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Calendario2018
Centro Volontari della SofferenzaSilenziosi Operai della Croce
I sette gradidel SilenzioInteriore
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Calendario2018
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conveGnoRoma
22-24 gennaio2018
Centro Volontari della Sofferenza lega SaCerdotale mariana
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A lunedì, 22 GennaioOre 15.30 accoglienza. Introduzione ai lavori: mons. Douglas Regattieri – Vescovo di Cesena-SarsinaOre 16.00 Relazione: “Da dove venite?”. “Io sono del Cielo!”. Spunti di escatologia alla luce delle visioni di Fatima Franco manzi – Direttore della Sezione Parallela della Facoltà Teologica dell’Italia SettentrionaleOre 17.30 Relazione: Dio è il nostro futuro. La vita eterna secondo la rivelazione cristiana. Padre Francesco Neri – Dottore in Teologia DogmaticaOre 19.00 Celebrazione eucaristicaOre 20.00 Cena
Martedì, 23 Gennaio Ore 9.00 Relazione: Io sono la risurrezione e la vita. Credi tu questo? Elena Bosetti – Dottore in teologia biblica Ore 10.45 Relazione: annunciare la vita eterna. Compito pastorale. Luciano meddi – Docente ordinario di catechetica missionaria nella Pontificia Università UrbanianaOre 12.00 Celebrazione eucaristicaOre 13.00 PranzoOre 15,30 Relazione: Vita eterna: frutto di attività e speranza. Il pensiero del beato Luigi Novarese e le implica-
zioni apostoliche mara Strazzacappa – Medico specialista in Geriatria. Silenziosa Operaia della CroceOre 17.00 Lavoro in gruppi per elaborare una sintesi per il CVSOre 20.00 Cena
Mercoledì, 24 GennaioOre 8.30 Partecipazione all’Udienza generale con papa FrancescoOre 11.00 ConclusioniOre 12.00 Celebrazione eucaristicaOre 13.00 Pranzo / Partenze
Per inforMazioniSilenziosi Operai della Croce - Via di Monte del Gallo 105/111- 00615 Roma - Tel. 0639674243 [email protected] La quota di partecipazione è di € 175
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Preghiera, forza di missione
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di Janusz Malski, Moderatore generale dei SOdC
Il mese di novembre ci offre la possibilità di riflet-tere su due aspetti molto importanti per quanto riguarda la vita cristiana: la solennità dei santi e
la commemorazione dei defunti.La festa di tutti i santi rappresenta nello stesso tempo un richiamo e un incoraggiamento. Ci invita a metter-ci decisamente sulla via regale della croce e ci indica la meta gloriosa che ci è riservata al termine della via. Un giorno vedremo Dio faccia a faccia! Siamo suoi figli in realtà, siamo simili a lui! (1 Gv 3, 1-3). Questa festività ci esorta a pensare alla grande ricompensa che ci attende. A guardare ai gloriosi modelli e protet-tori che ci invitano e ci incoraggiano dal Cielo. «Chi semina nel pianto, mieterà con giubilo» si legge nel Salmo 125. E san Francesco d’Assisi affermava che: «Breve è il patire: la gloria è senza fine». Per quanto riguarda la commemorazione di tutti i fedeli defunti, la Chiesa ricorda i suoi figli che hanno raggiunto la gloria del Cielo. Il 2 novembre, con materna compassione, ricorda le anime sante che stanno ancora purificandosi per il Cielo, e per esse offre preghiere e suffragi.A chi di noi, non si sono già presentate le domande:
mi trovo veramente in grazia di Dio? Persevererò in grazia fino alla fine? Cosa succederà al giudizio di Dio?Per le anime del Purgatorio questa incertezza non esi-ste più. Ogni giorno nella Chiesa della Madonna del Suffragio a Roma, ricordiamo i nostri fratelli defunti anche con le messe perpetue che i sacerdoti dei Silen-ziosi Operai della Croce celebrano quotidianamente. Con l’inizio di questo nuovo anno pastorale siamo en-trati, attraverso il Cuore Immacolato di Maria, nella nostra attività di apostolato dove si approfondiranno i temi del credere, dello sperare, dell’adorare e dell’a-mare per rafforzare il nostro impegno apostolico.Come raccomandava monsignor Luigi Novarese: “Nell’insegnamento dell’Immacolata, la preghiera è presentata in tutta la sua completezza di preghiera mentale e vocale: meditazione e confronto dell’anima con Gesù e Maria SS.ma su basi scritturistiche, unita alla preghiera vocale e mentale per sé e per l’umanità”.Perciò, cari fratelli e sorelle, vi esorto a riservare un adeguato spazio alla preghiera e alla meditazione del-la Parola di Dio come ci invita a fare la Vergine Santa a Lourdes e a Fatima, tenendo sempre a mente che la preghiera è la forza della nostra missione. ■
39 L’illogica“logicadelperdono” Lectiodi Mauro Orsatti43 70x7=sempre! Celebrazionedi Concetta Guarini
45 AimicrofonidiRadioMaterper“serviremeglioimalati”a cura della Redazione
46 LestampellediNovaresenellediocesidelPiemonte 46 NuovaidroterapiaintitolataadonRemigio
Fondatore: Mons. Luigi NovareseDirettore responsabile: Filippo Di Giacomo
Legale rappresentante: Giovan Giuseppe TorreRedazione:
Samar Al Nameh,Mauro Anselmo, Marisa Basello,
Angela Petitti, Mara StrazzacappaSegretario di redazione: Carmine Di Pinto
Progetto grafico e Art direction: Nevio De ZoltHanno collaborato:
Alessandro Anselmo, Mauro Anselmo, Concetta Guarini, Janusz Malski, Maria Teresa Neato,
Mauro Orsatti, Claudia C. Barahona Sepùlveda, Luciano Ruga, Yolanda Zamora.
