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Lezioni Lincee di Matema.ca 11 Maggio 2017
Ba$eri, radioa+vità e matema0ca: una storia di Scienza
Carlo'a Maffei Dipar.mento di Matema.ca di Sapienza Università di Roma
PERCHE’ RACCONTARE QUESTA STORIA
Perché è la storia di un successo scien.fico. I protagonis0, un ricercatore italiano, un tedesco e un americano, dopo circa 20 anni di collaborazione, hanno ricevuto (nel 1969) il premio Nobel per i risulta0 delle loro ricerche
Perché è una storia che racconta come si è arriva. ad una delle scoperte più importan. del XX secolo: quella del DNA.
Perché è una storia che mostra l’importanza del lavoro scien.fico “interdisciplinare”. In questa storia la matema0ca e la fisica hanno dato un grande contributo alla comprensione di un cruciale problema biologico.
Perché è una storia che illustra molto bene quanto possa essere fruUuoso l’uso del “metodo scien.fico”. Come ha insegnato Galileo Galilei (1564 – 1642), se si vuole conoscere la Natura, si deve par0re dall’osservazione e dalla raccolta di da. su un fenomeno naturale. Si devono poi elaborare le informazioni e formulare un modello astraUo del fenomeno in termini matema0ci, si devono studiare le previsioni che questo modello fornisce. Infine si deve infine verificare che le previsioni teoriche siano in accordo con le osservazioni sperimentali.
IL PERIODO STORICO
Gli even0 di cui parleremo si sono svol0 tra gli anni ‘40 e ’50 del Novecento. Pochi anni prima, nel 1938, in Italia erano state Introdo$e dal fascismo le ‘’leggi razziali’’ che avevano limitato mol0ssimo lo svolgimento delle professioni intelle$uali. In Germania, a par0re dal 1933 e fino al 1945, il Par0to Nazionalsocialista di A. Hitler è al potere e, dal 1939 al 1945, gran parte delle nazioni del pianeta partecipa alla II Guerra Mondiale.
In ques0 anni di guerra la vita di studiosi e ricercatori (specie se di religione ebraica) è molto difficile, o talvolta impossibile, e assiste ad una massiccia ‘’ fuga di cervelli’’. Dall’Europa fuggono principalmente verso paesi di lingua inglese mol0ssimi ricercatori. Dall’Italia fugge Enrico Fermi e mol0 fisici di Via Panisperna, emigrano Rita Levi Moltalcini e Renato Dulbecco; dalla Germania fuggono Albert Einstein, Erwin Schrodinger, Max Born e Sigmund Freud.
IL PROBLEMA BIOLOGICO
Nel 1866 viene pubblicato il lavoro che con0ene le LEGGI di MENDEL SULL”EREDITARIETA’ DEI CARATTERI OSSERVABILI (i feno.pi) . Queste leggi stabiliscono che l’ereditarietà è regolata da “agen0 specifici” trasmessi dai genitori ai propri figli.
Nel 1909 il botanico danese W. Johanssen (18657 – 1927) introduce il termine ‘’gene’’ (dal greco “genesis”= origine) per indicare gli “agen0” mendeliani.
Negli anni ‘40 del Novecento, seUanta anni dopo i risulta. di Mendel, nonostante alcune importan. scoperte, non è ancora chiaro cosa siano i geni, dove si trovino e come siano faf
Dagli inizi degli anni ‘30 fino agli anni ‘50 del Novecento inizia la “caccia” alla natura materiale del gene e al suo funzionamento. L’indagine si realizza in due modi:
da una parte si cerca di iden0ficare su organismi semplici (ba$eri, muffe, moscerini…) quali siano le cause della loro diversità (varian0 di colore, variazioni morfologiche) nei singoli organismi
dall’altra, con osservazioni al microscopio, si cerca di capire la struUura, le proprietà e Il funzionamento del materiale ereditario.
I PROTAGONISTI DELLA STORIA
SALVADOR LURIA: un cervello in fuga
E’ un sabato sera del 1943. Durante una festa di Facoltà all’Università di Bloomington, Indiana (USA), un giovane professore che non balla, si annoia e inizia a seguire a$entamente il gioco di un collega ad una slot machine.
