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7 th R.I.B. Convention L’Assicurazione dei Rischi Calamità Naturali Insuring Natural Catastrophe Risks St. Jean Cap Ferrat - 3/4/5 November 2000 7 th R.I.B. Convention - L’Assicurazione dei Rischi Calamità Naturali R I B

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7th R.I.B. Convention

L’Assicurazione dei Rischi Calamità Naturali

Insuring Natural Catastrophe Risks

St. Jean Cap Ferrat - 3/4/5 November 2000

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7th R.I.B. Convention

L’Assicurazione dei Rischi Calamità Naturali

Insuring Natural Catastrophe Risks

St. Jean Cap Ferrat - 3/4/5 November 2000

7th R.I.B. Convention

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Sommario

R.I.B. Reinsurance International BrokersS.p.A., MilanoSig. Francesco Curioni

Introduzione

ANIA Associazione Nazionaletra le Imprese Assicuratrici, MilanoDott. Carlo Spasiano

Calamità Naturali in Italia Stato dell’Arte

VIII Commissione Permanentedella Camera dei Deputati, Roma Ambiente,Territorio e Lavori PubbliciOnorevole Fabio Ciani

Italia: Soluzioni e Prospettive

R.I.B. Reinsurance International BrokersS.p.A., MilanoSig. Carlo Faina

La Risposta del Mercato RiassicurativoInternazionale al Progetto ANIA

Unipol Assicurazioni S.p.A., BolognaIng. Sergio Ginocchietti

La Gestione in Pool dei Sinistrida Calamità Naturali

Muenchener Rueck Italia S.p.A., MilanoIng. Massimo Antonarelli

L'Assicurabilità delle Calamità Naturali e l' Esperienza Internazionale

Intervento Avv. Elena Gazzola

Intervento On. Adriano Paroli

Studio Panzeri e Associati, MilanoDott. Fausto Panzeri

Il Mercato Assicurativoe Riassicurativo Italiano - Dati 1999 e Previsioni 2000

Assicurazioni Generali S.p.A.,Mogliano VenetoIng. Mario Martinuzzi

Aspetti Normativi e Tariffari delleCoperture per le Calamità Naturali

Studio Cincotti S.r.l., MilanoIng. Marco Cincotti

L’Organizzazione della Perizia dei Danni da Calamità Naturali

Partner Reinsurance Company of the U.S.,New York - NYMr. Peter A. Nikitaidis

Le Opzioni “Catastrofali”

Swiss Re Italia S.p.A., MilanoDott. Gianfranco De Giusti

Assicurazioni Catastrofi Naturali - Il Consorzio di Riassicurazione

Europ Assistance S.p.A., MilanoDott. Piergiuseppe Scoglio

Il “Call Center” per i Sinistri Catastrofali

FM Factory Mutual Insurance Company Ltd.,Windsor - U.K.Ing. Danilo Giraudo / Ing. Paolo G. Marchi

Le Misure di Prevenzioneper il Rischio Terremoto

Caisse Centrale de Reassurances, Paris - FranceMr. Thierry Masquelier

Il Sistema Francese “CAT NAT”: l’Esperienza degli Ultimi Quindici Anni

R.I.B. Reinsurance International BrokersS.p.A., MilanoSig. Francesco Curioni

Conclusione

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A questo incontro parteciperanno ancheesponenti del mondo politico, che ringrazia-mo per il prezioso contributo chesicuramente daranno ai nostri lavori.

Grazie a voi tutti e buon lavoro!

entili signori e cari amici,porgo a voi tutti il benvenuto aquesto nostro convegno annualeche, lo affermo con orgoglio, stadiventando un importante mo-

mento di aggregazione e di libero e fruttuososcambio di opinioni tra esponenti di rilievodel mondo assicurativo e riassicurativo.Come Presidente di RIB sono davvero conten-to di assistere ad un’adesione così completa equalificata di numerosi protagonisti e deci-sion maker delle nostre vicende professionali.

Il tema di quest’anno mi sembra drammatica-mente attuale ed il nostro pensiero edaugurio va alle popolazioni che, soprattuttonel Nord Italia, hanno vissuto e stanno viven-do momenti di tensione e di dolorosotravaglio anche per i danni che stanno suben-do a causa di frane ed esondazioni dei corsid’acqua.

Il tema delle calamità naturali verrà affronta-to in modo organico e ritengo esaustivo,grazie alla riconosciuta professionalità di tuttii relatori. Anche per quest’anno non manche-ranno i contributi di esperti internazionaliche, oltre a raccontarci le loro esperienze, sa-pranno certamente proporci spunti diriflessione che potranno essere di valido sup-porto alle scelte, ormai improcrastinabili, cheil nostro Paese ed il nostro sistema assicurati-vo dovranno compiere nei prossimi anni.

Ritengo, infatti, che sia giunto il momento direcuperare il gap legislativo che ci distanziada tanti paesi europei e che, soprattutto, i cit-tadini si attendano dal Parlamento unanormativa efficace e trasparente che consentaa tutti di affrontare con minore preoccupazio-ne le conseguenze economiche di talunieventi calamitosi.

IntroduzioneSig. Francesco CurioniChairman,R.I.B. ReinsuranceInternationalBrokers S.p.A.

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Malgrado l’iniquità dei comportamenti delloStato è comunque certo che la maggior partedei cittadini non sente l’esigenza di un’assicu-razione contro le calamità, confidandosull’intervento a posteriori degli organi pub-blici. È questo il principale motivo dellacarenza di domanda delle coperture assicura-tive da parte dei cittadini italiani.

La situazione attuale del mercato assicurativoin tema di assicurazione contro le calamitànaturali è la seguente:

– i beni dei privati cittadini non sono copertinella quasi totalità contro i rischi da cala-mità;

– solo una parte limitata delle aziende medio-piccole assicurano i propri insediamenticontro i terremoti e le alluvioni;

– una parte rilevante di aziende medio - gran-di è invece adeguatamente assicuratacontro le calamità naturali (il rischio è par-ticolarmente sentito dalle società multi-nazionali).

Un altro motivo importante della scarsissimadiffusione fra i cittadini privati delle copertu-re assicurative contro le calamità è dato dalfatto che le Compagnie di assicurazione nonhanno mai sviluppato l’offerta di questo tipodi coperture.

Le cause principali di questa politica conser-vativa delle Compagnie di assicurazione sonocostituite:

• dalla difficoltà tecnica di definire le zoneterritoriali che possono essere colpite da unsingolo evento e le frequenze dell’eventostesso. In proposito, si hanno buone cono-scenze sulle zone territoriali per quantoriguarda i rischi di terremoto, mentre sono

1) Situazione attuale della Legislazione e del Mercato Assicurativo Italiani

Nell’ordinamento giuridico italiano, pur es-sendo frequentissime le calamità naturaligravi, non esiste attualmente una legge orga-nica che regoli in via generale gli interventidello Stato quando viene dichiarato dal Go-verno lo “stato di calamità”. Esistono soloalcune disposizioni legislative in materia dipronto intervento per gestire l’emergenza.Non esiste alcuna legge che imponga in viagenerale al Governo di indennizzare i dannisubiti dai cittadini in seguito ad una calamità.

Esiste, però, una prassi consolidata, in base al-la quale, dopo ogni grave calamità, il Governointerviene con provvedimenti specifici, stan-ziando elevate somme di danaro, chedovrebbero servire:

– ad effettuare i primi interventi di soccorso(installazione di tende e roulottes, fornituredi indumenti e di generi alimentari, ecc.);

– a ripristinare le grandi strutture (strade,ponti, viadotti, ecc.);

– ad indennizzare i danni subiti dagli entipubblici;

– ad indennizzare i danni subiti dai privati(persone fisiche e imprese).

Di solito, gli indennizzi vengono distribuiti inmodi molto discutibili, come ammettono glistessi esponenti del Governo e del Parlamen-to: alcuni soggetti, particolarmente abituati atrattare con gli apparati amministrativi pub-blici, riescono ad ottenere indennizzisuperiori ai danni subiti. La maggior parte deidanneggiati invece riceve gli indennizzi in ri-tardo e quasi sempre per importi inferiori aidanni subiti. I danneggiati meno preparati so-no spesso esclusi totalmente dagli indennizzi.

Calamità Naturali in ItaliaStato dell’Arte

Dott. Carlo SpasianoANIA Associazione Nazionale tra le Imprese Assicuratrici

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carenti le informazioni per i rischi di allu-vione e di frane;

• dalla difficoltà di individuare premi adegua-ti, che vengano corrisposti da tutti gliassicurandi, in quanto alcune situazioni ne-gative sono ipotizzabili solo in alcuniterritori, come ad esempio la situazione pe-ricolosissima per i fabbricati che si trovanosulle falde del Vesuvio (non paragonabilein alcun modo con la situazione di rischiodi fabbricati ubicati nel centro della città diMilano);

• dalla impossibilità, di conseguenza, di crea-re una mutualità che consenta di assicurarele situazioni pericolose a premi accettabili,compensando l’insufficienza tecnica inevi-tabile di tali premi con premi di importosuperiore ai rischi reali nelle ubicazioni me-no pericolose. Tale mutualità, infatti, si puòrealizzare solo in presenza di forme di assi-curazione obbligatoria o semiobbligatoria.

La scarsità dell’offerta dipende anche dal fat-to che in Italia la gravità dei rischi è maggioredi quella degli altri Paesi europei, in quanto:

– i terremoti sono più frequenti e di maggio-re gravità;

– esistono quattro vulcani attivi, due dei quali(Vesuvio ed Etna) si trovano in territori adaltissima densità abitativa;

– il dissesto idrogeologico del suolo è ad unlivello molto elevato, sia a causa delle nu-merose zone collinari e montagnose, sia acausa del disboscamento selvaggio perpe-trato negli ultimi 100 anni;

– l’abusivismo nelle costruzioni ha raggiuntolivelli intollerabili (con costruzioni effettua-te nei letti dei fiumi). Periodicamente,peraltro, abusivismi anche molto gravi ven-gono sanati sul piano amministrativo.

Per tutti questi motivi non sarebbe quindipossibile, come vedremo, introdurre in Italiail sistema francese di tassazione delle assicura-zioni delle calamità, che consistenell’applicazione di un premio pari ad unapercentuale del premio stabilito per la coper-tura assicurativa property.

2. Convegno ANIA di Napoli sulle calamitànaturali del Settembre 1997

Nel settembre del 1997 l’ANIA ha tenuto aNapoli un importante Convegno, al qualehanno partecipato il Ministro Costa ed il Sot-tosegretario Barberi.

Tale Convegno è stato preceduto da un’operadi sensibilizzazione dei politici.

Già nel 1992 il Presidente del Consiglio Ama-to (durante la sua prima presidenza) avevadichiarato che lo Stato non ha la capacità digestire in modo corretto e con criteri di eco-nomicità l’erogazione degli indennizzi a valledi gravi calamità naturali ed aveva adombratola possibilità che tale attività di gestione venis-se esercitata in modo decisamente piùprofessionale da parte delle Compagnie di as-sicurazione.Il Convegno di Napoli ha avuto un buon suc-cesso. In quell’occasione l’ANIA (nellapersona del Presidente Desiata) ha dichiaratoal Governo ed ai parlamentari presenti la di-sponibilità del mercato assicurativo a:

• fornire la propria collaborazione per la pre-disposizione di una legge quadro che regolila materia delle calamità naturali anche a fi-ni assicurativi;

• assistere lo Stato nella liquidazione dei sini-stri a valle di ogni calamità per la quale siastato dichiarato lo stato di emergenza. Taleassistenza potrebbe riguardare anche la li-quidazione degli indennizzi per i rischi nonassicurati;

• mettere a disposizione la capacità degli assi-curatori e dei riassicuratori nell’ambito diun consorzio di riassicurazione.

Dopo il Convegno, in seno all’ANIA, è statacostituita una apposita Commissione per lostudio delle problematiche connesse alle cata-strofi naturali ed all’assicurabilità delle stesse.

3) Progetti di legge attualmente giacenti inParlamento

Negli ultimi tre anni sono stati presentati inParlamento alcuni progetti di legge. Fino adoggi, però, non si è giunti all’approvazione di

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alcuna legge definitiva. Noi assicuratori temia-mo, peraltro, che, qualora si verificasse unagrave calamità, si potrebbe determinare unanotevole accelerazione nell’approvazione diuna legge, che potrebbe non corrispondereaffatto alle esigenze illustrate dalla Commis-sione ANIA.

È opportuno, comunque, sottolineare che iprogetti di legge attualmente in discussionehanno recepito parecchie istanze della Com-missione.

Si prevede, innanzitutto, che non si arrivi aduna vera e propria assicurazione obbligatoriacontro le calamità, ma che si adotti una solu-zione di semiobbligatorità analoga a quellautilizzata in Francia.La copertura dei rischi da calamità naturalidovrebbe infatti (anche sulla base degli attua-li progetti di legge):

– costituire una estensione obbligatoria di ga-ranzia per tutte le polizze stipulatefacoltativamente contro l’incendio;

– essere limitata ai beni immobili, e non aicontenuti degli stessi. Sarebbe infatti diffici-lissimo per gli assicuratori indennizzare intempi brevi ed in modo adeguato i danni aibeni mobili contenuti negli immobili dopouna grave calamità. La definizione dei dan-ni è infatti molto più difficile per i benimobili che per i fabbricati. Sul piano socia-le ed economico, peraltro, sono di solitodecisamente più importanti e gravi i danniagli immobili;

– essere limitata ai beni immobili apparte-nenti a privati cittadini o a personegiuridiche private (aziende e società costi-tuite in forma privatistica anche secontrollate dallo Stato o da altri Enti pub-blici). Sarebbe infatti errato che lo Statoimponesse a sé stesso o ad altri enti pubbli-ci l’obbligo di assicurazione contro lecalamità per gli immobili di proprietà o perle infrastrutture.

Altro suggerimento degli assicuratori accoltodai progetti di legge riguarda la norma cheprevede una consistente riduzione degli in-dennizzi previsti dallo Stato nei confronti deiprivati proprietari di immobili non assicuraticontro gli incendi e le calamità naturali, con

la sola eccezione dei proprietari non assicura-ti in stato di indigenza (con redditi uguali oinferiori alla pensione sociale).

I progetti di legge prevedono, però, anchecerte norme che sono inaccettabili per gli as-sicuratori.In particolare, è previsto che il premio riser-vato ai rischi da calamità (per le quali sia statoo non sia stato dichiarato dal Governo lo statodi calamità) non deve essere superiore al 50%del premio incendio (con l’adozione quindidi una formula analoga a quella adottata nel-lo Stato francese).Gli assicuratori ritengono che tale norma deb-ba essere eliminata, in quanto:

– la correlazione quantitativa del premio frarischio incendio e rischio di calamità è erra-ta sul piano tecnico. Due fabbricati ubicatirispettivamente sulle falde del Vesuvio e nelcentro della città di Milano con caratteristi-che costruttive identiche possono costituiredue rischi praticamente identici per quantoriguarda l’incendio, ma danno luogo a ri-schi molto diversi per quanto riguarda lecalamità naturali;

– il limite del 50% appiattirebbe sicuramentele tassazioni fra rischi più gravi e meno gra-vi (il proprietario del fabbricato ubicato aMilano finirebbe con il dover pagare per lacopertura delle calamità un premio pari al50% del premio incendio, allo stesso mododel proprietario del fabbricato ubicato sullefalde del Vesuvio);

– dalle stime della Commissione l’entità deipremi da dedicare ai rischi di calamità è si-curamente superiore al 50% dei premipraticati per i rischi incendio.

Che cosa accadrebbe se il legislatore confer-masse il tetto del 50% del premio incendio?Molto probabilmente gli assicuratori sarebbe-ro costretti ad offrire la copertura dei rischicon franchigie e scoperti per sinistri moltoelevati, svuotando quindi di fatto la “ratio”della nuova normativa.

Il sistema francese (che prevede un’aliquotafissa del 12% dei premi incendio, car e ard)non è esportabile (come abbiamo già detto)in Italia, in quanto in Francia:

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• i rischi di terremoto sono di fatto presentisolo in alcune regioni del sud est;

• non esistono vulcani in attività nel territoriometropolitano;

• la conformazione del suolo è abbastanzauniforme su tutto il territorio nazionale;

• il dissesto idrogeologico ed il fenomenodell’abusivismo non hanno le dimensionidegli analoghi fenomeni presenti in Italia.

In Francia peraltro il numero dei privati assi-curati contro l’incendio è decisamentesuperiore a quello dei privati assicurati in Ita-lia. Ci risulta inoltre che anche i francesi negliultimi anni hanno avuto calamità in misura ta-le da rendere insufficienti i premi accantonati.

Altro elemento discutibile dei progetti di leg-ge è dato dal fatto che non è definito conchiarezza il principio che lo Stato deve inter-venire quando nel corso dell’anno solare irisarcimenti delle calamità per le quali sia sta-to dichiarato dal Governo lo stato diemergenza superino la capacità del mercatoassicurativo e riassicurativo. In realtà, nei pro-getti di legge, esiste comunque qualcheaccenno alla possibilità che lo Stato interven-ga negli indennizzi in eccedenza a quantocorrisposto dagli assicuratori, ma sarebbe op-portuno che la legge affidasse chiaramenteagli estensori del regolamento il compito distabilire una soglia oltre la quale sia necessa-rio l’intervento dello Stato. Non è infattirealistico pensare che il mercato assicurativo eriassicurativo possa raggiungere una capacitàillimitata. Ricordiamo che il Dott. Desiata hadichiarato pubblicamente che la capacità delmercato può raggiungere le lire tremila mi-liardi per anno solare.Il meccanismo dell’intervento dello Stato pe-raltro richiede necessariamente la creazionedi un consorzio di riassicurazione fra tutte leCompagnie italiane, in quanto occorre garan-tire la piena tranquillità degli assicurati sullacongruità degli indennizzi, anche quandovenga superata la capacità del mercato assicu-rativo. Le porzioni di indennizzo dicompetenza dello Stato devono quindi esserepagate agli assicurati dalle Compagnie di assi-curazione.In assenza di un consorzio, ogni Compagnianon saprebbe come comportarsi nei confron-ti dei propri assicurati perché non saprebbe

se la capacità globale del mercato è esaurita omeno. Si verificherebbero quindi situazionimolto spiacevoli (si dovrebbero pagare solo iprimi sinistri, o si dovrebbero pagare tutti i si-nistri parzialmente?)

I progetti di legge demandano al regolamen-to il compito di definire la creazione di “unoo più consorzi” fra assicuratori,. Sarebbe inve-ce opportuno che la legge prevedesseesplicitamente la costituzione di un unicoconsorzio per:

– garantire il meccanismo che consenta l’in-tervento dello Stato dopo il superamentodella capacità delle Compagnie;

– garantire un sistema equo di retrocessioneripartito fra Compagnie assicuratrici e rias-sicuratrici;

– garantire l’applicazione di una tariffa dipremi puri uguale per tutte le Compagnie;

– garantire la validità dei dati in termini dipremi acquisiti e di sinistri pagati (attraver-so una trasparenza delle rilevazioni checonsenta allo Stato di intervenire con tran-quillità in caso di superamento dellecapacità)

La creazione di un unico Consorzio è peral-tro possibile, in quanto:

• la stessa Autorità Antitrust italiana si è pro-nunziata a favore della creazione di ununico Consorzio in una memoria presenta-ta al Parlamento;

• le norme sulla concorrenza dell’UnioneEuropea prevedono in via generale che iconsorzi di riassicurazione possono com-prendere Compagnie che non generino nelloro insieme premi di importo superiore al15% dei premi complessivi del mercato diriferimento; ma le stesse norme prevedonola facoltà delle Compagnie di chiedere unaderoga a tale limitazione quando il consor-zio riguardi rischi di natura anomala, ocomunque catastrofali, per i quali sia neces-saria l’unione dell’intero mercato.

Gli ultimi progetti di legge raccomandanoche il regolamento preveda “misure atte a ga-rantire il massimo grado di concorrenzialità”.A nostro giudizio, la massima concorrenzialitànon può che riguardare i caricamenti dei pre-

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mi, mentre i premi puri nell’ambito del con-sorzio devono necessariamente essere ugualiper tutte le Compagnie.

I progetti di legge, inoltre, non elencano inmodo tassativo le calamità naturali, ma si limi-tano a fare riferimento a “ calamità naturali,quali terremoti, maremoti, frane, alluvioni,inondazioni, fenomeni naturali”. L’elenco èampio, ma sarebbe opportuno che il legislato-re definisse in modo tassativo le calamitàanche perché negli stessi progetti di legge èstabilito che l’obbligo di assicurare contro lecalamità i beni immobili assicurati contro l’in-cendio riguarda tutte le calamitàindipendentemente dal fatto che le stesse ab-biano o meno dato luogo ad unadichiarazione di “stato di calamità” da partedel Governo. Questa disposizione soddisfa si-curamente un’esigenza di equità (ilproprietario di un fabbricato può subire undanno da alluvione anche quando questa siastata circoscritta e non giustifichi una dichia-razione di stato di calamità da parte delgoverno). In assenza di dichiarazione di statodi calamità è, però, molto difficile stabilire seun evento che esula dalla elencazione nonesaustiva sia o meno da considerare calamitànaturale.

L’ANIA e le Compagnie di assicurazione e diriassicurazione dovranno quindi adoperarsi intutti i modi per ottenere che durante l’iterparlamentare i progetti di normativa venganomodificati per quanto riguarda:

• il limite del 50% del premio incendio, chedovrebbe essere totalmente eliminato (enon sostituito da altre percentuali, anche sepiù elevate);

• l’introduzione di espressioni più chiare checonsentano la creazione di un unico Con-sorzio fra Compagnie;

• l’introduzione esplicita del concetto che loStato deve intervenire quando si vada al dilà della capacità del Consorzio, che deve es-sere stabilita con norme contenute nelRegolamento;

• l’introduzione di una definizione tassativa(e non solo esemplificativa) dei tipi di cala-mità naturali.

4. Attività svolta dalla Commissione ANIA sul-le calamità naturali

La Commissione sta lavorando da circa tre an-ni con il concorso di due sottocommissioni:

– la sottocommissione presieduta dall’Ing.Martinuzzi, che ha il compito di predispor-re un’ipotesi di condizioni di polizza e dideterminare i criteri e le politiche tariffarie;

– la sottocommissione presieduta dall’Ing. Gi-nocchietti, che ha il compito di affrontare(congiuntamente ai principali esponentidel mondo peritale) le problematiche rela-tive all’accertamento dei danni e liquidativein genere, che potranno sorgere a valle diogni calamità.

La Commissione si è quindi concentrata sulletematiche di carattere generale, inerenti all’e-voluzione dei progetti di legge. LaCommissione, inoltre, sta svolgendo attivitàdirette:

• ad approfondire le problematiche inerentialla costruzione ed al funzionamento delConsorzio;

• ad accertare la disponibilità delle Compa-gnie assicuratrici dirette in termini dicapacita di accettazione in retrocessione dalConsorzio;

• ad accertare la disponibilità e la capacità diaccettazione in retrocessione da parte delleCompagnie riassicuratrici professionali;

• ad individuare i meccanismi di accettazionein retrocessione fra Compagnie dirette eCompagnie di riassicurazione (in quotae/o in eccesso sotto forma di stop losses).

Allo stato attuale la Commissione è giunta adalcune conclusioni provvisorie.

Il Consorzio di riassicurazione dovrebbe rice-vere in riassicurazione il 100% di tutti i rischida calamità naturali relativi ad immobili deiprivati (persone fisiche o giuridiche) ubicatinel territorio italiano, limitatamente ai premipuri destinati a coprire le calamità per le qua-li venga dichiarato dal Governo lo stato sicalamità. Anche le Compagnie straniere, cheassumono rischi in libertà di prestazione ubi-cati in Italia, dovrebbero cedere al Consorziol’intero premio puro.

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Al Consorzio dovrebbero partecipare, oltreche in qualità di cedenti, anche in qualità diretrocessionarie tutte (o quasi) le Compagniedirette operanti in Italia. Dovrebbero inoltrepartecipare al Consorzio in qualità di retro-cessionarie le principali Compagnie diriassicurazione professionale operanti in Eu-ropa (almeno quelle con sede o conrappresentanza in Italia).

Compiti fondamentali del Consorzio dovreb-bero essere:

• la definizione delle tassazioni dei rischi perquanto riguiarda i premi puri (al netto deicaricamenti, ma comprese le spese di ge-stione del Consorzio);

• la gestione degli aspetti amministrativi rela-tivi all’acquisizione ad alla retrocessione deipremi puri (compreso il controllo della cor-rispondenza con i premi puri tariffati);

• la gestione tecnica dei sinistri da calamitàper i quali sia stato dichiarato dal Governolo stato di calamità, compreso il coordina-mento delle attività dei call center e dellarete peritale e compreso il materiale paga-mento per conto delle Compagnie cedentidegli importi dei sinistri concordati

• la gestione amministrativa dei sinistri conrelativa attribuzione alle Compagnie diretteed alle Compagnie retrocessionarie (com-presi i relativi aspetti amministrativi);

• il conteggio dell’ammontare globale degliindennizzi, anche ai fini dell’accertamentodel superamento dei limiti di capacità deiretrocessionari, garantendo la validità deidati anche ai fini di consentire l’eventualeintervento dello Stato per il rimborso delleeventuali eccedenze di indennizzo.

Per un corretto funzionamento del Consorzioè necessario prevedere la creazione di un Co-mitato di quotazione dei rischi sulla base dipremi puri.

A tale Comitato dovranno partecipare rappre-sentanti delle Compagnie retrocessionarie(assicurative e riassicurative) e, possibilmente,un rappresentante del Governo. La partecipa-zione di un rappresentante del Governocostituirebbe infatti una garanzia per lo Statosulla validità delle tariffe praticate (presuppo-sto importante per l’intervento dello Stato

stesso in caso di superamento della capacitàdel Consorzio).

Il Gruppo di lavoro sta anche valutando l’en-tità delle risorse necessarie per ilfunzionamento del Consorzio e l’entità deirelativi costi. Sarà comunque opportuno chele risorse siano in situazione normale le piùcontenute possibili, anche per contenere almassimo i costi che di fatto finirebbero colgravare sul premio puro (o, meglio, sul pre-mio destinato alla riassicurazione uguale pertutte le Compagnie). Naturalmente, occorreindividuare le modalità per integrare le risor-se del Consorzio durante la gestione delleconseguenze delle gravi calamità.

5. Capacità del Mercato Assicurativo e Riassi-curativo

Il Presidente dell’ANIA, in diverse occasioni,ha comunicato ad importanti esponenti delParlamento e del Governo che il mercato assi-curativo e riassicurativo è in grado digarantire una capacità di 3.000 miliardi di lireper anno solare.

Una stima di larga massima fa ritenere che ipremi incendio imponibili annui praticati perl’assicurazione di immobili di privati si aggiri-no sui 1.600 - 1.800 miliardi di lire.Si può ritenere, sempre in base ad una stimadi larga massima, che mediamente premi im-ponibili di 1.500 – 1.600 miliardi di lire(comprensivi di caricamenti) dovrebbero esse-re sufficienti per coprire i rischi per i quali siastato dichiarato lo stato di calamità. Questi im-porti a nostro giudizio dovrebbero costituiregli esborsi degli assicurati attuali contro l’in-cendio, compresi i premi già corrisposti per lecalamità da una parte delle aziende private.Tali premi, peraltro, dovrebbero essere esenta-ti, almeno in parte, dal gravame delle impostegovernative, come risulta da alcune norme deiprogetti di legge giacenti in Parlamento.

Come già precisato la Commissione ANIA stadiscutendo l’entità della partecipazione allaretrocessione del Consorzio delle Compagnieassicuratrici dirette e delle Compagnie di rias-sicurazione professionale.

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Per rendere più sicuro il raggiungimento el’eventuale superamento del limite di 3.000miliardi di lire per anno solare, la Commissio-ne ANIA ha affidato alla RIB l’incarico dieffettuare una ricerca di mercato ad ampioraggio per individuare i costi di eventuali stoplosses di 1.500 miliardi in eccesso a 1.500 mi-liardi o di 2.000 miliardi in eccesso a 2.000miliardi.

Si potrebbero anche esplorare forme di Alter-native Transfer Risk (A.T.R.), anche se siritiene meno praticabile questa strada.

6. Conclusioni

L’iter parlamentare dei progetti di legge sem-bra essersi arrestato ed è improbabile che cisiano sviluppi prima delle elezioni di primave-ra.

Non è possibile, peraltro, conoscere qualesarà l’orientamento del Governo e dei mem-bri del Parlamento che nasceranno dopo leelezioni.

Una preoccupazione della Commissione èperò collegata alla possibilità che si verifichiin Italia una grave calamità (cosa purtroppoprobabile, data la frequenza storica elevata diquesto tipo di eventi). In una ipotesi di que-sto tipo sarebbe molto probabileun’accelerazione improvvisa dell’iter legislati-vo dei progetti di legge e gli assicuratoripotrebbero trovarsi di fronte ad un sistemanormativo incompatibile con le esigenzeespresse dalla Commissione ANIA.

Altra preoccupazione della Commissione ècollegata alla sensazione che i vertici delleCompagnie assicuratrici, essendo coinvolti inaltri problemi molto gravi e più immediati(blocco delle tariffe auto, multe dell’Antitru-st) e considerando la fase di stancanell’evoluzione dei progetti di legge sulle ca-lamità, ritengano lontana o superata laquestione.

Gli addetti ai lavori delle Compagnie ritengo-no invece che sia necessario operare come sela legge sulle calamità fosse in prossimità del-l’emanazione.

È quindi necessario, sempre a giudizio dellaCommissione, che il mercato assicurativo eriassicurativo:

• si adoperi (come già detto) in tutte le sedipossibili per ottenere le modifiche dei pro-getti di legge;

• stringa i tempi nella definizione delle capa-cità delle Compagnie, della struttura delConsorzio, dei criteri di tariffazione e dellemodalità di gestione e di liquidazione deisinistri.

Il mercato assicurativo e riassicurativo deveanche preoccuparsi delle problematiche con-nesse:

• all’assicurazione dei danni agli immobilicausati da calamità naturali per le quali nonsia stato dichiarato lo stato di emergenzadal Governo;

• all’assicurazione dei contenuti degli immo-bili contro le calamità. Se, infatti, troveràattuazione la nuova disciplina legislativa,aumenterà sicuramente la sensibilità degliassicurati su queste coperture e si svilup-perà di conseguenza (anche per i privati) ladomanda di copertura dei beni mobili con-tenuti nelle abitazioni.

Come già osservato, entrambe queste fattispe-cie esulano dalla competenza del Consorzioipotizzato e devono essere risolte dalle singoleCompagnie in modo autonomo.

La Commissione è giunta a costruire un qua-dro abbastanza definito delle problematiche edelle possibili soluzioni, attraverso un lavorodi tre anni che ha coinvolto anche le due sot-tocommissioni. Purtroppo, in alcuniConvegni, esponenti del mondo assicurativo eriassicurativo (spesso poco coinvolti nel di-scorso e con scarse conoscenze sullemotivazioni di certe decisioni della Commis-sione) hanno formulato legittime ipotesi disoluzioni alternative. Riteniamo, però, che inquesta fase, anche in considerazione della dif-ficoltà di convincere i politici di modificare iprogetti di legge, sarebbe opportuno che tut-to il mercato assicurativo e riassicurativocondividesse le conclusioni della Commissio-ne (accettandone gli eventuali difetti ecarenze) e si astenesse dal suggerire soluzioni

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alternative ai politici, per evitare il pericolo diconfusioni, che potrebbero portare a soluzio-ni legislative ingestibili da parte delleCompagnie.

Il mondo assicurativo deve peraltro essereconsapevole che, se verrà adottato un sistemalegislativo compatibile con le richieste, si tro-verà ad affrontare una sfida importantissimain termini di efficienza e di efficacia e dovràgarantire:

• la massima trasparenza nella definizionedelle tariffe e della evoluzione temporaledelle stesse (collegata al reale andamentodella sinistralità);

• la liquidazione rapida e congrua di tutti i si-nistri da calamità;

• l’accantonamento nell’ambito del Consor-zio di buona parte degli utili degli anni adandamento positivo a copertura dei dannidegli anni ad andamento negativo (ancheai fini di un eventuale aumento della capa-cità). Naturalmente tale accantonamentodegli utili sarà possibile solo se la legge pre-vederà la detassazione degli utiliaccantonati.

In concreto gli assicuratori avranno un’op-portunità molto rilevante per migliorare lapropria immagine (particolarmente pocoesaltante in questi momenti).

Eventuali inefficienze potrebbero invece peg-giorare in modo molto grave la valutazionedegli assicuratori da parte dei consumatori.

