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Praticare uno sport non deve fondarsi sull’idea di successo, bensì sull’idea di dare il meglio di séGabriella Dorio La pratica sportiva è un microcosmo della vita fatto di sacrifici, applicazione nel lavoro, rispetto delle regole, successi e delusioni. Ma è soprattutto un modo sano di intendere la vita, a prescindere dai risultati che ciascuno può ottenereCesare Prandelli La vira è sempre degna di essere vissuta e lo sport dà possibilità incredibili per migliorare il proprio quotidiano e ritrovare motivazioni” Alex Zanardi Fair Play e sport: le nostre esperienze Scuola media “Francesco Mochi”

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“Praticare uno sport non deve fondarsi

sull’idea di successo, bensì sull’idea di dare il

meglio di sé”

Gabriella Dorio

“La pratica sportiva è un microcosmo della

vita fatto di sacrifici, applicazione nel lavoro,

rispetto delle regole, successi e delusioni. Ma è

soprattutto un modo sano di intendere la vita,

a prescindere dai risultati che ciascuno può

ottenere”

Cesare Prandelli

“La vira è sempre degna di essere vissuta e lo

sport dà possibilità incredibili per migliorare il

proprio quotidiano e ritrovare motivazioni”

Alex Zanardi

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Scuola media “Francesco Mochi”

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Lo sport che pratico, ormai da 5 anni, è la danza. Le prime volte che lo dicevo a scuola , alcuni miei amici mi prendevano in giro perché secondo loro esiste solo il calcio come sport maschile e quindi il mio sport era femminile. Questo fatto agli inizi mi dava fastidio e così avevo deciso di smettere. Ho provato altri sport come il basket. Ma poi mi sono reso conto che la danza è lo sport fatto per me . E grazie all’aiuto della mia famiglia. ho continuato a perseguire il mio sogno. Quando sono a danza mi sento a casa, perché mi sento realizzato. Ho conosciuto molti nuovi amici .

Quando ballo non ho paura di quello che pensa la gente , io penso solo a divertirmi . Da due anni rappresento la mia scuola di danza a un contest chiamato Back To The Style . Io in questi due anni non ho mai vinto, ma questo mi serve per tornare carico l’ anno seguente. La danza è uno sport da mille emozioni, questo non lo dimenticherò mai.

Alessio Bossini

Quando ballo mi sento sciolta da ogni legame con il mondo esterno, infatti nei momenti in cui sono giù di morale inizio a danzare, cosi la mia mente si libera da ogni pensiero negativo e non penso più a nient'altro se non a divertirmi. Mentre pratico questo sport sento di essere più sicura di me stessa, convinta delle mie capacita e aperta verso gli altri. Quando danzo sono esule da ogni pregiudizio che gli altri possono esprimere nei miei confronti, insomma la danza per me non è solo movimento , ma un linguaggio del corpo che mi piace esprimere, perché cosi mi sento davvero me stessa. Giada Peruzzi

Noi e lo sport...

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Io pratico danza, per essere precisi hip – hop. La danza

per me è tutto e rappresenta vita, passione, amore.

Questa passione è nata grazie ad una mia amica di no-

me Giulia Maria. Un giorno ho “assistito” ad una confes-

sione di FAIR PLAY cioè gioco corretto.

Ero a Firenze in via Nazionale per fare un concorso. Ri-

penso ad una ragazzina di nome Matilde, con i capelli castani, gli occhi di un colore

blu come il mare durante il tramonto. Ha più o meno la mia età (dodici anni). Io ave-

vo il numero 16 e lei il 15. La chiamarono sul palco per svolgere la sua coreografia,

quando lei mi confessò che non faceva danza ed era stata costretta da dei bulli ,

che avevano all’incirca 15 anni e le dissero che se non avesse fatto quello che le

dicevano avrebbero continuato a minacciarla e a farla sfigurare. Matilde fu chiama-

ta più volte sul palco e alla fine sali e iniziò a ballare. Faceva dei passi che non ave-

vano senso. Il pubblico cominciò a fischiare e sembrava che i giudici dessero ragio-

ne al pubblico. Ero indecisa se salire oppure no. Alla fine ho seguito il mio cuore e

sono salita. Incominciammo a ballare. Noi eravamo l’ultima “coppia”. Durante la

premiazione vinsi e Matilde ci rimase male, allora le cedetti il mio premio perché

bene o male era grazie a lei che ho vinto. Comunque so di aver vinto nel mio cuore