Il giovane professore si chiama Salvador Edward Luria, è un biologo italiano. E’ nato a Torino nel 1912 in una an0ca famiglia ebraica. Ha frequentato il liceo classico M. D’Azeglio, appassionandosi sia alla matema0ca e alla fisica che alla biologia. Si è iscri$o a Medicina a Torino nel 1929. Si è laureato nel 1935 e nel 1938 si è specializzato in radiologia, disciplina che gli appare come un ‘’ponte’’ tra tu+ i suoi interessi. Dopo la specializzazione decide di trasferirsi a Roma per lavorare con il gruppo di fisici che fanno riferimento a Enrico Fermi.
E’ colpito dal fa$o che la macchina distribuisca le vincite in modo molto diseguale (fluUuante): nella maggioranza delle par0te non si vince nulla, in poche par0te si vince qualcosa, molto raramente si vince il ‘’jackpot’’. Questa osservazione sarà cruciale per il lavoro del giovane professore…
Lavorerà tra i fisici solo un anno, ma questo tempo gli perme$erà di capire che quello che lo a$rae nella scienza è la possibilità di risolvere problemi e il senso di ordine che ne deriva. Come dice nella sua biografia “Storia di geni e di me” Ed. Boringhieri 1984, a Luria piacciono “i modelli esplica.vi dei fenomeni naturali che prendono forma e le risposte a incastro che si combinano in un quadro semplice e soddisfacente”.
I problemi di cui inizia ad occuparsi riguardano la biologia delle radiazioni; in par0colare si appassiona all’ “effe$o mutageno” (che induce mutazioni) dei raggi X sui geni. Inizia a cercare un organismo sul quale misurare in maniera precisa gli effe+ delle radiazioni. Un incontro casuale a Roma con il virologo Geo Rita gli perme$e di scoprire l'esistenza dei virus baUeriofagi (microrganismi che ‘’mangiano i ba$eri’’), che Rita stava u0lizzando per valutare la presenza del bacillo della dissenteria nel Tevere. I virus ba$eriofagi sembrano perfe+ per lavorarci visto che risultano facili da manipolare, da preparare e da contare per le loro piccole dimensioni e la loro rapida riproduzione.
Nello stesso periodo Luria fa a Roma un secondo incontro importante: quello con il fisico tedesco Max Delbruck, che in quel periodo aveva formulato l’idea del “gene come molecola”. In quegli anni infa+ si fa strada l’idea che i geni non siano unità astra$e, ma sostanze fisiche. Il fisico E. Schrodinger, nel famoso libro “Che cosa è la vita?” (1944) Ed. Adelphi 1995, suggerisce che i geni siano ‘’veicoli dell’informazione ereditaria’’ contenuta in par0colari successioni di elemen0.
MAX DELBRUCK: un altro cervello in fuga
Max Delbruck nasce a Berlino nel 1906. Studia in un liceo scien0fico di Berlino, appassionandosi alla matema0ca e all’astronomia. Si iscrive prima all’Università di Tubinga nel 1924, poi approda a Go+nga, dove si laurea in Fisica Teorica nel 1929.
Dopo la laurea si specializza in Inghilterra, in Svizzera, dove incontra W. Pauli, e in Danimarca dove incontra N. Bohr. Riconoscendone l’intuito e l’immaginazione, i due padri fondatori della Meccanica Quan0s0ca indirizzano Delbruck verso la biologia. In par0colare lo s0molano verso lo studio delle possibili analogie tra i geni, le unità della trasmissione ereditaria, e gli atomi, le par0celle elementari della materia.
Nel 1934 Delbruck è di nuovo in Germania dove organizza una a+vità informale di seminari. Incontri tra fisici e biologi che lo portano a individuare nei virus baUeriofagi (brevemente fagi) gli organismi più ada+ per studiare la natura dei geni.