Foto: Jiří Rotrekl: p. 3, William Iven: p. 3, Antonio Pascucci: p. 11, 12, 13, 14, Ennio Cassera: p. 12, 15,
Khusen Rustamov: p. 18, Wojciech Grzegorek: p. 34, 35
Disegni: P.N. Giltner, 39, 40, 41
Disegni del calendario: Nevio De Zolt
Via dei Bresciani, 2 - 00186 [email protected]
www.luiginovarese.orgredazione e Ufficio abbonamenti:
Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 RomaTel. 0639674243 - 0645437764
www.luiginovarese.orgPubblicazione iscritta al n°418
del 8/9/1986 nuova serie già registrata al Tribunale di Roma n°1516 del 19/4/1950
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C/c p. n° 718007 intestato aAssociazione Silenziosi Operai della Croce -
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Con permissione ecclesiastica
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Finito di stampare: Ottobre 2017
Periodico associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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3 Preghiera,forzadimissione di Janusz Malski
5 AlcentrodellaChiesa di Maria Teresa Neato
7 LeormedelSantoPadre di Luciano Ruga 8 IlpapaFrancescoinColombia.Unasensazionedifferente di Yolanda Zamora 9 Un“primopasso”ancheperilCVScolombiano di Claudia C. Barahona Sepúlveda10 Allaricercadellamedicinaperduta di Mauro Anselmo
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di Maria Teresa Neato
Al centro della Chiesa“Partendo dalla realtà soprannaturale che Maria SS.ma è Madre della Chiesa, Madre quindi della grande famiglia umana, è compito nostro nell’analizzare il suo personale intervento avvenuto a Fatima dal 13 maggio al 13 ottobre 1917 di cercare di cogliere il significato interiore e sociale di tutto il suo Messaggio.L’intervento della Madonna che stiamo per considerare non è isolato ma si inserisce in tutta quell’azione materna che lei attraverso i secoli svolge per richiamare, in particolari momenti, i suoi figli a vivere il piano di grazia cui sono stati chiamati con la redenzione... A Fatima ha chiamato gli errori per nome, manifestandone anche le dolorose conseguenze.L’uomo, attraverso gli errori del laicismo e del razionalismo è giunto a negare e combattere Dio; la Vergine Santa... insiste con materna fermezza affinché riannodi con il Padre celeste, mediante la preghiera, i suoi rapporti di figlio redento e viva la sua vita di grazia, cooperando attraverso la croce alla propria ed altrui salvezza. Il significato interiore di Fatima è quindi un materno e fermo richiamo della Madonna all’umanità affinché non si lasci ingannare dai falsi miraggi della vita, ma vedendo i destini eterni cui inesorabilmente va incontro, viva la vita soprannaturale alla quale è stata chiamata, arricchendosi di meriti attraverso la croce, cooperando inoltre col Cristo alla salvezza dei fratelli” (Luigi Novarese, L’Ancora, nn. 10/11/12, 1967).
Il nostro cammino celebrativo 2017 si intreccia con gli eventi marcanti quest’anno di grazia. Il bea-to Luigi Novarese ha sempre imperniato i nostri
programmi pastorali sui temi proposti dalla Chiesa universale, e da quelle locali. Con viva attenzione alle scelte ed ai gesti posti in essere dal Santo Padre. Domenica 1 ottobre, a San Petronio in Bologna, papa Francesco ha pranzato con “gli ultimi”, compresi quelli che, i carcerati ad esempio, noi releghiamo ma-gari tra i “peccatori”. Anche loro, se battezzati, sono però Corpo Mistico ma reale di Cristo, al pari del Pane Eucaristico. Realtà che perpetuano la sua presenza tra noi, e interpellano il nostro impegno e la nostra iden-tità di SOdCVS (Silenziosi Operai della Croce e Centro Volontari della Sofferenza), nati per “la salvezza dei fratelli”, come da promemoria della comune Mamma, secondo il carisma che ci caratterizza!
“Cari fratelli e sorelle, che gioia vederci in tanti in questa casa! È proprio come la casa di nostra Madre, la casa del-la misericordia, la Chiesa che tutti accoglie, specialmente
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quanti hanno bisogno di un posto. Siete al centro di questa casa. La Chiesa vi vuole al centro. Non prepara un posto qualsiasi o diverso: al centro e assieme. La Chiesa è di tutti, particolarmente dei poveri. Siamo tutti degli invitati, solo per grazia... Gesù non scarta nessuno, non disprezza. Lui ha sete e ci chiede di dar-gli da bere perché cammina con noi e soffre con noi. E proprio noi abbiamo quella brocca, magari un po’ usata, che può dargli acqua, che è il nostro cuore!...Voi avete una sensibilità particolare nel cogliere la di-mensione umana perché sapete che cosa è la fragilità, il bisogno di tendere le mani, di farsi aiutare mettendo da parte l’orgoglio”. Queste parole di papa Francesco non tratteggiano forse elementi, dinamiche di Fede calata in piena pasta umana, già così presenti nel no-stro personale cammino di santità e nel nostro vissuto apostolico? La sua martellante esortazione ad essere “Chiesa in uscita” non è però solo per gli altri. Anche se già camminiamo con una porzione sofferente del Popolo di Dio, ora papa Francesco invita noi pure ad allargare i nostri orizzonti di com-passione, vissuta ed offerta in unione a Cristo, con la “messa al centro” delle nuove sofferenze che ci circondano! Il beato Novarese ci ricordava spesso che la povertà più grande, oggi, è non avere nemmeno Dio nel cuo-re. Quindi, vivere abbandonati alle sole nostre deboli forze!Così scrive il vescovo di Fatima: “Questo è uno de-gli aspetti essenziali del messaggio: riportare l’ado-
razione di Dio al centro della vita della Chiesa e del mondo... Oggi... il rischio è... l’indifferenza religiosa... l’insensibilità in relazione a Dio, il vivere “come se Dio non esistesse”, e altresì il neopoaganesimo in cui il luogo di Dio è occupato dai nuovi idoli. Questa è la grande priorità dell’evangelizzazione: ren-dere Dio nuovamente presente, prossimo ed intimo, e aprire agli uomini l’accesso alla presenza amorosa di Dio. Uno dei compiti più urgenti della Chiesa, oggi, è risvegliare il gusto di Dio, il gusto della gioia di crede-re. “Il cristiano di domani o sarà mistico, o non sarà cristiano” (K. Rahner); solo l’esperienza della presenza intima di Dio potrà mantenere viva la fede” (mons. Antonio Marto, Lettera pastorale per il centenario).Mons. Novarese teneva a vista, nel suo studio, un quadretto riproducente una partita a scacchi tra il dia-volo – con Angelo nel mezzo – e una persona. La cui anima era la posta in palio! E lo spiegava in relazione al motivo per cui noi eravamo nati. Non dimentichia-molo! ■
Il beato Novarese con S.E. mons.