(solo avendola aiutata). Oggi noi due siamo inseparabili . Lei mi ha raccontato che

si è fatta aiutare e ora quei bulli non le danno più fastidio . Mi ripete continuamente

che non sta più nell ‘ ombra , non è più timida ma anzi ha trovato la forza dentro

sè . Questo episodio mi ha insegnato che bisogna sempre aiutare il prossimo e che

bisogna sempre fare le cose corrette (FAIR PLAY)

Beatrice Marziali

Sono Lucrezia , ho 12 anni. Da questo anno tutti i mercoledì io ed i miei amici , in-

vece di tornare a casa , rimaniamo alla mensa della scuola per fare le attività moto-

rie …Spero che questa esperienza possa continuare, perché anche se ho iniziato da

poco mi sento molto a mio agio, la mia situazione è cambiata, perché grazie allo

sport sono riuscita ad integrarmi meglio anche con gli amici più grandi …

Ma per tutto questo devo ringraziare la nostra professoressa, che ci dona il suo

tempo che ci aiuta e che ci sostiene sempre in o-

gni momento….

Noi per ripagarla di tutto questo ci diamo da fare

impegnandoci al massimo e donando il meglio di

noi per poterle dare più soddisfazioni possibili ...

per renderla felice ed orgogliosa di noi . Penso

che questo sia un bellissimo gesto di fair play e

per questo volevo ringraziare la nostra professo-

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ressa.

Grazie Prof.

Siamo due ragazze, Sara e Margherita. Nella nostra

esperienza sportiva,durante le partite di pallavolo ab-

biamo assistito a scene di fair play ma soprattutto a

gioco scorretto. Entrambe praticavamo pallavolo nel

palazzetto di Levane dove c’eravamo noi e altre ra-

gazze di Bucine. Tra di noi c’erano due ragazze molto vanitose che offendevano le

nuove. Può essere utile fare un esempio: visto che eravamo da poco lì e l’allenatore

ci riservava più attenzioni, loro erano molto gelose e cominciarono ad offenderci

con parole pesanti ed a coinvolgere anche altre ragazze. Loro in poche parole ci of-

fendevano, perché noi ancora eravamo due principianti e non sapevamo ancora

giocare bene. Alla fine hanno vinto loro con tutti quegli insulti, c’è toccato andare

via da quello sport che ci piaceva molto e non abbiamo avuto il tempo di praticarlo

abbastanza.

Un altro atto di gioco scorretto è molto frequente nel calcio, quando la squadra

commette dei falli e magari l’arbitro, che è stato pagato dalla squadra avversaria

non da il fallo. Tutte quelle pedate, manate e tant’altro sono atti di gioco scorretto e

non andrebbero commessi.

Sarebbe molto più sportivo un atteggiamento più formale ed adeguato,e l’allenatore

non dovrebbe fare differenze fra i suoi allievi,visto da questa prospettiva sarebbe

migliore.

Sara e Margherita

Per me lo sport è divertimento, adrenalina e vo-

glia di mettermi a confronto con

mio fratello per poi deriderlo se va più piano di

me quando facciamo gare di

minimoto . Purtroppo capita raramente che io

vinca a mio fratello, ma mi piace comun-

que quel momento, quel giorno o quel week

end in cui facciamo qualcosa diverso dalla soli-

ta "routine".

Ormai il mio svago principale sono le minimoto. Alcuni non lo definiscono uno sport

vero e proprio perché si è "tirati da un motore" ma invece di forza ce ne vuole e an-

che tanta! Per andare in minimoto occorre preparazione, muscoli nelle braccia e

nonostante tutto dopo una giornata di prove i crampi e gli stiramenti regnano so-

vrani ! Inoltre ci vuole "cervello fino" per inventarsi una strategia di gara e molta

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attenzione per non andare fuori di pista o cadere. A volte la preparazione e l'atten-

zione non serve perché come mi è successo nella scorsa gara , può accadere an-

che un problema tecnico. Mio babbo e mio fratello pur non essendo meccanici pro-

fessionisti ,hanno la passione per montare e smontare i motori e quando la moto si

guasta gli dispiace perché si perdono delle posizioni in gara , ma quasi quasi so-

no contenti perché possono "metterci le mani"! Insomma, che dire,le minimoto sono

uno sport fantastico che vale la pena di fare e soprattutto fa stare insieme babbo e

figli senza tante mamme e sorelle intorno!