Nel 1944 Delbruck promuove il "Pa'o sul fago", un invito ai ricercatori a concentrarsi su un numero limitato di fagi e ceppi ba$erici, standardizzando rigorosamente le condizioni sperimentali. Ciò può contribuire a rendere gli esperimen0 effe$ua0 da laboratori differen0 più facilmente confrontabili e riproducibili
I VIRUS BATTERIOFAGI
Un virus baUeriofago (brevemente fago) è un organismo molto piccolo: il diametro della parte superiore (testa) è di 23/32 nanometri. La parte inferiore (coda) è formata da una apparato che ha il compito di “agganciarsi” ai ba$eri -‐ e ques0 soltanto – e sfru$arli come ‘’ospi0’’, ossia come suppor0, per la propria replicazione. Alla fine del ciclo riprodu+vo del virus la “cellula ospite” viene distru$a.
L’osservazione di un interessante fenomeno che riguarda i virus ba$eriofagi è l’origine della storia raccontata in questo seminario.
Se su una piastra si stanno sviluppando dei ba$eri, in breve tempo si osserva una “pa0na” uniforme
Se sulla piastra viene inserito anche un solo fago, i ba$eri vengono distru+ già dopo 15/60 minu0 dall’infezione e la soluzione sulla piastra appare quasi limpida
Ma se si aspe$a ancora del tempo, nuovi ba$eri iniziano a svilupparsi. Se si imme$e di nuovo il virus, i ba$eri non vengono più distru+: sono baUeri resisten. (all’azione del virus)…
COME SPIEGARE LA COMPARSA DI BATTERI RESISTENTI?
IL FENOMENO
COSA ERA NOTO SU BATTERI E VIRUS NEGLI ANNI ‘40 DEL 900
I ba$eri sono microrganismi forma0 da una sola cellula. Negli anni ‘40 si pensava ques0 organismi “semplici”, regolassero le loro funzioni (respirazione, nutrimento, riproduzione ecc.) solo tramite le reazioni chimiche delle sostanze che li componevano. Si riteneva anche che i feno0pi ba$erici (le cara$eris0che osservabili) dei ba$eri fossero il risultato di influenze esterne sull’organismo.
Per questo mo0vo i ba$eri non erano considera. organismi viven..
Riguardo ad organismi più complessi invece, fin dal 1910 il biologo americano Thomas Hunt Morgan aveva scoperto, con ricerche su Drosofila melanogaster (i moscerini della fru$a matura), che nel nucleo delle cellule di questo organismo, così come in quello di animali e vegetali, erano presen0 i cromosomi, stru$ure essenziali dell’ereditarietà. Era noto anche che i cromosomi (dal greco “chroma”=colore e “soma”=corpo) erano coinvol0 nel processo di divisione cellulare.
Morgan aveva inoltre scoperto, in collaborazione con Hermann J. Muller, che, irradiando Drosofila con raggi X, si realizzavano cambiamen. ereditabili (“mutazioni”), nella stru$ura e nel colore del corpo, nella dimensione degli occhi e delle ali. Ques0 cambiamen0 dei feno0pi dovevano necessariamente avvenire a carico del materiale ereditario, visto che si trasme$evano alla progenie.
IL PROBLEMA Perché dopo l’immissione di un virus ba$eriofago i ba$eri sopravvissu0 sono tu+ resisten.?
DUE POSSIBILI RISPOSTE 1. Perché il contaUo con il virus genera resistenza; questa cara$eris0ca si eredita e quindi anche la progenie dei resisten0 è resistente
oppure
2. I baUeri sono organismi viven., come le piante, gli animali o gli esseri umani. Nel nucleo della cellula ci sono cromosomi e nel loro patrimonio ereditario possono realizzarsi mutazioni. La mutazione alla resistenza può realizzarsi in qualunque momento del ciclo vitale.
COME VERIFICARE LA VALIDITA’ DI UNA DELLE DUE IPOTESI?
L’idea arriva dalle slot machines . . .
• Luria stesso la descrive così’:
• «Intuivo che l’andamento delle vincite alla slot machine aveva qualcosa da insegnare a chi si occupava di ba'eri. […] Se si espone un miliardo di ba'eri a una grande quan.tà di ba'eriofagi, sopravvivono e crescono solo pochi ba'eri, quelli resisten.. […]
• La ques.one cruciale era se la resistenza dei ba'eri fosse provocata dal conta&o con il fago: in tal caso il numero di ba'eri resisten. sarebbe dipeso solo dal numero totale di ba'eri espos. al fago; se invece i ba'eri resisten. erano mutan. spontanei, essi avrebbero dovuto raggrupparsi in “famiglie” all’interno di ciascuna coltura, perché ogni mutante si sarebbe diviso dando origine a un gruppo di fratelli, anch’essi resisten..
