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Rivista di informazione e di collegamento della Fondazione MigrantesAnno XXXV - Numero 2 - Febbraio 2013

Direttore responsabileSilvano Ridolfi

DirettoreGiancarlo Perego

Caporedattore Raffaele Iaria

Direzione e RedazioneFondazione MigrantesVia Aurelia 796 - 00165 RomaTel. 06.6617901Fax [email protected]@migrantes.itwww.migrantes.it

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17475 del 13.12.1978

Contributo stampa 2013Italia: 21,00 EuroEstero: 31,00 Euro

(via aerea 52,00 Euro)Un numero: 4,00 Euro

Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB Roma

C.C.P. n. 000088862008intestato aMigrantes - Migranti PressVia Aurelia, 796 - 00165 RomaIBAN: IT76X0760103200000088862008Tel. 06.6617901Fax [email protected]

C.C.B. n. 100000010845intestato aFondazione Migrantes CC StampaBonifico bancarioc/o Banca Prossima S.p.A.Filiale 05000 - MilanoIBAN: IT 27T 03359 01600 100000010845BIC: BCITITMX

Progetto grafico e impaginazione:

www.taueditrice.com

Stampa: Litograftodi Srl (PG)

Foto di copertina: © Luca Insalaco “Rovine”

EditorialeLa sfida evangelica dell’immigrazione 3Card. Angelo Bagnasco

Primo PianoIl Card. Bagnasco e i migranti 4Giancarlo Perego

Migranti portatori di fede e di speranza 6

Diversi colori nelle cattedrali italiane 7

Passwords 10Martino Olivi

ImmigratiCamminare insieme 12Lauro Paoletto

La comunità filippina in Italia 14Nicoletta Di Benedetto

“Nuova immigrazione” e crescita economica 17Luisa Deponti

Rifugiati e richiedenti asiloQuale accoglienza? 19Giovanni Godio

Italiani nel MondoIncredibile India 21Daniela Marcheggiani

La storia e il futuro 22Michele Luppi e Francesco Rossi

Rom e SintiUn genocidio dimenticato 24

La Shoa e il Porrajomos per riflettere e ricordare 25Marco Livia

L’arte porta l’emigrazione italiana in un campo rom 28Emanuela Micucci

Fieranti e circensiPregare sotto il tendone 30Paolo Pittaluga

Modelli diversi di pastorale 31Raffaele Iaria

News Migrazioni 32

Segnalazioni librarie 33

Osservatorio giuridico-legislativo della CEILe migrazioni nella legislazione e nella giurisprudenza 34Alessandro Pertici

sommario

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2 febbraio 2013 1 migrantiPRESS 1 3 1

1 EDITORIALE 1

I l fenomeno dell’immigrazione resta uno degliambiti più critici della nostra vita nazionale.Se fino a ieri eravamo giunti ad una presenza

tutto considerato significativa di immigrati sulnostro territorio, senza spaccature sociali o si-tuazioni drammaticamente fuori controllo, eperché alla prova dei fatti il temperamento delnostro popolo si lascia filtrare da una secolarecultura dell’accoglienza e di rispetto per il fratello– per quanto diverso – in difficoltà. Su questofronte tuttavia nell’ultimo periodo stanno emer-gendo qua e la dei segnali di contrapposizioneanche violenta che sarà bene da parte della col-lettività ai vari livelli non sottovalutare. Vogliamocredere che non si tratti già di una regressioneculturale in atto, ma motivi di preoccupazionece ne sono, e talora anche allarmi, che occorresaper elaborare in vista di risposte sempre civili,per le quali il pubblico dibattito deve lasciarspazio alla ricerca di rimedi sempre compatibilicon la nostra civiltà. Incessante peraltro è l’arrivodi nuovi irregolari, sempre nostri fratelli, che aprezzo della vita si accostano alle rive italiane,interrogando la nostra coscienza e inevitabilmentesfidando ogni volta le nostre potenzialità d’ac-coglienza. Su questo argomento, Benedetto XVIè ripetutamente intervenuto con parole ferme eaccorate, e con grande capacita di inquadrare ilproblema migratorio, con i suoi contorni epocali,all’interno di una visione umanistica irrinunciabilee in un contesto nel quale ciascuna delle partiinteressate ha responsabilità e doveri. Su questofronte sarà bene procedere – anche in un contestoeuropeo – cercando con impegno accordi dicooperazione con i Paesi di provenienza e volendoprogressivamente guadagnare alla legalità situa-

zioni irregolari compatibili con il nostro ordi-namento, accettando di dare – appena vi sianole condizioni – risposte positive sia alle esigenzedi una progressiva ed equilibrata integrazionesociale, sia alle domande di ricongiunzione fa-miliare presentate nella trasparenza e per il be-nessere superiore delle persone coinvolte, oltreche della società tutta. Come Pastori, non pos-siamo tacere una forte preoccupazione di fronteai frequenti episodi di violenza e di spregio dellavita umana, che vedono spesso protagonisti deigiovani, perfino minorenni. Se da una partemisure e sanzioni adeguate sono necessarie innome della giustizia e della sicurezza generale,dall’altra a nessuno sfugge che le radici di questasituazione, come la capacita di risposta, si pon-gono in modo più profondo e articolato. La vio-lenza, infatti, nasce in ultimo dal vuoto dell’anima,dalla povertà di valori oggettivi e universali;vuoto che stravolge fino a sostituire ciò che èbuono con ciò che non lo è, il giusto con l’in-giusto, il vero con il falso. Il singolo si senteconsegnato solamente a se stesso, condannatoad un solipsismo che spesso si vorrebbe cano-nizzare come liberatorio sul piano etico, salvopretendere poi di curarlo sul piano psicologicoed emotivo. Il tutto assume i connotati di unagrave carenza rispetto al dovere educativo che,se da una parte si presenta oggi con i tratti diun’autentica e prioritaria urgenza, dall’altra co-stituisce la principale risorsa di un Paese chevuol guardare concretamente al futuro (dallaProlusione del Consiglio permanente 22-25 set-tembre 2008). ■

*Presidente della Conferenza episcopale italiana

La sfida evangelicadell’immigrazione Card. Angelo Bagnasco*

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Le prolusioni del primo quinquennio delcard. Angelo Bagnasco, Presidente dei Vescoviitaliani, raccolte nel libro “La porta stretta”,

aiutano a rileggere cinque anni della vita quoti-diana della Chiesa italiana (2007-2012), pro-fondamente intrecciata con il cammino dellepersone e delle famiglie. E non potevano sfuggirealla lettura attenta del cardinale Presidente deiVescovi italiani le nuove relazioni che sono sca-turite dal mondo delle migrazioni e della mobilitàumana, elemento di profonda trasformazioneinterna al Paese e alla vita e azione pastoraledella Chiesa italiana. Oltre al testo che abbiamovoluto come editoriale di questo numero di Mi-granti-press, ricordiamo solo tre dei molti passaggisignificativi sul tema presenti nel volume.Nella prolusione all’Assemblea generale del mag-gio 2008, il Cardinale insiste sulla necessità diun patto di cittadinanza con gli immigrati, su-perando il mero assistenzialismo o la delega, etutelando la dignità delle persone e delle famiglieimmigrate. Il Presidente della Cei segnala “l’urgenzadi approntare e affinare delle buone politiche voltead una reale integrazione dei cittadini immigratiche legittimamente soggiornano sul nostro suolo.Mentre per ciascuno di quelli che tentano di entrarenel nostro Paese bisogna trovare un continuo equilibrio

tra esigenze e attese, tenendo alto il rispetto deidiritti delle persone, che sono poi doveri di civiltà.Pare a me che si debba evitare, per questi nuovivenuti e le loro famiglie, il formarsi di enclave a lorodestinate che, se in un primo momento potrebberoapparire una soluzione emergenziale, diventano prestodei ghetti non tollerabili. A chi vuole stabilirsi inItalia si deve arrivare a proporre un patto di cittadi-nanza che, mettendo in chiaro diritti e doveri, nonricerchi scorciatoie illusorie. L’identità del nostropopolo non è sorta oggi, perché si è consolidata inuna storia secolare, e per questo da una parte chiederispetto e dall’altra rimane aperta e capace diincontrare altre culture, nella prospettiva di un’identitàarricchita per tutti. In ogni caso, dobbiamo farcitutti guidare dalla consapevolezza delle dimensioniglobali del fenomeno e dal suo carattere emblematicoper la nostra epoca. Su questo scenario frastagliato,la Chiesa si va prodigando con una generosità a tuttinota, attraverso la Fondazione Migrantes, la Caritase altre strutture di volontariato, investendo non pocherisorse di personale e mezzi. Che tuttavia non bastanomai, perche restano evidentemente insostituibili altrilivelli di responsabilità e di intervento”.Nella prolusione al Consiglio permanente del25-27 gennaio 2010, il Presidente aiuta a leggerela vicenda drammatica delle violenze a Rosarno,

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Il Card. Bagnasco e i migranti“La porta stretta”: una lettura pastoraleGiancarlo Perego

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che è diventato luogo simbolo dello sfruttamentolavorativo degli immigrati e della lotta per la giu-stizia sociale. “Gli episodi di contestazione socialeche, attorno al fenomeno degli immigrati, hanno re-centemente avuto luogo in Calabria, e specialmente aRosarno e nella Piana di Gioia Tauro, potrebbero inuna certa misura essere anch’essi ricondotti alladifficile crisi economica che l’Italia come gli altriPaesi si è trovata ad affrontare (…) Ma questo nonbasta a spiegare le giornate di violenza che si sonovissute, in un’allerta generale. Per darsi conto dell’ac-caduto occorre considerare anche altri fenomeni chelì sono entrati in combustione, come la condizione deltutto critica in cui abitualmente vivono una partedegli immigrati presenti nel nostro Paese: quellecapanne di cartone o plastica senz’acqua e senza elet-tricità, dunque senza il minimo requisito igienico-sa-nitario, incapsulate all’interno di manufatti abbandonatie diroccati, esposte alle intemperie e invase dal fango,indicano uno standard non accettabile: così non sipuò, così non è umano. È realistico pensare che incontesti come questi non possano attecchire seritentativi di integrazione, mentre prendono vita pezzidi società parallela e auto-referenziale rispetto aiquali diventa difficile scongiurare tensioni e micro-conflitti, che finiscono per condizionare pesantementela percezione del fenomeno da parte dei cittadini”.

In un passaggio della prolusione del Presidentedella CEI all’Assemblea dei vescovi italiani delmaggio 2011, parlando della grave situazione at-tuale dei Paesi del Nord Africa e del MedioOriente, si afferma come necessario che “nellarimodellatura di queste società e nella definizionedei loro sistemi giuridici, si affermi il concetto di cit-tadinanza egualitaria, per la quale non sono le mag-gioranze a garantire o proteggere le minoranze, male une e le altre si riconoscono in un trattamento allapari che ha perno sul valore della persona”. È unpassaggio importante, che ha un legame strettoanche con la proposta sull’estensione della cit-tadinanza alle minoranze (rom) e ai bambiniche nascono in Italia: un tema, quest’ultimo, ri-preso anche nella prolusione del Consiglio per-manente del gennaio 2012. Educare alla cittadi-nanza, poi, significa anche educare a porsi alcuniinterrogativi – come quello posto dal card. Ba-gnasco nella prolusione sempre del maggio 2011:“capire perché per i missili c’erano soldi e intesapolitica, mentre per i profughi non ci sono i primi edè inesistente la seconda”. È il tema della capacitàdi discernere e decidere, che attraversa tutto illibro del cardinale, un regalo per noi e per lenostre comunità. ■

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“Celebriamo la Giornata Mon-diale del Migrante e del Ri-fugiato. Nel Messaggio di

quest’anno ho paragonato le mi-grazioni ad un ‘pellegrinaggio difede e di speranza’. Chi lascia lapropria terra lo fa perché spera inun futuro migliore, ma lo fa ancheperché si fida di Dio che guida ipassi dell’uomo, come Abramo”. Sono state le parole di Papa Bene-detto XVI durante la preghiera dell’Angelus dapiazza San Pietro lo scorso 13 gennaio, GiornataMondiale del Migrante e del Rifugiato. Per ilPapa i migranti “sono portatori di fede e di spe-ranza nel mondo. A ciascuno di loro rivolgo ilmio saluto, con una speciale preghiera e benedi-zione”.Per l’Italia la cerimonia principale si è svolta aBari con una celebrazione presieduta dall’Arci-vescovo mons. Francesco Cacucci e tramessa indiretta da Rai Uno. Nella sua omelia il presuleha sottolineato che “la storia del popolo ebraico,narrata dalla Bibbia ricorda a noi cristiani e atutti gli uomini la nostra condizione di viandanti,esiliati, forestieri, stranieri, ospiti sulla terra,sempre alla ricerca di una grande meta”. “Il Signore – ha spiegato – sembra suggerirci lagenerosa accoglienza dei nostri fratelli migrantie rifugiati, nella consapevolezza della complessitàdelle varie situazioni, avrà una ricompensa cen-tuplicata anche nel futuro della nostra Italia”, ri-cordando che gli albanesi arrivati in Puglia “nonsono stati per noi solo un problema; ora rappre-sentano soprattutto una risorsa. Lo sguardo diamore rivolto ai migranti ci permette di abban-donare la visione di un’Europa, di un’Italia ap-piattita su parametri puramente economici”.

