libro definitivo 19.05 - veneto agricoltura

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93 Gli importanti cambiamenti che hanno interessato in questi ultimi anni la nostra viticoltura (infittimento, razio- nalizzazione degli impianti, meccanizzazione, ecc.), il perseguimento di obiettivi di qualità e di salvaguardia del territorio, hanno modificato in modo significativo l’approccio concettuale alla conduzione del suolo del vigneto. Si deve inoltre tener presente che le tecniche di gestione del suolo e delle erbe infestanti possono influenzare in modo importante gli aspetti agronomici ed ambientali di un territorio. La scelta delle modalità operative è pertanto in funzione dei seguenti obiettivi: - gestione delle erbe infestanti; - controllo della vigoria e della qualità delle produzioni; - controllo dell’erosione e del ruscellamento nei terreni in pendio; - miglioramento delle proprietà fisiche e biologiche del suolo (facilità di transito, riduzione dei fenomeni di com- pattamento e degli squilibri nutrizionali); - salvaguardia dell’ambiente. Il viticoltore, come è noto, dispone di varie soluzioni. Tuttavia, l’efficacia delle tecniche di gestione del suolo e del controllo delle infestanti dipende da un uso corretto e combinato degli strumenti più idonei.

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Gli importanti cambiamenti che hanno interessato in questi ultimi anni la nostra viticoltura (infittimento, razio-nalizzazione degli impianti, meccanizzazione, ecc.), il perseguimento di obiettivi di qualità e di salvaguardia delterritorio, hanno modificato in modo significativo l’approccio concettuale alla conduzione del suolo del vigneto.Si deve inoltre tener presente che le tecniche di gestione del suolo e delle erbe infestanti possono influenzare inmodo importante gli aspetti agronomici ed ambientali di un territorio.La scelta delle modalità operative è pertanto in funzione dei seguenti obiettivi:- gestione delle erbe infestanti;- controllo della vigoria e della qualità delle produzioni;- controllo dell’erosione e del ruscellamento nei terreni in pendio;- miglioramento delle proprietà fisiche e biologiche del suolo (facilità di transito, riduzione dei fenomeni di com-

pattamento e degli squilibri nutrizionali);- salvaguardia dell’ambiente.Il viticoltore, come è noto, dispone di varie soluzioni. Tuttavia, l’efficacia delle tecniche di gestione del suolo edel controllo delle infestanti dipende da un uso corretto e combinato degli strumenti più idonei.

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GESTIONE DEL SUOLO

In base alla durata del ciclo biologico le infestanti si distinguono in:

- annuali, malerbe che si riprodu-cono solo per seme ed il cui ciclobiologico (dalla germinazionealla disseminazione) si compie in7-9 mesi all’interno di un annosolare se nascono a fine inverno-inizio primavera, o a cavallo didue anni solari se nascono inautunno;

- biennali, malerbe che si ripro-ducono solo per seme ma il cuiciclo biologico si sviluppa peroltre 12 mesi a cavallo di dueanni solari;

LA FLORA DEL VIGNETO

Premessa indispensabile per qualsia-si modalità d’intervento al suolo,quale ad esempio il diserbo, è la co-noscenza della flora infestante delvigneto. Essa è basata sulla duratadel ciclo vegetativo (annuali, bien-nali, perenni o vivaci), sulle modali-tà di moltiplicazione, ecc.

In una viticoltura razionale lagestione del suolo consiste general-mente nella combinazione di diffe-renti tecniche.

Non esiste, infatti, una soluzioneuniversale applicabile alla totalitàdei vigneti.Tenendo conto delle condizioni moltodiverse in cui si svolge la viticolturadelle nostre zone e gli attuali indirizzid’impianto (sesti stretti, elevata den-sità d’impianto sulla fila, meccaniz-zazione spinta, ecc.), la tendenzaattuale vede l’integrazione tra diffe-renti tipi di gestione, ad esempio:inerbimento interfilare, diserbo olavorazione sulla fila.

Ciò consente di realizzare modelli piùflessibili ed efficienti, in linea con lecaratteristiche ambientali e climati-che di un determinato ambiente.

