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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO III ANNO VII

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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO III ANNO VII

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LETTONIA,il primo ministro donna della Lettonia, Laimdota Straujuma, ha rassegnato le pro-prie dimissioni

CIAD,tre attentatori si sono fatti esplodere sull’isola di Koulfoa, nel lago Ciad ucci-dendo almeno 30 persone e ferendone al-meno 80. Si sospetta ancora una volta che sia stato il gruppo estremista Boko Haram.

FRANCIA,Francia 6 dicembre: il partito di estrema destra di Marine Le Pen, il Fronte Nazio-nale, ha ottenuto la maggioranza in sei re-gioni su 13 nel voto .

AFGHANISTAN,C’è stato un attacco terroristico all’ambas-ciata spagnola di Kabul. L’attentato è stato rivendicato dai Taliban, ma questo è solo il primo di una lunga serie: ricordiamo infat-ti la strage dell’8 dicembre all’aeroporto di Kandahar, dove sono morte 50 persone.

REGNO UNITO,LONDRA, 5 dicembre: un uomo nella stazione della metro di Leytonstone ha tentato di sgozzare un passante gridando “Questo è per la Siria”

FINLANDIA,si pensa di introdurre un reddito di cit-tadinanza di 800 euro da distribuire ogni mese a tutti i cittadini adulti del Paese.

CANADA,10 dicembre il governo di Trudeau ha ac-colto 163 rifugiati siriani, promettendo di accoglierne venticinquemila entro feb-braio 2016.

BRASILE,: La ditta Samarco Mineração è responsabile di un disastro ambientale presso una miniera di ferro causate dal cedimento di due dighe, dopo una serie di lavori per ampliare il canale. Hanno riversato così nel Rio Doce 60 milioni di metri cubi di sostanze tossiche ed hanno ricoperto tutto di fango. Più di 600 sfollati, 11 morti e un’agricoltura che sarà diicile ripren-dere.

CINA,PECHINO, allarme rosso per lo smog, il livello di inquinamento è 10 volte superiore ai livelli considerati tollerabili dall’Organiz-zazione mondiale della sanità

ARGENTINA,Mauricio Macri è il nuovo presidente dell’Argentina, ponendosi come obiettivi “povertà zero” e una guerra al narcotraf-ico.

COLOMBIA,:BOGOTÀ, più di 150 donne delle Forze armate sono state costrette ad abortire dalla Farc.

USA,Donald Trump dopo aver proposto di vi-etare l’ingresso ai musulmani negli USA, ha annunciato che, in caso venisse eletto, farà un decreto per rendere obbligatoria la pena di morte a chiunque uccida un poliziotto

GAMBIAil presidente Yahya Jammeh ha dichiarato che anche il Gambia come la Mauritania, l’Iran e il Pakistan sarò uno stato Islamico (però senza imporre obblighi all’abbiglia-mento).

a cura di Lorena Patricia Hossu

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EDITORIALE Mi sfugge bene come e quando sia successo, ma a quanto pare tre mesi sono passati, e il primo quadri-mestre è andato. Toni Canova chiude i battenti, e le meritate agognate sognate troppo brevi indispensabili vacanze di Natale iniziano. Nemmeno i più cinici potranno negare che questo è uno dei periodi più belli dell’anno, e noi della Venticinquesima Ora abbiamo deciso di inaugurarlo con questo editoriale speciale, in cui ognuno di noi vi ofre, a modo suo, i migliori auguri di buone feste. Non mancano interventi spe-ciali, come quello delle ex indimenticabili meravigliose caporedattrici 2014-2015, Sara Santi e Caterina Begliorgio, e della mitica Arianna Longo, storica e leggendaria irma del nostro giornalino. Maturate con successo e salpate verso altri lidi, ci hanno tenuto comunque a farci pervenire i loro dolcissimi e nostalgici auguri. Ultima ospite, ma non meno importante, la nostra carissima, insostituibile, inimitabile, Nellida Cattarin. La fata madrina sta a quella sprovveduta di Cenerentola come Nellida sta alla nostra caotica redazione: fornisce afetto, consigli, sorveglianza, grafette e scatoloni; assegna le aule, richiama all’ordine, presta tempo e manovalanza con ininita pazienza e attenzione. A lei e a tutti coloro che ci danno una mano rendendo possibile questa attività, e a voi che leggete, un grande grazie e un augurio di cuore. Be-atrice Criveller

Buon natale a tutti voi piccoli e grandi canoviani, vi auguro felicità, amore e tanti regali, ma soprattut-to cibo a profusione! Passate delle belle vacanze e scatenatevi a Capodanno, tanto, come disse il saggio (cioè io), per studiare c’è sempre tempo domani. Ab imo pectore, auguri. Arianna Longo

A Natale tutto è magico, i vicoli di Treviso si illuminano e la città è piena di mercatini natalizi, di giostre e di profumi, le vetrine dei negozi brillano e i colori che spiccano sono il blu, l’oro, l’argento e il rosso. Questo è il Natale che conosciamo, ma ci sono luoghi dove il rosso non è quello delle palline appese agli alberi di Natale, bensì quello del sangue che schizza su muri bianchi. Centinaia di vittime: donne, uomini, bambini, aspettavano anche loro che Babbo Natale passasse, nonostante la povertà. “War is over”, John Lennon cantava così, ma io penso che sia appena iniziata. Oltre a questa mi viene in mente una carrellata di canzoni natalizie, che ho sentito entrando nei negozi e nei bar. Tra le note di “All I want for Christmas is you”, non posso non pensare ai bambini che hanno perso i propri genitori, per cui quel “want” è molto di più, è un desiderio che non si può avverare, è una speranza che non vuole inire.”Coming home for Christmas”,i nostri soldati che combattono proprio in questo momento si stanno preparando per tornare a casa. “Let it snow”, servirebbe un velo bianco per coprire la polvere da sparo delle armi che sparano fuoco ininterrottamente, e le lacrime dei bambini che crescono sotto la guerra..”Baby it’s cold outside”, basterebbe un pensiero, una candela accesa per riscaldare l’atmosfera.Craciun fericit tuturor, va urez tot binele din lume! (Buon Natale a tutti, vi auguro tutto il bene del mon-do) Lorena Patricia Hossu

Le luci ad ogni angolo della strada, il pandoro, Mamma ho perso l’aereo su Italia 1, le canzoni di Michael Bublè, lo shopping natalizio, le vetrine illuminate… a tutti quelli che dallo scorso gennaio non aspettava-no altro, ma anche a tutti quelli che allo spirito natalizio sono totalmente estranei e attendevano dicembre solo per potersi rimpinzare e viziarsi con qualche regalo in più senza sensi di colpa, auguro di godersi più che possono questo Natale, con tutta la possibile felicità, almeno una volta all’anno! Arianna Crosera

Cari canoviani che come me siete stressati, avete qualche giorno di sonno in arretrato ed avete fatto dell’ansia la vostra fedele compagna di avventure scolastiche, auguri! Tanti auguri per le ultime veriiche e le ultime interrogazioni, tanti auguri nella scelta dell’università, auguri di buon Natale ed auguri per un 2016 che possa essere migliore di quest’anno che sta inendo. Vi auguro di trovare sotto l’albero tutta la se-renità di cui avete bisogno assieme alla speranza e ad un po’ di coraggio che ci servono per vivere su questa Terra e per frequentare questa scuola. Sappiamo tutti che né io né voi avremo la fortuna di scartare anche solo una di queste cose, perciò vi auguro semplicemente di non essere mai troppo stanchi o impegnati per i vostri sogni e di mantenere sempre i piedi ben piantati sulle nuvole, perché da lassù la prospettiva è migliore. Elena Forte

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Qualunque cosa il Natale signiichi per voi - rinascita spirituale o pranzo luculliano, famiglia felice o parenti asissianti, lucine e candele, neve, iocchi di neve e abeti addobbati - sono certa che, anche se ora non vi sembra possibile, un giorno ricorderete questo e gli altri Natali canoviani con particolare afetto e commozione.Per me un Natale canoviano era attaccare i volantini del Merry Christmart su millimetro disponibile, andare a pattinare (o meglio, rotolare) sul ghiaccio con i miei compagni, vedere Caterina Begliorgio vestita da Babbo Natale irrompere nelle classi per fare gli auguri, mangiare il Pandoro con il mio professore di Latino prima di essere interrogata, pinzare il numero natalizio del Giornalino con Bing Crosby in sottofondo, sentire, sapete, quell’atmosfera di partecipazione entusiasta, vibrante attesa, stress da ultimo compito, romantica euforia, in-somma percepire tutte le gioie e le ansie degli studenti palpitare in un’unica emozione collettiva. Ecco, godetevi questa emozione più che potete, perché il senso di fratellanza, comunità e condivisione che unisce i liceali è qualcosa di magico e irripetibile. Buttatevi nella mischia, partecipate, sentitevi parte del vasto mondo come della vostra scuola: questo è il mio augurio, e anche quello che io ritengo il vero spirito del Natale. Sara Santi

“Canova, rimembro ancoraquel tempo della mia vita mortalequando il Natale splendea nel tuo atrio ridente e io, lieta e pensosa, il limitaredi gioventù salivo. Sonavan le quietestanze e le vie dintorno, che laNelli addobbava da fare invidia a Buckingham Palace. Io gli studi leggiadri della Fisicatalor lasciando (nonostante le interrogazioni inali mi aspettassero puntuali ogni 23 Dicembre), attendevo il Merry ChristmArt. E di me splendea la miglior parte.”