Per la Giornata Mondiale del Mi-grante ha fatto pervenire alla Fon-dazione Migrantes un messaggioanche il Presidente della Repubblicaitaliana Giorgio Napolitano, il qualesottolinea che l’evento “costituisceun’importante occasione per riflet-tere su un aspetto a torto trascuratodei processi migratori: la dimensioneetica”.“Anche quest’anno – ha aggiunto

il Capo dello Stato – nel suo messaggio il Ponteficeha giustamente ricordato che il diritto degli Statia regolare i flussi d’ingresso nei loro territori deveintegrarsi con il rispetto della persona umana.Purtroppo anche in Paesi che si richiamano intermini generali ai valori della solidarietà e del-l’accoglienza, immigrati irregolari e rifugiati sonotroppo spesso trattenuti in condizioni deplorevoli”. Napolitano esprime “un sentito apprezzamentoalle varie realtà ecclesiali che svolgono un’operacostante e meritoria di ausilio nei confronti deimigranti e ai tanti laici che si impegnano con so-lerzia nelle diverse realtà pubbliche e rappresentanzedella società civile offrendo ad essi il loro sostegnoumano e professionale. La sperimentata sinergiatra uomini di fede e laici, tra strutture di matricereligiosa e pubbliche, che ha sempre costituitoun cardine dell’accoglienza e dell’assistenza deimigranti nel nostro Paese, si rivela tanto più ne-cessaria in periodi di grave crisi sociale comequello che stiamo attraversando”. Da qui l’auspicioche tale fattiva cooperazione si rafforzi ulterior-mente, traendo forza dal fondamento etico delrispetto della dignità della persona che deveispirare chiunque operi al servizio della comunità. Celebrazioni si sono svolte in diverse diocesiita lia ne. ■

Migranti portatori di fede e di speranzaLa Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2013

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Una festa di popoli in molte cattedrali delnostro Paese, domenica 6 gennaio. Unvero e proprio momento di festa, confronto

e riflessione con tanti migranti.“Nazioni della Terra non abbiate paura di Cristo,che non viene a portarvi via un regno, ma vieneperché il vostro regno sia di giustizia, di bontà edi pace”, ha affermato l’Arcivescovo di Genova e

presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, nel-l’omelia pronunciata nella Cattedrale di SanLorenzo durante la messa per la Festa dei Popoliorganizzata dal Centro diocesano Migrantes.Popoli e nazioni seguano piuttosto – ha aggiunto– “la strada dell’umiltà e della libertà da pregiudizi,da schemi ideologici e dai fondamentalismi”.Gli immigrati portano “amicizia e amore nelle

Diversi colori nelle cattedrali italianeLa Festa dei Popoli ha coinvolto molte diocesi

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nostre case” e ci danno esempio di devozione edel mantenimento delle tradizioni, ha detto ilporporato che ha ringraziato gli immigrati perché“frequentate le nostre comunità cristiane, purmantenendo le vostre tradizioni”. “Le tradizioni,gli usi, i costumi – ha spiegato – sono necessarieed importanti perché alimentano l’unica fede”.Voi, ha proseguito, “aiutate le nostre comunitàcristiane, ci aiutate con l’esempio della vostradevozione”. Infatti, “noi occidentali siamo di-ventati un po’ illuministi” perché “crediamo di

essere adulti quando depauperiamo le formedevozionali, le forme tradizionali della fedelegate ai popoli, alle nazioni, come se la Chiesafosse talmente pura e spirituale, astratta”. “Vi ho voluti qui per due motivi: anzitutto perdire, con il gesto del pranzare con voi che veniteda tutto il mondo, l‘universalità della fede inGesù Cristo che nell’Epifania si manifesta”, hadetto l’Arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola,all’inizio del pranzo, nel suo appartamento inarcivescovado, con 12 giovani provenienti daPerù, Filippine, Cina, Togo, Romania e Ucraina.

portunità e le fatiche del vivere a Milano come“nuovi italiani”. “Dire che siete voi il futurodella nostra Milano sarebbe una constatazionescontata e non del tutto veritiera – ha affermato–. Voi sarete il futuro della nostra città se già daora vi impegnate per animarne il presente”.Un appello per “il diritto alla cittadinanza inprimo luogo a partire dai minori nati nel nostroPaese”, un obiettivo “che mi auguro possa esseremesso in agenda come prioritario nella nuovalegislatura”, è stato lanciato da mons. CesareNosiglia, Arcivescovo di Torino, nella Festa di

È la prima volta che in occasione dell’Epifania edella Festa dei popoli il cardinale compie questogesto. “Inoltre – ha aggiunto – avevo il desideriodi conoscere da vicino il volto della nuovaMilano, costituito da tantissimi ragazzi comevoi, venuti qui da lontano, da tanti popoli”. Igiovani, in età compresa tra i 16 ai 25 anni, siastudenti sia lavoratori, nati a Milano o nei loropaesi d‘origine, hanno raccontato all’arcivescovodi sé, delle proprie famiglie, della propria origine.È proseguito poi un dialogo spontaneo sulle op-

Le tradizioni,gli usi,i costumisononecessari ed importantiperchéalimentanol’unica fede

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tutti i popoli celebrata in duomo. “Cari fratelli esorelle ed amici immigrati”, ha detto mons. No-siglia, voi “siete portatori di una ricchezza diculture, tradizioni, valori umani e spirituali, cri-stiani e civili, che può arricchire la nostra comunitàsia sotto il profilo religioso che sociale”. “Mai cistancheremo di predicare a tutti, e con voce altae forte – ha sottolineato – che la presenza ditanti immigrati nel nostro Paese è una risorsapositiva, che non va solo accettata, ma valorizzatain tutti i suoi molteplici aspetti”.Un invito ai migranti a non farsi “irretire dafalse speranze” e a impegnarsi “a contribuirealla crescita anche culturale delle comunità nellequali vivete e di cui siete parte importante”, èstato, invece, rivolto dal card. Crescenzio Sepe,arcivescovo di Napoli. “Cari fratelli e sorelle se-guendo la stella della speranza – ha detto rivol-gendosi agli stranieri presenti alla messa – sietevenuti qui a Napoli provenienti da continenti enazioni diverse, per vivere in serenità in un am-biente che vi aiuti a realizzare la vostra dignitàumana, sociale e spirituale”. “La Chiesa – haconcluso – vi è vicina, vi accoglie e vi assiste”.“Il cammino dei Magi e quello dei pastori sonoaccomunati dalla medesima ricerca interiore. In-fatti, per riconoscere la manifestazione di Diooccorre avere il cuore povero di chi sa mettersiin ricerca, come i pastori della valle di Betlemme,ma anche come i Magi dell’Oriente. Pastori eMagi divengono così nostri maestri ed esempidi ricerca autentica di Dio. Anche oggi – hadetto il card. Paolo Romeo, Arcivescovo diPalermo – in questa Chiesa Cattedrale, nell’odiernacelebrazione, sembra di rivivere visibilmentel’evento universale della visita dei Magi. La par-tecipazione delle numerose comunità di immigratipresenti nella nostra Città, dinanzi al Risortoche li accoglie in questo Tempio, rende visibilequell’umanità nuova che in lui ha origine. Uma-nità di fratelli, unica famiglia di figli di Dio,varietà di storie nella quali vive la storia dellasalvezza”.“Carissimi fratelli e sorelle, provenendo da varieparti del mondo – ha sottolineato il porporato– voi condividete con noi il cammino umano diquesta pacifica convivenza nella nostra Città diPalermo, e l’avventura cristiana di appartenere aquesta Santa Chiesa. Grazie! Camminiamo in-sieme nella luce del Signore”.

“Un caloroso benvenuto alle comunità migrantidella nostra diocesi, presenti qui con le lorovesti tradizionali, le quali arricchiscono con lafreschezza della loro Fede genuina e con la lorotestimonianza la vita di Firenze”, ha detto l’Ar-civescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori cheha accolto i rappresentanti delle comunità mi-granti presenti in occasione della solenne cele-brazione dell’Epifania del Signore nella Cattedraledi Santa Maria del Fiore.

Tra le varie iniziative segnaliamo anche la mani-festazione “Tradizioni del Natale ed Epifanianel mondo” promossa dalla Migrantes di Cuneoe nata tre anni fa dal gruppo “Donna Migrantes”dal desiderio di raccontare e fare conoscere allacittadinanza le tradizioni dei migranti cattolicinei loro paesi d’origine e per viverli insieme. Lecomunità cattoliche dei migranti a Cuneo hannoillustrato le particolarità dei festeggiamenti neiloro paesi. A Cuneo la Migrantes ha organizzatoanche la rappresentazione del presepio viventecon la partecipazione dei ragazzi provenienti davarie parti del mondo. ■

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Passwords12 parole dedicate alla città di Firenze

Martino Olivi

La Commissione Europea ha proclamato il2013 “Anno europeo dei cittadini”. Dopoun percorso controverso ma virtuoso che ha

permesso ai Paesi appartenenti alla Comunitàdi non avere più guerre da oltre sessant’anni, c’è

ancora oggi bisogno di riflettere collettivamenteintorno ad un concetto-chiave come la “cittadi-nanza”, il quale in un mondo globalizzato incui gran parte della popolazione è in movimento,assume valore “definitivo” per la promozione

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della pace: in tale senso il “cittadino” è anzitutto“planetario”, è persona umana con diritti fon-damentali e responsabilità. L’Europa infatti ètale, se si mantengono vivi i valori che le hannopermesso di esistere e di crescere ed il sentirsicittadini, non servi oppure ospiti, richiama tantealtre parole che il vocabolo Cittadinanza riassume.Il primo è Partecipazione. Per questo motivo “To-scana Impegno Comune”, in collaborazione conil Centro Internazionale Studenti G. La Pira,grazie al sostegno della Regione Toscana, haproposto un Concorso che ha coinvolto 500 ra-gazzi toscani (età 11-16 anni) appartenenti ascuole, associazioni, oratori parrocchiali, chie-dendo loro di confrontarsi a piccoli gruppiintorno a 12 parole importanti: equità, ascolto,fraternità, responsabilità, bellezza e via di seguito.Una parola per ogni mese dell’anno da fissare inun bel calendario nel quale sono proposte acommento le opere dei “vincitori”, disegni epoesie frutto del dialogo tra i ragazzi.

Chiediamo a Joseph Farrugia, uno degli ideatoridel Concorso e curatore del calendario distri-buito gratuitamente nelle scuole toscane e inaltri luoghi, come hanno risposto i ragazzi aduna proposta così impegnativa?

“Spesso si tende a giudicare i giovanissimi comequella parte di cittadinanza che si chiude neipropri spazi virtuali tra social network, giochihi-tech e scambi di messaggi dai contenuti pocosignificativi. La partecipazione dei ragazzi e delleragazze a questa ‘riflessione in rete’ sulle passwordsproposte è invece la prova che quando si coin-volgono le giovani generazioni e chiediamo lorodi esprimersi anche su tematiche ‘alte’, questenon deludono: il pensiero è in molti casi toccantee profondo”.

Dunque in un mondo inflazionato da parolespesso abusate, gridate, svuotate, usate consuperficialità, l’avere stimolato i ragazzi a ap-propriarsi del vero significato è stato un im-pegno importante che ha dimostrato comequesti si appassionino e siano capaci di dareil meglio di sé quando si propongono loro“cose vere” e diamo loro fiducia.

“Gli insegnanti e gli educatori coinvolti ne hannodato conferma, facendo arrivare echi molto po-sitivi. Ambedue le giurie (sezione Grafica esezione Poesia) hanno avuto parole di elogioper la passione e l’impegno con i quali sonostate trattate le tematiche. Molte opere sono dinotevole qualità espressiva e artistica. Siamoconsapevoli che la nostra iniziativa è solo unagoccia accanto a tante altre ma è pur semprestata una proposta giudicata molto valida per ilnostro territorio toscano. Sono certo che chi hapartecipato ha avuto l’occasione di riflettere e diconfrontarsi con entusiasmo con i coetanei su

aspetti reali che toccano il vissuto quotidiano ditutti, giovani e adulti”.

