lezioni di volo - fice

48
Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai numero 2 2007 ANNO VII - NUOVA SERIE - N. 2 - MARZO/APRILE 2007 - Euro 2,50 - SPED. ABBONAMENTO POSTALE 70% - FILIALE DI ROMA interviste Raoul Bova Claudio Antonini Cristiano Bortone Saverio Costanzo Mira Nair anteprima Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti Giovanna Mezzogiorno Lezioni di volo di Francesca Archibugi Arrivano i Maestri Fratelli Taviani Giuliano Montaldo Ermanno Olmi Giovanna Mezzogiorno Lezioni di volo di Francesca Archibugi

Upload: others

Post on 05-Jun-2022

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Lezioni di volo - FICE

Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai

numero22007

AN

NO

VII

- N

UO

VA S

ERIE

- N

. 2 -

MA

RZO

/APR

ILE

2007

- E

uro

2,5

0 -

SPED

. A

BBO

NA

MEN

TO P

OST

ALE

70%

-

FIL

IALE

DI R

OM

A

intervisteRaoul BovaClaudio AntoniniCristiano BortoneSaverio CostanzoMira Nair

anteprima

Mio fratello è figlio unico

di Daniele Luchetti

Giovanna Mezzogiorno

Lezioni di volodi Francesca Archibugi

Arrivano i MaestriFratelli Taviani

Giuliano MontaldoErmanno Olmi

Giovanna Mezzogiorno

Lezioni di volodi Francesca Archibugi

Page 2: Lezioni di volo - FICE

www.medusa.it

MEDUSA FILMPRESENTA

JENNIFER LOPEZANTONIO BANDERAS

A JUÁREZ,MESSICO.

SILENZIO.

DAL 1993,circa 400 DONNE

SONO STATE ASSASSINATE

PER RACCONTAREQUESTA STORIA,

LEI DOVRÀ ROMPERE IL MURODEL

TRATTO DA UNA STORIA VERA

DAL 23 MARZO AL CINEMA

Page 3: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7 3

e d i t o r i a l e

Hanno collaborato a questo numero: Silvia Angrisani, Chiara Barbo, DomenicoBarone, Darianna Cardilli, Barbara Corsi, Mario Lorini, Thomas Martinelli, MarioMazzetti, Franco Montini, Cristiana Paternò, Federico Pontiggia, Giovanni Maria Rossi,Marco Spagnoli, Gabriele Spila, Davide Zanza ...Segreteria per l’editore: StefaniaTrenca ...Progetto grafico: Geppy Sferra ...Editore per conto della Fice:Spettacolo Service srl, via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma, tel. 06/884.731 - Rivistafondata dalla Coop. L’Atelier di Firenze, pubblicata dalla Fice: via di Villa Patrizi10, 00161 Roma, tel. 06/884.731, fax 06/440.42.55 ...e-mail:[email protected] ...web: www.fice.it ...Fotocomp. e stampa: Nuova

Anterem sas, Via Sommovigo 19, Roma ...Abbonamento annuo: euro 12,00 sulC.C. Postale n° 61358016 intestato a Spettacolo Service srl, Via di Villa Patrizi 10,Roma - Numeri arretrati euro 2,30 ...Concess.ria esclusiva per la pubblicità: A.P.S.ADVERTISING srl - Via Collatina, 62 - 00177 Roma - Tel. 06.64829419 / 511 / 250 -Fax06.64829415 www.apsadvertising.it [email protected] ... Reg.Trib. di Roma n. 382 dell’ 11/9/2000 (già Trib Firenze n. 3642 del17/12/1987) Sped. Abb. postale 70%Chiuso in redazione il 26/02/2007- stampato per conto della NuovaAnterem presso lo stabilimento “Grafiche PFG” Spa

VIVILCINEMABimestrale d’informazione

cinematografica fondato da Claudio Zanchi

n°2/2007 nuova serieMarzo/Aprile 2007

Direttore responsabile: Mario Mazzetti

n . 2 / 2 0 0 7

Cover story12 Lezioni di volodi Francesca Archibugi(Barbara Corsi)

Interviste6 Ermanno Olmi (Franco Montini)

8 Mira Nair (Marco Spagnoli)

9 Raoul Bova (Barbara Corsi)

10 Claudio Antonini (Franco Montini)

14 Saverio Costanzo (Cristiana Paternò)

18 Cristiano Bortone (Barbara Corsi)

20 Paolo e Vittorio Taviani (Cristiana Paternò)

22 Giuliano Montaldo (Cristiana Paternò)

24 Daniele Luchetti (Franco Montini)

Speciali26 Speciale Festival - Berlinale (D. Zanza) -

Sundance (D. Cardilli) - Rotterdam (S. Angrisani)

Rubriche4 Notizie

42 Cult dvd (Gabriele Spila)

43 Cinema di carta (Chiara Barbo)

44 Polvere di Stelle (Giovanni M. Rossi)

46 Colonna sonora (Mario Mazzetti)

Schede critiche39 L’ALBERO DELLA VITA35 L’AMORE GIOVANE40 ASTERIX E I VICHINGHI36 LE AVVENTURE GALANTI DEL GIOVANE MOLIERE33 IL COLORE DELLA LIBERTA’34 DEATH OF A PRESIDENT33 IL DESTINO NEL NOME41 FRANK GEHRY CREATORE DI SOGNI39 GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI35 HOLLYWOODLAND41 THE ILLUSIONIST28 IN MEMORIA DI ME30 GLI INNOCENTI28 LEZIONI DI VOLO 31 LISCIO29 LA MASSERIA DELLE ALLODOLE38 L’OMBRA DEL POTERE41 PER UNO SOLO DEI MIEI OCCHI32 PROPRIETA’ PRIVATA36 QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONO40 I RACCONTI DI TERRAMARE32 RED ROAD29 ROSSO COME IL CIELO38 SALVADOR – 26 ANNI CONTRO30 STILL LIFE40 TRANSYLVANIA34 LA VIE EN ROSE31 LE VITE DEGLI ALTRI

I nuovi Corti Fice a pag. 45

Non solo festivalIl ruolo di Rai Cinema e la propaganda festivalieratengono banco nel mite inverno del cinema italiano

• • • L’anno nuovo è cominciato sotto i migliori auspici per il cinema italiano,sia in termini generali (una quota di mercato del 36%, 10 punti in più dello scorso anno,trainata dal film di Veronesi e da Notte prima degli esami oggi) che sotto il profiloautoriale: dopo Avati e Ozpetek sono previsti la Archibugi, Cappuccio, Luchetti, la Izzo,alcuni giovani autori a partire da Costanzo e finalmente i maestri come i Taviani e Olmi.L’auspicio è quello della continuità, non limitandosi al periodo primaverile ma con dodicimesi di cinema tricolore.Il cinema italiano ha assistito in questi giorni al dibattito promosso da circa 200 tra autorie personalità di spicco del nostro cinema con una lettera-manifesto nella quale sirichiamava l’attenzione sui compiti e le finalità di Rai Cinema, alla vigilia di nomineimportanti (presidente e amministratore delegato, ma anche direttore generale dopo leinevitabili dimissioni di Macchitella). In questo caso non ci sono conflitti né polemiche, masoltanto la sottolineatura della delicatezza del ruolo della struttura produttiva edistributiva nata nel giugno 2000 e diventata in pochi anni punto di riferimentoessenziale per il cinema italiano, con un ventaglio di autori paragonabile soltanto aigloriosi listini Cecchi Gori di tempi ormai andati. Se il settore della distribuzione in Italiaha subito negli ultimi anni non pochi scossoni, con il drastico ridimensionamento – se nonaddirittura l’uscita di scena – di troppi indipendenti di qualità e una sempre piùaccentuata concentrazione, va dato atto a 01, braccio distributivo di Rai Cinema, di averpuntato sul connubio tra qualità e valida promozione sul versante italiano (Amelio, Avati,Archibugi, Giordana, Olmi, Soldini, Piccioni, Bellocchio, Placido, Comencini, Crialese tantoper citarne alcuni) come su quello estero (fa fede l’imminente, bellissimo Le vite degli altrivincitore dell'Oscar per la Germania, senza tralasciare Scorsese, Polanski, Eastwood),aumentando la penetrazione in profondità del cinema d’autore nostrano che adesso puòcontare su un maggior numero di uscite, parallelamente all’attività della concorrenteMedusa. Nel momento in cui andiamo in stampa, non sono ancora note le nuove nomine,ma le congetture della stampa rispetto al futuro direttore generale sono di primissimopiano: referenti istituzionali di acclarata competenza, operatori culturali e figure di spiccodel panorama produttivo. Non sappiamo quale asso sarà calato sul tavolo, ma i gossiplasciano ben sperare.Poche novità nel panorama legislativo, in attesa che, scossoni di governo permettendo,parta l’iter per rinnovare la disciplina di settore. Per ora, sembra destinata invece aricominciare l’altalenante fase delle polemiche e dei confronti tra i festival nazionali,dopo la tregua sulle date ispirata dal ministro Rutelli. Placato il fronte torinese conl’ingresso di Nanni Moretti alla direzione del festival, fioccano stoccate e proclami suRoma e Venezia, con il governatore veneto Galan che bacchetta il presidente dellaBiennale per l’eccessiva contiguità con i vertici della “Festa” romana, con le lamentele diBerlino, Londra e chissà chi altri per la concomitanza e l’offensiva promozionale di Roma,con il sindaco della capitale già al lavoro a Hollywood alla ricerca di anteprime di pregiopresso le major: si preannuncia un autunno caldo per i cinefili italiani! L’auspicio è che ilpubblico delle sale, al di là della valorizzazione del territorio, decreti il successo delleformule adottate. Dicevamo della non buona salute della distribuzione indipendente ed’essai: speriamo che i festival forniscano opere d’autore degne di essere viste e che glioperatori del settore vi attingano con soddisfazione di un pubblico numeroso. I festivalservono anche – e soprattutto – a questo, a rilanciare il panorama del cinema d’autore e afar conoscere nuovi talenti. In un mercato sempre più globalizzato e minacciato da altrimedia, a molti operatori del settore questa genuina curiosità di sperimentare e rischiaresta passando; speriamo che festival e feste la facciano rivivere.

MARIO LORINIpresidente FICE

Page 4: Lezioni di volo - FICE

4 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

••• BERGAMO FILM MEETING AL VIALa XXV edizione del festival si svolge dal 10 al 18 marzo con leretrospettive “Ricorda con rabbia: cinema inglese dagli anni ’50 ad oggi”e “Il mondo affettuoso di Jan Sverak”; film di Skolimovski e Zanussi, 12corti europei al femminile, la copia restaurata di Der Golem (1920) diWegener e Boese con le musiche di Gary Lucas, un omaggio a BillyWilder e il concorso con 8 recenti film candidati alla Rosa camuna d’oro.www.bergamofilmmeeting.it

••• RASSEGNE E FESTIVAL17° Festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina a Milanodal 19 al 25 marzo con omaggio a Idrissa Ouedraogo e tanto cinema dalContinente nero (www.festivalcinemaafricano.org) …Dal 20 al 28 aprileil nono Udine Far East Film sul cinema dell’Estremo Oriente, conretrospettiva su Patrick Tam e tante anteprime (www.fareastfilm.com)…Dal 23 giugno al 1° luglio 43^ Mostra internazionale del nuovocinema di Pesaro: in programma il cinema italo-americano di oggi,evento speciale Luigi Comencini, anteprime in piazza e il consuetoconcorso sul nuovo cinema …Novara cine festival dal 9 al 13 ottobreper corti a soggetto, scadenza 1° luglio, www.novaracinefestival.com…Dal 24 al 30 maggio Salento Fear Fest dedicato all’horror, mystery efantascienza a Santa Maria di Leuca (www.salentofearfest.com) …Dal 17al 22 aprile Cinema &/è lavoro a Terni (www.cinemaelavoro.com) ...FilmFestival internazionale di Milano, MIFF, dal 22 marzo al 2 aprile:concorso di lunghi, corti, doc ed eventi (www.miff.it).

••• SI GIRA NEL MONDO Una colta e ricca signora aiuta un uomo molto più giovane a scalare ilmondo della finanza ne L’ora di punta, terzo film di Vincenzo Marracon Fanny Ardant e Michele Lastella …Sergio Rubini dirigerà Colpod’occhio, thriller passionale con Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini e lostesso autore …Prende corpo il progetto horror di Lars von Trier,Antichrist, cui collabora lo sceneggiatore/regista Anders Thomas Jensen(“Le mele di Adamo”) …La tentazione gli sarà venuta girando “Voyageen Arménie”: Robert Guédiguian dirige un poliziesco, Lady Jane,sempre a Marsiglia con i fidi Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin eJacques Boudet …Jaco van Dormael (“Totò les héros”) girerà Mr.Nobody, protagonista Sarah Polley …Bille August prepara Burden ofdesire dal romanzo di Robert MacNeil, in cui un prete e un dottore sonoattratti dalla stessa donna nella Halifax del 1917 …The final confessionof Mabel Stark, domatrice di tigri negli anni ’20, riunirà il regista eproduttore Sam Mendes e la moglie Kate Winslet. La riduzione delromanzo di Robert Hough affidata a Francesca Marciano …Dopo“Supersize me”, Morgan Spurlock sta lavorando a un documentario sullacaccia a Osama Bin Laden …Avocat de la terreur, storia del difensoredi Klaus Barbie e di altri criminali di guerra e non, è un documentario diBarbet Schroeder …Si candida per Cannes il nuovo film provocazione diDamien Odoul, L’histoire de Richard O, storia di dipendenza sessuale…La più giovane di casa Makhmalbaf, Hana, ha pronto Buddhacollapsed out of shame, storia di una ragazzina che sfida i talebani neltentativo di studiare …Il leggendario pilota della Grande GuerraManfred von Richtofen, alias Il barone rosso, in un kolossal diretto daNiki Muellerschoen …Sarà forse Russel Crowe il protagonista delpeplum Pompei, nuovo progetto di Roman Polanski dal romanzo diRobert Harris su corruzione e abusi prima della catastrofe … Dopo “Lamarcia dei pinguini”, Luc Jacquet lavora a Renard et l’enfant, l’amiciziatra una bimba e una volpe narrata da Isabelle Carré …Il poeta del XXsecolo Jaime Gil de Biedma rivive in un film di Agusti Villaronga conGuillermo Toledo …Al Pacino sarà Salvator Dali nel film tratto dallabiografia di Stan Lauryssens …La coppia Laetitia Casta/Stefano Accorsiinsieme anche sul set: Le grand appartement e La jeune fille et lesloups di Gilles Legrand …Undeputato del Texas coinvoltoin affari sporchi inAfghanistan: è CharlieWilson’s war di Mike Nichols,con Tom Hanks e Julia Roberts…Un agente federale allaricerca di plutonio trafugatonel nuovo progetto di MichaelMann, Arms and the man.

n o t i z i e f i c e

••• INCONTRI D’ESSAI: ASTI IN OTTOBRELa settima edizione degli Incontri del cinema d’essai della Fice,come già annunciato, si trasferisce da Ravenna ad Asti, tra ilPoliteama e il teatro Alfieri. Gli incontri torneranno allacollocazione di metà ottobre, dal 9 al 12, mentre resta invariata laformula con anteprime, convegni e i premi Fice per il migliorcinema d’autore dell’anno.

••• CORSO DI FORMAZIONECICAE/FICE A VENEZIA“Art Cinema: action + management” è il titolo del corso diformazione organizzato dalla Cicae con il programma Media, ilMinistero beni e attività culturali e la Fice, per il terzo anno all’isoladi San Servolo di Venezia nei giorni della Mostra del cinema (31agosto-8 settembre). Il corso è rivolto ad esercenti d’essai di tuttaEuropa. Scadenza 1° giugno, info: www.cicae.org

••• DOCUMENTARIO IN EMILIA-ROMAGNALa Fice Emilia Romagna e la Regione promuovono dal 10 aprile al31 maggio una rassegna sul documentario in oltre 20 saled’essai. L’obiettivo è di creare un appuntamento fisso,programmando opere italiane ed internazionali oltre che regionali:un valido esempio è Il bravo gatto prende i topi, David diDonatello nel 2006.

••• ROMA E TORINO: I FESTIVAL 2007La neonata fondazione Cinema per Roma ha confermato le datedella seconda edizione della Festa del cinema, dal 18 al 27ottobre. In programma anche una finestra sul cinema africano eampio spazio al cinema indiano, con una doppia anticipazione aluglio: il film muto di Franz Osten A throw of dice, con le musichedi Nitin Sawhney, e il concerto dei Manganyiars, 60 musicisti delRajastan.Il neodirettore Nanni Moretti ha annunciato a Berlino le date delXXV Torino Film Festival: dal 23 novembre al 1° dicembre.Nella squadra di selezionatori Emanuela Martini (Concorso e Fuoriconcorso) e Davide Oberto (Italiana.doc e Italiana.corti). Incartellone anche “No standard”, con video e film di ricerca einnovazione, e due retrospettive; sembrano invece destinateall’oblio le sezioni Americana e Detours. Lo storico esercenteLorenzo Ventavoli, decano della cultura cinematografica torinese, èstato nominato presidente dell’associazione Cinema Giovani,fondatrice del festival.

••• CINETECA DIBOLOGNA E CHAPLINA 30 anni dalla morte, la Cineteca diBologna celebra il genio di CharlieChaplin con una mostra internazionale(Chaplin e le immagini, dal 25 maggionella Sala Borsa) e una serie di film-concerto, coronamento dell’attività di

restauro avviata nel 1999 d’intesa con gli eredi: 11 film e 25comiche restituite alla vita. La retrospettiva completaChapliniana avrà il suo clou durante il festival Il cinemaritrovato (30 giugno-7 luglio). La Cineteca ha anche ricevuto ilpremio Henri Langlois per il lavoro di valorizzazione delpatrimonio cinematografico nel corso degli Incontri di Vincennes(Francia), dove ha presentato le copie restaurate de La caduta diTroia (1911) e di Maciste (1915).

••• AMICI DELL’ALFIERICON BELLOCCHIOPresentata a Firenze l’associazione “Amici dell’Alfieri”, che affiancala cooperativa L’Atelier nel coordinare attività promozionali e difinanziamento della sala da ristrutturare per una pronta riapertura.Tra gli eventi di marzo, serate dedicate ad Abel Ferrara, PaoloSorrentino e al cinema muto. Nella serata inaugurale, MarcoBellocchio ha presentato Sorelle, documentario autobiografico. LE GRAND APPARTEMENT

Page 5: Lezioni di volo - FICE

www.luckyred.it

UNO DEI PIÙ BEI FILMVISTI ALLA MOSTRA DI VENEZIAPAOLO MEREGHETTI - CORRIERE DELLA SERA

UNA SENSIBILITÀ VITALE E CORAGGIOSACRISTINA PICCINO - IL MANIFESTO

BELLA SORPRESAIL FILM SORPRESA DI VENEZIA

PAOLO D’AGOSTINI - LA REPUBBLICA

UN FILM DI INCREDIBILE BELLEZZA VISIVADARIO ZONTA - L’UNITÀ

XSTREAM PICTURES PRESENTA UN FILM SCRITTO E DIRETTO DA JIA ZHANG-KE “SANXIA HAOREN” STILL LIFE ZHAO TAO HAN SANMING DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA YU LIKWAISCENOGRAFIE LIANG JINGDONG LIU QIANG MUSICHE LIM GIONG MONTAGGIO KONG JINLEI SUONO ZHANG YANG PRODUTTORE ESECUTIVO CHOW KEUNG DAN BO REN ZHONGLUN AN XSTREAM

PRODOTTO IN ASSOCIAZIONE CON SHANGHAI FILM GROUP WORLD VENDITE INTERNAZIONALI MEMENTO FILMS INTERNATIONAL

U N F I L M D I J I A Z H A N G K E

Page 6: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Ermanno Olmii n t e r v i s t a

••• “Sarà il mio film di congedodal cinema narrativo”. Con Cento chiodi,Ermanno Olmi annuncia il ritiro quanto menoparziale, “perché – aggiunge – continuerò afare documentari, come ho cominciato quasicinquant’anni fa”.Ma nella scelta del regista non c’è nulla dipolemico: “semplicemente – spiega – non riescopiù ad entrare in rapporto con un numero diinterlocutori adeguato alle cifre rilevanti cheogni operazione cinematografica comporta.Non desidero cambiare il mio modo di farecinema, né d’altra parte sarei capace diobbedire a regole e logiche che non micorrispondono. Per questo motivo, con unascelta niente affatto patetica e senza piangermiaddosso, ne prendo atto e mi dedico ad altro.Del resto il mio non è un caso isolato: conoscomoltissimi film meritevoli ed interessanti digiovani registi che non riescono a trovarevisibilità e ad essere programmati nelle sale. Percerti versi il mercato è sempre più omologato eper il cinema di ricerca gli spazi si assottigliano”.Il fatto che Cento chiodi sia destinato adessere il suo ultimo film carica l’opera diparticolari significati?Con il cinema non ho mai voluto lanciaremessaggi, quanto piuttosto raccontare statid’animo, pensieri, riflessioni. Ed è così anchequesta volta: Cento chiodi esprime un certosmarrimento, un disagio esistenziale neiconfronti di una realtà sfuggente e confusa,nella quale siamo bombardati da un eccesso disollecitazioni e di messaggi che hanno finito permutare radicalmente il nostro rapporto con glialtri. Nell’immediato dopoguerra, pur nella

diversità delle ideologie, siavvertiva un’idea comune difuturo, una tensione moralecondivisa da tutti. Oggi,almeno personalmente,

guardandomi attorno ho spesso l’impressione diessere appena sceso da una giostra: tutto ruotavertiginosamente, senza alcun punto diriferimento.Quali sono, invece, i suoi riferimenti?In questa confusione, esattamente come ilprotagonista del mio film – un professoreuniversitario che abbandona tutto e si nascondein un rifugio fuori dal mondo – io cerco diispirarmi alle testimonianze di uomini esemplari,che ho conosciuto di persona o che conoscoattraverso la storia: Gandhi, Tolstoj, Gesù Cristo.Sono loro dei punti fermi a cui tendo adappigliarmi.Il protagonista del film si rifugia sulle rivedel Po. Nel suo cinema le ambientazionihanno sempre rivestito un’importanzafondamentale: perché ha scelto questiluoghi?La scelta è nata dal ricordo di un documentariodedicato al Po, intitolato Lungo il fiume, chegirai nel 1992. Durante le riprese, superando gliargini del fiume, ebbi come l’impressione dientrare in un altro mondo, in una sorta di treguadell’umanità, in cui si cancella ogni tensione e siinterrompe ogni rapporto con il resto delmondo. Allora mi sembrò come di penetrare inun luogo franco, non contaminato da smaniearrivistiche, dove il rapporto fra l’uomo e gli altriuomini tornava a rispettare le regole canonichedei bioritmi di cui parla il poeta Zanzotto. Misembrava questo il luogo più adatto dove farrifugiare il mio protagonista.A proposito di attori, è apparsasorprendente la scelta di affidare il ruoloprincipale a Raz Degan, un personaggio cheappare molto lontano dal suo mondo edalla sua sensibilità.Il mio protagonista è un uomo toccato dallafortuna: giovane, bello, ricco, intelligente; avevodunque bisogno di un interprete dotato di

Giù dalla giostraRaz Degan è un professore universitario che si rifugia sulle rive del Po in“Cento chiodi”, con cui l’autore si congeda dal cinema narrativo

Ermanno Olmi

evidente appeal. Il volto di Raz Degan, che ionon conoscevo, mi ha colpito e ho volutoincontrarlo. Mi sono imbattuto non nelpersonaggio che era, ma nella persona che è,ovvero un giovane uomo curioso e intelligente emi sono rapidamente convinto di ingaggiarloper il film.Anche in Cento chiodi lei ha coinvolto nellalavorazione i suoi figli: Fabio comedirettore della fotografia ed Elisabettacome produttore esecutivo. Non teme diessere accusato di nepotismo?La collaborazione con i miei figli è iniziata moltianni fa, quando, colpito da una grave malattia,ho avuto per lungo tempo difficoltà dimovimento e di deambulazione. Allora, perportare a termine un film, chiesi aiuto ai mieifigli, all’epoca giovanissimi, per cuicompletammo la lavorazione in una dimensionedomestica. In quel modo li ho contaminati con lamalattia del cinema, ma mi pare che se la cavinobenissimo, perché sia Fabio che Elisabettalavorano normalmente anche con altri registi.Infine, visto che i suoi prossimi impegnisaranno nel cinema documentario, lechiedo: come è stato possibile che ungenere che, almeno in Italia, si ritenevaquasi definitivamente scomparso, sia inquesti ultimi anni miracolosamenterisorto?Sono convinto che le recenti fortune deldocumentario italiano nascano principalmentedalla scarsa dose di credibilità di tantecomunicazioni. Spesso l’informazione non haalcuna attinenza con la realtà e, per scoprirla,bisogna indagare più a fondo, come fa appuntoil documentario quando esercita la propriafunzione. La forza del documentario non è tantoraccontare, quanto evidenziare e portare allaluce il sentimento delle cose.

• FRANCO MONTINI

FILMOGRAFIA - Il tempo si è fermato (1960), Il posto (1961), I fidanzati (1963), ... e ven-ne un uomo (1965), Racconti di giovani amori (1967), Un certo giorno (1969), I recupe-ranti (1970), Durante l'estate (1971), La circostanza (1974), L'albero degli zoccoli (1978),Camminacammina (1983), Milano '83 (1983), Lunga vita alla signora! (1987), La leg-

genda del santo bevitore (1988), Il segreto del bosco vecchio (1993), Genesi. La crea-zione e il diluvio (1994), Il mestiere delle armi (2000), Cantando dietro i paraventi (2002),

Tickets (2005, a episodi), I cento chiodi (2006)

Raz Degan

Page 7: Lezioni di volo - FICE
Page 8: Lezioni di volo - FICE

8 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

••• A quasi vent’anni daSalaam, Bombay che, oltre a farle vincere la“Caméra d’Or” a Cannes ha imposto il suonome all’attenzione del pubblico e dellacritica internazionale anche in virtù dellecandidature al Bafta e all’Oscar, Mira Nair hadiretto Il destino nel nome – TheNamesake presentato in anteprimamondiale alla Festa del cinema di Roma. Unastoria di integrazione di immigrati indianiambientata nell’America di oggi, di cui èprotagonista Gogol, un ragazzo chefrequentando una ricca ragazza bianca iniziaa rifiutare le tradizioni dei suoi genitori e lasua identità, anche se il destino resta in uncerto senso “in agguato”. Mentre ha inpreproduzione Shantaram di cui saràprobabile protagonista Johnny Depp, laregista indiana sta terminando undocumentario sulla permanenza dei Beatlesin India nel 1968 presso il Maharishi MaheshYogi. “E’ una storia molto interessante”,spiega Mira Nair. “I Beatles sono stati per ottosettimane in India nella zona del Gange: daParigi al Vietnam il mondo era in fiamme eloro si erano rifugiati in un piccolo villaggiodove hanno scritto gran parte del WhiteAlbum e di Abbey Road. Quest’ultimo è ilprimo disco che io abbia mai comprato. Neconoscevo ogni nota e questo documentarionon riguarderà solo i Beatles, ma la stessanatura dell’ispirazione: da dove viene e cometi colpisce. In quei giorni in India non sitrovavano soltanto i Beatles, ma ancheDonovan, Ravi Shankar e Mia Farrow”. Un documentario molto “personale”.Sì, perché chiunque fa un lavoro di naturaartistica si pone queste domande riguardoalla fonte della propria ispirazione. Lequestioni sollevate sono di natura moltoattuale per tutti.Con Monsoon Wedding lei ha vinto ilLeone d’Oro a Venezia: cosa è cambiato

da allora nel rapporto tra il mondo e lacinematografia indiana?Faccio film da quasi un quarto di secolo ecerto qualcosa è cambiato nella percezioneche l’Occidente ha del cinema indiano. Perchéoltre alla comprensione arrivino anche ilgradimento e l’accettazione è necessario,però, che gli spettatori occidentali si sforzinodi capire la complessità e la dignità dellanostra cinematografia. E non solo di quella.In un’epoca di grandi divisioni come l’attuale,il nostro lavoro assume un’importanzasempre maggiore. Nazioni come l’Inghilterra,la Germania e l’America, dove c’è una forteimmigrazione, possono così comprenderemeglio gli usi e le tradizioni della gente chevive nei loro territori.Questo è il tema de Il destino nel nome –The Namesake.Esattamente. Oggi si suppone che chi vive inun paese debba conformarsi al suo modo diparlare e al suo stile di vita, ma c’è qualcosadi più che sfugge agli occhi: il passato che chiemigra in un luogo porta con sé. Il cinemaracconta come la fusione tra la nostra e lavostra cultura possa rivitalizzare entrambe.Dal punto di vista produttivo è diventatopiù facile per lei lavorare?Tutto nel cinema è dettato dal business. I mieifilm hanno vinto premi e hanno guadagnatodenaro in tutto il mondo. È questo stato dicose che rende possibile il mio lavoro contanta libertà e mi facilita. Il grandecambiamento è arrivato dalla possibilità dimettere insieme delle coproduzioni: Ildestino nel nome è stato finanziato per unterzo dall’India, per un terzo dagli Stati Unitie per l’ultima parte dal Giappone. Oggi io e imiei colleghi abbiamo più soldi per fare inostri film e non si tratta di denaro diprovenienza solo occidentale.Come spiega il fatto che lacinematografia indiana abbia molte

registe di talento, così conosciute in giroper il mondo, come lei e Deepa Metha?Nel nostro paese le donne non sonosoggiogate dai maschi come qualcuno crede.E’ un dato di fatto che raggiungano ruoli diprestigio all’interno di aziende importanti epiù in generale dell’industria. Qualsiasiindustria: anche quella del cinema. Purtroppoper voi occidentali vale ancora lo stereotiposcelto dagli inglesi di raccontare le donne chesi uccidono sulla pira del marito morto. Non ècosì e non lo è mai stato. Noi donne in Indiasiamo sempre state libere di operare neglistessi campi degli uomini. La più importanteproduttrice televisiva del mio paese è piùgiovane di me e produce circa unacinquantina di soap opera all’anno: unadonna incredibilmente ricca e capace.Cosa le fa scegliere i suoi progetti?L’idea che solo io posso farli in una certamaniera. Quando ho diretto La fiera dellevanità sapevo bene di essere l’unica personache avrebbe potuto girarlo così. Mi interessaessere necessaria alle storie da raccontare, cosìcome loro lo sono per me. Se, mentre cilavoro, mi rendo conto che qualcun altropotrebbe realizzare quel film meglio di me,allora lo lascio a lui o a lei senza alcunproblema. In più, dopo tanti anni in cui misono prodotta da sola, sto piacevolmenteprovando il lusso di qualche produttore chemi chiede di dirigere un certo film per lui. Nondover faticare a cercare i soldi, a vendere ilfilm, a inventarsi il marketing è qualcosa dimolto riposante e decisamente nuovo per me.Che qualità deve avere un film, al puntoda lavorarci su con tanta passione?Non amo lasciare la mia famiglia. Se faccio unfilm e ci investo un paio di anni della mia vita,deve assolutamente valerne la pena. Unadonna cineasta non può non esserepragmatica.