Quando ripenso a questi cinque anni di natali al Canova (scusate per il titolo da solito Cinepanettone di dubbio pregio artistico), mi rendo conto che erano ormai parte della mia vita.Passare il Natale fra professori che sclerano, compagni di classe che portano quintali di panettoni e gente che si veste da Babbo Natale (ehm ehm) era ormai una cosa di famiglia. Perché, che voi lo vogliate o no, il Canova diventerà la vostra seconda famiglia.E la famiglia vi resta sempre nel cuore.Quindi, quando la Silenziosa Luna sarà alta nel cielo, quando vi sentirete dei Pastori Erranti in balia di letterati depressi, ilosoi patiti per il numero tre e stoici latini che proprio non ne vogliono sapere di morire, ricordatevi che tutto questo, un giorno, vi mancherà.Buon Natale canoviani. Caterina Begliorgio

A tutti quelli che sono nauseati dal natale e soprattutto dall’atmosfera natalizia: vi sono vicino, pensate che prima o poi tutta questa gioia zuccherosa avrà ine..che il Grinch vi protegga! Davide Sutto

Vorrei scrivere a ognuno di voi un biglietto augurale, però sarebbe un lavoro lungo e rischierei di dimenticare qualcuno (data l’età), cosa che si rivelerebbe assai spiacevole.Perciò vi invio questo breve pensiero nell’intento di raggiungere tutti, nessuno escluso .Vi partecipo i miei migliori auguri di Buone Feste e soprattutto di BUONE MERITATE VACANZE. Desidero esprimere la mia gratitudine per l’umanità e l’afetto che mi avete dato e riuscite a darmi ogni giorno.Anche se non sempre sono dolce con voi, i vostri sorrisi e ciò che sempre mi dimostrate, mi danno coraggio e forza per cercare di essere sempre all’altezza di quanto mi viene chiesto. Con tutti i limiti e le fragilità di cui ogni persona è portatrice. Con grandissimo afetto e gratitudine vi abbraccio e vi bacio tutti, uno ad uno.La vostra afezionatissima NELLY

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COSA SUCCEDE AL CANOVA?Nell’arco di tempo che ci separa dal precedente numero sono successe tantissime cose, alcune meno importanti delle altre, ma comunque interessanti. Innanzitutto, il 23 ottobre hanno avuto luogo le elezioni dei Rappresentanti d’Istituto nelle quali sono state elette le liste 1 e 3, ovvero quelle di Gaia Conte (IIA), Matilda Di Nardo (IID), Giorgia Fanton (4b) e Giacomo De Vecchi (IID), è stato eletto anche l’Organo di Garanzia: Sara Galli (IID) e Ludovica Frare (IID) insieme alla Consulta: Rachele Scarpa (IIIC) e Cecilia Bona (IA) . Una proposta alquanto utile è stata l’acquisto dei fogli protocollo, dai quali si può trarre un grande beneicio, dato che il prezzo è minore rispetto a quello personale. La scuola ofre una possibilità ai ragazzi del quarto e quinto anno interessati alla bio-medicina: ap-profondire le proprie conoscenze nelle neuroscienze. Questo corso ha lo scopo di trattare alcune tematiche particolari (come le droghe, il sonno/insonnia, il dolore, e altre) riguardanti la mente, per l’occasione il professor Paparella terrà una lezione proprio su questo argomento. È iniziato il nuovo gruppo autogestito di fotograia, “Canograia”, i cui responsabili sono Sara Galli (IID) e Filippo Zorzan (IID). Gli incontri saranno divisi in più appuntamenti a partire da giovedì 19 novembre dalle ore 14.30 alle ore 15.30 in Sede Succursale. Gli alunni partecipanti, divisi nei rispettivi gruppi (biennio e triennio), hanno indetto un concorso fotograico a tema (mancanza, luci della notte, ritorno al passato nel presente e tema libero); le foto verranno poi esibite durante il MerryChristmart. A proposito di questo evento, anche quest’anno viene riproposto dai neo-rap-presentanti d’istituto, ma l’evento non durerà più solo un pomeriggio e una serata come gli anni scorsi, ma sarà articolato in due serate, rispettivamente il 21 (in Piazza Borsa) e il 22 dicembre (in Piazza delle Istituzioni). Ci sono stati altri due incontri molto importanti: martedì 15 dicembre dalle ore 11.00 alle ore 12.45 si è potuto assistere all’intervento di Nando Tagliacozzo, ingegnere ebreo, testimone e vittima dell’O-locausto. L’incontro si è svolto in Aula Magna “Giorgione”. Il giorno seguente c’è stata la possibilità per alcune classi di partecipare ad un incontro con Alberto Angela, scrittore e giornalista italiano, in cui ha presentato il suo nuovo libro ‘San Pietro’, edito da Rizzoli, sulla storia e l’arte della Basilica di San Pietro a Roma e sulle bellezze del Vaticano. L’evento si è svolto dalle ore 11.00 alle ore 13.00 presso l’Auditorium della Fondazione Cassamarca in Piazza delle Istituzioni. Annualmente in questo periodo prende luogo il progetto “Canova Scuola Aperta”, o meglio noto come “Open Day” (14 novembre, 12 dicembre, 30 gennaio). Il progetto dà l’opportunità ai ragazzi di terza media di visitare l’istituto e di partecipare ad una riunione informativa tenuta dalla preside, dai docenti e dagli (ex)-allievi in Aula Giorgione, mentre in sede centrale i ragazzi vengono accom-pagnati dagli studenti a visitare l’ambiente e ad assistere alla presentazione dei gruppi autogestiti in Aula Piccoli.Un open day un po’ particolare e innovativo si terrà venerdì 15 gennaio: la Notte del Liceo Classico, un evento nazionale, in sede centrale. Ci saranno vari laboratori e attività, tra cui “In principio erat Aeneas... Vergilian Games”, tutti interamente dedicati al liceo Classico nelle sue diverse sfaccettature. Come ogni anno sono iniziati diversi sportelli per dare l’opportunità agli stu-denti di sanare alcune lacune maturate in questi primi mesi. Sono dunque attivi per diverse materie: matematica, isica, scienze; basta prenotarsi al front oice dalla signora Nellida.Si sono svolte le Olimpiadi di matematica in data 25 novembre dalle 11.00 alle 13.00 per la Sede centrale e dalle 10.50 alle 12.50 per la Sede di Cà del Galletto. La prima fase è stata superata da: (per il biennio su 57 partecipanti) Zhang Zhanhao 2^d linguistico p60, Darin Davide ginnasio p55, Rizzato Veronica V B ginnasio p52; (per il triennio su 61 partecipanti) Bragato Matteo III B classico p79, Mucignato Greta III D classico p72, Vanzetto Alberto 5^D linguistico p57.

Daniela Zotea

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BUCCIA DI BANANA scivoloni e svarioni di alunni e professori (quando lo stress al Canova gioca brutti scherzi!)

Prof: “Se mi sbagliate la 1° declinazione assumo un atteggiamento castrante.”

Prof: “Sono una nonnina che vi ama.”

Alunna: “E se lo studente ha un malore in classe?”Prof: “Lo lascio qua!”

Alunna: “Mi sono persa!”Prof: “Eh, ti cerchiamo!”

Alunno: “Non vorrei dire una cavolata...”Prof: “Ma si aggiunge alle altre.”

Prof: “Stimo l’ansia!”

Prof: “La solitudine è la condizione umana!”

Prof: “E’ uscita la circolare sull’uso dei cellulari, ma riguarda gli studenti.”

Alunno: “Io li separerei!”Prof: “Tu non sai cosa farei io con te!”

Prof: “Quando si dice che i ilosoi hanno la testa sulle nuvole è vero... e io ne sono la vergognosa prova vivente.”

Prof: “Mi fermo all’uno, lo so, sono troppo buono!”

Prof: “Farai la stesso ine di X...che sto meditando!”

Prof: “Gli studenti non si toccano neanche con un iore, ma con un bastone sì!”

Prof: “Che ne dite se buttiamo il computer giù dalla inestra e poi lo andiamo a riprendere?”

Prof: “Le parole italiane sono come i conigli, che fanno tanti igli.”

*L’alunno si pulisce gli occhiali per vedere i temi verbali di greco alla lavagna.*Prof: “Ti è utile pulire gli occhiali, quanto per me indossare gli occhiali per ascoltare.”

*L’alunna butta una cimice fuori dalla inestra.*Prof: “Ma vieni dalla campagna che sai buttare le cimici?”

Prof: “Dovete perforarvi il cervello con questi concetti!”

Prof: “Ripetere e ripetere come se ci fosse un martello che batte!”

Anche tu hai degli scivoloni da raccontare? Scrivi a [email protected] !

Daniela Zotea

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Conferma di un governo forte: Erdoğan e la Turchia

Le elezioni del 1 novembre parlano chiaro: Recep Tayyip Erdoğan, Presidente del Partito della Giusti-zia e dello Sviluppo (AKP), continuerà a guidare la Turchia.Dalle precedenti elezioni del 7 giugno sono accadute molte vicende che hanno cambiato la situazione interna del Paese: dopo tali votazioni, infatti, nello Stato turco si sono difusi malumori, venuti alla luce in due attentati devastanti per la cittadinanza (il 20 luglio e il 10 ottobre), entrambi rivendicati dall’Isis.Il primo colpì trentadue militanti di sinistra: ciò riaccese il conlitto tra l’esercito turco ed il PKK (Par-tito dei Lavoratori del Kurdistan), composto per lo più da guerriglieri che combattono per l’autonomia del popolo curdo compiendo atti di terrorismo; questo avvenimento, insieme ad una mancata coalizio-ne politica, portò Erdoğan ad indire elezioni anticipate.Il secondo attentato avvenne alla Stazione ferroviaria di Ankara durante una protesta paciista contro il conlitto interno che si stava veriicando tra la forza di polizia ed i paramilitari curdi; questo è conside-rato il più feroce attentato nella storia della Turchia, con un numero di vittime pari a circa un centinaio.Dopo questi due bagni di sangue, la popolazione turca si è vista costretta ad eleggere una personalità “forte”, in grado di mantenere una situazione di ordine in un Paese che sarebbe altrimenti caduto in una deriva caotica; ma cos’altro si cela dietro queste elezioni?In primis, la poca libertà presente in Turchia: durante le prime votazioni, infatti, era presente un clima di neutralità politica, mentre le seconde hanno implicato l’eliminazione degli oppositori di Erdoğan, come nel caso di due giornalisti, che il 3 novembre avevano pubblicato un articolo contro la vittoria dell’ AKP, i quali sono stati arrestati.In secondo luogo, l’instabilità avutasi tra le due elezioni causate dagli attentati e la ripresa delle ostilità da parte del PKK contro le forze di polizia turche hanno alimentato la paura nell’opinione pubblica: questi scontri hanno portato alla morte di centinaia di agenti delle forze di sicurezza, quindi le azioni delle autorità turche erano ben viste dagli elettori più nazionalisti; si può chiaramente capire la presa di posizione del Presidente in questa situazione attraverso i continui attacchi contro i partiti ilo-curdi, come il Partito Democratico del Popolo (HDP), la principale opposizione all’AKP.Per tali ragioni, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo guidato da Erdoğan si mostrava come l’unico modo per permettere di avere una situazione stabile e di benessere in Turchia.Tra gli elettori dell’AKP nella seconda elezione non erano presenti solo nazionalisti e quella parte di popolazione intimorita dai conlitti civili, ma anche curdi di classe sociale media, tra cui imprenditori e uomini d’afari, allarmati dalle azioni terroristiche del PKK e dall’instabilità nella loro regione, oltre a curdi conservatori, che preferivano Erdoğan all’HDP in quanto infastiditi dalle riforme sui distretti e le regioni autonome.Dopo le votazioni, il Presidente turco ha afermato che “da ora il mondo dovrà rispettare la Turchia” – non a caso l’Europa s’è subito data da fare per poter mantenere buoni rapporti con il fronte orientale, al ine di ridurre il lusso migratorio che passa per la penisola anatolica in cambio di denaro. Per questo, a Bruxelles si sono formate due correnti di pensiero sull’entrata della Turchia nell’UE: quella a favore vede la possibilità di aiutare maggiormente la Turchia nel bloccare il lusso migratorio, mentre quella contraria sa che con la forza di Erdoğan nel Paese non ci può essere democrazia e che questi non rico-noscerà mai il Genocidio degli Armeni. Ad ogni modo, si spera di avere presto un incontro tra Turchia ed UE per risolvere le problematiche legate all’immigrazione.