L’iniziativa del Centro La Pira si inserisce nelProgetto promosso da “Toscana Impegno Co-mune Costruire la Comunità: giovani prota-gonisti del Bene Comune”. La Regione Toscanaha sostenuto l’iniziativa…

“Sì, ringraziamo molto la Regione ed il Presidentedi TIC Filippo Panti che è intervenuto all’Eventodi premiazione presso il Centro InternazionaleStudenti Giorgio La Pira. Il clima familiare e digioiosa semplicità, è stato la giusta festa con laquale abbiamo voluto onorare e ringraziare nonsolo i gruppi vincitori, ma anche tutti coloroche hanno partecipato al concorso”. ■

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Come in tutta Italia, anche nella diocesi diVicenza i connotati dell’immigrazione negliultimi anni sono profondamente cambiati.

Con l’acuirsi della crisi economica e della preca-rietà del lavoro, il flusso di nuovi arrivi è, infatti,in netta diminuzione e non copre il numero dichi preferisce (o è costretto) a tornare.A partire da queste (e altre) constatazioni, il ve-scovo mons. Beniamino Pizziol ha deciso, a 15anni di distanza, di riprendere e aggiornare laNota pastorale scritta nel 1997 dal vescovo mons.Pietro Nonis relativa ai centri pastorali per im-migrati cattolici.Ne è uscita una pubblicazione di una ventina dipagine con una Nota introduttiva e le indicazionidel Vescovo che riprendono l’icona dei discepolidi Emmaus per evidenziare l’esigenza di cammi-nare insieme. Quindi quattro allegati con dati estrumenti utili chiudono la pubblicazione.La Nota pastorale del 1997 era stata elaborata inanni “in cui il fenomeno migratorio verso l’Italia– scrive mons. Pizziol nell’introduzione – avevaassunto proporzioni impensabili per un paesecome il nostro più abituato all’emigrazione cheall’immigrazione. Tale situazione pose interrogativiseri alla società civile, ma anche alla Chiesa, laquale si prodigò fin da subito per offrire aiutiimmediati e per pensare alla gestione futura diuna realtà nuova e carica di problemi”.Una delle risposte di allora fu la costituzionedei centri pastorali per immigrati cattolici, coor-dinati da presbiteri italiani con conoscenza delleprincipali lingue internazionali e, successivamente,con preti provenienti dai Paesi dei gruppi migratoripiù consistenti.

Ad oggi sono ben 13 questi luoghi di incontropresenti in diocesi.La Nota di mons. Pizziol dal titolo “Famiglie dilavoratori immigrati e Comunità cristiana: Cam-miniamo insieme” è stata consegnata domenica6 gennaio durante la Festa dei Popoli.Il vescovo – evidenza Luciano Carpo dell’UfficioMigrantes diocesano – “invita a lasciare sullosfondo il tema della migrazione intesa come ge-stione di nuovi ingressi, e a concentrarci mag-giormente su chi vive da decenni tra noi, su chiaffronta la stessa comune gravissima recessione,e ha già operato la scelta di condividere con noila corresponsabilità nella costruzione di unfuturo civile per tutti, in particolare per i giovani.In effetti, viene confermata la sostanziale stabilitàriguardante le famiglie di lavoratori immigratiresidenti. Ne consegue che la composizione mul-ticulturale e plurireligiosa della nostra società èun fatto strutturale con il quale il vescovo, me-diante questa Nota Pastorale, chiama la Chiesavicentina a misurarsi”.Di fronte alla linea tendenziale di stabilità strutturaledel fenomeno migratorio e alla proiezione dellecifre riguardanti la Seconda Generazione (è sempremaggior presenza, nella scuola, di alunni e studenti,figli di migranti, nati in Italia e noti appuntocome seconda generazione – circa 25.000 mino-renni, di cui quasi 19mila frequentano uno deigradi del nostro sistema scolastico), “non possiamo– aggiunge Carpo – più continuare a chiedere:‘Da dove vieni?’, ma dobbiamo domandarci:‘Dove vogliamo andare tutti insieme?’, nel comunerispetto della legalità (diritti e doveri per tutti),nel dialogo sui valori autentici delle distinte

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Camminare insiemeUna Nota Pastorale del vescovo di Vicenza sulla realtà multiculturale della diocesiLauro Paoletto*

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culture, nella costruzione del Bene Comune, conuna maggiore corresponsabilità civica nella gestionedel territorio, per un futuro di maggiore coesionee solidarietà per tutti i nostri ragazzi”.In effetti, dalle parole d’ordine “emergenza” e“prima accoglienza” siamo passati a nuove paroled’ordine quali: “solidarietà” di fronte alle nuovepovertà che colpiscono i settori più fragili, sia diitaliani che di immigrati, “corresponsabilità”nella gestione del territorio, “convivenza”, “in-terculturalità”, “cittadinanza”.

Infine – ricorda sempre il vescovo nella sua in-troduzione – “a partire dal nuovo scenariobisogna prendere atto che i fedeli migranti nonsono solo destinatari dell’azione pastorale dellaChiesa, ma anche protagonisti, chiamati a di-ventare testimoni di Cristo nei luoghi dove di-morano”.“L’esortazione del vescovo – conclude Carpo – èchiara fin dal titolo della Nota Pastorale: Famigliedi lavoratori immigrati e Comunità cristiana:Camminiamo insieme nella conoscenza reciproca,nel rispetto vicendevole, nella cultura della legalità(diritti/doveri per tutti) e nella solidarietà cristiana,coscienti che nessuno è straniero né ospite nella

Chiesa del Signore ma che tutti siamo concittadinidei santi e familiari di Dio (Ef. 2,19)”.Le difficoltà rimangono tantissime. Finora ilcammino dell’incontro è stato penalizzato dallacrisi economica, politica e di valori etici cheacutizza le relazioni interpersonali e tra gruppiculturalmente diversi. In questa situazione, nelmercato del lavoro gli immigrati, regolarmenteresidenti tra noi da molti anni, hanno spessouna posizione di inclusione diseguale (per trat-tamento economico, contrattuale e gestionale),

se non di emarginazione e di sfruttamento. Inalcuni casi, perdurano gli stereotipi, le genera-lizzazioni e le strumentalizzazioni mediatiche acarattere politico.“Nonostante questi limiti, sottolinea il vescovo,non si sono mai verificati casi clamorosi di con-flittualità. Anzi, in questi ultimi decenni, sonostati fatti passi significativi e di notevole qualitànelle relazioni tra vicentini e immigrati residenti,grazie anche all’apporto delle diverse forze delladiocesi”. Un dato da segnalare che fa di questaNota un fattore di speranza per il nuovo annoche si apre. ■

*La Voce dei Berici

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Padre Paulino Elmer Bumanglag è il coordi-natore nazionale della comunità cattolicafilippina in Italia.

Padre Paulino è dal 1998 in Italia, fa parte dellaCongregazione Internazionale Religiosa Missio-naria dei Missionari Verbiti (del Verbo Divino,la cui finalità essenziale è “Verbo ad gentes”, cioèl’evangelizzazione dei popoli), conta circa seimilamembri. All’arrivo in Italia padre Paulino si èoccupato della pastorale italiana, è stato cappel-lano di tre parrocchie della diocesi di Trento,successivamente è passato alla diocesi di Vicenzadal 2010. Quello di coordinatore nazionale è unlavoro importante – conferma – perché si èanche il tramite tra la terra di partenza e la terradi arrivo, con la ferma proposizione di mantenereviva la tradizione culturale che fa parte di ogniindividuo. A Vicenza era già attiva una commis-sione Migrantes voluta dal vescovo mons. Gia-como Nonis per la pastorale degli stranieri. Va-lorizzando la cura pastorale si dà un segno dicomunione al popolo – continua padre Paulino– l’azione pastorale deve raggiungere tutti, nelmio caso le persone filippine, sia per i bisognispirituali che materiali. L’Italia è tra i Paesi europei con la più alta con-centrazione di filippini immigrati. Il primogrande flusso è riconducibile agli inizi degli anni’80. Questo è un popolo che si è saputo conqui-

stare nel tempo la fiducia degli italiani perché ègente pacifica che ama la discrezione e che fa“della propria onestà, non solo sul lavoro maanche negli altri aspetti della vita sociale, la mi-gliore delle qualità per farsi apprezzare in terrastraniera”. I filippini sono soprattutto un popolo con unaforte tradizione cristiana e l’Italia, “con i suoialti valori cristiani che continuano ad avere unposto rilevante nella società – continua padrePaulino – è tra i Paesi di accoglienza in cui imiei connazionali si sentono più a loro agio”. La forte fede cristiana dei filippini è ciò cherimane della colonizzazione spagnola ricondu-cibile al 1521 con lo sbarco di Magellano inquelle terre, riportato negli scritti del vicentinoAntonio Pigafetta. Gli spagnoli dominarono l’ar-cipelago delle Filippine dal 1526 fino al 1896, ildominio ebbe fine con una serie di moti rivolu-zionari che portarono all’indipendenza. Libertàche durò poco, in quanto ad essi si sostituironoper altri cento anni gli americani. Infatti – prosegue padre Paulino – “si è considerativeri filippini se si ha il cuore spagnolo, perché lafede è cristiana, i piedi e le mani che derivanodai nostri antenati (di varie origini), e se si parlain lingua americana. I nostri avi parlavano spa-gnolo, oramai dopo la colonizzazione americana,che ha lasciato una forte impronta nel modo di

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La comunità filippina in ItaliaColloquio con il Coordinatore NazionaleNicoletta Di Benedetto

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vivere, l’inglese una delle due lingue nazionali. I filippini in Italia sono circa 160.000, di cui130.000 sono i cattolici censiti. La presenza dellecomunità filippine è alta soprattutto al Nord,del resto, come per gli altri immigrati, dove c’èpiù possibilità di lavoro la presenza straniera siaccentua. Continua padre Paulino, prendendo in riferimentoil Lazio, fino a poco tempo fa si attestavano in-torno ai 40 mila, nel Sud un po’ meno, ma inquesto ultimo periodo, con la recessione che“stiamo vivendo, ulteriori flussi migratori sistanno spostando verso la parte alta della Penisola.A Vicenza, per esempio, la percentuale dei filippini

è forte, ci sono più di 300 famiglie e la comunitàdi immigrati cattolici filippini fin dagli inizidegli anni ’90 ha trovato accoglienza presso laparrocchia Araceli in Cristo Re, diventata unpunto di riferimento per gli immigrati di tutta laprovincia”. “Per questo i centri pastorali, ma non parlo soloper il mio – prosegue il padre – sono importanti,offrono allo straniero l’attenzione, la sicurezzaoltre al sostegno per il cammino della fede svi-luppandolo anche in comunione con gli altri. Icentri pastorali per i filippini sparsi lungo la Pe-nisola sono poco meno di novanta, i più orga-nizzati sono circa una ventina con la presenzadi un cappellano fisso, si trovano all’internodelle parrocchie. Solo a Roma, in cui la presenzafilippina è forte, se ne contano una quarantinacon una buona presenza di sacerdoti filippini,questi o sono studenti del Pontifico Collegio Fi-lippino o appartengono a Congregazioni, inoltrei suddetti centri sono assistiti e sostenuti ancheda religiosi e religiose. La basilica di Santa Pru-denziana, che si trova in via Urbana, nel cuoredella città, considerata una delle chiese piùantiche e che conserva uno dei primi mosaicidedicati alla cristianità, è la sede principale dellaCappellania Filippina per Roma. I cattolici nelle filippine sono quasi l’85% dellapopolazione, per questo nei Paesi dove sonostati accolti cercano di mantenere vive le proprietradizioni riguardo alla fede. La domenica èsacra per questo popolo, la messa, l’eucarestia,sono indispensabili, anzi fondamentali per vivereappieno la giornata dedicata al Signore. Perquesto gli operatori pastorali in terra stranierasono ancora più importanti, sono punti di rife-

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Come molti altri popoli anche questo filippino hauna devozione per la Madonna, in tutti i centri pa-storali, in tutte le comunità, vi è una forte devozionemariana. L’Immacolata Concezione è la patronadel popolo filippino e nella ricorrenza è festa na-zionale. Tra le devozioni mariane c’è la NuestraSenora de Penafrancia e la Nuestra Senora de Ma-naoag.Inoltre si festeggiano: San Lorenzo Luis, primo

santo filippino laico, la cui festa cade la terza oquarta domenica di settembre, la più vicina al 28settembre, giorno della canonizzazione; San PedroCalungsod, ultimo in ordine, è stato canonizzato il21 ottobre del 2012 da papa Benedetto XVI. Forte è anche la devozione al Santo Rosario e allenovene prima di ogni festa, molto sentita è la par-tecipazione alla novena che precede il Natale chia-mata simbangabi.

