l'ancora anno xxvii n° 40

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ANNO XXXI N° 40 - 23 Novembre 2014 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Segue a pag. 2 L’Italia della confusione e della protesta. Il linguaggio dell’urlare. Uscire dall’egoismo e tendere al bene comune. Le periferie sono anche qui A mettere insieme tutti gli eventi che si sono suc- ceduti nei giorni passati, tra dimostrazioni di piazza, di quartiere, scioperi sindacali, della scuola e del pubblico impiego, con i sindaci presi di mira e volendo aggiungere gli eventi naturali, con cataclismi di vario genere, c’è veramente da rimanere interdetti e non sapere da dove inco- minciare. Tutti vogliono par- lare, più che parlare tutti strillano le proprie ragioni nella certezza di essere dalla parte della verità, accusando tutti gli altri di tutto e di più. Sarà il rumore della pioggia, sarà il gorgogliare minac- cioso dei fiumi che spinge ad urlare per farsi ascoltare; saranno i megafoni che strillano minacce e insulti, sarà la gazzarra che le volte del parlamento am- plificano; tutti strillano con il risultato di mancanza di comunicazione per la grande confusione. Le uniche cose che restano sono la visione apocalittica di un’acqua rabbiosa a distruggere l’opera degli uomini e il fumo di una lotta per una ragione voluta con la violenza. Dante avrebbe scritto: Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello!”. La contestazione in una situazione di grande confusione, non approda a nulla di po- sitivo. Le colpe vanno cercate e punite, ma non gridate perché altrimenti diventano comuni. Basta scontri tra istituzioni, sindacati, categorie e cittadini. Basta con i “muri” direbbe papa Fran- cesco: “I muri separano, dividono … Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore. Servono ponti, non muri”. (Angelus del 9/11). È quello che chiediamo noi cittadini stufi di promesse, ma anche dei tanti stregoni di giornata. L’unica panacea in un momento di così grande crisi è la volontà di operare insieme per il bene comune. Nel numero precedente di questo nostro settimanale con il titolo: «Cattolici, politica e Dottrina Sociale della Chiesa», si invitava i Cattolici a non disdegnare la politica, ma ad essere attivi nel costruire una so- cietà basata sulla giustizia e sull’amore sui dettami della Dottrina Sociale. Dob- biamo convincerci che la crisi che stiamo vivendo non è soltanto eco- nomica, ma di cultura, di comportamento, di esigenze, di convinzioni. Una crisi les- sicale: le stesse parole dai contenuti diversi; ne sia esempio art. 18 (chiamato in tanti modi: moloch, totem, inutile re- galia, ma in fondo resta la dialettica degli opposti tra padroni ed operai). Quanta colpa vi è da parte di una società che da decenni ha emarginato Cristo convinta di essere, come si esprimeva nel lontano passato: “La misura di tutte le cose”, cadendo in quel relativismo di cui tanto ci ha parlato papa Benedetto XVI? Francesco Trisoglio, studioso di civiltà, molti anni fa così scriveva: “La civiltà moderna ha tentato di emarginare Cristo: lo hanno attaccato da destra (radicalismo capitalistico) e da sinistra (marxismo) e sono riusciti soltanto a disgregare la società; hanno predicato l’uomo nuovo, di una novità diversa da quella cristiana (cfr. Rom. 6, 4) e sono riemersi i vecchi egoismi nel corpo- rativismo, le vecchie disonestà nell’assenteismo e nelle evasioni fiscali, le vecchie violenze nelle farneticazioni assassine di tutte le sigle rivolu- zionarie, le vecchie guerre per cupidigia di potenza. Si è promessa la sicurezza e si è data la paura, si è prospettato un benessere da Eden e ne è venuta fuori una crisi interminabile, si è tentato di laicizzare la carità e le è sottentrata una disfunzione assistenziale dalle dimensioni paurose. Si è osannata la scienza per espellere la teologia e ne sono risultati l’equilibrio politico del terrore, la minaccia di scardinamento della genetica ed il pericolo di una degradazione eco- logica irreversibile. Non si poteva dare una più perentoria con- valida all’ammonimento: « Senza di me non potete far nulla » (Ioh. 15, 5). Una certa sponda culturale non si è ancora data per vinta e continua a proporre come rimedio ai mali pro- prio quelle formule che li produssero, ma la realtà non è succuba delle ideolo- gie e continuerà a parlare con quel linguaggio dei fatti che ci sta documentariamente mettendo sotto gli occhi da tempo. La storia in certi settori lo respinge, ma in certi altri ne sente tutta l’indispensabile urgenza”. (Cristo nei Padri, pag.7). Pietro Pompei Assemblea delle Caritas Parrocchiali - Animare la Caritas Parrocchiale attraverso le opere, il discernimento e la formazione - MERCOLEDI’ 26 NOVEMBRE - ORE 18 SALONE POLIVALENTE CARITAS DIOCESANA Carissimi, le nuove sfide e un mondo in continua e rapida evoluzione, ci impongono di saper cogliere le novità e la capacità progettuale di tante esperienze e pensieri capaci di disegnare un futuro di equità e giustizia. In questa ottica, quindi, assume forte rilevanza confrontarci sull’importanza e lo stato attuale dell’ossrvatorio permanente delle povertà e delle risorse della nostra Diocesi. Esso costituisce uno degli strumenti fondamentali della Caritas Diocesana e permette di attuare il metodo dell’ascoltare e osservare per discernere. E’ perciò importante la messa in rete del maggior numero di Caritas Parrocchiali per realizzare percorsi più attenti e mirati, che ci portino anche alla realizzazione di luoghi segno condivisi dall’intera Comunità Diocesana. Animare attraverso le opere, il discernimento e l’accompagnamento formativo, significa appunto ascoltare con grande attenzione e vedere distintamente le necessità della nostra gente. Sentiamo tutti la necessità di vivere insieme un momento di verifica e di confronto per solle- citare un sereno spirito emolutivo e migliorare sempre più il nostro modo di servire gli ultimi con autentica carità. In attesa di incontrarci, salutiamo fraternamente LA CARITAS DIOCESANA San Paolo e la libertà cristiana (lettera pastorale, ultima parte) A pag. 3 Fuori dal fango! “La prevenzione priorità nazionale” A pag. 2 Intervista a don Gianni CURSILLOS DI CRISTIANITà IN ITALIA GIOIOSA CHIUSURA DEL 67° CORSO DONNE A pag. 5 La gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta Lettera di Papa Francesco ai partecipanti al- l’assemblea generale straordinaria della Con- ferenza Episcopale Italiana tenutasi ad Assisi dal 10 al 13 novembre 2014: Cari Fratelli nell’episcopato, con queste righe desidero esprimere la mia vici- nanza a ciascuno di voi e alle Chiese in mezzo alle quali lo Spirito di Dio vi ha posto come Pastori. Questo stesso Spirito possa animare con la sua sapienza creativa l’Assemblea generale che state iniziando, dedicata specialmente alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri. A tale proposito, il vostro convenire ad Assisi fa subito pensare al grande amore e alla venerazione che san Francesco nutriva per la Santa Madre Chiesa Gerarchica, e in particolare proprio per i sacerdoti, compresi quelli da lui riconosciuti come “pauperculos huius saeculi” (dal Testamento). A pag. 3 A pag. 4

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXXI N° 40 - 23 Novembre 2014 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Segue a pag. 2

L’Italia della confusione e della protesta. Il linguaggio dell’urlare.Uscire dall’egoismo e tendere al bene comune. Le periferie sono anche quiA mettere insieme tutti gli eventi che si sono suc-ceduti nei giorni passati, tra dimostrazioni dipiazza, di quartiere, scioperi sindacali, dellascuola e del pubblico impiego, con i sindaci presidi mira e volendo aggiungere gli eventi naturali,con cataclismi di vario genere, c’è veramente darimanere interdetti e non sapere da dove inco-minciare. Tutti vogliono par-lare, più che parlare tuttistrillano le proprie ragioninella certezza di essere dallaparte della verità, accusandotutti gli altri di tutto e di più.Sarà il rumore della pioggia,sarà il gorgogliare minac-cioso dei fiumi che spingead urlare per farsi ascoltare;saranno i megafoni che strillano minacce e insulti,sarà la gazzarra che le volte del parlamento am-plificano; tutti strillano con il risultato di mancanzadi comunicazione per la grande confusione. Leuniche cose che restano sono la visione apocalitticadi un’acqua rabbiosa a distruggere l’opera degliuomini e il fumo di una lotta per una ragionevoluta con la violenza. Dante avrebbe scritto:“Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza

nocchiere in gran tempesta,/non donna di province,

ma bordello!”. La contestazione in una situazionedi grande confusione, non approda a nulla di po-sitivo. Le colpe vanno cercate e punite, ma nongridate perché altrimenti diventano comuni. Bastascontri tra istituzioni, sindacati, categorie ecittadini. Basta con i “muri” direbbe papa Fran-cesco: “I muri separano, dividono … Dove c’èun muro, c’è chiusura di cuore. Servono ponti,

non muri”. (Angelus del 9/11). È quello chechiediamo noi cittadini stufi di promesse, maanche dei tanti stregoni di giornata. L’unicapanacea in un momento di così grande crisi è lavolontà di operare insieme per il bene comune.Nel numero precedente di questo nostro settimanalecon il titolo: «Cattolici, politica e Dottrina Sociale

della Chiesa», si invitava iCattolici a non disdegnarela politica, ma ad essereattivi nel costruire una so-cietà basata sulla giustiziae sull’amore sui dettamidella Dottrina Sociale. Dob-biamo convincerci che lacrisi che stiamo vivendonon è soltanto eco-

nomica, ma di cultura, di comportamento,di esigenze, di convinzioni. Una crisi les-sicale: le stesse parole dai contenutidiversi; ne sia esempio art. 18 (chiamatoin tanti modi: moloch, totem, inutile re-galia, ma in fondo resta la dialetticadegli opposti tra padroni ed operai).Quanta colpa vi è da parte di una societàche da decenni ha emarginato Cristoconvinta di essere, come si esprimevanel lontano passato: “La misura di tuttele cose”, cadendo in quel relativismodi cui tanto ci ha parlato papa BenedettoXVI? Francesco Trisoglio, studioso di civiltà,molti anni fa così scriveva: “La civiltà moderna

ha tentato di emarginare Cristo: lo hanno attaccato

da destra (radicalismo capitalistico) e da sinistra

(marxismo) e sono riusciti soltanto a disgregare

la società; hanno predicato l’uomo nuovo, di

una novità diversa da quella cristiana (cfr. Rom.