Niccolò Bonato

ATTUALITÀ

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ATTUALITÀ

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Bernie Sanders è un senatore di 73 anni del Vermont, conosciuto per il fatto di essere socialista, e quando ad aprile presentò la propria candidatura alle primarie del Partito Democratico statunitense nessuno lo prese sul serio.Oggi, invece, alcuni sondaggi segnalano che Sanders ha recuperato su Clinton negli stati dell’Iowa e del New Hampshire, i primi stati in cui si terranno le votazioni. Questo senatore del Vermont è riuscito a riempire i propri comizi di persone, con 10 mila persone nel Wisconsin, 7500 nel Maine e altre 2500 in Iowa. E proprio grazie a questi comizi Bernie Sanders è stato messo sotto i rilettori della stampa e dei media, che precedentemente si erano limitati ad ignorarlo, ma che ora lo deiniscono un “rivoluzionario politico”, l’unico valido avversario di Hillary Clinton.Recentemente, Sanders ha infatti raccolto numerosi consensi di persone democratiche che sono con-trarie alla candidatura della ex First Lady. Inoltre, è riuscito ad attirare l’attenzione di movimenti socia-li americani e alcuni attivisti hanno lanciato una campagna, chiamata ‘People for Bernie’ che aferma quando egli sia il più forte candidato progressista per la candidatura.Bernie Sanders, nato a Brooklyn, è iglio una coppia ebrea emigrata dalla Polonia. Studiò Scienze Po-litiche e inizialmente aderì al Liberty Union Party, un partito di sinistra che era fortemente contrario alla guerra del Vietnam. Nel 1981 venne eletto sindaco di Burlington, più grande città del Vermont, e fu eletto deputato della Camera dei Rappresentanti nel 1991. Venne riconfermato ino al 2007, anno in cui decise di candidarsi come senatore e riuscì ad ottenere il mandato, con oltre il 65% delle preferenze; anche qui fu riconfermato nel 2012 con il 71% dei voti contro uno sidante Repubblicano.Sanders ha attirato l’attenzione dei media anche grazie alle sue condanne verso la disuguaglianza econo-mica, sul salario minimo troppo basso e sul drammatico cambiamento climatico. Qui in Italia, è stato de-inito un “vecchio rottamatore che vorrebbe trasformare l’America in una specie di Norvegia” il che non è totalmente sbagliato, dato che il senatore spesso confronta il Welfare scandinavo a quello americano.Nonostante se ne stia parlando sempre di più, in realtà Bernie Sanders ha speranze quasi nulle di vincere come un outsider alle presidenziali democratiche, ha però ottime possibilità di inluenzare il dibattito politico statunitense: bisognerà vedere se Sanders sarà capace di alterare la sostanza del dibattito durante le primarie Democratiche. Se quest’ultimo riuscirà a costruire una vivace campagna potrebbe portare un messaggio che potrebbe aiutare ad articolare ed organizzare la sinistra americana costringendo la Clinton a cambiare il suo approccio su alcuni temi.

Giulia Giacomin

La campagna elettorale di un senatore del Vermont

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Essena O’Neill: a new relationship with social media

18-year-old Australian model and Instagram star: she’s broken of her previous social life to denounce teenagers’ involvement with social networks. Here are some of the biting shouts she posted on her proile before shutting it of.

o I’m quitting Instagram, YouTube and Tumblr. Deleted over 2000 photos here today that served no real purpose other than self-promotion. Without realising, I’ve spent majority of my teenage life being addicted to social media, social approval, social status and my physical appearance. Social media, especially how I used it, isn’t real. It’s contrived images and edited clips ranked against each other. It’s a system based on social approval, likes, validation in view, success in followers. It’s perfectly orchestrated self-absorbed judgement. How can we see ourselves and our true purpose/talents if we are constantly viewing others?o I learnt to love the addiction, it was easy to be numbed. his isn’t hating technology, it’s about the time spent staring at screens versus being truly present in the real world.o Edit: “Please like this photo, I put on makeup, curled my hair, tight dress, big uncomfortable jewel-lery… Took over 50 shots until I got one I thought you might like, then I edited this one selie for ages on several apps � just so I could feel some social approval from you.” here’s nothing real about this.o Stomach sucked in, strategic pose, pushed up boobs. I just want younger girls to know this isn’t candid life, or cool or inspirational. It’s contrived perfection made to get attention.o Not real life - I didn’t pay for this dress, took countless photos trying to look hot for Instagram, the formal made me feel incredibly alone.o I was paid for this photo. If you ind yourself looking at “Instagram girls” and wishing your life was theirs… Realise you only see what they want. If they tag a company, 99% of the time it’s paid. Nothing is wrong with supporting brands you love, but this has no purpose. No purpose in a forced smile, tiny clothes and being paid to look pretty. We are a generation told to consume and consume, with no thought of where it all comes from and where it all goes.o “Please validate my eforts to look sexy with my bum being the point of this photo.” I wish somebody had shaken me and said “you have so much more in you than your sexuality” at 16. hat was all I thought others wanted, that’s what got likes, that’s what I thought was cool. here’s nothing cool about this. his is a photo taken for the sake of trying to get people to like a photo. here’s nothing inspiring about that. Social media is an illusion.o his was a good day. I do like this photo a lot, but we took hundreds to get the best shot. hat’s not enjoying real life.o Only reason we went to the beach this morning was to shoot these bikinis because the company paid me and also I looked good to society’s current standards. o If I didn’t have social media, I’d have pursued the arts seriously. Drama, writing anything creative gave me so much joy. But I thought “there’s no money in that” so I settled for making it “big” on social media.o Values were my body, my likes and pleasing others. Physical appearance is so deceptive.o Getting drunk to distract yourself from this insane world. I think I forced myself to use alcohol on the very rare occasion as a form of social lubricant. As in, my self-esteem was so low I felt the need to numb myself around other probably as insecure.o Modern media is limiting our view of self.

Marco Cecchinato

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ATTUALITÀ

Hic occultus occulto occisus est

La strana storia di Kaspar Hauser

Norimberga, 26 maggio 1828: in una piazza del cen-tro, fra decine di uomini intenti nei propri afari, si aggira con fare confuso un fanciullo. La sua pelle è pallida, i suoi passi instabili, la sua postura del tutto irregolare, il suo sguardo perso. Qualcuno, pensan-do che si tratti di uno straniero in diicoltà, gli si avvicina ofrendogli aiuto. Kaspar però non sembra intendere ciò che gli viene detto, poiché risponde solo ripetendo il proprio nome e aggiungendo po-che parole prive di senso: “cavaliere come padre” e “cavallo”. Nella mano sinistra ha una lettera indiriz-zata al capitano del sesto reggimento di cavalleria. Il fanciullo viene portato a quello che si può consi-derare il ‘posto di polizia’ dell’epoca, dove si scopre il contenuto della lettera (anonima): il fanciullo è stato educato a leggere e scrivere e dev’essere ad-destrato come cavaliere, professione appartenuta in passato al padre. Inoltre, si aferma che Kaspar non sia mai uscito dalla casa dove fu educato.La notizia del misterioso ragazzino apparso dal nulla si sparge velocemente tra gli abitanti di No-rimberga, le cui opinioni in merito sono contra-stanti: molti sono confusi e preoccupati per la salu-te del ragazzo che sembra spaesato, quasi indifeso, mentre alcuni pensano che sia un impostore, un ladro, un disertore sotto false spoglie. Per queste ragioni Kaspar viene messo in prigione, dove il car-ceriere, per pietà, si occupa di lui. Dopo due mesi viene liberato e aidato alla custodia di un potente aristocratico, Paul von Feuerbach, che si interessa al suo caso e si afeziona a lui. La sua educazione è invece ad appannaggio del ilosofo Friedrich Dau-mer. Kaspar ha di fatto lo sviluppo intellettuale di un bambino molto piccolo, conosce poche parole ed è del tutto inesperto del mondo. Possiede, oltre ai vestiti con cui era apparso il primo giorno nella piazza, solo un piccolo cavallino di legno che cura con molto afetto, come fanno i bambini che non distinguono la realtà vivente da quella materiale.Non appena il pensiero di Kaspar inizia a formar-si, egli rivela ai suoi protettori dei dettagli agghiac-cianti sulla sua vita passata: sostiene di essere stato

segregato per tutto il tempo in una cella oscura, senza muoversi né vedere mai il mondo esterno, mentre un uomo con il volto coperto gli forniva quotidianamente acqua e pane nero, senza mai parlargli, senza mai svelarsi. Tuttavia, nonostante questa esperienza traumatica, il fanciullo non di-mostra un temperamento diicile, anzi ha un cuore d’oro e trascorre le giornate dedicandosi alle arti e all’apprendimento. Un giorno però, nel 1829, dopo essere mancato ad un appuntamento con Daumer, Kaspar viene trovato nella cantina della casa dove alloggiava con una profonda ferita sulla fronte, che sostiene essergli stata inlitta da un uomo intro-dottosi di nascosto nell’abitazione. Il ragazzo viene curato (anche se non tutti credono alla sua versio-ne dei fatti) e si riprende velocemente. Pochi mesi dopo, mentre si trova nella sua stanza, si sentono colpi di pistola. Kaspar dice di averla azionata per errore, mentre alcuni compaesani iniziano a so-spettare che egli abbia tendenze suicide.In seguito la sua custodia passa, in circostanze misteriose, a Lord Stanhope, un aristocratico che stranamente decide di non portarlo con sé in In-ghilterra ma di aidarlo ad un severo insegnante di Ansbach, il quale non ha né denaro né interesse ad occuparsi di lui. Per questo motivo Kaspar si rin-chiude in sé, iniziando a mentire e a passare molto tempo in solitudine.Il 14 dicembre 1833 Hauser torna a casa con una profonda ferita sanguinante sul petto e dice, di-sperato, di essere stato assalito da un uomo col volto coperto mentre passeggiava nel parco: nel luogo dove è stato pugnalato viene trovato un bi-glietto con le iniziali dell’assalitore (M. L. Ö.) che dice, inoltre, di provenire dal conine bavarese. Tre giorni dopo Kaspar si spegne pronunciando delle enigmatiche (forse profetiche) parole: “Il mostro è divenuto troppo grande per me”.A distanza di quasi duecento anni ancora non si co-nosce la verità sull’origine e sulle motivazioni dell’o-micidio di Kaspar. La tesi più accreditata è che egli fosse in realtà l’erede al trono del regno di Baden, allontanato dalla propria famiglia e privato dello sviluppo isico e intellettuale per ragioni dinasti-che, o per altri motivi occulti. Nonostante nume-rosi studi siano stati condotti a tal proposito, nes-suna prova schiacciante è mai emersa. In tal modo questa vicenda e tutte le dicerie e le leggende ad essa connesse continuano ad afascinare chiunque ne venga a conoscenza e a far rilettere sul destino (forse ingiusto) di un innocente.