• MARCO SPAGNOLI

Mira Nairi n t e r v i s t a

Anime migranti“Il destino nel nome” affronta la realtà di una famiglia di origini indiane negliStati Uniti e la necessità di venire a patti con la propria identità

FILMOGRAFIA - Salaam Bombay! (1988), MississippiMasala (1991), Famiglia Perez (1995), Monsoon Wed-ding (2001), 11 settembre 2001 (2002, a episodi), Lafiera della vanità (2004), Il destino nel nome (2006)

Page 9: Lezioni di volo - FICE

In alto mareDue pescatori, uno siciliano l’altro tunisino: “Io, l’altro” affronta temi importanticome lo scontro di civiltà e i sospetti di terrorismo immergendoli nel quotidiano

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Raoul Bovai n t e r v i s t a

••• Raoul Bova ha saputo costruirenegli anni una carriera veramente poliedrica.L’infaticabile attore passa ormai condisinvoltura e notevole successo dai kolossalamericani come Alien vs Predator al cinemad’autore italiano come La finestra di fronte.Per Io, l’altro di Mohsen Melliti, Bova ha fattodi più, producendo lui stesso il film, di cui èprotagonista insieme a Giovanni Martorana. Ilsuo coinvolgimento nell’operazione è tantopiù degno di nota in quanto Io, l’altro èun’opera prima che affronta temi importanticome lo scontro di civiltà. Bova è Giuseppe,pescatore, amico e socio di Yousef, immigratotunisino conosciuto lavorando sullo stessopeschereccio. Dopo anni di risparmi, i due simettono in proprio, comprando una barcatutta loro, anche se sono costretti a subire leimposizioni del mafioso locale, che controllail mercato del pesce. I due uomini riescono aresistere alle vessazioni grazie alla forzadella loro amicizia, che però vieneimprovvisamente messa in crisi da unanotizia diffusa dalla radio mentre sono inmare per una battuta di pesca. Yousef èricercato dalla polizia internazionale perchéritenuto responsabile di un attentatoterroristico: un tragico errore di persona chesi abbatte sul microcosmo della barcascatenando sospetti e antichi pregiudizi.Giuseppe e Yousef, due volti speculari di unastessa umanità, diventano così “vittimecollaterali” di una guerra globale checontamina il loro legame, riducendoli a belveprimitive, uno contro l’altro.Da alcuni anni la sua partecipazione alcinema d’autore è sempre più attiva. ConIo, l’altro debutta addirittura comeproduttore. Cosa l’ha spinta a sostenereun’opera prima nel doppio ruolo diattore e produttore?Si tratta della mia prima esperienzaproduttiva, per una pellicola a bassissimo

costo. Letto il soggetto mi sono subitoappassionato e ho deciso di finanziarlopersonalmente rinunciando al mio compensodi attore. Questo è l’unico modo per portaresul grande schermo prodotti diversi dallaroutine: in America ho imparato questo sanoprincipio. Anche lì il cinema indipendenteesiste grazie agli sforzi di persone motivate, ecosì anche noi abbiamo unito le forze: unascommessa per dimostrare che, pur nonavendo finanziamenti e supporti ministeriali, èpossibile realizzare opere in cui si crede.La mutazione di Giuseppe, dall’amicizia alsospetto e all’odio, e il confronto fra lui eYousef nella solitudine del mare,tratteggiano un ruolo molto drammatico.Come si è preparato a recitarlo? Ha avutoqualche modello?Parto dal presupposto di operare una scelta diattore, ispirata dal coinvolgimento che ilpersonaggio da interpretare mi trasmette.Giuseppe mi è piaciuto da subito per la suasemplicità, il suo carattere sanguigno, il suoessere guidato anche nelle situazioni piùestreme dai buoni sentimenti.Pensa che dopo l’11 settembre lasolidarietà e le possibilità di redenzioneper gli “ultimi della Terra” sianodiventate più difficili, come sembrapensare il regista?Da quella fatidica data la vita di tutto ilmondo è cambiata, e la legge del sospetto hasicuramente acquistato una forza maggiore inognuno di noi. Io, l’altro racconta una storiadi amicizia tra un italiano e un tunisino e ladiversità culturale è rappresentata comel’incrocio di due punti di vista e un reciprocoscambio di conoscenza. Lo scontro che sigenera fra i due ha più un’implicazionepsicologica che culturale, ed apre la strada alla“redenzione” ed al perdono.La voce della radio in questo film sembraessere un terzo protagonista, quasi un

“Hal 9000” dei nostri tempi. È un simbolodei mass media che plagiano i nostripensieri e i nostri sentimenti?Il cinema, la televisione, la radio raccontanodelle storie, ogni storia racconta la sua verità etrasmette delle sensazioni. Non sapreigiudicare se i mezzi di comunicazione ciinfluenzino, ma indubbiamente ci possonoindirizzare verso un certo tipo di percorso oragionamento. Personalmente tento sempredi interpretare le notizie sulla base della miainteriorità. Il risultato di questo flusso dinotizie e di storie è quindi fortementeconnesso a come noi siamo.Lei lavora con successo per la televisionee per il cinema, in Italia e negli Usa. Comeriesce a destreggiarsi così bene e in qualeambito preferisce lavorare?Sono contento di potermi confrontare con ilmercato cinematograficoamericano, inquanto mi dà lapossibilità diavere adisposizioneun numeromaggiore diprogetti esituazioni dapoter valutare esu cui lavorare.Attualmente stogirando a Puerto RicoThe Company,prodotto da RidleyScott per la regia diMikael Salomon, un filmsulla guerra fredda doveinterpreto uncomandante dellamilizia cubana.

• BARBARA CORSI

LE INTERPRETAZIONIUna storia italiana (1992),Mutande pazze (1992),Cominciò tutto per caso(1993), Palermo - Milanosolo andata (1995), Lafrontiera (1996), Ninfaplebea (1996), La lupa(1996), I cavalieri chefecero l'impresa (2000),La finestra di fronte(2002), Avenging Angelo(2002), Sotto il sole dellaToscana (2003), Alien vs.Predator (2004), La fiam-ma sul ghiaccio (2005), Io,l’altro (2007)

Raoul Bova e Giovanni Martorana

Page 10: Lezioni di volo - FICE

La musica è cambiataUn dodicenne alla ricerca di certezze e sua madre, instabile cantante di “Liscio”.Buona prova d’attrice per Laura Morante in una veste inedita

••• “Il liscio è il primo vero ballo dicoppia, il primo ballo dove l’uomo e la donnasi abbracciano e sono in stretto contatto. Nelmio film – afferma il regista Claudio Antonini –e in particolare per Raul, il piccoloprotagonista della storia, il liscio rappresenta,dunque, una metafora: l’immagine dellafamiglia”. Nonostante il titolo, più che raccontare l’Italiadelle balere, Liscio narra un inconsuetointerno familiare e in particolare il legame fraun dodicenne e una mamma single,scapestrata e immatura. “E’ stata laproduttrice Donatella Palermo – raccontaAntonini – a farmi leggere la sceneggiatura e apropormi di dirigere il film. Il copione mi èpiaciuto immediatamente e mi solleticaval’idea di fare un film immergendomi nellatesta di un bambino, forse perché qualcosa difanciullesco è rimasto nel mio carattere, e diraccontare il suo rapporto conflittuale con ilmondo degli adulti. Perché, contrariamente aibambini della sua età, Raul non subiscepassivamente, bensì reagisce e sfidacontinuamente la madre. Inoltre – aggiunge ilregista – c’era un altro elemento che miintrigava molto: la musica, insieme al cinema eal calcio, una delle mie grandi passioni.Conoscevo il liscio superficialmente e sonorimasto sorpreso dai risvolti inediti di questamusica, che non è soltanto la saga da baleradella dinastia Casadei. Lo sceneggiatore MarcoCampogiani mi ha fatto ascoltare un disco diRiccardo Tesi e me ne sono innamorato”.A proposito di musica: Monica, la mammadi Raul, è una cantante e Laura Morante,che interpreta il personaggio, si è dovutaesibire anche in questa veste con la suavoce: come è andata?Confesso che all’inizio eravamo tutti un po’preoccupati perché improvvisarsi cantanti nonè semplicissimo. Ma Laura Morante èun’attrice serissima e preparata; per essere

credibile nel ruolo, ha preteso di prenderedelle lezioni, rivolgendosi a Sergio Leone,nome cinematografico, ma in questo casomaestro e lui stesso cantante a Santa Cecilia, eil risultato finale mi è parso assai convincente.Laura ha espresso una grande forzainterpretativa nelle sue prestazioni canore,comunicando autentica emozione.Le musiche e le canzoni del film sonooriginali o rielaborazioni di brani giànoti?Le esibizioni di liscio, che tra l’altro appartienesolo ed esclusivamente alla tradizione italiana(tanto che il distributore estero, per proporre ilfilm sui mercati internazionali, ha dovutocambiare il titolo che altrimenti sarebberisultato incomprensibile), sono in parteoriginali e comunque ispirate alla tradizione.La canzone finale eseguita da Laura Morante,“Lune”, è invece una rielaborazione di unbrano di Riccardo Tesi, che era già stato incisoe pubblicato. La colonna sonora di Liscio saràpubblicata e commercializzata inconcomitanza con l’uscita del film, prevista perla seconda metà di marzo.Un’altra cosa curiosa è che la lavorazionesi è svolta sul litorale romano,nonostante il liscio rimandiimmediatamente ad una dimensioneromagnola.La scelta non è dovuta, come si potrebbeimmaginare, alla necessità di contenere i costidi produzione, evitando trasferte e soggiornilontano da Roma, quanto ad una mia precisavolontà. Ritengo che Ostia, dove si sono svoltela maggior parte delle riprese, sia un luogoscenograficamente curioso e affascinante,perché sul mare, con grandi spazi vuoti,costruzioni neoclassiche; quindi una città che sipresta molto a far cinema.Come è stato il rapporto con i dueprotagonisti adulti, Laura Morante eAntonio Catania?

Sono due attori straordinari e in questi casi illavoro del regista è facilissimo. La Morante inparticolare ha anche collaborato allasceneggiatura in via amichevole: è stata lei adinsistere per rendere il personaggio piùspigoloso e immaturo di quanto non fossenella versione originale. Ciò che proponeva miha convinto e ho immediatamente assecondatoi suoi suggerimenti.Il lavoro con gli interpreti bambiniimmagino sia stato, invece, di altro tipo.In questo caso il segreto è scegliere degliinterpreti in sintonia con il personaggio, perfavorire il più possibile l’immedesimazione nelruolo. Io sono arrivato nel film quando ilcasting dei bambini era già stato avviato eUmberto Morelli, poi scelto per Raul, in unprimo momento era stato scartato. Quando miè capitato di rivedere il suo provino, ho invecepensato che fosse un’ottima soluzione. Poi,selezionato Raul, il resto dei bambini è statoscelto di conseguenza.Un’ultima domanda personale: Liscio, ilsuo secondo film, arriva quindici annidopo l’esordio di Passi sulla luna;inevitabile chiederle che cosa ha fatto inquesto periodo.Dopo Passi sulla luna mi sono dedicato atante altre cose che con il cinema nonc’entrano nulla, ma ho conservato la passioneper questo lavoro. Infatti, anche senzacomparire, in questo periodo ho collaborato, avario titolo, a film di altri registi. Poi, qualcheanno fa, avrei dovuto tornare dietro lamacchina da presa con Viol@, di cui ho scrittola sceneggiatura. Avevo anche iniziato lapreparazione, ma un grave problema familiaremi ha costretto, con grande rammarico, apassare la mano. Che dire? Adesso spero di nondover aspettare altri quindici anni percalpestare un set, anche perché i progetti nonmancano.

• FRANCO MONTINI

Laura Morante versione “liscio” Umberto Morelli

10 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Claudio Antoninii n t e r v i s t a

Page 11: Lezioni di volo - FICE

SUNDANCE FILM FESTIVALPREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

PREMIO PER LA REGIA

63ª MOSTRA INTERNAZIONALEDEL CINEMA DI VENEZIA

PREMIO SETTIMANA INTERNAZIONALEDELLA CRITICA

DAL 9 MARZO AL CINEMA

Page 12: Lezioni di volo - FICE

Francesca ArchibugiC o v e r s t o r y

••• Francesca Archibugi haesplorato tutta l’India per trovare leambientazioni giuste alle sue Lezioni divolo, un “film d’avventura senza tigri eleoni”, come lo definisce lei. La regista diMignon è partita e Il grande cocomeroesplora ancora una volta il mondoattraverso gli occhi di due ragazzi, cheaffrontano un lungo viaggio in India dopola bocciatura all’esame di maturità. Quelviaggio, nato come una fuga per evitare larappresaglia delle famiglie, si rivelerà moltodiverso dalle aspettative. Pollo (AndreaMiglio Risi) conoscerà l’amore incontrandouna dottoressa di “Medici senza frontiere”più grande di lui (Giovanna Mezzogiorno);Curry riscoprirà in quella terra le sue originiindiane. Il film, che ha avuto una lunga ecomplessa gestazione produttiva, usciràanche in India, essendo frutto di unacoproduzione fra Cattleya e Rai Cinema conFrancia, Inghilterra e il paese asiatico.Il titolo e il tema del viaggiopotrebbero far pensare a un rito dipassaggio all’età adulta per i duegiovani protagonisti.

Lezioni di volo non vuolessere un film edificante, è

un’avventura esistenziale

molto semplice, quasi un romanzoottocentesco. Il titolo e l’India potrebberotrarre in inganno, ma il film è moltorealistico e lontano da tentazioni mistiche.Il viaggio dei ragazzi, al di là della meta,che potrebbe essere l’India o la Finlandia,crea solo una frattura con quello che eranoprima. Quando si affronta un lungoviaggio, ovunque si vada, ci lasciamo allespalle ciò che, senza esserne consapevoli, cifa male, come la famiglia. La nostra vitaspesso è una crosta che ci protegge e cirattrappisce. In India i due ragazzi fannoun incontro importante con una giovanedottoressa che lavora perun’organizzazione di solidarietàinternazionale, ed è lì per una motivazioneprofonda, a differenza di loro, che nonsono motivati a niente. Non l’avrebberoincontrata a Roma, anche se magari avesseabitato nel loro stesso palazzo. Perché ha scelto proprio l’India comemeta del viaggio?A Roma, intorno a piazza Vittorio, c’è unagrande comunità indiana e molti giovanisono ormai romani di seconda generazione.L’India è arrivata fra noi. Rispetto a venti otrent’anni fa non è più un posto così esoticoe lontano, ma una società dotata di

un’immensa forza propulsiva, con la quale siha uno scambio più forte rispetto alpassato. Ero curiosa di indagare questonuovo rapporto fra Oriente e Occidentecon gli occhi di qualcuno venuto da lì, chetorna alla sua culla primigenia. Ilprotagonista è un ragazzo indianoadottato a pochi mesi da una famigliaborghese romana, che parte col suomigliore amico dopo essere stati bocciatientrambi. In comune hanno il fatto diessere considerati dalle famiglie dueragazzi “fallimento”, della generazione deicosiddetti amorfi senza interessi: i viziatiche hanno tutto.I giovani sono spesso protagonisti difatti di cronaca, per episodi divandalismo, bullismo, suicidi per unabocciatura. Come vede lei questomondo?Non ho perso il fastidio di quando io avevo18-19 anni e sentivo parlare dei ragazzicome categoria globale. È quasi impossibileper un narratore fare una massificazionecosì grande, i personaggi sonorappresentativi solo di loro stessi. Ioracconto la vicenda esistenziale di dueragazzi molto diversi fra loro, cheaffrontano una specie di doppio viaggio.

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 712

FILMOGRAFIA - Mignon è partita (1988), Verso sera(1990), Il grande cocomero (1993), Con gli occhi chiu-

si (1994), La strana storia di banda sonora (1997),L'albero delle pere (1998), Domani (2000), Lezionidi volo (2007)

Passaggio in IndiaCon “Lezioni di volo”, l’autrice di “Mignon è partita” torna all’universo giovaniledescrivendo la fuga di due ragazzi, freschi di bocciatura, alle soglie dell’età adulta.Con loro Giovanna Mezzogiorno, medico senza frontiere

Francesca Archibugi

I “genitori” Flavio Bucci, Roberto Citran e Angela Finocchiaro

Page 13: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7 13

alla morte, sta facendo una lezione di volo.Il film è una specie di istantanea che coglieuna serie di personaggi fermi in aria mentrestanno agitandosi prima di cadere, ognunoimpegnato a imparare una cosa per la primavolta.Come mai tutti i ragazzi dei suoi filmhanno dei soprannomi?È una predilezione personale che deriva dauna caratteristica molto particolare dellamia famiglia: tutti noi – fratelli, nonni,cugini – siamo rinominati. Mi sembra quasiche una persona, con solo il nome ufficiale,non abbia un vero nome.Il protagonista de L’albero delle pere sichiamava Siddharta: in quel nomec’era già un riferimento all’India?Siddharta era figlio di un’altra ideadell’India, che apparteneva ai suoi genitori.Venti-trent’anni fa l’India rappresentava ilposto mistico e spirituale per eccellenza,adesso ciò che ti cattura è la forza della suaidentità e la vitalità della vita spicciola.Mentre i cinesi stanno facendo una corsa aoccidentalizzarsi, gli indiani riescono aindianizzare qualsiasi cosa, ad innovare latradizione secondo i loro codici.Mantengono i vestiti tradizionali, amano illoro cinema e la loro musica e questogrande amore si vede in tutte le piccolescelte. Ma la cosa più sconvolgente per noiè la loro incredibile gentilezza, che èqualcosa di più forte di un formalismo: è ilbasamento, la sostanza dei rapporti umani.Il profondo rispetto per il prossimo èl’aspetto più seducente dell’India: daquesto lato una civiltà veramente superiorealla nostra.

Come si è mossa per la ricerca deiragazzi?Come al solito li ho cercati nelle scuolefacendo molti provini. Ormai vadoabbastanza a colpo sicuro, se cerco unragazzo di un tipo o di un altro, so ditrovarlo negli istituti tecnici o nei grandi liceiclassici del centro. È terribile ma è così. In unliceo del centro ho incontrato Andrea MiglioRisi, ma non sapevo che fosse figlio di MarcoRisi e nipote di Dino, perché lui porta ilcognome della madre. Andrea è stato moltodiscreto e molto motivato a intraprendereuna strada sua senza chiedere aiuto anessuno. Era sempre più preparato degli altrie dimostrava di tenere molto alla parte.Questa sua grande volontà e serietà mihanno conquistato.Lei ha lavorato per la televisione unasola volta per la riduzione de I promessisposi. Pensa di ripetere l’esperienza infuturo?Non escludo di lavorare ancora in televisione,se mi permetteranno di fare cose belle e inpiena libertà di scelte espressive, come èstato per Renzo e Lucia. Credo che unnarratore debba fare delle scelte differenti aseconda che lavori per la televisione o per ilcinema, perché ha un pubblico diverso.Come quando si racconta una favola a unbambino di sei anni o a un ragazzo di dodici:istintivamente si usano parole diverse. Non loconsidero affatto riduttivo per il mio lavoro,anzi, mi permette di modulare un altro tononarrativo rispetto al cinema. Per adesso,però, ho un altro progetto cinematografico,scritto ancora con Doriana Leondeff.

• BARBARA CORSI

L’indiano fa un viaggio verso il passato el’italiano verso il futuro, perché attraverso laconoscenza della dottoressa e la cottamicidiale che si prende per lei, si proietta inquello che sarà a trent’anni, nell’evoluzioneche avrà al di fuori dei modelli familiari.Quando partiamo per un viaggio, anche conla persona più cara al mondo, non facciamomai lo stesso percorso: ognuno fa il suo.L’innamoramento per la dottoressasegna una presa di coscienza per Pollo?Non so se quando uno si innamora prendecoscienza o la perde, il mio personaggio laperde. Per la prima volta ha una vicinanzacon una donna più grande e quindi con unmondo femminile incredibilmenteinteressante. Chiara è una che si rimboccale maniche in ogni difficoltà, lavora moltoe ha molte responsabilità. Quando incontraquesti due ragazzini, sperduti fra italianiche galleggiano in un altro continente,anche lei è attirata da loro, è affascinata dalcazzeggio, dalla possibilità di tornareindietro, a quello che forse troppoprecocemente ha abbandonato per lostudio, il matrimonio e la professione. Lei,che sta salutando la giovinezza ed èriluttante, a un certo punto si ferma e sidomanda: ma dove sono, che ho combinatofinora, è veramente questa la mia vita? Quelmodo di vivere senza coscienza porta lei,che ne ha sempre avuta troppa, a chiedersise non sia meglio allargare le braccia eprovare a volare un po’. Le “lezioni di volo”,dunque, non sono solo quelle destinate airagazzi. Tutti, ad esempio, devono capirecome si fa a morire, come il padre delragazzo italiano che a settant’anni, di fronte

Giovanna Mezzogiorno e Andrea Miglio Risi

Page 14: Lezioni di volo - FICE

14

••• Un esercizio spirituale. O, sepreferite, un thriller spiritual-metafisico,come l’ha definito Furio Monicelli, autore delromanzo a cui è ispirato. In memoria di me,unico italiano del concorso berlinese, uscito amani vuote dalla competizione ma con unagrande attenzione della critica. Bilanciopositivo per il poco più che trentenne SaverioCostanzo, che ha superato la sfida difficiledell’opera seconda dopo il successointernazionale di Private, il suo primo filmche ha quasi sfiorato l’Oscar. Tornato amettere in scena un universoconcentrazionario, attraverso cui proseguirela riflessione sulla libertà e sulle dinamichedel potere, il cineasta racconta l’esperienza diun giovane ambizioso e intelligente, mainsoddisfatto della sua vita dorata (l’attorebulgaro Christo Jivkov, già interprete perErmanno Olmi de Il mestiere delle armi)che sceglie il noviziato con l’aspirazione didiventare il “gesuita perfetto”. “Nonvolevamo fare un film religioso, perché ildiscernimento che i gesuiti insegnano puòessere applicato ovunque, ogni scelta ci ponedavanti a una lotta interiore”. Così ilpersonaggio principale, Andrea, che dietro lasiderale freddezza e la razionalità quasi

disumana nasconde una profonda paura deldolore e del coinvolgimento, si sdoppia nelnovizio Zanna (Filippo Timi), con la suasofferta capacità di amore e compassione e lasua ribellione.È un film ambiguo, volutamente ambiguo, Inmemoria di me: “Il sorriso di Andrea èmisterioso, non concluso”, dice Costanzo enon sorprende scoprire che Marco Bellocchiosia per lui un maestro dichiarato. Ma laprospettiva laica qui si innesta sulla ricerca diun oltre, di un altrove. Saverio racconta dellesue lunghe conversazioni con una monaca delPriorato di Bose e confessa: “Il rapporto con imonaci mi ha molto indirizzato. A Bose tiaccolgono senza chiederti niente”.Fondamentale è stato anche il confronto consua madre, Flaminia Morandi, giornalista escrittrice che si è occupata di teologia. Infine,nella preparazione del film, c’è stata unasettimana di esercizi spirituali per tutto il cast(tra gli interpreti anche Marco Baliani e iltedesco André Hennicke, che recita in italianosenza conoscerne una sola parola).Come è nata l’idea di questo film, certonon banale nel panorama del cinemaitaliano contemporaneo?Semplicemente Mario Gianani, il mioproduttore, mi ha fatto leggere il libro di Furio

Monicelli, Lacrime impure, mentre ancorastavo girando Private. Il tema mi eracongeniale, anche se Monicelli, che oggi ha 83anni e che ha fatto l’esperienza del noviziatonegli anni ’50, aveva un approccio diverso daquello che possiamo avere oggi; in particolare,aveva sottolineato molto un aspetto, quellodell’affermazione della propria omosessualità.A me interessava soprattutto l’autoprivazionedella libertà, il sottoporsi volontariamente auna regola, il rinchiudersi in un luogo. Qualcuno ha paragonato questoconvento a un lager: un paragone forseeccessivo ma che coglie alcuni aspettidell’esercizio del potere.Il paragone è sicuramente azzardato, macerto i miei personaggi sono sofferenti,sempre sull’orlo dell’abisso, anche se si trattadi un abisso interiore a cui possono sottrarsi.Sociologicamente in questi anni, gli anni incui viviamo, c’è una tensione verso la vitapiena, assoluta, in opposizione al perdersinella quotidianità. Mi viene da dire che lasantità è irrappresentabile se non attraversolo sguardo del deportato di Auschwitz.Si accennava alla lettura in chiaveomosessuale del libro. Non pensa cheanche nel film ci sia un sottile richiamo aquesti temi?