Una corretta gestione del suolo con-sente, infatti, di raggiungere impor-tanti obiettivi:- controllare la vigoria del vigneto e

la qualità della produzione;- conservare e migliorare le proprie-

tà fisiche e biologiche del suolo;- lottare contro l’erosione dei terre-

ni e proteggere l’ambiente;- mantenere la biodiversità e la sta-

bilità del paesaggio collinare;- consentire il transito negli appez-

zamenti;- gestire le malerbe durante il ciclo

vegetativo della vite.

- perenni o vivaci, malerbe che siriproducono per semi e pergemme e che possono vivere perpiù anni di seguito, superando ilmomento sfavorevole dell’annataoltre ché con i semi con gemme,più o meno interrate, portate dastrutture di riproduzione vegeta-tiva come rizomi, bulbi, tuberi,ecc.

Questa distinzione è fondamentaleper il controllo delle infestanti, inparticolare quando si fa ricorso aglierbicidi.

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Fisionomia della flora alla finedell’inverno: febbraio/marzoLe annuali d’inverno, allo stadio di“rosetta”.Sono originate dalle germinazioniautunnali o di inizio inverno, fiori-scono a partire dal mese di marzoper poi disseminare rapidamente.

Erigeron canadensis allo stadio di rosetta.

Erigeron canadensis (Scoamatta).

Bromus erectus (Bromo).

Bromo in spigatura.

Gallium aparine.

L’emergenza delle annuali indiffe-renti. Il loro breve ciclo biologico permettea queste malerbe di dare più flussi digerminazione nell’arco dell’anno.

Stellaria media.

Erodium cicutarium (Becco di gru).

Lamium purpureum.

Senecio vulgaris.

Geranium.

Euphorbia.

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Veronica persica.

Fumaria officinalis.

Valerianella.

Malva.

Equisetum arvense.

Alium vineale (Aglio dei vigneti).

Muscari in fiore (Boccaletto).

Senecio comune.

Poa annua.

Lamium amplexicaule.

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Flora di primavera ed estateAprile: fioriscono le biennali emersel’anno precedente e le indifferentinate nell’autunno precedente.

Rucola selvatica.

Carota selvatica.

Cirsium arvense (Stoppione).

Convolvolo.

Mercurialis annua.

Polygonum aviculare (Coreggiola).

Si verificano le prime germinazionidelle annuali primaverili ed estive.La loro fioritura prosegue per tuttal’estate.

Maggio - giugno: prosecuzione del-le germinazioni di annuali prima-verili ed estive. Le germinazioni proseguono durantel’estate in maniera più o meno impor-tante, in relazione alla piovosità.

Falsa ortica.

Chenopodium album (Farinello comune).

Solanum nigrum (Erba morella).

Poligonum persicaria.

Amaranto prostrato.

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Fisionomia della flora alla finedella stagione vegetativa: ago-sto/settembreÈ presente nel vigneto tutta la floraprimaverile ed estiva in uno stadiopiù o meno avanzato della matura-zione dei semi.È l’epoca ideale per l’identificazionedella flora che sarà presente nellacampagna successiva, prima dellegelate.

Amaranto prostrato.

Mercurialis annua.

Convolvulus arvensis (Villucchio).

Epilobio.

Setaria.

Calystegia sepium (Villucchione).

Polygonum persicaria.

Chenopodium album (Farinello comune).

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Loietto.

Digitaria.

Annuali invernali e annuali indif-ferenti.All’arrivo delle prime piogge di fineestate ricompaiono le emergenzedelle indifferenti e delle specie au-tunnali.

Rosetta di Erigeron canadensis.

Copertura di Lamium e Veronica.

Copertura di Stellaria media (Centocchio).

Rosetta di Geranium.

nota beneUna leggera copertura del suoloalla fine della stagione non va apregiudicare la qualità e quantitàdella vendemmia. Essa offre anchealcuni vantaggi, soprattutto neiterreni lavorati, contribuendo alimitare l’erosione durante ilperiodo di riposo vegetativo dellavite e a catturare i nitrati.

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Nell’ambito delle varie tecniche digestione delle infestanti in viticol-tura, la lavorazione meccanica delsuolo costituisce ancora uno deiprincipali strumenti operativi.Gli scopi fondamentali delle lavora-zioni meccaniche sono essenzial-mente:- controllo delle infestanti durante

il ciclo vegetativo della vite(lasciando possibilmente che sisviluppi una copertura vegetaledurante il periodo invernale);

- interramento dei concimi e dieventuale sostanza organica;

- arieggiamento e decompattamentodel suolo;

- predisposizione del terreno per unmigliore utilizzo dell’acqua di pre-cipitazione, ecc.