Chiara Marcassa

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Clare Boothe Luce fu una giornalista, scrittrice e politica americana che ebbe un ruolo fondamentale all’interno della politica italiana dei primi anni ‘50.Clara Luce, come allora veniva chiamata dai cit-tadini del Bel Paese, venne inviata in Italia con il compito di ambasciatrice americana dal presi-dente Eisenhower, suo caro amico e conidente.Intraprendente giornalista e redattrice dell’allora modernissimo settimanale Vanity Fair, sin da giova-ne impegnata in politica, fu la prima donna ameri-cana ad ottenere l’incarico di ambasciatrice italiana.Dopo l’incontro con il suo secondo mari-to, Henry Luce, redattore capo della rivi-sta Time, militò all’interno del partito repub-blicano e fondò le basi della sua idealogia politica di estrema destra. Lei stessa scherzava: “Churchill, paragonato a me, è un comunista!”.L’elegante signora Luce sbarcò in Italia il 23 apri-le 1953 con una doppia ila di perle al collo, un ampio sorriso rivolto al popolo italiano ed una missione politica anticomunista che compren-deva una lista di nove obiettivi; ciascuno di essi, aveva come scopo di aiutare la popolazione del-la penisola nella ripresa economica per per-suaderla ed allontanarla dalle inluenze rosse.Al suo arrivo, tuttavia, si vide costretta ad afron-tare il complicato contesto storico che avvolgeva l’Europa ed, in particolare, l’Italia in quegli anni.Il 1953 era, infatti, un momento cruciale per gli equilibri politici internazionali: l’Europa dove-va fronteggiare la scissione politica ed ammini-strativa del mondo causata dalla Guerra Fredda.Come se non bastasse, all’interno del con-litto, l’Italia ricopriva un posizione stra-tegica poiché costituiva, insieme alla Ger-mania, il conine orientale dell’Occidente.La penisola era vicina all’estremità sociali-sta del mondo orientale (rappresentata dal-la Iugoslavia di Tito) e alle forze indipen-dentiste dei governi coloniali nordafricani (sostenute, naturalmente, dall’Unione Sovietica).Fu proprio grazie agli aiuti americani e alla per-sonalità di Clare che l’Italia si risollevò rapida-mente. Il suo anticomunismo era, infatti, di na-tura molto particolare rispetto alle altre posizioni conservatrici sulla scena in quegli anni. Clare

sosteneva che sì il piano Marshall (piano di aiuti da parte degli USA per la ripresa europea) doves-se essere attuato in Italia, ma che questo non fos-se suiciente per allontanare la popolazione dalle idee comuniste. Diceva, infatti, che il comunismo non si potesse sconiggere sfamando il popolo, ma andasse invece combattuto sul piano ideologico.Intraprese, quindi, una campagna anticomu-nista molto impegnata nella quale chiese che il PCI venisse messo fuorilegge e boicottò tutte le imprese italiane nelle quali vi fosse una maggio-ranza di aderenti alla CGIL (avvantaggiando, in-vece, quelle in cui aveva preso piede la CISL). Per quanto riguarda il compimento della mis-sione, con la sua determinazione ed intelligen-za, la Luce riuscì non solo ad avviare la pove-ra penisola italiana verso il boom economico degli anni ‘60, ma anche ad allontanare la mi-naccia comunista dal popolo che vi abitava.Clare ebbe, infatti, un’intuizione che al gover-no statunitense era sfuggita: capì che il vero ostacolo all’ingresso dell’Italia nella comuni-tà difensiva ed economica atlantica era il ri-sentimento nei confronti della città di Trieste.Grazie al negoziato paciico avviato per la cau-sa di Trieste, che aveva preso come obiet-tivo personale molto sentito, l’afascinan-te ambasciatrice riconquistò i consensi degli italiani eliminando, così, ogni motivo di rancore.Per inire, non solo fu una donna abile nel gestire gli afari politici, ma capì che per seguire il pre-ciso programma politico aidatole era necessario che lei stessa diventasse simbolo ed esempio per il popolo italiano. Cominciò, quindi, a pubbliciz-zare la moda italiana nelle riviste americane (in particolare nel rotocalco Life, fondato dal signor Luce su consiglio della moglie), a sponsorizzare gli attori italiani in America, a proporre gli stilisti italiani alle produzioni cinematograiche statuni-tensi, e, soprattutto, fu lei stessa a vestire italiano.Grazie al suo stile e alla sua arguzia, riuscì a farsi amare dagli italiani ed alla ine della sua carriera po-litica, quando nel 1956 rinunciò all’incarico in Italia, Clara Luce era diventata simbolo internazionale di un’epoca nuova e iorente che stava per cominciare.

Eva Fedato

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Clara LuceL’irriverente lady dell’anticomunismo

Il carisma, dote naturale o acquisita? Rilessioni ispirate dal libro “Il segreto del carisma”

di Olivia Fox CabaneVi è mai capitato di incontrare una persona, che appena entrava in un luogo, catturava tutta la vostra attenzione semplicemente grazie al calore che emanava? Questa è la tipica persona carismatica, che riesce a farsi benvolere senza troppi sforzi e in poco tempo, solo grazie a una parola o a uno sguardo. Il carisma è una qualità, a volte naturale (i pochi fortunati), altre volte acquisita, che permette di raggiun-gere i propri obiettivi con successo. Ben pochi, in realtà, sanno che il carisma determina l’esito di tutto ciò che facciamo nella vita.Non dobbiamo disperarci se non siamo nati carismatici, perché non credo che i genitori di Barack Oba-ma (tanto per fare un esempio) vedendolo nella culla abbiano detto: “Guardalo, sarà un grande leader carismatico e diventerà il futuro Presidente degli Stati Uniti”. Il carisma è qualcosa che si può costruire lavorando su alcune parti del nostro carattere (e non è necessario essere belli, avere la media del 10 op-pure essere estroversi; non bisogna neanche cambiare personalità). L’importante è rischiare e provare. I tre pilastri del carisma sono la presenza (non solo essere presenti isicamente, ma anche spiritualmente), il potere (mostrare sicurezza) e il calore (far sentire gli altri le persone più importanti al mondo). Ognu-no di questi tre punti si può raforzare in vari modi. In primo luogo, è fondamentale la presenza, in altre parole far capire che state ascoltando attentamente e non dare l’impressione di essere nel vostro proprio mondo(anche se avete davanti la persona più noio-sa sulla terra e non desiderate altro che potervene andare). Alcune tecniche sono: guardare dritto negli occhi; evitare di controllare i messaggi sul telefono (perché comunica chiaramente che avete cose più interessanti); inine, mostrare con il linguaggio del corpo di essere aperti e rilassati (per esempio, non giocherellare con le dita, perché è davvero esasperante). In secondo luogo, accrescere il potere richiede più impegno, in quanto bisogna riuscire a superare i di-sagi isici e psichici (caldo, prurito, ansia, imbarazzo), ma soprattutto bisogna migliorare la propria au-tostima. Se si è in ansia per un particolare evento, si può provare con il trasferimento di responsabilità, ovvero aidare la nostra preoccupazione a un’entità più grande di noi (per esempio l’universo), in modo da non farla pesare su di noi; oppure pensare che tanti altri hanno attraversato la nostra stessa situazio-ne e che ce l’hanno fatta, quindi perché noi no? Potremmo anche fallire, ma non bisogna concentrarsi su quell’unica sconitta, bensì andare avanti e ricordarci di tutte le cose positive che abbiamo (perché spesso ci concentriamo su quelle negative, sebbene proporzionalmente siano di gran lunga inferiori). Un’altra emozione spesso diicile da gestire è l’imbarazzo, che si può distinguere in momentaneo e con-tinuo. Per superare il primo basta ridimensionare il problema e chiedersi se vale davvero la pena sentirsi a disagio (magari nessuno si è accorto della iguraccia e state sudando per niente), oppure ammettere lo sbaglio o ancora ricordarci che prima o poi la tortura inirà. Per il secondo, invece, si può provare a “riscrivere la storia”, così da convincerci che sia andata come volevamo e gradualmente dimenticare il cosiddetto “giorno più imbarazzante della nostra vita”. Per esempio, se avete litigato con un vostro amico, fate inta di scrivergli una lettera in cui lo insultate, gli dite tutto ciò che pensate di lui e poi scri-vetevi una risposta in cui lui si scusa e vi loda. Anche se all’inizio potrebbe sembrare da psicopatici (in efetti, un po’ lo è), in seguito vi sentirete molto meglio e sarà come non ci fosse mai stato il litigio, così che quando rivedrete il vostro amico, sarete più rilassati e riuscirete a parlarvi normalmente senza aver paura di dire qualcosa di sbagliato.