Oscar Zanera – vescovo ausiliare
di Roma – uno dei suoi più attivi
collaboratori, entrato tra i Silenziosi
Operai della Croce il 24 maggio 1972.
A livello pastorale, a mons. Zanera
venne affidato il settore nord
della capitale nonché la Presidenza
della Lega Sacerdotale Mariana.
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La società colombiana, ec-clesiale e civile, abbon-da di parole. Non sono
parole al vento. Vengono studiate, scritte, corrette, riformulate... di-ventano leggi e decreti, progetti e programmi... Manca, purtroppo, la effettività.Non si trasformano quasi mai in vita e beneficio, opportunità e storia. Nessuna istituzione è total-mente aliena a questo rischio e i molti, ottimi, discorsi del Santo Padre nella sua visita in Colombia, potrebbero subire la medesima sorte di tanti onesti e sterili scritti formali. C’è tuttavia un aspetto che ali-menta la speranza ed è il concreto esempio della vita, le parole non pronunciate, né tantomeno scrit-te, da papa Francesco.Le parole della vita offerte alla vita del popolo colombiano, sono flui-te abbondanti e chiare, evidenti e buone anche per lo sguardo critico
di un giornalista, dichiaratamente ateo, che riconosceva nell’attua-le pontefice, l’unico volto (dei tre papi conosciuti) privo di espressio-ne dittatoriale. Effettivamente, un buon segno. È da questo livello, epidermico nella percezione e profondo nella realtà, che la Chiesa e la società colombiana potrebbero prendere le mosse per compiere quel “Pri-mo passo” con cui lo slogan della visita pontificia ha colorato le atte-se e gli incontri. Il primo passo non può essere un documento nuovo da parte dell’episcopato, né un’altra leg-ge per le buone intenzioni del Presidente. Le “orme” da ripro-durre dopo la visita del Santo Padre devono essere più simili al gonfiore provocato sulla fronte dall’impatto contro il vetro della papa-mobile, che alle migliaia di citazioni di discorsi pontifici che si riprodurranno in ogni dove, fuori
e dentro gli spazi editoriali della Chiesa cattolica.La visita di papa Francesco ha in-dubbiamente lasciato un segno. È bene interrogarsi su quale at-teggiamento si vorrà assumere al riguardo. Se riprodurlo in carne propria o solamente fotocopiarlo. La tanto anelata pace di cui ha bisogno la nazione colombiana, dopo oltre cinquanta anni di guer-ra civile, non può prescindere dalla polvere dei sentieri, dai pantani dei lungomare, dalle pavimenta-zioni non ultimate delle strade. La responsabilità comune nel costrui-re un mondo migliore è una neces-sità senza sconti. Al papa hanno applaudito i go-vernanti corrotti e tanti cattolici la cui fede è poco altro che un pen-siero magico e rituale. Che a tutti sia caro il monito che le parole del Santo Padre hanno abbondante-mente seminato: l’amore vero ha il volto lieto della gratuità.
Le orme del Santo Padredi Luciano Ruga
Quello in Colombia è stato il ventesimo viaggio apostolico di papa Francesco e si è svolto dal 6 all’11 settembre 2017. Il suo viaggio ha rappresentato innanzi-tutto un sostegno morale per i colom-biani nel loro cammino di pace: infatti risale al 23 giugno 2016 – dopo oltre 50 anni di guerra civile – la firma dell’Ac-cordo definitivo di pace de L’Avana (Cuba) tra il Governo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).II viaggio è servito inoltre ad incorag-giare la Chiesa locale che ha svolto un ruolo fondamentale nei negoziati che si sono susseguiti tra le forze in conflitto a partire dagli anni Ottanta. «È ora di sanare ferite, di gettare ponti, di limare differenze – ha esortato il Pontefice. È l’ora di spegnere gli odi e rinunciare alle vendette».In Colombia Francesco ha proclamato beati il vescovo di Arauca Je sus Emilio Jaramillo Monsalve e il sacerdote Pedro Maria Ramirez Ramos. E ha reso omag-gio a san Pietro Clavier, gesuita che svol-se la sua missione nella prima metà del ‘600 difendendo gli schiavi afroamerica-ni di Cartagena. ■
Ricevere in Colombia la visita del papa Francesco è sta-ta una esperienza unica. La
decisione di contribuire con la sua presenza al processo di pace è un grande apporto al nostro cammino.“Fare il primo passo” (slogan del viaggio pontificio) ha molti signifi-cati. Esige coraggio: prendere l’ini-ziativa, cominciare e ricominciare. Nonostante da diversi anni sia in atto un cambiamento, conclusosi con la firma dell’accordo di pace fra la guerriglia delle FARC e il go-verno colombiano, nella nostra so-cietà restava la sensazione di una mancanza. Penso che proprio per risolvere questa insufficienza, papa Francesco sia venuto in Colombia. La consapevolezza che esiste una gioia nel perdono, la certezza che la pace più che una firma su un trattato è un sigillo nel cuore, sono un respiro vitale lungo il sentiero della riconciliazione. Lo Spirito Santo ha guidato il Santo Padre nel far giungere i suoi mes-saggi al cuore di ogni colombiano. Ci ha fatto riflettere, ha risvegliato in noi l’allegria della fede, una sen-sazione difficile da descrivere, una
