniae causa seuproferendinominispetunt.[9]Inhisigiturceterisquetalibushumanorumactuumvotorumqueversatur intentiovelutinobilitas favorquepopularis,quaevidenturquandam claritudinem comparare, uxor ac liberi, quae iucunditatis gratiapetuntur;amicorumveroquodsanctissimumquidemgenusest,non in fortuna,sed in virtute numeratur, reliquum vero vel potentiae causa vel delectationisassumitur.[10]Iamverocorporisbonapromptumestutadsuperiorareferantur;robur enim magnitudoque videtur praestare valentiam, pulchritudo atquevelocitas celebritatem, salubritas voluptatem. [11] Quibus omnibus solambeatitudinemdesideraliliquet;namquodquisquepraeceterispetit, idsummumesseiudicatbonum.Sedsummumbonumbeatitudinemessedefìnivimus;quarebeatumesseiudicatstatum,quernpraeceterisquisquedesiderai

[12] Habes igitur ante oculos propositam fere formam felicitatis humanae:opes, honores, potentiam, gloriam, voluptates. Quae quidem sola consideransEpicurus consequenter sibi summum bonum voluptatem esse constituit, quodceteraomniaiucunditatemanimovideanturafferre8.[13]Sedadhominumstudiarevertor,quorumanimusetsicaligantememoriatarnenbonumsuumrepetit,sed

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velut ebrius, domumquo tramite revertatur, ignorat9. [14]Num enim videnturerrarehiquinihilo indigerenituntur?Atquinonestaliudquodaequeperficerebeatitudinempossitquamcopiosusbonorumomniumstatusnecalieniegens,sedsibi ipse sufficiens. [15]Numvero labunturhiqui,quod sit optimum, id etiamreverentiae cultu dignissimum putent? Minime; neque enim vile quiddamcontemnendumque est quod adipisci omnium fere mortalium laborat intentio.[16]An inbonisnonestnumerandapotentia?Quid igitur,num imbecillumacsineviribusaestimandumest,quodomnibusrebusconstatessepraestantius?[17]An claritudo nihili pendenda est? Sed sequestrali nequit, quin omne, quodexcellentissimum sit, id etiam videatur esse clarissimum. [18] Nam non esseanxiam tristemque beatitudinem nec doloribus molestiisque subiectam quidattinetdicere,quandoinminimisquoquerebusidappetiturquodhaberefruiquedelectet? [19] Atqui haec sunt quae adipisci homines volunt eaque de causadivitias, dignitates, regna, gloriamvoluptatesquedesiderant, quodper haec sibisufficientiam, reverentiam, potentiam, celebritatem, laetitiam credunt esseventuram.[20]Bonumestigiturquodtamdiversisstudiishominespetunt;inquoquanta sit naturae vis, facile monstratur, cum licet variae dissidentesquesententiaetamenindiligendobonifineconsentiunt10.

II.Quantasrenimflectathabenasnaturapotens,quibusimmensumlegibusorbemprovidaservetstringatqueligansinresolutosingulanexu,placetargutofidibuslentispromerecantu.QuamvisPoenipulchraleonesvinculagestentmanibusquedatascaptentescasmetuantquetrucemsolitiverberaferremagistrum,sicruorhorridatinxeritora,residesolimredeuntanimifremituquegravimemineresui1,laxantnodiscollasolutisprimusquelacerdentecruentodomitorrabidasimbuitiras.Quaecanitaltisgarrularamisales,caveaeclauditurantro;huiclicetinlitapoculamelle

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largasquedapesdulcistudioludenshominumcuraministret,sitamenartosalienstextonemorumgratasvideritumbras,sparsaspedibusproteritescas,silvastantummaestarequirit,silvasdulcivocesusurrât.Validisquondamviribusactapronumflectitvirgacacumen;hancsicurvansdextraremisit,rectospectatverticecaelum.CaditHesperiasPhoebusinundas,sedsecretotramiterursuscurrumsolitosvertitadortus.Repetuntpropriosquaequerecursusredituquesuosingulagaudentnecmanetullitraditusordo,nisiquodfiniiunxeritortumstabilemquesuifeceritorbem2.

[3, 1] Vos quoque, o terrena ammalia11, tenui licet imagine vestram tarnenprincipiumsomniatisveramqueiliumbeatitudinisfinemlicetminimeperspicaci,qualicumque tarnen cogitatione prospicitis eoque vos et ad verum bonumnaturalis ducit intentio et ab eodem multiplex error abducit. [2] Consideranamque, an per ea, quibus se homines adepturos beatitudinem putant, addestinatum finem valeant pervenire. [3] Si enim vel pecunia vel honoresceteraque tale quid afferant, cui nihil bonorum abesse videatur, nos quoquefateamurfierialiquoshoramadeptionefelices.[4]QuodsinequeidvalentefficerequÖdpromittunt,bonisquepluribuscarent,nonneliquidofalsaineisbeatitudinisspecies deprehenditur? [5] Primum igitur te ipsum, qui paulo ante divitiisaffiuebas,interrogo:interillasabundantissimasopesnumquamneanimumtuumconcepta exqualibet iniuria confudit anxietas?— [6]Atqui, inquam, liberomefuisseanimo,quinaliquidsemperângerer,reminiscinonqueo.—[7]Nonnequiavel aberat quod abesse non veiles, vel aderat quod adesse noluisses?— Ita est,inquam. — [8] Illius igitur praesentiam, huius absentiam desiderabas? —Confiteor, inquam.—[9]Egetvero, inquit, eoquodquisquedesiderai?—Eget,inquam. — Qui vero eget ali quo, non est usquequaque sibi ipse suffìciens. —Minime, inquam. — [io] Tu itaque hanc insufficientiam plenus, inquit, opibus

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sustinebas? — Quidni? inquam. — [n] Opes igitur nihilo indigentemsufficientemquesibitacerenequeuntethoceratquodpromitterevidebantur.[12]Atquihocquoquemaximeconsiderandumputo,quodnihilhabeatsuaptenaturapecunia,uthis,aquibuspossidetur,invitis,nequeatauferri.—Fateor,inquam.—[13]Quidnifateare,cumeamcotidievalentioraliquiseripiatinvito?Undeenimforensesquerimoniae,nisiquodvelvivelfraudenolentibuspecuniaerepetunturereptae? — Ita est, inquam. — [14] Egebit igitur, inquit, extrinsecus petitopraesidio,quosuampecuniamquisquetueatur.—Quisid,inquam,neget?—[15]Atquinonegereteo,nisipossideretpecuniam,quampossitamittere.—Dubitali,inquam,nequit.—[16]Incontrariumigiturrelapsaresest;namquaesuffìcientessibitacereputabanturopes,alienopotiuspraesidiofaciunt indigentes.[17]Quisautem modus est, quo pellatur divitiis indigentia? Num enim divites esurirenequeunt,numsitirenonpossunt,numfrigushibemumpecuniosorummembranon sentiunt? [18] Sed adest, inquies, opulentis, quo famem satient, quo sitimfrigusque depellant. Sed hoc modo consolari quidem divitiis indigentia potest,auferripenitusnonpotest;namsihaechianssemperatquealiquidposcensopibusexpletur, maneat necesse est, quae possit expleri. [19] Taceo quod naturaeminimum, quod avaritiae nihil satis est. Quare si opes nec summovereindigentiam possunt et ipsae suam faciunt, quid est, quod eas suffìcientiampraestarecredatis?

III.Quamvisfluentedivesaurigurgitenonexpleturascogatavarasopes1

oneretquebaciscollarubrilitoris2

raraquecentenoscindatopimabove,5 neccuramordaxdeseritsuperstitem

defunctumquelevesnoncomitanturopes.

[4,1]Seddignitateshonorabilemreverendumque,cuiprovenerint, reddunt12.Num vis ea est magistratibus, ut utentium mentibus virtutes insérant, vitiadepellant?[2]Atquinonfugare,sed inlustrarepotiusnequitiamsoient.Quofit,utindignemureassaepenequissimishominibuscontigisse;undeCatulluslicetincuraliNoniumsedentemstramamtarnenappellat13. [3]Videsnequantummalisdedecus adiciant dignitates? Atqui minus eoram patebit indignitas, si nullishonoribusinclarescant.[4]Tuquoquenumtandemtotpericulisadducipotuisti,ut cumDecorato14 gereremagistratum putares, cum in eomentem nequissimiscurrae delatorisque respiceres? [5]Non enim possumus ob honores reverentiadignos iudicare, quos ipsis honoribus iudicamus indignos. [6] At si quem

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sapientia praeditum videres, num posses eum vel reverentia vel ea, qua estpraeditus, sapientia non dignum putare?—Minime.— [7] Inest enim dignitaspropria virtuti, quam protinus in eos, quibus fuerit adiuncta, transfundit. [8]Quod quia populäres facere nequeunt honores, liquet eos propriam dignitatispulchritudinemnonhabere.[9]Inquoilludestanimadvertendummagis:namsieoabiectiorestquomagisapluribusquisquecontemnitur,cumreverendosfacerenequeatquospluribusostentat,despectiorespotius improbosdignitas facit.[10]Verumnonimpune;redduntnamqueimprobiparemdignitatibusvicem,quassuacontagionecommaculant.

[11]Atqueutagnoscasveramillamreverentiamperhasumbratilesdignitatesnon posse contingere: si qui multiplici consulatu functus in barbaras nationesfortedevenerit,venerandumnebarbarishonorfaciet?[12]Atquisihocnaturalemunusdignitatibus foret, abofficio suoquoquogentiumnullomodo cessarent,sicutignisubiqueterrarumnumquamtamencaleredesistit.[13]Sedquoniamideisnonpropriavis,sedhominumfallaxadnectitopinio,vanescuntilico,cumadeos venerint qui dignitates eas esse non aestimant. [14] Sed hoc apud exterasnationes; inter eos vero apud quos ortae sunt, num perpetuo perdurant? [15]Atquipraeturamagnaolimpotestas,nuncinanenomenetsenatoriicensusgravissarcina15;siquisquondampopulicurassetannonam,magnushabebatur,nunceapraefecturaquid abiectius?16[16]Ut enimpaulo ante diximus, quodnihil habetpropriidecoris,opinioneutentiumnuncsplendoremaccipit,nuncamittit.[17]Siigitur reverendos facere nequeunt dignitates, si ultro improborum contagionesordescunt, simutatione temporumsplenderedesinunt, sigentiumaestimationevilescunt, quid est quod in se expetendae pulchritudinis habeant, nedum aliispraestent?

IV.QuamvisseTyriosuperbusostrocomeretetniveislapillis1,

invisustamenomnibusvigebatluxuriaeNerosaevientis.

5 Sedquondamdabatimprobusverendispatribusindecorescurules.

Quisillosigiturputetbeatos,quosmiseritribuunthonores?2

[5,1] An vero regna regumque familiaritas effìcere potentem valet?Quidni,quando eorum félicitas perpetuo perdurat? [2] Atqui piena est exemplorum

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vetustas,pienaetiampraesensaetas,quiregesfelicitatemcalamitatemutaverint.O praeclara potentia, quae ne ad conservationem quidem sui satis efficaxinvenitur! [3]Quodsi haec regnorumpotestas beatitudinis auctor est, nonne, siquapartedefuerit, felicitatemminuat,miseriamimportet?[4]Sedquamvis latehumana tendantur imperia, plures necesse est gentes relinqui, quibus regumquisque non imperet. [5] Qua vero parte beatos faciens desinit potestas, hacimpotentiasubintrat,quaemiserosfacit;hocigiturmodomaioremregibusinessenecesse est miseriae portionem. [6] Expertus sortis suae periculorum tyrannusregni metus pendentis supra verticem gladii terrore simulavit17. [7] Quae estigitur haec potestas, quae sollicitudinum morsus expellere, quae formidinumaculeosvitarenequit?Atquivellent ipsivixisse securi, sednequeunt;dehincdepotestate gloriantur. [8] An tu potentem censes, quem videas velie quod nonpossit effìcere, potentem censes, qui satellite latus ambit, qui, quos terret, ipseplusmetuit,quiutpotensessevideatur,inservientiummanusitumest?[9]Namquidegoderegumfamiliaribusdisseram—cumregnaipsa tantae imbecillitatisplenademonstrem—quosquidem regia potestas saepe incolumis, saepe autemlapsa prostemit? [10] Nero Senecam familiarem praeceptoremque suum adeligendae mortis coegit arbitrium18, Papinianum diu inter aulicos potentemmilitumgladiisAntoninusobiecit19.[11]Atquiuterquepotentiaesuaerenuntiarevoluerunt, quorum Seneca opes etiam suas tradere Neroni seque in otiumconferre conatus est20; sed dum ruituros moles ipsa trahit, neuter quod voluiteffecit.[12]Quaeestigituristapotentia,quampertimescunthabentes,quamneccumhaberevelis, tutus sis et, cumdeponere cupias,vitarenonpossis?[13]Anpraesidio sunt amici, quosnonvirtus, sed fortuna conciliât? Sedquem félicitasamicum fecit, infortunium faciet inimicum. [14]Quae vero pestis efficacior adnocendumquamfamiliarisinimicus?

V.Quisevoletessepotentem,animosdometilleferocesnecvietalibidinecollafoedissummittathabenis1;etenimlicetIndicalongetellustuaiuratremescatetserviatultimaThyle2,tamenatraspellerecurasmiserasquefugarequerelasnonpossepotentianonest.

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[6, 1] Gloria vero quam fallax saepe, quam turpis est! Unde non iniuriatragicus21exclamat:

ώδόξα,δόξα,μυρέόέσιδήβρότώνόύδένγεγώσιβέότόνώγκωσαςμέγαν.

[2]Pluresenimmagnumsaepenomen falsisvulgiopinionibusabstulerunt,quoquid turpiusexcogitaripotest?Namqui falsopraedicantur, suis ipsinecesseestlaudibus erubescant. [3] Quae si etiam meritis conquisitae sint, quid tamensapientis adiecerint conscientiae, qui bonum suum non populari rumore, sedconscientiaeveritatemetitur?[4]Quodsihocipsumpropagassenomenpulchrumvidetur, consequens est ut foedum non extendisse iudicetur. [5] Sed cum, utipaulo ante disserui, plures gentes essenecesse sit, adquasunius famahominisnequeat pervenire, fit ut, quem tu aestimas esse gloriosum, proxima parteterrarum videatur inglorius. [6] Inter haec vero populärem gratiam necommemorationequidemdignamputo,quaenec iudicioprovenitnecumquamfirmaperdurat.[7]Iamveroquamsitinane,quamfuttilenobilitatisnomen,quisnon videat? Quae si ad claritudinem refertur, aliena est; videtur namque essenobilitas quaedamdemeritis veniens laus parentum22. [8]Quodsi claritudinempraedicatiofacit,illisintclarinecesseest,quipraedicantur;quaresplendidumte,si tuamnonhabes,alienaclaritudononeffìcit.[9]Quodsiquidest innobilitatebonum, id esse arbitror solum,ut impositanobilibusnecessitudovideatur,ne amaiorumvirtutedegeneret.

VI.Omnehominumgenusinterrissimilisurgitabortu;unusenimrerumpaterest1,unuscunctaministrat.IlledéditPhoeboradios,déditetcomualunae,illehominesetiamterrisdéditutsideracaelo,hicclausitmembrisanimoscelsasedepetitos2:mortalesigiturcunctoseditnobilegermen.Quidgenusetproavosstrepitis?Siprimordiavestraauctoremquedeumspectes,nullusdegenerexstat,nivitiispeiorafovenspropriumdeseratortum.

[7, 1] Quid autem de corporis voluptatibus loquar23, quarum appetentiaquidemplenaestanxietatis,satietasveropaenitentiae?[2]Quantosillaemorbos,quam intolerabiles dolores quasi quendam fructum nequitiae fruentium soientreferrecorporibus![3]Quarummotus24 quid habeat iucunditatis, ignoro; tristes

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vero esse voluptatum exitus, quisquis reminisci libidinum suarum volet,intelleget. [4] Quae si beatos explicare possunt, nihil causae est, quin pecudesquoquebeataeessedicantur,quarumomnisadexplendamcorporalemlacunamfestinat intentio. [5] Honestissima quidem coniugis foret liberorumqueiucunditas,sednimisenaturadictumestnescioquemfiliosinvenissetortores25;quorumquamsitmordaxquaecumquecondicio,nequealiasexpertumtenequenunc anxium necesse est ammo nere. [6] In quo Euripidis mei26 sententiamprobo,quicarentemliberisinfortuniodixitessefelicem.

VII.Habethocvoluptasomnis,stimulisagitfruentesapiumqueparvolantum,ubigratamellafudit,fugitetnimistenaciferitictacordamorsu.

[8,1]Nihil igiturdubiumest,quinhaeadbeatitudinemviaedeviaquaedamsint nec perducere quemquam eo valeant, ad quod se perducturas essepromittunt. [2] Quantis vero implicitae malis sint, brevissime monstrabo. [3]Quidenim,pecuniamnecongregareconaberis?Sederipieshabenti.Dignitatibusfulgere velis? Danti supplie abis et, qui praeire ceteros honore cupis, poscendihumilitate vilesces. [4] Potentiamne desideras? Subiectorum insidiis obnoxiuspericulissubiacebis.[5]Gloriampetas?Sedperasperaquaequedistractussecurusesse desistis. [6] Voluptariam vitam degas? Sed quis non spemat atque abiciatvilissimae fragilissimaequerei,corporis, servum?[7] Iamveroquibonapraesecorporis ferunt, quam exigua, quam fragili possessione nituntur! Num enimelephantos mole, tauros robore superare poteritis, num tigres velocitatepraeibitis? [8] Respicite caeli spatium, fìrmitudinem, celeritatem27 et aliquandodesinite vilia mirari. Quod quidem caelum non his potius est quam sua, quaregitur, ratione mirandum. [9] Formae vero nitor ut rapidus est, ut velox etvemalium florummutabilitate fugacior! [10] Quodsi, ut Aristoteles ait, Lynceioculishominesuterentur,uteorumvisusobstantiapenetraret,nonneintrospectisvisceribus illud Alcibiadis superfìcie pulcherrimum corpus turpissimumvideretur?28Igiturtepulchrumviderinontuanatura,sedoculorumspectantiumredditinfìrmitas.[11]Sedaestimatequamvultisnimiocorporisbona,dumsciatishoc, quodcumque miramini, triduanae febris igniculo posse dissolvi. [12] Exquibusomnibus illudredigere in summamlicet,quodhaec,quaenecpraestare,quae pollicentur, bona possunt nec omnium bonorum congregatione perfecta

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sunt, ea nec ad beatitudinem quasi quidam calles ferunt nec beatos ipsaperficiunt.

VIII.Eheuquaemiserostramitedeviosabducitignorantia!

Nonauruminviridiquaeritisarborenecvitegemmascarpitis,

5 nonaltislaqueosmontibusabditis,utpisceditetisdapes,

necvobiscapreassilibeatsequi,Tyrrhenacaptatisvada;

ipsosquinetiamfìuctibusabditos10 noruntrecessusaequoris,

quaegemmisniveisundaferaciorvelquaerubentispurpurae

necnonquaeteneropiscevelasperispraestentechinislitora.

15 Sedquonamlateat,quodcupiunt,bonum,nescirecaecisustinent

etquodstelliferumtransabiitpolum1

telluredemersipetunt.Quiddignumstolidismentibusimprecer?

20 Opeshonoresambiantet,cumfalsagravimoleparaverint,

tumveracognoscantbona.

[9, 1] Hactenus mendacis formam felicitatis ostendisse suffecerit, quam siperspicaciter intueris, ordo est deinceps, quae sit vera,monstrare. — [2]Atquivideo, inquam, nec opibus sufficientiam nec regnis potentiam nec reverentiamdignitatibusneccelêbritatemglorianec laetitiamvoluptatibuspossecontingere.— An etiam causas, cur id ita sit, deprehendisti? — [3] Teïiui quidem velutirimula mihi videor intueri, sed ex te apertius cognoscere malim. — [4] Atquipromptissima ratio est. Quod enim simplex est indivisumque natura, id errorhumanusseparatetaveroatqueperfectoad falsumimperfectumquetraducit29.An tuarbitraris,quodnihilo indigeat, egerepotentia? s—Minime, inquam30.—[5]Rfectetuquidem;namsiquidest,quodinullareimbecilliorisvalentiaesit,inhacpraesidionecesseestegeatalieno.—Itaest,inquam.—[6]Igitursufficientiaepotentiaeque una est eademque natura. — Sic videtur. — [7] Quod vero huius

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modi sit, spemendumne esse censes an contra rerum omnium venerationedignissimum? — At hoc, inquam, ne dubitali quidem potest. — [8] Addamusigitursufficientiaepotentiaequereverentiam,uthaectriaunumesse iudicemus.— Addamus, si quidem vera volumus confiteli. — [9] Quid vero, inquit,obscurumnehocatqueignobilecensesesseanomnicelebritateclarissimum?[10]Considera vero, ne, quod nihilo indigere, quod potentissimum, quod honoredignissimum esse concessum est, egere claritudine, quam sibi praestare nonpossit, atque ob id aliqua ex parte videatur abiectius. — [11] Non possum,inquam, quin hoc, uti est, ita etiam celeberrimum esse confitear. — [12]Consequensigiturestutclaritudinemsuperioribustribusnihildifferrefateamur.—Consequitur,inquam.—[13]Quodigiturnulliusegeatalieni,quodsuiscunctaviribuspossit,quodsitclarumatquereverendum,nonnehocetiamconstatesselaetissimum?—[14]Sedundehuic,inquam,talimaerorullusobrepat,necogitarequidem possum; quare plenum esse laetitiae, si quidem superiora manebunt,necesse est confiteli. — [15] Atqui illud quoque per eadem necessarium est,sufficientiae,potentiae,claritudinis,reverentiae,iucunditatisnominaquidemessediversa,nullomodoverodiscreparesubstantiam.—Necesseest,inquam.—[16]Hocigitur,quodestunumsimplexquenatura,pravitashumanadispertitet,dumrei, quae partibus caret, partem conato adipisci, nec portionem, quae nulla est,necipsam,quamminimeaffectat,assequitur.—[17]Quonam,inquam,modo?—Qui divitias, inquit, petit penuriae fuga, de potentia nihil laborat, vilisobscurusque esse mavult, multas etiam sibi naturales quoque subtrahitvoluptates,nepecuniam,quamparavit,amittat.[18]Sedhocmodonesufficientiaquidem contingit ei, quemvalentia deserit, quemmolestia pungit, quemvilitasabicit, quem recondit obscuritas. [19]Qui vero solumposse desiderat, profligatopes,despicitvoluptateshonoremquepotentiacarentem,gloriamquoquenihilipendit.[20]Sedhuncquoquequammultadeficiant,vides;fitenimutaliquandonecessariis egeat, ut anxietatibus mordeatur, cumque haec depellere nequeat,etiamid,quodmaximepetebat,potensesse,désistât.[21]Similiterratiocinaridehonoribus,gloria,voluptatibus licet;namcumunumquodquehorumidemquodcetera sit, quisquis horum aliquid sine ceteris petit, ne illud quidem quoddesiderai apprehendit. — [22] Quid igitur, inquam, si qui cuncta simul cupiatadipisci?—Summamquidemillebeatitudinisvelit;sednuminhisearnrepperiet,quae demonstravimys id, quod pollicentur, non posse conferre? — Minime,inquam. — [23] In his igitur, quae singula quaedam expetendorum praestarecreduntur, beatitudonullomodovestigandaest.—Fateor, inquam, ethocnihildiciveriuspotest.—

[24]Habesigitur,inquit,etformamfalsaefelicitatisetcausas.Deflectenuncinadversummentisintuitum;ibienimveram,quampromisimus,statimvidebis2.—

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[25] Atqui haec, inquam, vel caeco perspicua est eamque tu paulo antemonstrasti,dumfalsaecausasaperireconaris.[26]Namnisifallor,eaveraestetperfectafélicitas,quaesufficientem,potentem,reverendum,celebremlaetumqueperficiat.[27]Atqueutmeinteriusanimadvertissecognoscas,quaeunumhorum,quoniam idem cuncta sunt, veraciter praestare potest, hanc esse plenambeatitudinem sine ambiguitate cognosco. — [28] O te, alumne, hac opinionefelicem, si quidemhoc, inquit, adieceris! <—Quidnam? inquam.— [29] Essenealiquidinhismortalibuscaducisquerebusputas,quodhuiusmodistatumpossitafferre? — Minime, inquam, puto idque a te, nihil ut amplius desideretur,ostensumest.—[30]Haecigiturvelimaginesveribonivelimperfectaquaedambona daremortalibus videntur, verum autem atque perfectum bonum conferrenonpossunt.—Assentior,inquam.

—[31]Quoniamigituragnovisti,quaevera illasit,quaeautembeatitudinemmentiantur, nunc superest ut unde veram hanc petere possis, agnoscas. — Idquidem, inquam, iam dudum vehementer exspecto. — [32] Sed cum, ut inTimaeo31 Platoni, inquit, nostro placet, in minimis quoque rebus divinumpraesidiumdebeat implorali, quidnunc faciendumcenses, ut illius summibonisedem repperire mereamur? — [33] Invocandum, inquam, rerum omniumpatrem32, quo praetermisso nullum rite fundatur exordium.—Recte, inquit, acsimulitamodulataest:

IX1.Oqui2perpetuamundumrationegubemas3,terrarumcaeliquesator4,quitempusabaevoireiubes5stabilisquemanensdascunctamoveri6,quemnonexternaepepuleruntfingerecausaemateriaefluitantisopus7,veruminsitasummiformaboni8livorecarens9,tucunctasupernoducisabexemplo10,pulchrumpulcherrimusipsemundummentegerenssimiliqueinimagineformans11

perfectasqueiubensperfectumabsolverepartes12.Tunumeriselementaligas13,utfrigoraflammis,aridaconveniantliquidis,nepuriorignisevoletautmersasdeducantponderaterras14.Tutriplicismediamnaturae15cunctamoventemconectensanimamperconsonamembraresolvis16;quaecumsectaduosmotumglomeravitinorbes17,insemetrediturameatmentemqueprofundam18

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circuitetsimiliconvertitimaginecaelum19.Tucausisanimasparibusvitasqueminores20

provehisetlevibussublimescurribusaptans21

incaelumterramqueseris,quaslegebenigna22

adteconversasreducifacisignereverti.Da,pater23,augustammenticonscenderesedem,24

dafontemlustrareboni25,dalucereperta26

inteconspicuosanimidefìgerevisus.Dissiceterrenaenebulasetponderamolis27

atquetuosplendoremica;tunamqueserenum,turequiestranquillapiis28,tecernerefinis29,principium,vector,dux,semita,terminusidem30.

[10, 1] Quoniam igitur, quae sit imperfecti, quae etiam perfecti boni formavidisti, nunc demonstrandum reor quonam haec felicitatis perfectio constitutasit33. [2] In quo illud primum arbitror inquirendum, an aliquod huius modibonum,qualepauloantedefinisti,inrerumnaturapossitexsistere,nenospraeterrei subiectae veritatem cassa cogitationis imago decipiat. [3] Sed quin exsistatsitque hoc veluti quidam omnium fons bonorum34, negari nequit; omne enim,quod imperfectum esse dicitur, id imminutione perfecti imperfectum esseperhibetur35.[4]Quofitut,siinquolibetgenereimperfectumquidessevideatur,ineoperfectumquoquealiquidessenecessesit;etenimperfectionesublata,undeilludquod imperfectumperhibetur exstiterit,ne fingiquidempotest. [5]Nequeenim ab deminutis inconsummatisque natura rerum cepit exordium, sed abintegris absolutisque procedens in haec extrema atque effeta dilabitur36. [6]Quodsi, uti paulo ante mostravimus, est quaedam boni fragilis imperfectafélicitas, esse aliquamsolidamperfectamquenonpotestdubitari.—Firmissime,inquam,verissimequeconclusumest.—

[7]Quovero, inquit,habitet, itaconsidera.Deum,rerumomniumprincipem,bonumessecommunishumanorumconceptioprobatanimorum37;namcumnihildeomeliusexcogitariqueat,id,quomeliusnihilest,bonumessequisdubitet?[8]Itaverobonumessedeumratiodemonstrat,utperfectumquoque ineobonumesseconvincat.[9]Namnitalesit,rerumomniumprincepsessenonpotent;eritenimeopraestantiusaliquidperfectumpossidensbonum,quodhocpriusatqueantiquius esse videatur; omnia namque perfecta minus integris priora esseclaruerunt. [10]Quarene in infinitumratioprodeat, confitendumest summumdeum summi perfectique boni esse plenissimum; sed perfectum bonum veram

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essebeatitudinemconstituimus:veramigiturbeatitudineminsummodeositamessenecesseest38.—Accipio,inquam,necestquodcontradiciullomodoqueat.—[n]Sedquaeso,inquit,te,videquamidsancteatqueinviolabiliterprobes,quodboni summi summum deum diximus esse plenissimum. — Quonam, inquam,modo?—[12]Nehunererumomniumpatremilludsummumbonum,quoplenusesse perhibetur, vel extrinsecus accepisse vel ita naturaiiter habere praesumas,quasi habentis dei habitaeque beatitudinis diversam cogites esse substantiam39.[13]Namsiextrinsecusacceptumpûtes,praestantiusidquoddederitabeoquodacceperit, existimare possis; sed hunc esse rerum omnium praecellentissimumdignissime confitemur. [14] Quod si natura quidem inest, sed est rationediversum, cum de rerum principe loquamur deo, fingat, qui potest, quis haecdiversa coniunxerit. [15] Postremo quod a qualibet re diversum est, id non estillud,aquo intellegituressediversum;quarequodasummobonodiversumestsuinatura,idsummumbonumnonest,quodnefasestdeeocogitarequonihilconstat esse praestantius. [16] Omnino enim nullius rei natura suo principiomelior poterit exsistere; quare, quod omnium principium sit, id etiam suisubstantia summum esse bonum verissima ratione concluserim. — Rectissime,inquam.—[17]Sedsummumbonumbeatitudinemesseconcessumest.—Itaest,inquam.—Igitur, inquit,deumesse ipsambeatitudinemnecesseestconfiteli.—Necpropositis, inquam,prioribusrefragariqueoet illishoc inlatumconsequensesseperspicio.—

[18] Respice, inquit, an hinc quoque idem firmius approbetur, quod duosumma bona, quae a se diversa sint, esse non possunt. [19] Etenim quaediscrepantbona,nonessealterum,quodsitalteram,liquet;quareneutrumpoteritesse perfectum, cum alterutri alteram deest. Sed quod perfectum non sit, idsummumnonessemanifestumest;nullomodoigitur,quaesummasuntbona,eapossuntessediversa.[20]Atquietbeatitudinemetdeumsummumbonumessecollegimus;quareipsamnecesseestsummamessebeatitudinem,quaesitsummadivinitas.—[21]Nihil,inquam,necreapseveriusnecratiocinationefirmiusnecdeo dignius concludi potest.— [22] Super haec, inquit, igitur veluti geometraesoientdemonstratisproposaisaliquidinferre,quaeporismataipsivocant,itaegoquoquetibiveluticorollariumdabo40.[23]Namquoniambeatitudinisadeptionefiunthominesbeati,beatitudoveroestipsadivinitas,divinitatisadeptionebeatosfieri manifestum est. [24] Sed uti iustitiae adeptione iusti, sapientiae sapientesfiunt, ita divinitatem adeptos deos fieri simili ratione necesse est. [25] Omnisigitur beatus deus. Sed (deus) natura quidem unus; participatione vero nihilprohibet esse quam plurimos41. — [26] Et pulchram, inquam, hoc atquepretiosum,siveporismasivecorollariumvocarimavis.—[27]Atquihocquoque

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pulchriusnihilest,quodhisadnectendumesseratiopersuadet.—Quid?inquam.— [28] Cum multa, inquit, beatitudo continere videatur, utramne haec omniaunum veluti corpus beatitudinis quadam partium varietate coniungant an siteoram aliquid, quod beatitudinis substantiam compleat, ad hoc vero ceterareferantur? — [29] Vellem, inquam, id ipsaram reram commemorationepatefaceres. — Nonne, inquit, beatitudinem bonum esse censemus? — Acsummumquidem,inquam.—[30]Addas,inquit,hocomnibuslicet.Nameademsufficientia summa est, eadem summa potentia, reverentia quoque, claritas acvoluptas beatitudo esse iudicatur. [31] Quid igitur, haecine omnia, bonum, ssufficientia, potentia ceteraquevelutiquaedambeatitudinismembra sunt anadbonum veluti ad verticem cuncta referuntur42? — [32] Intellego, inquam, quidinvestigandum proponas, sed quid constituas audire desidero. — [33] Cuiusdiscretionem rei sic accipe. Si haec omnia beatitudinis membra forent, a sequoque invicem discreparent; haec est enim partium natura, ut unum corpusdiversa componant. [34] Atqui haec omnia idem esse monstrata sunt, minimeigiturmembrasunt;alioquinexunomembrobeatitudovidebituresseconiuncta,quodfierinequit.—[35]Idquidem,inquam,dubiumnonest,sedidquodrestâtexspecto.—[36]Adbonumveroceterareferripalamest.Idcircoenimsufficientiapetitur,quoniambonumesseiudicatur,idcircopotentia,quoniamidquoqueessecrediturbonum;idemdereverentia,claritudine,iucunditateconiectarelicet.[37]Omniumigiturexpetendorumsummaatquecausabonumest43;quodenimnequerenequesimilitudineulluminseretinetbonum,idexpetinullomodopotest.[38]Contraqueetiam,quaenaturabonanonsunt,tamensiessevideantur,quasiverebona sint, appetuntur. Quo fit uti summa, cardo atque causa expetendorumomnium bonitas esse iure credatur. [39] Cuius vero causa quid expetitur, idmaxime videtur optari, veluti si salutis causa quispiam velit equitare, non tamequitandimotumdesiderai quam salutis effectum. [40]Cum igitur omnia bonigratiapetantur,nonillapotiusquambonumipsumdesideratoabomnibus.[41]Sed propter quod cetera optantur, beatitudinem esse concessimus; [quare sicquoque sola quaeritur beatitudo.] [42] Ex quo liquido apparet ipsius boni etbeatitudinisunamatqueeandemesse substantiam.—Nihilvideocurdissentirequispiampossit.—[43]Seddeumveramquebeatitudinemunumatqueidemessemonstravimus.—Ita,inquam.—Securoigiturconcluderelicetdeiquoqueinipsobononecusquamaliositamessesubstantiam.

X.Hueomnesparitervenitecapti,quosfallaxligatimprobiscatenis1

terrenashabitanslibidomentes:

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haeceritvobisrequieslaborum,hicportusplacidamanensquiete2,hocpatensunummiserisasylum.NonquicquidTagus3aureisharenisdonatautHermusrutilanteripa4

autInduscalidopropinquusorbicandidismiscensvirideslapillos5,inlustrentaciemmagisquecaecosinsuasconduntanimostenebras.Hoc,quicquidplacetexcitatquementes,infimistellusaluitcavemis;splendor,quoregiturvigetquecaelum,vitatobscurasanimaeruinas6;hancquisquispoteritnotarelucem,candidosPhoebiradiosnegabit7.

[11,1]Assentior,inquam;cunctaenimfirmissimisnexarationibusconstant.—[2]Turnilla:Quanti,inquit,aestimabis,si,bonumipsumquidsit,agnoveris?—[3] Infinito, inquam, si quidem mihi pariter deum quoque, qui bonum est,continget agnoscere. — [4] Atqui hoc verissima, inquit, ratione patefaciam,maneantmodoquaepauloanteconclusasunt.—Manebunt.—[5]Nonne,inquit,monstravimus ea, quae appetuntur pluribus, idcirco vera perfectaque bona nonesse,quoniamaseinvicemdiscreparent,cumquealteriabessetalteram,plenumabsolutumquebonumafferrenonposse, turnautemverambonum fieri cum inunam44 veluti formamatqueefficientiam45 colliguntur, ut, quae sufficientia est,eadem sit potentia, reverentia, claritas atque iucunditas, nisi vero unum atqueidem omnia sint, nihil habere quo inter expetenda numerentur? — [6]Demonstratum, inquam,necdubitali ullomodopotest.— [7]Quae igitur, cumdiscrepant,minimebonasunt,cumverounumessecoeperint,bonafiunt,nonne,haecutbonasint,unitatisfieriadeptione46contingit?—Ita, inquam,videtur.—[8] Sed omne quod bonum est, boni participatione bonum esse concedis anminime? — Ita est. — [9] Oportet igitur idem esse unum atque bonum similirationeconcedas47;eademnamquesubstantiaesteoramquorumnaturaliternonest diversus effectus.—Negare, inquam, nequeo.— [10]Nostine igitur, inquit,omnequodesttamdiumanereatquesubsistere,quamdiusitunum,sedinterireatquedissolvipariteratqueunumessedestiterit?—Quonammodo?—[11]Utinanimalibus, inquit, cum in unum coeunt ac permanent anima corpusque, idanimaivocatur; cumverohaecunitasutriusqueseparationedissolvitur, interire

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nec iam esse animal liquet. [12] Ipsum quoque corpus cum in una formamembroram coniunctione permanet, humana visitur species; at si distributaesegregataequepartescorporisdistraxerintunitatem,desinitessequodfuerat.[13]Eoque modo percurrenti cetera procul dubio patebit subsistere unumquodquedumunum e$t, cumvero unum esse desinit, interire.—Consideranti, inquam,mihipluraminimealiudvidetur.—

[14]Estneigitur,inquit,quod,inquantumnaturaliteragat,relictasubsistendiappetentiavenireadinteritumcorruptionemquedesideret?48—[15]Siammalia,inquam, considerem, quae habent aliquam volendi nolendique naturam, nihilinvenio quod nullis extra cogentibus abiciant manendi intentionem et adinteritum sponte festinent. [16] Omne namque animal tueri salutem laborat,mortemveropemiciemquedevitat.[17]Sedquiddeherbisarboribusque,quiddeinanimatisomninoconsentiamrebus,prorsusdubito.—[18]Atquinonestquoddehocquoquepossisambigere,cumherbasatquearboresintuearisprimumsibiconventientibus innasci locis,ubi,quantumearumnaturaqueat,citoexarescereatque interire non possint. [19] Nam aliae quidem campis, aliae montibusoriuntur,aliasferuntpaludes,aliaesaxishaerent,aliarumfecundaesuntsterilesharenae,quas si inaliaquispiam loca transferreconetur, arescant.[20]Seddatcuiquenaturaquodconvenit,etne,dummanerepossunt,intereant,elaborat.[21]Quidquodomnesvelut interrasoredemersotrahuntalimentaradicibusacpermedullas robur corticemquediffundunt? [22]Quidquodmollissimumquidque,sicuti medulla est, interiore semper sede recondito, extra vero quadam lignifirmitate, ultimus autem cortex adversum caeli intemperiemquasimali patiensdefensoropponitur?[23]lamveroquantaestnaturaediligentia,utcunctaseminemultiplicatopropagentur![24]Quaeomnianonmodoadtempusmanendi,veramgeneratim quoque quasi in perpetuum permanerteli veluti quasdam machinasesse quis nesciat? [25] Ea etiam quae inanimata esse creduntur, nonne, quodsuum est, quaeque simili ratione desiderant? [26] Cur enim flammas quidemsursum levitas vehit, terras vero deorsum pondus deprimit, nisi quod haecsingulis loca motionesque conveniunt? [27] Porro autem, quod cuiqueconsentaneum est, id unumquodque conservât; sicuti ea, quae sunt inimica,corrumpunt. [28] lam vero, quae dura sunt ut lapides, adhaerent tenacissimepartibussuiset,nefaciledissolvantur,resistunt.[29]Quaeveroliquentiautaeratqueaquafacilequidemdividentibuscedunt,sedcitoinearursus,aquibussuntabscisa,relabuntur,ignisveroomnemrefugitsectionem.

[30] Neque nunc nos de voluntariis animae cognoscentis motibus49, sed denaturali intentione tractamus, sicuti est quod acceptas escas sine cogitationetransigimus, quod in somno spiritum ducimus nescientes. [31] Nam ne in

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animalibus quidem manendi amor ex animae voluntatibus, verum ex naturaeprincipiis venit. [32] Nam saepe mortem cogentibus causis, quam naturareformidat, voluntas amplectitur, contraque illud, quo solo mortalium rerumdurâtdiutumitas,gignendiopus,quodnaturasemperappétit,interdumcohercetvoluntas. [33] Adeo haec sui caritas non ex animali motione, sed ex naturaliintentioneprocedit;déditenimprovidentiacreatisaserebushancvelmaximammanendi causam, ut, quoad possunt, naturalitermanere desiderent. [34]Quarenihilest,quodullomodoqueasdubitarecuncta,quaesunt,appeterenaturaliterconstantiampermanendi,devitarepemiciem.—[35]Confiteor,inquam,nuncmeindubitato cernerequaedudum incertavidebantur.—[36]Quodautem, inquit,subsistereacpermanerepetit, idunumessedesiderat;hocenimsublatoneessequidem cuiquam permanebit50. — Veram est, inquam.— [37]Omnia igitur, inquit, unumdesiderant.—Consensi.— Sed unum id ipsummonstravimus esse,quodbonum.—Itaquidem.—[38]Cunctaigiturbonumpetunt,quodquidemitadescribas licet ipsum bonum esse, quod desideretur ab omnibus. — [39] Nihil,inquam,veriusexcogitaripotest:namveladnihilunumcunctareferunturetunoveluti vertice destituta sine rectore fluitabunt aut, si quid est adquoduniversafestinant, id erit omnium summumbonorum.— [40]Et illa:Nimium, inquit, oalumne, laetor; ipsam enim mediae veritatis notam mente fixisti. Sed in hocpatuit tibi, quod ignorare te paulo ante dicebas.—Quid? inquam.— [41]Quisesset, inquit, rerum omnium finis; is est enim profecto quod desideratur abomnibus; quod, quia bonum esse collegimus, oportet rerum omnium finembonumessefateamur51.

XI.Quisquisprofundamentevestigatverumcupitquenullisilledeviisfalli,inserevolvatintimilucemvisus1

longosqueinorbemcogatinflectensmotus2

animumquedoceat,quicquidextramolitur,suisretrusumpossiderethesauris3;dudumquodatratexiterrorisnubes,lucebitipsoperspicaciusPhoebo.Nonomnenamquementedepulitlumenobliviosamcorpusinvehensmolem4;haeretprofectosemenintrorsumveri5,quodexcitaturventilantedoctrina;namcurrogatisponterectacensetis,nimersusaltoviveretfomescorde?

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5 QuodsiPlatonisMusapersonatverum,quodquisquediscit,immemorrecordatur6.

[12,1]Turnego:Platoni, inquam,vehementerassentior;nammehorumiamsecundocommémoras,primumquodmemoriamcorporeacontagione52,dehinccummaerorismole53 pressus amisi.— [2] Tum illa: Si priora, inquit, concessarespicias,neilludquidemlongiusaberit,quinrecorderisquodtedudumnescireconfessus es. — Quid? inquam. — [3] Quibus, ait illa, gubemaculis mundusregatur54. — Memini, inquam, me inscitiam meam fuisse confessum, sed quidafferas,licetiamprospiciam,planiustamenexteaudiredesidero.—[4]Mundum,inquit,huncdeoregipauloanteminimedubitandumputabas.—Nenuncquidemarbitror,inquam,necumquamdubitandumputabo,quibusqueinhocrationibusaccedam, breviter exponam. [5] Mundus hic ex tam diversis contrariisquepartibus in unam formamminime convenisset, nisi unus esset qui tam diversaconiungeret55. [6] Coniuncta vero naturarum ipsa diversitas invicem discorsdissociaretatquedivellerei,nisiunusesset,quiquodnexuitcontineret.[7]Nontam vero certus naturae ordo procederei nec tam dispositos motus locis,temporibus, effìcientia, spatiis, qualitatibus explicarent, nisi unus esset qui hasmutationum varietates manens ipse disponeret56. [8] Hoc quicquid est, quoconditamanentatqueagitantur,usitatocunctisvocabulodeumnomino57.—

[9]Tumilla:Cumhaec, inquit, itasentias,parvammihirestareoperamputo,utfelicitatiscompospatriamsospesrévisas58.Sed,quaeproposuimus,intueamur.[10]Nonne in beatitudine sufficientiam59 numeravimus deumque beatitudinemipsamesse consensimus?60— Ita quidem.— [11] Et admundum igitur, inquit,regendumnullisextrinsecusamminiculisindigebit;alioquinsiquoegeat,plenamsufficientiamnonhabebit.—Id,inquam,itaestnecessarium.—[12]Perseigitursolum cuncta disponit? — Negari, inquam, nequit. — [13] Atqui deus ipsumbonum esse monstratus est61. -— Memini, inquam. — [14] Per bonum igiturcunctadisponit,siquidemperseregitomnia,quembonumesseconsensimus,ethic est veluti quidam clavus atque gubernaculum62, quo mundana machinastabilisatqueincorruptaservatur.—[15]Vehementerassentior,inquam,etidtepaulo ante dicturam tenui licet suspicione prospexi. — [16] Credo, inquit; iamenim, ut arbitror, vigilantius ad cernenda vera oculos deducis, sed quod dicamnonminus ad contuendum patet. — Quid? inquam. — [17] Cum deus, inquit,omniabonitatisdavogubemare iurecredatureademqueomnia, sicutidocui,adbonum naturali intentione festinent, num dubitari potest, quin voluntariaregantur seque ad disponentis nutum veluti convenientia contemperataque

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rectorisponteconvertant?63—[18]Ita,inquam,necesseest;necbeatumregimenessevideretur,siquidemdetrectantiumiugumforet,nonobtemperantiumsalus.—[19]Nihil est igitur, quodnaturam servans deo contra ire conetur?—Nihil,inquam.— [20] Quodsi conetur, ait, num tandem proficiet quicquam adversuseum, quem iure beatitudinis potentissimum esse concessimus? — Prorsus,inquam,nihilvaleret.—[21]Nonestigituraliquid,quodsummohuicbonovelvelit vel possit obsistere?—Non, inquam, arbitror.— [22]Est igitur summum,inquit,bonum,quodregitcunctafortitersuaviterquedisponit.64—[23]Turnego:Quam, inquam,me nonmodo ea, quae conclusa est, summa rationum, verummulto magis haec ipsa, quibus uteris, verba delectant, ut tandem aliquandostultitiammagnalacerantemsuipudeat!—

[24]Accepisti,inquit,infabulislacessentescaelumGigantas;sedillosquoque,uti condignum fuit, benigna fortitudo disposuit. [25] Sed visne rationes ipsasinvicem collidamus? Forsitan ex huius modi conflictatione pulchra quaedamveritatis scintilla dissiliat.—Tuo, inquam, arbitratu.— [26]Deum, inquit, esseomnium potentem nemo dubitaverit. — Qui quidem, inquam,mente consistât,nullus prorsus ambigat. — [27] Qui vero est, inquit, omnium potens, nihil estquod ille non possit. — Nihil, inquam. — [28] Num igitur deus facere malumpotest?—Minime,inquam.—[29]Malumigitur,inquit,nihilest,cumidfacereillenonpossit,quinihilnonpotest65.—[30]Ludisne,inquam,meinextricabilemlabyrinthumrationibustexens,quaenuncquidem,quaegrediaris,introeas,nuncvero,quointroieris,egrediare,anmirabilemquendamdivinaesimplicitatisorbemcomplicas?66[31]Etenimpauloantebeatitudine incipiensearnsummumbonumesse dicebas, quam in summo deo sitam loquebare. [32] Ipsum quoque deumsummum esse bonum plenamque beatitudinem disserebas, ex quo neminembeatum fore, nisi qui pariter deus esset, quasimunusculum dabas. [33] Rursusipsam boni formam dei ac beatitudinis loquebaris esse substantiam ipsumqueunumidipsumessebonumdocebas,quodabomnirerumnaturapeteretur.[34]Deumquoquebonitatisgubemaculisuniversitatemregeredisputabasvolentiaquecuncta parere nec ullammali esse naturam. [35]Atque haec nullis extrinsecussumptis, sed ex altero altero fìdem trahente insitis domesticisqueprobationibusexplicabas.—[36]Turnilla:Minime,inquit,ludimusremqueomniummaximamdei munere, quem dudum deprecabamur, exegimus. [37] Ea est enim divinaeformasubstantiae,utnequeinexternadilabaturnecinseexternumaliquidipsasuscipiat67,sed,sicutdeeaParmenidesait,

πάντό$ενεύκύκλόυσϕαέρηςέναλέγκιόνδγκω

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rerum orbem mobilem rotat, dum se immobilem ipsa conservât. [38] Quodsirationes quoque non extra petitas, sed intra rei, quam tractabamus, ambitumcollocatas agitavimus,nihil estquodammirere, cumPlatone sancientedidiceriscognatos,dequibusloquuntur,rebusoportereessesermones68.

XII.Felix,qui1potuitboni2

fontemviserelucidum3,felix,quipotuitgravisterraesolverevincula4.QuondamfuneraconiugisvatesThreiciusgemens5,postquamfìebilibusmodissilvascurreremobiles,amnesstarecoegeratiunxitqueintrepidumlatussaeviscervaleonibusnecvisumtimuitlepusiamcantuplacidumcanem,cumflagrantiorintimafervorpectorisureretnec,quicunctasubegerant,mulcerentdominummodi,immitessuperosquerensinfemasadiitdomos.Illicblandasonantibuschordiscarminatemperans,quicquidpraecipuisdeaematrisfontibushauserat6,quodluctusdabatimpotens,quodluctumgeminansamor,defletTaenara7commovensetdulciveniampreceumbrarumdominosrogat.Stupettergeminusnovocaptuscarmineianitor8,quaesontesagitantmetuultricesscelerumdeae9

iammaestaelacrimismadent;

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nonIxioniumcaputveloxpraecipitatrotaetlongasiteperditusspernitfluminaTantalus;vultur,dumsaturestmodis,nontraxitTityiiecur.Tandem:’Vincimur’arbiterumbrarummiseransait.’Donamuscomitemviroemptamcarmineconiugem;sedlexdonacoherceat,ne,dumTartaraliquerit,fassitluminaflectere’.Quislegemdetamantibus?Maiorlexamorestsibi.HeunoctispropeterminosOrpheusEurydicensuamvidit,perdidit,occidit.Voshaecfabularespicit10,quicumqueinsuperumdiemmentemducerequaeritis;namquiTartareuminspecusvictusluminaflexerit,quicquidpraecipuumtrahit,perdit,dumvidetinferos.