• Le slot machine mi avevano suggerito l’idea di paragonare il numero dei ba'eri resisten. in ciascuna coltura (prendendone in esame una ven.na) alla prevedibilità delle vincite in vari .pi di slot machine.»
• (S. Luria “Storia di geni e di me” Ed. Boringhieri 1984)
IL METODO SCIENTIFICO
Mentre Luria tenta di costruire un esperimento che riproduca il fenomeno, Delbruck lavora a+vamente su una tra$azione matema0ca (un modello teorico) che lo descriva e ne preveda lo sviluppo.
MA CHE COSA E’ UN MODELLO TEORICO
DI UN FENOMENO NATURALE E COME SI FA A FORMULARLO?
QUALE MODELLO PUO’ DESCRIVERE L’EVOLUZIONE DEI BATTERI?
Un modello matema.co di un fenomeno naturale è una descrizione quan0ta0va delle principali caraUeris.che del fenomeno che si vuole studiare. La descrizione viene fa$a nel linguaggio della matema0ca con teoremi, dimostrazioni ecc. . Interpretando le conclusioni matema0che della descrizione in termini del fenomeno in studio si possono o$enere informazioni sul suo svolgimento.
Un modello matema0co è u0le perché, se è corre$o, ci perme$e di comprendere meglio come la Natura regola il fenomeno. In altre parole,
un modello matema0co, se corre$o, perme$e di fare previsioni sul successivo svolgimento del fenomeno
Come formulare un modello che descriva la crescita baUerica?
Per rispondere, dobbiamo andare un po’ indietro nel tempo . . .
… nel 1748 il grande matema0co EULERO
(Leonhard Euler 1707-‐1783)
scrive un importante tra$ato matema0co “Introduc.o in Analisin Infinitorum”
In quest’opera Eulero studia, tra le altre cose, esponenziali e logaritmi, di cui illustra l’importanza con alcuni famosi esempi. Qua$ro di ques0 esempi si occupano delle modalità di variazione nel tempo della numerosità di popolazioni umane. Consideriamo il caso più semplice affrontato da Eulero.
Se P(n) è la numerosità di una popolazione alla generazione n (n=0,1,2,…), la numerosità alla generazione successiva, n+1 si può scrivere:
P(n+1) = P(n) + R P(n)=(1+R) P(n) (*) n=0,1,2,3, … numera gli anni, le generazioni, R è una costante (posi0va, nega0va o nulla) de$a “tasso di variazione della popolazione”.
Il significato della formula (*) è il seguente: la numerosità P(n+1) della popolazione alla generazione seguente alla n-‐esima è data dalla numerosità della popolazione alla generazione precedente, P(n), a cui si somma la variazione della numerosità espressa come mul0plo o so$omul0plo della numerosità P(n). (Se la numerosità aumenta è R>0, se diminuisce è R<0 se non cambia è R=0). Il modello è molto semplice, ma coglie il “meccanismo fondamentale”:
-‐ la numerosità di una popolazione varia nel tempo -‐ la variazione può essere aUribuita, principalmente, ad un certo numero di nascite e di decessi. Il numero dei na. e dei mor. può essere espresso come una frazione del numero degli individui che compongono la popolazione
ESEMPIO: supponiamo che, ad una certa generazione n una popolazione sia composta da 100 individui (P(n)=100) e supponiamo che durante la generazione seguente nascano 20 bambini e muoiano 8 anziani.
Alla generazione successiva (n+1) si avranno P(n+1)= 100 + 20 – 8 = 112 individui. Visto che 20=100/5 e che 8=100(2/25), si ha P(n+1)= 112 = 100 + 100(1/5) – 100(2/25) = 100 [1+ (1/5 -‐ 2/25)] = 100(1+ 3/25)
In questo caso R = 1/5 -‐ 2/25 = 3/25 = 0.12.