6, 4) e sono riemersi i vecchi egoismi nel corpo-

rativismo, le vecchie disonestà nell’assenteismo

e nelle evasioni fiscali, le vecchie violenze nelle

farneticazioni assassine di tutte le sigle rivolu-

zionarie, le vecchie guerre per cupidigia di

potenza. Si è promessa la sicurezza e si è data la

paura, si è prospettato un benessere da Eden e

ne è venuta fuori una crisi interminabile, si è

tentato di laicizzare la carità e le è sottentrata

una disfunzione assistenziale dalle dimensioni

paurose. Si è osannata la scienza per espellere la

teologia e ne sono risultati l’equilibrio politico

del terrore, la minaccia di scardinamento della

genetica ed il pericolo di una degradazione eco-

logica irreversibile. Non si poteva dare

una più perentoria con-

valida all’ammonimento:

« Senza di me non potete

far nulla » (Ioh. 15, 5).

Una certa sponda culturale

non si è ancora data per

vinta e continua a proporre

come rimedio ai mali pro-

prio quelle formule che li

produssero, ma la realtà

non è succuba delle ideolo-

gie e continuerà a parlare

con quel linguaggio dei fatti

che ci sta documentariamente

mettendo sotto gli occhi da tempo. La storia in

certi settori lo respinge, ma in certi altri ne sente

tutta l’indispensabile urgenza”. (Cristo nei Padri,pag.7). Pietro Pompei

Assemblea delle Caritas

Parrocchiali- Animare la Caritas Parrocchiale attraverso le opere, il discernimento e la formazione -

MERCOLEDI’ 26 NOVEMBRE - ORE 18

SALONE POLIVALENTE CARITAS DIOCESANA

Carissimi, le nuove sfide e un mondo in continua e rapida evoluzione, ci impongono di saper cogliere

le novità e la capacità progettuale di tante esperienze e pensieri capaci di disegnare un futurodi equità e giustizia.In questa ottica, quindi, assume forte rilevanza confrontarci sull’importanza e lo stato attualedell’ossrvatorio permanente delle povertà e delle risorse della nostra Diocesi.Esso costituisce uno degli strumenti fondamentali della Caritas Diocesana e permette di attuareil metodo dell’ascoltare e osservare per discernere.

E’ perciò importante la messa in rete del maggior numero di Caritas Parrocchiali per realizzarepercorsi più attenti e mirati, che ci portino anche alla realizzazione di luoghi segno condivisidall’intera Comunità Diocesana.Animare attraverso le opere, il discernimento e l’accompagnamento formativo, significaappunto ascoltare con grande attenzione e vedere distintamente le necessità della nostra gente.Sentiamo tutti la necessità di vivere insieme un momento di verifica e di confronto per solle-citare un sereno spirito emolutivo e migliorare sempre più il nostro modo di servire gli ultimicon autentica carità.

In attesa di incontrarci, salutiamo fraternamente

LA CARITAS DIOCESANA

San Paolo e la libertà cristiana

(lettera pastorale,

ultima parte)

A pag. 3

Fuori dal fango!“La prevenzione priorità nazionale”

A pag. 2

Intervista a don Gianni

CURSILLOS DI CRISTIANITà IN ITALIA

GIOIOSA CHIUSURA DEL 67° CORSO DONNE

A pag. 5

La gioia più vera si gustanella fraternità vissutaLettera di Papa Francesco ai partecipanti al-l’assemblea generale straordinaria della Con-ferenza Episcopale Italiana tenutasi ad Assisidal 10 al 13 novembre 2014:

Cari Fratelli nell’episcopato,con queste righe desidero esprimere la mia vici-nanza a ciascuno di voi e alle Chiese in mezzoalle quali lo Spirito di Dio vi ha posto comePastori. Questo stesso Spirito possa animare conla sua sapienza creativa l’Assemblea generaleche state iniziando, dedicata specialmente allavita e alla formazione permanente dei presbiteri.A tale proposito, il vostro convenire ad Assisi fasubito pensare al grande amore e alla venerazioneche san Francesco nutriva per la Santa MadreChiesa Gerarchica, e in particolare proprio per isacerdoti, compresi quelli da lui riconosciuti come“pauperculos huius saeculi” (dal Testamento).

A pag. 3

A pag. 4

Anno XXXI

23 Novembre 2014

2PAG

continua dalla prima pagina

“La credibilità delle istituzioni si fonda sullasicurezza dei cittadini. Per prevenire i disse-sti, occorre una condivisione degli interventie risorse adeguate per realizzarli. Le Marchesono in prima fila in questa battaglia che col-loca la prevenzione al primo posto tra le prio-rità nazionali”. Lo afferma l’assessore allaDifesa del Suolo, Paola Giorgi, che oggi hapartecipato, a Roma, agli Stati generali controil dissesto idrogeologico, promossi dalla pre-sidenza del Consiglio dei ministri. L’inizia-tiva ha riunito enti, amministrazioni eassociazioni impegnate nella mitigazione dei ri-schi da frane e alluvioni. “È emersa chiaramentela necessità di superare i ritardi accumulati, a li-vello nazionale, nella programmazione territo-riale di contrasto ai fenomeni da avversitàatmosferiche – sottolinea la Giorgi – Si è parlatodella prevenzione e del rischio idrogeologicocome priorità tra le opere pubbliche. Un’esi-genza che le Marche hanno già fatto proprie, in-vestendo risorse significative, rispetto allelimitate capacità dl bilancio regionale, nel settoredella difesa del suolo. Nel 2014 la Regione hainvestito oltre 10 milioni di euro del proprio bi-lancio per il contrasto al dissesto, risorse che, inparte hanno attivato l’assegnazione di 35 milionidi euro da parte del ministero dell’Ambiente.Anche sulle scelte in merito alla programma-zione comunitaria siamo stati coerenti con lapriorità, attivando specifiche risorse per la difesadella costa e la manutenzione dei corsi d’acqua.Per non dimenticare l’intervento di riforesta-zione, unico a oggi in Italia, attivato con Auto-strade quale opera compensativa per i lavori diampliamento dell’A14: 11 milioni di euro che

Autostrade mette in campo per opere di piantu-mazione. E poi le norme che la Regione ha ap-provato negli ultimi mesi, dall’invarianzaidraulica alla legge sulla manutenzione dei corsid’acqua che prevede la valorizzazione del mate-riale litoide. Inoltre, abbiamo attivato la proce-dura di revisione del PAI. Restano alcuni nodipuntuali, fortunatamente non molto diffusi, sulladifficoltà che presentano alcuni lavori che sonoal palo e di questo ho parlato stamane, a marginedei lavori, in un incontro con i responsabili delministero dell’Ambiente e della Struttura di mis-sione, condividendo finalità e soprattutto per-corsi”. Sul tema della sicurezza idrogeologica,comunque, sono ancora diverse le problematicheda affrontare, conclude la Giorgi: “In primis iltema del superamento del Patto di stabilità, losnellimento delle procedure, il sovrapporsi dinorme che anziché tutelare inaspriscono le pro-blematiche e su questo il Governo dovrà impe-gnarsi. Ma la sfida vera che ci aspetta è quellaculturale, per tramutare lo slogan della giornataFuori dal fango! in Prima di tutto la preven-

zione, nello spirito dell’incontro odierno”.

Parola del SignoreNOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’ UNIVERSO

Dal VANGELO secondo MATTEO

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sultrono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gliuni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua de-stra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite,benedetti del Padre mio... Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, male-detti, nel fuoco eterno... (Matteo 25,31-46)

Matteo in questo brano ci presenta un affresco di una grandiosità unica, la rappresentazionedel giudizio universale, con il Cristo intronizzato nella sua gloria e magnificenza, che siedesul trono come giusto giudice, come Pastore buono che separa le pecore e i capri. Il giudiziosi fonda essenzialmente su quel “comandamento nuovo” da Lui stesso insegnato e mostratodurante la sua vita terrena: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” e che S. Paolonella Lettera ai Romani (Cap.13,8-10) così ricapitola, “Chi ama il prossimo adempie laLegge”. Il giudizio di Gesù non avrà come motivazione se e quante volte siamo andati aMessa o quante comunioni abbiamo ricevuto o quanti Segni della Croce abbiamo fatto oqualsiasi altra manifestazione cultuale, perché tutti questi atti prendono sostanza e importanzase sono fondati sulla unione spirituale con Gesù e sono rivelatori di un amore profondo egratuito verso Dio e verso i fratelli. Per essere più chiari: se io recito la preghiera che ci hainsegnato Gesù, e dico: Padre nostro …. , questo dovrebbe significare, cioè essere segno, dicome io vedo e tratto il mio prossimo. Quando dico PADRE e aggiungo NOSTRO, è come

se dichiarassi che tutti gli uomini sono per me fratelli, perchéfigli di quello stesso Dio che mi permette di chiamarlo Padre.Quindi se nella mia vita quotidiana, nelle mie opere, nei mieipensieri, il mio prossimo, i miei fratelli sono da me consideratie trattati con amore, misericordia, carità, allora la mia preghieraprende corpo e ha un significato pregnante, forte, ha un valorevero. Se contrariamente a quello che dico (nella preghiera) quelliche mi sono intorno (il mio prossimo) sono persone che per menon contano niente, da usare per i miei scopi, da schiacciare,non sono da me amati, rispettati e considerati come fratelli, chesignificato hanno quelle parole: PADRE NOSTRO, padre dichi? per cosa? nei fatti smentisco quello che dico, non faccioaltro che aggiungere una menzogna nelle parole, alla menzognadella mia vita. Quando io amo il mio prossimo come ci insegna