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LIBROTERZO

[1,1]Giàquella aveva terminato il suo canto, ed io, desiderosodi ascoltare,sbigottito,ancoraconleorecchietese,erorimastofermo,tantodolceerastatalasua poesia. [2] E così, poco dopo ripresi: «Somma consolazione degli animistanchi,quantomihaiconfortatoconituoigravipensieri!Quantoancheconladolcezzadeltuocanto!1Atalpuntocheiodopoquestetueparolenonmisentopiùimpariaicolpidellafortuna.Pertantononsolononhopauradifronteaqueirimedi un poco più duri, dei quali parlavi poco fa2, ma addirittura li richiedoavidamente,perchédesideroascoltarti».[3]Alloraquella:«Menesonoaccorta»,disse, «quando tu silenzioso e attento afferravi le nostre parole; del resto, miaspettavoquestotuoatteggiamentointeriore,omeglio,loprodussiinteiostessa.Infattigliargomentichecirimangonosonotaliche,appenagustati,cimordono,sì,ma,quandosonoaccolti alnostro interno, si addolciscono.[4]Matu,che tidichiaridesiderosodiascoltare,diquantafiammabruceresti,sesapessidovestopercondurti!»«Dovemai?»,risposi.[5]«Allaverafelicità»,elladisse,«aquellacheancheiltuoanimoagogna,machenonpuòvedereperfettamenteperchélasuavistaèoccupatadietroalleimmaginidelvero»3.[6]Eio:«Tiprego,faquellochedici, emo strami senza indugioquale siaquellavera felicità». [7]«Lofaròbenvolentieri,peramor tuo»,ella replicò.«Maprimacercheròdi indicartieditratteggiartiquellafelicitàchetuconoscimeglio,perché,dopoaverlavista,possariconoscere l’aspetto della felicità vera, una volta che tu abbia rivolto gli occhidallaparteopposta4.

I.Chivuolseminareuncampofruttifero,primaliberailterrenodaglisterpieconlafalcetagliaroviefelci,perchéilraccoltovengapienodinuovamesse1.Èpiùdolcel’operadelleapi,seuncattivosaporecimordeprimalabocca.Piùdolcisplendonlestelle,quandoNoto

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cessadispargerefragoricheportanlapioggia.QuandoLuciferohascacciatoletenebre,ilbelgiornoconduceiroseicavalli.Anchetu,chestaiguardandoifalsibeni,cominciaaritrarreilcollodalgiogo.Allorasubentrerannoneltuoanimoiveribeni».

[2, 1] Allora fissò per un poco gli occhi a terra e, come se si fosse ritiratanell’augustasededellasuamente,cosìcominciò:[2]«Ognicuradeimortali,cheètormentatadallafaticadivaridesideri,procede,sì,perviediverse,macercapursempredigiungereadununicofine,cheèquellodellafelicità5.Talefineconsistenelbene:ognuno,unavoltachelohaottenuto,nonpuòpiùdesiderarealtro.[3]Questoècertoilsommotratuttiibeniecontienealsuointernotuttiglialtri:segliene mancasse qualcuno, non potrebbe più essere il sommo bene, poichérimarrebbe al di fuori di esso qualche bene che potrebbe essere desiderato6. Èchiaro,dunque,chelafelicitàèunacondizione,resaperfettadalfattochetuttiibeni vi si raccolgono insieme7. [4] Questa condizione, come abbiamo detto, imortalicercanodiconseguirlapercorrendoviediverse:è,infatti,insitopernaturanellamentedegliuominiildesideriodelverobene,mal’errorelisviaeliportaverso i falsi beni. [5]Alcuni credono che il sommobene consistanel non averbisogno di niente, e quindi si danno da fare per nuotare nell’oro; altri, invece,considerano bene quello che più di ogni altra cosa è degno di rispetto, per cuicercanodiottenereglionoriediventare,così,meritevolidirispettoagliocchideiloroconcittadini. [6]Vi sonoquelli che ripongono il sommobenenella sommapotenza, e questi vogliono o regnare essi stessi o stare vicino a chi regna.Macolorocheconsideranocosaottimalafamasidannodafareperdiffondereilloronome glorioso con le arti della guerra e della pace. [7] Moltissimi, invece,commisuranoilfruttodelbeneinbaseallagioiaeallaletizia:costororitengonoche procuri la massima felicità l’essere esultanti di piacere. [8] Vi sono anchequelli che scambiano il fine con la causadi questedue cose, e viceversa, comequelli che desiderano la ricchezza per la potenza ed il piacere o quelli chedesiderano la potenza o per il denaro o perché permette loro di diffondere lafama.[9]Aquestecose,dunque,eadaltreanaloghesivolgelosforzodelleazionie dei desideri umani, come alla nobiltà e al favor popolare, i quali dannol’impressionedipoterprocurareunacertafama;comeallamoglieeaifigli,chevengonocercatiperchéprocurinodiletto; comeagliamici, che sono lacosapiùsacraevenerabile,e sonoannoveratinontra ibenidella fortuna,matraquellidellavirtù,mentre tutto il restovienecercatoperchésidesidera lapotenzao il

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diletto. [10]Ed i beni del corpo, poi, è evidente che sono riferiti a quelli sopradetti, ché la forza e la buona corporatura sembrano fornire la vigoria fisica,mentre la bellezza e la velocità danno la celebrità e la buona salute procura ilpiacere.[11]Èchiarochecontuttequestecosesidesiderasolamentelafelicità;infattiquellocheciascunoricercapiùdituttoilrestoloconsiderailsommobene.Manoiabbiamodettochelafelicitàèilsommobene,percuiquellacondizionecheciascunoconsiderafelice,èdesideratapiùdiognialtra.

[12]Eccotidunquepostadavantiagliocchi,sipuòdire,laformadellafelicitàumana: ricchezze, onori, potenza, gloria, piaceri. Epicuro, facendo contosolamente di questi beni, stabilì, conseguentemente con i suoi postulati, che ilpiacere fosse il sommo bene, in quanto tutte le altre cose, a quanto sembra,arrecanoall’animoildiletto8.[13]Maoratornoaidesideridegliuomini,l’animodeiquali,ancheseconmemoriaottenebrata,ricercacomunqueilsuobene,ma,quasifosseinpredaall’ebbrezza,nonsachestradapercorrerepertornareallasuacasa9.[14]Tisembraforsechesbaglinoquellichecercanodinonaverebisognodi niente? Certo no, perché quello che può rendere felici non è altro che unacondizionediabbondanzadituttiibeni,chenonhabisognodell’altrui,mabastaa se stessa. [15] E allora si sbagliano coloro che credono essere degno dellaconsiderazione e del rispetto ciò che ai loro occhi è ilmeglio? Per niente: e ineffettinonèqualcosadimeschinoedi spregevolequelloche lo sforzodiquasitutti i mortali cerca di ottenere. [16] O forse che la potenza non deve essereannoverata tra le cose buone? Come? Forse deve essere considerato debole esenzaforzequellochesisapercertoesseresuperioreatutto?[17]Oforsechelaglorianonmeritaalcunaconsiderazione?Manon sipuòevitare chequello cheapparecomelacosapiùeccellentedituttenonrisultianchelapiùgloriosa.[18]Infatti, che la felicità non sia colpita dall’ansietà e dalla tristezza e non siasottomessaaidolori e alle afflizioni, chebisognoc’èdidirlo,dalmomento cheanchenelleminimecosesicercaquelloche,quandoèottenutoegoduto,diletta?[19]Ecerto,proprioquesti sono ivantaggi chegliuominivoglionoottenere, eper questo motivo le ricchezze, le dignità, i regni, la gloria, i piaceri essidesiderano, poiché per loro mezzo essi credono che sopraggiungerannol’autosufficienza, il rispetto, la potenza, la celebrità, la letizia. [20] È il bene,dunque,quellochegliuominiricercanocondifferentimodi,equantograndesiainciòlaforzadellanatura,sivedefacilmente,dalmomentocheleopinioni,perquanto varie e differenti tra di loro, purtuttavia concordano nell’amare il fineultimo,cioèilbene10.

II.Quantopoteresullecoseeserciti

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lanaturadominatrice,conqualileggi,provvida,conservil’immensoorbe,stringaeleghiconirresolubilevincoloognicosa,mipiacedireconcantosonorosullepieghevolicordedellacetra.IPunicileoniportanobellecateneevoglionoilcibodatodamanoumanae,avvezziasubirlefrustate,temonoillorodomatore;seperòilsanguehabagnatoleorridefauci,tornanoleiredalungotempoassopiteeconterribilruggitosiricordandisé1:scioltiinodi,liberanoilcollo,e,perprimoazzannatodadentecruento,ildomatoreneconoscel’irarabbiosa.L’uccellochegarrulocantasuglialtirami,èrinchiusoinunagabbia:bevandepienedimieleeabbondantecibocondolceamorescherzosalacuradegliuominigliporge;setuttavia,balzandosullostrettograticcio,vedelegraditeombredeiboschi,spargeecalpestaconipiediquelcibo,ricercamestosoltantoleselve,leselvesussurracondolcevoce.Priaspintodaforzatenace,piegainbassolacimal’arbusto;maseladestrachelocurvalolascia,eccocheguardailcieloconlapuntadiritta.CadeFebonelleondeEsperie,maconnascostosentieronuovamentepiegailcarroversol’usatosorgere.Ognicosavuolecorrereindietroeciascunagodeatornare,maanessunarimanel’ordineassegnato,senonuniràlafineall’inizioenonfaràdiséunostabilecircolo2.

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[3,1]Anchevoi,oesseriviventi sulla terra11, sognate, siapure inuna tenueimmagine,ilvostroprincipio,equellocheèveramenteilfinedellavostrafelicitàvoi lo vedete comunque con il pensiero, anche se esso non è particolarmenteacuto,eperquestomotivo l’impulsodellanaturaviconducealverobeneedalverobenevidistoglieunmolteplice errare. [2]Considera, infatti, segliuominisianoingradodiarrivarealterminefissato,qualoraimpieghinoqueglistrumenticon iqualiessi credonodi raggiungere la felicità. [3]Se ildenarooglionorietutte lealtre cosepossonoarrecareunacondizionedivita tale cheadessanonmanchi,apparentemente,nessunacosabuona,anchenoidovremoammetterechediventerannofelicicolorocheconseguirannoquestecose.[4]Masetalicosenonriescono a procurare quello che promettono e mancano di molti beni, non èchiaramentefalsaquell’immaginedifelicitàcheinessesicoglie?[5]Pertantoiodomandoateperprimo,chepocotempofanuotavinell’oro: inmezzoaquellestesseabbondantissimetuericchezzenonfostimaiturbatodaun’ansietàcheintesorgevainseguitoaunaqualunqueoffesa?»[6]«Anzi»,replicai,«iononriescoaricordarmidiaveremaiavutol’animosereno,senzaesseresempreangustiatodaqualcosa». [7] «Non forse perché ti mancava quello che non volevi che timancasse,oc’eraquellochenonavrestivolutocheci fosse?»«Èpropriocosì»,risposi.[8]«Tudesideravi,dunque,lapresenzadiunacosael’assenzadell’altra?»«Lo ammetto», risposi. [9] «Ma colui che desidera qualcosa, manca proprio diquella?» «Ne manca», dissi. «Però colui che manca di qualcosa non èassolutamenteautosufficiente».«Pernienteaffatto», risposi, [io]«E tu,dunque,cheeripienodi ricchezze, soffriviquestamancanza?»«Comeno?», risposi, [n]«Le ricchezze, dunque, non possono rendere non manchevole di niente néautosufficiente;epuresembravachelericchezzetipromettesseroproprioquesto.[12]Ecertoiocredochesidebbaconsideraresoprattuttoquestoparticolare,cioèche il denarononpossiedeniente, per suanatura, chenonpossa essere tolto acolorocheloposseggono,anchesefannoresistenza».«Loammetto»,risposi.[13]«Ecomenonammetterlo,dalmomentocheognigiorno ilpiùforteportavia ildenaroalpiùdebole,anchesequestisioppone?Dadovevengono,infatti,ilitigidelforo,senondalfattochesirichiedelarestituzionedeidanarichesonostatiportativia,oconlaforzaoconlafrode,achinonvoleva?»«Ècosì»,risposi.[14]«Avrà,dunquebisogno»,riprese,«diunaiutocheprovienedall’estemo,chiunquevoglia difendere il proprio danaro». «Chi lo potrebbe negare?», risposi. [15]«Eppurenonavrebbebisognodiquell’aiuto,senonpossedesseildanaro,chepuòperdere».«Sipuòbendirlo»,ammisi.[16]«Dunque, siamoandatia finirenellaconclusioneopposta:infattiquellericchezzechesicredevachepotesserorendereautosufficienti, rendono bisognosi, piuttosto, della difesa di un altro. [17] E c’èmaiunmodoperallontanare lapovertàpermezzodelle ricchezze?Forse che i

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ricchipossonofareamenodiaverefame,forsepossonononaversete,forsechelemembradeipossessorididanarononsentonoilfreddodell’inverno?[18]Matudirai che i ricchihanno ilmododi saziare la fameedi cacciare la seteed ilfreddo. Ma così si può mitigare con le ricchezze la mancanza, non si puòeliminarlacompletamente,chésequestamancanza,chesempreapre laboccaerichiede qualcosa, è saziata dalle ricchezze, è inevitabile che rimanga unamancanzachedeveesseresaziata.[19]Enonparlodelfattocheallanaturabastapochissimo, mentre alla avidità non basta niente. Perciò, se le ricchezze nonpossonoeliminarelamancanzaeanzi, lafannosorgerelorostesse,comepotetevoipensarecheesseforniscanolaautosufficienza?

III.Perquantoabbondantescorrailfiumed’oroconcuiilriccoavaroraccoglielericchezze

chemainonsaziano1,ancheseappesantisceilcolloconifruttidelrossolido2,

econcentobuoisolcaicampiopimi,l’affannochelomordenonlolasciadavivo,

edopomortononl’accompagnerannolevolatiliricchezze.

[4, 1] Ma le dignità rendono onorevole e degno di rispetto colui al qualetoccano12.Maforselemagistraturehannotantopoteredainstillarelevirtùnellamente di chi le possiede e da cacciarne i vizi? [2] Eppure esse di solito dannolustroallamalvagità,nonlacacciano,percuiavvienechecisdegniamoavedereche esse sono toccate a delle persone spesso indegnissime: così, Catullo definìscrofolosoNonio,anchesesedevasullasediacurale13.[3]Vedi,dunque,quantodisonore le dignità arrechino ai malvagi? Eppure la loro indegnità sarà menoevidenteseessinonsarannoillustripernessunonore.[4]Eanchetu,avrestimaipotutoessercostrettodaalcunpericoloaesercitareunamagistratura insiemeaDecorato14,incuiscorgevil’indolediunindegnissimobuffoneediundelatore?[5]Nonpossiamo,infatti,invirtùdeiloroonorigiudicaredegnidirispettocoloroche consideriamo indegni di quegli stessi onori. [6] Se tu, invece, vedessi unoornatodellasapienza,loconsiderestiforsenondegnodiriverenzaonondegnodiquella stessa sapienzadi cui è ornato?» «Certamenteno». [7] «È insita, infatti,nellavirtùunasuapropriadignità,cheessatrasfondeimmediatamenteincoloroai quali si aggiunge. [8] E poiché questo non lo possono fare gli onori che ilpopolociassegna,èchiarochetalionorinonposseggonolabellezzapropriadellaveradignità. [9] E a tal proposito bisogna fare attenzione soprattutto a questo:

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cheseunoètantopiùabbiettoquantopiùgrandeèilnumerodellepersonechelo disprezzano, la dignità, dal momento che non può rendere degni di onorecoloro che essa pone in primo piano, rende le persone disoneste ancor piùspregevoli,[10]Maquestononavvieneimpunemente,perchéimalvagiripaganoledignitàconugualemoneta,datochelemacchianoconilpropriocontatto.

[11]Eperchétucapiscachequelverorispettodicuiparliamononpuòtoccaregrazieaquestedignità, che sonocomeombre: seuno,dopoaver esercitatopiùconsolati, capitasse per caso presso popoli barbari, forse che quella carica lorenderebbeonorevole ai loroocchi? [12] Eppure, se questa fosse la prerogativanaturaledelledignità,essenonverrebberomenoallorocompitodanessunapartedelmondo,cosìcomeilfuocononcessamaidiesserecaldoinnessunapartedellaterra.[13]Mapoichéquestaprerogativaèattribuitaalledignitànondallapropriaessenza,madallafallaceopinionedegliuomini,ledignitàsubitosvanisconononappena sonogiunte presso coloro chenon le ritengono tali. [14]Ma questo, tudirai, avviene presso i popoli stranieri: forse allora che esse durano in eternopressocoloroinmezzoaiqualitalidignitàsonosorte?[15]Eppurelapretura,cheunavoltaeraunacaricaimportante,adessoèdiventatounnomevanoeungravepesodelcensosenatorio15;seuntempounocuraval’annona,costuieraritenutoimportante: ora, invece, che cosa c’è di più umile di quella prefettura?16[16]Come, infatti, abbiamo detto poco fa, quella cosa che non possiede una suaintrinsecagrandezzaoraacquistasplendore,oraloperde,inbaseall’opinionedichiseneserve.[17]Se,dunque,glionorinonpossonorenderedegnidirispetto;seessiperprimidiventanosozziinseguitoalcontattoconlepersonemalvage;seconilmutardeitempicessanodibrillare;sediventanoviliproprioasecondadicome li considerano gli uomini, cos’hanno in sé di bello, che meriti di esseredesiderato?Tantomenonehannodadonarloaglialtri.

IV.Perquanto,superbo,diporporatiriasiadornasseediniveepietruzze1,

odiosoatuttiperòvivevaNerone,confurentelussuria.

Matalvolta,losciagurato,davaavenerandisenatoriindegnecariche.

Chi,dunque,considererebbefelicilecaricheprocuratedagliindegni?2

[5,1]Oforsecheiregnielafamiliaritàconirepossonorendereunopotente?

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Ecomeno,tudirai,dalmomentochelalorofelicitàdurapersempre?[2]Eppureitempipassatisonopienidiesempi,neèpienaanchel’etàpresente,amostrarequanti re hanno mutato la loro felicità con la sciagura. Illustre davvero è lapotenza chenon è in gradodi conservare se stessa! [3]Ché se èquestopotereregaleaprocurarelafelicità,nonneconsegueche,sevieneamancareinparte,esso diminuisce la felicità e arreca la miseria? [4] Si estendano pure quantovogliono gli imperi umani: è inevitabile che rimangano in numeromaggiore ipopoli chenon sono sottomessi anessun re. [5]Ma in quella parte in cui vienmenoilpoterechedàlafelicità,inessasubentralamancanzadipotere,laqualerendemiseri: inquestomodo, dunque, è inevitabile che i re abbianounapartemaggiore di miseria. [6] Un tiranno, che ben conosceva i pericoli della suacondizione, rappresentò i timori, che il regno procura, per mezzo del terroresuscitato da una spada appesa sopra il capo di una persona17. [7]Qual èmai,dunque,questopoterechenonèingradodicacciareimorsidellepreoccupazioni,chenonpuòevitare i pungolidellepaure?E certamente essi vorrebberoviveresereni,manonlopossono:epoisivantanodelloropotere![8]Ealloratucredichesiapotentecoluichetuvedivolereciòchenonpuòfare;credichesiapotentecoluicheva ingiroaffiancatodaunoscherano;coluiche temeperprimo,e inmaggior grado, coloro ai quali incute paura; colui che, per poter sembrarepotente,ènellemanideisuoiservitori?[9]Dovreiforsedilungarmisuicortigianideire,quandopotreidimostrarecheiregnistessisonopieniditantadebolezza?Icortigianisonoabbattutidalpotereregalespessoquandoèintegro,spessoquandocrolla! [10]Nerone costrinse Seneca, che era suo famigliare e suo precettore, asceglierecomevolevamorire18;AntoninogettòallespadedeisoldatiPapiniano,che era stato a lungo potente tra i suoi cortigiani19, [11] eppure l’uno e l’altroavevanovoluto rinunziare alla loro potenza e, tra i due, Seneca tentò anchediconsegnarelesuericchezzeaNeroneediritirarsiavitaprivata20,mamentrelalorostessagrandezza li trascinavaalla rovina,nessunodeiduepotè farequellochevoleva. [12] E allora cos’è questa grande potenza, che è temuta in sommogrado da coloro che la posseggono, che nemmeno quando tu la vuoi avere tirende sicuro, e, quando la vuoi deporre, non la puoi scansare? [13] O forse tipossono difendere quegli amici che ti sono stati procurati non dalla virtù, madallafortuna?Macoluicheèstatofattotuoamicodallabuonasorte,tisaràresonemico dalla disgrazia. [14] Quale calamità è più efficace a nuocere che unnemicocheètuofamigliare?

V.Chivorràesserepotentedovràdomareleireferoci

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enonsottomettereasozzebriglieilcollodalibidinevinto1.Chéancheselaterradell’indialontanatremaaituoiordini,edètuaserval’ultimaThule2,cacciareperòinegriaffanniemettereinfugaimiserilamentisenonsipuò,nonèpotenza.

[6,1]E lagloriaquantospessoè ingannevole,quantospessoè turpe!Percuinonsenzamotivoilpoetatragico21esclama:

«Ohgloria,gloria,ainfinitimortalichenientevalgonotugonfi,grande,lavita!»

[2]Èstatomaggiore,infatti,ilnumerodicolorochespessohannoriportatofamagraziealleerrateopinionidelvolgo:machecosasipuòimmaginaredipiùturpe?Infatticolorochesonocelebratisenzaungiustomotivo,dovrannobenarrossireperprimidellelodidicuigodono.[3]Eanchesequestelodisonostateottenuteconimeriti,checosaavrannoaggiuntomaiallacoscienzadelsapiente,ilqualemisurailsuobenenoninbasealrumorpopolare,mainbaseallaveritàdellasuacoscienza?[4]Chésesembrabelloaverdiffusoilproprionome,neconseguechesia considerato turpe non averlo fatto. [5] Ma dal momento che, come ti hospiegatopocofa,è inevitabilechesianopiùnumerosi ipopoliaiqualinonpuògiungere la fama di un uomo soltanto, ne consegue che colui che tu considerifamoso,inunaparte,anchevicinissima,delmondoappaiasconosciuto.[6]Etraquestecose,poi,iononritengonemmenochemeritimenzioneilfavorpopolare,chenonprovienedaunrettogiudizioenonduramaisaldo.[7]Epoiquantosiavano,quantosiastoltoilnomedellanobiltà,chièchenonveda?Chésequestanobiltàèricondottaallagloria,alloraessanonappartieneate,perchélanobiltàsembra essere una certa fama che proviene dai meriti dei nostri avi22. [8] Seinvecelafamaprovienedall’esserenominati,ènecessariochesianofamosiquellideiquali si parla, per cui la famadegli altrinon rende splendido te, senonnepossiediunatua.[9]Chéselanobiltàpossiedequalcosadibuono,iopensocheconsistasoltantonellanecessità,impostaainobili,dinondegeneraredallavirtùdegliantenati.

VI.Tuttoilgenereumanointerraprovienedallamedesima

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nascita;unosolo,infatti,èilpadredellecose1,unosolotuttogoverna.EglidetteaFeboiraggieallalunaicomi,eglidetteanchegliuominiallaterra,comelestellealcielo.Egliracchiusenelcorpol’animo,derivatodall’altasededelcielo2:nobile,pertanto,fuilgermogliochetuttiprodusse.Perchéproclamatelavostranobiltàegliantenati?SeivostriprimordieilDiocreatoretuconsideri,nessunoèignobilesenonchi,dedicandosiconisuoivizialmale,abbandonal’originepropria.

[7, 1] E a che scopo parlare dei piaceri del corpo23, che, se desiderati, tiriempiono di ansietà, quando ti saziano, ti fanno pentire? [2]Quantemalattie,quantidoloriintollerabili,comesefosseroilfruttodellamalvagità,essiarrecanodisolitoalcorpodichinegode![3]Qualegioiaprocuriilloromoto24,iononloso; che invece sia triste la conclusione dei piaceri, lo capirà chiunque vorràricordareiproprigodimenti.[4]Chéseessipossonorenderefelici,alloranonvièmotivo che non diciamo felici anche gli animali, dal momento che ogni loroistintotendeasaziareproprioquellochemancanelcorpo.[5]Onestissimo,senzadubbio, è il diletto che procurano la moglie e i figli, ma è una sentenza checorrisponde fin troppo alla realtà naturale quella di chi disse (non so chi) cheaveva trovato nei figli i suoi torturatori25: quanti morsi all’animo procuri lacondizionedeifigli,qualunqueessasia,iocredochenoncisiabisognodidirtelo,ché hai fatto altre volte esperienza e ora ti preoccupi per loro. [6] A questopropositoioapprovolasentenzadiEuripide, ilpoetaamecaro26, ilqualedissechechieraprivodifiglierafeliceperunadisgrazia.

VII.Cosìèfattoognipiacere:pungechinegode,eparialleapichevolano,poichehaversatoilgraditomiele,fuggeeferisceicuoricolpitidamorsoincessante.

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[8,1]Nonvi èalcundubbio,pertanto, chequeste stradecheconduconoallafelicitàsonoerrateenonpossonoportarenessunolàdovepromettono.[2]E inquantograndimaliessesiavviluppino,telomostreròconpochissimeparole.[3]Ebbene,cercheraidiraccoglieredeldenaro?Macosìlotoglieraiachilopossiede.Vuoi brillare per dignità? Dovrai supplicare chi te la concede, e tu che vuoiprecedere gli altri negli onori, diventerai spregevole nell’umiliazione che tiprocura il domandare. [4]Desideri la potenza? Esposto alle insidie dei sudditi,vivraiinmezzoaipericoli.[5]Vorrestiaverelagloria?Matrascinatoinoppostedirezioni per le strade più aspre, ecco che cessi di essere sereno. [6] Vorrestitrascorrereunavitaneipiaceri?Machinondisprezzerebbee scaccerebbecoluichediviene schiavodella cosapiùabietta epiù fragile, il suo corpo?[7]E poi,colorocheostentanoibenidelcorpo,suqualeesiguo,suqualefragilepossessosibasano! Forse che potrete vincere gli elefanti nella mole, i tori nella forza,correrete più veloci delle tigri? [8] Volgetevi a guardare l’estensione, ilfirmamento,lavelocitàdelcielo27,esmetteteunabuonavoltadidareimportanzaallecosedipococonto!Edelresto,questocielononècosatantomirabiledipersé, quanto per la razionalità che lo regge. [9] Ma la bellezza del suo aspettoesteriorecomefaprestoapassare,comeèfugace!Piùdeifioridiprimavera,cheappassisconocosìpresto![10]Ché se, comediceAristotele,gliuominiavesserogli occhi di Linceo, sì che la loro vista potesse penetrare entro quello che faostacolo,nonèforseverochequelcorpodiAlcibiade,bellissimoallasuperficie,apparirebbebruttissimosepotessimoguardarloall’interno?28Pertanto,chetusiabelloavedersi,nonteloprocuralatuanatura,maladebolezzadegliocchialtrui,che tiguardano,[11]Madatepure,comevolete,unvaloreeccessivoaibenidelcorpo, purché sappiate che quello che voi ammirate, qualunque esso sia, puòdissolversi con il breve calore di una febbre che dura tre giorni. [12]Da tuttequesteconsiderazionisipuòconcluderechequestecose,chenonpossonodareibeni che promettono e non sono complete, perché non riuniscono in sé tutti ibeni,nonportano,amo’disentiero,allafelicità,enonrendonofelicigliuomini.

VIII.Ahi,qualeignoranzaconduceimiserilontanidalrettosentiero!Nell’alberoverdeggiantevoinoncercatel’oro,enoncoglietelegemmesulleviti,nonnascondeteleretisuglialtimontiperarricchirelemensedipesci,esevoleteseguirelecaprechepascolano,noncercateilmareTirreno;gliuominiconosconoirecessidelmare,

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chestannascostisottoiflutti;l’ondacheèfertilediniveegemme,

oquelladirosseggianteporpora,oilidifamosidipescidelicati

odiirsutiricci.Madovestianascostoilbenechedesiderano,ciechi,loignorano,enonsenedispiacciono;sprofondatisottoterra,iviricercanoquellocheèaldilàdelpolostellato1.Cosapotreiauguraredegnodellestolidementi?Cerchinopurericchezzeeonori:unavoltachesisaranprocuratifalsibeni,sottogravepeso,alloraconoscerannoquelliveri.

[9,1]Mabastaesserearrivatifinoaquestopuntopermostrarel’aspettodellafalsafelicità:setulaesaminiconattenzione,l’ordinesuccessivodegliargomentirichiede che ti si mostri quale sia quella vera». [2] «E certamente io vedo»,risposi, «che con le ricchezze non si ottiene l’autosufficienza, né con i regni lapotenzanécon lecariche il rispettonécon lagloria la famanéconipiaceri laletizia». «Ma forse sei riuscito a comprendere anche i motivi per cui le cosestannocosì?»[3]«Misembradivederlicomeattraversounasottile fessura,mapreferireiconoscerlipiùchiaramentedate».[4]«Eppurelaspiegazioneèpronta.Infattiquellochepersuanaturaèsempliceel’indiviso,l’erroreumanoloseparaeloallontanadalveroedalperfettoperaccostarloalfalsoeall’imperfetto29.Otupensichequellochenonhabisognodinientesiamanchevoledipotenza?»«Pernienteaffatto»,risposi30.[5]«Edicibene,perchésec’èqualcosacheperqualcheaspettoèmenovalida,ènecessariocheproprioperquestoaspettoabbiabisognodella difesa di un’altra». «È senz’altro così», risposi. [6] «Pertanto l’essereautosufficientiel’esserepotentisostanzialmentecoincidono».«Sembracosì».[7]«Maquellocheèfattoinquestomodo,deveesseredisprezzato,o,alcontrario,èdegno, più di ogni altra cosa, di rispetto?» «Ma questa ipotesi non meritanemmeno il dubbio». [8] «Aggiungiamo dunque anche il rispetto all’esserepotenti, in modo da affermare che queste tre sono una cosa sola».«Aggiungiamolopure,sevogliamoammetterelaverità».[9]«Ebbene?»,riprese,«tu pensi che questa cosa di cui parliamo sia oscura e ignobile, oppureillustrissimaperrinomanzadiognigenere?Mafa’attenzione,eguardasequelloche tuhaiammessoessereprivodibisognoepienodipotenzaedegnodiognionore, siamanchevoledi fama enonpossaprocurarsela, e quindi perun certo

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aspetto risulti essere una realtà di minor conto». [11] «Non posso nonammettere», dissi, «che questa realtà, così com’è, sia anche famosissima». [12]«Neconsegue,dunque,chedobbiamoammetterechelafamanonsidifferenziainniente da quelle tre prerogative sopra enunciate». «Ne consegue», dissi. [13]«Ebbene?Quello che non abbisogna di niente di estraneo a sé, quello che puòognicosaconleproprieforze,quellocheèillustreemeritarispetto,nonèforseanchepienodiletizia?Così,almeno,risulta».[14]«Certo»,risposi,«comepossatoccare ad una tale realtà qualche dolore, è cosa, questa, che io non riesconemmenoapensare:pertanto,seiprecedentipuntirimangonosaldi,ènecessarioammettere che questa realtà sia piena di letizia». [15] «Anzi, anche questo ènecessario in virtù dei medesimi presupposti, vale a dire che i nomi dellaautosufficienza,dellapotenza,dellafama,delrispetto,dellaletizia,sianodipersédiversi,madiessilasostanzanonsiadiversa».«Ènecessario»,risposi.

[16]«Dunque,questarealtà,cheèunicaesemplicepernatura,èstatadivisainparti dalla scelleratezza degli uomini, i quali, mentre cercano di ottenere unapartediunarealtàcheèprivadiparti,nonottengononélapartediessa,chenonesiste, né la realtà stessa, che non desiderano affatto». [17] «In che senso diciquesto?»,replicai.«Coluichecercalericchezzepersfuggireallapovertà,nonsipreoccupa della potenza, ma preferisce rimanere spregevole e oscuro, rinunciaancheamoltipiacerinaturali,purdinonperderequeldenarochesièprocurato.[18]Mainquestomodononglitoccanemmenolaautosufficienza,erimanepoiprivodellaforza,ètrafittodallemolestie,èumiliatodallasuabassacondizione,ènella oscurità, perché gli altri lo ignorano. [19] D’altra parte chi desiderasolamente la potenza, sperpera il denaro, disprezza i piaceri e non si cura diqueglionorichesonoprividellapotenza,eneppurdellagloria.[20]Matuvediquantecosemanchinoancheaquestapersona:capita, infatti,chetalvoltaabbiabisognodelnecessario,chesentaimorsidellepreoccupazioni,eche,siccomenonpuòscacciarequestimali,cessidiessereanchequellocheavevaperseguitosopraognicosa,valeadirediesserepotente.[21]Altrettantosipuòdireperglionori,per la gloria, per i piaceri: dal momento, infatti, che ciascuna di queste coseequivaleallealtre,chinericercaunasenzalealtrenonottienenemmenoquellachedesidera».[22] «E chediremo, allora, se costui cercassedi ottenere tutte lecose in una volta?» «Che costui vorrebbe senza dubbio la somma felicità: mariuscirebbe a trovarla in quelle cose che abbiamo già mostrato non essere ingrado di fornire quello che promettono?» «Per niente affatto», risposi. [23]«Dunque, inqueste cose che, prese singolarmente, si crede chepossano fornirel’unaol’altradellerealtàdesiderabili,innessunmodosideveandareacercarelafelicità».«Loammetto»,risposi,«enonsipuòdirenientedipiùvero».

[24]«Tuconosci,dunque»,riprese,«comesiafattalafalsafelicità,equaline

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siano le cause. Ora devi volgere lo sguardo dellamente in senso opposto, e lìimmediatamente vedrai quella vera felicità che ti abbiamo promesso». [25] «Ecertamente»,risposi,«essaèchiaraancheaunciecoetumelahaimostratapocofa, quando cercavi di svelarmi le causedella falsa felicità. [26]Ché, senonmiinganno, la vera e perfetta felicità è quella che può rendere l’uomoautosuffìciente, potente, degno di rispetto, famoso e lieto. [27] E perché tu tirendacontoche10hocompreso laquestionenel suo intimo,quella felicitàchepuòveramentefornireunasoltantodiquestecose,poichétuttesonougualitradiloro,ioriconoscosenzaincertezzachequellaèlapienafelicità».[28]«Beatote,omio allievo, per questa tua opinione, pur che tu le aggiunga anche quest’altropunto!»«Equale?»,risposi.[29]«Pensituchetraquestecosemortaliecaduchevene siaunachepossaarrecartiunacondizionedi talgenere?»«Non locredoaffatto»,risposi,«equestotulohaimostratocomemegliononsisarebbepotutodesiderare». [30] «Queste cose, dunque, possono arrecare ai mortali o delleimmaginisoltantodelverobeneocertibeniimperfetti,mailveroeperfettobenenon lopossonoarrecare inalcunmodo».«Sonod’accordocon te», risposi. [31]«Dalmomento, dunque, che hai capito quale sia la vera felicità, e quali siano,invece, le forme di felicità che imitano la vera, non rimane altro da fare checonosceredovetupossaottenerelaverafelicità».«Questa»,risposi,«èunacosacheaspettodaunpezzo,econansia».[32]«Madalmomentoche,comepiacealnostro Platone nelTimeo», ella riprese, «anche per le più piccole cose si deveimplorarel’aiutodiDio31,checosapensichedobbiamofareadesso,permeritareditrovarelasedediquelsommobene?»[33]«Iopensochesidebbainvocareilpadre di tutte le cose32: se non lo facciamo, nessun inizio avrà le sue giustefondamenta».«Hairagione»,rispose,ecosìdicendointonòilsuocanto:

IX1.«Ohtuche2coneternaragioneilmondogoverni3,creatoredellaterraedelcielo4;tucheordinialtempodiprocederedalleternità5eimmotorimanendoiltuttomuovi6;tu,chenoncauseateesternespinseroacrearel’operadellamateriachefluttuava7,madelsommobenel’idea8,privadiinvidia9,inteinsita;tuognicosaderividall’esempiosuperno10;tu,bellezzasuprema,portinellamenteilmondo,cheèbello,eformandoloconimmagineatesimile11,

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ordiniallepartidiesso,perfette,direnderloperfetto12

Tuconinumericolleghiglielementi13,sìcheifreddiconlefiamme,ilseccoconvengaconilliquido,ilfuoco,piùpuro,nonvoliinaltooilpesononportiinbassoesprofondilaterra14.Tumettiinsiemeediffondipermembraaleiuguali15

l’animachestanelmezzoemuoveognicosa,triplicenatura16;allorquando,divisaindue,haracchiusoentroduecerchiilmoto17,procedepertornareinsestessaecorreintornoallamenteprofonda18econanalogaimmagineilcieloessamuove19.Tudaugualicauseproducileanimeeleviteminori20,e,unendoleinaltoacarrileggeri21

lesparginelcieloenellaterra:conlegged’amore22

essesivolgonoateetulefaitornareconreducefuoco.Da’,oPadre23,allamiamentediascendereall’augustasede24,concedidivederelafontedelbene25,concediditrovarelaluce26,edifìggereinte,benchiari,glisguardidell’animo.Sgombralenebbieeipesidellamassaterrena27

ebrillaneltuosplendore:chétuseiilsereno,tuseiilriposo,lapacedeipii28;vederteèilfine29;tuseiprincipio,motore,guida,viaetermineinsieme30.

[10, 1] Dal momento, dunque, che tu hai visto quale sia la forma del beneimperfettoequalelaformadelbeneperfetto,oraiocredochesidebbamostrareinchecosaconsistaquestaperfezionedellafelicità33.[2]Atalpropositoiopensoche la prima ricerca da fare sia se nella natura possa esistere un bene di quelgenerechetuhaidefinitopocofa,perchénonciinganniunavanaimmaginedelnostro pensiero, contraria alla realtà dei fatti. [3] Ma non si può negare chequestobeneesistaesiacomelafonte(secosìsipuòdire)dituttiibeni34:infattitutto quello che è detto imperfetto è definito tale per la diminuzione delperfetto35.[4]Percuiavvienecheseinqualchegeneredicosesitrovaquellocherisultaessereimperfetto,ènecessariocheinquellostessogenerevisiaancheun

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perfetto: infatti, se togliamo la perfezione, non ci si potrebbe nemmenoimmaginaredondederiverebbequellacosachesidiceessereimperfetta.[5]Chélanaturanonpartedalle cosepiùpiccole e imperfette,maprocededalle realtàintegre e perfette, e discende fino a queste realtà estreme ed esigue36. [6] Se,infatti,comeabbiamomostratopocofa,esisteunafelicitàimperfettainunbenedestinato a perire, non si può dubitare che esista una felicità salda e perfetta».«Questaconclusioneèassolutamentecertaevera»,risposi.

[7] «Ma dove abiti questa felicità, consideralo nelmodo seguente. Che Dio,l’originedituttelecose,siabuono,lodimostrailconvincimentocomunedituttigli animi umani37: infatti, dalmomento che non si può pensare niente che siameglio di Dio, come si potrebbe dubitare che sia buono quello di cui niente èmeglio?[8]ElaragionedimostracheDioèbuonoinmododapoterciconvincereche in lui vi è anche il bene perfetto. [9] Infatti, se Dio non fosse così, nonpotrebbe essere l’origine di tutte le cose; vi sarebbe qualcosa migliore di lui,qualcosa che possedesse il bene perfetto, che risulterebbe precedente e piùprezioso di questo: è risultato chiaro, infatti, che tutte le cose perfette sonoantecedentiaquellemenocomplete.[10]Pertanto,affinchéilragionamentononprocedaall’infinito,bisognaammettere cheDio, cheè sommo, è assolutamentepienodelbenesommoeperfetto.Manoiabbiamostabilitoche ilbeneperfettocostituiscelaverafelicità;pertantoènecessarioconcluderechelaverafelicitàsitrova riposta nel sommo Dio38». «Intendo», risposi, «e non vi è niente,assolutamente, che possa essere detto contro questa conclusione», [n] «Maosserva,tiprego»,disse,«cometupossadimostrareinmanierafermaesicurailfattocheabbiamodetto,cioècheilsommoDioèassolutamentepienodelsommobene».«Inchemodo?»,risposi.[12]«TunondevicrederecheilPadredituttelecose,dicuistiamoparlando,abbiaricevutodall’esternoquelsommobene,dicuisi è detto che è pieno, o che lo possieda per natura, sì, ma nel senso che lasostanza di Dio, che la possiede, è diversa dalla sostanza della felicità, che èposseduta39.[13]Infatti,setupensassichequelbeneèstatoricevutodall’esterno,tu potresti pensare anche che chi lo ha dato fosse più prezioso di chi lo haricevuto,mentrenoiconfessiamosecondoogniconvenienzacheDioèsuperioreatutte le cose. [14]Ché se il bene è inDio per natura,ma è diverso daDio sulpianorazionale,dalmomentochestiamoparlandodiDio,autoredituttelecose,immagini, chi ne è capace, chi possa aver unito insieme queste due realtàdifferenti. [15] Infine,quellocheèdifferentedaqualsivogliacosa,nonèquellacosa dalla quale si intende che esso è differente; pertanto quello che per suanatura è differente dal sommo bene non è sommo bene; ma questo è empiopensarlo di colui che è certamente superiore ad ogni cosa. [16] Senza dubbio,

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infatti,nessunacosapuòpersuanaturaesseresuperiorealsuoprincipio,percuiconverissimoragionamentoiovorreiconcluderechequellocheèilprincipioditutte le cose è anche il sommo bene, in virtù della sua stessa sostanza». «Haiperfettamenteragione»,dissi.[17]«Masi èammessoche la felicitàè il sommobene».«Ècosì»,risposi.«Dunque»,ellariprese,«ènecessarioammetterecheDioèlafelicitàstessa».«Nonpossocontestareiprecedentipostulati»,risposi,«evedochequestochesièdedottooraèlaconseguenzadeiprecedenti».

[18]«Considera,dunque»,riprese,«sesipuòdimostrareconmaggiorerigorequesto medesimo punto, anche in base al fatto che non possono esserci duesommibeni, diversi l’unodall’altro. [19] Infatti, di due beni in contrasto tra diloro, è evidente che l’uno non è quello che è l’altro: pertanto nessuno dei duepotràessereperfetto,dalmomentocheaciascunomanca l’altro.Maquellochenonèperfetto,èevidentechenonpuòesseresommo:pertanto innessunmodopossonoesserediversitraloroquellichesonosommibeni.[20]Eppureabbiamodedotto che la felicità e Dio sono il sommo bene, per cui è necessario che lasomma felicità sia il sommo Dio». [21] Risposi: «Non si può trarre nessunaconclusionepiùoggettivamenteveradiquestanérazionalmentepiùcertanépiùdegnadiDio».[22]«Maoltreatuttociò»,disse,«comeglistudiosidigeometriahanno l’abitudine di inferire certe conclusioni dopo aver dimostrato alcunipresupposti,conclusionichechiamanoporismata,cosìancheiotidarò,percosìdire,uncorollario40.[23]Infatti,siccomeèconl’ottenimentodellafelicitàchegliuominidiventanofelici,esiccomelafelicitàconsistenellastessanaturadiDio,èevidentechegliuominidiventanofeliciconl’ottenimentodiDio.[24]Macomediventano,conl’ottenimentodellagiustizia,giusti,edellasapienza,sapienti,cosìcon analogo ragionamento è necessario che coloro che hanno ottenuto DiodiventinoDio. [25] Pertanto ogni persona felice èDio. Per natura, certo,Dio èunosolo,maperpartecipazionenienteimpediscechedèisianonumerosissimi41»,[26] «È bello e prezioso», risposi, «questoporisma, o corollario come preferiscichiamarlo».[27]«Eppurenonviènientedipiùbellodiquesto,chelaragioneciconvinceadannetterealprecedente».«Equale?»,risposi.[28]«Dalmomentochela felicità, a quanto sembra, contiene molte cose, forse che tutte queste coseformano, costituendounavarietàdiparti, qualcosa che è comeuncorpounico(corpodellafelicità, intendodire),oppureviètradiesseunacosacheformalasostanza della felicità, e tutte le altre, poi, si riferiscono alla sostanza?» [29]Risposi:«Vorreichetulospiegassimeglio,passandoinrassegna,appunto,questecose».«Nonpensiamonoi che la felicità siaunbene?»«Anzi, il sommobene»,dissi. [30]«Tupuoi aggiungerequestoa tutte le cose. Infatti la felicità è anchesommaautosufficienzaecosìèsommapotenza,ecosìpureilrispetto,lafamaeil

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piaceresonoconsideratiequivalentiallafelicità.[31]Ebbene?Tuttequestecose,intendo dire il bene, l’autosufficienza, la potenza e le altre, costituiscono lemembra,percosìdire,della felicità,oppuresi riferisconotuttealbene,comeallorovertice?42».[32]«Capisco»,risposi,«quellochetumiproponidaesaminare,madesideroascoltarechecosatuaffermialriguardo».[33]«Eccotilapartizionedi questo problema. Se tutte queste cose costituissero lemembra della felicità,essesarebberoanchediversetradiloro,perchélanaturadelleparticonsistenelformare, nella loro diversità, un corpo unico. [34] Eppure è statomostrato chetutte queste prerogative costituiscono una cosa sola. Pertanto non sono affattodelle membra: altrimenti si vedrebbe che la felicità è composta da un solomembro, il che è impossibile». [35] «Questo, certo, è indubbio», risposi, «maaspetto di conoscere il resto». [36] «Ma è chiaro che tutte le altre cose siriferisconoalbene. Infattisi ricerca laautosufficienzaperché lasiconsideraunbene; si desidera la potenza, perché anch’essa è ritenuta tale; altrettanto si puòcongetturareperilrispetto,lafama,laletizia.[37]Pertanto,lasommaelacausadeldesiderarelevariecoseèsemprelamedesima,cioèilbene43,chéquellochenéneifattinénell’aspettoesteriorepossiedeentrodiséilbene,nonpuòinalcunmodoesseredesiderato.[38]E,alcontrario,quellecosechepernaturanonsonobuone, se però sembrano tali, sono desiderate come se fossero effettivamentebuone.Neconsegueperciòcheconragionesicredechelasomma,ilcardineelacausadeldesiderarelevariecosesialabontà.[39]Maquellopercuiunacosaècercatasembraessereinparticolarmododesiderabile:adesempio,seunovolessecavalcareperchégiovaallasuasalute,costuinondesidererebbetantoilmotodelcavalcare quanto l’effetto, che consiste nella buona salute. [40] Dal momento,dunque,chetuttelecosesonocercateinvistadiunbene,nonsonotantoloroadessere desiderate da tutti, quanto piuttosto il bene. [41] Ma quello per cui sibramanotuttelealtrecose,abbiamoammessocheèlafelicità,percuianchecosìsi cerca solamente la felicità. [42] Da tutto ciò appare con chiarezza che lasostanzadelbenestessocoincidetotalmenteconquelladellafelicità».«Nonvedoilmotivoper cuiunopossadissentire». [43] «Manoi abbiamodimo strato cheDioelafelicitàsonoun’unicaeidenticacosa».«Ècosì»,risposi.«SipuòdunqueconcludereconsicurezzacheanchelasostanzadiDioèripostanelbenestessoeinnientealtro.

X.Quituttiparimentivenite,oprigionieri,chelafallacebramaconsciaguratecateneavvince1,abitandoleterrenementi:questasaràpervoirequieallefatiche,

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questoilportocherestainplacidaquiete2,questol’unicoasiloapertoaimiseri.NontuttoquellochedonailTago3

conl’aureaarenaol’Ermoconlafulvariva4,ol’indoche,vicinoalcaldocircolo,assommalepietreverdiconlecandide5,potrebberenderchiaralavista,chéiciechianimivieppiùsommergonnellelorotenebre.Tuttoquelchevipiaceestimolalamentedallaterrafunutritonelleprofondecaverne;losplendorechereggeedanimailcielorifuggedalletenebroserovinedell’anima6;chiunquepotràcontemplarquellalucediràchenonsonochiariiraggidiFebo»7.