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28/10/2015 Un passo verso l’umanitàLa corrida è conosciuta come probabilmente la più famosa e caratteristica tradizione spagnola in uso anche negli anni più recenti e risale all’800 d. C. anche se la forma più simile a quella attuale è ricondu-cibile all’incirca al XIV secolo.La corrida si svolge durante le feste più note; consiste nell’uccisione di sei tori da parte di tre toreri, e a causa di queste crudeli e vergognose esecuzioni pubbliche ogni anno muoiono migliaia di esemplari.Il 28 ottobre 2015 è stata una data decisiva per il futuro della popolare usanza spagnola: il Parlamento europeo ha votato infatti a favore di un emendamento che porrà ine ai inanziamenti oferti in passato per l’allevamento dei tori destinati alla corrida e sono (sono stati? Se hanno già votato a favore dell’emen-damento è probabile che sia meglio “sono stati”) più di 400 i favorevoli.Nemmeno i turisti, ultimamente, sembrano più attratti da questo genere di spettacoli, e questo è di sicu-ro un passo avanti nella storia dei diritti degli animali. Insomma, inalmente si è raggiunta la vittoria di battaglie combattute da tempo, ma c’è ancora molto per cui lottare: molti tori sono sfruttati in numerose altre tradizioni popolari e, al di fuori della Spagna, sono quasi ininiti i massacri subiti da diverse specie animali.Speriamo che l’informazione e il progresso in tutte le sue forme portino alla conclusione di queste inutili pratiche ormai superate.

Chiara Tortato e Francesca Giustiniani

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Un viaggio per cambiare vita Le onde del mare come unico rumore. Le persone intorno a me. Tante, troppe. Siamo simili ai pezzi di un puzzle; i nostri corpi combaciano, cambiano posizione per adattarsi allo spazio, cercano di occupare ogni angolo o spigolo. Tutti seduti, con le gambe strette al petto, la testa abbandonata tra le ginocchia. Persone di ogni età, eppure tutte accompagnate dalla stessa espressione sconsolata. La stanchezza per la lunga giornata aiora. Accanto a me siede un bambino, piccolo, solo. Rimane un mistero il perché mi abbia scelto come protettrice del suo sonno. Prima di addormentarsi, ha appoggiato la testa sulla mia spalla e ora i suoi capelli scuri accarezzano la mia guancia. Mi rilasso e il silenzio cade pesante e implacabile su di me. All’improvviso, uno scossone. Gli occhi si spalancano. Il buio circostante è interrotto, poco lontano, da un puntino lucente. Le grida danno un nome a quell’intruso: fuoco.Come per magia, anche il bambino si risveglia. Chiede qualcosa, ma la sua voce vola via con il vento. Intorno a noi è il caos e il silenzio si trasforma in un frastuono insopportabile. Voci spezzate emettono suoni irriconoscibili, sconosciuti, che non appartengono a nessuna lingua ec-cetto quella della paura. Tutti scattano in piedi, colti di sorpresa, e cominciano a muoversi in modo confuso. Prendo in braccio il bambino; lui,tremante, si aida a me. Rapidamente,il calore del suo corpo si difonde nel mio. L’oscillare della barca rende l’equilibrio precario. Uomini e donne mi vengono addosso, mi colpiscono, accecati dalla stessa paura che invece rende me immobile. Sono come un albero: stanco, centenario, ancorato a qualcosa di simile ad un terremoto. Il piccolo, però, mi riporta alla realtà respirandomi nell’orecchio. Incapace di rilettere, comincio a se-guire quella che ormai è solo una mandria. Centinaia di persone con obiettivi futuri e storie passate, ma tutte con lo stesso, inquietante, presente. Strattonata di qua e di là, inciampo, forse in una sacca di-menticata a terra. Mi ritrovo in ginocchio, ma sono l’unica custode della vita che stringo tra le braccia e mi rialzo, con il solo desiderio di salvarla. Proprio in questo momento, la folla di cui faccio parte mi tradisce, travolgendomi; non ho nessuna via d’uscita, nessun appoggio a cui aggrapparmi. Vengo risuc-chiata dal vuoto. La caduta dura il tempo necessario per rivolgere lo sguardo verso il mio bambino: mi sorride, quieto, evitando di piangere o di chiedere aiuto; la luce dei suoi occhi riscalda più di quel fuoco che ha bruciato il nostro avvenire. In un attimo l’acqua ci sommerge e paradossalmente ci accoglie come una madre all’arrivo a casa. Comincio a nuotare con foga. Le mie lacrime, ma anche quelle degli altri, arricchiscono il mare. Il peso del bambino, però, mi spinge verso il basso, azzerando le mie forze. L’acqua mi irrita gli occhi e mi appesantisce il cuore. Senza fermarmi, vado a fondo, sempre più giù, giù, giù. Con me una vita da riempire, dei sogni da realizzare, dei possibili amori. Come quello che è sboc-ciato per il mio nuovo angioletto, che appena prima di lasciarmi andare, mi ha regalato il gesto più dolce del mondo: un bacio.

Giorgia Zanatta

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Il secondo elemento da migliorare per avere più potere è l’autostima. Per questo, è utile essere positivi e credere che usciremo trionfanti da qualsiasi situazione. È essenziale visualizzare la scena; per una gara, per esempio, vedere e percepire la vittoria, seguita dagli applausi, aiuta a issare l’obiettivo in mente e a darci una carica in più per farcela. Inine, l’ultimo dei tre pilastri è il calore (emotivo, ovviamente). È forse il più importante perché, grazie ad esso, gli altri con noi si sentono messi al primo posto e questo li porta ad apprezzarci. Due sono le cose da fare per emanare calore: metterci nei panni dell’altro, essere empatici e l’altra cosa, un po’ meno scontata, essere felici (o almeno apparire contenti) e sorridere (ma non troppo, altrimenti crederanno che avete la bocca paralizzata) per trasmettere la nostra gioia a chi ci ascolta. In conclusione, bisogna ricordare che il carisma, essendo un grandissimo strumento di potere, suscita invidie e crea aspettative alte, perciò non è sempre facile usarlo, ma se sfruttato bene, risulta vantaggio-so e può aiutare enormemente per la carriera che ognuno vuole intraprendere.

Mathilde Romeo

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Quando a Cuba non c’era il McDonald’sHo un timore: lo stesso che, inconsciamente, hanno tutti i cubani.Continueremo a poter percepire la medesima essenza di un tempo? Rimarranno la movida notturna lungo il Malecón, gli spettacoli di salsa e quel soul latino che solo nelle piazze di La Habana si può percepire?La Bodeguita del Medio, uno di quei tipici bar cubani, conosciuto per essere stato frequentato da Ernest Hemingway, sarà sostituito da uno scialbo McDonald’s? E quel locale, vicino al Capitolio, dove viene servito il miglior mojito del mondo al prezzo di 2 euro: sarà la nuova sede di quale grande catena di negozi?Il processo di riavvicinamento che sta portando, pian piano, all’eliminazione dell’embargo imposto dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba, all’indomani della Rivoluzione Cubana (1953-1959), avrà sicu-ramente dei risvolti politico-economici positivi. Cuba entrerà a far parte degli Stati del mondo globa-lizzato, la sua ricchezza aumenterà, la risorsa del turismo verrà sfruttata sempre più e, tra le due monete presenti, sarà il “peso cubano” a sparire, lasciando così il posto al “cuc”, l’equivalente del dollaro.Ciò che preoccupa non è la riapertura delle rispettive Ambasciate, o il possibile miglioramento della qualità di vita del popolo cubano, che sicuramente sono degli aspetti estremamente positivi di questa evoluzione. La conseguenza che più intimorisce è la conversione di questo Paese così ricco di storia, di tradizioni, in un tipico esempio di Paese consumistico e globalizzato. Atterrare all’aeroporto di La Habana non creerà più una sensazione diferente dall’atterrare a Roma, Londra, New York.I futuri turisti di questo formidabile Paese si limiteranno a visitare i musei e a farsi “selie” in Plaza de la Revolución, dove Fidel Castro teneva discorsi interminabili davanti a migliaia di cubani rivoluzionari. Entreranno nel museo di José Marti (eroe nazionale cubano), leggeranno le insegne. Potranno ricer-care tutte le informazioni che interesseranno loro tramite l’uso dello smartphone, dato che la potenza di Internet inalmente supererà i 56K. Tuttavia, non avranno più il contatto con l’anima di Cuba, con il popolo cubano che ogni giorno si arrabatta, compiendo quella decina di attività in strada. Non prende-ranno il taxi collettivo che, ad oggi, con l’equivalente di 20 centesimi di euro, ti fa girare mezza La Ha-bana, senza inestrini, solo con i brani dei Buena Vista Social Club a mille e la probabilità di rimanere chiuso dentro, considerando il fatto che si sta viaggiando a bordo di una Lada risalente agli anni ‘70.L’unica maniera per scrollarsi di dosso questi sospetti è aspettare qualche anno e farci una visita.

Chiara Buosi

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Nove metri quadrati per cambiare il mondoPerché il fenomeno delle “tiny house” non è solo una