Saverio Costanzoi n t e r v i s t a

L’anima attraverso gli occhiRiflessione sul libero arbitrio e sulle dinamiche del potere, “In memoria di me”ha convinto la platea berlinese mettendo in scena tre novizi di frontea scelte estreme. Dal romanzo di Furio Monicelli

FILMOGRAFIA - Private (2004), In memoria di me (2007)

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Filippo Timi e Christo Jivkov

Page 15: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Sento anch’io una tensione amorosa tra ipersonaggi ed è una tensione che prescindedalla nostra volontà. Il libro, scritto negli anni’60, voleva raccontare quello che allora non sipoteva raccontare. Non si tratta tuttavia diun amore fisico, ma di un percorso diavvicinamento al sé, un lasciarsi andareall’amore.Quali sono i riferimenti teologici a cui haattinto?Il film ha una sorta di bibliografia: i Padri deldeserto, gli Esercizi spirituali di Ignazio diLoyola, I Fratelli Karamazov, gli scritti delteologo francese Olivier Clément. C’è unaprofonda ricerca sui testi. Tuttavia non vorreiche fosse letto come un film religioso: ledomande di Andrea, di Zanna e di Panella, itre novizi al centro della vicenda, sonodomande che mi faccio continuamente e chesi possono porre anche in un ambito laico: lafamiglia, per esempio.Ha visto Il grande silenzio di Gröning?L’ho visto ma non mi sono ispirato a quelfilm, pur molto bello. Però abbiamo riflettutosu quel documentario di due ore e mezza,senza parole, che ha avuto un successo tantoinaspettato. Penso che sia arrivato unmomento storico in cui anche il cinema habisogno di porsi certe domande. Non permoda, ma per una reale esigenza. A Pasqua imonasteri sono pieni di persone che cercanoqualcosa.Ha fatto molto discutere il bacio finaletra il novizio Zanna e il Padre superiore,un gesto di provocazione molto forte.Io lo definisco un bacio dostoevskiano, uninvito all’amore dopo le parole aspre delPadre superiore che riecheggiano quelle delGrande inquisitore dei Fratelli Karamazov.È come se Zanna dicesse: ricorda di non

dimenticare l’amore e la misericordia. Di quelbacio si possono dare tante interpretazioni,ma certamente non è un bacio di Giuda.Naturalmente non è neppure un bacioomosessuale, ma se chi comanda le istituzionireligiose proverà un certo disagio, per me vabene così, non posso che rallegrarmene.Perché la scelta di mescolare attoriitaliani e attori stranieri?Volevamo ricreare un ambiente cosmopolitacon accenti diversi, come è effettivamentel’ambiente ecclesiastico. Per Andrea, poi,volevo un attore dell’Est Europa, perchéquei popoli hanno incamerato moltasofferenza e perché sanno esprimerel’anima attraverso gli occhi. Si considera un regista cattolico?Non amo le definizioni: che significa registadi sinistra, regista cattolico? In memoria dime è indubbiamente un film inserito in uncontesto profondamente cattolico, ma nonc’è apologia dell’istituzione. Forse lospettatore si aspetta un manifesto contro,ma non è così, la mia intenzione è quella dimuovere delle domande. Il mio cuore ècon la Missa Luba, con il Kyrie africano,con Zanna che va nel mondo e rinuncia aprendere i voti, ma è nel momento in cuiaccetto la Chiesa che riesco ad andareanche per il mondo.Che ricordo ha del ritiro spiritualeche ha preceduto il film?Sono stati otto giorni di silenzio, dimeditazione e di conoscenza di sé,come avviene anche nel buddismo ebnella meditazione vipassana. Comeanime perdute in questo bosco ci si guarda,ma non ci si parla, e questo acuisce lasensibilità di tutti. All’improvviso la cavigliadi una monaca diventa una calamita, attira

l’attenzione di tutti. Per gli attori è statal’occasione per lasciarsi andare a unopsicodramma: ognuno di loro ci haguadagnato qualcosa, ma ha anche portatomolto ai rispettivi personaggi. Per esempioFilippo Timi ha “prestato” a Zanna i suoidisegni.Che rapporto ha con la religione?Ascolto, non ho opinioni personali. Ho solotrent’anni e sono pronto a rinnegare domaniciò che potrei affermare oggi. Tra Andrea eZanna, propendo per Zanna, nel sensoche vorreisviluppare iltalento divivere conallegria.Ma nongiudiconessuno.• CRISTIANA

PATERNÒ

Page 16: Lezioni di volo - FICE
Page 17: Lezioni di volo - FICE
Page 18: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

•••Cristiano Bortone haimpiegato gran parte del tempo dipreparazione di Rosso come il cielo nellaricerca dei quaranta ragazzi di circa dieci anniche compongono il cast. La maggior parte diloro sono non vedenti, provenienti da tutte leparti d’Italia e assoluti protagonisti della storia.Prendendo spunto dalla vicenda reale di MircoMencacci, uno dei più famosi e bravi montatoridel suono del cinema italiano, il film raccontainfatti la condizione di vita dei ragazzi prividella vista negli anni Settanta, quando ancoranon potevano accedere alle scuole normali ederano confinati in istituti speciali. L’occupazionedell’Istituto Chiossone di Genova, frequentatoda Mencacci, e le proteste solidali degli studentie degli operai genovesi, dettero origine proprioin quegli anni al movimento d’opinione cheportò alla chiusura dei collegi per ciechi. Nelfilm la fiamma della rivolta è accesa dallarappresentazione di una favola attraverso ilmontaggio di suoni registrati: una recita moltoparticolare, organizzata da Mirco e dai suoicompagni al di fuori delle rigide regoledell’istituto, ispirata dal grande amore per ilcinema che anima il piccolo protagonista. L’idea iniziale del film è nata da unrapporto personale con Mirco Mencacci?Sono molto amico di Mirco, ed abbiamo avutodiverse occasioni di collaborare, come adesempio per Saimir, di cui ero produttore.Ammiro il suo talento, la capacità di fare quelmestiere da non vedente. Quando mi haraccontato la storia della sua infanzia ne sonorimasto affascinato, perché è una storia che

riguarda il diritto di tutti a difenderela propria identità e i propri

sogni contro i pregiudizi, iluoghi comuni e le

regole

che ci vengono imposte.L’apprendimento del suono è moltoimportante per il protagonista. Comeavete costruito questo percorso sonoro nelfilm?Spesso il suono dei film si monta a posteriori,invece noi abbiamo lavorato con un rumoristafin dalla fase di sceneggiatura e su diversi livelli:dovevamo individuare i suoni che ci potevanoessere utili e gli oggetti d’uso comune capaci dicrearli; capire come questi suoni si potesserotrasformare nella fantasia dei bambini, e infineinsegnare loro il modo per farli. Tutto il lavorosul suono è stato coordinato da Mirco Mencacci,ma sul set anche i bambini hanno contribuito aquesta ricerca. In particolare Simone Gullì, chenel film è l’amichetto di Mirco, ha trovato dellesoluzioni geniali per certi rumori, come lacatena per il ponte levatoio o il vassoio per iltuono. Da quando è piccolo lui si diverte aregistrare i suoni con un piccolo registratore, edè come un piccolo Mirco di oggi. Ma il gioco hacontagiato anche gli altri ragazzi, che con i soldidella diaria hanno comprato lo stessoregistratore di Simone e si sono inventati la“battaglia dei suoni”, sfidandosi a colpi diregistratore.Come è stato il lavoro sul cast dei ragazzinon vedenti?Ho insistito fin dall’inizio perché molti deiragazzi fossero realmente non vedenti. Misembrava giusto dare l’opportunità a deibambini che nella vita sono emarginati, disentirsi per una volta protagonisti. Di solito alcinema i ciechi sono impersonati da attorivedenti, che li rappresentano con atteggiamentibanali e di maniera. Invece, in questo film sonostati i ragazzi non vedenti a insegnare agli altri,in particolare al protagonista, a muoversi e acomportarsi come loro. In un training di diecigiorni abbiamo messo a confronto i ciechi con ivedenti ed è stato bellissimo vedere il modo incui imparavano gli uni dagli altri. Credo che laforza del film risieda in questo amalgama e

nell’energia dei ragazzi, che porta verità allastoria.La rivolta contro l’istituto Chiossone diGenova è ispirata a eventi realmenteaccaduti?

Ovviamente la storia è romanzata, ma lamaggior parte degli eventi rappresentati sonobasati su fatti reali. Negli anni ‘70 i rivoltosifurono caricati dalla polizia, l’istituto vennecommissariato, ci fu lo sciopero generale disolidarietà dei lavoratori genovesi. Oggi ilChiossone è diventato un moderno centro dieccellenza, dove si fa riabilitazione per i nonvedenti e non era adatto per girare. L’atmosferadi quegli anni l’abbiamo trovata invece nell’exAlbergo dei poveri di Genova, una strutturagigantesca che rendeva bene la dimensionepolverosa e opprimente in contrasto con lavivacità e la piccola statura dei bambini.Paolo Sassanelli ha il doppio ruolo diattore e sceneggiatore. In che modo hacollaborato alla sceneggiatura?Paolo è un amico e grandissimo attore, pocovalorizzato. Abbiamo collaborato già in passatoe io amo creare gruppi di lavoro stabili. Il suocontributo alla sceneggiatura è stato quello direndere più autentici i dialoghi, dato che lui èun attore di metodo ed è molto bravo conl’improvvisazione. Poi volevo assolutamente untocco femminile per un film di bambini, e alloraho coinvolto anche Monica Zapelli, che hascritto I cento passi ed è una persona moltosensibile.Rosso come il cielo ha il patrocinio delcomitato italiano per l’Unicef e di vari altrienti. Secondo te può avere anche unafunzione didattica?Spero che sia un film che commuova ma facciaanche pensare. Oggi si parla di bullismo, diviolenza contro gli handicappati, ma non ci sirende conto che questo è anche il risultato diuna politica culturale. Quando si dice che ilsociale non ha importanza, che parlare di certitemi è noioso, e che investire nella cultura e nelcinema è di secondaria importanza, si fa ungrosso errore, perché poi l’intera società, senzache ce ne rendiamo conto, comincia a caderenella brutalità. Se si restituisse alla cultura e alcinema il valore di specchio della società, nepotremmo beneficiare tutti. Per conto mio,penso che la missione di chi fa cinema sia quelladi far riflettere emozionando, far crescere lacoscienza collettiva passando per il cuore.

• BARBARA CORSI

Cristiano Bortonei n t e r v i s t a

Il sogno possibile“Rosso come il cielo” narra la vera storia di un ragazzino non vedente negli anni ’70,poi diventato montatore del suono: un film esemplare che invita a superare i pregiudizi

FILMOGRAFIA - Oasi (1994), Sonopositivo (2000), Erba proibita (2001),Rosso come il cielo (2006)

Il protagonista Luca Capriotti

Page 19: Lezioni di volo - FICE
Page 20: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Paolo e Vittorio Tavianii n t e r v i s t a

•••Televisivo, come dice qualcuno. Oletterario, come sostengono loro. I FratelliTaviani, Paolo e Vittorio, autori di capolavoricome La notte di San Lorenzo, Padrepadrone, Allonsanfan, sono tornati allagrande alla 57^ Berlinale con La masseriadelle allodole, uno dei film che più hannosuscitato discussioni e interesse, presentatocome evento speciale: “Dopo la Palma d’oro eil Gran Premio della Giuria a Cannes,preferiamo lasciare il concorso ai giovani”,dicono i due cineasti pisani. Sempre insieme(“Insieme facciamo tutto, tranne i figli",dicono scherzando) tanto che si fa fatica adistinguerli. Anche nell’aspetto e nel vestiresono simili: giacca di velluto nera l’uno,sahariana invernale nera ravvivata dalfazzoletto colorato al collo l’altro. L’impegno èquello di sempre, l’amore per gli attori anche,come la verve nel parlare e nell’accalorarsi suitemi della storia, della politica, della civiltà.Quando li intervistano si alternano nel darerisposte sempre meditate, qualche voltascherzose. “Come Clint Eastwood, anche noifaremo un secondo film dal punto di vista deiturchi”, dicono per ammorbidire i toni.La masseria delle allodole parla di unbagno di sangue, l’eccidio del popolo armeno

ad opera dei Giovani Turchi nel 1915. Unbagno di sangue che non è stato ancoraufficialmente riconosciuto e che pure haportato alla dispersione di un intero popolo,tanto che per alcuni si parla di genocidio equella parola pesa come un macigno. Neparlano film come Ararat di Atom Egoyan oViaggio in Armenia di Robert Guédiguian,ne parla il romanzo autobiografico, omonimo,di Antonia Arslan. Che inizia con il funeraledel patriarca che raccoglie tutta la cittàattorno alla ricca famiglia Avakian, mentrel’amore tra una ragazza armena e un ufficialeturco sboccia timidamente. Ma subito siaddensano le nubi: amicizie, amori, complicitàsvaniscono; vengono uccisi tutti i maschi,deportate tutte le donne, costrette a unalunga marcia verso il deserto. Morirono unmilione di persone, forse più, e le immaginidei Taviani non risparmiano gli orrori. Ma cisono anche turchi “buoni” come lo zaptierMoritz Bleibtreu che s’innamora della ragazzaarmena (Paz Vega) e non potendola salvaretestimonia contro se stesso e i suoi compagnidi fronte al tribunale militare in un processoche sarà presto archiviato. Il popolo armenoinfatti attende ancora giustizia, perché tuttorac’è chi nega i fatti e l’attrice d’origine armena

Arsinée Khanjian, la moglie di Egoyan,s’accalora. “Quest’opera non è chiamata adimostrare la verità storica di queste vicende,che del resto è fuori discussione, ma punta ildito sulla responsabilità di chi ancora sostienela Turchia nella sistematica negazione deifatti”. Paolo e Vittorio Taviani cercano diricostruire la genesi e le intenzioni di questapellicola da 9 milioni di Euro, girata in Bulgaria,dove lo scenografo Andrea Crisanti ha fattocostruire la masseria in una gola montana,prodotta come sempre da Grazia Volpi con RaiCinema, Eagle e denari francesi, bulgari espagnoli. Ecco spiegato il cast internazionaledove, oltre ai nomi citati, figurano AngelaMolina, Tcheky Karyo, Christo Jivkov, AndréDussolier, Mohammad Bakri e gli italianiAlessandro Preziosi e Yvonne Sciò. Nel libro diAntonia Arslan, che dei Taviani è diventataamica, si può trovare, dicono i registi, “unromanzo e un documento, l’incontro tra glieventi del passato e quelli del presente, i destinidi queste creature proiettati in un eventocollettivo.Perché avete scelto di raccontare proprioquesta storia in questo momento?Il libro di Antonia Arslan ci ha subito moltointeressato. Questa storia così vicina all’Italia ci

Ammazza il prossimo tuo“La masseria delle allodole”, evento speciale a Berlino, ha suscitato discussioni epolemiche: tratto dal romanzo di Antonia Arslan, parla del massacro del popoloarmeno nella Turchia del 1915. Una tragedia scomoda e ancora oggi rimossa

Paolo e Vittorio TavianiFILMOGRAFIA - Un uomo da bruciare (1962), I fuorilegge del matri-monio (1963), Sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione(1969), San Michele aveva un gallo (1973), Allonsanfan (1974), Padrepadrone (1977), Il prato (1979), La notte di San Lorenzo (1982), Kaos(1984), Good Morning Babilonia (1987), Il sole anche di notte (1990),Fiorile (1993), Le affinità elettive (1996), Tu ridi (1998), Resurrezione(2004, tv), La masseria delle allodole (2007)

Page 21: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7 21

era passata sopra, a noi come a tutti. C’erauna vecchia signora armena che lavorava daPaolo e che con i suoi tristi racconti ci facevatenerezza, sembrava incredibile. Ci siamosentiti in colpa per non aver mai affrontatouna storia così atroce. Per Antonia è una storiapalpitante, autobiografica; per noi è legata atanti altri eccidi, a tante terribili guerre: ilKosovo, la Serbia, il Ruanda. È la cosa più cupadella storia dell’umanità questo ammazzarsitra persone che si danno del tu. Così, girandouna storia accaduta nel 1915, avevamo lasensazione di fare il film più contemporaneoche si potesse fare in questi tempi.Nella riscrittura vi siete allontanati moltodal romanzo?Avevamo tradito Tolstoj, Pirandello e GavinoLedda, stavolta abbiamo tradito AntoniaArslan. È il nostro modo di lavorare: noiscomponiamo un libro in tanti elementi e loricomponiamo in un film. Nel libro, adesempio, non c’è la scena delle due donne chesoffocano il neonato l’una contro la schienadell’altra: l’abbiamo trovata nelle memorie diun’armena che vive in Italia e che ha lasciatoun quaderno di appunti dove raccontava cosaaccadeva quando nasceva un bambinodurante la deportazione: erano gli zaptier cheuccidevano il maschio. Dunque queste donneuccidono il piccolo per non guardarlo negliocchi e quasi per farlo rientrare nel ventredella madre. È una scena molto forte, in altrimomenti abbiamo preferito suggerire l’orrore:quando il dottore viene castrato dai soldati,quando il bambino nascosto sotto ilpianoforte viene portato via per i piedi. Tuttoquesto è raccontato con la macchina fissa pernon sfruttare l’effetto cinematografico.Ci sono stati timori, accenti polemici e

reazioni negative da parte turca, tra cuiquella del rappresentante di Eurimagesche ha votato contro il finanziamento delfilm.Il nostro film è contro i Giovani Turchi, noncontro la Turchia. Non è la storia del popoloturco in generale e anche nel film ci sonoturchi portatori di una forza salvifica. Adesempio il mendicante interpretato da Bakriha un rapporto ambiguo con il potere perchéprima fa la spia e consegna la famiglia armenaai soldati, ma poi comprende che la sua vitanon ha più senso e sarà proprio lui alla fine asalvare i tre bambini, che rappresentano lasopravvivenza futura del popolo armeno.Anche Yussuf, il personaggio di MoritzBleibtreu, è costretto a essere l’aguzzino delledonne deportate ma dopo tre anni va intribunale a testimoniare e denuncia innanzitutto se stesso. Ci piace la sua coscienza, il suosaper piangere, è un personaggio che noiabbiamo molto amato. Chi non vuolriconoscere il genocidio dovrebbe attingere alui: la sua è la storia di un amore possibile peruna giovane donna armena che purtropponon sa più amare e non vuole più vivere.C’è chi nega ancora la verità dei fatti. Noi non facciamo gli storici, un film è un film.Ma ci sono vari libri che si possono leggeresulla strage degli armeni tra cui quello diMarcello Flores. Al popolo turco auguriamo dientrare in Europa e di fare i conti, come tutti ipaesi, col proprio passato: l’Italia hacondannato il fascismo, la Germania ilnazismo. C’è una grandissima parte delpopolo turco che vorrebbe questo. Noisperiamo (anche se forse è un’utopia) che traqualche anno La masseria delle allodole siaproiettato nelle scuole in Turchia.

È più giusto parlare di eccidio o digenocidio? Le fonti più accreditate parlano di genocidio,come anche la risoluzione nell’Onu.Rimandiamo a ciò che ha detto l’Onu, a ciò cheha detto il Parlamento europeo... Ripetiamo:non siamo contro il popolo turco, dei turchisiamo amici, siamo stati molte volte in Turchia esempre con grande gioia. Centomila sono scesiin piazza per chiedere libertà d’espressione. Noifacciamo riferimento alla storia, al nazionalismodi chi voleva la Turchia dei turchi. Nel corso deltempo le cose sono cambiate, si sonocomplicate.Anche in Italia abbiamo qualche scheletronell’armadio che il cinema dovrebberaccontare.Modestamente noi qualcosa abbiamo fatto eanche altri, per esempio Monicelli sulla guerrad’Africa. Gli italiani sono bravissimi a parlar maledi se stessi, dei propri figli. Ma è vero, qualchescheletro nell’armadio c’è ancora, qualchenefandezza rimossa. La strage del generaleGraziani, ad esempio, nessuno l’ha raccontata.Cosa rispondete a chi vi accusa di averscelto uno stile troppo televisivo?Con Resurrezione, girato per la tv ma vincitoredel festival di Mosca come miglior film, ciavevano accusato di fare troppo cinema. Adessoci accusano di fare troppa televisione. Ma ilnostro atteggiamento rimane sempre lo stesso.C’è uno scambio di lettere tra Goethe e Schillerche parlano delle opere teatrali e delladifferenza tra registro epico e drammatico, econcludono che forse i due generi possonoscivolare l’uno nell’altro. La televisione non èqualcosa di cui non tener conto anche nellinguaggio audiovisivo in generale.

• CRISTIANA PATERNÒ

Moritz Bleibtreu Paz Vega e Angela Molina

Tchéky Karyo con Arsinée Khanjian

Alessandro Preziosi

Yvonne Sciò

Page 22: Lezioni di volo - FICE

22 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

•••Giuliano Montaldo è statofermo per 18 anni, dall’epoca di Tempo diuccidere, ma non è stato certo con le mani inmano. Ha realizzato lavori per la tv, undocumentario per l’Istituto Luce, diverseimportanti regie liriche e, soprattutto, è statoalla testa di Rai Cinema, la società dove havisto nascere e amorevolmente accompagnatoalla prova dei festival grandi successi come Icento passi e No man’s land. Ma il saporedel set non l’ha mai dimenticato: “In sogno –racconta col suo stile inconfondibile pieno dientusiasmo e di allegria – gridavo: Motore!Azione! spaventando mia moglie Vera che sisvegliava nel cuore della notte”. Finalmente è arrivato il primo ciak di unnuovo progetto per il cinema, SanPietroburgo, che è riuscito a unire, non senzafatica, le energie produttive della Jean Vigo diElda Ferri e di Rai Cinema con il fondo digaranzia del ministero, per un budget di 6milioni di euro e con l’apporto fondamentaledella Torino Piemonte Film Commission. Puòstupire, ma è stato possibile anzi facilericostruire la Santa Madre Russia del 1860nelle splendide residenze sabaude.Ispirato a un libro di Paolo Serbandini cherielabora la biografia di Fedor Dostoevskij, ilfilm, che sarà pronto a settembre, è statoscritto insieme a Monica Zapelli e racconta loscrittore in un momento di crisi, umana epolitica. Reduce da dieci anni di confino inSiberia, malato e provato nell’animo dallamorte della moglie, incontra un giovanemalato di mente che confessa di aver lasciatoil terrorismo perché influenzato dai suoi scritti.Frattanto l’autore di Delitto e castigo stadettando a una timida e giovanissimastenografa che diventerà sua moglie le ultimepagine della novella Il giocatore, attesa daun editore implacabile che lo tiene sottopressione. Ma ora apprende che gli anarchici

preparano un altro attentato contro lafamiglia dello zar e cerca febbrilmenteAleksandra, la donna che guida il gruppo, perfermarla. Nel frattempo, un diabolicoispettore lo tormenta con domande,requisitorie e sospetti.San Pietroburgo è più un giallo o unariflessione sul terrorismo?È sicuramente un giallo, anzi un thriller, mavuole anche parlare alla contemporaneità.Affronta temi attuali come il terrorismo el’intolleranza, un virus molto difficile daestirpare, su cui ho riflettuto a lungo nel miocinema con film come Giordano Bruno,Sacco e Vanzetti o Gli occhiali d’oro. Inparticolare voglio parlare di un uomo che ècostretto dagli eventi a fare i conti con ilproprio passato. Un passato che ormai sentenon appartenergli più ma che ugualmenteritorna. Volevo indagare il modo in cui ilpassato si può riproporre in termini ancora piùdrammatici e la grande sofferenza di chi ha unpassato rivoluzionario e capisce che questopuò essere malinteso e usato… Tutti ipersonaggi del film leggono a Dostoevskijbrani dei suoi libri e lo incitano a guardareindietro, a ciò che è stato, fino a sentirsi uncattivo maestro.In qualche modo c’entra il pentitismo?Non direi. Dostoevskij non è un pentito, maun uomo che ha passato l’esperienza dellaSiberia, che ha visto le canne dei fucili puntatesu di lui, che ha conosciuto la sofferenza intante forme, anche con la malattia. Masinceramente non abbiamo mai pensato apersonaggi come Toni Negri o Adriano Sofri. Il film racconta anche una storia d’amore. All’inizio non lo è. Lui è totalmente immersonei suoi problemi, è brusco e scorbutico; lei, lagiovane stenografa, è intimorita dalla suafama e dai suoi modi. Ma lentamente traDostoevskij e Anna si crea questo rapporto

d’affetto che terminerà poi, comeapprendiamo dalla biografia dello scrittore,con il matrimonio tra i due. Nel film si osservaappunto la nascita di questo rapportocomplesso e molto intenso. Un rapporto cherivive nell’interpretazione di Miki Manojlovic eCarolina Crescentini, la nuova star di Notteprima degli esami oggi che conosco daquando frequentava il Centro Sperimentale.Ma vorrei segnalare anche gli altri attori chepartecipano al film: Roberto Herlitzka, che dàvita a un eccezionale ispettore Pavlovic. E poiAnita Caprioli, Filippo Timi, Pamela Villoresi,Patrizia Sacchi. È un gruppo che ho scelto conpiena libertà, come sempre gli attori dei mieifilm, da Gian Maria Volontè a John Gielgud,da Burt Lancaster a Edward G. Robinson. Devoammettere che ho sempre lavorato con grandiattori. Anche lei continua a essere un bravoattore, come quando iniziò diretto daCarlo Lizzani in Achtung! Banditi!Mi ha visto nel Caimano, vero?Beh, a differenza del miopersonaggio, il regista FrancoCaspio, io il mio film sulleCaravelle lo sto facendodavvero…

• CRISTIANA PATERNÒ

Giuliano MontaldoS u l s e t

Cattivi maestriIl gradito ritorno sul set dell’autore di “Giordano Bruno”: “San Pietroburgo” è ungiallo che ruota attorno alla figura di Fedor Dostoevskij. Nel cast Miki Manojlovic,Carolina Crescentini, Roberto Herlitzka, Anita Caprioli, Pamela Villoresi

Montaldo attore per IL CAIMANO Gian Maria Volontè in GIORDANO BRUNO

FILMOGRAFIA - Tiro al piccione (1961), Una bella grinta (1964), Extraconiugale (1964), Ad ogni costo (1967), Gli intoccabili (1969),Gott mit uns, Dio è con noi (1970), Sacco e Vanzetti (1971), Giordano Bruno (1973), L'Agnese va a morire (1976), Circuito chiuso(1978), Il giocattolo (1979), Il giorno prima (1986), Gli occhiali d'oro (1987), Tempo di uccidere (1989), San Pietroburgo (2007)

Page 23: Lezioni di volo - FICE

viviilcinema.ai 14-02-2007 18:36:05

Page 24: Lezioni di volo - FICE

24 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Daniele Luchettii n t e r v i s t a

••• Il titolo, Mio fratello è figliounico, evoca immediatamente Rino Gaetanoe farebbe pensare ad una commedia leggerae giovanilistica, come accade quando i filmhanno titoli di canzonette, tipo Notte primadegli esami. Ma, per la verità, in questocaso Rino Gaetano non c’entra nulla; il nuovofilm di Daniele Luchetti, infatti, è tratto dalromanzo “Il fasciocomunista” di AntonioPennacchi, epopea politica e familiare acavallo fra gli anni Sessanta e Settanta sullosfondo di Latina.“Il fatto è – spiega Luchetti – che il film ècaratterizzato da un’atmosfera diversarispetto al libro di Pennacchi, e mantenere lostesso titolo non mi convinceva. Così, con iproduttori di Cattleya abbiamo iniziato acercarne un altro con molta difficoltà, finchéun giorno mi è venuto in mente di ispirarmialle canzoni e il primo brano che ho scaricatodal mio I-pod era proprio “Mio fratello èfiglio unico”. Improvvisamente mi sono resoconto che si trattava di un titolo adattissimoal film, sia per ciò che riguarda il tipo di storia– il confronto fra due fratelli, uno brillante,sicuro e fortunato, l’altro incerto,confusionario e goffo – sia per lo stile,perché, proprio come la canzone di RinoGaetano, il mio è un film di pancia”.Il fratello sfortunato cui accennava Luchetti èAccio, il secondogenito della famigliaBenassi, padre operaio e cattolico, madrecasalinga e manesca. Il percorso di Accio èquanto mai confuso: da bambino sogna ilsacerdozio e la santità; poi si converteall’estremismo di destra e diventa un

picchiatore fascista. Espulso dall’Msi, Accioapproda nella sinistra radicale, mentre suofratello Manrico, da sempre col cuore asinistra, finisce nel terrorismo rosso e restaucciso durante un conflitto a fuoco con lapolizia. Una morte, quella di Manrico, chefavorisce una riappacificazione familiare.“All’inizio – riprende Luchetti – l’idea dipartenza era quella di raccontare quelperiodo storico, gli scontri politici di queglianni, ma strada facendo, sorprendendo unpo’ anche me, il film ha preso un’altra strada.La lotta politica è rimasta sullo sfondo e inprimo piano, vero tirante emotivo dellastoria, è progressivamente emerso il rapportofra due fratelli che si amano e si rispettano,ma non riescono ad esprimere il loro amore,non riescono a parlarsi e confrontarsi. Perquesto motivo – prosegue il regista – hocercato di evitare la confezione del film incostume, anche se l’ambientazione è moltoprecisa: la storia inizia nel 1962 e si concludenel 1974, tanto che nella prima parte adinterpretare i ruoli principali ci sono duebambini. In questi casi si tende a sottolineare,con un misto di immancabile nostalgia,l’ambientazione temporale, riempiendo il setdi oggetti simbolo di un’epoca. Io ho fattoesattamente il contrario: nel mio film ci sonominigonne e capelli cotonati ma non c’èalcuna nostalgia, bensì ho cercato disottolineare la vicinanza e lacontemporaneità con il presente. Rispetto atrenta o quaranta anni fa, molte cose sonocambiate, ma molte altre, soprattutto sulversante dei sentimenti e delle emozioni,

sono rimaste le stesse e sono quelle su cui hopuntato l’attenzione. La speranza è che iragazzi di venti anni di oggi si possanoriconoscere nei protagonisti del mio film edemozionarsi”.Tuttavia nel cinema l’identificazione conun personaggio negativo, come Accio,non è facile e naturale.Nel libro di Pennacchi Accio è definitoincazzato, ribelle, attaccabrighe, goffo,innamorato, illuso, ingenuo, arrogante,disubbidiente, sentimentale. Sullo schermo ciòche mi premeva era evitare il cliché del fascistamostro, un personaggio irrigiditonell’ideologia. Nel film mi sono messo dallaparte di Accio, pur non condividendone lescelte politiche; gli sono stato vicino anche neisuoi errori, ho cercato di capire le sue confuseragioni. In questo lavoro di scavo è stataimportantissima e fondamentalel’interpretazione del personaggio fornita daElio Germano, che ha dato ad Accio unosguardo acuto, una scintilla di intelligenza.Elio ha raccontato Accio come un ragazzo che,dominato da un senso di esclusione dalmondo e dalla famiglia, a cui manca lapreparazione psicologica ed anche il buonsenso, per farsi valere ed emergere esagera ecommette degli errori. E poi raccontare deipersonaggi complessi e negativi èinteressante; mi ero già cimentato ne Ilportaborse, dove Nanni Moretti interpretavaun ministro, affascinante e intelligente mamolto corrotto, come molti politici della primarepubblica.A proposito di interpreti: la scelta di

La coscienza di Accio“Mio fratello è figlio unico” è la trasposizione del romanzo “Il fasciocomunista” di AntonioPennacchi, storia di due fratelli negli anni ’60 e ’70 divisi dall’ideologia e dal carattere.Sceneggiato da Rulli e Petraglia, vede protagonisti Elio Germano e Riccardo Scamarcio

FILMOGRAFIA - Juke-box (1985), Domani accadrà (1988),La settimana della sfinge (1990), Il portaborse (1991), Arrivala bufera (1992), La scuola (1995), I piccoli maestri (1998),Dillo con parole mie (2003), Mio fratello è figlio unico (2007)

Riccardo Scamarcio ed Elio Germano

Page 25: Lezioni di volo - FICE

sacerdote padre Cavalli.Come è stato il rapporto con AntonioPennacchi?Prima dell’inizio del film l’ho incontrato edabbiamo a lungo parlato, ma il lavoro discrittura, con Sandro Petraglia e StefanoRulli, si è svolto senza alcun intervento daparte sua e, come già accennato, il clima delfilm e quello del romanzo sono molto diversi.In cosa consiste questa diversità?Il film è stato girato in maniera molto libera,quasi senza provare, senza studiareprecedentemente le inquadrature edutilizzando spesso la camera a mano. Ho

dato massima libertà anche agli attori, nonobbligandoli a rispettare fedelmente lebattute, stimolandosi a spogliarsi di tutto illoro mestiere per recuperare la realtà piùprofonda dei personaggi. E’ stato un lavoroper certi versi molto diverso dalle mieprecedenti esperienze, quasi un film senzarete e con molti rischi, e il materiale chequotidianamente visionavo risultavasorprendente anche per me. L’argomento èserio, ma il tono del film è lieve e leggero.Sono moltosoddisfatto delrisultato finale.