PREVISIONI Supponiamo che R non cambi nel tempo. Si può prevedere il valore della numerosità a qualunque generazione (n assume qualunque valore). Infa+, visto che 1+R=1.12, reiterando la (*) si ha
P(n+1)=1.12 P(n)=112
P(n+2)=1.12 P(n+1) = 1.12x (1.12 x P(n)) = 1.122 x 100 (=1.2544 x 100 ≈ 125)
P(n+3)=1.12 P(n+2) = 1.12 x (1.122 x P(n))= 1.123 x 100 (= 1.405 x 100 ≈ 140) . . .
in generale
… in generale P(n+k) = 1.12k x P(n) k= 1,2,3,4, …
(Ad esempio P(n+10) = 1.1210P(n)≈3.11P(n))
Il calcolo della numerosità si riduce a quello di un esponenziale (1.12 k) e, in questo caso, visto che 1.12>1, si può prevedere che P cresce senza limi..
R(medio)≈1,1%
E’ interessante osservare che anche gli organismi unicellulari di laboratorio, come i ba$eri, evolvono secondo una legge esponenziale (fino a che non subentrano “effe+ di densità”).
Escherichia Coli
Infaf se B(n) è il numero dei baUeri alla generazione n=1,2,3,… alla generazione n+1, se non c’è mortalità, si ha B(n+1)=2B(n), alla n+2 si ha B(n+2)=2B(n+1)=22B(n), ecc. in generale
B(n)= 2nB(0), dove B(0) è il numero iniziale di baUeri:
È possibile prevedere quan. baUeri ci sono in una coltura a qualunque generazione
IL NUMERO DEI BATTERI RESISTENTI (TEST DI FLUTTUAZIONE)
Se la resistenza si sviluppa a causa di reazioni chimiche dopo conta$o con il virus, se consideriamo molte colture uguali, in ogni coltura ci si devono aspe$are pochi resisten0 e la differenza del numero dei resisten0 da coltura a coltura deve essere piccola.
ESEMPIO (4 colture).
2 resisten0 0 resisten0 1 resistente 4 resisten0
In media 1,75≈2 ba$eri resisten0 per coltura con una fluUuazione (deviazione standard) di circa 1.87 ≈ 2 ba$eri (la media e la deviazione standard sono molto simili)
Quan. sono, in questo caso, i resisten. dopo l’immissione del virus?
IDEA DEL CALCOLO DELLA NUMEROSITA’ (4 colture)
Tu$e e 4 le colture ba$eriche sono iden0che e generate da un ba$erio iniziale (B(0)=1). In tu$e e 4 le colture il virus viene immesso nello stesso momento (n=5 generazione).
Nella prima coltura alla terza generazione (n=3) si verifica una mutazione alla resistenza di b(3)=2 ba$eri. Quan0 resisten0 si trovano al momento dell’immissione del virus?
B(0) = 1 B(1) = 2, B(2) = 4, B(3) = 8 = 6 + 2 ba$eri.
Alla generazione successiva si avranno
B(4)=12 + 4 ba$eri, B(5) = 24 + 8 , e, se si imme$e il virus, B(5) = 8
I ba$eri sono organismi viven0 e nel loro patrimonio ereditario possono realizzarsi mutazioni, in qualunque momento del loro ciclo vitale. (L’immissione del virus ha come conseguenza la sola eliminazione dei ba$eri non resisten0)
Nella seconda e nella terza coltura ba$erica (no mortalità), la prima mutazione di 2 ba$eri, si realizza alla quarta generazione (n=4). Cosa cambia?
B(0)=1 B(1)= 2 B(2)=4, B(3)=8, B(4)=16 = 14 + 2, B(5)= 28 + 4, si imme$e il virus quindi B(5)= 4
nella seconda e terza coltura il numero di baUeri resisten. è la metà di quello della prima
Nell’ul0ma coltura (la quarta) la prima mutazione si realizza alla seconda generazione. Come nel caso precedente il virus si imme$e alla quinta generazione. In questo caso si ha B(0)=1 B(1)= 2 B(2) = 4 = 2 + 2, B(3) = 4 + 4, B(4)=8 + 8 B(5)= 16+ 16, (virus) B(5) = 16
nella quarta coltura il numero dei baUeri è il doppio del primo caso e 4 volte quello del secondo e terzo caso.