[11,1]«Sonod’accordo»,risposi;«infattitutteleargomentazionisonocoerentie legate tra di loro da solidissimi ragionamenti». [2] E allora lei: «Quantopagheresti per conoscere che cosa sia il bene stesso?» [3] «Un prezzo infinito»,risposi,«datochecontemporaneamenteotterreidiconoscereancheDio,cheèilbene». [4] «Ma certamente», riprese, «io ti manifesterò con un chiarissimoragionamento tutto questo, purché rimangano salde le conclusioni alle qualisiamoarrivatipocofa».«Marimarrannosalde».[5]«Nonèforsevero»,riprese,«che abbiamo dimostrato che tutte le cose cercate dalla maggior parte degliuomini non sono dei beni veri e perfetti, perché discordano tra di loro, e, dalmomentochequello cheha l’unamancaall’altra, essenonpossonoarrecarci ilbenepienoecompleto,mentre ilverobene siavrebbeallorquandoesse fosseroraccolte44inunaformaeinunapotenzialità(secosìlapossiamochiamare45),dimodochel’autosufficienzacoincidaconlapotenza,conilrispetto,conlafama,conildiletto,mentre,setuttequantenonsonolamedesimaeidenticacosa,essenon posseggono nessun motivo per poter essere annoverate tra le cose daricercare?» [6] «È stato dimostrato proprio questo», risposi, «e non se ne puòdubitare in alcunmodo». [7] «Dunque, le cose che, quando sono diverse l’unadall’altra,non sonoaffattobuone,mentrediventanobuonequandocomincianoadessereunacosasola,nonèforseverocheottengonodidiventaretaligraziealconseguimentodell’unità?46».«Sembrapropriocosì»,risposi.[8]«Matuttoquelloche è buono, tu concedi, o no, che sia buono per la partecipazione al bene?»«Senz’altro». [9] «Bisogna, dunque, che con analogo ragionamento tu concedachel’unosiaidenticoalbene47:identica,infatti,èlasostanzadiquellecoseilcui

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effetto è, per natura, uguale». «Non posso negarlo», dissi. [10] «Non sai tu,dunque, che tutto quello che esiste dura e sussiste fin tanto che rimane uno,mentre perisce e si dissolve non appena ha cessato di essere uno?» «In chesenso?» [11] «Come negli esseri animati», rispose. «Quando l’anima e il corpodiventanounacosasolaetalerimangono,quellacosaèchiamataessereanimato,mentre quando questa unità si dissolve in seguito alla separazione dell’unodall’altra,alloraèchiarochel’essereanimatoperisceenonesistepiù.[12]Anchenel corpo stesso, finché esso dura in un’unica forma grazie alla congiunzionedellevariemembra,sivedel’aspettoumano,maselepartidelcorposidividonoesiseparano,sìdalacerarel’unità,alloraessocessadiesserequellocheerastato.[13]Setuesaminiallostessomodotutte lealtrecose,senzadubbiosaràchiarocheogniesseresussistefinchéèuno,mentrequandocessadiessereuno,perisce».«Quandoconsideromoltiaspettidelproblema»,risposi,«nonmisembraaffattochelecosestianoinaltromodo».

[14] «Esiste, dunque», domandò, «cosa alcuna che, in quanto agisce secondonatura, abbandoni il desiderio di esistere e desideri pervenire allamorte e allacorruzione?48».[15]«Seconsideroglianimali», risposi,«iqualiposseggonounafacoltànaturaledivolereedinonvolere,nonriescoatrovarnenessunoche, inassenza di costrizioni provenienti dall’esterno, respinga l’intento di durare, e siaffretti spontaneamente alla propria rovina. [16] Ogni essere animato, infatti,procura di proteggere la sua buona salute ed evita, invece, la morte e ladistruzione.[17]Machecosa iodebbapensaredelleerbeedeglialberi, edegliesseri inanimati, sono assolutamente incerto». [18] «Eppure», rispose, «non c’ènessunmotivoper cui tudebba essere incerto anchedi questo, quando tuvediche leerbee lepiante innanzituttonascononei luoghicheadessesiconfanno,dove,perquantolopermettelaloronatura,nonpossanorapidamenteseccarsieperire. [19] Infatti alcune sorgono nei campi, altre sulle montagne, altre sonoprodotte dalle paludi, altre stanno attaccate alle rocce, di altre sono feconde lesabbie,chepuresonosterili,eseunovolessetrapiantarle inaltri luoghi,essesiseccherebbero.[20]Malanaturadàaciascunadiessequellocheleconvieneefainmodochenonperisca,finchépuòdurare.[21]Echedirepoidelfattochetutte,come se immergesseronella terra la lorobocca, ne suggonogli alimenti con leradici e li diffondono attraverso lemidolla, il tronco e la corteccia? [22]E chetutte lepartipiùtenere,comelamidolla,sonsempreripostealPintemo,mentreall’esterno, in certo qual modo, si trova il legno, che è duro, e per ultima lacorteccia si oppone alle intemperie del cielo, come un paziente difensore chesopportailmale?[23]Epoiquantaèladiligenzadellanatura,chetuttopropagacon lamoltiplicazione dei semi! [24] Chi potrebbe ignorare che tutto questo ècomeunmeccanismochenonsoloserveperiltempoincuiduraognicosa,ma

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ancheperprocurarelapermanenzaeternadiciascunasecondoilsuogenere?[25]E anche le cose che sono ritenute inanimate non desiderano forse in modoanalogotuttoquellochealoroèutile?[26]Perché,infatti,ilfuocoèspintoinaltodallasualeggerezza,mentreilpesogravainbassolaterra,senonperchéquestiluoghiequestimovimenti siconfannoallesingolesostanze?[27] Inoltre quellocheaciascunacosaèconnaturato,laconserva,cosìcomequellocheleènemico,la rovina. [28] E certo, le sostanze dure, come ad esempio le pietre, stannoattaccate con grandissima coesione nelle loro parti e fanno resistenza per nonessere facilmente dissolte. [29] Le sostanze fluide, infine, come l’aria e l’acqua,cedono facilmente alle cose che le vogliono dividere, ma ben presto ritornanonell’elementodalquale sono state troncatevia,mentre il fuocoè refrattarioadognidivisione.

[30] E ora noi non stiamo parlando deimoti volontari dell’anima capace diconoscere49, ma dell’impulso naturale, come è quello del digerire i cibi senzapensarci, come il fatto che, senza saperlo,durante il sonnonoi respiriamo.[31]Infatti nemmenonegli esseri animati il desiderio di restaré in vita deriva dallavolontà dell’anima, ma dai princìpi naturali. [32] Spesso, infatti, la volontàaccettavolentierilamorte,dacuilanaturarifugge,perchévelacostringonocertecause,etalvolta,alcontrario,lavolontàfrenal’operazionedelriprodurre,cheèl’unica con cui si protrae la durata delle cosemortali, e che la natura semprerichiede.[33]Ètantovero,dunque,chequestoamoredisénonprovienedaunmotodell’anima,madaunimpulsonaturale:chélaprovvidenzahadatoallecosedaleicreatequestacausadellalorodurata,cheèlapiùefficace,valeadirecheesseperforzadinaturacerchinodidurarefinoatantochepossono.[34]Perciònonc’ènessunmotivoperdubitarechetuttelecosecheesistonononricerchinoperforzadinaturalacostanzadelperdurare,edevitinolapropriadistruzione».[35] «Ammetto», risposi, «che ora io vedo senza alcuna incertezza quello chepocofamisembravaincerto».[36]«Maquellochedesiderasussistereedurare»,riprese,«desideraanchediessereuno;tolto,infatti,questo,nessunacosadurerànell’esistenza50». «È vero», risposi. [37] «Pertanto tutte le cose», soggiunse,«desideranol’uno».Fuid’accordoconlei.«Manoiabbiamomostratochel’unoèesattamente il bene». «Senza dubbio». [38] «Tutte le cose, dunque, cercano ilbene, che tupuoidefinirenelmodoseguente: ilbeneèquelloche tutte le cosedesiderano«. [39] «Non si può pensare niente di più vero», risposi; «infatti onessuna cosa si riconduce all’unità, e allora esse, abbandonate dall’uno, che ècomeillorovertice,vagherannosenzaguida,o,sec’èqualchecosaversolaqualetutte si affrettano, questo sarà il sommo di tutti i beni». [40] E quella rispose:«Sonofintroppolieta,omioallievo,chtuhaitrafittoconlatuamenteilcentro

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stessodelbersagliodellaverità.Macosìfacendotisièrivelatoquellochepocofatudicevidi ignorare». «Checosa?», risposi. [41] «Quale fosse il finedi tutte lecose»,disse;«essoèsicuramentequellocheèdesideratodatutte;percui,siccomeabbiamodedottochequellocheèdesideratoèilbene,dobbiamoammetterecheilbeneèilfinedituttelecose51.

XI.Chiunqueconmenteprofondainvestigailveroenonvuoleerrareperfalsisentieri,rivolgaentrodisélalucedelsuoocchiointerno1,pieghiincircoloilunghimotidiquella2

einsegniall’animosuochel’oggettochecercafuoridisélopossiedesepoltoneisuoitesori3:edecco,quellochepocoprimalaneranubedell’errorecopriva,orabrilleràpiùsplendidodellostessoFebo.Infattinonognilucetolseallamenteilcorpo,portandoconsélamassachedàoblio4;sicuramenteèconfittoentrodinoiilsemedelvero5,cheèdestatodalsoffiodellascienza:perché,infatti,interrogati,dasoligiustamentepensate,selascintillanonvivesepoltanelprofondodelcuore?ChéselaMusadiPlatonefaecheggiareilvero,quellocheciascunoapprende,immemoreloricorda6».

[12,1] Allora io: «Sono senza dubbio d’accordo con Platone: infatti è già lasecondavoltachetumirammentiquestecose:laprimavolta,perchéavevopersolamemoriainseguitoalcontattoconilcorpo52,lasecondaperchél’avevopersaoppresso dallamole del dolore53». [2] E quella: «Se tu ti volgessi a guardare iprimipuntidateammessi»,soggiunse,«nonfarestifaticaaricordartinemmenoquello che poco fa hai detto di ignorare». «Che cosa?», risposi. [3] «Da qualegoverno sia retto il mondo54», disse. «Ricordo bene di avere ammesso la miaignoranzaalriguardo,ma,anchesegiàscorgoquellochetuintroduci,desiderocomunquesentirlodiredateconmaggiorchiarezza».[4]«Pocofatupensavichenonsidovesseaffattodubitare»,disse,«cheilmondoincuiviviamosiarettodaDio». «Nemmeno ora penso, né mai penserò che se ne debba dubitare, e tispiegherò in poche parole a quali ragioni io aderisca. [5] Questo mondo nonavrebbe certo potuto essere compostoda così tante e così differenti parti, sì dacostituireun’unicaforma,senoncifosseunochetenesseinsiemedellerealtàcosì

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diverse55. [6]Eviceversa, le realtà congiunte sarebbero statedissoltee separatedalla stessa lorocontrastantediversità, senonci fosseunocheda solo fosse ingrado di tenere unito quello che aveva intrecciato insieme. [7] Ma nonprocederebbeper la sua stradaquestoordinenaturale, che è così stabile, enondispiegherebbedeimovimenticosìarmoniosineivari luoghi, tempi,operazioni,spazi,qualità, senonci fosseunoche, semprerimanendo immobile,disponessequesti varimutamenti56. [8]Qualunque sia questo essere, che ha creato questecoseelefadurareemuovere,iolochiamoDio,servendomidiunterminechedatuttièusato57».

[9]Ealloraquelladisse:«Dalmomentochequestoèiltuopensiero,iocredochemirimangapocodafare,perchétu,padronedellatuafelicità,possarivederesano e salvo la tua patria58.Ma osserviamo quello che abbiamo proposto. [10]Non abbiamo forse incluso nella felicità l’autosufficienza59 e non siamo statid’accordo a dire cheDio è la felicità stessa?60». «Senza dubbio». [11] «DunqueDio sicuramente non avrà bisogno di nessun aiuto dall’esterno per reggere ilmondo; altrimenti, se avesse bisogno di qualche cosa, non avrebbe la pienaautosufficienza».«Ènecessariochesiacosì»,risposi.[12]«PertantoDiodisponedasolotuttelecose?»«Nonlosipuònegare»,dissi.[13]«EppuresièmostratocheDio è il bene stesso61». «Me lo ricordo», dissi. [14] «Pertanto Dio disponetutte lecoseattraversoilbene,seèverochereggetutte lecosepersuopropriomezzocoluichefummod’accordoadirecheèbuono,equestiè,percosìdire,ilpalo e il timone62 da cui la macchina del mondo è conservata stabile eincorrotta».[15]«Sonoassolutamented’accordoconte»,dissi,«epocofaavevoscorto,anchesecongetturandolosolooscuramente,chetuavrestidettoquesto».[16] «Lo credo», rispose: «infatti oramai conmaggiore prontezza tumuovi gliocchi per vedere la verità, ma quello che sto per dire non è meno evidente aconsiderarsi».«Ecos’è?»[17]«Dalmomentochesicrede,econragione,cheDioregge ogni cosa con il timone della bontà, e che tutte le cose tendonoindistintamentealbeneinseguitoadunimpulsonaturale,sipuòforsedubitareche esse si lascino governare per loro stessa volontà e che si volganospontaneamenteversoillororeggitore,comesesiconformasseroesiadattasseroalcennodichiledispone?63».[18]«Èassolutamentenecessario»,dissi,«chétalereggimentononpotrebbeapparirefelice,sesitrattassediungiogoimpostoachilorifiuta,nondellasalvezzaperchiobbedisce».[19]«Nonvièniente,dunque,che,finchéconservalaproprianatura,cerchidiopporsiaDio?»«Niente»,dissi.[20] «Ma se cercasse di farlo, forse riuscirebbe a qualcosa, contro colui cheabbiamo affermato essere potentissimo in funzione della sua felicità?» «Senzadubbiononriuscirebbeafarniente».[21]«Dunquenonviènientechevogliao

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possacontrastarequestosommobene?»«Noncredo».[22]«È,dunqueilsommobene», disse, «quello che tutte le cose regge con forza e dispone con amore64».[23] E allora io: «Quanto mi consolano non solamente le conclusioni deiragionamenti fin qui svolti, ma anche, e vieppiù, queste stesse parole che tupronunci,sìcheunabuonavoltasivergognidellasuastoltezzacoluichecriticarealtàcosìgrandi!»

[24] «Tu hai imparato neimiti che iGigantimossero guerra al cielo;ma laforza che vuole il bene trovò anche per loro l’ordine che meritavano. [25] Odobbiamoforsefarcontrastarequestiragionamentil’unoconl’altro?Forsedaunconflitto di questo genere potrebbe scaturire una bella scintilla di verità». «Faicome preferisci», risposi. [26] «Che Dio sia onnipotente», disse, «nessunopotrebbe metterlo in dubbio». «Nessuno senza dubbio potrebbe contestarlo»,risposi,«purchésiapadronedellasuaintelligenza».[27]«Manonc’ènientechenonpossacoluicheèonnipotente».«Pernienteaffatto»,dissi.[28]«Orbene,puòDio fare il male?» «Certamente no». [29] «Pertanto non esiste il male, dalmomento che Dio non lo può fare, e pure non c’è niente che egli non possafare65».[30]Risposi:«Tiprendigiocodime,preparando,conituoiragionamentiuninestricabilelabirinto,oraentrandoperdoveseiuscita,orauscendodilàdoveseientrata,oppureintrecciuncerchiomirabiledidivinasemplicità?66[31]Infattipocofa,cominciandodallafelicità,dicevicheessaèilsommobene,eaggiungevichesitrovainDio.[32]SpiegavianchecheDiostessoèilsommobeneelapienafelicità,percuisarebbestatofelicesolamentechifossestatoparimentiDio,ecidonavi questo come se fosse un piccolo regalo. [33] Ancora, tu dicevi che laformastessadelbenecostituiscelasostanzadiDioedellafelicitàeinsegnavichelo stesso Uno è quel bene che è cercato da tutte le cose per loro natura. [34]SpiegavianchecheDioreggel’universoconiltimonedellabontàechetuttelecosegliobbedisconovolontariamenteechenonesistelasostanzadelmale.[35]Equestedottrinelespiegavisenzaprenderedall’esternodeipostulati,mainquantol’unacosaricavavadall’altralasuaattendibilità,condelledimostrazioniinternealdiscorsoetipicamentesue».[36]Equella:«Nonciprendiamoaffattogiocodite,maperdonodiDio,alqualepocofa levammolanostrapreghiera,abbiamocompiuto l’impresapiù importantedi tutte. [37]Ché la formadella sostanzadiDioètalecheessanonpuòdiffondersiversol’esternoenonpuòaccogliereinséalcunacosadaldifuori67,ma,comedicediessaParmenide:

«similealvolumediunasferadaognipartebenrotonda»,

muoveingiroilmondo,mentresiconservaimmobileessastessa.[38]Chésenoiabbiamo discusso certe questioni senza desumerle dall’esterno, ma collocate

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all’internodell’argomentochestiamoesaminando,nonc’ènessunmotivopercuitu ti meravigli, dal momento che hai appreso dalla sentenza di Platone che idiscorsidevonoessereconformiallecosedicuisistaparlando68.

XII.Felicechi1potédelbene2

osservarlafonteluminosa3;felicechipotèdellaterragravescioglierlecatene4!UnavoltalamortedellasposapiangevailvatediTracia5;dopocheconmusichedipiantoebbecostrettoleselveamuoversicorrendo,eifiumiafermarsi,elacervaunìsenzatimoreilfiancosuoaiferocileoni,elaleprenonebbepiùpauradelcane,ormaiplacidoalcanto,eccochepiùardenteilcalorebruciaval’internodelpetto,elemelodiechetuttoaveansoggiogatononplacavanoilloroautore.Piangendolacrudeltàdeicelesti,penetrònelledimoreinfernali.Lìsullecorderisonantidolcicarmimodulando,quelcheavevaattintoallesublimifontidelladeasuamadre6,equelcheglisuggerivaildoloreferoceel’amorechegliraddoppiavaildolore,piange,muovendoacommozioneilTenaro7,econdolcepreghieralagraziaimploraalsignordelleombre.Sbigottisceiltripliceguardiano8,pervasodalcarmemaiudito,eledeecheconilterroreperseguitanoicolpevoli,punitricideidelitti9,ormaimestesonintrisedipianto;latestadiIssione

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nontorcelavorticosaruota,e,sfinitodallalungasete,noncural’acquaTantalo;l’avvoltoio,mentreèsaziodeicanti,nonstrappailfegatodiTizio.Einfineilsignoredelleombre‘Siamovinti’,dice,commiserando;‘doniamoalmaritolacompagna,lamoglieriscattatacolcanto;maunaleggevincoliildono:finchénonavràlasciatoilTartaro,nonpossagirarelosguardo’.Chipotrebbedettarleggeachiama?L’amoreè,persé,unaleggemaggiore.Ahi,chevicinoalterminedellanotteOrfeolasuaEuridicevide,perse–ecadde.Questomitoriguardavoi10,voicheallalucesupernavoletecondurrelamente,perchéallacavernatartareachi,vinto,avràvoltoindietrolosguardo,tuttoilbenecheportaconsé,loperde,seguardagliInferi».

CarmeI.Metro:Trimetrodattilicocataletticoemonometrotrocaicocatalettico.1.Questocarmeesemplifica inversiquellocheerastatodettonellaprosaprecedente:per

ottenere un risultato, in qualunque campo, anche nella realtà concreta della vita, bisognaprendere i necessari provvedimenti precedentemente, mediante una serie di rimedi graduali,anchesespiacevoli.L’intentomoraleèmanifestatochiaramentenegliultimiversidelcarme.

CarmeII.Metro:dimetrianapesticiacatalettici.1.Sonotuttiesempidella forzacheesercita lanaturasugliesseriviventi,comesienuncia

chiaramente alla fine del carme: ognuno ricerca quello che è il suo bene. per natura; nondiversamente,anchel’uomodevecercareilsuobeneconnaturatoecorrispondente.

2.Ognicosapossiedeuninizioeunafine:traiduepuntisisvolgeilsuocorsonaturale,chenonpuòesseredeviatoartificiosamente;lacosastessatendearitornarealpropriopunto.

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CarmeIII.Metro:trimetrogiambicoepentametrodattilico.1. Il contenuto di questo carme riprende, come spesso succede nel de consolatione, la

sentenzaenunciataallafinedellaprosaprecedente:lericchezze,lungidalsaziarelabramadegliuomini,larendonopiùintensa.

2.CioèdellidodelMarRosso,incuisitrovanoinabbondanzaleperle.

CarmeIV.Metro:faleciedecasillabialcaici.1.Cioèleperle.2.Ilcarmeesponesemplicementeilpensierogiàenunciatoprima.

CarmeV.Metro:dimetrianapesticicatalettici.1.L’unicaverapotenza,dunque,nonequellacheefornitadallecarichepubblicheodalla

tirannide,maquellachel’uomoeingradodiesercitaresullepassionicheinfurianonelproprioanimo.unmotivostoico.

2.Espressionefamosanellaletteraturadell’etaimperiale,perindieareilpuntodell’estremosettentrione;solitamenteThuleeidentificataconI’Islandaoconqualchealtraisoladell’OceanoArtico;ultima,percheel’ultima,lapiùlontanadaimondoabitato.

CarmeVI.Metro:tetrametrodattilicocatalettico,unitoaundimetroionicocatalettico.1.Nonenecessariointenderequestadesignazioneinsensocristiano,datocheessasitrova

frequentementenellaculturaantica,apartiredaOmero,cheassegnaaZeusiltitolodi‘padredeglideiedegliuomini’.AnchePlatone(Tim.29c)avevadefinito‘padre’ilcreatoredelmondo.Cfr.anchepiùoltre:9,33eIX,22.

2.Ancoraunavolta,ladottrinaaristotelico-stoica,presentenelSomniumSci-pionisenelleTusculanae,incontratasopra(I,5,3).

CarmeVII.Metro:dimetriioniciacatalettici.

CarmeVIII.Metro:asclepiadeominoreedimetrogiambico.1.Cheilsommobene,checostituisceilfinedellafelicitadell’uomo,nonsitrovasullaterra,

maequalcosaditrascendente.

CarmeIX.Metro:esametridattilici.1.Questocarmeèsicuramente ilpiù importantedellaConsolatioboeziana,ecostituisce il

fulcro di tutto il trattato; la sua posizione centrale, a metà di esso, ne sottolinea il rilievo.Bisognainoltrenotareche,mentreglialtricarmi,nellaquasitotalità(conl’esclusionediII,Vili),ribadiscono,sostanzialmente,quellocheègiàstatodiscussonellaprosaacuiessisicollegano,ilcarmeIII,IX,dicuistiamoparlando,èassolutamenteautonomo,edintroducenelladiscussionel’elementodellafilosofianeoplatonicacheè,sostanzialmente,allabaseditutto:ilsignificatoelaposizione centrale di Dio, il quale è creatore dell’universo, e non è causa del male, macostituisce,alcontrario, ilsummumbonum nondalpuntodivistadella realtàmetafisica,macomerisultanell’ambitodellavitaumana,equindinellaprosailsummumbonumèconsideratoesclusivamentedalpuntodivistaetico.Infine,unulterioreelementochesottolineal’importanzadiquestocarmeèdatodalfattocheessoèinesametridattilici,l’unicocarmedellaConsolatioinquestometro: l’esametro dattilico è, in effetti, ilmetro della poesia didascalica, e Boezio, daquell’esperto artefice di metri che era, si inserisce a pieno diritto nella tradizione filosofica

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poetica,cheavevaavutoinizioconLucrezio,inambitolatino.Il carme è stato approfonditamente studiato dall’Obertello, dal Gruber e dal Beierwaltes,

nelleoperespessocitate:leosservazionichequiseguonoriprendonosostanzialmenteirisultatiacuisonogiuntiqueglistudiosi.

2.Lacomposizione,poichéèunapreghiera,comehaprecisatoFilosofianelleultimebattutedellaprosaprecedente,èstrutturatasecondoicanonidellapreghieraclassica:l’invocazione,conl’allocuzionedel‘tu’anaforico(vv.1-6),l’aretalogia,checelebraleoperesublimidiDio(vv.7-20),elapreghierafinale,coniltripliceda(vv.21-28).

3.Dio«regge»(gubernatindicaquellochedureràpersempre,mahaavutouninizio,come,appunto,ilmondo;eterno,invece,èsolamenteDio,chenonhaavutoinizioenonavràfine.

4.Cfr.Verg.,Aen(«creatoredegliuominiedeglidèi»).5.Distinzione tra tempoedeternità:mentre ilprimoè inuncontinuofluire, lasecondaè

immobile,el’eternitàhadatoinizioaltempo,comehaspiegatoPlatone,Tim.37d.Ilconcettositrovaancheinaltriplatonici,comeApuleioeTiberiano,manonèprobabilecheBoezioloabbiaattintodaquelliinvecechedaPlatonedirettamente.

6.Dio è, dunque, ‘motore immobile’, come aveva sostenutoAristotele (cfr.phys. 256b 24sgg.;metaph.1072a24sgg.).Lapresenzadidottrinearistotelichenelneo-platonismoèunacosabennota:questadiAristotelesileggeancheinProclo,Tim.I,396,24sgg.Cfr.anchepiùoltre(III,12,37).

7. La materia, da cui Dio ha tratto il mondo, è descritta come fluitans κινό secondo laconcezionecristiana,maunporreordinenellamateriaeottenere,così,ilcosmo,cioèl’‘ordine’.

8.L’unicomotivochespinseDioacreareilmondofuunmotivointernoalui,ecioèlasuabontà:cfr.Plat.,Tim.29e.

9.L’invidianonèpresenteinDio,ilquale,appunto,èbuono:cfr.ancoraPlatone,Tim.29e;Phaedr.247a.

10. Dio crea tutte le cose derivandole dall’esempio superno: esso è l’idea, in quantoparadigmadellarealtàmateriale,equindièeterno:cfr.Platone,Tim.29a;Senocrate,framm.94Isnardiegeneralmentetuttiiplatoniciposteriori.

11.Poiché ilmondoèstatocreatosull’esempiodelparadigmaeterno,essoè ‘in immaginesimile’adesso.Ilmondomaterialeèaimmaginedelmondointellettuale(cfr.Plat.,Tim.31b).

12. Affermazione che risale a Platone,Tim. 32d: ‘affinché ilmondo fosse tutto intero unessereviventeperfetto,compostodipartiperfette’.

13.L’aritmeticastabiliscelaconnessionereciprocadellevariepartidelmondo.Platone(Tim.31c)avevaparlatodi‘analogia’,cioè‘proporzione’;cfr.ancheProcl.,Tim.II,25,Isgg.

14.Vale a dire, tutti gli elementi delmondo conservanoun rapporto reciproco basato sulnumero,epertantorazionaleeperfetto;diconseguenzaognielementomantiene lasuagiustaposizioneall’internodeltutto.

15.L’anima,dunque,sidiffondeconvenientemente,armoniosamente,nellesingolepartidelmondo.

16. Un accenno, molto sintetico e oscuro, alla creazione dell’anima cosmica. Il mondo,essendoeternoevivente, riceve lavitadaun’animacheèal suo interno (media): è l’anima,infatti,chedàvitaadognicompostovivente(cunctamoventem…animam)…naturae.

17.PlatonenelTimeo(30bc)spiegacheildemiurgodiviselasostanzadell’animacosmicaindueparti,piegòciascunadiessenella formadella letteragrecachi,ottenendodaciascunaun

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cerchio.Aentrambi i cerchidettepoi ilmovimento (ilmovimento circolare è, perPlatone, ilmovimentoperfetto).

18. Grazie almovimento circolare, è logico che l’anima tomi sempre su se stessa (Tim èapplicatoallerealtàintellettualidalleanticheteosofie,comedagliOraculaChaldaica(framm.18e183desPlaces)edallaeresiadeiValentiniani(βυθός).LostessoBoezioloimpiegainIV,6,32:dedivinaprofunditate.

19. L’anima cosmica, muovendosi di un moto circolare attorno all’intelletto, è causa delmovimentodelcielo, chesimuove,appunto,delmedesimomoto.«Perché,dunque, il cielo simuove incircolo?Perché imita l’intelletto» (Plot. II, 2, I, 1); «l’animacosmicamuove il tutto,imitandoancheinquestolasuacausa»(Proci.Tim.II,282,27).

20. Non c’è differenza tra l’anima umana (che è intesa come principio del movimento,considerata separata dall’intelletto) e le anime minori, cioè le anime degli esseri animatiinferioriall’uomo:tuttehannolostessoprincipio,cioèl’animacosmica.Cfr.Proci.,Tim.I,236,28.

21.Alla finedell’unionecon ilcorpoterreno, l’anima,qualechesia, tomaalcielo (questoritorno era stato evidenziato, soprattutto per l’anima dell’uomo, dal Somnium Scipionisciceroniano,cheeranutritodidottrineplatoniche).Masecondoineoplatonicitaleritornodelleanimealcielohabisognodiunrivestimentoterreno,chiamatovehiculumόόχημα,chepermettediattraversareleregionicorporee.Èilrivestimentodicuil’animasieraguarnitanelcorsodellasuadiscesadall’eterealcorpoentroilqualeerastatarinchiusa,edurantetalediscesaessaavevaattraversato i circoliplanetari.Cfr.Plat.,Tim.41e;Proci.,Tim. I, 236, 28; III, 268, 26;element,theol.207.

22.Ilritornodelleanimealcieloèvolutodaunalexbenigna,cioèprovvidenzialeperesse:ciò è sottolineato soprattutto dai neoplatonici, cfr. Proci.,Tim. III, 273, 7 sgg. Esso è indicatodall’espressionereduci igne, chealludeall’elemento igneodell’animache ritorna in cielo: cfr.Proci.,hymn.3,1;4,2;Synes.,hymn.I,377,595.

23. Questo verso sembra essere un’imitazione di Tiberiano (4, 28):da, pater, augustas utpossim noscere causas («concedimi, o padre, di conoscere le cause sublimi») e di MarzianoCapella(II,193):da,pater,aetheriosmentisconscenderecoetus («concedi,padre,almiospiritodiascendereaicoridell’etere»,trad,diL.Lenaz).SecondoilGruber,èMarzianoCapellaquelloche potrebbe essere stato imitato da Boezio, in quanto è quello che riproduce più da vicinol’oggettodellapreghiera.

24.Sci.,lasedediDio.25.Dioèlafontedelbene:cfr.OraculaChaldaicafr.30;37,2etc.desPlaces;Synes,hymn,ι,

171;Proci.,Tim.Ili,249,12.26.È la luce spirituale, che inveceBoezio aveva abbandonato in seguito alle sue sfortune

(cfr.sopraI,carmeII,2).27.Èiltopos,tipicamenteplatonicoeassaidiffuso,dellacontrapposizionetralaluceceleste

elaoscuritàterrena,incuinoiviviamoedacuidobbiamocercarediemergere.28.Un’ecodiProclo,hymn.6,12.29.Unaseriedidefinizionichecaratterizzano larealtàdiDio:contemplarloè il finedella

esistenzaumana;èl’inizioelafine(cfr.Plat., leggrichiamastranamentecertedefinizionidelVangelodiGiovanni(14,6),matalidefinizionisitrovanoanchenegliinniorficienegliOracula

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Chaldaica.30.Dioè,insieme(idem),tuttequantelecose,lerealtàenunciate.Ècaratteristicodellostileinnodicodellaculturaanticaquestoaccumulodidefinizioniedi

epiteti. Dio, infatti, è privo di nomi, perché nessun nome lo può definire; o, viceversa,ricchissimodinomi, perché la sua ricchissima realtà richiede, appuntounnumero infinitodidefinizioni.

CarmeX.Metro:vv.1-3faleci;4sgg.faleciedendecasillabisaffici.1. Sembrerebbe essere un’eco diMatth («venite a me, voi tutti che siete addolorati ed

oppressi, ed io vi ristorerò… e troverete pace per la vostra anima»). Si è già dettonell’introduzionechelapresenzadielementicristianinelladottrinadellaConsolatioboezianaèmoltocontroversa.

2.Iconcettidi‘porto’edi‘quiete’sonofrequentinellaletteraturafilosofica,perindicarelafilosofia(adesempioCic.,Tusc.V,5;Verg.,Catal.5,8)oladivinità(cfr.Apul.,metam.XI,15,1:ladeaIside;Lact.,epit.47,1;Paul.Noi.,epist.23,30:Cristo).

3.IlTagoerafamosonell’antichitàperlesuesabbieaurifere.4.Anch’esso famosoper le sabbieaurifere (rutilans, comesi sa, in latinononcorrisponde

esattamentealnostro‘rosso’,maindicailrossoconriflessigiallastri).L’ErmoèunfiumedellaLidia.

5.Cioèsmeraldieperle.6.Tipicadottrinaneoplatonica:l’anima,quandorovinainbasso,nellamateria,siimmerge

nelletenebre:cfr.Porph.,sent.29,2;OraculaChaldaica,framm.163desPlaces;etc.7. Il sole materiale corrisponde, sulla terra, al sole intellettuale, che è Dio, e, rispetto a

quest’ultimo, è infinitamentemeno luminoso. La teologia astrale è dottrina fondamentale diGiuliano l’Apostata, che scrisse un’orazione al Re Helios, e non ignota nemmeno alcristianesimosincretisticodiLattanzio.

CarmeXI.Metro:coliambi.1. È l’invito a rientrare in se stessi per conoscere la verità: il Gruber cita a confronto

l’osservazionediAgostino(Conf…etvidi…lucemincommutabilem («ammonito…a tornare inme stesso, entrai nell’intimo delmio cuore… e vidi…una luce immutabile»); l’esortazione diProcloall’animaperchéritorniasestessa{deprov.18,3;Tim.II,244,14;286,30).

2.Cioèl’animachesiprotendeversol’esterno,conilsuo‘lungo’(cioè‘diritto’)movimento,deve trovare ilvero inse stessa,piegandosi suse stessaedeseguendo,quindi,uncircolo;cfr.ancoraProci.,Tim.II,244,17;W.Beierwaltes,Proclo,Ifondamentidellasuametafìsica,trad.diNicolettaScotti,introduzionediGiovanniReale,Milano1988,p.240.

3.Un’implicitacondannadituttiitesoriesteriori,dellecredutericchezzemateriali.4.Questaconcezione,delcorpoedellamateria,cheprocuranol’oscuritàall’anima,eragià

stataaccennatanegliultimiversidelcarmediquestolibro(sopra,p.224).5.Un’immaginecheappareancheinSynes.,hymn.1,560sgg.;576-609.6.Accennoallabennotadottrinaplatonicadellareminiscenza,presentatanelMenoneenel

Fedone(73a;76aetc.).Essaèdiscussaeconfermataanchepiùoltre:V,carmeIV.

CarmeXII.Metro:gliconei.1. Un motivo letterario particolarmente frequente nella poesia antica, quello del

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makarismòs:basticitare,traglialtri,Verg.,georg.II,490.2. Il terzo libro, che è tutto dedicato alla individuazione e alla definizione del summum

bonum,sichiudeconunaesaltazionedelbene.3.Cfr.sopra(carmeIX,23):dafontemlustrareboni.4.EspressionechesileggeancheinSinesio,hymn.IX,108sgg.5. Il mito di Orfeo, originario della Tracia, è impiegato qui da Boezio secondo

l’interpretazionetipicadeineoplatonici:essosimboleggial’ascesadell’animadalletenebredellamateria alla luce della vera realtà e del sommo bene, come un iter faticoso, che può ancheconcludersinella ricaduta inbasso.Sulpiano letterario ilprobabilemodellodiBoezioè statoVirgilio,cheharievocatoilmitodiOrfeonellaconclusionedelleGeorgiche(IV,453-527).

6.LaMusaCalliope,dellaqualeOrfeoerafiglio.7. Una metonimia (il Tenaro era l’ingresso degli inferi), per indicare tutto il mondo

sotterraneo.8.Cerbero,ilcaneatreteste.9.Lefurieinfernali.Tuttiglialtripersonaggidell’episodiomiticoeidettaglisonofacilmente

individuabili.10.VienepresentatoilsignificatoallegoricodelmitodiOrfeo.Seducentel’ipotesidelTraina

(RFIC1970,p.97n.1),chequestiversipossanoesserestatiecheggiatidaDante,Purg.IX,130:«Entrate,mafaccioviaccortichedifuortomachiindietrosiguata»,conilmedesimosignificatoallegoricochequisileggeinBoezio.

1. Questo insistere sulla dolcezza del canto della Filosofia non è puramente esornativo:riprendeilmotivoiniziale,dellavacuitàdelcantodelleMuse,cheèpuramentevoltoaldiletto,ealqualebisognasostituireuncantonuovo,ripienodimotiviseriegravievoltoallaedificazionemorale,manonperquestomenodolce.

2.Quindil’insegnamentodellaFilosofiahaoramaisuperatolafaseiniziale,checonsistenelmostrarelavanitàdellecoseumane,epuòvolgersi,comeavvieneineffettiapartiredalterzolibro,arivelarepermezzodiundiscorsometafisico,cheingloba,peraltro,anchequelloeticoelogiustificanelprofondo,qualesialarealtàdell’uomoedellasuasorteedellafortunastessa.

3.Unriferimentoall’immaginedellacaverna,dicuiparla laRepubblica diPlatone (515a),secondoilGruber:l’uomo,racchiusonellacavernadelmondo,vedestagliarsisullosfondosololeombredellarealtà,nonlarealtàstessa.

4.Cioènonpiùallecosedelmondo,maaliarealtàveraealsommobene.5.Osservanogli studiosichequesta seriedienunciazioniderivadalladottrinaplatonicae

dalla tradizione consolatoria: che tutti gli uomini desiderino la felicità è enunciato da Plat.,Euthyd.278eedaCic.,Hort.fr.58Grilli.Maseunicoèilfine,diversisonoimezzievarielestrade(spessoancheerrate)chegliuominipercorrono,

6.Altradefinizionediorigineplatonica,cfr.Phileb.60b.7.Definizione che traducePs.Plat.,defin. 412d: «la felicità èunbene compostoda tutti i

beni».8.Famosasentenzaepicurea:silegge,traglialtri,inCic.,defin.I,9,29eDiog.Laer.X,128.9. ImmaginederivatadaPlatone,Phaed. 79c: l’anima legataal corpo«errae si turbaedè

presadavertiginecomeinpredaall’ebbrezza».

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10. Un’enunciazione fondamentale del neoplatonismo, anche cristiano: il fine ultimodell’uomoèilsommobene,chevieneidentificatoconDio.

11. Nuova allocuzione di stile diatribico; ma la trattazione di questo libro, dedicata alproblema del vero bene, simuove sostanzialmente nell’ambito della dottrina platonica, comevedremo meglio in seguito, non cinico-stoica, e lo stile e la struttura del testo boezianoarieggianoildialogoplatonico.Ciòèevidenteapartiregiàdallaseriedidomandeerispostecheiniziaalparagrafo5.

12. Si esaminano ora le opinioni errate degli uomini; contrariamente alla loro opinione,comesieravistoinII,6,3,sonolevirtùadarricchirelecarichepubblicheconilloropregio,nonsonoglionoriarenderepiùprezioselevirtùdegliuomini.

13.RiferimentoaCatullo52,2.14.Probabilmenteunavvocato,cheesercitòlasuafunzioneprimaaRavennaepoiaRoma.

È significativo che, subito dopo la condanna a morte di Boezio, costui sia stato nominatoquaestorpalatii,abbiaavutocioèunacaricaacortedelre.

15.Comeènoto,granpartedellecarichepubblichedioriginerepubblicana,purconservatesidurantel’imperoinseguitoaltradizionalismotipicodeiRomani,nonavevanoquasipiùnessunsignificato,conlaparzialeeccezionedelconsolato.Poiché,tuttavia,iSenatorieranoobbligatiadassumerelapretura,essaapparivacomel’equivalentediunatassa.

16. Questa carica, ancora importante nella prima età imperiale, era divenuta totalmenteprivadisignificatosottoTeodorico.

17.Èilfamosoepisodiodella‘spadadiDamocle’,chesilegge,adesempio,inCic,Tusc.V,21, 61-62. II tiranno protagonista di questo episodio èDionigi ilVecchio di Siracusa (405-367a.C).

18.Percheimplicatonellacosiddetta‘congiuradiPisone’,nel65d.C.19.Famosogiurista,importantealiacortediSettimioSeveroedisuofiglioCaracalla,chelo

feceucciderenel212d.C.20.LacosaeriferitadaTacito(Ann.XIV,54)edaSuetonio(Nero35,5).Nientedianalogoci

estatoattestatoapropositodiPapiniano.21.IlpoetatragicoeEuripide(cfr.quiAndrom.319sgg.),cheBoeziostacitando.11giudizio

chequi lo scrittore formula suEuripide, qualepoeta tragicoper eccel-lenza, era assaidiffusoneirantichitaederivavaprobabilmentedaAristotele(Poet.1453a29).

22. Considerazioni di origine cinica e stoica, frequenti nella letteratura moraleggiantedell’etaimperiale.

23. Questa argomentazione, di condanna dei piaceri del corpo, e un altro topos dellaletteraturamoralistica.

24. Nel contesto di una discussione sul piacere, Boezio e indotto a usare una definizioneepicurea(ilpiacereinmovimento).

25. La sentenza sembra essere attestata soprattutto da scrittori greci: cfr. ad esempioDemocrito (VS68B275-276),Antifonte (VS87B49),Sofocle,Antig.645sgg.,Euripide, framm.908Nauck.

26.Cfr.quantosiedettosopra(6,1),circal’altastimacheBoezionutrivaperEuripide; lasentenzasitrovainAndrom.,418sgg.

27. L’ammirazione per la regolarita delmovimento del cielo, per i rapportimatematici (equindi perfetti) che stringono i vari corpi celesti tra di loro, era una costante della filosofiaantica,nellasuatradizioneplatonico-aristotelica,dalTimeodiPlatoneinpoi.Cfr.anchesopra,I,6,3;Cicerone,SomniumScipionis20.

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28.QuesteconsiderationimoraleggiantiderivanoprobabilmentedalProtretticodiAristotele,per cui si puo ipotizzare conbuonaprobabilità che tutto il capitolo, enon soloquestopasso,riprendamotiviaristotelici.Cfr.Aristot,protrept.fr.B105D.,ripresodaIambi.,Protr.8,p.77,19desPlaces,ovesiparla,forse,diAlcibiade:seunopossedesselavistapenetrantecomequellachediconoavesseLinceo,ilqualeriuscivaavedereattraversoleparetielepiante,potrebbemaiapparirecostuitollerabileallavista,qualoraunovedessediqualibruttecoseecomposto?Maglionori e la gloria, che sono le cose che, più delle altre, suscitano l’invidia, sono ripiene diindicibilevanita.L’ObertelloèinclineacoglierealtrielementidicontiguitàtraquestopassodiBoezio e il Protrettico di Aristotele, ma tali elementi a me sembrano dei topoi di caratteregeneralepiuttostochedeiveriepropripuntidicontatto.

29.Valeadire,ilbene,checoincideconDio,eunoesemplice,comesiandraadimostrarenel seguito, ma l’uomo, collegandolo con la materia, lo disperde nella molteplicita delleapparenze,esiilludedipoterscinderelaunitadiesso.

Conquestopassocomincia,dopolaparsdestruens,laparsconstruens,diquestoterzolibro:unavoltachesiedimostratochenessunodeibeniperseguitidagliuominieverobene(proseecarmi 1-8), adesso si deve ricercare quale sia tale bene. Fondamentale, in siffatta ricerca, e ilritornoaH’unita,emostrarecheilverobene,inquantounitario,comprendetuttiibeniparziali.

30.Continualostiledeldialogoplatonico.31.Cfr.Plat.,Tim.27c.Boezio,dunque,conlapreghierachepresentaimmediatamentedopo,

si colloca dichiaratamente nell’alveo dell’insegnamento platonico; ciò sarà confermato daldensissimocontenutodottrinalediessa.

32.Anchequi,comenelmetroVI,2,sitrovalaparola‘padre’,ma,comemostrailcontestofilosofico, è un ‘padre’ conforme alla filosofia platonica, quello che Boezio si accinge adinvocare,nonilPadredellareligionecristiana.

33.Ilbeneimperfettoèstatoillustratonellaprimapartedelterzolibro,edèrappresentatodaibenipuramenteumanieparziali,mentre ilbeneperfettonella sua formageneraleè statospiegatoqualesiainquestapartedelterzolibro:valeadire,essoeilbeneunitarioeassoluto.

34.Èl’espressionechesièincontratapocosopra,alverso23delcarmeIXdiquestolibro.35.Èuntipicoconcettoneoplatonico:l’imperfetto,ilmanchevole,ilmale,noncostituiscono

unarealtà,maunnonessere,perché tuttociòcheesisteèbuono.Plotino, infatti,parlavadelmale come ‘privazione (στέρησις)’ (II,g, 13), e Proclo di ‘privazione emancanza delle realtàbuone’(demal.subst. 51,42).Ecosì subitodoposidiceche, se si toglie laperfezione,nonsipotrebbenemmeno immaginare checosa sia l’imperfetto—appunto,perché ilmalediper sénonhasussistenza.

36.È,questo,unaltroassiomafondamentaledelneoplatonismo,chederivadalprecedenteespiegaladegradazionedell’essere,dallaoriginariaconcentrazionenellaunitàalladispersioneeall’indebolimentonelmolteplice.

37.L’identificazionediDioconilsommobeneèstatounprocessogradualechesièdiffusoapartiredallaoriginariaconcezioneplatonicacheconsiderava‘ilbene’insensoassolutocomelarealtàpiùalta(cfr.Resp.506d;509b;5i8d;597etc.).Inquantotale,ilbeneassolutoèanche‘aldilà dell’essere’. Questa concezione neoplatonica, se è sostenuta in un primo momento con ilriferimentoallacommunisopinio,cioèall’ovvioconvincimentocheDiosiabuono,vieneperòfilosoficamentedimostratasubitodopo.

38.Questaèlaconclusioneacuiègiuntotuttoilragionamentoprecedente,iniziatoconlaesclusionedeibenimaterialidal concettodiverobeneeproseguitocon la identificazionedelbeneunicoconilverobene.

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39.Altroassiomafondamentale:inDiol’essereeilbenecoincidono.40.«Porisma»èilterminegrecodellatinocorollariumgreco.41.Sullaproblematicaintrodottadaquestaaffermazione,cfr.alcunenostreosservazioniin:

Neoplatonismoecristianesimo:‘partecipareaDio’secondoBoezioeAgostino,in:SiciliaeItaliasuburbicaria tra IV e Vili secolo. Atti del Convegno di studi (Catania, 24-27 ottobre 1989),SoveriaMannelli1991,pp.283-295.

42.«IproblemipostidallaFilosofiarimandano…alProtagora(cfr.ades.349c),cheèlafonteispiratrice della discussione sul bene e le sue parti; si veda però anche l’importante testo diPlotino, Enneade I,4,6»(Obertello).L’immaginedelvertice,dellatesta,acuituttoilrestosiriferisce,deriverebbedaPlatone,Phaed.6ob.

43.Questo corollario è spiegato nelmodomigliore da S. Tommaso {SummaTheol. I, 5, Iresp.), citato e tradotto dall’Obertello con molta pertinenza: «E manifesto che ogni cosa èdesiderabileinquantoèperfetta;infattituttelecosericercanolapropriaperfezione.Eintantoqualcosa è perfetto in quanto è in atto; è dunque chiaro che in tanto qualcosa è buono, inquantoèente;l’essereinfattièlaattualitàdiognirealtà…;neconseguecheilbeneel’entesonoinrealtàlostesso;mailbenecontienelanozionediappetibilità,chenoncontienel’ente».

44.Vieneribadital’asserzione,sopraindicata(io,2sgg.),dellaidentificazione,fondamentaleperilneoplatonismo,traunoesommobene,cioèDio.

45.La fraseparenteticastaa indicarechequiBoeziocercadi renderenella sua linguaunconcettogreco: ilverobene,che laFilosofiasta indagando,è l’ideadelbene (forma=εέδός),cioè τάγα$όν, e contemporaneamentepossiedeunaefficientia, cioèunaδύναμ,ις, perchénonrimangaimmobileinsé,masiesplichiversol’esterno.

46. Vale a dire, i beni parziali diventano tali grazie alla partecipazione al vero bene; cfr.ancoraquantoabbiamoosservatoin:Neoplatonismoecristianesimoetc.cit.,p.286.

47.Cfr.ancoracomesopra,nota1.48.Lanatura,inquantotale,costituisceunaforzachetendeallaconservazionedeisingoli

esseri. Ma questa concezione, comunemente diffusa nella cultura antica, è stata assunta dalneoplatonismoasostegnodelladottrinadell’uno:lecosetendonopernaturaallaconservazionedi sé, e tale conservazione significa il mantenimento dell’unità, perché senza l’unità la cosamuore.

49. L’‘anima capace di conoscere’ è, secondo la terminologia platonica, l’anima razionale,cioèdotatadiintelletto,datochel’animainséèsolamenteunaforzavitale—edèquelladicuivaimmediatamenteaparlareBoezio.

50.Cfr.quantosièdettosopra,n.1.51.Iparagrafi36-41diquestocapitolosonodiimportanzacapitaleperlafilosofiadiBoezio.52.Cfr.sopraIII,1,6.53.Cfr.sopraI,carme1,2;III,carmeXI,10.54.Cfr.I,6,4e7.55. Un argomento comune alla filosofia neostoica dell’età imperiale e al cristianesimo: si

ricava la prova dell’esistenza di Dio dall’ordine dell’universo. Esso però è qui adattato aipresuppostineoplatonici:nonpotrebbeesisterelamolteplicità,senoncifosseprecedentementel’unità.

56.Tipicadottrinaaristotelica,quelladelmotoreimmoto,comeabbiamovistoanchesopra,nelfamosocarmeIX,v.3;cfr.ancheoltre:IV,6,10.

57.Questafacilitàconcuiloscrittoreidentifical’unoneoplatonicoconDioè,amioparere,

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unaprovadellafedecristianadiBoezio.58.Quellaideale,dicuisieraparlatoinI,5,2.59.Cfr.III,2,ig.60.Cfr.III,10,17.61.Cfr.III,10,20.62. Osserva il Gruber che ci troviamo di fronte ad una espressione idiomatica che si

riscontrainCicerone:clavurntantiimperitenereetgubernaculareipublicaetractare{proSext.20:«tenereiltimonedisìgrandeimperoemanovrareilreggimentodelloStato»).

63.Secondol’Obertello,tuttaquestasezioneèanaloga,negliintenti,adunasezionedelDevera religione di Agostino (un’altra opera parimenti influenzata in modo profondo dalneoplatonismo),nellaquale si cercadi risalireall’unitàassolutapartendodalle traccedi essa,riscontrabilinelmondomateriale(capp.XXX-XXXV).