emozione del tutto particolare.Visitare le città, camminare nel-le strade, giungere accanto ai più umili, ascoltare le vittime del con-flitto, lasciarsi impressionare dalle ferite della loro esistenza... papa Francesco sa essere figlio di ogni cultura. Lo abbiamo visto con gli abiti dei colombiani e lo abbiamo sentito più nostro. Anche quel col-po sulla fronte, nel pomeriggio del 10 settembre a Cartagena, lo ha reso vicino alle vicende quotidia-ne. Nulla lo ha distolto dal dono di sé, sempre sorridente, nonostan-te la fatica delle giornate intense. Abbiamo visto in lui la sofferenza trasformarsi nella gioia dell’annun-cio di Cristo, nel paziente accom-pagnamento dei cammini di fede, nella forza della riconciliazione, nella pace del cuore, nel coraggio del perdono. Non ci lasceremo rubare l’allegria, secondo l’esortazione rivolta ai gio-vani nella piazza Bolivar a Bogotà. Lotteremo con l’amore e non più con le armi, perché solo l’amore è ciò che Cristo ispira ai nostri cuori. I CVS Compartiendo di Acacias (Vil-lavicencio) e Buenaventura, hanno
Il papa Francesco in Colombia. Una sensazione differentedi Yolanda Zamora
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Lo scorso settembre, un piccolo gruppo del CVS Compartien-do Habilidades Diferentes (Buenaventura-Valle) ha avuto la grandiosa opportunità di recarsi a Medellin (Antioquia) per
prendere parte alla celebrazione eucaristica presieduta da papa Fran-cesco. Un tragitto certo non breve (10 ore in autobus) ci ha spinto verso quel “primo passo” di responsabilità e perdono, richiamato dallo slogan del-la visita pontificia. Nella misura in cui la nostra comitiva si avvicinava al luogo dell’incontro, cresceva in noi quell’allegria, quella speranza, quel senso profondo di fede nella vita, che il Santo Padre ha più volte richia-mato nei suoi discorsi. Abbiamo imparato molto da questo Papa che sa essere discepolo, che ha dichiarato di essere venuto ad imparare da noi la fede e la resistenza di fronte alle avversità. Sono un vescovo – ha detto – che imparerà dal suo popolo. Il perdono e la riconciliazione, l’appello alla Chiesa perché sappia risve-gliare la società con la vita nuova del Vangelo e la luce di Maria, come un’alba luminosa sulla vasta pianura colombiana. Le parole del Papa ci hanno confermato nella fede, nella libertà profonda e nella forza sempre invitta dell’amore.Noi del CVS che abbiamo vissuto questa esperienza, possiamo testimo-niare che la ricerca della salvezza, nella conversione che ci offre la Parola di Dio, può essere davvero il respiro vitale per ogni umana esperienza, soprattutto nella fragile condizione della disabilità e della malattia. ■
“[…] Vorrei, infine, come fratello e come padre, dire: Colombia, apri il tuo cuore di popolo di Dio e lasciati riconciliare. Non temere la verità né la giustizia. Cari colombiani: non abbiate paura di chie-dere e di offrire il perdono. Non fate resistenza alla riconciliazione che vi fa avvicinare, ritrovare come fratelli e superare le inimicizie. È ora di sanare ferite, di gettare ponti, di limare differenze. È l’ora di spegnere gli odi, rinunciare alle vendette e aprirsi alla convivenza basata sulla giustizia, sulla verità e sulla creazione di un’autentica cultura dell’incontro fraterno. Che possiamo abitare in armonia e fraternità, come vuole il Signore! […]”.Grande Incontro per la Riconciliazione Nazionale a Villavicen-cio e Sosta presso la Croce della Riconciliazione (08.09.2017)
Il papa Francesco in Colombia. Una sensazione differentedi Yolanda Zamora
di Claudia C. Barahona Sepúlveda
avuto l’opportunità di assistere alla celebrazione eucaristica del Santo Padre in Villavicencio e Medellin. Sono state giornate difficili per le condizioni atmosferiche e la stan-chezza del viaggio. Ne è valsa la pena. Abbiamo palpitato tutti con la medesima emozione che il Papa su-scita in ogni circostanza, con la sua presenza. Siamo stati orgogliosi di ospitarlo nella nostra terra. Poterlo vedere, anche se da lontano, ci ha fatto sentire una Chiesa unita, uni-versale, stretta intorno al suo pasto-re. È stata una sensazione unica, un palpito di vita nuova. ■
Un “primo passo” anche per il CVS colombiano
Quale imma-gine di sé offre oggi
la medicina? Quella della competenza clinica, di un’assi-stenza sempre più professionale e le-gata alla scienza.
Risultato? “Oggi sia-mo curati meglio di 50
anni fa, ma stiamo peggio”. È la tesi che Marco Bobbio, primario di cardiologia all’ospedale San-ta Croce di Cuneo, espone in un saggio, Il malato immaginato. I ri-schi di una medicina senza limiti (Einaudi 2010) di cui è l’autore.La riflessione di Bobbio chiama in causa un fenomeno che, da anni, è al centro di vivaci polemiche: la
crisi del rapporto fra me-dico e paziente. Una crisi che mette in discussione la medicina contempora-nea: dottori incapaci di ascolto, l’ospedale tra-sformato in azienda, il malato ridotto a cliente, la salute considerata un prodotto da vendere.