Santi, feste e ricorrenze

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rimento per la gente che si trova fuori dellapropria terra di origine anche se si sentono beninseriti nel nuovo habitat”. Afferma padre Paulino: la comunità filippina è“molto unita, forse anche un po’ chiusa, infattiqueste persone preferiscono risolvere i problemi,se possibile, all’interno della collettività senzachiedere aiuto al di fuori. Prendendo ad esempioi servizi erogati a nome della Chiesa, come icentri di aiuto della Caritas, i filippini li fre-quentano poco in quanto tengono molto allapropria dignità. È il lavoro che occupa il gradinopiù alto nella scala delle priorità, per il qualecombattono e si spostano, perché è lavorandoche si realizzano anche socialmente. Il popolofilippino è fondamentalmente un popolo pacifico,non violento, che non ama le risse, non è inseritoin gruppi che fomentano violenza. Nella miaesperienza di lavoro come volontario nelle carceri,continua il religioso, non ho mai incontratoreclusi filippini, anzi uno solo. I vari centri perla pastorale cattolica possono contare sulla pre-senza di circa venti sacerdoti filippini sparsi intutta Italia, a cui si aggiungono i ragazzi studentiche si trovano nel nostro Paese per completaregli studi e che all’occorrenza danno sempre un

Due sono gli incontri importanti per le comunitàfilippine, oltre alla festa per l’Immacolata Con-cezione: • il primo cade durante il mese di maggio con lafesta dei fiori, abbinata alla festa della SantaCroce, derivata dal ritrovamento della SantaCroce da parte della Regina Elena madre diCostantino. Non c’è un giorno preciso, ognicomunità si può organizzare come vuole, madeve essere in maggio;

• il secondo è la festa del Bambino Gesù (Sinulognella lingua di origine), ricorda l’arrivo deglispagnoli e la conversione di circa 800 aborigenialla fede cattolica. Si festeggia in una domenicadi gennaio dopo la celebrazione del Battesimodi Gesù.

INCONTRI NAZIONALI

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aiuto. Questo è un fattore molto importante,perché proprio a cominciare dalla comprensionelinguistica le persone che frequentano i centripastorali si sentono rassicurati e più coinvoltinel portare avanti il nuovo progetto di vita”. ■

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Durante una lezione sulla storia dell’immi-grazione in Svizzera presso la PädagogischeHochschule a Basilea, insieme ai partecipanti,

ho potuto ripercorrere le principali tappe storichefino alla recente “nuova immigrazione” di lavo-ratori altamente qualificati provenienti dai paesidell’Unione Europea. Con mia grande sorpresala discussione finale si è accesa proprio su que-st’ultimo aspetto ed in particolare sul massiccioafflusso di tedeschi. Uno studente esprimeva lapreoccupazione che la concorrenza di questi la-voratori avesse effetti negativi sugli stipendi deglisvizzeri, altri invece sottolineavano il contributodell'immigrazione per la crescita economica ge-nerale del paese, seppur con degli svantaggi peralcune fasce di popolazione, una giovane donnamanifestava disagio per il fatto che nei parchidella città non si senta più parlare il dialetto ba-silese, ma il tedesco…Ormai da diverso tempo i media mettono inevidenza che tali opinioni non sono voci isolate.Il saldo migratorio annuale, sempre positivonegli ultimi cinque anni e compreso tra le 70.000e le 80.000 persone, ha creato nella popolazionelocale reazioni che vengono sostenute anche dapartiti e movimenti populisti. L’Unione Democraticadi Centro ha lanciato l'iniziativa popolare “Control'immigrazione di massa”, con l’intento di introdurredelle quote massime per l’immigrazione pertutte le categorie di stranieri, compresi i cittadinidell’Unione Europea, per i quali attualmente

vige la libera circolazione, e i rifugiati, che go-drebbero del diritto d’asilo. Inoltre, l’iniziativa“Stop alla sovrappopolazione - sì alla conservazionedelle basi naturali della vita”, promossa dall’Asso-ciazione per l’ambiente e la popolazione ECOPOP,vorrebbe limitare allo 0,2% la porzione di crescitaannuale della popolazione residente dovuta al-l’immigrazione. Lo stesso Consiglio Federale haavvertito la necessità di affidare ad un gruppo dilavoro il compito di considerare le chance e irischi dell’attuale politica migratoria nel suo im-patto sull’economia, il sistema sociale, la scuola,l’integrazione, il mercato immobiliare, il traffico,il consumo di energia, l’ambiente. Ciò indica che non si tratta più solo di undibattito sulle politiche migratorie, ma di un di-battito sulla crescita economica e le conseguenzeche essa porta con sé. Profonde paure attraversanola popolazione locale: molte persone avvertonola predominante legge del mercato, la globaliz-zazione, i mutamenti della società come realtàminacciose, come una perdita di controllo sullapropria vita e il proprio ambiente.L'ampiezza del cambiamento, in effetti, è rimastainizialmente ignorata: l’introduzione della liberacircolazione per i cittadini dell’Unione Europeaè coincisa con una fase di fabbisogno di mano-dopera qualificata da parte della Svizzera. Leesigenze del mercato del lavoro hanno determi-nato una forte immigrazione di specialisti. LaConfederazione Elvetica, infatti, per manteneresalari e standard di vita molto elevati nel bel

“Nuova immigrazione”e crescita economicaLe attuali questioni della politica migratoria in SvizzeraLuisa Deponti*

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mezzo di un mondo globalizzato deve puntaresull’economia della conoscenza e sul capitaleumano. Fino ad oggi l’immigrazione risulta ne-cessaria perché nel paese non vi è un numerosufficiente di lavoratori con le necessarie com-petenze. Si pone qui la domanda se sia preferibilecontinuare a ricercare all’estero questa manodo-pera o favorire piuttosto la formazione dei lavo-ratori già presenti sul territorio. Le due strategie,in realtà, non andrebbero tra loro contrapposte.Da una parte, la Svizzera continuerà ad avere bi-sogno di specialisti provenienti dall'estero, siaper motivi demografici sia per l’arricchimentoin termini di interscambio, creatività e innovazioneche essi portano con sé. Dall’altra, il governo eanche le aziende non possono venir meno allaloro responsabilità sociale nei confronti dellapopolazione locale (sia autoctona che immigratada lungo tempo) e dovranno investire su unasua maggiore qualificazione e sull’integrazione,intesa come un processo reciproco di avvicina-mento in vista della costruzione di un futurocomune. Si tratta di superare nella gestione delle migrazioniun'ottica puramente economicistica, che considerala persona del migrante o dell’autoctono dalsolo punto di vista produttivo. È necessaria unacorresponsabilità più ampia per il bene comuneche abbracci anche gli aspetti umani, culturali,ambientali e, in particolare, la qualità delle rela-zioni tra i diversi gruppi e individui che convivonosullo stesso territorio. La corresponsabilità per il bene comune, inoltre,

non può fermarsi ai confini nazionali ed averesolo di mira la competitività del paese. Altreforme di immigrazione, che raggiungono anchela Svizzera, come quella dei rifugiati o di coloroche cercano di sfuggire alla crisi economica neiloro paesi, ci aprono gli occhi su gravi situazionidi ingiustizia e di violenza. Ogni decisione eazione locale ha oggi un impatto globale. Tutte queste sfide ci sollecitano ad interrogarcisu che cosa determini l’autentico sviluppo di unpaese e a trovare strade di riflessione e di azioneche permettano di superare il clima di paura edi rassegnazione che spinge alla chiusura e alconflitto. ■

*CSERPE

Superare, nella gestione delle migrazioni, un’otticapuramente economicistica,che considera la persona del migrante odell'autoctono dal solopunto di vista produttivo

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L’Italia come rispetta e promuove il dirittod’asilo riconosciuto alle persone in fuga dapersecuzioni, guerre, crisi politiche e disastri

ambientali?Un primo indicatore sintetico e aggiornato è unnumero di quattro cifre, 6.554: indica i richiedentiasilo che nei primi sei mesi del 2012, dopo il2011 della cosiddetta “emergenza Nordafrica”,

hanno ottenuto una delle tre forme di protezionericonosciute nel nostro Paese, e cioè lo status dirifugiato, la protezione sussidiaria e la protezioneumanitaria. La cifra corrisponde a meno del42% del totale delle 15.773 domande esaminatenel medesimo periodo dalle nostre Commissioniterritoriali per la protezione internazionale (anchese il governo nell’ottobre 2012 ha stabilito, difatto, una procedura inutilmente tortuosa per ri-conoscere in sede di “riesame” la protezioneumanitaria ai richiedenti fuggiti dalla Libia chehanno visto respingere la loro domanda da partedelle Commissioni).In tutto il 2011, invece, le Commissioni territorialiavevano riconosciuto protezione a 10.288 ri-chiedenti, il 40% del totale.

Al di là del riconoscimento formale, del “pezzodi carta”, nel 2011, anno degli ultimi dati dispo-nibili, è aumentato il numero di persone accoltedallo Sprar (Sistema di protezione per richiedentiasilo e rifugiati), cioè la rete di enti locali che nelnostro Paese offre i servizi di “accoglienza integrata”più vicini agli standard internazionali. I 7.598 ri-chiedenti e rifugiati accolti sono l’11% in più

rispetto al 2010. Eppure, nello stesso 2011, la reteSprar è stata costretta a lasciare in lista d’attesa7.431 persone per mancanza di risorse.Su scala più ampia, un importante studio presentatonel 2012 e coordinato dall’Asgi (Associazionestudi giuridici sull’immigrazione), dal titolo “Ildiritto alla protezione”, ha ragionato sui datidegli ultimi anni che dimostrano come un numeroelevatissimo di titolari di protezione (se non lamaggioranza, o addirittura i due terzi) rimanganoprivi di un’accoglienza successiva al riconoscimentodi questo status. È il “paradosso”, il “fallimento”italiano che a fine dicembre, senza rivelare nulladi nuovo, è stato raccontato fin negli Usa dal“New York Times”, con una corrispondenza sugli800 rifugiati che “abitano” nel fatiscente “Salaam

Quale accoglienza?La situazione di profughi e rifugiati che chiedono asilo politicoGiovanni Godio*

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Palace” alla periferia di Roma: “Il fallimento del-l’Italia nell’assistere e integrare le persone cui hagarantito asilo secondo le proprie leggi”. Intanto, gli ultimi due governi hanno scelto digestire la quasi totalità dell’“emergenza 2011”con un costoso sistema d’accoglienza provvisorio

e parallelo, coordinato dalla Protezione civile(in alcune regioni in collaborazione con le am-ministrazioni regionali e le Prefetture) e chespesso si è appoggiato, in regime di convenzione,su strutture e organismi inadatti a questo compitodelicato: alberghi, residence, cooperative privedelle competenze necessarie per operare con irichiedenti asilo. Una categoria di “ospiti”, que-st’ultima, che richiede un ascolto specializzato,mediazione culturale, orientamento e formazioneper integrarsi il prima possibile, e non solo con-dizioni di vitto e alloggio più o meno dignitose.Comunque, il circuito dell’“emergenza” è arrivatoad accogliere 26 mila profughi, per lo più richie-denti asilo, e alla fine del 2012 ne accoglieva an-cora quasi 18 mila. Il giorno di San Silvestrol’“emergenza 2011” si è ufficialmente conclusa.Ma dopo mesi d’incertezza il Governo ha proro-gato, attraverso i prefetti e per due mesi, sino afebbraio, “un’accoglienza finalizzata a una pro-gressiva uscita dal sistema”.

specifiche, sia in termini di programmazione,progettazione e acquisizione di linee guida estandard comuni d’intervento”. Purtroppo, invece, gli ultimi segnali non sono in-coraggianti. L’intesa sottoscritta nello scorso set-tembre da governo, regioni ed enti locali per il“superamento dell’emergenza Nordafrica” rico-nosceva tutta l’urgenza di “ampliare” da 3 mila a5 mila posti la capacità dei progetti locali dellarete Sprar. Ma per adesso è stato emanato solo undecreto del Viminale dello scorso novembre peril finanziamento di 702 posti. A dicembre, pergiunta, è scaduta la copertura di 816 “posti ag-giuntivi straordinari” Sprar finanziati con i fondinazionali dell’“emergenza Nordafrica”. Cosicchéil bilancio finale, invece che un “ampliamento”,dà una differenza di 114 posti perduti. Secondo gli ultimi dati Eurostat, intanto, neisoli primi nove mesi del 2012 sono stati registratiin Italia 10.120 nuovi richiedenti asilo. ■