• FRANCO MONTINI

affidare a Germano il ruolo di Accio e aRiccardo Scamarcio quello di Manrico èabbastanza sorprendente; riflettendosulle filmografie dei due attori ci sisarebbe aspettato il contrario.Premesso che mi piace sorprendere ilpubblico e prenderlo in contropiede, devoconfessare che per il ruolo di Manrico non hoavuto dubbi, perché avevo bisogno di unattore dall’evidente fascino fisico. Manrico,infatti, è un leader politico, ma anche unuomo che conquista facilmente le donne. Lascelta di Accio è stata più complicata, perchéall’inizio pensavo anch’io ad un attoremuscolare e fisico, il classico picchiatore,poi, anche guardando le fotodell’epoca, mi sono accorto che i fascistidi quegli anni non erano néfisicamente, né nel look molto diversidagli avversari. Una differenziazionenel modo di vestire e di atteggiarsi èsuccessiva. Inoltre i miei dueprotagonisti sono poveri,appartengono alla classe proletaria,si può pensare che i vestiti dismessidal fratello più grande passassero alpiù piccolo e a quel punto hoidentificato il personaggio di Acciocon Elio Germano. Ad affiancare idue protagonisti ci sono AngelaFinocchiaro e Massimo Popolizionel ruolo dei genitori; LucaZingaretti in quello di Bava, unvenditore ambulante che spingeAccio nell’estremismo di destra;Ascanio Celestini nel ruolo del

a destra Luca Zingaretti

Elio Germano con Diane Fleri

Page 26: Lezioni di volo - FICE

26 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

F e s t i v a ls p e c i a l e

••• L’edizione 2007 di Berlino haofferto allo spettatore più esigente tre sezionicon titoli a volte imperdibili altre deludenti. Sonoopere che affrontano tematiche legate al sociale,alla politica, ai conflitti tra gli uomini, alla storia.Un viaggio affascinante in un’edizione che havisto finalmente il cinema italiano degnamenterappresentato in concorso, senza contarel’evento speciale La masseria delle allodoledei Taviani. Con lo sguardo rivolto ai premiufficiali, ci si chiede come è stato possibilelasciare senza riconoscimenti i titoli più forti ecoraggiosi. Partiamo dall’Orso d’oro, il cineseWang Quan’an, il cui Tuya’s marriage è cosìestetizzante e silenzioso da rendere inefficace ilmessaggio politico di denuncia. Che dire poi delpremio all’attore Julio Chavez per El Otro eall’attrice Nina Hoss per Yella, preferita allagrandissima Marianne Faithfull, vincitrice moraleper l’interpretazione intensa e carismatica diIrina Palm? La giuria ha guardato oltre i confinioccidentali ignorando opere come appunto IrinaPalm, i francesi Téchiné e Rivette, Costanzo o JiriMenzel. Meritato il premio alla regia di JosefCedar per Beaufort, claustrofobico film dicarpenteriana memoria dal forte messaggiopolitico.

I migliori del Festival IN MEMORIA DI ME (Concorso)di Saverio CostanzoRigoroso, stilisticamente maturo, con l’operaseconda Costanzo ci porta dentro un monasteroe nel contempo nei nuclei più remoti del nostroanimo, schiacciato dal libero arbitrio.

LES TÉMOINS (Concorso)di André TéchinéAnni ’80: in una Francia colorata e balnearequattro vite apparentemente tranquille e allacostante ricerca di affetto vengono sconvoltedall’epidemia del secolo: l’Aids. Il ventenne Manusconvolge la routinante vita di Sarah e Mehdiiniziando una relazione omosessuale conquest’ultimo.

IRINA PALM (Concorso)di Sam GarbarskiIrriverente, caustico, a tratti spiazzante, il film piùazzeccato del concorso. Merito di una bravissimaMarianne Faithfull, l’antieroina, Maggie chedall’alto della sua veneranda età racimola ildenaro occorrente all’operazione del nipote in unsexy-shop, regalando fuggevoli attimi di felicità auomini in cerca di facili emozioni.

BEAUFORT (Concorso)di Joseph CedarBeaufort è una base militare libanese, ma a trattiappare come un’antica e arcana fortezzabuzzatiana, simbolo per gli israeliani di conquistae sacrificio. All’interno di un labirintico passaggiodi corridoi claustrofobici si muovono, irriducibili, isoldati che la difendono. Ma il nemico è vicino.Newyorkese di nascita ma israeliano nel cuore,Cedar costruisce un innovativo film bellico-fantascientifico, nel quale giovani soldati sonochiamati al sacrificio estremo pur di salvarequalcosa che sembra essersi perduto.

DIE FALSCHER (Concorso)di Stefan RuzowitzkyNella Berlino del 1936 il re dei falsari sarà costrettoa lavorare per il Reich nel lager di Mauthauseninsieme ad altri esperti di contraffazione. Fino aquando, con la caduta del regime, arriva il tempodel riscatto, insieme ad un mucchio di denaro.

HO SERVITO IL RE D’INGHILTERRA (Concorso)di Jiri MenzelJan ama coprire di fiori il corpo delle suepassionali amanti. È un romantico desideroso discalare le vette in una Praga a un passodall’invasione dei tedeschi. Lavora in un bistrò, ècircondato da saggi camerieri ed impara moltovelocemente. Fino a quando entra nella sua vitaun’affascinate donna che ha un unico difetto:ama il Fuhrer alla follia. Da queste premesse sidipana un film fuori dagli schemi, tratto dalromanzo di Hrabal.

THE BUBBLE (Panorama)di Eytan FoxVincitore del Premio Cicae, il terzo film delbravissimo Fox ci racconta la vita colorata,difficile ma ricca di amore e speranza di ungruppo di amici/amanti in una Tel Aviv sconvoltadall’eco dei conflitti. Noam e il giovanepalestinese Ashraf vivono una storia intensanonostante tutto, tra pregiudizi e un’insanavoglia di vendetta che porterà alla deflagrazionedella coppia. Un film corale, appassionato,universale.

INTERVIEW (Panorama)di Steve BuscemiPiacevolissimo remake-omaggio a Theo vanGogh, il regista ucciso nel 2004 da unfondamentalista. A un giornalista di politicaviene dato l’ingrato compito di intervistareun’attrice di soap. I due si affrontano conostilità, salvo scoprirsi una notte più vicini diquanto pensassero. Buscemi racconta consapiente abilità l’animo complicato e insicuro didue esseri alla costante ricerca di amore.

KLOPKA (Forum)di Sradan GolubovicAlla ricerca di soldi per salvare il figlio, un uomodall’apparente vita tranquilla stringe un patto coldiavolo, trasformandosi in assassino. Può essereconsiderata la versione serba di Delitto e castigo,un moderno noir post-Milosevic dove la guerrasembra non essere mai esistita, lasciando il postoad un perenne conflitto morale ed esistenziale.

ARMIN (Forum)di Ognjen SvilicicProduzione tedesca sul conflitto jugoslavo con unoriginale spunto narrativo: il viaggio dal paesino aZagabria di Ibro e del figlio tredicenne Armin nellasperanza di partecipare a un film. L’amarezza diun diniego trasformerà il viaggio in un momentodi riscatto.

HEIMATKLANGE (Forum)di Stefan SchwietertVincitore del Premio Cicae, è un documentarioche racconta la musica dell’anima e l’amore per lanatura. Partendo dalle sonorità tipiche dellaSvizzera, un gruppo di appassionati musicistilavora per creare una melodia che, come l’eco,parte dal profondo dell’animo per farvi ritornocontaminata dalla natura.

• DAVIDE ZANZA

BERLINALE 2007Delusi, perdenti, ma pur sempre vincitoriCarrellata sulle opere e i premi della Berlinale 2007. Buona accoglienza per gli italiani

HO SERVITO IL RE D’INGHILTERRA

IRINA PALM TUYA'S MARRIAGE

Page 27: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7 27

Sundance-Rotterdam-Berlinos p e c i a l e

SUNDANCE 2007Cose di questo mondoUn’edizione dalla forteconnotazione politica, con moltibuoni esordi e documentari dalgrande impatto emotivo••• “Cinque anni fa, pochi mesi dopo iterribili attacchi al World Trade Center, ho pensatoche la cosa migliore da bravo cittadino fosse stata disostenere e fidarmi del mio presidente. Adessoinvece sono convinto che il presidente deve chiederciscusa”. Con questa frase nettamente polemicaRobert Redford ha inaugurato il Sundance FilmFestival del 2007. Un’edizione estremamentepoliticizzata sin dal film d’apertura, il documentariodi Brett Morgen Chicago Ten che narra, utilizzandoanimazione, voci di attori famosi e immaginid’archivio, il processo a un gruppo di radicali (tra cuii celebri Abby Hoffman, Jerry Rubin e AllenGinsberg) accusati di provocazione e incitazione allaviolenza nelle dimostrazioni che ebbero luogo aChicago durante il congresso del partito democraticonel 1968. Un’inaugurazione certamente audace, cheha provocato reazioni miste. La diversità d’opinioni epareri è continuata nei seguenti 9 giorni, ma con 125film e 42 documentari proiettati c’è stato di chesoddisfare ogni critico ed ogni gusto.Sarah Polley, membro della giuria, ha mostrato fuoriconcorso il suo primo lungometraggio Away FromHer, film dolcissimo e tenerissimo sugli effetti delmorbo d’Alzheimer sul rapporto di coppia. Lastupenda Julie Christie è il coniuge afflitto, mentre ilmarito Gordon Pinsent si trova di colpoabbandonato e tradito da una moglie che non solonon lo riconosce più ma trasferisce il suo affetto adun altro uomo che incontra nell’ospizio. Altrodebutto notevole quello di Julie Gavras (figlia diCosta-Gavras), con il meraviglioso Tutta colpa diFidel, tratto dal romanzo di Domitilla Calamai e giàvisto alla Festa romana. Gli avvenimenti politici deglianni ‘70 ed il mondo raccontati dal punto di vista diuna bimba di nove anni, la cui tranquilla vitaborghese viene sconvolta quando i genitori (StefanoAccorsi e Julie Depardieu) decidono di partecipare aimovimenti politici in maniera più attiva. Un filmintelligente e sensibile, girato con molta destrezza,con una gran sensibilità ed un talento a livello delpadre.Altra figlia d’arte del festival, Zoe Cassavetes conBroken English, in cui l’inimitabile Parker Poseyinterpreta una trentenne stufa di relazioni fallite.Tutti i suoi amici sono sposati o in rapporti stabili, esua madre (Gena Rowlands) non fa altro chericordarglielo. Poi incontra Julien, un francese che

capovolge le sue nozioni sull’amore. Raramente sivede un film che cattura così precisamente lasolitudine dei “single” a New York, alla ricercacostante dell’anima gemella. Grace is Gone,premiato dal pubblico, è invece una metaforadell’incapacità dell’America di far fronte al disastrodella guerra in Iraq. John Cusack, padre di dueragazzine, viene a sapere che sua moglie, partitalaggiù come soldato, è morta, ma non riesce adaffrontare il discorso con le sue figlie e invece le portaa spasso ad un parco giochi.Ritorna alla regia Antonio Banderas (assente dal 1999quando girò Crazy in Alabama), che ha ringraziatoapertamente Sundance, definendolo “una grancattedrale per il cinema indipendente”, per averlanciato Robert Rodriguez, con il quale ha fatto bensei film. Banderas ha mostrato El Camino de losIngleses, tratto dal libro di Antonio Soler, filmpoetico, molto felliniano, che s’ispira apertamente a Ivitelloni: un’estate piena di sogni frantumati eamicizie messe alla prova per quattro giovanotti inuna piccola cittadina dell’Andalusia. Magnifico il filmdi Tom Hooper, Longford, scritto da Peter Morgan(sceneggiatore di The queen e L’ultimo re diScozia), che racconta l’insolita amicizia tra un lordinglese e un’assassina. Un irriconoscibile JimBroadbent interpreta Longford, un lord che mette arepentaglio reputazione e carriera politica quandochiede il rilascio della prigioniera Myra Hindley(Samantha Morton), che lui ritiene ormai pentita.Samantha Morton è anche la star di Expired, l’unicofilm diretto da un italiano al festival, Cecilia Miniucchi.Anziché una killer, questa volta la Morton è unavigilessa con l’incarico di multare le auto parcheggiatedavanti ai tassametri col tempo scaduto. Dolce efragile di carattere, il lavoro non le se addice, mentreè la professione perfetta per Jay (Jason Patric), collegapieno di rabbia e odio verso il mondo con il quale haun rapporto piuttosto instabile e conflittuale.Deludente invece l’attesissimo Chapter 27, nel qualeJared Leto, appesantito di 30 chili, incarna Mark DavidChapman, l’omicida di John Lennon. A partel’ossessione per Il giovane Holden di Salinger e la granvoglia di notorietà, il film rivela molto poco sullemotivazioni del killer, e i primi piani sul volto enormedi Leto stancano e mancano di suspense.Adattando la classica fiaba di Cenerentola nellaChinatown di New York, David Kaplan ha offerto ilfilm più originale e romantico: Year of the fish,girando con un budget minuscolo su video e poiapplicando un effetto algoritmico per ottenereun’animazione di stile “rotoscoping”, come nei film diLinklater. Il risultato è magico: ogni immagine sembraun quadro impressionistico di Bonnard o Cézanne.Anche quest’anno sono stati i documentari a divertiree scioccare il pubblico. Tra questi: Z.O.O., che indagasu una comunità di uomini che ha rapporti sessualicon i cavalli; Ghost of Abu Ghraib di Rory Kennedy,che intervista gran parte dei soldati coinvolti negliabusi della prigione; The devil came on horseback,una testimonianza orripilante del genocidio nelDarfur, e il tristissimo, devastante White light, blackrain che intreccia racconti personali della strage diHiroshima e Nagasaki da parte dei superstiti. A vincereil premio della giuria è stato Manda Bala di JasonKohn (allievo di Errol Morris), un documentariobellissimo sulla corruzione e criminalità in Brasile cheraggruppa vari temi: rapimenti, chirurgia plastica,macchine blindate ed allevamenti di rane, tutto conuna stupenda colonna sonora bossanova.Di sicuro, anche quest’anno il Sundance ha dimostratodi saper riconoscere i giovani registi dotati e di poteroffrire loro un indiscutibile trampolino di lancio.

• DARIANNA CARDILLI

ROTTERDAMINTERNATIONALFILM FESTIVAL••• Giunto alla sua 36^edizione, il Festival internazionale delcinema di Rotterdam (24 gennaio - 4febbraio 2007) può vantarsi anchequest’anno della forte affluenza dipubblico (367 mila spettatori) e diuna partecipazione significativa diaddetti ai lavori: 390 registi, circa 800ospiti partecipanti al forum dicoproduzione CineMart, più di 40giovani produttori che hanno presoparte al corso di formazioneRotterdam Lab.15 film in concorso – opere prime oseconde – di provenienzainternazionale si sono disputati il TigerAward. La giuria, presieduta da PiersHandling, direttore del festival diToronto, ha attribuito quest’anno 4premi in luogo dei canonici 3,scegliendo Love conquers all di TanChui Mui, The unpolished di PiaMarais, Bog of beasts di ClaudioAssis e AFR di Morten Hartz Kapler. IlTiger Award consiste in un premio indenaro di 10.000 euro e nelladistribuzione televisiva in Olanda delfilm premiato.La sezione “Filmakers in Focus” haospitato quest’anno AbderramaneSissako (Mauritania), che in soli trefilm, preceduti da alcunicortometraggi, ha saputo distinguersinel panorama contemporaneo perl’impegno politico e il talento dellaregia; e Johnnie To (Hong Kong),celebre per i suoi gangster movie.Rotterdam è anche il luogo di incontrifelici e casuali nelle sezioni parallele.Tra questi, citiamo almeno il primofilm del norvegese Joachim Trier,Reprise, storia di due promettentigiovani scrittori alla ricerca dellapropria strada artistica. Il film,presentato nella sezione “Sturm undDrang” e già premiato a Karlovy Varye a Toronto, ha ottenuto a Rotterdamil premio della giuria dei giovani.

• SILVIA ANGRISANI

REPRISE

AWAY FROM HER

Page 28: Lezioni di volo - FICE

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

••• NON È FACILE far prendere ilvolo a un film ambientato in India.Non è facile staccarsi dai luoghicomuni della ricerca di sé, delritrovarsi a Oriente, con gli afflatimistici e le vicissitudini spiritualidel caso. Riuscire a far librare unfilm da questi territori accidentati ègià una vittoria. E non è l’unica chearride a Lezioni di volo, settimolungometraggio di Francesca

Archibugi. Un voloostacolato dai

festival nostrani,prima Venezia

e poi

Roma: incomprensibilmente e –aggiungiamo – colpevolmente,anche alla luce dei concorrentiprescelti. Lezioni, quelle dellaArchibugi, che partono da manualinon sconosciuti al nostro cinema:due diciottenni romani, diestrazione alto borghese, Pollo (ilfiglio d’arte – Marco Risi ed ElenaMiglio – Andrea Miglio Risi) eCurry (Tom Karumathy, indiano de

Roma) apatici, indolenti,bocciati all’esame di maturità,non solo scolastica.L’escamotage narrativo edesistenziale si chiama crisid’identità, quella di Currydesideroso di conoscere leproprie origini.

Parte il viaggio d’ordinanza, einsieme la positiva alterità diLezioni di volo: la Archibugi nonteme in prima istanza il politicallyuncorrect multiculturale (“cheschifo” ripetono più volte i dueadolescenti di fronte alle miseriesocio-antropologiche indiane),ovvero porta lo spettatore adaccompagnare i due protagonistinel loro percorso di conoscenza e“comprensione” di una realtàaltra. Non solo: la regista non hafretta di riempire le inquadraturedi azione e dialoghi, accoglie lastasi e “il non succede niente”senza patemi d’animo, senza lafrenesia propria a tanti cine-romanzi di formazione. Che ne

sarà di noi? È l’interrogativo nelfuoricampo, ma appunto non habisogno di essere urlato osemplicemente palesato. Poi lasvolta al femminile, complice ladottoressa volontaria Chiara(Giovanna Mezzogiorno, buonaprova) di cui Pollo si invaghisce.Saremmo sull’orlo del baratro inaltri film “analoghi”, non qui: laArchibugi suggerisce dietro eattraverso la “passione” tra undiciottenne e una trentaquattrennequestioni etiche, frammentiamorosi e crasi professionali-sentimentali non banali. E toccacorde che non risulterannoestranee al pubblico, senza perquesto ammiccare, trascenderenel terzomondismo d’accatto nécatalizzare la reazione chimica tral’iniziale rifiuto e la completa –ottusa – fascinazione per l’India.Siamo nella via di mezzo, e valeper tutto il film: la camera stringesui volti degli attori, il montaggioalterna senza parallelismi l’Indiadei figli e la Roma dei genitori(Galiena, Finocchiaro, Bucci,Citran), l’avvio in flashforwardnega una sterile suspensesentimentale. Che dire? Lezioni daprendere al volo.

FEDERICO PONTIGGIA

Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Francesca Archibu-gi ...Fotografia: Pasquale Mari …Montaggio: JacopoQuadri …Musiche: Battista Lena …Interpreti: Giovan-na Mezzogiorno, Andrea Miglio Risi, Tom Karumathy,Anna Galiena, Flavio Bucci, Roberto Citran, AngelaFinocchiaro …Produzione: Cattleya …Distribuzione:01 …Italia 2007 …Colore 106’

di Francesca Archibugi

nell’indistinto di generazione ingenerazione, ma il poco più chetrentenne Saverio Costanzosembra saperne qualcosa e affidaalla sua opera seconda, film molto“lavorato”, ambiguo e ricco dispunti, questa necessariariflessione esistenziale. Andrea, un giovane uomointelligente e privilegiato, mainsoddisfatto e incerto sulla stradada percorrere, affronta le prove delnoviziato con altissime ambizioni.La sua fede è fredda, razionale econgeniale alla regola, quanto iltormento del novizio Panella, cheben presto lascerà l’isola di SanGiorgio e il convento, è disperato,scomposto, troppo umano. Mentreun altro novizio, Zanna, è

istintivamente portatore di unvangelo dell’amore,dell’accettazione dell’altro, dellasofferenza, che per Andrea è quasiimpensabile. Triangolazioni disguardi e inseguimenti notturnialludono anche (ma in modo fintroppo evasivo) a uno spuntoomosessuale che il giovane registanon ha voluto approfondirediscostandosi anche dal romanzodi Furio Monicelli che ha ispirato ilfilm (ha due titoli: Il gesuita

perfetto o Lacrime impure). Gliadulti, il Padre Maestro e il PadreSuperiore, tengono le fila degliesercizi anche spronando alladelazione e mettendo a segnoqualche affondo verbale. Il tuttosempre tra le pareti del convento,il refettorio dove lo stereo martellaincongrui walzer viennesi, ilcorridoio e le celle, una delle qualinasconde alla vista il corpo-metafora di un agonizzante.Costanzo deve molto al cinema diMarco Bellocchio nelle geometrie,nello stile, nella direzione degliattori – tutti notevoli, da ChristoJivkov a Filippo Timi, da MarcoBaliani a André Hennicke – ma nerovescia la prospettiva laica e anti-cattolica, evitando, forsegiustamente, di prendere

posizione contro l’istituzioneecclesiastica o contro l’istituzionetout court. Le scelte contrappostedi Andrea e Zanna, l’adesione allaregola del primo e il rifiutoribellistico dell’altro, che culminanel famoso bacio dostoevskiano alPadre Superiore che molto hafatto discutere, si equivalgonoalmeno in una cosa: il voler essereappunto scelte, assunzioni diresponsabilità. In memoria di me,in concorso quest’anno a Berlino,prosegue dunque la ricerca sulgrande tema della libertà, ricercaimpostata con Private a confermache Costanzo, benché con qualcheingenuità, è un autore dallapersonalità definita, forse tra gliitaliani della sua generazione unodei più interessanti, coerenti ecomplessi.

CRISTIANA PATERNÒ

IN MEMORIA DI ME

Sceneggiatura: Saverio Costanzo …Fotografia:Mario Amura …Scenografia: Maurizio Leonardi…Montaggio: Francesca Calvelli …Interpreti: Chri-sto Jivkov, Filippo Timi, Marco Baliani, André Hen-nicke, Fausto Russo Alesi …Produzione: Offside eMedusa Film …Distribuzione: Medusa …Italia2007 …colore 118’

di Saverio Costanzo

••• SI PARLA DI esercizi spirituali edi noviziato, ma si potrebbeparlare di qualsiasi altro ritod’iniziazione a patto che siaregolato da una tradizione, unalogica, e dunque magari soggettoa ribellioni e fughe.L’attraversamento della linead’ombra che porta alla maturità,alla scelta, all’essere se stessi, è ungesto di presa di coscienza che sisposta sempre più avanti e vaga

LEZIONI DI VOLO

Page 29: Lezioni di volo - FICE

s c h e d e c r i t i c h e

29V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

per un film che mette in primopiano il compito di non dimenticaree dunque con una forte spintamorale e ideale. In questo c’è unacontinuità innegabile rispetto al lorocinema di sempre, cinemad’impegno e di idee che cerca ditradurre in immagini la lottadell’uomo per la dignità, la libertà,l’uguaglianza, il diritto. Tutto questobasterebbe a rendere La masseriadelle allodole, che a Berlino hatrovato spazio tra i fuori concorso eha fatto scorrere fiumi d’inchiostro,un film degno di attenzione e ancheper certi versi indispensabile.Siamo in Anatolia, come si dicevanel 1915, nell’atmosfera idilliaca diuna nobile e grande famiglia, gliAvakian, che ha appena perduto ilsuo patriarca. Al funerale partecipatutto il villaggio, armeni e turchi, etra questi alcuni ufficiali dell’esercitoche sono amici di famiglia, anzi unodi loro (Alessandro Preziosi) èinnamorato della graziosa Nunik(Paz Vega). Ma il partito dei GiovaniTurchi sta già complottandol’eccidio. Tutti i maschi – adulti,bambini e persino lattanti – sarannomassacrati, i beni e le proprietàconfiscate, le donne deportate,condotte a piedi verso il deserto,destinate a morire d’inedia esfinimento. Come in una tragedia

elisabettiana vediamo dunque latesta mozzata di un uomo che cadein grembo all'adorata moglie,mentre fuori campo un medicoviene evirato e i cadaveri siaccumulano nel cortile della fattoriadelle allodole, dove i soldati sonostati condotti da un mendicante(Mohammed Bakri) che ha tradito isuoi benefattori di sempre. Figura ditraditore pentito che ai Taviani èmolto piaciuta, evocando spuntisimili del loro cinema passato e sucui forse avrebbero potutosoffermarsi maggiormente, perchénella ridda di personaggi affidati adattori di primo piano (internazionalecome nelle grandi coproduzioni) ilfilm perde in parte la forza che iltema avrebbe consentito e puòrisultare, come è statoabbondantemente scritto, televisivo.Non mancano tuttavia le grandiemozioni, come la duplice storiad’amore di Nunik che si presta a unalettura di classe: mentre l’ufficialeturco finisce per abbandonarla alsuo destino, il proletario zaptier(Moritz Bleibtreu) mantiene lapromessa che le ha fatto e sfida ilsuo popolo, testimoniando in untribunale militare contro il crimineche lui stesso ha commesso.

CRISTIANA PATERNÒ

LA MASSERIA DELLE ALLODOLE

Sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani dal romanzoomonimo di Antonia Arslan …Fotografia: BeppeLanci …Scenografia: Andrea Crisanti …Costumi:Lina Nerli Taviani …Montaggio: Roberto Perpignani…Musiche: Giuliano Taviani …Interpreti: Paz Vega,Moritz Bleibtreu, Angela Molina, Alessandro Prezio-si, Mohamed Bakri, Tcheky Karyo, Arisnée Khanjian,André Dussollier, Mariano Sigillo, Tristo Shopov…Produzione: Ager 3, Rai Cinema con Eagle Pictu-res, Canal+, Nimar Studios, Sagrera Tv, Flach Film,France 2 Cinéma …Distribuzione: 01 …Italia/Bulga-ria/Francia/Spagna 2007 …colore 122’

di Paolo e Vittorio Taviani

••• UN GENOCIDIO dimenticato etaciuto è quello del popolo armenoad opera dei nazionalisti turchi nel1915, con l’Italia che entrava inguerra e l’attenzione mondialedistolta su tutt’altre questioni. Alungo non se ne è parlato affatto (il

••• ROSSO COME IL CIELOracconta la storia di MircoMencacci, uno dei più affermatisound designer del cinema italianooggi quarantacinquenne, nonvedente dall’età di dieci anni.Mirco, come il bambinoprotagonista del film, perse la vistaa causa di un colpo partitoaccidentalmente dal fucile dacaccia del padre, con il quale ilbambino non avrebbe dovutogiocare.All’epoca dei fatti, nei primi anni‘70, non si parla ancora diriabilitazione dei non vedenti, né diinserimento o sostegno scolastico:per avere un’istruzione, i bambinidevono frequentare istituti speciali,quasi sempre gestiti da religiosicon la formula del collegio. Mircoviene affidato all’Istituto Chiossonedi Genova e subito avverte lacostrizione delle regoledell’istituzione, così lontane dallalibertà della campagna toscana incui è vissuto fino allora. In collegiofa amicizia con alcuni compagni

non vedenti dalla nascita che gliinsegnano, per la prima volta, amuoversi e ad essere autonomofacendo appello agli altri sensi.L’ancora di salvezza di Mirco, nelladisperazione della nuovacondizione, è rappresentata da unregistratore a bobine, con il quale ilbambino coglie i suonidell’ambiente, li monta, li smonta,ne sperimenta le combinazioni.L’occasione per creare qualcosa dinuovo con gli elementi sonori gli èfornita della recita di fine anno, perla quale inventa e realizza unafavola sonora, coinvolgendo gli altricompagni nella ricerca dei rumoriadatti. L’operazione, contraria alleregole del collegio, provoca lareazione del direttore, che espelleMirco nonostante l’opposizione diDon Giulio, che ha intuito le grandi

capacità del bambino. Ma sono glianni Settanta e la rivolta internaall’istituto trova immediatamenteeco nei movimenti studenteschi enei consigli di fabbrica, che simobilitano in solidarietà con iragazzi non vedenti. La vittoriadella protesta, che porta alcommissariamento del Chiossone,rappresenta il primo passo versol’abolizione delle scuole specialiper ciechi nel 1975, ma anche larealizzazione del sogno di Mirco. Larecita sonora sarà la prima veraespressione della fantasia deibambini, dove la vista non conta etutti – anche gli spettatori bendati –sono uguali.Sulla carta potrebbe sembrare lostrano biopic di una personavivente e ancora giovane, oppureun film sull’handicap pieno di

buone intenzioni. Invece Rossocome il cielo non è né l’uno nél’altro, ma piuttosto un film sullanecessità di lottare per seguire leproprie inclinazioni e il propriotalento, e un omaggio alla passioneper il cinema, in nome della quale ilpiccolo Mirco trova la forza dirompere le regole. CristianoBortone (Sono positivo comeregista, Saimir come produttore)l’ha scritto – insieme a MonicaZapelli e Paolo Sassanelli –prendendo spunto dalla suaamicizia con Mencacci, ma ancheda temi personali e civili moltoimportanti, che tuttavia restanodiscretamente sullo sfondo. Lascena è interamente dominata daibambini, dalla loro forza, vitalità esimpatia, grazie alle quali ilracconto riesce ad evitare letrappole retoriche e ricattatoriesempre in agguato con temi delgenere, pur essendo ricco dimomenti drammatici ecommoventi. Ammirevole è illavoro compiuto sul cast di bambininon vedenti, che recitano congrande naturalezza,amalgamandosi perfettamente congli attori vedenti, ed entusiasmanteè la ricerca dei suoni che lospettatore compie insieme a loro,riscoprendo un senso che al cinemaè spesso sottovalutato.