Luigi cennini

Mi chiamo ROJI BALA e non pratico nessuno sport fuori dalla scuola, ma penso

comunque che sia a cosa positiva poterne provare uno, perché permette di stare

bene fisicamente e mentalmente. Grazie allo sport possiamo provare tante emozio-

ni e sapere che al nostro fianco ci sono sempre degli amici. Per me,però, non è

sempre stato così; infatti durante l’attività sportiva che svolgo a scuola mi sento

spesso esclusa perché non sono molto abile e per questo non ho mai desiderato

praticare uno sport di squadra fuori dalla scuola. Quando tengo una palla in mano

ho sempre paura di sbagliare e di essere derisa dagli altri perché mi accorgo di non

essere brava come loro. Nei momenti in cui gioco con i miei compagni mi sento

chiusa, impaurita e troppo impegnata a pensare come sarebbe bello essere come

loro.

A volte però penso che lo sport non serva solo per dimostrare al mondo come sia-

mo bravi ma anche per imparare a seguire delle regole ben precise e a stare insie-

me.

Roji Bala IIB

Io faccio parte della squadra di pallama-

no della scuola media “F.Mochi” di Leva-

ne e in occasione della partita che abbia-

mo giocato contro la squadra della scuola

media di Terranuova,essendo stata in

panchina , ho notato che la squadra av-

versaria non aveva un gioco corretto per-

ché ad ogni azione delle mie compagne

faceva dei falli che l’arbitro non fischiava mentre, se una di noi,per lanciare la pal-

la,colpiva una ragazza dell’altra squadra ,fischiava subito fallo contro di noi. La par-

tita è finita bene perché siamo riuscite a vincere ma è stata una partita brut-

ta,perché abbiamo incontrato una squadra che ha fatto solo gioco scorretto. La no-

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stra prof. di ginnastica,invece,ha compiuto un atto di fair play quando ha fatto gio-

care Asia,una ragazza che frequenta la nostra scuola ,affetta da una grave malatti-

a. Mi è piaciuto molto questo gesto perché mi è sembrato che alla prof. interessas-

se più far felice Asia,che vincere la partita. Questo gesto mi ha fatto riflettere per-

ché lo sport non è solo esclusione,ma è inclusione e gioco di squadra e può far na-

scere sentimenti molto positivi e importanti come l’amicizia.

Asia Liberti

Io da quest’anno pratico Pallamano a scuola; ogni mercoledì pomeriggio. Le prime volte mi vergognavo perché, c’erano anche i maschi e le femmine di terza media, ed io avevo paura che mi prendessero in giro, perché sono più piccola; ma poi co-noscendoli e conoscendole, mi sono accorta che sono brave persone, anche molto simpatiche. Ho fatto molte amicizie, soprattutto con delle ragazze di terza. Mi sono legata molto a loro, anche se le conosco solo da pochi mesi, è come se le cono-scessi da sempre. Tutti i mercoledì ci siamo allenate per arrivare a vincere le partite, e, finalmente l’8 Marzo 2013, c’è stata la prima partita contro la squadra femminile di San Giovanni. Ero molto tesa, avevo paura di sbagliare qualcosa e di deludere le mie compagne e la mia professoressa. Ma la partita è stata più facile di quanto pensassi, abbiamo vinto 14 a 0, ed io ho fatto perfino un goal. Noi ragazze eravamo felicissime. Quel giorno eravamo contro delle bambine di prima media. La partita è stata facile, per-ché erano piccole, ma secondo me, sono state bravissime, anche se non hanno se-gnato, perché sono state leali a giocare, e non hanno barato; a differenza del gior-no dopo. Siamo andate a giocare contro la squadra di Terranuova. Tutte le ragazze della squadra avversaria ci prendevano in giro soltanto perché eravamo vestite di giallo e ci chiamavano “galline”. Durante la partita le ragazze dell’altra squadra, che erano in panchina, ci prendevano in giro per farci distrarre in campo, noi facevamo finta che quelle ragazze non ci fossero, perché pensavamo soltanto a giocare; ed infatti siamo state bravissime e ci siamo divertite molto, tra l’altro abbiamo anche vinto. Dopo queste due partite, la settimana dopo, siamo andate insieme ai maschi, a giocare contro la squadra di Arezzo. Le ragazze avversarie erano fortissime, pe-rò, oltre a saper giocare sapevano anche barare, facevano sempre finta di cadere per farsi dare falli o rigori, e per questo abbiamo perso. Siamo tuttavia arrivate se-conde in tutta la provincia. La nostra squadra ha vissuto un bellissimo episodio di FAIR PLAY; abbiamo infatti fatto giocare per un po’ di tempo una bambina, affetta da handicap; era felicissima di aver giocato, e, anche se avevamo perso per noi era una gioia vedere la sua fac-cia felice, con quel bellissimo sorriso stampato sulla faccia. Tutto questo ci ha molto ripagato della sconfitta e ci ha dato un desiderio immenso di continuare nella nostra bella avventura sportiva Giulia Santopietro IIA

