la piazza di giovinazzo marzo

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1 Marzo 2009

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PERIODICO DI CULTURA SATIRA INFORMAZIONE

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Page 1: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

1 Marzo 2009

Page 2: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

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Page 3: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

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Page 4: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

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ASS. AMICI DELLA PIAZZAII TRAV. MARCONI,4270054 GIOVINAZZO (BA) ITALY

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba)Edito da Ass. Amici della PiazzaIscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122Telefono e Fax 080/394.79.20IND.INTERNET:www.giovinazzo.itE_MAIL:[email protected] Sergio Pisanidirettore responsabile Sergio Pisani

redazionePorzia Mezzina - Agostino Picicco - RosaIlluzzi - Damiano de Ceglia - MariannaLa Forgia - Daniela Stufano - Nico BavaroAngelo Guastadisegni - RossellaTiribocchi - Mimmo Ungaro - MatildeRestaino - Diego de Ceglia - OnofrioAltomarecorrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick Palmiotto - Giu-seppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - L’Immagine (Molfetta)progetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaWeb master: Francesco Caccavoresponsabile marketing & pubblici-tà:Roberto Russo tel. 347/574.38.73

ABBONAMENTIGiovinazzo: 10 EuroItalia: 20 EuroEstero: 60 EuroGli abbonamenti vengono sottoscritti conc.c postale n.80180698 o con vaglia po-stale o assegno bancario intestato ad:

La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 23/02/2009

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Le lettere dImmaginerei subito che qualcuno alla vi-sta della copertina penserebbe che stiascrivendo l’apologia del bel Raffaele Sol-lecito. Qualcuno addirittura ci suggeriràdi calcare la mano nei prossimi numeriper scriveme l’agiografia. Perché se allagente piace, come sembra piacere, per-ché se ad essa allieta la prurigine, che losi faccia pure. Cattivi! Raffaele al momen-to non è un assassino anche se è rin-chiuso in galera, il luogo dove dovrebbe-ro scontare sino all’ultimo giorno la loropena tutti coloro che si sono macchiati direati perché uno Stato di diritto ha il do-vere di sbatterli al termine di un proces-so equo e giusto, se dimostra lacolpevolezze degli imputati sino in fondo.Il processo di Perugia va avanti e noi ri-maniamo cauti nel formulare giudizi sulloro prossimo. Ce lo insegna l’operato diun PM che lavora a Potenza ma ha unnome da Hollywood che in sua inchiestacoinvolgeva uno che in Italia chiamava-no il figlio del Re che a tempo perso fa-ceva pure il magnaccio. Quel PM si misead arrestare il magnaccio-ricattatore.Così si getta il fango, si finisce nella bar-barie mediatica, si viola la privacy, si ro-vina il paese. Il casotto mediatico durògiorni, le rivelazioni sulla stampa si sus-seguirono a valanga, i vizietti di questo edi quella oramai li conoscevano anche isassi. Finì come finì. Che il figlio del Refu assolto e il casotto si spensesegnatamente all’inizio di qualche altracretinata. Ed il carrozzone del circomediatico fu pronto a mettersi di nuovoin moto per seguirne la scia insanguina-ta di un altro evento di cronaca o per in-seguire servizi tipo morosi e morosetti,amanti e non, festicciole ed orgiette, donnee donnine che solleticavano la pruderie

popolare. Posso dissentire? No? Ebbe-ne, dissento lo stesso. Eppure nessunoha chiesto scusa al figlio del Re, sbattu-to in coda ai giornali perché «i fatti nonsussistono». Però se le storie ci sono equalche giornale ha voglia e tempo di rac-contarle ed i consumatori comprano talegiornale, che lo facciano pure: si chiamalibertà di stampa. O meglio pruderie po-polare. Da mesi il telefono della redazio-ne è diventato rovente come quello chefu di ‘Pronto Raffaella’ che dispensavabenessere e fortuna agli italiani con i suoiquiz demenzial-popolari. Ci giungono inredazioni richieste non solo da tutto ilBelpaese ma anche da Londra, da NewYork, da Bariweb tra le più disparate. Nonchiedono solo le lettere integrali di Raf-faele. Ci formulano domande del tipo: maquante case ha Tizio? E Caio? Come mai

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5 Marzo 2009

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nessuna donzella non s’è innamorata pri-ma di Amanda di quel biondino che nonriesce a far del male ad una mosca? Cosagrave è che non ce lo chiedono solo i pe-riodici del gruppo Cairo editore. Ma an-che giornalisti del gruppo rcs o scrittoriche si accingono a scrivere un libro sulcaso di Perugia. O anche produttori pron-ti a catapultarsi a Giovinazzo per farequalche ciak sulla sceneggiatura delle let-tere di Raffaele. Noi che siamo uno sputonel grande mare dell’informazione, noi checi sentiamo vasi di terracotta tra tanti vasidi acciaio, potremmo accontentare que-sta loro pruderie. Potremmo diventarepennivendoli per una notte al servizio diquesto o quell’altro editore. Tanti oboli orada uno o dall’altro sarebbero una partitadi giro per favori futuri. Che bello! Diven-tare famosi almeno per un giorno senza

sentirsi il Corriere della Sera o ilgiornalone di casa De Benedetti!Qualche giornalista più attempato cisuggerisce di cavalcare la tigre.Macchè... Il nostro giornalino pub-blica le lettere di Raffaele che rim-balzano da Porta a porta a StudioAperto, da La Stampa a Mattina Cin-que perché tutti si dimostrano abiliritaglieri. Altro che fare giornalismo,questa è roba da scuola di taglio ecucito. Per bruciare la concorrenzasul tempo, qualcuno telefona addi-rittura anche alle edicole di paeseper farsi spedire il giornale con bo-nifici superiori ai 50 centesimi, ilcosto del giornale. Questo, quandoil telefono della redazione è free marisponde solo il fax. Si dà il caso cheil direttore è fuori per lavoro. Ma qua-le lavoro? Non certo quello dellacarta stampata! Per colpa di qual-che imbrattacarte ci ritroviamo lelettere di Raffaele con la solita fotodelle mani incatenate insieme all’ul-tima impresa amatoria della vallettascosciata di seguito, senza rispet-to del dolore di chi soffre dentro leprigioni o dei familiari delle vittime.Almeno io sono riuscito a far sorri-dere Raffaele senza fronzoli,velineo etterine! Sono riuscito a far sorri-dere Raffaele nell’intervista che diseguito andrete a leggere! Raffale,dottore in informatica, per un attimoha fatto ‘delete’ nei suoi pensieri ditestimoni, magistrati, avvocati, pro-cura, processi, ritornando alla vitadi tutti i giorni. E’ stato solo un atti-mo!

SERGIO PISANI

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La cocaina in mano ai ragazzini: questasembra essere la nuova frontiera dellospaccio alla giovinazzese, l'ultima strategiadel supermercato dei sogni chimicamenteperfetti. "Fammi fare un colpo", "Quantovuoi per un colpo?". Un tempo questa fraseambigua avrebbe potuto sottintendere uncrimine o un po' di sesso. Non è più così,nel vocabolario degli adolescenti. I sociologila chiamano "minidose", mentre i ragazzinisniffano, sorridono e si fanno "il colpo". Econ il colpo in canna, cioè nel circuitosanguigno, eccoli pronti per varie seratedivertenti. Almeno per un po', in effetti, ècosì che funziona la cocaina, che però restaun pianeta in parte inesplorato persino peri tossici più incalliti. Intanto si fa un granparlare della riduzione dei prezzi delladroga, scesi negli ultimi anni fino ad arrivarealla portata di un qualsiasi operaio o liceale.Sulla piazza di Giovinazzo uno studente discienze politiche che di mattina dorme ostudia, mentre di sera preferisce “volare”con la fantasia, ci spiega come funzionaquesto “mercato parallelo”.

Ma quali sono i costi?«In provincia di Bari, la cocaina si aggiraattorno ai 50 euro al grammo e aGiovinazzo, secondo l’Arma dei Carabinie-

ri, è in forte ascesa. Assieme all’hashish,che varia dai 5 ai 10 euro al grammo. Indecadenza, invece, l’eroina».Ma quanto si guadagna?«Quanto basta per poter fare una buonasettimana e per mantenere lo scooter. Di-ciamo che non ho spese: il pippotto perme sta pagato».Chi acquista?«Ragazzi dell'età mia. Ma anche personegrandi. Chi compra per strada sono so-prattutto ragazzini. Dai 18 ai 25 anni. Stu-denti universitari e operai, figli di papà efigli di se stessi».Ma a Giovinazzo dove si spaccia?«I luoghi dello spaccio nostrano sono notia tutti. Sede preferita, la Villa Comunaledove si aggirano astuti spacciatori conmodiche quantità di droga, cocaina in par-ticolare, giustificate dall’uso personale,una maschera indispensabile all’attivitàpiù antica del mondo. Un grosso impedi-mento questo, all’intervento dei Carabinie-ri».Ma la droga da dove arriva?«Lo spacciatore giovinazzese, comunque,acquista la droga al di fuori della propriazona: consuete e gettonate aree di riforni-mento sono i rioni San Paolo e San Pio diBari e la città di Bitonto».

Ma c’è altro?«C'è il caso delle sostanze che vendonogli Smart Shop, fuori dal territorio cittadi-no. Le pasticche sono una prerogativadelle discoteche. Quindi, fuori daGiovinazzo. Partendo dallo stesso prin-cipio attivo dell'Lsd, nell'acqua o nei cock-tail dei ragazzini si sciolgono droghe sin-tetiche».

Le nuove figure professionali. Una nuovafigura professionale è invece rappresen-tata dai coltivatori di marijuana e papa-veri da oppio: finito il tempo dell'erba chearrivava dall'Albania gonfiata di ammoni-aca, nelle serre o nelle campagne sonosempre più le persone che scelgono dicoltivare droga per poi metterla sul mer-cato.

I SEQUESTRI PIÙ IMPOR-TANTI DAL 2005 AD OGGINel 2005, dopo due anni di indagini e se-questri di droga e armi, gli uomini dellaTenenza della Guardia di Finanza diMolfetta in collaborazione con i Carabi-nieri di Giovinazzo, riuscirono ad indivi-duare i proventi (oltre un milione e cin-quecento mila euro) dell’illecito traffico dimarijuana, coltivata ed essiccata nelleserre di Molfetta, Terlizzi, Giovinazzo eBitonto. Cinque persone, all'epoca dei fatti,furono denunciate. Tutte accusate diriciclaggio di denaro. Tutte parenti dei pro-prietari delle piantagioni scoperte nel giu-

l’inchiesta

LO SPACCIO COINVOLGE GIOVANI LEVE. E ANCHE MOLTI INSOSPETTABILILA COCAINA SI AGGIRA ATTORNO AI 50 EURO AL GRAMMO. L’HASHISH

VARIA DAI 5 AI 10 EURO AL GRAMMO. IN DECADENZA, INVECE, L’EROINA.LO SPACCIATORE GIOVINAZZESE ACQUISTA LA DROGA AL DI FUORI DELLA

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Page 7: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

7 Marzo 2009

gno del 2003. Nel 2006 un altro sequestro: furono scoperti quat-tro ettari coltivati a droga, valore commerciale circa otto milionidi euro, che seguirono il sequestro di 23 serre nel Comune diTerlizzi, che ospitavano una coltivazione grande complessiva-mente dodicimila metri quadrati. Infine l’ultimo sequestro: nel2008, in località Santa Margherita ed in località Casina dellaPrincipessa i Carabinieri della Stazione di Giovinazzo indivi-duano un’area coltivata con cura a papaver somniferum (me-glio noto come “papavero da oppio”). Dopo aver escluso l’even-tualità che si trattasse di una nascita spontanea, i militari sot-toposero a sequestro ventidue piante di papavero da oppio. Ementre scriviamo, Colombia, Bolivia e Perù stanno aumentan-do anche la produzione.

IL SER.T. Il rimedio esiste e si chiama Ser.T. Già il Sert. Ilservizio sanitario per stroncare il fenomeno delletossicodipendenze da mesi attivo anche a Giovinazzo nell’Isti-tuto Vittorio Emanuele. La tossicodipendenza si cura da oggi incasa. Stop a spostamenti nella vicina Molfetta. L’ASL/BA2 hascelto di localizzare questo organo nel centro del paese pro-prio per favorire un approccio immediato ai propri cittadini. AlSer.T. alla fine sono sempre i genitori ad affacciarsi, per invo-care l’aiuto per i propri figli. In genere dopo quasi circa quattroo cinque anni di utilizzo ci si avvicina al Ser.T. Gli altri scopro-no i servizi sociali seguendo una via obbligata, la segnalazionedella Prefettura a seguito della commissione di crimini. Già,perché la conseguenza più grave dell’uso delle droghe è quelladell’incremento degli episodi di criminalità sino ad arrivare nel-lo spaccio, al controllo del territorio.

LA TESTIMONIANZAIl rimedio a Giovinazzo esiste contro la droga ed è anche laComunità terapeutica di Lorusso Cipparoli a 5km da Giovinazzoin direzione Santo Spirito. Ha 22 anni di vita ed ha salvato tantiragazzi da una vita bruciata. Ci piace chiudere con una storiabella. Quella di Giampaolo sempre grato all’equipe della Cipparoliche lo ha restituito alla vita: «All’equipe e ai ragazzi/e dellacomunità sarò eternamente grato. Non vi nascondo che unavolta uscito la tentazione di ricominciare c’è stata e se non l’hofatto è anche perché i miei vecchi amici tossicodipendenti ca-pirono la mia scelta rispettandola ed incoraggiandola. Natural-mente tutto questo non sarebbe comunque potuto succederese la mia famiglia e nuovi amici conosciuti con il tempo non mifossero sempre stati vicini. Nuovi amici che tuttora frequentoinsieme a mia moglie conosciuta proprio in quel gruppo ben 16anni fa». Poi Giampaolo ha ripreso gli studi, si è diplomato edopo altri 6 anni di lavoro e 5 di studio si è anche laureato.«Attualmente lavoro o per meglio dire collaboro con un Patro-nato svolgendo attività di CAAF ed attività sociale (pensioni,

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Armi tra i cavalli in contrada“Pizzicocca”: in manette il titolare

del maneggio.