Gesù, allora la Messa, la Eucaristia, la preghiera assumono il valore di segni forti del mioamore, e nello stesso tempo esplicheranno la loro vera essenza: essere il combustibile delmio amore; per cui si innescherà un circolo virtuoso, più amo, più questi segni saranno forti,più saranno forti più edificheranno il mio amore, facendomi gioire della speranza, nella forzadella fede. Chiediamo al Signore l’aiuto di cui abbiamo bisogno per essere suoi veri figli, eriuscire a manifestare quell’amore forte e gratuito ai fratelli, che ci consentirà di essere daLui benedetti, quando saremo chiamati a rendere conto di come abbiamo utilizzato i talentiche ci ha donato. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZALA PREGHIERA È TANTO MIGLIORE

QUANTO PIù CARICHI D’AMORE SONO GLI SGUARDI DELL’ ANIMA.(DE FOUCAULD)

La gioia più vera si gusta

nella fraternità vissutaTra le principali responsabilità che il ministeroepiscopale vi affida c’è quella di confermare,sostenere e consolidare questi vostri primi col-laboratori, attraverso i quali la maternità dellaChiesa raggiunge l’intero popolo di Dio. Quantine abbiamo conosciuti! Quanti con la loro te-stimonianza hanno contribuito ad attrarci a unavita di consacrazione! Da quanti di loro abbiamoimparato e siamo stati plasmati! Nella memoriariconoscente ciascuno di noi ne conserva i nomie i volti. Li abbiamo visti spendere la vita tra lagente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi,accompagnare le fa-miglie, visitare i ma-lati a casa e all’ospe-dale, farsi carico deipoveri, nella consa-pevolezza che “se-pararsi per non spor-carsi con gli altri èla sporcizia più gran-de” (L. Tolstoj). Li-beri dalle cose e dasé stessi, rammen-tano a tutti che ab-bassarsi senza nulla trattenere è la via per quel-l’altezza che il Vangelo chiama carità; e che lagioia più vera si gusta nella fraternità vissuta.Isacerdoti santi sono peccatori perdonati e stru-menti di perdono. La loro esistenza parla lalingua della pazienza e della perseveranza; nonsono rimasti turisti dello spirito, eternamenteindecisi e insoddisfatti, perché sanno di esserenelle mani di Uno che non viene meno allepromesse e la cui Provvidenza fa sì che nullapossa mai separarli da tale appartenenza. Questaconsapevolezza cresce con la carità pastoralecon cui circondano di attenzione e di tenerezzale persone loro affidate, fino a conoscerle aduna ad una.Sì, è ancora tempo di presbiteri diquesto spessore, “ponti” per l’incontro tra Dioe il mondo, sentinelle capaci di lasciar intuireuna ricchezza altrimenti perduta. Preti così nonsi improvvisano: li forgia il prezioso lavoroformativo del Seminario e l’Ordinazione li con-sacra per sempre uomini di Dio e servitori delsuo popolo. Ma può accadere che il tempo in-tiepidisca la generosa dedizione degli inizi, eallora è vano cucire toppe nuove su un vestitovecchio: l’identità del presbitero, proprio perchéviene dall’alto, esige da lui un cammino quoti-diano di riappropriazione, a partire da ciò che

ne ha fatto un ministro di Gesù Cristo.La for-mazione di cui parliamo è un’esperienza di di-scepolato permanente, che avvicina a Cristo epermette di conformarsi sempre più a Lui.Perciò essa non ha un termine, perché i sacerdotinon smettono mai di essere discepoli di Gesù,di seguirlo. Quindi, la formazione in quanto di-scepolato accompagna tutta la vita del ministroordinato e riguarda integralmente la sua personae il suo ministero. La formazione iniziale equella permanente sono due momenti di unasola realtà: il cammino del discepolo presbitero,

innamorato del suo Si-gnore e costantemente allasua sequela (cfr Discorsoalla Plenaria della Con-gregazione per il Clero,3 ottobre 2014). Del resto,fratelli, voi sapete che nonservono preti clericali ilcui comportamento rischiadi allontanare la gente dalSignore, né preti funzio-nari che, mentre svolgonoun ruolo, cercano lontano

da Lui la propria consolazione. Solo chi tienefisso lo sguardo su ciò che è davvero essenzialepuò rinnovare il proprio sì al dono ricevuto e,nelle diverse stagioni della vita, non smetteredi fare dono di sé; solo chi si lascia conformareal Buon Pastore trova unità, pace e forza nel-l’obbedienza del servizio; solo chi respira nel-l’orizzonte della fraternità presbiterale escedalla contraffazione di una coscienza che sipretende epicentro di tutto, unica misura delproprio sentire e delle proprie azioni. Vi augurogiornate di ascolto e di confronto, che portinoa tracciare itinerari di formazione permanente,capaci di coniugare la dimensione spiritualecon quella culturale, la dimensione comunitariacon quella pastorale: sono questi i pilastri divite formate secondo il Vangelo, custodite nelladisciplina quotidiana, nell’orazione, nella custodiadei sensi, nella cura di sé, nella testimonianzaumile e profetica; vite che restituiscono allaChiesa la fiducia che essa per prima ha postoin loro.Vi accompagno con la mia preghiera ela mia Benedizione, che estendo, per intercessionedella Vergine Madre, a tutti i sacerdoti dellaChiesa in Italia e a quanti lavorano al serviziodella loro formazione; e vi ringrazio per levostre preghiere per me e per il mio ministero.

Fuori dal fango! L’assessore Giorgi agli Statigenerali contro il dissesto idrogeologico:

“La prevenzione priorità nazionale”

MUSULMANI DALLA PARTE DEI CRISTIANI

In Iraq non ci sono solo gli estremisti dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e delLevante), ma anche molti musulmani che vogliono la pace. C’è perfino chi siè fatto uccidere in difesa dei cristiani, a Mosul. Si chiamava Mahmoud al

‘Asali ed era un professore del dipartimento di pedagogia dell’Università diMosul. Si è fatto uccidere perché ha avuto il coraggio di dire agli uomini del-l’Isis che non era quello l’islam in cui credeva, pur conoscendo il rischio alquale andava incontro come educatore, si è esposto pubblicamente. Non havoluto farsi complice della violenza ed ha pagato questa scelta con la vita. Ilgesto di Mahmoud e di altri musulmani, che in Iraq e in altre parti del mondo si sono messi dallaparte dei cristiani, ci incoraggia a lavorare insieme per costruire ponti di pace, ovunque cristianie musulmani subiscono insieme gli orrori della guerra. È questo, in sostanza, il senso del messag-gio rivolto dal Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso per la fine del Ramadan.

3Anno XXXI

23 Novembre 2014 PAG

L’epistola ai Corinti ci presenta una Chiesaricca nel suo dinamismo vitale, con tutti icomplessi problemi che ne impegnano leenergie e ne frenano le potenzialità, minac-ciandone la stessa esistenza. Il forte magi-stero di Paolo e la sua totale fiducia inGesù che opera attraverso il suo ministerosalvano quella comunità dalla possibile

dissoluzione. Si tratta di un insegnamento, quello di Paolo, che va al dilà della situazione storica specifica: è un insegnamento che vale ancoraoggi per tutti noi, per la situazione odierna della nostra Chiesa e del no-stro mondo sempre più imbevuto dalle dottrine idolatri- che del denaro,del guadagno, del sesso e del potere e da un falso concetto della libertàche crea grandi povertà, distrugge l’ambiente in cui viviamo e le più fon-damentali relazioni umane (non ultime quelle matrimoniali e familiari),con sempre più evidenti gravi conseguenze sociali, civili, economicheed ecclesiali. Il nostro contesto ecclesiale è contrassegnato sia da molte-plici situazioni di persone battezzate non più consapevoli della grandezzadel Vangelo che è stato loro annunciato nella lontana fanciullezza, sia danon cristiani provenienti dalle più disparate parti del mondo, sia da cri-stiani che sono tali perché battezzati, ma che non hanno mai conosciutoGesù e il suo Vangelo. La nostra Chiesa e le nostre parrocchie risentonodiffusamente del cambiamento in atto nel nostro mondo: non possiamoaspettarci che l’unica medicina sia lasciar passare il tempo e stare adaspettare da nostalgici che il passato ritorni. Non possiamo rifugiarci nel“poiché si è sempre fatto così, continuiamo a fare così”. Papa Francescoci dice che abbiamo bisogno di una “conversione missionaria” e conver-sione significa il coraggio di cambiare ciò che oggi non serve più al Van-gelo. Stili di vita, oggettivamente non cristiani, sempre più diffusi epropagandati da una stampa che inneggia a un presupposto progresso,generatori di molte sofferenze soprattutto dei più deboli, rendono neces-sario che la Chiesa si armi del coraggio e dell’amore di Paolo e si mettain cammino per annunciare la vita bella del Vangelo ai nostri contempo-ranei bisognosi dell’amore vero che solo dona libertà. Il nostro è il tempodella pazienza di coloro che seminano senza forse godere poi del rac-colto. È il tempo di quella pazienza che prepara il futuro e che è il nomedell’amore maturo, di quella pazienza che è la ve-rità del nostro umile, gratuito e fiducioso donarsialla Chiesa. Non perdiamo la fiducia, Dio conti-nua ad agire dentro questo nostro mondo, non loha abbandonato! La nostra Chiesa ha davanti a séla sfida di annunciare il Vangelo a questo mondo,sfida che deve affrontare con fiducia nell’operadello Spirito che non fa mai mancare i suoi doni.Una sfida che la Chiesa può affrontare con la col-laborazione unitaria di tutti i carismi, ovviamenteanche laicali, in essa abbondantemente presenti,sapendo che a noi spetta seminare, mentre inveceè dello Spirito far attecchire, crescere e portare amaturazione. Paolo, come Gesù, può dire ai Co-rinti: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioiasia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).E l’amore che lo spinge (cfr. 2Cor 5 ,14). Egli sache l’amore senza verità, l’amore che non ha ilcoraggio della verità non fa il bene delle persone,quindi, non è vero amore. Verità e carità non pos-sono mai essere separate (cfr. Ef 4, 15). “La caritànella verità è la principale forza propulsiva per ilvero sviluppo di ogni persona e dell’umanità in-tera”( Papa Benedetto XVI, Lettera Enciclica,