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medio, il che dal punto di vista della finanzapubblica è rilevante, perchè non si tratta direperire sul bilancio dello Stato settemila mi-liardi l’anno, ma si tratta di reperirne qualchevolta 40.000, altre volte 20.000, anche se poimediamente il costo per la collettività è quel-lo dichiarato. Un altro aspetto da considerareè che queste cifre ingenti - tenuto conto che icosti medi annuali si prolungano per decenni- non sono servite a rimuovere la causa deiproblemi, ma sono servite soltanto al risarci-mento dei danni, senza intervenire sullecause organiche che costituiscono il pericoloe il rischio di queste zone. Dunque, questa èla fotografia del nostro Paese, fotografia che,proprio per la gravità del livello di rischio, ètale da dover essere affrontata sotto moltipunti di vista.Certamente una prospettiva rilevante e im-portante è quella di cercare di trovare unmeccanismo attraverso il quale la finanza pub-blica, in prospettiva futura, possa essere messaalmeno parzialmente al riparo da questo tipodi problemi.Consideriamo infatti che qualche evento cala-mitoso, mi riferisco in particolare alterremoto, certamente il più serio dei rischiche abbiamo nel nostro Paese, potrebbe in unistante solo vanificare tutti gli sforzi di risana-mento della finanza pubblica che stiamofaticosamente conducendo da qualche anno aquesta parte.Inoltre, grosse alluvioni, come quelle che ab-biamo avuto nel novembre del ‘94 inPiemonte e in altre regione dell’Italia setten-trionale, non rappresentano certo un’ineziasotto il profilo del danneggiamento del tessu-to produttivo e della vita sociale delle areecolpite. È un problema che non può essereassolutamente ignorato nè ulteriormente rin-viato. C’è quindi la questione del che cosafare per cercare di mettere al riparo la finan-

egli ultimi 30 anni il numero e ilcosto annuale delle catastrofi èfortemente aumentato.Molti parametri possono spiega-re questa tendenza:

– un aumento della popolazione mondiale edella sua densità in aree costiere altamentevulnerabili;

– un aumento dei valori assicurati che rifletto-no un pronunciato bisogno di sicurezza;

– la difficoltà nel controllare l’aumento deiprezzi dei costi di riparazione subito dopola catastrofe;

– insufficienti misure di prevenzione;– il fenomeno del riscaldamento globale.

Il problema è particolarmente rilevante nelnostro Paese sia per la situazione geologica emorfologica dell’Italia, sia per alcuni fattoriche si sono sviluppati nel tempo specificata-mente nel nostro Paese, come un diffusoabusivismo edilizio, un graduale spopolamen-to delle aree montane con conseguenteabbandono dei territori e quindi della loromanutenzione; una edilizia sviluppatasi so-prattutto negli anni ‘60 e ’70 che haprivilegiato un tipo di costruzione a basso co-sto senza preoccuparsi della qualità e dellasicurezza delle costruzioni stesse.Per suffragare quanto detto basti pensare alrecente disastro di Soverato che è stato causa-to dalla sommatoria dei fattori fin qui citati:abusivismo, mancata manutenzione dell’alveodel torrente, abbandono del territorio.L’insieme di questi fattori, quindi, ha fatto siche negli ultimi 30 anni il Paese ha speso cir-ca 7.000 miliardi di lire l’anno a seguito dicalamità.Si consideri che, ovviamente, i 7.000 miliardinon sono stati erogati anno dopo anno, masono stati versati in funzione della gravità del-le calamità. Si parla dunque di un valore

Italia:Soluzioni e Prospettive

On. Fabio CianiVIII Commissione Permanente della Camera dei Deputati,Roma Ambiente,Territorio e Lavori Pubblici

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za pubblica da queste esposizioni future, mac’è anche, e soprattutto, il problema di qualiinterventi devono essere fatti per ridurre il ri-schio e per fare adottare delle misure diprotezione della vita e della sicurezza dei cit-tadini.È quindi importante pianificare l’emergenza.Perchè pianificare l’emergenza vuol dire ave-re una mappa attendibile dei rischi attesi equindi, sulla base di questa, decidere qualimisure preventive adottare e quali misure de-vono scattare in caso di allerta o allarme(quando questo è possibile), o in caso diemergenza.Perchè pianificare l’emergenza significa evita-re ritardi e distrazioni a livello locale,soprattutto da parte degli amministratori.Avere questi strumenti significa non avere ma-no libera sul territorio e non poter piùconsentire tutti quegli scempi che nei decen-ni, negli ultimi in particolare, sono stati fatti inItalia. Non è casuale il fatto che non ci si è de-dicati all’analisi dei rischi del territorio e allaconseguente pianificazione dell’emergenza,perchè è ovvio che un’amministrazione comu-nale che avesse da un lato, identificato i rischidel proprio territorio, avrebbe, dall’altro lato,pianificato l’emergenza e non avrebbe quindipotuto concedere licenze edilizie nelle zoneche aveva identificato come zone a massimorischio.Non conoscere è sempre stato un elementoche consentiva l’apparente ignoranza e la li-bertà di fare scempio del territorio. Ci sonozone nelle quali il livello di rischio è così eleva-to che la stessa pianificazione dell’emergenzaè un problema di estrema difficoltà.È ovvio quindi che il problema delle calamitànaturali prospetta uno scenario articolato sudue momenti:

a) quello della prevenzione che sommaria-mente abbiamo esaminato;

b) quello dell’intervento economico, successi-vo all’evento che è più attinente al temadella discussione.

Fino ad oggi gli oneri relativi agli interventisuccessivi ad un evento calamitoso sono stati atotale carico delle pubbliche amministrazionivuoi attraverso finanziamenti diretti da partedello Stato, vuoi attraverso interventi degliEnti Locali (Regione, Provincia, Comune).

Questo ha comportato e potrebbe comporta-re, come detto, in futuro la necessità dierogare somme tali da vanificare anni di sfor-zi economici per il risanamento della finanzapubblica del nostro Paese o la necessità di ri-correre a nuove imposte in un momento nelquale è invece necessario ridurre la pressionefiscale. Di qui l’attenzione posta dai due ramidel Parlamento circa la possibilità di attuareuna forma di assicurazione contro le calamitànaturali. Si è a lungo dibattuto sui problemiche questa forma potrebbe comportare: citotra tutti il dibattito tra le obbligatorietà o lavolontarietà di questo tipo di assicurazione sulquale non mi dilungo; o la differenziazionedei premi a seconda della valutazione del ri-schio nelle varie zone del Paese; o l’aspettorelativo alla necessità che un eventuale fondoobbligatorio venga utilizzato anche nella fasedi prevenzione; o che nel momento del risar-cimento ci sia comunque l’autorità pubblicache determini appunto lo stato di calamitànaturale e tanti altri aspetti che più volte sonostati dibattuti e approfonditi.La complessità dell’argomento in discussione,nonostante vi siano una serie di disposizioninormative che regolano la materia, quali ilDecreto Ministeriale 19 novembre ‘96 n. 705,il Decreto Legge n. 576/96 - convertito dallaLegge n. 677/96 - fa si che l’assicurazionecontro i rischi derivanti da calamità naturalirimanga sostanzialmente su base volontaristi-ca. Non esiste infatti nell’ordinamentogiuridico italiano alcuna forma di assicurazio-ne obbligatoria contro i danni derivanti dacalamità naturali (anzi, salvo patto contrario,in base all’art. 1912 del c.c. l’assicuratore nonè obbligato per i danni determinati dai movi-menti tellurici, da guerra, da insurrezione oda tumulti popolari); esistono invece singolefattispecie di contratti di assicurazione controi danni, disciplinate comunque su base volon-taristica e dal cui ambito vengono di regolaesclusi i danni derivanti da eventi catastroficidovuti a terremoti, alluvioni, uragani, eruzio-ni, etc..Successivamente il Senato, nell’esame delprovvedimento, ha ritenuto di stralciare talearticolo e di invitare il Governo a proporreuna legge che provvedesse a regolare in ma-niera complessiva la problematica relativa allecalamità naturali, sia dal punto di vista degliinterventi preventivi, sia dal punto di vista del-

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la fase dei risarcimenti e che soprattutto cor-relasse i due momenti in manierainscindibile.Tale provvedimento è attualmente all’atten-zione della commissione Ambiente, Territorioe Lavori Pubblici.I lavori sono avviati ed è ormai opinione lar-gamente condivisa che un mercatoassicurativo per i danni da calamità naturali ètecnicamente realizzabile, così come già avvie-ne in molti altri paesi con risultati operativisoddisfacenti in termini di redditività e diequilibrio di lungo periodo. La sua introdu-zione richiede un progressivo adeguamentodelle imprese assicurative presenti sul territo-rio nazionale. L’introduzione deve quindiavvenire gradualmente e devono essere defi-nite le modalità tecniche di applicazionedell’assicurazione.La copertura del rischio potrà essere solo par-ziale, richiedendo quindi all’assicurato lacompartecipazione ai sinistri. L’applicazionedi opportune franchigie e scoperti e di ade-guati massimali garantisce, inoltre la fattibilitàtecnica dell’assicurazione. Sono anche possi-bili clausole di esclusione, definibili per legge,a condizione che queste non siano tali damettere in discussione il meccanismo basilaredi assicurazione del rischio da calamità natu-rali.Saranno inoltre necessari interventi volti al-l’ampliamento della capacità finanziaria degliassicuratori, ossia all’allargamento di fattodella dimensione del mercato di riferimento.A tal fine, non è sufficiente il semplice am-pliamento della base assicurativa relativa allasingola compagnia. La ripartizione del rischiotra compagnie assicurative si potrà quindi ot-tenere attraverso i meccanismi dicoassicurazione (integrazione e compensazio-ne tra aree, operatori e tipo di rischioassicurato) e riassicurazione sul mercato in-ternazionale o nazionale.Si suggeriscono inoltre la creazione di un ap-posito consorzio con la funzione di procederealla riassicurazione realizzata direttamentedalle compagnie. Tale consorzio può assume-re altre funzioni di primaria importanza,quali la raccolta ed elaborazione degli ele-menti informativi di base, la definizione deitassi netti di riferimento, la gestione di unconto consortile finalizzato all’intervento disubentro alle compagnie quando i sinistri da

liquidare oltrepassino una certa soglia.Attualmente, pertanto, l’oggetto della discipli-na delle assicurazioni contro i danni ècostituito da una pluralità di fattispecie con-trattuali, ciascuna delle quali dà luogo allaformazione ed alla gestione di un cosiddetto“ramo” della medesima.Per quanto attiene il regime dei singoli con-tratti che fanno capo a ciascun ramo fattaeccezione per le assicurazioni dei rischi relati-vi ai trasporti marittimi ed aerei, alla R.C.auto ed all’assicurazione dei crediti all’espor-tazione, nonchè per le altre assicurazioni diminore importanza previste da disposizioniisolate del codice civile e di leggi speciali - es-so è costituito da un insieme organico dinorme di cui agli artt. 1904-1918 del codicecivile relativo agli aspetti generali e comuni ditutte le assicurazioni contro i danni, lasciandoall’autonomia privata la determinazione diogni specifico contenuto contrattuale sia ingenerale ( le c.d. condizioni generali di poliz-za) sia nei singoli casi concreti (le c.d.condizioni particolari).La tipologia dei contratti di assicurazionecontro i danni ha un carattere essenzialmentecomposito sia per quanto attiene il profilogiuridico, sia per il profilo tecnico-economi-co; essa infatti è costituita da una pluralità ditipi o sottotipi contrattuali più o meno rile-vanti sul piano dell’ordinamento e su quellodella prassi.In base al dettato legislativo, l’assicurazionecontro i danni risulta qualificata sia positiva-mente, attraverso la precisazione dellaprestazione dell’assicuratore, il quale è tenuto“a rilevare l'assicurato, entro i limiti convenu-ti, del danno ad esso prodotto da un sinistro”,sia negativamente, nel senso che ad essa sicontrappone l’assicurazione sulla vita.Secondo la definizione data dall’art. 1882 c.c.e la successiva disciplina indicata dagli artt.1904-1918 c.c., le assicurazioni contro i dannisono qualificate dalla funzione indennitariaassolta dalla prestazione dell’assicuratore,mentre non è altrettanto rilevante ai fini dellaqualificazione casuale del rapporto la presta-zione della controparte (ovvero il c.d.“premio”).La normativa civilistica risulta essere partico-larmente rigida in materia di autonomianegoziale, al punto che la dottrina è concor-de nell’attribuire a tali disposizioni, che

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risultano essere il logico corollario di quantoindicato nell’art. 1882 c.c., la qualifica di “di-sposizioni di ordine pubblico”.Per questa serie di ragioni era stato inseritonel collegato alla Finanziaria del ‘99, denomi-nato misure di finanza pubblica per lastabilizzazione e lo sviluppo, l’art. 39, attraver-so il quale si tendeva a normare in manieradefinitiva questa fattispecie, anche alla luce diquanto realizzato in altri paesi europei de ex-traeuropei.I vantaggi della soluzione assicurativa sarebbe-ro di due tipi: in primo luogo di benessere, inquanto il sistema assicurativo può garantiremaggiore rapidità ed efficacia dell’intervento,offrendo inoltre l’opportunità di rilocalizzareattività produttive o unità abitative nelle fasidi ricostruzione.In secondo luogo, la soluzione assicurativa ga-rantisce la prevedibilità e stabilità nel tempodei flussi finanziari legati alle calamità natura-li, mentre la spesa pubblica in questo campoè oggi discontinua, imprevedibile e soggetta aviolente pressioni di carattere contingente.Due forme di intervento pubblico possono fa-cilitare la formazione di un sistemaassicurativo per danno da calamità naturale.In primo luogo, possono essere definite for-me di incentivazione a favore delle zone amaggiore rischio, onde evitare una eccessivasperequazione tra il costo dell’assicurazionenelle diverse aree del paese. Lo stesso obietti-vo si potrà ottenere con un adeguato disegnodelle aree territoriali di riferimento per la de-finizione delle tariffe stesse.In secondo luogo, è consigliabile che il siste-ma assicurativo venga introdotto con laprevisione di una parziale e temporanea age-volazione fiscale sul premio.Questa forma di intervento pubblico - oltre arendere meno forte il costo iniziale del siste-ma assicurativo per i nuclei familiariinteressati e a coprire indirettamente quellaquota dei danni privati di cui lo Stato, special-mente in passato con le sue inerzie, si è resoresponsabile - dovrebbe ridurre le aspettativedi interventi pubblici di indennizzo di tipotradizionale che i cittadini potrebbero conser-vare anche dopo l’introduzione del sistemaassicurativo.Altre due condizioni di contorno sono infineessenziali per lo sviluppo di un mercato nazio-nale dell’assicurazione per danni da calamità

naturale; una apposita struttura di regolazio-ne controllo (un ISVAP debitamenterafforzato) e un adeguato grado di sviluppocomplessivo del sistema assicurativo naziona-le, garantendo forme di concorrenza trasoggetti nazionali e esteri presenti sul merca-to italiano.In tale contesto, il ruolo pubblico rimanequindi prioritario, ma viene a centrarsi più sulpiano della definizione delle regole e dell’at-tuazione dei controlli che non sul versantedella gestione diretta degli interventi, dove leforze di mercato opportunamente guidatehanno ripetutamente dimostrato di sapersimuovere con maggior rapidità ed incisività.La condizione prioritaria per realizzare il pas-saggio dall’intervento diretto al sistemaassicurativo rimane comunque la credibilitàdel processo, ossia la trasmissione di segnalichiari sulla sua non reversibilità, al fine di evi-tare il riproporsi di sollecitazioni allariapertura dei canali di spesa da fornire adogni catastrofe naturale.A tale obiettivo deve essere prioritariamenteorientata la formulazione di un provvedimen-to quadro che separi il ruolo dello Stato daquello del mercato assicurativo e disciplinicriteri e forme di intervento per entrambi.In conclusione, ritengo che sia ormai impro-crastinabile l’approvazione di una legge cheregoli in maniera unitaria la materia inerentele calamità naturali nella direzione indicata e,sostanzialmente, contenuta all’interno del Di-segno di Legge all’esame del Parlamento.Mi auguro che prima della fine dell’attuale le-gislatura all’iter possa essere definito.

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supporto dei leaders mondiali della riassicura-zione.Si tratta in buona sostanza di consentire alpool delle Imprese Assicurative Italiane di of-frire sul mercato una copertura che potessegarantire indennizzi per “Catastrofi” sino a4.000 miliardi ed eventualmente di superareanche questa soglia.

L’ipotesi formulata dalla Commissione ANIAera che le Imprese Italiane, con il supportodei maggiori Riassicuratori mondiali, avrebbe-ro mantenuto una priorità tra i 1.500 ed i2.000 miliardi, secondo modalità tecniche an-cora da approfondire relativamente alladistribuzione interna delle esposizioni.

on intendo, in via aprioristica,esternarvi una excusatio non pe-tita, ma ritengo di non aver uncompito molto agevole nel rita-gliarmi uno spazio nel quale

dirvi qualcosa di interessante relativamente aiRischi Catastrofali. Tutto questo perché la RIB ha ritenuto corret-to, per non dire doveroso, affidare aimanager maggiormente impegnati il giustospazio per effettuare un’attenta disamina ditutte le problematiche che il mercato dovràaffrontare con l’auspicato varo di questa im-portante riforma strutturale del sistema dellecoperture assicurative nel nostro Paese.Abbiamo ascoltato con molto interesse lapuntuale ed accuratissima relazione del Dott.Carlo Spasiano e, come potete rilevare dalprogramma, sono previsti numerosi interventidi autorevoli esperti che tratteranno tutti gliaspetti di natura tecnica ed operativa che so-no connessi all’Assicurazione dei RischiCalamità Naturali.

Come a molti di voi è noto, la RIB ha ricevutodall’ANIA l’incarico di sondare i vari mercatiriassicurativi per dare gli adeguati supporti alprogetto di copertura elaborato dalla Com-missione dei Rischi Calamità Naturali con il

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Sig. Carlo FainaManaging DirectorR.I.B. ReinsuranceInternationalBrokers S.p.A.

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Incarico ANIA a RIB SpA di sondare il mercatoriassicurativo internazionale:ANIA have appointed RIB SpA to canvass the international reinsurance market:

Ricercare per Imprese Assicuratrici Italiane coperturaoltre il conservato del mercato domestico e dei maggioriRiassicuratori professionaliSearch coverage for Italian Insurance Companies above domesticmarket retention and capacity of major Reinsurance Leaders

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Ipotesi conservato totale Compagnie Italiane e maggioriRiassicuratori Professionali € 750 milioni / € 1 miliardo Foreseen total retention of Italian Insurance Companies and majorReinsurance Leaders between € 750 million / € 1 billion

Capacità mercato internazionale sotto forma di Stop Lossper minimo € 1 / 1.25 miliardi o più, oltre quantoconservato sul mercato ItalianoWorld-wide market capacity to attach as Stop Loss cover for mini-mum € 1 / 1.25 billion or more, excess of Italian market retention

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250

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5.000

Milionidi Euro

33,33% 66,66% 100,00%

Percentuale in Quota

Progetto Copertura Calamità Naturali - Italia

Mercato Capitali

Mercato Riass.vo

Riass.ri "Pool"

Comp.ie Italiane

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Compito di RIB, conseguentemente, restaquello di trovare capacità riassicurativa nel-l’ordine dei 2.000 / 2.500 miliardi. Con unacomplicazione non certo marginale: una voltaaccertata la disponibilità del mercato non nesarebbe scaturita “tout court” la sottoscrizionedi trattati riassicurativi, in quanto l’effettivostart-up sarebbe dipeso dall’emanazione dellagià menzionata Legge.

Prescindendo da questa ineludibile difficoltà,i problemi da risolvere sono essenzialmentedue: il primo attiene alla capacità riassicurati-va in grado di rispondere in terminimonetariamente adeguati alle necessità delmercato Italiano. Il secondo riguarda la tarif-fazione dei rischi che dovrebbe essereformulata secondo parametri tecnici accetta-bili e condivisi.

La prima parte del nostro lavoro è stata svoltaed abbiamo avuto la conferma che sul merca-to riassicurativo mondiale esistono ladisponibilità e la capienza per fornire gli ade-guati e richiesti supporti al progetto ANIA.Per la seconda parte del progetto, invece, lostato dell’arte è ancora piuttosto embrionale

anche se proprio in questi giorni sta assumen-do una fisionomia meglio delineata.Si tratta, infatti, di chiarire ed integrare lamassa di informazioni messe a disposizionedei riassicuratori per porre a raffronto i risar-cimenti, che in una lunga serie storica sonostati erogati dallo Stato, con lo schema di ga-ranzia prevista dal progetto di assicurazione.

Una rigida applicazione di questo schema po-trebbe essere definita di tipo “deterministico”,ovverosia fondata sulla elaborazione ex postdi un premio puro costruito su un’accuratastatistica dei danni che sarebbero stati risarcitiin archi temporali significativi.Dai nostri frequenti e approfonditi contatticon i Riassicuratori professionali abbiamo in-vece tratto il convincimento che il modusoperandi migliore e più efficace è invece di ti-po “probabilistico”. Si tratta cioè di costruiredei modelli alimentati dai dati informativi re-lativi alla concentrazione dei valori a rischionelle varie regioni italiane e sulla scorta dellaloro realizzazione determinare la probabilitàdi verifica di eventi dannosi. Tutto ciò a pre-scindere dalle risultanze statistiche di tipostorico. Siamo convinti che operando in que-sto modo si possono ottenere risultati piùvalidi sia sul piano economico (tariffazione)che patrimoniale (capacità messa a disposizio-ne). Abbiamo già sottoposto ai maggiori Riassicu-ratori i dati che la Commissione ANIA ci hatrasmesso ma saranno indubbiamente neces-sarie ulteriori integrazioni e chiarimenti perfornire i migliori supporti tecnici alla negozia-zione.È nostra opinione che con ogni probabilità illivello di copertura dovrebbe assestarsi quan-to meno sui 5.000 miliardi e forse a livelli

Non percorribile sistema di tipo “deterministico”,quindi raffronto tra somme erogate dallo Stato eprestazioni assicurative secondo il progetto ANIADeterministic concept is not viable, ie. based on comparing the sumsfunded by the State with insurance indemnity according toANIA project

Mercato riassicurativo preferisce seguire un sistema di tipo“probabilistico”, quindi alimentare un modello con dati suvalori e concentrazioni di rischio sul territorioReinsurers prefer to adopt a probabilistic concept, ie. utilise a modelbased on values at risk and accumulation throughout the territory

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Diversi ad oggi gli esiti:Different results as at today:

Capacità riassicurativa notevole, va tenuta presentel’evoluzione in corso sul mercatoSizeable reinsurance capacity, however market is continuing to harden

Notevoli problemi nell’identificare una base statisticaper il calcolo dei premi; qualche esempioConsiderable problems in identifying a statistical basis for premiumcalculation; a few examples

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2 principali problemi da risolvere:2 main problems to be resolved:

Identificare e quantificare in termini monetari la capacitàriassicurativa disponibileIdentify and quantify the monetary size of available reinsurance capacity

Identificare parametri tecnici accettabili per una quotazionedei rischiIdentify acceptable technical parameters for the quotation of the risks

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ancora superiori; è importante però non per-dere di vista in questo senso la congiunturadel mercato internazionale, che vede un certoirrigidimento a partire proprio dalle capacitàe dai costi delle coperture catastrofali. Esisto-no certamente alcuni grandi riassicuratori ingrado di coprire quote importanti su layerselevati, ed è possibile che pochi leaders possa-no coprire circa un terzo della capacitàrichiesta. È innegabile tuttavia che una coper-tura davvero completa dovrà coinvolgeremolte altre imprese di riassicurazione, in gra-do di sottoscrivere quote individuali piuttostolimitate di rischio.

Ricordo che proprio in questa sede un annofa, trattando l’argomento delle tecniche diTrasferimento Alternativo dei Rischi, si eraaccennato al fatto che in seguito ad un cam-biamento congiunturale del mercatoriassicurativo si sarebbe delineata maggior-mente l’importanza di queste soluzionialternative. Ascolteremo quindi con attenzio-ne anche le proposizioni che ci verranno dalmercato finanziario che, con le tecniche diART, potrà validamente integrare la capacitàriassicurativa.

Resta tuttavia il problema che abbiamo men-zionato in apertura di questo breveintervento, ovvero la certezza giuridica dellaobbligatorietà delle garanzie e della loroestensione. Non sfugge infatti a nessuno chese è abbastanza difficile trovare sul mercatoadeguata capacità e adattarla alle esigenzetecniche delle Compagnie Italiane, è sicura-mente difficilissimo, per non dire utopico,tenere a disposizione del mercato Italianouna serie di supporti, nell’attesa che il Legi-slatore dia il suo necessario imprimatur allasottoscrizione dei rischi.Anche i recenti drammatici eventi che hannosconvolto il Nord Italia ci fanno comprendereche il varo della Legge sulla Copertura Assicu-rativa delle Calamità Naturali stia diventandonecessaria e improcrastinabile. Riteniamo siauna scelta doverosa e civile e che non dovreb-be essere immalinconita da dialetticheideologiche o da tatticismi di partito.

Per quanto di sua competenza la RIB è pron-ta a svolgere il compito affidatole conimpegno e professionalità, adoperandosi af-finché anche gli operatori del mercatoriassicurativo internazionale dedichino a que-sto importante progetto tutto l’impegno e leenergie necessari.

Con dati forniti dovrebbe essere possibile integrare la ca-pacità del mercato domestico nella forma richiestafino a € 2.50 miliardi, forse più - utilizzando collocamentiriassicurativi tradizionali Information given should allow to complement the domestic marketcapacity as required upto € 2.50 billion, maybe more - utilisingtraditional reinsurance placementIl mercato dei capitali potrebbe essere coinvolto percollocare ulteriori importanti capacità, presentandoquindi un piano globale di maggior rilievoThe capital markets may be involved to place further sizeablecapacity, in order to offer larger up front protection

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2 osservazioni importanti:2 important comments:

Difficile interessare Riassicuratori ad impegnare capacità per ilprogetto in assenza della Legge che regoli l’obbligo assicurativoHard to convince Reinsurers to commit capacity for the project before thelaunch of the Law ruling compulsory insurance

Capacità “catastrofali” in aggregato annuo, quindi ad esauri-mento - vengono impiegate in altre aree già regolamentate“Catastrophe” capacity in the annual aggregate, ie. subject to exhaustion -may be used in other areas where rules are already effective

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La RIB continua con il massimo impegno a svolgerel’incarico affidatole, e richiede ai Riassicuratoridi garantire analogo impegno per il progetto ANIA.

RIB will continue and enhance its commitment to the ANIA project,and require world-wide Reinsurers to guarantee the same degreeof commitment to the project.

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mergenza da parte del Governo, curando laraccolta delle denunce di sinistro, coordinan-do l’attività dei periti-liquidatori sul territorioe, soprattutto, provvedendo materialmente al-la liquidazione dei danni per conto dellecedenti.Qual è ad oggi lo stato di avanzamento dei la-vori di questa specifica Sottocommissione?Tratterò per punti il lavoro svolto, secondol’ordine con cui sono stati affrontati i vari ar-gomenti:• censimento e mappatura delle reti peritali;• organizzazione dei primi interventi sul terri-

torio;• raccolta della denuncia ed apertura dei sini-

stri;• affidamento degli incarichi ai periti;• liquidazione dei danni.

Parlerò inoltre di un punto importantissimoper la gestione dei sinistri calamità naturaliche è, come potete immaginare, quello dellareportistica e dei controlli; in conclusione, ri-ferirò sui corsi di formazione rivolti ai peritiche stiamo organizzando, del confronto cheabbiamo già svolto con alcune esperienzeestere che sono molto simili e vicine allarealtà che si sta prefigurando in Italia e diun’attività che è appena iniziata e che riguar-da il tentativo di instaurare dei rapporti conle strutture di Protezione Civile già in questaprima fase di ipotesi organizzativa.

Vediamo il primo punto. Innanzitutto abbia-mo effettuato ovviamente un censimento diquella che è la presenza sul mercato assicura-tivo di periti in grado di affrontare questaproblematica. Attraverso le quattro Associa-zioni Peritali citate, che fanno parte tra l’altrodella consulta del CNEL per le attività non re-golamentate, abbiamo predisposto un primoelenco di circa 490 studi peritali e quello rap-

Buongiorno a tutti e permettetemiinnanzitutto di ringraziare la RIBper l’invito a partecipare a questointeressante ed attualissimo conve-gno.

In ambito ANIA, come è stato già anticipatodal Dott. Spasiano, ci si sta preparando allacreazione di un Consorzio o Pool tra le Com-pagnie ed i Riassicuratori nell’ipotesi in cuivenga approvato il Disegno di Legge sull’assi-curazione delle calamità naturali di cui si stamolto parlando in questi giorni, argomentoche è anche l’oggetto del nostro convegno. IlConsorzio materialmente opererà attraversoun Pool Manager, che metterà in atto le lineeguida del Comitato Direttivo e che quindi, inoccasione di eventi calamitosi, gestirà le situa-zioni di crisi ed in particolare la successivafase di definizione dei sinistri. Per approfon-dire queste tematiche, nell’ambito dellaCommissione Calamità Naturali dell’ANIA, èstata costituita la Sottocommissione ServizioLiquidazione Sinistri Calamità Naturali cheho l’onore di presiedere e che si occupa pro-prio di organizzare la parte relativa alladefinizione dei sinistri.Ci siamo posti subito all’inizio, nella composi-zione della commissione, l’obiettivo dicoinvolgere attivamente quelli che sarannotra gli attori principali nella gestione dei sini-stri: i periti.Sono stati quindi chiamati a far parte dellacommissione, oltre ai rappresentanti delleCompagnie, anche i Presidenti delle quattroassociazioni peritali più rappresentative nelmercato assicurativo italiano: AIPAI, AN-PAIRD, ASSIT e PREASS.L’obiettivo dei lavori che è stato assegnato allacommissione è stato sostanzialmente quello diprefigurare un’ipotesi organizzativa per la ge-stione di tutti i sinistri da calamità naturaleconseguenti alla dichiarazione di stato d’e-

La Gestione in Pool dei Sinistri da CalamitàNaturali

Ing. SergioGinocchiettiUnipol AssicurazioniS.p.A.

B

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presentato in fig. 1) è il quadro attuale dellaloro distribuzione sul territorio nazionale.

Appare abbastanza evidente che la ubicazionedegli studi non è omogenea e che la distribu-zione territoriale non sia ideale è dimostratoanche dal fatto che, esaminando l’ultima edi-zione ’99 della carta di pericolosità sismica inItalia (fig. 2), vi è quasi una perfetta comple-mentarità tra rischio sismico e concentrazionedegli studi peritali.

Anche analizzando il rischio idrogeologico,solo nel nord-ovest del Paese risulta buona lacopertura peritale del territorio.Ecco quindi che un compito fondamentale daparte della struttura centrale del Pool saràquello di ottimizzare le risorse disponibili nelgestire gli interventi sul territorio in conse-guenza di un evento calamitoso.Vediamo adesso come abbiamo pensato di or-ganizzare i primi interventi sul territorio.Ovviamente non saranno certo gli assicuratoriquelli chiamati ad intervenire in un primomomento. Nella fase di emergenza è com-prensibile che vi siano altre strutture in gradodi intervenire e di portare soccorso alle popo-

lazioni colpite; popolazioni la cui prima ne-cessità non è certo quella di denunciare unsinistro assicurativo nei primi giorni post-evento.E’ però importante, e questo l’abbiamo inve-ce ipotizzato, che un gruppo ristretto di peritiesperti, cosiddetti senior, coordinati da unrappresentante del Pool Manager, compia im-mediatamente un primo sopralluogo perprendere visione diretta delle dimensioni del-l’evento e quindi per allertare, in funzionedella distribuzione non omogenea degli studisul territorio prima richiamata, i periti più vi-cini a seconda delle necessità riscontrate. Lafig. 3) rappresenta abbastanza bene quelloche voglio dire; prendendo come riferimentouna cartina che mostra l’area interessata dal-l’ultimo terremoto in Umbria e nelle Marche,la “cellula” di primo intervento si recherà im-mediatamente sul luogo e sarà in grado dicomunicare in tempo reale al Pool una primaperimetrazione della zona colpita, ma soprat-tutto darà le prime informazioni sullapossibile “dimensione assicurativa” della cala-mità occorsa.