BARBARA CORSI

ROSSO COME IL CIELOSceneggiatura: Cristiano Bortone, Monica Zapelli,Mirco Mencacci, Paolo Sassanelli …Fotografia: Vla-dan Radovic …Montaggio: Carla Simoncelli …Sce-nografia: Davide Bassan … Costumi: Monica Simeo-ne …Musiche: Ezio Bosso …Interpreti:Luca Capriotti,Paolo Sassanelli, Marco Cocci, Simone Colombari,Rosanna Gentili …Produzione: Orisa Produzioni…Distribuzione: Lady Film …Italia 2006 …colore 96’

di Cristiano Bortone

Trattato di Losanna del 1923 nonarriva neppure a nominare gliarmeni) e se ne comincia a parlareora, sempre più insistentemente,anche per l’ormai imminenteingresso della Turchia in Europa.Anche al cinema, prima con Araratdi Atom Egoyan e quindi conViaggio in Armenia di RobertGuédiguian. Tra i documenti diquesta strage che costò forse duemilioni di vittime, c’è l’eposfamiliare La masseria delle allodole,scritto dalla studiosa di letteraturaitaliana d’ascendenza armenaAntonia Arslan come un doverosotributo alle sue origini cancellatedalla storia. A questo romanzo disuccesso e molto commovente sisono ispirati Paolo e Vittorio Taviani

Escono tra marzo e aprile anche i seguenti film, annunciati e poi rinviati, da noi già recensiti:BORDERTOWN (n. 1/2007), EDMOND (6/2006), HOTEL A CINQUE STELLE (3/2006)

Page 30: Lezioni di volo - FICE

30 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

studentessa Pil, attivista politica.Nel corso di un raid in una fabbricad’armi, Pil e due compagni di lottainvestono e uccidono un poliziotto.L’uomo affronta il clamoreschierandosi a favore della ragazza,sostenendo pubblicamente la lottaal commercio d’armi che finanziala guerra. Sospeso dall’incarico,affronta l’inevitabile sfaldamentodella famiglia mentre la compagna,sopraffatta dal senso di colpa,tenta il suicidio in carcere.Parallelamente al corso tortuosodella giustizia, fatto diresponsabilità dirette dacomprovare e strenuogarantismo, l’idealista e inqualche modo indiretto“ispiratore” della tragediaaffronta l’evoluzione intima dellavicenda, avvertendo il crescentepeso della menzogna e dellacolpa, confrontandosi nonsoltanto con la moglie (dapprimaaffranta poi capace di risollevarsidall’afflizione) ma anche con ilfiglio ostile, con la moglie delpoliziotto ucciso, con il prete, icompagni attivisti, i rappresentantidell’ordine costituito cui sirivolgerà tardivamente…Anche qui, come in altri film danesidrammaturgicamente

inappuntabili, c’è un “dopo”, unevento deflagrante nell’equilibriodi nuclei familiari con cui fare iconti. Più che l’evento in sé,contano lo svolgimento, lereazioni emotive e i rapportiinstaurati all’interno della bendelineata galleria di personaggi,tra studio psicologico eimpostazione a tesi.Gli innocenti è un film bello ecupo che cresce lentamente macon forza, come il tarlo che logorala mente del protagonista, la cuisolitudine è degnamentesimboleggiata dalla sequenza cheapre e chiude l’opera. Una storiache rimanda per alcuni aspetti aColpire al cuore di Amelio –terrorismo e ideologia cheirrompono nella vita privata di unprofessore – e all’esordio diAssayas Desordre, sul senso dicolpa che annienta dopo unamorte accidentale. Con uno stileessenziale, che abbina a pochiflashback esplicativi laricostruzione degli eventi affidataalle parole, il commento musicaledi un quartetto d’archi e laprospettiva di personaggi spesso“filtrati”, osservati attraverso unvetro.

MARIO MAZZETTI

GLI INNOCENTI

••• DUE ANNI FA siamo rimastifavorevolmente colpiti da L’eredità,storia del rampollo di una famigliadi industriali nel momento crucialedell’acquisita consapevolezza di undestino ineludibile. Con Gli

innocenti, storia di un uomo dimezza età che tocca con mano le

marito, direttore dei lavori didemolizione. Come nella svoltarealista di I don’t want to sleep

alone di Tsai Ming-Liang, il registadescrive la corsa alla ricchezza e alconsumo nella rimodellazione dinuovi valori consumisti;l’appiattimento di desideri indotti,raccontati con la sensibilità e ilcoraggio delle persone semplici edumili che, pure alla deriva, cercanouna via di fuga e sopravvivenzasaldando colpe passate, amoritraditi e dimenticati, sensazioniperdute alla ricerca di nuove intese.Tra strutture industriali dismesse esagome di palazzi abbattuti c’è ladisperazione dei nuovi poveri,sguardi perduti nel vuoto tenuti invita dai meccanici movimenti di

demolizione, senza possibilità diriscatto. Zhang-Ke osserva la suaumanità con lo scetticismo dellaragione e l’occhio deldocumentarista, intrecciandovisioni alterate e straniantiapparizioni aliene, percezionidistorte dall’artificio nellasimulazione dell’esistenza. Comenell’inedito ed ispirato Il mondo,l’autore, con un linguaggiometaforico e senza farsi travolgeredalla pesantezza filosofica deisignificati, lascia spazio e tempoall’immediatezza dei silenzi edelle reazioni, alla spontaneitàfisica dello stupore, all’incertezzadel domani, mentre il paesaggiosubisce metamorfosi continuecon impressionante ed

accelerata velocità.Still life, come l’ispirato e poeticoDong presentato dall’autore nellastessa edizione della Mostra(sezione Orizzonti), rende omaggioai maestri orientali, raccogliememorie sullo sviluppo frenetico edisordinato di nuovi mondi checancellano l’anima culturale, protesiverso il miraggio del futuro dopoaver riposto effigi e traccedell’impero passato. Fotografatocon tonalità calde e diviso in quattrocapitoli che richiamano oggetticomuni della vita ordinaria,sintetizzando cose indispensabilinell’intrecciare legami duraturi esalvifici, le piccole storie hanno unadimensione immobile e corale,quasi verista, saldata con l’idea deldistacco doloroso dalla propriaterra, del trauma psicologico dispostamenti e sradicamenti. Still life

è un percorso nudo ed essenzialedentro la disillusione, in cui ilprogresso è mostrato come ungirone infernale che cancellaidentità, sofferenza e passioni,racchiuse nelle immagini ditestimoni silenziosi, che rimangonoeternamente in itinere davanti adavvenimenti indecifrabili e oscuriche cancellano l’importanza delfattore umano.

DOMENICO BARONE

STILL LIFETitolo originale: Sanxia haoren ...Sceneggiatura: JiaZhang-Ke …Fotografia: Yu Likwai …Montaggio:Kong Jinglei …Musiche: Lim Giong …Produzione:Xstream Pictures con Shanghai Film Group ...Distri-buzione: Lucky Red ...Cina 2006 ...colore 108’

di Jia Zhang-Ke

••• LEONE D’ORO a sorpresa diVenezia 2006 con la selezione piùorientale di tutti i tempi, Still life èun viaggio anche interiore dentro lecontraddizioni storiche edeconomiche della nuova Cina,sospesa tra realtà eimmaginazione, con latrasformazione collettiva ecapitalistica, la dissoluzione dellamemoria, delle radici e delle origini.La “natura morta” dipinta dalregista, con uno stile che privilegialunghi piani sequenza che seguonoi movimenti nello spazio deipersonaggi, fotografa con distaccoineluttabile i mutamenti irreversibilidel passato, lo stravolgimento degliequilibri naturali, con i volti deglioperai scavati e smagriti, sedottidall’illusione del profitto maincapaci di discernere inganni everità.Nella cittadina di Fenjie nelle tregole del fiume Azzurro, durante lacostruzione della grande diga, unuomo cerca la moglie ed una figliache non vede da molto tempo; unadonna indaga sulla scomparsa del

conseguenze pratiche della propriaideologia, giunge la pienaconferma del talento autoriale diPer Fly, ennesima sorpresa delcinema danese capace discandagliare, con sensibilità eoriginalità, un caleidoscopio di statid’animo e rapporti interpersonalitravagliati.Al centro della storia c’è il 52enneCasper (l’intenso JesperChristensen, già nell’esordio di FlyLa panchina e un cameonell’ultimo 007). Stimatoprofessore e fiero anticapitalista,l’uomo ha una relazioneextraconiugale con l’ex

Titolo originale: Drabet …Sceneggiatura: Per Fly,Kim Leona, Dorte Høgh, Mogens Rukov …Fotogra-fia: Harald Gunnar Paalgard …Scenografia: SørenGam …Montaggio: Morten Giese ...Musiche: Hal-fdan E …Interpreti: Jesper Christensen, Beate Bille,Charlotte Fich, Pernille August, Michael Moritzen…Produzione: Zentropa Productions …Distribuzio-ne: Teodora …Danimarca 2006 …colore 99’

di Per Fly

Page 31: Lezioni di volo - FICE

s c h e d e c r i t i c h e

31V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

pensarci lui. E identifica il candidatoideale nel professor Medri, il suoinsegnante di musica, simpatico,serio, single.Per favorire l’incontro e la scintillaamorosa fra la madre e il professore,Raul confida a Medri di voler entrareal conservatorio e intanto partecipaal saggio musicale che l’insegnantesta preparando. EffettivamenteMonica e Medri si conoscono esembrano anche simpatizzare, anziRaul è convinto che si siano ancheinnamorati, ma sarà un suocompagno, che spia gli insegnanticon la videocamera, a disilluderlo:Medri è realmente innamorato, madi una collega. Né d’altra parte lamamma ha mai provato un brividod’amore per l’insegnante. InsommaRaul si deve rendere conto che leequazioni amorose sono piùcomplicate e imprevedibili di uncalcolo matematico.Fin dalla scelta del titolo e del tipo dimusica che aleggia sul film, il liscio,genere da balera popolare, lapellicola di Antonini denuncia leproprie caratteristiche: vuole essereuna storia semplice e piacevole, diimmediata comprensione,ambientata in un’Italietta minore,provinciale. Il liscio faimmediatamente pensare allaRomagna, la storia si svolge in effettiin una piccolo centro sul mare che è

facile identificare nella zona attornoa Rimini, ma in realtà la lavorazionesi è svolta sul litorale romano, fuoristagione.Al centro del racconto è unconfronto fra il mondo degli adulti equello dell’infanzia, con dueprotagonisti che sembranoscambiarsi i ruoli, perché in fondoRaul è molto più assennato ematuro di Monica. Ma, pur frainevitabili quotidiani contrasti,madre e figlio sono legati da unsincero, intenso rapporto affettivoed entrambi, con molta ingenuità,ambiscono a cambiare le proprievite: Raul creando una vera famiglia,alla ricerca di un padre, perchéquello vero non l’ha mai conosciuto;Monica sforzandosi di dare unasvolta alla propria carriera,

LISCIO

Sceneggiatura: Marco Campogiani, Giovanni DeFeo, Carla Cattani, Claudio Antonini …Fotografia:Gian Enrico Bianchi …Costumi: Grazia Colombini…Montaggio: Giuliana Zamariola …Musiche: Riccar-do Tesi, Gianni Coscia e Gianluigi Trovesi …Interpre-ti: Laura Morante, Umberto Morelli, Antonio Catania,Giorgia Brunaccini, Giordano Di Pietro, Massimo Cia-varro, Alberto Gimignani, Riccardo Tesi …Produzio-ne: ASP e Dodici Dicembre …Distribuzione: Stardust…Italia 2006 …colore 80’

di Claudio Antonini

••• E’ LA FRESCHEZZA la qualitàprincipale del film di ClaudioAntonini, perché è come se losguardo della cinepresa coincidesseperfettamente con quello di Raul, ilpiccolo protagonista della vicenda.Dodici anni, naturalmente ingenuocome tutti i bambini, ma anchesaggio e maturo per la sua età, Raulvive con la madre Monica, cantantedi una orchestra di liscio fondata dalnonno, e perennemente coinvolta inavventure erotico-sentimentalidestinate a durare lo spazio di unanottata.Monica non fa nulla di male, è solouna bella donna, confusa eimmatura, ma Raul, come tutti ibambini, ha un forte senso dellamorale, soffre il confronto con gliamici che hanno alle spalle, almenoapparentemente, famiglie più solidee strutturate e perciò, consapevoledell’incapacità di Monica a trovarsiun compagno adatto, decide di

Dreyman, noto anche in Occidentee politicamente moderato, e la suaavvenente compagna, la primaattrice Christa-Maria Sieland. Lascrupolosa attività di intercettazionie pedinamenti è avallata dalle altesfere, nella persona di un influenteministro che, più che dal pericolodi sovversione, sembra mossodall’intento di sbarazzarsi del rivalein amore e sedurre la donna.Il regista e sceneggiatore dal nomeimpronunciabile si soffermagiustamente sul personaggio delprofessionista al servizio delPotere, sorretto dall’interpretazionemaiuscola di Ulrich Mühe:l’inflessibile e arguto capitano,dalla fede incrollabile e l’esistenza

metodica in cui finanche la pratica“sesso” è affidata a una generosadipendente statale dall’agendafittissima, stavolta inizia ainterrogarsi sul senso della suamissione, complici l’attività delmite autore teatrale ed alcuneletture formative (non male l’ideadi fargli prendere “in prestito” unlibro di Brecht), fino a deviare daipropri compiti intervenendo nellasoluzione del triangolo amoroso edoccultando prove pericolose.L’acquiescenza iniziale delcommediografo risulta evidenteper contrasto, attraversol’ostracismo di cui è vittima il suoregista. Anche la sua compagna,dapprima a suo agio nel godere

delle attenzioni del potere, saràcostretta a schierarsi: stare al gioco(maitresse o delatrice che sia) orischiare di finire schiacciata,esponendosi più di tutti.Tra cimici e suicidi rimossi, tentatividi fuga all’Ovest e pamphletsovversivi, la vicenda si dipana conun interessante scavo psicologico ecolpi di scena che non sacrificano laverosimiglianza in nome della spystory ad effetto: sorvolandosull’enfasi romantica di alcunimomenti, convince la solidarietàche il gatto inizia a provare per iltopo, come pure l’analisi delrapporto tra Potere e Cultura,l’atteggiamento molto spessoindulgente di artisti nel “ventre divacca”.In un clima paranoico, tral’idealismo di pochi el’opportunismo dei più (efficace latrovata di far narrare barzellette suHonecker ai solerti funzionari), lasceneggiatura ineccepibile faapprodare il nostro antieroe aldubbio estremo, quello che favacillare carriera e privilegi; ma hail buon gusto di spiazzare con unfinale sottile, a Muro crollato, nelquale la gratitudine emergerà informe inattese.

MARIO MAZZETTI

LE VITE DEGLI ALTRITitolo originale: Das leben der anderen …Sceneggia-tura: Florian Henckel von Donnersmarck …Fotogra-fia: Hagen Bogdanski …Scenografia: Silke Buhr…Montaggio: Patricia Rommel ...Musiche: GabrielYared …Interpreti: Ulrich Mühe, Martina Gedeck,Sebastian Koch, Ulrich Tukur …Produzione: Wiede-mann & Berg Filmproduktion …Distribuzione: 01…Germania 2006 …colore 137’

di Florian Henckel von Donnersmarck

••• L’AMORE, L’ARTE e il Potere aitempi della Ddr: Le vite degli altri èl’affascinante ricostruzione delclima di delazione e soprusi nellaBerlino Est del 1984, cinque anniprima della caduta del Muro. È unavvincente affresco suicompromessi e le simulazioni checostituivano la cornice necessariaper vivere sotto il regime diHonecker e della famigerata poliziasegreta. Il film, la cui fortunatacarriera ha avuto inizio a Locarnoper proseguire con il premio Efa almiglior film europeo e raggiungerel’apice con l’Oscar per il filmstraniero, ha per prologo unosguardo sui sistemi utilizzati dallaStasi per setacciare la vita privatadei cittadini, in un clima didiffidenza e sospetto che nontralascia nemmeno i vicini di casa.Il fedele e inappuntabile capitanoGerd Wiesler assume l’incarico dispiare il commediografo Georg

abbandonando le facili rime delliscio, per diventare una cantantepiù impegnata.A distanza di quindici anni dal suoprimo film Passi sulla luna, conLiscio, dal finale vago eparzialmente irrisolto, Antoninidimostra un’apprezzabile capacitàsoprattutto nelle direzione degliattori, perché il gruppo dei bambini,a cominciare da Umberto Morelli,che interpreta Raul, risultaparticolarmente spontaneo ecredibile, mentre Laura Morante, nelruolo di Monica, disegna unpersonaggio molto diverso dalle suepiù consuete caratterizzazioni,mettendo in mostra anchesconosciute ed imprevedibili doti dicantante.

FRANCO MONTINI

Page 32: Lezioni di volo - FICE

32 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

genitori dei ragazzi si odianocordialmente: la madre lavoratricenon vuole vederlo in casa, il padrerisposato con figlioletta trasmetteaffetto sotto forma di soldi, inun’assenza che è anche alibimascherato dietro l’ostracismodella ex.Appare ben chiaro che, in un climapoco equilibrato, i gemelli siano daun lato molto legati, trascorrendoinsieme gran parte del tempolibero; dall’altro siano “senzapelle”, emotivamente impreparatiad affrontare il mondo con unatteggiamento bivalente neiconfronti delle figure di riferimento:l’uno addossa alla madre ognicolpa del fallimento della famiglia,l’altro è invece un “mammone”affettuoso ma palesementeincapace di emanciparsi, tanto dadedicare molto del suo tempo apiallare porte e persiane. All’iniziosembra ci sia intesa, con gli sfottòsalaci dei figli sugli abiti dellamadre, i fratelli che si fanno loshampoo a vicenda. Dopo un po’iniziamo ad assistere a uncampionario di sbagli, di colpe perdisattenzione, stanchezza,un’insensibilità ostentata comesegno di affrancamento.La donna ha una relazione colvicino, più sessuale chesentimentale, e con lui progetta una

vita diversa. Nel suo futuro nonpuò esserci la casa, che avvertecome un vincolo opprimente allasua libertà, ultimo simulacro dellavita famigliare: logico lo stupore elo smarrimento dei figli, inparticolare del biondo chemanifesta un’ostilità crescente,alimentata dalla contrarietàpaterna. Incapace di gestire latensione e senza il confortodell’amante, la madre siautoeclissa per un po’: rimasti soli,i figli non sapranno affrontarel’abbandono e finiranno conl’accanirsi l’uno contro l’altro. Nellabella scena finale, i genitoriraccoglieranno i cocci della loroinsipienza e disattenzione verso laprole, che il regista ha definito diun’età mentale non superiore ai 13anni.Semplice nella costruzione e nellaregia, il film denota un’asciuttezzae un’intensità che hanno attecchitosulla platea veneziana, specchiodelle angosce rimosse e deiconflitti di famiglie scoppiate maall’apparenza “normali”. Un filmrigoroso, con una buona tenuta,un’accorta costruzione dellepsicologie, una narrazione linearee densa al tempo stesso, senzaorpelli ma con un crescendoangoscioso.

MARIO MAZZETTI

PROPRIETA’ PRIVATA

••• “AI NOSTRI LIMITI” è l’epigrafeche apre un film essenziale, privodi musiche salvo nella carrellatafinale a ritroso, con la quale cicongediamo dalla casa dicampagna dove si svolge granparte della storia. Ne sonoprotagonisti una madre (Isabelle

proiettandola tra i detriti di una cittàanonima con i muri colorati dagraffiti. La forza dell’apologo è nellacapacità di unire piccoli frammentiquotidiani senza importanza, chemodellano l’insofferenza e laperdita di sé, il timore dellascoperta che si trasforma in panico,per un cinema di acute elisioni,razionale e logico.Red road sovrapponedidascalicamente personaggi alladeriva e decadimentoarchitettonico, con un tono dapsicodramma ipnotico sull’identitàperduta, che scava a fondo dentro ildolore e la solitudine penetrandonelle mille sfumature dei significatidella punizione e del perdono.

DOMENICO BARONE

RED ROADSceneggiatura: Lone Sherfig, Anders Thomas Jensen...Fotografia: Robbie Ryan …Montaggio: Nicolas Chau-deurge …Scenografia: Helen Flint …Musiche: OscarCardozo Ocampo …Interpreti: Kate Dickie, Tony Cur-ran, Martin Compstone, Natalie Press …Produzione:Sigma Films, Zentropa Productions …Distribuzione:Fandango …Gran Bretagna 113’ …colore 2006

di Andrea Arnold

••• RED ROAD è un raccontonotturno sulla silenziosa convivenzae coesistenza con dolori e traumilaceranti, che condizionano edannullano un’identità celatadall’osservazione meccanica equotidiana di azioni ecomportamenti. Premio della giuriaa Cannes 2006, è un thriller ipnoticoe psicologico sull’esercizio isterico,confortante e deviante dellavisione, sulla paura della vitaoccultata dall’istinto primordialedella vendetta, in cui animeperdute, allo sbando e senzadirezione, si scontrano cercando disopravvivere ai rischi delle zonecriminali di periferia.Una giovane guardia disorveglianza, con telecamerenascoste, riconosce un uomo chequalche anno prima aveva travoltoin un incidente marito e figlia,uccidendoli; ossessionata dall’odioe dal rancore, comincia a pedinarloper eseguire una personale rivalsa.Andrea Arnold, nel suo

Huppert, raggelata in un ruolo didonna per una volta nontrasgressiva ma tutt’altro cheserena e appagata) e i suoi duegemelli di circa vent’anni (i fratelliRenier, il biondo Jérémie visto neLa promesse e L’enfant deiDardenne e l’aitante Yannick, attoredi teatro), turbati da aspirazionifrustrate, traumi dell’adolescenzamai superati e conflitti perenni.Una famiglia come tante, che abitauna tetra e trascurata casa fuoricittà, i cui trascorsi sono soltantoaccennati nei dialoghi matraspaiono da sguardi eaggressioni verbali, dipendenzeemotive e oppressioni. Nonostantesiano divorziati da dieci anni, i

Titolo originale: Nue propriété …Sceneggiatura: Joa-chim Lafosse, François Pirot …Fotografia: HichameAlaouie …Scenografia: Régine Constant, Anna Fal-gueres …Costumi: Nathalie du Roscoat …Montaggio:Sophie Vercruysse …Interpreti: Isabelle Huppert,Jérémie Renier, Yannick Renier, Kris Cuppens, PatrickDescamps …Produzione: Tarantula Belgique conTarantula Luxembourg, Mact Productions, RTBF…Distribuzione: Bim …Belgio/Francia/Lussemburgo2006 …colore 105’

di Joachim Lafosse

convincente esordio, riesce aconiugare inquietudini edossessioni della sopravvivenzapost traumatica, rammentandosidella prosa sofferta di RussellBanks con un ritratto di donna ineterno tormento, incapace didistinguere tra verità,convincimento, paranoia e follia.Con un occhio al cinemacomplesso, labirintico e suggestivodi Atom Egoyan, con i suoi viaggiintimi dentro la disgregazioneprogressiva dell’esistenza, laregista proietta inquietudini urbanenella stanza dei monitor, dilatandopercezioni e apparenze conrichiami alle allucinazioni diHitchcock e De Palma,trasformando così il percorso

dentro quartieri degradati in unospecchio interiore su percezioniperverse, condizionate dal delitto edalla sofferenza.Red road è un giallo costruito sulvalore dell’ambiguità attraversoun’ottica femminile, che fotografain giallo e in rosso il senso dispaesamento nel vuotoesistenziale della tristezza,l’impossibilità pratica di tessererapporti senza essere prigionieri evittime dell’inganno delleimmagini, in cui l’indaginemetodica e fredda sulla vita altruiresta l’unico appiglio dellacoscienza. La Arnold racconta inchiave analitica la personalità diuna donna che ha perduto tutto mafalsifica indizi e certezze,

Page 33: Lezioni di volo - FICE

s c h e d e c r i t i c h e

33V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

appare inevitabile, dall’altro unapossibile riconciliazione basatasul rispetto e la comprensioneappare possibile sin dalle battuteiniziali della pellicola, che segueun andamento e un filonenarrativo tutto sommatoprevedibili.Tutto inizia quando Ashoke eAshima, sposati con unmatrimonio combinato, lascianoCalcutta per trasferirsi a NewYork, dove cominciano la loronuova vita insieme. I due siconoscono appena, ma la lorovita prende una piega diversaquando Ashima mette al mondoun bambino. Sotto pressione perscegliere il nome, Ashoke sceglieGogol, come il famoso scrittorerusso, un nome che ha unlegame con il suo passato e,spera, sia di buon auspicio per unfuturo migliore. Ma la vita diGogol e dei suoi genitori non ècosì facile come vorrebbero.Come la prima generazione difigli di emigrati, Gogol è allaricerca della sua identità, in bilicotra le origini bengalesi e il suosentirsi americano. Inizia così arifiutare il suo nome, esce conuna ricca ragazza americana estudia architettura a Yale, mentre

i suoi genitori restano legati alleloro tradizioni. Quando il ragazzovuole addirittura cambiare ilproprio nome, ecco che la crisicon i genitori tocca un punto disvolta, perché per andare indirezione del proprio futuro ènecessario conoscere ecomprendere il proprio passato.Una storia interessante e moltoattuale, con molti momenticommoventi che, però, sembra inqualche maniera solo sfiorare lasuperficie emotiva deipersonaggi. Procedendo inmaniera un po’ “meccanica” dalpunto di vista narrativo, Il destino

nel nome - The namesake è,comunque, una pellicolaintrigante nonostante sia riuscitaa metà, non coinvolgendo maidel tutto.

MARCO SPAGNOLI

IL DESTINO NEL NOME - THE NAMESAKE

Titolo originale: The namesake …Sceneggiatura:Sooni Taraporevala …Fotografia: Frederick Elmes…Scenografia: Stephanie Carroll …Montaggio: Ally-son C. Johnson …Musiche: Nitin Sawhney …Inter-preti: Kal Penn, Tabu, Irrfan Khan, Jacinda Barrett,Zuleikha Robinson …Produzione: Mirabai Films,Cine Mosaic …Distribuzione: 20th Century Fox…Usa/India 2006 …colore 122’

di Mira Nair

••• SUD AFRICA, 1968. Quattromilioni di bianchi mettono sottoscacco la vastissima popolazione dicolore (circa venticinque milioni),innescando un forte squilibriopolitico, economico e sociale chesottrarrà innegabili diritti come lapossibilità di votare, muoversi inlibertà, possedere casa, istruirsi.L’apartheid sembra ormai dilagaresenza alcuna possibilità di riscatto,finchè non emerge una personalitàforte e determinata a risollevare lesorti di questo insanabile conflitto.Nelson Mandela diventa da subito, econtinua ad essere, uno deipersonaggi più incisivi del ventesimosecolo. Dapprima incarcerato nelleprigioni di Robben Island, Mandela sifa portavoce di una popolazioneoppressa e sofferente.

Negli anni di prigionia lo fa ancheattraverso la sua guardia carceraria,James Gregory. Partendo propriodalle sue memorie, Bille Augustconfeziona un classico film che sidipana lungo trent’anni di lotte,sconfitte e nuove conquiste. JamesGregory, interpretato da JosephFiennes, viene scelto perché aconoscenza del dialetto nativo diMandela, lo Xhosi. Attraversoquesto strumento linguistico, leforze di regime avrebbero di fattopotuto controllare sia i rapportiepistolari che Mandela mantenevacon l’esterno, sia le conversazioni, adistanza di sicurezza, con la moglie.