Caritatis in veritate,n.1). Una vita vissuta nonnella verità, ma nell’errore e nell’incoerenza, nonsolo non porta alla libertà, ma non porta neppure alla gioia di buone re-lazioni con se stessi, con gli altri e con Dio. Impariamo, quindi, da Paoload essere missionari nel nostro mondo con la parola di verità del Vangelo.Impariamo a rendere “ragione della speranza che è in noi” (cfr. 1Pt 3,15).Con Paolo non vergogniamoci della “stoltezza della croce ... scandaloper i Giudei e stoltezza per i pagani... ma sapienza di Dio” (1Cor 1, 18-25). Nutriamoci di un grande amore per Dio e, in Lui, per ogni essereumano. Andiamo “con dolcezza e rispetto” (1Pt 3,16) verso tutti, semprecon la gioia di chi ha incontrato l’amore di Cristo e si sente amato daLui. Andiamo incontro a tutti con l’operosità della nostra fede, la faticadella nostra carità e la fermezza della nostra speranza nel Signore nostroGesù Cristo (cfr. 1Tess 1, 3). Andiamoci come annunciatori della veritàdi Cristo e della sua misericordia. Verità e misericordia:non disgiungia-mole mai! Andiamoci confidando non nelle nostre forze o nei nostrimezzi, ma nella potenza di Dio che continua ad operare nel mondo dioggi attraverso lo Spirito del risorto. Se confidiamo solo in noi stessi sa-

remo sempre nella tristezza, nell’ansietà e nella lamentazione per la scar-sità e la mancanza di questo o di quello o per i risultati che non ci soddi-sfano. Se ci andiamo con la fede in Cristo crocifisso, sapienza di Dio,potremo essere sempre nella gioia anche nelle fatiche e nelle difficoltàdella missione che non mancano mai. Potremo, però, esperimentarequella gioia che fu di Paolo e degli apostoli: la gioia vera della comunionecon Gesù, condividendo con Lui la missione che Lui a sua volta ha rice-vuto dal Padre.

Conclusione Carissimi fedeli della diocesi truentina, facciamo tesorodelle tante ricchezze della nostra Chiesa e non disperdiamole per man-canza di fiducia in noi stessi. Non perdiamo mai la fiducia nella potenzadella Parola di Dio. Non perdiamola neppure di fronte agli apparenti fal-limenti o alle tante difficoltà che sembrano intralciare oggi il nostro cam-mino di fede e quello delle nostre comunità. Non sempre si raggiungequello che con le migliori buone intenzioni e con tanta preparazione sisperava di raggiungere. Non lamentiamoci del nostro tempo, cerchiamoinvece insieme di comprendere ciò che Dio ci sta chiedendo come Chiesadiocesana e disponiamoci a compierlo con pronta volontà per il bene no-stro e per quello dei nostri figli. Con Paolo dico a tutti “siate sempre lietinel Signore, ve lo ripeto, siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti”(Fu 4,4-5). “La grazia del Signore sia con voi. Il mio amore con tutti voiin Cristo Gesù” (1Cor i6, 23). San Benedetto del Tronto, 3 luglio 2014festa di San Tommaso apostolo

+ Carlo Bresciani vescovo

“NOI ANNUNCIAMO CRISTO CROCIFISSO” (lettera pastorale, ultima parte)

Essere missionari oggi secondo lo stile di Paolo

Per la riflessioneIl Vangelo è sempre lo stesso ieri, oggi e sem-

pre, ma il mondo cambia. Dio ci manda in

questo mondo a portare il Vangelo di Gesù.

Come? C’on i mezzi e i modi più adatti al

mondo di oggi. Questo implica anche qual-

che cambiamento rispetto al passato. Come

accetto i cambiamenti proposti dalla parroc-

chia e dalla diocesi? Chi volesse continuare

a usare solo l’asino come mezzo di trasporto,

perché nel passato si usava l’asino e andava

bene così, oggi sarebbe costretto a chiudere

l’attività. Per vendere la propria merce, non

basta che sia buona (ovviamente deve es-

serlo), bisogna anche che vada a venderla

dove c’è la gente oggi, non dove c’era ieri e,

inoltre, che sappia presentare bene le buone

qualità di ciò che vuole vendere. Poiché non

basta l’omelia domenicale per conoscere la

Parola di Dio, quali altri momenti personali

e comunitari si possono programmare per

conoscerla meglio? Come partecipo alle ca-

techesi in parrocchia?

Ovviamente non si

tratta solo di luoghi

diversi in cui farsi

presenti per an-

nunciare il Van-

gelo, ma anche di

tempi, di propo-

ste, (li attenzioni

diverse agli ul-

timi e a coloro

clic rischiano di

essere gli scarti della società.

Quali attenzioni personali devo avere verso

queste persone? Quali percorsi possiamo in-

traprendere come comunità cristiana per an-

nunciare il Vangelo a chi è lontano dalla

chiesa? Come possiamo mostrare loro la mi-

sericordia di Dio? Non possiamo essere cri-

stiani solo di nome, ma anche di opere. Sono

cristiano solo la domenica, o anche nei

giorni feriali? Sono cristiano anche nell’uso

del portafoglio? Quali opere cristiane se-

gnano particolarmente la mia vita, la mia fa-

miglia, la mia parrocchia?

Intervista a don Gianni sulla Festa del Ciao

di Villa RosaIl vice parroco di S. Gabriele dell’Addolo-rata ha ricordato anche quanto siano impor-tanti i genitori all’interno della parrocchiaAbbiamo intervistato don Gianni Capriotti,vice parroco a S. Gabriele dell’Addolorata aVilla Rosa, a proposito della “Festa del Ciao”che si è tenuta nella sua parrocchia lo scorso 8novembre.

Chi ha partecipato a questa festa? La “Festadel Ciao” si rivolge ai ragazzi dalla quinta ele-mentare alla terza media insieme ai loro geni-tori. Da quanto tempo portate avanti questainiziativa? Abbiamo appena iniziato, questo èil primo anno. L’approccio iniziale è andatomolto bene, hanno partecipato parecchi ragazzi.Come è articolata la festa? Ci siamo ritrovatialle ore 15:00 in parrocchia: dopo vari giochi,abbiamo vissuto un momento conviviale con igenitori, la castagnata, e poi ancora giochi finoalle 17:00, quando abbiamo partecipato alla S.Messa animata da ragazzi ed educatori.I ragazzi più grandi la aiutano? Certo, glieducatori sono tutti delle superiori; c’è poi unacatechista adulta che segue tutti loro.Quale sarà la prossima tappa del camminodei ragazzi? Noi seguiamo la metodologiaesperienziale dell’Azione Cattolica ma non cichiamiamo ancora “Azione Cattolica” perchéabbiamo appena iniziato; deve essere verificatose riusciranno gli educatori ad attuare il me-todo. E’ stato lei a voler intraprendere questanuova esperienza nella comunità di VillaRosa? L’ho deciso io insieme con il parroco,don Federico; ne abbiamo parlato al consiglioparrocchiale dove sono stati tutti d’accordo edabbiamo cominciato questo cammino per lemedie. I genitori penso siano entusiasti diquesta nuova iniziativa. Sì, per il momentosembra di sì! Sono molto contenti di questa no-vità. C’è un cammino per loro nella sua par-rocchia? Sì, abbiamo appena cominciato unaserie di incontri per i genitori, l’ultimo il 9 no-vembre. Sono curati da don Federico e si rivol-gono a tutti i genitori della parrocchia, diqualsiasi età; partecipano soprattutto i genitoridei ragazzi di terza e quarta elementare.Ci sono molti genitori che mantengono at-tiva la vostra parrocchia. Sì, devo dire chesono molti i genitori che partecipano e ci aiu-tano. Per la Festa del Ciao alcuni adulti hannopreparato le castagne e le hanno cotte, mentrele mamme hanno preparato dei dolci squisiti.I genitori organizzano anche altre attività(incontri, campi, uscite…)? No, i campi li ge-stiamo noi due sacerdoti insieme ai giovani; cisono alcuni adulti che partecipano ai campi eci aiutano in alcuni momenti.