La “dimensione assicurativa” della calamità èuna informazione molto importante per l’or-ganizzazione della centrale operativa, comevedremo in seguito, ed è quindi essenzialeche siano professionisti del settore assicurati-vo a compiere questo primo sopralluogo ed afornire questo genere di informazione allastruttura centrale del Pool.Come pensiamo di organizzare la raccolta del-le denunce? Grazie ad un sistemainformatizzato, che ipotizziamo di accentrarenella sede centrale del Pool, ed alle prime no-tizie ricevute dalle “cellule” di primointervento, sarà estratto da un Data Base com-

Distribuzionedegli studiperitali sul

territorio

Carta dellapericolosità

sismicain Italia

Da parte di questa “cellula”, operativa fin dal giorno successivo all’evento, sarà quindi possibile avere nella sede centrale del Pool le prime indicazioni

sulla perimetrazione della zona colpita,oltre che le prime informazioni sulla possibile

“dimensione assicurativa” della calamità occorsa.

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plessivo di tutte le polizze calamità naturali delConsorzio un sub-DB con le sole polizze del-l’area colpita. Grazie a questa estrazione edattraverso le chiamate ad un numero verdecollegato ad un call center, che pensiamo diistituire per facilitare l’inoltro delle chiamate,qualunque cittadino sarà in grado di denun-ciare un sinistro.Quindi ecco che fondamentale, in questa ipo-tesi organizzativa, diventa a questo puntol’attività del call center perché l’operatore, di-rettamente al telefono con l’assicurato-dan-neggiato che chiama, sarà in grado immedia-tamente di accoppiare a video alla chiamatatelefonica la polizza estratta dal sub-DB sele-zionato. Quindi, sempre on-line, sarà in grado(e qui vale l’esperienza già maturata da diver-se Compagnie in ambito assicurativonell’ambito dei sinistri rca e della customercare) di aprire una “carpetta informatica” disinistro, il cui numero verrà immediatamentecomunicato all’interlocutore al telefono.Premetto che parlerò in maniera molto su-perficiale e veloce del call center perché tra irelatori del convegno c’è anche chi si occu-perà nello specifico di questo argomento.La Sottocommissione, tenendo anche contodell’esigenza di ipotizzare una struttura delPool Manager molto leggera, con bassi costifissi ed estremamente flessibile, si è subitoorientata verso l’ipotesi di una gestione attra-verso un appalto esterno della centraleoperativa. Sono stati quindi contattati i principali opera-tori italiani nel campo dei call center inoutsorcing ed a tutti sono stati forniti i princi-pali parametri di riferimento (basati sullaipotesi di un evento catastrofale di media gra-vità) che riteniamo indispensabili per ilfunzionamento di un call center “calamità na-turali”:• Data Base 1, gestito dal Pool Manager: 5 mi-

lioni di polizze• Data Base 2, gestito dal Pool manager: 1000

periti• Tempo set-up call center: 3 giorni• Copertura operativa: 7 giorni su 7 (orario

continuato 8-22)• Picco telefonate previste nei primi 10 gg:

5.000 tel/gg• Attivazione pieno utilizzo: 2-3 mesi• Durata massima operazioni: 12-15 mesi• Garanzia tempo risposta: 80/90% delle ri-

sposte entro 20 sec• Requisito indispensabile: voce umana alla ri-

sposta.

Alle società è stata inoltre richiesta una gran-de flessibilità organizzativa, che è fortementeinfluenzata sia dalla frequenza che dalla ma-gnitudo degli eventi calamità naturali chepotrebbero accadere, almeno due sedi opera-tive, nell’ottica del disaster recovery, e laprevisione di un costante monitoraggio e re-porting verso il Pool Manager sia sui dati diefficienza della centrale operativa, sia sull’an-damento giornaliero del denunciato e delliquidato. Noi immaginiamo infatti che ci saràuna costante e comprensibile pressione dellapubblica opinione e dei mass-media per averenotizie relative all’andamento di questi dati equindi sarà indispensabile una precisa edesaustiva attività di reporting da parte del callcenter verso il Pool Manager. L’impianto complessivo dell’organizzazionedella centrale operativa e dei suoi rapporticon l’esterno è rappresentato schematicamen-te nella fig. 4).

Vediamo invece adesso come verranno gestitigli incarichi ai periti.Abbiamo già visto che l’operatore del callcenter, già al momento della chiamata, avrà lapossibilità di aprire una carpetta informaticadi sinistro fornendo al suo interlocutore il re-lativo numero di riferimento. Con unaspecifica applicazione del sistema (e quindisenza nessuna discrezionalità), l’operatoresarà anche in grado di fornire all’assicurato ilnominativo ed il recapito telefonico del peri-to incaricato di fare il sopralluogo.Abbiamo previsto infatti di tenere sotto stret-to controllo il numero degli incarichi affidati

GRUPPO DI CONTROLLO

COMITATODIRETTIVO

POOL MGR

APPLGESTIONE DB

PERITI

APPLGESTIONE DB

POLIZZE

APPLINQUIRY

ECTRL

DBPOLIZZE

CALAMITA’NATURALI

DBPERITI

DBSINISTRI

COPIA LOCALEDEL DBPOLIZZE

(solo per la parteche interessa)

COPIALOCALEDEL DBPERITI

DB INDIRIZZICC CONTACT

DBINCARICHI

Internete-mail CONNETTIVITA’

RTG

DENUNUNCIEVIA POSTA

AL POOL MGR

Denuncie cartacee di cui

fare il data entry

Eventualereg. chiamate

OPERATORE CALLCENTER

(ITF DANNEGGIATO)

PERITOLIQUIDATORE

PER £ < X DANNEGGIATO

IMPRESE

del consorzio

Assni PERITALI

Invio rich. Perizia

Risposta data apptam

Desti perizia

Tabulato denuncie viaFax giornarliero al

comune

Verif copertura

APPLREPORTING

ECTRL

APPLGESTIONESINISTRI

Ap,Liq,Chius

APPLGESTIONEINCARICHI

PERITI

ITF PERITI

APPLGEST. PERIZIE

E LIQUID PERITI

ANIA

POOL MGRCALL CENTER

Apertura Sinistro

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ai singoli studi peritali per evitare di superareun certo numero-limite (stabilito dal Pool Ma-nager) oltre il quale si riscontrerebberoritardi nei sopralluoghi assolutamente inac-cettabili. L’applicazione, con un metodo cheabbiamo definito a “vasi comunicanti”, nonpermetterà quindi all’operatore del call cen-ter di affidare nuovi incarichi a quei peritiche non abbiano nel frattempo provveduto ariconsegnare alcune delle pratiche affidate.Anche su questo argomento non mi dilungocomunque oltre, per non interferire e sovrap-pormi con un altro relatore che tratteràquesta materia nel pomeriggio.Al perito verrà quindi inviata on-line unascheda informatica, compilata dall’operatoredel call center, che conterrà gli estremi dellapolizza ed i riferimenti dell’assicurato-dan-neggiato da contattare.

A questo punto il perito, entro i tre giornisuccessivi dall’incarico, dovrà riferire, sempretramite scheda informatica, sui risultati delprimo sopralluogo e comunicare la prima ri-serva sul sinistro. Quindi, in tempi rapidissimi, il Pool Managersarà in grado di avere almeno una prima co-gnizione sulla dimensione economica dellacalamità occorsa.Tutto il sistema di incarico e perizia sarà pa-perless. Quindi una delle condizioni essenziali per farparte dell’elenco periti calamità naturali saràla dotazione di una adeguata strumentazionehardware e software per interloquire via Inter-net direttamente con il call center.Solo nel caso di sinistri “industrial line” laprocedura di incarico prevederà delle ecce-zioni in quanto l’affidamento verrà fatto dallastruttura di back office del Pool Manager. I si-nistri di questa tipologia hanno infatticaratteristiche particolari, richiedono studiperitali particolarmente attrezzati e le Compa-gnie chiedono ovviamente di gestire i proprigrandi clienti con un rapporto più diretto; so-lo per questi sinistri, che costituisconocomunque una parte molto limitata nel con-testo di un sinistro calamità naturale, lagestione dei rapporti rimarrà quindi all’inter-no del back office.La liquidazione dei sinistri sarà accentrata egestita quindi direttamente dal Pool Manager. Ci sono delle ragioni che hanno fatto propen-

dere la Sottocommissione verso questa scelta: • omogeneità nei criteri di indennizzo;• specializzazione nella gestione di questi dan-

ni;• incarichi ai periti controllabili;• informatizzazione spinta;• ampia disponibilità oraria;• unica struttura per i rapporti con le Autorità

ed i mass media;• controllo del superamento del limite di ca-

pacità del Pool.

La procedura di liquidazione sarà quella clas-sica dei sinistri Rami Elementari: il perito siconfronterà con la parte danneggiata e cer-cherà di raggiungere un accordo attraverso lasottoscrizione di un atto di accertamento con-servativo di danno.Solo in caso di contenzioso sul quantum, osulla riferibilità del danno (in tutto o in par-te) all’evento calamitoso, la polizza prevederàil ricorso alla perizia formale, restando co-munque escluso qualsiasi ricorso all’AutoritàGiudiziaria. Ovviamente siamo coscienti e ci spaventa lapossibilità di un contenzioso molto alto ancheperché, soprattutto nelle prime fasi, non saràindolore il passaggio dalla gestione dei sinistrida parte dello Stato alla gestione da parte deiprivati, quindi delle assicurazioni. Si passerà infatti da un sistema che prevede,dopo un evento calamitoso, non solo un in-dennizzo dei danni materiali e diretti subitidal fabbricato (oggetto della copertura assicu-rativa) ma che riconosce, pur con i tempilunghi che conosciamo, anche finanziamentia fondo perduto per interventi di prevenzio-ne, quindi di adeguamento e miglioramento,che ovviamente il mercato assicurativo nonpotrà sostenere.Quindi stiamo valutando, in accordo con gliorgani della Protezione Civile e dei Vigili delFuoco, la possibilità di far svolgere il ruolo diterzo perito proprio a un tecnico di questestrutture, per avere una figura terza, che siaproprio terza dal mondo assicurativo, e quin-di riconoscibile anche dall’assicuratodanneggiato come una figura tecnica indi-pendente ed al di sopra delle parti.

Come avverranno materialmente le liquida-zioni? Fino ad un importo stabilito, adesempio 10-15 milioni, ma il Pool Manager

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potrebbe anche stabilire 30 o 50 a secondadell’evento, perché capite bene che un even-to terremoto è ben diverso da un eventoalluvione, la liquidazione avverrà direttamen-te dal call center sulla base dell’atto diaccertamento conservativo ricevuto dal peritoe sottoscritto dall’assicurato.Quindi entro i limiti stabiliti, il call center, tra-mite un’apposita applicazione del sistema,gestirà direttamente il pagamento tramite bo-nifico o tramite richiesta di emissione diassegno alla banca. Solo per sinistri di impor-to superiore ai limiti stabiliti la liquidazionesarà invece gestita dalla struttura liquidativa diback office del Pool Manager. Reportistica e controlli. Abbiamo visto cheparticolare attenzione andrà prestata all’atti-vità di controllo, sia per quanto riguardal’efficienza e la qualità del servizio prestatodalla centrale operativa nella delicata fase diapertura e di prima preventivazione dei sini-stri, sia per quanto riguarda la fase diliquidazione e di pagamento dei danni.I controlli saranno svolti da una struttura tec-nica di back office del Pool che, supportatada una quotidiana e puntuale reportistica,concentrerà la sua attività su:• dati di efficienza del call center (tempi medi

di attesa delle telefonate, chiamate perse,numero di sinistri aperti, incarichi affidati,…);

• attività dei periti (tempi medi di restituzio-ne, incarichi sospesi, costi medi del riservatoe del liquidato, …);

• verifica a campione delle posizioni di sini-stro liquidate entro la fascia di autonomiadal call center;

• tutte le liquidazioni che superano la sogliadi autonomia.

Altro punto affrontato nell’ambito della Sot-tocommissione è stato quello dellaformazione del corpo peritale.La stragrande maggioranza dei periti assicura-tivi ha avuto modo di occuparsi in passato deidanni da alluvione, garanzia normalmenteprestata dalle compagnie assicurative; quindici sono stati sinistri ed i periti hanno matura-to sufficiente esperienza. Diversa è lasituazione per quanto riguarda i danni da ter-remoto in quanto, causa la scarsissimapresenza di questa copertura nei rischi civili,solo pochissimi studi peritali hanno avuto mo-

do di affrontare professionalmente in passatoquesta tipologia di sinistri molto particolari. Le Associazioni Peritali presenti nella Sotto-commissione, pur in presenza di un quadrolegislativo che, come avete sentito stamattina,è ancora molto al di là dal definirsi concreto,hanno dato la loro disponibilità per comincia-re da subito un percorso formativo per ipropri iscritti, specificatamente sulla valuta-zione dei danni da fenomeno sismico e suipossibili interventi riparativi conseguenti. Appare infatti evidente anche ai rappresen-tanti del corpo peritale il compito di granderesponsabilità e di forte impatto sociale chequesti professionisti saranno chiamati a svol-gere nel prossimo futuro.

Sono attualmente in corso i contatti con alcu-ne istituzioni di livello universitario, inparticolare l’ANIDIS, Associazione Nazionaledi Ingegneria Sismica, ed il CINEAS, Consor-zio per l’Ingegneria nelle Assicurazioni delPolitecnico di Milano, per la definizione deicontenuti dei corsi che inizieranno probabil-mente entro il primo semestre 2001.Condizione indispensabile per far parte del-l’elenco “periti calamità naturali” sarà quindila dimostrazione di possedere, oltre alla dota-zione informatica necessaria, anche l’attestatodi partecipazione a questi corsi. Abbiamo inoltre ritenuto opportuno esami-nare alcune realtà estere per un approfon-dimento sulle procedure liquidative utilizzatenella gestione di questo tipo di sinistri.

E’ stato approfondito in particolare il casofrancese dove è presente un quadro legislati-vo per molti aspetti simile a quello che siprefigura anche in Italia.L’esame dell’esperienza francese, che non de-ve misurarsi però con la frequenza di sinistrida evento sismico dell’Italia, è stata particolar-mente interessante soprattutto perché inquella realtà sono praticamente assenti casi dicontenzioso nella definizione dei danni. Unadelle spiegazioni che ci è stata fornita è chel’estrema rapidità delle liquidazioni (a distan-za di tre mesi dall’evento la quasi totalità deidanni è stata indennizzata) impedisce qualsia-si atteggiamento speculativo e facilita laconclusione dell’iter peritale.Nel corso dello svolgimento dei lavori dellaSottocommissione, sempre più evidente è ap-

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parsa infine la necessità di uno stretto rappor-to tra le strutture tecniche del Pool Managere quelle della Protezione Civile o dei Vigilidel Fuoco.Il “passaggio di consegne” deve infatti essere“mediato” perché molti sono i campi di inte-razione e di sovrapposizione possibili (bastipensare alla difficoltà di accesso alle zone col-pite, alle verifiche di stabilità dei fabbricatiper la dichiarazione di inagibilità totale o par-ziale, all’utilizzo di prezziari per la valutazionedei danni, …).

Abbiamo già incontrato il generale D’Errico,Comandante dei Vigili del Fuoco, con il qualeavremo un ulteriore appuntamento nelleprossime settimane, che ci ha dichiarato la di-sponibilità ad affidare ad un suo incaricato ilcompito di tenere i rapporti con la Sottocom-missione per approfondire gli aspettioperativi.Sempre nelle prossime settimane, cerchere-mo inoltre di instaurare un simile rapportocon i responsabili della Protezione Civile, laPref. Dott.ssa D’Ascenzo ed il Prof. Barberi,con i quali abbiamo avuto un primo scambiodi vedute e ricevuto analoga disponibilità.

Per concludere il mio intervento, direi che sipossa sintetizzare efficacemente il contenutodella relazione con i tre punti che riteniamofondamentali e che dimostreranno la validitào meno del progetto assicurativo:1) l’efficienza nella conduzione della centrale

operativa (trovare sempre un interlocutoredisponibile);

2) la serietà e la competenza nella valutazionedei danni;

3) la rapidità nella corresponsione degli in-dennizzi.

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Anche il 1999 è stato un anno di grandi even-ti sismici: in Turchia ad agosto e novembre, aTaiwan in settembre. Ma anche le calamità na-turali di origine atmosferiche hannoprovocato danni enormi: guidano infatti laclassifica dei danni assicurati con 6 mld US$(su un totale quasi da record per gli anni No-vanta di 22 mld US$) gli uragani Anatol,Lothar e Martin che si sono abbattuti sull’Eu-ropa centrale alla fine di Dicembre. Levittime sono state più di 70.000.

Nel dibattito su cause, prevenzione ed effettidi questo genere di eventi dannosi, la discus-sione coinvolge anche il ruolo dell’industriaassicurativa, la quale viene accusata talvolta dinon assolvere alla propria funzione nella ridu-zione del rischio. Si sente invocarel’intervento dello Stato per porre rimedio aipresunti mali.

Ma è giusto invocare l’intervento dello Statoin questi casi? In altre parole: è possibile assi-curare questo genere di catastrofi? e che

nche se il dato è oramai piena-mente acquisito, ogni trattazionesulle catastrofi naturali deve pre-mettere il fatto che essecontinuano ad aumentare.

Le cause di tale fenomeno sono molteplici enote: incremento della popolazione mondia-le, occupazione di aree fortemente esposte airischi naturali, industrializzazione sempre piùspinta, che porta ad una crescente concentra-zione di capitale fisso in aree sempre piùristrette, progressivo riscaldamento dell’atmo-sfera terrestre, ecc.

L’Assicurabilità delle Calamità Naturali e l’Esperienza Internazionale

Ing. MassimoAntonarelliMuenchener Rueck Italia S.p.A.

AAumento degli eventi(meteorologici e della loro intensità

Aumento dei valori nelle regioni esposte

Aumento del numero di polizzed’assicurazione contro calamità naturali

Premi inadeguati

Perchè assicuratori e riassicuratorivengono colpiti in maniera crescente

da calamità naturali?

Trend dei danni economicie dei danni assicurativi

1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995

Danni economici (in valuta 1999)

Danni assicurati (in valuta 1999)

Trend dei danni economici

Trend dei danni assicurati

© Münchener Rück2000

Mlddi

US$

80

70

60

50

40

30

20

10

0

157mlddi US$

Decennio1950-1959Decennio1960-1969Decennio1970-1979Decennio1980-1989Decennio1990-1999

Fattored’incrementoanni ’80-’60

Fattored’incrementoanni ’90-’60

Grandi catastrofi naturali 1950-1999Raffronto per decenni

Numero eventi Danni economici Danni assicurati

20 39,6 0

27 71,1 6,8

47 127,8 11,7

63 198,6 24,7

87 608,5 109,3

2,3 2,8 3,6

3,2 8,6 16,1

Danni in mld di US$ (in valuta 1999)NatCat SERVICE

© Münchener Rück, R&D/Geo - gennaio 2000

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ruolo svolgono lo Stato, i contraenti e l’indu-stria assicurativa?

( L’assicurabilità delle calamità naturali)

Presupposti di assicurabilità di tali rischi sonola accidentalità e la conoscenza della probabilitàche un sinistro avvenga e della grandezza asso-luta del danno atteso.

Accidentalità significa che l’accadimento e/ola data e/o l’intensità del sinistro devono es-sere incerti. Nel caso delle calamità naturalic’è l’accidentalità in quanto è sempre soddi-sfatto almeno uno solo dei tre criterisummenzionati. Ciò vale generalmente per iterremoti e le tempeste. Per le alluvioni inve-ce si può arrivare ai limiti dell’assicurabilità sela probabilità di accadimento del sinistro èelevata.

La conoscenza della probabilità che un sini-stro avvenga è necessaria perché altrimentidiviene impossibile calcolare un premio ade-guato al rischio che ne consenta l’assunzione.Nel caso dei fenomeni naturali è sostanzial-mente possibile operare tale determinazione,pur considerando che nella valutazione del ri-schio non si tenga conto soltanto dellasituazione attuale, ma si cerchi di anticipareanche gli eventuali trend futuri.

La grandezza assoluta del danno atteso è im-portante nella misura in cui essa noncomporti il dissesto economico del singolo as-sicuratore o dell’intera industria assicurativa.Una promessa di adempimento dell’impegnoassunto impossibile da mantenere in caso disinistro non avrebbe alcun valore. Sebbene lamaggior parte delle calamità naturali sia assi-

curabile, vi sono senz’altro scenari che ecce-dono la capacità finanziaria dell’industriaassicurativa mondiale.

Dal punto di vista tecnico i rischi naturali, ab-biamo visto, sono quindi assicurabili.

Esiste peraltro un altro fondamentale presup-posto per rispondere alle esigenze dicopertura di questi rischi: è necessaria una riskpartnership tra Stato, industria assicurativa econtraenti. Far fronte ai futuri oneri per sini-stri rappresenta una sfida formidabile cherichiede la collaborazione di tutte le parti inte-ressate, si deve realizzare una strategia attivaper ridurre ed impedire perdite future. Talestrategia non è soltanto una questione di risor-se finanziarie, ma anche, e forse più che altro,il risultato di una buona ed oculata pianifica-zione e del coordinamento a tutti i livelli, dallafamiglia e dall’industria assicurativa alle pub-bliche istituzioni ed alle autorità. Quali sonoprecisamente i compiti di queste parti?

Incerti / imprevedibili

Calcolabili

Sostenibili

Rischi da calamità naturali

Presupposti tecnici per l’assicurabilità:

Assicurabilità

Risk-Partnership tra

Premesse per l’assicurazione dei rischicalamità naturali

ASSICURATO

STATO

ASSICURATORE

RIASSICURATORE

I compiti dello Stato

Emanazione di norme ediliziee per lo sfruttamento del territorio

controllo del rispetto delle norme

Prevenzione

Vigilanza sulle assicurazioni

Misure per la protezionedelle infrastrutture (p.es dighe/argini)

Riconoscimento fiscale delle riserveper rischi calamità naturali

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Essenzialmente non è compito dello Stato farsicarico dei rischi o influenzarne il collocamen-to. Ciò deve restare prerogativa dei soggettieconomici privati interagenti in condizioni dilibero mercato, per lo meno fintantoché nonsi arrivano a toccare limiti oggettivi e non po-litici. Allo Stato quindi compete innanzituttol’emanazione delle necessarie disposizioniquadro. Per quanto concerne l’assicurazionedei rischi naturali ciò significa tra l’altro chelo Stato deve permettere all’industria assicura-tiva l’adozione di misure finanziariepreventive sotto forma di accantonamentiesenti da imposizioni fiscali. Questo per con-sentire la stabilizzazione dei rischi nel temponecessaria a causa dei lunghi tempi di ritornodegli eventi dannosi. Il surplus prodottosi ne-gli anni esenti da sinistri non può essereconsiderato come profitto e va accantonatoper fronteggiare gli eventi di portata eccezio-nale.Inoltre dovrebbe essere possibile investire al-l’estero almeno una parte di queste riserve .In caso di evento calamitoso di grosse propor-zioni è alquanto difficile smobilizzare deititoli nazionali a prezzi ragionevoli a causadell’eccessiva offerta. Soprattutto le azionipossono subire drastici deprezzamenti se leimprese sono state colpite dall’evento cata-strofico o se la distruzione delle infrastruttureha costretto a sospendere la produzione.

L’intensità degli eventi dannosi e i tempi di ri-torno relativamente lunghi non consentonoin molti casi all’industria assicurativa di fron-teggiare gli oneri che ne derivano. Lo Statodeve quindi garantire la libera circolazione dicapitali e servizi.

Allo Stato è demandata anche la vigilanza sul-le assicurazioni private e quindi il controllosulla solvibilità delle imprese assicuratrici, af-finché queste siano in grado di adempiere gliimpegni assunti. La possibilità di appostare ri-serve che godano di un trattamento fiscaleagevolato, la libera circolazione di capitali eservizi e - più in generale - un corretto ap-proccio dello Stato creano quella fiducianecessaria per un coinvolgimento del merca-to riassicurativo e finanziario internazionale.

Nell’ambito di questa partnership spettano al-lo Stato anche interventi di prevenzione e

riduzione dei sinistri. Nella sua sfera di com-petenze rientrano ad esempio l’emanazione eil controllo delle norme costruttive. Anche lacostruzione di dighe per prevenire inondazio-ni e alluvioni è compito dello Stato. Lecompetenze dello Stato possono anzi dovreb-bero essere così ampie da vietare losfruttamento delle aree contraddistinte da ungrado di pericolosità estremamente elevato,come quelle situate in prossimità di noti ipo-centri o di fiumi soggetti annualmente aesondazione. E’ quindi assolutamente positivada parte nostra la valutazione del passaggiodelle disposizioni di legge in tema di calamitànaturali, a suo tempo approvato dal SenatoItaliano e successivamente stralciato dalla Fi-nanziaria, che disponeva “che a partiredall’esercizio 2002 sarebbero state iscritte an-nualmente in un apposito fondo, destinate adinterventi di prevenzione e riduzione dei ri-schi da calamità naturali, le risorsecorrispondenti agli eventuali minori stanzia-menti per interventi di ricostruzione a seguitodi calamità naturali, rispetto alla media deglistanziamenti impegnati a consuntivo nei cin-que esercizi precedenti”.

Prima di proseguire nella analisi di questa riskpartnership apriamo una ampia parentesi,per analizzare ciò che è avvenuto in alcuni Paesi,ove sono stati imposti regolamenti e cerchia-mo di capire l’ambito entro il quale lo Statointerviene.

• FRANCIA (“Catastrophes Naturelle”): se èstato stipulato un contratto di assicurazione acopertura di proprietà situate in Francia e/onei cosiddetti “dipartimenti oltreoceano”francesi (DOM) contro incendio ed altri ri-schi, nonché il conseguente mancato profitto,secondo la legge francese (n. 82.600 del 13 lu-glio 1982, n. 90.509 del 25 giugno 1990 e la n.92.665 del 16 luglio 1992) tutte le polizze sud-dette coprono l’assicurato obbligatoriamenteanche contro i danni causati da calamità natu-rali.Queste calamità naturali provocate da feno-meni naturali di intensità anomala sono:inondazioni/alluvioni, frane, smottamenti,siccità, maremoto/terremoto, eruzioni vulca-niche, valanghe ecc. Non fanno parte diquesto sistema di assicurazione obbligatoriaeventi assicurabili quali uragani, tempeste,

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grandine, peso della neve e ghiaccio. Dopoche è stata dichiarata l’esistenza di una cala-mità naturale mediante un decretointerministeriale (Ministri delle Finanze, del-l’Economia e degli Affari Interni) che nedefinisce l’estensione geografica, la durata ela natura del danno causato, le Compagnie diAssicurazione procedono all’indennizzo deidanni in base alle condizioni originarie dellacopertura sottostante alla rispettiva polizza.Per i danni derivanti da calamità naturali, ilgoverno prevede delle franchigie: es. per abi-tazioni e veicoli FF 1.500.La compensazione finanziaria di questo schemaper le calamità naturali è garantita da un sup-plemento del 12% per tutti i premiall’interno di polizze relative a danni alle coseed alla interruzione d’esercizio. Per quanto ri-guarda le polizze di assicurazione veicoli amotore, il supplemento è pari al 6% del pre-mio per incendio e furto, oppure, se nonfosse prevista questa garanzia, è pari allo0,5% del premio globale per veicoli a motoreterrestri. I premi aggiuntivi incassati sono registratinei conti operativi degli assicuratori che pos-sono effettuare accantonamenti per riserve diequilibrio fino al 300% dell’”autotrattenutaCatNat”, con la conseguenza che la Compa-gnia eviterà la tassazione per un periodo didieci anni. Gli importi di questi accantona-menti sono limitati al 75% dei surplustecnici del relativo anno.Le Compagnie di Assicurazione hanno il dirit-to di riassicurare il loro portafoglio con lacosiddetta CCR (“Caisse Centrale de Réassu-rance”). La CCR è garantita dello stato. Lacopertura di riassicurazione è data daa) un trattato di riassicurazione proporziona-le, con una cessione del 50% per assicurazioniPD/BI ed assicurazioni veicoli a motoreb) un trattato illimitato stop-loss, che proteg-ge la ritenzione dell’assicuratore con unapriorità minima del 200% per PD/BI del pre-mio netto.

• In NORVEGIA, l’1.1.1980, il parlamento havarato una legge in base alla quale le compa-gnie di assicurazione private sonoresponsabili per i danni causati dagli elementinaturali a rischi assicurati da polizze incendio.A seguito di questa decisione, tutte le compa-gnie di assicurazione che coprono i danni da

incendio si sono unite per istituire un pool , ilNorsk Naturskadepool. Si tratta di un pooldanni, non di un pool premi. Di conseguen-za, i danni provocati da elementi naturalisono segnalati dalle singole Compagnie alpool e sono quindi ridistribuiti alle Compa-gnie in base alla loro quota di mercato. Ipremi per i rischi naturali delle rispettive po-lizze originarie non sono pagati al pool matrattenuti dalle singole Compagnie del pool.La quota di mercato viene determinata sullabase delle somme aggregate assicurate ed èespressa in percentuale sul totale della som-ma assicurata norvegese.

Le quote di mercato in Norvegia sono le se-guenti:

• If(exStorebrand) 36,7%,• Gjensidige 28,9%,• Vesta 14,1%,• VAR 11,5%,• altri 8,9%.

La riassicurazione del pool avviene attraversoun programma CAT XL (6 layers), come segue:

NOK 4.000.000.000 xs NOK 200,000,000(Euro 495.000.000 xs Euro 25.000.000)

Alcune esclusioni nella copertura: foreste eraccolti, merci in transito, veicoli a motore,gelo, inondazione, danni indiretti, responsa-bilità civile.

• In SPAGNA esiste il “Consorcio de Compen-sacion”. Si tratta di un’organizzazione statale,con proprio stato giuridico, piena capacità dioperare e capitale indipendente dallo Stato,che regola le sue attività in base alle leggi giu-ridiche ed alle norme del settore privato. Il capitale del “Consorcio de Compensacion”è proprio ed indipendente dallo Stato. L’uni-ca entrata finanziaria del Consorcio ècostituita dai premi e, come una qualsiasi al-tra compagnia di assicurazioni, deve costituireadeguate riserve tecniche e mantenere unmargine di solvibilità.Relativamente a quanto sopra è importantesottolineare che oltre agli altri normali fonditecnici previsti da tutte le compagnie di assi-curazione la Legge prevede che il Consorciocostituisca delle riserve miste, un vero e proprio“Fondo catastrofale”, considerato come voce

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detraibile, fino ad un limite fissato dalla legge.I rischi coperti sono classificati in due gruppi:• fenomeni naturali: terremoto, maremoto,

inondazione straordinaria, eruzione vulca-nica, ciclone atipico, caduta di corpi celestie meteoriti.

• eventi di natura socio-politica: terrorismo,tumulti, ecc.

Tutti questi rischi al fine di tale copertura so-no definiti giuridicamente; per esempio con iltermine “inondazione” , l’evento che causa lamaggior parte dei danni in Spagna, si intendeciò che deriva da:– fuoriuscita di acqua a causa di pioggia o di-

sgelo– straripamento di mare, laghi o fiumi– scrosci d’acqua di mare contro la terraferma

In questo definizione sono esclusi i danni cau-sati da:– cedimento di dighe, condotte o scoli a me-

no che non siano provocati da inondazione– perdite, infiltrazioni o umidità– avvallamenti, frane, smottamenti o erosione

del suolo non provocata da inondazione– azione diretta della pioggia

Inoltre altri rischi non considerati in questacategoria sono: vento, grandine, peso dellaneve, valanghe e conflitti armati (con o senzadichiarazione ufficiale di guerra). Allo stessomodo, non saranno coperti i danni che, acausa della loro entità ed intensità, potrebbe-ro essere qualificati come “catastrofe ocalamità nazionale” dal Governo spagnolo,fatto che non è mai avvenuto nella storia delConsorcio, nonostante i gravi danni causatida alcuni eventi catastrofali.Per quanto riguarda i danni indennizzabili essisono quelli materiali, intendendo per tali ladistruzione della proprietà assicurata o ildanno della stessa (cioè escludendo qualsiasimancato profitto) ed i danni diretti derivantidirettamente dall’azione dell’elemento cau-sale.Ai fini di questa copertura, le spese di salvatag-gio saranno ritenute come perdite derivantidal danno alla proprietà, ammesso che nonsiano sproporzionate rispetto al valore dellaproprietà salvata ed analogamente quelle didemolizione, rimozione e sgombero fino adun limite del 4% del capitale assicurato.

La franchigia da applicare ad ogni indennizzonel caso di un sinistro è indipendente daquella che può essere applicata ai rischi ordi-nari. Tale franchigia, che riguarda soltanto ildanno alla proprietà, è in generale il 10% del-l’importo del danno, sebbene per sommeassicurate molto alte possa essere del 15% masenza mai superare l’1% del capitale assicura-to né essere inferiore a 25.000 pesetas (questoultimo limite non è applicabile a danni ai vei-coli).La tariffa del Consorcio coincide attualmentecon il premio puro applicato sui capitali assi-curati; il livello generale della del tassoannuale è:

per l’assicurazione della proprietà:– edilizia residenziale 0.09 per mille– uffici 0.14 per mille– aziende 0.18 per mille– rischi industriali 0.25 per mille– veicoli a motore: un importo fisso a secon-

da del tipo di veicolo (auto private: 900pesetas per veicolo)

– infrastrutture: tassi vari a seconda del tipo,in un ambito compreso tra 0.34 per millerelativamente ad autostrade fino a 1.95 permille per porti non adibiti al settore ricrea-tivo.