64.Ènotocheildeconsolationeboezianononpresentanessunatracciaevidentedidottrinecristiane; ebbene, secondo alcuni studiosi, questa espressione potrebbe richiamare allamentesap [scil. sapientia] fortiter et disponit omnia suaviter. «la Sapienza regge con energia eamministraconmitezzaognicosa»),Epurtuttavia,anchequestaecodeltestobiblicosembraassai debole: il fatto, poi, che una analoga espressione si trovi nell’Antifonale romano, nonsignificamolto,poichéessoèdell’epocadiGregorioMagno(e,quindi,posterioreaBoezio).

65.Èunadimostrazionedellanonesistenzadelmale.SeDioèonnipotente,nonviènienteche egli non possa fare.MaDio non può fare il male, perché ciò contrasterebbe con la suaessenzadisummumbonum12,1;Proci.,Tim.I,374,24.

66. Cioè una concentrazione di argomenti che si snodano con una divina naturalezza.Diversamenteintendel’Obertello.

67. Ché altrimenti, come dicono altrove i platonici, la sostanza di Dio non sarebbe piùsimplex,macompositaemolteplice.Permegliodimostrarelacompattauniformitàdellarealtàdivina,BoezioricorreadunacitazionediParmenide,ilfilosofomonistapereccellenza(VS28B8,43),citazionecheèpresentataanchedaProclospessevolte:Theol.Plat.Ili,20;Parm.coll.1084e112g;Tim.II,69,20.

68.Cfr.Plat.,Timecc.cit.,p.165)pensacheBoeziol’abbiaricavatadaAmmonio.Diciamosemplicementechesitrattavadiunadimostrazionefrequentementeimpiegatadaineoplatonici.

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LIBERIV.

[1,1]Haec cumPhilosophia dignitate vultus et oris gravitate servata lenitersuaviterque cecinisset1, turn ego nondum penitus insiti maeroris oblitusintentionemdicereadhucaliquidparantisabrupiet:[2]O,inquam,veripraevialuminis2,quaeusqueadhuctuafuditoratiocumsuispeculationedivinatumtuisrationibus invicta patuerunt eaquemihi, etsi ob iniuriae dolorem nuper oblita,nontamenantehacprorsusignoratadixisti.[3]Sedeaipsaestvelmaximanostricausamaeroris, quod, cum rerum bonus rector exsistat, vel esse omninomalapossint vel impunita praetereant, quod solum quanta dignum sit ammiratione,profecto considéras. [4] At huic aliud maius adiungitur; nam imperanteflorentequenequitiavirtusnonsolumpraemiiscaret,verametiamsceleratorampedibus subiecta calcato et in locum facinoram supplicia luit. [5]Quae fieri inregno scientis omnia, potentis omnia, sed bona tantummodovolentis dei nemosatispotestnecammiralinecconqueri3.—[6]Turnilia:Etesset, inquit, infinitistuporisomnibusquehorribiliusmonstris,si,utituaestimas,intantivelutpatrisfamiliasdispositissimadomo4viliavasacolerentur,pretiosasordescerent.[7]Sednonitaest;namsiea,quaepauloanteconclusasunt,inconvulsaservantur,ipso,de cuiusnunc regno loquimur, auctore cognosces semperquidempotentes essebonos,malosveroabiectossemperatqueimbecillosnecsinepoenaumquamessevitianecsinepraemiovirtutes,bonisfelicia,malissemperinfortunatacontingeremultaque id genus, quae sopitis querelis firma te soliditate corroborent. [8] Etquoniamveraeformambeatitudinismedudummonstrantevidisti,quoetiamsitasit, agnovisti, decursis omnibus, quae praemittere necessarium puto, viam tibi,quae tedomumrevehat5,ostendam.[9]Pennasetiamtuaementi6, quibus se inaltum tollere possit, adfigam, ut perturbatione depulsa sospes in patriam meoductu,measemita,meisetiamvehiculisrevertaris.

I.Suntetenimpennaevolucresmihi1

quaecelsaconscendantpoli2;quassibicumveloxmensinduit,

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terrasperosadespicit3,5 aerisimmensisuperatglobum

nubesquepostergumvidet,quiqueagilimotucaletaetheris,

transcenditignisverticem4,donecinastriferassurgatdomos

10 Phoeboqueconiungatviasautcomiteturitergelidisenis5

milescoruscisideris6,vel,quocumquemicansnoxpingitur7,

recurratastricirculum8

15 atque,ubiiamexhaustifueritsatis,polumrelinquatextimum

dorsaquevelocispremataetheris9

composverendiluminis.Hicregumsceptrumdominustenet

20 orbisquehabenastemperat10

etvolucremcurrumstabilisregitrerumcoruscusarbiter.

Huetesireducemréférâtvia,quamnuncrequirisimmemor,

25 ’haec’,dices,’memini,patriaestmihi,hincortus,hicsistamgradum’.

Quodsiterrarumplaceattibinoctemrelictamvisere,

quosmiseritorvospopulitiment,30 cernestyrannosexsuies11.

[2,1] Tum ego: Papae, inquam, utmagna promittis!Nec dubito, quin possisefficere, tu modo, quem excitaveris, ne moreris. — [2] Primum igitur, inquit,bonis semper adesse potentiam, malos cunctis viribus esse desertos agnoscaslicebit,quorumquidemalteramdemonstraturexaltero7. [3]Nam cumbonummalumque contraria sint, si bonum potens esse constiterit, liquet imbecillitasmali, at si fragilitas clarescat mali, boni firmitas nota est. [4] Sed uti nostraesententiae fìdes abundantior sit, alteratro calle procedamnunc hinc, nunc indepropositaconfìrmans.

[5] Duo sunt, quibus omnis humanoram actuum constat effectus, voluntas

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scilicetacpotestas,quorumsialteratramdesit,nihilest,quodexplicariqueat.[6]Deficiente etenimvoluntatene aggrediturquidemquisquequodnonvult, at sipotestas absit, voluntas frustra sit. [7]Quo fit ut, si quemvideas adipisci veliequod minime adipiscatur, huic obtinendi quod voluerit defuisse valentiamdubitarenonpossis.—Perspicuumest, inquam,necullomodonegaripotest.—[8]Quemveroeffecissequodvolueritvideas,numetiampotuissedubitabis?—Minime.—[9]Quodveroquisquepotest,ineovalidus,quodverononpotest,inhoc imbecillisessecensendusest.—Fateor, inquam.—[10]Meministine igitur,inquit, superioribus rationibus esse collectum intentionem omnem voluntatishumanae, quae diversis studiis agitur, ad beatitudinem festinare? — Memini,inquam, illudquoqueessedemonstratum.—[11]Num recordaris beatitudinemipsum esse bonum eoque modo, cum beatitudo petitur, ab omnibus desideraribonum?—Minime,inquam,recordor,quoniamidmemoriaefixumteneo.—[12]Omnes igitur homines boni pariter ac mali indiscreta intentione ad bonumpervenirenituntur?—Ita,inquam,consequensest.—[13]Sedcertumadeptioneboni bonos fieri.—Certum.—Adipiscuntur igitur boni, quod appetunt?— Sicvidetur.—[14]Maliverosiadipiscerentur,quodappetunt,bonum,maliessenonpossent. — Ita est. — [15] Cum igitur utrique bonum petant, sed hi quidemadipiscantur,illiverominime,numdubiumestbonosquidempotentesesse,quiveromalisint,imbecillos?—[16]Quisquis,inquam,dubitat,necrerumnaturamnecconsequentiampotestconsiderarerationum.—

[17]Rursus,inquit,siduosintquibusidemsecundumnaturampropositumsit,eorumqueunusnaturaliofficioidipsumagatatqueperficiat,alterveronaturaleillud officium minime amministrare queat, alio vero modo quam naturaeconvenit8, non quidem impleat propositum suum, sed imitetur implentem,quemnamhorumvalentioremessedecemis?—[18]Etsiconiecto, inquam,quidvelis, planius tarnen audire desidero. — [19] Ambulandi, inquit, motumsecundum naturam esse hominibus num negabis? — Minime, inquam. — [20]Eiusque rei pedum officium esse naturale num dubitas? — Ne hoc quidem,inquam.—[21]Siquis igiturpedibus incederevalensambuletaliusque,cuihocnaturale pedum desit officium, manibus nitens ambulare conetur, quis horumiure valentior existimari potest? — [22] Contexe, inquam, cetera; nam quinnaturalisofficiipotenseo,quiidemnequeat,valentiorsit,nullusambigat.—[23]Sed summum bonum, quod aeque malis bonisque propositum boni quidemnaturali officio virtutum petunt, mali vero variam per cupiditatem, quodadipiscendiboninaturaleofficiumnonest, idemipsumconanturadipisci;antualiterexistimas?—[24]Minime,inquam;nametiamquodestconsequenspatet.Exhisenim,quaeconcesserim,bonosquidempotentes,malosveroessenecesseest imbecillos.— [25] Recte, inquit, praecurris idque, utimedici sperare soient,

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indicium est erectae iam resistentisque naturae. [26] Sed quoniam te adintellegendumpromptissimumesseconspicio,crebrascoacervaborationes;videenim, quanta vitiosorum hominum pateat infirmitas, qui ne ad hoc quidempervenirequeunt,adquodeosnaturalisducitacpaenecompellitintentio9.[27]Etquid,sihoctammagnoacpaeneinvictopraeeuntisnaturaedesererenturauxilio?[28]Consideravero,quanta sceleratoshomineshabeat impotentia.Nequeenimleviaautludicrapraemiapetunt10,quaeconsequiatqueobtinerenonpossunt,sedcirca ipsam rerum summam verticemque deficiunt nec in eo miseris contingiteffectus,quodsolumdiesnoctesquemoliuntur;inquarebonorumvireseminent.[29] Sicut enim eum, qui pedibus incedens ad eum locum usque pervenirepotuisset, quonihilulteriuspervium iaceret incessui, ambulandipotentissimumessecenseres,itaeum,quiexpetendorumfinem,quonihilultraest,apprehendit,potentissimum necesse est iudices. [30] Ex quo fit, quod huic obiacet, ut idemscelesti,idemviribusomnibusvideanturessedeserti.[31]Curenimrelietavirtutevitia sectantur? Inscitiane bonorum? Sed quid enervatius ignorantiae caecitate?An sectanda noverunt, sed transversos eos libido praecipitat? Sic quoqueintemperantia fragiles, qui obluctari vitio nequeunt11. [32] An scientesvolentesque bonum deserunt, ad vitia deflectunt? Sed hoc modo non solumpotentes esse, sed omnino esse desinunt12; nam qui communem omnium quaesuntfinemrelinquunt13,pariterquoqueessedesistunt.

[33] Quod quidem cuipiam mirum forte videatur, ut malos, qui plureshominumsunt, eosdemnonessedicamus; sed ita sese reshabet. [34]Namquimali sunt, eos malos esse non abnuo; sed eosdem esse pure atque simpliciternego. [35] Nam uti cadaver hominemmortuum dixeris, simpliciter vero hominemappellare nonpossis, ita vitiososmalos quidemesse concesserim, sed esseabsolute nequeam confiteli. [36] Est enim quod ordinem retinet servatquenaturam; quod vero ab hac deficit, esse etiam, quod in sua natura situm est,derelinquit.[37]Sedpossunt, inquies,mali;neegoquidemnegaverim,sedhaeceorumpotentianonaviribus, sedab imbecillitatedescendit. [38]Possuntenimmala, quae minime valerent, si in bonorum efficentia manere potuissent. [39]Quae possibilitas eos evidentius nihil posse demonstrat; nam si, uti paulo antecollegimus,malumnihilest,cummalatantummodopossint,nihilposseimprobosliquet.—Perspicuumest.—[40]Atqueutintellegasquaenamsithuiuspotentiaevis,summobononihilpotentiusessepauloantedefinivimus14.—Itaest,inquam.— Sed idem, inquit, faceremalumnequit.—Minime.— [41] Est igitur, inquit,aliquisquiomniapossehominesputet?—Nisiquisinsaniat,nemo.—Atquiidempossunt mala. — Utinam quidem, inquam, non possenti — [42] Cum igiturbonorum tantummodo potens possit omnia, non vero queant omnia potentes

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etiammalorum,eosdem,quimalapossunt,minuspossemanifestumest.[43]Hueaccedit quod omnem potentiam inter expetenda numerandam omniaqueexpetenda referri ad bonum velut ad quoddam naturae suae cacumenostendimus15.[44]Sedpatrandiscelerispossibilitasreferriadbonumnonpotest,expetenda igitur non est. Atqui omnis potentia expetenda est; liquet igiturmalorum possibilitatem non esse potentiam. [45] Ex quibus omnibus bonorumquidempotentia,malorumverominimedubitabilisapparetinfirmitasveramqueillam Platonis esse sententiam16 liquet solos, quod desiderent, facere possesapientes, improbos vero exercere quidem, quod libeat, quod vero desiderent,explerenonposse.[46]Faciuntenimquaelibet,dumperea,quibusdelectantur,idbonum,quoddesiderant,seadepturosputant;sedminimeadipiscuntur,quoniamadbeatitudinemprobranonveniunt.

II.Quosvidessederecelsossoliiculminereges1,purpuraclarosnitente,saeptostristibusarmis,oretorvocomminantes,rabiecordisanhelos,detrahatsiquissuperbisvanitegminacultus,

5 iamvidebitintusartasdominosferrecatenas;hincenimlibidoversatavidiscordavenenis,hincflagellatiramentemfluctusturbidatollens,maerorautcaptusfatigatautspeslubricatorquet.Ergocumcaputtotunumcernasferretyrannos,

10 nonfacitquodoptatipse,dominispressusiniquis.

[3, 1] Videsne igitur quanto in caeno probra volvantur, qua probitas luceresplendeat? In quo perspicuum est numquam bonis praemia, numquam suasceleribusdeessesupplicia.[2]Rerumetenimquaegeruntur illud,propterquodunaquaequeresgeritur,eiusdemreipraemiumessenoniniuriavideripotest,uticurrendi in stadio, propter quam curritur, iacet praemium corona. [3] Sedbeatitudinemesseidemipsumbonum,propterquodomniageruntur,ostendimus;estigiturhumanisactibusipsumbonumvelutipraemiumcommunepropositum.[4] Atqui hoc a bonis non potest separati — neque enim bonus ultra iurevocabitur,quicareatbono—quareprobosmoressuapraemianonrelinquunt.[5]Quantumlibet igitur saeviant mali, sapienti tarnen corona non decidet, nonarescet17; neque enimprobis animis propriumdecus aliena decerpit improbitas.[6]Quodsiextrinsecusacceptolaetaretur,poterathocvelaliusquispiamvelipseetiamqui contulisset, auferre; sedquoniam id sua cuiqueprobitas confert, tumsuopraemiocarebit,cumprobusessedesierit.[7]Postremo,cumomnepraemium

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idcirco appetatur, quoniam bonum esse creditur, quis boni compotem praemiiiudicet expertem? [8] At cuius praemii? Omnium pulcherrimi maximique;memento etenim corollarii illius, quod paulo ante praecipuum dedi18, ac siccollige.[9]Cumipsumbonumbeatitudosit,bonosomneseoipso,quodbonisint,fieri beatos liquet. [10] Sed qui beati sint, deos esse convenit19. Est igiturpraemium bonorum, quod nullus deterat dies, nullius minuat potestas, nulliusfuscet improbitas, deos fieri20. [11] Quae cum ita sint, de malorum quoqueinseparabili poena dubitare sapiens nequeat; nam cumbonummalumque, itempoenaeatquepraemiumadversafrontedissideant,quaeinbonipraemiovidemusaccedere,eademnecesseestinmalipoenacontrariaparterespondeant.[12]Sicutigitur probis probitas ipsa fit praemium, ita improbis nequitia ipsa suppliciumest21.Iamveroquisquisafficiturpoena,maloseaffectumessenondubitat.[13]Siigitur sese ipsiaestimarevelint,possuntnesibi supplicii expertesvideri,quos—omnium malorum extremum — nequitia non affecit modo, verum etiamvehementerinfecit?

[14]Vide autemexadversapartebonorum,quae improbospoena comitetur;omne namque quod sit unum esse ipsumque unum bonum esse paulo antedidicisti22, cui consequens est ut omne quod sit id etiam bonum esse videatur.[15] Hoc igitur modo, quicquid a bono deficit, esse desistit. Quo fit ut malidesinant esse quod fuerant — sed fuisse homines adhuc ipsa humani corporisreliqua species ostentat — quare versi inmali tiam humanam quoque amiserenaturam. [16] Sed cum ultra homines quemque provehere sola probitas possit,necesse est ut, quos ab humana condicione deiecit, infra hominis meritumdetrudatimprobitas;evenitigiturut,quemtransformatumvitiisvideas,hominemaestimare non possis23. [17] Avaritia fervet alienarum opum violentus ereptor:lupi similem dixeris. [18] Ferox atque inquies linguam litigiis exercet: canicomparabis. [19] Insidiator occultus subripuisse fraudibus gaudet: vulpeculisexaequetur. [20] Irae intemperans fremiti leonis animum gestare credatur. [21]Pavidusacfugaxnonmetuendaformidat:cervissimilishabeatur.[22]Segnisacstupidus torpet:asinumvivit. [23]Levisatque inconstansstudiapermutât:nihilavibus differt. [24] Foedis immundisque libidinibus immergitur: sordidae suisvoluptatedetinetur.[25]Itafitutquiprobitatedesertahomoessedesierit,cumindivinamcondicionemtransirenonpossit,vertaturinbeluam.

III1.elaNeritiiducis2

etvagaspelagoratesEurusappulitinsulae3,pulchraquaresidensdea

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5 Soliseditaseminemiscethospitibusnovistactacarminepocula.Quosutinvariosmodosvertitherbipotensmanus4,

10 huncaprifaciestegit,illeMarmaricusleodentecrescitetunguibus;hiclupisnuperadditus,fleredumparat,ululat5,

15 illetigrisutIndicatectamitisobambulat.SedlicetvariismalisnumenArcadisalitis6

obsitummiseransducem20 pestesolverithospitis,

iamtamenmalaremigesorepoculatraxerant,iamsuesCerealiaglandepabulaverterant

25 etnihilmanetintegrumvoce,corporeperditis.Solamensstabilissupermonstra,quaepatitur,gemit.Olevemnimiummanum

30 necpotentiagramina,membraquaevaleantlicet,cordaverterenonvalent!Intusesthominumvigorarceconditnsabdita.35Haecvenenapotentiusdetrahunthominemsibidira,quaepenitusmeant,necnocentiacorporimentisvulneresaeviunt.

[4,1]Turnego:Fateor,inquam,neciniuriadicivideovitiosos,tametsihumanicorporis speciem servent, in beluas tamen animorum qualitate mutari; sed

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quorum atrox scelerataque mens bonorum pemicie saevit, id ipsum eis licerenöluissem.—[2]Neclicet,inquit,uticonvenientimonstrabiturloco,sedtamen,si id ipsum, quod eis licere creditur, auferatur, magna ex parte sceleratorumhominumpoenarelevetur.[3]Etenim,quod incredibilecuiquamfortevideatur,infeliciores esse necesse est malos, cum cupita perfecerint, quam si ea, quaecupiunt, implerenonpossint24. [4]Namsimiserumestvoluisseprava,potuissemiserius est, sinequovoluntatismiserae langueret effectus. [5] Itaque cumsuasingulismiseriasit,tripliciinfortunionecesseesturgueantur,quosvideasscelusvelie,posse,perficere.—[6]Accedo,inquam,sed,utihocinfortuniocitocareantpatrandiscelerispossibilitatedeserti,vehementerexopto.—[7]Carebunt,inquit,ociusquamveltuforsitanvelisvelilliseseaestimentessecarituros;nequeenimest aliquid in tam brevibus vitae metis ita serum, quod exspectare longumimmortalis praesertim animus putet. [8] Quorum magna spes et excelsafacinorummachinarepentinoatqueinsperatosaepefinedestruitur,quodquidemillismiseriaemodumstatuit;namsinequitiamiserosfacit,miseriorsitnecesseestdiutumior ne quam. [9] Quos infelicissimos esse iudicarem, si non eorummalitiam saltern mors extrema finiret; etenim si de pravitatis infortunio veraconclusimus,infinitamliquetessemiseriam,quamesseconstataetemam.—[10]Turnego:Miraquidem,inquam,etconcessudifficilis inlatio,sedhisearn,quaepriusconcessasunt,nimiumconvenirecognosco.—[11]Recte, inquit,aestimas,sed qui conclusioni accedere durum putat, aequum est vel falsum aliquidpraecessisse demonstret vel collocationem propositionum non esse efficacemnecessariaeconclusionsostendat;alioquinconcessispraecedentibusnihilprorsusest, quodde inlatione causetur. [12]Namhocquoque, quoddicam,nonminusmirum videatur, sed ex his, quae sumpta sunt, aeque est necessarium. —Quidnam? inquam. — [13] Feliciores, inquit, esse improbos supplicia luentes,quam si eos nulla iustitiae poena coherceat. [14] Neque id nunc molior, quodcuivis veniat in mentem, corrigi ultione pravos mores et ad rectum suppliciiterrorededuci,ceterisquoqueexemplumesseculpandafugiendi,sedalioquodammodo infeliciores esse improbos arbitror impunitos, tametsi nulla ratiocorrectionis, nullus respectus habeatur exempli. — [15] Et quis erit, inquam,praeterhosaliusmodus?—Etilla:Bonos,inquit,essefelices,malosveromiserosnonne concessimus? — Ita est, inquam. — [16] Si igitur, inquit, miseriaecuiuspiambonumaliquid addatur, nonne felicior est eo, cuius pura ac solitariasine cuiusquam boni ammixtione miseria est? — Sic, inquam, videtur. — [17]Quid si eidem misero, qui cunctis careat bonis, praeter ea, quibus miser est,malum aliud fuerit adnexum, nonne multo infelicior eo censendus est, cuiusinfortunium boni participatione relevatur? — Quidni? inquam. — [18] Habentigitur improbi, cum puniuntur quidem, boni aliquid adnexum, poenam ipsam

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scilicet, quae ratione iustitiae bona est, idemque cum supplicio carent, inest eisaliquid ulterius mali, ipsa impunitas, quam iniquitatis merito malum esseconfessuses.—[19]Negarenonpossum.—Multoigiturinfelicioresimprobisuntiniusta impunitate donati quam iusta ultione puniti. [20] Sed puniri improbosiustum, impunitosveroelabi iniquumessemanifestumest.—Quis idneget?—[21]Sedneilludquidem,ait,quisquamnegabitbonumesseomne,quodiustumest,contraque,quodiniustumest,malum.—Liquererespondi.[22]Turnego:Istaquidem consequentia sunt eis, quae paulo ante conclusa sunt; sed quaeso,inquam,te,nullaneanimarumsuppliciapostdefunctummortecorpusrelinquis?— [23] Et magna quidem, inquit, quorum aliapoenali acerbitate, alia veropurgatoriadementiaexerceriputo,sednuncdehisdisserereconsiliumnonest25.

[24] Id vero hactenus egimus, ut, quae indignissima tibi videbaturmalorumpotestas, earn nullam esse cognosceres, quosque impunitos querebare, videresnumquam improbitatis suae carere suppliciis, licentiam, quam cito finiriprecabaris, nec longam esse disceres infelicioremque fore, si diuturnior,infelicissimamvero, si esset aetema;posthaecmiseriores esse improbos iniustaimpunitatedimissosquamiustaultionepunitos.[25]Cuisententiaeconsequensest, ut tum demum gravioribus suppliciis urgueantur, cum impuniti essecreduntur.—

[26]Turnego:Cumtuas,inquam,rationesconsidero,nihildiciveriusputo,atsiadhominumiudicia revertar,quis illeest, iniuriam?—Necambigo, inquam,quin perpesso satisfacerem dolore facientis.— [36]Miserior igitur tibi iniuriaeinlatorquamacceptoressevideretur.—Consequitur,inquam.—[37]Hacigituraliisquecausisearadicenitentibus,quodturpitudosuaptenaturamiserosfaciat,apparetinlatamcuilibetiniuriamnonaccipientis,sedinferentisessemiseriam.—(Apparet,inquam).—[38]Atquinunc,ait,contrafaciuntoratores;prohisenim,qui grave quid acerbumque perpessi sunt, miserationem iudicum excitareconantur,cummagisadmittentibusiustiormiseratiodebeatur,quosnonabiratis,sedapropitiispotiusmiserantibusqueaccusatoribusadiudiciumvelutiaegrosadmedicumducioportebat,utculpaemorbossupplicioresecarent.[39]Quopactodefensorum opera vel tota frigeret, vel si prodesse hominibus mallet, inaccusationis habitum verteretur. [40] Ipsi quoque improbi, si eis aliqua rimulavirtutemrelictamfasessetaspicerevitiorumquesordespoenarumcruciatibussedeposituros viderent, compensatione adipiscendae probitatis nec hos cruciatusesse ducerent defensorumque operam repudiarent ac se totos accusatoribusiudicibusque permitterent. [41] Quo fit ut apud sapientes nullus prorsus odiolocusrelinquatur,—nambonosquisnisistultissimusoderit?—malosveroodisserationecaret26.[42]Namsiuticorporumlanguoritavitiositasquidamestquasi

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morbus animorum, cum aegros corpore minime dignos odio, sed potiusmiserationeiudicemus,multomagisnoninsequendi,sedmiserandisunt,quorummentesomnilanguoreatrociorurguetimprobitas.cuihaecnoncredendamodo,sedsalternaudiendavideantur?[27]—Itaest,inquitilla.Nequeuntenimoculostenebris assuetos ad lucemperspicuaeveritatis attollere similesque avibus sunt,quarumintuitumnoxinluminat,diescaecat;dumenimnonrerumordinem,sedsuos intuentur affectus, vel licentiam vel impunitatem scelerum putant essefelicem.

[28]Videautem,quidaetemalexsanciat.Melioribusanimumconformaveris:nihil opus est iudice praemium deferente, tu te ipse excellentioribus addidisti.[29] Studium ad peiora defìexeris: extra ne quaesieris ultorem, tu te ipse indeterioratrusisti,veluti,sivicibussordidamhumumcaelumquerespicias,cunctisextra cessantibus ipsa cemendi ratione nunc caeno, nunc sideribus interessevidearis. [30] At vulgus ista non respicit; quid igitur, hisne accedamus, quosbeluissimilesessemonstravimus?[31]Quid?Siquisamissopenitusvisu ipsumetiamsehabuisseobliviscereturintuitumnihilquesibiadhumanamperfectionemdeesse arbitraretur, num videntes eadem caeco putaremus? [32] Nam ne illudquidemadquiescent,quodaequevalidisrationumnititurfìrmamentis,infelicioreseosesse,qui faciant,quamquipatiantur iniuriam.—Vellem, inquam,has ipsasaudirerationes.—[33]Omnem,inquit,improbumnumsuppliciodignumnegas?—Minime.—[34]Infelicesveroesse,quisintimprobi,multipliciterliquet.—Ita,inquam.—Quiigitursuppliciodignisunt,miserosessenondubitas.—Convenit,inquam. — [35] Si igitur cognitor, ait, resideres, cui supplicium inferendumputares,einequifecissetanquipertulisset

IV.Quidtantosiuvatexcitaremotusetpropriafatumsollicitaremanu?1

Simortempetitis,propinquatipsaspontesuavolucresnecremoraturequos.

5 Quosserpens,leo,tigris,ursus,aperdentepetunt,idemsetarnenensepetunt;

andistantquiadissidentquemores,iniustasaciesetferabellamovent

altemisquevoluntperiretelis?10 Nonestiustasatissaevitiaeratio;

visaptammeritisvicemreferre:diligeiurebonosetmiserescemalis.

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[5, 1] Hic ego: Video, inquam, quae sit vel félicitas vel miseria in ipsisproborum atque improborum meritis constituta. [2] Sed in hac ipsa fortunapopularinonnihilbonimaliveinesseperpendo;nequeenimsapientumquisquamexsul inops ignominiosusque esse malit potius quam pollens opibus, honorereverendus,potentiavalidus insuapermanensurbe iìorere.[3]Sicenimclariustestatiusquesapientiaetractaturofficium,cumincontingentespopulosregentiumquodam modo beatitudo transfunditur, cum praesertim carcer nex ceteraquelegalium tormenta poenarum pemiciosis potius civibus, propter quos etiamconstitutaesunt,debeantur.[4]Curhaecigiturversavicemutenturscelerumquesupplicia bonos premant, praemia virtutummali rapiant, vehementer ammiror,quaeque tam iniustaeconfusionis ratiovideatur,ex te sciredesidero.[5]Minusetenim mirarer, si misceli omnia fortuitis casibus crederem. Nunc stu poremmeum deus rector exaggerat.27[6] Qui cum saepe bonis iucunda, malis asperacontraque bonis dura tribuat, malis optata concédât, nisi causa deprehenditur,quidest,quoda fortuitis casibusdifferrevideatur?—[7]Necmirum, inquit, siquid ordinis ignorata ratione temerarium confusumque credatur28; sed tuquamvis causam tantae dispositionis ignores, tamen, quoniam bonus mundumrectortemperat,rectefiericunctanedubites.

V.SiquisArcturisideranescit1

propinquasummocardinelabi,curlegattardusplaustraBootes2

mergatqueserasaequoreflammas,5 cumnimisceleresexplicetortus,

legemstupebitaetherisalti.Palleantplenaecornualunae3

infectametisnoctisopacae4,quaequefulgentitexeratore,

10 confusaPhoebe5detegatastra:commovetgentespublicuserrorlassantquecrebrispulsibusaera6.NemomiraturflaminaCori7

litusfrementihinderefluctu15 necnivisduramfrigoremolem

ferventePhoebisolvieraestu.Hicenimcausascernerepromptumest,illiclatentespectoraturbant:cunctaquaeraraprovehitaetas

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20 stupetquesubitismobilevulgus;cedatinscitiaenubiluserror,cessentprofectomiravideri!

[6,1]Itaest,inquam;sedcumtuimunerissitlatentiumrerumcausasevolverevelatasque caligine explicare rationes, quaeso uti, quae hinc decemas, quoniamhoc me miraculum maxime perturbât, edisseras. — [2] Tum illa paulisperarridens:Adremme,inquit,omniumquaesitumaximamvocas,cuivixexhaustiquicquam satis sit29. [3] Talis namque materia est, ut una dubitatione succisainnumerabilesaliaeveluthydraecapitasuccrescant30;necullusfueritmodus,nisiquis eas vivacissimo mentis igne coherceat. [4] In hac enim de providentiaesimplicitate31, de fati serie32, de repentinis casibus, de cognitione acpraedestinationedivina33,dearbitriiliberiatequaerisolet,quaequantionerissintipseperpendis.[5]Sedquoniamhaecquoquetenossequaedammedicinaetuaeportio est, quamquam angusto limite temporis saepti tamen aliquid deliberareconabimur. [6]Quodsi temusici carminis oblectamentadelectant, hanc oportetpaulisper différas voluptatem, dum nexas sibi ordine contexo rationes34. — Utübet,inquam.

[7]Tunevelutabalioorsaprincipio35 itadisseruit:Omniumgeneratiorerumcunctusquemutabiliumnaturarumprogressusetquicquidaliquomoveturmodocausas, ordinem, formas exdivinaementis stabilitate sortitur. [8]Haec in suaesimplicitatis arce composita36 multiplicem rebus gerendis modum statuit. Quimodus cum in ipsa divinae intellegentiae puritate conspicitur, providentianominatur; cum vero ad e a, quae movet atque disponit, refertur, fatum aveteribusappellatumest37.[9]Quaediversaessefacileliquebit,siquisutriusquevim mente conspexerit: nam providentia est ipsa illa divina ratio in summoomniumprincipeconstituta38,quaecunctadisponit, fatumvero inhaerensrebusmobilibus dispositio, per quam providentia suis quaeque nectit ordinibus. [10]Providentia nam que cuncta pariter quamvis diversa, quamvis infinitacomplectitur, fatum vero singula digerit inmotum locis, formis ac temporibusdistributa, ut haec temporalis ordinis explicatio in divinae mentis adunataprospectum providentia sit, eadem vero adunatio digesta atque explicatatemporibusfatumvocetur.

[11] Quae licet diversa sint, alterarti tamen pendet ex altero; ordo nam quefatalisexprovidentiaesimplicitateprocedit39.[12]Sicutenimartifexfaciendaereiformam mente praecipiens movet operis effectum et, quod simpliciterpraesentariequeprospexerat,per temporalesordinesducit, itadeusprovidentia

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quidem singulariter stabiliterque facienda disponit, fato vero haec ipsa, quaedisposuit,multipliciteractemporaliteramministrat.[13]Siveigiturfamulantibusquibusdamprovidentiaedivinisspiritibus40fatumexerceturseuanima41seutotainserviente natura seu caelestibus siderum motibus42 seu angelica virtute seudaemonumvariasollertiaseualiquibushorumseuomnibusfatalisseriestexitur,illudcertemanifestumestimmobilemsimplicemquegerendarumformamrerumesseprovidentiam43,fatumveroeorum,quaedivinasimplicitasgerendadisposuit,mobilemnexumatqueordinemtemporalem.

[14]Quofitutomnia,quaefatosubsunt,providentiaequoquesubiectasint,cuiipsumetiamsubiacetfatum,quaedamvero,quaesubprovidentialocatasunt,fatiseriemsuperent; eavero sunt,quaeprimaepropinquadivinitati44 stabiliter fixafatalisordinemmobilitatisexcedunt.[15]Namutorbiumcircaeundemcardinemsese vertentium, qui est intimus, ad simplicitatem medietatis acceditceterorumque extra locatorum veluti cardo quidam, circa quem versentur,exsistit,extimusveromaioreambiturotatus,quantoapunctimediaindividuitatediscedit,tantoamplioribusspatiisexplicatur,siquidveroillisemedioconectatetsociet, in simplicitatem cogitur diffundique ac diffluere45 cessât, simili ratione,quodlongiusaprimamentediscedit,maioribusfatinexibusimplicaturactantoaliquidfatoliberumest,quantoillumrerumcardinemviciniuspetit.[16]Quodsisupernae mentis haeserit firmitati46, motu carens fati quoque supergrediturnecessitatem.[17]Igiturutiestadintellectumratiocinatio,adidquodestidquodgignitur,adaetemitatemtempus,adpunctummediumcirculus,itaestfatiseriesmobilisadprovidentiaestabilemsimplicitatem.[18]Easeries47caelumacsideramovet, elementa in se invicem temperat et alterna commutatione transformat;eadem nascentia occidentiaque omnia per similes fetuum seminumque rénovâtprogressus. [19]Haecactus etiam fortunasquehominum indissolubili causarumconexioneconstringit,quaecumabimmobilisprovidentiaeprofìciscaturexordiis,ipsasquoqueimmutabilesessenecesseest.[20]Itaenimresoptimereguntur,simanens in divinamente simplicitas indeclinabilem causarum ordinem promat,hic vero ordo res mutabiles et alioquin temere fìuituras propriaincommutabilitatecoherceat.

[21] Quo fit ut, tametsi vobis hunc ordinemminime considerare valentibusconfusa omnia perturbataque videantur, nihilo minus tarnen suus modus adbonumdirigenscunctadisponat.[22]Nihilestenim,quodmalicausaneabipsisquidem improbis fiat; quos, ut uberrimedemonstratumest, bonumquaeren tespravTis error avertit, nedum ordo de summi boni cardine praticiens a suoquoquam deflectat exordio48. [23] Quae vero, inquies, potest ulla iniquior esseconfusio,quamutbonisturnadversatumprospera,malisetiamtumoptatatum

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odiosacontingant?[24]Numigitureamentisintegritatehominesdeguntut,quosprobosimprobosvecensuerant,eosquoque,utiexistimant,essenecessesit?[25]Atqui in hoc hominum iudicia depugnant et, quos alii praemio, alii suppliciodignosarbitrantur.

[26]Sedconcedamus,utaliquispossitbonosmalosquediscemere;numigiturpoterit intueri illam intimam temperiem, velut in corporibus dici solet,animoram?49[27] Non enim dissimile est miraculum nescienti cur saniscorporibus his quidem dulcia, illis vero amara conveniant, cur aegri etiamquidam lenibus, quidam vero acribus adiuvantur. [28] At hoc medicus, quisanitatis ipsiusatqueaegritudinismodum temperamentumquedinoscit,minimemiratur. [29]Quidveroaliudanimoramsalusvideturessequamprobitas,quidaegritudo quam vitia, quis autem alius vel servator bonorum vel malorumdepulsor quam rector ac medicator mentium deus? [30] Qui cum ex altaprovidentiae specula respexit, quid unicuique conveniat, agnoscit et, quodconvenire novit, accommodat. [31] Hic iam fit illud fatalis ordinis insignemiraculum,cumabscientegeriturquodstupeantignorantes.

[32] Nam ut pauca, quae ratio valet humana, de divina profunditateperstringam, de hoc, quem tu iustissimum et aequi servantissimum50 putas,omnia scienti providentiae diversum videtur. [33] Et victricem quidem causamdis,victamveroCatoni51placuissefamiliarisnoster52Lucanusammonuit.[34]Hicigiturquicquidcitraspemvideasgerì,rebusquidemrectusordoest,opinioniverotuaeperversa confusio. [35] Sed sit aliquis ita benemoratus, ut de eo divinumiudiciumpariterhumanumqueconsentiat, sed est animiviribus infirmus, cui siquid eveniat adversi, desinet colere forsitan innocentiam, per quamnon potuitretinere fortunam. [36] Parcit itaque sapiens dispensatio ei, quem deterioremfacere possit adversitas, ne, cui non convenit, laborare patiatur. [37] Est aliuscunctis virtutibus absolutus sanctusque ac deo proximus; hunc contingiquibuslibetadversisnefasprovidentiaiudicatadeoutnecorporeisquidemmorbisagitarisinat.[38]Namutquidam53mequoqueexcellentior:

άνδρόςδήιερόύδέμαςαιθέρεςόικόδόμησαν.

[39]Fitautemsaepeutibonissummarerumregendadeferatur,utexuberansretundatur improbitas. [40] Aliis mixta quaedam pro animorum qualitatedistribuit, quosdam remordet, ne longa felicitate luxurient, alios duris (sinit)agitari,utvirtutesanimipatientiaeusuatqueexercitationeconfirment.[41]Aliiplusaequometuuntquodferrepossunt,aliiplusaequodespiciuntquodferrenonpossunt; hos in experimentum sui tristibus ducit. [42] Nonnulli venerandum

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saeculisnomengloriosaepretiomortisemerunt,quidamsuppliciisinexpugnabilesexemplum ceteris praetulerunt invictam malis esse virtutem; quae quam recteatquedispositeetexeorumbono,quibusaccederevidentur,fiant,nulladubitatioest.[43]Namilludquoque,quodimprobisnunctristia,nuncoptataproveniunt,exeisdemduciturcausis54. [44]Acde tristibusquidemnemomiratur,quodeosmaio meritos omnes existimant — quorum quidem supplicia tum ceteros absceleribus deterrent, tum ipsos, quibus invehuntur, emendant — laeta veromagnum bonis argumentum loquuntur, quid de huius modi felicitate debeantiudicare, quam famulari saepe improbis cernant. [45] In qua re illud etiamdispensaricredo,quodestforsitanalicuiustampraecepsatqueimportunanatura,ut eum in scelera potius exacerbare possit rei familiaris inopia; huius morboprovidentia collatae pecuniae remedio medetur. [46] Hic foedatam probrisconscientiamspectanset secumfortunasuacomparans forsitanpertimescitne,cuius ei iucundus usus est, sit tristis amissio; mutabit igitur mores ac, dumfortunammetuit amittere, nequitiamderelinquit. [47]Alios in clademmeritampraecipitavit indigne acta félicitas, quibusdam permissum puniendi ius, utexercitiibonisetmalisessetcausasupplicii.[48]Namutprobisatque improbisnullumfoedusest,itaipsiinterseimprobinequeuntconvenire.[49]Quidni,cuma semet ipsis discerpentibus conscientiam vitiis55 quisque dissentiat faciantquesaepequae,cumgesserint,nonfuissegerendadecemant?

[50]Exquosaepesummaillaprovidentiaprotulitinsignemiraculum,utmalosmali bonos facerent56. [51] Nam dum iniqua sibi a pessimis quidam perpetividentur, noxiorum odio flagrantes ad virtutis frugem rediere, dum se eisdissimiles student esse, quos oderant. [52] Sola est enim divina vis, cui malaquoquebonasint,cumeiscompetenterutendoalicuiusbonieliciteffectum.[53]Ordo enim quidam cuncta complectitur, ut, quod adsignata ordinis rationedecesserit, hoc licet in alium, tarnen ordinem relabatur, ne quid in regnoprovidentiaeliceattemeritati.

[54]ργαλέόνδέμ.εταύτα$εόνωςπάντ’αγόρευεtv57.[55]Nequeenimfasesthominicunctasdivinaeoperaemachinasvel ingenio

comprehendere vel explicare sermone58. [56] Hoc tantum perspexisse sufficiat,quodnaturarumomniumproditordeusidemadbonumdirigenscunctadisponatdumqueea,quaeprotulitinsuisimilitudinem,retinerefestinat,malumomnedereipublicaesuaeterminisperfatalisseriemnecessitatiseliminet.[57]Quofitut,quae in terris abundare creduntur, si disponentem providentiam spectes, nihilusquammaliesseperpendas.[58]Sedvideoteiamdudumetpondéréquaestionisoneratum et rationis prolixitate fatigatum aliquam carminis exspectaredulcedinem;accipeigiturhaustum,quorefectusfirmiorinulterioracontendas59.

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VI1.SiviscelsiiuraTonantis2purasollerscerneremente,aspicesummiculminacaeli;illiciustofoederererum

5 veteremservantsiderapacem.Nonsolrutiloconcitusigne3

gelidumPhoebesimpediiaxemnec,quaesummoverticemundiflectitrapidosUrsameatus,

10 numquamocciduoIotaprofundo4,ceteracemenssideramergicupitOceanotinguereflammas;sempervicibustemporisaequisVesperserasnuntiatumbras

15 revehitquediemLuciferalmum.Sicaetemosreficitcursusaltemusamor5,sicastrigerisbellumdiscorsexsulatoris.Haecconcordiatemperataequis

20 elementamodis,utpugnantiavicibuscedanthumidasiccisiungantquefidemfrigoraflammis,pendulusignissurgatinaltumterraequegravespondérésidant.

25 Hisdecausisveretepentispiratfloriferannusodores,aestascereremfervidasiccat,remeatpomisgravisautumnus,hiememdefluusinrigatimber.

30 Haectemperiesalitacprofertquicquidvitamspiratinorbe;eademrapiensconditetaufertobitumergensortasupremo.Sedetintereaconditoraltus

35 rerumqueregensflectithabenas,rexetdominus6,fonsetorigo7,lexetsapiensarbiteraequi8,et,quaemotuconcitatire,

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sistitretrahensacvagafirmat;40 5namnisirectosrevocansitus

flexositerumcogatinorbes9,quaenuncstabiliscontinetordo,dissaeptasuofonte10fatiscant.Hicestcunctiscommunisamor

45 repetuntquebonifineteneri11,quianonaliterdurarequeant,nisiconversorursusamore12

refluantcausâe,quaededitesse13.

[7, 1] Iamne igitur vides, quid haec omnia, quae diximus, consequatur? —Quidnam?inquam.—[2]Omnem,inquit,bonamprorsusessefortunam.—Etquiid, inquam, fieripotest?—[3]Attende, inquit.Cumomnis fortunavel iucundavel aspera tum remunerandi exercendive bonos, tum puniendi corrigendiveimproboscausadeferatur,omnisbona60,quamveliustamconstatessevelutilem.— [4] Nimis quidem, inquam, vera ratio et, si quam paulo ante docuistiprovidentiamfatumveconsiderem,firmisviribusnixasententia.[5]Sedearn,siplacet, inter eas, quas inopinabiles paulo ante61 posuisti, numeremus. — Qui?inquit. — [6] Quia id hominum sermo communis usurpât et quidem crebro,quorundam malam esse fortunam. — [7] Visne igitur, inquit, paulisper vulgisermonibusaccedamus,nenimiumvelutabhumanitatisusurecessissevideamur?—Utplacet,inquam.—[8]Nonneigiturbonumcensesessequodprodest?—Itaest,inquam.—[9]Quaeveroautexercetautcorrigit,prodest?—Fateor,inquam.—Bona igitur?—Quidni?— [10] Sed haec eorum est, qui vel in virtute positicontra aspera bellum gerunt vel a vitiis déclinantes virtutis iter arripiunt. —Negare,inquam,nequeo.—[11]Quidveroiucunda,quaeinpraemiumtribuiturbonis,numvulgusmalamessedecemit?—Nequaquam,verumutiest,itaquoqueesse optimamcenset.— [12]Quid reliqua, quae cum sit aspera, iusto suppliciomaloscohercet,numbonampopulusputat?—[13]Immoomnium,inquam,quaeexcogitari possunt, iudicat esse miserrimam. — [14] Vide igitur, ne opinionempopuli sequentes quiddamvalde inopinabile confecerimus.—Quid? inquam.—[15]Exhisenim,ait,quaeconcessasunt,eveniteorumquidem,quivelsuntvelinpossessionevelinprovectuvelinadeptionevirtutis,omnem,quaecumquesit,bonam,inimprobitateveromanentibusomnempessimamessefortunam.—[16]Hoc,inquam,verumest,tametsinemoaudeatconfiteli.—[17]Quare,inquit,itavirsapiensmolesteferrenondebet,quotiensinfortunaecertamenadducitur,ut

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virum fortem non decet indignali, quotiens increpuit bellicus tumultus. [18]Utriqueenimhuicquidemgloriaepropagandae,illiveroconformandaesapientiaedifficultasipsamateriaest.[19]Exquoetiamvirtusvocatur,quodsuisviribus62

nitensnonsupereturadversis;nequeenimvosinprovectupositivirtutisdiffiueredeliciisetemarcescerevoluptatevenistis.[20]Proeliumcumomnifortunaanimisacre consentis, ne vos aut tristis opprimât aut iucunda corrampat. [21] Firmismediumviribusoccupate;quicquidautinfrasubsistitautultraprogreditur,habetcontemptum felicitatis, non habet praeminm laboris. [22] In vestra enim sitummanu,qualemvobisfortunamformaremalitis;omnisenim,quaevideturaspera,nisiautexercetautcorrigit,punit.

VII1.BellabisquinisoperatusannisultorAtridesPhrygiaeruinisfratrisamissosthalamospiavit2.IlledumGraiaedarevelaclassi

5 optatetventosredimitcruore,exuitpatremmiserumquetristisfoederatnataeiugulumsacerdos3.FlevitamissosIthacussodales4,quosferasvastorecubansinantro

10 mersitimmaniPolyphemusalvo;sedtamencaecofuribundusoregaudiummaestislacrimisrependit.Herculemduricelebrantlabores:illeCentaurosdomuitsuperbos,

15 abstulitsaevospoliumleonifbritetcertisvolucressagittis5,pomacementirapuitdraconi6

aureolaevamgraviormetallo,Cerbemmtraxittriplicicatena.

20 Victorimmitemposuisseferturpabulumsaevisdominumquadrigis7.Hydracombustoperiitveneno8,fronteturpatusAchelousamnisorademersitpudibundaripis.

25 StravitAntaeumLibycisharenis,CacusEuandrisatiavitiras9,quosquepressurasforetaltusorbis,

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saetigerspumisumerosnotavit10.Ultimuscaelumlaborinreflexo

30 sustulitcollopretiumquerursusultimicaelummeruitlaboris.Itenunc,fortes,ubicelsamagniducitexemplivia.Curinertesterganudatis?11Superatatellus

35 sideradonat.

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LIBROQUARTO

[1, 1] Dopo che Filosofia ebbe cantato questi versi con voce dolce e soavemantenendoladignitànelvoltoelaserietànelparlare1,allora io,chepurenonavevo del tutto obliato la tensione del dolore inflitto profondamente nel mioanimo,lainterruppimentresipreparavaadireancoraqualchecosa,edesclamai:[2]«Otucheprecedilalucevera2,quellochefinoadoracihafattoconoscereiltuoparlaremisièrivelatodivino,considerandoloattentamente,einvincibilepermeritodeituoiragionamenti;eletueargomentazioni,anchesepocofaleavevodimenticateperildoloredellaoffesaricevuta,tuttavianoneranostatedeltuttodame ignorate. [3]Ma proprio in questo consiste ilmotivomaggiore delmiocruccio, e cioè che, nonostante che sia buono il reggitore delle cose, i malipossano comunque esistere di per sé o sfuggire impuniti: certamente tu vediquanta meraviglia susciti, già da solo, questo fatto. [4] A questa si aggiungeun’altra cosa ancora più grave, ché, sotto il dominio ed il rigoglio dellaingiustizia, la virtù non solamente non ottiene i suoi premi, ma addirittura ècalpestata e gettata sotto i piedi dei malvagi, ed è lei punita in luogo degliscellerati.[5]EchequestosuccedanelregnodiDio,ilqualeconosceognicosaepuòognicosa,mavuolesolamenteciòcheèbuono,èunfattodelqualenessunopuò meravigliarsi o dolersi a sufficienza»3. [6] E allora lei: «E sarebbe senzadubbiounfattodegnodiinfinitameravigliaeancorapiùorrendodituttiimostrise,cometupensi,nellacasaordinatissima4,dicosìgrandepadredifamiglia(secosìlosipuòchiamare),glioggettidipocopregiofosserotenutiingrandeonoreequellipreziosifosserodisprezzati.[7]Manonècosì,chéseleconclusioniacuisiamoarrivatipoco fa rimangono salde, tu capirai che,per lavolontàdiquellostessoDiodel cui regnooranoi stiamoparlando, i buoni sono semprepotenti,mentreimalvagisonosempreabiettiedebolieivizimaisfuggonoallepenenélevirtù sono prive del loro premio; ai buoni tocca una sorte felice, ai malvagisempreunasorte infelice,emoltealtrecosedelgenereche,sopitioramai i tuoilamenti,tidarannoforzaefermezzainsiemeesaldezza.[8]Epoichétuhaivisto,ché te l’homostrata io stesso poco fa, la forma della vera felicità, e hai capito

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ancheinchecosaessasiariposta,ora,dopoaverpercorsotuttigliargomentichepenso sianecessario farprecedere, timostrerò la stradache tipossa ricondurreallatuacasa5.[9]Daròanchealiallatuamente6,perchépossalevarsiinalto,dimodoche,scacciatoilturbamento,tupossatornaresanoesalvonellatuapatria,grazieallamiaguida,allamiaviaeanchealmiotrasporto.