4 Anno XXXI

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“Perché sono venuto? Il punto di partenza è unpiccolo libro, questo piccolo libro rosso che è‘Voglio la mamma - Da sinistra contro i falsi mitidel progresso’ con cui voglio provare ad affer-mare la verità. Oggi fare questo sembra un attodi arroganza”. E‘ cominciato da questa afferma-zione di principio l’intervento di Mario Adinolfi,protagonista applauditissimo dell’incontro dibat-tito “Voglio la mamma - Di famiglia ce n’è unasola” organizzato dal Forum delle associazionifamiliari Marche lo scorso 8 novembre a Loreto,un evento reso possibile gra-zie anche al patrocinio dellostesso comune di Loreto.Adinolfi 43 anni, sposatocon Silvia Pardolesi e padredi 3 figlie, è giornalista scrit-tore e politico. Inizia la suamilitanza nella Dc di MinoMartinazzoli e, conclusaquell’esperienza, contribui-sce alla fondazione del partito democratico; èstato candidato alle primarie nazionali, anche sequest’anno non ha rinnovato la tessera del Pd.Credente autentico, che non nasconde i suoi li-miti, tanto da autodefinirsi un “pubblicano”. Il ti-tolo del libro“ Voglio la mamma“, scaricabilegratuitamente su Internet, per volontà stessadell’autore… un “po’ meno dell’editore” comeha raccontato sorridendo Adinolfi, gli è stato sug-gerito direttamente da sua figlia, un giorno cheaveva la febbre, mentre lui la accudiva, dopo al-cuni minuti ha esclamato proprio “Voglio lamamma”.Tornando al discorso della verità il gior-nalista ha chiesto ai presenti se “i bambini na-scono ancora da papà e mamma a Loreto?” Allarisposta affermativa Adinolfi ha ribadito che ècosì “i bambini nascono da un papà e da unamamma da millenni. Oggi vogliono dirmi chequesta è un’opinione, a qualche bambino si vuoletogliere la mamma per via giudiziaria e un po’ pervia politica. Affermare queste cose costa e chicome me e altri lo fa, viene coperto di insulti”.Tanti i temi trattati a partire dalla contrarietà almatrimonio omosessuale “che non significa chesono contro le coppie omosessuali”: è solo chetemi come “nascita, amore e morte, non sonotemi etici ma essenziali perché riguardano l’es-senza della vita”. Bisogna fare attenzione perché“in questo momento c’è in atto un’offensiva an-tropologica che trasforma le persone in cose. Equal è il fattore che trasforma le persone in cose?Il denaro”. E qui Adinolfi ha fatto l‘esempio diElton John, sposato con un uomo, che con il de-naro si è comprato prima una donatrice di ovuli,poi ha preso un utero in affitto (che il modernolinguaggio politically correct chiama gestazioneper altri o meglio ancora gpa, di modo che anchecon le parole il concetto non dia fastidio); losperma che ha fecondato la donna era dei due“padri” mescolato. Quel bambino Zac, “per con-tratto non conoscerà mai il padre e la madre. Poiquando è nato è stato letteralmente strappato dalseno della madre e, lo ha detto la stessa pop star,questo ha determinato un momento di imbarazzoe dolore. Poi siccome il bambino, nel tempo, con-tinuava a piangere, hanno fatto arrivare tramite

corriere il latte dagli Stati Uniti dalla donna chelo ha partorito per cercare di lenire il suo dolore”.Lo scrittore ha sottolineato che oggi il “malecompiuto è compiuto scientemente. Ci sentiamoimbarazzati a dire che una coppia omosessualecompra un bambino, ma è così. Nel mio partitomi dicevano che non dovevo parlare di certi ar-gomenti perché sono ‘divisivi’: il fatto è che a si-nistra si è instaurato un pensiero radicale che èterrificante. Ma tra il diritto del ricco gay bor-ghese e il diritto del bambino chi devo difen-

dere?” Sempre svolgendo ilfilo del ragionamento dellatrasformazione delle per-sone in cose Adinolfi hamesso in evidenza come le“cose sono eliminabili: peresempio il prodotto fallato èil bambino down visto conl’amniocentesi che porta auna terribile statistica ov-

vero che il 97% dei bimbi down sono abortiti”.Dire come oggi va di moda che bisogna “vivereuna vita degna di essere vissuta è una boiata paz-zesca: la verità è che sopprimere costa meno checurare”. Partendo dal recente caso di Brittany,Adinolfi ha infatti esclamato “rifiuto l’idea che lamorte di mia nonna, mentre le tenevo la mano,con le piaghe da decubito e col pannolone, sidebba considerare una morte non dignitosa!” Hainvitato a reagire, Adinolfi, “perché il popolosiamo noi. C’è un problema di timidezza ancheda parte del mondo cattolico: ma lo stesso papaFrancesco dice che bisogna opporsi alla culturadello scarto. Quella che si sta combattendo è unabattaglia di civiltà, c’è di mezzo il destino dei no-stri figli. Mi dicono che sono retrogado e bigotto:ebbene rispondo che c’era un tempo in cui le per-sone si compravano e si uccidevano i bambinimalnati: erano i tempi dell’impero romano di2000 anni fa. I retrogadi sono quelli che mi vo-gliono riportare a quell’epoca”. L’incontro è stato aperto da Paolo Perticaroli, pre-sidente del Forum, che attualmente si componedi 23 associazioni, movimenti e organizzazioniche operano a livello locale e nazionale, nello spi-rito di quanto evidenziato dalla “Carta dei Dirittidella famiglia” (Santa Sede 1983). “Come ForumMarche da qualche mese ci stiamo riorganiz-zando, -ha evidenziato Perticaroli - io stesso sonostato eletto da poco e questa è la nostra primauscita pubblica su tematiche inerenti la difesadella Famiglia come soggetto sociale. Come hamagistralmente indicato San Giovanni Paolo IInella Familiaris Consortio: ‘Il compito socialedelle famiglie è chiamato ad esprimersi anche informa di intervento politico: le famiglie cioè de-vono, per prime, adoperarsi affinché le leggi e leistituzioni dello Stato non solo non offendano, masostengono e difendono positivamente i diritti e idoveri della famiglia. In tal senso le famiglie de-vono crescere nella coscienza di essere protago-niste della cosiddetta politica familiare e devonoassumersi la responsabilità di trasformare la so-cietà. Diversamente saranno le vittime di queimali che si sono limitate ad osservare con indif-ferenza”.

Voglio la mamma. Di famiglia ce n’è una sola

Il Movimento dei Cursillos di Cristianità, ormai vicini alla celebrazione del 50° anniversario dellasua presenza nella nostra Diocesi, ha vissuto la chiusura del suo 67° corso donne con una emo-zione più forte delle precedenti per il primo incontro con il Vescovo Monsignor Carlo BRE-SCIANI avvenuto in un salone parrocchiale di San Filippo Neri. Dopo le presentazioni dellesingole partecipanti guidati dalla rettrice Aurora Vagnoni e dall’equipe sacerdotale si sono trasferitenell’attiguo Teatro ove in una sala piena e festosa sono state accolte con il canto: “A colori”. Larettrice dopo l’introduzione ha invitato la rappresentante di ciascuna decuria a relazionare sull’at-tività svolta nei tre giorni. Tutte sono state concordi nell’affermare che per la maggior parte dellepartecipanti è stato un tuffo nella Fede, la nascita di amicizie gioiose e familiari con la presenzaviva di Cristo fra loro.Dalle testimonianze di tutte sono state ricorrenti le parole stupore, gioia, amore, vedere in mododiverso le persone che ti sono vicine, il desiderio di voler continuare a vivere accanto a Cristo,conservare nel cuore la pace trovata avanti al Tabernacolo. Tutte hanno affermato di aver vissutoun’esperienza bellissima.Don Luca ha dichiarato di aver vissuto un’esperienza unica per il lavoro di preparazione al corsoe per l’entusiasmo che le sorelle hanno posto nell’ascolto della Parola.

Don Roberto ha aggiunto che il corso è risultato formativo anche per un giovane sacerdote ed haricordato di essere stato battezzato da uno dei padri dei corsi di Cristianità: Don Marino, e diaver vissuto alcuni anni di seminarista accanto all’innammorato dei corsi di Cristianità: Don Ge-rardo. Ha concluso che questi due sacerdoti 50 anni fa, attraverso i corsi di Cristianità, hanno in-segnato quello che il Santo Padre ha ribadito recentemente: l’evangelizzazione da parte dei laici.Hanno offerto le loro testimonianze le rappresentanti della Diocesi di Fermo e di Ascoli Picenomentre Mons. Ubaldo Speranza ed il Dott. Paolo di Pietro, rispettivamente animatore Spiritualee coordinatore Territoriale, hanno portato il proprio saluto ed incoraggiate le nuove sorelle a con-tinuare il loro cammino di fede mantenendo viva l’amicizia nata nel corso. La rettrice Aurora haraccontato il cambiamento notato nei tre giorni: la diffidenza ed il silenzio del primo giorno ed isorrisi, la gioia e gli abbracci del terzo giorno. Padre Renato prima di passare la parola al Vescovoha raccontato come l’esperienza del corso ogni volta continua a stupirlo e ricaricarlo di nuovaenergia. Il Vescovo che ha ascoltato con attenzione ha esordito dicendo di essere contento diaver sentito quelle testimonianze e di aver colto che vi sono stati incontri personali con Dio ed hacontinuato dicendo che certe esperienze sono come dei fari che ci indicano la strade da percorrere.Il Vescovo ha concluso dicendo che ciò che aveva ascoltato non erano solo cose dette ma soprat-tutto vissute. Trovate il tempo per incontrare Dio. Prima della benedizione finale ha consegnatoa tutti i partecipanti al 67° corso donne il crocifisso dicendo: “Cristo conta su di Te” “ed ionella Sua Grazia” la risposta del corsista. Elbano

CURSILLOS DI CRISTIANITà IN ITALIA Coordinamento Diocesano di San Benedetto del Tronto

