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Il viaggio come metafora pedagogica (1994) Maria Teresa Moscato 3 lezione 10 ottobre 2012

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Page 1: Lez 3 moscato i

Il viaggio come metafora pedagogica

(1994) Maria Teresa Moscato

3 lezione

10 ottobre 2012

Page 2: Lez 3 moscato i

• «A nostro parere la figura del viaggio presenta, nelle sue infinite varianti […], almeno 3 possibili

strutture fondamentali, che in

qualche caso si sovrappongono

parzialmente, in altri casi si confondono, ma che

sono comunque presenti, anche in termini di

confusa contaminazione, nella coscienza

contemporanea e nelle rappresentazioni

collettive.» Cfr. p.103

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Le 3 strutture fondamentali del viaggio

1. Il viaggio come “iniziazione” alla condizione adulta

2. Il viaggio come trasformazione/pellegrinaggio di un eroe adulto

3. Il viaggio come “vocazione” di un eroe/fondatore

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Vita e viaggio

«Queste tre strutture fondamentali […] esprimono una

triplice dimensione dell’esistenza.» Cfr. p.103

1. La dimensione del rischio, del dubbio, della scelta, della prova, del conflitto e della lotta, generalmente della solitudine ma anche dell’incontro e dell’aiuto provvidenziale

2. Il cammino è tortuoso; ci si può smarrire o tornare sui propri passi

3. L’esito non è mai garantito: talvolta la meta si trasforma durante il cammino, talvolta il desiderato ritorno è impossibile, talvolta la risorsa sono figure che accompagnano e sostengono ma sempre l’esito è una trasformazione interna.

• «Nel tema del viaggio è l’intera

vita umana […] che viene descritta come

“cammino” e “trasformazione”,

cioè come un “movimento

intenzionale” verso una meta solo

ipoteticamente pre-definita.» Cfr. p.104

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Vita è viaggio ?

• «Nel tema del viaggio è l’intera vita umana […] che viene descritta come

“cammino” e “trasformazione”, cioè

come un “movimento intenzionale” verso una

meta solo ipoteticamente pre-definita.» Cfr. p.104

• La figura mostra […] l’inseparabilità tra il

percorso esistenziale e la trasformazione personale,

l’esperienza vitale e l’educazione.

Inseparabilità non vuole dire identificazione […].

Cfr. p.104

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Il viaggio del minore (PINOCCHIO), cioè il

viaggio/iniziazione non è il “pellegrinare” dell’adulto

(ULISSE), cioè il viaggio/trasformazione; questi due non sono il viaggio di fondazione

(ABRAMO), cioè il viaggio/esodo.

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Due tipi di viaggio: dell’Eroe-iniziando e dell’Eroe-adulto1. Il viaggio come separazione

• Il soggetto che viaggia, “si allontana da” un luogo e un contesto iniziali dati per dirigersi verso” un luogo diverso, che o presuppone un ricongiungimento o una integrazione. Egli diventa “straniero” nei luoghi che attraversa e “emigrante” per gli altri che lo incontrano; “soggetto debole”.

• Cfr. Van Gennep 1909

2. Il viaggio come peripezia/peregrinazione

3. Il viaggio come fondazione

Il viandante si trova forzatamente collocato in

una dimensione di “marginalità”.

Moscato, p.104

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Approfondimento

Avete mai letto: • Van Gennep• Turner• Propp ?

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Van Gennep (1909)Propp (1928)

• La struttura del viaggio è paragonabile agli

studi sui riti di passaggio (iniziazioni)

di Van Gennep• La forma del viaggio

iniziatico dell’eroe/immaturo è

prefigurata nelle fiabe così come le ha studiate

Propp. E nei miti.

Morfologia della fiaba (1928)

I riti di passaggio (1909)

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Occorre anche ricordare che i riti di passaggio materiale (cap.2) inaugurano l’analisi dei riti che si snoda lungo tutto il libro. […] da questo modello emerge la nozione di margine […] In qualisiasi passaggio materiale si incontra pur sempre una linea di confine più o meno chiara e rigorosa, una soglia, una zona neutra o terra di nessuno, un qualche elemento fisico insomma che divide i due spazi attraverso cui avviene il passaggio. La struttura dei riti di passaggio riproduce in termini simbolici, questa articolazione fisica, per cui i riti di passaggio si configurano necessariamente come A) riti di separazione o preliminari, B) riti di margine o liminari, C) riti di aggregazione o postliminari.

I riti di passaggiopassaggio della soglia, ospitalità, nascita, pubertà,

fidanzamento, matrimonio, morte, stagioni

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Prima tipologia di “viaggio” per la Moscato: PINOCCHIO

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PinocchioIl viaggio/iniziazione (all’età adulta)

• […] il Collodi ha raccontato una delle metafore più complete del processo educativo e dei suoi

rischi nella storia di Pinocchio. Cfr. p.114

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1. L’inizio

• All’inizio della sua avventura/peripezia, Pinocchio non è che “un pezzo di legno”.

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• La fuga appare la costante del temperamento di Pinocchio e della sua condotta; fugge con una meta ideale

(Paese dei Balocchi, Campo dei Miracoli) da ogni disciplina.