modaAvete mai pensato di trasformare la vostra stanza in una casa dotata di tutte le comodità? In quel caso potreste dirvi orgogliosi possessori di una “tiny house”, una “casa minuscola” in cui lo spazio è sfruttato al meglio e in cui l’arredamento è studiato per la massima funzionalità. Questo genere di abitazioni è sempre più difuso e, analizzando dapprima le ragioni di convenienza, appare evidente che l’acquisto, o l’aitto, e il mantenimento richiedono risorse economiche decisamente inferiori rispetto ad una casa di dimensioni standard. Si pensi che alcuni esempi di “tiny house” autocostruite possono costare meno di 500 euro. È dunque una scelta quasi obbligata per molti studenti e lavoratori che vivono nelle grandi città. Sono sempre di più, infatti, i micro-appartamenti in megalopoli come New York, San Francisco o Tokio, ma anche nelle metropoli europee. In Giappone sono poi molto gettonati, già dagli anni Ottanta, proprio per ragioni economiche e di spazio, anche i cosiddetti “hotel a capsula”: le stanze singole non sono altro che dei “loculi” di due metri di lunghezza e uno di altezza e larghezza. Dotati di climatizza-zione, tavolino pieghevole, televisore e di un comodo futon, sono la soluzione ideale per una notte fuori casa senza spendere una follia. Tuttavia, quelle che generalmente sono deinite “tiny house”, sono nate come villette indipendenti in miniatura, spesso immerse nella natura e realizzate in legno: insomma, dei capanni per gli attrezzi abitabili. Grazie alle loro dimensioni contenute hanno un ridotto impatto sul paesaggio circostante, e in certi casi vengono progettate per inserirsi in qualsiasi ambiente senza scon-volgerlo. Spesso poi sono pensate per essere spostate a seconda delle esigenze o dei desideri dei proprie-tari: si caricano su un autoarticolato e si portano ovunque nel mondo. L’impatto di queste abitazioni è ridottissimo anche a livello ecologico, dal momento che richiedono molta meno energia rispetto a quelle di una casa “normale”, sia per la climatizzazione che per la pulizia. Per queste ragioni la “tiny house” è per molti una scelta di vita in armonia con la natura: rappresenta un modo di vivere teso all’essenzialità, in cui contano di più le sensazioni e le emozioni date dai rapporti con le persone e con la natura rispetto ai beni materiali. Negli ultimi anni quello delle “tiny houses” è diventato un fenomeno di moda che trova spazio divulgativo su moltissime piattaforme web, essendo visto come un recupero di usanze relativa-mente lontane da noi, dalle nostre moderne città e dalla nostra società in cui dominano altri valori. Ma, aldilà delle tendenze, queste “case minuscole” potrebbero veramente costituire la salvezza per l’umanità: consentirebbero di far fronte al sovrappopolamento del pianeta, lasciando spazio ai residenti delle città e alla produzione alimentare che dovrà per forza di cose aumentare; permetterebbero la riduzione dell’e-missione di gas serra responsabili del cambiamento climatico; apporterebbero inine beneici psicologici nella popolazione, come confermato da diversi studi, lasciandoci più tempo libero e riducendo lo stress. E allora questa scelta, che ad alcuni sembrerà un enorme sacriicio o un gesto sintomo di stoicismo, piuttosto che una reazione necessaria al disperato consumismo, allo spreco delle risorse, allo sviluppo a scapito della sostenibilità, dovrà essere in qualche modo il nostro futuro. Perché, come diceva Henry David horeau (1817-1862), “a cosa serve una casa se non hai un pianeta decente in cui metterla?”

Giovanni Risato

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Ringrazio tutti coloro che arricchiscono questa rubrica con le loro poesie

e ricordo che chi avesse piacere di pubblicare un proprio testo, anche in

anonimo, può farlo inviandolo alla mail: [email protected]

Ecco la luna è tua.

Ti guarda mentre dormi

e ti pensa mentre vivi.

Sospeso fra la notte e il giorno

lei non ti abbandona mai,

perché, già, tu sei il

suo cielo.

M.R

Superheroes, can you tell me

how to save a lot of people?

When they can’t escape their destiny

and you know your pains beetle?

Superheroes, now I wonder

why you are already ready

when somewhere the guns thunder

and the wind is unsteady.

Superheroes, did you drown

the irst time you saved a life?

The irst time you fell down

while you were dreaming in the sky?

Superheroes, how can you

teach the people how to ly?

When your successes are all due

to the fear you have of dying...

Superheroes... Children, friends,

They will live, but without you...

And nobody understands

that you need to be saved too.

Cristiana Mazzetto

Quella nuvola

Bloccata nella bellezza,

Essenza

Di viole profumate

In circoli di aiuole.

Natura impercettibile;

Un che di perfetto.

Nuvole dorate;

Un che di etereo.

Trascinati dalla corrente

Come tronchi di alberi,

Fuggiamo il vento,

Tra i iori argentei.

E la nebbia che minaccia

Le foglie chiama pioggia

Ma il sole è nascosto lì dietro;

Sì, dietro quella nuvola.

Acram

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Relativi

Vedo il vano telo

Spinto all’afermar sé.

Respiro il cielo di sempre,

Soia un iore.

Anonimo

Inspiro;

Profumo freddo

Su labbra tiepide...

Improvvisa

Mi rivedo

Dopo tanto tempo.

Mi sono ritrovata in te

Come un seme

Nel ventre della terra

Ed ora riposo

Anonimo

ElettroforiAnimali...elettrizzanti

Tutti almeno una volta, che fosse in un ilm, in un documentario o in un cartone animato particolar-mente violento, abbiamo sentito parlare della tanto famigerata anguilla elettrica, e tutti ci siamo chiesti se bestie così inverosimili possano realmente esistere sulla Terra. Ebbene sì, le anguille elettriche (chiamate erroneamente in questo modo, perché trattasi in realtà di una specie completamente diversa dagli anguilliformi, chiamata “elettroforo”) esistono realmente, possono raggiungere la lunghezza di due metri, il peso di venti chilogrammi e popolano paciiche i corsi d’acqua torbidi e melmosi della Foresta Amazzonica, in costante attesa di mettere qualcosa sotto le loro grosse fauci. Sono inoltre pesci aerobi obbligati, il che signiica che sono animali costretti a riemergere dall’ac-qua ogni circa 10 minuti per riempire nuovamente i polmoni d’aria.Sebbene possa sembrare impossibile, questi singolari pesci sono efettivamente in grado di produrre un campo elettrico che stordisce o uccide la sventurata preda ritrovatasi nel loro raggio d’azione, sfruttando alcune cellule a forma di disco chiamate “elettrociti”, disposte allineate nell’area addominale per formare il cosiddetto “organo elettrico forte”, attraverso le quali scorre la corrente alettrica.Nonostante la presenza di questo speciale organo giustiichi la capacità dell’anguilla elettrica di produrre scariche elettriche, resta ancora una domanda fondamentale: come fa questo organo a generarla? Ebbe-ne, il principio di base è come quello delle batterie: gli elettrociti presentano sulla membrana cellulare alcuni canali ionici, attraverso il quali il passaggio degli ioni di sodio (atomi dotati di carica elettrica) caricati positivamente, fa in modo che nella cellula si inverta momentaneamente la carica, generando una scarica elettrica con la forza di più di 500 Volt; questa deluisce dalla coda ino alla testa dell’anima-le, propagandosi in meno di due millisecondi nell’ambiente circostante attraverso gli altri ioni disciolti nell’acqua.Come la scarica elettrica possa attraversare l’elettroforo senza fulminarlo è ancora poco chiaro agli stu-diosi, ma si suppone che l’animale abbia col tempo sviluppato una resistenza tale da renderla prati-camente immune alla scossa, che viene percepita molto debolmente o per nulla; un’altra ipotesi è la particolare conformazione anatomica dell’elettroforo: esso infatti presenta gli organi vitali concentrati nell’area intorno alla testa, permettendo dunque di ridurre notevolmente il rischio di danni mortali.Curioso è inine il fatto che l’anguilla elettrica possieda anche un organo elettrico debole, composto ugualmente da elettrociti ordinati, che viene utilizzato per orientarsi nella scarsa visibilità delle acque in cui l’animale vive, oltre che a comunicare con gli altri esemplari, in particolare nel periodo dell’accop-piamento.Tutto questo per dire, in parole povere, che un’anguilla elettrica potrebbe illuminare per tutte le vacanze il nostro albero di Natale.

Pietro Stefani

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Visto l’enorme successo che questa nuova rubrica è riuscita ad ottenere, LaVenticinquesima Ora ha deciso di portarla avanti con grande piacere.Con questo numero abbiamo scelto di ofrirvi la presentazione della facoltà digiurisprudenza di Ferrara proposta, ancora una volta, da una ex allieva del Canova:Mariachiara.Spero davvero che tutto ciò possa essere d’aiuto a voi studenti e, se aveste bisogno di qualsiasi informa-zione o chiarimento, non esitate a contattarmi; io, moltovolentieri, vi metterò in contatto con tutti questi ragazzi che si sono resi disponibili.

Giulia Palaja

Sono una studentessa al secondo anno di giurisprudenza presso l’Università degli studi di Ferrara. Quello che mi ha portato a scegliere questa università piuttosto che la più vicina Padova è stato un con-fronto basato sull’organizzazione.Un’ organizzazione dal mio punto di vista ottima, con la possibilità di più appelli (almeno 3) per ogni materia a sessione. Credetemi, questo permette di poter preparare tutti gli esami del semestre con estrema calma e soprattutto dà l’ occasione di non rimanere indietro, potendosi organizzare al meglio. I professori, molti dei quali provenienti da Padova, oltre che preparati e appassionanti nelle loro spiega-zioni, sono più che disponibili al dialogo con gli studenti e soprattutto molto umani. Sono soddisfatta della mia scelta e non tornerei indietro, ma consiglio a tutti coloro che in particolare volessero intraprendere la facoltà di giurisprudenza di venire agli open day issati agli inizi di settembre ogni anno e di consultare il sito di UNIFE per potersi fare un’idea più precisa.

ORIENTAMENTO

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Nel mezzo del camin di casa vostra,Mi ritrovai costretto tra le mura,

Che quasi mi sentivo in una giostra.Ahi quanta la fuliggine sì scura

Che i doni furon bambole distrutte,E il sacco diventò di spazzatura!

Tant’io nero, che poco più è la notte.Ma poi ch’era Natale e giorno santo,

Io proseguii con le mie vesti rotteE apparve nel mio cielo, per incanto,

Una coperta di stelle puntata,Che quasi mi parea di fuoco un pianto.

Allor la mia paura fu scordata,E proseguii vagando senza metaAl trotto de la renna più idata;Va per l’aere silenziosa e queta,

Guidata da le luci, via dirittaCome pastor che segua la cometa.Ed ecco, ad un deviare de la slitta,

Un’ombra che riempì me di sconcerto,Tant’era quell’oscurità più itta.

Quando vidi costei nel cielo aperto“De lo spazio che c’è” gridai scontento,

“Proprio qui ti porta un vagare incerto?”Rispuosemi:”Oh Babbo, qual buon vento!

Per un errore del mio calendario,Partii per il mio viaggio innanzi tempo...”E poi ch’andava in verso a me contrario,

Tal luce illuminò quella vecchiettaSì ch’io compresi fosse fuori orario.“Or se’ tu quella strega benedetta

Da’ dentisti e da lo bimbo sì afamatoChe quasi ‘l tuo più del mio arrivo aspetta?”

E conobbi da un cenno del suo capoCh’altri non era che quella Befana,

Ch’ivi vagava al momento sbagliato.“Oh strega, lo mio uizio già mi chiama!

Che volentieri avrei piacer di stareCiarlando sotto nuvole di lana.”E volendomi di lei già liberare,

Partii sì svelto guidando la renna,Che l’aere mi parea quasi tremare.Ma poi ch’or mi si scarica la penna,Vi lascio qui ad attendere il Natale

Mentre la slitta, ed io con lei, s’impenna.