FINISCE DIETRO LE SBARRE ANCHE UN SORVEGLIATO

SPECIALE DI BARI “SORPRESO” NELL’AREA DI SERVIZIO AGIP

Nascondeva un fucile a canne mozze, unapistola e relative munizioni in un armadioposto all’interno della scuderia del maneg-gio di sua proprietà e per questo è finito incarcere. Dovrà pertanto difendersi dall’ac-cusa di detenzione illegale di armi e muni-zioni, detenzione di armi clandestine e ri-cettazione un 41enne di Giovinazzo, già notoalle forze dell’ordine, arrestato nella tardaserata di sabato 17 gennaio in quel centro,dai Carabinieri del Nucleo Operativo dellaCompagnia Bari San Paolo. Durante unaperquisizione eseguita presso il maneggio,sito in contrada “Pizzicocca”, i Carabinierihanno scovato le armi, precisamente unfucile cal. 12 marca LJ-ELG, con le cannemozze, una pistola semiautomatica mod.85 cal. 9, priva di segni d’identificazione, 8cartucce cal. 12 e 50 proiettili cal. 9x21,ben nascoste dietro i cassetti di un arma-dio, all’interno della scuderia, vicino ai boxal cui interno vi erano dei cavalli. Inevitabi-le, a questo punto, il suo arresto ed il suc-

saliti al 19enne che, in serata, si è costi-tuito presso la Stazione di via Matteotti,mentre il ciclomotore è stato sottopostoa sequestro. La donna, invece, è stataricoverata presso l’Ospedale di Andria:alla 47enne è stato riscontrato un fortetrauma cranico con una prima prognosidi 30 giorni.

INVESTE UN UOMO ESCAPPA A BORDO DI

UN’AUTO RUBATA: È CAC-CIA AL PIRATA

È caccia aperta al pirata della stradache venerdì 30 gennaio ha travoltoun pedone giovinazzese in via Dogali, apochi metri dall’incrocio con via Marsala.Il conducente di un’autovettura, secon-do alcuni testimoni di media cilindrata, hacentrato in pieno un uomo di Giovinazzo.Il malcapitato è stato soccorso da un au-tomobilista e trasportato dapprima pres-so il locale Pronto Soccorso e poi pres-so l’Ospedale di Molfetta, dove gli è sta-to riscontrato un trauma cranico giudica-to guaribile in 10 giorni. L’investitore è in-

Particolari delle armi e dellemunizioni rinvenute nelmaneggio

cessivo trasferimentopresso il carcere del ca-poluogo barese. I primiaccertamenti esperitisulle armi, hanno per-messo di acclarare cheil fucile è provento di unfurto commesso a Palodel Colle nel 2002, men-tre sono invece in cor-so indagini finalizzate astabilire la provenienzadelle armi ed il loroeventuale impiego inazioni delittuose.

A BORDO DEL

SUO CICLOMOTORE INVE-STE UNA DONNA E SI AL-LONTANA. POI SI COSTI-

TUISCEHa travolto una donna: poi è sceso dal suociclomotore, l’ha soccorsa e si è allonta-nato. In serata si è però costituito pressola locale Stazione dei Carabinieri, accom-pagnato dal suo avvocato. I militari hannodenunciato per lesioni colposee omissione di soccorso un 19enne diGiovinazzo che il martedì 27 gennaio, alleore 16.30, ha investito una donna in viaRicapito. La signora, 47 anni, è stata in-vestita da un ciclomotore Piaggio 50,mentre attraversava la strada. Il ragazzoè poi sceso dal mezzo e l’ha soccorsa,prima di allontanarsi, forse impaurito. Gliagenti della Polizia Municipale, in collabo-razione con i Carabinieri, sulla scorta del-la testimonianza di un presente, sono ri-

Page 9: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

9 Marzo 2009

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vece fuggito senza prestare soccorso.Ma qualcuno l’ha visto e ha velocemen-te annotato il numero di targa, prima difornirlo agli agenti della Polizia Municipa-le.I Carabinieri della locale Stazione, in col-laborazione con la Polizia Municipale,hanno avviato le indagini perrintracciare l’automobilista che ha inve-stito il pedone. L’auto, dai primi accerta-menti effettuati dagli uomini dell’Arma, èrisultata rubata a Terlizzi. Intanto non soloin città, ma anche nei paesi limitrofi, èaperta la caccia al pirata della strada.

UN 34ENNE DI BARI FINI-SCE DIETRO LE SBARRE:NON POTEVA ENTRARE NEL

TERRITORIO DI GIOVINAZZONonostante avesse l’obbligo di risiederenel comune di Bari, è stato sorpreso incompagnia di altre persone all’interno del-l’area di servizio Agip, sulla strada sta-tale 16 bis all’interno del comune diGiovinazzo e per questo è finito in ma-nette. Si tratta di un 34enne sorvegliatospeciale barese, arrestato domenica 1°febbraio dai Carabinieri della Stazione diGiovinazzo con l’accusa di violazione de-gli obblighi a lui imposti. Durante un ser-vizio di pattuglia presso l’area di servizioAgip, i militari, nella circostanza direttidal maresciallo Dino Amato, hanno sot-toposto a controllo gli occupanti di un’auto

ed altresì appurato che il 34enne era sot-toposto alla sorveglianza speciale conobbligo di dimora nel comune di Bari. Aven-do violato palesemente gli obblighi a luiimposti, i Carabinieri hanno proceduto alsuo arresto ed al successivo trasferimen-to nel carcere di Bari.

DISSEQUESTRATO LO STA-BILIMENTO BALNEARE

“NAUTILUS”Via i sigilli dal Nautilus: lo ha deciso il Tri-bunale del Riesame di Bari che ha dispo-sto il dissequestro della struttura balnearesu istanza del difensore dei titolari. La strut-tura, quindi, torna nelle loro mani, in atte-sa che si compia l’iter giudiziario. Con l’ac-cusa di aver proceduto alla cementazioneabusiva del pubblico demanio marittimo, equindi causato un danno ambientale, il giu-dice per le indagini preliminari del Tribuna-le di Bari aveva disposto il sequestro dellostabilimento balneare Nautilus, eseguito il30 ottobre 2008 da militari della Capitaneriadi Porto di Molfetta. Il cemento – stando aquanto si è appreso al momento del se-questro – era stato gettato non soltantosulla costa, ma direttamente sul fondalemarino, su un’area che supera i 3mila me-tri quadri (corrispondenti a tutta l’areademaniale antistante lo stabilimento). Ilprovvedimento era il risultato di un’indagi-ne iniziata nel dicembre 2007 e proseguitacon numerosi sopralluoghi ed una comples-sa analisi documentale.

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l’interNome: RaffaeleCognome: SollecitoEtà: 24Soprannome: Alle medie mi chiamavano «Sailor Raffy». Poinon ne ho più avutiSquadra del cuore: Liverpool (non sono juventino)!Titolo di studio: Dottore in informaticaMai comprato un dvd pirata?Sì, per la Playstation.Mai scaricato da Emule un software pirata?Sì, tante volte!Qual è l’ultimo CD che hai comprato?L’ultimo album di Ludovico Einaudi.Qual è l’ultimo masterizzato?«Violator», un bellissimo album dei Depeche ModeQual è l’unita di misura fondamentale che il computerusa per fare i suoi calcoli?Il bit.Quanti kilobyte ci vogliono per fare un megabyte?1024La parolaccia che dici di più?Vaffa...La parolaccia che mai vorresti che ti dicessero?Pezzo di mer..!Benvenuti a Giovinazzo città delle lampare o deilampascioni?Delle lampare. Non ho mai apprezzato abbastanza la nostratradizione culinaria perché le nostre famiglie ci abituano amangiare troppo!Chi è il tuo lookmaker per le grandi apparizioni televisi-ve?Lo specchio della cella pieno di schizzi di dentifricio…. Hoscoperto di avere una grande autostima!Ma nella casa di Terni ce l’avete il parrucchiere o c’è solola macchinetta per raparsi i capelli a zero?Esiste un detenuto che ha passato lunghe selezioni per essereritenuto psicologicamente adatto a maneggiare una macchi-netta per capelli senza aggredire qualcuno!Liberatemi… le mie mani devono applaudire – canta BiagioAntonacci. Applaudire ad una punizione di Del Piero?Non ricordo quella canzone anche se molto probabilmente l’hosentita.Applaudiamo agli uomini umili e di buona volontà!Signor Capitano dove sono le risposte alle tante sue lette-re spedite?Le risposte ci sono eccome. I miei amici – quando autorizzati –mi vengono a trovare in carcere! E’ davvero un evento per meogni loro incontro!Liberatemi qui c’è buio… Quando sarà per te domani?

DI SERG

VOLEVO VINCERE UNA SCOMMESSA:

CERCARE DI RIUSCIRE A STRAPPARE UN

SORRISO, A FAR MUOVERE I 40 MUSCOLI

DEL VISO. MI HANNO DETTO CHE NON

C’ERO RIUSCITO NEMMENO DOPO «IL

TAGLIO E CUCITO» SULLA GRAFOLOGA

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E RIPRESO CON DILEGGIO SU LA PIAZZA.

SCOMMESSA VINTA? PER 3/4. SONO

RIUSCITO A FARGLI MUOVERE SOLO 30

MUSCOLI FACCIALI. TANT’È. MA PERCHÉ

RAFFAELE TIFA LIVERPOOL? QUALCUNO

DISSE: «IL DUBBIO È UNA CHIAVE CHE

PORTA ALLA CONOSCENZA». PIENAMENTE

D’ACCORDO. PERÒ IL MIO COGITARE VA O

CONOSCENZA, PERCHÉ RAFFAELE CONTINUA

SONO RIUS

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SONO RIUSC

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11 Marzo 2009

rvista Quando chi di dovere si toglierà i paraocchi e mi permetterà divivere la mia vita con dignità ed umiltà. Come ho sempre fat-to!Cos’è il punto G?Un punto estremamente sensibile del corpo umano.Nel sesso è più importante il trasporto o l’Audi A4?Il trasporto. L’Audi A4 comunque è sempre un ornamentoche non dispiace nell’insieme!Come possono fare la notte per chiamare da Capanne oda Terni o da Rebibbia Mercedes Ambrus senza il telefo-nino?Non la chiamano. O corrono in bagno o si prendono una pa-sticca per dormire.Ce l’hai un pensierino per Riccardo Schicchi che è la feli-cità dei detenuti con la sua scuderia di ragazze?Secondo me l’idea di ambientare un suo film in un carcerepotrebbe essere originale e redditizia.Porta a Porta, Matrix o ‘Retecapri e la notte’?Meglio che spegni la televisione e ti leggi un bel libro.Hai mai litigato per cambiare canale?No, mai! Al massimo ho fatto scommesse del tipo: «Chi rie-sce a fare più flessioni decide!». Oppure: «Chi pesca l’asso didenari decide!»...A che bell’ò cafè... A Capanne lo fanno meglio di Terni?Dipende dai gusti. Forse a Terni è più umano!Che cos’è per te la forza della vita?E’ la forza di avere sempre e comunque una ragione più chevalida per lottare!Anche dentro alle prigioni, la forza della vita è la forzapiù testarda che c’è in noi che sogna e non si arrendemai?Chi si arrende si lascia andare ad un deperimento cheaccelera la sua fine. Oppure, peggio, si attacca con unacorda al soffitto. Chi lotta lo fa contro gli altri e contro l’ab-bandono di sè per dare e prendere il Bene. Per dare unsenso alle proprie giornate, alla propria esistenza. Persentirsi uomini e non animali!Se dovessero assolvere la Juve dal processo di Calciopolile restituiranno gli scudetti disonesti?Non lo so. Non mi interessa.... Non sono juventino!A me riesce meglio con la dama sportiva che con le dame.E a te?La fortuna non mi assiste mai!Si possono svolgere processi in televisione?No. La televisione fa passare passaggi sbagliati senza nes-

GIO PISANI

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Page 12: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

12

sun valore (tantomeno etico)!Cassano è megghie di Del Piero?Hanno due teste completamente diverse. Se Cassano avesse latesta dui Del Piero sarebbe un mito!Chi vincerà lo scudetto di calcio nel 2009?Il BariE quello dell’ipocrisia?E’ una battaglia davvero dura perchè ci sono tanti che vorrebbe-ro primeggiare e lottano con caparbietà!Anche se non c’è la videochiamata, ce la fai sentire una risa-ta?E’ diffficile ridere di gusto in questo frangente e con la penna nonriuscire a farti vedere una risata per 3/4!Posso dire che sono riuscito a far muovere i 40 muscoli delviso a Raffaele?Facciamo 30Ce l’hai un adagio giovinazzese?Un detto? Una frase? «Sine e friket» ovvero di sì e poi fregate-ne!Nonostante tutto ti senti in armonia col mondo?Sì. Solo con i polmoni zeppi di vaffa...Mimmo’s snack ti ringrazia per la pubblicità subliminale inmondovisione che gli hai fatto. Perché pensi che in paesequando apri bocca qualcuno si debba sentire offeso?Psicologicamente qui ti fanno sentire così. Da quando mi hannocarcerato mi sembra che ogni volta che apro bocca rimane tuttoall’aria. Peggio, offende!Concludi l’intervista alla Marzullo. Fatti una domanda e dat-

ti una risposta!Dopo la mia pubblicità, Mimmo’s snack diventerà una catenadi fast-food globalizzata come Mc Donald’s. Almeno potrò gu-starmi il suo panino alla porchetta ovunque mi trovi Dellaserie: «Se ho un potere mediatico, spero che serva a qualcosadi utile per tutti...».