I.Alatepiumeioposseggo1,chepossonosalireincimaalpolo2;

quandolamenteveloceseneriveste,odiaedisprezzalaterra3,

superalamassadell’ariainfinitaevededietrodisélenubi;

oltrepassailvorticedelfuoco4,ardentepelrapidomotodell’etere,

finchéassurgeallestellatedimoreeuniscelasuastradaaFebo

oaccompagnailgelidovecchio5nelcammino,qualseguacedell’astrocorrusco6;

ovunqueviendipintalanottecheluccicadistelle7,ripercorreilcircolodiunastro8

e,unavoltachenesiasazia,lasciadietroasél’estremitàdelpolo;

camminasuldorsodell’etere9veloce,padronaoramaidellavenerandaluce.

QuiilSignoredeirehaloscettroereggeleredinidelmondo10;

tienestandofermoilcarroalato,lampeggiantedominatoredellecose.

Selàtiporteràdiritornoquelcamminocheoraimmemorericerchi,

tudirai:‘Questa,ricordo,èlamiapatria,daquisonnato,quifermeròilmiopasso’.

Chésetipiacesseguardarelanottedellaterra,chetuhailasciato,

lìvedraiesuliitiranniche,torvi,temonoipopolimiserabili11».

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[2,1]Eallora io:«Ah»,dissi,«quantograndicose tuprometti!Enondubitoche tu possa compierle, pur che tu non mi faccia aspettare, dopo che mi haiesortato!»[2]«Primaditutto,dunque»,elladisse,«saràopportunochetuconoscacheibuoniposseggonosempreilpotere,mentreimalvagisonoprivatiditutteleforze:diquestedueproposizioni,l’unaèdimostratadall’altra7.[3]Poiché,infatti,ilbeneeilmalesonocontraritradiloro,serisulteràcheilbeneèpotente,saràevidenteladebolezzadelmale,mentresesaràmanifestalafragilitàdelmale,saràevidente la solidità del bene. [4] Ma perché sia ancor più creduta la nostraaffermazione, procederò per l’uno e per l’altro sentiero, confermando ora daquestaparteoradaquellaciòchemisonoproposto.

[5]Duesonolecosecheproduconol’attuarsidiogniazioneumana,valeadireilvoleree ilpotere: seunaqualunquedelleduevieneamancare,nientesipuòottenere. [6] Se, infatti, manca il volere, nessuno nemmeno si accinge a farequellochenonvuole,mentresemancailpotere,saràvanalavolontà.[7]Percuise tuvediuno chevuoleottenerequalche cosa, cheperònongli riesce affatto,nonpuoidubitarecheacostuièmancatoilpoterottenerequellochehavoluto».«Questoèevidente»,risposi,«enonlosipuònegare inalcunmodo».[8]«Eseinvecetuvedicheunoèriuscitoafarequellochehavoluto,forsedubiteraichehaanchepotutofarlo?»«Perniente».[9]«Maciascunoèforteperquellochepuòfare,mentredeveessereconsideratodeboleperquellochenonriesceafare».«Loammetto», risposi. [10] «Ti ricordi, dunque», riprese, «che dai precedentiragionamenti è stato dedotto che ogni intento della volontà umana, la quale èspinta da impulsi differenti, si affretta a raggiungere la felicità?» «Mi ricordo»,risposi,«chefudimostratoanchequello».[11]«Etiricordichelafelicitàèilbenestessoeche in talmodo,quandosi ricerca la felicità, tuttidesiderano ilbene?»«Non è che lo ricordi», risposi: «è che lo tengo fìsso nellamiamemoria». [12]«Dunque tutti gli uomini, i buoni e i cattivi parimenti, con uno sforzo che èuguale in tutti, tendono a raggiungere il bene». «Questa è una conseguenzanecessaria». [13] «Ma è certo che i buoni diventano buoni perché hannoraggiunto il bene». «È certo». «Dunque i buoni raggiungono quello chedesiderano?»«Sembradi sì». [14]«Ché se imalvagi, invece,ottenesseroquellochedesiderano,cioè ilbene,nonpotrebberopiùesseremalvagi».«Ècosì».[15]Dal momento, dunque, che gli uni e gli altri ricercano il bene, ma gli uni loottengono,glialtrino,cipuòesserequalchedubbiocheibuoni,sì,sianopotenti,imalvagi,invece,pernienteaffatto?»[16]«Chiunquenedubita»,risposi,«nonèin grado di considerare né la natura delle cose né la consequenzialità deiragionamenti».

[17]Disseallora:«Ebbene,sevisonoduepersone,ilcuipropositoèlostessoedèsecondonatura,eseunadiesseesegueecompie talepropositoconmezzi

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conformi a natura, mentre l’altra non è affatto in grado di perseguire quelcompitonaturale8, e, inunmododiversodaquellocheèconformeallanatura,non tanto eseguequello che si eraproposto,ma imita solamente chi lo esegue,qualediquesteduetudefiniscilapiùforte?»[18]Risposi:«Anchesecongetturoquello a cui vuoi arrivare, tuttavia desidero ascoltarlo da te con maggiorchiarezza».[19]Riprese: «Negherai tu forse che ilmotodel camminare, chegliuomini possiedono, sia secondo natura?» «Per niente affatto», risposi. [20] «Edubiti forse che il compito dei piedi, di eseguire tal cosa, sia naturale?»«Nemmenoquesto»,risposi.[21]«Dunque,seunoèingradodiprocedereconisuoi piedi e cammina, e un altro, al qualemanca questo compito naturale deipiedi, cerca di camminare appoggiandosi sulle mani, chi dei due può a buondiritto essere considerato più forte?» [22] «Organizza pure tutti gli altriragionamenti»,risposi,«chénessunopotrebbedubitarechecoluicheè ingradodiesercitareilsuocompitonaturaleèpiùfortedicoluichenonlopuò».[23]«Mailsommobene,cheèstatopropostougualmenteaibuonieaimalvagi,ibuoniloricercano permezzo del compito naturale, quello delle virtù,mentre imalvagicercanodiottenere ilmedesimobenepermezzodi svariatidesideri, il chenoncostituisce il compito naturale che serve a ottenere il bene; o tu la pensidiversamente?» [24] «Per niente», risposi; «infatti è anche chiaro che cosa neconsegua.Ché inbaseaquello chehoammessoènecessario che ibuoni sianopotenti,e imalvagi, invece,sianodeboli».[25]«Conesattezza», rispose,«tumiprecedi,equestoèunindizio,comesonsolitisperareimedici,delfattochelatuanatura si è oramai ripresa e resiste al male. [26] Ma poiché vedo che tu seiprontissimoacomprendere,accumuleròragionamentiingrancopia:vedi,infatti,findovearrivaladebolezzadeimalvagi,iqualinonpossononemmenogiungereaquellametaallaqualeliconduceequasilispingel’istintonaturale9.[27]Echesuccederebbe, se essi fossero abbandonati daquesto così grande equasi invittosostegnodellanatura,cheliprecedesullalorostrada?[28]Considera,invece,daquanta impotenzasianocolpitigliuominiscellerati.E infattiessinonricercanodei premidi poco conto o ridicoli10, che comunquenonpossono conseguire edottenere,mavengonomenopropriolàdovesitrovalavettaelasommadituttelecose,eimiserinonottengonoilsuccessoinquell’ambitonelqualesoltantosidannodafaregiornoenotte,mentreèproprioinquestocheemergonoleforzedei buoni. [29] Come, infatti, tu considereresti particolarmente dotato acamminare quell’uomo che, procedendo a piedi, sarebbe potuto arrivare fino aquel luogooltre il qualenonvi ènessuna stradapercorribile, così è inevitabilechetuconsideripotentissimocoluicheafferrail terminedellecosedesiderabili,oltre il quale non vi è niente. [30] Da ciò consegue l’opposto, cioè che gli

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scellerati sembrano anche completamente privati di ogni forza. [31] Perché,infatti,abbandonatalavirtùricercanoivizi?Perignoranzadiciòcheèbene?Mache cosa c’è di più debole della cecità dell’ignoranza? Oppure sanno che cosadebbonocercare,mailpiacerelifaprecipitarelontanodallarettastrada?Anchein tal caso sono deboli: per l’intemperanza, sì che non possono contrastare ilmale11. [32] Oppure scientemente e volontariamente abbandonano il bene e sivolgonoalvizio?Maancheintalcasocessanononsolamentediesserepotenti,maaddiritturadiessere12;infatticolorocheabbandonanoilfinecomuneatuttelecosecheesistono13,contemporaneamentecessanodiesistere.

[33]Questo,certopotrebbeaqualcunosembrarestrano,ecioèchenoidiciamochenon esistono imalvagi, che pure sono lamaggioranza degli uomini:ma lacosa sta proprio così. [34] Infatti iononnego che imalvagi sianomalvagi,manego che essi puramente e semplicemente siano. [35]Dunque come tu potrestichiamarecadavereunuomomorto,manonlopotrestichiamaresemplicemente’uomo’,cosìquellichesononelvizioiopotreisenzadubbioammetterechesianomalvagi,manonpotreiconfessarecheessisemplicemente‘siano’.[36]‘È’,infatti,quellochemantieneilproprioordineeconservalaproprianatura,mentrequellochesiallontanadallasuanaturaabbandonaanchel’essere,cheèpostonellasuanatura. [37] Ma, tu dirai, i malvagi possono qualcosa. Nemmeno io lo potreinegare,maquestaloropotenzaderivadadebolezza,nondaforza.[38]Possono,infatti,fareilmale,chenonavrebberopotutopernientefare,seavesseropotutorimanere nella possibilità di fare il bene. [39] Ma questo poter fare il maledimostra con tutta evidenza che essi nonpossononiente, ché se, comepoco faabbiamodedotto, ilmaleè ilnulla,dalmomentocheessipossono solamente ilmale,èchiaroche imalvaginonpossononiente».«Èchiaro».[40]Eperché tucapisca quale sia l’efficacia di questa potenza, poco fa abbiamo formulato ladefinizione14 che non vi è niente di più potente del sommo bene». «È così»,risposi.«Mailsommobene»,disse,«nonpuòfareilmale».«Pernienteaffatto».[41]«Vièdunquequalcunocheritengachegliuominipossonotutto?»«Nessuno,ameno che non sia pazzo». «Eppure sempre gli uomini possono fare ilmale».«Volesseilcielochenonlopotessero!»,risposi.[42]«Dalmomento,dunque,chesolamente colui che è potente nel bene può tutto, mentre non possono tuttocolorochesonopotentianchenelmale,èevidentechequellichepossonoilmalepossonodimeno.[43]Aciòsiaggiungechenoimostrammocheognipoteredeveessere annoverato tra le cose desiderabili e che tutte le cose desiderabili siriferiscono al bene, alla vetta, per così dire, della loro natura15. [44] Ma lapossibilitàdicommettereundelittononpuòessereriferitaalbene,epertantononmerita di essere desiderata. Eppure ogni potere è degno di essere desiderato: è

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chiaro,allora,chelapossibilitàdifareilmalenonèunpotere.[45]Datuttociòrisultanodunqueassolutamente indubitabili lapotenzadeibuonie ladebolezzadeimalvagi,edèevidentecheèveraquellasentenzadiPlatone16,chesolamenteisapienti possono fare quello che desiderano,mentre imalvagi possono attuarequello che a loro piace,ma non possono compiere quello che desiderano. [46]Fanno,infatti,qualunquecosa,mentrepermezzodiquellochelidilettacredonodiottenerequelbenecheessidesiderano,manonvi riesconoaffatto,perché leturpitudininonpervengonoallafelicità.

II.Queirechetuvedisedereinaltosulsoglio1,splendidiperporporalucente,circondatidaarmispaventose,torvinelvoltoeminacciosi,ansimantidirabbianelcuore,seunospogliassequeisuperbidelvelodellavanapompa,giàvedrebbechequeipadronientrodiséportanstrettecatene:diqualalibidineliturbanelcuoreconmaisazioveleno,dilàl’iraflagellalamente,torbidalevandoisuoiflutti,latristezzadentroliangosciaolasperanzaingannatricelitormenta.Dunque,dalmomentochevedicheunasolapersonasopportatantitiranni,costuinonfaquelchedesidera,perchéèoppressodacrudelipadroni.

[3,1]Vedi,dunque,inqualefangosiaggirinoleindegneazioni,ediqualelucerisplenda l’onestà? In tuttociòèevidentechemaiaibuonimancano ipremi,emaiaidelittimancanoilorosupplizi.[2]Infatti,lacosainvistadellaqualeognialtra è fatta può apparire a buon diritto il premio dalle cose che si fanno, cosìcomelacoronaèespostaallavistaditutticomepremiodellacorsanellostadio,eperessasicorre.[3]Manoiabbiamodimostratochelafelicitàèesattamentequelbenepercuituttelecosevengonofatte:pertantoilbenestessoèstatopropostocomepremiocomuneditutteleazioniumane.[4]Equestobenenonpuòessereseparatodacolorochesonobuoni—altrimentinonpotrebbepiùesserechiamatoabuondiritto ‘buono’chi fosseprivodelbene—percuiaibuonicostuminonmancanoiloropremi.[5]Incrudeliscano,dunque,imalvagiquantovogliono:alsapiente comunque non cadrà dal capo la corona, né appassirà17, in quanto lamalvagitàaltruinontoglieaglianimionestiilproprioonore.[6]Chésel’onestosi rallegrasse di un onore ricevuto dall’esterno, glielo potrebbe togliere o unaqualunque altra persona o quella stessa che glielo ha dato; ma poiché loconferisce a ciascuno la propria onestà, costui mancherà del suo premioallorquando cesserà di essere onesto. [7] Infine, dalmomento che ogni bene è

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ricercatoperchéèritenutotale,chipotrebbegiudicareprivodelsuopremiocoluiche è in possesso del bene? [8] E qual è questo premio? Il più bello e il piùimportante di tutti: ricorda, infatti, quel corollario che poco fa ti ho insegnatocome fondamentale18, e trai la seguente deduzione: [9] dal momento che lafelicitàèilbenestesso,èchiarochetuttiibuonisonofeliciproprioperchésonobuoni. [10] Ma coloro che sono felici si è convenuto a dire che sono dèi19:pertantoilpremiodeibuoni,chenonsaràconsumatodalpassaredeltempo,nonsarà diminuito dal potere di alcuno e non sarà offuscato dalla malvagità dinessuno, consiste nel diventare dèi20. [11] Così stando le cose, il sapiente nonavrebbe motivo di dubitare nemmeno che la pena è inseparabile dai malvagi:infatti,dalmomentocheilbeneeilmale,eparimentilepeneeipremi,sonoinopposizione diretta tra di loro, quei vantaggi che noi vediamo aggiungersi alpremio che tocca al buono, è necessario che nella pena del malvagiocorrispondano in senso contrario. [12] Come, dunque, per gli onesti la stessaonestà è il premio, così per i disonesti la stessa malvagità è il supplizio21. Epertantochiunqueècolpitodaunapenanondubitadiesserecolpitodaunmale.[13]Se,dunque,volesserogiudicarsidasé,potrebbero forseapparireasestessiesentidalsuppliziocolorochelamalvagità,cheè ilmaleestremo,nonsoltantohacolpito,maanchehagravementeresoinfetti?

[14] Considera, poi, dalla parte opposta a quella dei buoni, quale penaaccompagniimalvagi:infattituhaiappresopocofa22chetuttoquellocheesisteèunoel’unitàstessaèilbene,eneèconseguitochetuttoquellocheesisterisultaanche essere cosa buona. [15] In questo modo, dunque, tutto quello che siallontana dal bene cessa di esistere. Per cui avviene che i malvagi cessano diesserequellocheeranostatiprima(machefosserostatiuominilomostraanchequanto rimanedell’apparenzadel corpoumano), per cui, voltisi allamalvagità,hanno perduto anche la natura umana. [16] Ma dal momento che soltantol’onestàpu fareavanzarequalcunooltre i limiti fissatiper l’uomo,è inevitabilechelamalvagitàabbassialdisottodelladignitàdiessereumanocolorocheessaha espulso dalla condizione umana: avviene pertanto che tu non potrai piùconsiderareuomocolui chevedi essere statodeformatodaivizi23. [17]Ardediaviditàcoluicheconlaviolenzastrappaaglialtrilelororicchezze:lopotrestidiresimile al lupo. [18] Una persona feroce e implacata esercita la sua lingua alitigare:loparagoneraiaduncane.[19]Coluichetendeinsidiedinascostoèlietodiderubarticonlafrode:eallorasiaconsideratougualeallevolpispregevoli.[20]Chinonsafrenarel’ira,freme:sipuòcrederecheegliabbiaunanimodileone.[21]Coluicheèvileeprontoafuggiretemeanchequellochenondestapaura:losi consideri simileai cervi. [22]Colui cheèpigro e ristupidito sene sta inerte:

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vivecomeunasino. [23]Lapersona leggera e incostante cambia sempre i suoiinteressi:nonc’ènessunadifferenza tra luiegliuccelli.[24]Unoè immerso inlibidini sporche e immonde: è impigliato nel piacere che è proprio di un sozzomaiale.[25]Neconseguechecoluiche,abbandonatal’onestà,hasmessodiessereun uomo, dalmomento che non può passare nella condizione di essereDio, simutainunabestiaferoce.

III1.LeveledelcondottierodiNerito2

elenavicheerravanosulmarefuronospintedall’Euroall’isola3

doveabitavalabelladeanatadallastirpedelSole.Essamesceperinuovistranieribevandetoccatedamagia.Allorchéinvarimodiliebbemutatilamanopotentenelleerbe4,l’unoècopertodalmusodelcinghiale,all’altro,comeleonediMarmarica,cresconodentiedunghie;quest’altroèaggiuntoalbrancodeilupie,quandovuolpiangere,ulula5;quello,divenutounatigredell’india,mitesiaggiraperlacasa.MaancheseilnumeArcadealato6,commiserandoilrecircondatodatantimali,lohaliberatodallapestedell’ospite,giàperòirematoriavevanobevutolasciaguratabevanda,egià,divenutiporci,mangiavanghiandeanzichépane,enienteerarimastointattoacostoro,cheaveanperdutoevoceecorpo.Sololamenteècomeprima,egemeleorrendesciagurechehapatito.Ohfintroppoleggeraquellamano,oherbeinefficaci,cheanchesepossonlemembra,icuorinonpossonmutare!

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All’internoèlaforzadell’uomo,inunaroccaracchiusanascosta.Piùspaventevolmentestrappanol’uomoasestessoqueiveleniorrendicheserpeggianoall’internoesenzanuocerealcorpoinfuriancolpendolamente».

[4,1]Eallora io:«Loammetto»,dissi,«evedochenonsenzamotivosidicechelepersoneimmerseneivizi,ancheseconservanolafiguradelcorpoumano,sonotuttaviamutateinbestieperquantoattieneallequalitàdelloroanimo,manonavreivolutochequestagente, il cui intellettocrudelee scellerato infuriaadannodeibuoni,potessefareesattamentequesto».[2]«Eineffettinonpuòfarlo,come ti saràmostrato almomento opportuno;ma tuttavia, se si togliesse loroproprio quello che si crede che a loro sia permesso, la punizione di questiscellerati sarebbe per gran parte ridotta. [3] Infatti (e questo potrebbe forsesembrare a qualcuno incredibile), è necessario che imalvagi, se attuano quelloche desiderano, siano più infelici che se non riescono a compiere quello chebramano24.[4]Infatti,seècosamiserevoleavervolutoilmale,ilpoterlofareloèancoradipiù,datoche,senonlosipuòfare,l’effettodiquellamiserandavolontàvienefrustrato.[5]Pertanto,dalmomentocheognimalvagiopossiedelapropriamiseriamorale,ènecessariochesianogravatidatreordinidisciagurecolorochetuvedivolere,potereecompiereundelitto».[6]«Sonod’accordoconte»,dissi,«ma forte è il mio desiderio che costoro ben presto siano liberati da questasciagura, cioè dalla possibilità di compiere i loro delitti». [7] «E lo saranno»,rispose,«forsepiùprestodiquantotustessolovogliaoessi lopensino,chéneitermini, così vicini tra di loro, della nostra vita, niente arriva così tardi chel’animo,tantopiùcheèimmortale,debbaconsiderarelungodaattendersi.[8]Incostoro i grandi progetti e la superba macchinazione dei misfatti spesso sonodistruttidaunafineimprovvisaeinaspettata:equesto,almeno,poneuntermineallaloromiseria,chéselamalvagitàrendemiseri,èinevitabilecheuno,quantopiùalungoèmalvagio,tantopiùsiamisero.[9]Eioriterreicheessisarebberoipiùinfeliciditutti,senonfossechealmenolamorte,arrivandoinultimo,poneun terminealla loromalvagità; infatti, se sonovere leconclusionicheabbiamotrattocircalamalvagità,cheèunadisgrazia,èevidentechelamiseriaèinfinita,se è eterna». [10] E allora io: «Mirabile senza dubbio, e diffìcile a concedersiquesta conclusione, ma vedo bene che essa concorda fin troppo con quelleprecedenti».[11]«Giustoè il tuopensiero»,elladisse.«Macoluichepensache

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siaduroaccettarelaconclusione,devedimostrarechec’èstatoprecedentementequalchepuntosbagliatooindicarechelepremessepostenonsonostatecapacidiprodurre laconclusionenecessaria;altrimenti,unavoltachesonostati concessigliantecedenti,nonvi ènessunmotivopercriticare la conclusione.[12] Infattianchequestocheoraverròadirepotrebbeapparirenonmenostraordinario,maèparimenti inevitabile inbaseallepremesseposte».«Diche si tratta?», le chiesi.[13]«Delfattocheimalvagisonopiùfeliciquandosonopuniti»,elladisse,«chenonquandonon licolpiscenessunapunizionedellagiustizia.[14]Eora iononintendosostenerequellocheaqualcunopotrebbevenireinmente,cioèchegiàilfatto che i cattivi costumi siano corretti dalla punizione e siano condotti allarettitudinedalterroredelsuppliziocostituisceancheperglialtriunesempioperfuggire le cose che debbono essere biasimate. È in un altro modo, tuttoparticolare,cheiogiudicopiùinfeliciimalvagicherimangonoimpuniti,anchesenonfacciamocontoalcunodellacorrezioneenonconsideriamol’esempiochesidàagli altri». [15] «Equal è questo altromododiverso?»E lei: «Non abbiamoforseconcesso»,disse,«che ibuonisonofelici,mentre imalvagisono infelici?»«Certamente», risposi. [16] «Dunque», ella riprese, «se alla miseria di uno siaggiungeunbene,costuinonèforsepiùfelicediunaltrolacuimiseriaèpuraesola,senzachelesisiamescolatounqualsivogliabene?»«Sembrachesiacosì»,risposi.[17]«Echedirestiseaquestomiserodicuiparliamo,chefosseprivodiogni bene, oltre a queimali per i quali èmisero si aggiungesseun altromale?Non lo si dovrebbe considerare molto più infelice di quello la cui sciagura èalleviata dalla partecipazione al bene?» «Come no?», risposi. [18] «Dunque imalvagi, almenoquando sonopuniti, posseggono congiunto a sé qualche bene,vale a dire la pena stessa, la quale è buona in virtù della giustizia; e in questimedesimi malvagi, se essi sfuggono ad ogni punizione, si aggiunge un maleulteriore,ecioèlostessorimanereimpuniti,chetuhaiammessoessereunmaleamotivodellasuainiquità».[19]«Nonlopossonegare».«Sonopertantomoltopiùinfelici i malvagi che godono ingiustamente dell’impunità, che non quelli chesonopunitigiustamente.[20]Macheimalvagisianopunitiècosagiusta,mentre,che essi sfuggano alla punizione, è una iniquità: è evidente». «Chi potrebbenegarlo?» [21] «Ma neppure questo», aggiunse, «potrebbe essere negato daalcuno, vale a dire che quello che è giusto è buono, e, viceversa, quello che èingiusto è cattivo». Risposi che era chiaro. [22] Allora io: «Queste cose, certo,conseguonoaquellechesisonoconclusepocofa;maiotidomando»,ripresi,«setunon lasci alle animenessunapunizionedi sortadopo che il corpo èmorto».[23]«Sì,egrandi,anche»,disse:«alcunepunizioniiocredochesianoattuateconpene acerbe, altre invece con la clemenza che vuole la purificazione—ma oranonènostrointendimentodiscuterne25.

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[24]Noi fino ad ora abbiamo esaminato questo punto, vale a dire, abbiamovolutofarticapirecheilpoteredeimalvagi,cheatesembravaessereunaassolutaindegnità,inrealtànonesisteaffatto,echecolorochetidolevicherimanesseroimpuniti,non rimangonomai esentidai suppliziderivantidalla loromalvagità,malalorolibertà,chetupregavicheavesseprestountermine,nonèdurevole,esarebbestataancorapiùinfelice,sefossestatapiùlunga,assolutamenteinfelice,infine,sefossestataeterna;dopoquesteconsiderazioni,volevamochetucapissiche i malvagi, se venivano lasciati liberi in una ingiusta impunità, erano piùmiseridiquellicheeranostatipunitidaunagiustapunizione.[25]Consegueaquestaconvinzionecheessisianoschiacciatidasupplizitantopiùpesantiproprioquandosicredechesianoimpuniti».

[26] Allora io dissi: «Quando considero i tuoi ragionamenti, non credo cheniente sia detto con maggior verità, ma se tomo a considerare i giudizi degliuomini, a chiqueste considerazioni potrebbero sembrarenondirò credibili,maanche solamente meritevoli di ascolto?» [27] «È effettivamente così», rispose.«Gliuomini, infatti,nonsonoingradodi levarealla lucedellachiaraveritàgliocchiabituatiallatenebraesonosimiliaquegliuccellilacuivistasiilluminaconlanotte,maè resa ciecadal giorno:mentre, infatti, essi guardanonon l’ordinedellecose,malepropriepassioni,credonochesiafelicelalicenzadifareilmaleol’impunitàdeidelitti.

[28]Ma tudeviconsiderarechecosaha sancito la leggeeterna.Conforma iltuoanimoaimiglioripensieri,ealloranonavraibisognodiungiudicechetidiaunpremio,perchétustessotisaraiunitoallerealtàpiùpreziose.[29]Tuvolgiituoi intentialpeggio:edeccochenondovraicercare fuoridi tenessunoche tipunisca, perché tu stesso ti sei cacciato nella condizione peggiore: come se tuguardassiconmovimentoalternooralasozzaterraeorailcielo,mentretuttelealtre cose dell’esterno non intervengono, ti sembrerebbe, solo con l’atto delguardare,diessereorainmezzoalfangoorainmezzoallestelle.[30]Mailvolgonon tiene contodi queste cose: ebbene?Dovremometterci dallapartedi quellichepoco faabbiamomostratoessere simili allebestie?[31]Chediresti seuno,per aver perso completamente la vista, dimenticasse anche di avere avuto lacapacitàdivedereepensassechenonglimancanientecheabbiaachefareconlaperfezioneumana?Forsedovremmoconsiderareugualiaquestociecocolorochevedono?[32] Infatti non accettanonemmenoquesto punto, che pure poggia subasi razionali non meno solide, vale a dire che coloro che commettonol’ingiustizia sono più infelici di coloro che la subiscono». «Vorrei sentirti fareproprioquesti ragionamenti», risposi. s[33] «Nondici forse», riprese, «che ognimalvagio merita un supplizio?» «Certamente». [34] «E che siano infelici imalvagi, è chiarodamille ragioni». «Senz’altro», dissi. «Dunque, tunondubiti

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che siano infelici quelli chemeritano il supplizio». «Siamo d’accordo», risposi.[35]«Se,dunque,tusedessicomegiudice»,elladisse,«achitupenserestichesidovesse infliggere una punizione, a chi ha commesso o a chi ha subito l’ingiùstizia?»«Nondubito»,dissi,«cheinfliggendounadolorosapunizionedovreidaresoddisfazione a chi ha subito l’ingiustizia» . [36] «Dunque ti sembrerebbe piùmiserevole colui che ha arrecato l’ingiustizia che non colui che l’ha ricevuta».«Ne consegue», dissi. [37] «Per questo motivo, dunque, e per altre cause chepoggianosullamedesimabase,poichéilmalemoralerendemiseripersuanatura,èevidentecheun’ingiustiziacommessacostituiscelamiserianondichilariceve,ma di chi la arreca». «Sembra così», dissi. [38] «Eppure», ella riprese, «ora glioratori fanno esattamente il contrario: essi infatti cercano di suscitare lacompassionedeigiudiciinfavoredicolorochehannosubitoqualcosadigraveedidoloroso,mentrelacompassionesarebbedovutaconmaggiorragioneacolorochecommettonoquelmale.Equestidovrebberoesserecondottialgiudizio,comedeimalatidalmedico,adoperadiaccusatorinonirati,mabenevoli,piuttosto,epieni di commiserazione, in modo da eliminare con la pena le malattie dellacolpa.[39]Inquestomodol’attivitàdegliavvocatidifensorideicolpevolisarebbeinutile,addirittura,tuttaquanta,o,sepreferissegiovareagliuomini,muterebbeilsuoaspettoediventerebbeattivitàdiaccusatore.[40]Ancheimalvagistessi,sealoro fosse lecito scorgere attraverso un piccolo forellino la virtù da essiabbandonataesecapisserochepotrebberoliberarsidellasozzuradeivizigrazieaitormenti delle punizioni, non penserebbero nemmeno che queste fossero deitormenti, perché li compenserebbero con l’onestà cheverrebberoaguadagnare,ripudierebbero l’opera dei loro difensori e si affiderebbero totalmente ai lorogiudici e ai loro accusatori. [41] Perciò avviene che nei sapienti non haassolutamente luogo l’odio (chi, infatti, se non il più stolto, potrebbe odiare ibuoni?—ed’altraparte,odiareimalvagiècosasenzasenso26).[42]Infatti,seèveroche,comeladebolezzapericorpi,cosìilvizioèunaspeciedimalattiaperglianimi,dalmomentochenoinonconsideriamoaffattomeritevolidiodio,ma,semai, di compassione, coloro che sonomalati nel corpo, tantomeno devonoessereperseguiti,macompianti,colorolacuimenteèschiacciatadallamalvagità,cheèpiùatrocediqualunquemalattia.

IV.Achescopodestaretantitumultieaffrettareildestinoconlapropriamano?1

Sevoletelamorte,essavienedasolaenontrattieneisuoivelocicavalli.Costoro,chesonoassalitidaldentedelserpente,del

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leone,dellatigre,dell’orso,delcinghiale,sicolpisconl’unl’altrodispada;forseperchédiversiecontrastantisonoilorocostumimuovonoingiusteschiereaguerreferoci,evoglionouccidersiavicendaconidardi?Nonègiustoilmotivodell’essercrudeli;vuoiturendereaciascunoquellochesièmeritato?ama,chéègiusto,ibuoni,ecompatisciimalvagi».

[5,1]Aquestopunto iodissi:«Vedobenequali siano la felicitàe lamiseria,chesonocompreseneimeritistessidellepersoneonesteodiquelledisoneste.[2]Mainquestafortunapopolaredicuistiamoparlandoiovedochesitrovaqualchelatobuonoocattivo,perchénessun saggiopreferirebbeessereesuleopoverooinfamatopiuttosto chepotenteper ricchezze, rispettabile per carichepubbliche,forteper lasuapotenza,eprosperare,così,rimanendonellasuacittà.[3]Vieneeseguito,infatti,conmaggiorechiarezzaeconmaggiorecertezzailcompitodellasapienza,quandolafelicitàdeireggitorisiriversa,perdircosì,suipopolichelicircondano,quando,soprattutto,ilcarcere,lamorteetuttiglialtritormentidellepunizionivolutedalla leggevengono inflittipiuttostoaicittadinimalvagi,per iquali, anche, tali pene sono state disposte. [4]Dalmomento, però, che le coseprocedono all’incontrario, e che le punizioni delle colpe schiacciano gli onesti,mentreimalvagisiimpadronisconodeipremidestinatiallevirtù,sonocolpitodagrandemeraviglia e desidero apprendere da te quale sia il motivo di una cosìingiustaconfusione.[5]Infattiiomimeravigliereidimeno,sevedessichetuttelecosesonosconvoltedaicasidellasorte.Ora,invece,ilfattocheDiosiareggitoredelmondo accresce ilmio stu pore27. [6]Dalmomento, infatti, che egli spessoassegna cose liete agli onesti e le asperità della vita ai disonesti,ma anche, alcontrario,spessoassegnaaibuonivicendeamareeaimalvagiconcedequellochedesiderano,sedituttoquestononsitrovailmotivo,comesipucrederecheessononsiaaltrocheilcasofortuito?»[7]«Manonc’èdastupirsi»,disse,«sequalchecosa ti sembra avvenire a caso e in modo confuso: è perché tu ne ignori laragione28; ma anche se non conosci la causa di questo così grande ordine,tuttavia,dalmomentocheèbuono il reggitorechedàordinealmondo, tunondevidubitarecheognicosaavvengasecondogiustizia.

V.Seunoignorachelestelled’Arturo1

corronovicineall’altocardinedelcielo,

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operchélentoBoote2tocchil’Orsa,otardiimmergalesuefiammenell’Oceano,mentrevelocissimodispiegailsuosorgere,costuisistupiràdelleleggidell’altoetere.Seimpallidisconoicornidellalunapiena3,scoloritidall’ombradellanotteopaca4,eseFebe5offuscatarivelalalucedegliastricheavevanascostoconilvisosuofulgente,sispaventanolegentiperunerrorecomuneeconfìtticolpiaffaticanoibronzi6.NessunosistupiscedeisoffidiCoro7

chepercuotonoillidocolfluttofrementenéchelamassadineveinduritadalgelosisciolgaperl’ardentecalorediFebo.Qui,infatti,èfacilevederelecause,là,invece,perchénascoste,esseturbanoicuori:seiltempociportaquellocheèraro(eilmobilevolgosbigottisceperciòcheèimprovviso),sisgombriilnebbiosoerroredell’ignoranza,esicuramentetuttocesseràdisembraremirabile».

[6,1] «È così», dissi; «ma dalmomento che è compito tuo rivelare le causedellecosenascosteespiegareleragionicelatedallanebbia,tipregodispiegarmiqualiconclusioni turicavida tuttociò,dalmomentochequestacosastranamiturbapiùdiognialtra».[2]Ealloraquella,sorridendounpoco:«Tumiinvitiadun problema che è il più diffìcile a indagarsi», disse, «e al quale a stento puòbastarequalunquespiegazione,ancheesauriente29[3]L’argomento,infatti,ètalecheunavoltachesisiatroncatoundubbio,necresconoinnumerevolialtri,comeletestedell’idra30,enonvisarebbenessunlimiteaquesto,seunononlefermassecon il fuoco vivacissimodellamente. [4] In tale questione, infatti, si indaga disolito sulla semplicità della provvidenza31, sulla serie dei fati32, sui casiimprovvisi, sulla conoscenza e la predestinazione33 di Dio, sul libero arbitrio:quantosianograviquestiargomenti,lopuoiconsideraredasolo.[5]Masiccomeconoscere anche queste cose costituisce, in un certo senso, una parte della tuamedicina, cercheremo comunquedi arrivare aduna conclusione, purnel limiteangustodeltempolimitato.[6]Chésetidilettanoipiaceridiuncarmeunitoallamusica, tudevi rimandareperunpocosiffattogodimento, finché ioavròposto

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insiemeiragionamentichesonotradilorocollegati34».«Cometipiace»,risposi.[7] Allora, come riprendendo da un differente principio35, così spiegò:

«L’originedituttelecoseetuttoilprocederedellenaturemutevolietuttoquelloche simuove inqualchemodoottienedalla immutabilitàdellamentedivina leproprie cause, il proprio ordine, le proprie forme. [8] Tale mente, ferma etranquilla nella rocca della sua semplicità36, ha fissato varimodi per l’attuarsidellecose.Questimodi,allorquandosivedonoesistentinellapurezzastessadellaintelligenzadivina,sonochiamati‘provvidenza’,quandoinvecesonoricondottiaquelle cose che l’intelligenzamuove e dispone, sono stati chiamati ‘fato’ dagliantichi37. [9] Che queste due realtà siano differenti, risulterà chiaro se siosserverà, riflettendo, l’essenza dell’una e dell’altra: infatti la provvidenza è lastessarazionalitàdiDio38,collocataincoluicheèilprimodituttelecoseetuttele cose dispone, mentre il fato è una disposizione inerente alle cose che simuovono, e servendosi di esso la provvidenza collega le varie cose nel loroordine.[10]Infattilaprovvidenzaabbracciaparimentituttelerealtà,perquantodiverse,perquanto infiniteesse siano,mentre il fatodisponenelmovimento lesingole cose, distribuite secondo i luoghi, le forme ed i tempi, sì che questodispiegamento dell’ordine temporale, raccolto in unità nella preveggenza dellamente di Dio, costituisce la provvidenza, mentre il medesimo raccoglimento,quandoèdistribuitoedispiegatoneivaritempi,èchiamato‘fato’.

[11] Nonostante che queste due realtà siano diverse, tuttavia l’una dipendedall’altra,chél’ordinedelfatoprocededallasemplicitàdellaprovvidenza39.[12]Come infatti l’artefice concepisce con la mente la forma della cosa che deveeseguireequindiportaadeffettol’operaeconduceattraversovariesuccessioniditempoquellocheavevavistoinmodounitarioedimmediato,cosìDioconlasuaprovvidenza dispone ad una ad una ed inderogabilmente le cose che debbonoesserefatte,mainmodomoltepliceesecondoiltempoamministrapermezzodelfato questemedesime cose cheha disposto. [13] Sia, dunque, che il fato vengaattuato mediante certi spiriti divini40 che obbediscono alla provvidenza, siaattraversol’anima41otutta lanatura,cheglièserva,siaper imoticelestidellestelle42siaperlapotenzadegliangelisiaperlavariaingegnositàdeidemonisiaperalcunediquestecosesiachepermezzodituttesiintessainsiemelaseriedelfato, una cosa certamente è chiara, e cioè che la provvidenza è la semplice eimmobileforma43dellecosechedevonoessereattuate,mentre il fatoè ilnessomutevoleel’ordinetemporalediquellechelasemplicitàdiDiohadispostochefosseroattuate.

[14]Percuiavvienechetuttelecosechesonosottopostealfatosianosoggetteancheallaprovvidenza,allaqualesottostailfatoistesso,mentrecerte,chesono

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collocate sotto la provvidenza, siano superiori alla serie del fato: e queste sonoquelle che, vicine al sommoDio44, rimanendo stabilmente fisse, sono superioriall’ordine che inerisce al movimento del fato. [15] Infatti, come tra tutte lecirconferenze che si muovono attorno al medesimo centro, quella che è piùinternasiavvicinaallasemplicitàcheèpropriadelcentro,ed ilcentrodiventa,percosìdire,ilcardinedituttelecirconferenzeesterne,lequaligiranoattornoadesso, mentre quella estrema, che si muove in giro con il percorso più lungo,quantopiùsiallontanadallaindivisibilitàdelpunto,cheèalcentro,sidispiegaperspazitantopiùampi,e,sequalcosaèunitaecongiuntaaquelpuntocentrale,essadiventasempliceecessadidiffondersiediriversarsiall’estemo45,inmodoanalogoquellochepiùsiallontanadallaprimaMente,tantopiùsiimpiglianeglistrettilegamidelfato,eunacosaètantopiùliberadalfatoquantopiùvicinoalcardinedicuistiamoparlandoessasispinge.[16]ChésetalecosastaràunitaallastabilitàdellaMentesuprema46,cheèesentedalmovimento,essasupereràanchela necessità del fato. [17] E così, il rapporto che unisce il ragionamentoairintelletto,ciòchehaorigineaciòcheè,iltempoall’etemità,lacirconferenzaalcentro,intalerapportostalamobileseriedelfatoconlaimmutabilesemplicitàdellaprovvidenza.[18]Laseriefatale47dicuiparliamomuoveilcieloelestelle,pone nel giusto equilibrio gli elementi tra di loro e li trasforma con alternomutamento;attraversolacrescitadeifruttiedeisemi,similitradiloro,rinnovatuttelecosechenasconoechemuoiono.[19]Ancora,questaseriestringeinunindissolubile nessodi cause anche le azioni e le fortunedegli uomini, e poichéessapartedaisuoiinizi,iqualisonocostituitidallaprovvidenza,cheèimmobile,è inevitabile che anche le cause siano immobili. [20] Le cose, infatti, sonogovernate nel modo migliore se la semplicità che risiede nella Mente divinaproduceunordine fissodicause,e sequestoordine,a suavolta, stringecon lapropria immutabilità lecosechesonomutevoliechealtrimentiscorrerebberoacaso.

[21]Percuiavvieneche,ancheseavoi,chenonsieteingradodiconsiderarequest’ordine,ognicosaappareconfusaeturbata,ciononostanteilproprioordineindirizzatuttelecosealbeneecosìledispone.[22]Nonvièniente,infatti,chenemmeno imalvagipossano fare in funzionedelmale;e siccome,comeèstatodimostratopiùcheasufficienza,èunosciaguratoerrorequellochelideviadallalororicercadelbene, tantomenounordinechepartedal cardinecostituitodalsommobenepuòfardeviaredalproprioinizioversoqualsivogliadirezione48.[23]Ma, tupotraiobiettare,qualeconfusionepotràesserepiù ingiustadiquellapercuiaibuonicapitanosiavicendefavorevolisiavicendecontrarie,eaimalvagisiaquellochedesideranosiaquellocheodiano?[24]Maforsechegliuominivivono

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dotati di tale perfezione intellettuale, per cui è necessario che coloro che essihannogiudicatobuoniomalvagi sianoeffettivamentecome lihannogiudicati?[25] Eppure proprio in questo contrastano tra di loro i giudizi degli uomini, equellichealcuniconsideranodegnidiunpremio,altri liconsideranomeritevolidiunapunizione.

[26]Maammettiamopurecheunopossadistinguereibuonidaicattivi:forsecheperquestopotràvederequell’internatemperiedell’animo49,analogaaquellachesi suoldirecheesisteper i corpi?[27]Si trattadiunmotivodimeraviglianondiversodaquellodichiignoraperché,traicorpisani,agliunisiconfannolecose dolci, agli altri, invece, quelle amare, perché alcuni malati traggonogiovamento da medicine leggere, altri da rimedi forti. [28] Ma non se nemeraviglia affatto ilmedico, il quale sa distinguere ilmodo e il temperamentodellabuonasalutestessaedellamalattia.[29]Ebbene,labuonasalutedell’animochealtrosembraessere,senonpropriol’onestà?Chealtrolamalattia,senonilvizio?Chialtriconservalecosebuoneecacciaquellecattive,senonilDiocheguida e cura la mente umana? [30] Dio, poiché ha volto lo sguardo dall’altaspecola della sua provvidenza, riconosce quello che a ciascuno conviene e gliforniscequellochesachegliconviene.[31]Percuisiverificaquellostraordinariomiracolocheèl’ordinedelfato,allorquandocoluicheloconoscecompiequellodicuisimeraviglianoquellicheloignorano.

[32]Eora,peraccennare,perquantolopuòlaragioneumana,apochimotivicheriguardanoilproblemadellaprofonditàdiDio,fa’attenzione:costui,chetuconsiderigiustissimoealmassimogradoosservantedell’equità50,apparediversoallaprovvidenzachetuttoconosce.[33]Echelacausadelvincitorefossepiaciutaaglidèi,mentrequelladalvintopiacesseaCatone51,èunammonimentochecidàil nostro52 Lucano. [34] Pertanto tutto quello che tu vedi attuarsi qui in terrainaspettatamente,è,ineffetti,unordinegiusto,mentresecondolatuaopinioneèuna perversa confusione. [35]Ma ammettiamo che vi sia uno che si comportacosìbene,cheilgiudiziodegliuominiequellodiDioconcordanoasuoriguardo:è, però, debole di animo, per cui, se gli capitasse qualche avversità, cesserebbeforse di coltivare l’onestà, perché essa non gli sarebbe servita a conservare labuonafortuna.[36]PertantolasapientedispensazionediDiohariguardodilui,chepotrebbeguastarsi inconseguenzadelleavversità,efa inmodochenonsiatravagliatocoluialqualeiltravagliorecherebbedanno.[37]Vièunaltro,cheèperfetto per tutte le virtù, santo e vicino aDio; la provvidenza considera cosaempiachecostuisiatoccatodalleavversità,qualunqueessesiano,tantochenonpermette che egli sia turbato nemmeno dallemalattie del corpo. [38] E infatti,comedisseuno53cheèmiglioreanchedime:

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‘diunuomosantoilcorpofuronoicieliacrearlo’.

[39]Ma spessoavvieneanche che il potere supremo siaaffidatoaibuoni, inmodochelamalvagità,chesovrabbondanelmondo,vengacontrastata.[40]Adaltri distribuisce destini confusi, a seconda della qualità del loro animo, altri liaffligge, affinché essi non esultino per una lunga felicità, altri ancora permettechesianotormentatidalledisgrazie,perchérafforzinolelorovirtùconl’impiegoe l’esercizio della pazienza. [41] Altri temono più del dovuto quello che purepotrebbero sopportare, altri più del giusto non si curano di quello che nonpossonosopportare:gliunieglialtrilaprovvidenzametteallaprova,permezzoditristivicende.[42]Alcunihannoacquistatoaprezzodiunamortegloriosaunafamaveneratanelmondo,altri,inespugnabiliaisupplizi,hannooffertoatuttiunesempiodi quanto la virtù sia invitta aimali: e non si deve certodubitare chetutte queste vicende siano statedestinate giustamente e ordinatamente e con ilvantaggio di coloro alle quali capitano. [43] Sì, perché anche il fatto che aimalvagi capitino ora gli eventi tristi ora quelli che desiderano proviene dallemedesime cause54. [44] E gli eventi tristi non suscitano nessuna meraviglia,perché tutti pensano che essi se li siano meritati per la loro malvagità — ecomunquelepunizioniadessiinflittedistolgonoglialtridalcommettereilmaleecorreggono le stesse persone alle quali sono inflitte — mentre gli eventi lietiesprimonoaibuoniunaprovaefficacedicomeessidebbanogiudicarelafelicitàdiquestomondo,chevedonoesserespessoservadeimalvagi.[45]Intuttociòiocredochesiprovvedaancheaquestofatto,cioècheforseunoèpersuanaturacosìprecipitosoesconsideratochelamancanzadidenaropotrebberenderlocosìasprodacommettereundelitto:orbene,laprovvidenzacuralasuamalattiaconunamedicinacheconsistenelprocurargliildenaro.[46]Unaltrovedelapropriacoscienzainsozzatadaorribilimacchieeforse,confrontandosestessoconlasuafortuna, temevivamentechegli tocchi laperditadolorosadiquella cosadi cuigodecontantopiacere:egli,dunque,potrebbecambiareilsuocomportamento,e,mentretemediperderelabuonafortuna,abbandoneràlamalvagità.[47]Unaltroè precipitato in una ben meritata sciagura a causa della felicità malamenteimpiegata, adaltri fu concessodipunire, perché lapunizionepotesse servire aibuoniperesercitarsinelbeneeaimalvagiperottenerelameritatapunizione.[48]Come,infatti,nonc’ènessunpattocheleghiibuoniconimalvagi,cosìglistessimalvaginonpossonoandard’accordotradiloro.[49]Ecomeno,dalmomentoche ciascuno è in lotta con se stesso in seguito ai vizi che dilacerano la suacoscienza55, e spesso fa quello che, una volta che lo ha fatto, pensa che nonavrebbedovutofare?

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[50]Datuttociòspessolasommaprovvidenzahaprodottoquellostraordinariomiracolo, che dei malvagi rendessero buoni altri malvagi56. [51] Infatti alcuni,poiché sembra loro di subire ingiustizia dai malvagi, ardenti di odio per idisonesti ritornano alla onestà e alla virtù perché cercano di essere diversi daquelli che odiano. [52] Solo per la potenza di Dio anche le cose cattive sonobuone, in quanto, servendosene inmodo adeguato, essa ottiene daimali, comeeffetto,qualcosadibuono.[53]Chétuttelecosesonoabbracciatedauncertoordine,sìchequellochesièallontanatodallarazionalitàdiquell’ordinecheglièstatoassegnato,siinserisceentrounaltroordine,perquantodifferentedalprimo,chénelregnodellaprovvidenzailcasononpuònulla.

[54]‘Maèdifficilepermeraccontarquestecose,comesefossiundio’57.[55] E infatti non è lecito ad un uomo comprendere con il suo intelletto o

spiegareconlesueparoletutti imeccanismidell’operadiDio58.[56]BastiavervistosolamentecheDio, ilqualeportaall’esistenzatuttelenature,èsempreluiche dirige anche e dispone tutte le cose al bene e,mentre cerca di conservarequellochehaprodottoa suasomiglianza,graziealla seriedellanecessità fatalesradicatuttoilmaledaiconfinidelsuoStato.[57]Percuiavvieneche,diquellecose malvage che sembrano essere in terra in gran copia, se tu consideri laprovvidenzacheledispone,tuvedichenonneesiste,inrealtà,nessuna.[58]Mami accorgo che tu già da tempo, gravato dalla mole della questione e dallalunghezza del ragionamento, sei affaticato e aspetti qualche dolcezza del miocanto:ricevine,dunque,unsorso,chetiristori,sìchetupossavolgertipiùforteagliargomentisuccessivi59.