*Redazione di “Vie di fuga”

Sarebbe ora il momento di “trarre insegnamentidall’esperienza di quest’ultimo anno e mezzo –ha avvertito di recente la direttrice del Serviziocentrale dello Sprar, Daniela Di Capua –. L’acco-glienza non deve essere mai più improvvisata,sia in termini di attivazione di competenze non

Nel 2011 è aumentato il numero di personeaccolte dallo Sprar(Sistema di protezione per richiedenti asilo erifugiati), cioè la rete dienti locali che nel nostroPaese offre i servizi di“accoglienza integrata”più vicini agli standardinternazionali

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“Incredibile India” è lo slogan che il governoindiano ha lanciato per attrarre turisti nelpaese, ed è quanto mai adatto a descrivere

questa splendida terra, così ricca di bellezze econtraddizioni. Nonostante l’attuale boom eco-nomico, l’India resta ancor oggi un paese conun miliardo e più di duecento milioni di abitanti(precisamente 1.210.193.422 abitanti secondo idati aggiornati del Censimento della Popolazione),18 lingue principali, 1600 tra lingue minori edialetti, un numero imprecisato di caste, 50 tribùriconosciute e 6 gruppi etnici, che continua aospitare più di un terzo dei bambini cronicamentemalnutriti del mondo, che ha un’aspettativa divita media e un tasso di alfabetizzazione arretrati.Questa realtà non ha impedito il veloce sviluppoche negli ultimi anni ha interessato il paese finoa portarlo a livelli competitivi sul piano interna-zionale: l’India ha, per così dire saltato tantetappe, ed è veramente straordinario come abbiaraggiunto, in breve tempo, posizioni di eccellenzanel campo dell’informatica e dei servizi. Il motoreeconomico del Paese non è alimentato dallegrandi fabbriche o dalla manifattura di prodottimateriali, ma dalla competitività dei suoi servizi:è la vasta riserva di capitale intellettuale e l’altacompetenza tecnologica che proiettano il paeseverso un ruolo globale. L’India produce circa 1milione d’ingegneri ogni anno, rispetto ai neanche100 mila degli Stati Uniti e dell’Europa. Grazieal suo imponente sistema universitario (sonooltre 300 le università e più di 40.000 i college egli istituti presenti sul territorio), la capacitàscientifica e tecnica dell’India si colloca al terzoposto al mondo dopo gli Stati Uniti e il Giappone,

ma prima della Cina. Per conoscere le numeroseopportunità formative offerte agli studenti in-ternazionali, si può consultare il portale:(http://www.educationindia4u.nic.in/edu.asp). L’India accoglie ogni anno migliaia di occidentali;rispetto all’Italia i canali di contatto che ci leganoal subcontinente, riguardano motivi di studio,esperienze spirituali e opportunità lavorative.Negli ultimi anni si sono registrate interessantiiniziative di joint-venture da parte italiana cometestimoniano le operazioni Fiat-Tata e Generali-Future oltre a specifiche iniziative d’investimentoda parte di Lavazza, Ferrero, che hanno svoltoun ruolo di apripista rispetto a interventi di de-localizzazione da parte della piccola e mediaimpresa italiana. Secondo un’analisi economicadel Gruppo Pantheon oggi sono circa 400 leaziende italiane presenti in India, contro le 330dell’inizio del 2008. I settori trainanti per l’espan-sione del “Made in Italy” sono quelli del tessilee dell’auto. Le posizioni ricoperte dagli italianisono mediamente di livello dirigenziale. Moltianche i casi di tecnici specializzati, che si recanoperiodicamente. È presente una rilevante rap-presentanza di chef di cucina. Anche la nostralingua si sta pian piano diffondendo: attualmentela lingua italiana è insegnata in sedici universitàindiane, oltre ai corsi organizzati in loco dall’ICEe dalla Camera di Commercio Indo-Italiana e ri-volti agli indiani che lavorano per impreseitaliane. Sono inoltre ventuno le università italianeche hanno stipulato accordi interuniversitari conuniversità indiane, con l’obiettivo, si spera, diintensificare in futuro ulteriormente i rapportitra i due paesi e creare nuove opportunità. ■

Incredibile IndiaDaniela Marcheggiani

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R ilanciare i giornali degli emigrati in Europacome “strumento di mediazione sociale eculturale, strumento del valore della diffe-

renza, luogo d’incontro di opinioni, luogo edu-cativo ed espressivo della libertà”. Questo l’auspicioespresso da mons. Giancarlo Perego, Direttoredella Fondazione Migrantes, al seminario “Emi-grazione italiana in Europa e comunicazione”promosso da Migrantes, Sir e Fisc (Federazioneitaliana dei settimanali cattolici), alla presenzadei rappresentanti dei giornali italiani all’esteroe delle Missioni Cattoliche Italiane in Romania,Germania, Svizzera, Belgio, Lussemburgo e Francia. Un’occasione per festeggiare i cinquant’anni del“Corriere degli Italiani” (Svizzera), i sessant’annidel “Corriere d’Italia” (Germania) e i 45 annidel bimestrale “Nuovi Orizzonti Europa” (Francia,Belgio e Lussemburgo).Sul ruolo dei media nel parlare dei fenomenimigratori si è concentrato Jeroen Vaes, psicologosociale e docente all’Università di Padova, cheha evidenziato pregiudizi e connotazioni lin-guistiche negativi utilizzati di fronte agli stranieri.A partire da un 76,2% di presenza degli immigratinelle pagine della cronaca nera: dello straniero,tre volte su quattro, si parla se è coinvolto in uncrimine. Non è un caso allora se il 37% degli

italiani “li considera come una potenziale mi-naccia”. Il docente ha messo in luce come “gliaggettivi negativi usati per qualificare un attocriminoso siano cinque volte più numerosi quan-do a commetterlo è un immigrato”, che peraltro“viene equiparato alla sua categoria”, dandol’impressione che tutti i suoi connazionali sianomalviventi. Inoltre, anche l’uso dei verbi è diffe-rente: attivi quando il criminale è straniero (adesempio, “ha stuprato una donna”), passiviquando è italiano, in modo da diminuire impli-citamente la sua responsabilità. Da qui Vaes hasuggerito due indicazioni: dapprima “cambiareil linguaggio utilizzato per comunicare”, poi au-mentare “la sensibilità morale e l’indignazionedel pubblico” verso le distorsioni dei media.“Silenzi, bisbigli e urla” caratterizzano il rapportotra Europa e migranti: il silenzio è “il lavoronero, la dignità non riconosciuta”; i bisbigli rap-presentano “il tentativo di far sentire la propriavoce tra le tante della mediasfera”; le urla sonoquelle “della protesta, come pure quelle che noinon sentiamo quando i barconi vanno a fondo”,ha sottolineato Paolo Bustaffa, direttore di SirEuropa, esortando a “una sinergia all’internodell’esperienza dell’emigrazione”, “palestra dentrola quale esercitare nuovi linguaggi e rendere le

La storia e il futuroA confronto i rappresentantidi missioni cattoliche e giornali italiani all’esteroMichele Luppi e Francesco Rossi

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nostre Chiese più consapevoli di questa realtàche si trasforma e trasforma continuamente”.Una consapevolezza che negli ultimi anni haspinto Sir Europa e Fisc ad allargare con Migranteslo sguardo ai giornali cattolici d’emigrazione inEuropa, allo scopo di “evitare il rischio dell’au-toreferenzialità, ovvero di restare confinati al-l’interno di un’esperienza ecclesiale, senza inciderenella coscienza collettiva”. Guardando all’Europa,“quello delle migrazioni è un tema che viene af-frontato con tagli e prospettive diverse”, ha sot-tolineato Gianni Borsa, giornalista di Sir Europaa Bruxelles. Ad essere però comuni, secondoBorsa, sono gli errori che i mass media compiononel raccontare il fenomeno della migrazione:emergenzialità, semplificazione forzata, oppor-tunismo politico, decontestualizzazione. In questopanorama, però, non mancano eccezioni positive,tra cui troviamo anche molti media cattolici,capaci di “valorizzare l’incontro tra culture efedi diverse, scoprendone la ricchezza ma senzatrascurare fatiche, rischi e possibili derive”.D’altra parte, se “il giornale è una piazza nellaquale si condivide la vita”, da oltre un secolo “inostri giornali raccontano le storie della gente,spesso dolorose, anche quelle di chi ha scelto lavia dell’emigrazione”, ha osservato il presidente

della Fisc, Francesco Zanotti, chiedendo di fareprodotti “di qualità, che la gente compra per con-vinzione e non per fede”. Pur sapendo che la sta-gione che attraversano le testate italiane d’emi-grazione è segnata dalle difficoltà e negli ultimianni riviste storiche, come quelle di Londra eStoccarda, hanno cessato le pubblicazioni. Se lastoria dei giornali cattolici d’emigrazione in Europaha radici lontane, “non sappiamo quale potràessere il futuro”, ha ammesso p. Graziano Tassello,direttore del Centro studi e ricerche sull’emigrazionedi Basilea, “perché le risorse e i contributi a di-sposizione calano e i giovani, specialmente quellidella terza generazione, non leggono più in ita-liano”. Un indebolimento della base di riferimentodi queste testate che si accompagna inevitabilmentealla difficoltà di trovare collaboratori. “È necessario– ha puntualizzato mons. Antonio Spadacini,presidente dell’Associazione Corriere degli Italiani,editore dell’omonimo settimanale degli emigratiitaliani in Svizzera – lavorare sulla loro formazione”.Perché chi scrive su un giornale può fare “moltobene”, ma anche “molti danni” se manca la con-sapevolezza di quel che si fa. Dal seminario,infine, un impulso a realizzare un progetto europeoper i giornali di emigrazione in sinergia tra Mi-grantes, Sir e Fisc. ■

Gli errori che i mass mediacompiono nel raccontare il fenomeno della migrazione:emergenzialità,semplificazione forzata,opportunismo politico,decontestualizzazione

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I l 27 gennaio si è celebrata la Giornata dellaMemoriaa e durante la quale sono state ricordatele vittime del nazionalsocialismo, del fascismo

e dell’Olocausto. Tra queste vittime, non sempresi ricorda lo sterminio dei rom, il Porrajmos.In occasione di questa Giornata, la FondazioneMigrantes ha pubblicato tra i suoi quaderni,editi dall’editrice Tau, la ricerca di Carla Oselladal titolo “Rom e sinti. Il genocidio dimenticato”.Nel volume di Carla Osella – religiosa, fondatricedell’Aizo, che da oltre quarant’anni si occupadella pastorale dei rom e sinti in Italia – si riper-corre la storia del martirio del popolo rom neilager: una storia che – si legge nella prefazione –“si fa memoria, acquista voce, la voce del popoloRom che rivendica la legittimità di un riconosci-mento e una identità troppo a lungo negata”. Lastoria corre fino alla cronaca di oggi: dallo ster-minio si arriva alla discriminazione, alla violenza,all’abbandono che ancora soffre il popolo rom.Città e persone testimoni dello sterminio rom sialternano nei capitoli e nelle pagine del libro,frutto di un viaggio e di incontri dell’autrice edella sua assistente.“Un viaggio nell’orrore di un passato – scrivel’autrice nella presentazione – che ci auguriamonon ritorni mai più”. Il viaggio inizia da Auschwitz,simbolo del male e della follia nazista, e continuanelle tante città dei lager: Varsavia, Lodz, Dacau,Berlino, il campo dei giovani a Uckermark, Ber-gen-Belsen, Mathausen solo per citarne alcunidei tanti campi di concentramento ricordati. Enei campi i volti di almeno oltre mezzo milionedi persone che sono state uccise dalla violenzadiscriminatoria nazi-fascista.