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13 Marzo 2009

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DI DEPALMA GAETANO

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15 Marzo 2009

Scrivo quando da poche ore ilgoverno israeliano ha procla-mato, unilateralmente, il cessa-te il fuoco nella striscia di Gaza.Centinaia di morti, fra cui molti,moltissimi bambini. Colpitescuole, e obiettivi che in un con-flitto normale, come un ospeda-le, non sarebbero mai stati og-getto di colpi da parte di unesercito regolare. Ma questanon è una guerra normale. I capidi Hamas che da quasi dueanni hanno il controllo della stri-scia di Gaza o sono fuggiti o sisono rifugiati, vigliaccamente, inricoveri posti proprio in questisiti protetti dalle convenzioni in-ternazionali. Utilizzando i civili,e fra questi bambini, come scu-di umani. Hamas è la formazio-ne politica che vorrebbe, lette-ralmente, cancellare lo stato diIsraele dalle carte geografica.E’ l’organizzazione che con illancio di centinaia e centinaiadi missili verso le città israelia-ne, confinanti con il territorio diGaza, ha costretto Israele a lan-ciare l’operazione militare«piombo fuso» per ridurne lacapacità militare. In Italia non si sono sprecate reazionipro e contro Israele. Le vittime civili, e in particolare, itanti bambini morti sono stati giustamente al centro del-l’aspro confronto. E molti si sono lasciati trascinare ol-tre le righe, oltre l’analisi puntuale dei torti e delle ragio-ni, oltre il senso della verità e, immersi nell’odio ideolo-gico e del pregiudizio hanno trovato l’unico colpevolepoliticamente corretto nel governo israeliano e in gene-rale, negli ebrei. Non solo nelle giustificabili manifesta-

zioni degli islamici presenti in Italia a cui si sono accodati ipartiti della sinistra estrema e anche nelle trasmissioni te-levisive della RAI. Una su tutte ‘Annozero’ condotta, dalgià dipendente di Silvio Berlusconi, Michele Santoro. Difronte alle critiche, sempre legittime se si pensi che il suolautissimo stipendio è pagato con i soldi del canone, hareagito nel solito modo incivile e antidemocratico a cui ciha abituato. Ha invocato la censura: «In un Paese normaleil residente della Camera non avrebbe il diritto di criticareuna trasmissione giornalistica». A parte che tutti - e sotto

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

GIOVINAZZO WEB-TV: un progetto che nasce nel settembre 2005. Loscopo era quello di organizzare una piccola redazione che si occupassedella realizzazione di un tg settimanale da mandare in onda sul web.Da allora il Web Tg conta oltre tre anni di esercizio e più di 150 edizioni,ognuna delle quali può essere visibile in qualsiasi istante sul portalewww.giovinazzo.it, sito afferente al giornale La Piazza

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Nascerà una nuova web tv. Ma una non c’è già?UN FINANZIAMENTO DA 18MILA ENNESIMO SPRECO DELLA REGIONE PUGLIA

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ANTONELLO DIXIT

«Una grande opportunità per

il territorio perché a Giovinazzo

nell’Istituto Vittorio Emanue-

le vengono valorizzati spazi

molto importanti, molto belli

che adesso potreste anche vi-

sitare».Sindaco Natalicchio, da buonumanista si riferiva agli uffici cheavrebbero accolto il Sert nell’IVE!

FUORI C’ENTRO: UN CAL-CIO ALLA SOLIDARIETÀ

«Io mi auguro che si possano

essere sempre miglioramenti

per il futuro. Però sappiamo

che il calcio a parte di queste

cose qui, può succedere di

tutto dal momento che c’è tan-

tissima tranquillità e pace poi

per sfociare in violenza. An-

che magari un episodio di una

parola detta di troppo. Lo sap-

piamo che il calcio è fatto di

cose particolari. L’importante

che ci sia sempre rispetto per

il prossimo»Pietro Maiellaro detto ilGrandeperchè delegavala alla sa-pienza dei piedi il suo genio!

17 GIUGNO: ITALIA – FRANCIA

«Donadò Mìtt a Cassano. Ci

sta bene Cassano – Del Piero

- Grosso e Toni…. Vai!Anche

Del Piero perché l’uccellin che

fischia nella campagna segna

il gol!».Campagna «Pro Metti Cassano»

IL BELLO DELLA DIRETTA

«Noi dobbiamo puntare sul tu-

rismo perché il turismo potreb-

be essere la nostra arma se-

greta per risolvere i problemi

che le nostre attività produt-

tive stanno in questi giorni vi-

vendo con l’apertura dei grandi

centri commerciali che stan-

no soffocando tutta la…. di-

ciamo…. le piccole attività.

Noi dovremo sul turismo e per

cui attraverso il turismo cer-

care di …diii … di far vivere le

nostre famiglie appunto. Cioè

dovremmo puntare sul turi-

smo affinchè si possaaa…. si

rewind di Sergio Pisani

RIAVVOLGIAMO IL NASTRO DEL GIOVINAZZO WEB-TG

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17 Marzo 2009

possaaa….. andare a colma-

re quel vuoto che stanno col-

mando le aperture dei grossi

centri».EXPO Giovinazzo 2008 volutofortemente dall’assessore alle at-tività produttive Dagostino. Cosìcome la diretta su giovinazzo.it

RISOTTO MARE E MONTI

«Noi stiamo tentando di ave-

re anche delle montagne per

avere mare e monti per scia-

re anche. Il turismo è sem-

pre stata la Cenerentola di

questo paese. Adesso l’Am-

ministrazione e quest’asses-

sore sta cercando di svilup-

parlo».

EXPO Giovinazzo 2008: cons.Leo Magarelli cui non sfugge pro-prio il senso dell’humour. Semprein diretta su giovinazzo.it

IL PADRONE DELLEFERRIERE

«Per motivi personali legati

alla mancata condivisione di

un progetto di espansione del-

la società in cui il sottoscrit-

to fermamente crede per il

rilancio della stessa. Ovvero

ho lavorato per 4 anni per fare

grande questa società, abbia-

mo raggiunto dei risultati.

Adesso passo la mano molto

serenamente!».È facile sapere quale sia la verità,ma a volte riesce molto difficile ri-conoscere una menzigna. VitoFavuzzi, ex Presidente dell’AFP

LA VITA È UN’ASTRONAVE«Se mi do-

vessi iscrive-

re all’Univer-

sità che poi

è rimasta tra

le cose che

mi piacerebbe fare nella vita,

mi iscriverei ad astronomia».Federico Stragà, cantante

I SOGNI NON AIUTANO PIÙA VIVERE MEGLIO«Per rima-

nere coe-

renti dalla

n a s c i t a

quello che è

stato il no-

stro camino noi preferiamo non

rinunciare ad un sogno ma cer-

carlo di renderlo più difficolto-

so»A Tonio Carlucci, presidenteGSCalcio a 5, primo in classificanon riesce facile parlare dei bidonipubblicitari ricevuti all’indomanidella crisi economica

CAROSELLO, CHI SE LO RI-CORDA?«Io venivo

a Giovinaz-

zo a fare le

f e s t e ,

c’erano i ve

glioni, non

è che sono

v e n u t o

molte volte a fare i veglioni an-

che di Carnevale ma venire in

terra di Bari era una conquista

invece della solita Manfredonia,

Cerignola Siponto!».Vengo dopo il web-tg: Renzo Arbore23 agosto 2008.

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DI DEPALMA GAETANO

NUOVA SEDE

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19 Marzo 2009

echi di febbraiodi Angelo Guastadisegni

L’ultimo comunista Domenico Bavaronon c’è più. Instancabile attivista delPartito Comunista Italiano, sindacali-sta, se ne è andato senza fare tropporumore. Per sempre. Aveva 88 anni. Unuomo con una meravigliosa storia disofferenza, di lotta e di speranza. Unuomo della sinistra mosso da un otti-mismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale operò sem-pre nell’interesse preminente della gen-te, dei lavoratori. Uomo provato dallevicissitudini della vita, dopo aver pro-fuso a piene mani il bagaglio delle sueesperienze acquisite nella militanza delP.C.I. e come sindacalista dellaC.G.I.L. Forse è deceduto in tempo pernon assistere a cambiamenti possibilidel P.C.I. ed al cambio dei colori –emblematici – che distinguono le nuo-ve connotazioni del cosiddetto Partitodei Lavoratori. Non più bandiera rossacon falce e martello, ma prima la Quer-cia, poi l’Ulivo, adesso il Partito De-mocratico e domani chissà come sichiamerà e quale emblema avrà.Domenico era rimasto comunista an-che se gli altri sono passati per tutta unaserie di ragioni ad altri lidi. Fautore di unasocietà paritaria ed equa, una società sen-za proprietà privata (la proprietà privata èuna grande furbata inventata per far sì chegli uomini non siano tutti uguali). Comuni-sta da sempre. Comunista anche prima disapere di esserlo, Domenico se n’è andatolentamente seduto su una panca del giar-dino vicino casa sua riflettendo su un tizioricchissimo che vende un sogno di carta-pesta e tutti gli credono. Quel tizio che faràa pezzetti il paese e la costituzione. Se n’èandato, Domenico, dopo che ha visto il suopartito presentarsi da solo alle elezioni,con un programma comunista e l’idea diuna pace comunista che non è mai unapace di opportunità come quella degli ex-comunisti bugiardi mescolati in altri gruppi.

Se né andato un anno dopo che il Parla-mento ha cancellato definitivamente lafalce e il martello. Domenico Bavaro, piùvolte consigliere comunale, fu il Simbolodei comunisti il vero importante punto diriferimento contrapposto alle forze politi-che coalizzate che governano la città. Erasempre attento ed operoso nella difesadella libertà, della dignità, del progresso,della gente. La lotta contro lo strapoteredi certa gente è stata la sua costante divita.Sempre avversato ma mai toccato,perché allora il P.C.I. era una roccia, unaroccaforte inespugnabile.Ricordo il 1950.Fu un anno difficile, anche a Giovinazzo,a seguito dell’attentato al Segretario delP.C.I. on. Palmiro Togliatti. I lavoratori par-teciparono in massa allo sciopero gene-rale esprimendo compattezza e solidarie-

14 marzo 1921 - 3 febbraio 2009

Domenico Bavaro, l’ultimo comunistatà al Segretario del P.C.I.Due nellanostra città le persone che diresse-ro la protesta sindacale: TommasoSicolo e Domenico Bavaro, due viteparallele. E lo sciopero alle Accia-ierie e Ferriere Pugliesi, con l’occu-pazione di fabbrica per un mese, Fucondotto così magistralmente danon fare sconvolgere la città. Fu lavittoria delle maestranze. Non è sta-ta una vita facile quella di DomenicoBavaro che per il carisma che ave-va conseguito con tanti anni di mili-tanza al partito doveva stemperaregli animi dei più esagitati con la for-za della ragione, con la pazienza,con la calma. Tutto l’interesse delPci era rivolto alle maestranze del-le ferriere che dopo aver prodottomateriale esportato in Italia o al-l’estero, iniziava la sua decadenzaa causa della grave concorrenza si-derurgica delle altre fabbriche.Quando Achille Occhetto decise diabolire la falce e il martello per farnascere la Quercia, anche il PCI diGiovinazzo si adeguò ai tempi. Fu

la morte nell’anima per Domenico. Quan-do il Pci divenne Pd, Domenico divenneimperturbabile. I veri comunisti non cam-biano. Intanto il tempo scorreva e l’etàpesava sulle sue spalle. Domenico delu-so dalla trasformazione del PCI si era ri-dotto a fare il vecchietto al giardinetto.Era solito meditare sulle panche sotto glialberi a pochi passi dalla sua abitazione.E a salutare con il pugno alzato gli ultimisuperstiti compagni. Quando però l’ideasi sporca, finisce tutto a rotoli. A questopensava Domenico assiso la mattina suquella panca. Con lui mi confidavo: «Dim-mi Mincuccio, secondo te Bertinottisvenderà il nostro piccolo partito?». Sen’è andato Micuccio anche perché nonaveva più un partito a cui votare!

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20

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21 Marzo 2009

Nu uànn, a Natél(e), quann pi’m(e)n(e) v(o)lav(e) scè osúnn ‘brazz(o) a la Madonn(e)p(e)’ v(e)daj da v(e)cén com(e) Jav(e) ‘na volt ‘u Natél(e)quann iémm criatéur, ca m(e)ttèmm(e) ‘u mussa d(e)riaun(e) du távue adó stav(e) fatt ‘u pr(e)sépijeè n(e) ‘ngandemm(e) a v(e)da’ Gesù Bambin(o).P(e) l(e) strét(e) du paiés(e) vecchi(o)Come(e) s(e) s(endaiv(e) béell ind’all’arie‘u addaur d(e) l(e) dulc(e) e chedda pund(a)d(e) la c(e)podd(e) ind’ o calzaun(e),‘u profum(o) de le c(e)mdrép(e) è d(e) l(e) frittéll(e).A chidd ti(e)mb avastáv(e) méett(e) ‘mmenz ‘u tavuírCa gé iav(e) ‘na feste k’app(i)cciav(e)L’occhier(e) d(e) tutt(e) l(e) m(i)ninn(e)!Péur chidd k(e) ‘u mukk o’ nés(e)Add(e)v(e)ndév(e)n(e) bér(e)fatt!A chédd(e) été, sèn(e), stév(e)n(e) l(e) problém(e)però s(e) la v(e)dévene l(e) grann(i)a neu parav(e) ca sciav(e) tutt(e) bbun(e)e nan ‘brtem d(e) nudd.