Di questa crisi aveva parlato an-che il celebre oncologo Umberto Veronesi, pochi mesi prima della scomparsa avvenuta nel novem-bre 2016: “Oggi assistiamo al
cosiddetto fenomeno del Doctor shopping, cioè al pellegrinaggio dei pazienti insoddisfatti che si mettono alla ricerca di un medico che sia capace di ascoltarli e dare loro spiegazioni comprensibili”.E spiegava: “I medici hanno sem-pre fretta. Anni fa uno studio europeo stimava in 18 secondi il tempo che trascorre fra l’inizio del racconto del paziente e l’in-tervento del medico che lo inter-rompe per formulare la diagnosi. E questo non va bene, perché vie-ne a mancare quell’attento ascol-to che è alla base dell’analisi clini-ca” (Umberto Veronesi, Sillabario laico, Corriere della Sera, 2016).Fin dal 1960 il beato Novarese de-
nunciava i rischi di una medicina sempre più tecnologica e imperso-nale e sempre meno capace di in-staurare un rapporto umano con il paziente. “Ricordate: voi non curate la malattia ma il malato – spiegava ai medici –. Ogni malato è una persona con nome e co-gnome, una storia, il desiderio di essere curato, compreso e amato. Trattate i malati come il sacerdote tratta l’ostia consacrata e non di-menticate che una carezza e una parola affettuosa possono diven-tare una potente medicina”. ■
Alla ricercadella medicina perduta
di Mauro Anselmo
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39LaparabolaUn re vuole un rendiconto amministrativo dai suoi sudditi. Nella prima scena compare un servo che gli deve diecimila talenti. Il caso si fa subito disperato, perché la somma è ingente (equivalente al guadagno di migliaia di anni di lavoro). La cifra, volutamente spropositata, fa capire l’impossibilità di restituzione da parte del servo che constata il totale fallimento della sua vita.Davanti alla catastrofe imminente, quel disgraziato tenta l’ultima carta in suo possesso, quella di una supplica pietosa accompagnata dal gesto di inginoc-chiarsi. Gesto e parole hanno colpito nel segno. Il pa-drone, definito con il verbo «impietositosi», va ben oltre la supplica del servo che aveva chiesto solo un supplemento di tempo e gli condona tutto il debito. Termina a questo punto la prima parte della parabola, con la situazione riportata nella sua forma ottimale. Come succede in altre trame narrative, la prima parte è propedeutica alla seconda, o alle seguenti, su cui grava il peso del messaggio.Nella seconda scena il servo incontra un suo colle-ga che gli doveva cento denari, una cifra abbastanza modesta (equivalente di cento giornate lavorative). Il servo creditore reagisce negativamente e si dimo-stra spietato. Il suo comportamento è in manifesto contrasto con l’esperienza da lui fatta come debitore. Tanto più che, a livello quantitativo, esiste un’abissale differenza: il suo debito era un milione di volte supe-riore a quello del suo collega.
Lectio
L’illogica “logica del perdono”La parabola del servo senza pietà (Mt 18,21-35)
➔
Come devo comportarmi con chi mi offende o danneggia? Vendicarmi o perdonare? Far finta di niente o far valere le mie ragioni? Dimenticare o preparare la rivincita? Sono domande scottanti alle quali gli uomini hanno risposto in modo variegato, spesso contraddittorio. La meditata lettura del brano evangelico aiuta ad avviare cammini di soluzione e a trovare risposte per l’intelligenza e per il cuore.
di Mauro Orsatti
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Nemmeno si lascia intenerire dall’azione e dalle pa-role del collega che ricalcano il comportamento che lui stesso aveva adottato per chiedere un po’ di in-dulgenza. Né il gesto di umiltà, né l’invocazione, né l’impegno alla restituzione riescono a placarlo: «Ma egli non volle». C’è di mezzo una precisa volontà che
lo rende totalmente impermeabile a qualsiasi sup-plica. Passa all’azione giudiziaria, facendo gettare in carcere il malcapitato fino al pagamento del debito. “Giustizia è fatta” potrebbe risuonare nel cuore di quel servo. Ma un senso di forte disagio avvelena la situazione.Il lettore ha percepito l’assurdo contrasto tra la ma-gnanimità del re che ha condonato una somma in-gente al servo e il comportamento gretto di costui che non sa fare altrettanto con un suo collega debi-tore di una somma limitata.Lo scontro tra le prime due scene, costruite in paralle-lo di contrasto, genera la terza scena, quella decisiva.Entrano in scena altri servi, con la funzione di fare da cassa di risonanza all’accaduto, rendendo pubblico e facendo conoscere al loro signore l’indegna azione del collega. Il signore convoca il servo e lo apostrofa con la dura parola di «servo malvagio». Gli manifesta il comportamento che avrebbe dovuto tenere: con-donare al collega il debito. Perché il servo deve con-donare il debito al collega? Perché anche a lui è stato condonato. Il padrone crea una simmetria: come io ti ho condonato il debito perché tu mi hai supplica-to, così dovevi agire tu con il tuo compagno. Risuona una petizione del Padre nostro dove il perdono agli altri è correlato con il perdono di Dio. Il flusso di mi-sericordia del padrone, doveva scorrere, per un pro-cesso imitativo, anche nelle vene del servo. Il versetto conclusivo universalizza l’insegnamento pastorale della parabola. Si era partiti dalla doman-da di Pietro circa quante volte doveva perdonare al fratello che lo offendeva e si arriva alla conclusione che bisogna perdonare sempre al fratello, perdonare di cuore, senza possibilità di eccezioni o di restrizioni. Quell’aggiunta «di cuore» esprime un atteggiamento interiore, una scelta precisa, amorosa. Così si insiste sull’autenticità del perdono, che deve venire dal cen-tro della persona, non dalla periferia. Questo significa il settanta volte sette che Gesù ha bene illustrato con la parabola. Il non perdono scatena quella reazione tremenda di cui è stato vittima il servo malvagio. La fine tragica vale come monito alla comunità che non deve incorrere nella stessa insipienza del servo. Il te-
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Padre che è nei Cieli, quasi a suggellare un insegna-mento che ha nel Padre il suo prototipo e il suo punto di riferimento.