In questo caso il numero medio per coltura di ba$eri resisten0 è 9, e la fluUuazione è di 5 ba$eri (la flu$uazione è più grande). Il risultato rimane qualita0vamente lo stesso anche se si varia l’istante di immissione del virus Conclusione: Se la resistenza si sviluppa per mutazione spontanea, il numero dei resisten0 dipende da quando si è realizzata la prima mutazione: quanto prima questa si realizza, tan0 più ba$eri resisten0 si osservano.
ALL’OSSERVAZIONE LA PAROLA DEFINITIVA. . .
ESEMPIO DEI RISULTATI SPERIMENTALI (100 colture in parallelo)
N. baU. resisten.
N. colture N.baU. resisten.
N.colture
0 57 11/20 2
1 20 21/50 0
2 5 51/100 0
3 2 101/200 0
4 3 201/500 0
5 1 501/1000 1
6/10 7
N. medio ba$eri resisten0 per coltura circa 10 Deviazione standard (flu$uazione) circa 79
I DATI SPERIMENTALI INDICANO CHE E’ VALIDA LA SECONDA IPOTESI
Il risultato di Luria e Delbruck ha permesso di capire che, nei baUeri, le cause della diversità (resistenza/non resistenza ai virus) sono da ricercarsi nel patrimonio gene.co: ciò che prova che i baUeri sono organismi viven.. Questo risultato, che è stato cruciale per la biologia molecolare e per la gene.ca baUerica, ha permesso, in par.colare, di indagare i mo.vi della resistenza dei baUeri agli an.bio.ci.
Un altro grande problema rimane però aperto:
DOVE SI TROVA IL PATRIMONIO GENETICO? QUALI MOLECOLE TRASMETTONO L’INFORMAZIONE EREDITARIA?
All’epoca due erano le possibili opzioni: i geni si trovano 1) nel DNA (individuato tra il 1909 e il 1929 dal biochimico lituano Phoebus
Levene) 2) nelle proteine
La seconda opzione era ritenuta la più probabile
Infaf… Dalla fine degli anni 1920 si erano accumulate prove che indicavano nel DNA la molecola contenente le informazioni gene0che, ma la comunità scien0fica era res0a ad acce$arle.
Alcuni esperimen0 pionieris0ci (F. Griffith 1928) avevano mostrato che, in opportune condizioni sperimentali, ceppi ba$erici innocui di pneumococchi (ba$eri presen0 nel naso e gola degli esseri umani) potevano trasformarsi in ceppi patogeni. La trasformazione era stata a$ribuita al passaggio di una ‘’sostanza trasformante’’ da una cellula ba$erica all’altra, capace di modificare i cara$eri della cellula ricevente.
Circa quindici anni dopo, nel 1943, O. Avery aveva suggerito che tale sostanza dovesse essere DNA, ma i suoi risulta0 furono accol0 con sce+cismo. A quel tempo, infa+, era radicata la convinzione che fossero le proteine, chimicamente complesse ed eterogenee, e non il DNA, sostanzialmente più uniforme da un punto di vista chimico, a fungere da depositarie delle informazioni ereditarie.
La prova defini.va del faUo che il DNA è la molecola dell’ereditarietà viene fornita da Hershey e Chase con un esperimento sui fagi.
CACCIA AI GENI : I PROTAGONISTI
ALFRED DAY HERSHEY e MARTHA CHASE
Alfred Hershey nasce in Michigan nel 1908. Studia in Michigan, dove o+ene il do$orato in Biologia nel 1934. Dopo la laurea inizia la carriera di ricercatore presso il dipar0mento di ba$eriologia della G. Washington University a St. Louis nel Missouri, dove rimane fino al 1950.
In questo anno entra nel dipar0mento di gene0ca a Cold Spring Harbor, un pres0gioso centro di ricerca fondato nel 1890 e frequentato anche da Luria e Delbruck.