Il Consorcio costituisce un supplemento ob-bligatorio che deve essere incorporato nelpremio addebitato per ogni polizza assicurati-va nelle categorie citate indipendentementedal fatto che detta polizza fornisca la copertu-ra di rischi straordinari da effettuarsi da partedella compagnia privata o che questo siaescluso (nel qual caso il Consorcio sarà re-sponsabile).

I supplementi a favore del Consorcio sonoincassati dalle compagnie assicurative con-temporaneamente ai premi e sonoaccreditati a al Consorcio stesso su base men-sile, trattenendo una commissione di incassodel 5%.

• Nonostante la GRECIA sia uno dei paesi piùesposti al rischio terremoto e gli oneri politi-co-economici siano rilevanti, la densitàassicurativa per terremoto è molto bassa. Lespese dello Stato per danni da terremoto agliedifici ed alle infrastrutture ammontano al-

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l’anno a ca. 60 Mrd GRD (ca. 360 Mrd Lire).Gli indennizzi includono, in caso di proprietàprivata, anche sussidi di ricostruzione dell’am-montare di un terzo del rispettivo dannononché crediti a tasso zero per la parte rima-nente del danno.E’ stata recentemente elaborata una propostadi legge che prevede un ampliamento del-l’ambito di copertura contro le calamitànaturali. La proposta rappresenta de factoun’assicurazione obbligatoria per ca. 5 mio diedifici. La proposta di legge contiene i se-guenti punti:

• Viene fondata la “Organization for Insuran-ce of natural Catastrophes” (OINC) come“risk carrier”. L’associazione delle impresed’assicurazione dovrebbe partecipare comeazionista con il 40%.

• Edifici (privati e commerciali) fino ad unasuperficie di 130mq vengono coperti dal-l’OINC: l’assicurato paga 10.000 GRD (ca.60.000 Lire) all’anno.

• Nei primi 3 anni i premi assicurativi vengo-no sovvenzionati dallo Stato per il 40%dell’ammontare.

• Per rischi più grandi interviene l’assicura-zione privata.

• Vengono introdotte le seguenti “sanzioni”:abitazioni non assicurate non possono esse-re né vendute, né date in eredità né esseredate in garanzia; inoltre, in caso di terremo-to, per queste abitazioni non verrà pagatoalcun indennizzo da parte dello Stato.

Quindi, pur essendo l’assicurazione tramite laOINC su base volontaria, essa deve però esse-re considerata di fatto obbligatoria a causadelle sanzioni.La proposta di legge è non è ancora stata ap-provata. In caso di approvazione si prevedeun periodo di transazione per l’acquisto dellecoperture assicurative. Dopo tale periodo (1anno) entrerebbero in vigore le sanzioni.

In TURCHIA si calcola in ca US$800 mio ildanno atteso annuo nel property a seguito diterremoto; nel recente sisma di Marmara imorti sono stati 17.000, i danni stimati traUS$4-7 mrd pari a ca il 3% del Pil. Nell’areadi Istanbul si stima un danno possibile supe-riore a US$25 mrd. Solo 15% degli edificiresidenziali di Istanbul sono assicurati; per-

centuali decisamente minori al di fuori diquest’area. La legge finora in vigore, la Disa-ster law, garantiva solo il rimpiazzo degliedifici danneggiati sulla base di un valore no-minale; con ciò senza essere efficace incentivoper il risk management sia su una base indivi-duale, che su base nazionale.Il Governo turco ha quindi sviluppato un pro-gramma terremoto che si basa su questedirettive:

• Assicurare che tutti i beni immobili, censitifiscalmente, abbiano copertura assicurativacontro il terremoto;

• Ridurre l’esposizione dello Stato su terre-moti ricorrenti;

• Trasferire il rischio sui mercati internazio-nali riassicurativi e dei capitali;

• Incoraggiare la prevenzione e migliorare lasicurezza delle costruzioni attraverso ilmeccanismo dell’assicurazione.

Nel programma viene quindi introdottaun’assicurazione obbligatoria contro il terre-moto per tutti gli edifici residenziali; lacopertura è prestata dal Turkish CatastrophicInsurance Pool (TCIP) che offre copertura fi-no a US$30.000 per ogni abitazione. Ineccesso di questa somma si può acquistareuna copertura ulteriore sul mercato assicura-tivo privato; ma per questo non sussiste alcunobbligo. La franchigia è del 2% della sommaassicurata. La copertura è a primo rischi asso-luto. I tassi variano tra lo 0,4-5 per mille. Per la nascita di questo Pool è stato essenzialeun credito della Banca Mondiale, attraverso ilquale è stata creata la necessaria capitalizza-zione iniziale del TCIP (=contingent loanfacility of US$100 mio). La Banca finanzia il100% dei sinistri, fino a US$ 17 mio , per laparte di danno che eccede i premi accumulatie fino all’attacco dei programmi riassicurativi.In definitiva la Banca finanzia il 100% dei si-nistri che, durante la fase iniziale, dovesseroessere più grandi dei fondi accumulati nelPool insieme alla riassicurazione. Senza eventicatastrofici di particolare rilevanza, si stimache entro 10 anni il rischio di insolvenza delTCIP si ridurrà quasi a zero: si arriverà cioè al-la stabilità finanziaria del sistema.Il Pool contribuisce altresì a migliorare la ri-sposta strutturale al sisma degli edificiattraverso un accordo con società indipen-

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denti d’ingegneria che sono chiamate a certi-ficare la qualità delle abitazioni nuoveassicurabili nel programma.I premi vengono raccolti dalle compagnied’assicurazione partecipanti al Pool; esse stes-se distribuiscono le polizze emesse dal TCIP.Il Governo locale è anch’esso coinvolto perfornire le informazioni catastali, sulla basedelle quali viene calcolato il premio; ha ancheuna funzione ispettiva per far si che l’obbligodi assicurazione presso il TCIP non venga di-satteso.

• In SVIZZERA si usano due tipi principali dicoperture standard, in funzione dei vari modidi procedere usati nei vari Cantoni:– Copertura di danni causati dagli elementi

naturali– Copertura terremoto

La prima è obligatoria in tutti i Cantoni ad ec-cezione dei Cantoni di Ginevra, Ticino eValais. Sono coperti i rischi di alluvione, inon-dazione, tempesta, valanghe, grandine,pressione nevosa, caduta massi, frane. Sonoesclusi terremoto, eruzione vulcanica, siccità,umidità, gelo e ondate di caldo.Soluzioni di riassicurazione attuali:

1. Nei 19 Cantoni dove operano le Compagi-ne di Assicurazione “cantonali” è stataistituita la IRV (Associazione di riassicura-zione Intercantonale). Questa Associazioneha acquistato una copertura stop-loss con-giunta per i suoi soci: Catastrofale. su 4layers (2000):

Franchi Svizzeri 385.000.000xs Franchi Svizzeri 115.000.000

2. Gli Assicuratori privati, che operano neglialtri 7 Cantoni, hanno istituito il “Pool dan-ni causati dagli elementi naturali” concumulo genuino del rischio. I rischi che su-perano un capitale assicurato di 10 milionidi Franchi Svizzeri non rientrano nel pool.

Per la copertura di rischi naturali vienechiesto un premio (ammontante allo 0,3o/oo per contenuti ed allo 0,45 o/oo percostruzioni). Questo premio uniforme ed ilPool aiutano ad ottenere un equilibrio delportafoglio e garantiscono che le Compa-gnie di Assicurazioni possano offrire una

copertura dei rischi naturali adeguata in tut-ta la Svizzera.Ogni membro del pool si accolla il 15% degliindennizzi più le spese di liquidazione. L’85%viene trasferito nel pool stesso e suddiviso trai suoi soci a seconda della loro rispettiva quo-ta di mercato. Ogni anno, la quota di mercatoviene ricalcolata sulla base dell’ammontaredel rischio incendio assicurato da ciascunaCompagnia.E’ previsto un massimale per sinistro di 250milioni di Franchi Svizzeri per ogni sezione dicopertura (contenuti, costruzioni).Circa la riassicurazione, è stato acquisito unprogramma stop-loss sia per i cumuli (85%),che per le parti senza cumulo di rischio(15%) dei danni causati dagli elementi natu-rali, i cui costi sono sostenuti dai soci del poolin base alle loro quote del pool.Come detto esiste in Svizzera anche una coper-tura Terremoto; per questo, gli assicuratoricantonali svizzeri hanno optato per una co-pertura limitata dei danni alle costruzioni edhanno istituito un pool che mette a disposi-zione un importo di 500 milioni di FranchiSvizzeri per ogni sinistro. L’indennizzo vienepagato soltanto per terremoti che raggiungo-no/superano il grado VII della scala MSK.Il Cantone di Zurigo ha una sua soluzioneparticolare. L’Associazione degli Assicuratoridi costruzioni cantonale copre i danni causatida terremoto utilizzando i propri fondi, cheattualmente ammontano a circa 230 milionidi Franchi Svizzeri.Nei rimanenti 7 Cantoni gli assicuratori in-cendio hanno istituito la “IG Erdbeben”(pool terremoto) che mette a disposizionel’importo di 200 milioni di Franchi Svizzeri.La copertura vale solo per danni alle costru-zioni assicurate contro l’incendio. I danni daterremoto ai contenuti sono esclusi. “IG Erd-beben” ha una copertura Catastrofale su 2layers:

Franchi Svizzeri 180.000.000 xs Franchi Svizzeri 20.000.000

• La NUOVA ZELANDA è il Paese leader alMondo per quanto riguarda gli standard co-struttivi degli edifici per resistere allesollecitazioni di un sisma. Ha anche uno sche-ma di assicurazione obbligatoria contro ilterremoto per l’edilizia privata ed un’indu-stria assicurativa che offre copertura per i

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rischi commerciali ed industriali e per l’inter-ruzione d’esercizio.Il terremoto più severo della storia modernache ha colpito questo Paese, che si dice sia inmovimento, è stato quello di Wellington nel1885, con una magnitudo 8 della scala Rich-ter. Dopo di allora, ci sono stati due terremotisignificativi: Napier nel 1931 e Wararapa nel1942.La “Earthquake Commission” (EQC) è il for-nitore primario di copertura terremoto per iproprietari di edifici residenziali.La Commision è una “Crown Entity”, total-mente posseduta dal Governo della NuovaZelanda e controllata da un Board. Con que-sta forma giuridica, essa non appartiene alGoverno, né è un’impresa statale. E’ comun-que soggetta ai controlli tipici delle societàpossedute dallo Stato. EQC amministra unFondo (Natural Disaster Fund) garantito dalGoverno.Il meccanismo di base è quello di fornire unacopertura terremoto per tutti i proprietari dicase assicurati contro l’incendio. Tutti coloroche acquistano una polizza incendio, ricevo-no una copertura dalla EQC contro ilterremoto. Il premio terremoto viene caricatosu quello incendio, raccolto dalle compagnied’assicurazione che lo passano all’EQC. Sonoesclusi i beni immobili di tipo non residenzia-le; la copertura per gli edifici residenziali èsoggetta comunque ad un limite ed è prestatasulla base del valore di rimpiazzo e non su ba-se indennitaria. Si assicurano: terremoto,frane, eruzioni vulcaniche, tsunami incendioconseguente a questi eventi. Le abitazioni so-no assicurate fino ad un massimo diUS$100.000; i contenuti fino a US$20.000. Ilcosto della copertura è del 5% annuo sul valo-re del bene assicurato. Così il massimopremio pagabile è di US$67.5 (= 5% suUS$100.000, più US$20.000 per i contenuti,più caricamenti).Esiste una franchigia dell’1% (con il minimodi US$200).L’ EQC dispone di un fondo di US$2,75 Mrd,oltre che di uno dei programmi riassicurativipiù importanti al Mondo, piazzato sui mercatiinternazionali.

• Nel terremoto di Kobe del gennaio 1995,mentre il danno economico di caUS$150 mrdfu clamoroso e considerato senza precedenti,

l’impatto sulle assicurazioni fu modesto(caUS$6 mrd ); ciò particolarmente se para-gonato ad altri eventi (e.g. il tifone Mireillein GIAPPONE con caUS$5,7 mrd; l’uraganoHandrew negli USA con caUS$16 mrd; il ter-remoto di Northridge con caUS$12,5 mrd;etc).Questa situazione è la conseguenza del fattoche il Governo e l’industria assicurativa giap-ponese, che è composta da poche grandicompagnie, considerano il rischio terremotodifficilmente assicurabile in Giappone; ciò nelsenso che l’arcipelago tutto è esposto ad even-ti di dimensioni notevoli. Il Giappone è unpo’ il condensato di tutte le situazioni avverseper una possibile assicurabilità del rischio ter-remoto. Specialmente l’area di Tokio.La soluzione assicurativa attualmente in vigo-re per gli edifici residenziali fu introdotta nel1966 a seguito del terremoto di Niigata. Il si-stema si basa su una ripartizione del rischiotra assicuratori e riassicuratori giapponesi e,prevalentemente, lo Stato. Nacque la JapanEarthquake Reinsurance Company (=JERC,che raggruppa tutte le compagnie dannigiapponesi), che a sua volta è riassicurata pre-valentemente dallo Stato.Fondamentalmente, lo schema prevede unalimitata estensione di copertura al rischio ter-remoto sulle polizze incendio. L’estensione dicopertura non è obbligatoria dal 1980. Per l’incendio conseguente a terremoto, c’èl’EQ Fire Expense Ins Pool (EFEI), con ilquale si può estendere la copertura; infatti, inGiappone, questa garanzia non è compresanella polizza di base incendio. I capitali del-l’EFEI sono totalmente privati.Tornando alla garanzia terremoto, il valore as-sicurato varia tra 30-50% del valoredichiarato nella polizza incendio; i limiti mas-simi raggiungono 50 mio di Yen (=caUS$450.000) per edificio e raggiungono 10mio di Yen (=ca US$90.000) per i contenuti. Idanni vengono classificati come “total loss”,“half loss” e “partial loss” a seconda del dannoche ha subito la struttura; rispettivamente>50%, tra 20 e 50%, <20%. Se si tratta di un“total loss”, si indennizza il 100% del valoreassicurato per la struttura e per i contenuti;solo il 50% se si tratta di “half loss”; il 5% ne-gli altri casi. Il premio terremoto è pari alpremio puro, più i caricamenti, senza consi-derare utili. Il premio puro è calcolato sulla

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base della stima di una media dei danni suuna esperienza di 500 anni di terremoti (dal1500). I tassi variano a seconda della zona e del tipodi struttura dell’edificio (vanno da un mini-mo dello 0,5%, fino ad un massimo del 4,3%nella zona di Tokio per gli edifici in legno).Un proprietario di abitazione può quindi ri-chiedere l’estensione al terremoto dellapolizza incendio; lo fanno ca il 7% dei pro-prietari giapponesi (contro il 25% inCalifornia); questa percentuale varia peraltroa seconda della zona : 3% nell’area di Kobe e16% in quella di Tokio ( contro il 40% nellearee di San Francisco e di Los Angeles).La capacità complessiva di questo schema èapprossimativamente di 4.100 miliardi di Yen(= ca US$ 37.000 mio). Il meccanismo dellacopertura avviene innanzitutto attraverso lacessione di tutti i rischi terremoto alla JERC,che conserva una modesta parte del rischio(ca 300 mrd di Yen, pari al 7.5% della capa-cità complessiva). A sua volta essa retrocede ilrischio agli assicuratori diretti su base propor-zionale (ca il 7.5%) e prevalentemente alloStato (ca l’ 85%) attraverso una protezioneXL.Il sistema in Giappone è quindi ben lontanodal rispondere alle esigenze di copertura pergli edifici residenziali: i limiti sono bassi, i tassia volte raggiungono livelli insostenibili.

• Gennaio 1994: il terremoto di Northridgecolpisce la CALIFORNIA del Sud, facendo re-gistrare il grado 6.7 della scala Richter. Ildanno alle case assicurate alla fine è comples-sivamente di 12.5 miliardi $.Dopo aver pagato per centinaia di migliaia dirichieste di risarcimento derivanti dal terre-moto di Northridge, gli assicuratoricominciarono a preoccuparsi che un altro ter-remoto potesse esaurire le loro risorse. Moltismisero di vendere l’assicurazione ai proprie-tari di casa ed iniziarono a notificare aidetentori di polizza che la loro assicurazionenon sarebbe stata rinnovata. Si generò così ra-pidamente una crisi di disponibilitàdell’assicurazione.La Legislatura intraprese due importanti azio-ni per risolvere la crisi nella disponibilitàdell’assicurazione: la prima fu quella di intro-durre nel 1995 il concetto di “copertura

minima” per l’assicurazione terremoto che gliassicuratori devono offrire a protezione delleabitazioni residenziali; la seconda fu quella difondare la California Earthquake Authority(CEA) nel 1996.La CEA è un’organizzazione finanziata priva-tamente, gestita pubblicamente, che offreun’assicurazione terremoto per i proprietaridi casa , proprietari di condomini, proprietaridi case mobili e locatori. Viene gestita da uncomitato formato da cinque funzionari eletti:il Governatore della California, il Tesoriere, ilCommissario Assicurativo, il Portavoce del-l’Assemblea, ed il Presidente del Senate RulesCommittee.Le compagnie che fanno parte della CEA so-no: Allstate, Armed Forces Ins Exchange,California FAIR Plan, CNA, CSAA, FarmersIns Group, Golden Eagle, GuideOne Ins, In-terins Exchange of the Automobile Club,Liberty Mutual, Meraster, Mercury, Pruden-tial, State Farm Ins, USAA.I fondi per pagare le richieste di risarcimentovengono da premi, contributi dalle compa-gnie di assicurazione associate, fondi inprestito, riassicurazione ed il rendimento daifondi investiti. Né denaro pubblico né alcunfondo dallo Stato sono impegnati o disponibi-li per coprire i danni subiti dai contraenti dipolizza CEA.Oggi la CEA ha accesso ad oltre 7.2 miliardi $per pagare le richieste di risarcimento ma seun terremoto provoca un danno assicuratomaggiore della capacità di pagamento dellaCEA, allora agli assicurati sarà pagata solo unaparte dei danni subiti, in base ad una riduzio-ne proporzionale.Gli assicuratori che vendono “assicurazioni diproprietà residenziali” in California devonoanche offrire ai loro assicurati l’assicurazioneterremoto. Le compagnie possono offrire unapolizza terremoto privata o, se si associano al-la CEA, una polizza CEA. La maggior partedelle polizze che offrono le compagnie nonCEA hanno caratteristiche simili a quelle del-la polizza CEA. I tassi CEA sono in media$2.79 per $1,000 di copertura, all’anno. Unacasa media che è assicurata contro l’incendioper $100,000 costerà $279 all’anno per prote-zione CEA contro danni da terremoto. Il tassodi $2.79 è un tasso medio. I tassi CEA sonostati elaborati usando un modello attuariale.Il risultato del processo è un prezzo compreso

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tra $1.10 per $1,000 e $5.25 per $1,000. Nellaprima fase si usa un modello a computer persimulare i danni potenziali. Il modello consi-dera (1) tipo di casa (casa, condominio, ecc.),(2) metodo di costruzione (intelaiatura in le-gno, muratura, ecc.), (3) età dellacostruzione, (4) tipi di terreno, e (5) vicinan-za a faglie. Il modello valuta scientificamenteil “danno annuale medio” per la CEA stiman-do i danni entro ogni area di codice diavviamento postale in California. In altre pa-role, in media, si calcola il danno atteso perCEA, dato il suo portafoglio. In California cisono circa 2,000 codici di avviamento postale.Se i tassi variassero da area ad area, ci sareb-bero circa 2,000 territori a diversatariffazione. Il risultato? Alcuni consumatoripagherebbero quasi nulla per l’assicurazioneterremoto CEA mentre altri, in zone forte-mente a rischio, pagherebbero enormementedi più. La CEA non usa questo metodo di for-mazione dei prezzi, in quanto renderebbel’assicurazione terremoto insostenibile per co-loro che ne hanno maggiormente bisogno.Diversamente, gli attuari CEA suddividono learee di codice di avviamento postale che pre-sentano un rischio sismico simile in “territoridi tariffazione”. Questo metodo di stabilireterritori di tariffazione produce tassi che sonopiù sostenibili per tutti, il che a sua volta con-sente alla CEA di raggiungere il suo obiettivodi offrire un’assicurazione terremoto efficaceper tutti i californiani.La polizza CEA dei proprietari di casa pagaper riparare una casa assicurata quando il dan-no derivante dal sinistro di terremoto copertosupera la franchigia. La franchigia del 15% suuna polizza CEA per proprietari di casa o dicasa mobile è calcolata solo sull’importo dellastruttura. Ciò significa ad esempio che, indi-pendentemente dall’entità del danno aicontenuti ed alla proprietà personale, un assi-curato CEA deve aver riportato danni allastruttura pari almeno al 15% del valore dellastruttura assicurata prima che la CEA paghiqualsiasi danno per contenuti o strutture.

Torniamo ora a riprendere il discorso della ri-sk partnership, per comprendere il ruolodell’industria assicurativa: essa deve fronteggia-re il rischio.

Perché sia in grado di assolvere a tale funzio-ne bisogna che siano soddisfatti certipresupposti tecnici.

(Presupposti tecnici)

Come abbiamo già detto, per quanto riguardai rischi naturali è possibile determinare consufficiente esattezza il valore della probabilitàdi sinistro. Ciò permette di calcolare un pre-mio. In un’economia di mercato èimpossibile tuttavia definire un premio medioapplicabile a tutti i rischi, indipendentementedal loro livello di esposizione individuale.Non è corretto perché il prezzo della copertu-ra assicurativa non sarebbe orientato al costodella prestazione attesa in caso di danno.Inoltre è proprio il prezzo a indurre il con-traente a prendere delle misure diprevenzione dei sinistri o ad astenersi dallostabilirsi in una regione fortemente esposta.E’ insostenibile perché rappresenterebbeun’antiselezione per l’assicuratore. In tal ca-so, infatti, l’assicuratore perderebbe queirischi con probabilità di sinistro inferiore econserverebbe i rischi più esposti.Tutti gli argomenti che depongono a sfavoredi una diversificazione del premio sono moti-vati da considerazioni non tanto di naturaeconomica quanto sociale o solidaristica. Co-stringere l’industria assicurativaall’applicazione di tassi di premio unificati o alimitarli al 50% del premio incendio (così co-me si ipotizza in Italia) significherebberidurla ad ausiliario per l’espletamento dicompiti che competono al titolare della sovra-nità ossia allo Stato. I premi avrebbero inparte il carattere di un’imposta da ridistribui-

I compiti dell’Assicuratore

Condizioni d’assicurazione chiare

Prezzo adeguato al rischio

Controllo cumuli

Copertura limitata(con introduzione di franchigie)

Costituzione di riserveper rischi calamità naturali

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re tra i danneggiati e tale compito spettereb-be agli assicuratori. Inoltre permetterebbeallo Stato di esimersi dal dovere di prevenzio-ne e riduzione dei sinistri e di adozione dialtri provvedimenti precauzionali. In una taleipotesi si verificherebbe con tutta probabilitàun aumento tendenziale del potenziale didannosità.Oltre a una definizione del prezzo adeguataal rischio, l’altro presupposto tecnico é rap-presentato dalla necessità di trasparenzadell’industria assicurativa circa il totale dei va-lori da assicurare. Tale presupposto èirrinunciabile poiché un unico evento potreb-be causare danni a una pluralità di entiassicurati, in altre parole i rischi non possonoessere considerati indipendentemente gli unidagli altri. Quest’accumulazione di singoli si-nistri da trattare come una sola unitàassicurativa va resa trasparente.Lo strumento di cui ci si serve è il controllodei cumuli di esposizione. Per molti Paesiesposti a rischi catastrofali di origine naturalesono state create all’uopo delle aree di con-trollo dei cumuli. Le esposizioni formatesinelle singole aree dovrebbero essere calcolatecon standards univoci e rese note agli assunto-ri del rischio. Esse costituiscono la base divalutazione degli MPL, da cui dipende in defi-nitiva l’offerta di capacità.La creazione dei presupposti tecnici per l’assi-curazione dei rischi naturali spettaprimariamente all’assicuratore. A costui sonodemandati soprattutto i compiti di calcolo eriscossione di premi adeguati al rischio e dicontrollo dei cumuli. Il riassicuratore operantesu scala mondiale può fornire la propria assi-stenza grazie all’esperienza acquisita in altreregioni con analoghi problemi.

A questo punto è opportuno un cenno al pos-sibile trasferimento alternativo dei rischi (ART):esso deve essere considerato come un supple-mento piuttosto che in competizione con lariassicurazione. La loro funzione potenziale èprevalentemente quella di stabilizzare il siste-ma di copertura, fornendo una capacitàaggiuntiva per danni di massimo rilievo.In questo contesto, mentre il ruolo del settoreassicurativo è ben collaudato, i mercati finan-ziari devono ancora dimostrare se hannointenzione di fornire una capacità affidabile econtinua nel caso in cui gli investitori avesse-

ro perso il loro denaro a seguito di una gravecalamità. Inoltre vale la pena di ricordare chetutti i programmi ART sono indirizzati a paesialtamente sviluppati. La complessità dei pro-grammi, gli atteggiamenti degli investitori edanche il prezzo, generalmente alto, richiedo-no mercati assicurativi maturi.

(Fronteggiamento del rischio)

Sappiamo che anche quell’assicuratore che sitrova ad operare in un’area geografica ristret-ta, ha possibilità limitate a fronteggiarecompletamente questo genere di rischi. Pereffetto dei cumuli egli non è in grado, o lo èma in misura insufficiente, di stabilizzare i ri-schi nel loro insieme. La probabilità didissesto raggiunge livelli intollerabili e l’assi-curatore dovrà sgravarsi facendo ricorso allariassicurazione.Sotto il profilo del cumulo il riassicuratore sitrova comunque davanti allo stesso problemadell’assicuratore. Rispetto a quest’ultimo perògode di un vantaggio decisivo: se opera su sca-la internazionale, come succede di solito, hala possibilità di stabilizzare globalmente i ri-schi.A questo punto risultano evidenti anche le ra-gioni della richiesta di premi adeguati alrischio e di libera circolazione dei capitali.Difficilmente il riassicuratore sarà disponibilead assumere parte del rischio in cambio di unpremio troppo basso, anche se l’assicuratorenazionale vi è costretto dalla locale normativa.Anche se le condizioni economiche generalisono buone sono pensabili scenari che fannosalire la probabilità di dissesto dell’industriaassicurativa mondiale a livelli così elevati daprodurre delle vere impasse. Basti pensare adesempio alla pericolosità sismica dell’area ur-banizzata di Tokio, o a quella di SanFrancisco. In situazioni di vera emergenza ènecessario ricorrere allo Stato, il quale nonsolo può inasprire le norme di prevenzione eriduzione dei sinistri e/o adottare diretta-mente simili provvedimenti ma anchesostenere il ruolo dell’assuntore del rischio odel datore di credito. Lo Stato deve assumerela parte del riassicuratore una volta esaurita lacapacità operativa delle imprese private e di-ventare così il “reinsurer of the last resort”dell’industria assicurativa, che risponde nonsolo con un capitale di rischio limitato ma

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con l’intera economia nazionale. E’ ipotizza-bile altresì un finanziamento intermedio deglieventi di portata eccezionale che consenta al-l’industria assicurativa privata unastabilizzazione dei rischi nel tempo, ossia loStato può concorrere in misura apprezzabilead evitare o almeno ritardare sensibilmentel’insorgere di strozzature di capacità preser-vandosi cosi da eventuali danni.

Andando avanti nella analisi della risk part-nership, anche il contraente, quale parte checerca protezione assicurativa, ha un ruolopreciso: deve innanzitutto attenersi alle nor-me costruttive e adottare misure diprevenzione e riduzione dei sinistri anche dipropria iniziativa. E tanto più il premio saràadeguato al rischio, quanto più egli sarà incli-ne a farlo. L’adozione di simili provvedimentideve comportare sul prezzo della protezioneassicurativa una ricaduta proporzionale allosgravio prodotto per l’industria assicurativa.Il contraente deve inoltre partecipare a uneventuale sinistro.

L’applicazione di una franchigia produce un du-plice effetto. Da un lato riduce drasticamenteil numero dei sinistri da liquidare in caso dicalamità e dall’altro diminuisce notevolmentel’onere totale da sinistri anche applicando de-gli importi relativamente bassi. Nel caso della tempesta Daria del 1990 l’ap-

plicazione di una franchigia di 600 US$ perrischio avrebbe ridotto del 50% l’onere da si-nistri delle abitazioni private in Germania.Per quanto concerne il numero dei sinistri ildecremento sarebbe stato addirittura del65%. Anche se questi provvedimenti non de-terminano un aumento generale di capacità,aiutano però l’economia privata a fronteggia-re i danni catastrofici. Abbiamo visto che le franchigie tipiche inpaesi suscettibili di terremoti partono dal 1%per arrivare al 15% in zone fortemente espo-ste come la California.

Conclusioni

• L’assicurazione dei rischi naturali da partedell’economia privata è possibile se si fondasu una ragionevole risk partnership tra Stato,industria assicurativa e contraenti e seognuna delle parti coinvolte adempie aipropri doveri.

• L’ambiente ideale per utilizzare l’assicura-zione come incentivo diretto o comecontributo indiretto per i programmi di ri-

I compiti del Contraente

Attenersi alle normecostruttive e prevenirei sinistri

Adottare misure di riduzione dei sinistri

Franchigia

1001010,1

Riduzione dell’onere dei sinistriattraverso le franchigie

85807570

656055

5045

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35

3025201510

5

0

Sinistro medio 5%terremoto

10% 20%

franchigia (in %)

Rid

uzio

ne d

ell’

oner

e (i

n %

)

0,1‰ 0,5‰ 2‰ 10‰tempesta

1001010,1

Esempio per terremoto:

Sinistro medio = 5%

Franchigia = 2%

85807570

656055

5045

40

35

3025201510

5

0

Sinistro medio 5%terremoto

10% 20%

franchigia (in %)

Riduzione dell’onere dei

sinistri = 25%

Rid

uzio

ne d

ell’

oner

e (i

n %

)

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duzione del danno è fornito dai mercati do-ve la copertura è semi-obbligatoria o per lo menolargamente diffusa. Al confronto gli approccirisolutivi che prevedono obblighi di assicu-razione a premi uniformi o altre misureinterventiste sono svantaggiosi in quanto as-sumono il carattere di imposte chevengono applicate a tutti i soggetti econo-mici ma ridistribuite soltanto a pochi.

• I premi devono essere regolati in base al rischio:schemi tariffari che riflettono il reale livellodi rischio commisurato al luogo ed alle ca-ratteristiche costruttive dell’oggettoassicurato sono sempre più utilizzati su sca-la globale. Occorre un incentivo ad evitarele regioni particolarmente esposte o adadottare misure di prevenzione e riduzionedei sinistri; occorre evitare un aumento delpotenziale di dannosità, dovuto ad errateforme di sovvenzionamento. Come fin troppo spesso succede con ognigenere di sovvenzione, si provoca un’errataallocazione delle riserve economiche delPaese.

• Se si garantisce una copertura totale senzafranchigie sostanziali all’interno di schemiobbligatori, ancora una volta non si central’obiettivo della prevenzione del danno.

• Un concetto spesso utilizzato negli schemiassicurativi per le calamità naturali è quellodel pool assicurativo, che prevede che ognisocietà partecipi nel danno da calamità na-turale in proporzione alla sua quota dimercato in premi. Tale concetto garantisceche le società evitino di essere colpite trop-po gravemente o persino di fallire a causadi un onere sinistri sproporzionatamentealto derivante da eventi specifici. Abbiamovisto che tali pool esistono in molti Paesiparzialmente supportati da riassicurazionestatale.

• La capacità messa a disposizione dall’indu-stria assicurativa è sufficiente alle attese perla copertura dei rischi catastrofali di originenaturale.Il coinvolgimento di mercati finanziari nel-la copertura di calamità naturali è ancoraridotto e limitato a pochi mercati ben svi-luppati.

• Ciò che manca quasi completamente atutt’oggi sono incentivi efficaci per il rispet-to delle norme di costruzione e dellosfruttamento del territorio. Il Turkish Cata-strophe Insurance Pool (TCIP), che èoperativo dalla fine di quest’anno rappre-senta un concetto innovativo per unmercato meno sviluppato dove l’osservanzadelle norme è presupposto per la disponibi-lità della protezione assicurativa e/oassistenza del governo in caso di calamità.