L’illogicalogicadelperdonoLa difficoltà a perdonare si trova all’interno stesso della comunità cristiana. Si può seguire la logica di delitto-castigo, come applicata dal servo malvagio. Essa ha una sua ragion d’essere e non può essere né soppressa né snobbata. Siamo nella linea del diritto, quello scoperto dagli uomini e praticato anche fuori dalla rivelazione. Con linguaggio biblico, siamo nella linea della legge del taglione. È la giustizia retributiva e, nella fattispecie, punitiva.Occorre un superamento. Abbiamo bisogno di una proposta innovativa e rivoluzionaria che viene da Dio. Il padrone non abolisce la giustizia, si assume il danno del debito arrecatogli e offre il condono che va oltre le aspettative del servo. Gli regala futuro. Il perdono è il futuro regalato all’altro, perché possa valorizzare il suo presente. Il non perdono blocca, ghiaccia, iberna nel passato.Il comportamento del servo che non segue la logica del suo padrone, fa retrocedere il padrone stesso dal-la sua decisione. Fuor di metafora, la giustizia nuova (amore) si scioglie se non accettata e corrisposta. Si ritorna alla giustizia retributiva (delitto-castigo). Dio propone una nuova logica, illogica per la ragione umana e per tante nostre pretese ragioni. Già era risuonata questa parola di Gesù: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20). Aiutata e guidata da Matteo, la comunità cri-stiana apprende da Gesù, suo Signore e Maestro, il senso della giustizia “nuova” (o, meglio, come si esprime il testo greco, “sovrabbondante”), richiesta come segno distintivo rispetto al gruppo farisaico. Il perdono è la punta di diamante di tale giustizia che, seguendo la logica di Dio, accende una scintilla di vita. Viene rivitalizzata l’esistenza perché mette il sin-golo e la comunità dalla parte di Dio, il Padre buono e misericordioso che sempre provvede al bene di tutti i suoi figli. ■
sto è esortativo, non dogmatico. Il concetto centrale è l’atteggiamento di benevolenza nei confronti del peccatore.Se tutto questo fa difficoltà, ecco il richiamo a Dio, nei confronti del quale noi tutti siamo sempre debi-tori insolventi. La parabola termina con il richiamo al
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Perlariflessionepersonaleedigruppo1. Trovo plausibile il brano evangelico oppure mi sembra assurdo? Ritrovo qualche segmento della mia
vita? Con quale personaggio mi identifico meglio?
2. Ricordo un caso in cui sono stato capace di perdonare? E un altro in cui non ho perdonato? Che cosa ha guidato la mia decisione? Che cosa ho provato nell’uno e nell’altro caso?
3. Sono convinto che l’unica fondata ragione del perdono è l’esempio del Padre che è nei Cieli? Come ha realizzato Gesù la logica del perdono? Che cosa faccio io e che cosa mi propongo?
4. Sono capace di superare le semplici ragioni del diritto per capire le ragioni di una giustizia superiore?
5. Come gruppo e come comunità cristiana, riflettiamo sul perdono, sulle sue dinamiche e motiva-zioni? Ci abbandoniamo a considerazioni istintive, quelle ripetute dalla gente di strada (incline alla vendetta), oppure ci rifacciamo al modello evangelico?
6. Chi è stato l’ultimo a beneficiare del nostro perdono? Io/noi, da chi lo desideriamo?
Padre, parliamo tanto di amore e intanto coltiviamo divisione e odio,ci consideriamo paladini di giustizia e la barattiamo con la vendetta,chiediamo il tuo perdono e non siamo pronti a concederlo a chi ci ha offeso.Aiutaci a capire che il rancoreè la strada larga e facile che conduceal nulla, mentre il perdono è la strada strettae in salita che porta accanto a te.Concedici di ripetere con rinnovata convinzione:«Padre nostro che sei nei cieli… Rimetti a noi i nostri debiti,come noi li rimettiamo ai nostri debitori»,e liberaci dalla tentazione di farci giustizia da soli,
di credere solo al nostro diritto.Facci partecipi e imitatoridel tuo diritto,che è quello di donare tutto te stesso,nella persona del tuo Figlioe del tuo Spirito.Impareremo così a costruire,con fatica ma con successo,la città degli uominiche assomiglia alla città di Dio,e la nostra convivenza sarà anticipodi vita eterna.
Amen.
Preghiera
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Celebrazione
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Celebrazione del perdono e della pace adatta per i Settori giovanili
Materiale da preparare: tre ceri da mettere sull’altare o un luogo ben visibile. Carta e penna. Il testo di Mt 18, 21-35 che verrà consegnato ad ognuno all’inizio della celebrazione.
Si inizia con il segno della croce e un canto.
Guida: Ogni tanto è bene fermarsi per fare il punto sulla situazione, per vedere a che punto siamo rispet-to all’obiettivo che ci si era posti, cosa funziona e che cosa va migliorato. Ognuno di noi, oggi, è inviato a raccogliersi per revisionare la propria vita. Lo facciamo sintonizzandoci con Dio e riguardando con lui la no-stra vita e il modo di vivere le relazioni come discepoli in cammino.
Celebrante:Hai mai ricevuto un’offesa? Qualcuno ti ha trattato male? Dovresti vendicarti e trattarlo alla stessa maniera? Molti, se qualcuno fa loro del male, gliela fanno pagare. Gesù invece insegna a perdonare chi ci fa del male. Quante volte dovremmo perdonare se uno è sgarbato con noi, molte volte? Questo è ciò che voleva sapere Pietro. Perciò un giorno chiede a Gesù: ‘Devo perdonargli fino a sette volte?’. Ma set-te volte non sono sufficienti. Gesù disse: ‘Devi per-donare settanta volte sette’ se quella persona pecca altrettante volte contro di te. Sono tantissime! Riusci-
remmo mai a ricordare così tanti torti o sgarbi che una persona ci ha fatto? È proprio questo che Gesù vuole insegnare: non do-vremmo cercare di ricordare il numero delle offese che gli altri possono farci. Se ci chiedono di perdonar-li, siamo chiamati a perdonare. Gesù voleva mostrare ai suoi discepoli quanto sia importante essere pronti a perdonare. Così, dopo aver risposto alla domanda di Pietro, narra ai discepoli una parabola.