Un anno, a Natale, all’improvvisoVorrei addormentarmi in braccio alla MadonnaPer vedere da vicino come era una volta il Natalequando eravamo bambini, che mettevamo il mentoa direzione del tavolo dove stava fatto il presepee ci incantavamo a vedere Gesù Bambino.Per le strade del paese vecchioCome si sentiva bello nell’ariaL’odore dei dolci e quella punta (odore pungente)della cipolla nel calzone,il profumo delle cime di rape e delle frittelle.A quei tempi bastava mettere in mezzo il tavoliereche già era una festa che accendevagli occhi di tutti i bambini!Pure quelli con il muco al nasoDiventavano belli!A quell’età, sì, stavano i problemiPerò se la vedevano i grandi,a noi sembrava che andasse tutto benee non ci importavamo di nulla

Natèl a Scevnazz Natale a Giovinazzo

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23 Marzo 2009

Su richiesta telefonica è possibile usufruire anche delservizio di consegna a domicilio

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Anche quest’anno non sono mancate paginesuggestive del Natale grazie al lavoro di coor-dinamento dell’Amministrazione Comunale ein particolare dell’Assessora alla Cultura Ca-rolina Serrone. Si è goduto di tanti momentibelli, soprattutto musicali tra cui quello di pas-saggio tra il 2008 e il 2009 che tanta gentehanno richiamato in piazza anche dalle cittàlimitrofe.L’euforia delle feste in piazza del 2000 non si èancora spenta nei cuori dei Pugliesi tanto èvero che “tirano” ancora molto le feste di Bari,Corato, Andria etc. Si è ripetuta la magia deigrandiosi Presepi di S. Domenico e di S. Ago-stino soprattutto della suggestione di quest’ul-timo che ha riproposto la splendida “cartolina”Giovinazzo (torrione, porticciolo, via Marina,Cattedrale e Vedetta del Mediterraneo), costru-ita sapientemente e pazientemente da perso-ne benemerite della cultura, e dichiarato indi-struttibile a furor di popolo tanto da restare (ve-lato) in permanente esposizione davanti all’al-tare del Rosario. Un significativo presepe è statoallestito davanti all’altare maggiore della chie-sa dello Spirito Santo rievocante l’invenzionea Greccio (Rieti) nel 1223 del presepe viventeda parte di S. Francesco d’Assisi il cui Bambi-nello è stato portato in processione come ognianno. Un altro significativo presepe lo si è vi-sto in Cattedrale: ha proposto un fantoccio conle sembianze del Vescovo don Tonino Bello

che mostrava Gesù Bambino deposto su ungrembiule da massaia. La teologia del servi-zio così genialmente visualizzata da don To-nino con l’immagine del grembiule oggi uni-versalmente nota!Come ogni anno da quarant’anni a questaparte la Pro Loco ha organizzato la nascita trala sua sede e la piazza Umberto I la sera del24 dicembre. Alla cerimonia hanno fatto coro-na una splendida riflessione di don Benedet-to Fiorentino, la lettura del Vangelo di Lucasulla nascita, e le musiche natalizie eseguitedagli allievi della Scuola del Concerto Bandi-stico Giuseppe Verdi a cui è stata alternata lalettura di bellissime poesie sul Natale. Oltre aquelle tradizionali di Giovanni Pascoli, DiegoValeri, Giuseppe Ungaretti, Pietro Mastri, il sot-toscritto ne ha letta una della defunta mogliescritta nel 2001 e una da lui stesso compostaper l’occasione, intitolata Natale a Giovinaz-zo che viene qui proposta al fine di mantene-re viva la tradizione natalizia giovinazzeseanche sotto l’aspetto verbale. Prima che la be-fana portasse via tutte le feste, nella chiesadello Spirito Santo, la sera di sabato 3 genna-io, la Corale Polifonica Molfetta, diretta da Pi-nuccio Pappagallo, ha proposto con grandesuccesso un programma di canti natalizi. Allabellezza delle voci hanno dato un tocco ma-gico la sentita esecuzione e l’impeccabile di-rezione.

echi nataliziprof. Michele Carlucci 4 Gennaio

MUSICA CLASSICA NELLA

SAN DOMENICOFranz von Suppè,Ferenc Lehár, Jac-ques Offenbach, Ri-chard Strauss: que-sto il programmamusicale del Con-certo di MusicaClassica tenutosipresso la Parroc-chia San Domenico lo scorso 4 gennaio acura del Concerto Bandistico “G. Verdi”, gui-dato del Maestro Dominga Damato. La suaottima direzione e la perfetta esecuzione delgruppo giovinazzese hanno entusiasmatoil numeroso pubblico intervenuto per l’oc-casione. Da anni, ormai, l’Associazione Cul-turale Musicale “G. Verdi” è impegnata a svol-gere una premurosa preparazione musica-le ai giovani della nostra città. Adesso piùche mai, sotto la direzione del Maestro Do-minga Damato, il Gran Concerto Bandistico“Giuseppe Verdi” è annoverato fra i migliori.

6 GennaioEPIFANIA: UNA CALZA PIENADI SOLIDARIETÀ PER I MENO

FORTUNATI

L’Epifania sta ad indicare l'Epifania del Si-gnore, una festa cristiana che cade il 6 gen-naio, cioè dodici giorni dopo il Natale e que-st’anno, oltre a doni, dolciumi e divertimen-ti, ha portato un’iniziativa benefica in favoredelle persone meno fortunate. Il 6 gennaio,in Piazza Vittorio Emanuele, l’Assessoratoal Turismo del Comune di Giovinazzo haraccolto giocattoli e generi alimentari, in unevento denominato “La Befana del Com-merciante”.

Ancora, musica, tradizioni e canti

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giovinazzo ch

IL NOSTRO VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE NOSTR

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10 anni con Clima Doc ed il segreto d

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25 Marzo 2009

he lavora

RE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

La crisi economica preoccupa davvero tutti. I politici di tutto il mondo, irisparmiatori che hanno paura che i prezzi possano salire ancora dipiù. E anche la piccola impresa che non dorme sonni tranquilli. Mac’e’ un’impresa che sembra non conoscere crisi nel nostro paese: Cli-ma doc SNC. Perché? Una casa riscaldata non conosce crisi. Il matto-ne che respira anche. Nell' annus horribilis Clima doc veleggia suacque tranquille.LASTORIA. Nel settembre del 1998, CARMINE COCOZZA, con unaferrata esperienza nel campo edile e FRANCESCO MARINELLI, giàrodato nel settore idrotermico della città di Bitonto, fondano la ClimaDoc SNC, un’azienda sorta principalmente per la manutenzione del-le caldaie. In città, esultano gli idraulici che da tempo attendevano lanascita di una simile attività. Un anno dopo, nel 1999, Clima Doc ab-braccia anche l’impiantistica tecnologica con l’installazione di calda-ie, impianti idrotermici e di condizionamento. Le strette di mano inizia-no ad aumentare: i contratti pure e l’azienda di via Ugo Bassi festeg-gia l’ottantesimo cliente nel primo anno di attività. Un dinamismo che,nel corso di questo decennio, non si è fermato a Giovinazzo. Molfetta,Terlizzi, Bari e Bitonto, ma anche il Lazio, l’Abruzzo e l’Emilia Romagna.Nel capoluogo pugliese e a Pescara, Carmine e Francesco espongo-no il loro marchio all’interno della prestigiosa gioielleria RoccaCalderoni, in una sintesi ideale tra storia, prestigio ed eleganza. Allependici del Colosseo, c’è ancora la griffe di Clima Doc, stavolta ac-canto all’autentica Bassetti. Gli anni passano, aumentano i corsi diaggiornamento e marketing, si moltiplicano i contratti e accrescono iservizi di una realtà che, sin dal 1998, ha sempre preferito lavorare incoppia per non volare troppo con il rischio di sprofondarenell’anonimato. Clima Doc ha scelto la filosofia del “pochi, ma buo-ni…”, come entrambi hanno sottolineato. Gli orizzonti si allargano, Cli-ma Doc si espande, arrivano le caldaie a condensazione, i pannellisolari e gli impianti misti caldaie e termo-camini. Si prosegue tutto d’unfiato fino al 2009, fino alla crisi che, nel loro settore, non si vede pro-prio. «Nel nostro settore – racconta Francesco Marinelli – non c’è cri-si». Per fortuna, verrebbe da dire. Intanto dall’esperienza maturata sulcampo e dalla ricerca tecnologica mirata al perfezionamento del pro-dotto la Clima Doc si sfrega le mani per essere divenuta, nel corso deltempo, il Centro Ufficiale Ariston, Simat e Radi per l’assistenza tecni-ca delle caldaie all’interno del circondario cittadino. Francesco eCarmine, che assieme condividono una notevole passione per la pe-sca che dividono con gli amici di ‘Tecnotherm’, si sono affacciati an-che al Palasport di viale Aldo Moro. Sugli spalti, da qualche mese,campeggia anche il loro striscione a testimoniare l’espansione di unarealtà imprenditoriale che, nel 2008, ha tagliato il traguardo della mil-lesima caldaia assistita. Insomma la Clima Doc, da qualche tempoassociata con l’Iper Club Vacanze, si è già catapultata nel nuovo 2009con svariate ambizioni. «Vorremmo aprirci un portale web», chiosaFrancesco Marinelli. La voglia di espandersi è davvero tanta, ma lafilosofia rimarrà sempre la stessa. Volare basso, pensare alto.

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Una premessa per i cari lettori: questo articolo nella prima parteparla di un gioco caro ai ragazzi di una volta e che ora non sipratica più. La seconda parte dell’articolo non è consigliata aquelli malati di stomaco, per cui mi corre l’obbligo di avvisareche chi continua nella lettura lo fa a suo rischio e pericolo!Squidde era un gioco. Il dizionario del ‘dialetto di Giovinazzo’ delcompianto ed indimenticato avv. Giuseppe Camporeale così il-lustra: «squidde: groppone, addosso, pertè a sciacquè – giocodi ragazzi con salto sul groppone formato da altri ragazzi controil muro». Avèt capscèeut nudde? Per aiutarvi a comprendere ilgioco mi sono sforzato di fare un disegnino, spero, capace direndere meno complicata la spiegazione in voga ai nostri tempi.Dal disegno si capisce che facevano parte attiva del gioco isaltatori e chidde ca stavan sott! Il ragazzo addossato al muro(in maglietta rossa e pantaloni blu) veniva designato do tucche.Di lui e della sua trasposizione nel gergo dialettale vi parlerò nelcorso dell’articolo.Pur non essendo pare attiva del gioco la sua figura era impor-tante perché serviva a salvarti dalla capocciata contro il muro

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che ai miei tempi erano di purissima e durissima pietraallorquando qualche maldestro saltatore finiva in modo pococonsono sul groppone di quelli che stavano sotto. Era chiama-to ‘pezze de prejse’ ed aveva anche il compito di segnalare lapartenza dei saltatori per preparare l’urto quelli che stavanosotto effettuando anche la conta dei salti;uno- monta la luna;due – monta il bue;tre - monta il re.Difficilmente si superava questa cifra perché dopo un paio dicariche si finiva tutti per terra, oppure qualcuno di quelli chestavano sotto, non sopportando il peso, gridava: Squidde!!! Aquel punto s’invertivano i ruoli.

Descritto il gioco passo ora a parlarvi della figura de la pezzede prejse. Ai delicati di stomaco ripeto di evitare la lettura diquesta seconda parte dell’articolo. Perché voglio parlarvene?permotivi storici relativi al nostro periodo che i giovani discono-

DI VINCENZO

DEPALMA

illis temporibus

SQUIDDE!!!SQUIDDE!!!

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27 Marzo 2009

scono completamente. Ho constatato che a parlare dellaGiovinazzo antica, dei suoi eventi trascorsi, sono davvero intanti. Ma tutti parlano di fastose feste, di caratteristiche sa-gre, della bellezza dei luoghidelle ricette delle bisnonne, dellenonne, de le mamme di quuann si mangiav jind o stess piatt,ma nessuno, dico nessuno, vi ha mai parlato di quann s cacavjind o stesse prejse. Madonne!Non nzite facèn chedda facciabrutte!!! Vi assicuro che anche quella è autentica storia divita vissuta. La mancanza di acqua corrente non consentivala installazione dei servizi igienici. Tantissime le abitazioniche non avevano i gabinetti. Al loro posto, in qualche angolodella casa, possibilmente con un piccolo foro per un minimodi aerazione, vi era un piccolo stanzino quasi sempremaleodorante e buio.in questo stanzino era sistemato, anzidico meglio, troneggiava u prejse (da qualcuno chiamato an-che Zi’ peppe).Nelle case oltre all’acqua scarseggiava anche la carta. I rotolidi carta igienica non erano stati inventati. Nelle vicinanze delvaso c’era sempre u cendraune, al quale, quando non ci sta-va il più delle volte attaccato qualche miserrimo pezzo di car-ta, trovavi in bella mostra la pezze de prejse. La carta chepotevi trovare trafitta do centraune era quella con la quale isalumai avvolgevano la carta oleata di formag-gi o della mortadella le poche volte che si en-trava per comprare. La mamma si raccoman-dava con i figlioletti: «Mi raccomande, fattìlamett jinz a la carte!». Quando la carta manca-va o cendraune stave appese la pezze duprejse. Appena appesa il suo uso era facile,dopo un poco era tutta una serie di sberleffi ela ricerca del tratto pulito era davvero moltoproblematica.Vu avaiv ditt! Nan zite facèn chedda facc!Per completare lo storico e veritiero raccontoella nostra quotidianità vi dirò che alle primeluci dell’alba( allora ci si alzava molto presto)per le vie cittadine passava u caratidde an-nunciato da la tremette nel quale gli utenti ri-versavano i maleodoranti escrementi.Diversi abitanti del paese vecchio in vicinan-za del mare si liberavano dell’impiccio ancheprima riversando direttamente a mare da lamuragghie l’olezzante prodotto. Per questi unasola raccomandazione: mè sottavìnde ( maisottovento).questo speiga come ai miei tempialle tre colonne c’erano sempre torme de cifelee salpe e le rizze di sotta a la Madonne jevensembe chien.All’angolo dell’antica chiesa della Madonna delCarmine sott o cìls si poteva osservare e leg-gere una targhetta con la cifra da pagarecomesanzione amministrativa secondo l’ordinanzadel Podestà nel caso si fosse stati scoperti ascettè u prejse da la muragghie!A completamento di questo orripilante raccontoaggiungerò che questo prodotto il più delle voltenon veniva neppure distrutto o scaricato neipozzi neri. Molti ortolani facevano scaricare lagrazzie de deje jind o votne che diluito conl’acqua serviva a concimare ed ingrassare ilterreno. Parola degli ortolani!I colibatteri avevano vita breve: dal produttoreal consumatore! Come ciliegina sulla torta masempre per attestazione storica, vi dirò chedata l’esiguità degli spazi nello sgabuzzino, adun lato, subito fuori di esso, era sistemato uvaceile, di ferro-fuso recante sotto una broccasempre in ferro-fuso e lateralmente unsupportino per il sapone: si intende quello ver-de da bucato che si faceva in casa k la fezzad’ughie. La saponette era un bene di lussostpètjinz o comone pe quann u midechvenaivea fè la visit. Insomma la potevi intravedere quando in casa