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ni edilizie perché una mattina si sveglia il Sin-daco o il Consiglio con lo sghiribizzo dirilasciare le concessioni edilizie, ma perchéconcessione edilizia significa oneri di urbaniz-zazione che finiscono nelle casse dei Comuni;casse che in genere non bastano mai a daretutti i servizi che i cittadini richiedono.

La monetizzazione degli oneri è quindi unarisorsa finanziaria preziosa per gli amministra-tori comunali, che però a volte finiscono perrilasciare concessioni che non dovrebbero ri-lasciare.Allora qui io mi faccio una domanda, da avvo-cato e anche da amministratore pubblico: nelcaso di evento catastrofico in cui si accerti laviolazione per colpa grave o per dolo, da par-te delle pubbliche amministrazioni nelrilasciare concessioni edilizie, come intendeterapportarvi con il danneggiato e con la P.A.?So come si rapportano normalmente le Assi-curazioni in caso di dolo o di colpa grave deldanneggiato per altro tipo di sinistri.

Ma quindi non è il danneggiato che ha com-messo una violazione, ma è la PubblicaAmministrazione: quindi vi rivalete sulla Pub-blica Amministrazione? Ritengo di sì, mavorrei sentire da voi come intendete poi rap-portarvi in questi casi. Per quanto riguarda larelazione del Dott. Spasiano, che è quella chepiù da vicino interessa chi si occupa di Pubbli-ca Amministrazione, concordo assolutamentecon l’inaccettabilità della correlazione quanti-tativa tra rischio incendio e rischio calamitànaturali, per i motivi che sono stati detti:quindi per quelle che saranno le mie compe-tenze mi batterò perché venga eliminataquesta correlazione; così come concordo sullemotivazioni che militano a favore del consor-zio unico, soprattutto, vista la pronunciadell’Authority.

ome assessore alla Regione Lom-bardia e come Presidente diAINEVA, Associazione italiana ne-ve e valanghe, mi sono occupataanche di prevenzione rischio va-

langhe sulla nostra regione e sulle regionidell’arco alpino. Devo dire che in questo cam-po la legislazione è o assolutamente carente,o nei casi peggiori, totalmente assente.

Moltissime sono le regioni dell’arco alpinoche hanno adottato una legislazione di pre-venzione del rischio di valanga solo dopoeventi catastrofici. Personalmente ho cercatodi farla adottare prima che arrivi la catastrofema, poiché spesso anche le migliori leggi siinfrangono contro lo scontro politico, in cin-que anni non sono riuscita a portarla fuoridal consiglio regionale.Nella mia esperienza ho toccato con mano ol-tre la carenza normativa, di cui parlavo prima,soprattutto l’inosservanza da parte delle Pub-bliche Amministrazioni delle più elementarinorme di sicurezza.

Vi faccio l’esempio che conosco: molti sono iComuni montani nella regione, nel nostroPaese, che hanno concesso varianti di pianoregolatore rilasciando poi concessioni di edifi-cabilità in zone definite rosse (cioè adaltissimo rischio) da uno strumento ufficialeche si chiama “Carta di localizzazione proba-bile delle valanghe”, predisposto dalleregioni. Abbiamo visto edificare in queste zo-ne edifici privati e persino edifici pubblici.Del resto, in occasione delle recenti inonda-zioni nelle zone di provenienza del sig.Curioni, abbiamo potuto constatare che nellearee golenali è stata consentita l’edificazionedi interi insediamenti residenziali e produtti-vi. Al proposito credo debba essere chiara unacosa: che il Comune non rilascia le concessio-

Open DiscussionAvv. Elena Gazzola

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Da ultimo, sempre con riferimento a questarelazione, mi preoccupa il problema del tettodi reddito che è stato indicato nella pensionesociale sopra il quale si ha la riduzione dell’in-dennizzabilità da parte dello Stato. Sappiamotutti che, oggi come oggi, dire che la pensio-ne sociale è bassissima è un eufemismo, ecredo che su questo punto lo scontro politico,di cui parlavo prima, sarà piuttosto caldo.

Quindi attenzione nell’azione dell’ANIA diconfronto con il Parlamento e con la Com-missione che se ne sta occupando: èimportantissimo porre molta attenzione sulpunto del tetto di cui parlavamo prima, oltreche individuare: i meccanismi di defiscalizza-zione dell’estensione del rischio incendio alrischio calamità naturali. Altrimenti sulloscontro politico si rischia di vedere infrangereanche questa come tante altre ottime ed intel-ligenti iniziative.

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diventa difficile, poi, arrivare a ripristinare levarie ingiustizie che si vanno poi a creare neltessuto sociale Ma il problema fondamentaleè quello della certezza del risarcimento, del-l’indennizzo: certezza che vediamo negliepisodi a noi più vicini., e che ancora ogginon esiste, magari in alcuni casi, dopo annidall’evento. Questo credo che sia il primo obiettivo dalquale non si può prescindere. Proprio perquesta ragione credo che una partecipazione,una condivisione, della risposta a questo pro-blema, questo obiettivo, con le compagnieassicuratrici, sia diventato , ormai, una neces-sità. Da questo punto di vista escluderei unaobbligatorietà della polizza e andrei , invece,verso una incentivazione, con anche agevola-zioni fiscali sul premio, si diceva prima, siintroduceva questa possibilità che io credo siauna necessità. Certo è che comunque l’agevolazione deve es-sere consistente altrimenti non si arrivaall’obiettivo: alla fine credo che interessi a tut-ti, allo Stato e a chi è coinvolto come lacompagnia assicuratrice come i consorzi, ladiffusione di una polizza e di una copertura,perché la diffusione è evidente che porta a unmercato che rende possibile arrivare a cifre ea fenomeni di copertura come quelli espostipoc’anzi. Credo che si debba anche arrivare auna condivisione non solo dell’obiettivo maanche del percorso.

Oggi, soprattutto in Italia, assistiamo a feno-meni di edilizia al di fuori di qualsiasinormativa, che deriva da una pianificazioneurbanistica inadeguata. Nel nostro Paese i pia-ni regolatori sono ancora in troppi casiinadeguati alle necessità e in troppi casi datatinel tempo. In particolare bisogna fare moltaattenzione a quello che è il rischio idrogeolo-gico, ma troppe volte il vincolo idrogeologico

ingrazio innanzitutto e vogliocomplimentarmi con la puntua-lità delle relazioni della mattinatache ho trovato estremamente in-teressanti e attuali. Come si

diceva, credo proprio che un problema comequesto debba essere affrontato al di là dellaquestione politica di appartenenza e in parti-colar modo in Commissione lavori pubblici siè arrivati alla definizione, credo ormai pun-tuale , del fatto che un problema comequesto, di predisposizione di una legge qua-dro sulle calamità naturali, o comunque larisposta alle calamità naturali, non può più es-sere pensata con i metodi tradizionali. Quindi su questo, sicuramente, c’è una gros-sa apertura e una enorme disponibilità atrovare soluzioni che possano arrivare all’o-biettivo principale che io credo il legislatore egli amministratori, locali e non, si devonoporre innanzitutto, che è quello dell’inden-nizzo, del risarcimento del danno che deveavvenire, come è già stato affrontato da alcunirelatori, in un determinato modo.

Credo, riassumendo, sicuramente con certez-za, quindi l’indennizzo deve essere certo,equo e rapido soprattutto, perché evidente-mente, in molti casi, in particolare nel nostroPaese, i danni che vengono causati dalle cala-mità naturali rischiano poi di investire ancheun problema per l’economia e per il suo svi-luppo, nel senso che danni materiali deiprivati, danni alle aziende portano a un arre-sto in alcuni casi di interi settori. In questocaso la puntualità del risarcimento è evidenteche riveste un’importanza notevole, quasi es-senziale. Quindi equo, perché le modalità con cui oggisi provvede a un risarcimento incentivano, inun certo senso, le “furbizie”, diciamolo conmolta chiarezza; in questo caso è chiaro che

Open DiscussionOn. Adriano Paroli

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introdotto nei piani regolatori è troppo va-sto, e il problema non è impedirel’edificabilità, ma andare a normare la possi-bilità edificatoria in modo che questo avvengasenza rischi e pericoli, o comunque riducen-do drasticamente qualsiasi rischio. Il vincolo idrogeologico o viene introdotto inmodo troppo pignolo o non viene considera-to, e anche questo è un limite perché inalcuni casi in alcuni piani regolatori si assistea un vincolo che essendo troppo esteso impe-disce quella che è la vita naturale: ad esempioio sono molto critico nei vincoli che vengonoimposti troppe volte, edilizi, idrogeologici, al-l’interno di parchi naturali che hannoun’estensione notevole e che alla fine impedi-scono qualsiasi attività edificatoria e umana enon portano alla possibilità di usufruire diuna bellezza naturale, ma impediscono qual-siasi attività e questo credo sia contro ilprincipio della possibilità di usufruire diquelle che sono le cose che la natura ci offre.

Credo che si debba arrivare a un coinvolgi-mento e a una condivisione di questi dueelementi, lo Stato e l’Amministrazione Pubbli-ca ha un problema, una necessità, da partedelle compagne assicuratrici viene data unapossibilità che io reputo molto importante,credo che questa condivisione e questo coin-volgimento debba avvenire no solo rispetto alproblema a gli obiettivi, ma anche rispetto alpercorso legislativo. E’ bene che si intervenga anche sulle moda-lità e sugli obiettivi che con cui si arriva a unriferimento legislativo chiaro e certo; su que-sto credo che il coinvolgimento debbaarrivare a una condivisione di quella che do-vrà essere poi una politica di prevenzione,che dovrà diventare comune, non per addos-sare altri oneri a chi deve svolgere un servizioe ha una disponibilità limitata, ma perché ègiusto che sia così :se condivisione deve esse-re, deve esserla in modo totale, deve essereuna partecipazione nella quale gli elementi didubbio e di problematicità che sono stati in-trodotti prima possono essere superati. Credo che non debba essere un problema ilfatto che possa essere posto un limite del 50%o del 100% rispetto alle polizze incendi, comecredo che non debba essere un problema laquantificazione di una franchigia che se an-che introdotta in misura così bassa può

portare a effetti positivi, e ben venga un’intro-duzione che possa veramente dare unasoluzione al problema. Concludendo, credo che alla fine un percor-so sia stato per ora tracciato e che possa dirsianche vicino alla soluzione, e il lavoro di que-sta legislatura credo che abbia aiutato molto eintrodotto a una soluzione positiva che a bre-ve tutti aspettiamo.

Certo che questo clima di collaborazione, sediventa una collaborazione e una condivisio-ne nella totalità degli elementi che fannocapo al problema e che ne danno una rispo-sta, credo che non potrà che essere unacollaborazione positiva che porterà a risultatisicuramente confortanti per tutti.

Grazie.

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dita nella R.C. Auto dell’ordine dei 6.000 mi-liardi, dall’altro vi sono invece i datisemestrali delle società quotate che sono into-nati alle noti trionfali della marcia dell’Aida.Se traspare un certo sconcerto negli analistidi bilancio e nello sparuto plotone degli “sce-naristi” assicurativi, immaginatevi l’opinionedegli osservatori politici e degli utenti che at-tendono con ansia timorosa il marzo del 2001ed il conseguente “sblocco” delle tariffe.Più prudente quindi rileggere con attenzionei dati più significativi dei bilanci del 1999,traendone delle sintesi auspicabilmente chia-re e poco discutibili.

1) Diminuiscono le imprese

Nel 1993, in Italia, operavano 233 imprese na-zionali e 41 rappresentanze estere. Al31/12/1999 le imprese nazionali erano 200 ele rappresentanze estere 50.Ben 33 imprese nazionali (15% del totale)hanno ammainato la bandiera. A causa so-prattutto di fusioni e di liquidazioni diimprese. Il calo, peraltro, sarebbe ancor piùsignificativo nel comparto Danni se si consi-dera che sono invece aumentate le societàche operano esclusivamente nel ramo Vita,oppure nel ramo Assistenza e Tutela giudizia-ria.Con questi numeri l’Italia detiene un prima-to, forse invidiabile (?) rispetto agli altripartners europei. In Gran Bretagna, infatti,sono operative 832 imprese assicuratrici, con-tro le 715 tedesche e le 539 francesi. Anche laSpagna può contare su 378 imprese e in paesidecisamente più piccoli dell’Italia quali l’O-landa ed il Belgio operano rispettivamente521 e 234 imprese.

Quando frequentavo il liceoavevo paura, nei temi d’italia-no, di lasciarmi prenderedall’eccessivo interesse per ta-luni argomenti e di conseguiredelle votazioni non molto posi-tive accompagnate dal

commento "esposizione brillante ma fuori te-ma". Anche se sono passati alcuni anni, si faper dire, oggi sento di correre un rischio ana-logo aggravato dal fatto che l’esposizione,oltreché fuori tema, rischierà di essere pocobrillante. Penso tuttavia che anche se il tema del conve-gno attiene alle calamità naturali vi sianoalmeno due ragioni per parlare del mercatoassicurativo e riassicurativo in Italia. La prima,più seria, è per meglio comprendere la realtàeconomica del settore che almeno in partedovrebbe assumere l’onere gestionale ed assi-curativo di una nuova regolamentazione dellamateria. La seconda, più personale e quindimeno seria, deriva dalla constatazione che mirisulta molto più agevole analizzare e com-mentare l’evoluzione economica e statisticadei dati emergenti dai bilanci delle impreseassicurative, piuttosto che apportare validicontributi di ricerca e di studio in una mate-ria così tecnica come quella affrontata inquesto convegno.Da quasi quindici anni elaboro previsioni sul-lo sviluppo e la redditività del settoreassicurativo. E debbo dire, senza gli arrossa-menti della falsa modestia, che solitamente gliscarti registrati dai dati reali si sono sempre ri-velati di scarsa entità. Per quanto riguarda il2000 debbo ammettere, invece, che le previ-sioni, relativamente alla redditività delcomparto, si sono rivelate più ardue del previ-sto. Da un lato, infatti, vi sono le stimeelaborate dall’ANIA ed in parte confortatedall’ISVAP che farebbero prevedere una per-

Il Mercato Assicurativoe Riassicurativo ItalianoDati 1999 e Previsioni 2000

Dott. Fausto PanzeriStudio Panzerie Associati

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Paese N° Imprese Dipendenti Premi perdipendente

(in milioni di euro)

Regno Unito 832 234.310 616Germania 715 232.800 518Francia 539 132.050 783Spagna 378 49.500 526Olanda 521 44.658 759Italia 250 42.609 1.539

Il mestiere di assicuratore, quindi, non sem-bra troppo appetibile in Italia se si considerache anche per il 2000 si può prevedere un’ul-teriore riduzione dei competitors.Anche per quanto riguarda i dipendenti si as-siste ad una progressiva diminuzione degliaddetti che passano dai 46.516 del 1995 ai42.609 del 1999.A livello produttività (n° addetti / fatturato)l’Italia esce vincente dal confronto con gli al-tri partner europei come si può ricavare dallatabella. Giova tuttavia rammentare che neglialtri paesi tra i dipendenti figura un gran nu-mero di addetti alla produzione (bastipensare alla Francia con le sue Mutue senzaintermediari) mentre in Italia oltre il 98% deirami danni “passa” da agenti e brokers.

2) Il bilancio del 1999

I dati relativi allo sviluppo di tutti i rami sonoampiamente disponibili sulle pubblicazionidell’ANIA e sulle principali riviste specializza-te; analizziamo ora la redditività del comparto.

Sintesi del conto economico

1999 1998

Premi netti 116.761 98.239Risultato ordinario 4.619 2.918Risultato straordinario 2.196 1.840Imposte 3.352 2.470Risultato netto 3.463 2.288

Premesso che i dati suesposti sono ricavati daibilanci civilistici del 1999, segnaliamo che sel’elaborazione fosse stata fatta sui gruppi e suibilanci consolidati, le conseguenze, in terminidi divaricazioni del mercato, sarebbero ancorpiù drammatiche.Esaminando le prime 10 imprese in base allaraccolta premi, si potrebbe ricavare l’impres-

sione di un mercato piuttosto frazionato emolto competitivo. L’impresa leader detieneinfatti una quota di mercato del 9,9% e le pri-me 10 non raggiungono il 40%. Seanalizziamo invece la concentrazione dei pro-fitti possiamo rilevare che le prime 5 impresesi portano via l’81,4% (!) dell’utile di tutto ilcomparto, mentre le altre 5 guadagnano il21,6%. Ciò significa che, con la media del pol-lo di trilussiana memoria, 10 impresetotalizzano il 102% dei profitti del mercato as-sicurativo italiano e le altre 240 imprese sisuddividono il 2% delle perdite.Vale la pena di aggiungere che le compagniespecializzate (Vita – Cauzioni – Assistenza eTutela giudiziaria) sono quasi tutte in attivoper meglio comprendere come la situazionesia realmente drammatica per le numeroseimprese che operano nei rami danni con unaaccentuata presenza nella R.C. Auto. Risulta-no ancor più chiari, in queste situazioni, imessaggi di preoccupazione che provengonodall’ISVAP e recentemente anche dalle mag-giori centrali sindacali di categoria.

3) Diminuisce la solidità del settore

Uno strumento non certo sofisticato ma sicu-ramente efficace per misurare la solidità diun’impresa ed, a livello aggregato, dell’interocomparto assicurativo è costituito dalla per-centuale che il patrimonio netto rappresentasulla raccolta premi. Più alta sarà questa per-centuale, maggiore sarà la tranquillità degliassicurati. Senza tener conto delle plusvalenzenon esplicitate a bilancio, questa percentualenel 1999 ammontava al 48% circa. Un datoche in sé non significherebbe molto se nonvenisse valutato in termini di trend ed, anchein questo caso, di concentrazione della soli-dità in talune imprese.

Come si è mosso l’indiceMezzi Propri / Fatturato

Anno Mezzi Propri / Fatturato

1991 0,781996 0,691997 0,631998 0,511999 0,48

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La lettura di questo trend in diminuzione di-venta ancor più allarmante se si analizza lapatrimonialità del mercato assicurativo suddi-videndola tra società quotate (15) e nonquotate (235). In questo caso il patrimonionetto viene messo a raffronto con i premi delLavoro Diretto Italiano e per questo motivol’indice passa da 48 a 51,1 come sotto eviden-ziato:

Indice di soliditàSuddivisione tra società quotate e non quotate

(cifre in miliardi di lire)

Societàquotate Altre Totale

Patrimonio netto 43.651 17.288 60.939Lavoro diretto Italia 50.860 68.412 119.272Indice 85,8 25,3 51,1

Fonti: ANIA – Landi/Steinhauslin

Pur tenendo conto che il ramo Vita ha avutouno sviluppo notevole ed accelerato nell’ulti-mo quinquennio, appare evidente che unindice tra patrimonio netto e fatturato dello0,25%, riferibile ad oltre 200 imprese, è dav-vero ai limiti della sopravvivenza. Non solo!Le società quotate che evidenziano un indicedello 0,85% sono, senza dubbio, ancor più so-lide patrimonialmente in virtù di cospicueplusvalenze non esplicitate a bilancio. Moltedelle non quotate invece rischiano di vederancor più erosi i loro margini di sicurezza acausa delle riserve sinistri nel ramo auto chepotrebbero rivelarsi inadeguate a fronteggia-re i futuri pagamenti. È proprio il caso di direche piove sul bagnato e che se non verrannorinforzati gli argini per talune imprese il futu-ro si presenta assai aleatorio. L’urgenza di una forte ricapitalizzazione tutta-via configge con le scarse prospettive direddito, anche prospettico, del ramo Autoche rappresenta il 60% dell’intero compartodei Danni. La redditività sul capitale investito(R.O.E) è infatti elevata nel ramo Vita(11,4%) e pressoché inesistente nei rami Dan-ni (0,4%). C’è solo da sperare in un ulterioreaumento delle fusioni-salvataggio e nella “pa-zienza” di talune multinazionali straniere chestanno soffrendo da diversi anni. Riesce infat-ti difficile ipotizzare massicci investimenti daparte dei pochi azionisti non istituzionali chesono rimasti in giro.

Come è andata la Riassicurazione

Per interpretare l’andamento del compartoriassicurativo abbiamo preso in esame sia i da-ti delle compagnie professionali che quelli,relativi alle cessioni delle compagnie assicura-trici. Mentre i dati relativi alle cedenti sonodel 1999, quelli delle accettazioni si riferisco-no al 1998 a causa delle “sfasature” temporali.La prima considerazione che si può fare è chei premi ceduti stanno diminuendo, soprattut-to se riferiti a quelli complessivi, benché intaluni rami le cessioni permangano rilevantiin termini percentuali.

Il trend delle cessioni(cifre in miliardi di lire)

Premi complessivi Premi ceduti % cessioni

66.00 9.958 15,172.620 10.100 13,977.524 10.148 13,191.940 10.872 11,8

109.235 10.995 10,1126.933 10.171 8,0

In quali rami si cede di più

Corpi marittimi 74,1%Corpi aerei 63,2%Cauzione 53,6%Credito 50,0%Merci 43,1%

La diminuzione percentuale delle cessioni de-riva essenzialmente dalla forte crescita delVita, ramo in cui notoriamente le compagnie“trattengono” quasi tutti i premi. La stragran-de maggioranza delle polizze, come è noto,ha un contenuto esclusivamente finanziario.Anche nei rami Danni, comunque, il ricorsoalla Riassicurazione sta diminuendo, talché lapercentuale di cessione è scesa dal 17% del1994 al 14,3% del 1998. Il bilancio riassicura-tivo delle società operanti in Italia è statosicuramente positivo nel 1999 e, specularmen-te, hanno “sofferto” i riassicuratori che dopoqualche anno di buoni andamenti comincia-no a vedere il rosso nei loro saldi tecnici. Afronte infatti del buon andamento dei ramiIncendio, Altri Danni ai Beni e Corpi Veicoli

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Terrestri pesano come macigni le perdite tec-niche della R.C. Auto, dei Corpi Marittimi edella R.C. Generale.Esaminando invece l’andamento delle accet-tazioni, i cui dati si riferiscono ai bilanci del1998, ci sembra opportuno specificare il lavo-ro svolto dai riassicuratori professionali, comeevidenziato nelle sottostanti tabelle.

Lavoro indiretto italiano ed estero(cifre in miliardi di lire)

Intero mercato Professionali % Professionali1994 8.896 3.020 33,91995 9.449 2.819 29,81996 9.463 3.085 32,61997 10.098 3.230 32,01998 10.133 3.554 35,1

Il bilancio 1998 dei professionali(cifre in miliardi di lire)

Premi netti sottoscritti 2.346- Variazione Ris. Premi 519- Oneri per sinistri 17.691- Spese di gestione 726Saldo - 668+ Utile Investimenti 406Conto tecnico - 262+ Proventi non tecnici 121- Imposte 11Risultato - 152

Nel commentare i dati suesposti si può evi-denziare la “ripresa” delle compagnieprofessionali rispetto a quelle “miste”. A parti-re dal 1995 infatti le sottoscrizioni sonopassate da 2.819 (29,8% del totale) a 3.554miliardi (35,1% del totale). Pur tuttavia dopoalcuni anni di risultanze positive il bilanciocomplessivo evidenzia una perdita di 152 mi-liardi. Giova peraltro rammentare che questosaldo negativo è stato sostanzialmente deter-minato dai conti della Swiss Re Italia.Un possibile fattore di sviluppo per i riassicu-ratori sul mercato italiano potrebbe nasceredall’approvazione da parte del Parlamentodella legge sulle calamità naturali che dovreb-be generare un volume di premiragguardevole. I tempi per il varo di questa

legge, tuttavia, non paiono ravvicinati malgra-do le numerose affermazioni di buonavolontà che provengono dagli esponenti poli-tici. È peraltro superfluo ricordare che afronte di premi importanti vi saranno, pari-menti, sinistri che sino ad oggi, in gran parte,non erano risarcibili. Ma questo, si sa, è pro-prio il mestiere dei riassicuratori ed i bilancisi potranno fare soltanto a consuntivo.

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vo. Si può ragionevolmente ritenere che il le-gislatore veda in questo tipo di trasferimentoalcuni benefici e più precisamente:

1) il controllo quantitativo e qualitativo dellaspesa. Passare da un regime di provvidenzegeneriche, distribuite a pioggia su aree avolte interessate solo marginalmente daeventi catastrofali, gestite localmente concriteri disuniformi, ad un regime di tipo as-sicurativo in cui ci sia una valutazionepuntuale ed oggettiva dei danni subiti, nonsoggetta a pressioni di alcun genere, nonpuò che portare ad una diminuzione globa-le della spesa ed a concentrare l’interventoindennitario nei confronti dei soggetti chehanno veramente subito danni;

2) il servizio di accertamento dell’entità dei si-nistri. In occasione del terremoto che hacolpito in più riprese l’Umbria e le Marchetra il ‘97 ed il ‘98, sono stati effettuati a cu-ra della pubblica autorità circa 20.000accertamenti su immobili o meglio su unitàabitative o commerciali danneggiati.È evidente anche in questo caso l’interessedel Governo ad avere delle Compagnie diassicurazione in grado di svolgere per suoconto questa fondamentale attività; ciònon solo per i soggetti assicurati, ma even-tualmente anche per quelli non assicuratial momento del sinistro;

3) un ulteriore beneficio è strettamente colle-gato al primo: le risorse economicherisparmiate in termini di indennizzi perdanni ai fabbricati assicurati potrebbero es-sere utilmente impiegate in un pianoorganico di miglioramento del livello diprevenzione dei sinistri. Non sempre que-sto aspetto viene sottolineato comemeriterebbe nelle occasioni in cui si parla

er affrontare le problematiche delpunto di vista delle Compagnie sugliaspetti normativi e tariffari delle co-perture per le Calamità Naturali inun regime di “semi-obbligatorietà”,

che risulta essere a tutt’oggi l’orientamentogovernativo in materia, è necessario fare unadoverosa premessa e cioè che il progetto ten-dente a rendere obbligatoria la copertura deirischi catastrofali in Italia non è partito a se-guito di una iniziativa delle Compagnie diassicurazione, bensì da una iniziativa governa-tiva.Finora, a seguito di un evento catastrofale ri-conosciuto dal governo come CalamitàNaturale, il Governo stesso, oltre ad attuaregli ovvi provvedimenti di urgenza, quali adesempio il salvataggio, il ricovero e l’assistenzaalle popolazioni colpite, ha sempre provvedu-to, tramite appositi decreti legislativi, astanziare degli importi a favore delle popola-zioni colpite.Tali importi, aventi finalità assai articolate,quali ad esempio provvidenze a favore dei la-voratori, provvidenze per l’agricoltura,viabilità, contributi per la riparazione o rico-struzione dei fabbricati, provvidenze a favoredei comuni ecc., rappresentavano cifre assaielevate. Per renderci conto di ciò, basti unacifra: gli importi elargiti a fronte di calamitànaturali dal 1968 al 1996, quindi per un totaledi 29 anni, sono stati di circa 200.000 miliardi(cifra rivalutata al 1997), il che equivale a cir-ca 7.000 miliardi l’anno. A fronte di talesituazione, nelle ultime legislature che si sonosuccedute (ricordiamo che la prima iniziativain tal senso risale al 1993, col progetto del se-natore Golfari), è nato un orientamento atrasferire una parte di questi indennizzi (eprecisamente quella che riguarda i costi di ri-parazione o di ricostruzione dei fabbricatidanneggiati) su un sistema di tipo assicurati-

Aspetti Normativi e Tariffari delle Coperture per le Calamità Naturali

Ing. MarioMartinuzziAssicurazioni Generali S.p.A.

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di assicurazione obbligatoria delle calamitànaturali, mentre si tratta invece di unaspetto fondamentale. Lo scarso livello del-la prevenzione nel nostro Paeserappresenta infatti una concausa della gra-vità delle conseguenze delle calamitànaturali, quindi un miglioramento di talelivello porterebbe ad un risparmio di tuttele parte interessate (cittadini, governo, assi-curatori) instaurando così un circuitovirtuoso che porterebbe ad un sostanzialebeneficio per l’intera colletività.

Gli assicuratori italiani hanno accolto il nuovoorientamento del Governo con tutta l’atten-zione che un argomento del genere merita; leproblematiche tecniche, organizzativo-gestio-nali, amministrative, riassicurative, coinvolteda un progetto di questo genere richiedonoinfatti notevoli approfondimenti, soluzioni in-novative, strumenti tecnici adeguati.Ho parlato non a caso di attenzione e non dientusiasmo, in linea - del resto - con la pre-messa fatta prima: le Compagnie infatti nonvedono nel progetto governativo una nuovaarea di business, bensì un notevole impegnoal quale sono chiamate.Si tratta di un impegno dagli esiti incerti, vistala modesta esperienza fatta in Italia e la nontrasferibilità delle esperienze fatte in altri pae-si, da affrontare in spirito di servizio, ma inun’ottica che deve essere assicurativa e non dipuro assistenzialismo, che non è compito de-gli assicuratori.Dobbiamo quindi tener presente questa pre-messa, perchè è da essa che discendono, inmaniera coerente e conseguenziale, gli orien-tamenti delle Compagnie di assicurazione siain tema di normativa delle coperture sia in te-ma di criteri tariffari.

Cominciamo intanto ad esaminare l’aspettodella normativa delle coperture:

1) innanzitutto la normativa dovrebbe preve-dere, come condizione essenziale perl’operatività della garanzia, l’esistenza diuna polizza, la c.d. “polizza di riferimento”che copra il fabbricato contro i rischi del-l’incendio. Non parlo semplicemente diuna polizza Incendio, dato che, attualmen-te, sul mercato esistono molti prodottiassicurativi multiramo o modulari che, ol-

tre all’Incendio, contengono una serie dialtre garanzie inquadrabili in settori diversidall’Incendio stesso.L’annullamento, per qualsiasi causa, dellapolizza di riferimento, dovrebbe comporta-re l’annullamento anche della coperturadei rischi catastrofali;

2) per quanto riguarda i rischi coperti, questidovrebbero essere specificatamente elenca-ti, cioè non dovrebbe essere fatto in polizzaun riferimento generico ad “Eventi cata-strofali”; essi inoltre dovrebbero esseredefiniti tecnicamente.Tale esigenza è, ad esempio, particolar-mente sentita per il rischio “frana” che, inassenza di una opportuna definizione, po-trebbe portare alla richiesta di risarcimentiper fenomeni molto localizzati e quindinon coerenti con lo spirito di una copertu-ra di rischi catastrofali. Per lo stessomotivo, inoltre, l’operatività della garanziadovrebbe essere vincolata alla dichiarazio-ne, da parte dell’autorità centrale, dellostato di emergenza a seguito dell’evento;

3) oggetto della copertura obbligatoria do-vrebbero essere esclusivamente i fabbricatiappartenenti ai privati e non il contenutodegli stessi. Il motivo di questa scelta, chealmeno finora coincide con l’orientamentogovernativo, è dovuto al carattere di obbli-gatorietà della copertura, che suggerisce dilimitare la stessa all’immobile, in quantobene primario; essa inoltre consente di po-ter ridurre al minimo tecnicamenteindispensabile i tempi di perizia e quindidi liquidazione dei danni;

4) una ulteriore precisazione molto importan-te, per quanto riguarda l’oggetto dellacopertura, è che dovrebbero essere esclusii danni ai fabbricati abusivi, intendendoper tali quelli costruiti in area dove vigevaun divieto assoluto di costruzione, ovverocostruiti in assenza di concessione o con va-riazioni essenziali rispetto alla stessa. Il motivo di tale delimitazione è chiaro, inquanto l’abusivismo, così inteso, di fattoespone il fabbricato ad un rischio che puòessere estremamente grave, in conseguen-za di una scelta del proprietario dell’im-mobile;

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5) per quanto riguarda i criteri di indennizzo,questi dovrebbero essere basati sull’inden-nizzo allo stato d’uso dei fabbricati. Ciòinfatti, oltre a contenere i costi della coper-tura assicurativa, consentirebbe diliquidare i danni in tempi brevi, in quantosi eviterebbe di frazionare l’indennizzo indue tempi diversi (prima in base al valoreallo stato d’uso, poi il supplemento di in-dennizzo in base al valore di ricostruzionea nuovo) come avverrebbe se fosse inveceprevisto nella copertura l’indennizzo in ba-se al valore di ricostruzione a nuovo;

6) per quanto concerne le franchigie, cioè gliimporti che in caso di sinistro rimangonocomunque a carico degli assicurati, la co-pertura dovrebbe prevedere uno scopertopercentuale a carico dell’assicurato, fermocomunque un importo minimo fisso in ci-fra assoluta.Questa previsione, che del resto coincideanche con l’orientamento governativo, ènecessaria in quanto sul mercato assicurati-vo e riassicurativo internazionale lacopertura dei rischi catastrofali prevedeuna franchigia di una certa entità; inoltre ilfatto che l’importo a carico dell’assicuratosia espresso in forma di scoperto, contri-buisce anch’esso a contenere i prezzi dellecoperture.È ovvio infatti che l’entità di tale scopertoinciderebbe in maniera diretta sui tassi ditariffa delle coperture assicurative;

7) un altro punto importante che dovrebbeessere previsto nella copertura è quello delrecepimento automatico (sia da parte del-l’assicuratore sia parte dell’assicurato)delle variazioni del costo della coperturaassicurativa in forza di disposizioni di leg-ge.È evidente che, in caso di approvazione diuna legge che renda obbligatoria la coper-tura dei rischi catastrofali, sulla base dicondizioni economiche prestabilite e vin-colanti per le parti, l’andamento di questecoperture dovrà essere continuamente se-guito e monitorato, per verificare nelconcreto la validità dei criteri tariffari ela-borati, al fine di poter apportare contempestività quei correttivi che l’analisi sta-tistica dovesse rendere necessari al fine di

equilibrare nel tempo sotto il profilo assi-curativo e riassicurativo i risultati gestionalidi questa particolare classe di rischi.È pertanto evidente la tutela per entrambele parti, assicurato ed assicuratore, sottesada una previsione contrattuale di questo tipo;

8) il mandato dei periti e la procedura per lavalutazione del danno previsti in polizzanon si dovrebbero discostare molto da quel-lo che è il normale iter dei sinistri previstonel nostro Paese nelle polizze Property.Procedure particolari miranti a renderepiù veloce la liquidazione dei danni, chesono indispensabili in considerazione del-l’elevato numero di danneggiati potenzialia seguito di un singolo evento, dovrebberoinvece essere previste operativamente siaper l’aspetto della nomina dei periti sia perl’aspetto del pagamento dei danni di im-porto non elevato. Tali operazionidovrebbero essere, in linea di massima,centralizzate nel pool di Riassicurazionecon il tramite del Call Center.