GIOIOSA CHIUSURA DEL 67° CORSO DONNE ALLA PRESENZA DEL VESCOVO CARLO BRESCIANI

Da Ripatransone

LA GIOIA DI FAR FESTA, ANDANDO A CATECHISMO INSIEMENel pomeriggio di Sabato 8 novembre i ragazzi del catechi-smo, a Ripatransone, si sono recati come di consueto, versole 16, per le loro attività didattiche presso i locali parroc-chiali, adiacenti la chiesa di San Michele Arcangelo. Al ter-mine della catechesi, però, hanno trovato una piccola magraditissima sorpresa: le loro catechiste hanno organizzatoun momento di festa per iniziare con allegria il nuovo anno.Dopo una prima fase di vivacità generale, dovuto al numeroingente di bambini, tutti si sono ritrovati nel piazzale anti-stante, per nulla scoraggiati dalle condizioni meteorologichenon eccezionali. Il tutto è iniziato con alcuni giochi di mo-vimento che hanno coinvolto e fatto divertire non solo i piùgiovani, ma anche gli adulti presenti. Poi è stato il momentodi musica con balli di gruppo, gestito dai ragazzi più grandiche si sono messi in gioco con grande energia nell’anima-zione (a loro va il plauso e un particolare incoraggiamentoa proseguire con questo entusiasmo nell’impegno pastorale).La stanchezza dovuta all’attività fisica è stata adeguatamentericompensata con una ricca merenda preparata con premuradalle catechiste e da alcune mamme, ed ovviamente presapacificamente d’assalto in un “batter d’occhio”. Al tempo

stesso alcuni volontari del comitatoorganizzativo della castagnata Ri-pana, che ha avuto luogo alcunigiorni prima, coadiuvati da alcunimembri della Confraternita delSS.mo Sacramento di Sant’Angelo,hanno cotto ed offerto generosa-mente a tutti castagne arrosto, veraprelibatezza di stagione. Iniziare conun momento di festa l’anno catechi-stico significa partire con il piedegiusto, trattandosi di un cammino che va vissuto non come un corso di studi, ma nello spirito dellagioia del Vangelo. L’augurio è che momenti di fraternità come questo, possano aiutare il percorsodi sequela di questi ragazzi. Pertanto un sentito ringraziamento va alle catechiste, ai genitori, aDon Gian Luca, e a tutti coloro che collaborano con entusiasmo e gratuità alla crescita spirtualedella gioventù ripana. Silvio Giampieri

5Anno XXXI

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Leggiamo Lc 5,33-39. Il brano si ha anchein Mt 9,14-17 (Serie su Matteo, n. 46) e inMc 2,18-22. Luca continua a dipendere daMarco, ma si prende anche delle libertà.

1. La contestazione. «Allora gli dis-

sero: «I discepoli di Giovanni digiunano

spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli

dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!»(Lc 5,33).

Il soggetto della frase, «gli», è quellodel brano letto la volta scorsa, in concreto gliscribi e i farisei, mentre in Mc 2,18 sono espli-citamente i discepoli di Giovanni e i farisei. Lapratica del digiuno era molto diffusa ai tempidel Nuovo Testamento come anche nei primisecoli della chiesa. Lalegge ebraica imponevasolo un digiuno all’anno,nel giorno dello yôm kip-

pùr, della solenne espia-zione annuale; «Questasarà per voi una legge pe-renne: nel settimo mese,nel decimo giorno delmese, vi umilierete…»(Lv 16,29.31), cioè digiu-nerete. In realtà, lo ab-biamo detto, si digiunavaspesso. Così, la profetessaAnna serviva Dio «notte e giorno con digiunie preghiere» (Lc 2,37). Il nostro Luca, sempreattento alla preghiera, lui solo aggiunge: «efanno preghiere»; così facevano nella comu-nità lucane di Antiochia di Siria: «Stavano ce-lebrando il culto del Signore e digiunando,»(At 13,2).

2. La risposta di Gesù. «Gesù rispose loro:

Potete forse far digiunare gli invitati a nozze

quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno

giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora

in quei giorni digiuneranno» (Lc 5,34-35).Gesù non scarta l’esercizio del digiuno, ma nespecifica due tempi.

C’è il tempo in cui egli sta vivendo con isui Apostoli, ed è come quello di un festino nu-ziale. Per cui essi sono nella situazione in cuisi collocava il Battista che presentava sé stessoin quanto amico dello Sposo: «L’amico dellosposo [Giovanni], che è presente e l’ascolta,esulta di gioia alla voce dello sposo [Gesù]»(Gv 3,29). E’ questa anche la situazione deiDodici che sono in una situazione unica e irri-petibile: «E, rivolto ai discepoli, in disparte,disse: Beati gli occhi che vedono ciò che voivedete”» (Lc 10,23). Cioè, la loro situazione èquella degli amici dello Sposo che è Gesù fraloro. Davvero rilevante è il fatto che Gesù si pre-senti come lo Sposo, qualifica che l’Antico Te-

stamento assegna a Jahvè. Israele non deve ri-pensare al suo passato peccaminoso che hacausato l’esilio «Poiché tuo sposo è il tuo crea-tore, / Signore degli eserciti è il suo nome» (Is54,5; cf Osea cc. 1-3).

Così, nel Nuovo Testamento, il tema diJahvè Sposo d’Israele passa a Gesù lo Sposodella comunità cristiana: «Io provo infatti pervoi una specie di gelosia divina: vi ho pro-messi infatti a un unico sposo, per presentarvia Cristo come vergine casta» (2Cor 11,2); laChiesa, presentata nel suo splendore celestecome nuova Gerusalemme, è «la sposa del-l’Agnello» (Ap 21,9; cf 22,17).

3. Il vecchio e il nuovo in tre parabole.36Diceva loro anche una pa-

rabola: «Nessuno strappa un

pezzo da un vestito nuovo

per metterlo su un vestito

vecchio; altrimenti il nuovo

lo strappa e al vecchio non si

adatta il pezzo preso dal

nuovo. 37E nessuno versa

vino nuovo in otri vecchi; al-

trimenti il vino nuovo spac-

cherà gli otri, si spanderà e

gli otri andranno perduti. 38Il

vino nuovo bisogna versarlo

in otri nuovi. 39Nessuno poi

che beve il vino vecchio desidera il nuovo, per-

ché dice: “Il vecchio è gradevole!”» (Lc 5,36-39).

Le prime due «parabole» dicono che il«nuovo» - lo Sposo Gesù - deve essere accoltosenza comprometterlo con il «vecchio» delletradizioni giudaiche. La terza, esclusiva diLuca, dà forse la parola ai giudaizzanti che ri-mangono ancora attaccati al «vino vecchio»,la religione ebraica, che ritengono «grade-vole». La loro presenza è attestata da Giacomoche dirà a Paolo: «Tu ved quante migliaia diGiudei sono venuti alla fede e sono tutti osser-

vanti della Legge…» (At 21,20). Conclusione. L’immagine di Gesù quale

“Sposo” della nostra persona prende tutta lasua divina grandezza quando il celebrante pre-senta l’Ostia ai fedeli per la loro comunione.Seguendo la traduzione italiana egli dice:«Beati gli invitati alla cena del Signore». Però,nel testo latino del Missale Romanum si ha:“Beati qui ad cenam Agni vocati sunt”, che ri-chiama e quasi equivale al testo dell’Apoca-lisse: «Beati gli invitati al banchetto di nozzedell’Agnello!» (Ap 19, 9). Lasciamoci conqui-stare dallo stupore ogni volta che sentiamo taleinvito del celebrante: Gesù si dona a noi comenostro Dio, come nostro Redentore, comeSposo della nostra anima, della nostra persona.

[email protected]

Terza controversia: gli amici dello Sposo digiuneranno

31. DISCUSSIONE SUL DIGIUNO

DOMENICA 23 NOVEMBRE

Ore 18.00 San Benedetto Tr. - Monastero S. Speranza: Vespri e S. Messa per la Giornata delle Claustrali

LUNEDì 24 NOVEMBRE

Ripatransone Incontro formativo per il Giovane Clero

MARTEDì 25 NOVEMBRE

Incontro formativo per il Giovane CleroOre 17.30 Comunanza - Parrocchia

S. Caterina: S. Messa per la festa patronale - Inaugurazione della struttura protetta per disabili “don Rino Vallorani”

VENERDì 28 NOVEMBRE

Ore 11.30 Monteprandone Santuario di S. Giacomo: S. Messa

Ore 16.00 San Benedetto Tr. - Cattedrale: Confessioni

Ore 19.00 Ripatransone - Esercizi spirituali per i giovani della Diocesi

DOMENICA 30 NOVEMBRE

RipatransoneEsercizi spirituali per i giovani della DiocesiOre 17.30 San Benedetto Tr. - Cattedrale:

S. Messa per l’inizio dell’anno della Vita Consacrata

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 23 AL 30 NOVEMbrE 2014

NOMINE e DECRETIIl Vescovo S.E. Mons. Carlo Bresciani in data 1 novembre 2014

ha istituitoil Fondo di Solidarietà Diocesano tra le Parrocchie della Diocesi (prot. n. 45/2014)

e ha nominatoDon Vincent Ifeme Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo (prot. n. 46/2014)Don Luca Rammella Responsabile delle Case per Ferie di Foce e S. Lorenzo (prot. n. 47/2014)Don Stefano Iacono Assistente spirituale dell’Associazione Sportiva Sambenedettese Calcio (prot. n. 48/2014)Diac. Giovanni Vai Collaboratore parrocchiale nella Parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Centobuchi

(prot. n. 49/2014)Il Sig. Fernando Palestini Direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni e della Cultura (prot. n. 52/2014)Il Sig. Franco Veccia Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale (prot. n. 53/2014)Padre Agostino Maiolini Membro del Consiglio Presbiterale Diocesano (prot. n. 54/2014).