Lettore:“Il Regno dei cieli è simile… (Mt 18, 21-35).
Momento di silenzio per rileggere la parabola.
Richiestacomunitariadiperdono:Rit.Perdona-ci,Signore!
(dopo ogni invocazione viene spento un cero come segno del nostro peccato).
Lettore: Per tutte le volte che abbiamo messo limiti al perdono verso i nostri amici… Rit.
Lettore: Quando abbiamo avuto atteggiamenti di vendetta nei confronti di chi ci ha fatto del male… Rit.
Lettore: Per quelle volte che non abbiamo avuto un cuore paziente capace di perdonare nella stessa misu-ra con cui Dio perdona a noi… Rit.
di Concetta Guarini
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Esame di coscienza.
Mi preparo a vivere il sacramento della Riconciliazione chiedendo perdono a Dio, ringraziandolo per la pace che dona al cuore e chiedendo la forza di perdonare gli altri.
IlmiorapportoconDio
• Ringrazio il Signore per tutti i doni che fa alla mia vita. Scrivo tre “cose” che la rendono bella (perso-ne, situazioni, impegni…).
• Riesco a trovare durante la settimana dei momenti di incontro con il Signore? Quali sono questi mo-menti? Quali invece ho trascurato?
• Nella parabola del servo spietato, cosa mi è piaciuto di più?
Ilmiorapportoconmestesso
• Riconosco una cosa bella che mi piace di me, di come sono. Ringrazio il Signore perché è un dono che lui mi fa. Lo scrivo.
• Sono un tipo generoso, capace di perdonare le offese ricevute, di donare il mio tempo e di mettere a dispo-sizione di tutti le mie capacità? Ci sono situazioni in cui il mio cuore si è indurito? Quali?
Ilmiorapportoconglialtri
• Elenco i nomi di alcuni miei amici. Di coloro che sono stati per me un grande aiuto. Ringrazio Dio perché fanno parte della mia vita.
• C’è qualcuno che faccio fatica ad accogliere, che non considero mio amico? Mi sento pronto a per-donare sempre chi mi ha offeso e a provare a rico-minciare?
Confessione individuale.
Dopo la confessione individuale prega con parole tue ringraziando e chiedendo a Dio di essere anche tu
strumento di perdono e di resurrezione. Che la miseri-cordia ricevuta ti renda capace di misericordia.
Dopo le confessioni.
Celebrante:Attraverso la preghiera del “Padre no-stro” diventiamo custodi della comunione, costruttori di relazioni fraterne, capaci di perdonare come solo Dio sa fare con noi. Cantiamo insieme: Padre nostro…
Guida: Guardiamo il nostro cuore e le nostre mani aperte, sono pronti ad accogliere e andare incontro all’altro e a stringersi in un gesto di pace.
Mentre si canta ci si scambia un gesto di pace e si riaccendono i ceri come segno di riconciliazione con Gesù e i fratelli.
Consegna di un impegno.
Guida: Avere compassione, lasciare andare, condo-nare: sono i verbi di chi si allena a comprendere che dare è più che ricevere e che, soprattutto, la dinamica
della generosità senza calcoli riempie di pace.
Lettore: “Prima aspirazione fondamentale del Centro Vo-lontari della Sofferenza: è una risposta al Messaggio che la
Madonna ha rivolto a Lourdes e a Fatima: preghiera e penitenza,
per ottenere il proprio rinnovamen-to personale, per la riparazione, per la
conversione dei peccatori, per la pace nel mondo, per l’efficienza e l’efficacia dell’azio-
ne del Papa, dei sacerdoti e della Chiesa”. (Beato Luigi Novarese)
Tutti: Insieme a Maria, provando ad ascoltare ogni giorno le sue richieste, ci rendiamo conto che siamo coinvolti da Dio, in modo responsabile e libero, nella salvezza di tutti gli uomini. Vogliamo dire il nostro sì ad osservare la regola numero uno del CVS, e ci impe-gniamo a rispondere al Messaggio che Maria ha rivol-to a Lourdes e a Fatima: preghiera e penitenza perché nessun nostro fratello cada nelle mani degli “aguzzi-ni”. Amen.
Benedizione finale del celebrante.
Si conclude con un canto gioioso.
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È una radio che parla al cuore. L’unica, nel panorama italia-no, ad avere in palinsesto un
programma notturno di preghiera non stop in diretta (dalle due di notte alle sei del mattino) nel quale i volontari pregano con i malati e gli anziani per “portare la Chiesa in casa e riunire tutti nell’amore come una sola famiglia”.Di certo Radio Mater avrebbe avuto fra gli ascoltatori il beato Luigi No-varese. Non a caso, infatti, l’emit-tente fondata da don Mario Gal-biati l’11 febbraio 1994 (data che ricorda la prima apparizione della Madonna a Lourdes) che trasmette in tutta Italia da Albavilla (Como), ospita da qualche anno un appun-tamento mensile con i Silenziosi Operai della Croce. La trasmissione va in onda ogni secondo lunedì del mese alle 18.30 e si intitola “Per servire meglio chi soffre. L’insegna-mento del beato Luigi Novarese”. Gli ascoltatori possono sintonizzarsi da ogni località: basta consultare il sito (www.radiomater.org) cliccan-do il link “frequenze” e cercando quelle della provincia in cui abitano.