Quelle che abbiamo finora esaminato sono leprincipali caratteristiche peculiari e specifi-che di una possibile normativa di coperturadei rischi catastrofali; su altri aspetti di tiponormativo non vale la pena di soffermarsi, inquanto dovrebbero riflettere le caratteristichestandard di mercato delle normali polizzeProperty italiane.

Veniamo ora all’altro aspetto - altrettanto deli-cato - oggetto del mio intervento: quello deicriteri tariffari per la copertura dei rischi cata-strofali.Sempre partendo da una ipotesi di semi-ob-bligatorietà della copertura, sulla carta ipossibili criteri di tariffazione potrebbero es-sere tre:

1) tasso pari ad una percentuale del premioIncendio della polizza di riferimento;

2) tassi “tecnici” collegati alla ubicazione delfabbricato, che tengono conto della esposi-zione dello stesso al complesso dei rischicoperti;

3) tasso unico, uguale per tutti i rischi.

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La prima soluzione, per quanto senz’altro disemplice applicazione, è però priva di fonda-mento tecnico, in quanto proprio sotto ilprofilo tecnico non esiste alcuna correlazionetra il tasso (e quindi il premio) per il rischioincendio ed il tasso per i rischi catastrofali.Per cogliere in pieno questa affermazione, ba-sta pensare ad un esempio pratico:supponiamo di avere due aziende per la pro-duzione di polistirolo espanso, grosso mododelle stesse dimensioni ed aventi caratteristi-che di lay-out, magazzinaggio, di prevenzionee protezione del tutto simili ed ubicate una inSardegna e l’altra in Friuli. Orbene, date queste premesse, queste dueaziende dovrebbero ovviamente avere unostesso tasso incendio, tra l’altro abbastanzaelevato, essendo la produzione di espansi unadelle più pericolose sotto il profilo incendio.Se ammettiamo il criterio di attribuire unastessa percentuale del tasso della polizza in-cendio di riferimento alla polizza rischicatastrofali, le due polizze catastrofali dovreb-bero avere lo stesso tasso. Ciò però sarebbepalesemente iniquo, in quanto l’esposizioneai rischi catastrofali (ed in particolare al terre-moto) in Friuli è notevolmente superiorerispetto a quella in Sardegna.

Questa soluzione è quella che è stata adottatanello schema di assicurazione obbligatoriaprevista in Francia; essa, oltre ad essere inqua-drata in una situazione normativa edambientale assai diversa da quella italiana, inquanto prevede l’intervento dello Stato comeriassicuratore attraverso la CCR ed una situa-zione assai migliore per quanto riguardal’esposizione al rischio sismico e al vulcani-smo, ha rivelato comunque già la suainadeguatezza, costringendo ad aumenti si-gnificativi delle percentuali stabiliteinizialmente.

Altrettanto semplice sarebbe l’applicazionepratica della terza soluzione, quella che preve-de un tasso unico, uguale per tutti; anchequesta però sarebbe priva di fondamento tec-nico ed iniqua. Con questo criterio, infatti, iproprietari di un appartamento al piano terrasulle rive dell’Arno, di un appartamento sullefalde del Vesuvio e di un appartamento al 5°piano a Milano dovrebbero pagare un premiobasato sullo stesso tasso, mentre la esposizio-

ne reale ai rischi catastrofali è diversissima.L’unica soluzione tecnicamente accettabile èla seconda quella cioè che prevede una tassa-zione specifica sulla base della ubicazione delfabbricato e tenendo in considerazione laesposizione globale alla totalità dei rischi cata-strofali. Certamente anche questa soluzionenon è esente da problemi: non sarebbe infattiagevole gestire un programma nazionale dicopertura semi-obbligatoria di rischi catastro-fali sulla base di centinaia di tassi differenziatie comportanti una “forbice” troppo ampia trail più alto ed il più basso di tali tassi. Questisono però difetti rimediabili facilmente, conaccorgimenti che contemporaneamente nonsnaturino del tutto il concetto di tariffazionebasata su criteri tecnici. Basta al tal fine rag-gruppare i tassi analitici elaborati su baseterritoriale comunale in un numero limitatodi classi aventi un tasso medio in modo chetutti i fabbricati ubicati nei Comuni che ap-partengono alla stessa classe abbiano lo stessotasso.Riducendo poi il rapporto tra il tasso spettan-te alla classe più pericolosa e quello spettantealla classe meno pericolosa in modo da nonsuperare, ad esempio, un rapporto 3:1 / 4:1.Pur mantenendo immutato il gettito globaledi premi, si otterrebbe così in maniera auto-matica un principio di mutualità che ècarattestico dell’assicurazione e che, nel casospecifico, garantirebbe anche un ragionevolecompromesso tra criteri tecnici ed esigenzesociali.

Il problema di costruire una tariffazione tec-nica per i rischi catastrofali (sia pure con icorrettivi appena accennati) in Italia è com-plesso, ma non insolubile.La complessità è dovuta sostanzialmente, co-me già accennato all’inizio della miarelazione, alla mancanza di dati storici suidanni derivanti dai rischi catastrofali in Italia:è il caso infatti di ricordare che attualmentein Italia la copertura dei rischi catasfrofali as-sicurabili e cioè: terremoto, maremoto,eruzioni vulcaniche, alluvione, inondazione e,in una certa misura, il franamento, non è ingenere concessa per fabbricati così detti “Civi-li”, cioè sostanzialmente non vale - salvoqualche eccezione - per le abitazioni.Questa circostanza in un primo momentopuò sembrare strana; pur intuendo che si trat-

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ta di una decisione limitatativa e quindi detta-ta da prudenza, può riuscire non facile capireperchè gli assicuratori siano disponibili adesporsi, ad esempio, ai danni che un terremo-to può causare ad un importanteinsediamento industriale, mentre non sonodisponibili nel caso di edifici ad uso abitativo,che nella maggior parte dei casi sono di valo-re più modesto. In realtà le cose stannodiversamente per tre motivi :

1) nonostante i valori dei singoli insediamentiindustriali siano mediamente ben più ele-vati di quelli abitativi la quantità di questiultimi è talmente più elevata che gli assicu-ratori, se li assicurassero anche contro irischi catastrofali, potrebbero essere sog-getti, ad esempio anche per un singoloevento da terremoto, ad una esposizioneche potrebbe comprometterne la soliditàfinanziaria;

2) la maggiore concentrazione di insediamen-ti industriali in Italia si trova in areetendenzialmente meno esposte ai rischi ca-tastrofali, specie al terremoto, mentre ciònon è vero per gli insediamenti abitativi;

3) in media, la qualità degli edifici industriali,almeno sotto il profilo sismico, è miglioredi quella delle abitazioni; ciò è dovuto alfatto che l’età media del patrimonio di edi-lizia abitativa in Italia è ben superiore aquella del patrimonio di edilizia industriale.

Con tali premesse, è logico quindi che l’espe-rienza delle Compagnie nella copertura deirischi catastrofali in Italia sia stata abbastanzamodesta, in quanto sostanzialmente limitataal settore delle aziende e quindi ad una tipo-logia di fabbricati non sufficientementerappresentativa della totalità del patrimonioedilizio del Paese.

A conferma di ciò, basta considerare gli even-ti catastrofali più significativi degli ultimi annie precisamente i terremoti del Friuli (1976),dell’Irpinia (1980), dell’Umbria e Marche(1997/1998) e l’alluvione del Piemonte(1994), per i quali i danni sono stati stimati incirca rispettivamente 7.000, 18.000, 17.000 e6.000 miliardi; i danni coperti da assicurazio-ne non hanno invece mai superato per ogni

singolo evento, i 200 - 250 miliardi di lire. Purtenendo conto che le cifre appena citate co-me totalità dei danni comprendono anche idanni alle opere pubbliche ed all’agricoltura,è evidente l’enorme divario tra i danni in ci-fra assoluta e quelli coperti di assicurazione.

È possibile però sopperire in maniera tecnica-mente valida alla scarsità di dati storici, construmenti tecnici ed informatici assai validi.Esistono infatti due recenti documenti, elabo-rati dal Dipartimento della Protezione Civile edal Ministero dell’Ambiente, che rispettiva-mente classificano i Comuni italiani in base allivello di rischio sismico ed idrogeologico: talidati consentono di elaborare quella classifica-zione - alla quale abbiamo già accennato - cheassegna ognuno dei Comuni ad una classe dirischio che ne misura l’esposizione globale airischi catastrofali.

Tramite un apposito programma informatico,basato su modelli matematici e tenendo con-to, Comune per Comune, dei soli capitaliattualmente assicurati contro l’Incendio per ifabbricati si può risalire al fabbisogno di pre-mi per il rischio terremoto necessario in casodi estensione automatica delle polizze Incen-dio a tale garanzia. Da questo dato, sfruttandoi dati storici attualizzati elaborati dal Ministe-ro del Tesoro e concernenti un periodo diosservazione di circa 30 anni, relativi alla spe-sa pubblica per calamità naturali in taleperiodo, si può risalire al fabbisogno di premiper gli altri rischi catastrofali diversi dal terre-moto e quindi al fabbisogno teorico di premi(ovviamente su base annua) per la totalità deirischi catastrofali.

Una volta fissato il rapporto relativo tra i tassidi premio di ognuna delle classi di rischio in-dividuate, sarà possibile, dato il fabbisogno dipremi calcolato come appena visto e dati i ca-pitali attualmente assicurati, calcolare anche ivalori assoluti dei tassi di pertinenza di ognu-na delle classi di rischio e quindi di ognunodei Comuni italiani.L’elaborazione di una tariffa sulle basi appenadelineate o su basi simili è certamente com-plessa; essa, però, se applicata, soddisfa queirequisiti ai quali ho già accennato nel corsodel mio intervento, ma che è forse bene oraricordare e riassumere:

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1) le basi tecniche: il tasso è calcolato sulla ba-se della reale esposizione ai rischicatastrofali dei fabbricati, in funzione dellaloro ubicazione geografica;

2) la semplicità di uso: si avrebbe un numerolimitato di tassi ognuno dei quali è validoper tutti i Comuni che appartengono allarelativa classe di rischio;

3) la mutualità: il raggruppamento dei Comu-ni in fasce di appartenenza a un numerolimitato di classi di rischio e la “forbice” trail tasso più alto e quello più basso ridottarispetto a quella teoricamente necessaria,garantirebbe tale principio;

4) l’equilibrio: una tariffa articolata basata suparametri tecnici, consente di mantenerein equilibrio il sistema che, se si vuole at-tuare, deve essere concepito come unsistema in grado di reggersi finanziaria-mente, senza eccessivi squilibri da unaparte o dall’altra e destinato a durare neltempo.

Ad ulteriore sostegno della necessità di elabo-rare una tariffa su basi tecniche, è infine daricordare che un sistema di copertura obbli-gatoria dei rischi catastrofali non può noncoinvolgere, assieme alle Compagnie assicura-trici operanti in Italia, il mercatoriassicurativo internazionale. Tale coinvolgi-mento non può che ribadire l’esigenza chequeste problematiche siano affrontate con unapproccio di tipo tecnico che tenga conto del-le capacità e della disponibilità di un mercatointernazionale che è un mercato non vincola-to e libero perciò di accettare o rifiutare lapartecipazione a coperture di questo genere.L’elaborazione di un provvedimento legislati-vo del tutto avulso da tali considerazionirischierebbe di prevedere un sistema struttu-ralmente non equilibrato e quindi nonaccettato dal mercato assicurativo globale,rendendone così problematica la pratica at-tuazione.Sono però convinto che se potrà esserci unacontinuità di dialogo tra il mercato assicurati-vo e gli organismi pubblici prepostiall’elaborazione di uno schema di legge, unasoluzione ragionevole e, soprattutto, durevolenel tempo, potrà essere trovata.

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esidero anzitutto ringraziare laRIB di questo invito che ci con-sente di riferire in merito allostato di avanzamento dei lavoriper l’organizzazione della perizia

che costituirà una delle fasi fondamentali nelmomento in cui dovesse essere realmente ap-provata una legge sulla copertura dei dannida calamità naturali.

Sono uno dei rappresentanti della categoriadei periti liquidatori che partecipa ai lavoridella sottocommissione per la gestione dei si-nistri presieduta dall’Ing. Ginocchietti.

La necessità di efficienza e di immagine, chesono state richiamate in chiusura del suo in-tervento dal Dott. Spasiano, quella di serietà edi competenza, richiamate dall’Ing. Ginoc-chietti ed infine quella della riduzione deitempi di liquidazione, richiamate dall’Ing.Martinuzzi, hanno posto la nostra categoria inuna posizione di partnerariato nei confrontidi assicuratori e riassicuratori per affrontare ildelicato momento della verifica in occasionedella prima calamità naturale e della liquida-zione dei danni che da questa dovesseroderivare.

L’Organizzazione della Perizia dei Danni da Calamità Naturali

Ing. MarcoCincottiStudio Cincotti S.r.l.

L’assunzione delle responsabilità che riguar-dano la nostra categoria è stata imme-diatamente recepita da tutte le Associazioniconvocate dall’ANIA intorno al tavolo; abbia-mo fornito un database dei periti dellequattro Associazioni, è stato assunto un impe-gno ben preciso di incrementare gli organiciove risultasse necessario, è stata manifestata lapiena disponibilità a realizzare la specifica ap-plicazione, auspicata dall’Ing. Ginocchietti,che si pone immediatamente a valle del callcenter al quale giungono le notizie e costitui-sce il punto di riferimento per il pool/consorzio di assicuratori e riassicuratori.

Ma veniamo a quella che potrebbe essere l’or-ganizzazione della perizia dei danni dacalamità naturali.

Innanzitutto volevo dare una definizione sucosa sia una perizia elettronica: visto che par-liamo di risposte che devono pervenire intempi estremamente contenuti, è chiaro chebisogna abbandonare totalmente l’idea di po-ter continuare a procedere con perizietradizionali, ancora oggi in uso per altro tipodi sinistri, che non richiedono risposte quasiin tempo reale.

Nel caso delle calamità naturali si verifica laconcentrazione di un elevatissimo numero disinistri in tempi brevissimi; l’unico sistemapraticabile è quello di utilizzare tecnologieestremamente moderne.

Non mi soffermo sulla soluzione call centerche praticamente costituisce un ”esercito” chedovrebbe raccogliere denunce telefoniche ovia fax: altri relatori ci daranno maggiori e mi-gliori informazioni sull’argomento.

L’organizzazione della Periziadei danni da

Calamità Naturali

Studio Cincotti S.r.l – MilanoIng. Marco Cincotti

7° Convegno R.I.B. – Cap Ferrat 3-4/11/2000

D

La perizia elettronica è lo strumento attraversoil quale il perito, una volta che riceve l’incaricodall’operatore del call center, riesce a fare unresoconto di tipo informatico, in tempi ridot-tissimi. Che cos’è, dunque, una periziaelettronica? Non è una trasmissione elettronicadi dati, non è un foglio elettronico e non è une-mail: quindi non è un qualcosa che viaggia.

La perizia elettronica è un’area, ubicata in unsito Web, che rispetta delle regole ben precise:il formato standard, quindi un vero e propriomodulo elettronico, la garanzia di assoluta si-curezza e riservatezza, proprio per il fatto chenon viaggia, un ambiente unico e immobile: èuna vera e propria lavagna elettronica, se vo-gliamo dare un’immagine semplice e precisa,alla quale possono accedere tutti gli utenti abi-litati tramite password o altri condizionamentidi accesso; ognuno di questi dovrà soltantocompilare i campi di specifica competenza.Quindi ogni utente, in fasi successive, parteci-perà in modo dinamico al riempimento diquello che sarà il documento finale. Il primooperatore sarà quello del call center, il qualedigiterà il numero del sinistro, il numero dellapolizza e tutti i dati necessari per l’apertura del

sinistro e per il sopralluogo del perito; l’ultimosarà il perito, il quale, dopo aver verificato iltutto ritorna il modulo elettronico al pool.

Quali sono i vantaggi della perizia elettroni-ca? Essa consente interventi assolutamenteimmediati e tempi di liquidazione estrema-mente contenuti. Riesce a realizzare lanormalizzazione di standard e procedure, ov-vero ogni perito avrà un computer, unmodem e uno scanner (questa è la sola attrez-zatura richiesta) che permetteranno a tutti iperiti, i famosi 500 studi o mille periti, di cuisi è parlato stamattina, di operare con moda-lità uniformi, estremamente semplici epilotate: basta seguire le istruzioni.

Realizza inoltre importanti economie di scalaperché, una volta fatto l’investimento iniziale,consegue delle economie di esercizio impor-tanti, rispetto alle perizie tradizionali.

Abbiamo anche immaginato e lavorato su unasoluzione che permette di poter verificare laqualità di questa nuova perizia informatica,perché chiaramente l’assicuratore (il pool,nel caso delle calamità naturali) avrà necessitàdi esercitare un certo controllo.

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7° Convegno R.I.B. – Cap Ferrat 3-4/11/2000

LA PERIZIA ELETTRONICA

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

E’ UN’AREA ELETTRONICA (SITO WEB)CHE RISPETTA LE SEGUENTI REGOLE:

• FORMATO STANDARD (MODULO ELETTRONICO)

• SICUREZZA E RISERVATEZZA

• AMBIENTE UNICO ED IMMOBILE AL QUALEACCEDONO GLI UTENTI ABILITATI(COMPILANDO SOLO I CAMPI DI LORO SPECIFICA COMPETENZA)

7° Convegno R.I.B. – Cap Ferrat 3-4/11/2000

VANTAGGI DELLA PERIZIA ELETTRONICA

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

• CONSENTE INTERVENTI IMMEDIATI E TEMPIDI LIQUIDAZIONE CONTENUTI

• REALIZZA LA NORMALIZZAZIONEDI STANDARD E PROCEDURE

• OTTIENE IMPORTANTI ECONOMIE DI SCALARISPETTO ALLE PERIZIE TRADIZIONALI

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LA CERTIFICAZIONE DELLE PERIZIE

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

E’AUTOMATICA

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LA PERIZIA ELETTRONICA

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

• NON E’ UNA TRASMISSIONE ELETTRONICADI DATI

• NON E’ UN FOGLIO ELETTRONICO

• NON E’ UN’ E-MAIL

Il software realizzato per la certificazione del-la perizia è basato su degli algoritmi: eseguecioè una certificazione informatica, una sortadi percorso obbligato che bisogna seguire nelcorso della perizia e che dà determinate ga-ranzie.Vi faccio l’esempio più stupido e più sempli-ce: è quello che il perito, per errore, possaliquidare un importo superiore al capitale as-sicurato, oppure che non tenga conto dellafranchigia o della proporzionale: sono questigli errori più frequenti.Con le verifiche alla base della certificazioneverrebbero completamente evitati questi emoltissimi altri errori.

Quindi la certificazione della perizia informa-tica avverrebbe in modo assolutamenteautomatico mentre il perito la realizza. Inquesta fase il perito è davanti al suo PC, conuna maschera elettronica che a un certo mo-mento, durante l’immissione dei dati,potrebbe bloccarsi. Nessuno può vederlo senon lui in quanto il sistema gli dice ancheperché si è bloccato, consentendogli di torna-re indietro, di apportare la correzione e diripartire. Solo quando il sistema avrà validatopassaggi e contenuti, sarà possibile per il peri-to inviare la perizia, altrimenti la perizia nonparte. Questa è la garanzia di una perizia cer-tificata, e non rifatta da qualcun altro, fermirestando tutti i controlli a campione che ilpool vorrà fare.

Quindi ecco che il perito, attraverso un per-corso guidato, sarà obbligato all’inserimentodi dati corretti e congrui, rispetto non solo al-la polizza e al capitale assicurato, ma ancherispetto al rischio ed al sinistro.

Se noi coniughiamo le diverse esigenze, ab-biamo garanzie sufficienti, perché una voltaverificato rischio, sinistro e polizza, una buo-na parte del percorso è stata realizzata. Nelloschema proiettato, con preghiera di nonguardare le dimensioni in quanto si è enfatiz-zato il nucleo centrale, sono rappresentati ilpool, è rappresentato lo studio peritale, ed èrappresentato il percorso che una periziainformatica dovrebbe fare. La parte centrale,più importante, è stata riservata, evidente-mente, a questo software di gestione dellaperizia che dovrebbe realizzare l’intero pro-gramma. In che modo: il pool, tramite il callcenter, apre il sinistro e normalizza il dato, edil software assegna l’incarico. Quindi il compi-to del call center è di aprire il sinistro e dinormalizzare il dato, il compito del software èquello di assegnare l’incarico con proceduraassolutamente automatica seguendo criteriche poi vedremo, la notifica allo studio perita-le ed infine assegna l’incarico vero e proprio.Una volta che lo studio peritale avrà ricevutol’incarico, dovrà svolgere quella perizia infor-matica di cui abbiamo parlato passandoattraverso la fase della certificazione che ab-biamo illustrato e che caratterizza dettoinserimento dei dati richiesti nel famoso do-cumento che sta sulla lavagna e che consenteo meno alla perizia di partire; gli algoritmi diverifica di cui alcuni, i più semplici, vi ho giàsegnalato, consentono al perito di superareun vero e proprio controllo di qualità e di ot-tenere contestualmente la certificazione dellaperizia. A questo punto la perizia è pronta e,con un semplice clic, diventa disponibile peril pool, che può consultarla.Questo è il percorso che noi abbiamo imma-ginato.

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POOL

Attività sulle Perizie:

•Algoritmi di Verifica

•Controllo Qualità

CA

LL-C

ENTE

R

Studio peritale

Cer

tific

azio

ne

Normalizzazione Dato

SOFT

WA

RE

GES

TIO

NE

PER

IZIE

Notifica allo Studio Peritale

Assegnazione Incarico

Apertura Nuovo Sinistro

SGPElettroniche

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LA CERTIFICAZIONE DELLE PERIZIE

IL PERITO ATTRAVERSO UN PERCORSO GUIDATO E’ OBBLIGATOALL’INSERIMENTO DEI DATI CORRETTIE CONGRUI RISPETTO:

• AL RISCHIO

• AL SINISTRO

• ALLA POLIZZA

E veniamo ai problemi del data-base periti: glistudi peritali dovranno compilare un questio-nario nel quale comunicano la propriacapacità operativa ovvero il numero dei sini-stri che sono in grado di svolgerecontemporaneamente.

Con i dati che vengono comunicati dai periti,viene popolato il database degli studi peritalie gli incarichi, come è già stato anticipato sta-mattina dall’Ing. Ginocchietti, sarannodistribuiti, in modo assolutamente automati-co, secondo il principio dei vasi comunicanti;bisogna infatti riuscire a sfruttare quelle chesono le capacità dei singoli senza sovraffolaredi incarichi studi che non sono in grado poidi svolgerli e lasciando inattivi altri studi cheinvece potrebbero farli.

Il database degli studi peritali, fornisce la di-stribuzione dell’organizzazione degli studiperitali sul territorio. I periti saranno i garantidel collegamento fra le fasi di emergenza, diricostruzione e di prevenzione, perché chiara-mente l’emergenza viene generalmentegestita dalla protezione civile, ma nel momen-to in cui sarà possibile accedere, magariproprio con l’aiuto della protezione civile, iperiti dovranno già essere presenti sul postoper poter iniziare il loro lavoro, avviandoquella che ho chiamato la fase di ricostruzio-ne. Successivamente, in convegni separati,verrà poi svolto un lavoro in appoggio di de-briefing in adiuvandum alla fase dellaprevenzione, rendendo disponibile l’espe-rienza maturata dai periti sul campo. Cosache noi normalmente già facciamo per gli in-cendi, per i furti, per tutti i sinistri dei ramielementari; per noi è una abitudine conclude-re le nostre perizie dando un parere allecompagnie su quanto è possibile fare in ter-mini di prevenzione e miglioramentorelativamente al rischio sinistrato.

Nel database degli studi peritali dovrebberoessere contenute tutte le informazioni anagra-fiche e operative.

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• DATABASE - STUDI PERITALI •

CON I DATI RACCOLTI DALLASCHEDA VIENE POPOLATO IL

DATABASE STUDI PERITALI

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• DATABASE - STUDI PERITALI •

• ORGANIZZATI SUL TERRITORIO

• GARANTI DEL COLLEGAMENTOTRA LE FASI DI EMERGENZA,DI RICOSTRUZIONE E DI PREVENZIONE

• NORMALIZZATI SOTTO IL PROFILOINFORMATICO

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• DATABASE - STUDI PERITALI •

IL DATABASE STUDI PERITALICONTIENE SIA LE INFORMAZIONI

ANAGRAFICHE CHE LE INFORMAZIONI

OPERATIVE

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• DATABASE - STUDI PERITALI •DATI ANAGRAFICI

Oltre ai normali dati anagrafici quali(esempio: Nominativo, Indirizzo, Telefono),

sono di fondamentale importanza:

1) • Regione • Provincia • Comune • Cap

2) • E-mail • N° Cellulare • N° Fax

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• DATABASE - STUDI PERITALI •

GLI STUDI PERITALICOMPILANDO UN QUESTIONARIO

COMUNICANOLA PROPRIA CAPACITA’ OPERATIVA

Quindi, oltre al nominativo, all’indirizzo ed altelefono, sono di fondamentale importanza laregione di appartenenza, la provincia, il co-mune e il codice di avviamento postale. Oltreall’indirizzo e al telefono, risultano necessari,per chi ne dispone, l’e-mail, il numero di cel-lulare e il fax. Con questi dati è infattipossibile organizzare in modo compiuto l’in-tero sistema del database dei periti.

Ma veniamo al problema di come e quantepratiche assegnare a ciascuno studio. E’ lostudio stesso che di fatto segnala la propria ca-pacità operativa, e questo verrà evidenziato dauna dichiarazione, da un’autocertificazionenella quale si dichiara il numero di praticheche ciascun perito e ciascuno studio è in gra-do di gestire contemporaneamente nella suazona operativa: se vuole che gli venga assegna-to un contenitore da cento, mille o diecimilasinistri.

L’autocertificazione non consentirà lamente-le e non potrà creare difficoltà all’interosistema. Ciascun perito comunica, e all’inter-no della nostra associazione questo è già statofatto con dei risultati estremamente positivi,anche il numero dei propri tecnici disponibiliper trasferte operative. Ho visto con interessestamattina la cartina con il numero dei peritisuddivisi per regione, ma quella, purtroppo èuna questione non sanabile, perché a me ri-sulta che in Calabria ci siano dieci, ventiperiti, non ha importanza, ma se succedequalcosa e c’è bisogno di 100 persone, è im-pensabile che ci sia qualcuno che da oggi siorganizzi in attesa che l’anno venturo o tradieci anni sia necessario in Calabria; biso-gnerà quindi che si sposti là ove risultanecessaria la sua opera. Questa ipotesi di cor-

relare la mappa dei rischi con il numero deiperiti presenti ci deve dunque far riflettere intermini di grande flessibilità e mobilità. Risul-terà pertanto fondamentale questadisponibilità per trasferte operative.

Ora veniamo al software di gestione delle pe-rizie elettroniche. Sarà totalmente automaticoe realizzerà in concreto l’assunto auspicatostamattina: nessun intervento umano nell’as-segnazione degli incarichi, salvo casiparticolari che però devono essere segnalatidal pool: potrebbe trattarsi di un grosso ri-schio industriale, di qualcosa di particolareper cui si intende non farlo rientrare nel ciclonormale. In questi casi il pool può benissimorichiedere che i sinistri vengano trattati ma-nualmente o assegnati direttamente. Ilsoftware prevede un sistema che contatta lostudio peritale con una infinità di procedurepossibili: lo può fare via satellite, per cellula-re, via fax, per e-mail.Dipende dall’attrezzatura di cui è dotato cia-scun perito, dipende dalle circostanze (nonsempre è possibile utilizzare il fax soprattuttose ci fossero delle interruzioni di linee telefo-niche); oggi comunque abbiamo tante e talipossibilità che quello che mancherà non saràcertamente la possibilità di comunicare.

E finalmente la certificazione, che è quellache dà la garanzia della qualità del prodotto,almeno entro i limiti correlabili a fatti specifi-ci che sono controllabili con algoritmi.Quindi se lui volesse mandare una perizia“sbagliata”, evidentemente non ci riuscirà inquanto il sistema si blocca e gli segnala il per-ché si è bloccato. Questo è un punto a cuitengo molto: l’errore di sistema è visibile soloall’operatore, al perito. La compagnia, il

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• NUMERO PRATICHE ASSEGNABILI •

E’ LO STUDIO PERITALE CHE SEGNALA:

• IL NUMERO DELLE PRATICHE CHE E’ IN GRADODI GESTIRE NELLA SUA ZONA OPERATIVA

• IL NUMERO DEI TECNICI DISPONIBILIPERTRASFERTE OPERATIVE

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SOFTWARE GESTIONE PERIZIEELETTRONICHE (SGP)

• NESSUN INTERVENTO UMANO NELL’ASSEGNAZIONEDEGLI INCARICHI (se non in casi particolari)

• E’ IL SISTEMA - SGP - CHE CONTATTA LO STUDIOPERITALE, VIA SMS (CELLULARE), FAX, E-MAIL

• LA CERTIFICAZIONE SI BASA SU ALGORITMI CHESEGNALANO AL PERITO EVENTUALI ERRORI

pool, nessuno sarà in grado di vedere una pe-rizia in corso fino al momento in cui il peritonon l’avrà completata ed il sistema l’avrà ac-cettata.A quel punto diventa immediatamente visibi-le e acquisibile dal pool sul sito Web.

Immaginiamo che adesso un perito abbia1000 pratiche assegnabili e 800 pratiche giàaperte: evidentemente ho una capienza di ul-teriori 200 pratiche assegnabili. Supponiamo,invece, che il numero delle pratiche assegna-bili, 1000, sia stato già saturato.

Che cosa succede? Con il principio dei vasicomunicanti, nell’ipotesi in cui il flusso degliincarichi ha saturato al 100% la capacità dellostudio A, automaticamente passa allo studio Bfino a saturazione, e così via.Con quali criteri? Con i criteri di dare semprel’incarico al perito che è più vicino al luogodel sinistro, evidentemente. Questo viene rea-lizzato con quella congiunzione di cuiabbiamo parlato poc’anzi, che metteva in evi-denza la regione, la provincia, il comune e ilCAP. Noi abbiamo fatto uno studio per vederese era meglio utilizzare i CAP o i Comuni: i

Cap sono quelli più conosciuti e più utilizzati,ma sono stati realizzati con delle modalità chea volte lasciano molto perplessi.Ci sono grossomodo 8000 comuni e 4000CAP. Nonostante ci siano città che ricadonosotto uno stesso comune (ad esempio Milano,Torino), lì ci sono più codici di avviamento; cisono invece codici di avviamento che com-prendono più comuni. Quindi anche per lecaratteristiche orografiche del nostro paesesarà molto importante tenere presente che ilprimo perito dovrà avere un CAP identico aquello del sinistro, salvo poi ad estendersi adaltri studi. Questo sistema realizza una distri-buzione automatica ed efficiente dei carichidi lavoro.

