le ragioni dell'indignazione

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  • 8/3/2019 Le ragioni dell'Indignazione

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    Massimiliano Vaira

    Le ragioni dellIndignazioneRiflessioni sul libro di Stephane Hessel

    Febbraio 2012

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    Le ragioni dellIndignazione. Riflessioni sul librodi Stephane Hessel Indignatevi!Il testo che segue il mio intervento come relatore allapresentazione in anteprima nazionale del libro di StephaneHessel Indignatevi!, che si tenuto allUniversit degli Studidi Pavia il 3 marzo 2011, organizzato dal Prof. GuidoLegnante e a cui hanno partecipato come relatori anche EricJosef corrispondente in Italia per Liberation e Dott. MarcoDotti docente al corso interfacolt in Comunicazione

    dellUniversit di Pavia. Il Post-scriptum stato scritto nelgennaio 2012.

    Tag: inquieti, indignatos, indignati, Stephane Hessel,intellettuali, Indignatevi.

    Copertina: Copertina della rivista Internazionale

    https://reader009.{domain}/reader009/html5/0507/5aef3ff60681

    ProssimamenteInquietudine e Potere

    Festa dellInquietudine 2012, V Edizione

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    Indice

    I valori di base e la loro liquidazione 3

    La lezione di Hessel 5

    Lindignazione allindignazione 6

    Gli intellettuali 8

    Perch tanto successo? 10

    Postscriptum 12

    Note sullAutore

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    I valori di base e la loro liquidazione

    Vorrei partire da una considerazione generale: alla base dellibro sta il richiamo alla Resistenza identificata non solocome insieme di azioni volte a liberarsi dalloccupantenazista, ma soprattutto come insieme, anzi sistema, divalori a fondamento della societ, della politica edelleconomia post-bellica.Hessel richiama quel sistema di valori perch li vede soggettia un pericoloso processo di liquidazione, cio di una loro

    graduale eliminazione dal novero dei valori socialmenteritenuti importanti. Eliminazione che pu essere in qualchemisura intenzionalmente perseguita, oppure semplicementeprodotta dal dare quei valori per scontati, come acquisitiuna volta per tutte e per ci resi pi vulnerabili ai processidi erosione, delegittimazione e sostituzione con valoridiversi.

    questo il primo motivo di indignazione di Hessel.Qualcosa di simile sta accadendo da un po di anni a questaparte anche nel nostro Paese. Non solo i valori delRisorgimento e dellUnit dItalia si trovano sotto attaccoproprio nel momento del loro centocinquantenario, maanche se non soprattutto la Resistenza, evento esistema di valori fondativi della Repubblica e della

    Costituzione, andata incontro a un sistematicosvilimento.Fino a diventare la festa di una parte politicae un grumo di eventi nefandi.Si arrivati a parificare i morti delle due parti in lotta, conla risibile se non fosse tragica giustificazione cheentrambe le parti lottavano sulla base di valori in cuicredevano.

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    Allora equipariamo anche i morti alleati a quelli tedeschi: infondo anche questi ultimi sono morti per un ideale in cuicredevano.

    Un conto ricostruire storicamente quegli anni di guerracivile mettendo anche in luce le atrocit che alcunisettori della Resistenza hanno commesso; un conto fareun uso di ci, come stato fatto, per screditare esvalorizzare tutta la Resistenza e i suoi valori che oggipermettono proprio la possibilit di dire e scrivere quellecose.

    Linvito di Hessel allindignazione in nome di quei valori,quindi, mi pare ci riguardi piuttosto da vicino.

    Roma ManifestazioneIndignati, ottobre 2011

    Fonte: http://www.navecorsara.it/wp/wp-content/uploads/2011/10/indignati_roma_1.jpg

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    La lezione di Hessel

    Hessel nel libro si rivolge esplicitamente ai giovani,

    invitandoli a trovare, o meglio ri-trovare, le ragioni perindignarsi. Tuttavia credo che questo invito non riguardisolo i giovani, ma tutti noi.