Si parte dal 68 per approdareall’ormai famoso 11 aprile 1994,quando il leader di colore vieneliberato dopo ben ventisette anni diprigionia, per poi diventare il primopresidente democraticamenteeletto in un Sud Africaprofondamente cambiato. Sonoquesti i due estremi, all’interno delquale si muove tutto il tessutonarrativo che, mano a mano che siprocede, assume forme narrativeormai già abusate. Il rapporto fra i due uomini diventasempre più intenso e ravvicinato.Mandela cerca di scuotere l’animodel povero carceriere, spostando

l’asse del confronto verso unprofondo discorso critico sulla storia,dentro la storia. Il mondo che ilregista descrive all’interno delcarcere diventa così l’immaginespeculare di una societàradicalmente ingiusta. Naturalmentelo spettatore lo apprende attraversol’occhio sempre più consapevole delcarceriere, che in questo atto diapprendimento trascina la bellissimamoglie Gloria. Se da un lato ilconfronto-scontro fra i due cerca dichiudere entrambi i personaggi inaltrettante prigioni (quella reale efisica di Mandela, quella piùinvisibile di Gregory, percepita nelrapporto subalterno vissutoall’interno del regime), dall’altra ilracconto si dipana lungo un assericco di ideali inneggianti alla libertà,alla giustizia e all’uguaglianza. Ciòche è in realtà la storia di Mandela,ma che nel film percepiamo comeessenza confezionata con un fioccorosa. I gesti, le discussioni, i fattiche sovrastano la vita di entrambisembrano apparire piuttosto cheessere, regalando allo spettatorel’ennesima biografia storicamentecorretta, umanamente candida.

DAVIDE ZANZA

IL COLORE DELLA LIBERTA’Titolo originale: Goodbye Bafana …Sceneggiatura:Greg Latter, Bille August dall’omonimo romanzo diJames Gregory e Bob Graham …Fotografia: RobertFraisse …Scenografia: Tom Hanna …Costumi: DianaCilliers …Montaggio: Hervé Schneid …Musiche: DarioMarianelli …Interpreti: Joseph Fiennes, Dennis Hay-bert, Diane Kruger, Shiloh Henderson, Tyron Keogh…Produzione: Banana Films, Arsam International, XFilme Creative Pool, Future Films, Marmont Film Pro-duction, Film Afrika con Thema Production, Fonema eIstituto Luce …Distribuzione: Istituto Luce …Germa-nia/Belgio/Francia/Italia/Sudafrica 2007 …colore 117’

di Bille August

••• A TRE ANNI di distanzadall’adattamento di Vanity Fair diWilliam Thackeray, la registaindiana Mira Nair torna a dirigereun film tratto da un romanzo.Questa volta, però, si tratta diun’opera contemporanea scrittadall’inglese quarantenne JhumpaLahiri, già insignita nel 2000 delpremio Pulizer per la sua

collezione di racconti L’interprete

dei malanni.Il destino nel nome – The

namesake è un racconto diimmigrati indiani e del loro figlioGogol che si è fidanzato con unaricca ragazza americana,apparentemente dimenticando letradizioni e i rituali della suafamiglia di origine. Una storia inqualche maniera déjà vu, cheMira Nair tuttavia affronta con laconsueta eleganza e l’usualefascino del suo stile di regia. Ilfilm descrive il rapporto tra duegenerazioni, due culture differentie due modi diversi di affrontare lavita. Se da un lato, infatti, ilcontrasto tra genitori e figlio

Page 34: Lezioni di volo - FICE

34 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

sinceramente vicini, procediamo aritroso nel tempo quando il suoviso e la sua voce, giovane eintensa, cercavano il giusto spazioper affacciarsi alla ribalta.Abbandonata dalla madre eaffidata dal padre alle amorevolicure di un gruppo di signore in unbordello, Edith inizia da subito aprendere contatto con la vita e ademettere i primi suoni chel’accompagneranno per tutta la suaesistenza. Molti anni dopo, citroviamo nel 1935, l’incontro in unastrada di Parigi con un impresario,Louis Leplée (interpretato daGérard Depardieu), cambierà persempre il corso della sua vita,portando la sua voce e il suocarisma all’attenzione del mondointero. Louis battezzerà la piccolacantante come “la môme Piaf”,“passerotto”. Edith si trasforma,diventa a poco a poco piùsofisticata. Anche se il percorsoverso il successo sarà tutt’altro chein discesa, fino a quando l’amoreper il tenebroso pugile MarcelCerdan farà breccia nel suo cuore,diventando, a seguito dellaprematura scomparsa diquest’ultimo, il male incurabile chela porterà verso la morte.Il film, che ha aperto l’ultimo

festival di Berlino, purraccontando una vita già scrittanella storia ha diversi meriti.Primo fra tutti l’interpretazione diMarion Cotillard, che riflette comeuno specchio la fisionomia, lavoce e le caratteristiche propriedella grande cantante. In secondoluogo la scrittura, capace discandire spazio e tempo, drammae tragedia, comicità espregiudicatezza, attraversol’alternanza del presente e delpassato. E ancora l’interpretazionedi un gruppo di attori capaci disostenere e valorizzare la figuradella cantante: dai già citatiDepardieu e Cotillard adEmmanuelle Seigner, PascalGreggory, Catherine Allégret. Nonpossiamo poi dimenticare lafotografia che dipinge la scena aseconda degli stati d’animo, dellesituazioni correnti, dell’intensitàdelle emozioni. La vie en rose nonè un semplice film biografico, maun racconto per voce e colore, chesi dipana lungo l’asse dellamemoria di una vita cantata finoall’ultimo respiro, in un palcogremito di gente ad ascoltare lenote del passerotto chiamatoEdith.

DAVIDE ZANZA

LA VIE EN ROSE

••• 1915 – 1963. In meno diquarant’anni, Edith Piaf ha lasciatodietro di sé una vita breve maintensa, scandita dall’abbandono edalla solitudine dei primi anni, masoprattutto da un portentoso

documentario retrospettivo The

Day Britain Stopped) costruiscecon estrema capacità di analisi eintelligenza un finto documentario,in verità assolutamente realistico,utilizzando materiali di repertorio eper gran parte ricostruendo,dettagliatamente e con raffinata eingannevole verosimiglianza,dimostrazioni di protesta contro ilpresidente americano per le stradedi Chicago, cariche della polizia,situazioni pubbliche, testimonianzedi finte collaboratrici del presidentee responsabili dell’FBI, finte moglidi terroristi, finti sospettati, fintiattivisti pacifisti, arresti,

interrogatori.Non si dubita per un momento chesia tutto vero, ma quello di Rangenon è un gioco d’astuzia, è unmodo per riflettere e far rifletteresu come i media riportano lenotizie, come queste si diffondono,come reagisce una nazione a unodei più scioccanti eventi chepossono accadere nella sua vitapubblica, cioè l’uccisone di unpresidente ad opera di un cecchinonon identificato, cosa purtroppogià vissuta nella storia recenteamericana. E soprattutto come siscatena la caccia al terrorista, agliislamici, il tutto dettato dalla più

micidiale delle armi: la paura.È sulla paura che si basa il poteredel governo americano, paurainculcata ai suoi cittadini e paurausata per sopprimere quella partedi mondo che rappresenta unaminaccia. Morte di un presidente

scava a fondo in questi argomenti,con la veridicità della formadocumentaria e una narrazioneavvincente che procede come ungiallo, alla ricerca del colpevole,incastrato irrimediabilmente conprove indiziarie – il sirianoamericano Jamal Abu Zikri, ritenutofalsamente colpevole, ma senzapossibilità di appello. Uno dei tanti,in questi tristi anni della democraziaamericana.L’idea di partenza è audace, perqualcuno oltraggiosa, ma non èquesto il punto: i cinema americaniche si sono rifiutati di programmareil film di Range, le televisioni e leradio che hanno scelto di nonparlarne per non creare imbarazzoalla Casa Bianca dimostrano inrealtà di non aver capito il sensoprimario del film, che ha vinto ilPremio Internazionale della Criticaall’ultima edizione del Festival diToronto.

CHIARA BARBO

DEATH OF A PRESIDENT - MORTE DI UN PRESIDENTESceneggiatura: Gabriel Range, Simon Finch …Foto-grafia: Graham Smith …Scenografia: Gary Baugh…Montaggio: Brand Thumim …Musiche: RichardHarvey …Interpreti: Hend Ayoub, Brian Boland, Bec-ky Ann Baker, Robert Mangiardi …Produzione:Borough Films, Channel 4 …Distribuzione: LuckyRed … Usa/Gran Bretagna 2006 …colore 90’

di Gabriel Range

••• L’UCCISIONE di George W.Bush, in un futuro vicinissimo etutt’altro che inverosimile, è inrealtà solo un pretesto perun’intelligente riflessione sulpotere e il ruolo dei media, nonchésull’isterica guerra al terrorismodecretata dal governo americanodopo l’11 settembre.Il regista inglese Gabriel Range(che ha vissuto e lavorato per anninegli Stati Uniti, già autore del

talento che l’ha innalzatanell’olimpo della musica.Un’esistenza solcata anche daldolore per una malattia che l’haspenta a poco a poco, frutto di unamore tragicamente perduto.Sono questi gli elementi biograficifondamentali della cantantefrancese, che il regista OlivierDahan ricostruisce attraverso unastoria che si snoda lungo diversipiani temporali. Da un presentenel quale la cantante viverinchiusa nella sua malattia,circondata dagli amici di sempre,premurosi, amorevoli,

Titolo originale: La môme …Sceneggiatura: OlivierDahan, Isabelle Sobelman …Montaggio: RichardMarizy …Musiche: Cristopher Cunning …Scenografia:Olivier Raoux …Interpreti: Marion Cotillard, GérardDepardieu, Silvie Testud, Pascal Greggory, Emmanuel-le Seigner …Produzione: Légende con TF1 Internatio-nal, TF1 Film Production, Okko Productions, SongbirdPictures …Distribuzione: Mikado …Francia/Repubbli-ca Ceca/Gran Bretagna 2007 …colore 140’

di Olivier Dahan

Page 35: Lezioni di volo - FICE

s c h e d e c r i t i c h e

35V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

••• IL TEXAS, ma soprattutto lostadio esistenziale più infuocato,quello dell’adolescenza e del primoamore: è The hottest State, il titolooriginale del secondo passaggiodietro la macchina da presa diEthan Hawke, dopo Chelsea Walls

del 2001. La traduzione italiana –L’amore giovane – era già quelladel romanzo omonimo di Hawke,edito da Sonzogno. Le coordinateautobiografiche sono evidenti: nonci riferiamo solo alla nascitadell’alter ego di Hawke, ilprotagonista William Harding(Mark Webber, il figlio del padreprodigo Bill Murray in Broken

Flowers), ventunenne texano allaventura attoriale nella GrandeMela, ma anche alle ascendenzeartistiche del film, che ha padricerti in Prima dell’alba e Prima del

tramonto, che inquadravano lachimica sentimentale tra lo stessoHawke e Julie Delpy sotto ladirezione di Richard Linklater, qui

in un cameo.L’amore giovane è dunqueautobiografico, ma ancor più“autoprofessionale”: Hawke simette in regia per dirigere ciò che èstato nella vita e sul set. Gioca incasa, e a casa porta una vittoria aipunti. Dalla sua un cast in sintonia:Catalina Sandino Moreno, la star diMaria Full of Grace, è l’attrazionefatale di William, promessacantante, allettante e compiacenteoggetto del desiderio, e poi lepre infuga dalla relazione, complice ilfuoco sacro dell’arte canterina;Laura Linney affonda colpi ovattatida grande interprete nei pannidella madre frustrata di William;

Michelle Williams lascia con pochepose – è un’ex-fiamma di William –il rimpianto per la sceneggiaturache non fu; Ethan Hawke è il padrea scomparsa del protagonista, cheproprio in questo incontro, inquesto differente sentirsi orfano,troverà la chiave per guardare oltrela débacle amorosa.Un puzzle umano che Hawkeassembla stilisticamente lanciandoil sasso, mostrando la mano mainsieme schermendosi:poggiandosi su una piattaformavansantiana, il regista alternasequenze in slow motion, fa delcalligrafismo con la fotografia diChristopher Nor, indulge nella voce

fuori campo e nei flashback. Fal’indipendente, ma è posa, di cuipare pentirsi nel fuoricampo.Contemporaneamente il suosguardo è sincero, ogniinquadratura visualizzata a priori, lamusica di Jesse Harris così sentitada mangiarsi i dialoghi. Nellepremesse è davvero un filminfuocato, si sente la passione e poiil processo di raffreddamentoartistico: sequenze delegate pro totoall’iniziativa personale degli attori,con Webber e la Sandino Morenocostretti a stigmatizzare carenze dipresenza scenica. Ma non importa,a risvegliare i bollenti spiritisaranno gli spettatori, che, Messicoo meno, scaveranno nellamemoria, e ricorderanno il primoamore che fu – ed è.

FEDERICO PONTIGGIA

L’AMORE GIOVANETitolo originale: The hottest State …Sceneggiatura:Ethan Hawke ...Fotografia: Christopher Norr …Mon-taggio: Adriana Pacheco Rincon …Musiche: JesseHarris …Interpreti: Mark Webber, Catalina SandinoMoreno, Michelle Williams, Sonia Braga, Laura Lin-ney, Ethan Hawke …Produzione: Barracuda Films…Distribuzione: Mikado …Usa 2006 …Colore 117’

di Ethan Hawke

sempre, in un modo o nell’altro, asalvare l’immagine degli Studiosquando i divi si abbandonano adeccessi e immoralità; e poi leambizioni sfrenate, l’enormepopolarità televisiva e l’esigenza difare il gran salto sul grandeschermo; l’avidità della fidanzataLeonore, la gelosia della riccaamante e via elencando, con tantezone d’ombra che potrebberopreludere all’omicidio.Simmetricamente, Coulter ciracconta la vita fallimentare deldetective privato, un Adrien Brodysufficientemente “stropicciato”come da clichè, che andando afondo nella vita e nelle miseriedell’attore in disarmo riesce avedere un po’ più chiaro anchedentro di sé. L’affinità dei duepercorsi esistenziali prende ilsopravvento sulla trama gialla, inparticolare le vicende dell’attore,ingabbiato nella serie tv maconvinto di avere un talentoinespresso (bella e spietatal’esperienza in Da qui all’eternità diZimmerman).Certo, non tutto funziona nellatrama troppo stilizzata (può lapolizia essere così inetta?), ma siapprezzano la fluidità narrativa e labuona tenuta del copione. È unhard boiled atipico, dove il“whodunit”, lo scioglimento

dell’intreccio, conta meno delcontesto e del sottotestocinematografico. A Venezia èscattato spontaneo il paragone conBlack Dahlia, altra storiaambientata negli anni d’oro di unafabbrica dei divi dall’inquietantelato oscuro: qui è più accurata laricostruzione ambientale esoprattutto gli attori sono capaci direcitare, o quanto meno sono bendiretti.Tra ossessioni incontrollabili eaffari loschi, la fatuità e laspietatezza di quella che ancora sichiamava Hollywoodland, il registae lo sceneggiatore Bernbaum cimostrano l’altra faccia dellafabbrica di celluloide. Un ambientedove il delitto potrebbe scaturirecon estrema facilità e dove, davero “private eye”, Louis capitolaprima del finale accendendosi lafatidica sigaretta.

MARIO MAZZETTI

HOLLYWOODLAND

Sceneggiatura: Paul Bernbaum …Fotografia: Jona-than Freeman …Scenografia: Lesile McDonald…Costumi: Julie Weiss …Montaggio: MichaelBerenbaum …Musiche: Marcel Zarvos …Interpreti:Adrien Brody, Ben Affleck, Diane Lane, Bob Hoskins…Produzione: Back Lot Productions con MiramaxFilms e Focus Features …Distribuzione: Buena Vista… Usa 2006 …colore 125’

di Allen Coulter

••• AL SUO ESORDIO doponumerose regie televisive (Sex

and the City, Sopranos, Six feet

under, X-files), Allen Coulterrievoca sogni di gloria annegatinell’alcool, vite consumatedall’ambizione e dalle delusioni diun meccanismo infernale chiamatoHollywood.È il 16 giugno 1959 quando il

celebre Superman della serie tv,George Reeves, muore con uncolpo di pistola in bocca mentrenel soggiorno della sua casa c’è unpiccolo party. Il caso vienearchiviato in fretta come suicidio,ma la madre incredula assoldaLouis, “occhio privato” a un puntomorto sia sul lavoro che nella vita.Quanto emerge di Reeves,interpretato con convinta adesioneda Ben Affleck (Coppa Volpi aVenezia un po’ a sorpresa), è ineffetti materia da grande schermo:innanzitutto, la tresca con Toni(Diane Lane), moglie dellospigoloso vicepresidente dellaMGM (Bob Hoskins), un uomotalmente influente da riuscire

Page 36: Lezioni di volo - FICE

36 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

avventure del commediografo.Assoldato da Jourdain, Molière hail compito di insegnare al suobenefattore le arti della scenaperché possa declamare senzaridicolo una pièce di suacomposizione alla bella Célimène(Ludivine Sagnier), donna dispirito, altera e sprezzante. Maesiste anche una MadameJourdain (Laura Morante),naturalmente, che di questo pianonon deve sapere nulla. Molièredunque sarà costretto a prendere lesembianze di un ecclesiastico, dinome… Tartufo.Poco a poco, il principio che reggela storia del film si svela e levicende di Tartufo, quali leconosciamo dalla commediaomonima, si fanno vita reale,ancorandosi alla storia di un amoreimpossibile tra Molière-Tartufo el’affascinante signora Jourdain.Il film di Tirard alterna a passaggiripetitivi momenti di spirito, neiquali Romain Duris mostra ancorauna volta le sue doti in un ruolobrillante, in particolare nei duetticon Fabrice Luchini; Laura Moranteconferisce un tocco di classe e difascino e Edouard Baer incarnafelicemente il personaggiodell’aristocratico cialtrone e

parassita.Tuttavia, il ritmo cedegradualmente e il film non riescea colmare la delusione di averusato il personaggio di Molièrecome pretesto per una commediain costume dove dell’ispirazionedell’artista, della sua scrittura,delle performance della suacompagnia, non c’è traccia. Unfilm in costume, ma non un filmstorico; un film su Molière manon una biografia; unacommedia (alla Molière?) dagliingranaggi semplici, che nonconvince.

SILVIA ANGRISANI

LE AVVENTURE GALANTI DEL GIOVANE MOLIÈRE

••• IL COMMEDIOGRAFO piùcelebre di Francia rientra a Parigidopo tredici anni di vitaerrabonda, durante i quali ha fattoconoscere le sue farse in tutti ivillaggi e le città del paese. Ilsuccesso lo ha condotto a Parigi, equi Molière si interroga infinesulla possibilità di mettere in

consuetudini, pur conservando lacuriosità, la malinconia e lanaturale inclinazione al rispetto, alpudore e al perdono. Sedotta dallapossibilità romanzesca di sfruttare icaratteri per narrare ordinarie ecalcolate bugie, la regista esaltaogni sfumatura per mostrare lafragilità di adulti sempre perplessi,la predisposizione naturale allamenzogna che genera giudizi erratie decisioni sbagliate, semprefilmati con la dolcezza di chiriconosce il dolore silenzioso dellasolitudine e l’inquietudinedell’isolamento.Come in Un weekend su due,l’autrice mette a confronto la

difficoltà maschile dellacomprensione e del coraggio el’impossibilità del rispetto tra isessi. È così che il film acquisisceuna forza emotiva, superficiale maantica, simboleggiata da unboomerang che mescola efrantuma tutte le possibiliincertezze sentimentali. In unaprospettiva realista dell’immaginedei rapporti tra genitori e figli,Quello che gli uomini non dicono

(stravolgendo il senso del titolooriginale “Secondo Charlie”, diispirazione evangelica) è unracconto emotivo mirante a dilatarela dimensione straniante delleparole e delle azioni. L’autrice cerca

di scomporre con un tocco diraffinata delicatezza le ambiguitàdelle figure maschili, conquistatadalla radicale istintività di slanciinattesi, dalla tristezza delle relazionid’amore, in una visione femminilepriva di pregiudizi e in chiaroscurodell’universo maschile, che rimandaai ritratti in bianco e nero deipersonaggi lacerati delle pellicoleanni ‘60.Ambizioso, reso imperfetto daldesiderio di materializzaresbandamenti e complicità perdute, ilfilm sfrutta il meccanismo infallibiledella ronde, girando attorno a unminimalismo esistenziale che esaltale tonalità dolceamare dellacommedia, la debolezza nelle scelte,senza restare schiacciati dall’eticadei bilanci nelle ricorrenze, dallerinunce confortate dalle apparentiillusioni. Proiettato in concorso aCannes 2006, il film narra la radicatainsipienza di comportamenti eragioni, il terrore di mostrarsi nudi esenza difese davanti alle seduzionidel mondo femminile, non cercandomai l’originalità ma preoccupandosidi riflettere il mondo maschile,prigioniero del dilemma tra verità efinzione e delle certezze perdutecelate da presuntuose e fallacivelleità.

DOMENICO BARONE

QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONOTitolo originale: Selon Charlie …Sceneggiatura: Jac-ques Fieschi, Nicole Garcia, Frédéric Bélier …Foto-grafia: Stéphane Fontaine …Scenografia: ThierryFlamand …Montaggio: Emmanuelle Castro …Inter-preti: Jean-Pierre Bacri, Vincent Lindon, Benoît Magi-nel, Benoît Poelvoorde, Patrick Pineau …Produzione:Alain Attal con Les Productions du Trésor, StudioCanal, France 3 Cinéma, Pauline’s Angel …Distribu-zione: Lucky Red …Francia 2006 …colore 125’

di Nicole Garcia

••• PUBBLICHE meschinità e privatemenzogne, tradimenti coniugaliosservati dagli occhi già disillusi diun bambino: Quello che gli uomini

non dicono è il ritratto corale disette maschi confusi e distratti,prigionieri delle indecisioni,eternamente sospesi tra attesa edelusione, conflitti interiori, dissidiviolenti e ricomponibili. In tre giornii destini di alcuni personaggi siincrociano e si frantumano: dalsindaco segretamente innamoratodi una giardiniera al ladro di piccolataglia che commette un erroreimperdonabile, al paleontologo cherinuncia alla passione segreta. Nicole Garcia, con il suo cinemaborghese elegantementepsicologico, tutto costruito sulcontrasto e l’inconciliabilità trascelte e desideri necessari, analizzacon stile introspettivo l’istinto allafuga dal quotidiano, da rapporti ecomportamenti scanditi da ruoli e

scena qualcosa di diverso da unacommedia, qualcosa di più grandee di più nobile. Tuttavia, unatragedia messa in scena daMolière a corte non gode di buonafama: le ragioni rimontano atredici anni prima…Il film di Laurent Tirard con unsalto indietro nel tempo ripartedunque dal momento in cuiMolière (Romain Duris), fischiatoin scena e arrestato per debiti,viene salvato dalla prigione grazieall’intervento di un misteriosoMonsieur Jourdain (FabriceLuchini). È qui che il filmincomincia a fantasticare sulle

Titolo originale: Molière …Sceneggiatura: LaurentTirard, Grégoire Vigneron ...Fotografia: Gilles Henry...Montaggio: Valérie Deseine ...Interpreti: RomainDuris, Fabrice Luchini, Laura Morante, Edouard Baer,Ludivine Sagnier ...Produzione: Fidélité Productionscon France 2 Cinéma, France 3 Cinéma e Wild Bunch...Distribuzione: Bim …Francia 2007 …colore 120’

di Laurent Tirard

Page 37: Lezioni di volo - FICE

Continua "Schermi di qualità", il progetto speciale approvato dal Ministero per i Benie le Attività culturali e promosso dall'Agis di concerto con l'Anec, la Fice e l'Acec.Il progetto ha lo scopo di valorizzare la promozione e la diffusione del cinemaitaliano ed europeo di elevato livello artistico e qualitativo, per una crescitacomplessiva del mercato nazionale e una maggiore visibilità del nostro cinema.

Page 38: Lezioni di volo - FICE

38 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

reazione alle “esecuzioni di Stato”,e le rapine compiute per finanziarela classe operaia, con l’aiuto di unacellula anarchica proveniente dallaFrancia.Con l’ausilio della voce fuoricampo che dopo 15 minuti prendeil sopravvento, Huerga tratteggiacon perizia il quadro politicodell’epoca, con il governo diCarrero Blanco (poi giustiziatodall’Eta a pochi giorni dalprocesso, con esiti nefastisull’atteggiamento dei giudici) chesi accanisce su manifestanti elavoratori. Meno efficace risultainvece la rievocazione sul filo dellanostalgia della militanza e degli

aneliti rivoluzionari deiprotagonisti, nel tentativo diavvicinare gli idealisti di 30 anni faalla tipologia giovanile odierna:oltre ad appiattire la prospettivastorica, la ricostruzione suonavagamente fasulla anche per ilcompiacimento stilistico nelnarrare l’escalation armata, che siaggancia al filone che muove daGoodfellas fino al recenteRomanzo criminale, riducendo aun orpello l’attività politica tra unarapina e l’altra (“come cisentivamo liberi”…), sintetizzandocon una corsa in moto la reazionealla caduta di Allende e infarcendogli eventi clou con una colonnasonora a effetto (Leonard Cohen,King Crimson, Jethro Tull, IronButterfly).Più compatta risulta la secondametà del film, concentrata sulleultime ore del detenuto incompagnia delle sorelle nella vanaattesa della grazia; sull’amiciziainsospettata con la guardiacarceraria dapprima ostile, chefinirà per aprire gli occhi dopoaver imparato a rispettare ilragazzo. Salvador rispetta tutti itopoi del racconto di formazioneinclusi il sesso, le utopie e ifallimenti, in un film discontinuoche stenta a decollare.

MARIO MAZZETTI

SALVADOR - 26 ANNI CONTRO

••• FATTA ECCEZIONE perAlmodovar, De La Iglesia e pochialtri, il cinema spagnolo nonsembra godere al momento dibuona salute. Tra i pochi filmapprodati al panorama festivalierolo scorso anno (Un certain regarda Cannes), Salvador è laricostruzione dell’ultima

& Bones (Teschi ed Ossa, allaquale tra l’altro appartengono siaGeorge Bush padre e figlio cheJohn Kerry), da lì inizia la suaavventura nel mondo dei segretie dell’omertà. Quando l’FBI glichiede di spiare il suo professoredi letteratura, il suo sanguefreddo e la devozione alla patrialo rendono il perfetto agente.Il personaggio é basatosull’agente CIA James JesusAngleton, il quale fu promossoagli alti ranghi nell’agenzia, maconvinto che fosse infestata daspie nemiche, incominciò a

soffrire di paranoia e fu costrettoa dare le dimissioni. Adinterpretare l’ottimasceneggiatura di Eric Roth (chevinse l’Oscar per Forrest Gump,oltre ad aver scritto Insider, Ali eMunich), De Niro ha radunato uncast d’eccezione, che includeTimothy Hutton, Billy Crudup,Joe Pesci, William Hurt, JohnTurturro, Alec Baldwin, MichaelGambon ed Angelina Jolie (unascelta perfetta per la mantidereligiosa che incarna).L’effetto corrosivo della paura edel potere non controllato sono i

temi centrali del film. EdwardWilson si guarda sempre allespalle con un unico credo: nonfidarsi mai di nessuno. Cosìdiventa un grigio burocrate, conun senso del dovere più forte dellegame con la famiglia, che gliannebbia tutte le altre possibiliemozioni.“Le persone che si amano nonhanno segreti” è la prima fraseche si sente, ancor prima dei titolidi testa: viene da unaregistrazione lasciata sulla sogliadella casa di Wilson dopo ilfiasco della Baia dei Porci. Daquesto nastro ed una fotosfocata, al quale si ritorna varievolte durante la storia, Wilsondeve scoprire l’identità di chi hasvelato i piani per l’invasionecubana. E’ un elemento cheaggiunge ancora più suspense aduna trama già piena di misteri,indizi e sospetti – come la vita diWilson.L’ombra del potere ci dimostracome è nata l’egemonia dellaCIA, e come un’organizzazione,piena di bravi ragazzi devoticome Wilson, possa infangarsi ecreare nemici per giustificare lapropria esistenza.