Le modalità di esecuzione e il nume-ro di interventi variano in relazionea diversi fattori, quali:- le caratteristiche fisico chimiche

del terreno;- la giacitura (collina o pianura);- la quantità e distribuzione delle

piogge;- la composizione della flora infe-

stante.

Lavorazioni

Aspetti positivi:- rendono possibile l’eliminazio-

ne della flora infestante- consentono un migliore utilizzo

dell’acqua di precipitazione- favoriscono la decomposizione

dei residui di potatura- ostacolano la diffusione di

parassiti animali e vegetali

Aspetti negativi:- ostacolano la transitabilità

delle macchine per i tratta-menti antiparassitari e la vendemmia

- favoriscono la compattazionedel suolo

- favoriscono la formazione dellasuola di lavorazione

- provocano danni alla vite- espongono i vigneti in pendio

al pericolo di erosioni

Erpice a dischi in azione nell’interfilare.

Erpice a denti rigidi.

LAVORAZIONI DEL SUOLO

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AttrezzaturaLe attrezzature utilizzabili per lalavorazione nell’interfila compren-dono aratri, frese, vangatrici, varitipi di estirpatori ed erpici.Per la lavorazione sottochioma,sono disponibili vari tipi di attrezzi,con dispositivi scansaceppi general-mente idraulici, talvolta anche mec-canici. Gli organi lavoranti possonoessere del tipo a vomere, a coltello,a fresa, a dischi concavi, ad erpicerotante ed altro ancora.

Altri tipi di attrezzature da tenerepresenti sono i ripuntatori a una opiù ancore, utilizzati per migliorareil drenaggio e per ridurre il compat-tamento in corrispondenza al pas-saggio delle ruote motrici.

Aratro adatto a lavorazioni in collina.

Piccola fresa con dispositivo scansaceppi.

Aratro talpa in azione di decompattamento edrenaggio.

Scalzatura di fine inverno.

Ricalzatura primaverile.

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Benché, come si è detto, con lelavorazioni si perseguono obiettividifferenti, nel caso del controllodelle infestanti la cadenza degliinterventi meccanici varia secondol’andamento stagionale e in funzio-ne della pressione annuale dellemalerbe.Gli schemi di lavoro sono diversifi-cati e possono esser applicati sututta la superficie o solamente sullastriscia lungo il filare.

In quest’ultimo caso si prevedonoarature superficiali a rincalzare afine estate, arature a scalzare a fineinverno, e due o tre lavorazioni pri-maverili estive.

Fresa con erpice rotante e dispositivo scan-saceppi.

Foto

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nota beneOccorre sempre tenere in conside-razione le condizioni del terreno; èinfatti da evitare qualsiasi tipo dilavorazione con terreno umido per-ché ciò comporterebbe inconve-nienti molto gravi: compattamenti,asfissia radicale, inagibilità deiterreni, in modo particolare neisuoli argillosi.

In impianti molto fitti la lavorazio-ne del sottofila può provocaredanni alle viti.

Il “diserbo meccanico” lungo il fila-re è comunque un’operazione delica-ta, soprattutto in collina e conridotte distanze sulla fila, e deveessere assolutamente evitato inzone particolarmente sensibili all’e-rosione.

Compattamento in terreno lavorato.Erosione con scalzatura delle viti e perdita diterreno.

Ristagno idrico in terreno lavorato. Impianto fitto diserbato sulla fila per evi-tare le lavorazioni.

Erosione in vigneto collinare lavorato.

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103Vigneto inerbito con diserbo lungo il filare.

Vigneto in forte pendenza totalmente inerbito.

Inerbimento a filari alterni.

La maggiore attenzione ai problemidi natura ambientale, l’esigenza diproduzioni quantitativamente menoelevate e di qualità hanno spinto iviticoltori a rivedere le loro strate-gie di gestione del suolo dando all’i-nerbimento un ruolo di primo piano.

L’inerbimento è una tecnica pratica-ta da molto tempo, soprattutto nel-le zone ad elevata piovosità e perlottare contro l’erosione dei vignetiin pendio.Oggi si sviluppa largamente anchein altri ambienti per rispondere agliobiettivi di controllo del vigore dellavite, di conservazione del suolo, dieconomicità e qualità delle produ-zioni nel rispetto dell’ambiente.