Il Vescovo ha nominatola Commissione diocesana per l’Arte Sacra e i Beni Culturali (prot. n. 50/2014):

Mons. Vincenzo Catani Presidente della Commissione

Mons. Federico PompeiDon Giorgio CariniProf. Paolo AnnibaliProf. Francesco CanestrariArch. Maria Rita Fiori Segretario della Commissione

Dott.ssa Paola Di Girolami

Il Vescovo ha inoltre designato i Delegati della Diocesi al prossimo Convegno Ecclesiale Nazionale Di Firenze (prot. n. 51/2014):Don Giuseppe GiudiciAdamo di GiacintiSabatino di Serafino

Alessandra MastriAlessandro VannicolaChiara Verdecchia

Monteprandone:

Festeggiamenti in onore di San Giacomo della Marca

Sabato 22 novembre presentazione dei convegni di studio.Il 22 novembre iniziano gli incontri culturali in onoredel Santo Patrono San Giacomo della Marca. Coninizio alle ore 10,00 presso la sala consiliare, inpiazza dell’Aquila, nel Centro storico, si apriranno ilavori dell’incontro di studi che avrà ad oggetto alpresentazione degli atti dei convegni che sono svoltialcuni or sono. Parteciperanno: P. Lorenzo Turchi, di-rettore del Centro studi di San Giacomo della Marca,il prof. Bartoli insigne studioso del medioevo, il sin-daco di Monteprandone, Stefano Stracci, il presidentedella Banca di credito cooperativo di Acquaviva Pi-cena e Monteprandone, la curatrice del volume, Dott.ssa Fulvia Serpico. La pubblicazione è statapossibile grazie alla sinergia tra il Centro studi di San Giacomo della Marca, il Comune di Mon-teprandone e la Banca di credito cooperativo di Acquaviva Picena e Monteprandone. FC

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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CLASSE 1954 La Classe di Ferro del 1954 organizza l’incontro deinati e residente di Acquaviva Picena per festeggiare i primi 60 anni. Il ritrovoè previsto per Domenica 23 Novembre ore 11,00 in piazza S. Nicolò, per as-sistere alla Santa Messa celebrata dal Vescovo Emerito Mons. Gervasio Ge-stori e poi tutti al Ristorante il Grillo per passare una giornata in allegria incompagnia dei ricordi della scuola e della passata gioventù. I nati e i residenti del 1954 ma anche chi del 1954 volesse partecipare, può telefonare al numero 0735 764115.

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Un interessantissimo in-contro quello che si èsvolto nella mattinata diSabato 15 novembre u. s.nella sede della locale se-zione del Liceo classicocon il Vescovo Carlo. Diritorno dalla Santa Messacelebrata dal nostro Pa-store presso la Chiesadella Santissima Trinità,insieme alla Comunitàmonastica clariana diMontalto, i giovani hanno accolto il Vescovo ascuola, insieme ad alcuni Docenti, con un gu-stoso momento di ricreazione, preparato con al-cuni dolci realizzati dagli stessi studenti inoccasione di questa giornata speciale di scuola.Al termine dello stesso tutti si sono portatinell’Aula Magna, dove la Professoressa DelBalzi, Docente di Religione cattolica in tutte leclassi del Liceo montaltese, ha rivolto un salutodi benvenuto al Vescovo e lo ha ringraziato anome di tutto il Corpo docente e degli alunniper la sua gradita presenza in mezzo a loro, pre-senza tra l’altro già vissuta nella primaverascorsa, quando il nostro presule aveva volutovisitare la stessa sezione liceale prima del ter-mine dell’Anno scolastico, a pochi mesi dallasua venuta in Diocesi, per salutare anche queigiovani che, di lì a poco, avrebbero lasciato conla maturità quei banchi verso più alte mete ac-cademiche o lavorative. È stato proprio il Ve-scovo ad introdurre l’argomento molto denso diimplicazioni e risvolti filosofico-teologici, ri-

chiamando l’ultimo importante documento ma-gisteriale in questo campo, rappresentato dal-l’Enciclica di San Giovanni Paolo II, che ha lostesso titolo dell’incontro voluto da, cioè Fides

et Ratio, in cui il santo Pontefice polacco aprivala sua riflessione spiegando come “la fede e laragione sono come le due ali con le quali lo spi-rito umano s’innalza verso la contemplazionedella verità”. Quindi diversi studenti hanno vo-luto prendere la parola, con delle domande pun-tuali e preparate ad hoc, che hanno stimolatol’attenzione di tutto l’uditorio, e permesso alnostro Vescovo Carlo, accompagnato a scuoladal Parroco don Lorenzo, di illustrare al meglio,pur nella sintesi, diverse problematiche legatenon soltanto alla tematica prescelta, ma chehanno spaziato anche nella morale cristiana enella bioetica, trovando così nell’interlocutorel’eccellente preparazione degli studi e deglianni di insegnamento a Brescia. Una fotografiadi gruppo ha poi, come da tradizione, conclusogioiosamente l’incontro. lauretanum

Non mi è facile dire qualcosa in occasione della festa del Patrono.La difficoltà viene dalla consapevolezza di essere di fronte a ungrande Uomo di pace, Uomo di cultura e di carità. Giacomo nasce aMonteprandone nel settembre del 1393 in una famiglia numerosa.Comincia a studiare Diritto, ma la diffusa disonestà lo induce ad ap-profondire la sua vocazione e a scegliere la vita religiosa.Il 25 Luglio 1416 veste l’abito francescano.A Firenze, dopo gli studi teologici, nel 1940 frate Giacomo èordinato sacerdote.Da San Bernardino da Siena impara l’arte oratoria e diventa un pre-dicatore itinerante eccezionale, girando per tutta l’Italia e l’Europa.Il 28 Novembre 1476 frate Giacomo muore nel convento dellaTrinità a Napoli. Il 10 Settembre 1726 è dichiarato Santo da papaBenedetto XIII. Parlava di pace politica riguardante i cittadini perchédiceva: “con la pace la patria è ben governata, per conservarlaoccorre amarsi di tutto cuore cercando l’unità attraverso la verità enon la menzogna”, ma oggi ci sono cattive consuetudini per cui travicini non ci si saluta, anzi ci si odia.Oggi è venerato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Monte-prandone dove in un’urna sono contenute le sue spoglie mortali. Ilsantuario è meta di pellegrinaggi e, in determinate ricorrenze, si puòricevere l’indulgenza plenaria. I genitori recano i loro fanciulli nellacappella di S. Giacomo per metter i loro piccoli sotto la protezionedel Santo taumaturgo.Non mancano significativi incontri spirituali tenuti dai frati minoriche con semplicità e umiltà profonda si mettono a servizio di chi habisogno di conforto, sostegno nei momenti di prova.Un nutrito gruppo di credenti, facenti parte dell’ordine francescanosecolare, apporta un importante contributo al buon andamento delsantuario. Le Sante Messe, ben accompagnate dai diversi cori,rendono la Liturgia più partecipata: la preghiera un lieto rivolgersi aDio.Nella cappella adiacente quella di S. Giacomo viene venerata la Ma-donna delle Grazie, una terracotta policroma del XV secolo, ritrovatasotto terra da S. Giacomo ed eletta somma protettrice del santuario.Un grazie di cuore a fra Marco, da poco trasferito a San Marino, ilnuovo guardiano fra Lorenzo, fra Bernardino… e l’instancabile fraCarlo.

La 18а GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE anche nella Diocesi di San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto

di Michela Galieni

Sabato 29 novembre 2014 si terrà in tutta Italiala diciottesima edizione della Giornata Nazio-nale della Colletta Alimentare. Più di 135.000volontari della Fondazione Banco AlimentareOnlus, in oltre 11.000 supermercati, invite-ranno a donare alimenti a lunga conservazioneche verranno distribuiti a 8.898 strutture cari-tative (mense per i poveri, comunità per mi-nori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza,ecc.) che aiutano oltre 1.950.000 persone po-vere. Un italiano su dieci soffre di povertà ali-mentare, in soli sette anni la povertà assoluta èquasi triplicata, siamo passati da 2,4 milioni dipersone nel 2007 a 6 milioni di poveri nel2013, persone che sono incapaci di sostenere la spesa minima per alimentazione, casa e vestiti.Per questa ragione la Fondazione Banco Alimentare Onlus rinnova l’invito a partecipare alla Gior-nata Nazionale della Colletta Alimentare. Le donazioni di alimenti ricevute in quel giorno an-dranno a integrare quanto la Rete Banco Alimentare recupera grazie alla sua attività quotidiana,combattendo lo spreco di cibo (oltre 62.000 tonnellate distribuite l’anno scorso). L’emergenzaalimentare affligge più che mai anche la Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone –Montalto. Per questo anche nel 2014 il Banco Alimentare Marche Sud, magazzino di San Bene-detto del Tronto coordinerà centinaia di volontari impegnati che, con la loro presenza continuadurante tutto l’orario di apertura del supermercati aderenti, assicurano la buona riuscita dell’evento.Moltissime le associazioni, le Caritas parrocchiali ed i gruppi di volontari che supporteranno l’ini-ziativa. Una silenziosa ma entusiasta mobilitazione che coinvolge moltissimi giovani e gruppi diragazzi che indosseranno la pettorina gialla, imprenditori che metteranno a disposizione gratuita-mente camion ed automezzi per il trasporto degli alimenti donati. La raccolta riguarderà princi-palmente di alimenti a lunga scadenza tra cui pasta, riso, pelati, legumi, latte, omogeneizzati,zucchero, alimenti per l’infanzia, tonno e olio. Ad oggi il Banco Alimentare Banco AlimentareMarche Sud, magazzino di San Benedetto del Tronto sostiene oltre 104 enti caritativi tra cuimense dei poveri, centri d’accoglienza, comunità per il recupero di tossicodipendenti, minori eragazze madri, centri di solidarietà e Caritas per un totale di 21.500 assistiti con cadenza mensile. La fame in Italia è un’emergenza che non si può ignorare. Come ricordato più volte anche da PapaFrancesco, tutti hanno diritto ad avere accesso ad una alimentazione adeguata, si tratta di un bi-sogno primario. E tutti possono fare qualcosa.Le ragioni di fondo del gesto di carità della dona-zione durante la Colletta Alimentare sono quindi così descritte da Papa Francesco.«Vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza, rispettando questo diritto dato da Dio atutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata. Condividiamo quel che abbiamo nellacarità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno cosìprimario. Invito tutti noi a smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un im-patto sulle vite di chi la fame la soffre sulla propria pelle». Questo importante evento, che godedell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e del Patrocinio di Expo Milano 2015, éreso possibile grazie alla collaborazione dell’Esercito Italiano e alla partecipazione di decine dimigliaia di volontari aderenti all’Associazione Nazionale Alpini, alla Società San Vincenzo DePaoli, alla Compagnia delle Opere Sociali e ai Distretti italiani del Rotary International.