All’incontro di Benedetto XVI con oltre 2.000rom, l’11 giugno del 2011, una delle testimonianzepiù commoventi è stata presentata dall’austriacarom Ceija Stoika. La signora Stojka ha ricordatoche della sua famiglia, formata da 200 persone,solo sei si sono salvate dalla guerra e dal genocidio.“Ero bambina e vedevo morire altri bambini,anziani, donne, uomini; e vivevo tra i morti e iquasi morti nei campi. E mi chiedevo: perché?”– ha detto commossa l’anziana rom. E ha conti-nuato: “Non è possibile dimenticarlo! L’Europanon deve dimenticarlo!”.Il libro di Carla Osella, il giorno della memoria, ciaiuta a non dimenticare e a diffondere la conoscenzadi una pagina drammatica della storia del Novecento.La signora Stojka concludeva la sua testimonianzapreoccupata: “Oggi Auschwitz e i campi di concen-tramento si sono addormentati, e non dovrebberomai più svegliarsi. Ho paura, però, che Auschwitzstia solo dormendo”. L’antigitanismo e le minaccein Ungheria, in Francia, in Italia, in Romania, nellaRepubblica Ceca e in altre parti d’Europa – segnalateanche dalla rivista “Nevi Yag” del Ccit (Comité ca-tholique international pour les Tsiganes) – preoc-cupano e impegnano a costruire un’Europa cheabbia un volto sociale esemplare, che aiuti a superarevecchie e nuove discriminazioni ed esclusioni. Sonoatti, gesti e parole che purtroppo, si trasformanotalora in violenza. E le vittime sono ancora lepersone e le famiglie del popolo rom, una popola-zione stimata in Europa tra i 10 e i 12 milioni. Il 27gennaio la memoria ci avvicina alla cronaca e ciimpegna, ancora una volta, ad essere vicini ai piùdeboli, perché la vita e la dignità di ogni personasia salvaguardata. Oggi come ieri. ■

Un genocidio dimenticato: Porrajmos in un libro di Carla Osella

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La Shoa e il Porrajmosper riflettere e ricordare Il terzo appuntamento della Campagna “Dosta” a Roma nel Giorno della Memoria

Marco Livia

In Europa sono dodici milioni, in Italia circa140mila. Spesso vivono in condizioni difficili,sono oggetto di discriminazione. Li chiamiamo

zingari, ma i Rom, i Sinti e i Camminanti sonoun popolo ricco di storia e tradizioni, arrivato inEuropa più di 600 anni fa. Un popolo tutt’altroche nomade e apolide: stanziale è l’80% deiRom e dei Sinti che vivono in Europa. La mag-gioranza sono ormai cittadini italiani dal 1871,mentre altri provengono dalla ex Yugoslavia,dalla Bulgaria e dalla Romania, scappati dalleguerre e soprattutto dalla miseria. E quanti oggiconoscono la parola Porrajmos? Pochissimi!Questo è l'indizio più significativo di come lamemoria dei popoli che ci ostiniamo a chiamarezingari e nomadi fatichi a trovare ascolto e citta-dinanza. Porrajmos è la parola che nelle linguesinte e rom definisce il “divoramento” subitoin Europa tra il 1934 e il 1945. In quel perio -do l'Europa nazista e fascista fu teatro dell'an-nientamento di almeno la metà dell'intera po-polazione Rom e Sinta europea. Cinquecentomilauomini, donne e bambini perseguitati, impri-gionati, uccisi, deportati nei lager e seviziati, vit-time degli orrendi esperimenti medici nazisti,sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori.In Italia le popolazioni sinte e rom non hannoancora ricevuto nessun riconoscimento ufficiale

per le persecuzioni su base razziale subite durantela dittatura fascista. La Legge n. 211 del 20 luglio2000 che istituisce il Giorno della Memoria nonricorda lo sterminio subito dalle popolazioniSinte e Rom. Ciò che dovrebbe farci riflettere èche il Porrajmos e la Shoah furono messi in attoin un periodo in cui la civiltà occidentale era alculmine dello sviluppo culturale ed economico.La Shoah e il Porrajmos, purtroppo ci apparten-gono intimamente. Perpetrare l'oblio nel qualesi rischia di cancellare questi eventi equivalea legittimare un'oltraggiosa indifferenza per tuttele vittime della follia nazi-fascista ma, soprattutto,è il segno di una cecità pericolosa e potenzialmente

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suicida per la stessa Europa. I pregiudizi e glistereotipi ancora oggi presenti in Italia nei con-fronti delle popolazioni sinte e rom sono ancheil risultato di questo oblio, di questa ipocrita in-dulgenza nei confronti della memoria storicaitaliana. Attraverso l’evento organizzato a Romadall’Unar (Ufficio Nazionale Anti Discriminan-zione Razziale) della Presidenza del Consigliodei Ministri si è voluto dare un chiaro segnale disolidarietà a tutte le popolazioni che hannosubito persecuzioni e martiri, nella speranza chela memoria serva a non cadere negli stessi erroridella generazione precedente. Ecco perché laCampagna “Dosta” nel fermarsi a Roma havoluto ricordare congiuntamente la Shoah e ilPorrajmos! Il viaggio della Campagna “Dosta”in Italia persegue un importante obiettivo: lapromozione della conoscenza delle popolazionisinte, rom e camminanti per favorire il supera-mento degli stereotipi e dei pregiudizi da partedei cittadini e degli enti locali. Obiettivo principaledella Campagna, promossa dal Consiglio d’Europae finanziata dall’Unar è quello di diffondere laconoscenza delle comunità Rom, Sinti e Cam-minanti attraverso una diversa rappresentazione,più attenta alla loro quotidianità e agli aspettifolkloristici e identitari della loro cultura, coin-volgendo direttamente gli interessati per farli in-

contrare con i cittadini. L'Italia è stato il primoPaese dell’Europa occidentale nel 2010 ad aderirealla campagna: un passo deciso per avvicinarecittadini di culture diverse, ma che convivononella stessa società e ne rispettano norme evalori. La conoscenza è un diritto, di cui l’opinionepubblica non sempre gode. Quando la cattivainformazione si trasforma in disinformazione,si reiterano immagini e cliché stereotipati checertamente non favoriscono il dialogo, ma alcontrario, pregiudizi e atteggiamenti di ostilità.In questa direzione si muove la “Strategia nazio-nale d’inclusione dei Rom Sinti e Camminanti”emanata dal governo nel dicembre 2011 e con-divisa dal Consiglio d’Europa nel maggio del2012, che punta l’attenzione su quattro ambitidi intervento concreti (istruzione, lavoro, sanitàe habitat) per migliorare la condizione di Rom,Sinti e Camminanti in Italia. La campagna “Do-sta!” si articola in una serie di eventi itineranti, acavallo tra il 2012 e il 2013 che toccherannocinque città italiane – partita da Catania a luglioe proseguita con Reggio Calabria a dicembre, hatoccato Roma domenica 27 gennaio al MuseoMaxxi e proseguirà con Napoli e Milano. Spettacoli,mostre e iniziative culturali per tutti, convegnirivolti alle scuole, agli operatori del Terzo Settore,ai cittadini, ai servizi d'informazione e media na-

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zionali e locali. Oltre agli incontri, è stato realizzatoe promosso uno spot dal titolo “E tu quantizingari conosci?”, un sito web dedicato www.etu-quantizingariconosci.com che è il titolo dellaCampagna “Dosta” prendendo spunto da volti dipersonaggi noti, che forse pochi sanno essererom: grandissimi attori e attrici come Rita Hay-worth, Charlie Chaplin, Michael Caine e Yul Bryn-ner, il danzatore Joaquim Cortès, il premio Nobelper la Medicina nel 1920, Schack A. SteenbergKrogh, Dijana Pavlovic attrice milanese, Ferdy Be-risa, partecipante e vincitore del Grande Fratello,il boxer Carmine Spada, il calciatore Zlatan Ibra-himovic, Olga Balan Cantante e attrice romana. L’evento di Roma si è aperto sin dalla mattinacon la proiezione dello spot “Dosta!”, di foto rvideo dedicati al Porrajmos delle comunità Rome sinti con la mostra dei prodotti confezionatidall’atelier Rom, quest’ultimo promosso dagli uf-ficio Caritas e Migrantes della diocesi di Roma edella Comunità di Sant’Egidio. La mattinata si èconclusa con il concerto dell’Alexian Group. Insala oltre agli organizzatori dell’evento ed ai fun-zionari dell’Unar sono intervenuti anche mons.Pierpaolo Felicolo e don Paolo Lojudice dellaMigrantes di Roma che hanno portato i saluti deldirettore della Fondazione mons. Giancarlo Perego. Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti conl’ascolto di alcuni brani dedicati al Porrajmos, acura di Anton Blazevic attore di teatro Rom ac-compagnato da musicisti Rom. La programma-

zione dell’evento è proseguita con il saluto deirappresentanti delle associazioni e federazioniRom sinti e Camminanti aderenti al progetto,ed infine con il saluto istituzionale del direttoredell’Unar Marco de Giorgi e di Anna Nardini,Dirigente Generale del Comitato CoordinamentoIniziative Shoah della Presidenza del Consigliodei Ministri. Gli stessi hanno consegnato ilPremio “Dosta 2012 – 2013” a personalità che sisono contraddistinte per il lavoro di inclusionesociale dei Rom, Sinti e Camminanti: Anna Fendi(Stilista), Miriam Meghnagi (Cantante), MariaCriscuolo (Presidente Triumph Eventi Srl), Car-mine Amoroso (Regista e Sceneggiatore), Do-menico Spada (Campione Mondiale di PugilatoPesi Medi Wbc), Marco Brazzoduro (DocenteUniversitario), Santino Spinelli (Musicista e Fon-datore dell’orchestra Europea della Pace). Al ter-mine della premiazione è stato anche ricordatoil premio fotografico “metti a fuoco i tuoi diritti”che premierà le migliori fotografie rappresentantiil tema dell’inclusione sociale delle comunità edinfine, come lieta conclusione dell’evento, si ètenuto il concerto della grande Orchestra Europeadella Pace e dell’Alexian Group di Santino Spinellicon la straordinaria partecipazione della cantanteMirian Meghnagi. L’orchestra, diretta da MicheleLorusso, è composta di oltre 20 elementi prove-nienti da tutta Europa alcuni appartenenti allecomunità Rom e Sinti. ■

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L’arte porta l’emigrazione italianain un campo romUna mostra di Meo Carbone

Emanuela Micucci

New York, 1905. Anna Scicchilone e i suoibambini, il maggiore piegato dal peso delfagotto sulle spalle, scompaiono nel de-

posito dei bagagli degli immigrati di Ellis Islandnella fotografia più celebre dell’emigrazione ita-liana. Una famiglia di emigranti negli Stati Uniti

anonima, come tante. Roma, 2012. “Manifesta-zioni come questa sono importanti perché siparla di immigrazione e integrazione sociale”.Dumitru Ion, rappresentante della comunità ru-mena, visita “The Dream… per non dimenticare”,la mostra pittorica di Meo Carbone sull’emigra-

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zione italiana negli Stati Uniti che si inauguranel campo rom dell’ex camping River sulla Tibe-rina. Un’iniziativa unica nel suo genere ideatadal gruppo vincenziano della parrocchia di SanCrispino da Viterbo in collaborazione l’UfficioMigrantes del Vicariato di Roma. “Il tema del-l’accoglienza è portato all’attualità - affermamons. Pierpaolo Felicolo, Direttore dell’UfficioMigrantes della Diocesi -. Spero di riproporre lamostra altrove”. “Come artista mi occupo diemigrazione e come volontario vincenziano fre-quento questo campo rom – spiega Carbone –.Ho pensato di portarvi la mostra, che gira l’Italiadal 1995, come testimonianza dell’emigrazioneitaliana e per mostrare agli immigrati, in parti-colare ai rom, che l’integrazione è possibile comefu per gli italiani”. “Cinque milioni i nostri connazionali che tra il1850 e il 1914 arrivarono negli USA, il 400%della nostra emigrazione transoceanica”, sottolinealo storico italoamericano Dominic Candelorodal cui archivio fotografico Carbone ha trattomolti dei volti di lavoratori, operari, minatori,ragazzini e donne che si moltiplicano sulla su-perficie dei suoi dipinti, emergono dallo sfondocupo e nero della tela con sbalzi di luce che li il-luminano restituendogli dignità e giustizia. Scom-

posti e ricomposti con una forza espressiva chetralascia i profili netti e taglienti delle foto perabbracciare l’indefinito: quel “sogno americano”che ha spinto milioni di italiani a emigrare e,poi, integrarsi nella società statunitense, nono-stante discriminazioni, povertà, pregiudizi. Voltie storie così simili a quelle dei rom del campodove si allestisce l’esposizione: 5 diverse comunità,525 residenti che vivono nei moduli abitativi ein 15 stanze e nei bungalow dell’ex campeggiodella periferia nord della Capitale. “Lavoriamomolto per il rispetto delle regole, la pulizia,l’ordine – spiega Mario, un giovane operatore -.Abbiamo uno sportello dove offriamo servizisociali, aiuto nelle pratiche burocratiche e nellevisite mediche: è un punto di collegamento trale istituzioni e il campo. Qui la scolarizzazioneè al 96%”. “Abbiamo la possibilità di un inseri-mento lavorativo – precisa il responsabile, RobertoFagiolari – e un buon ricambio di ospiti delcampo”. “Domenica – sottolinea Bajram Hasimi,rappresentante di quelle cossovara e macedone -100 persone inizieranno un corso di formazioneper lavorare come venditori online: è un’occasioneconcreta offertaci direttamente dall’azienda. Iprogetti milionari non sono efficaci”. ■