    E allora, quale lezione possiamo imparare da questo expartigiano 93enne? Indignarsi non vuol dire fare una criticasterile al presente, magari venata di nostalgia.Lindignazione per Hessel il primo passo per mettere in

    questione il presente, evidenziarne le contraddizioni e gliaspetti perversi. il primo passo per prendere posizione, omeglio prendere una posizione di rifiuto, verso quegli aspettideleteri della realt che stanno intossicando la vita sociale.Quando si dice NO, si incomincia non solo a resistere, maa immaginare qualcosa di diverso da costruire, come ciricorda lautore alla fine del libro: resistere creare,

    creare resistere. Linvito allindignazione di Hessel haa che fare con il futuro, con il cambiamento, conlimmaginazione.Ma c qualcosa di pi. Perch lindignazione non sia unatteggiamento sterile, nostalgico, o addirittura estetico(perch spesso c unestetica dellindignazione con cui ci sipu auto-compiacere), essa necessita della passione.Passione civile in primo luogo. La passione portaallimpegno, cio a prendere posizione in modo responsabileverso se stessi e gli altri. Limpegno responsabile porta adagire nel e sul mondo.

    Il libro di Hessel, mi pare sia prima ancora cheuninvocazione-sollecitazione allindignazione, un libroche parla di passione, di impegno e di responsabilit.

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    Credo che la sua vita, cos come viene presentata nel libropossa sintetizzarsi in queste parole.Dunque, la lezione che possiamo trarre che si deve

    ritrovare la passione da contrapporre allindifferenza,alla logica menefreghista di cui parla Nadia Urbinati nelsuo ultimo libro (Liberi e uguali), allapatia perriscoprire limpegno responsabile, il gustodellindignazione e lenergiaper lazione. Cose che avevadetto Antonio Gramsci pi di 80 anni fa e che sono staterispolverate recentemente, in modo del tutto inatteso,addirittura al Festival di Sanremo. La lezione e linvito di

    Hessel sono gli stessi di quelli gramsciani.

    Lindignazione allindignazione

    Stiamo assistendo a un curioso fenomeno. Chi si indigna percome vanno le cose in questo paese e nel mondo suscitaindignazione, subito dopo sdegno e poi reazioni verbali

    spesso violente.Basta considerare come Gino Strada e Emergency sono statiattaccati da una parte di politici italiani dopo lirruzionenellospedale in Afghanistan dei soldati inglesi qualche mesefa; oppure Saviano per il suo libro e i suoi interventi.Indignazione per quanto queste due persone fanno e diconoper rifiutare le, e resistere alle, oscenit della realt; per

    cercare di cambiarle in qualcosa di meglio; per far valere evivere con lesempio e la prassi i valori della giustizia,dellumanit, della solidariet. Unindignazione davveroindegna quella di cui sono bersaglio.

    Ma vi un lungo elenco di vocabolari di indignazioneallindignazione:

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    - se si critica Israele per le operazioni militari e la suapolitica verso i palestinesi, si bollati diantisemitismo;

    -

    se si criticano gli USA per la guerra in Iraq, si accusati di antiamericanismo;- se si denuncia come vanno le cose in Italia, si diventa

    anti-italiani;- se si denunciano i guasti e lo scadimento della

    politica, laccusa come minimo il qualunquismo e dianti-politica. (Detto per inciso: questultima unaccusa assurda; denunciare lo scadimento della

    politica un atto politico con cui si chiede unapolitica pulita, trasparente, al servizio dei cittadini edella cosa pubblica. Non labolizione della politica,ma della politica corrotta e privatizzata, semmai)

    - se si pretende che la giustizia sia uguale per tutti,indaghi ed eventualmente condanni chiunquecommetta un reato, si giustizialisti;

    -

    se si rivendica il diritto liberale diautodeterminazione delle scelte individuali senzalimitare le scelte altrui diverse, si laicisti erelativisti;

    - se si chiede pi etica nella vita politica, si deimoralisti bacchettoni;

    E via enumerando.

    Le reazioni indignate allindignazione sono il prodottodello scadimento delletica pubblica in una parte nontrascurabile della societ e della cultura. Lindignazioneallindignazione una nuova forma di censura dei valoridiversi da quelli rappresentati come mainstream. lasanzione al dissenso. Forse persino una neo-lingua. Voltairene sarebbe come minimo indignato.

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    Ecco, ci si dovrebbe indignare di chi si indignadellindignazione.