DARIANNA CARDILLI

L’OMBRA DEL POTERETitolo originale: The good shepherd … Sceneggiatu-ra: Eric Roth …Fotografia: Robert Richardson…Montaggio: Tariq Anwar …Scenografia: JeannineOppewall ...Costumi: Ann Roth …Musiche: BruceFowler, Marcelo Zarvos …Interpreti: Matt Damon,Timothy Hutton, Angelina Jolie, William Hurt, BillyCrudup, Joe Pesci, John Turturro, Alec Baldwin,Robert De Niro …Produzione: Morgan Creek, Tribe-ca, American Zoetrope …Distribuzione: Medusa…Usa 2007 …colore 167’

di Robert De Niro

••• DOPPI GIOCHI, linguaggisegreti, identità fasulle,stratagemmi, codici, bugie, spie econtrospie: bisogna davvero stareattenti durante le quasi tre ore diproiezione che, ricoprendo ilperiodo dal 1925 fino al 1961,narrano la creazione e lo sviluppodella CIA, fino al fallimento dellaBaia dei Porci. Ma ne valeassolutamente la pena, perché DeNiro, dopo un un’assenza ditredici anni dal ruolo di regista, ciha consegnato un vero gioiello.Edward Wilson (interpretatomeravigliosamente da MattDamon, che meritava unanomination agli Oscar),giovanotto di ottima famiglia,imperscrutabile e silenzioso, èuno studente precoceall’università di Yale. Invitato a farparte della società segreta Skull

esecuzione capitale inflitta dalregime di Franco, ormai aglisgoccioli. Una morte che avrebbecontribuito, secondo il regista, alriformarsi di una coscienza politicanegli assopiti connazionali.Siamo a Barcellona nel settembredel ’73, tra forti tensioni sociali eferoci repressioni. In un agguatodella polizia, Salvador Puig Antich(l’attore tedesco Daniel Brühl,rivelatosi con Goodbye Lenin, quia suo agio col castigliano come colcatalano) viene ferito e arrestatocon l’accusa di aver ucciso unpoliziotto. In attesa del processo,rievoca all’avvocato d’ufficio gliultimi mesi di guerriglia, come

Titolo originale: Salvador Puig Antich …Sceneggia-tura: Lluis Arcarazo …Fotografia: David Omedes…Scenografia: Antxon Gomez …Montaggio: Aixala…Musiche: Lluis Llach …Interpreti: Daniel Brühl,Leonor Watling, Tristan Ulloa, Leonardo Sbaraglia,Ingrid Rubio, Mercedes Sanpietro …Produzione:MediaPro …Distribuzione: Istituto Luce … Spagna2006 …colore 133’

di Manuel Huerga

Page 39: Lezioni di volo - FICE

s c h e d e c r i t i c h e

39V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

autobiografico, sopravvalutato masincero. Un diario sullesuggestioni dell’ambiente, sulladifficoltà di restare se stessi inun’esistenza segnata dalla rivalitàtra bande rivali e le primeesperienze amorose, cercando dicontrollare con razionalitàl’impulso dell’odio e dellavendetta.È il ritratto di un’adolescenzanell’estate del 1986, tra i vicoli diQueens, tra bulli ed emancipati,amicizie sincere ed intolleranzerazziali. Montiel, nella rilettura delsuo romanzo, sceglie unadattamento fedele e rigoroso.Rivela un debito di riconoscenzaverso il pudore e la mancanza dimisura nei conflitti delle pellicoledi Cassavetes, cercando sempreun equilibrio nella serenità, unaricostruzione anche mentale delriscatto individuale, che riesce asuperare difficoltà ed intoppi deldestino.Nella revisione della propriaadolescenza, l’autore citainevitabilmente i classici dellaletteratura, mettendo a fuocoangosce ed insicurezze con ledifficoltà degli eroi di Jack London.Guida per riconoscere i tuoi santi

è a suo modo un classico,

immediato e impulsivo nellacostruzione, in cui la vita nellaperiferia diventa spazio aperto. Nelsuo ritorno a casa, il registaannulla il passaggio del tempo,rimontando ricordi e ambizioni,cercando sollievo e consolazionenelle pieghe della memoria, ma fradiscordanze e imprecisioni riesce acontaminare la forza rinnovatricedel presente con le colpe dellafuga e i piccoli doloridell’esperienza.Intorno ai santi del quartiere, cheproteggono e aiutano anime indifficoltà, Montiel cerca uno stileessenziale che restituisca verità aduna visione di sconfitti e vinti,eternamente marginali, attraversouna fotografia che è frammentatae caotica per gli anni ‘80 ma poidiventa più morbida, con tonalitàpiù calde per il presente, perrimarcare l’armonia e la saggezzaconquistate senza consolazioni edautoassoluzioni. È una storia diripensamenti senza il rimpianto dioccasioni perdute, filtrati dalla lucedella maturità che rinsaldasempre, con comprensione etolleranza, i fili spezzati dellerelazioni e dei sentimenti delpassato.

DOMENICO BARONE

GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI

Titolo originale: A guide to recognizing your saints…Sceneggiatura: Dito Montiel …Fotografia: EricGautier …Montaggio: Jake Pushinsky, ChristopherTellefsen …Scenografia: Cherish Magennis …Musi-che: Jonathan Elias …Interpreti: Chazz Palmintieri,Shia LaBeouf, Robert Downey jr., Rosario Dawson,Dianne Wiest, Channing Tatum, Scott Michael Cam-pbell …Produzione: Xingu Films, First Look Studios…Distribuzione: Mikado …Usa 2006 …colore 98’

di Dito Montiel

••• RISCHIAVA DI essere archiviatocome il disastro di Venezia 2006,come Richard Kelly con Southland

tales è stato affossato a Cannesdopo Donnie Darko; eppure,incassati i “buu” di prammaticadei peones del Lido, The fountain

si è rivelato un film interessante,degno di attenzione per lasontuosa fattura e per l’approcciospirituale. Il mito dell’albero dellavita, l’Inquisizione, il ciclodell’esistenza, la malattia el’immortalità: ingredienti senz’altroambiziosi che, oltre a rivelare unconvincente Hugh Jackman senzasuperpoteri, confermano il talentovisionario, la regia fluida dai tonielegiaci di un autore che ciimmerge nel suo mondo conapparente facilità, che orchestrauna sua visione poetica di grandeimpatto.Il film è suddiviso in tre diversi

frammenti connessi e intrecciati: laregina di Spagna invia ilconquistatore Tomas Creo astrappare ai Maya il segretodell’immortalità; la stessa storia ènarrata da una scrittrice ammalatadi cancro, al giorno d’oggi, il cuicompagno ricercatore, TommyCreo, ha forse estratto da unapianta tropicale il rimedio contro ilmale, che assicura ilringiovanimento delle cellule; unuomo del XXVI secolo, Tom,attraverso la meditazione approdaall’Albero della vita, se ne nutre manon riesce a evitare che l’alberomuoia, prima della “rigenerazione”che riconduce alla credenza Maya

del Regno dei morti. Questo terzoframmento ha suscitato il maggiordisappunto a Venezia, dove il filmera in concorso, ma basterebbeconsiderarlo metafora su un uomoal termine del proprio percorso, oanche solo la rielaborazione diquanto narrato precedentemente,per valutarlo al di là dell’esito.Il regista evita di cadere nellatrappola del pistolottomisticheggiante: la morte e larinascita, nel ciclo vitaledell’universo, sono affrontate inchiave laica. Non c’è nessuno cherisuscita: la scrittrice si accomiatacon grazia accettando la pienezza elo stupore del percorso umano,

con una bella e commovente idea:piantare un seme sulla propriatomba per far germogliare la vitadalla morte. L’uomo è dappertutto,un concetto a metà tra le religioniorientali e la poesia in musica diSergio Endrigo e Gianni Rodari.Concetti profondi, affrontati conspavalderia e una piccola dose diincoscienza (gli storici eviteranno dianalizzare la ricostruzione dei Maya,così come l’approccio romantico aiGrandi Temi può apparire facilescorciatoia) in un’opera checonferma l’ammaliante cifrastilistica di Aronofsky, rivelatosi aicinefili con i precedenti π – Il

teorema del delirio e Requiem for a

dream. Da segnalare lestraordinarie musiche di ClintMansell, a metà strada tra PhilipGlass e la tradizione irlandese.

MARIO MAZZETTI

L’ALBERO DELLA VITATitolo originale: “The fountain” …Sceneggiatura:Darren Aronofsky, Ari Handel …Fotografia: MatthewLibatique …Scenografia: James Chinlund …Costu-mi: Renée April …Montaggio: Jay Rabinowitz…Musiche: Clint Mansell …Interpreti: Hugh Jack-man, Rachel Weisz, Ellen Burstyn, Mark Margolis,Sean Patrick Thomas …Produzione: New Regency,Warner Bros Pictures …Distribuzione: 20th CenturyFox … Usa 2006 …colore 97’

di Darren Aronofsky

••• CON LO STESSO spirito ribellee non riconciliato delle cronachefamiliari raccontate dal cinemaamericano anni ’70, che sichiudevano con fughe salvificheverso l’orizzonte alla ricerca di

nuovi punti di riferimento, Guida

per riconoscere i tuoi santi,vincitore annunciato dellaSettimana della Critica all’ultimaMostra di Venezia, è un raccontodi formazione e redenzione suilegami di sangue, viscerali einsopprimibili, che condizionano esnaturano la vocazioneindividuale.In bilico tra tragedie, complicitàtacite connesse al degradourbano, alla cultura della strada egenerati dalla convivenza forzatadentro spazi ristretti, il film diMontiel è fortemente

Page 40: Lezioni di volo - FICE

40 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

s c h e d e c r i t i c h e

I RACCONTI DI TERRAMAREil suo film si apre edipicamente conl’uccisione del padre da parte delgiovane principe protagonista. Lostesso Goro, con Keiko Niwa, haadattato tre romanzi del ciclo epicoRacconti di Terramare, storia dellaricerca della propria identità in unmondo di fantasia nel quale si èspezzato l’equilibrio tra luce edombra, vita e morte.Visivamente sontuoso come datradizione di famiglia (dune, mari intempesta, una natura rigogliosa,accurate geometrie urbane),narrativamente tortuoso, crudo e atratti spaventevole per i più piccoli,il film si apre con segnaliinequivocabili della rotturadell’armonia: carestie, malattie,lotta tra draghi nel mare intempesta. Questi vivevano untempo in pace con gli uomini, poi aiprimi sono rimasti vento e fuoco, ai

secondi terra e mare. Il giovaneAiran, dicevamo, uccide senzaapparente motivo il padre sovrano.Datosi alla fuga, incontral’Arcimago Ged con cui intraprendeun viaggio anche metaforico, primanella città di Hort dove molti uominisono schiavizzati e dove salva lagiovane Therru, poi ospite di unastrega benefica. Il malvagio,dall’aspetto femmineo, è LordCobb, che vuole attingere alsegreto dell’immortalità, pervasodalla stessa ansia e dalla pauradella morte – o meglio, della vita –che sono all’origine delletribolazioni del giovaneprotagonista. Tra duelli e agguati,alla ricerca del vero Nome peraddomesticare la natura e le ombreabbandonate da uno spiritoinquieto, il film si dipana per quasidue ore catturando lo spettatore

con la sua cifra visiva, che si ponesulla scia dei capolavori La città

incantata e Il castello errante di

Howl di papà Hayao e anche, per iriferimenti all’idillio spezzato trauomo e natura, al precedentePrincipessa Mononoke.

MARIO MAZZETTI

Titolo originale: Gedo senki …Sceneggiatura: GoroMiyazaki e Keiko Niwa dai romanzi “Il mago di Ear-thsea”, “Le tombe di Atuan” e “La spiaggia più lon-tana” di Ursula K. Le Guin …Scenografia: TakeshigeYoji …Musiche: Terashima Tamiya …Produzione:Studio Ghibli …Distribuzione: Lucky Red …Giappo-ne 2006 …colore 115’

di Goro Miyazaki

••• LO STUDIO GHIBLI di HayaoMiyazaki (premio Oscar e Orsod’Oro a Berlino con La città

incantata, Leone d’oro alla carrieraa Venezia 2005) ha presentato aVenezia 2006 l’opera prima del figlioGoro, classe 1967. Laureato inscienze forestali, Goro ha ricopertoin passato l’incarico diamministratore delegato del GhibliMuseum di Mitaka.Chissà che non sia una metaforaper allontanare da sé ogni sospettodi nepotismo o per gestire ladifficile eredità artistica, fatto è che

ASTERIX E I VICHINGHI

del capo del clan vichingo. Senzatradire la tradizione animata (7 film)dei due baffuti guerrieri gallici,sempre collegata a una vena di satirasociale sul contemporaneo, il film deidanesi Fjeldmark e Møller (Aiuto!

Sono un pesce) strizza l’occhio alpubblico adolescenziale con duepersonaggi freschi che ricalcano leultime tendenze in quanto a modellidi normalità giovanile. In particolare,spicca il nuovo stereotipo accoppiato

che vuole il maschio tenero ecucciolone, la femmina scalciante evincente.Appena arrivato da Parigi,Spaccaossix (voce di Pino Insegno)deve essere addestrato da Asterix eObelix per diventare uomo degno dicapeggiare nel futuro la comunità.Cittadino che mostra di saperlalunga, in realtà il ragazzo pacifista evegetariano svela piuttosto il suolato pigro e impaurito. La sfidapedagogica per i due baffuti ebattaglieri combattenti si presentaardua, tanto più quando gli invasorivichinghi con la voglia di volarerapiscono il giovane protetto. Infatti,i barbari scandinavi non conosconola paura “che mette le ali” quanto il

teenager rockettaro e surfista, anchese il vero volo lo farà grazieall’amore.La commedia animata, a disegnipuliti e chiari, funziona con i ritmigiusti, scontri fra musiche rap eceltiche, nomi a doppio senso,citazioni scherzose. E, come per ognicartoon movie che si rispetti ormai,occhio ai divertenti titoli di coda!

THOMAS MARTINELLI

Titolo originale: Astérix et les Vikings ...Sceneggiatura:Jean-Luc Goossens ...Scenografia: Albert Uderzo…Animazione: Jesper Møller …Musiche: AlexandreAzaria …Montaggio: Stig Sparre Ulrich …Produzione:M6 Studios, A. Film A/S …Distribuzione: DNC …Fran-cia/Danimarca 2005 …colore 78’

di Stefan Fjeldmark e Jesper Møller

••• OVVERO “Asterix, Obelix e igiovani d’oggi”, che forse rendemeglio il senso di quest’ultimaversione animata dei popolari eroifrancesi a fumetti di Goscinny eUderzo (quest’ultimo coinvolto nellarealizzazione degli sfondi). In effetti,l’obiettivo si concentra sui teenagerinnamorati di opposte tribù:Spaccaossix, pavido nipote del capogallico, e la tosta e scatenata Abba(doppiata da Martina Stella), figlia

TRANSYLVANIAmusicali e ritmiche ed un infinitoviaggio nelle terre di frontiera daiconfini mai tracciati, alla ricerca diun’idea armonica di poesia in cui siincontrino popoli di opposta etnia arafforzare legami naturali e profondisullo sfondo di un Paese devastatodalle rovine ideologiche.Una ragazza milanese viaggia conl’amica attraverso l’Europa alla ricercadi un musicista, ma durante ilpercorso finisce con l’identificarsinelle contraddizioni dei paesiattraversati. È semplicementespettacolo, senza la poesia oniricadegli zingari di Kusturica, colorato edorgiastico nel suo filosofico divenire,in cui ogni elemento generaimprovvisazioni musicali.L’autore continua a produrre pellicolesulla memoria perduta, estremizzandola vocazione estetica di narratore,raccogliendo e mettendo in scenal’abituale percorso di morte e rinascita

con l’esclusione della cultura gitana,restando sempre in bilico con laseduzione di leggende e racconti orali.Fotografa villaggi fantasma e festepagane cercando di riprodurre ilgusto per la vita, i desideri passionali,senza mai preoccuparsi diconseguenze e dolori. In un paese o inun altro, il regista continua, comemolti, a girare sempre la stessa storia,partendo sempre dall’insofferenza edil sospetto verso lo straniero,dall’indifferenza della gente, conmetafore e immagini a volteindecifrabili ed uno stile che restasospeso tra il documentoantropologico ed un percorso diconoscenza nella follia amorosa chegenera pace e serenità.Transylvania, che ha chiuso lo scorsoanno le proiezioni al Festival diCannes, prosegue l’elegia deiclandestini in fuga da un mondo chenon capiscono e li rifiuta,

rigenerandosi soltanto nella libertà deicorpi e dei sensi, in un cammino diiniziazione tra tradizioni e costumi,senza sentimentalismi o moralismiricattatori. Dentro paesaggi emotivi efacce scolpite dal dolore edall’abitudine alla sofferenza mailluminate dall’allegria e dalla felicità,l’autore usa come figurine personaggidalle psicologie elementari perriprodurre l’energia e le storie del suopopolo, testimone del passato e delpresente, proteso a dar voce agliultimi ed esiliati, dimenticati edisadattati. Raffinato e rozzo, allaricerca filologica di accenti e colori, ilfilm difetta nella sintesi, convincenell’etica dei marginali e perseguitati,adagiandosi sull’idea di un realismopoetico ed amoroso scandito dafonemi ed armonie che musicano ildissesto e la dissoluzione delle originie delle radici del Centro Europa.

DOMENICO BARONE

Sceneggiatura: Tony Gatlif …Fotografia: CélineBozon …Montaggio: Monique Dartonne …Sceno-grafia: Brigitte Brassart …Musiche: Tony Gatlif, Del-phine Mantoulet…Interpreti: Asia Argento, AmiraCasar, Birol Unel, Alexandra Beaujard …Produzione:Princes Films, Pyramide Productions …Distribuzio-ne: Lady Film …Francia 2006 …colore 105’

di Tony Gatlif

••• ISTINTIVO, narcisista eautocompiaciuto, Transylvania

condensa tutti i pregi e i difetti delcinema gitano di Gatlif, con i suoisimbolismi esoterici, le possessioni

Page 41: Lezioni di volo - FICE

s c h e d e c r i t i c h e

41V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

dell’impero austriaco, a esibirsicome mago sulle scene.L’illusionista è un film in cui lasuspense si basa sul piaceredello stupore, sulla meraviglia difronte all’inspiegabile, presentatocon l’evidenza della normalità. Lescene ambientate in teatroimpregnano il protagonista di unpotere incantatore che fa diquest’uomo senza alcunapresenza fisica particolare unpersonaggio che impressiona,grazie al solo modo in cui posagli occhi sul suo interlocutore.La storia è una storia d’amore, ilracconto di una separazioneforzata e un ritrovarsi degliamanti, di una minaccia cheincombe e del tentativo discampare ad essa.Neil Burger tesse sottilmente i filiinvisibili della sua ragnatela: gliocchi fieri di Edward Norton, lespire della musica di Philip Glass,il movimento felino dellamacchina da presa nel teatro –dalla platea al palco,dall’illusionista agli assistentiimmobili accanto alle quinte – elo spettatore si ritrovainevitabilmente avviluppato.Gioco di prestigio accattivante,L’illusionista è uno spettacolo incui si ritrova il piacere del cinemacome macchina dei sogni.

SILVIA ANGRISANI

THE ILLUSIONIST

Titolo originale: The illusionist …Sceneggiatura:Neil Burger da un racconto di Steven Millhauser…Fotografia: Dick Pope …Montaggio: Naomi Gera-ghty …Musiche: Philip Glass …Interpreti: EdwardNorton, Paul Giamatti, Jessica Biel, Rufus Sewell,Eddie Marsan …Produzione: Bull’s Eye, Bob YariProductions, Contagious, Michael London Produc-tions, Stillking Films …Distribuzione: Eagle Pictures…USA 2006 …colore 110’

••• BUIO IN SALA. Le fiaccoleallineate sul proscenio fannobrillare la loro fiamma. Il sipario siapre su un palcoscenico vuotodove, solo, troneggia un uomo. Unuomo qualunque,apparentemente, ma la macchinada presa avvicinandosi scoprel’intensità di uno sguardo cheattrae immediatamente a sé ogni

attenzione. Eisenheim è unillusionista e a Vienna, agli inizidel Novecento, riempie ognisera il suo teatro con apparizionistraordinarie e trucchi chelasciano interdetto finanche ilpubblico più avvertito.Figlio di un falegname, daragazzo Eisenheim si èimbattuto in un vecchio magoche nello spazio di qualcheminuto ha segnato il suodestino. Nel suo percorso unaltro incontro lo haindissolubilmente marcato,quello con la giovane duchessaSophie: un idillio impossibileche ha reso necessario l’esilio inOriente, per lunghi anni, primadi tornare in Europa, nel cuore

••• NON CREDIATE allegigionesche bugie di Pollack, cheafferma cinicamente di non capirenulla di progetti di architettura,perché con l’intelligenza e l’acumedello studente sveglio e perspicaceil regista documenta, con curiosità,il privilegiato rapporto d’amiciziacon l’architetto del secolo,attraverso riflessioni sull’eserciziodell’arte e la vita, rendendoomaggio senza retorica al poetadelle linee curve, delle vele e dellealtre costruzioni che si incastranonella terra rimodellando lageometria delle metropoli.

Frank Gehry: creatore di sogni,documentario proiettato fuoriconcorso a Cannes 2006, è unpercorso nell’intuizione dellacreatività; il resoconto di unrapporto profondo, cementatodalla sintonia, in cui due artistiragionano sulle intersezioni e ladecostruzione dei generi,ragionando sulle curve, gliarrotondamenti e le diramazioniche hanno modificato l’ideatradizionale e classica dellospazio. Nella lungaconversazione i due siscambiano i ruoli, tracciando ilritratto del creatore delGuggenheim di Bilbao in modospiritoso e sincero, raccontandola sua vulnerabilità nell’ironicaconfessione del divorzio, iricordi infantili e la passioneaccecante per l’hockey.Schizzi e disegni diventano trattilabirintici e occasioni diconfronto e dialogo, sfideintellettuali sulla comprensionee l’utilizzo dell’idea di forma,intesa sia come risultato finaleche come proporzione traelementi contrapposti macomplementari. Pollack usa lapellicola per mostrare lamaestosità degli edifici ed ilvideo per riprendere confidenze

e scambi, con una regia cheevidenzia la familiarità e lacollaborazione tra i due cervelli,arricchendola di dettagli piccolied apparentemente insignificantisulle emozioni e le visioni. Frank

Gehry: creatore di sogni è unfilm sull’attrazione per laconoscenza, un gioco razionalesulla nozione di tempo, sulmistero della struttura perindagare sulla labilità dellacondizione umana, in un ritrattoprivato sulla semplicitàdell’ossessione creativa,sull’originalità perversa neldisegnare linee oblique che,sospese dentro cupole e vetrate,inventano nuovi mondi.

DOMENICO BARONE

FRANK GEHRY: CREATORE DI SOGNI

Titolo originale: Sketches of Frank Gehry ...Fotogra-fia: George Tiffin, Claudio Rocha, Marcus Birsel…Montaggio: Karen Schmeer …Musiche: Sorman &Nystrom …Produzione: Mirage Enterprises, Thirte-en/Wnet, New York American Masters, LM Media…Distribuzione: Bim …Usa 2006 …colore 90’

di Sydney Pollack

di Neil Burger

••• POLITICAMENTE e moralmenteinattaccabile nella sua visionefilopalestinese, Per uno solo dei mieiocchi è la rilettura dei miti di Sansone eMassada, legati indissolubilmente alconflitto arabo-israeliano ed analizzatiper cercare di comprendere le ragionidell’odio e dell’intolleranza etnica.Mograbi, che conosce ragioni e torti,esecuzioni e stragi, fotografa le vittimedelle bandiere, elimina la voce fuoricampo e l’ironia del paradosso,registrando le parole della sofferenza, lostato di assedio permanente,l’impossibilità di costruire relazionisenza cadere nelle insidie e nellacorruzione dell’integralismo, nellevendette incrociate che annullanorepentinamente sforzi e travagli di unpossibile dialogo.Nel suo personale viaggio dentrol’insidia e le difficoltà quotidiane, ilregista prende nota dell’emergenzaininterrotta tra posti di blocco, ansiecrescenti, il dolore compresso di chi nonpuò vedere le figlie al di là dei blocchi, dichi non ottiene i permessi per lavorareoltre il muro. Mograbi costruisce unreportage a tesi, gira in soggettiva senzacensure puntando sull’emozione diretta,scevra da condizionamenti ideologici,coniugando passato e presente,leggende e menzogne. Con la stessaconsapevole lucidità della prosa diDavid Grossman, l’autore elimina ladistanza tra narratore e testimone,conduce lo spettatore dentroun’ipotetica zona di libertà in cui laparola “tregua” resta un suono astratto,testimoniando la buona volontà diquegli israeliani che cercano una formadi contatto con i nemici, superandoostacoli militari e burocratici. Mossodalla passione, sceglie una rilettura deimiti nella follia dell’oggi, illustrando lapredestinazione al sacrificio e puntandosull’effetto straniante e sarcasticodell’esegesi delle origini sugli effettisecolari e consequenziali di torture eingiustizie. Presentato fuori concorso aCannes 2005, il documentario osservacon amaro realismo drammi ed orrori,certifica la sistematica violazione deidiritti umani, alla ricerca di un codice dicomunicazione capace di superare lacecità del potere, nel vuoto ipnotico estrumentale delle ideologie e dellaguerra.

DOMENICO BARONE

PER UNO SOLODEI MIEI OCCHITitolo originale: Nekam Achat Mishtey Eynay …Sceneggia-tura: Avi Mograbi …Fotografia: Philippe Bellaïche, AviMograbi, Itzik Portal …Montaggio: Avi Mograbi, Ewa Len-kiewicz …Interpreti: Shrede Tabarin …Produzione: AviMograbi Productions, Les Films d’Ici …Distribuzione: Fan-dango …Francia/Israele 2005 …colore 104’

di Avi Mograbi

Page 42: Lezioni di volo - FICE

42 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

LADYSNOWBLOOD Neve di sangue(2 dvd)di Toshiya Fujita1) LADY SNOWBLOOD- Blizzard from thenetherworld

Giappone 1973 ...B/N e col. 97’

2) LADY SNOWBLOOD - Love song ofvengeance - Giappone 1974 ...B/N e col. 89’

Audio: Giapponese ...Sottotitoli: Italiano ...Video: 2.35:1 – 16/9 ...Extra: trai-ler ...Etichetta: KeyFilms – Medusa

••• Giappone, 1784. Dentro una cella, unadonna di nome Sayo muore nel dare alla luceuna bambina. Il nome della nascitura è Yuki(Neve) e il suo destino è già scritto: vendicarela madre, che solo un anno prima era stataviolentata da una banda di malviventi e daglistessi aveva poi subito l’uccisione di marito efiglio. Decisa alla vendetta, la donna avevavisto fallire il suo scopo dopo aver ucciso ilprimo assassino della lista e il successivoarresto. Sarà dunque Yuki, sua figlia, acontinuare l’opera. Fonte di ispirazione perQuentin Tarantino e il suo Kill Bill, LadySnowblood – Blizzard from thenetherworld, girato nel 1973, è consideratoin patria un vero e proprio capolavoro. Pococonosciuto invece in Occidente, dove soltantograzie al tributo di un cinefilo come Tarantino(amante oltretutto del genere exploitation), ilfilm è riuscito a trovare un’adeguata visibilità.Tanti i punti in comune tra la pellicola diFujita Toshiya (che si ispira peraltroall’omonimo manga nipponico) e Kill Bill:dalla familiarità che le protagoniste hannocon le arti marziali alla loro abilità con laspada, dalla divisione del film in capitoli alduello nel giardino innevato, dall’alternanzatra bianco e nero e colore all’uso del ralenti.Senza dimenticare la bellissima canzone diapertura (The flower of carnage) cantatadalla protagonista Meiko Kaji e riproposta daQuentin Tarantino. Girato in cinemascope concolori sgargianti, il film di Toshiya si regge suuna splendida fotografia ed un montaggioaggressivo. Pur partendo dal cinemagiapponese degli anni Quaranta, ricco di filmche avevano per protagonisti eroicontraddittori immersi in un mondo spietato,violento e spesso amorale, Lady Snowbloodappare un titolo certamente moderno e quasisperimentale: passaggi dalle illustrazionimanga a veri e propri collage efotomontaggi, frequente uso della macchinaa mano. “Tu hai un destino. Dimentica lagioia, dimentica la compassione, dimenticaamore ed odio, dimentica tutto tranne lavendetta!”: questa la frase simbolica di unfilm che pone in primo piano la violenzacome unico antidoto ad un mondo brutale emacabro. Una violenza sì barbara, ma dallavena ironica, che tocca a tratti (le scene dilotta) punte di lirismo. Visto il grande successoottenuto in Giappone, l’anno successivo ilregista decise di girare un secondo capitolo,Lady Snowblood 2 – Love song ofvengeance, che risulta però menoconvincente e dove vengono narrate lemissioni nelle quali, una volta portato atermine il suo disegno di vendetta, verràingaggiata la protagonista. KeyFilms e

THE DEAD di John HustonInghilterra/Irlanda/Usa 1987 ...colore 79’Audio: Italiano mono, Inglese 2.0 ...Sottotitoli: Italiano ...Video: 1.85:1 –16/9 ...Etichetta: Eagle Pictures - Passworld

••• The Dead - Gente di Dublino (tratto daun racconto di James Joyce contenuto inGente di Dublino) è consideratogiustamente il testamentocinematografico di John Huston. Per iltitolo volutamente programmatico, perla decisione di Huston di rendere unestremo omaggio all’Irlanda, sua terradi origine, ma soprattutto perchégirò il film pochi giorni prima dimorire, ormai paralizzato su unacarrozzella e amorevolmenteassistito da una strepitosacompagnia di attori irlandesi, dalfiglio Tony che firma la

sceneggiatura (che ottenne unanomination all’Oscar) e dalla figlia Anjelica,che offre la straordinaria interpretazione diGretta, la donna borghese che sull’ondadell’emozione suscitata da una canzone aprela sua anima a un doloroso ricordo digioventù che credeva dimenticato. Dublino,1904: le anziane sorelle Merkan organizzanocome ogni anno il ricevimento di Natale. Sifa musica, si beve, si mangia, soprattutto sifanno pettegolezzi. Tutto si ripete comesempre, con l’ordine e le cadenze di unrituale, eppure basta un attimo, proprio sulfinire della festa e del film, per aprire unvarco nelle certezze di una vita che appareimmutabile ed è invece diversa e vulnerabile.Film che parla di morte ma – laicamente,come ha sempre insegnato Huston – perregalare più senso alla vita, che rievoca ilpassato ma solo per valorizzare il presente,che sembra ripiegare nella nostalgia mentreinvece invita alle sfide e a rimettersi in gioco.The dead, pur restando fedele al racconto diJoyce – al punto da riprodurne dialoghi emonologhi interiori – ne radicalizza latematica, liberandolo anche da quel minimodi realismo psicologico che lo scrittore avevapur sempre conservato, soprattutto nellaprima parte, così piena delle storie e deisentimenti dei vari personaggi. Grande,grandissimo cinema. Girato interamente aDublino, in piccoli ambienti e sempre alchiuso, con piccoli e sapienti movimenti dimacchina, stacchi improvvisi e immaginisorprendenti, The Dead racconta un paese euna cultura (l’Irlanda e Joyce) ma è universalequando indaga i palpiti del cuore e i misteridell’anima. L’edizione dvd è più cheaccettabile, se si considera l’età dellapellicola e il fatto che ilmaster non siastato sottopostoa nessunarielaborazione. E’invece lodevole piùdi ogni altra cosal’aver recuperato eimmesso sul mercatoun titolo di questovalore.