Un nuovo ciclo di incontri è stato aperto, a partire dal 14 agosto, da sorella Angela Petitti Presidente della Confederazione CVS Interna-zionale che ha affrontato il tema “Festa della Madonna Assunta:
Ai microfoni di Radio materper “servire meglio i malati”
Ognisecondolunedìdelmesealle18.30,ilprogrammadedicatoalbeatoNovarese.
a cura della Redazione
dalla proclamazione del dogma per iniziativa di Pio XII alla devozione mariana di papa Francesco”, ri-spondendo in diretta alle domande degli ascoltatori. Ogni puntata del programma affronta un argomento legato all’assistenza e alla forma-zione dei malati, secondo l’insegna-mento di Novarese e in riferimento alla catechesi di papa Francesco e ai documenti prodotti dalla Cei.Il programma andato in onda lune-dì 11 settembre ha avuto come ti-tolo “La Chiesa ospedale da campo nel magistero di papa Francesco”. Un tema importante che chiama in causa, ha detto in trasmissione don Luigi Garosio Vice Responsabi-le dei Silenziosi Operai della Croce, la capacità della Chiesa di “curare le ferite e di riscaldare i cuori dei fe-deli”, come aveva spiegato il Pon-tefice nell’intervista rilasciata alla rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica. Le puntate di ottobre e novembre hanno come titolo: “Il limite che non limita. La fede come sostegno e risorsa per il malato” e “Il soffe-rente e la malattia. Il problema del senso”. ■
Il fondatore di Radio mater,don mario Galbiati con papa Francesco
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S Le stampelle di Novaresenelle diocesi del Piemonte
Nuova idroterapia intitolata a
don Remigio
cvs Piemonte moncrivello
Domenica 24 settem-bre un affollato pel-legrinaggio ad Alba
(Cuneo), ha dato inizio ad una significativa iniziativa apostolica del CVS piemon-tese. Alle 10,30 centinaia di aderenti all’Associazione sono intervenuti alla messa in duomo presieduta dal vesco-vo, monsignor Marco Brunetti, durante la quale, a fianco dell’al-tare maggiore, è stata esposta la teca contenente le stampelle che sostenevano il beato Novarese du-rante la malattia. “Oggi nel Vangelo di Matteo – ha detto nell’omelia il vescovo – Gesù racconta la parabola degli operai mandati a lavorare nella vigna. Il beato Luigi Novarese ha reso gli ammalati operai di questa vigna, la vigna del Signore: protagonisti dell’apostolato e membri attivi del-la Chiesa come ha riconosciuto san Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica Christifideles laici”.Ad Alba l’appuntamento con il CVS è durato l’intera giornata. Nel pomeriggio si è svolto il reci-tal celebrativo che ha avuto come protagonista il coro “Amoris Lae-titia”. “Le stampelle sostenevano il giovane Novarese quando era malato – ha detto sorella Angela
Petitti, Responsabile per l’Aposto-lato del CVS –. Il nostro fondatore ha insegnato agli infermi ad esse-re di sostegno non solo agli altri malati ma anche, con il loro apo-stolato, alla Chiesa e al mondo”. La celebrazione ad Alba ha dato inizio alla “Staffetta della speran-za”, ossia al programma di espo-sizione della teca nelle diocesi del Piemonte, così com’era avvenuto, nella prima parte di quest’anno, in Emilia Romagna.Il secondo appuntamento con la reliquia ha avuto come sede la ba-silica di Maria Ausiliatrice a Torino. Qui, nel santuario voluto da don Bosco il cui nome è fortemente le-gato alla biografia di Novarese, le stampelle sono state esposte per alcuni giorni, a partire da lunedì 25 settembre, nella cappella dedi-cata al sacro Cuore di Gesù.Il giorno successivo il rettore del santuario, don Cristian Besso, ha celebrato la messa.
La “Staffetta della spe-ranza” ha poi raggiunto Novara, Almese (Torino) e altri luoghi del Piemon-te. ■
«Siamo qui oggi per vivere il cammino di miglioramento al servizio dei sofferenti che questa comunità sta portando avanti nel solco tracciato dal beato Novarese», così l’arcivescovo di Vercelli, mons. Mar-co Arnolfo, ha introdotto la celebrazione eucaristica, concelebrata da don Gino Momo, don Bruno Capuano e don Janu-sz Malski, avvenuta sabato 7 ottobre al santuario della Beata Vergine del Trom-pone di Moncrivello (Vc). Un’occasione particolare, che ha visto l’inaugurazione del nuovo servizio di idroterapia intitolato alla memoria di don Remigio Fusi.«L’idroterapia è una straordinaria oppor-tunità – ha spiegato il dottor Claudio So-
laro, primario della Casa di cura “Mons. Luigi Novarese” – perché, sfruttando l’ac-qua come prezioso elemento riabilitativo, dà la possibilità ai pazienti di compiere dei gesti che altrimenti non potrebbero fare».A tagliare il nastro, dopo la benedizione dei locali da parte del vescovo Arnolfo, è stata sorella Lully Nisco accompagna-ta da don Janusz Malski che ha ricordato l’importanza del pensiero del nostro padre fondatore, ponendo l’attenzione in modo particolare sulla cura della persona intesa come unione di corpo e spirito.Durante la giornata è stata anche inaugu-rata, alla presenza dei figli, una stanza per la neuroriabilitazione intitolata a Teresa Cerutti Novarese, nipote di Monsignore.
Centro Volontari della Sofferenza SilenzioSi operai della CroCe
PellegrinaggioPasquaLourdesa
27 MARZO - 3 APRILE 2018
dioCeSi di BreSCia
45°il tema pastorale
che ispireràil nostro
cammino sarà
Il treno partirà da Rovato (BS)al mattino del 27 marzo.
Partenza da Lourdes il 2 aprile(con arrivo a Rovato il 3 aprile).
-----------------------a tutti coloro che sentono amore verso la ma-donna e verso gli ammalati l’invito a farsi pro-motori così da poter manifestare alla Vergine Immacolata ed ai fratelli la propria sollecitudi-ne per l’attuazione del programma da lei affi-dato alla Bernardetta per la salvezza di molti.
“Silenziosi operai della Croce” montichiari - Tel. 0309961238 - [email protected] CVS Brescia - Via Cimabue - Tel. 030 2312083/4
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a:
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela»(Gv 2,5)
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del CENTRo VoLoNTaRI della SoFFERENza