    Gli intellettuali

    E a proposito di cultura, che ruolo hanno oggi gliintellettuali, quelli a cui la modernit ha affidato il compitodi critica razionale dellesistente?

    Faccio un esempio estremizzando un po, ma non tanto.Prendiamo Stefano Rodot: lui una specie disopravvissuto del vecchio tipo di intellettuale.Quando prova a parlare in un contraddittorio gli vienesistematicamente impedito, viene continuamente interrottoe spesso sbertucciato. Provo spesso pena per lui e vergognaper quelli che non lo fanno esprimere. E suscitano quasitenerezza le sue pacate e misurate espressioni verbali ecorporali indignate verso il comportamento dei suoi

    interlocutori.

    Stefano Rodot

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    Opposto a questo tipo di intellettuale ve ne uno nuovo, chepu essere ben rappresentato da Sgarbi. Lintellettualeululante che si indigna dellindignazione altrui,

    sostituendo allargomentazione lurlo e linsulto.

    http://astrattifurori.wordpress.com

    Nel mezzo di questi estremi vi unaltra tipologia diintellettuale: il cerchiobottista. Il suo modo di procedere e

    argomentare, anche davanti a misfatti indifendibili, quelloche bisogna vedere, vero, per anche, giusto, manon questo il problema. Questo intellettuale mascheraattraverso un discorso apparentemente razionale edequidistante, il suo rifiuto di prendere una posizionechiara e netta, rinunciando cos alla sua funzione critica.Spesso addirittura quello che pi si indignadellindignazione altrui.

    http://astrattifurori.wordpress.com/http://astrattifurori.wordpress.com/http://astrattifurori.wordpress.com/
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    Inoltre colui che invece di rendere pi chiara unasituazione, la pasticcia. Non cerca di sviscerarla, la intrica.Alla fine, la mistifica. E il pasticcio va a tutto vantaggio di

    chi vuole che la situazione non venga razionalmentedibattuta, chiarita, sviscerata, compresa. E lo fa invocandola politically correctedness, ma divenendo socially andculturally uncorrect, per non dire complice di chi vuolmettere la mordacchia alla critica.

    Penso che linvito di Hessel allindignazione riguardianche gli intellettuali che sono chiamati a riscoprire la

    loro funzione di coscienza critica della societ. Questa laloro responsabilit a cui gradualmente e pericolosamentestanno rinunciando.

    Perch tanto successo?

    A questo tavolo ho sentito parole e frasi di stupita

    meraviglia, da parte degli altri due relatori, allenormesuccesso del libro di Hessel: milioni di copie in vendute inFrancia nel giro di una quindicina di giorni.Una stupita meraviglia che sembra non capacitarsi delleragioni del successo di un libro che non un dotto eponderoso saggio scientifico, n un programma, o unmanifesto politico tradizionale. Anzi, proprio per questo stato pi o meno esplicitamente criticato, guardato con una

    punta di svilimento, come se non potesse essere consideratoun libro a tutti gli effetti. Una specie di scandalo editoriale.

    Io dico: per fortuna, non quel tipo di libro! proprio lasua forma di pamphlet breve e incisivo la sua forza e laragione del suo successo. Il lettore non cerca solonicheprediche, o pensose e non di rado, noiose

    argomentazioni. Cerca una sintesi e delle idee-guida in

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    grado di dare orientamento, espressione e contenuti aldisagio che prova di fronte a quanto gli accade intorno evive quotidianamente.

    Il successo del libro sta precisamente in questo: nellesserstato in grado di intercettare non tanto degli umori, mafondamentalmente una domanda di senso presente in formapi meno latente nelle societ e una parola in grado di dareun nome a quella domanda, capace di risvegliare lecoscienze dallanestetizzante melassa in cui siamo immersi esollecitare lazione, limpegno, la critica. Indignazione, perlappunto. Quellimperativo indignatevi! ha dato voce,

    espressione, energia, forse anche speranza, a unesigenzache era l in attesa di essere attivata ed espressa.

    Certo, servono poi programmi, organizzazione, capacit dimobilitazione. Ma tutto questo senza il giusto propellenterimane inerte.