VI1.Seleleggidell’altoTonante2alacrevuoivederconmentepura,guardalavettadelsommocielo:ivicongiustopattodellecose,lestelleconservanlapaceabantiquo.Ilsolespintodalfuocorosseggiante3

nonintralciailgelidocarrodiFebe,nél’Orsa,chesullasommavettadelcielopiegaveloceilcammino,maibagnatanelleprofonditàoccidue4,ovevedeimmergersilealtrestelle,vuolspengerlefiammenell’Oceano;semprecongiustevecideltempoVesperoannunzialeombresultardi

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eLuciferoriportal’almogiorno.Cosìriformaglieternicorsiilreciprocoamore5,cosìdalleplaghestellatesonlontaneeinimiciziaeguerra.Questaconcordiaconciliaglielementicongiustemisure,sìcheavicendailliquido,chelocontrasta,cedealsecco,eilfreddostringeunpattoconlefiamme,eilfuocoleggeroguizzaversol’altoeleterre,graviperilpeso,siassidono.Perquestimotivinellatiepidaprimaveral’annofioritospiraisuoiprofumielacaldaestateinaridiscelemessi,toma,gravedifrutta,l’autunno,l’acquachescendedalcielobagnal’inverno.Questoequilibrionutreefaprogrediretuttoquelchenelmondospiralavita;afferra,nascondeeportaviaciòcheènato,immergendolodaultimonellamorte.Siedeintantol’eccelsocreatore,e,reggendole,muoveleredinideltutto,reesignore6,fonteeorigine7,leggeesapientearbitrodelgiusto8,elecosechespingeamuoversivelocipoilearrestaritraendole,ederrantileferma;infatti,senonpiegasseilrettomovimentoenonlocostringesseaflettersiingiro9,lecoseoraconservatedastabileordinestaccatedallalorofonte10sischianterebbero.Questoèl’amorecomuneatuttelecose,edessetornanoperessertenuteentroilbene11,perchénonpotrebberodurarealtrimenti,senuovamentenonsivolgesseindietro12l’amoreenontornasseroallacausachehadatol’esistenza13.

[7,1]Oramai tu vedi, dunque, quale sia la conseguenza di tutto questo cheabbiamo detto?» «Quale?», risposi. [2] «Che ogni fortuna è assolutamente

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buona», disse. «E come è possibile questo?» [3] «Fa’ attenzione», riprese. «Dalmomentocheognifortuna,siaquellagraditasiaquellatriste,vieneassegnataagliuomini o per ricompensare ed esercitare i buoni o per punire e correggere imalvagi, la fortuna è tutta quanta buona60, dal momento che risulta essere ogiustaoutile».[4]«Questoragionamentoèfintroppovero»,dissi,«edèpoggiatosu delle forze robuste il tuo pensiero, se io considero quella che poco fa haispiegatoesserelaprovvidenzaeilfato.[5]Ma,seseid’accordo,annoveriamolotraquelle opinioni chepoco fa61 hai definito incredibili». «E come?», disse. [6]«Perchéillinguaggiocomunedegliuominiripete,eanchespesso,chelafortunadi alcuni è cattiva». [7] «Vuoi allora», riprese, «che ci adeguiamo un poco alpensierodelvolgo,pernondarl’impressionechecisiamoallontanatitroppodalleabitudiniumane,percosìdire?»«Comepreferisci»,dissi.[8]«Noncredi,allora,chesiabuonoquellocheèutile?»«Ècerto».[9]«Equellasortechetisottoponeadunaprovaoticorregge,nonèforseutile?»«Loammetto»,risposi.«Edunqueèbuona?»«Comeno?»[10]«Maquesta è la sortedi coloro che,mantenendosisaldi nella virtù, muovono guerra alle avversità o, allontanandosi dai vizi,procedonoperlastradadellavirtù».«Nonpossonegarlo»,dissi.[11]«Ebbene?Labuona sorte, che viene data in premio ai buoni, forse il volgo pensa che siacattiva?»«Pernienteaffatto,mapensaanchecheessasiaottima,comeineffettiè». [12]«Echediredell’altra sorte, che, siccomeèdura, raffrena imalvagicongiustapunizione?Forsecheilvolgolaconsiderabuona?»[13]«Pernienteaffatto:anzi,laconsideralapiùmiseratratuttequellechesipossonoimmaginare».[14]«Fa’ attenzione, dunque, a che, se seguiamo l’opinione del volgo, noi nonmettiamo insiemeunaconclusioneveramente impensabile».«Equale?», risposi.[15] «Da tutto quello che è stato ammesso deriva che sia buona ogni sorte,qualunque essa sia, di coloro che sono nel possesso o nell’esercizio onell’ottenimento della virtù, mentre la sorte di coloro che rimangono nellamalvagità è, in ogni caso, pessima». [16] «Questo è vero», risposi, «anche senessuno ha il coraggio di ammetterlo». [17] «Perciò», riprese, «il sapiente nondeve crucciarsi ogni volta che è condotto a lottare con la fortuna, così come ilforte non si deve sdegnare ogni volta che risuona il tumulto della guerra. [18]Infatti, la difficoltà stessa costituisce strumento, per l’uno, di diffondere la suagloria,perl’altro,diperfezionarelapropriasapienza.[19]Eavvieneanchechelavirtùderiva il suonomedal fatto che, servendosidelle sue forze62, nonèvintadalle avversità; nemmeno voi, infatti, che siete nell’esercizio della virtù, sietevenutiquiinterraperabbandonarviaidilettiepersnervarvineipiaceri.[20]Voiingaggiate con il vostro animo un’aspra lotta contro la fortuna, perché non vischiacci quando è nemica e non vi corrompa quando è lieta. [21]Occupate il

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puntocentraledelcombattimento, saldamente, con levostre forze!Tuttoquelloche rimane al di sotto o avanza al di sopra di tale punto centrale disprezza lafortunamanonottieneilpremiodellasuafatica.[22]Èpostonellevostremani,infatti,procurarvilasortechevolete:chéognisortechevisembradura,senonmetteallaprovaononcorregge,èunapunizione.

VII1.Facendoguerraduevoltecinqueannil’AtridevendicatoreespiòconlerovinedellaFrigiailviolatotalamodelfratello2.Mentredesideradarleveleallaflottagrecaecompraiventiaprezzodisangue,sispogliadell’esserpadree,tristesacerdote,faunpattosacrificandolamiseragoladellafiglia3.Piansel’Itacense4iperduticompagni,cheilferocePolifemo,nelvastoantrodisteso,avevaimmersonelventrespietato;etuttaviaquelfurente,acciecato,pagòcontristilacrimeilsuodelitto.LedurefaticherendonfamosoErcole:eglidomòiCentaurisuperbi,strappòlaspogliaalcrudeleleone,condardiinfallibilitrafissegliuccelli5,portòviaipomi6aldragoocchiuto,appesantendolasinistraconilpreziosometallo,trascinòCerberocontriplicecatena.Sinarrache,vincitore,abbiaimbanditoallecrudelipariglieillorospietatopadrone7.Perìl’idra8,bruciatochefuilsuoveleno;ilfiumeAcheloo,deturpatalafronte,chinòvergognosoilvoltosullerive.AbbattéAnteonellearenediLibia,CacosaziòdiEvandrol’ira9,eilsetoloso10segnòconlabavaquellespallesucui,alto,ilcielosisarebbeposato.Ultimafatica,sostenneilcieloconnonpiegatocolloeinricompensadell’ultimafaticameritò,ancora,ilcielo.Andateora,oforti,làdoveviguida

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l’altastradadelgrandeesempio.Perché,fiacchi,denudatelaschiena?11Laterra,vinta,lestellevidona».

CarmeI.Metro:tetrametridattiliciacatalettici,chealternanocondimetrigiambici.1. Il carme sembra collegarsi alla prosa precedente molto da lontano: necessaria è la

contemplazionedellarealtà,percomprendereanchelapresenzadelmalenellavitadell’uomo,equestacontemplazionesiattuainprimoluogonellascienzapiùnobile,quelladeicieli.

2.Ilpoloceleste,naturalmente.3.Tuttequesteespressionihannounsignificatoetico,oltrechescientifico.4.L’etereera,secondolaconcezionearistotelica,unfuocopurissimo,collocatonelpuntopiù

elevato del mondo; l’anima si eleva anche al di sopra del punto più alto dell’etere, puntocaldissimo,perchéformatodifuoco.

5.Saturno,detto‘gelido’,perchélasuastellasimuovenelleregionipiùalteepiùfreddedelcielo, quelle più lontane dal sole. Nella mitologia Saturno era raffigurato come un tremulovegliardo.

6.Marte,ilpianetarossastroperilfuoco.7.L’immaginediquestoverso,osservailTraina(RFIC1970,p.98n.2),staamezzastrada

trailmodellosenecano(Med…quibusfiingituraether,«lestelle,dacuil’etereèdipinto»)elaimitazionediDante(Par.XXIII,27:«chedipingonlocielpertuttiiseni»).

8.Lestellefisse,distintedaipianetiprecedentementeelencati.9.ImmaginederivatadaPlatone,Phaedr.247b; la luceèdetta‘veneranda’,perchéèquella

dellaregionealdisopradelcielo,nonèpiùlucemateriale(sipotrebbedire:‘luceintellettuale’).10.Questa potrebbe essere una concezione cristiana:Dio è al di sopra dell’universo, e da

questoluogo(chepotremmochiamare‘empireo’)reggeilmondo.11.Tomalasimbologiadella‘patriaceleste’,chesièpiùvolteincontrata.Sonoesuli,lontani

daquestapatriaceleste,itiranni,ipotentisullaterra:quelli,pertanto,cheilvolgoritienebeatiedominatori,inrealtàsonoipiùinfelici,perchésonolontanidallasedecheèpropriadell’uomo:essereesuleèsimbolodidebolezza,diinfelicità,diumiltàsociale.

CarmeII.Metro:dimetrotrocaicoacataletticoedimetroionico.1.Questo carmeèunapurae semplice confermadelladiscussioneprecedente, illustrando

l’assuntopermezzoditopoidelladiatribacinico-stoica.Inparticolareiltiranno,infatti,incarnanelladiatriba l’esempiodel falsopotente, cioèdi colui cheèpotentenelmale,ma in realtàèsottomessoallepassioni,chesonoiveri,crudelitiranni.

CarmeIII.Metro:gliconei.1.Ladottrinadell’imbestiamentodell’uomo,enunciatapercasigeneraliallafinedellaprosa

precedente,vieneoraillustratadettagliatamenteconriferimentoallapiùfamosatrasformazionedi uomini in animali, quella dei compagni di Odisseo, narrata da Odyss. X, 133 sgg. Maquell’episodiofornivaancheunaltrobenprecisoelementoetico,ecioèrappresentavaOdisseoche,grazieall’aiutodivino,nonsi lasciavacoinvolgerenelleartimagichediCirce.L’episodio

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omerico fu spesso sfruttato dalla letteratura filosofica dell’età imperiale, nell’ambito dellaconsuetudinediinterpretareOmeroallegoricamente.

2.NeritoèunamontagnadiItaca,percuiconquestaperifrasisiintendeOdisseo.3.L’isoladiEea,dominatadaCirce,figliadelSole.4.LadescrizioneimitaibreviaccennidiVirgilio:questadefinizionediCircesileggeinAen.

VII,19;quoshominumexfaciedeasaevapotentibusherbis/induerat...(«…uomini…ridotticosìdall’incantodiCircecrudeleconmagicheerbe»,trad.Cetrangolo).

5.Cfr.ancoraVerg.,Aen(«enormiformedilupiferociululavano»).6.Ermete,natonell’Arcadia.

CarmeIV.Metro:faleciepentametridattilici.1. Il collegamento con la discussione della prosa precedente appare, in questo carme,

piuttostodebole;sologliultimiversidiessohannounpiùstrettoriferimentoalprincipiochenonsidevonoodiare,masolamentecompiangere,imalvagi,perchésonoschiacciatidaunmalemoltopiùgravediognimalefisico.

Carme V. Metro: al verso dispari, frammento di esametro dattilico fino alla cesurapentemimera,seguitodaadonioe,alversopari,ritmogiambico,seguitodaadonio.

1.Arcturusindicaquil’arktos,cioèilCarrodell’Orsaminore.2.BooteèilnomemiticodelguardianodelCarro,eindicaunastelladiquellacostellazione.3.Sonoesempitipiciditerroreedistuporesuscitatidaifenomenicelestiquelliprodottidalle

eclissidellalunaodelsole.4.L’ombradellaterraèchiamatametaacausadellasuaforma,comespiegaCicerone,dere

publ.I,12,22(«avvenivachelalunaentrassenelconod’ombraformatodallaterra»);divin.II,17:videntexconstantissimomotu lunaequando illa e regione solis facta incurrat inumbramterrae, quae est meta noctis, ut eam obscur ari necesse sit… [«in base al movimento,perfettamente regolare, della luna, essi vedono che, quando la luna si trova in linea retta difrontealsoleepenetranell’ombradellaterra(equestocostituisceilconodellanotte)perforzaavviene l’eclissi di luna»].Lameta, infatti, erauna colonna conica, posta alla estremità dellapistadelcirco,eattornoadessadovevanogirareicavallilanciatiallacorsa.

5.Febeèlaluna,quidettaconfusa(«offuscareilvoltodell’argentealuna»).6.Un’abitudinedegliantichi,suggeritadallasuperstizioneedallaignoranzadicosafosseil

fenomenodell’eelissi: si credevadi arrecare aiuto alla stella che scompariva facendo risonareclangorimetallici;taleabitudineètestimoniatadifrequente,cfr.Liv.XXVI,5,9;Tac.,Ann.,I,28,2;Tibull.I,8,21;Iuven.6,442sgg.

7.Ventodell’ovest,cfr.IcarmeIII,3.

CarmeVI.Metro:dimetrianapestici.1.Questo carme si contrappone, come indicaanche il fatto che sonouguali ilmetroed il

numero dei versi, al carme V del primo libro. Là si sollevava il problema di come potesseconciliarsil’ordinecosmicoconildisordinecheregna,invece,nellavitadegliuomini,equisipresentalasoluzione,affermandocheilmacrocosmoèilmodellodegliavvenimentisullaterra.Grazieallapaceeall’amore(equestoterminesiricollegaalcarmeconclusivodelsecondolibro)gliuominisonounitiaDio.

2. Il termine,diper sé,èclassico,equindibenesi inquadra inunapoesia ‘noncristiana’,

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comequelladiBoezio.Mabisognatenerpresenteancheilfattochelapoesiacristiana,findalsuosorgereinetàcostantiniana,sieraservitadell’aggettivo‘Tonante’perindicareDio.QuindinonèdaescluderedeltuttounaggancioletterariodiBoezioconlapoesiacristiana.

3.IlfuocodiMarte,lacuiorbitaèaldisopradiquelladelsole:ilprocederediMarte,perquantovicinoalsole,noncostringequest’ultimoaintralciareilcamminodellaluna.

4.L’Orsanonscendemaisottol’Oceano(cioènonsibagnanell’Oceano):unaconvinzionederivatadaOmero[«leOrse,dituffarsinelmarequasipaurose»]).

5.Èl’amorecosmico,esaltatoinII,carmeVIII,17e29.6. La serie degli aggettivi caratterizza la provvidenza diDio nell’universo: è ilmedesimo

modulostilisticodellaconclusionedilibroIII,carmeIX.7.Unsintagmaplatonico,cfr.Phaedr.245c.Ecfr.sopraIII,carmeIX,23;XII,2.8.Un’ecodiSeneca,Here.fur.730.9.Senonavvenisseil‘ritorno’,laεπιστρόϕή,tuttelecose,procedendoconmotorettilineo,

sempre più si allontanerebbero dal loro creatore; avrebbe luogo, dunque, la dispersionedell’universolontanodall’uno,lontanodallafontedellasuavita.Cfr.Proci.,element.144;146e198.

10.Lafontedellavita.Questaimmagineneoplatonicaèstatasottolineatadaicommentatori,iqualicitanoariscontroaltrilocisimiles,FavonioEulogio19,5;MarioVittorino,Adv.Ar.I,32,76;52,42;55,21;IV,6,1;MarzianoCapella,nupt.II,205.

11.Cfr.Dionigil’Areopagita,div.nomin.11,1:«costei,infatti(sci.lapace),èunificatriceditutti gli esseri e generatrice ed effettuatrice della concordia e della connaturalità di tutte lecose».

12.È,oppunto,Γέπιστρόϕή,ilritornareall’uno,dicuisiparlavaprima.13.Lacausachehadatol’esistenzaallecose,cioèl’amore,èquellacausachelemantiene

pursemprenellaesistenza.

CarmeVII.Metro:endecasillabisaffici.1. Il libro si conclude con un carme di più basso livello: esso è dedicato a sottolineare

solamenteilcontenutodellaprosaprecedente,ecioèriprendel’esortazione,rivoltaall’uomo,discegliereautonomamentelasortedegnadellapropriavirtus.Cosìancheglieroidelmitohannosceltocoraggiosamenteillorodestino,chepureimplicavasacrificiesofferenze.

2.LafiguradiAgamennonefuinterpretatadallaallegoresianticadiOmerocomeesempiodivirtus:cfr.giàMassimodiTiro,diss.23,1.

3.RiferimentoalsacrificiodiIfigeniainAulide.Ildrammadiquell’episodioètuttorisoltonelvaloreeroicodelladecisionepatema.

4.Odisseo,comeEracle,citatoneiversisuccessivi,eraunaltroesempiofamosodivirtusI,2,17sgg.

5.GliuccellidellapaludediStimfalo,inArcadia,chedivoravanogliuomini.6.Lemeled’orodelleEsperidi,sorvegliatedaundrago.7.IcavallidiDiomede,rediTracia,ilqualedavalorocomeciboisuoiospiti.8.L’idradiLema,allaqualeEraclebruciòletesterisorgentidopol’amputazione,echeerano

intrisediveleno.9. L’episodio di Caco, narrato soprattutto dalla tradizione romana (da Virgilio e da

Properzio).10. Il cinghialedelmonteErimanto:Eracle,uccisolo, se lopose sulle spalle: le spalle sulle

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qualisisarebbepoggiatoilmondo,allorquando,comeultimafatica,lodovettesostenere,perchéglierastatoaffidatodaAtlante.

11.‘Denudate’nelsensodi‘togliete’,‘liberate’lavostraschienadiognipeso,diognigravecompito.

1. L’atteggiamento sublime, bello e nobile insieme, e la dolcezza del canto della Filosofia,sonoancoraunavolta sottolineati, comeall’iniziodel terzo libro: ividicemmodella funzionecheha,perBoezio,laMusadellapoesia.

2. La luce vera è Dio, che la Filosofia rivela, in quanto i suoi ragionamenti sono unpreamboloallaconoscenzadiDio.

3.Dopoladescrizionedelsommobene,elaidentificazionediessoconDio,eccoilproblemafondamentaledellateodicea:seDioesiste,edèilsommobene,undemalum?,comesopra,inI,4,30.Problemafrequentementediscussonellafilosofiaenellaculturadell’etàimperiale.

4.Questa immagine sarebbe stata ricavatadaPlatone,Gorg. 504a; cfr. ancheCic.,denat.deor.II,15.

5.Allaveradimoradell’uomo,comesiègiàvisto(cfr.Ili,2,13);subitodoposiaccennaalla‘patria’dell’uomo(cfr.I,5,3).

6.Un’immagineoriginariamenteplatonica (ilmitodelFedro),ma frequentenegli scrittoripaganiecristianidell’etàimperiale.

7.Questaprosae lasuccessivasonodedicatealladimostrazionedellapotenzadeibuoniedellaimpotenza,delladebolezzadeimalvagi:ibuonisonopotenti,perchépossonofareilbene,mentreimalvaginonpossonofarlo,appuntoperchémalvagi;selofacesserononsarebberopiùtali. Ma siccome il bene coincide con la felicità, come aveva dimostrato più volte il libroprecedente,neconseguecheimalvagisonoinfelici.TuttoquestoragionamentoèricavatodalGorgiadiPlatone(cfr.466b-481b),edanchelostilearieggiaquellodeldialogoplatonico,comegiàanchealtrevoltesièvisto.

8. Tale ‘compito naturale’, tale ‘dovere naturale’ indica quello che l’uomo deve fare pernatura: cioè cercare il bene, perché tale ricerca, come si è visto più volte, corrisponde alleesigenze della natura non solo degli uomini, ma di tutti gli esseri animati. Cfr. anche laconclusionepiùoltre,alparagrafo23.

9.Perquestotermine,cfr.sopraI,6,io.10. La frase sembra essere un’eco di Verg.,Aen («né vani si cercano onori né premi alla

gara»,trad.diE.Cetrangolo).11. Sembrerebbe essere un’eco di Agostino, de civ. Dei II, 5: qui flagitiosissimae

consuetudinisvitiisoblectarimagisquamobluctaristudent(«essicercanodidilettarsiconivizidiunaturpissimaabitudine,piuttostochediopporsiadessi»).

12.Perché,comesièvistosopra(III,12,29)esièpiùvolteripetuto,ilmaleèlaprivazionedell’esistenza.

13. Che è il sommo bene, e quindi la pienezza dell’essere. Dal par. 33 in poi si illustraulteriormentequestoapparenteparadosso.

14.Cfr.Ill,12,2i:Dio,cheèilsommobene,nonpuòfareilmale.15.Cfr.sopraIII,10,31.16.Cfr.Plat.,Gorg.406de.17. La corona della vittoria, che, essendo spesso fatta di fiori intrecciati o di foglie, è

destinata ad appassire. Un’immagine simile è in Cicerone, osserva il Gruber:… illa divina

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virtus… non triumphos arescentibus lauris, sed stabiliora quaedam et viridiora praemiorumgeneradesiderai(resp.VI, 8, 8) («quellavirtùdivinadi cuiparliamonondesidera trionfi concoroned’allorocheinaridiscono,madeipremipiùduraturiepiùverdi»).

18.Cfr.sopraIII,10,22.19.Sopra,infatti(III,10,10sgg.),èstatodettochelaverafelicitàsitrovasoloinDio,e,più

oltre,comecorollario(III,10,23sgg.),cheognipersonafeliceèDio.20.Noncredocheabbiamoachefareconladottrinaplatonicadella«assimilazioneaDio»,

giàpresentatasopra(I,4,39),comepensavailGruber:Boeziosimuoveormainelcontestoetico-metafisicoimpostatonellasecondapartedelterzolibro.

21.Una sentenza frequentenello stoicismo,ma ripresa anchedai neoplatonici: cfr. Procl.,Tim.I,378,18;August.,delib.arb.I,30,101;degenesiadlitt.8,23.

22.Cfr.Ili,io,40;12,33.23.Laaffermazionechel’uomochesiabbandonaallapassionesiuguagliaallebestierisale

probabilmentealladottrinaplatonicadellametempsicosi,qualeèenunciatanelFedone(81e),epoiillustratainquellostessodialogoconriferimentoallevariespecidipassioneeaglianimaliche ad esse corrispondono (cfr. Phaed. 82a; Resp. 588b; 620b). Essa fu ampiamente diffusanell’etàimperiale:permaggioridettaglialriguardocfr.L.Alfonsi,StudiBoeziani,AevumXXV,1951,pp.143sgg.

24. La dottrina esposta in questa prosa riprende, come la precedente, l’insegnamento delGorgiaplatonico(cfr.40gbc;472d-481b).

25.ContrariamenteaquantopensanoilCourcelle,cheritienecheBoeziononaffrontiquestoargomentoperchéinterromperebbeilfilodelladiscussione(LaConsolationetc.cit.,p.175)eilTränkle(1st diePhilosophiaeConsolatiodesBoethius zumvorgesehenenAbschlussgelangen?,VigiliaeChrist.XXXI [1977], pp. 148-156, p. 154), secondo il quale questo sarebbe un indiziodella incompletezza dell’opera, PAlfonsi (L’umanesimo boeziano della Consolatio, SodalitasErasmianaI,1950,pp.166-180,p.180)eilRapisarda(LacrisispiritualediBoezio,Catania19532,p. 26 sgg.) credono di vedere in questo punto un riferimento alla dottrina cristiana delpurgatorio. Bisogna osservare, però, che questo riferimento viene messo subito da parte, inquanto non conforme ai presupposti dell’opera, di presentare cioè la consolazione che puòdonarci la filosofia, non la religione. — Il concetto delle poenae purgatoriae, comunque, èproprioanchedeineoplatonici,comeosservanoCourcelleeObertello.

26.Ilgiudicedevecondannaresenzaprovareodio,cheèunsentimentonongiustificato:cfr.Sen.,de ira II, 16, 6: bonus iudex damnat improbanda, non odit («il buon giudice condannaquellochedeveessereriprovato,nonloodia»);Epict.,diss.I,18,9;Marc.Aur.VII,26,1.

27.Cisiavvicinaall’argomentofondamentaledegliultimiduelibridellaConsolatio:nessundubbiocheibenieimaliesterninonsianonéveribeninéverimali.È,però,unfattocheessitocchino,eciòèingiusto,soprattuttoaimalvagigliunieaibuoniglialtri.Quindi,otuttociòèdovuto al caso, o, se esiste una divinità che governa il mondo, siffatta ingiustizia non èspiegabile.

28. Tale stupore è dovuto al fatto che è difficile trovare una spiegazione che giustifichil’apparenteassurditàdelmondoincuiviviamo:maciònonfameraviglia.Avvienecomeperifenomeni naturali: nessuno si stupisce di quelli che si possono comprendere bene, mentresuscitanosgomentoquellilacuicausarimanesconosciuta,come,adesempio,leeclissi.

29. Si è giunti, dunque, al cardine dellaConsolatio: per qualemotivo avviene quello che

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Boezio stesso ha esperimentato di persona (da qui il risvolto vivo e attuale, e non solopuramente teorico, della questione), cioè che nella vita i malvagi sono premiati da Dio ed igiustisubisconoleingiustizie.Taleproblema,osservalaFilosofia,ètraipiùdifficilichesianomaistatiaffrontati.

30. L’idra della palude di Lema, uccisa da Eracle: le teste, una volta troncate dal ferro,spuntavano più numerose, per cui Eracle le dovette distruggere ad una ad una con il fuoco.Boeziosvolgeperinteroilconfronto.

31.La simplicitas, inquanto caratteristicadiDio, si estende anche alla suaprerogativa, ecioèallaprovvidenza.

32.Iltermineserieserastato introdottodallostoicismo,ad indicare laconcatenazione(gr.ειρμός)degliavvenimenti,iqualidipendonol’unodall’altropervoleredelfato.

33.Primoimpiegodeltermineconquestoprecisosignificatofilosofico.34. E infatti l’intervallo, costituito dal carme VI, che arreca sollievo alla discussione più

tecnicadellaprosa,arriveràdopounalungatrattazione.35. Questa formula di passaggio da un argomento all’altro è stata interpretata,

verisimilmenteatorto,comeseindicasseilpassaggioadunafontefilosoficadifferentedaquellausatafinoadora.

36.Come si è detto altrove, la semplicità (simplicitas) indica, nel contesto del platonismodell’età imperiale, la sostanza uniforme e non composta di Dio, il quale è, appunto, tutto esolamenteDio,enonammettenessunadifferenziazionealsuointerno.Vedisopra,n.3.

37. La distinzione tra provvidenza e fato fu posta dal neoplatonismo, che introdusse unagerarchia nelle cause, le quali precedentemente, invece (ad esempio dagli Stoici), eranoconsideratecoincidenti.QuestadistinzionesiincontrainPlotino(III,3,5)efrequentementeinCalcidio{comm.204;208;226).

38. Dio è, in sé, il summumbonum, ma, nel suo dispiegarsi verso l’esterno, si manifestacomesupremarazionalità.

39.Unaanalogaaffermazione,osservailGruber,si leggenelcommentodiCalcidio:igituriuxta Platonem praecedit providentia, sequitur fatum (cap. 203): «pertanto, secondo Platone,primavienelaprovvidenza,eilfatosegue».

40.Cisièdomandatisequesti ‘spiritidivini’nonsianogliangelidellareligionecristiana.Colorochesonostaticontrariaquestainterpretazione,hannofattopresentechelademonologiacostituivaunadottrinaessenzialedelneoplatonismo,rappresentandoidemoni(alcunideiqualichiamati«angeli»giàdaitempidiGiam-blico:cfr.demysterìis,passim)unamediazionetradioel’uomo,echequiBoezioimpiegaiterminidi‘angeli’edi‘demoni’senzafaredistinzionetradi loro, alla maniera dei neoplatonici. Cfr. Proci., Resp etc. cit., p. 205 sgg. Tuttavia laterminologia (si parla, infatti, di divini spiritus) mi sembra di tipo cristiano, ché il terminespiritus non èdiusonormalepresso i neoplatonici per indicare il demone,mentre lo è per icristianiperindicarel’angelo.Altrettantosipuòdireperilterminediangelicavirtus.

41.È,verisimilmente,l’animacosmica.42. IlGruber rimanda a I carmeV, 4 e 23 sgg., ove si sottolinea l’obbedienzadel sistema

celesteallaprovvidenzadivina.43. La ‘forma’, naturalmente, va intesa in senso platonico, come l’esistenza delle cose

concretenellamentedivinaprimaancoradellalorocreazione.44.Piùesattamente‘laprimadivinità’,definizionechedaalcunièstataintesaconaccezione

neoplatonica,nelsensochealdisottodelDiosommovisarebberoaltredivinità;ora,èveroche

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laConsolatìovuoleprocedereesclusivamenteneibinaridellafilosofiaenondellareligione,manoncredocheperquestomotivoBoeziogiungaaddiritturaacrederecheesistapiùdiundio.

45.Questa immagineè stata ricondottadalPatch (Fate inBoethiusand theNeoplatonists,SpeculumIV,1929,pp.62-72)aPlotinoeaProclo;secondoilPatchessaappareinunaformacherappresenta una contaminazione del pensiero di entrambi. Essa è così ottimamente chiaritadall’Obertello,adlocum.

«GiàPlotinoavevadettocheleanimenelloromovimentodescrivonodelleorbitecircolari(Enneade II, 2,1…), il cui centro èDio stesso (ivi Plotino ritorna più volte sull’immagine delcerchio,esullasemplicitàdellanaturadivina,chestaalcentrodell’universo(EnneadeVI,8,18,…); unpasso, in particolare, spiega che le anime simuovono in cerchio attorno al divino lorcentro, come in una danza (ivi, 9, 8,…). Questa stupenda immagine è applicata da Proclo altempo(«iltempostesso,inegualmodo[…]formaunadanzacircolare»:Teologiaplatonica,VI,4,11,p.15,ed.Taylor;macfr.ancheInParmenidem,II,42sgg.,ed.Cousin;InTimaeum,II,pp.248, I sgg., ed.Diehl). InPlotinodunque l’immagine (sostanzialmenteantropomorfica)diDiochemuovel’universodall’alto,ocomunquedall’«esterno»diesso,cedeilpostoadun’altra,piùadeguataallaverità:Dioèilcentrodell’universo,comeilpuntomedioèilcentrodiuncerchio,equidistante da tutti i suoi punti, e dunque egualmente presente ad essi. Nel De decemdubitationibus,Procloriprendel’imma-ginedelcerchio,apropositodell’Unoedeisuoirapporti(specieconoscitivieprovvidenziali)congliesserimolteplici.Comeilcerchiotuttointeroesistenel suo centro, che ne è come la causa, così, in un grado più eminente, tutto è contenutonell’Uno».

46.ÈquellaMente,saldainsestessa,acuiBoezioavevaaccennatosopra(II,6,7).47.Laseriesfatorum,dicuisièdettoalparagrafo4.48.Se tuttoquellocheèattuatoèattuato invistadelbene,qualunqueessosia,comesiè

vistonelcorsodelterzolibro,tantomenosipuòcrederechel’ordinedellecause,chepartedalsommobene,possaessereindirizzatoalmale.

49. Il terminequi impiegato (temperies) è trattodallamedicina edapplicatoalla strutturadell’animaumana.Comeperilbenesseredelcorpoèfondamentaleilgiustocontemperamentodellesuequalità,cosìanchelacondizionedell’animapuòesseredefinitaunatemperies.Solochiconoscequestacondizionepuòaffermarechecosaleèutileechecosaleènocivo.

50.Un’ecodiVirgilio,Aen(«cadeancheRifèodeiTroianiilpiùgiusto»,trad.Cetrangolo).51. Citazione di un verso famoso di Lucano (I, 128: victrix causa deis placuit, sed vieta

Catoni:«lacausadelvincitorepiacqueaglidèi,quelladelvinto,aCatone»),adimostrazionediquantopossanoesserediscorditradiloroigiudizidiDioeigiudizidegliuomini.

52. ‘Nostro’,perchéilsuopoemaepico,fortementecaratterizzatodallostoicismo,puòfareapparireilsuoautorequasiundiscepolodellaFilosofia.

53. Un esametro citato in greco, di autore a tutt’oggi sconosciuto. Il Courcelle {Laconsolationetc.,cit.,p.167)pensachesitrattidiunversodellateologiaorficaodellateologiacaldaica,esuquestalineaèstatoseguitodaicommentatoripiùrecenti,ObertelloeGruber.

54.Questa è la conclusione del ragionamento, fondamentale per chi, comeBoezio, avevabisognodiessere‘consolato’dellesventureingiustamentetoccategli.

55.Unadescrizionediorigineplatonica(cfr.Lys.2i4cd)echeappareancheinApuleio,dePlat.II,16,242.

56.Osserval’Obertellochequestasentenzaètipicamenteagostiniana,ecitaLacittàdiDio

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XXII,1,2:«Dioritennepiùdegnodellapropriaonnipotenzaedellapropriabontàtrarreilbeneanchedalmale,piuttostochenonpermetterechevifosseilmale».

57.CitazionedaHorn.,U.XII,176.58.Sarebbeun’eco,modificata,diunafamosasentenzadelTimeo(28c):«ilcreatoreepadre

di tutto questo universo è gran cosa trovare chi sia, ma, una volta trovatolo, è impossibilecomunicarloatutti».

59.Vieneribadita,ancoraunavolta,lafunzionechehannolecomposizionipoetichedeldeconsolationephilosophiae:ètipicodellapoesiaprocurareildilettoeilsollievo,purchétalistatid’animosiconforminoallagravitàeallaserietàdell’uomoeducatoefilosofo.Nonèaccettabileuna poesia come puro diletto; la sua funzione di delectare è congiunta indissolubilmente aquelladidocere.

60.Unaaffermazionechederivadalpostulatodellabontàassolutadelprincipiochemuovel’universo. Il Courcelle (La consolation de philosophie cit., p. 219) ha trovato unacorrispondenzaletteraleconSimpl.,phys.CAGX,361,1sgg.Diels:«orbene,ognisorteèbuona,perchétuttol’ottenimentoèl’ottenimentodiqualcosadibuono.Nessunmale,infatti,sussisteadoperadeldio.All’internodeibeni,poi,gliunisonotaliinmodoessenziale,glialtriservonoallapunizioneoalcastigo,esonoquellichesiamoabituatiachiamare‘mali’.Eperquestomotivonoi chiamiamo ‘buona’ quella sorte che è la causa dell’ottenimento dei beni che sono tali inmodoessenziale,mentrechiamiamo‘cattiva’quellachefasìchenoiotteniamolapunizioneoilcastigo».

61.Cfr.4,10sgg.62.QuestaetimologiadivirtussileggeinLattanzio(opif.Dei12,16):viritaquenuncupatus

est,quodmaiorineovisestquaminfemina,ethincvirtusnomenaccepit«virtù,comesefosse‘viritù’,derivatadallavirilità».

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LIBERV.

[1, 1] Dixerat orationisque cursum ad alia quaedam tractanda atqueexpedienda vertebat. [2] Turn ego: Recta quidem, inquam, exhortatio tuaqueprorsus auctoritatedignissima, sedquod tududumdeprovidentiaquaestionempluribusaliisimplicitamessedixisti,reexperior.[3]Quaeroenim,anessealiquidomninoetquidnamessecasumarbitrere.—[4]Turnilia:Festino,inquit,debitumpromissionis absolvere viamque tibi, qua patriam reveharìs1, aperire. [5] Haecautem etsi perutilia cognitu, tamen a propositi nostri tramite paulisper aversasunt verendumque est ne deviis fatigatus ad emetiendum rectum iter sufficerenonpossis.—[6]Neid,inquam,prorsusvereare;namquietismihilocofueritea,quibusmaximedelector,agnoscere.[7]Simul,cumomnedisputationistuaelatusindubitatafideconstiterit,nihildesequentibusambigatur.

[8] Turn illa: Morem, inquit, geram tibi, simulque sic orsa est: Si quidem,inquit,aliquiseventumtemerariomotunullaquecausarumconexioneproductumcasum esse definiat, nihil omnino casum esse confirmo et praeter subiectae reisignificationem inanem prorsus vocem esse decemo; quis enim cohercente inordinemcunctadeolocusesseullustemeritatireliquuspotest?2[9]Namnihilexnihilo exsistere vera sententia est, cui nemo umquam veterum refragatus est,quamquam id illi non de operante principio, sed de materiali subiecto hocomniumdenatura rationum3 quasi quoddam iecerint fundamentum. [10]At sinullisexcausisaliquidoriatur,iddenihiloortumessevidebitur;quodsihocfierinequit, ne casum quidem huius modi esse possibile est, qualem paulo antedefinivimus.—

[11] Quid igitur, inquam, nihilne est, quod vel casus vel fortuitum iureappellali queat? An est aliquid, tametsi vulgus lateat, cui vocabula istaconveniant? — [12] Aristoteles meus id, inquit, in Physicis et brevi et veripropinqua ratione definivit. — Quonam, inquam, modo? — [13] Quotiens, ait,aliquid cuiuspiam rei gratia geritur aliudque quibusdam de causis, quam quodintendebatur,obtingit,casusvocatur,utsiquiscolendiagricausafodienshumumdefossiauripondusinveniat4.[14]Hocigiturfortuitoquidemcredituraccidisse,

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verum non de nihilo est; nam proprias causas habet, quarum inprovisusinopinatusque concursus casum videtur operatus. [15] Nam nisi cultor agrihumumfoderet,nisieolocipecuniamsuamdepositorobruisset,aurumnonessetinventum.[16]Haesunt igitur fortuiticausaecompendii,quodexobviis sibietconfluentibus causis, non ex gerentis intentione provenit. [17]Neque enim velquiaurumobruitvelquiagrumexercuit,uteapecuniarepperiretur,intendit,sed,utidixi,quoilleobruit,huncfodisseconvenitatqueconcurrit.[18]Licet igiturdefinire casum esse inopinatum ex confluentibus causis in his, quae ob aliquidgeruntur,eventum5. [19]Concurrere vero atque confluere causas facit ordo illeinevitabiliconexioneprocedens,quideprovidentiaefontedescendenscunctasuislocistemporibusquedisponit.

I.RupisAchaemeniaescopulis1,ubiversasequentumpectoribusfigitspiculapugnafugax2,

TigrisetEuphratesunosefonteresolvuntetmoxabiunctisdissocianturaquis.

5 Sicoeantcursumqueiterumrevocenturinunum,confluâtalterniquodtrahitundavadi,

convenientpuppesetvulsifluminetrancimixtaquefortuitosimplicetundamodos;

quostarnenipsavagosterraedecliviacasus10 agurgitisetlapsidefluusordoregit3.

Sic,quaepermissisfluitarevideturhabenis,forspatiturfrenosipsaquelegemeat.

[2,1]Animadverto, inquam, idque,uti tudicis, itaesseconsentio.[2]Sed inhac haerentium sibi serie causarum estne ulla nostri arbitrii libertas an ipsosquoque humanorum motus ani moram fatalis catena constringit?6 — [3] Est,inquit;nequeenimfueritullarationalisnatura,quineidemlibertasadsitarbitrii.[4] Nam quod ratione uti naturaliter potest, id habet iudicium, quo quidquediscernât; per se igitur fugienda optandave dinoscit. [5] Quod vero quisoptandum esse iudicat, petit; refugit vero, quod aestimat esse fugiendum. [6]Quare, quibus in ipsis inest ratio, inest etiam volendi nolendique libertas, sedhanc non in omnibus aequam esse constituo. [7] Nam supemis divinisquesubstantiis7 et perspicax iudicium et incorrupta voluntas et efficax optatorumpraestoestpotestas.[8]Humanasveroanimasliberioresquidemessenecesseest,cumse inmentisdivinaespeculationeconservant,minusvero,cumdilabuntur

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5

10

adcorpora,minusqueetiam,cumterrenisartubuscolligantur8.[9]Extremaveroest servitus, cum vitiis deditae rationis propriae possessione ceciderunt9. [10]Namubioculosasummaeluceveritatisadinferioraettenebrosadeiecerint,moxinscitiae nube caligant10, pemiciosis turbantur affectibus, quibus accedendoconsentiendoque,quaminvexeresibi,adiuvantservitutemetsuntquodammodopropria libertate captivae. [11] Quae tarnen ille ab aeterno cuncta prospiciensprovidentiaecemitintuitusetsuisquaequemeritispraedestinatadisponit.

II.Πάντ’έϕόράνκαιπάντ’έπακόύεινpurodarumluminePhoebummellifluicanitoris1Homerus2,quitamenintimavisceraterraenonvaletautpelagiradioruminfirmaperrumpereluce.Haudsicmagniconditororbis;huicexaltocunctatuentinullaterraemoleresistunt,nonnoxatrisnubibusobstat.Quaesint,quaefuerintveniantque,unomentiscemitinictu3;quem,quiarespicitomniasolus4,verumpossisdiceresolem5.

[3,1]Tumego: En, inquam, difficiliore rarsus ambiguitate confundor.— [2]Quaenam,inqnit,istaest?Iamenim,quibusperturbere,coniecto.—[3]Nimium,inquam,adversariacrepugnarevideturpraenoscereuniversadeumetesseullumlibertatisarbitrium.[4]Namsicunctaprospicitdeusnequefalliullomodopotest,evenirenecesseest,quodprovidentiafuturumessepraeviderit11.[5]Quaresiabaeternonon factahominummodo, sed etiamconsiliavoluntatesquepraenoscit,nulla erit arbitrii libertas; neque enim vel factum aliud ullum vel quaelibetexsisterepoteritvoluntas,nisiquamnescia falliprovidentiadivinapraesenserit.[6]Namsi aliorsumquamprovisae sunt,detorquerivalent,non iamerit futurifirmapraescientia,sedopiniopotiusincerta,quoddedeocrederenefasiudico.

[7]Nequeenimillamproborationem,quasequidamcredunthuncquaestionisnodumpossedissolvere.[8]Aiuntenimnonideoquidesseeventurum,quoniamid providentia futurum esse prospexerit, sed e contrario potius, quoniam quidfuturumest,iddivinamprovidentiamlaterenonposseeoquemodonecessariumhoc in contrariam relabi partem. [9]Nequeenimnecesse esse contingere, quae

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providentur,sednecesseesse,quaefuturasunt,provideri,quasivero,quaecuiusrei causa sit, praescientiane futurorum necessitatis an futurorum necessitasprovidentiae, laboretur ac non illud demonstrare nitamur, quoquo modo sesehabeatordo causarum,necessariumesse eventumpraescitarumrerum, etiamsipraescientiafuturisrebuseveniendinecessitatemnonvideaturinferre12.

[10]Etenimsiquispiamsedeat,opinionem,quaeeumsedereconiectat,veramessenecesseestatqueeconversorursus,sidequopiamverasitopinio,quoniamsedet, eum sedere necesse est. [11] In utroque igitur necessitas inest, in hocquidem sedendi, at vero in altero veritatis. [12] Sed non idcirco quisque sedet,quoniam vera est opinio, sed haec potius vera est, quoniam quempiam sederepraecessit. [13] Ita cum causa veritatis ex altera parte procedat, inest tamencommunisinutraquenecessitas.

[14] Similia de providentia futurisque rebus ratiocinari patet; nam etiam siidcirco,quoniamfuturasunt,providentur,nonvero ideo,quoniamprovidentur,eveniunt,nihilominustamenadeovelventuraproviderivelprovisanecesseestevenireprovisa,quodadperimendamarbitriilibertatemsolumsatisest.[15]lamvero quam praeposterum est, ut aetemae praescientiae temporalium rerumeventuscausaessedicatur![16]Quidestautemaliudarbitrariideodeumfutura,quoniam sunt eventura, providere, quamputare, quae olim acciderunt, causamsummae illius es§e providentiae? [17] Ad haec sicuti, cum quid esse scio, idipsum esse necesse est, ita, cum quid futurujn novi, id ipsum futurum essenecesseest;sicfitigituruteventuspraescitaereinequeatevitari.[18]Postremosiquidaliquisaliorsumatque sese reshabet, existimet, idnonmodo scientianonest,sedestopiniofallaxabscientiaeveritatelongediversa.[19]Quaresiquiditafuturum est, ut eius certus ac necessarius non sit eventus, id eventurum essepraesciriquipoterit?[20]Sicutenimscientiaipsaimpermixtaestfalsitati, itaidquodabeaconcipitur,essealiteratqueconcipiturnequit.[21]Eanamquecausaestcurmendacioscientiacareat,quodseitaremquamquehaberenecesseest,utiearnsesehaberescientiacomprehendit.

[22]Quidigitur,quonammododeushaecincertafuturapraenoscit?[23]Namsi inevitabiliter eventura censet quae etiam non evenire possibile est, fallitur;quodnonsentiremodonefasest,sedetiamvoceproferre.[24]Atsiita,utisunt,itaeafuturaessedecemit,utaequevelfierieavelnonfieripossecognoscat,quaeest haec praescientia, quae nihil certum, nihil stabile comprehendit?13[25]AutquidhocrefertvaticinioilioridiculoTiresiae14

Quicquiddicam,auteritautnon?

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[26] Quid etiam divina providentia humana opinione praestiterit, si utihomines incerta iudicat, quorum est incertus eventus? [27] Quodsi apud illumrerum omnium certissimum fontem nihil incerti esse potest, certus eorum esteventus,quaefuturafirmiterillepraescierit.

[28]Quarenullaesthumanisconsiliisactionibusquelibertas,quasdivinamenssinefalsitatiserrorecunctaprospiciensadunumalligatetconstringiteventum15.[29]Quosemelreceptoquantusoccasushumanaramrerumconsequatur, liquet.[30] Frustra enim bonis malisque praemia poenaeve proponuntur, quae nullusmeruit liber ac voluntarius motus animorum. [31] Idque omnium videbituriniquissimum, quod nunc aequissimum iudicatur, vel puniri improbos velremunerali probos, quos ad alterutrum non propria mittit voluntas, sed futuricogit certa necessitas. [32] Nec vitia igitur nec virtutes quicquam fuerint, sedomnium meritorum potius mixta atque indiscreta confusio; quoque nihilsceleratius excogitari potest, cum ex providentia rerum omnis ordo ducaturnihilqueconsiliisliceathumanis,fit,utvitiaquoquenostraadbonorumomniumreferanturauctorem.[33]Igiturnecsperandialiquidnecdeprecandiullaratioest;quidenimvelsperetquisqueveletiamdeprecetur,quandooptandaomniaseriesindeflexaconectit?

[34] Auferetur igitur unicum illud inter homines deumque commercium,sperandi scilicet ac deprecandi16, si quidem iustae humilitatis pretioinaestimabilemvicemdivinaegratiaepromeremur,quisolusmodusest,quocumdeo colloqui17 homines posse videantur illique inaccessae luci18 prius quoquequam impetrent, ipsa supplicandi ratione coniungi. [35] Quae si receptafuturorum necessitate nihil virium habere credantur, quid erit quo summo illirerum principi19 conecti atque adhaerere possimus? [36] Quare necesse erithumanum genus, uti paulo ante cantabas20, dissaeptum atque disiunctum suofontefatiscere.

III.Quaenamdiscorsfoederarerumcausaresolvit?Quistantadeusverisstatuitbelladuobus1,ut,quaecarptimsingulaconstent,eademnolintmixtaiugari?Annullaestdiscordiaverissemperquesibicertacohaerent,sedmenscaecisobrutamembrisnequitoppressiluminisignererumtenuesnoscerenexus?2

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Sedcurtantofìagratamoreveritectasreperirenotas?Scitne,quodappétitanxianosse?3

Sedquisnotascirelaborat?Atsinescit,quidcaecapetit?Quisenimquicquamnesciusoptetautquisvaleatnescitasequiquoveinveniat?Quisreppertamqueatignarusnoscereformam?An,cummentemcemeretaltam4,paritersummametsingulanorat?Nuncmembrorumconditanubenonintotumestoblitasuisummamquetenetsingulaperdens.Igiturquisquisverarequirit,neutroesthabitu;namnequenovitnecpenitustamenomnianescit,sed,quamretinensmeminit,summamconsulitaltevisaretractans,utservatisqueatoblitasadderepartes.

[4,1]Tumilla:Vetus, inquit,haecestdeprovidentiaquerelaMqueTullio21,cum divinationem distribuit, vehementer agitata tibique ipsi res diu prorsusmultumque quaesita22, sed haudquaquam ab ullo vestrum hactenus satisdiligenter ac fìrmiter expedita. [2] Cuius caliginis causa est, quod humanaeratiocinationis motus ad divinae praescientiae simplicitatem23 non potestammoveri,quaesiullomodocogitaliqueat,nihilprorsusrelinqueturambigui.[3]Quoditademumpatefacereatqueexpediretemptabo,sipriusea,quibusmoveris,expendero. [4] Quaero enim, cur illam solventium rationem minus effìcacempûtes, quae quia praescientiam non esse futuris rebus causam necessitatisexistimat,nihil impediripraescientiaarbitrii libertatemputat. [5]Numenim tualiunde argumentum futurorum necessitatis trahis, nisi quod ea quaepraesciuntur non evenire non possunt? [6] Si igitur praenotio nullam futurisrebus adicit ne cessitatem, quod tu etiam paulo ante fatebare, quid est quodvoluntariiexitusrerumadcertumcogantureventum?