FEDE E RAGIONE: A COLLOQUIO COL VESCOVO CARLO A SCUOLA

Gli alunni del Liceo classico di Montalto delle Marche

si interrogano su importanti tematiche.

Riconoscenza e lode a Dio in onore di San Giacomo della Marca

di Giuseppe Paolini

Fornire un insieme di dati sullo statodell’arte delle attività turistiche legatealla pesca nella Macroregione AdriaticoIonica, delineando analisi previsionali eun piano di azione per lo sviluppo soste-nibile di tali attività nel periodo  2014 –2020. Sono questi gli obiettivi del Pro-getto NEMO - NEtworking for the De-

velopMent of maritime tOurism at

EUSAIR level - approvato nell’ambitodel programma di cooperazione europeaper l’area mediterranea, che vede la Re-gione Marche nel ruolo di coordinatore. Il pro-getto, della durata di un anno, ha come obiettivogenerale la gestione sostenibile delle risorse ma-rine, l’armonizzazione delle politiche marittimeintegrate  e la valorizzazione delle zone costiere.In coerenza con il concetto di “Crescita blu” econ il potenziale di sviluppo delle attività eco-nomiche marittime, il partenariato transnazio-nale di NEMO che coinvolge oltre l’Italia laGrecia e la Croazia, sta lavorando sulla raccoltadati relativi al Pescaturismo nell’area dellaMacro Regione Adriatico Ionica, al fine di deli-neare approcci e metodologie comuni e proporreorientamenti per potenziali progetti futuri. Inquesta prospettiva si è tenuto in Regione un in-contro coordinato dal responsabile dell’ufficioPesca marittima Uriano Meconi, a cui hannopartecipato operatori, associazioni di categoriae rappresentanti delle istituzioni. NEMO rappre-

senta un’occasione importante per la RegioneMarche per proporre azioni strategiche e pro-getti per lo sviluppo di tali attività nei bandi delprossimo periodo di programmazione. Per co-gliere al meglio le opportunità offerte e l’inte-resse mostrato dai turisti verso l’ittiturismo, èemerso durante l’incontro, occorrono azioni supiù livelli, da quello culturale, alla semplifica-zione amministrativa, dal coordinamento con lenorme sulla ristorazione, alla sicurezza. Lapesca turismo - la cui disciplina è stata rivistanel corso del 2012 e del 2013 - integra l’offertaturistica dei pescatori, differenziando il redditoe promuovendo la professione anche con unaserie di servizi a terra, compresa la ricettività ela ristorazione, coinvolgendo anche attività ri-creative e culturali come i musei del mare e icentri di valorizzare del patrimonio socio-cultu-rale rivierasco. (f.b.)

MACROREGIONE – SVILUPPO DELL’ ITTITURISMO –LE MARCHE COORDINATRICI DEL PROGETTO NEMO

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I VALORI DEL DARESono ancora pochi coloro che

conoscono l’esistenza e il perché delle Offerte destinate al sostentamento

dei sacerdoti. Perciò ogni anno si celebrauna Giornata Nazionale la domenica di Cristo Re, per far scoprire a tanti fedeli un modo ulteriore di essere affidati gli uni agli altri, ripetendo il gesto con cui si provvedeva agli “uomini di Dio” nelle comunità cristiane delle origini. Una giornata speciale che potrà contribuire a far crescere la sensibilità verso il ruolo e l’opera dei sacerdoti, così come il vincolodi comunione tra fedeli e presbiteri nella nostra Chiesa.

Non ce lo nascondiamo: è il dare meno facile nella comunità ecclesiale italiana. E’ il dare a chi nonabbiamo sotto gli occhi, a chi è lontano e non conosciamo. È il dare ai 36 mila preti diocesani attraversole Offerte deducibili intestate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero. Eppure un dare del genere rappresenta un gesto moderno che dimostra concretamente corresponsabilità,solidarietà, condivisione e ampio senso di appartenenza ecclesiale. E’ un comportamento che allarga lavisuale. È una sorta di grandangolo ecclesiale. Fa vedere che non c’è soltanto il “mio” prete, il prete dellamia comunità verso il quale non manco di generosità. Ma ci sono anche gli altri preti di cui, assieme adaltri fedeli, mi prendo cura. Compresi quelli ormai anziani o malati o ancora forti nel corpo che, coerenticon il Vangelo, combattono le mafie e difendono il creato e le sue creature. Pensare a tutti i sacerdoti, e donare anche un solo euro, è quindi una manifestazione concreta ditanti valori che spingono ad un forte, vero, sano sentimento di comunione fraterna. E non è importante il“quanto” si dona ma il “come” si dona. Con il cuore, cioè con gioia.Ecco allora che questa Offerta, che non a caso si chiama Insieme ai sacerdoti, è quel dare che uniscee che costruisce la Chiesa comunione, annullando distanze e gelosie. È quel dare che rende possibilela perequazione: non ci sono preti ricchi accanto a preti poveri e a tutti è garantita una base comune. È undare dal formidabile valore educativo per i fedeli e che, allo stesso tempo, impegna ogni sacerdote avivere e testimoniare a tempo pieno, con coerenza e credibilità, il Vangelo.

(MARIA GRAZIA BAMBINO)

Sono Offerte diverse da tutte le altre, perché sono espres-samente destinate al sostentamento dei nostri pretidiocesani. Dal più lontano al tuo parroco.CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI?Ognuno di noi. Per sé, per la famiglia o il gruppo parrocchiale.Importante è che il donatore corrisponda ad una personafisica (ad esempio: Mario Bianchi, e non “famiglia Bianchi”né “parrocchiani S. Giorgio”).COME POSSO DONARE?-con conto corrente postale n. 57803009 intestato a“Istituto Centrale Sostentamento Clero - Erogazioni liberali”,Via Aurelia 796 - 00165 Roma

-con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte,indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it nella sezione“Come donare-Bonifico bancario”

- con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clerodella tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeai-sacerdoti.it nella sezione “Come donare-Versamento di-retto”

- con carta di credito CartaSì chiamando il numero verdeCartaSì 800 825 000 o donando online su www.insie-meaisacerdoti.it.

DOVE VANNO LE OFFERTE DONATE?All’Istituto Centrale Sostentamento Clero che le distribuisceequamente tra i circa 36 mila preti diocesani. Assicuracosì una remunerazione mensile tra 860 euro al mese perun sacerdote appena ordinato, e 1.338 euro per unvescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengonoanche circa 3 mila preti ormai anziani o malati e 600 mis-sionari nel Terzo mondo.PERCHÉ OGNI PARROCCHIA NON PUÒ PROVVEDEREDA SOLA AL SUO PRETE?L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdotie fedeli e per dare alle comunità più piccole gli stessimezzi di quelle più popolose, nel quadro della “Chiesa co-munione” delineata dal Concilio Vaticano II.

E’ diversa la destinazione. Ogni parrocchia infatti dà il suocontributo al parroco che può trattenere dalla cassa par-rocchiale per il suo sostentamento 7 centesimi al meseper abitante (quota capitaria). Ma nella maggior partedelle parrocchie italiane, che contano meno di 5 milaabitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offertee l’8xmille vengono allora in aiuto alla quota capitaria.

SCOPRI LE OFFERTE. FAI CRESCERE LA COMUNIONE.

PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE?Offerte e 8xmille sono nati insieme nel 1984, con l’appli-cazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmilleoggi è uno strumento ben noto, e non costa nulla in più aifedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore verso lacorresponsabilità: comportano un piccolo esborso maindicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora le Offertecoprono circa il 2% del fabbisogno, e dunque per remunerarei nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all’8xmil-le.PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”?Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella di-chiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91euro l’anno.

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Grazie a S.E. monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, per avere au-torizzato la “Shalom viaggi” a svolgere il III Congresso regionale Discepoli Divina Misericordia

-vo, qualsiasi incontro non possa generare alcun frutto.

Grazie ai fedeli (più di 6.000) che, provenienti da tutta la regione, hanno partecipato a que-sto incontro di preghiera, di testimonianza e di catechesi, rispondendo con immensa gioia e con grande coinvolgimento. Hanno trascorso 12 ore in un palazzetto dello sport, seduti su scomode sedie di plastica o sulle gradinate senza neanche lo schienale. Ma perchè hanno sopportato questo disagio? Perché erano spinti dall’amore per Gesù e per la Madonna.

Grazie agli animatori della giornata: fra Ljubo Kurtovic, Marina Berardi, don Primo Marti-

-vanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno.

-

e a tutti gli insegnamenti della Chiesa. Ogni cattolico, infatti, ha il dovere di seguire sempre il

«Non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. La -

sere in comunione con il Successore di Pietro, altrimenti come dice, con una espressione molto forte, il cardinale di Bologna monsignor Carlo Caffarra: «Se un vescovo ha un pensiero contrario a quello del Papa se ne deve andare, ma proprio se ne deve andare dalla diocesi. Perché condurrebbe i fedeli su una strada che non è più quella di Gesù Cristo».

DiscepoliDivina Misericordia

Marche

III CONGRESSO REGIONALE

Ancona PALAROSSINI

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