Abbiamo realizzato una piantina in cui è pos-sibile vedere i comuni che sono stati colpitidall’alluvione, quella recentissima di ottobre2000: in questo caso abbiamo segnato sullapiantina i comuni che ci risultano essere statiin qualche modo interessati o colpiti (prende-telo naturalmente come un dato provvisorio,perché nemmeno noi siamo riusciti ad anda-re dappertutto).

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N° Pratiche Aperte

800

N° Pratiche Assegnabili

Esempio : 1

N° Pratiche Aperte

1000

N° Pratiche Assegnabili

1000 1000

0 %

100 %

Flusso Incarichi

STUDIOA

STUDIO……

STUDIOX

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DISTRIBUZIONE DINAMICA (VASI COMUNICANTI)ED EFFICIENTE DEGLI INCARICHI

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Periti Associati AIPAI – ANPAIRD – ASSIT - PREAS

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Piemonte – Alluvione Ottobre 2000Comuni colpiti dall’alluvione (dati provvisori)Esempio : 1

Gli omini che voi vedete disegnati sono unaprima proiezione di un database che raggrup-pa i periti delle quattro associazioni. Questo vifa vedere come ad esempio in un certo Co-mune ne siano presenti solo due (laconfigurazione è ancora in fase di allestimen-to). Evidentemente con l‘alluvione che c’èstata e che ha colpito direttamente e pesante-mente il Comune in esame, due periti nonsono sufficienti.

Ecco allora il principio della macchia d’olio:la macchia d’olio è quella che richiamerà pe-riti dai CAP vicini e via via dai Comuni vicini.

Dalle Province confinanti ed al limite della in-tera Regione piuttosto che da più Regioni.Abbiamo evidenziato quindi il Comune, laProvincia, la Regione e, dalla Provincia di To-rino siamo passati a quelle confinanti, Asti,Cuneo, Alessandria...Tutto questo è realizzatoin modo assolutamente automatico con unadistribuzione coerente, rapida e organizzata

L’ipotesi che Vi abbiamo prospettato ha giàoriginato un’iniziativa che sta realizzando unasignificativa sperimentazione applicata ai sini-stri di massa, perché non è immaginabile cheun sistema di questa complessità, nel momen-to in cui si verificherà una calamità naturale,possa andare in onda e, schiacciando un bot-tone, risultare funzionante. Abbiamo dunqueimmaginato di iniziare lo sviluppo della no-stra ricerca e della nostra iniziativa sui sinistridi massa, in modo da essere poi pronti nelmomento in cui avverrà la riduzione dell’u-nità di tempo nella quale i periti sitroveranno ad operare nell’ambito dei sinistrida calamità naturali. Solo con l’adozione diquesti criteri sarà possibile essere già pronti eallenati a far fronte alle necessità di assicura-tori e riassicuratori nel progetto di unacopertura dei danni da calamità naturali. Gra-zie per l’attenzione e sarò a Vs. disposizioneper ogni eventuale maggiore ragguaglio.

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7° Convegno R.I.B. – Cap Ferrat 3-4/11/2000

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

Periti Associati AIPAI – ANPAIRD – ASSIT - PREAS

7° Convegno R.I.B. – Cap Ferrat 3-4/11/2000

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

Periti Associati AIPAI – ANPAIRD – ASSIT - PREAS

7° Convegno R.I.B. – Cap Ferrat 3-4/11/2000

L’organizzazione della Perizia dei danni da Calamità Naturali

Periti Associati AIPAI – ANPAIRD – ASSIT - PREAS

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Quindi vi spiego una tecnica che può andarebene per il mercato: credo che in questomondo attuale la convergenza, la globalità ela tecnologia facciano sì che il mercato nazio-nale non si isoli, ma impari rapidamente adadoperare nuove tecniche. Il primo concettoche vorrei spiegarvi è la tecnica di opzione abase di rischio catastrofale. Essa si fonda sulprincipio che quando abbiamo un portafogliodi rischi ed intendiamo diversificarlo ed intro-duciamo rischi che non sono correlati a rischidel portafoglio principale, possiamo spingerein su il livello di rendita, cioè eleviamo la resadel portafoglio senza che ci sia un incrementodel rischio nella stessa misura. Questa è la co-siddetta frontiera di efficienza: vuol dire piùresa e meno rischio.

Qual è l’attrazione del cat bonds? Perché gliinvestitori si sentono spinti a venire nel nostrocampo assicurativo e riassicurativo, che è uncampo molto tecnico, molto differente dallaBorsa? Perché abbiamo parità di informazio-ne analitica ed offriamo agli investitori glistessi risultati dei modelli analitici che com-priamo da società che da anni hanno servitoil settore assicurativo. Abbiamo quindi un ter-zo polo, analitico, che serve questo mercatodegli investitori, e rende anche equilibrato ilcampo della competitività. Per darvi un picco-lo esempio: Warren Buffet che è capo di“Berkshire Hataway” odia i cat bonds.Ogni anno fa la sua relazione agli azionisti, edice “Quali sono quei dementi di investitoriche comprano i cat bonds? Non sanno un tu-bo del rischio”. Lui nel 1998 ha comprato unlayer del programma CEA, di un miliardo emezzo di dollari. Ha riscosso un premio del9,8%, quindi ha guadagnato 147milioni peravere accettato il rischio, per tre anni, di co-prire l’eccedenza dei danni da terremoto inCalifornia, per oltre i sette miliardi di dollari.

uongiorno, sono molto contentodi essere qui, grazie di avermi invi-tato. Sono responsabile dell’unitàNew Solution della Partner Re, cheè un riassicuratore che opera dal

1993. Siamo forse gli unici veri riassicuratoriinternazionali, in quanto non abbiamo unasede nazionale ma una vera società interna-zionale nella quale lavorano 300 francesi, 200svizzeri, oltre a diversi inglesi ed americani.Abbiamo uffici in Oriente e quattro sedi disottoscrizione, Zurigo, Parigi, New York e Ber-muda.

Faccio una piccola premessa perché mi rendoconto che la tecnica di cui parlo oggi forsenon sarà completamente applicabile alla vo-stra attuale realtà economica. Sto per parlaredi una tecnica bancaria applicata al campo as-sicurativo e riassicurativo. Mi ricordo quandonel 1984 spiegavo al tesoriere di City Bank co-me si fa uno swap: sembrava una cosa moltodifficile, ma ora è storia. Oggi siamo non so aquante migliaia di miliardi di swap e di opzio-ni. Quindi nel mercato la velocità deicambiamenti è davvero notevole. Ho comin-ciato a lavorare nel mercato assicurativo nel1994 a Londra, e proprio in questo campo hovisto la convergenza di tecniche bancarie, in-vestment bank ed operazioni di borsa conl’assicurazione, evolversi a una velocità rapi-dissima.

Oggi parleremo delle obbligazioni a base dirischio catastrofale come se esistessero damolti anni. In questo momento, nell’aftermarket, vengono scambiati cat bonds, cioèobbligazioni a rischio catastrofale, per più diun miliardo di dollari. Considerate che i pri-mi cat bonds sono del 1996. La mia aziendanel 1996 è stata il fautore del primo cat bondper una somma di dieci milioni di dollari.

Le Opzioni “Catastrofali”Mr. Peter A. NikitaidisPartner ReinsuranceCompany of the U.S.

B

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Lo stesso pomeriggio in cui veniva annuncia-to questa sottoscrizione, il valore della“Berkshire Hataway” salì di 400 milioni di dol-lari.Come si descrivono queste opzioni catastrofa-li? E’ l’acquisto da parte di un assicuratore odi un riassicuratore del diritto di un paga-mento di un capitale in cambio delpagamento di un premio anticipato. Il mecca-nismo di attivazione del pagamento è ilverificarsi di un evento catastrofico predefini-to entro un arco di tempo già stabilito,collegato a un indice obiettivo dei danni subi-ti dal mercato. Vediamo ora lo schema di unacat option: gli investitori sono dei sottoscritto-ri di una opzione che viene definita e ridottaad un contratto da un intermediario che puòessere un broker, un ente assicurativo. Ma po-trebbe essere qualsiasi soggetto, perchéqueste sono opzioni over the counter, e per-tanto non sono tutelate e regolamentate. Ilrischio viene analizzato dall’investitore chevende l’opzione. L’intermediario vende lastessa opzione all’assicuratore, paga il premiotrattenendo la provvigione e trasmette il gua-dagno all’investitore.

Quali sono i vantaggi delle cat option? Quan-do si sottoscrivono i cat bonds, obbligazionari,bisogna versare dei soldi, in questo caso inve-ce non si versano soldi, si fa un impegno. Poi icosti sono molto più bassi, ad esempio non cisono spese legali esterne. Quando si fa l’ope-razione cat bond bisogna costruire unasocietà ad hoc che abbia tutte le protezioni:quindi non si tratta di un accordo tra duecontroparti. La rendita degli investitori conun’opzione può essere più bassa perché i co-sti sono molto bassi, forse il cat bond couponpiù economico è costato 3,80; mentre molteopzioni catastrofali sono state vendute a 2,50 ,2,1 ed anche a 2. L’ultimo cat bond in cui so-no stato coinvolto è costato circa 700/800mila dollari; la maggior parte delle spese era-no legali. Adesso per un’opzione abbiamosolo la spesa dell’analisi dei modelli analitici,che oggi potrebbe essere sui 50mila dollari. Ildubbio più grande dell’investitore quandoentra in questo campo assicurativo e calcolase conviene accettare questi rischi, deriva dal-la non conoscenza del settore. Quando si faun’opzione catastrofale essenzialmente si eli-mina il “moral hazard” perché ci sono dei

danni per il settore per i quali non conta lapolitica della società assicurativa. Altra cosa danotare: le informazioni sono trasparenti per icat bonds, c’è parità di informazione per gliinvestitori. Altri vantaggi: sono molto sempli-ci, la documentazione è molto ridotta, concontratti di una pagina e mezza o due pagine,che vengono conclusi per fax. Si opera al te-lefono o per fax, e nel giro di dieci giorni siconclude. Normalmente si manda una bozzadel contratto alla controparte, che lo studiaun giorno o due, e alla società che elabora imodelli analitici, il cui compenso è a carico dinoi operatori ed organizzatori dell’operazio-ne. Poi firmiamo il contratto e, dopo che ipremi vengono scambiati, redigiamo una let-tera conforme all’accordo Isda. Ci sono voluticinque anni per fare questo accordo, in vigo-re dal 1993, e siglato da tutte le banche delmondo. Facciamo una lettera referenziata alnostro contratto, che è legato anche all’Isda.La velocità di esecuzione è elevata: dieci gior-ni al posto di tre, quattro mesi. E’ moltosimile al contratto assicurativo, perché c’è unpremio pagato in anticipo, non è tutelato dal-la Borsa e assicura riservatezza, in quanto icontratti non vengono pubblicati.

Quali sono invece gli svantaggi? Ci può esserel’esposizione al rischio crediti di chi ha ven-duto l’opzione: proprio per questo sullapiazza Newyorchese e a Londra, se il vendito-re ha meno di un indice di rating A, ilcontratto non viene concluso. Oppure si puòpensare di fare anche una lettera di creditopresso una banca, ma il costo crescerebbe diuno 0,50 che potrebbe rovinare l’economiadell’operazione. Quindi questa è una tipicaoperazione che viene fatta tra grosse società.L’altro aspetto da notare è la differenza tra idanni al settore che vengono mostrati dall’in-dice e i miei rischi, i miei danni, che possonoessere maggiori. Se ho una concentrazionedel rischio geografico e del settore non possoessere coperto da un indice che tratta il mer-cato globale.

Ancora svantaggi: non si può controbilanciarein bilancio un’operazione così come se fosseun contratto riassicurativo, in quanto gli entiche tutelano i campi non consentono di rico-noscere questo tipo di agevolazione. Quindiper grosse società che hanno enormi bilanci,

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fare un’operazione da 100 milioni di dollari èirrilevante, mentre per le piccole società nonè conveniente, perché non si potrebbe porta-re la posizione netta in bilancio. Altrisvantaggi: se facciamo un’opzione non indi-cizzata ma legata ai danni veri di una societàspecifica è necessaria la licenza per operarecome ente assicurativo in quel mercato. Se in-vece si opera off shore non c’è controllo inassoluto. Facciamo ora l’esempio di un’opera-zione: compro un’opzione al prezzo 10 evendo a 15, quindi limito il mio rischio a 5,adopero l’analisi modellistica esterna. C’è unaltro fenomeno qui: abbiamo visto negli StatiUniti, in occasione del terremoto nel 1993,che i danni da 3 miliardi dopo 15 mesi eranosaliti a 12,5 miliardi; quindi abbiamo un mec-canismo che fa slittare il tempo della maturitàdel contratto, man mano che l’avvenimentocatastrofale è più grande. Un esempio: noicompriamo da una società un modello che cidice che la perdita matematica attesa sarebbe1.09, noi come investitori possiamo paragona-re questo rischio ai nostri investimentiquotidiani: questo è lo slittamento. Se abbia-mo avuto un uragano che ha fatto 8 miliardidi danni allora la maturità del contratto slittafino a un anno.

Prendiamo altre operazioni che sono staterealizzate: quella delle alleanze è molto inte-ressante. Non si tratta di un’opzionecatastrofale, bensì di un’opzione sulla capa-cità catastrofale, in quanto qui l’alleanza èdisposta a pagare 0.49 per tre anni, e se l’e-vento effettivamente si realizza, se si subisceun danno oltre x, allora il sottoscrittore del-l’opzione è obbligato a rendere la capacità,quindi rimane a rischio per tre anni. Se poisupera un altro grado di rischio, definito intermini di danni o perdita all’alleanza, per al-tri tre anni deve essere disposto a sborsare isoldi dei danni.

Guardiamo ora le opzioni catastrofali nonpubblicizzate: anche questo è un vantaggio,perché se si sottoscrive un’operazione obbli-gazionaria in venti, ognuno sa chi sono glialtri sottoscrittori, mentre la cat option è com-pletamente riservata, non c’è alcuna forma dipubblicità. È interessante notare che, dopo ilcrack del 1998, i mercati erano molto diso-rientati. Abbiamo parlato con un operatore di

Borsa e gli abbiamo detto che l’ultima voltache questo rischio si è verificato, eravamo nel1814, a Saint Louis ed ecco che lui decide dicomprarlo. Ci sono degli operatori in questocampo, i borsisti, i cow boy della sala cambi,che comprano tutto.Chi sono gli investitori nei cat bonds? Sonogli stessi identici investitori delle cat options,normalmente enti assicurativi, banche d’inve-stimento, gestori di grossi fondi, grossiassicuratori di rischi vita. Qual è la loro moti-vazione? Se io ti dò l’analitica che dimostrache il rischio è, ad esempio, l’1%, cioè unaprobabilità dell’avvenimento in cento anni,esso può essere paragonato ad un’obbligazio-ne classificata dalla S & P’s BB; allora possofare un paragone tra questi due rischi che so-no matematicamente uguali, ma mentrequello della Borsa lo tratto da anni, ho fidu-cia, questo è un nuovo campo e se mi dannotre quattro volte quello che prendo per il ri-schio molto familiare, allora prendo quello.Tre o quattro volte la rendita su cat bonds ecat options in paragone con i rischi delle ob-bligazioni nazionali.

Qual è la motivazione principale dell’investi-tore? Molti investitori sono solo spintidall’idea delle grosse somme di liquidità,guardano il paragone tra qual è la resa tral’obbligazione della categoria BB e le opzionie obbligazioni catastrofali. Se mi danno trevolte per lo stesso rischio, lo compro, e quan-do mi danno due e mezzo lo vendo. Quindivogliono liquidità, anche i grossi fondi. Le catoptions vengono eseguite tra questi grandioperatori che già capiscono le obbligazionicat e sono disposti a operare per importi mi-nori. Oggi riscontriamo la securitization doveci sono concentrazioni di grossi rischi, in Ca-lifornia, Florida, Francia, Inghilterra,Giappone, e recentemente anche Monaco,poiché lì si possono fare benissimo questeoperazioni.

Quali sono i rischi addizionali che non abbia-mo già affrontato? Tempo: è un mercato datre miliardi di dollari, partito da zero due an-ni e mezzo fa. Volumi: ci sono stateoperazioni fatte in Australia o negli Usa se-condo indici elaborati con dati che vannoindietro di 80 anni, unendo tempo e volumedella raccolta per linee aeree perdute o inqui-

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namento marino. Ci vogliono dieci anni didati, informazioni correnti, e anche altri studise sono disponibili. In conclusione, le opzionicatastrofali sono efficienti, costano meno del-le obbligazioni, non sono tutelate da entigovernativi, se si opera off-shore si può farequello che si vuole, completamente in libertà.La disponibilità di modelli analitici più robu-sti favorisce questa tecnica. Noi crediamo chealtri tipi di rischi, oltre le cat, saranno soggettia questa tecnica, e nonostante i banchieri diWall Street siano i leaders, credo che anche ibroker possano giocare un ruolo molto im-portante.

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commissione debba fare riferimento a deipremi che devono avere un senso a livello dimercato. Abbiamo sentito anche alcuni com-menti da parte dei deputati presenti chehanno parlato di obbligatorietà assicurativa edi come la stessa possa attuarsi. Una di questepossibilità, di questi modi in cui l’azione sipuò svolgere, non necessariamente l’unicama certamente conseguente a tutto quelloche è stato detto ieri, è quella di continuare afare l’estensione catastrofale liberamente,senza nessuna legge.

Invece la soluzione che si profila è di questogenere: una soluzione di servizio, svolta dallecompagnie di assicurazione in Italia, appog-giate e riassicurate dai loro riassicuratori, equesta azione dovrebbe essere soddisfacenteper lo Stato perché privatizzerebbe le cata-strofi. Lo Stato in parte si vedrebbe sollevatoda alcuni dei suoi oneri imprevedibili ai finidell’assicurazione, e da parte dei riassicurato-ri questo servizio sarebbe prestato a un prezzoche deve essere remunerato almeno per il co-sto del servizio.

Attenzione: mentre gli assicuratori hanno unvero e proprio impegno nei confronti dellasocietà nella quale operano e i riassicuratorinei confronti dei propri clienti, la formazionedi un consorzio di assicuratori e di riassicura-tori può comportare diverse forme di mettersiinsieme. Nel consorzio, per esempio nel poolinquinamento, gli assicuratori e i riassicurato-ri sono insieme. Cosa fanno? Si fa uno statuto,si decide quali sono gli organi di questo entee si decide quale meccanismo adottare peroperare di comune accordo in un determina-to settore e per soddisfare il servizio che si èimpostato.Per quanto riguarda la normativa Antitrust, viè noto che la legge istitutiva del Pool dovreb-

uongiorno a tutti. Quello che ab-biamo sentito ieri è stato entu-siasmante, ovvero ascoltare il risul-tato di tre anni di lavoro impor-tanti, impegnativi, raccontati in

sintesi massima da coloro che ne sono statiprotagonisti. Intendo congratularmi con Car-lo Spasiano e con tutti gli altri responsabilidelle Commissioni per il lavoro che è statofatto, che è stato importante, serio e ap-profondito.La Swiss Re, in Italia, è un po’ l’erede dellastoria dell’Unione Italiana, anche se qualchevolta, come ha fatto notare ieri il Dott. Panze-ri, quest’eredità che noi come Swiss Reabbiamo raccolto dall’Unione italiana è l’ere-dità anche del servizio alla clientela, almercato. Erede dell’Unione Italiana e di tuttii famosi consorzi, alcuni dei quali sono anco-ra in vita. Io sono il presidente del poolatomico, piccolissimo ma che ha ancora unsuo senso nel panorama internazionale.

C’è poi un pool aeronautica che ha fatto tan-to, ha fatto la storia dell’assicurazioneaeronautica in Italia; ancora oggi è presso dinoi una concentrazione di know-how, proprioper la storia e il passato del consorzio aero-nautico. C’è un pool inquinamento di cuimolti di voi sono soci. Non è detto che tuttoquello che è consorziato in qualche manierasia qualcosa di minore o quasi uno scarto incui le compagnie non vogliono investire, eche non vogliono impegnarsi a gestire: inrealtà a volte il consorzio è necessario, perchébisogna, in quel determinato contesto, creareuna capacità oppure un’esperienza specifica etecnica, che insieme possano esprimere ilmassimo del mercato. Abbiamo già visto ieri,nella relazione dell’Ing. Ginocchietti, che èindispensabile che i sinistri siano gestiti insie-me, che la tariffa elaborata nell’ambito della

Assicurazioni CatastrofiNaturali - Il Consorzio di Riassicurazione

Dott. Gianfranco De GiustiSwiss Re Italia S.p.A.

B

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be consentire di superare il vaglio dell’Autho-rity. Aggiungo, in base alla nostra esperienzache non c’è nessun pool, anche di quelli esi-stenti attualmente (quindi non costituiti perlegge ma per statuto privato) che sia stato fi-no ad ora multato o fermato nella sua attivitàda parte dell’Antitrust. Credo che questa siauna notizia importante, perché le motivazioniche sono state apportate a Bruxelles, anche sea un costo esorbitante, non hanno prodottoreazioni negative nell’ambito della regola-mentazione europea. Noi ci siamoautodenunciati come gestori del pool e la no-stra autodenuncia si è fermata nei meandri diqualche burocrazia.

Un consorzio di assicuratori e/o di riassicura-tori non è l’unica soluzione, potrebbe esserciuna società di servizi costituita ad hoc che po-trebbe incaricarsi della gestione delle varieattività che ieri sono state illustrate. Oppureuna società di proprietà ANIA. Questo l’hodetto perché me l’hanno suggerito ma nonsono tanto convinto che l’ANIA sia votata aquesto tipo di attività come tale, e non credonemmeno che ne abbia le strutture. Certo tut-to si può fare e qualora le società italianedecidessero di affidare all’ANIA questa gestio-ne penso che l’associazione cambierebbefaccia e, in una certa misura, verrebbe trasfor-mata.

Dobbiamo accettare questi tre tipi di possibi-lità di gestire l’estensione catastrofale dellepolizze incendio; direi che ce ne sarebbe soloun’altra che sarebbe a mio avviso la più per-corribile e cioè che una società, possibilmentedi riassicurazione, gestisse il lancio di questaattività e avesse la possibilità di assumersi i ri-schi e di distribuirli in riassicurazione, perchéda qualche parte i rischi dovrebbero fermarsi.Ma ciò non è possibile, perché non esiste piùun riassicuratore nazionale. I riassicuratoriche operano in Italia sono tutti stranieri e ob-bedienti, in certa misura, a delle logiche chenon sono tipiche del mercato italiano, ma diquelle del profitto. Entriamo nel dettaglio: insostanza, è chiaro che quando si forma unpool o consorzio, che è la stessa cosa ai fini diquesta conversazione, dovranno esserci degliorgani che dovranno essere costituiti in que-sta forma. Ci dovrà essere quindiun’assemblea, composta da tutti i soci. Questo

organo nominerà un comitato direttivo chediventerà il comitato di direzione di questopool. Da chi sarà composto? Suppongo chesarà composto dai membri più autorevoli, dal-le società che hanno offerto maggiorecapacità, dai grandi gruppi e dalle maggioricompagnie. A quel punto ognuno dovrà di-chiarare il proprio gioco e dovrà dire qual èla capacità che mette a disposizione del pool.

La capacità, come tutti ben sapete, è una fun-zione del costo: se il prezzo a cui si compraquesta capacità è un prezzo adeguato, se neesprimerà di più, se il prezzo è basso se neesprimerà di meno. Il collega della PartnerRe ieri ha accennato molto bene al possibileintervento in questo contesto del mercato fi-nanziario. I mercati finanziari possono faretante cose ma le cifre coinvolte in quel tipo disoluzione sono cifre che nemmeno lontana-mente si avvicinano a quelle che sono leesigenze di una copertura in Italia. Si trattainfatti di una copertura parzialmente limitataai suoi edifici, agli edifici privati che noi stia-mo studiando, che tuttavia prevede delleesposizioni assolutamente fenomenali che sidevono gestire anche così. Ricordo che unodegli esempi migliori, più attinente alla realtàitaliana, non è tanto quello francese, perchéla Francia è un paese molto più ordinato ecentralizzato del nostro, dove le cose si fannoperché si obbedisce alle direttive. In Italianon obbedisce nessuno e pertanto è moltopiù adatta per noi una soluzione a strati, co-me quella che è stata istituita per laCalifornia, dove le compagnie si sono consor-ziate per sottoscrivere la riassicurazionecatastrofale.

Quindi vuol dire che pure gli americani, chesono i più severi, i più ligi in merito all’Anti-trust, hanno consentito alle compagnie diconsorziarsi per questo determinato tipo di ri-schio. Come è stato fatto il pool? A strati: c‘èuno strato i cui le compagnie offrono la pro-pria capacità netta, c’è uno strato in cuioffrono la loro capacità lorda, in altre parolela loro capacità riassicurata, c’è infine unostrato di mercati di capitali. Non pensiamo ditrovarci di fronte a delle cifre astronomiche,stiamo parlando di sei miliardi di dollari: do-vremo poi vedere perché a un certo punto lerisorse, i premi che si possono mettere a di-

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sposizione per questo tipo di coperture, sonopremi che possono comprare tanto.Mentre stiamo parlando i prezzi stanno au-mentando, come quando si cerca casa. Seavessimo comprato una copertura un anno fal’avremmo pagata probabilmente la metà diquello che pagheremmo se la facessimo l’an-no prossimo. Cosa dovrebbe fare il comitatodirettivo? Decidere le linee guida e studiare letariffe. L’ing. Martinuzzi ieri ci ha fatto vederel’approfondimento, la serietà, l’importanzacon cui questo studio è stato fatto.

Certamente nell’ambito delle tariffe a nessu-no sfugge quanto rilievo di tipo politico ci siaal di là dell’aspetto tecnico, ma questo è untema che dovrà essere affrontato in altra sede.La gestione dei sinistri è stata veramente bencalibrata, il progetto del call center è stupen-do e penso che se riusciremo a realizzarlosarà un esempio per tutto il mondo, al puntodi augurarmi che si verifichi un sinistro perdimostrare la nostra capacità operativa.Poi c’è la retrocessione: vuol dire che qualcu-no ci deve fornire una capacità esterna alnostro Paese, perché nessun Paese si equilibraal suo interno, non ha cioè le risorse di capa-cità e di premi sufficienti per equilibrare unacatastrofe naturale di grandi dimensioni.Quindi questa capacità bisogna andarla acomprare fuori con i premi che stabiliremoper questo settore e che saranno quel che sa-ranno. Qualcuno ha detto il 50% dei premiincendio, chi il 100%.

Io non sono d’accordo, mi sembra che i duepremi debbano essere completamente diversie distinti in quanto noi dobbiamo esprimereun premio sufficiente a “comprare” al di làdelle nostre capacità nette, che comunque de-vono essere remunerate, le capacità cheesistono in giro per il mondo. In giro per ilmondo abbiamo visto i tipi di prezzo nellaforma aggregata; non stiamo parlando infattidi un sinistro, ma di un consumo, cioè delconsumo annuo che questo aggregato deveoffrire. Ciò significa che quanto più consumo,tanto più pago. Quello di stabilire un prezzosarà un compito immane, sul quale dobbiamoimpegnarci al massimo e sul quale dobbiamostare molto attenti perché non essendoci unriassicuratore nazionale, il riassicuratore in-ternazionale non può dare una capacità a

prezzo basso o a prezzo di servizio per poi ri-manere senza la capacità che deve offrire aprezzo commerciale. Ciò nondimeno non bi-sogna rinunciare allo spirito di servizio che lesocietà di riassicurazioni internazionali conbase in Italia hanno e continueranno ad ave-re.Detto tutto questo, la Presidenza coordina ov-viamente il Comitato Direttivo. Questi gliorgani del pool che mi sembrano abbastanzachiari. Vediamo qualche cosa di più sulla Se-greteria che dovrebbe essere costituita. Tutti ipool che si rispettano hanno una segreteria, aservizio dei soci. Prima di tutto indica le tarif-fe a premio puro, formula la struttura dellaretrocessione e del relativo collocamento.

C’è un aspetto su cui mi piacerebbe aprireuna discussione: penso che sottoscrivendo af-fari esteri potremmo svolgere un’attività conmaggiore e migliore equilibrio della nostra at-tività di acquisto. Saremmo dei compratori daun lato, ma saremmo anche venditori di capa-cità e, per esempio, può darsi che la capacitàche le compagnie italiane hanno messo inmano al pool per i rischi italiani potrebbe es-sere utilizzata per i rischi giapponesi chesicuramente non cumulano con quelli italia-ni. In questo modo incasseremmo due premiper la stessa capacità, così raddoppieremmo inostri premi, ma anche le nostre possibilità disinistro. Potrebbe essere un’idea, da nonescludere a priori. Sempre questa segreteriadel pool avrebbe l’amministrazione finanzia-ria. Certamente è una società di gestione, diservizi, non è una società di assicurazioni oriassicurazione. Abbiamo anche detto che lasegreteria non potrà non essere coinvolta ne-gli avvenimenti più importanti: i sinistri, irischi da assumere.

Può infatti avvenire che i più grandi assicura-tori si trovino nella necessità di prendere acarico dei rischi grandi quando la capacità delpool, in quel determinato momento, è esauri-ta, che si debbano fare delle accettazioni ditipo speciale. In quei momenti si deve lavora-re costantemente su tutta una serie dieccezioni che soltanto coloro che sono com-petenti possono veramente dirimere edecidere. Quindi la segreteria avrà un compi-to particolarmente importante, difficile eimpegnativo, perché dovrà essere anche l’ar-

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bitro della situazione di questo sistema chedovrà girare bene. La distribuzione del ri-schio: come si fa? La legge dovrà prevedereche il consorzio sia obbligatorio, quindi tuttele compagnie che operano in Italia, anche inlibertà di prestazione, anche in libertà di ri-sposta, devono far parte di questo club. Poibisognerebbe distinguere tra coloro che sonosoci e coloro che sono soltanto cedenti, per-ché io potrei essere una compagnia che operain Italia in libertà di prestazione ed emetten-do una polizza e l’appendice relativa, cedoobbligatoriamente, se così è previsto dalla leg-ge, al pool, del quale però non sono socio.

Il mercato assicurativo diretto emette l’appen-dice. Vengono cedute queste polizze al pool,o meglio i premi relativi, vengono ceduti alpool. Il pool gestisce il consorzio e all’internodi questo fa affluire tutti questi premi. Poi bi-sogna decidere come ridistribuirli. Deveridistribuire per equilibrare tutto il sistemadella cessione o deve ritornare indietro quelloche ha ricevuto. Con quale criterio? Per esem-pio potrebbe essere il criterio dei premi: laRas ha ceduto mille lire e io le restituisco mil-le lire meno il costo.

Ci dovrà essere un’assemblea o all’interno diquesta un gruppo di lavoro che dovrà decide-re come fare. Oppure per quote cedute; cisono questi aspetti che vanno in qualche ma-niera approfonditi. Oppure per capacitàofferta: io sono una compagnia piccola cheha potuto però avere accesso a un numero dipolizze elevato in una determinata parte delpaese, le cede al pool e non le rivuole indie-tro. Come vedete le variabili possono esseremolteplici, ma per oggi possono bastare.

Grazie.

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Riguardo le esigenze scaturite dai bisogni evi-denziati, Europ Assistance ha proposto adANIA la costituzione di un Call Center Cata-strofale.

Modalità operative

Il progetto prevede la costituzione/gestionedi un Call Center dedicato al processo di li-quidazione sinistri catastrofali.La scelta della liquidazione dei sinistri attra-verso il Call Center è quella della liquidazioneper via telefonica dei sinistri con un importocontenuto andando a coordinare una rete diperiti e supervisionando l’attività di liquida-zione riducendone tempi e costi.

La localizzazione del Call Center è da consi-derarsi all’interno dell’area milanese.Si prevede la costituzione da parte di Eura diun presidio operativo che garantisca il proces-so di liquidazione dei sinistri, partendo dalladenuncia telefonica fino alla liquidazione.

Plus del Call Center-centro liquidazione cata-strofale:

A) Estrema facilità per il soggetto colpito dal-la calamità di entrare in contatto echiedere informazioni a personale dedica-to.

B) Centro liquidazioni raggiungibile con unasemplice telefonata (totalmente gratuita)che permette di interagire con operatoriespressamente formati sull’evento e sullemodalità di liquidazione.