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    Postscriptum

    Quando si tenne a Pavia questo dibattito si stavano

    osservando i primi segnali della Primavera araba. Da l apoco lindignazione popolare sarebbe esplosa in Algeria, inEgitto e poi in Libia portando alla destituzione dei rispettivipadri-padroni di quei paesi.Quasi in contemporanea in Spagna sorgeva il movimentodegli Indignados, costituito soprattutto da giovani, ma nonsolo: donne e uomini che hanno perso il lavoro, pensionati,altri movimenti politico-civili.Lindignazione si via, via propagata a livello globale.Occupy Wall Street si esteso da un pugno di persone chemanifestavano a New York a buona parte degli Stati Uniti;poi stato un crescendo che ha investito il mondo:dallEuropa, al Nord e Sud America, al Medio-oriente,allAsia.

    Questi movimenti, per certi versi e aspetti parzialmentediversi tra loro, hanno un tratto comune: lindignazioneverso la situazione e le condizioni delle le societ dove sonoavvenuti. In particolare sono accomunati da un fortedomanda di democrazia, di cambiamento economico edalla critica alla politica ormai asservita, dipendente edominata dal potere economico finanziario globale.

    Non serve essere marxisti-leninisti per sostenere questacritica. Una recentissima indagine scientifica dell'IstitutoFederale Svizzero di Tecnologia di Zurigo dal titolo "La reteglobale del controllo societario", pubblicata da NewScientist, lo certifica. Non pi di 150 imprese multinazionalisono in grado di determinare a livello globale la politicaattraverso la leva economico-finanziaria delle loro decisioni

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    di investimento, controllando il 40% di tutto il poterefinanziario.

    Questi fenomeni confermano quanto ho detto in occasionedella presentazione del libro e che ho in questo scrittoriproposto, circa il successo del libro di Hessel: intercettavauna domanda e delle energie che dovevano essere attivate.In altre parole, il vecchio partigiano, ha visto giusto, conbuona pace dei suoi critici.

    E a proposito di critiche: una di queste che era stata

    avanzata negli interventi di allora, che in ultima istanzalanalisi dellesistente che Hessel fa eccessiva, quasiimprontata al catastrofismo e caratterizzatadallindividuazione di un capro espiatorio: il capitalismo.

    Ora, sostenere che Hessel eccessivo, mi pare eccessivo. Imali del mondo e delle societ non sono certo derubricabilia semplici effetti collaterali di dinamiche che in fin dei contiproducono benessere (sociale, economico, politico, civile,esistenziale).Direi che proprio il contrario, come un altro grandeintellettuale anglo-americano Tony Judt ha dimostratonel suo Guasto il mondo. Le societ, in particolare quelleavanzate, producono malessere (sociale, economico,politico, civile, esistenziale) per molti e benessere per

    pochi.

    E quanto al capitalismo come capro espiatorio: quello chedal 2008 a oggi abbiamo sotto gli occhi giorno dopo giorno che altro non che il proseguimento e lapice di quello cheavvenuto con le crisi economico- finanziarie a partire dal1997 , chi lo ha prodotto?

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    Il capitalismo non per Hessel, come per altre vocicritiche, il capro espiatorio, bens la causa dei problemiche riscontriamo e richiede una sua profonda riforma, cos

    come accadde con la grande depressione del 29. Cosa che,almeno al momento, ancora ampiamente di l da venire,tanto nei discorsi e nelle azioni della politica, quanto nelleprassi delleconomia. Di nuovo, non serve essere marxisti-leninisti per rilevare questo stato di cose.

    Ci sono ancora molte ragioni per cui non smettere diindignarsi, impegnarsi e agire.

    Massimiliano Vaira insegna Sociologia dei ProcessiCulturali e Sociologia dellEducazione e Politiche

    dellIstruzione presso la Facolt di Scienze PolitichedellUniversit degli Studi di Pavia.

    membro del Centro Interdipartimentale diRicerche e Studi sui Sistemi di Istruzione Superiore(CIRSIS) della stessa Universit, del Consortium ofHigher Education Researchers (CHER), del dellaSezione Educazione (di cui membro del comitatoscientifico) e della Sezione Economia, Lavoro,Organizzazione dellAssociazione Italiana diSociologia (AIS).

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