qualcuno stava male. Malgrado la presenza du vaceile debbo con-fessarvi che difficilmente dopo i bisogni si ricorreva a lui.L’acqua che consumavi costava fatica ed andava attinta do puz-ze. Questo molto di rado era in casa, ma quasi sempre fuori alpiano stradale, fuori dei portoni, jinz a la candìn ed erano per lopiù usatida diverse famiglie. Ogni goccia di acqua veniva tiratasidal pozzo a forza di braccia con tanti sforzi per cui se ne limitaval’uso. Gli uomini aiutavano le donne in quest’incombenza speciequando si programmava il bucato che di solito si faceva sopa a lacammaredde du uascre tenendo presente che allora non esiste-vano neppure gli ascensori.Anche se orripilanti, questi sono racconti veritieri e rappresentanouno spaccato sconosciuto a molti del nostro passato. Per cncluderevi parlerò della trasposizione verbale in uso alla mia epoca peroffendere o insultare qualcuno. Non si usavano le moderne espres-sioni pizze d merd, facc d c….In maniera molto meno sguaiata sidiceva pezze de prejse! Significava tutto: essere ributtante, esse-re inetto, essere appartenente all’immondizia più rivoltante.Oggi questa espressione non fa più parte del nostro imprecare.A voi cari lettori che ne ormai ne conoscete il significato sconsi-glio di usarla. Se qualche altro ha letto l’articolo può conoscerne ilsignificato.Facèt attenziaun, v ptèt abbuschè na querel!!!

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COMPRAVENDITA DI UNA TURCANel corso delle mie ricerche sui protocolli dei notai che rogaronosulla piazza di Giovinazzo, ho trovato alcuni atti il cui confrontocon l’odierna realtà conferma da un lato l’antico stato di sotto-missione e di schiavitù della donna (e legittima le battaglie cheesse hanno portato avanti per la loro indipendenza), dall’altroche è ormai svanita la “venerazione” dei figli nei confronti deigenitori, del padre in particolare.Riportiamo in traduzione l’atto rogato il 6 agosto 1648 dal notaioFrancesco Antonio Riccio (ASBa, piazza di Giovinazzo, vol.194, f. 57).Si sono dinanzi a noi costituiti i signori Fernando de Iudice diLesina, che così si è a noi presentato, il quale spontaneamenteha venduto e consegnato nelle mani di Orazio Saraceno diGiovinazzo qui presente, una donna turca di nome Salina deIemonico, che detto don Fernando aveva comprato daMalogicedio da Zara Capitano delle milizie venete, e ciò per ilprezzo di ducati 50 in moneta d’oro che il sudetto don Fernandoqui dinanzi a noi ha materialmente ricevuto dal detto OrazioSaraceno, e così dinanzi a noi (notaio) ed ai testimoni presentila detta donna turca di nome Salina è passata in pieno dominiodel detto Orazio, al quale il detto don Fernando ha garantito diaverla sinora posseduta secondo la legge.Ed il venditore circa la suddetta turca si è impegnato a difende-re ed a garantire che nessun uomo possa vantare diritti generalio particolari sulla detta donna o far sorgere liti sulla stessa, apena di pagare il doppio del pattuito. E dopo la deposizioen hagiurato.Se appare ben chiaro che Fernando de Iudice di Lesina tratti ladonna peraltro turca come merce di scambio, non fu però lui adaverne violato in primis la libertà poiché l’aveva acquistata daun sergente della Repubblica Veneta. In quegli anni Venezia perconquistare le coste dalmate venne in contatto con le popola-zioni turche che vi risiedevano. Nell’atto si legge come il capita-no delle milizie venete si impegnava a non far sorgere contro-versie sulla donna oggetto di scambio, ed a difendere la stessa.Indubbiamente è da supporsi che la difesa garantita dall’alie-nante avesse lo scopo di garantire integrità fisica della donnache avrebbe così potuto svolgere le mansioni domestiche aservizio del suo compratore.Ancora più grave può apparire l’acquisto fatto da tale caporaleBerardino Ciardi poiché delle due turche oggetto della transa-zione una era «puerilis aetatis cum duabus cecatricibus super

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cerebro videlicet: T Y».Riportiamo la traduzione del rogito dello stesso notaio Fran-cesco Antonio Riccio (ASBa, piazza di Giovinazzo, vol. 194,f. 33) del 11 maggio 1648.Dinanzi a noi costituitosi Nicola Donato dello Manzaro città diBari ha venduto come da accordo a titolo di compravenditaha ceduto al Caporale Berardino Ciardi di […] ora degente inGiovinazzo, una fanciulla turca di nome Mugo, che come bensi vede è di ètà puerile, ed ha sul capo due cicatrici (marchi)ovvero T Y e ciò per il prezzo di 35 ducati di moneta, edinoltre ha venduto un’altra giovane, sempre turca, di nomeRubia, per il prezzo di 47 ducati, ovvero in tutto ha ricevuto82 ducati in monete di oro ed argento …Purtroppo l’etnia a cui appartenevano le donne non è ancoroggi completamente libera da condizionamenti culturali, or-mai superati nella società occidentale. L’edizione di questirogiti notarili del sec. XVII ben si addice come nota storicaper la ricorrenza dell’8 marzo festa della donna.

RISCATTO: DI UN MARITO PRIGIONIE-RO DEI TURCHI …È testimoniato anche un caso contrario a quelli appena ac-cennati ovvero di un giovinazzese imprigionato dai turchi.Anche le attuali cronache trattano di casi di sequestri di per-sone portatesi per lavoro nei paesi del medioriente (per lo piùgiornalisti e militari).«Nell’anno 1678 a 21 di settembre Camilla di Pergola legitti-ma moglie di Sergio Bonvino, esistente schiavo in Turchia,

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per redimere detto suo marito dallacattività, vendè al suddetto <Giu-seppe Buonomo> primo fondatore<del convento di S. Domenico> vi-gne due e mezza d’olive … che nonostante fossero state stimate perducati 58, pure il quondam fondato-re per mera sua ilarità e carità, edaffinchè con maggiore facilità potes-se redimere il detto Sergio suo ma-rito, le pagò ducati 74 conforme iltutto si scorge da instrumento rogatoper mano di notar Giovanni Michelede Luca da noi osservato».Per quanto da questo testo si evincala dolente notizia del sequestro equella dell’atto di carità del nostro“famoso” primicerio Buonomo, èbene sottolineare che la stessa di-chiarazione ad altro non servì chead alleviare gli oneri fiscali dei Pa-dri Domenicani. La notizia infatti èstata rilevata dal f. 56 della Plateadel Convento di S. Domenico diGiovinazzo (arch. priv. fam.Messere) compilata nel 1766 a qua-si novanta anni di distanza dal fat-to, ed riportata al mero fine di di-chiarare l’imponibile sull’immobileinferiore a quello di acquisto.

… E DI UN PADRE DI-SERTORE …L’atto che segue sottolinea la pre-mura di un figlio chierico che, pre-occupato che il padre possa esse-re considerato disertore poichéammalato, e dovendo pagare per-ché non venga ritenuto tale, chiedeed ottiene dal Vescovo il permessodi poter impegnare le proprietà as-segnategli dai genitori.«Molto illustrissimo et reverendissi-mo Signore. Il clerico Colagiuseppedi Colafelice supplicando dice a Vs.Rev.ma come Paolo suo padre è uno delli soldati dellasacchetta di questa città che per sua infermità se ne vennedal suo repartimento di Orbetello senza licenza de superiori eper detta causa è andato fugendo et refugiandosi nelle chie-se, con pericolo di sua vita. Hoggi essendo venuto indulto diVostra Eccellenza con condizione che debbano ritornare alleloro piazze, et non andando, detto suo padre staria nel mede-simo pericolo della vita, et trovandosi estrema necessità perliberar detto suo padre è necessario pigliar denari in presto etquelli che l’hanno da imprestare rivogliono che esso suppli-cante ... deve obbligare et assignare li frutti di una possessioneet casa donatali. Pertanto acciò ... supplica Vs. Rev.ma persuo decreto confirmarlo ut Deus». (ASBa, Piazza diGiovinazzo, sk 12 not. Gregoriano, vol. 144, f 52, atto del 2ottobre 1646).L’attuale cronaca nera invece tratta di figli che sottraggonodenaro ai genitori, arrivando persino ad usar loro violenza persoddisfare insani vizi.

LETTERE

ANNIVERSARIODANGELICO GIUSEPPE2/02/1979 – 2/02/2009

ANCHE SE SONO PAS-

SATI 30 ANNI,TI RI-

CORDIAMO SEMPRE

CON IMMENSO AMORE.

LA TUA FAMIGLIA

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Lo scorso 24 gennaio è stata ufficialmenteriaperta al culto la chiesa del Carmine su viaCattedrale.Per la circostanza la dott.ssa RosannaCarlucci ha fatto luce sulle vicende dell’edifi-cio e dell’ente proprietario, in base a quantoè stato possibile rilevare dai documenti d’ar-chivio fin’oggi rinvenuti, l’arch. FrancescoPalmiotto invece ha illustrato ai presenti levarie fasi di esecuzione dei lavori di restaurodell’edificio.La relazione della dottoressa Carlucci hasottolineato come dell’antica chiesa di S. An-gelo che sorgeva più o meno in quel sito, nonresti più alcuna traccia in quanto agli inizi del‘600 l’Arciconfraternita del Carmine la demo-liva totalmente per costruire l’attuale. Del pri-mitivo stato della chiesa del Carmine unabuona descrizione è fatta dai Vescovi nelleloro relazioni presentate a Roma per la pe-riodica visita al Soglio Pontificio, le notizie cir-ca i lavori con i quali la chiesa fu portata allostato attuale invece, le forniscono i documentitecnici ancora conservati nel fondoarchivistico dell’Arciconfraternita presso l’Ar-chivio Diocesano.Evidenziato come la confraternita fosse stataformalmente istituita dal vescovo GiovanniAntonio Viperano alla fine del sec. XVII, ladott.sa Carlucci ha poi evidenziato come inquella stessa chiesa si insediò un Collegio dipadri della Congregazione Somasca, invitatidal Vescovo di Giovinazzo al fine di accollarsil’onere dell’istruzione del popolo, dei poveriin particolare. L’insediamento della Congre-gazione Somasca portò ad una quiescenza(estinzione) della confraternita. Lo si rilevadal fatto che dalle ricerche condotte dallo scri-vente sui protocolli dei notai roganti sulla piaz-za di Giovinazzo (Arch. Stato Bari), per il se-condo e terzo decennio del secolo XVIII laconfraternita non appare più ne quale partedei rogiti, ne quale destinataria di donazioni.Inoltre tanto scriveva su di essa il vescovoCarlo Maranta nella relazione inviata a Romanel 1640: «Adest quoque intra civitateecclesia sub invocatione S. Mariæ de MonteCarmelo. Hanc incolebant patrescongregationis Somascorum maximo cumpopuli et civitatis fructu [...] In hac ecclesia esterecta confraternitas sub eadem invocationeS. Mariæ de Carmelo quæ saccos induebatalbis cum mozetis Ordinis eiusdem seddimiserunt institutam. At in S. Visitationemandatum fuit iterum reassumi et in pristinumdecorem restitui quod (Deo optimo maximoannuentis) præstabitur». E sempre lo stessovescovo Maranta nel 1645 asseriva di averlaegli stesso re-istituita. Nella sua relatione in-fatti si legge «Confraternitates laicorum obnimiam eorum divotionem, tres alie novissimeerecte per me fuere. Confraternitas S. Mariæde Carmelo, [...] non tamen diu perseveravitin oblicionem data, iterum per me erecta est,constitutibus sacerdotibus qui ad spiritualiaconfratres dirigant». (i testi delle presenti tra-

Riaperta al culto la chiesa del Carminesu via Cattedrale

scrizioni sono editi alle pp. 111-112 del testodi D. DE CEGLIA, La confraternita della SS. Trini-tà di Giovinazzo, Molfetta 2007).La ri-fondazione di questa confraternita av-venne precisamente il 20 giugno 1643 comeannotato nell’Index erectionum confraterni-ta tuum ab anno 1637 usque ad annum 1657conservato presso l’Archivio generale del-l’Ordine Carmelitano ed edito dallo storicoDi quell’Ordine padre E. BOAGA, Per la storiadelle confraternite del Carmine in Puglia, in«Le confraternite pugliesi in età moderna 2,Fasano 1990», p 455.Alle relazioni storico-tecniche, è seguita unaillustrazione degli ultimi anni di vita del so-dalizio da parte dell’ex priore dr. GiuseppeMaldarella.Nell’ultimo decennio, quell’edificio e l’enteproprietario sono divenuti oggetto di notiziedivulgate in maniera non del tutto precisa,che hanno portato al sorgere diincomprensioni.L’Arciconfraternita del Carmine, proprietariadell’omonima chiesa e locali annessi, a se-guito del concordato del 1929 era stata rico-nosciuta quale persona giuridica, ed in quan-to tale, anche se non aveva più iscritti, nonera stata mai estinta, pertanto nominato daparte del Vescovo un commissario nella per-sona del dr. Maldarella, gli iscritti della con-fraternita di S. Francesco di Paola chieseroiscrizione a quella del Carmine, che con unproprio corpo sociale ha ripreso le attività.La confraternita di S. Francesco di Paola in-vece con semplice atto del Vescovo venivaestinta.Tutte le polemiche sorte circa la validità de-gli atti compiuti, a giudizio di chi scrive, sonostate futili, in quanto non si ravvisa in essialcuna illegalità.Tutta questa operazione fu giustificata dallanecessità dell’allora Confraternita di S. Fran-cesco di Paola di rinnovare con il Demanio ilcontratto di concessione della chiesa di S.Giovanni Battista, contratto che come asso-ciazione non godente della personalità giu-ridica aveva sottoscritto più di un secolo fasecondo le leggi allora vigenti, e che ai sen-si della normativa vigente non avrebbe po-tuto sottoscrivere.Per scientificità della ricerca storica è benesegnalare però che in una copia dello Statu-to della Confraternita di S. Francesco di Pao-la del 1899 conservata nell’ArchivioDiocesano, è riportato che con atto rogato inGiovinazzo il 15 maggio 1889 dal notaioRagno la chiesa di S. Giovanni Battista erastata ceduta in uso perpetuo (e non conces-sa per 99 anni) alla confraternita di S. Fran-cesco di Paola. A questo è doveroso aggiun-gere che tutti gli atti rogati dal notaio Ragnosono stati di recente versati dall’ArchivioNotarile a quello di Stato di Bari e che per-tanto prima della inventariazione degli stes-si non sarà possibile consultarli onde fugareogni dubbio ed “errore storico”.

echi di febbraioDI DIEGO DE CEGLIA

49CANDELINE

Invecchiare non è mai facileper nessuno... ma noi ti sa-remo vicini! Tantissimi Auguridi Buon Compleanno! ...Chedire... Fatti coraggio, il pros-simo 26 gennaio sarà peg-gio! Scherzi a parte, Tantissi-mi Auguri per i tuoi 49 annidallo staff di Mimmo’s Snack

e da un tuo “vivace” fans”.