C) Affidamento e liquidazione on line delleperizie esitate (fino ad un importo massi-mo da concordare, oltre il quale la

Introduzione

l Governo ha allo studio da tempo undisegno di legge che prevede l’introdu-zione di una assicurazione contro lecalamita naturali, assicurazione che co-pra persone fisiche o giuridiche che

sottoscrivono una polizza contro il rischio diincendio dei fabbricati.

Non una assicurazione obbligatoria, ma conl’obbligo di estendere la polizza incendio an-che ai danni che possono derivare da eventicatastrofali quali terremoti, maremoti, frane,alluvioni inondazioni o eruzioni vulcaniche(condizione essenziale è che per questi eventivenga dichiarato lo stato di emergenza/cala-mità).L’obiettivo è di poter contare su strumentipiù incisivi sul fronte della prevenzione e dipoter gestire con massima efficacia a calamitàavvenuta le problematiche derivanti da eventicatastrofali contando sulla attivazione di unastruttura operativa ad hoc.

In virtù delle esigenze di cui sopra, l’Ania ciha chiesto di predisporre uno studio di fattibi-lità sulle possibilità di costituzione di un callcenter catastrofale.

Il progetto prevede la costituzione/gestionedi un Call Center dedicato al processo di li-quidazione sinistri derivanti da eventicatastrofali.

La scelta della liquidazione dei sinistri attra-verso il Call Center è quella della gestione pervia telefonica dei sinistri andando a coordina-re una rete di periti e supervisionandol’attivià di liquidazione riducendone tempi ecosti.

Il “Call Center”per i Sinistri Catastrofali

Dott. PiergiuseppeScoglioEurop Assistance S.p.A.

I

liquidazione e la gestione del dossier passaad una struttura esterna che si occuperàanche dei casi particolari).

D) Presenza di una duplice Centrale operati-va (grazie a Hd e Sw dedicati vede einteragisce contemporaneamente su tuttoil DB del C.C.) capace di avere i seguentivantaggi: pluralità di sedi che permettonodi avere garanzie anche in caso di disasterrecovery.

La presenza di due sedi operative, sia in ter-mini di funzionamento della struttura che disicurezza dei dati, è ancor più importante sesi dovessero considerare aspetti catastrofaliche potrebbero colpire anche Milano.

Flussi operativi

1) Dichiarazione stato di calamità.

L’ANIA a seguito di dichiarazione dello statodi calamità naturale, attiva il Call Center perla ricezione delle chiamate di denuncia di si-nistro.

Lo stato di calamità deve essere pronunciatodagli organi istituzionali, cui seguirà la richie-sta di attivazione da parte dell’ANIA del CallCenter catastrofale. La struttura operativa deve attivarsi entro leseguenti 72 ore (cui seguirà l’operatività delNumero Verde).I data base contenenti tutti i dati delle polizzedelle zone sinistrate e dei periti da coinvolge-re ci verranno forniti dall’ANIA

2) Veicolazione tramite Media (televisioni, radio,affissioni) del Numero Verde dedicato.

Gli organi preposti, dichiarato lo stato di cala-mità, provvederanno a pubblicizzare ilNumero Verde dedicato per la denuncia deidanni agli enti assicurati.Le persone interessate dovranno far perveni-re al Numero Verde le denunce.Il Numero Verde farà da catalizzatore per lechiamate relative alle denunce di sinistro.

3) Flusso chiamate verso Call Center, da parte degliassicurati, contenenti la denuncia.

L’operatore ricevuta la chiamata, collegando-si al data base, si attiverà a gestire l’anagraficadel chiamante (completa di indirizzo dell’im-mobile e recapito del sinistrato).

Prioritario per l’operatore sarà individuare sel’immobile è assicurato.Compito dell’operatore sarà quello di daresupporto ai sinistrati, fornendo ausilio riguar-do la richiesta di perizia sull’immobilesinistrato.L’operatività del Call Center sarà disponibilesette giorni su sette dalle ore 8.00 alle 22.00,nulla toglie che si possa realizzare una opera-tività 24 ore su 24.

4) Front line recepisce la denuncia telefonica.

L’operatore individua a video l’esistenza dellapolizza nonché il diritto del chiamante allaprestazione; infatti si prevede una schermataove sono indicati gli estremi identificativi del-l’immobile e del titolare della polizza(eventualmente anche le condizioni contrat-tuali in essere). Ogni condomino èlegittimato alla denuncia di sinistro.Si aprirà il file relativo alla denuncia regi-strando l’anagrafica ed individuandol’immobile.Tramite data base viene individuato il perito.Viene verificata l’effettiva disponibilità del pe-rito a recarsi sul luogo e ad effettuare laperizia.

Contemporaneamente il sistema provvederàall’istruzione del dossier che verrà poi tra-smesso (via fax o corriere ) alla Prefettura perdare al sinistrato la conferma della avvenutadenuncia e l’individuazione del perito com-petente.

5) Attività peritale.

Il singolo perito, tramite e mail o altro mezzo dicomunicazione, provvederà a recepire l’incari-co e ad espletarlo. Redatta la perizia provvederàad inoltrarla al Call Center che provvederà aliquidarla secondo gli estremi operativi.

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Il perito si avvarrà di strumentazione informa-tica sia hd che sw che lo metterà in grado direalizzare e trasmettere perizie nel più brevetempo possibile. Grazie al ruolo di coordinamento e controlloda parte del Call Center sulla rete peritale sipuò avere un controllo e un monitoraggio de-gli incarichi, dei tempi di perizia e dellacompletezza della documentazione. Il risulta-to si traduce in criteri di razionalità eottimizzazione dei tempi. Grazie ad un Call Center con operatoriespressamente formati si possono ottimizzarei tempi d’intervento e soddisfare le sempremaggiori richieste che si riceveranno.

6) Liquidazione perizia da parte del Call CenterCatastrofale.

Il Call Center ricevuto l’esito della periziaprovvederà direttamente a liquidarne l’impor-to. Qualora l’importo sia superiore alla cifraconcordata o vi è contestazione sul danno, lapratica passerà ad una struttura ad hoc: PoolManager (al di fuori del controllo della strut-tura operativa del Call Center).Se vi è accordo tra le parti, verrà attivata laprocedura di liquidazione.

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zare edifici industriali in grado di resistere aiterremoti e, negli ultimi 20 anni, i vari buil-ding codes sono stati tutti aggiornati in basealla moderna scienza delle costruzioni. Que-sti building codes adottano ovviamente tutti ilprincipio che si deve innanzitutto salvaguar-dare la vita umana, permettendo alcuni dannistrutturali e più ingenti danni non strutturali.Ad oggi, i vari building codes dedicano soloun’attenzione marginale alla protezione deimacchinari e degli stock, che però possonocausare gravissimi danni diretti ed indiretti aduno stabilimento ed in cascata ad una corpo-ration.

Vediamo come FM Global investe le risorseingegneristiche per minimizzare i danni indu-striali causati da un evento sismico: dapprimaquantifichiamo la probabilità di un evento si-smico “rilevante”, ossia, se da un’analisipuntuale, location per location, si evince cheesiste un’elevata probabilità che un forte ter-remoto (Richter >6) possa colpire un sitodurante la sua vita economica (70 anni o me-no). Concluso che un sito è esposto ad unrischio sismico rilevante, si deve:

• Identificare le “carenze” sia strutturali chedi macchinario, impianti o stock

• Quantificare tali “carenze” con previsionedel danno

• Raccomandare i necessari miglioramenticon costo/benefici.

Nel contempo, quantifichiamo il danno eco-nomico che lo stabilimento e la corporatesubiranno in caso di sisma rilevante.

Attenzione, anche quando la copertura deldanno sismico è esclusa, un sito industrialepuò lo stesso subire ingenti danni causati dal-l’evento sismico ma che ricadono sotto le

a FM Global lavora esclusivamenteed è leader nel settore di nicchiadei grandi rischi industriali, e cre-de fermamente nella possibilità diprevenire i sinistri e/o minimizzare

la loro magnitudo; per questo investe la mag-gior parte delle proprie risorse nell’ingegneriadella prevenzione, con un lavoro fatto sia a li-vello corporate, dove si sviluppano lepolitiche di risk management, sia soprattuttoa livello stabilimento, dove è il rischio.

Dei 2000 ingegneri in FM Global, ben 1200lavorano sul campo a tempo pieno nella pre-venzione.

Questo approccio, che è ben noto nella pre-venzione incendi, viene applicato anche allecalamità naturali. Prendendo, tra le calamitànaturali, la copertura assicurativa del rischiosismico, esso è stato in passato consideratodalle grandi corporation essenzialmente unmezzo finanziario per gestire questo rischio.L’aumento del costo assicurativo e la spessoinadeguata capacità disponibile aiuta il ns. ap-proccio preventivo e molte corporationstanno considerando sempre più cost effecti-ve migliorare la qualità del rischio piuttostoche solo affidarsi alla copertura. Quindi, nonsolo più pensare alla FM Global come l’assicu-razione che deve unicamente risarcire ilrischio, ma come un consulente che aiuti an-che a rimuovere o, ove non possibile, aridurre il rischio e quindi il danno in caso diun evento.

Chi, come me, si occupa di ingegneria dellaprevenzione sinistri industriali, sa che oggi siha una buona conoscenza dei terremoti, deiloro effetti e dei potenziali danni.

Sappiamo che si possono progettare e realiz-

Le Misure di Prevenzioneper il Rischio Terremoto

Ing. DaniloGiraudoFM Factory Mutual Insurance Company Ltd.

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tradizionali coperture incendi e rischi acces-sori. Questo, per sottolineare che quando unsito è in zona a rischio sismico rilevante, dob-biamo sempre e comunque ingegnerizzare ilrischio sismico.

Usiamo l’esempio degli impianti di spegni-mento ad acqua, che rappresentano la basedella protezione rischi incendi. Gli impiantiantincendio, seppur molto importanti, sonoper loro natura molto sensibili al rischio si-smico. Per un impianto antincendio nuovoin zona sismica, esso deve essere in grado diresistere ad un sisma che ovviamente non di-strugga l’edificio in cui è installato. Per unimpianto esistente, data la relativa complessitàdi migliorare le prestazioni di un vecchio si-stema sprinkler, bisogna eseguire un’analisicosto/benefici per vedere se è economica-mente conveniente eseguire un retrofitting.

I parametri fondamentali da considerare inquesta analisi sono:

1. Un’eventuale perdita d’acqua causerà ungrande danno H2O

2. Vi è una grande probabilità di avere un in-cendio dopo o durante un terremoto.

Il terremoto di Northridge, che ha colpitouna zona ad alta concentrazione di impianti“HPR”, ossia altamente protetti, ci ha permes-so di verificare che gli impianti realizzatisecondo la più recente normativa sismica nonhanno subito danni.

In un esempio che ho personalmente seguitoqui in Italia per un grande gruppo automobi-listico in zona altamente sismica ha indicatoun costo extra inferiore al 10%.

Che il rischio sismico sia coperto o no dallapolizza, ingegnerizzare un rischio industrialein zona sismica significa analizzare in detta-glio anche altre problematiche moltoimportanti:

• Liquidi infiammabili• Gas • ecc.

Se poi analizziamo un rischio industriale in

zona sismica in cui vi sia una copertura del ri-schio sismico, l’approccio FM Global è:

• Studio del suolo• Studio dell’edificio• Analisi in situ dettagliata• Sviluppo di un MPL

Per quanto concerne lo studio della strutturasi cerca di assimilare il comportamento dell’e-dificio in esame con delle strutture tipo omodelli, distinti per:

• Materiale di costruzione• Modello di resistenza al carico laterale ap-

plicato nel progetto.

L’esperienza degli ultimi terremoti in North-ridge, Kobe, Malesia, Turchia ha confermatoche un’analisi di dettaglio in situ può far ladifferenza in termini sia di danno diretto masoprattutto di danno indiretto e di contin-gency BI di gruppo.

Un corretto fissaggio dei macchinari ed im-pianti più vitali è fondamentale perminimizzare la fermata produttiva. Particolareattenzione deve essere dedicata a:

• HVAC (air handling, air conditioning)• Electrical (transformers, cabinets, blindo,

chillers)• Mechanical (pumps, boilers, compressors).• Production equipment (presse, robots, li-

nee saldatura, linee verniciatura,convogliatori)

• Process equipment (water treatment, tanks,piping).

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Questa cifra viene valutata ubicazione per ubi-cazione e rimane la base di ogni altravalutazione. Infatti un sisma in genere coin-volge aree di vaste superfici. Ragion per cui vavalutata la somma di tutti i danni possibili,per giungere alla valutazione del cumulo/ag-gregato. Ciò è particolarmente significativo inzone ad alta concentrazione industriale comela California.Il concetto usato è “aggregate forseeableearthquake loss” e tale parametro viene deter-minato con il supporto di modelli matematicicomputerizzati. Con l’aiuto di tale modelloviene determinato il AFEL per cliente, e taledato costituisce la base di assunzione e alloca-zione di capacità per singola ubicazione.

Tale valutazione viene poi estesa alla sommadi clienti ed ubicazioni assicurate nella stessaarea geografica per monitorare l’esposizioneglobale dell’azienda.

Questo modello matematico computerizzatosi fonda su una serie impressionante di dati ri-guardanti geologia e morfologia del terreno edel territorio, nonché dati riguardanti sismiprecedenti. Tale modello è in effetti disponi-bile sul mercato ma richiede un alto livello dipersonalizzazione, in quanto molti parametridevono essere definiti in funzione dell’utiliz-zatore e del tipo di valutazioni necessarie e/orichieste dall’utilizzatore.Come ogni modello matematico/computeriz-zato, esso propone dei risultati validisolamente se i dati ed i parametri di utilizzosono validi e pertinenti.Ed in tale ottica si inquadrano perfettamenteed in maniera critica e vitale le valutazioni ef-fettuate dai nostri tecnici a seguito dei lorosopralluoghi e valutazioni di rischio a livellodi edifici, parti di edifici, macchinari, proces-so, potenziale interruzione d’esercizio….

a nostra azienda è nota sul mercatomondiale per la capacità di valuta-zione tecnica dei rischi e per lapropria abilità nel correlare qualitàdel rischio e costo del trasferimen-

to del rischio. Appare quindi doveroso fornirealcuni cenni in proposito.

Abbiamo visto quanto sia fondamentale esse-re preparati ad affrontare i rischi sismiciattraverso misure strutturali/impiantistiche,ma abbiamo anche capito che è spesso impos-sibile dimensionare tali strutture/impiantiper l’evento massimo. Ne viene quindi un’ul-teriore conferma che un buon programma diprevenzione/protezione sia il naturale com-plemento di una polizza assicurativa. Il primoelemento ha la funzione di assorbire eventi di“alta frequenza-bassa intensità” ed il secondodi prendersi carico di eventi di “bassa fre-quenza ed alta intensità”.La nostra azienda inquadra la propria politicaassuntiva in tale precisa ottica.

La matrice americana della nostra azienda, fasi che la nostra struttura di esperti risieda inCalifornia, paese in cui l’alto grado di sismi-cità si associa ad un’alta concentrazioneindustriale, aumentando quindi i fattori di ri-schio. Il gruppo di tecnici che opera in talearea utilizza lo strumento del sopralluogo tec-nico. Vengono valutati sul posto leconseguenze di un sisma su edifici, impianti,macchinari, magazzini, servizi ed il potenzialedi interruzione d’esercizio. Tali valutazioni so-no poi corredate da una traduzione delrischio in termini monetari. Tra esse spicca la valutazione del p.m.l. cheviene effettuata assicurando che vi sia il 90%di probabilità che il danno sia inferiore oduguale alla stima.

Le Misure di Prevenzioneper il Rischio Terremoto

Ing. PaoloG. MarchiFM Factory Mutual Insurance Company Ltd.

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Esse infatti sono parte integrante dei dati im-messi nel modello e ne garantiscono laqualità del risultato, oltre a fornire un ele-mento qualitativo all’assuntore aggiungendocosì un elemento ulteriore di valutazione nel-l’allocazione delle capacità.

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France, would probably not be an effective so-lution in a different economical, political,geographical environment. But maybe someideas could arise from this experience.

What is the French System?How does it works?

It was created in 1982 by law and has been inoperation since that time without significantchanges.It is based on a compulsory clause included ineach and every insurance contract against anykind of damages. It is not a compulsory insur-ance. Nobody is compelled to buy aninsurance. But as soon as a company or an in-dividual buys an insurance against fire, waterdamages, theft or whatever to protect hisproperties, his goods or his belongings, suchgoods, properties or belongings are protectedagainst natural disasters in exactly the sameconditions as if the main peril covered by theinsurance policy occurs. The only minor dif-ference is that the self-retention of theinsured, the “franchise”, could be slightly dif-ferent, generally lower in case of a naturaldisaster.As far as industrial insurance is concerned,the coverage against natural disasters is ex-tended to the loss of profit.In France, almost all companies, being largeor small, are insured against fire and morethan 90 % of the individuals, being owner ortenant, protect their home with an insurancepolicy. Most of the cars are similarly protectedagainst damages or theft. So, if not all, at leasta very large share of the French citizens andof the economic agents are insured againstnatural disasters through the scheme. Thatwas not the case in 1982. The natural disasterscheme undoubtedly played a role in the de-

Introduction

rance is obviously exposed to natur-al disasters, such as floods, storms,heavy snow, avalanches, landslides.Some areas of France, mainly thesoutheast are subject to earth-

quakes. Volcanic eruptions and hurricanesmay be devastating in overseas departments.Of course, these natural disasters may impactheavily not only on individuals but also onproperties, goods and more broadly on eco-nomic activities.French public authorities are concernedabout this both in terms of prevention andwhere and when a disaster occurs, in terms ofcontingency plans for victims. Several proce-dures exist which enable mobilizing publicservices, state funds and local communityfunds to prevent natural disasters and then torescue victims.Yet, since 1982, the compensation of victimsof a natural disaster occurring in France takesplace mainly through insurance covers with acombination of private and public initiative.I will try to explain how this combination hasbeen working for more than fifteen years inFrance and how it tries to be a compromisebetween public goals such as extensive protec-tion of the individuals, solidarity betweencitizens and private objectives such as com-mercial efficiency, balance of the profit andloss account, and so on…Obviously climate, geology and geography aredifferent in each country. More importantly,the level of economic development, the cul-tural wish of each and every citizen to pay aninsurance premium and/or to assume a partof the financial burden of a natural disasterare different. Specific solutions are to befound in each country. The system which hasbeen working, apparently with success, in

The French “CAT NAT”System: The Experience of the Last Fifteen Years

Mr. Thierry MasquelierCaisse Centrale de Reassurances

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velopment of insurance in France speciallyfor homeowner insurance, mainly throughthe importance given by mass-medias to theconsequences of a natural disaster and, there-fore, to the usefulness of being properlyprotected by an insurance contract.When an event occurs, the State will deter-mine if this event is or is not a natural disasterand what is its geographical spread. Thiscould come as a surprise to you that such adecision involving private insurance contractswould be taken by the State, actually theFrench Ministers of Finance and of Home Af-fairs. One could obviously fear some kind ofpolitical deviation. But this system has provedover the last 15 years, to be a very efficientmean, in practical terms, to discriminate be-tween “usual events” and “natural disasters”,for instance to discriminate between a floodwhich occurs every ten years or more, and“rising waters” or a river in spate which hap-pens every second or third year.In practical terms, any natural event whose in-tensity happens only once a decade or lesswould be considered as a natural disaster. Anynatural event of such intensity that it occursmore frequently than once a decade at a giv-en location, would not be considered as anatural disaster and would not be covered, atleast under the compulsory clause, by the in-surance policy

When a natural disaster did occur, the com-pensation of the losses is done by the insurersaccording to the insurance contract exactly asif the property was damaged by fire or other-wise. This way of compensation has proved, byfar, more efficient in terms of delay and offairness than any kind of compensationthrough public procedures.Insurers are obviously better equipped thanpublic servants to assess the loss, they general-ly have or send specialists in the devastatedarea, they make advance payments, they canalso reach an agreement with the insured onthe final cost of a loss more easily than a pub-lic servant complying to public procedures.The victims are, generally speaking, fully com-pensated for their loss depending on theconditions of their insurance contract as op-posed to compensation through publicprocedures which usually leave the victimbear a share of the loss.

This compulsory clause included in the insur-ance contract is obviously not free for theinsured. The natural disaster premium is,generally speaking, 12 % of the global premi-um of the contract. This rate, 12 %, is the ratewhich gives, in France and derived from ourexperience, a long-term balance between pre-miums and losses.A key point in the French system, is probablythat the rate, whatever its level, is the same foreach and every policy irrespective of the actu-al exposure of the insured to naturaldisasters. There could be exceptions to thisrule but they are very few.On one hand, this is a strong element of soli-darity between citizens. The citizens living incomparatively safe areas will through the pay-ment of insurance premium contribute to theprotection of the others living in more ex-posed areas. On the other hand, this is aguarantee that nobody will be denied insur-ance or will have to pay an excessivelyexpensive insurance premium because his ex-posure to natural disasters happens to behigh.

The insurance companies usually reinsurepart of their natural disaster exposure withreinsurers. They are not compelled to do soand some (very few I must say) do not. Theymay reinsure themselves either on the openmarket or with Caisse Centrale de Reassur-ance.Caisse Centrale de Reassurance (CCR) is astock company, is run exactly as a private com-pany with private procedures and acts, for alarge part of its activity, as a professional rein-surer outside of the scope of this naturaldisaster scheme. It is still owned by theFrench State but is on the list of companies tobe privatized.Acting as a reinsurer in the frame of theFrench natural disaster scheme, CCR benefitsfrom a financial guarantee given by the State.That means that in case of an exceptionallylarge natural disaster, CCR could not be bank-rupt due to such an event. Obviously, CCRpays an annual premium for this financialguarantee, which works exactly like a retroces-sion agreement.I must add that this guarantee has been freeof any kind of loss over the last fifteen years,with the exception of last year when we expe-

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rienced a large flood in the South of Francealong the river Aude. All the natural disasterswhich did occur in France before last year,had been fully compensated by the insurersand CCR without any involvement of theState guarantee.Such a guarantee is obviously crucial to con-fer to the system its long-term credibility.

What lessons could be derived from such anexperience of 15 years ?

Undoubtedly, the system is globally well ac-cepted by all the players concerned. Theinsured consider it natural, even obvious, tobe compensated quickly and professionallythrough their insurance policy when a naturaldisaster happens.Nobody is questioning the fact that naturalcatastrophes are covered through a compulso-ry clause in an insurance contract.In the eyes of the government, one obviousadvantage of the system is that natural cata-strophes do not impact (or impactsignificantly less) public resources (with theexception of very large but infrequent naturalcatastrophes through the financial guaranteegiven to CCR) and that for “ordinary naturalcatastrophes”, claims and complaints are re-ceived and dealt with by insurers rather thanpublic officers.Additionally, the solidarity between citizensdue to the uniformity of rate is considered asmall but not insignificant element of beingmember of the French national community.In the eyes of the insurers active in France, asignificant premium income (approximately750 million Euros) derives from this naturalcatastrophe scheme and, up to now, even if aloss is always possible, globally over fifteenyears, a rather regular profit (partially consid-ered as equalization reserve) arose from thisclass of business.Additionally, the French insurers are globallyin favor of such a scheme even if it is not“pure insurance”, even if there is some kindof public involvment incorporated in it ratherthan to see natural perils exclusively coveredthrough public procedures.The opponents to the system are rather tofind on the “public safety” or “prevention”side. Undoubtedly, people in charge of pre-

vention policies against natural catastrophessee Cat Nat insurance as an excessive protec-tion of the insured. In their eyes, the citizensor the local public officers or political execu-tives loose, to a certain extent, their incentiveto take the necessary measures against naturalcatastrophes when they know that they will becompensated, if not totally, at least to a largeextent when a Cat Nat occurs.It is foreseeable that the compulsory clausecould be in the future slightly modified to re-duce compensation when there is a repetitionof losses with no measures of prevention tak-en. A first step in that direction will be madeas of 1/1/2001 when the retention of the in-sured will be higher and higher if a peril didoccur several times in the same town or vil-lage with no local plan in elaboration or inforce to prevent such peril.It is not unthinkable that, sometime in the fu-ture, the rates could be somehow modulated,rather than completely uniform, according tothe experience of the risk in order to encour-age the insured to take prevention measures.Fundamentally, the French Cat Nat system isbased on some kind of equilibrium between apublic and global approach of natural perilson one hand and private techniques and in-surance procedures on the other hand. Likeany equilibrium, the balance between thesetwo philosophies (which could be contradic-tory on some aspects) is bound to be flexiblewhen the surrounding world is changing.Our experience in France seems to indicatethat the insurance concepts will probably,slowly but regularly, take a larger and largerplace in the French Natural Catastrophes in-surance system.

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Ciani e Paroli, benché differenziate, non sonocerto antitetiche. D’altro canto è parso a tuttinoi che le problematiche connesse alle cala-mità naturali e le relative soluzioni non sonocertamente né di destra né di sinistra ma diesclusivo interesse dei cittadini.Sappiamo che l’attuale legislatura è ormaiagli sgoccioli ed il tempo per varare una leggesi fa sempre più ristretto, ma saremmo davve-ro molto felici se l’interesse del paese potessefare superare gli ostacoli che attualmente sifrappongono alla realizzazione del disegno dilegge.

Per quanto riguarda la RIB, nel rinnovare ilmio ringraziamento alla Commissione ANIAche ci ha dimostrato fiducia nel darci l’incari-co di sondare la disponibilità e le capacità delmercato riassicurativo internazionale, ribadi-sco quanto già espresso dal nostroamministratore delegato Carlo Faina. Ovveroche siamo pronti a far la nostra parte con im-pegno e dedizione, secondo il nostro costumeed il nostro modo di concepire il lavoro e leresponsabilità.

Ringrazio tutti voi per la partecipazione e l’at-tenzione che avete riservato ai nostri lavorima a differenza degli anni passati non vi anti-ciperò il tema del convegno del 2001. Nonvorremmo infatti, passateci la battuta, che neimesi immediatamente precedenti al prossimoincontro a Cap Ferrat si tenessero altri conve-gni sul medesimo tema.

Grazie ancora e arrivederci a voi tutti.

on la relazione di Thierry Masque-lier, che ci ha così benrappresentato l’esperienza france-se degli ultimi quindici anni nelsistema CAT NAT, da lui presiedu-

to, e con il successivo appassionato dibattito sichiude la seconda giornata del nostro conve-gno e con essa terminano i lavori “ufficiali”.Sono tuttavia convinto che anche nel pome-riggio molti di voi proseguiranno nellediscussioni e commenti alle relazioni che ab-biamo ascoltato con tanto interesse. Questo perché il tema prescelto e soprattuttole competenze dei relatori hanno davvero fo-calizzato l’attenzione di tutti i partecipanti suipassaggi difficili, ma sormontabili, che il varodi una legge sulle calamità naturali porrebbedi fronte al sistema assicurativo e riassicurativo.

Esco da questa giornata di dibattito con dueconvinzioni che prima non erano forse cosìradicate nei miei pensieri. La prima, e lo dicoda cittadino italiano prima ancora che da ad-detto ai lavori, è che questo importanteprovvedimento deve essere varato per eviden-ti ragioni di equità sociale e di adeguamentolegislativo ai regimi internazionali più seri emoderni. La seconda è che il mercato assicu-rativo italiano è sicuramente in grado disvolgere la sua parte con competenza e pro-fessionalità.

Mi sembra infatti che dalle relazioni dei mem-bri della Commissione Tecnica dell’ANIAtraspaia con inconfutabile chiarezza la messaa punto di programmi tecnici ed organizzativiin grado di fronteggiare il sorgere di situazio-ni emergenziali di rilevante entità.Quelle parti dell’attuale progetto di legge chedividono attualmente il mondo politico daquello assicurativo non paiono davvero incon-ciliabili, così come le posizioni degli onorevoli

Chiusura dei LavoriSig. Francesco CurioniChairman,R.I.B. ReinsuranceInternationalBrokers S.p.A.

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Guests listADS Agenzia di Stampa Francesco AmendolaAlexander Forbes Richard CrossAllianz Subalpina S.p.A. Gustavo Mantelli ANIA Assoc. Naz. Tra le Imprese Assicuratrici Carlo SpasianoASEFI Gianfranco MontiAssicurazioni Generali S.p.A. e Relatore Commissione ANIA Mario MartinuzziAssigeco S.r.l. Osvaldo RosaAssigeco S.r.l. Mario Calautti Assitalia - Le Assicurazioni d’Italia S.p.A. Alberto MostosiAssitalia - Le Assicurazioni d’Italia S.p.A. Claudio CampanaAssitalia - Le Assicurazioni d’Italia S.p.A. Franco del SignoreAssitalia - Le Assicurazioni d’Italia S.p.A. Pasquale BuovoloCaisse Centrale de Réassurance Thierry MasquelierCamera dei Deputati On. Adriano ParoliCamera dei Deputati On. Fabio CianiCamera dei Deputati On. Luigi NegriCapo Dip. Protez. Civile Annamaria D’AscenzoCEC Belgium John DassiosCentro K S.r.l. Valentino LodoEurop Assistance Italia S.p.A. Gian Piero ProfumiEurop Assistance Italia S.p.A. Piergiuseppe Scoglio FARO - Compagnia di Ass.ni e Riass.ni S.p.A. Giorgio AviliaFM Factory Mutual Insurance Co. Ltd Danilo GiraudoFM Factory Mutual Insurance Co. Ltd Paolo G. MarchiGenerali Asigurari S.A. Guglielmo FrinziGenerali Portugal José AlvesGerling-Konzern Globale Rückversikerungs-AG Francesco PrestifilippoGoldman Sachs International Simon CollierINA- Istituto Nazionale delle Ass.ni S.p.A. Carlo SemprebeneInterpolis Brendan MalleyJPC Consulting Jean ChoueiriLe Assicurazioni di Roma Vittorio BiancoLexington Boston Jeff StirlingLibra S.r.l. Paolo TurniLloyd Italico Assicurazioni S.p.A. Mauro NattinoLloyd Italico Assicurazioni S.p.A. Paolo PorroMeie Assicurazioni S.p.A. Sergio BertoniMuenchener Rueck Italia S.p.A. Martin E. PrechtlMuenchener Rueck Italia S.p.A. Massimo Antonarelli

Navale Assicurazioni S.p.A. Manfredi ZanardiNavale Assicurazioni S.p.A. Romano SardiNuova MAA Assicurazioni S.p.A. Erbetta EmanueleNuova MAA Assicurazioni S.p.A. Philip C. SmallPartner Reinsurance Company U.S. Peter A. NikitaidisPWS Group Andrew McKelveySAI - Società Assicuratrice Industriale S.p.A. Leonardo MartoranoSIAT - Società Italiana Ass.ni e Riass.ni S.p.A. Bartolomeo BarberisSocietà Cattolica di Assicurazione Luigi GiudiceSopabroker S.p.A. Enza MazzitelliSopabroker S.p.A. Alessandra Talarico Studio Cincotti S.r.l. Enrico ScottiStudio Cincotti S.r.l. Marco Cincotti Studio Panzeri & Associati Fausto PanzeriSwiss Re Italia S.p.A. Gianfranco De Giusti Swiss Re Italia S.p.A. Maurice CoxSwiss Re Italia S.p.A. Sergio FunariTelecom Italia Paolo RubiniToro Assicurazioni S.p.A. Umberto PanizzaUni-Mat S.p.A. Flavio Avner HannunaUnipol Assicurazioni S.p.A. e Relatore Commissione ANIA Sergio Ginocchietti

Avv. Elena Gazzola

R.I.B. S.p.A. Franco CurioniR.I.B. S.p.A. Carlo FainaR.I.B. S.p.A. Mirella BoldriniR.I.B. S.p.A. Paolo Calderone R.I.B. S.p.A. Emilio Pasanisi R.I.B. S.p.A. Sergio Revello R.I.B. S.p.A. Luca MallamaciR.I.B. S.p.A. Alessandra Ronzoni R.I.B. S.p.A. Alessio Izzo R.I.B. S.p.A. Federica BergamaschiR.I.B. S.p.A. Marta PerottiR.I.B. S.p.A. Pinuccia LambriR.I.B. S.p.A. Sergio VaghettiR.I.B. S.p.A. Stefania Vergine R.I.B. S.p.A. Eugenio LivraghiR.I.B. S.p.A. Maurizio ZanaboniM.R. S.r.l. Gruppo R.I.B. S.p.A. Luca RavanoRIB North America Inc. Gabriele GallettiRIB North America Inc. James Kelly

R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A.Corso di Porta Romana 12220122 Milano - ItalyTelefono: 02/58471.1Telefax: 02/58471247Telex: 330402 RIBMIL IE-mail: [email protected]