[7]Etenimpositionisgratia,ut,quidconsequatur,advertas,statuamusnullamesse praescientiam. [8] Num igitur, quantum ad hoc attinet, quae ex arbitrio

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veniunt,adnecessitatemcogantur?—Minime.—[9]Statuamusiterumesse,sednihil rebus necessitatis iniungere;manebit, ut opinor, eadem voluntatis integraatque absoluta libertas. [10] Sed praescientia, inquies, tametsi futuris eveniendinecessitasnonest,signumtamenestnecessarioeaesseventura.[11]Hoc igiturmodo, etiam si praecognitio non fuisset, necessarios futurorum exitus esseconstaret; omne etenim signum tantumquid sit ostendit, non vero efficit quoddésignât. [12] Quare demonstrandum prius est nihil non ex necessitatecontingere,utpraenotionemsignumessehuiusnecessitatisappareat;alioquinsihaecnullaest,neillaquidemeiusreisignumpoteritesse,quaenonest.[13]lamvero probationem firma ratione subnixam constat non ex signis neque petitisextrinsecus argumentis, sed ex convenientibus necessariisque causis esseducendam.

[14]Sedqui fieri potest,ut eanonproveniantquae futura esseprovidentur?Quasi vero nos ea, quae providentia futura esse praenoscit, non esse eventuracredamusacnonilludpotiusarbitremur,liceteveniant,nihiltamen,utevenirent,sui natura necessitatis habuisse. [15] Quod hinc facile perpendas licebit; pluraetenim,dumfiunt,subiectaoculisintuemur,utea,quaeinquadrigismoderandisatque fiectendis facere spectantur aurigae, atque ad hunc modum cetera. [16]Num igitur quicquam illorum ita fieri necessitas ulla compellit? — Minime;frustraenimessetartiseffectus,siomniacoactamoverentur.—[17]Quaeigitur,cumfiunt,carentexsistendinecessitate,eadem,priusquamfiant,sinenecessitatefutura sunt. [18] Quare sunt quaedam eventura, quorum exitus ab omninecessitatesitabsolutus.[19]Nam illudquidemnullumarbitror essedicturum,quod,quaenuncfiunt,priusquamfierent,eventuranonfuerint;haecigituretiampraecognita liberos habent eventus. [20]Nam sicut scientia praesentium rerumnihil his, quae fiunt, ita praescientia futurorum nihil his, quae ventura sunt,necessitatis importât. [21] Sed hoc, inquis, ipsum dubitatur, an earum rerum,quae necessarios exitus non habent, ulla possit esse praenotio. [22] Dissonareetenimvidenturputasque, sipraevideantur, consequinecessitatem, sinecessitasdesit, minime praesciri nihilque scientia comprehendi posse nisi certum. [23]Quodsi, quae incerti sunt exitus, ea quasi certa providentur, opinionis id essecaliginem, non scientiae veritatem; aliter enim, ac sese res habeat, arbitrari abintegritate scientiae credis esse diversum. [24] Cuius erroris causa est, quodomniaquaequisquenovit,exipsorumtantumviatquenaturacognosciaestimat,quaesciuntur24. [25]Quodtotumcontraest;omneenimquodcognoscitur,nonsecundum sui vim, sed secundum cognoscentium potius comprehenditurfacultatem25. [26] Nam, ut hoc brevi liqueat exemplo, eandem corporisrotunditatemalitervisus,alitertactusagnoscit; illeeminusmanenstotumsimul

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iactis radiis26 intuetur, hic vero cohaerens orbi atque coniunctus circa ipsummotusambitumrotunditatempartibuscomprehendit.

[27]Ipsumquoquehominemalitersensus,aliterimaginatio,aliterratio,aliterintellegentia contuetur27. [28] Sensus enim figurarci in subiecta materia28

constitutam,imaginatioverosolamsinemateriaiudicatfiguram.[29]Ratioverohanc quoque transcendit speciemque ipsam, quae singularibus inest, universaliconsideratione perpendit29. [30] Intellegentiae vero celsior oculus exsistit;supergressanamqueuniversitatisambitumipsamillamsimplicemformampuramentisàciecontuetur.[31]Inquoilludmaximeconsiderandumest:namsuperiorcomprehendendi vis amplectitur inferiorem, inferior vero ad superiorem nullomodo consurgit. [32] Neque enim sensus aliquid extra materiam valet veluniversales species imaginatio contuetur vel ratio capit âimplicem formam, sedintellegentiaquasidesuperspectansconceptaforma,quaesubsunt,etiamcunctadiiudicat, sed eo modo, quo formam ipsam, quae nulli alii nota esse poterat,comprehendit. [33] Nam et rationis universum30 et imaginationis figuram etmaterialesensibilecognoscitnecrationeutensnecimaginationenecsensibus,sedilio uno ictu mentis31 formaliter, ut ita dicam, cuncta prospiciens. [34] Ratioquoque, cum quid universale respicit, nec imaginatione nec sensibus utensimaginabiliavel sensibiliacomprehendit.[35]Haecest enim,quaeconceptionissuae universale ita definit: homo est animai bipes rationale32. [36] Quae cumuniversalis notio sit, turn imaginabilem sensibilemque esse rem nullus ignorât,quodilianonimaginationevelsensu,sedinrationaliconceptioneconsidérât.[37]Imaginatio quoque, tametsi ex sensibus visendi formandique figuras sumpsitexordium, sensu tamen absente sensibilia quaeque collustrat non sensibili, sedimaginaria ratione iudicandi. [38] Videsne igitur ut in cognoscendo cuncta suapotiusfacultatequameorum,quaecognoscuntur,utantur?[39]Nequeidiniuria;namcumomne iudicium iudicantis actus exsistat, necesse est ut suamquisqueoperamnonexaliena,sedexpropriapotestateperficiat.

IV.QuondamPorticusattulitobscurosnimiumsenes1,quisensusetimaginesecorporibusextimiscredantmentibusimprimi,utquondamceleristilomosestaequorepaginae,quaenullashabeatnotas,pressasfigerelitteras.

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Sedmenssipropriisvigensnihilmotibusexplicat,sedtantumpatiensiacetnotissubditacorporumcassasqueinspeculivicemrerumredditimagines,undehaecsicanimisvigetcemensomnianotio?Quaevissingulaperspicitautquaecognitadividit?Quaedivisarecolligitaltemumquelegensiternuncsummiscaputinserit,nuncdeceditininfima,tumsesereferenssibiverisfalsaredarguit?Haecesteffìciensmagislongecausapotentior,quamquaemateriaemodoimpressaspatiturnotas.Praecedittamenexcitansacviresanimimovensvivoincorporepassio,cumvelluxoculosferitvelvoxauribusinstrepit.Tummentisvigorexcitus,quasintusspeciestenetadmotussimilesvocansnotisapplicatexterisintrorsumquereconditisformismiscetimagines2.

[5,1]Quodsiincorporibussentiendis,quamvisafficiantinstrumentasensuumforinsecus obiectae qualitates animique agentis vigorem passio corporisantecedat, quae in se actum mentis provocet excitetque interim quiescentesintrinsecus for mas, si in sentiendis, inquam, corporibus animus non passioneinsignitur,sedexsuavisubiectamcorporiiudicatpassionem33,quantomagisea,quae cunctis corporum affectionibus absoluta sunt, in discemendo non obiecta

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extrinsecussequuntur,sedactumsuaementisexpediunt![2]Hac itaquerationemultiplices cognitiones diversis ac differentibus cessere substantiis. [3] Sensusenimsoluscunctisaliiscognitionibusdestitutusimmobilibusanimantibuscessit,qualessuntconchae34marisquaequealiasaxishaerentianutriuntur; imaginatiovero mobilibus beluis, quibus iam inesse fugiendi appetendive aliquis videturaffectus35. [4] Ratio vero humani tantum generis est sicut intellegentia sola36

divini; quo fit, ut ea notitia ceteris praestet, quae suapte natura non modoproprium,sedceterarumquoquenotitiarumsubiectacognoscit.

[5] Quid igitur, si ratiocinationi sensus imaginatioque refragentur nihil esseilluduniversaledicentes,quodsese intueri ratioputet?[6]Quodenim sensibilevel imaginabileest, iduniversumessenonposse;aut igitur rationisverumesseiudiciumnecquicquamessesensibileaut,quoniamsibinotumsitplurasensibuset imaginationi esse subiecta, inanem conceptionem esse rationis, quae, quodsensibile sit ac singulare, quasi quiddam universale consideret. [7] Ad haec, siratio contra respondeat se quidem et quod sensibile et quod imaginabile sit inuniversitatis ratione conspicere, illa vero ad universitatis cognitionem aspirarenon posse, quoniam eorum notio corporales figuras non posset excedere, dererumvero cognitione fìrmiori potius perfectiorique iudicio esse credendum, inhuius modi igitur lite nos, quibus tam ratiocinandi quam imaginandi etiamsentiendiquevisinest,nonnerationispotiuscausamprobaremus?[8]Simileest,quodhumana ratio divinam intellegentiam futura, nisi ut ipsa cognoscit37, nonputat intueri. [9] Nam ita disseris: Si qua certos ac necessarios habere nonvideantureventus,eacertoeventurapraescirinequeunt.[10]Harumigiturrerumnullaestpraescientia;quamsietiaminhisessecredamus,nihileritquodnonexnecessitate proveniat. [11] Si igitur, uti rationis participes sumus, ita divinaeiudiciummentishaberepossemus,sicutimaginationemsensumquerationicedereoportere iudicavimus, sic divinae sese menti humanam summittere rationemiustissimumcenseremus.[12]Quare in illiussummaeintellegentiaecacumen,sipossumus, etigamur; illic enim ratio videbit quod in se non potest intueri, idautemest,quonammodoetiamquaecertosexitusnonhabent,certatamenvideatac definita praenotio neque id sit opinio, sed summae potius scientiae nullisterminisinclusasimplicitas.

V.QuamvariisterrasammaliapermeantfigurisiNamquealiaextentosuntcorporepulveremqueverruntcontinuumquetrahuntvipectorisincitatasulcum;suntquibusalarumlevitasvagaverberetqueventosetliquidolongispatiaaetherisenatetvolatu;

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haecpressissesolovestigiagressibusquegaudentvelviridescampostransmitterevelsubiresilvas.Quaevariisvideaslicetomniadiscrepareformis,pronatamenfacieshebetesvaletingravaresensus;unicagenshominumcelsumlevâtaltiuscacumen,atquelevisrectostatcorporedespicitqueterras1.Haec,nisiterrenusmaledesipis,ammonetfigura:quirectocaelumvultupetisexserisquefrontem,insublimeferasanimumquoque,negravatapessuminferiorsidatmenscorporeCelsiuslevato.

[6,1]Quoniamigitur,utipauloantemonstratumest,omnequodsciturnonexsua,sedexcomprehendentiumnaturacognoscitur,intueamurnunc,quantumfasest, quis sit divinae substantiae status, ut quaenam etiam scientia eius sit,possimusagnoscere.[2]Deumigituraetemumessecunctorumrationedegentiumcommune iudicium est. [3]Quid sit igitur aetemitas, consideremus; haec enimnobis naturarti pariter divinam scientiamque patefacit. [4]Aetemitas igitur estinterminabilis vitae tota simul et perfecta possessio38, quod ex collationetemporalium clarius liquet. [5] Nam quicquid vivit in tempore, id praesens apraeteritis in futura procedit nihilque est in tempore constitutum, quod totumvitae suae spatium pariter possit amplecti, sed crastinum quidem nondumapprehendit,hestemumvero iamperdidit; inhodiemaquoquevitanonampliusvivitis quam in ilio mobili transitorioque momento. [6] Quod igitur temporispatitur condicionem, licet illud, sicuti de mundo censuit Aristoteles39, neccoeperit umquam esse nec desinat vitaque eius cum temporis inimitatetendatur40,nondumtamentaleestutaetemumesseiurecredatur.[7]Nonenimtotum simul infinitae licet vitae spatium comprehendit atque complectitur, sedfutura nondum, transacta iam non habet. [8] Quod igitur interminabilis vitaeplenitudinemtotamparitercomprehenditacpossidet,cuinequefuturiquicquamabsitnecpraeteritifìuxerit,idaetemumesseiureperhibeturidquenecesseestetsuicompospraesenssibisemperassistereetinfinitatemmobilistemporishaberepraesentem41.

[9]Undenonrectequidam,qui,cumaudiuntvisumPlatonimundumhuncnechabuisse initium temporis nec habitumm esse defectum, hoc modo conditoriconditum mundum fieri coaetemum putant42. [10] Aliud est enim perinterminabilemducivitam,quodmundoPlato tribuit,aliud interminabilisvitaetotampariter complexumessepraesentiam,quoddivinaementispropriumessemanifestumest43.[11]Nequedeusconditisrebusantiquiorvideridebettemporis

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quantitate, sed simplicis potius proprietate naturae44. [12] Hunc enim vitaeimmobilis praesentarium statum infinitus ille temporalium rerum motusimitatur45, cumque eum effingere atque aequare non possit, ex immobilitatedeficit in motum, ex simplicitate praesentiae decresci in infinitam futuri acpraeteriti quantitatem et, cum totam pariter vitae suae plenitudinem nequeatpossidere,hocipso,quodaliquomodonumquamessedesinit,illud,quodimplereatque exprimere non potest, aliquatenus videtur aemulari alligans se adqualemcumque praesentiam huius exigui volucrisquemomenti, quae, quoniammanentis illiuspraesentiaequandamgestat imaginem,quibuscumquecontigerit,id praestat ut esse videantur. [13]Quoniam veromanere non potuit, infinitumtemporis iterarripuiteoquemodofactumestutcontinuareteundovitam,cuiusplenitudinem complecti non valuit permanendo. [14] Itaque si digna rebusnominavelimusimponere,Platonemsequentesdeumquidemaetemum,mundumverodicamusesseperpetuum46.

[15]Quoniamigituromneiudiciumsecundumsuinaturarti,quaesibisubiectasunt, comprehendit, est autem deo semper aetemus ac praesentarius status,scientia quoque eius omnem temporis supergressa motionem in suae manetsimplicitatepraesentiaeinfinitaquepraeteritiacfuturispatiacomplectensomnia,quasi iam gerantur, in sua simplici cognitione considérât47. [16] Itaque sipraevidentiam pensare velis, qua cuncta dinoscit, non esse praescientiam quasifuturi, sed scientiam numquam deficientis instantiae rectius aestimabis. [17]Undenonpraevidentia,sedprovidentiapotiusdicitur,quodporroarebusinfimisconstitutaquasiâbexcelsorerumcacuminecunctaprospiciat48.[18]Quid igiturpostulas ut necessaria fiant, quae divino lumine lustrentur49, cum ne hominesquidem necessaria faciant esse quae videant? [19] Num enim, quae praesentiacemis, aliquam eis necessitatem tuus addit intuitus?Minime. [20] Atqui si estdivini humanique praesentis digna collatio, uti vos vestro hoc temporariopraesenti quaedam videtis, ita ille omnia suo cemit aetemo. [21] Quare haecdivina praenotio naturarti remm proprietatemque non mutât taliaque apud sepraesentia spectat, qualia in tempore olim futura provenient. [22] Nec remmiudiciaconfunditunoquesuaementisintuitutamnecessariequamnonnecessarieventura dinoscit, sicuti vos, cumpariter ambulare in terra hominem et oriri incaelosolemvidetis,quamquamsimulutrumqueconspectumtamendiscemitisethocvoluntarium,illudessenecessariumiudicatis.[23]Itaigiturcunctadispiciensdivinus intuitus qualitatem rerum minime perturbât apud se quidempraesentium,adcondicionemvero temporis futurarum.[24]Quofituthocnonsitopinio,sedveritatepotiusnixacognitio,cumexstaturumquidessecognoscit,quodidemexsistendinecessitatecarerenonnesciat.

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[25]Hicsidicas,quodeventurumdeusvidet,idnonevenirenonposse,quodautemnonpotestnonevenire,idexnecessitatecontingere,mequeadhocnomennecessitatis adstringas, fatebor rem quidem solidissimae veritatis, sed cui vixaliquisnisidivinispeculatoraccesserit.[26]Respondebonamqueidemfuturum,cum ad divinam notionem refertur, necessarium, cum vero in sua naturaperpenditur, liberum prorsus atque absolutum videri50. [27] Duae sunt etenimnecessitates51,simplexuna,velutiquodnecesseestomneshominesessemortales,alteracondicionis,ut,sialiquemambularescias,eumambularenecesseest.[28]Quodenimquisquenovit, idessealiteracnotumest,nequit, sedhaeccondiciominimesecumillamsimplicemtrahit.[29]Hancenimnecessitatemnonpropriafacit natura, sed condicionis adiectio; nulla enim necessitas cogit incederevoluntategradientem,quamviseumtum,cumgraditur,incederenecessariumsit.[30]Eodem igiturmodo, siquidprovidentiapraesensvidet, idessenecesseest,tametsinullamnaturaehabeatnecessitatem52.

[31] Atqui deus ea futura, quae ex arbitrii libertate proveniunt, praesentiacontuetur; haec igitur ad intuitum relata divinum necessaria fiunt percondicionemdivinaenotionis, per severo considerataababsolutanaturae suaelibertatenondesinunt53. [32]Fient igiturproculdubiocuncta,quae futuradeusesse praenoscit, sed eorum quaedam de libero profìciscuntur arbitrio, quaequamviseveniant,exsistendotamennaturampropriamnonamittunt,qua,priusquam fierent, etiam non evenire potuissent. [33] Quid igitur refert non essenecessaria, cum propter divinae scientiae condicionem modis omnibusnecessitatis instar eveniet? [34]Hoc scilicet,quodeaquaepauloanteproposui,soloriensetgradienshomo,quaedumfiunt,nonfierinonpossunt,eorumtamenunum prius quoque, quam fieret, necesse erat exsistere, alteram vero minime.[35]Itaetiam,quaepraesentiadeushabet,dubioproculexsistent,sedeorumhocquidemde rerumnecessitate descendit, illud vero de potestate facientium. [36]Haudigituriniuriadiximushaec,siaddivinamnotitiamreferantur,necessaria,siper se considerentur, necessitatis esse nexibus absoluta, sicuti omne quodsensibus patet, si ad rationem referas, universale est, si ad se ipsa respicias,singulare.

[37]Sedsi inmea, inquies,potestate situmestmutarepropositum,evacuaboprovidentiam, cum, quae ilia praenoscit, forte mutavero. [38] Respondebopropositum tequidem tuumpossedeflectere, sedquoniamet id teposse et, anfacias quove convertas, praesens providentiae veritas intuetur, divinam tepraescientiam non posse vitare, sicuti praesentis oculi effugere non possisintuitum, quamvis te in varias actiones libera voluntate converteris. [39]Quidigitur,inquies,exmeanedispositionescientiadivinamutabitur,ut,cnmegonunc

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hocnuncmudvelini,illaquoquenoscendivicesalternarevideatur?Minime.[40]Omne namque futurum divinus praecurrit intuitus et ad praesentiam propriaecognitionisretorquetacrevocat,necalternat,utaestimas,nunchoc,nuncaliudpraenoscendi vice, sed uno icti rrmtationes tuas manens praevenit atquecomplectitur. [41] Quam mprehendendi omnia visenie praesentiam non exfuturarumproventurerum,sedexpropriadeussimplicitatesortitusest.[42]Exquoilludquoqueresolvitur,quodpauloanteposuisti54,indignumessesiscientiaedei causam futura nostra praestare dicantur. [43] Haec enim scientiae vispraesentarianotione cuncta complectens rebusmodumomnibus ipsa constituit,nihil vero posterioribus debet. [44] Quae cum ita sint, manet intemeratamortalibusarbitriilibertasneciniquaelegessolutisomninecessitatevoluntatibuspraemiapoenasqueproponunt.[45]Manetetiamspectatordesuper55 cunctorumpraescius deus visionisque eius praesens semper aetemitas cum nostrommactuumfuturaqualitateconcurrit,bonispraemia,mailssuppliciadispensans.[46]Necfrustrasuntindeopositaespesprecesque,quaecumrectaesunt,inefficacesesse non possunt56. [47] Aversamini igitur vitia, colite virtutes, ad rectas spesanimumsublevate,humilespreces inexcelsaporrigite. [48]Magnavobis est, sidissimularenonvultis,necessitasindictaprobitatis,cumanteoculosagitisiudiciscunctacementis57.

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LIBROQUINTO

[1, 1] Aveva parlato, e volgeva il corso del suo ragionamento a trattare e aspiegare altri problemi. E allora io dissi: [2] «Giusta, senza dubbio, eautorevolissima la tua esortazione, ma io esperimento nei fatti quello che tudicestipocofa,valeadirechelaquestionedellaprovvidenzaèimplicatainmoltealtre.[3]Iotidomando,dunque,setucredicheilcasosiaeffettivamentequalchecosa,echecosaessosia».[4]Equella,allora,disse:«Miaffrettoapagareildebitodellamiapromessaeadaprirtilastradaperlaqualetupotraiesserericondottonellatuapatria1.[5]Malecosedicuiparli,anchesesonoutilissimeaconoscersi,tuttaviastannounpocolontanedalsentierodelnostroargomentoec’èdatemereche tu, affaticato dalle digressioni, non sia più in grado di percorrere il rettocammino».[6]«Nontenedeviaffattopreoccupare»,risposi,«chémiserviràdariposoconoscerequellequestionidellequaliiomidilettoinmodoparticolare.[7]E contemporaneamente, allorquando risulterà chiaro e fornito di indubbiaattendibilitàogniaspettodellatuatrattazione,nonvisaràpiùnessunaincertezzarelativamenteaiproblemisuccessivi».

[8] E allora quella: «Ti accontenterò», disse, e così cominciò a dire: «Se sidefinisce il caso come un evento prodotto da unmoto disordinato senza alcuncollegamentodicause,alloraioaffermocheilcasononesisteaffattoedichiaroche si tratta di una parola assolutamente vuota, senza alcun significato econtenuto:se,infatti,Diomantienenell’ordineognicosa,qualeluogopuòessereriservato alla casualità?2[9] È vera, infatti, quella affermazione, che nienteproviene dal niente, ed essa non è stata contestata da nessuno degli antichifilosofi, anche se quelli hanno enunciato questa frase non a proposito delprincipio che opera, ma l’hanno posta, quasi fosse il fondamento di tutte lespiegazioni della natura, a proposito del soggetto costituito dallamateria3. [10]Ma se qualcosa potesse sorgere senza nessuna causa, allora questa tal cosasembrerebbeesserevenutadalnulla;seciònonèpossibile,alloranonènemmenopossibilecheilcasosiacomeloabbiamodefinitopocofa».

[11]«Ebbene?»,ioreplicai,«nonc’ènientechepossaesserechiamatoabuon

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diritto ‘casuale’ o ‘fortuito’?O forse c’è qualcosa alla quale si addicono questitermini, anche se essa è ignota al volgo?» [12] «IlmioAristotele», ella rispose,«nellaFisica lo definì con una spiegazione breve e che si avvicina alla verità».«Quale?»[13]«Ognivolta,eglidice,chesifaqualchecosaperuncertoscopo,mapercertecauseavvienequalcosadidiversodaquellochecisieraproposto,sihail ‘caso’: ad esempio, se uno scava la terra per coltivare un campo e trova untesorocheivierastatosepolto4.[14]Orbene,sicrede,sì,chequestosiaavvenutoper caso,maquestononvienedalnulla, perchéquesto fattopossiededelle suecause peculiari, il cui imprevisto e inaspettato concorso ha prodotto, a quantosembra,ilcaso.[15]Infattisel’agricoltorenonavessescavatolaterra,esecoluiche sotterrò il suo denaro non l’avesse nascosto in quel luogo, non si sarebbetrovato l’oro. [16]Queste, dunque, sono le cause di un guadagno fortuito, chederivadacausechesiincontranoesiintreccianotradiloro,enondall’intenzionedi colui che agisce. [17] E infatti né colui che ha sepolto l’oro né colui che haeseguitoillavorodelcampoavevaloscopoditrovarequeldenaro,ma,comehodetto,cisonostati ilconcorsoe il sovrapporsidell’avere, l’uno,scavato làdovel’altroavevaseppellitol’oro.[18]Noipossiamodunquedefinireilcasocomeuneventoinaspettatoprodottodallecausecheconvergonoincertecosechevengonofatte per un determinato scopo5. [19] Ma che tali cause concorrano econfluiscano,ebbene,questoèunprodottodiquell’ordinebheprocedeconunaineludibile connessione, e tale ordine, discendendo dalla fonte costituita dallaProvvidenza,disponeognicosanelsuoluogoenelsuomomento.

I.DalleroccedellarupeAchemenia1,ovelapugnavoltainfuga2

infiggeidardinelpettodichiinsegue,ilTigriel’Eufratesprizzanodallafontecomuneesubitosidissociano,separandoleloroacque.Sesiriunisseroedinuovofosseroricondottiadununicocorso,siconfonderebbequelchetrascinal’ondadel’unoel’altrogorgo,siscontrerebberolenavieitronchistrappatidaquellecorrenti,eleondeconfuseintreccerebberoacasovarimodi.Questisoncasiincerticheildecliviostessodellaterraproduce,el’ordinedelgorgochescendealpiano3.Cosìlasorte,chesembraondeggiareperchélentesonle

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briglie,obbedisceaifrenieanch’essaprocedesecondounalegge».

[2,1]«Capisco»,dissi,«esond’accordocontechelecosesianocometudici.[2]Ma inquesta seriedi cause che si intrecciano tradi loroha luogo ilnostroliberoarbitriooppureancheimotidell’animoumanosonolegatidallacatenadelfato?6» [3] «Esiste il libero arbitrio: e certo non vi sarebbe nessuna naturarazionale, senonfosseassistitadal liberoarbitrio.[4] Infattiquellochepersuanaturapuò impiegare laragionepossiedeungiudiziocon ilqualediscemeognicosa;pertantoessadistinguepercontoproprioquellochedeve fuggireequelloche deve desiderare. [5] Ora, quello che uno considera desiderabile, lo cerca;rifugge, invece, da quello che pensa debba essere evitato. [6] Pertanto quegliesserineiqualièinsitalaragioneposseggononellorointimoanchelalibertàdivolereodinonvolere;io,però,sostengochetalelibertànonèugualeintutti.[7]Infattilesostanzesuperneedivine7posseggonounnitidogiudizioeunavolontàincorrottaehannoalorodisposizioneilpoterediattuarequellochedesiderano.[8]Alorovoltaleanimeumaneènecessario,sì,chesianopiùlibere,quandosimantengono nella contemplazione della mente di Dio, meno libere, invece,quando si diffondono nei corpi, e meno ancora quando sono incatenate allemembra del corpo8. [9] La servitù estrema, poi, si ha allorquando esse,abbandonatesi ai vizi, perdono il possesso della propria ragione9. [10] Infatti,allorquando hanno rivolto gli occhi dalla luce della somma verità alle realtàinferiori e oscure, subito esse sono ottenebrate dalla nube dell’ignoranza10 eturbate da passioni perniciose, e, accostandosi e acconsentendo ad esse,favorisconoquellostatodischiavitùchesisonoprocuratee,incertoqualmodo,diventano prigioniere proprio a causa della loro libertà. [11] Tutte queste cose,tuttavia, le vede lo sguardo della provvidenza che osserva tutto dall’eternità edisponelasortedestinatainanticipoaimeritidiciascuno.

II.TuttovedeetuttoodeFebosplendentedipuraluce:cosìcantaOmero1dallaboccadimiele2.EppureleintimevisceredellaterraodelmareFebononpuòaprireconlalucedeiraggi,cheèdebole.Noncosìilcreatoredelgrandeuniverso:aluichevededall’altotuttelecose,

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nonresistelaterraconlasuamassa,nonsiopponelanotteconlenerenubi.Tuttoquellocheè,cheèstato,chesarà,eglivedeconununicomotodell’intelletto3;poichéluisolovedetuttelecose4,puoibenchiamarloVerosole5».

[3,1]Ealloraio:«Eccochemiconfondoinunaincertezzaancorapiùoscura».[2]«Equalèquestaincertezza?»,rispose.«Magiàcongetturoqualisianoimotividel tuo turbamento». [3]Ripresi: «Mi sembra che sianodueprincìpi fin troppocontrastantiecontraddittoriilfattocheDioconoscainanticipotuttelecoseecheesistailliberoarbitrio.[4]Infatti,seDiovededalungituttelecoseenonpuòinalcun modo ingannarsi, è inevitabile che avvenga quello che con la suaprovvidenzahaprevistocheaccadrà11.[5]PercuiseDioconosceabaeternononsolamenteleoperedegliuomini,maanchei loropensierielelorovolontà,nonesisteràilliberoarbitrio;einfattinonpotràesisterenessunaltrofattoonessunavolontà,qualechesia,senonquellachelaprovvidenzadivina,laqualenonpuòsbagliare,avràgiàconosciutoinanticipo.[6]Chéselevolontàpossonovolgersiin una direzione diversa da quella che era stata prevista, non vi sarà più unaprescienza certa del futuro, sibbene un’incerta opinione, cosa che credo empiopensareapropositodiDio.

[7] Sì, perché io nemmeno approvo quella spiegazione, con la quale certunicredonodipotersiscioglieredalnododiquestaquestione.[8]Dicono,infatti,cheuna cosa è destinata ad avvenire non esattamente perché la provvidenza haprevistocheessaaccadrà,mapiuttostoalcontrario,poichéunacertacosadovràaccadere,essanonpuòrimanerenascostaallaprovvidenzadiDio,eintalmodoquesta necessità logica ritorna in senso opposto. [9] E infatti, secondo costoro,nonè inevitabilecheavvengano lecoseche sonopreviste,maènecessariochesianoprevistelecosecheavverranno:comeseilproblemafossedisaperequalesia la causa di quella cosa o di quell’altra delle due, cioè se è la prescienza adesserelacausadellanecessitàdellecosefutureoseèlanecessitàdellecosefuturead essere la causa della provvidenza e come se il nostro sforzo non tendesse amostrare che, in qualunque modo stia la serie delle cause, è inevitabilel’accadimento delle cose conosciute in anticipo, anche se apparentemente laprescienzanonarrecaallecosefuturelanecessitàdelloroverificarsi12.

[10]Infattiseunosenestaseduto,èinevitabilechesiaveral’opinionedicoluichepensachequellostiaseduto,eviceversa,seèveral’opinioneapropositodiqualchedunochestaseduto,è inevitabilechecostuistiaseduto.[11]Nell’unoe

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nell’altro caso, pertanto, risiede la necessità: nell’uno, la necessità dello starseduto,nell’altro, invece, lanecessità chequesto siavero. [12]Maunonon staseduto proprio perché tale opinione è vera, ma piuttosto essa è vera perchéantecedentementeèavvenutocheunostesseseduto.[13]Ecosì,sebbenelacausadellaveritàprovengadaunadelleduepartisoltanto,comunquesiainentramberisiede,comune,lanecessità.

[14] È evidente che lo stesso ragionamento può essere fatto a proposito siadellaprovvidenzasiadellecosefuture:infatti,ancheseessesonoprevisteperchésonodestinate ad accadere, e tuttavia non avvengono esattamente perché sonopreviste,ciononostanteèinevitabilechesianoprevistedaDiocheavverrannoeche,essendostateprevistedaDio,avvenganoperchépreviste,equestosoltantobasta a distruggere il libero arbitrio. [15] E poi, come è assurdo dire che ilverificarsidellecoseneltempoècausadellaeternaprescienza![16]MailpensarecheDioprevedalecosefutureinquantodovrannoavvenire,chealtroèsenoncredere che quelle cose che già sono avvenute siano state la causa di quellasommaprovvidenzadicuiparliamo?[17] Inoltre,comeèverocheènecessarioche esistaquello che so che esiste, così, quando so chequalche cosaavverrà, ènecessario che quella cosa precisa avvenga: ne consegue pertanto che non puòessereevitatol’accadimentodiunacosachesiconosceinanticipo.[18]Infine,seunoconsiderauna cosa inmododiversoda comeessa effettivamente è, questononsoltantononèscienza,maèopinioneerrata,cheèbendiversadallaveritàdellascienza.[19]Pertantosequalchecosasaràinmodocheilsuoaccadimentononècosìcertoenecessario,comesipotràsapereinanticipocheessaavverrà?[20]Come,infatti,lascienzastessanoncontienealcunerroreasécongiunto,cosìquello che è concepito da tale scienza non può essere diverso da come essa loconcepisce. [21] Infatti ilmotivo per cui la scienza è esente dall’errore è che ènecessariocheognicosasiaeffettivamentecosìcomelascienzacomprendecheessasia.

[22]Ebbene, in chemodoDio conosce antecedentementequeste cose incertechedovrannoaccadere?[23] Infatti seDiopensache inevitabilmentedovrannoaccaderequellecosechepossonoanchenonaccadere,sbaglia,equestoèempionon soltanto a pensarlo, ma anche a dirlo. [24] Ma se Dio vede che le cosesarannocosìcomeeffettivamentesono,nel sensocheconoscecheessepossonoavvenireononavvenire,cheprescienzaèquesta,chenoncomprendenientedicerto e di stabile?13[25] O in che cosa è diversa da quel ridicolo vaticinio diTiresia14:

Tuttoquellochedirò,saràononsarà?

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[26]Einchecosa,ancora, laprovvidenzadivinasaràsuperioreallaopinioneumana, se, come gli uomini, considera incerte quelle cose il cui accadimento èincerto?[27]Chésepressodi lui,cheè la fontecertissimadiognicosa,nonvipuòesserenientedi incerto,alloraècerto l’accadimentodiquellecosecheeglifermamentesainanticipochedovrannoaccadere.

[28]Inbaseatuttoquesto,nonviènessunalibertàneipropositienelleazionidegliuomini,datoche lamentedivina,prevedendo tutte le cose senzaerroreesenzasbaglio,lelegaelestringeadununicoaccadimento15.[29]Unavoltachesisiaaccoltaquestapremessa,èchiaraqualerovinaconseguaallevicendeumane.[30] Inutilmente, infatti, sipropongonoaibuonieaimalvagi ipremio lepene,dalmomentocheessinonsonostatimeritatidanessunliberoevolontariomotodell’animo. [31] E la cosa più ingiusta risulterà esser proprio quella che ora èconsiderata la più giusta, vale a dire la punizione deimalvagi e la ricompensadegli onesti, perché essi non sono destinati all’una o all’altra conclusione dallapropriavolontà,maaciòlicostringelaimmobilenecessitàdelfuturo.[32]Nonsarannoniente,pertanto,néivizinélevirtù,mavisaràpiuttostounaconfusaeindistintamescolanzadituttiimeriti,e—cosacheèlapiùscelleratatraquelleche sipossono immaginare—dalmomentoche tutto l’ordinedelle cosederivadallaprovvidenzaenienteèpermessoalledecisioniumane,avvienecheancheinostri vizi sono riferiti all’autore di tutte le cose buone. [33]Pertantononvi ènessuna ragione di sperare o di pregare che qualcosa non avvenga; che cosa,infatti,unodovrebbesperareopregarechenonavvenisse,dalmomentocheunaserieindefettibileunisceinsiemetuttelecosechepossonoesseredesiderate?

[34]Saràeliminato,diconseguenza,quell’unicorapportochelegagliuominiaDio,cioèquellodisperareodipregarechenonavvengaqualcosa16,dalmomentoche con il prezzo di una doverosa umiltà noi ci meritiamo la ricompensainestimabile della divina gratitudine, e questo è l’unicomodo in cui, a quantosembra, gli uomini possono avere un colloquio con Dio17 e con giungersi conquella luce inaccessibile18 permezzodellapreghiera, primaancoradi ottenerla.[35]Ma se si crede che tuttoquestononabbiapiùnessunaefficacia,unavoltaammessalanecessitàdellecosefuture,conchemezzonoipotremounirciestarda presso al sommo principe19 delle cose? [36] Per cui sarà inevitabile che ilgenereumano, comepoco fa tucantavi20, separatoedistaccatodalla sua fonte,inaridisca.

III.Qualecausadidiscordiahadissoltoipattitralecose?Qualdioposetantaguerratradueverità1,

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sìchequellocheèvalidoquand’èisolatoedivisodall’altrononvuoleunirsieassociarsi?Oinvecenessunadiscordiaesistetradueveritàesempreesse,poichésoncerte,stannoinsieme,malamentesepoltanelciecocorpononpuò,conilfuocodellasualucesoffocata,conoscereisottilinessidellecose?2

Maalloraperchéessaardeditantoamorediscoprireicelatisegnidelvero?Forsegiàsaquelcheconansiadesideraconoscere?3

Machicercadiconoscerequelchegiàsa?Maseloignora,perchécercaquellocheèoscuro?Chi,infatti,senzaconoscerla,desideraqualcosa,ochipotrebbeseguirequellocheignora,odovelotroverebbe?Chipotrebbe,seneèignaro,riconoscerelaformachehatrovato?Ononconoscevaforse,quandocontemplaval’altaMente4,iltuttoelesingolecoseinsieme?Ora,nascostanellanubedelcorpo,nonèdeltuttodimenticadisé,epossiedeiltutto,manonhaleparti.Pertantochiunquericercailverononèinnessunadiquesteduecondizioni:nonsa,etuttavianonignoratotalmenteognicosa,maqueltuttochetieneinséericorda,locontemplarievocandociòchevideinalto,perpoteraggiungereaquelchehaconservatolepartiobliate».

[4,1]Ealloralei:«Questaèunavecchiaquerimoniamossaneiconfrontidellaprovvidenza, e discussa con impegno da Marco Tullio nel suo esame delladivinazione21,eilproblemaèstatodatealungoemoltodibattuto22,mafinoadoranonèstatoaffrontatodanessunodivoiconsufficientediligenzaesicurezza.[2] Ilmotivodiquestaoscuritàdipendedal fattoche ilmotodel ragionamentoumanononpuòpervenireallasemplicità23dellaprescienzadivina:seessapotesseessere oggetto del pensiero, non resterebbe più nessuna incertezza. [3]Dunque

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cercherò di chiarire e di risolvere questo problema, pur che abbiaprecedentementeesaminatoquellochetiangustia.[4]Ebbene,iotidomandoperqual motivo tu ritieni meno efficace il ragionamento di coloro che cercano dirisolvere l’altra questione, quella cioè che considera motivo non determinantedellecosefuturelaprescienzadiDio,epertantononritienecheilliberoarbitriosiaimpeditodataleprescienza.[5]Nonricavitul’argomentodellanecessitàdellecose future proprie dal fatto che non possono non avvenire le cose che siconoscono in anticipo? [6] Se, dunque, la conoscenza previa non aggiungenessunanecessitàalle cose future, equestoanche tu loammettevipoco fa, chemotivo c’è per cui le conclusioni, dovute alla libera volontà, debbano esserecondotteaforzaadunaccadimentonecessario?

[7] Ammettiamo, infatti, per ipotesi, affinché tu ti renda conto delleconseguenze, che non ci sia nessuna prescienza. [8] Forse che, per quantoriguardailproblema, lecosecheprovengonopereffettodel liberoarbitriosonocostrettedallanecessità?»«Pernienteaffatto».[9]«Ammettiamoancorache laprescienza esista ma che non imponga alle cose nessuna necessità: rimarràintatta,iocredo,eassolutalamedesimalibertàdelvolere.[10]Malaprescienza,tudirai,anchesenonimponeallecosefuturelanecessitàdell’accadimento,èpursempre un segno che quelle cose dovranno verificarsi. [11] In questo modo,pertanto,anchesenonvi fossestata laconoscenzaprevia,sarebbecertochegliaccadimentidellecosefuturesononecessari;infattiognisegnomostrasolamenteche cosa ci sia,manoneffettuaquello che indica. [12]Pertantoprimabisognadimostrarechetuttoavvienepernecessità,perchérisultichelaconoscenzapreviaèunsegnodisiffattanecessità;altrimentisetalenecessitànonesiste,nemmenola conoscenzapreviapotràessere segnodiquello chenonesiste. [13]È chiaro,ormai, che la dimostrazione si deve basare su di un saldo ragionamento e nondeveesserericavatadaargomentazioniedasegnidesuntidalPestemo,bensìdacauseconvenientienecessarie.

[14]Macomepuòavvenirechenonconseguanoquellecosechesiprevedecheavverranno? Come se noi credessimo che non avverranno quelle cose che laprovvidenzaconosce inanticipochesaranno,enon fossimoconvinti,piuttosto,che le cose che avvengono, anche se avvengono, non possedevano nella loronatura nessuna necessità intrinseca perché avvenissero. [15] Puoi esaminareagevolmente tutto ciòmuovendo da questa considerazione: noi vediamo infattimoltecosementreaccadono,esonopostesottoinostriocchi,comeimovimentiche vediamo fare agli aurighi, quando reggono e fanno girare le quadrighe, etutte le altre cose analoghe. [16] Forse che c’è qualche necessità che costringaquelle cose a svolgersi in quel determinato modo?» «Per niente affatto, chéaltrimenti sarebbe inutile l’efficacia dell’arte, se tutte le cose si muovessero

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perché costrette». [17] «Dunque quelle cose che, quando avvengono, non sonosottoposte alla necessità di verificarsi, sono destinate, ancor prima cheavvengano, a verificarsi,ma senza alcuna necessità. [18] Perciò ci sono alcunecosedestinateaverificarsi,malacuiattuazioneèliberadaqualsivoglianecessità.[19] Infatti io penso che uno dirà, di quelle cose che ora avvengono, che noneranodestinateadavvenireprimacheavvenissero:questecose,dunque,anchesesono conosciute in anticipo, sono però libere nella loro attuazione. [20] Infatti,comelaconoscenzadellecosepresentinonarrecanessunanecessitàallecosecheora avvengono, così la conoscenza previa delle cose future non arreca nessunanecessità alle cose che dovranno avvenire. [21] Ma proprio di questo, tu dici,stiamodubitando,secioèvipossaesserealcunaconoscenzapreviadiquellecoseche posseggono una libera attuazione. [22] Ti sembra, infatti, che questeaffermazionisianocontraddittorieetupensiche,sequestecosesonopreviste,neconsegua la loro necessità, mentre se manca tale necessità esse non possanoaffatto essere conosciute in anticipo e che la scienza possa comprenderesolamente quello che è certo. [23] Ché se le cose che hanno una conclusioneincertasonoprevistecomesefosserocerte,questaèlanebbiadell’opinioneenonlaveritàdellascienza:tucredi,infatti,cheripugniallaperfezionedellascienzailcongetturareche le cose stianodiversamentedacomestanno.[24] Ilmotivodiquestoerroreèchequellocheciascunoconoscepensachesiaconosciutosoltantoin base alla essenza e alla natura intima delle cose che si conoscono24. [25] Einveceètutto ilcontrario,perchétuttoquellocheèconosciutoècompresononsecondolasuapropriaessenza,ma,piuttosto,secondolacapacitàdicolorocheloconoscono25. [26] Infatti, perché questo sia chiaro da un piccolo esempio, larotonditàdiun corpo, che rimane lamedesima, è conosciuta inunmododallavistaeinunaltrodaltatto;l’una,rimanendolontana,osservatuttainunavoltatuttalacosagettandovilosguardo26,mentreiltatto,standoattaccatoeunitoallacirconferenza, comprende la rotondità partendo dalle sue parti, seguendo tuttointornoilsuomovimentocircolare.

[27] Anche nell’uomo stesso, in un modo vede la sensazione, in un altrol’immaginazione, in un altro la ragione, in un altro ancora la comprensioneintellettuale27. [28] Infatti la sensazione giudica la figura calata nella materiasottostante28,mentrelaimmaginazionegiudicalafiguradasola,senzalamateria.[29] La ragione, a sua volta, trascende anche la figura, ed esamina con unaconsiderazioneuniversale la forma stessa, che è insitanelle singole cose29. [30]L’occhio della comprensione intellettuale, poi, sta ancora più in alto:oltrepassando, infatti, l’ambito dell’universo, vede con il puro sguardo dellamente la forma stessa nella sua semplicità. [31] E, in questo fatto, un punto

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soprattuttomeritaconsiderazione,ecioèchelacapacitàdelconoscerecheèaunlivello superiore abbraccia quella inferiore, mentre la capacità inferiore non sileva in alcun modo a quella superiore. [32] Infatti, fuori della materia, lasensazionenonha alcuna efficacia, né l’immaginazione è ingradodi vedere leforme universali né la ragione comprende la forma nella sua semplicità,ma lacomprensione intellettuale, guardando, per così dire, dall’alto, dopo averconcepitolaforma,giudicaanchetuttelecosechesonosussuntenellaforma,male giudica nel modo in cui comprende la forma stessa, che non poteva essereconosciuta da nessun’altra facoltà. [33] Infatti la comprensione intellettualeconosce la totalità, che appartiene alla ragione30, e la figura, che èdell’immaginazione,elamateria,cheèdellasensazione,equesto,nonperchésiserva della ragione o della immaginazione o dei sensi,ma perché vede tutte lecoseconunsolomotodellamente31, secondo la forma, se cosìpossodire. [34]Anchelaragione,quandosivolgeaguardarequalcosadiuniversale,comprendele cose corrispondenti alla immaginazione o alla sensazione, ma lo fa senzaservirsidella immaginazioneodei sensi.[35]È laragione, infatti,chedefiniscenel modo seguente il carattere universale del suo comprendere: l’uomo è unanimale con due piedi, razionale32. [36] E sebbene questa sia una nozione dicarattere universale, pure nessuno ignora che sia una realtà sottoposta allaimmaginazione e alla sensazione quella che la ragione considera non conl’immaginazioneoconlasensazione,maconlaconcezionerazionale.[37]Anchel’immaginazione,pursehapresodallasensazioneilpuntodipartenzadelvederee del conformare la figura, tuttavia considera tutte le cose sensibili senza chel’aiuti la sensazione, con uno strumento di giudizio che non è sensibile, maimmaginativo. [38] Vedi dunque come, nella conoscenza, tutte queste facoltàimpieghinola lorospecificavirtùenonlavirtùdellecosechesonoconosciute?[39]Enonsenzamotivo:poiché,infatti,ognigiudiziorisultaesserel’attodicoluichegiudica,ènecessariocheciascunocompialasuaoperapartendodallepropriefacoltà,enondaquelledeglialtri.

IV.GeneròuntempoilPorticotroppooscurivecchi1,cheisensieleimmaginidaicorpiesternicredeanimprimersinellamente,cometaloraconcelerestiloèabitudinesullasuperfìciedellapaginaancoraprivadisegni

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conficcareeimprimerefigure.Maselamentevivacenienteesegueconilpropriomoto,masoltantoèespostaadaccoglierepazienteisegnideicorpie,amo’dispecchio,dellecosevuoteimmaginirende,dondeè,nell’animo,cosìvivacequestanozionechetuttovede?Qualeforzaosservalesingolecose,oqualealtradividelecoseconosciute?Qualeforzaraccoglielecosedivisee,percorrendounastradaneiduesensioraponeilcapotralerealtàsommeorascendeinquelleinfime,eoratornandoasestessaconfutailfalsoconilvero?Questaèunacausapiùefficace,unacausaassaipiùpotentediquellachesubiscesoltantoisegni,inleiimpressi,dellamateria.Precedeinvece,destandoemuovendoleforzedell’animo,lapassionechevivenelcorpo,quandolaluceferiscegliocchiolavocerisuonaalleorecchie.Allorailvigordellamente,pronto,provocaamotisimilileimmaginichepossiedeall’interno,leapplicaaisegniesterni,ealleformeentrodiséripostecongiungeleimmagini2.

[5,1]Chése,nelprovarelasensazionefisica,sebbenelequalitàdellecosecheci urtano dall’esterno colpiscano gli organi dei sensi e la passione del corpopreceda lavivacitàdell’animocheagisce(laqualepassioneattirasudisé l’attodellamenteedestaleformechemomentaneamentegiaccionoinertiall’interno),se, come stavo dicendo, nel provare la sensazione fisica l’animo non subisce

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l’improntadellapassione,maèluichegiudica,inbaseallasuaforzaintrinseca,lapassionecheèsubordinataalcorpo33,quantopiùlerealtàchesonoliberedaogniaffezione corporea non seguono già, quando vedono, quello che le urtadall’esterno, ma danno via libera all’atto della mente! [2] Così è avvenuto,dunque, che conoscenze di vario genere siano diventate prerogative di varie edifferenti sostanze. [3] Ché la sensazione, che è priva di tutti gli altri tipi diconoscenza, è toccata agli esseri viventi che non si muovono, come sono leconchiglie34 del mare e tutte le altre cose che vivono attaccate agli scogli;l’immaginazione, invece, è stata data agli animali che si muovono, i quali, aquantosembra,posseggonoallorointernolapassionedeldesiderareedelfuggirecertecose35.[4]Invecelaragioneappartienesoltantoalgenereumano,cosìcomesolol’intelletto36appartieneallanaturadivina,percuiavvienechesiasuperioreatuttelealtrequellaconoscenzache,persuanatura,nonconoscesoltantoquellocheleèproprio,bensìancheglioggettideglialtritipidiconoscenza.