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“Proprio perché il circo è un laboratorio didialogo ecumenico, questa celebrazioneindica alle comunità il valore di camminare

insieme verso l’unità”. Lo ha affermato, a marginedella celebrazione ecumenica tenutasi lunedì 21gennaio scorso a Montecarlo, mons. GiancarloPerego, Direttore generale della Fondazione Mi-grantes, presente all’evento insieme al predecessoremons. Piergiorgio Saviola. Mons. Perego e mons. Saviola, da domenica 20 amartedì 22 gennaio, hanno partecipato all’incontroannuale del “Consiglio internazionale delle or-ganizzazioni per la pastorale dei circensi e luna-parkisti”.Sulla pista di uno dei circhi più famosi del mondo,quello del Festival internazionale di Montecarlo,si sono ritrovati sacerdoti della diocesi di Monte-carlo e delle confinanti diocesi francesi, giovani,seminaristi, una quarantina di sacerdoti e i rap-presentanti di varie confessioni cristiane aderential Consiglio dei circensi. “Guidati” dall’arcivescovodi Monaco, mons. Bernard Barsi e dal vescovo diSavona-Noli, responsabile della pastorale dei cir-censi per la regione episcopale della Liguria, mons.Vittorio Lupi. Sotto il tendone monegasco – loChapiteau di Fontvieille – dove si è svolto il 37°Festival internazionale del Circo di Montecarloper una sera è stata la preghiera ecumenica a farespettacolo. Una preghiera che cade nella “Settimanadi preghiera per l’unità dei cristiani”.Preghiera, riflessioni e numeri circensi nella Cha-piteau, tutto per proseguire nel cammino ecume-nico in un contesto dove lavorano persone pro-venienti da Paesi diversi, cresciuti nella dinamicadi insegnamenti religiosi spesso differenti. E no-nostante ciò capaci di una serena convivenza. L’incontro, organizzato da padre Patrick Keppel,responsabile dell’ecumenismo e padre Alain Goi-not, vicario episcopale dell’arte sacra, del turismo

e degli artisti del circo, ha visto tra i presentianche monsignor René Giuliano, vicario generaledella diocesi di Monaco e padre Marc Ruiz,direttore del Seminario. “La dodicesima celebrazione ecumenica – ha sot-tolineato l’arcivescovo mons. Barsi – ha una di-mensione eccezionale perché il Festival del circocoincide, nel Principato, con la Settimana universaledell’unità. Il circo – ha proseguito il presule –esprime l’armonia e la pista circolare è uno spaziod’unità e tutti gli sguardi sono attratti verso le lucidel cielo. Gli artisti non hanno altra motivazioneche regalare gioia agli spettatori di tutte le genera-zioni nella diversità della loro condizione”. Barsi,infine, ha ricordato che il tema della preghiera diquest’anno è stato preparato in India, “un Paesedove i cristiani vivono un clima difficile”. La serata è proseguita tra canti, musica, preghieree commenti incentrati su tre temi: giustizia ecarità, misericordia e verità, umiltà e unità.Sull’unità il vescovo mons. Lupi – accompagnatoda don Roberto Sanguineti e dal diacono LorenzoVerrando, responsabili rispettivamente della pa-storale dei circhi per le diocesi di Genova e diVentimiglia-San Remo – a luci spente ha osservatoche questo momento ecumenico, al quale partecipada diversi anni, è molto coinvolgente e serve arafforzare lo spirito di comunione non solo tra icircensi ma anche tra gli stessi uomini di chiesache vi prendono parte. L’incontro è stato concluso dalla benedizione inquattro lingue, greco, rumeno, arabo e armeno econ un epilogo carico di significati con Barsi, al-l’esterno della struttura, a stringere la mano alpubblico in uscita: non saranno state proprio tre-mila – come i partecipanti – ma di mani ne hastrette tante l’arcivescovo. Perché, ha spiegato,“non posso non ringraziare chi è venuto qui apregare”. ■

Pregare sotto il tendonePreghiera ecumenica al Festival del Circo di MontecarloPaolo Pittaluga

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Imembri del Consiglio Internazionale delle Or-ganizzazioni Cristiane per la Pastorale dei Cir-censi e Lunaparchisti si sono riuniti a Monaco

per il loro incontro annuale dal 20 al 22 gennaio.Per l’Italia erano presenti il direttore generale dellaFondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego,mons. Piergiorgio Saviola, da anni impegnato nellapastorale dei circensi e lunaparchisti e già direttoredella Migrantes mentre per il Pontificio Consiglioper i Migranti e Itineranti era presente sr. Alessan-dra Pander.Durante i lavori i membri del Forum hanno pre-sentato la situazione della pastorale dei circensi edei lunaparchisti nei diversi paesi europei. Alcunihanno sottolineato come la crisi ha interessatoprofondamente anche questo settore del lavoro edello spettacolo. Altri hanno evidenziato la diffu-sione delle sette o la difficoltà anche nei percorsidi fede. Inoltre si è parlato dell'importanza dellarecente udienza di papa Benedetto XVI lo scorso 1dicembre con la gente dello spettacolo popolare eviaggiante che ha visto la partecipazione di oltre8.000 persone. Per l’occasione, per la prima volta,è stato istallato in piazza San Pietro, un tendonedel circo e una giostra. Tra gli argomenti del Forum anche l’aggiornamentosulla proposta avanzata dall’Eca (European CircusAssociation) affinché l’Unesco riconosca il circoviaggiante come patrimonio dell' umanità. Questoriconoscimento sarebbe importante – è stato sot-tolineato durante i lavori – per salvaguardare neipercorsi e nella legislazione culturale di ogni Paeseil ruolo importante del circo.

I direttori nazionali hanno manifestato il propriointeresse all’iniziativa e hanno assicurato il proprioimpegno nei confronti dei governi dei rispettiviPaesi perchè l’iniziativa abbia buon esito. L’ultimotema affrontato dal Forum è stato quello dellascolarizzazione dei figli delle famiglie dello spet-tacolo viaggiante. È stata presentata l’esperienzadell'European Network for Traveller Educationche dal 2005 lavora con un sistema mobile discuola per garantire la scolarizzazione dei bambinidei circensi e fieranti dai 4 ai 12 anni in Olanda.La federazione intende allargare il progetto adiversi Paesi europei. I rappresentanti dei diversi Paesi si sono dati ap-puntamento a Roma per una riunione straordinariadel Forum con all’ordine del giorno il tema del-l’allargamento dei componenti con rappresentantidi altre confessioni cristiane e di altri Paesi europei,soprattutto dell’Est, oltre che dell’organizzazioneinterna del Forum nei prossimi anni. Il Forum è nato – anche su iniziativa di mons.Piergiorgio Saviola. per coordinare e promuovereil servizio pastorale tra le comunità itineranti inEuropa e raccoglie rappresentanti delle diverseChiese cristiane. Ne fanno parte organizzazionicristiane di Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Ger-mania, Svizzera, Austria, Olanda e Austria e vuolefavorire nello spirito ecumenico i rapporti, gliscambi, la riflessione e la formazione di tutticoloro che hanno la preoccupazione dell’annunciodel Vangelo tra i Circensi e i Lunaparchisti, stimo-lando il confronto di esperienze e l’elaborazionedi indirizzi comuni per una più efficace azionepastorale nel settore e promuovendo l’attenzioneal mondo del Circo e del Luna Park nelle Chiesedi quei Paesi in cui ancora non è attivo questo ser-vizio pastorale.L'attuale segretario generale è il salesiano olandesep. Bernard Van Welzenes.L’incontro – ha detto mons. Giancarlo Perego – èstato un momento importante per confrontare idiversi modelli di pastorale". In Europa si va dallacappellania nazionale (Olanda), a sacerdoti cheseguono personalmente alcune realtà, al modelloitaliano o francese o spagnolo di una Chiesa localevicina alla gente dello spettacolo viaggiante. “Nellenostre Migrantes – ha detto mons. Perego – è im-portante formare operatori che siano ’evangelizzatoristrada’, come ricordano i vescovi italiani negliOrientamenti del decennio, vicini alla gente incammino, ma anche capaci di rendere attente leparrocchie alle persone in cammino”. ■

Modelli diversi dipastoraleNei circhi e lunapark d’Europa

Raffaele Iaria

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Il Consiglio d’Europa per la cittadinanza a figli degli apolidiTutti gli Stati membri delConsiglio d’Europa devo-no garantire la cittadi-nanza ai bambini che na-scono sul loro territoriose questi rischiano di di-venire apolidi. Lo ha chie-sto il Commissario dei di-ritti umani dell’organiz-zazione paneuropea, Nils Muiznieks, che inseriscel’Italia tra i paesi membri con il più alto numero diapolidi. Il commissario, dopo aver ricordato che tutti gliStati membri del Consiglio d’Europa hanno ratificatola Convenzione sui diritti del bambino delle NazioniUnite che stabilisce che tutti i bambini hanno dirittoalla cittadinanza, chiede ai governi di agire in talsenso, per esempio riconoscendola automaticamentea quelli nati sul loro territorio.

ROM

Mci Gran Bretagna: il saluto delle Canossianeche lasciano la parrocchia di St Joseph Nel mese di gennaio nella chiesa parrocchiale di St.Joseph a Waltham Cross, oltre 200 persone si sono ra-dunate per celebrare la Santa Messa di commiato delleSuore canossiane, che hanno servito la comunità par-rocchiale per decenni con grande dedizione e spirito diservizio. La santa messa - fortemente voluta dal parroco,fr John Cunningham - è stata presieduta dal vescovoausiliare, mons John Sherrington, in quale ha ringraziatole suore Canossiane, per i lunghi anni di servizio nellacittà di Welwyn Garden e di Leyton e soprattutto perl’inestimabile contributo che hanno dato alla Chiesa,alla diocesi di West-minster e alla Parrocchia di st.Joseph. Oltre alla comunità cristiana inglese della par-rocchia, era presente alla celebrazione anche un foltonumero di italiani, ad attestare la gratitudine e la rico-noscenza per la loro attività a fianco degli italiani.

ITALIANI NEL MONDO

A Bergantino la festa di San Giovanni BoscoDomenica 27 gennaio Bergantino ha festeggiato SanGiovanni Bosco insieme ai lunaparkisti. Bergantinoconta circa 30 famiglie di operatori dello spettacoloviaggiante. A celebrare la liturgia Eucaristica Don MirkoDalla Torre, responsabile per la Regione Ecclesiasticadel Triveneto per la pastorale dei circhi e luna park.Con lui Stefano Croci, direttore Migrantes di Carpi.Prima della Santa Messa gli esercenti tutti insiemesono stati in visita al museo della giostra e dellospettacolo popolare diretto da Tommaso Zaghini.

LUNAPARKISTI

Al card. Vegliò l’onorificenzadell’Ordine Nazionale “Stella della Romania”Il presidente del Pontificio Consiglio della Pastoraleper i Migranti e gli Itineranti, il card. Antonio MariaVegliò, ha ricevuto l’onorificenza dell’Ordine Nazio-nale “Stella della Romania” con il grado di Com-mendatore. La consegna durante un convegno pro-mosso dall’Ambasciata di Romania a Roma

ROMANIA

eWSN

È morta Ceija StojkaÈ morta Ceija Stojka, scrit-trice ed artista rom so-pravvissuta ai campi diconcentramento di Au-schwitz-Birkenau e Ber-gen-Belsen. Nel mese digiugno 2011 aveva por-tato la sua testimonianzadavanti a papa BenedettoXVI in occasione del-l’udienza che il ponteficeha riservato al mondo no-made. Nata nel 1933 a Kraubath,un paesino della Stiria, era il quinto di sei figli natida genitori cattolici appartenenti a una tribù dizingari chiamati i rom Lowara. Dopo il ritorno dallager ha vissuto a Vienna e nei dintorni della capitaleaustriaca lavorando come venditrice ambulante. Attraverso i suoi scritti e le sue opere d’arte, Stojkacontribuì a diffondere la conoscenza dello sterminiodi zingari e rom da parte dei nazisti.