L’incontro tra Hershey e Luria e Delbruck avviene nel 1943. Nel 1952, sempre nei laboratori di Cold Spring Harbor, Hershey incontra Martha Chase
Nata nel 1927 in Ohio la Chase studia in California. Nel 1964 o+ene il do$orato in Gene0ca. Purtroppo la carriera della Chase si interrompe molto presto a causa di una grave mala+a nervosa della ricercatrice.
I virus ba$eriofagi sono organismi molto piccoli. La parte superiore (testa) è formata da un involucro proteico che con0ene DNA. La parte inferiore (coda) è formata da una apparato che ha il compito di inserire il DNA del fago nel citoplasma del ba$erio per perme$ere la riproduzione.
L’idea di Hershey e Chase è quella di avvalersi di una procedura basata sulla marcatura dei fagi con isotopi radioafvi. L’esperimento, geniale, è molto semplice e richiede l’uso di un contatore di radioa+vità, di un semplice frullatore da cucina e di una centrifuga
GLI ISOTOPI RADIOATTIVI
Un isotopo, dal greco (ìsos, "stesso" e tòpos, "posto"), è un atomo di un elemento chimico ed ha perciò lo stesso numero atomico cioè di protoni e di ele$roni dell’elemento. (6C è, ad esempio, il numero atomico del Carbonio perchè questo ha 6 protoni).
Ma un isotopo ha differente numero di massa A (somma del n. di protoni e neutroni), e quindi differente massa atomica M perché il numero dei neutroni presen0 nel nucleo può essere diverso. Ad esempio gli isotopi dell’idrogeno sono
prozio (atomo di idrogeno) deuterio trizio numero atomico 1, n. atomico 1, n. atomico 1 n. di massa 1 n. di massa 2 n. di massa 3
Alcuni isotopi sono stabili, mentre altri ‘’decadono’’, liberando energia. Ques0 ul0mi sono de+ isotopi radioafvi. Un isotopo radioa+vo molto noto è il carbonio-‐14 (14C) che ha 8 neutroni e 6 protoni. Tramite un processo de$o “decadimento beta’’, 14C si trasforma in 14N (sodio 14), composto da 7 neutroni e 7 protoni, perdendo un ele$rone e un an0neutrino . Il tempo di durata del processo (tempo di di dimezzamento del numero degli atomi) è di circa 5700 anni.
L’ESPERIMENTO di Hershey e Chase
Nel terreno di coltura di due campioni di ba$eri della specie Escherichia Coli vengono introdo+ isotopi radioa+vi. Il primo campione viene marcato con l’isotopo dello zolfo 35 (35S) (tempo di decadimento di circa 87 giorni), il secondo con l’isotopo del fosforo 32 (32P) (il tempo di decadimento di circa 14 giorni). Le sostanze radioa+ve vengono metabolizzate e entrano nelle cellule ba$eriche.
Il fosforo, che ne è parte, risulta presente nel DNA dei baUeri. Lo zolfo, che ne determina l’afvità, si trova invece nelle proteine.
Aggiungendo virus ba$eriofagi nelle colture, ques0 penetrano nelle cellule ba$eriche e le u0lizzano per replicare il loro DNA e sinte0zzare le proteine del rives0mento. Visto che i ba$eri sono marca0 radioa+vamente, anche la progenie virale lo è. In par0colare i virus neoforma0 nella coltura marcata con lo zolfo presentano marcato radioa+vamente l’involucro proteico, quelli della seconda coltura hanno invece marcato il DNA.
I virus marca0, e separa0, vengono u0lizza0 per infe$are altre due colture di E. coli, cresciute su terreni privi di isotopi radioa+vi.
Nel caso in cui i fagi infe$an0 abbiano il DNA marcato, in seguito all'infezione gran parte della radioa+vità si riscontra all'interno delle cellule ba$eriche colpite (e nel DNA di una parte dei nuovi fagi sviluppa0si in seguito a questa infezione).
Nel caso in cui i fagi infe$an0 abbiano il rives0mento proteico marcato, la radioa+vità si misurata solamente all'esterno delle cellule ba$eriche colpite (e non è presente sul rives.mento proteico dei nuovi fagi sviluppa.si in seguito a questa infezione).