Cristiana Mazzetto

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PARODIE DI POESIE

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- Trilogia per un Massacro (Takeshi Kitano) – Con “Violent Cop”, “Boiling Point” e, soprattutto, “Sonati-ne” il maggiore regista nipponico vivente si presenta per la prima volta al mondo. Film di genere “yaku-za”, dai tratti sempre più minimalisti, metaisici e stilizzati all’estremo, che vogliono portare lo spettatore ad una rilessione sul “come si vive” ma soprattutto sul “come si muore”.- Trilogia della Vendetta (Park Chan-wook) – Pellicole collegate da un ilo conduttore abbastanza evi-dente, opera del grande regista coreano. Evitate il pessimo remake del più noto tra i tre ilm (“Old Boy”), scadente imitazione di uno Spike Lee che ormai non sa più che pesci pigliare.- Samurai (Hiroshi Inagaki) – Saga che, forse ancora più dei ilm di Kurosawa, racconta l’antico mondo del Giappone feudale, inscenando l’avvincente l’epopea del più famoso spadaccino giapponese (Miyamo-to Musashi) impersonato dal sempre immenso Toshirō Mifune.- Trilogia del Dollaro & Trilogia del Tempo (Sergio Leone) – Pietra miliare dello spaghetti western la prima, imponente, malinconica e nostalgica la seconda, con soltanto sei pellicole uno tra i grandi mae-stri del cinema italiano viene consacrato alla storia. (Tanto per curiosità: “C’era una volta in America” per me, come per molti critici, è il miglior ilm della storia del cinema, ne parlerò più nel dettaglio in un prossimo numero)- Il Padrino (Francis Ford Coppola) – Non c’è molto da dire su questo mostro sacro dei “Gangster Movie”, unica pecca per il terzo capitolo il cui inale viene terribilmente rovinato da un episodio di nepotismo che disgraziatamente porta Soia Coppola ad inscenare una delle morti più imbarazzanti della storia del cinema.- Mad Max (George Miller) – Volete un ilm distopico e avvincente? Bene! Lasciate perdere “Hunger Games” e recuperate la trilogia che rese celebre Mel Gibson, magistralmente riavviata di recente.- Evil Dead (Sam Raimi) – Passare da un horror indipendente ad uno splatter-trash per inire con una commedia-horror demenziale con un protagonista tanto carismatico quanto tamarro? Sam Raimi può. - Spider-Man (Sam Raimi) – Condivido il fomento e l’hype mostruosi per ogni ilm del M.C.U. (Marvel Cinematic Universe) in uscita, ma vi ricordo che il cinecomic moderno nasce qui (Terzo capitolo parec-chio discutibile, per lo meno se ne è reso conto pure il regista). - Trilogia Pulp (Quentin Tarantino) – Eh già, per chi non lo sapesse lo zio Quentin ha sceneggiato anche “True Romance” che, seppur non diretto dal maestro dei dialoghi, aianca “Reservoir Dogs” e “Pulp Fiction” in questa fantastica trilogia che mette in luce tutti i tratti tipici del cinema tarantiniano.

Davide Sutto

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CINEMA

Alternative ad una scadente “tri-tetralogia”

Una saga totalmente anonima e inutile, infarcita di etica e bei valori a basso costo che danno una par-venza di ine educativo ma che, in realtà, ricadono nella banalità più totale; una regia tremolante (lette-ralmente); una protagonista insipida che si gioca con “Bella” Swan il titolo di personaggio femminile più fastidioso del secolo; una trama basata su un concetto (quello dei “giochi”) scopiazzato impunemente da “Battle Royale”, romanzo dello scrittore giapponese Koshun Takami uscito ben dieci anni prima, dal quale Kinji e Kenta Fukasako ricavarono l’omonimo ilm: signore e signori, ecco a voi “Hunger Games”. In verità, devo ammettere che, dopo un primo ilm mediocre, “La Ragazza di Fuoco”, se preso a parte, si salva grazie ad una trama avvincente e a delle scenograie e dei costumi spettacolari; peccato che poi arrivi l’ultimo capitolo a rovinare tutto. Prontamente diviso in due parti, seguendo l’infausta logica inaugurata dall’ultimo “Harry Potter” e diventata ormai prassi per chi vuole massimizzare i proitti a di-scapito della qualità, “Il Canto della Rivolta I e II” contiene talmente tanti cliché da poterne riempire un libro: “Non sono io, è la guerra”, “È colpa mia, sono morti a causa mia”, tanto per citarne alcuni. Per non parlare poi di quella specie di conlitto ideologico tra plutocrazia e comunismo, rappresentato con una metafora discreta quanto un elefante (arrivare addirittura a vestire i ribelli nello stile della Cina maoista mi sembra un tantino eccessivo), che riduce il tutto ad uno scimmiottamento pseudo-orwelliano ancora più banale: la triste storia della “distopia per ragazzi”, un genere che, molto gofamente, vorrebbe adattare le tematiche di Orwell, Huxley e Golding ai gusti dell’odierno pubblico adolescente. Ovviamente, come coronamento, non poteva mancare il solito inale smielato con tanto di frase ad efetto che rimanda al titolo della serie: “Nella vita ci sono GIOCHI molto più pericolosi”. Potrei andare avanti per pagine e pa-gine ad elencare i difetti di questa “tri-tetralogia” scialba, insipida e del tutto dimenticabile, ma ho deciso che non ne vale la pena dal momento che la storia del cinema ci ha regalato altre meravigliose saghe che meritano davvero di essere guardate. Ecco dunque la lista delle “vere” trilogie, cioè quelle in cui l’ultimo capitolo non è stato spezzato in due per allungare il brodo, che vi consiglio di recuperare invece di per-dere tempo con “Hunger Games”:Premessa: ho scelto volutamente saghe meno conosciute o “dimenticate”, legate dalla trama o anche solo da un particolare ilo conduttore; ovviamente non mi sono scordato de “Il Signore degli Anelli” (stendia-mo un velo pietoso su “Lo Hobbit”), “Star Wars” (per la nuova trilogia salvo soprattutto il terzo), “Ritorno al Futuro” e “Matrix”, ma credo che siano talmente famosi da non necessitare di ulteriori presentazioni.

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A rugby si gioca con le mani e con i piedi, ma in particolare con la testa e con il cuore ...¹

… il derby ancor di più

Sabato 7 novembre c’è stato il derby tra Tarvisium e Benetton U18. La meglio l’hanno avuta i biancoverdi imponendosi per 22-18. Dagli spalti possiamo sentire solo in parte le emozioni che si provano. Ma cosa signiica derby per i giocatori?Alby: “Non è mai una partita come le altre, ha sempre un fascino particolare, ma non so dirti in cosa consista. È sempre bello sapere che alla domenica avrai il derby e nella settimana precedente pensi a come potrà inire e speri ogni volta di poterne far parte. Le partite con la Tarvisium sono le più belle perché sono sempre molto combattute.”Leo: “Il derby è sempre una di quelle partite che desideri e speri di giocare. L’aspetti con voglia ed è la prima di cui controlli la data appena esce il calendario. Quello che provi giocando è diicile da spiegare perché sei avvolto da tante sensazioni, l’adrenalina è alta e quando entri in campo sai che anche i tuoi avversari cercheranno di fare il possibile per portare a casa la partita.”In campo c’era un nostro compagno canoviano, Leonardo Menegaldo, autore di una splendida meta.M: Da quanto tempo giochi e che ruolo hai?L: Ho cominciato a giocare a rugby all’età di 9 anni e adesso gioco in terza linea.M: Cosa ti piace maggiormente di questo sport?L: La cosa che più mi piace è lo spirito di squadra e di gruppo che si crea dentro e fuori dal campo. Siamo come una grande famiglia.M: Un consiglio per chi vuole iniziare a seguire il rugby?L: Consiglio di provarlo in prima persona. Si può entrare a far parte di questo mondo a qualsiasi età, non è uno sport proibitivo, anzi: è aperto a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco. In molti a 30, 40 o 50 anni cominciano a giocare perché si sono appassionati guardando le partite delle grandi competizioni, dove il rugby si esprime ai suoi massimi livelli.M: Vorresti proseguire oltre le giovanili?L: Si, questo sarebbe il mio sogno. L’aspirazione massima sarebbe poter fare di questa passione un vero lavoro diventando un professionista, so che la strada è lunga e il successo non scontato. Perciò anche con-tinuare a coltivare il rugby come una semplice passione sarebbe un grande traguardo.M: Hai una squadra nella quale ti piacerebbe giocare?L: La mia aspirazione sarebbe intraprendere una carriera in Inghilterra, perché lì l’ambiente e la conce-zione di questo sport sono unici; non a caso si stratta della patria del rugby. Il sogno più grande come sportivo e come italiano è quello di vestire la maglia azzurra.M: Giocatore che ti piace di più - italiano o straniero?L: Michael Hooper perché è un giocatore completo, molto tecnico, che con forza e velocità riesce a sop-perire alla sua bassa statura. È un grande esempio sia dentro che fuori dal campo, per me oggetto d’ispi-razione.M: Cosa signiica per te il derby?L: Il derby è la partita della stagione, in cui entrambe le squadre spesso danno il meglio di sé, pronte a sidarsi per la vittoria. Per me, giocare il derby di novembre è stata un’occasione di riscatto dalla scorsa stagione in cui ho avuto pochi minuti a disposizione. Scendere in campo con la propria squadra di fronte al proprio pubblico è sempre una grande emozione, che ti ripaga per tutti i sacriici fatti in allenamento.L: Aggiungo solo una cosa: vorrei fare una dedica al “Branco”, ovvero ai miei compagni di classe che mi hanno supportato in questo lungo percorso dandomi sempre il loro sostegno.Al prossimo derby, allora!