• Rifiuta di accettare la realtà umana in cui non si ottiene nulla senza applicazione e

fatica; l’aspirazione a diventare un bambino vero (metafora della condizione umana)

richiede sforzo personale.

“Le avventure”

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Le figure adiuvanti oppure ostacolanti

• L’eroe/iniziando deve imparare a distinguere di chi possa rischiare di fidarsi e quando; ma deve comunque fidarsi di qualcuno.

• La particolare presenza di tali figure caratterizza lo schema del viaggio/iniziazione per ciò che riguarda la possibilità di subire inganni e lo diversifica dal viaggio dell’eroe adulto.

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“Diventare un ragazzo a modo”

• Le sue ripetute e serie promesse […] sono costantemente sconfessate da nuove fughe e da rinnovate bugie. Cfr. p.114

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“un bambino che non vuole crescere”

• Puer Eternus individuato da Jung• Dopo diverse morti simboliche

dell’infanzia: l’impiccagione, l’annegamento nella forma di ciuco, il venir divorato dalla pescecane, Pinocchio conquisterà la vita adulta (la condizione umana) “per mezzo della esperienza della realtà che egli attraversa” cfr. p.115.

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•3. L’epilogo: “divetare Re”

“un bambino in carne e ossa”

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Intermezzo di formazione

del professionista della “formazione”

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È “dalla fine” CHE RACCONTI LA STORIA DELLA (TUA) FORMAZIONE

iniziofinemargine

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Oltre la fine. Sul compimento della formazione

(1999) Saggio di filosofia dell’educazione.Lavoro sulla domanda: come finisce un’esperienza formativa?Una tessitura tra filosofi: Heidegger, Nietzsche e Derrida,

psicanalisti: Freud, Klein, Lacan e Fournoy,

pedagogisti: Mottana, Franza, Makarenko e Rousseau,

antropologi: Van Gennep.

Riflessioni non direttamente operative, per aprire a una nuova competenza. Mancanza di una bibliografia in merito: si pensa sempre l’educazione come qualcosa da fare, da diffondere, di cui c’è bisogno, un gesto infinito, e mai nella positività del suo venir meno. Una prima esplorazione del tema.

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Un significato positivo di fine.

Heidegger (1927)• «semplice cessare», «venir meno»,

cioè «dissolversi nella non presenza».

Es: ha smesso di piovere.• «decadimento», «impotenza»;

mancanza come indisponibilità.

Es: il pane è finito.• «raggiungere la totale presenza

proprio con la fine», cioè o «perfezione» come «massima compiutezza» o essere «non ultimato» come essere interrotto, incompiuto.

Es: la strada.

Ende = Ort, cioè luogo in cui la totalità di una storia, di un processo o

dello sviluppo di un qualsiasi evento, si raccoglie nella sua

estrema possibilità…

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La chiusura

• «La chiusura è il limite circolare all’interno del quale la ripetizione della differenza si ripete senza fine. Cioè il suo spazio di gioco.»

• «Pensare la chiusura della rappresentazione significa pensare il tragico: non come rappresentazione del destino, ma come destino della rappresentazione. La sua necessità gratuita e senza fondo.»

Nichilismo come mancanza di limiti

Derrida

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Lo scioglimento (Mottana)

Il Professionista della formazione

presidia la fine se invita

SMANTELLARE “l’area potenziale”.

… degli spazi, dei tempi, dei segni e delle relazioni.

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apertura modulazione chisura

Paolo Mottana, Formazione e affetti (1993)Area potenziale = zona di sospensione e possibile cambiamento; spazio di gioco della formazione.

• Luogo finzionale della formazione (Massa).

• Transizionalità (Winnicott); esperienza del bambino che sperimenta i primi possessi non-me. Si tratta del tempo in cui lo spazio esterno va definendosi come separato, ma è ancora affettivamente carico di percezioni interne. Gioco.

• Possibilità (Vygotsky); accanto al livello effettivo di sviluppo naturale, funzione di stimolo e di intervento educativo dell’adulto.

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I due tempi della formazione

FASE ISTUTUENTE

sentimenti ed emozioni di ogni esperienza di inizio:

entusiasmo, novità, timore

momento delicato, anche drammatico, spesso

sottolineato: celebrato, sempre necessario

creazione del setting:

linguaggio speciale, legami, tempi, spazi, simboli, corpi

inizio, apertura, avventura

FASE DESTITUENTE

sentimenti ed emozioni di ogni esperienza di conclusione:

fine, perdita, lutto

momento delicato, anche traumatico, spesso non problematizzato: negato o aggirato, sempre necessario; riparatorio o di

valutazione

l’area potenziale viene smantellata: fine clima speciale, tempi, spazi,

simboli e affetti

epilogo, chiusura, ricordo

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“ Il bosco ”

• «L’ordine spaziale, temporale e simbolico dell’avventura coincide […] con l’ordine strutturale dell’esperienza educativa e di qualsiasi oggetto pedagogico: entrambi affondano le proprie radici in quello della vita reale nel momento stesso in cui se ne distanziano istituendo un nuovo campo di realtà che rifluisce in essa, riorganizzando e ristrutturando le sue significazioni più profonde.»