ROM

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1 SEGNALAZIONI LIBRARIE 1

2 febbraio 2013 1 migrantiPRESS 1 33 1

Media e immigrazione

Il volume ha analizzato 31.946articoli usciti su “Corriere dellaSera”, “Il Giornale” e “la Re-pubblica” negli anni 2005-2008sul tema dell'immigrazione. La ricerca ha evidenziato comedi stranieri si parli esclusiva-mente in termini di conflittua-lità, anche quando sono statiproposti articoli non direttamente incentrati sullaloro delittuosità.

Ernesto Calvanese, Media e immigrazione trastereotipi e pregiudizi, Franco Angeli

Patria di carta

Il volume descrive il periododi massimo splendore dellastampa italiana in Argentina,corrispondente agli anni dimaggiore affluenza immi-gratoria. Lasciando l’Italia,gli immigrati hanno trovatonella Repubblica platense laloro “seconda patria”. Una“terza patria” è stata rap-presentata dalla stampa di comunità. In questo ambito, ha svolto un ruolo chiave “LaPatria degli Italiani”, quotidiano fondato daBasilio Cittadini, che per oltre mezzo secolo(1877-1931) segnò la storia del giornalismoetnico diventando all’interno della comunità diimmigrati un punto di riferimento importante,una “Patria di carta”. Dopo ricerche in bibliote-che, emeroteche, archivi pubblici e privati in Ar-gentina e Italia, attraverso la storia della Patriadegli Italiani Pantaleone Sergi ricostruisce in fi-ligrana una sorta di epopea del giornalismodell’immigrazione in Argentina tra i secoli XIXe XX. È una storia che nasce a metà dell’Ottocentoe arriva fino all’avvento e al consolidamentodel fascismo in Italia che scompaginò la situazionedelle “colonie di immigrazione” e soffocò, perchénon volle sottomettersi al regime, quello che èstato il più grande giornale in lingua italianamai pubblicato all’estero.

Pantaleone Sergi, Patria di carta. Storia diun quotidiano coloniale e del giornalismoitaliano in Argentina, Pellegrini

Trasformazioni globali e nuove disuguaglianze

Con l’intensificarsi dei mo-vimenti migratori e sul solcodelle politiche neoliberisteapplicate un po’ in tutto ilmondo a partire dagli anni‘80, alle varie disuguaglianzese n’è aggiunta un’altra:quella razziale. Una disugua-glianza multidimensionale,che pervade tutte le sferedella vita del migrante, daquella del lavoro a quella della salute, da quellasociale a quella giuridica. Fabio Perocco, inquesto volume, ripercorre le fasi di sviluppo delrazzismo in Italia, partendo dalle prime produ-zioni legislative e arrivando infine ai meccanismidi stigmatizzazione dell’informazione.

Fabio Perocco, Trasformazioni globali e nuovedisuguaglianze, Franco Angeli

La lingua di Ana

Ana, la protagonista di questavicenda, è un’adolescente mol-dova catapultata in Italia cheimprovvisamente si rende contodi non sapersi esprimere total-mente né in italiano né in mol-davo.“C’è un detto secondo cui unuomo che parla due lingue valedue uomini. E quello che parla metà di una emetà di un'altra, vale un uomo? O ne vale mez-zo?”, si chiede Ana, un’adolescente moldovacatapultata in Italia, nel momento in cui si rendeconto di non sapersi esprimere totalmente néin italiano né in moldavo.Protagonista di questo libro è la lingua con ilsuo potere evocativo e al contempo alienante;la lingua che accoglie e respinge. L’incapacità diesprimersi si tramuta in difficoltà di esistere, macon la possibilità di reinventarsi.Ana vive passo dopo passo il doloroso passaggioda una lingua all’altra, che non è un semplicecambio di simboli e significati, ma è una ricercaemozionale tra le ibridazioni dell’Io.

Elvira Mujcic, La lingua di Ana. Chi sei quandoperdi radici e parole?, Infinito Edizioni

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Permesso di soggiorno a cittadinostraniero: annullamento del diniego per motivi di pericolosità sociale

Con sentenza del 4 ottobre scorso il TribunaleAmministrativo del Lazio, sezione di Latina, haaccolto il ricorso contro il diniego a una domandadi rinnovo del permesso di soggiorno per motividi lavoro. La Questura aveva emanato il diniegoin base a una presunta pericolosità sociale dellacittadina straniera determinata dalla sua “pessimacondotta morale e civile”, del non “essere so-cialmente integrata”, dell’essere incline all’abusodi alcool, dell’esercitare attività lavorativa soltantosaltuariamente e dell’assumere spesso atteggia-menti violenti con il figlio.Il Tar ha precisato che il provvedimento impugnatodifetta di “idonea motivazione in relazione, daun lato, agli specifici fatti addebitati al cittadinostraniero (...): motivazione che deve riguardarein modo specifico la pericolosità del soggetto el’idoneità del suo trattenimento in Italia a minarel’ordine pubblico e le condizioni di sicurezzadello Stato”.Il Tar ricorda anche che nel caso la ricorrentedovesse essere condannata per il reato di furtoaggravato per il quale è sottoposta a processo,questo non comporterebbe una automatica osta-tività, in quanto “anche l’ipotetica condanna,ovviamente con concessione dell’attenuante exart. 62 comma 1 n. 4 c.p.p., non legittima il di-niego di rinnovo del permesso di soggiorno delcittadino extracomunitario, trattandosi di com-portamento non sicuramente significativo di pe-ricolosità sociale”.

Diocesi Termoli-Larino e Provincia diCampobasso: Protocollo d’Intesa peraiutare migranti e rifugiati ad entrare nel mercato del lavoro

Orientamento al lavoro ed inserimento nel mer-cato regionale per gli extracomunitari e rifugiatistranieri del Basso Molise: questo l’obiettivo delprotocollo d'intesa tra la diocesi di Termoli-Larino e la Provincia di Campobasso firmato il10 gennaio scorso dal Vescovo di Termoli-Larino,Gianfranco De Luca e dal presidente della Pro-vincia di Campobasso. Oggetto dell’intesa è l’avvio di una collaborazionetesa alla realizzazione di azioni volte a migliorarel’occupabilità degli extracomunitari appartenentialle fasce più deboli, in particolare dei richiedentio titolari di protezione internazionale e/o uma-nitaria, già beneficiari del Progetto Sprar.Il Protocollo svilupperà le sue iniziative attraversola collaborazione con il progetto “Un Paese perGiovani” che, voluto da mons. Gianfranco DeLuca, ha l’obiettivo di aiutare i giovani nell’introdursinel mondo del lavoro, capire i propri orientamentilavorativi con l’intento di arginare lo smarrimentotipico che comincia da una non comprensionedelle proprie attitudini e dei propri talenti.“Un paese per giovani” così come l’associazionecostituita, tra gli altri protagonisti, da 32 impren-ditori del Basso Molise che danno un supportoimportante da un punto di vista informativo edell'orientamento ai ragazzi della zona per aiutarliad entrare nel mondo del lavoro. “L’intento èquello di creare una rete istituzionale per dare unsostegno informativo ai giovani in cerca di occu-pazione – ha spiegato il Vescovo molisano –. Lanostra attività non mira solo ad inserire gli stranieri,pensiamo anche ai tanti laureati e diplomati dellazona affinché non siano abbandonati a se stessi”.

1 OSSERVATORIO GIURIDICO-LEGISLATIVO DELLA C.E.I. 1

Le migrazioni nella legislazionee nella giurisprudenzaAlessandro Pertici

1 34 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2013

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STRUTTURE A LIVELLO NAZIONALE

COMMISSIONE EPISCOPALE PER LE MIGRAZIONI (CEMI)00165 Roma – Circonvallazione Aurelia, 50 – Tel. 06.663981

Presidente (ad interim): S.E. Mons. Paolo SCHIAVON

Membri:S.E. Mons. Giuseppe ANDRICH (Vescovo di Belluno-Feltre); S.E. Mons. Lino Bortolo BELOTTI(Vescovo già ausiliare di Bergamo); S.E. Mons. Guerino DI TORA (Vescovo ausiliare di Roma);

.E. Mons. DomenicoMOGAVERO (Vescovo di Mazara del Vallo); S.E. Mons. Franco AGOSTINELLI (Vescovo di Grosseto)

FONDAZIONE “MIGRANTES”00165 Roma - Via Aurelia, 796 - Tel. 06.6617901 - Fax 06.66179070-71

[email protected] - www.migrantes.it oppure: www.chiesacattolica.it (cliccare Migrantes)

Presidente (ad interim):

Direttore Generale: Mons. Giancarlo PEREGOTel. 06.66179020-30 segr. - [email protected]

Consiglio di Amministrazione:Presidente (ad interim): S.E. Mons. Paolo SCHIAVON;

Direttore Generale: Mons. Giancarlo PEREGO;Tesoriere: Dott. Giuseppe CALCAGNO;

Consiglieri: Don Mario ALDIGHIERI; Mons. Giambattista BETTONI;Dott. Maurizio CRISANTI; Don Michele PALUMBO

UFFICI NAZIONALI:

Pastorale per gli Italiani nel Mondo:Tel. Segreteria: 06.66179035

Tel. 06.66179021 - [email protected]

Pastorale per gli immigrati e profughi in Italia:

[email protected]

Pastorale per i fieranti e circensi:

[email protected]

Pastorale per i Rom e Sinti: Tel. Segreteria: 06.66179033

Tel. 06.66179022 - [email protected]

Incaricata USMI-Migrantes per le religioseimpegnate nei vari settori o ambiti della mobilità:

Sr. Etra MODICAVia Zanardelli, 32 - 00186 Roma

Tel. [email protected]

S.E. Mons. Salvatore LIGORIO (Arcivescovo di Matera-Irsinia); S

Tel. Segreteria: 06.66179034

Tel. Segreteria: 06.66179034

(Vescovo ausiliare di Roma)

S.E. Mons. Paolo SCHIAVON

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IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON LA PAROLA PIÙ VERA.

IL MAESTRO E IL DISCEPOLOGianfranco Ravasi e Famiglia Cristiana ti guidanonel percorso di Quaresima con un’opera in 9 volumiUn cammino verso la Pasqua per riscoprire la vita cristiana seguendo da vicino Gesù di Nazaret, il Maestro che con le sue parole, le sue azioni, la sua stessa vita ha insegnato a ogni uomo come essere suo vero discepolo.Nei primi quattro volumi il Card. Ravasi ci aiuta a delineare il volto più autentico di Cristo e il significato più profondo dei suoi insegnamenti. Nei volumi successivi, inizieremo un percorso di riscoperta della nostra vita, riconoscendo il profilo che Egli delinea per ognuno di noi, i suoi discepoli.

“INCONTRARE IL MAESTRO” DAL 14 FEBBRAIOIL PRIMO VOLUME:

A SOLI

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Richiedi la tua copia in edicola, in parrocchia o al numero 02.48027575.Scopri e ordina l’iniziativa sul sito: www.famigliacristiana.it/ilmaestroeildiscepolo

LIA SO

€2,90IN PIÙ,2

“INCONTRARE IL MAESTR

AL 14 FEBBRAIOO” DNTRARE IL MAESTR RO” DOLUME:IL PRIMO V VOLUME:

AL 14 FEBBRAIO

ROM E SINTIIl genocidio dimenticato

Carla Osella

Questo libro, inserito nella collana dei quaderni della Fon-dazione Migrantes, è nato dall’amore verso il popolo rom esinto con il quale da oltre quaranta anni l’autrice condividela sua vita. Questo lavoro, iniziato nel 2005, è stato svoltoin collaborazione con la mia assistente Francesca Sardi,senza la quale questo libro non avrebbe mai visto la luce.Sono stati anni faticosi di ricerche, visite, consultazione didocumenti, incontri con i direttori dei musei e, soprattutto,con le persone che erano state internate. Il progetto ha previsto sia le visite ai lager fondati dainazisti durante l’ultima guerra mondiale, sia le foreste incui venivano trucidati: è stato un pellegrinaggio nel doloredel passato dove milioni di uomini, donne e bambini sof-frirono a causa della deportazione, la fame, il lavoroinumano cui erano sottoposti, mentre altri venivano assas-sinati nelle camere a gas.Il filo rosso che collega ogni capitolo del libro è stato quellodi dar voce a chi di loro ha vissuto il dramma della depor-tazione e della morte. Ci auguriamo che questo passatonon ritorni mai più.

FondazioneMigrantes

Collana Quaderni Migrantes 2