Parlando di fair play, gioco corretto in campo, c’è venuto in mente un avvenimento. Proprio quel giorno, in quel preciso istante, eravamo tutte insieme a vedere una

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gara motociclistica quando un evento ci ha col-pito dritto al cuore-: l’ incidente di un grande campione italiano, Marco Simoncelli, un giova-ne uomo che ci ha insegnato a rincorrere il pro-prio sogno e ci ha dimostrato quale significato ha la vita.

Questo uomo ci ha mostrato cosa significhi fa-re un gioco corretto. Qualunque persona infatti quando è consapevole di aver dato il cuore e di averci messo tutto se stesso nel suo animo ha già vinto ed ha già fatto gioco corretto! L’atto che veramente ci ha fatto capire cos’è il fair play

è uno solo ed è quello che ci ha permesso di ragionare ma che ci ha reso anche tri-sti. In quell’istante, in quel gravissimo incidente, il mondo gli si è rivoltato contro, è crollato proprio come lui. In un attimo il suo corpo è caduto a terra e le mani delle persone si sono incrociate, le lacrime sono scese sulla faccia come le gocce d’acqua che cadono durante un temporale.

Per la gravità della cosa, tutto in un attimo si è fermato, persino la foglia più piccola di un albero.

Le moto ad un tratto, tutte ferme, gli uomini immobili dedicandogli così una preghie-ra, un’enorme preghiera in nome di una grande Campione, colui che ci ha fatto so-gnare.

In quella pista, in quelle case, il dolore ci ha affranto tutti e ci ha fatto entrare nei cuori dei suoi familiari.

Il fair play è un atto di vero rispetto e di vera lealtà per chi ci mette il cuore!!!

Alessia Vadi, Emma Beligni, Giulia Maria Salanitri, Noemi Trefoloni II A “f.Mochi” Levane

Io pratico lo sport del calcio e in giochi come questi tutti devono collaborare e ri-spettarsi . A volte anche io riconosco di passare dei momenti in cui mi sento arrab-biato con gli altri, ma riesco comunque a controllarmi a differenza di molti che sfo-gano sugli avversari la loro rabbia . Io rispetto profondamente i miei avversari e so-prattutto le decisioni del l’arbitro . Ho assistito a azioni di gioco scorretto in cui alcu-ni adulti e ragazzi infamavano una decisione dell’arbitro, e secondo me quello è il gesto peggiore da fare perché si incita all’aggressione , alla violenza avendola vis-suta in prima persona:ho infatti fatto male durante un’azione di gioco. Secondo me tutti gli sport sono bellissimi e lo diventerebbero ancora di più se tutti cominciassero a giocare correttamente nel rispetto per gli altri. Io sono convinto che se in tutti gli sport ci fosse del comportamento corretto tutti potremmo stare meglio e migliorare le relazioni sociali tra le persone .

Filippo Fiorilli

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Sono nella squadra di pallavolo GREEN VOLLEY LEVANE. Abbiamo affrontato un campionato “3 a 3” e siamo arrivati quarti. Il campionato prevedeva tre partite ogni domenica, e ogni partita di tre set. Abbiamo stravinto ma anche straperso. Durante il “3 a 3” non ci sono state occasioni di Fair Play e non abbiamo assistito ad un gioco scorretto; semplicemente partite normali. Adesso, terminato il “3 a 3”, stiamo affrontando un altro campionato “6 a 6” ed è qui che viene il bello: per ora ci è capitato di incontrare le stesse squadre del “3 a 3” con cui avevamo vinto in pre-cedenza e che hanno giocato scorrettamente (con l’arbitro da parte). L’ultima parti-ta abbiamo affrontato contro la squadra di Sinalunga, questa è stata scorretta, non solo per il comportamento dell’arbitro, ma anche per la scontrosità degli avversari. In pratica volevano che noi facessimo giocare quei giocatori più svantaggiati, in mo-do da poter far punto su di loro. Per me, noi, siamo una squadra corretta e leale, a parte qualcuno che vorrebbe sempre vincere. A me è capitata un’occasione del ge-nere:una palla è andata fuori, io ho mi sono lanciato per prenderla e l’ho toccata mandandola ancora più fuori; l’arbitro non se n’era accorto ma ho detto che l’avevo toccata, perché così mi sono sentito di fare. Come dice la nostra allenatrice :” Quando capiremo che è bello anche giocare, e non solo vincere, saremo noi i veri