Auguri!!!

IL 26 GENNAIO

GINO LACALAMITA HA

FESTEGGIATO I 49 ANNI

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candidamente

OGNI RIFERIMENTO A FATTI E\O PERSONE REALMENTE ACCADUTI E\O ESISTENTI ÈDA RITENERSI PURAMENTE CASUALE E\O INVENTATO DI SANA PIANTA

Egregio Direttore,era una serata fredda e piovosadei primi di gennaio. Quelle se-rate in cui ti chiedi, mentre pas-seggi nelle viuzze poco illumi-nate del nostro paese, seBelfagor esista davvero. Erava-mo piccoli e quando ormai eraora di cena e volevamo ancorarimanere per strada a giocarenonostante il freddo e la piog-gia, bastava che qualcuno indi-casse in una ombra qualsiasi lapresenza di Belfagor che tutticorrevamo urlando e impauriti acasa. Ricorda le mamme degliamici più fortunati come gli ac-coglievano? «Disgraziet addo' sìstet? Mo' ca venn' d'attand t iàfè fè nuv nuv». E tu che pensa-vi che forse era meglio affronta-re Belfagor che un padre aizza-to da una madre. Bene, la sera-ta era una di quelle, anche se lestrade ormai vuote di bimbi chegiocano, pensi che quelle om-bre che ti affiancano velocemente e spa-riscono sull'asfalto siano i ricordi dell'in-fanzia. Speri di arrivare a casa, trovare iltepore di termosifoni caldi e odori di cu-cina svolazzanti per le stanze. Ed inve-ce trovi tutti i tuoi familiari in doppio pi-giama con cappelli di lana e magari sot-to le coperte perchè in casa fa davverofreddo. La crisi si sente e se fuori si cam-

mina ancora in giacca di montone o mac-china lucidata in casa si patisce il freddovero perchè l'ultima bolletta era salata e isoldi diventano sempre meno. Così imba-cuccato quella sera mi aspettavo di tro-vare nonno Ercolino ed invece entrato nel-la sua stanza lo trovai in un impeccabileabito nero con cravatta e scarpe nere lu-cide. Disteso sul letto. Un rosario nelle

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Il Vice Sindaco Pasquale Tempesta:«Nel segno della nostra amicizia - caro Lino

- fai finta che quel loculo è per me. Non

morire. Almeno per i prossimi tre mesi»

mani congiunte. Con labocca socchiusa e gliocchi indifferenti cheguardavano il soffitto mifece un piccolo cennocon il capo. Ci misi moltoper farlo parlare ed allafine vuotò il sacco. Ave-va saputo che il vice sin-daco Pasquale Tempestaaveva emesso ordinanzadi sequestro di loculi incaso di necessità forza-ta. Lui che ha scelto il suoloculo dove batte il sole ein prima posizione (quel-la più costosa) per age-volarci a mettere i fiorisenza prendere la scalae senza inchinarci. NellaIV e V zona cimiteriale,tanto per intenderci. Eb-bene, nonno Ercolino ri-schia che gli venga toltoil loculo e magari, in caso

di sua improvvisa dipartita, appoggiato inuno di categoria inferiore se non portatoaddirittura a Molfetta. Che poi in Italia sisa come vanno le cose, una volta entratochi ti butta più fuori? Come fai a notificarea un defunto che ti ha occupato il loculoche deve andare via? Come si fa in casicome questi uno sfratto esecutivo? In que-sto non osavo obiettare nulla, ciò che mi

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DI BRUNO LANDO

MIO NONNO ERCOLINO: «LASCIATEMI

MORIRE... IO SENZA LOCULO NON SO STARE!»LA REPLICA DEL VICE SINDACO PASQUALE TEMPESTA: LINO NON È QUESTOIL PERIODO DI MORIRE. VOI GIOVINAZZESI TUTTI ORA VOLETE MORIRE?»

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contrariava è che lui aveva scelto comesistema di autotutela l'abbreviazione del-la vita terrestre per entrare prima nella suaproprietà cimiteriale. Non togliendosi lavita ma supplicando la morte di arrivarecon un po’ di anticipo per non subire taleoltraggio. Ci misi una nottata intera a con-vincerlo che il sistema non era dei mi-gliori. Fuori si sentiva il vento e la pioggiache scuotevano una persiana lasciataaperta. Sono sicuro che quella notteGiovinazzo era infestata di tanti Belfagorche si rincorrevano per le buie e desertestrade cittadine... Arrivato il mattino, miononno mi diede e si diede una chance,convincendosi di venire con me a parlarecon il Vice Sindaco Pasquale Tempe-sta. Prima di noi una fila interminabile divecchietti e vecchiette tutti vestite di nero,l'istanza era quella. Qualcuno del PdL (for-se lo stesso Iannone) sobillava i presen-ti incitandoli ad occupare da vivi i loculidi proprietà. Ma nel pomeriggio arrivò ilnostro turno e fummo ricevuti da un Tem-pesta ormai balbuziente al punto che traogni parola detta potevamo farci unachiacchierata per conto nostro.Mio nonno esordì immediatamente con

tono minaccioso: «Se mi togli il loculo emuoio vengo a prenderti a casa tua».E Tempesta rispose: «E che metafora èmai questa?». E il termine metafora cel'aveva segnato sul suo block notes.«Dimmi – replicò mio nonno - perchè,visto che non mi sento neanche tantobene, vuoi dare il mio loculo a qualcunaltro? Perchè queste quattro ossa de-vono essere buttate ai cani?».E lui serafico rispose (in tempi non pro-prio brevi… ): « Intanto se muori ti fac-cio fare dal Comune un manifesto di rin-graziamento per la tua disponibilità e setrovi occupato il tuo loculo ti cremiamoa nostre spese e ‘sparnizziamo’ (usò pro-prio questo termine!) le ceneri al ventoo nel mare. Decidi tu! Tu non devi uscireuna lira».Nonno Ercolino quasi moriva là, lo fa-cemmo sedere su una sedia e gli dem-mo l'acqua mentre lui ripeteva «Mortama, vinn mo a bghiamm».«Lino - (amichevolmente riprese Tem-pesta - non è questo il periodo di mori-re».Sembrava che stesse recitando un’ome-lia carica di speranza. «Ma voi

giovinazzesi come siete...Volete tuttimorire ora, mentre è in corso d'operal'ampliamento del cimitero. Mentre ab-biamo adottato le nuove maglie di espan-sione C3, mentre stiamo rimettendo anuovo il Mercato Ortofrutticolo, mentreVilla Spada è stata riaperta...»Insomma il trucco di Antonello di direciò che si sta facendo per non dire quel-lo che non si sta facendo.«E poi, per la nostra amicizia, fai fintache quel loculo è per me. Almeno per iprossimi tre mesi . Il tempo che si com-pletano i lavori si ampliamento».A tali parole il nonno si riprese, misecolorito e disse:«Pasquale per te que-sto ed altro».Mio nonno adora il Vice Sindaco, sonoamici di vecchia data e non vorrebbecerto una prematura dipartita dello stes-so. Però ad un amico come si fa a direno? Intanto corre voce didiscutere l’emer-genza loculi in un consiglio comunalestraordinario per la prima volta in piaz-za. Ma perchè proprio in piazza e non invia Crocifisso?

BRUNO

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lapagina dell’emigrante

La settima edizione del festival promos-so dalla Cineteca Italiana ‘Il cinema ita-liano visto da Milano’, che si svolge nel-la metropoli lombarda agli inizi di febbra-io, è risultata anche quest’anno una dellepiù attese e prestigiose nel panoramaculturale e cinematografico nazionale,confermando l’importanza di una rasse-gna nota per qualità e valorizzazione dinuovi talenti.Quest’anno un ruolo preminente è statoricoperto dalla Puglia, quasi un omaggioagli ottantamila pugliesi che vivono aMilano: ospite d’onore del festival è sta-to il regista salentino Edoardo Winspeare,che ha proposto due suoi lavori.Innanzitutto il cortometraggio La passio-ne del miracolo che descrive i suggestiviriti della Settimana Santa a Taranto, ri-prendendo non solo statue e confratelliincappucciati ma anche fissando con lamacchina da presa i volti di coloro cheassistono alla processione dei Misteri:persone assorte, bambini stupiti, anzia-ni commossi.Poi, il suo ultimo film - Galantuomini -sulla Sacra Corona Unita, la mafiapugliese, un film un po’ snobbato dal gran-de pubblico a causa della coincidente pro-iezione con Gomorra e con icinepanettoni di dicembre.La vicenda di Galantuomini si snoda nel-la Lecce degli anni novanta: Ignazio, sti-mato giudice che è da poco rientrato aLecce dopo aver lavorato per molti annia Milano, rivede Lucia, la donna di cui èsempre stato segretamente innamoratofin da piccolo quando giocavano tra i vi-coli dei loro incantati paesi. La donna la-vora come rappresentante di profumi, masi tratta in realtà di una copertura, datoche è il braccio destro di uno dei bossdella Sacra Corona Unita, la nuova orga-nizzazione criminale che in quegli annisi distingue per la ferocia e sviluppa atti-

vità illegali.La morte di un comune amico per over-dose e il procedere delle indagini da partedi Ignazio, lo portano a scoprire la doppiavita di Lucia. Il giudice vive il tormentodel trovarsi diviso tra l’amore per la ra-gazza e l’adempimento del suo dovere diservitore dello Stato, così rinuncia al caso.Ma una notte, dopo uno scontro a fuocotra cosche rivali, Lucia - inseguita da po-lizia e boss rivali - si rifugia a casa diIgnazio. La passione scoppia tumultuosatra i due, ma dopo un paio di giorni Luciaabbandona la casa. Un solo sguardo traloro, e poi la donna va per la sua strada.Rispetto alla precisione della descrizionedelle vicende precedenti, questa conclu-sione lascia lo spettatore un po’ attonito:

di Agostino Picicco

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si sarebbe aspettato un finale più definitoe invece si trova la sorpresa di dover co-struire il futuro dei protagonisti, interpre-tandone gli sguardi e i passi.La vicenda nata come denuncia socialedi un fenomeno perverso quale l’intrecciotra droga, traffico di armi, criminalità or-ganizzata e violenza, plana sulla vicendaesistenziale e sui tormenti dei due prota-gonisti, prigionieri dei rispettivi contestisociali.A fare da contorno a questa triste storiala Puglia, con la varietà dei suoi pae-saggi e i paradossi delle sue vicende, labellezza della natura e i monumenti del-la sua arte e della sua cultura. Un invitosubliminale a ‘girare in Puglia’, in tutti isensi.