¹Diego Dominguez (naz. Italia)

Martina Lovat

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SPORTLo Hobbit

Un’avventura cambia la vita di una persona“Lo Hobbit”, un’altra epica trilogia tratta da un romanzo di Tolkien.Abbiamo ancora il grande Ian McKellen nel ruolo di Gandalf, in una storia emozionante, ambientata ses-sant’anni prima de “Il Signore degli Anelli”.A McKellen si aiancano Martin Freeman, che interpreta con grande talento il protagonista Bilbo Bag-gins, zio di Frodo Baggins; il fantastico Richard Armitage che ricopre il ruolo di horin Scudodiquercia, re dei nani di Erebor; e anche Aidan Turner e Dean O’Gorman nei ruoli di Kíli e Fíli, i principi dei nani.Dal secondo ilm compare anche Legolas, sempre interpretato da Orlando Bloom. Tuttavia lui non è più l’unico elfo a prendere parte all’avventura, poiché compaiono anche hranduil, suo padre, e Tauriel, un’elfo femmina della quale Legolas è innamorato.Vedendo il primo ilm, “Un Viaggio Inaspettato”, è lecito pensare che contenga molte similitudini con “Il Signore degli Anelli”, ma ciò non signiica che sia meno coinvolgente o meno commovente. È un capola-voro, creato apposta per far sì che gli spettatori si sentano trasportare nella storia e che si afezionino ai personaggi.Il secondo, intitolato “La Desolazione di Smaug”, è probabilmente quello più simbolico, non solo grazie all’inserimento di nuovi personaggi che modiicano il corso della vicenda, ma anche grazie ad alcune frasi delle quali è importante cogliere il vero signiicato, perché sotto alle semplici parole celano dei concetti profondi.Il terzo, “La Battaglia delle Cinque Armate”, è ricco di tensione e sottolinea il tema della lotta per la soprav-vivenza. Alcuni personaggi, infatti, si ritrovano a combattere contro dei nemici, per la propria vita, mentre altri combattono contro sé stessi, i loro istinti e la loro brama.Essendo un fantasy, anche qui gli avvenimenti sono tutti concatenati intorno alla lotta tra il bene e il male e le vicende dei vari personaggi si intrecciano tra di loro.Come ne “Il Signore degli Anelli”, c’è sempre l’elemento del potere assoluto simboleggiato dall’oro: prima esso era racchiuso in una cosa piccolissima come un anello, ora invece esso è in una quantità oltre l’im-maginabile.Ovviamente non manca un grande eroe, ovvero Bilbo Baggins, che viene scelto come quattordicesimo membro di una compagnia di nani, guidati da horin Scudodiquercia, intenzionati a riconquistare il Re-gno di Erebor (o Regno Sotto la Montagna), rubato loro dal perido drago Smaug.Bilbo nel gruppo è considerato lo “scassinatore”, dato che il suo compito è quello di ritrovare tra le monta-gne d’oro conservate nella montagna, l’Arkengemma, il gioiello che conferisce al re il potere assoluto. Ma il gioiello e l’inestimabile quantità d’oro annebbiano la mente di horin, al punto da farlo dubitare della lealtà dei suoi amici e familiari.Inine, horin si comporterà in modo eroico e riconoscerà che tutto l’oro del mondo non vale un’amicizia.

Bilbo: “Non ho mai usato una spada in vita mia!”Gandalf: “E spero che non dovrai mai farlo. Ma se dovrai, ricorda questo: il vero coraggio si basa sul sa-pere non quando togliere una vita, ma quando risparmiarla.”

Tatiana Pierfederici

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Omini di pan di zenzero/ gingerbread cookiesGli omini di pan di zenzero sono dei biscotti tipici delle tradizione anglosassone, che si preparano in particolar modo sotto il periodo natalizio per poi venire solitamente appesi all’albero di Natale. La forma più caratteristica è certamente quella dell’omino, divenuto ancora più famoso grazie al ilm di animazione Shrek.

Ingredienti:

Per l’impasto (per 35-40 omini di piccole dimensioni)

350 g di farina 00100 g di zucchero di canna

150g di burro100 g di miele di eucalipto

1 uovo1 cucchiaino di lievito per dolci

2 cucchiaini di zenzero in polvere1 cucchiaino di cannella in polvere

1/4 di cucchiaino di noce moscata in polvere1/4 di cucchiaino di chiodi di garofano macinati

1 pizzico di salePer la decorazione

200 g di cioccolato biancocaramelle

decorazioni di zucchero

Procedimento:

In un recipiente setacciate la farina e unite tutte le spezie in polvere, il lievito e il sale. In un’altra ciotola invece sbattete il burro con lo zucchero, aggiungendo l’uovo e alla ine il miele. A poco a poco unite a quest’ultimo composto la farina con le spezie. Lavorate per bene l’impasto ino ad ottenere un composto omogeneo. Formate una palla e avvolgetela nella pellicola trasparente. Mettetela a riposare in frigorifero per qualche ora o, meglio, preparate l’impasto il giorno prima di fare i biscotti e fatelo riposare per tutta la notte. Trascorso il tempo di riposo, aiutandovi con abbondante farina per non far attaccare l’impasto al piano, stendete la pasta col mattarello ino a formare una sfoglia di 5 mm di altezza. A questo punto siete pronti per formare i biscotti con le formine ad omino. Potete acquistare il modello della Tescoma, che include quattro stampini di diverse dimensioni. Se desiderate appendere i biscotti all’albero di Natale, praticate un piccolo foro con uno stuzzicadenti. Una volta tagliati i vostri omini, infornateli in forno ven-tilato preriscaldato a 180°C per circa 8-10 minuti. Devono venire leggermente dorati, attenzione perché si bruciano facilmente. Una volta sfornati, fate attenzione se li maneggiate ancora caldi, perché tendono a rompersi!Quando si saranno rafreddati, potrete decorarli: fondete a bagnomaria il cioccolato bianco e, utilizzando una sac à poche, create gli occhi e la bocca dell’omino, poi disegnate tre bottoni e, sul primo, attaccate una decorazione colorata; procedete poi nella decorazione di braccia e gambe come in igura.

Valentina Dalla Villa

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Tronchetto di NataleE in un baleno è già arrivato dicembre, e con lui il Natale, state risparmiando qualche caloria per i cenoni e i pranzoni o state già addentando un pandoro come la sottoscritta? Ma quali sono i dolci tipicidel Natale ?Indubbiamente in Italia sono pandoro e panettone, si aggiungono poi i classici internazionali come ibiscotti allo zenzero e il tronchetto di Natale. Per questa rubrica vi propongo la ricetta di quest’ultimo.

Ingredienti:

Per la pasta biscotto 70g di farina

40g di fecola di patate120g di zucchero

3 uova½ cucchiaino di lievito30g di zucchero a velo

Un pizzico di sale1 bustina di vanillina

20g di burro

Per la ganache al cioccolato400g di cioccolato fondente400g di panna da montare

Procedimento:

Per prima cosa setacciate la farina, la fecola, il lievito e la vanillina. Separate i tuorli dagli albumi, versate i primi in una terrina, unite lo zucchero e montateli con una frusta a mano o elettrica inchè il compo-sto non risulterà spumoso e chiaro. Mescolate metà del burro a 2 cucchiaini di acqua e scioglietelo a fuoco basso. Montate gli albumi a cui avete unito il sale a neve. Incorporate ai tuorli gli elementi secchi, il burro fuso e per ultimo gli albumi ,facendo attenzione a mescolarle con un movimento dal basso verso l’alto per non smontarli. Coprite una teglia 40x30 con carta da forno e spennellatela con il burro restante fuso. Versate il composto sulla teglia infornare in forno preriscaldato a 180C, nella posizione centrale per 12 minuti. Una volta rafreddata capovolgetela su un panno bagnato strizzato e cosparso di zucchero a velo e togliete la carta da forno. Per la ganache invece mettete semplicemente la panna in un pentolino e portatela ad ebollizione a fuoco basso, poi aggiungete il cioccolato e fatelo sciogliere. Una volta che il composto si è rafreddato montarlo con una frusta elettrica. Spalmate metà della ganache al cioccolato e arrotolate il dolce su se stesso. Tagliate di traverso un pezzo e il resto a metà, poi componete i tre pezzi nella caratteristica forma del tronchetto. Decorare il dolce con il resto della ganahce usando la tasca da pasticcere in modo da riprodurre la nervatura del legno.

Carla Ogoumah Olagot

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CUCINA

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GIOCHI

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Down1. Dolce pericoloso per i denti traballanti2. Usa un modo non convenzionale per entrare nelle case3. Ne 'la Bella e la Bestia' è verde e rosso5. Un astro natalizio che non sta in cielo6. Quando cade non fa rumore7. Nel 2016 in Cina si festeggerà a partire dall' 8febbraio8. Frutti dal guscio 'spinoso' tipici di questa stagione9. Sotto le sue palline bianche i baci sono fortunati

Across4. L' aiutante di Babbo Natale con il naso rosso9. Qualcosa che gli studenti aspettano fin da metà settembre10. Nel XVII secolo erano definite il 'supplemento del sole'11. Si beve calda, in svariati aromi e migliora l'umore12. In questo Paese il basilico sostituisce l'albero di Natale13. Per berlo caldo lo si 'brucia'

Christmas crossword1

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Elena Forte

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Caterina BaldassoAlice BarbisanNiccolo’ BonatoClara BortolettoNiccolo’acram CappellettoAlexia CautisMarco Cecchinato Beatrice CrivellerValentina Dalla VillaGiacomo De ColleCaterina DozzoFlavia FalconeGiorgia FantonEva FedatoMarco Frassetto

Elena ForteLucrezia GazzolaGiulia GiacominLorena Patricia HossuMartina LovatAlice MamprinChiara MarcassaCristiana MazzettoGiulia MencarelliCarla Ogoumah OlagotGiulia PalajaLinda Peteno’Tatiana PierfedericiGiovanni RisatoMathilde Romeo

Francesca RossoMatteo RubbiniCaterina SammarchiGiulia SantiFederica ScapinGiulia SchirripaPietro StefaniDavide SuttoChiara TortatoGiada TubianaFrancesca VaragoSara VerdierGiorgia ZanattaDaniela Zotea

LA REDAZIONE:

Impaginatrice: Lorena Patricia Hossu

Copertina realizzata da Lucrezia Gazzola

Illustrazioni di Federica Scapin, Alexia Cautis, Pietro Stefani, Marco

Frassetto

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http://liceocanova.it/studenti/giornalinoMartedì 22

dicembre

20.00 Apertura della serata, presentano Paolo Dinetto e Matteo Bosco

20.10 “Imagine” a cura del gruppo autogestito “Canora”

20.15 Esibizione canora di Agata Caravallo

20.20 Live - For Five Minutes

20.30 Brani musicali a cura del “Canora”

20.40 Live - CoolHand e Macchia

21.00 Esibizione canora di Virginia Giuriato

21.05 Les Majorettes

21.25 Brani musicali a cura del “Canora”

Qui!

21.35 Live - For Five Minutes

21.45 Live - Valar

22.00 Esibizione di Sebastiano Maguolo ed Eva Folegotto

22.15 Brani musicali a cura del “Canora”

22.30 Conclusione della serata

x Art

Merry ChristmArt!

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ART Merry

ChristmArt!

in Piazza

delle Istituzioni (area Appiani)

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