vincitori.” Sebastiano Massetti

Nel mio sport, il ciclismo, ho assistito sia

ad un gioco scorretto sia ad un fair play.

Mi ricordo che un anno fa, a Cavriglia, un

ciclista della squadra di Ponticino, essendo lui che ha vinto tutte le gare, è scattato

in fuga e i suoi compagni ci tiravano gomitate, ci buttavano nell’ erba e ci stringeva-

no, insomma, cercavano di farci cadere; questa cosa è successa anche alle cate-

gorie inferiori; ed un’ altra volta, ai campionati italiani, un ragazzo al terzo giro ave-

va doppiato tutto il gruppo e secondo la squadra aveva usato degli steroidi. Ma nel

mio sport ho assistito ad un fair play: sempre durante una gara, mentre il gruppo si

allontanava, un mio compagno di squadra mi si è messo davanti per pararmi dal

vento, e grazie a lui sono riuscito a recuperare il gruppo. Anche se in tutte queste

gare, non mi sono mai classificato primo, per me la cosa più importante è il diverti-

mento ma credo che anche per tutta la squadra sia così. Ma nel ciclismo ho assisti-

to anche a molte scene divertenti. Una volta, sempre a Cavriglia, eravamo in disce-

sa che però era anche una curva quindi bisognava girare ma c’era un ragazzo che

non ha girato ed è finito in un fosso. Se si fosse fatto male non ci avrei riso ma per

fortuna no aveva neanche un graffio e quindi è stato molto divertente.

di Francesco Giuntini

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ANNA

Ormai sono tanti anni che stiamo insieme alla nostra

speciale amica Anna e abbiamo capito e imparato

molte cose in questo rapporto con lei.

Se non la conosci è difficile stare con lei, perché ha

dei comportamenti imprevedibili e nel momento in cui

sembra divertirsi, si può agitare ed avere reazioni non adeguate. Da qualche mese,

tutti i venerdì, abbiamo iniziato il progetto Special Olympics per inserire Anna nei

giochi di gruppo e per farle capire come dobbiamo comportarci nei momenti di sva-

go.

Claudia, l’operatrice del progetto, organizza dei giochi ai quali partecipiamo tutti,

Anna compresa. Lei partecipa quasi sempre e ci sono volte in cui si diverte; altre

volte, forse per la confusione o per la stanchezza, Anna si agita e non sempre ri-

spetta le regole. Quando questo accade, sente il bisogno di chiedere scusa e, se

non ci riesce, si mette a piangere.

Le attività in palestra rappresentano un’occasione per stare insieme a lei, visto che

Anna non riesce a stare in classe a lungo.

Noi amiamo stare con Anna perché, anche se possono capitare degli imprevisti, è

sempre bello vederla sorridere

Classe IA

ASIA

Asia è in classe nostra solo da Settembre. Abbiamo

dovuto imparare a stare con lei, soprattutto durante

l’attività motoria: Asia cambia squadra, o si mette in

mezzo quando si deve tirare; bisogna quindi fare at-

tenzione perché altrimenti rischiamo di farle male.

Asia è sempre sorridente, è sincera: le sue emozioni

si vedono subito: se è contenta sorride, se è triste si rabbuia e vuole essere conso-

lata. Quando abbiamo fatto le gare è sempre venuta con noi.

Alla classe è riuscita a trasmettere un senso di serenità che fino ad ora non aveva-

mo provato: perché ci mancava il suo modo di dimostrare affetto e la sua sincerità.

Quando non c’è sentiamo la sua mancanza.

Classe IIIA

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Istituto Comprensivo “F. Mochi”

Levane

Anno scolastico 2012/2013