[5] Ebbene? Se la sensazione e l’immaginazione si opponessero alragionamento, dicendo che non esiste affatto quella realtà universale che laragionecrededivedere?[6]—infattiquellocheèsensibileoimmaginabilenonpuòessereuniversale,percuioèveroilgiudiziodellaragione,equindinonviènientechesiasensibile,oppure,siccomelasensazionee l’immaginazionesannobenechemoltisonoglioggetticheesseconoscono,vanoèquellocheconcepiscela ragione, la quale considera come se fosse qualcosa di universale quello cheinveceèsensibile0particolare.[7]Selaragioneribattessecheessavedesottolaspecie dell’universale tanto il sensibile quanto l’immaginabile, e chequelle duefacoltà, invece, non possono aspirare alla conoscenza dell’universale, poiché laloroconoscenzanonpuòusciredai limitidelle figuredeicorpi,mentrequandoabbiamoachefareconlaconoscenzadellarealtàdobbiamoaffidarcipiuttostoaun giudizio più saldo e più perfetto— se noi ci trovassimo a giudicare questacontesa,inquantopossediamolacapacitàsiadiragionaresiadiimmaginaresia,infine,disentire,nonapproveremmopiuttostolacausadellaragione?[8]Similea questo è il caso di quando la ragione umana crede che l’intelligenza divinapossacontemplarelecosechesarannosolocomeleconosceleistessa37.[9]Infattiil tuo ragionamento è il seguente: se certe cose non sembrano avere unaccadimento certo e necessario, senza dubbio non si può avere la conoscenzapreviachequestecoseavverranno.[10]Pertantononsidàconoscenzapreviadiquestecose;sepoicrediamochetaleconoscenzaesistaancheperesse,alloratuttoderiva dalla necessità. [11] Se, dunque, come è vero che siamo partecipi dellaragione, così potessimo avere anche il modo di giudicare che è proprio dellamente divina, come prima abbiamo affermato che l’immaginazione e la

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sensazione debbono cedere davanti alla ragione, così penseremmo essere cosagiustissima sottomettere la ragione umana alla mente divina. [12] Volgiamoci,quindi,senesiamocapaci,aquellavettadellasommaintelligenza:ivi,infatti,laragione vedrà quello che non può contemplare entro di sé, vale a dire in chemodolaconoscenzaprevia,cheDiopossiede,vedecerteedefiniteanchequellecosechepurenonhannounarealizzazionecerta,echequestanonèun’opinione,sibbenelasemplicitàdellaconoscenzasomma,semplicitànonracchiusadaalcunlimite.

V.Quantovariesonlefiguredeglianimalichesimuovonsullaterra!Alcunihannoilcorpoallungatoespazzanlapolvere,econlaforzadelpettotrascinanounsolcoininterrotto;altrivaganosullealileggereesferzanoiventi,econlievevolonuotanonegliampispazidell’etere;questisonlietidiimprimerealsuololeormeecamminare,odipassareattraversoiverdicampiodipenetrarenelleselve.Tuttilipuoivederediversiinvarieforme,ecomunqueilmusoprònoappesantiscegliottusisensi;soltantolarazzadegliuominilevainaltoilcapoeretto,e,agile,stainpiedicolcorpodirittoedisprezzalaterra1.Setunontifaiterrenoenonseistolto,questotiinsegnalafigura:tucheconvoltoerettocerchiilcieloealzilafronte,devisollevareanchel’animo,chélamenteaggravatanonscendapiùinbassodelcorpocheversol’altoèlevato.

[6,1]Dalmomento,dunque,che,comesièmostratopocofa,tuttoquellocheèconosciutoèconosciutononinbaseallaproprianaturamainbaseallanaturadichi lo comprende, guardiamo ora, per quanto ci è possibile, quale sia lacondizione della sostanza divina, per poter conoscere anche quale sia la suascienza. [2] Ma che Dio sia eterno, è giudizio comune di tutti gli uomini chevivonosecondoragione.[3]Consideriamoallorachecosasial’eternità,perchéèleichecidisvelacontemporaneamentelanaturaelascienzadiDio.[4]Orbene,l’eternitàèilpossessototale,insieme,eperfettodiunavitasenzafine38,equestorisulteràancorapiùchiarosefacciamoilconfrontoconquellocheètemporaneo.

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[5] Infatti tutto quello che vive nel tempo procede, in quanto è presente, dalpassato al futuro, e niente tra tutto quello che è collocato nel tempo, puòabbracciare parimenti tutto lo spazio della propria vita: esso non ha ancoraafferratoildomani,chehagiàperdutoloieri;eanchenellavitadell’oggivoinonvivete altro che in quelmomentomobile e transitorio. [6] Pertanto, quello chesubisce la condizione del tempo, anche se non èmai cominciato e non finisce,comeAristotelepensaapropositodelmondo39,eancheselasuavitasiprotendeinsiemeconiltempoinfinito40,tuttavianonèancorataledapoteressereritenutoa buon diritto eterno. [7] Infatti esso non possiede e non abbracciacontemporaneamentenellasuatotalità lospaziodiunavita,perquantoinfinitaessa sia,maquello che è futuronon lopossiede ancora, e quello che èpassatoormainonlohapiù.[8]Orbene,quellocheabbracciasenzadistinzionelatotalepienezzadiunavitasenzafineelapossiede;quelloacuinonmancanientedelfuturoedacuinonèscorsovianientedelpassato,questoèabuondirittoeterno,edènecessarioche,padronedisestesso,siasemprepresentepressodiséeabbiasemprepresenteasél’infinitàdeltempo,ilqualescorre41.

[9]Percuinonrettamentealcuni,quandoleggonochePlatoneeradelparereche questo mondo non avesse avuto inizio nel tempo e non avrebbe avuto lamorte,hannopensatocheintalmodoilmondocreatosarebbestatocoetemoalsuocreatore42.[10]Unacosa,infatti,èl’essercondottolungounavitasenzafine,cheèquellochePlatoneattribuiscealmondo,un’altraèl’averabbracciatosenzadifferenze e nella totalità la presenza della vita interminata, il che èevidentemente proprio della mente divina43. [11] E Dio non deve essereconsiderato più antico delle cose create in riferimento alla quantità del tempo,sibbene per la peculiarità della suanatura, che è semplice44. [12] Infatti questostatodipresenza,cheèpropriodiunavitaimmobile,èimitatodalmotoinfinitodellecosesoggettealtempo45,epoichéilmotononpuòriprodurreeduguagliarelostato,decadedallaimmobilitànelmoto,edallasemplicitàdell’esserepresentedecrescenellaestensioneinfinitadelfuturoedelpassato,e,dalmomentochenonpuò possedere inmodo uguale nella totalità la pienezza della sua vita, proprioperché in certo qual modo non cessa mai di esistere, per certi aspetti emula,apparentemente, quella realtà che non può attuare e rappresentare, legando sestessoallapresenza,qualecheessasia,diquestoattimobreveechevola.Equestapresenza, siccome porta in sé una certa immagine di quelFaltra presenza, cherimaneferma,donaallecose,allequalitoccainsorte,ilsembrardiesistere.[13]Poiché,tuttavia,talepresenzanonèpotutarimanereferma,eccochehainiziatouncamminoinfinitoneltempo,eintalmodoèavvenutocheessa,procedendo,prolungasse quella vita, di cui non era riuscita ad abbracciare la pienezza

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rimanendo immobile. [14] E così, se noi volessimo porre alle cose i loro giustinomi, seguendoPlatonenoi diremmo cheDio, sì, è eterno,ma che ilmondo èperpetuo46.

[15]Poiché,dunque,ognigiudiziocomprende lecosechegli sonosottopostesecondo la sua propria natura, eDio possiede una condizione sempre eterna epresente, anche la scienza che Dio possiede deve oltrepassare ogni moto deltempo e rimanere nella semplicità della propria presenza, e, abbracciando glispazi infiniti del presente e del futuro, deve contemplare nella sua sempliceconoscenzatuttelecose,comesegiàaccadesseroinquelmomento47.[16]Ecosì,se tuvolessiesaminare laprevidenzadiDio,conlaqualeeglidistinguetutte lecose, tuvedresti cheessanonè laprescienza,per cosìdire,del futuro,ma,piùrettamente,lascienzadiunarealtàdipresenza,chenonvienemaimeno.[17]Percui è chiamata giustamente non tanto ‘previdenza’, ma ‘provvidenza’, perché,collocatalontanodallecosepiùbasse,tuttoosservacomedallaeccelsavettadellarealtà48. [18] Perché, allora, esigi che diventinonecessarie quelle cose che sonoirraggiate dalla luce divina49, se nemmeno gli uomini fanno sì che sianonecessarie quelle cose che vedono? [19] Forse che il tuo sguardo aggiungeunaqualsivoglianecessitàaquellecoseche tuvediorapresenti?Pernienteaffatto.[20] Eppure, se si può fare un confronto calzante tra il presente di Dio ed ilpresentedell’uomo,comevoiinquestovostropresentetemporaneovedetecertecose, così Dio nel suo eterno presente scorge tutte le cose. [21] Perciò questaprecognizionediDiononmuta lanaturae lapeculiaritàdellecose,ma levedepresentipressodi sé taliquali sonodestinateaverificarsiungiornonel tempo.[22]EDiononconfondeigiudizidellecose,maconunsolosguardodellamentedistinguelecosecheavverrannonecessariamentedaquellecheavverrannononnecessariamente,cosìcomevoi,quandovedetecontemporaneamentechel’uomocammina sulla terra e il sole sorge nel cielo, distinguete, tra le due cose viste,l’unadall’altra,ancheseentrambesiverificanoinsieme,elaprimalaconsideratevolontaria,lasecondanecessaria.[23]Così,duncpe,losguardodivino,chevedetutto,nonconfondeaffattolaqμalitàdellecose,lequalisono,sì,presentipressodi lui,masonodestinateaverificarsisecondolacondizionedeltempo.[24]Percui avviene che si abbia non un’opinione,ma piuttosto una conoscenza che sifondasullaverità,allorquandoDioconoscecheaccadràqualchecosa,che,però,nonignoracheèprivadellanecessitàdiesistere.

[25]Aquesto punto, se tudicessi chenonpuònon avvenire quello cheDiovedecheaccadrà,echequellochenonpuònonaccadereavvienepernecessità,esetumilegassiaquestoterminedi‘necessità’,alloraioconfesseròunacosachepossiedeunasolidissimaverità,maacuiamalapenasiavvicinaunochenonsia

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ingradodicontemplarelarealtàdivina.[26]Tirisponderò,dunque,cheilfuturostessoènecessario,sevienericondottoallaconoscenzachenehaDio,mentreseèconsideratonellasuanaturaapparetotalmenteliberoeassoluto50.[27]Esistono,infatti,due tipidinecessità51: una è semplice, comequella per cui ènecessariochetuttigliuominisianomortali,l’altracondizionata,comequellapercui,setusaicheunocammina,ènecessariochecostuicammini. [28]Quello, infatti,checiascuno conosce non può essere diverso da come costui effettivamente loconosce,ma questa condizione non implica affatto l’altra, quella assoluta. [29]Questanecessità condizionata, infatti,nonèprodottadallanaturapropriadellacosa,madallaaggiuntadiunacondizione: infattinessunanecessitàcostringeacamminarecoluichecamminadipropriavolontà,nonostantechesianecessarioche costui, quando cammina, avanzi. [30] Pertanto allo stesso modo, se laprovvidenzavedequalcosacomepresente,ènecessariochequestacosasia,ancheseessanonhanessunanecessitànaturale52.

[31] Ebbene, Dio vede presenti le cose future, le quali derivano dal liberoarbitrio; queste cose, dunque, se sono riportate alla visione di Dio, divengononecessarie secondo la condizione prodotta dalla conoscenzadiDio,ma se sonoconsiderateinséepersé,nonperdonolaassolutalibertàdellaproprianatura53.[32]Pertantoavverranno sicuramente tutte le cose cheDio conosce inanticipoche avverranno, ma alcune provengono dal libero arbitrio, ed esse, sebbeneavvengano, tuttavia non perdono, con l’esistere, la propria natura, in base allaquale avrebbero anche potuto non avvenire prima che si attuassero. [33] Cheimportanzaha,allora, cheessenonsianonecessarie,dalmomentoche,acausadella condizioneprodotta dalla scienzadiDio, in ognimodo si verificheràunaformadinecessità?[34]Questo,evidentemente,importa,ecioècheidueesempichehofattoorora, ilsolechesorgee l’uomochecammina(realtà,queste,che,mentre avvengono, non possono non avvenire) — orbene, l’uno di essi, ancheprima che avvenisse era necessario che si verificasse,mentre l’altro non lo eraaffatto. [35] Così anche quelle realtà che Dio ha presenti, senza dubbio siverificheranno,mal’unadiessederivadallanecessitàdeifatti,l’altra,invece,dalliberopoteredichilafa.[36]Nonavevamotorto,dunque,adireche,sequestecose sono ricondotte alla conoscenza di Dio, sono necessarie, mentre se sonoconsideratediper sé, sonoscioltedallecatenedellanecessità, cosìcomeèveroche tutto quello che è conosciuto dai sensi, se lo riconduci alla ragione, èuniversale,mentreseloconsideriinséepersé,èparticolare.

[37] ’Ma’, tu dirai, ‘se è inmiamanomutare lamia intenzione, io renderòinutilelaprovvidenza,dalmomentocheioeventualmenteavròmutatoquellocheessaavevaprevisto’.[38]Iotirisponderòchelatuaintenzione,sicuramente,può

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cambiare,mapoichélaprovvidenza,cheèpresenteevedeilvero,vedechetulopuoifareevedeselofaieversochecosatutipieghi,tunonpuoisfuggireallaprescienzadiDio,comeèverochetunonpuoisfuggireallosguardodiunocchiopresente, anche se ti volgi con il tuo libero volere a compiere le azioni piùsvariate. [39] E allora tu dirai: ‘Ebbene? La scienza di Dio si cambierà inproporzioneallamiadisposizione,sìcheseiooravogliounacosaoranevoglioun’altra, sembrerà che anche quella conoscenza segua alterne vicende?’ Perniente affatto. [40] Ché lo sguardo di Dio precorre ogni cosa che avverrà e loriporta alla presenza della propria conoscenza e ve lo richiama, e non vaalternamente, come tu credi, secondo la vicenda del conoscere anticipatamenteoraunacosaoral’altra,ma,rimanendoimmobile,conunsolocolpoprevieneeabbracciaituoimutamenti.[41]EquestapresenzadelcomprendereedelvederetuttelecoseDiolahaottenutanoninseguitoall’accadimentodellecosefuture,bensì in seguito alla propria semplicità. [42] Per cui si risolve anche questoproblema che tu hai posto poco fa54, vale a dire che sarebbe cosa indegna sedicessimoche lenostre coseavenireprocurassero la causadella conoscenzadiDio. [43] Infatti la forza di questa conoscenza, che con una nozione presenteabbracciatutte lecose,haposto leistessaun limitea tuttoenondevenienteaquello che succederà poi. [44] Dal momento che così stanno le cose, rimaneintattaperimortalilalibertàdellorovolereelelegginonsonoingiusteafissareipremielepeneallavolontàumana,inquantoessaèscioltadaogninecessità.[45]Rimaneimmobile,inoltre,Dio,spettatore55dall’altoeconoscitoreinanticipodituttelecose,elaeternitàdellasuavisione,cheèsemprepresente,concorreconlaqualità,destinataarealizzarsi,deinostriatti,dispensandoipremiaibuonielepunizioniaimalvagi.[46]EnonsenzamotivosonostateriposteinDiolenostresperanzeelenostrepreghiere,lequali,sesonorette,nonpossonoessereprivediefficacia56.[47]Aborrite,dunque,ilmale,coltivatelevirtù,levatel’animoarettesperanze,protendeteversol’altoumilipreghiere.[48]Grandeèlanecessitàchevièstatacomminata,quelladell’essereonesti,senonvoletefìngeredinonvedere,dalmomentochevoivivetesottogliocchidiungiudicechevedeognicosa57».

CarmeI.Metro:disticoelegiaco.1.La“rupeAchemenia” indica inmodogenerico lemontagnedellaPartia,dominatadalla

dinastiaachemenide.2. Astratto per il concreto: ‘il combattere fuggendo, e lo scagliare, durante la fuga,

dellefrecce che colpiscanogli inseguitori’. Era, questo, il tipicomododi combatteredeiParti,secondo la tradizione antica. La perifrasi prepara molto da lontano l’esempio del Tigri edell’Eufrate, che scuriscono dalle stessemontagne,ma si allontanano nel loro corso, per poi

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congiungersidinuovo,secondol’ipotesipresentata.Allostessomodoicorsidegliavvenimenti:essi sono inizialmente divisi, e le singole volontà degli uomini li tengono distinti, mainaspettatamentepoisiincrocianoecosìdannoluogoagliavvenimenticasuali.Nonsenzacauseavvengonoifatticasuali,mapercauseinaspettateenonconosciute.

3.Casierranti,dunque,sonoloscontrodellegnameedeidetritifradiloro;causeordinate,invece,sonoildecliviodelterreno,sulqualescorronoifiumi,eilmuoversideigorghi,prodottidadeterminateconfigurazionidelloroletto.

CarmeII.Metro:tetrametridattilicicatalettici.1.Cfr.Hom.,Il.III,277;Odyss.XI,109etc.Questoversoomericoèfrequentementecitatodai

neoplatonici(cfr.Procl.,Tim.II,82,8;Crat.37,8;Courcelle,Laconsolationdephilosophiecit.,p.166).

2.Mellifluus:aggettivocheOmeroimpiegaperilparlarediNestore(II.I,248),quiapplicatodaBoezioadOmerostesso.

3.Cfr.piùoltre,perquestaespressione:4,33e6,40.4.È l’etimologia latinadi sol: quod solus ita lucet,ut ex eodeodies sit («poiché lui solo

mandatantosplendorechedaqueldioprovieneilgiorno»:cfr.Varr.,Ling.Lat.V,68).5. Una testimonianza di ‘teologia solare’, che era una concezione particolarmente diffusa

nellaculturadell’etàimperiale;essatrovavaunasuacollocazioneanchenelneoplatonismo.

CarmeIII.Metro:dimetrianapesticiconadoniofinale.1. Il carme, come di solito, illustra la problematica discussa nella prosa precedente. Esso

propone, però, un tentativodi soluzione: l’uomo, condizionato dalla tenebra del corpo che loavvolge,hadimenticatoquellocheuntempoavevavisto.Ènecessario,quindi,cheegliricorraall’impiegodella‘reminiscenza’,secondoladottrinadiPlatone.

2.Cioèilcontrastosopraenunciatoèsoloapparente,elasoluzionenonsivedeacausadellaignoranzaincuil’uomoèsepolto.

3.Cheèunodeimotivideldesideriodiconoscere,comeavevainsegnatoPlatone,Men.80e.4.ÈladesignazionediDiogiàincontratainIV,6,15.

CarmeIV.Metro:gliconei.1. Questo carme respinge la dottrina stoica della conoscenza. Perché questa polemica?

Perché gli Stoici, rigorosamente sensisti, rifiutavano l’idea che l’anima potesse avere unaconoscenza antecedente alla sua discesa nel corpo, ma ritenevano che le sensazioniimprimessero in lei le varie conoscenze, come su di una tabula rasa. Tale concezionecontrastavaassolutamenteconlateoriadellareminiscenza,sostenutadaiplatonici.

2.Vi è, dunque, una corrispondenza tra ilmuoversi libero, autonomo e non determinato,dell’animaeglistimolicheleprovengonodall’esternoacausadellesensazioni.

CarmeV.Metro:alcmaniounitoadunitifallico.1. Un topos assai diffuso nella letteraturamoralistica della età imperiale:mentre tutti gli

animalisonostaticostituitiinmododavolgereillorovisoinbasso,versolaterraeilcibodicuisolosiinteressano,solol’uomohaavutounasortecheevidenzialasuamaggioredignità,quelladellostatusrectus,cioèlaposizioneeretta,grazieallaqualepuòlevarelosguardoalcielo.Cfr.Plat.,Tim.91e;Aristot.,part,anim.686a27sgg.,dacui,inambitolatino,Sallust.,Cat.i,i;Ovid.,

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metam. I, 84 sgg.;CorpusHermet.,Asci. 6; in ambito cristianoMin.,Octav. 17, 2; Lact.,Div.Instit.VII,g,il;cfr.M.Pellegrino,E‘topos’dello‘statusrectus’nelcontestofiloosoficoebiblico(apropositodiAdDiognetum10,1-2),Mullus,FestschriftTh.Klauser,Münster1964,pp.273-281.

1.Lasimbologiaoramainota,acuiabbiamogiàaccennato:cfr.I,5,3.2. Il ragionamentoeragiàstato impostato inquestomododagliStoici:poichétuttoquello

che avviene è la conseguenzadiuna serie ineludibiledi cause, e le cause sono regolatedallapresenzadiDionell’universo,nienteavvienepercaso,mailcasoolafortunachedirsivogliavieneacoincidereconlaseriedellecause,equindiconlaprovvidenzadiDio.Boezioriprendequesto ragionamento, accentuando, però, in base al suo neoplatonismo, il punto di partenzadellaseriedellecause,costituitodaDio.

3. Evidente riferimento agli epicurei: il discorso di Epicuro, come osserva giustamenteBoezio, era stato avanzato non per spiegare la serie degli avvenimenti umani, bensì perrintracciarelecausematerialichesonoallabasedell’esistereedelmutaredellecosedelmondo;avevaquindisolounvalorefisico,noneticoometafisico.

4.BoeziosiriferisceaPhyscit.,p.218)hapensatocheBoezioabbiadesuntodaAmmonioilcollegamentodella trattazionedella Fisicacon l’esempiochesi leggenellaMetafisica, perchétalecollegamentositrovainFilopono(phys.CAGXVI,p.276,18Vitelli)einSimplicio(phys.XCAGIX,p.337,25sgg.Diels).

5.QuestadefinizionediBoezioapparediffusagiàinautoriprecedenti,invariomodòispiratialplatonismo:Pseud.Plut.,defato,572AB;Nemes.,denat.hom.39,Calc.,comm.159.

6.Concezionestoica,comesièdetto,cheperòvienereinterpretatadalneoplatonismo.7. Quali siano queste sostanze non è chiaro — se si giudica dal punto di vista della

interpretazionecristianadellaConsolatio.,daunpuntodivistapuramenteneoplatonicosonoivarigradidelladivinità,chemedianol’enormeintervalloesistentetradioel’uomo.

8. Una serie di concezioni platoniche: il corpo impedisce all’anima di avere una chiaravisionedellarealtà,anzi, l’animacheèlegataalcorposubisce,conquesto‘imprigionamento’,una vera e propria pena. Sembrerebbe che Boezio, come osserva il Gruber, distinguesse duemomentisuccessivinelverificarsidellegamesemprepiùstrettodell’animaconilcorpo.

9. Cfr. quanto sopra si è detto, circa l’imbestiamento dell’anima umana quando essa siabbandonaaivizi(IV,3,16sgg.).

10.Una esperienza che la Filosofia aveva riscontrato in primo luogo inBoezio, come si èvistoasuotempo(cfr.I,6,21;I,carmeII,2;carmeVII,20;I,2,6).

11.Conquestopassosientranelpuntoculminantedelladiscussionesullaprovvidenzaesullibero arbitrio, cioè sul problema che saràpoi ripreso edibattutonella filosofiamedievale. Sinoti,comunque,checonillibroprecedenteelaprimapartediquestosiègiàottenuto,intanto,unpuntofondamentale:l’esclusionedelcasodallavitaumana,inquantotuttigliavvenimentiapparentementedovutialcaso,inrealtàrientranonelprogettodellaprovvidenzadivina.IntalmodoBoezioreinterpretaunvecchioproblemadellafilosofiastoica(edeipolemistiantistoici):seesisteilfato,comepuòesserciilliberoarbitrio?Taleproblemadiviene:seesisteDioedesistela sua provvidenza (che significa ‘prescienza’, conoscenza previa), come può esistere il liberoarbitrio?

12.QuestasoluzioneerastataprospettatadaOrigene(pressoEuseb.,praep.evangetc.cit.,p.216).

13.Ilproblemaeragiàstatopostodallascuolaaristotelica:ilGruberosservacheessoècosì

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enunciatoanchedaAlessandrodiAfrodisia,defato30:«Poiché, se il conoscere inanticipo lecosefuturesignificailconoscerequaliessesiano…èchiarochecoluicheconosceinanticipolecose possibili, le conoscerà in quanto tali, ché non è conoscenza previa dire che ciò che èpossibilesaràinquantoperforzadovràessere».

14.VersoricavatodaOrazio,Sat.II,5,59.15. Questo è un topos comune a tutta la polemica antedeterministica, rivolta contro gli

Stoici:cfr.adesempioCicerone,dedivin.II,7,18sgg.edefato,passim.16.Sitoccaunpuntofondamentale(rilevatodaTheilereGruber,adlocum)dellareligiosità

pagana, quello del valore e del significato della preghiera: se essa possa servire, o no, ascongiurare o affrettare gli eventi futuri. Sono interessanti i passi indicati da quegli studiosi:Verg.,Aen («cessadisperareche il fatodivinosipieghialle tuepreghiere»);Sen.,nat. quaest(scifata)(«acheservonoleespiazionielepurificazioni,seilfatoèimmutabile?Permettimidiseguirequellarigorosafilosofiadicolorochedisprezzanotuttequestecoseecredonochealtrononsianosenonconsolazionidiunanimoafflitto…eifatinonsilascianosmuoveredanessunapreghiera»);adMarc(«inutilisonoidesideri»);Oed(«l’ordinedelfatononsimuoveperalcunapreghiera»).LostoicoSenecasegue,dunque,lainterpretazionepiùrigorosa:seesisteilfato,lepreghieresonoassolutamenteinutili.

17.Questa interpretazionedella preghiera era già stata proposta daMassimodiTiro (chesicuramenteperòBoeziononconosceva), che lavedevaattuatapereccellenzadai filosofi,nellororapportoconladivinità:cfr.diss.5,p.63,10sgg.Hobein.

18.Sembraessereun’ecodiunafrasecristiana:ITim.6,16.SecondoilKlingner(DeBoethiiConsolationePhilosophiaeproprioperevitareilterminecristianoinaccessibilis,chesi trovainquelpassopaolino.Eineffettil’atteggiamentodiBoezio,qui,èmoltovicinoalcristianesimo.

19.LostessotitolodiDiochesièincontratosopra,III,carmeIX,28.20.Cfr.IV,carmeVI,43.21. Riferimento al secondo libro del de divinatione ciceroniano, già utilizzato,

probabilmentenellaprosaprecedente(cfr.nota5).22.RiferimentodiBoezioadunsuoproprioscritto,cioèallasecondastesuradelcommento

aldeinterpretatione,p.223,15sgg.Meiser.23.LacaratteristicaprecipuadiDio,giàpresentatasopra(IV,6,8).24.DaquestopuntolaFilosofiaproponelasoluzionedelproblemapostodaBoezio.25.«IlprincipioquienunciatodallaFilosofiaèdistraordinariaimportanza,nonsoloperla

soluzione del problema qui discusso, ma anche per gli sviluppi futuri della teoria dellaconoscenzanellaScolastica.SeneritrovaunaformulazioneabbastanzasimileaquellaboezianainAmmoniodiErmia,Indeinterpretatione-‘Lastrutturadellaconoscenzanonètale,qualeèilconoscibile, ma quale è il conoscente; la conoscenza infatti non è nel conoscibile, ma nelconoscente’ (p. 168, 64, 1-3, ed. Boese; cfr. Institutio theologica Ogni conoscenza è sempreintermedia tra un soggetto conoscente e un oggetto conoscibile, l’uno a partire dal quale simuove,l’altroversoilqualesimuove,erealizzalalorocongiunzione’(p.61,7,3sgg.,ed.Isaac)…»(Obertello).

26. Il Gruber cita a spiegazione di questo passo la testimonianza diGellio (cfr.Noct.Att(«Gli Stoici ritengono che la vista è prodotta dall’emissione di raggi dagli occhi in direzionedegli oggetti visibili, e contemporaneamente dalla tensione dell’aria»). Bisogna, però, tenerepresentechequestaspiegazionedellavista,ecioècheessahaluogograzieadunincontrotrairaggicheesconodalPocchiodell’uomoelalucedelsole,eragiàstatapropostadaPlatonenel

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Timeo(45bc).27.QuestadivisionedellevariefacoltàdellaconoscenzaumanasitrovaancorainBoezio(de

interpr. sec cit., p. 220), da un tardo commentatore aristotelico. Forse però ne sarebbe autoreBoeziostesso,comeosservailGruber.

28.L’espressionerendel’analogaformulastereotipataυπόκεέμενόν.29. Cioè la forma posta nellamateria, nella sua essenzialità, senza alcun contatto con la

materia.30.Cioèl’universodelleideedeiplatonici.Circaquestagradazionedeimodidiconoscenza

cfr.deinterpret.sec.,I,1,p.28(«lasensazioneel’immaginazionesono,percosìdire,leprimeraffigurazioni,ecostituisconoilbasamento,sevogliamousarequestotermine,sucuipoggialacomprensioneintellettuale,chesiaggiungepoi»).

31.QuestoèilmodoincuivedeDio,comesièvistosopra(carmeII,12);cfr.piùoltre6,22.32.LadefinizionegiàincontratainI,6,15.33. Tutto quanto è detto prosegue la polemica contro lo Stoicismo, esposta nel carme

precedente.34.Questedottrinesembranoesserediderivazionearistotelica:cfr.,qui,plant.8i6aiosgg.35.Cfr.Arist.,anim.433a12.36. L’intelletto, qui distinto dalla ragione, indica una specie superiore di conoscenza, una

conoscenzanon ragionata,ma intuitiva,quale èpropriadelNusploti-niano, ilquale conosceimmediatamentelecose,noninseguitoadunaelaborazionedellaragionediscorsiva.

37. Punto fondamentaledel ragionamento: oraBoezio inseriscenella questioneda cui erapartito(ilconoscerelecosedapartediDioèunaconoscenzasuperioreaquellaumana:ècerta,manondeterminanteperlecose)ladiscussionesuivarigradidiconoscenza,chehasvoltofinoaqui.

38.QuestadefinizionerisaleaPlotinoIII,7,3.39.QuestaconcezionediAristotele(cfr.soprattuttodecaelo283b26sgg.etuttaquell’opera,

passim)inmodo«allegorico»,conl’affermazionecheilmondoerastato«creato»daldemiurgo(28b).Ènota lacontroversiacheregnavaall’internodellascuolaplatonica,sucomeintenderequesta ‘creazione’ del mondo, controversia nella quale intervenne, a suo tempo, ancheAristotele,persottolinearecomeladottrinaplatonicadellacreazionedelmondodovesseessereintesa alla lettera, nel senso di una vera e propria creazione nel tempo, e fosse, quindi,inaccettabile.

40.Comesivede,dunque,Boezio,dabuonplatonico,ritienecheilmondo,purnonessendoeterno — ché solo Dio lo è — sia imperituro. Esso, dunque, è perpetuus, come si andrà aspiegarepocodopo(cfr.§14).

41. Cfr. Proclo, element. 52: «tutto ciò che è eterno o secondo la sostanza o secondo laeternitàpossiedetuttainterapresenteasestessoolasostanzaol’attività».

42. Tale concezione discende, come è evidente, dalla interpretazione che i commentatoriplatonicidavanodelpassodelTimeo(28b),sopraindicato,edallaconcezionepropriadituttalascuola:ilγεγovεvchePlatoneattribuiscealmondo,nonindicaunanascitaneltempo,maunrapportodidipendenzaeternadaldemiurgo,percuiilmondodeveessereeterno.

43.Lastessadistinzionedeiduetipidieternità(cioètraaeternitaseperpetuità)sileggeinProclo,element. 55: «due erano i tipi della eternità, una sempiterna, l’altra secondo il tempo;l’una, una eternità immobile, l’altra in divenire; l’unapOisiede tutto raccolto in sé e insiemel’essere,l’altraèriversataall’esternoeâëinplifieatainrelazionealprotendersideltempo;l’unaè

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inséepersé,l’altraècompostadiparti,ciascunadellequalièdasola,inrelazionealprimaealpoi».

44.Giàpiùvoltesièsottolineatalasimplicitascit.,p.228.45.Iltempoèimitazionemobiledeiretemità,cherimaneimmobile,comeavevagiàspiegato

Platone,Tim.37d-38a.TalespiegazioneèripresaanchedaCalcidio,comm.cap.105.46.Questacontrapposizionetraperpetuus(ilmondo)edaeternus(Dio),sucuièbasatatutta

la discussione qui condotta, sarebbe stata tracciata da Proclo, secondo il Courcelle (Laconsolationdephilosophiecit.,p.225):cfr.Tim.I,239,2sgg.InMacrobio,infatti(cfr.comm.II,11,4),eCalcidio(comm.,cap.312)(cioèinun’epocaanteriorealneoplatonismodiProclo)idueterminisonoancorasinonimi.

47.UnaaffermazionecheerastatadiAmmonio,deinterpr9,CAGIV5,p.136,1sgg.Busse(Courcelle,Laconsolationdephilosophiecit.,p.217).

48. Sul problema cfr. anche Calcidio, comm. 176: hanc igitur Dei voluntatem, tamquamsapientem tutelam rerumomnium, providentiamhomines vocant, non, ut plerique aestimant,ideodictamquiapraecurrit in videndoatque intellegendo eventus futuros, sedquiapropriumdivinaementis intelligere, qui est propriusmentis actus. («orbene, questa volontà di Dio, inquantoèunasaggiadifesadituttelecose,èchiamata‘provvidenza’dagliuomini:nonèstatadettainquestomodo,comepensanoipiù,inquantoessaprecorrerebbe,conilsuovedereeilsuo comprendere, gli avvenimenti futuri, ma perché è compito specifico della mente di Diocomprendere,ilqualeèl’attospecificodell’intelletto»).

49.RiferimentoalleobiezioniavanzatedaBoezioprecedentemente(4,4sgg.).50. Una definizione ricavata da Ammonio («e la medesima cosa è, per la sua natura,

possibile,ma, in relazioneallaconoscenzacheDioneha,ènonpiù indefinita,madefinita»),comehavistoilCourcelle,Laconsolationdephilosophiecit.,p.216.

51.QuestadistinzioneeragiàstataavanzatadaBoeziostessoindeinterpr.see.3,9,p.241,Isgg.,erisaleanch’essaadAmmonio,deinterpr.9,CAGIV,5,p.153,13sgg.Esistono,cioè,unanecessitàinternaeassoluta,edunanecessitàesternaecondizionata.

52.Valeadire,laProvvidenzadiDioconosceilfuturopossibilecomegiàpresente,inunanecessitàcondizionata.

53.Equindinonsononecessarieperunasemplice,intrinsecanecessità.54.Nell’obiezionepresentatain3,15.55.Questa immagine, che riprendequelladi 4, 32e5, 12,può forseessere stata suggerita

dallaetimologiaanticadiDio(etimologiavalida,peraltro,soprattuttoinambientegreco),quale‘osservatore’,inquantoiltermine$εό60,375C;GregoriodiNissa,adEustath.p.14,6;adAblab.p.44,10-11;adGraecosp.22,5Mueller.

56.AnchequestaaffermazionerispondeallaseriedelleobiezioniavanzatedaBoeziostessopocosopra(3,34),allorquandoosservavacheselaProvvidenzadivinapredeterminaognicosa,inutileèilrettoagiredegliuomini,perchéessoègiàordinatodall’alto,equindinonèpossibileacquistarenessunmerito. Il sottolineare l’efficaciachehanno lepreghieregiustepressoDioèprobabilmenteun’altrasfumaturaderivatadalcristianesimodiBoezio.

57.Unmessaggioche,nellasuaapparentesemplicità,acquistatuttoilsuovalore,sesitienepresente che è stato indirizzatodaBoezio a tutti gli uomini poco tempoprima, e nella quasisicuraattesa,dellamorte.

La prosa non è seguita da alcun carme, sì che il libro quinto contiene una prosa in più

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rispettoaicarmi,ma, siccome ilprimo libro iniziavae finivaconuncarme,essocontieneuncarmeinpiùrispettoalleprose.Ilquintolibroè,perciò,specularedelprimo,elaConsolationelsuocomplessocontieneproseecarmiinnumerouguale.

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INDICE

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INDICEDEINOMI(incorsivogliautorimodernicitatinellenote)

A

Accademici,85.Acheloo,307.Achemene,312;313.Achille,96.Africa,160.Agamennone,304.Agostino civ. Dei11,5:256; IX,17:112; XXII,1,2:294; conf VII,10,16:232;12,18:239;

contraAcad.I,1,1:85;degen.adlitt.8,23:263;delib.arb.1,30,101:263;deverarelig.30-35:236;237;enchirid.11:239;solil.1,2,2:239;I,22,I:85.

Agrippina,160.Albino,100;101;105.Alcibiade,202;203.AlessandridiAfrodisiadefato30:320.AlessandroMagno,163.AlfonsiL.,264;272.AmbrogiodeexcessuSat.11,5:94;deIsaac3,6:104;112.Ammonio, 311; 312; de interpr.

p.135,14:330;136,1:346;136,25:318;136,30:348;152,22:240;153,13:348;154,16:240.Anassagora,93.AnecdotonHolderi,80.AnonimoValesiano,104.Anteo,307.Antifonte,VS87B49:199.Apuleio,211;dePlat.II,16,242:294;23,253:106;metam.XI,15,1:224.Aquilone,115;139.Arcade,267.Arcadia,267;305.

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Aristotele,311;343;anim.433a12:338;metaph.1025a14:310;1072a24:211;part.anim. 686a 27:340;phys.11,4-5:310;256b 24: 211; plant. 816a 10: 338; poet.1453a29:196;protrept162;203;fr.B105D:202.

Articooceano,195.Arturo,109;280;281.Atalarico,98.Ateniesi,113.Atlante,306.Atride,305.AttilioRegolo,157.Aulide,304.AuloGellioNoct.Att.V,16,2:332.Austro,139;147.

B

Bacco,153.BareaSorano,93.Basilio,100;101.BeierwaltesW.,210;232.Boccaccio,138.Boeziodeinterpr.Π,p.27,10:332;28,28:332;223,15:326;241,1:348;246,20:240.Boote,280;281.Borea,91;109.Britannico,160.Bruto,169.Busiride,157.

C

Caco,306;307.Calcide,128.Calcidiocomm.105:345;159:312;176:346;203:285;204:284;208:284;226:284;

312:346.Caligola,93.Calliope,243.Calventianusager,104.

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Camene,81.Campania,98;99.Cancro,115.CanioGiulio,93;103.CaracallaAntonino,194;195.Cartaginesi,157.CassiodorovariaeVIII,17:100;28:98;XLV:87.Catone,169;293.Catullocarm.52,2;188;189.Caucaso,163.Centauri,305.Cerbero,243;305.Cerere,115.Cicerone,163;164;327;Caio64:136;70:136;dedivin.326;11,17:281;18:322;de

fato322;defin.1,9,29:180;denat.deor.11,15:248;51:164;deoff.11,5:96;derepub.1,14,22:280;VI,8,8:262;Hort,fragm.58:177;proSext.20:236;somn.Scip.13:112;167;16:162;17:169;20:201;22:163;23:167;24:164;Tusc.1,24:112;64:90;11,4:92;16:92;28:92;111,3:154; IV,57:96;63:114;V,5:92;945224;61-62:192.

Cina,153.Cipriano,101.Circe,266.Circo,137.Ciro,131.Cleantehymn.2:211.CorpusHermeticum,126;Asclepius,6:340.Coro,91;283.CourcelleP.,94;102;128;132;164;166;240;272;286;292;301;311;316;318;332;

345;346;348.CraccoRugginiL.,98.Creso,131.Crisippo,114.Curia,137.

D

Damocle:192.DanteInfernoV,121-123:138;ParadisoXX,151:163;XXIII,27:250;PurgatorioIX,

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130:245.Decorato,189.Democrito,A68:310;B275-276:199.Didone,138.DiogeneLaerziovit.philos.IX,27:157;X,128:180.DiomederediTracia,305.Dionigil’Areopagitadedivin,nomin.11,1:300.DionigiilVecchio,192.

E

Eea,266.Eleatici,85.EmilioPaolo,132;133.Enea,138.Ennodioepist.IX,21,8:98.Epicurei,83.Epitteto,126;diss.1,18,9:276;111,13,15:152.Epicuro,102;103;181;310.Ercole,157;282;305;306.Erimanto,306.Ermete,267.Ermo,225.Erodotohist.1,86sgg.:132.Esperidi,305.Esperie,89;183.Etna,155.Eubea,128.Eufrate,312;313.Euridice,245.Euripide,201;Androm.319sgg.:196;418sgg.:200;fragm.908Nauck:199.Euripo,128;129.Euro,145;267.Eusebiopraep.evang.VI,11,36:318.Evandro,307.

F

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Fabrizio,168;169.Febe,171;281;299.Febo,91;109;115;137;161;171;183;199;225;233;283;315;317.FiloponoGiovannicomm.phys.,p.276,18:311.FlavioAnicioProbo,99.FlavioBoezio,134.FlavioSimmaco,134.FrancescadaRimini,139.Frigia,305.

G

GaioCaligola,103.GaldiM.,138.Gaudenzio,101.Germanico,103.GerolamoinHiezech.1,2,5:318.Giamblico,330;demyst.,286;protrept.8:202.Giganti,239.GiovanniCrisostomoinMatth.60,1:318.Giove,133.Giovenalesat.6,442sgg.:281;10,21:152.Giulianol’apostata,225.Goti,106.Gregorio Nisseno ad Ablab., p. 44, 10-11: 352; ad Eustath., p. 14, 16: 352; ad

Graecos,p.22,5:352;beatit.hom.11,2:136.GregorioMagno,238.Gruber1,81;83;90;96;97;100;102;106;126;129;130;132;142;156;164;175;210;

214;236;262;285;286;292;310;314;320;322;332.

H

Himalaya,163.

I

Idra,305.

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Ifigenia,304.India,195;267.Indo,225.Inferi,245.IsidorodiSivigliaorig.,1,39,14:81.Islanda,195.Isocrate,84.Issione,243.Itaca,265.Itacense,305.

K

KlingnerF.,324.

L

Lattanzio, 225; de ira Dei13, 19: 102; div. instit. VII,9,11:340; epit.47,1:224; opif.Dei12,16:302.LenazL.,214.

Lerna,282;305,Libia,307.Lidia,225.Lidii,131.Linceo,202;203.LivioAndronico,81.Livio(Tito);abUrbecond.XXVI,5,9:281;XLV,8:132.Lucano,293;bellumciv.1,128:292.Lucifero,109;177;299.Lucrezio,210;derer.nat.111,933sgg.:129;V,195sgg.:130;202sgg.:162.

M

Macedonia,132.Macrobio comm. Somn. 11,5,16 sgg.:162;10,3:164;11,4:346;11,15:165; saturn.

VII,1,11:166.MarRosso,188.MarcoAurelioadseipsum.VII,3,1:156;26,1:276;XII,3,6:136.

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MarioVittorinoadv.Ar.1,32,76:300;52,42:300;55,21:300;IV,6,1:300.Marmanea,267.Marte,250;297.MarzianoCapellade nuptiisMere. 11, 125: 120; 193: 214; 205: 300; IV, 328: 82;

V426:82;VII,729:82.MassimodiTirodiss.,5:323;23,1:304.Menandrofragm.,460K.:96.MinucioFelice,Oct.,17,2:340.MoreschiniC.,112;220;226.Musa,115;235.Muse,86;87;126.Nearco,156.Nemesiodènat.hom.39:312.Nerito265,Nerone,160;161;193;195.Nevio,81.Nonio,189.Noto,161;177.

O

ObertelloL.,85;96;98;100;104;112;136;138;202;210;222;236;239;272;288;292;294.

Oceano,281;298;299.Odisseo,265;305.Omero,132;198;265;304;317;Iliade1,200sgg.:82;248:316;363:96;11,204:111,277:

316;V,734:83;XII,176:296;XVIII,489:298;XXIV,527-528:132;Odissea,X,33sgg.:264;XI,109:316;XIV,533:91.

OraculaChaldaicafr.18:213;30:214;37,2:214;163:225;183:213.Opilione,100;101.Orazio,133;carm.I,22,1-8:95;II,10,10sgg.:95;III,5,13sgg.:157;16,42:150;epist.

1,2,17:305;2,23:86;17,29:136;sat.11,5,59:320.Orfeo,242;243;245.Origene,318.Orphica,21a:215.Orsaminore,280;281;298;299.Ovidiometam.1,84sgg.:340;XIV,367:281.

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P

Paolino,99.PaolinoNolanoepist.23,30:224.PaoloITim6,16:324.Papiniano,194;195.Parmenide,85;241;8,43:240.Parti,163;312,Partia,312.PatchH.R.,288.PellegrinoM,341.Perseo,132;133.Pidna,132.Pirro,168.Pisone,194.Pitagora,106;107.Platone,84;86;92;93;97;126;211;235;241;259;325;345;347;Crat.397cd:352;

Euthyd.278e:177;Gorg.466b-481b:252;466de:258;469bc:268;472d-481b:268;504a:248;legg.709b:211;715e:215;803b:94;Men.8oe:325;Pkaed.60b:222;62b:166;73a;234;76a:234;79c:180;81e:264;82a:264;Phaedr.245c;212;299;247a:212;247b:250;Phileb.60b:178;Prot.349c:222;resp.347c:98;473d:97;487e:97;5o6d:217;509b:217;515a:157;518d:217;548b:86;588b:264;592b:97;597:217;620b:264;Theaet.151d102;Tim.27c:210;28b:342;344;28c:296;29a:212;29b:240;29c:198;29e:212;30a:212;31b:212;31c:212;32d:212;35a:212;36bc:213;37d:211;37d-38a:345;41e:214;45bc:332;47asgg.:87;91e:340.

Plinionat.hist.VII,2:130.Plotino,103;1,4,6:222;8,21:112;II,2,1:288;2,1,1:213;9,13:216;111,3,5:284;

7,3:342;VI,6,21:112;8,18:288;9,8:288;9,9,63:112.Plutarco,102;degarrul.8,505D:157;de IsideetOsir.60,375C:352;devit.pud.

532F:166.Polifemo,305.Porfiriosent.29,2:225.Porfirionecomm.Hor.carm.1,33,2:81.Portico,335.Proclo,103;comm.Crat.p.37,8:316;comm.Parm. 1084: 240; 1129: 240;11,42 sgg.: 288; comm, resp. II, p. 255, 19 sgg.: 286;

comm.Tim.1,167,22:83;236,28:214;239,2sgg,:346;247,18sgg.:213;3548:

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240;374,24:239;378,18:263;II25,1:212;69,20:240;82,8:316;244,14:232;244,17:232;247,18:213;248,1:288;282,27:213;286,30:232;111,249,12:214;268,26:214;273,7:214;dedecemdubit61,7,3sgg.:331;62:286;288;demat.subsist.51, 42: 216; de proviâ.18, 3: 232; 64, 1-3: 330; element52: 344; 55:344; 144:300;146:300;198:300;207:214;hymn.3,1:214;4,1:211;6,12:215;theol.

Plat.III,20:240;VI,4,11:288.Properzio,306.PseudoPlatonedefin,412d:178.PseudoPlutarcodefato572AB:312.PublilioSirosent242:150.Punicileoni,183.

R

RapisardaE.,272.Ravenna,100;101;107;189.RealeG.,233.Roma,135;161;163;164;165;168;189.Romani,103;190.Rusticiana,134.

S

SallustioCat.1,1:340.Salustiodediis12,1:239.Sapienza,8,1:238.Saturno,250.ScottiN.,233.Seneca,93;102;195;Agam.95:95;const,sap.5,4:142;epist.5,2:92;14,9:152;31,

2:86;65,16:88;108,11:150;Helv.1,2:114;Herc.730:299;iraII,16,6:276;Marc.11.3-4:156;12,1:

130;21,6:322;Med.310:250;nat.quaest.praef.11:162;II,35,1:322;Oed.991:322;provid.6,5:142;tranq.an.14.4-10:93;vit.beat.5,1:9,6;15,7:112;16,3:142.

Senocratefragm.94:212.Seri,153.

Page 294: La Consolazione Della Filosofia - Nil Alienum

SettimioSevero,194.Siila,106.SimmacoQuintoAurelio,106;134;139;140.Simpliciocomm.Phys.p.337,25:311;361,1:301.Sinesiohymn.1,171:214;377:214; 560 sgg.: 233; 576-609: 233; 595: 214; IX, 108

sgg.:241.Sirene,85;86.Sirio,110;111.Socrate,92;93;103.SofocleAntig.645:199.Sole,266;267.Sorano,93.StazioTheb.111,544:90.Stimfalo,305.Stoici,83;122;310;322;334.SvetonioAugust.99,1:136;Nero35,5:194.

T

Tacitoann.1,28,2:281;XIV,9:160;54:194;XV,60sgg.:93.Tago,224;225.Tantalo,245.Tartaro,245.Tenaro,243.Teodorico,81;98;100;106;107;191.TerenzianoMaurodemetris,1799sgg.:81.Teti,96.Tertullianoapolog.50,8-9:157.TheüerW.322.Thule,195.Tiberiano,211;hymn.4,28:214.Tibulloeleg.,1,8,21:281.Tigri,312;313.Tiresia,321.Tiro,153.Tirreno,203.Tizio,245.

Page 295: La Consolazione Della Filosofia - Nil Alienum

Tolomeo,87;163;synt.162.TommasosummaTheol.1,5,1resp.:222.Tonante,297.Tracia,91;242;243;305;TrainaA.163;169;245;250.TränkleH.272.Triggua,98.Trigguilla,99.VangeloGiovanni14,6:215;Matteo11,28:224;13,22:85.Vaironedelingualat.V,68:316;73:302.Verona,105.Vespero,109;171;299.Vesuvio,95.Virgilio,306Aen.1,52:91;254:211;604:166;II,1-13:138;426:290;VI,376:322;VII,

18:267;19:266;XI,725:211;XII,764:256;catalept.5,8:224;georg.1,68:109;204:109;246:298;IV,453-527:242;490:241;563sgg.:80.

X

Xantippo,157.

Z

Zaccariadeaetern.mundi1032A:344.Zefiro,109;139.ZenonediElea,93;156.Zeus,198.