Massa (1989) Linee di fuga. L’avventura nella formazione umana

straordinarietàepisodicità

unicitàfinzionalitàartificialità

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“Fine” dell’intermezzo da Professionisti della formazione

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Seconda tipologia di “viaggio” per la Moscato: ULISSE

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UlisseIl viaggio/trasformazione dell’adulto

• L’Odissea costituisce il modello strutturale

ideale di molte successive varianti

letterarie, e in questa forma: la seconda

struttura tipica del viaggio come

peregrinazione/trasformazione, permane

nella tradizione occidentale fino al presente per la sua purezza archetipica.

Cfr. p,117

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Odissea

• «Nella struttura complessa dell’Odissea lo schema dell’avventura/peripezia costituisce solo il livello narrativo

superficiale, sotto il quale si rivela nettamente il disegno di un pellegrinaggio esistenziale, di un itinerario di

trasformazione personale […] profondamente “religioso”. Manca del tutto nell’Odissea l’elemento “vocazione” […].» Cfr, p.118

«Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,

dopo che distrusse la sacra

città di Troia.»

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una maggiore conoscenza

• Ulisse è un adulto (“la regalità e la responsabilità sono le caratteristiche di partenza del suo viaggio” cfr. p.118) che affronta la sua trasformazione attraverso una serie di prove e tentazioni.

• «L’esito del viaggio sarà una maggiore conoscenza della propria umanità e della realtà che trasformerà radicalmente l’eroe.» Cfr. p.118

"O frati," dissi, "che per cento miliaperigli siete giunti a l'occidente,

a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanentenon vogliate negar l'esperïenza,di retro al sol, del mondo sanza

gente.

Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza".

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“Il folle volo” • «Il viaggio ai confini

dell’impossibile, il viaggio come sfida dell’umano e del divino, il

viaggio come conseguenza dell’hubris dell’eroe ha la prima figurazione nel mito di Odisseo, di cui Dante reinterpreta il finale

nel XXVI canto dell’Inferno: l’eroe omerico che aveva

sfidato il canto delle Sirene rivelerà, nella tradizione

occidentale successiva, la dimensione di “empietà” di

una ragione umana che non riconosca i confini della sua

ansia di conoscenza; il viaggio dell’Ulisse dantesco

oltre le Colonne d’Ercole rinnova così la simbologia

della trasgressione di Adamo nei confronti

dell’albero proibito della conoscenza.» Cfr. p.128

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Itaca• «Il grande viaggio omerico assume […] il carattere religioso di un pellegrinaggio in quanto cammino di espiazione/trasformazione: si pensi all’immagine di Itaca […] e si riconoscerà una variante pagana della “terra promessa” e della patria perfetta, cui la divinità non consente l’accesso in relazione alla colpa di cui si è macchiati.» Cfr. p.118

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Terza tipologia di “viaggio” per la Moscato: ABRAMO

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AbramoIl viaggio come “ESODO”

• Abramo, figura dell’uomo di fede di cui riconoscono la paternità sia gli Ebrei che i Cristiani che i Mussulmani, è anche potente figura archetipica dell’Eroe fondatore.

• A lui Dio impone di

“uscire” dalla terra di Ur, per muovere verso

la “terra promessa”; figura della

patria perfetta, e del “regno”,

dove si realizzerà il

dono divino di una

“discendenza più numerosa dell’arena del

mare”. Cfr. p.129

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Esci dalla tua terra

• Abramo, non andare, non partire,non lasciare la tua casa,cosa speri di trovar?

• La strada è sempre quella,ma la gente è differente, ti è nemica,dove speri di arrivar?

• Quello che lasci tu lo conosciil tuo Signore cosa ti dà?- un popolo, la terra e la promessa -parola di Jahvè.

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• Abramo per il popolo e la religione ebraiche;

• L’Eneide di Virgilio: Enea• 1620. I Padri pellegrini e

l’epico viaggio del brigantino Mayflower con il suo approdo sulle coste del Massachussetts, ricostruito e reinterpretato dalla tradizione puritana posteriore;

• Il mito della “frontiera” americana (le carovane di pionieri verso la terra promessa, più o meno laicizzata, dell’West) e il genere western (la lotta contro la natura del West selvaggio) sottotraccia nascondono la ricerca di se stessi; costruiscono il mito della nuova cittadinanza americana

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• «In questa terza tipologia, la dimensione di estraneazione messa in moto dal viaggio, anziché presentare la struttura a spirale del “ritorno al punto iniziale”, presenta piuttosto il carattere dell’irreversibilità lineare, connesso alla vocazione iniziale dell’Eroe Progenitore. […] la dimensione del viaggio è aperta o messa in moto da una “chiamata”, o comunque da un ordine divino; l’itinerario è unidirezionale, e il ritorno è sempre impossibile, non perché ci sia un esito fallimentare del viaggio, ma perché la vocazione divina determina […] un termine definitivo e irreversibile […] di separazione dal contesto iniziale.» Cfr. p.128