Il film ‘Galantuomini’ presentato a Milano con la presenza del

regista salentino Winspeare. Presente una nutrita delegazione

dell’Associazione Regionale Pugliesi

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35 Marzo 2009

Page 36: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

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I MOTIVI PER C vivere a

2871 - Sentirsi assillati come nonno Ercolino da un pensiero fisso:«Devo morire!!! Almeno non occupano il mio loculo!»2872 - Capire che a Giovinazzo è vietato morire fino ad aprile perpaura di essere sfrattati anche da morti2873 – Occupare di conseguenza solo dopo aver letto attentamentel’ordinanza 189 una casa sfitta dello IACP perché lì non ti sfrattanessuno!2874 - Pensare che dal 1995 le varie amministrazioni che si sonosuccedute stavano lavorando per i morti discutendo di ampliamentodel cimitero comunale2875 - Apprendere solo a gennaio attraverso i manifesti cittadini che aGiovinazzo è vietato morire per carenza di loculi2876 - Biasimare secondo lo stile del politicone italiano non i vivi mai morti che devono aspettare che i vivi si mettano d’accordo perchè ilComune non dispone più di loculi2877 - Sentirsi rispondere dagli amministratori in qualità di parentedel caro estinto «C tu a fatt fè a mrè propr mo ca na g stonn casetton»2879 - Mettersi in fila come si fa agli sportelli del Comune perprotocollare la domanda «Scusi posso morire?»2880 - Sentirsi rispondere dal vice sindaco Tempesta «Morire d’inverno,Ninetta mia, si va dritto all’inferno»2881 - Rinunciare a protocollare la domanda di morte per trattenerel’ultimo respiro con coraggio a maggio per piacere a Tempesta cheama de Andrè2882 - Guadagnare tempo per cadere in profonda crisi esistenziale aldubbio ‘L’ sold so picch. Ce agghia fè? Maccattc la ches o m’accattc ucassetton?2883 - Rinunciare all’acquisto casa visti i prezzi proibitivi2884 - Rinunciare all’acquisto loculo visto che il Comune può puresfrattarti2885 - Riscoprire con allegria che a Giovinazzo è meglio vivereche…morire!2886 - Rassegnarsi in seguito all’idea che su questa terra siamo tuttidi passaggio e che oltre ci aspetta la vita eterna.2887 - Per dirla alla Pappagone, aglio e fravaglio, fattura ca nun quaglia,corna e bicorna, capa alice e capa d’aglio, fra pianti e coroner sempdè l’ama dè!!!2888 - Ritornare ad arrovellarsi il pensiero a maggio quando il Comuneavrà garantito che i morti avranno nuovi posti al fresco o al sole, adaltezza d’uomo o al quinto piano a seconda d l solt ca tìn2889 - Morire d’inverno e occupare per tre mesi una casa che non ètua è come sentirsi un Totò cerca casa2890 - Decidere a malincuore di investire in vita almeno 20mila eurodei sudati risparmi per garantirsi almeno nell’aldilà un posto al sole,magari in prima fila2891 - E se anche per la morte l’appetito vien mangiando, sedersi atavolino con depliant e calcolatrice alla mano per aggiungere qualcheoptional e quanto meno una dignitosa sepoltura2892 - Chiedersi cosa scegliere per la casa eterna: 1° - 2° – 3° o 4°piano? Vista mare o vista interno, poco importa.2893 - Giungere a una conclusione: meglio se ad altezza d’uomopensando a chedda povredd d’ migghierm ca c’ nu fior m’ pot dè nuves e pur na carezz2894 - Ripensare alla scelta fatta e decidere che forse sarebbe meglioin alto, almeno nan m’arrobbn li fiur d’ migghierm2895 - Farsi assalire dai dubbi: «Sto prenotando un posto in prima filaalla Scala di Milano o davanti ad un Angelo o un Arcangelo?»2896 - Una preghiera, in conclusione: Dopo quanto ci costa, dateci

almeno una opportunità. Quale?2897 - Scegliere il vicino di … loculo. Non per nulla, cosa pensate? Citeniamo solo al buon vicinato. Un buon vicino per l’eternità.2898 - Chiedersi perché uno già non vuole morire ma per poterlo fare,deve avere almeno…20mila euro!2899 - Prendere atto che come per le auto di ultimo modello, anche peri loculi ci sono…gli optional2900 - Scoprire con somma sorpresa che il prezzo finale del loculo ècresciuto a dismisura dal produttore al…consumatore2901 - Effettuare un immediato paragone alle trasmissioni di BrunoVespa dove si parla di ortaggi e di…filiera

CONSIGLIO COMUNALE2902 - Partecipare al’ultimo consiglio comunale straordinariomonotematico avente come oggetto «Una casa per tutti»2903 - Venire a conoscenza che vista l’emergenza della carenza loculi,l’amministrazione porterà il consiglio comunale direttamente in PiazzaVittorio Emanuele per dare maggiore visibilità che «stiamo lavorandoper voi»2904 - Venire a conoscenza che i consiglieri che hanno opposto il vetoal consiglio comunale in piazza sono quelli che hanno la cappellagentilizia di proprietà nel cimitero2905 - Chiedersi con circospezione perchè non portano il consigliocomunale in via Crocifisso o direttamente nel cimitero anzichè in piazzaEmanuele visto il tema scottante di discussione2906 - Giustificare il diniego dei consiglieri comunali di portare il consiglioin via Crocifisso solo perchè gli astanti non potrebbero partecipare inmassa non essendo muniti di apposito pass per la ZTL2908 - Giustificare il diniego dei consiglieri comunali di portare il consiglionel cimitero per paura di restarci per sempre!

RELIGIONE2909 - Farsi maledire dalle vecchiette durante la Messa perché è squillatala suoneria del cellulare2910 - Frequentare la parrocchia solo in occasione del Gamberemo2911 - Dichiarare con orgoglio l’appartenenza alla parrocchia vincitrice

«Morire d’inverno, Ninetta mia, siva dritto all’inferno»Pasquale Tempesta, vice sindaco

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del Gamberemo, pur non conoscendone nemmeno il nome delparroco2912 - Lanciare dai balconi i bigliettini con la stampa “Viva Maria”, consommo gaudio dei netturbini del giorno dopo2913 - Sedersi fuori l’uscio del sottano per recitare la novena allaMadonna con le altre “commare” e fra un’Ave Maria e un Padre nostrocriticare la signora di passaggio2914 - Mandare la prole alla Cappella a raccogliere i sassi bianchicon cui addobbare il presepe in casa2915 - Mandare marito e prole in gita-premio in campagna a raccogliereil muschio con cui addobbare il presepe in casa2916 - Comprare il quadro di San Pio col neon rosso, ultima trovatakitch dell’industria religiosa2917 - Andare alla messa di Natale per farsi la più beata dormitadell’anno

Inviate i vostri motivi per cui valela pena di vivere a Giovinazzo:Email: [email protected]/fax 080.394.79.20LA PIAZZA DI GIOVINAZZOVIA A.CAIROLI,9570054 GIOVINAZZO

2918 - Fare di tutto pur di riuscire ad entrare nel gruppo di quelli cheportano in spalla il quadro della Madonna di Corsignano durante laprocessione annuale2919 - Non sopportare l’invadenza dei questuanti delle varie festeestive dei santi, che ormai sono arrivati a suggerire anche la quotaminima da… offrire2920 – Partecipare alla sacra messa dei francescani con un vistosocollo di visone

io cipo

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39 Marzo 2009

little italyDI GIUSEPPE ILLUZZI

SYDNEY. Quattro generazioni a confronto e circa cinquanta annidi permanenza in Australia delle famiglie Illuzzi e Goffredo, manon solo.Domenica 1° febbraio eravamo circa 110 in quel di Putney Park,in Sydney, una zona con ampio parco ricreativo con tanto verdeprospiciente sul mare e con molteplici giochi per bambini ditutte le età.C’erano soprattutto loro le famiglie Illuzzi e Goffredo che, doposvariati anni di infrequenti incontri si sono ritrovati tutti per rin-saldare quei vincoli di appartenenza che si erano affievoliti ne-gli anni. Non è stato un semplice rivedersi tra chi si conoscevada tempo ma pure un a piacevole sorpresa tra chi, prole deipionieri giovinazzesi in terra d’Australia, non si conosceva af-fatto, anche se ne avevo avuto notizia di figli, nipoti e pronipoti.L’iniziativa è tata di Riccardo Oppedisano che, in occasionedella recente dipartita del cognato Pasquale Illuzzi ha volutoche le famiglie di cui sopra ritornassero a stringere quel vincoloaffettivo che il tempo stava cancellando. Ed è stato emozionan-te rivedere gli Amoia, i Bonanova, i Goffredo, i Bonserio, gliIlluzzi e gli Oppedisano con rispettivi consorti , figli nipoti epronipoti presenziare all’evento.I ‘grandi’, vale a dire i papà ed i nonni, presentavano agli altri iloro figli o figlie. Ci s’incontrava per la prima volta ma era comese ci si conoscesse da tempo. L’incontro è stato accompagnatoda copiose pietanze che per l’occasione le nostre mogli hannosaputo prepareare e condividere con gli altri.Tutti i capi-famiglia non hanno esitato a palesare le loro emozio-ni e a scambiarsi le loro esperienze di vita ed attività lavorative,dei piaceri e dei ricordi di gioventù, sempre legati da morbosoaffetto alla loro Giovinazzo. E i giovani? Ad ascoltare ibackground, gli amarcord del genitori. Insomma la solita fine-stra sul passato che si apre quando non ci si rivede da tempo.

UN PIACEVOLE RENDEZ-VOUS

A DISTANZA DI ANNI

UN PIACEVOLE RENDEZ-VOUS

A DISTANZA DI ANNI

Ci si è lasciati con la speranza di ripetere con più frequenzaquesti incontri, magari di recuperare una spruzzata digiovinazzesità che è mancata al piacevole rintocco con il pre-sente. Per ricucire lo strappo del passato! Che il giornale LaPiazza sia foriero per i successivi incontri.

HAPPY BIRTHDAYIl 26 gen-

naio us i

coniugi

Domenico

e Vivian

Dagostino,

residenti

nel New

Jersey,

hanno

festeggia-

to il 3° compleanno della loro piccola

Gabriella Hope.I nonni, gli zii, i cuginetti tutti formulano i più

sentiti auguri di compleannoWe love you GABRIELLA

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NEW YORK. La novità del nuovo presidenteamericano, la grande parata presidenziale, lapartecipazione di molte celebrità per preparareil cammino di Obama ormai sono solo ricordi. IlPresidente si è insediato da più di un mese ecerca di riprendere il controllo di una nazione ingrande tumulto. Non c’e’ alcun dubbio che ha difronte sfide che solo Franklin Roosevelt dal 1929nessun altro presidente ha dovuto affrontare.Gli Americani chiedono e vogliono che Obamariesca in politica estera ma anche interna a dareuna svolta. Obama ha occupato l’Ufficio ovaledella Casa Bianca con un grande peso di aspet-tative sulle sue spalle. Le sfide della deteriorantecrisi economica consumeranno per almeno dueanni la sua presidenza. Mentre allo stesso tem-po deve proteggere e difendere la nazione e isuoi confini dai terroristi. E poi c’è sempre l’oc-chio vigile sul Medioriente. Troppe sfida attendo-no Obama al varco. E pensare che s’è appenainsediato. Intanto l’America ha le ossa rotte: an-nunci di nuovi licenziamenti di massa si preve-dono per i prossimi mesi. Oggi le statistiche mo-strano che sono oltre 2,6milioni gli operai senzalavoro, le previsioni per fine anno rasentano nu-meri che ricordano la Grande Depressione.Il deficit nazionale continua a crescere, di conse-guenza il dollaro continua a disprezzarsi sui mer-cati se si continua a stampare e rilasciare sem-pre più soldi. La svalutazione del dollaro preoc-cupa i pensionati che vedranno abbassarsi ilpotere d’acquisto delle loro pensioni.Da contraltare c’è la buona volontà del Governodi intervenire a sostegno del ceto più indigente.Ma anche ad offrire ai vari comparti in crisi soste-gni economici a tutela dell’occupazione. Circa900 miliardi e, calcolando l’interesse da pagarsiper i vari prestiti, il debito va oltre il trilione didollari. L’amministrazione Obama ha ereditatoquesto deficit. La coperta è sempre più corta maWashinton sosterrà il piano di salvataggio del-l’industria. E’ la solita canzone: i profitti vanno aisingoli quando l’economia va a gonfi vele, i costidevono essere socializzati quando si è in reces-sione. Il lupo può perdere il pelo, può avere unnuovo pelo di differente colore, ma non perde ilvizio.Nonostante queste grande sfide nazionali, la nuo-va amministrazione ha deciso di aumentare di30.000 soldati il contingente in Afghanistan. Econ il piano Marshall di investire 30 miliardi didollari per ricostruire l’Afghanistan. Eppure, no-nostante la dura lezione imparata in Iraq dove gliUSA hanno già speso oltre 51 miliardi solo per laricostruzione, e oltre 100 miliardi per contrattiprivati per prodotti e servizi per sostenere le trup-pe e le operazioni di guerre in Iraq e Afghanistan,oggi il nuovo lupo segue sempre l’istinto del vi-zio. Oggi, in Afghanistan alimenteremo lo stessospreco e la stessa corruzione che hanno rovina-to sia le operazione di ricostruzione in Iraq quan-to l’economia nazionale.Ma mi chiedo: perchè prima d’imbarcarci in unaltro vicolo cieco, in un altro prestito pazzesconon si cerca di stabilire cosa farnedell’Afghanistan, quale ritorno può avere per gliUsa questa operazione? Altrimenti io avrei chiu-so i rubinetti!La storia ha più volte insegnato che l’Afghanistanmai è stato un paese dove qualsiasi contingentestraniero ha potuto restare a lungo. Gli inglesinel 19esimo secolo furono sconfitti due volte. Annifa le truppe russe che avevano invasol’Afghanistan con 250.000 soldati dovettero riti-rarsi. Durante i 10 anni di conflitto, i russi hannoperduto oltre 15.000 soldati e migliaia di feriti.

Obama e l’Afghanistan: sulla scia di Bush

L’Afghanistan ha una lunga storia, è unpaese che sa resistere all’invasore e ri-

pudia qualsiasi colonizzazione. Eppure noicerchiamo di aver un posto privilegiato inAfghanistan! Ancora Obama non me l’ha spie-gato. La repressione contro le truppe di AlQuaida avvenute in Afghanistan sono finitesempre male per le truppe americane. Piutto-sto di mandare nuove truppe, sarebbe ora iltempo di riflettere per non cadere di nuovo infallo come è successo per l’Iraq?La decisione della nuova amministrazione diaumentare le truppe in Afghanistan piuttostodi avviare un compromesso di pace scatene-rà in Usa ma anche in campo internazionaleuna reazione controversa contro questa poli-tica d’interventismo. Gli USA non possonoimporre ad altri paesi la loro forma di gover-no. Obama non può continuare a seguir lascia di Bush quando alla nazione ha fatto pro-clami pacifisti!