Medusa confezionano un eccellente prodotto,distribuendo due titoli finora inediti perl’Italia. Vista l’età dei film, risulta più chebuona la resa cromatica della traccia video,mentre la pista sonora è quella originale,sottotitolata per l’occasione. Al cofanetto èallegato un booklet a colori, mentre entrambii dischi includono come extra il trailercinematografico originale.

PARIS, TEXASdi Wim WendersGermania 1984 ...colore139’Audio: Italiano mono, Inglese 2.0, Ingle-se 5.1 ...Sottotitoli: Italiano ...Video:1.66:1 – 16/9 ...Extra: commento audio,scene tagliate, backstage, intervista, trai-ler ...Etichetta: Ripley’s Home Video

••• “L’ultimo film sembrasempre il più importante,ma sono veramenteconvinto che Paris, Texas siauna svolta nella mia carriera. Stavolta, adifferenza dei lavori precedenti, la trama hauna direzione precisa sin dal primomomento”. In questi termini si esprimeva, nel1984, Wim Wenders. Paris, Texas è l’ultimofilm da lui girato durante la permanenza diquattro anni negli Stati Uniti, ed oltre adintrodurre nella filmografia del registatedesco la novità dell’adozione di uno schemanarrativo delineato, rappresenta anchel’affrancamento culturale dal mitodell’immaginario americano, cosìossessivamente presente in tutti i suoi lavoriprecedenti. Una svolta che non impediscetuttavia a Wenders di tornare a trattare alcunedelle tematiche classiche del suo cinema: ilviaggio come ricerca di identità e la difficoltàa comunicare. Tematiche esaltate dalvagabondaggio del protagonista, Travis, chedopo aver trascorso quattro anni in Messicotorna, malconcio e smemorato, in Californiaper mettersi, insieme al figlio, alla ricerca dellagiovane moglie. Scritto dall’attore edrammaturgo americano Sam Shepard,Paris,Texas deve molto del suo successoall’aspetto stilistico-formale, impreziosito dallameravigliosa fotografia di Robby Müller edalle musiche del rocker Ry Cooder, che lorendono un western atipico. Comeprevedibile, il film non ebbe molto fortunanegli USA, mentre in Europa diventò subito ilcaso cinematografico dell’anno, fu esaltatodalla critica in modo quasi unanime e siaggiudicò la Palma d’Oro a Cannes. L’edizionedvd presenta il film nel suo formato originalee in una versione completamente rielaborataper quanto riguarda il comparto audio, estesoper l’occasione sui cinque canali. Moltosoddisfacente la sezione dedicata ai contenutispeciali, a partire dal commento al film di WimWenders. Lo stesso regista accompagna insottofondo la carrellata dei Ciak e scenetagliate, ed è il protagonista di un’interessanteintervista, in cui spazia dai suoi modelli – tracui Alfred Hitchcock e Yasujiro Ozu – allescelte adottate durante le riprese del film, finoal ricordo della vittoria della Palma d’Oro.Chiudono gli extra il backstage e il trailer.

Cult dvd a cura di GABRIELE SPILAr u b r i c h e

Page 43: Lezioni di volo - FICE

WALT DISNEY’SSILLY SYMPHONIES. A Companion to theClassic Cartoon Seriesdi Russell Merritt e J.B. Kaufman,ed. La Cineteca del Friuli

••• Uno straordinario lavoro diricerca negli archivi Disney haportato Russell Merritt e J.B.Kaufman (già autori di Nel paesedelle meraviglie: i cartoni animatimuti di Walt Disney, pubblicato epresentato alle Giornate delCinema Muto nel 1992) a scriverequesto straordinario libro sulleprime opere di animazione di WaltDisney, dieci anni cioè di SillySymphonies, che gli spettatoridegli anni Venti e Trenta si sonovisti scorrere davanti agli occhi,novità assoluta nel cinema e benpresto nell’immaginario di tutto ilmondo. Ogni cortometraggio èanalizzato e raccontato con doviziadi particolari e informazioni chevanno dalla produzione agli autoridei disegni, dai registi ai costi, alluogo dove ha debuttato. Inoltre illavoro è completato da appendicisulle Symphonies mai realizzate, ifumetti, i dischi, i libri, informazionisu tutte le edizioni video, dvd elaserdisc dei film. Bellissimeillustrazioni a colori e in bianco enero, disegni e bozzetti originali,fotogrammi presi direttamente daifilm e riprodotti con ottima qualità,una ricca e rara collezione diimmagini; tratti delicati, vivaci,fantasiosi, personaggi e storie diun’America lontana e incursioni inmondi inventati poi divenutifamiliari. Una magnifica sintesi didisegni e musica, di fatto ifondamenti dell’universo animato.Un’opera (in inglese, a segnalare lavocazione internazionale dellaCineteca del Friuli ma anche lacentralità di questo lavoro per glistudiosi di animazione di tutto ilmondo) non solo per addetti ailavori ma anche per chi vuolescoprire e riscoprire il mondoDisney ai suoi esordi. Il libro è invendita nelle librerie specializzate enell’internet bookshop www.ibs.it.

MEDEA DI PASOLINICronache del tempo ericordi dei protagonistiQuaderni della Biblioteca “LuigiChiarini”,ed. Centro Sperimentale diCinematografia

••• Un libro fotografico, un librogiornalistico, il ricordo di uncinema che sapeva rischiare eparlare con un linguaggio edespressioni universali. Il film èMedea di Pasolini, il ricordo èrappresentato (anche) dallarassegna stampa di quegli anni,corredata da una bellissima serie difotografie di scena. Il libro nasceper caso, grazie ad alcuni intreccifavorevoli: il ritrovamento fortuito,grazie a Gioia Fiorella Mariani, diuna raccolta della rassegna stampaappartenuta alla casa diproduzione del film, la San Marco,e l’aver “ritrovato” tanti annidopo, al Centro Sperimentale,alcuni docenti che all’epocaavevano collaborato al film, tra cuiEnnio Guarnieri, autore dellafotografia, l’operatore SergioSalvati e il costumista Pietro Tosi. Ilpercorso fotografico e gli articoliruotano attorno ai tre grandi cheerano poi l’anima del film: l’ereticointellettuale Pasolini, la diva Callase un produttore atipico, RenzoRossellini. Attraverso gli aneddotiraccontati da chi ha vissuto lalavorazione del film, riaffiora ilprofilo di un mondo umano epotente e si rievoca, oltre al film,anche il dramma di Medea, cheaffiora dietro una luce, dentro unosguardo, di un film indimenticato.

ANALIZZARE I FILMdi Augusto Sainati eMassimiliano Gaudiosi,Marsilio Editore

••• Il libro di Augusto Sainati eMassimiliano Gaudiosi è un ottimostrumento per capire e riconoscerele forme del linguaggiocinematografico guardando e

analizzando un film. “Simile a unlavoro di investigazione, l’analisidel film è una pratica che combinauna dimensione soggettiva e unadimensione oggettiva… In chemodo il film interroga la miasensibilità, la mia cultura, la miacinefilia, la mia comprensione, ilcuore e la mente, insomma?”. Eaccanto a questo, capire einterpretare dati esterni, oggettivi,verificabili, codici e teorieconsolidati. Il film come unpaesaggio in cui immergersi, fattodi componenti di varia natura, daosservare e interpretare; esplorareil film dalla narrazioneall’inquadratura, fino almontaggio e al sonoro, passandoper lo sguardo e le sue dinamiche.Il libro si conclude con una raccoltadi analisi, interpretazioni, opinioni,di diversi e più che autorevoliautori sul film Vertigo di AlfredHitchcock, per dare un’idea,appunto, delle possibili diverseletture di uno stesso film, tuttepossibili, tutte motivate, oggettivema anche soggettive, frutto da unaparte degli strumenti chepermettono di analizzareun’opera, dall’altradell’interpretazione, dellasoggettività, della percezione di chiguarda: mai prescindibile.

OTELLO FAVADivi, maschere e belletti.Diario di un truccatorea cura di Vittorio Giacci, ed. Centro Sperimentale diCinematografia

••• Otello Fava, grande truccatoredi cinema, attraverso i suoi diari e isuoi appunti, scritti a mano nelcorso degli anni, si rivolge a unipotetico giovane “cineamatore”.Nel corso del tempo gli appuntisono stati trascritti dal nipoteMaurizio Fava e sorprende comel’uso della narrazione, laframmentazione degli episodi,raccontati a volte come flashback(quasi fosse un film), la prosalimpida e trasparente possanoraccontare un pezzo della storiadel nostro paese, anche se vista daun angolazione particolare, quelladi un’artista del trucco.Naturalmente si parla di cinema,grazie anche al contributo diregisti, scenografi, produttori,fotografi con cui Fava ha lavorato.Un truccatore quasi come uncritico di cinema, che è arte divisione ma che paradossalmentesembra voler celare invece disvelare, perché il trucco c’è… manon si deve vedere.

V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7 43

Cinema di cartar u b r i c h ea cura di CHIARA BARBO

P r o s s i m e u s c i t e

15 MAGGIOSpeciale Festival di Cannes

Vota il film d’essai dell’annoI film di maggio, giugno e luglio

30 AGOSTOSpeciale Mostra di Venezia

I film di settembre e ottobre

www.fice.it

Page 44: Lezioni di volo - FICE

44 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Polvere di stelle r u b r i c h e

••• Comeabbiamo giàconstatato in questinostri travelling àrebours nella storiadel cinema, cisono stati deglianni in cui, vuoiper caso vuoi permalizia deldestino, si sonoconcentratieventi,coincidenze escintille

creative, anchecontrapposti, che hanno attribuito un

significato speciale a queste porzioni ditempo altrimenti indistinte. Il 1937 è statouno di quelli. In Europa e nel mondo gliopposti schieramenti affilavano cupamente learmi e non si risparmiavano i colpi piùviolenti: in Spagna, nel marzo, la vittoriosabattaglia di Guadalajara delle brigateinternazionali contro il corpo di spedizioneitaliano segnò per le forze repubblicane untemporaneo alleggerimento della morsafranchista, subito rovesciato, il mesesuccessivo, dal bombardamento a tappeto diGuernica da parte dell’aviazione tedesca, maanche incrinato, a Barcellona e nel resto delpaese, dall’altrettanto spietata repressione dianarchici e trotzkisti ad opera della poliziapolitica di osservanza staliniana; nella Franciadel Fronte popolare di Léon Blum, già vicinoalla crisi di governo, gli esuli antifascisti Carloe Nello Rosselli furono trucidati da sicari alsoldo del regime di Roma, che si sarebbe trabreve allineato all’asse Berlino-Tokyo; rotti gliargini della prudenza internazionale, ilGiappone imperiale iniziò nel lugliol’invasione della Cina, inaugurando quellapolitica di aggressione che condurrà alla

seconda guerra mondiale; nell’Unionesovietica, i processi e le purghe dei dissidentio presunti tali contribuirono a indebolirel’immagine della terra del socialismo.Nel frattempo, un film d’ispirazione pacifistae avverso a tutte le frontiere di lingua, dirazza e di classe, La grande illusion di JeanRenoir, proprio in nome della tolleranza tragli esseri umani approfondiva il solco trademocrazie e totalitarismi, libertà e censura.Come è noto, il Presidente americanoRoosevelt dopo una proiezione privata delfilm alla Casa Bianca dichiarò convinto che“tutti i democratici del mondo lo dovrebberovedere”, nel momento stesso in cui lapellicola francese veniva bandita dal Belgio,dalla Germania nazista e dall’Italia.Presentato alla Mostra di Venezianonostante i malumori delle autoritàfasciste, il film di Renoir riportò un premiospeciale della giuria internazionale, malasciò la prestigiosa coppa Mussolini aScipione l’Africano di Carmine Gallone,kolossal autarchico a gloria del regime edella neonata Cinecittà, non a caso lanciatacon slogan del tipo: “Perché l’Italia fascistadiffonda nel mondo più rapidamente laciviltà di Roma”. Luigi Freddi, potentedirettore generale della cinematografiaitaliana, non aveva dubbi in merito:considerava La grande illusion un film“caratteristicamente politico, espressione diquella mentalità rinunciataria, quietista,antieroica che è appesa allo straccio biancodel pacifismo”, quindi intimamentepericoloso per lo spirito guerriero della razza,da vietare assolutamente.Il 28 aprile di quell’anno, sette giorni dopo laricorrenza fascista del Natale di Roma eappena uno da che il cervello sovversivo diAntonio Gramsci aveva cessato di pensaregrazie al trattamento del carcere speciale, ilDuce inaugurava in pompa magna i sessanta

ettari di Cinecittà, la cattedrale dell’”arma piùforte” costruita a passo di carica sulle ceneridegli stabilimenti della Cines. Come riportanole cronache dell’evento, dopo gli scrosci dipioggia e di grandine, “all’arrivo del Capo,ecco splendeva in un cielo purissimo il piùfulgido sole romano, quasi a benedire illavoro ardente degli uomini”: sulla viaTuscolana era nata la bottega dei sogni cheintendeva rivaleggiare, anche sul pianoideologico, con gli studios di Hollywood. Una“piccola illusione” che ebbe il merito dirilanciare la stagione produttiva dell’Italiafascista e seminare le premesse, ancorasotterranee, del cinema del dopoguerra.Ma il 1937 è stato anche il fertile anno dinascita di una generazione americana di“splendidi settantenni”, un vivaio di attoriche avrebbero rivoluzionato proprio laHollywood degli anni ’60 e ’70, portando sulloschermo metodi, personaggi, icone radiose dirivolta, ostili all’immaginario ufficiale.Parliamo di Warren Beatty, il Clyde diGangster Story ma anche l’autore di Reds,insolito omaggio alla rivoluzione sovietica e alsuo cantore John Reed; di Jack Nicholson,scanzonato Easy Rider e svuotato reporter,gangster istrionico e sempre in fuga dal nidodel cuculo; di Dustin Hoffman, il piccologrande uomo di tante battaglie di principio,dal marciapiede alla furia da Cane di paglia;di Robert Redford, con quella faccia da bravoragazzo che sa stare dalla parte giusta, controil potere, come attore, come regista, comeanimatore del Sundance Film Festival; e infinedi Jane Fonda, che non ha mai dimenticato,tra i precetti dell’Actor’s Studio e della vita, dispendersi, anche oltre lo schermo, per ladifesa dei diritti civili e contro lo scempio ditutte le guerre. Una generazione contro, nataall’alba del conflitto, che ha saputo coltivarela “grande illusione” di un altro mondopossibile.

a cura di GIOVANNI MARIA ROSSI

GENERAZIONE CONTRO1937: anno creativo per il cinema all'alba del conflitto mondiale. Mentre il Duce salutala nascita di Cinecittà, nasce la generazione che 30 anni dopo cambierà Hollywood

Jack Nicholson

Warren Beatty

Page 45: Lezioni di volo - FICE

Una iniziativa Fice con il sostegno delMinistero per i Beni e le attività culturali

Direzione generale cinema

in collaborazione con Kodak

Cortometraggiche passione!

N O N A E D I Z I O N E

BUONGIORNOdi Melo Prino Sceneggiatura: Melo Prino …Musiche: EnnioMorricone …Interprete: Domenico Lannutti…Produzione: Beka Films …Italia 2005 …colore 5’…Premio Fice Visioni Italiane Bologna 2005,Nastro d’argento miglior corto 2006, CapalbioCinema 2006, selezionato ai David di Donatello.

••• Breve ma folgorante vicendakafkiana, una continua serie dirisvegli, di sogno nel sogno nelsogno, caratterizzata dal cattivorapporto di un individuo (ilbravo Domenico Lannutti) con ilproprio riflesso nello specchio. Ilcorto italiano più premiatodell’anno. Musiche di EnnioMorricone, le stesse dei piùcelebri duelli western.

GEMELLINEdi Filippo D’AntoniSceneggiatura: Debora Alessi …Fotografia: Tom-maso Borgstrom …Montaggio: Francesco Bilotti…Interpreti: Alice Teghil, Fiore Manni …Produzio-ne: A.S.P. ...Italia 2006 …colore 12’ …Corto di“Interesse culturale nazionale”, Capalbio Cinema,selezionato ai David di Donatello.

••• Una storia simile a recenticasi di cronaca: Viola e Diletta

sono due amiche per la pelle,compagne di classe piuttostoallergiche allo studio. La scuolaè finita: Viola è stata bocciata, eper sviare l’attenzione deigenitori le due “gemelline”simulano un tentato stupro daparte di un extracomunitario,arrivando a fornire alla poliziauna descrizione inventatadell’assalitore. Le due diventanopopolari presso i ragazzi delgruppo, “meritandosi” unaestate spensierata, finché lapolizia le convoca peridentificare il presuntoassalitore… Diplomatosi allaNew York Film Academy, ilregista ha realizzato corti edocumentari, mentre con iltrattamento “Uomini di trelettere” ha vinto il PremioSolinas nel 2004. Alice Teghil erala protagonista di “Caterina vain città” di Virzì.

JAMALdi Luisella RatigliaSceneggiatura: Luisella Ratiglia …Fotografia: IvanCasalgrande …Montaggio: Pierpaolo Adami …Musi-che: Orchestra di Piazza Vittorio …Interpreti: MayaSansa, Hedy Krissaane …Produzione: Frame by Fra-me, Assessorato alle politiche culturali della Provin-cia di Roma …Italia 2006 …colore 5’ …Cinema –Festa internazionale di Roma (sezione Extra).

••• Un’italiana e un arabo siincrociano in un bar. Lei è

allarmata dal suo sguardo, lui nescruta con attenzione i gesti.Quando, fuori dal locale, lui lainsegue, nella mente della donnaprende forma una minacciadettata dal pregiudizio. Unframmento di vita quotidiana cheriesce a distillare la “diversità” dialtre culture, di altre esistenze ela diffidenza che spessoaccompagna le occasioni dicontatto. Musiche dell’ormaicelebre Orchestra di PiazzaVittorio, esempio vivente ditolleranza e integrazione.

MARTA CON LA Adi Emiliano CorapiSceneggiatura: Emiliano Corapi, Renato Marchetti…Fotografia: Duccio Cimatti …Montaggio: E. Corapi…Interpreti: Barbara Folchitto, Renato Marchetti,Roberto Nobile …Produzione: World Video Produc-tion …Italia 2006 …colore 15’ …Premio Corto Lazio2006, La cittadella del corto di Trevignano Romano(premio Fice e premio del pubblico).

••• Marta vive in un piccolopaese della provincia laziale.Dopo la morte del padre, decidedi portare con sé la scatolina conl’ultima caramella lasciata dalgenitore, una “coperta di Linus”con la quale spera di cogliere leoccasioni che ha sempredesiderato, sentimentali eprofessionali, e di cambiare cosìla sua vita. Ma dovrà fare i conti

con la propria timidezza e colcaso… L’autore romano hadiretto corti, spot e documentari.Il corto “La storia chiusa”, ungiallo, gli è valso numerosipremi.

PUNTO DI VISTAdi Michele BanzatoSceneggiatura: Michele Banzato e Carla Rinaldi…Fotografia: Gianfranco Irlanda …Montaggio: Gio-vanni Ziberna …Interpreti: Sarah Maestri, IgnazioOliva …Produzione: Trees Pictures …Distribuzione:Emme Film …Italia 2005 …colore 6’ …Visioni ItalianeBologna 2005 (menzione speciale), Linea d’Ombra diSalerno 2006 (miglior Corto Italia), La cittadella delcorto di Trevignano Romano 2006 (Premio Arcomiglior regista), Valdarno Cinema Fedic 2006, sele-zionato al Nice e all’Italian Miami Festival 2006.

••• Una studentessa stasostenendo brillantementel’esame di diritto penale.Ritenendo di aver captato unosguardo indiscreto del giovaneassistente, la ragazza decide disedurre il suo esaminatore, fino aporgergli un foglietto con ilnumero di cellulare al terminedell’interrogazione. L’esitorisulterà imprevedibile… Ilregista, nato a Padova, è statoassistente di De Seta, Campiotti,Mereu, ed ha partecipato a“Ipotesi Cinema” di ErmannoOlmi. Ignazio Oliva si confermaabile interprete, la Maestri è stataapprezzata in “Notte prima degliesami”.

Direzione Generale Cinema

ne l le sale F ice

Page 46: Lezioni di volo - FICE

46 V I V I L C I N E M A m a r z o a p r i l e 0 7

Colonna sonorar u b r i c h e a cura di MARIO MAZZETTI

Non è da meno la colonna sonora,che parte con tre brani da titoli dicoda (e da classifica): una morbidaballata di Jewel, l’orecchiabile hip-hop di Snoop Dogg e il pop soul diElijah; per poi sviluppare la lungapartitura originale di Eric Serra,suo compositore abituale.Sinfonica e variegata, con piacevolimelodie e l’alternarsi di archi, fiatie coro, esibisce sonorità epiche conun alternarsi di chiaroscuri erobusti crescendo.

Artisti Vari THE LAST KING OF SCOTLAND (DECCA)

••• Il blues, il funk, il jazz, il beat:tutti i generi musicali hanno radicinel continente nero. Lo riaffermala bella colonna sonora del film suldittatore ugandese Idi Amin conForest Whitaker, che accanto allemusiche originali di Alex Heffes,combinazione di atmosfere etereee inquietanti per synt e un tappetodi percussioni, propone un ampioventaglio sonoro: dalla sincopatacover di “Save me” di ArethaFranklyn all’“Afro disco beat” allaFela Kuti con i fiati in bella mostra;dalle atmosfere jazzate di “BukomMashie” con la tromba di OscarSulley alla psichedelia funky “Loveis you”; dal tappeto di marimbas“Acholi pot song” all’ipnoticacover di “Me and Bobby McGee”,dalla frenetica “Fever” al blues“Toko”. Inutile citare i poco notiautori, dal disco promananoenergia e ritmo a dosi massicce,fino alla chiusura affidata al cantostruggente “Voice of theforgotten”, dedicata alle vittimedel regime, che Heffes ha affidatoalla voce baritonale di Kawesa.

contemporaneo, è ormai unconsacrato autore di colonnesonore. Con Diario di unoscandalo è finalmente approdatoalla ribalta degli Oscar, anche se isuoi capolavori per il grandeschermo restano Koyanisqaatsi,Candyman (fin qui prevalgono isuoni elettronici) e il più maturo eorchestrale The hours. L’inizio2007 lo vede impegnato nonsoltanto con il film di Richard Eyresul rapporto ambiguo tra dueinsegnanti, ma anche con Theillusionist, storia di un magonella Vienna di inizio ‘900. Le duepartiture sono tra lorocomplementari: intimista e perensemble da camera la prima;opulenta e da grande orchestra (laCzech Film Orchestra di Praga) laseconda. Glass ha scritto lemusiche del primo film ispirandosial personaggio di Judy Dench,sempre più ossessivo man manoche la storia procede: così, lemusiche crescono di intensità finoa raggiungere l’apice di tensionenel finale, ben dosando le sonoritàipnotiche e reiterate che lo hannoreso celebre (“A life livedtogether”). Ragguardevolel’utilizzo degli archi ed il controllodei toni drammatici. Più serrata ebarocca la partitura del film di NeilBurger, se si vuole più tradizionalema di buon impatto emotivo, pursenza trascurare l’approcciominimalista, evidente in “Theorange tree” e “The secret plot”.

Artisti variALPHA DOG (MILAN)

••• Si comincia con una versionemalinconica di “Over the rainbow”firmata Eva Cassidy, poi inizia ilfestival dei talenti emergenti hip-hop, sonorità ispirate agli anni ’90che accompagnano il film di NickCassavetes tratto da un fatto dicronaca. I pezzi migliori vengonosparati subito: “Enemy and I” deiLazarus e soprattutto “Bullet & atarget” di Citizen Cope. Sialternano diversi brani di TechN9ne, rapper del Missouri dallecadenze sinuose stile Coolio, ilpop soul di Miredys Peguero, levenature R&B di Lowd (hip-hoppuro stile Mtv con tanto di corifemminili), il meno originale Mic

Golden; e le tracce brevi, a trattifulminanti di Paul Bushnell, post-grunge che ricorda Nine inch nailsa tinte soul, ora speed metal ora(è il caso di “Revolving”)psichedelia acustica. Non è lasolita colonna sonora di successi,ma una compilation originale egradevole.

GoblinPROFONDO ROSSO(CINEVOX)

••• I migliori film di Dario Argentorestano impressi nella memoriaanche grazie alle rispettivecolonne sonore, di EnnioMorricone (la “trilogia deglianimali”) e soprattutto dei Goblin(i capolavori Profondo rosso eSuspiria). I 29’ dell’album del ’75sono stati di recente ristampati inun doppio cd che, oltre alvendutissimo disco originale,presenta un disco di inediti,versioni alternative e tracce sonoreche hanno portato, evolvendosisuccessivamente, alla compiutezzadei sette brani definitivi a partiredalle composizioni jazz di GiorgioGaslini. Si possono così ascoltare lejam session e le composizioni perpianoforte affidate nel film aDavid Hammings (inclusa quellache prende corpo mentrel’assassino si introduce in casa),tante variazioni sul tema dellacantilena per bambini preludio dimorte e finanche breviimprovvisazioni per flauto.Rispetto al terrificante gotico diSuspiria (qui anticipatodall’incipit di “Wild session”) vantasonorità acustiche di matriceprogressive, con arrangiamenti diampio respiro e assoli, quando nonprevalgono l’arpeggio frenetico el’organo conclusivo dellastraordinaria title-track. Un grandisco, “la” colonna sonora horrorper antonomasia.

Eric SerraARTHUR ET LES MINIMOYS (ATLANTIC)

••• Luc Besson è abituato a fare lecose in grande, come dimostra lagradevole storia per metàanimata di Arthur alla ricerca deirubini nella terra dei Minimei.

Neffa e altri SATURNO CONTRO (SONYBMG)

••• Neffa, al secolo GiovanniPellino, ha dribblato Sanremo manegli stessi giorni presenta lemusiche scritte per il nuovo filmdi Ozpetek, a sua volta collaudatocompilatore di brani tra bizzarrievintage (Sofia Loren chegorgheggia “Zoo be zoo be zoo”nel ‘62), voci femminili delBosforo (la melodica Isin Karaka ela dance di Nil Karaibrahimgil) epiccole perle del passato (lalanguida “Remedios” di GabriellaFerri, che ha il merito di“alleggerire” la sequenza piùstraziante, e la raffinata riletturadi Serge Gainsbourg ad opera diCarmen Consoli). E poi c’è Neffa,con la nuova canzone “Passione”in doppio arrangiamento: un piùconvincente tango/beguine – ilritmo che accompagna l’interodisco, con una compattezza raratra repertorio e inediti – e laversione tutta archi e chitarrahawaiana, a metà tra la parodiasanremese (appunto) e lostornello romano. I branistrumentali, suggestivi eammalianti con fisarmonica inbella evidenza, ne riprendonosovente la melodia: un validosuggello emotivo allo struggentetono del film.

Philip Glass

NOTES ON ASCANDAL (ROUNDER)

THE ILLUSIONIST (RYKODISC)

••• Il compositore di “Thephotographer” e “Songs fromliquid days”, tra i massimirappresentanti del minimalismo

Page 47: Lezioni di volo - FICE

buonavisione!

Partner di oltre 3.000 cinemaitaliani, assicuriamo da più di 50 anni l’attività dei gestori di sale cinematografiche, con coperture specifiche realizza-te in collaborazione con l’Agis el’Anec. Incendio, furto, rapina,rottura di lastre, danneggiamentodi pellicole, responsabilità civile,soluzioni complete per la tran-quillità dell’esercente e del pub-blico in sala.

Noi di Zurigo estendiamo i nostri servizi alla persona dell’e-sercente di sale cinematografiche,alla sua famiglia ed ai suoi beni,con soluzioni assicurative e previ-denziali su misura.

Zurigo, oltre cent’annidi esperienza nel mondo,è presente in Italia con più di 600 agenti al servizio di oltre un milione di clienti ogni giorno.

Zurigo Compagnia di Assicurazioni S.A.

Piazza Carlo Erba, 620129 MilanoTel. +39.025966.1Fax +39.025966.2603

www.zurigo.it

Page 48: Lezioni di volo - FICE