11 DICEMBRE 2008. Nell’Università Carlo Cattaneo Liucdi Castellana (Va) si è laureata

la dott.ssa NICOLETTA PRUDENTE.Congratulazioni per il tuo 110/100 in Economia

Aziendale e Direzione d’Impresa.«Che il tuo futuro sia sempre radioso, la vita ti sorrida e la

fortuna ti accompagni nel tuo nuovo cammino».Con immenso amore, papà, mamma e tua sorella Daniela

little italyDI NICK PALMIOTTO

Page 41: LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO

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DI ONOFRIO ALTOMARE

Non scrivevo da tre mesi. Non scrivevo nonperché afflitto da crisi creativa ma perché af-flitto da crisi economica. Con 80 euro per vi-vere un mese avvertivo solo un riluttante sen-timento nei confronti di tutto ciò che mi cir-condava. Inizio a soffrire di misantropismoperché chi vive a Giovinazzo, vive in una cittàdimenticata da Dio. Qui il Governo di città viag-gia sugli stessi binari del catastrofismo delGoverno centrale (ormai non faccio più diffe-renza tra destra e sinistra), gli amministratorisi dice da noi so tutt na razz. Altro che Paesedi Santi, poeti e navigatori. Questo è un Pae-se sempre più di ladri, immigrati e cassinte-grati. Le industrie chiudono, i consumi nonsono quelli sperati, i soldi sono sempre piùpochi e le bollette sempre più esose. La gen-te non arriva a fine mese e non spende nem-meno 5 euro per un cesto di ricci. Questa è lafotografia dell’Italia attuale. Sarà la mia foto-grafia, quella dell’umile cittadino della stra-da. Ma no, penso che sia la fotografia chehanno scattato tutti gli italiani che vivono dipensione o di salario. Un’Italia in cui c’è soloil partito unico di Berlusconi che s’è divoratoanche quello di Bossi e di Fini. Un’Italia in cuii partiti di sinistra, quelli più vicini agli intellet-tuali ma anche alla povera gente sono morti.Un’Italia dove nel cancro economico, l’unicaricchezza rimane la criminalità. Un’Italia in cuiti elargiscono l’elemosina della social cardmentre i capitalisti hanno i capitali già distrat-ti altrove in caso di fallimento, tutelati dalleleggi di penalizzazione dei falsi in bilancio.La bancarotta fraudolenta in Italia viene pu-nita con meno di tre anni. Tanzi e Cagnottinon hanno mai conosciuto le patrie galerementre i piccoli risparmiatori di Cirio eParmalat hanno perso i risparmi di una vita!È aumentato lo sbirrismo per stroncare la re-crudescenza della povera gente contro chi isoldi ce li ha!La forbice tra ricco è povero èaumentata. La Chiesa che dovrebbe scen-dere in campo per salvaguardare i giovanipensa solo a celebrare matrimoni, cresime e

comunioni che hanno un costo e costringo-no i fedeli a ricorrere al credito al consumo.Non è così che una famiglia si tiene strettoDio nel proprio cuore! La televisione di Statoe anche le reti Mediaset ti fanno vedere quan-to spendono i vip per i loro galà di anniver-sari o di matrimoni che poi falliscono dopoun mese di vita e poi si ricostruiscono nelgiro di tre anni. Tutto gira in sontuoso vorticedi lustrini. Tutto brilla in televisione. Tutto sem-bra facile attraverso la televisione: anche in-namorarsi di uomini e donne senza sapereche non si hanno nemmeno i soldi per pa-gare il canone per questa spazzaturanazional-popolare! Non c’è un canale serioche ti dice che siamo in piena recessione,che bisogna già da adesso correre a viverein campagna seguendo il credo francescanoora et labora. Tutti voglio partecipare al pro-gramma dei pacchi, ad Affari tuoi dove sielargiscono i milioni. Tutti si lasciano ingan-nare dai luminosi sorrisi di Berlusconi che tiinvitano a spendere sempre di più negli iper-mercati perché i consumi creano quella chein economia chiamano ‘circolazione virtuo-sa della moneta’! A me sembra che di virtuo-so è rimasto solo il pianoforte di VincenzoCamporeale. In città c’è solo una parola d’or-dine: caput! Caput per la pesca (hanno ucci-so il nostro mare perché non pesco più unriccio con il frutto). Caput per l’agricolturadove chi ha seminato non ha raccolto nem-meno le spese. Caput per l’edilizia perché il25% delle imprese edili giovinazzesi hannochiuso i battenti. Caput per la zona artigia-nale dove l’unico artigiano che si è insediatorealmente è un falegname che usa ancora ilseghetto! Caput per il calcio a 5 di serie Ache è stato costretto a vendere due brasilia-ni. Caput per ll’hockey perché molti parentidi giocatori si vendono le partite alle agen-zie di scommesse! Caput per i tanti cervelliche escono dai Politecnici che fanno le vali-gie diretti per il nord e confusi con tanti immi-grati della speranza. Ma almeno qualcuno si

VEDREMO

L’ARCOBALENO

L’eco del mio urlo passerà di

monte in monte.

Attraverserà il mondo.

Dagli ulivi nascerà un arcobale-

no sopra le nostre vite oscurate.

Come un arco di luce, l’urlo farà

vibrare lunghe corde meridiane.

Tanto che la gente dalle sue

grotte s’affaccerà curiosa alla

luce.ONOFRIO ALTOMARE

CAPUT!

domanderà: «Caro Onofrio c’è qualcosa chefunziona in questo paese?» Sì, i tanti patro-nati che assistono la povera gente nella com-pilazione di domande per riscuotere rimborsidi locazione, assegni di disoccupazione mi-nimi, riduzioni di bollette energetiche ridicole.Le messe domenicali funzionano perchè di-stribuiscono pasta e conservati alla poveragente. I Partiti? La sera sono sempre chiusi.Ritorneranno a sventolare i loro vessilli conla campagna elettorale per le provinciali eper le europee di giugno. Perdonatemi lo sfo-go. Cari lettori chiedo scusa per non averviannoiato nei due mesi precedenti: con 80 euroin casa mia per tirare a campare per tutto ilmese non avevo lo spirito nemmeno per met-tere su carta i miei sfoghi. Caput!

[email protected]

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FLORIDA. Il 31 gennaio sui principali giornalisportivi statunitensi accanto al tennista Nadalimmortalato con la coppa in mano per la vitto-ria dello Slam di MelbournE campeggiavanotitoli a caratteri cubitali «Mustangs blankTarpons for title» ovvero Mustangs Tarpons inbianco per il titolo. Perché il titolo lo ha vinto ilLakewood Ranch. Beh, vi chiederete, che noti-zia è questa? In un primo momento qualcunopuò pensare che ho passato la notizia ad unaltro giornale. No, la notizia l’ho raccoltadall’HeralTribune, uno dei principali quotidianistatunitensi e l’ho passata a La Piazza diGiovinazzo. Il perché è presto detto. L’allenato-re (qui lo chiamano head coach) si chiama VitoBavaro. Si chiam come me ed è mio figlio. Nonvoglio tessere lodi sperticate a mio figlio mariflettere sul pensiero di integrazione dei figlidei nostri emigrati che si sono distinti dallacultura, all’economia, dalla ricerca allo sport.Lo diciamo con l’orgoglio dell’italiano all’este-ro, perché qualcuno si vergogna un po’ del no-stro passato, quando approdavamo all’EllisIsland ( l’Isola delle lacrima) e ci mettevanocome animali in quarantena. Qualcuno si ver-gogna ancora dei propri padri che prima di im-barcarsi con un fagotto di cartone per terre assailontane faceva di necessità virtù. Mio padre enon solo mio padre - ricordo - si spingevanooltre Ferrandina per bussare alle porte delle casee vendere uova, farine, indumenti, prodotti divario genere per sbancare il lunario. Ma tornia-mo a noi., alla notizia. Il Lakewood Ranch con-quista il titolo regionale battendo 2-0 Charlotte.Vi lascio alle parole del coach Vito Bavaro ri-portate dai principali quotidiani sportivi: «Theysay offense wins games and defense winschampionships, and the evidence was tonight.We built our team on defensee are a completeteam this year, which is a real key for us».Ovvero le partite si vincono con una difesa eun attacco da campioni. Prossimo obiettivo:vincere il titolo dello Stato della Florida. Unpiccolo contrappunto. Qui, negli States le so-cietà continuano ad investire sui giovani. In Ita-

lia invece dopo la sentenza Bosman preferiscono servirsi di giocatori dell’est oda naturalizzare per economizzare. Alla fine se c’è qualche italiano che arrivaa giocare in serie A è sempre il figlio o il nipote di qualche vecchia stella. Ilnomi non ve li faccio perché sono su tutti i giornali. In Italia anche nel calcio c’èil nepotismo!

In Italia anche nel calcioc’è il nepotismo!

2008-09 Class 5A, Region 3, District 12 CHAMPIONS

VITO BAVARO

IL 7 FEBBRAIO DEL 1959 Vito e Dora Bavaro

CORONARONO IL LORO SOGNO D’AMORE.«Tanto tempo insieme è servito a rafforzare

ancora di più il loro amore».Gli auguri della redazione de La Piazza!!!

NOZZE D’OROIERI

OGGI

VITO BAVARO

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SE LO SPORT AIUTA IL DISABILE...

NEW YORK. Il trascorrere degli anni, l’età cheavanza. Inevitabile che dopo tanto impegno, af-fiori un po’di stanchezza. Vincenzo ha decisodi passare il testimone ad altri. Va in pensioneD’Albis. Non che non lo fosse già da tempo dalavoratore. E’ andato in pensione in veste didesignatore della United States soccerAssociation per ragioni di età. Non ha più l’etàper sottoporsi a lunghi trasferimenti dagliYonkers, il quartiere di New York in cui vive, alGiants stadium di New York per assistere ladomenica ad un incontro della Major League egiudicare quasi sempre l’operato dell’arbitro.Una lunga e fulgida carriera sportiva, quella diVincendo che ha diretto per 25 anni le gare dellaUnited States Soccer Association, la Lega ame-ricana di calcio. E’ stato soprattutto un apprez-zato arbitro internazionale. Si è fatto le ossacome tutti gli atleti calcando prima i campi pol-verosi della Puglia e poi della nuova patria diacquisto. Si abbandona alla girandola dei ricor-di, Vincenzo: «All’epoca la fame era nell’ariaed io che non avevo soldi per assistere agliincontri della US Giovinazzo ero solito aspet-tare la giacchetta nera alla stazione per offrirgliil mio servigio portandole il borsone e guidarlaal Campo Sportivo». Da lì le prime esperienzecalcistiche. Ha diretto Bari - Barletta, partitaamichevole, ma anche Giovinazzo - Palesepartita di 1^ divisione. Fino ad arrivare a fare ilguardalinee con le scarpe nere rifatte dalciabattino mest Polucc in serie A alla stadiodella Vittoria in Bari-Roma, partita arbitrata daBilledi di Venezia. L’infanzia l’ha divisa con lapovertà del dopoguerra e gli amici del cuore, ifratelli Mastropasqua. C’era anche il leggenda-rio capitano del grande Torino, ValentinoMazzola, che frequentava l’estate gli scoglidella Sciala a spronare il nostro Vincenzo per-ché indossasse la giacchetta nera. «Emigraioltreoceano nell’ottobre del 47, portandomi den-tro la passione del calcio. Prima di diventareun riferimento per la Major League Soccer, hoarbitrato al Ven Courtland Park nel Bronx. Lì, civoleva tanto fegato per portare a termine unagara di pallone: i calciatori arrivavano al camposempre fradici di birra mascherandosi in cam-po da veri gladiatori e saggiando quasi semprele proprie capacità contro gli arbitri ed avversa-ri. Ed il pubblico, che faceva da biscazziereprima degli incontri tra scommesse ed incontritruccati, molto garbatamente, li assecondavacon il pollice verso!». Arbitrare al Ven CourtlandPark è come fare il domatore in una gabbia difamelici leoni! Se non ti strinano la pelle, signi-fica che farai strada. E Vincenzo di strada neha fatta davvero tanta! In America era un pila-stro della ‘Soccer Referee Association’, era ilPresidente. Un po’ come Collina in Italia, Vin-

cenzo era il designatore degliarbitri nella ‘United StatesSoccer Association’. Ma ci pre-cisa che non esiste alcun ter-mine di paragone: «Siamo lon-tani anni luce dalla professio-nalità del vostro calcio, in com-penso la classe arbitrale nongenera in America tutti veleniall’italiana. Niente processi te-levisivi, niente tribune politi-che, né smoderate ammirazio-ni per il singolo arbitro o acce-

se tenzoni nazionali per errori umani». Insomma, negli States non si sarebbemai aperto un caso Moggiopoli. Né Moggi avrebbe imposto a Vincenzo questo oquell’arbitro. Non c’è in Usa il sorteggio affidato ai computer, la designazionedegli arbitri avviene secondo logica e criteri di valutazione formulati da Vincenzonei confronti del singolo arbitro da un Collegio. Vincenzo D’Albis chiudedefinitivamente con il calcio. L’1 giugno del 2004 ci fece sentire tutti un po’ piùgiovinazzesi dentro quando la brillante Milly Carlucci, ormai specializzata nellaconduzione di ‘serate-evento’, nell’ edizione del tradizionale appuntamento cheprecede la Festa della Repubblica, chiamò dal parterre degli ospiti illustri chetengono alto il nome dell’Italia nel mondo nei più disparati ambiti, VincenzoD’Albis, giovinazzese ed ex arbitro internazionale. Tutto in diretta su Rai1 e suRai International dove tanti emigrati giovinazzesi erano con gli occhi lucidi da-vanti alla tivù per far battere all’unisono il proprio cuore con quello di Vincenzo.Mamma Rai lo incoronò re per una notte. Have a good retirement,Vincenzo!

«Chiudo col soccer. Do spazio ai giovani»L’EX FISCHIETTO INTERNAZIONALE LASCIA

L’INCARICO DI DESIGNATORE DEGLI ARBITRI

NELLA UNITED STATES SOCCER ASSOCIATION

uomini e sport

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47 Marzo 2009

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