La “consociazione vite-prato” è in-fatti il modo più avanzato di produ-zione, di difesa della fertilità, dimantenimento degli equilibri vegeto-produttivi e ambientali con il minorimpegno di interventi colturali ed èinoltre in grado di equilibrare l’inte-razione clima - vitigno - terreno.

ricordaL’inerbimento deve essere considera-to una vera e propria coltura conso-ciata alla vite, ovviamente nonrivolta a fini produttivi, ma allagestione agronomica del suolo.Deve essere pertanto adeguata-mente controllato in rapporto alladisponibilità idrica del terreno eall’attività di crescita della vite, inmodo da regolare la competizione

delle specie erbacee, in funzionedel miglior risultato produttivo delvigneto.Per limitare la concorrenza con lavite, soprattutto in terreni pocofertili, nei primi anni è meglioinerbire solo una parte della super-ficie a vigneto, ad esempio un fila-re ogni 2 (25%), o a filari alterni(50% della superficie).

INERBIMENTO DEL VIGNETO

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Vendemmiatrice in azione in terreno inerbito. L’inerbimento consente l’impiego di mezzi pesan-ti come le vendemmiatrici.

Effetti positiviSi tratta di una tecnica di gestionedel suolo dai vantaggi multipli.Protezione e fertilità del suolo:- limita il ruscellamento dell’acqua e

il trascinamento del terreno nelleparti basse degli appezzamenti; èpertanto un mezzo di lotta effica-ce contro l’erosione dei vigneti inpendio;

- arricchisce il tenero di s.o. favo-rendo indirettamente anche lastruttura e la porosità dello stesso;

- migliora la portanza, facilita quin-di l’accessibilità dei mezzi mecca-nici in ogni momento in cui è ne-cessario intervenire (trattamenti,vendemmia, ecc.) riducendo inmodo sensibile la compattazionedel terreno;

- contiene i danni da asfissia radicale;- riattiva la microflora e la microfau-

na del suolo;- consente un controllo sullo svilup-

po delle infestanti.

Controlla in modo razionale la vigo-ria. Soprattutto in terreni fertili rap-presenta lo strumento più efficaceper ridurre la vigoria della vite eregolare la produzione favorendo:- un migliore agostamento dei tralci;- una migliore qualità della vendem-

mia.

Si constata inoltre una serie di effet-ti positivi sulle condizioni nutritivedel terreno:- migliore traslocazione in profondi-

tà di elementi notoriamente pocomobili, come fosforo e potassio,ed un migliore assorbimento di mi-croelementi per l’intensa attivitàdi restituzione e di scambio che siinstaura tra gli apparati radicalidell’erba e delle viti;

- la presenza del cotico erbosodetermina, inoltre, una più regola-re disponibilità nel tempo di ele-menti nutritivi;

- si registra un “effetto tampone”con limitate oscillazioni periodi-che nella disponibilità degli ele-menti, fenomeno questo partico-larmente importante per l’azoto inquanto può, da un lato, limitare lasua lisciviazione, con conseguenzepositive per l’ambiente e, dall’al-tro, frenarne gli eccessi in certefasi del ciclo produttivo della vite(nella tarda estate in prossimitàdella raccolta).

Inerbimento delle capezzagne per contrastare l’erosione.

Discendono da ciò vantaggi di ordinefisiologico nutrizionale:- il contenimento della vegetazione

(diminuzione del vigore) porta auna limitazione della superficiefogliare di conseguenza miglioral’esposizione dei grappoli allaluce;

- l’apparato radicale della vite si svi-luppa maggiormente in profondità;

- si riduce perciò l’insorgenza di clo-rosi ed altre carenze;

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Disponibilità di elementi nutritivi

Attività biologica del suolo

Riserve di acqua

Porosità

Effetti su micorrize

Integrità del suolo

Permeabilità Riduzione clorosi

SOSTANZAORGANICA

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Lavorato Inerbito

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Andamento del contenuto di nitrato nei terreni lavorati ed inerbiti nel corso di diversi anni (DaHaynes, Goh 1980).

Ruolo della sostanza organica.

- si riducono gli attacchi di botrite,migliora così lo stato sanitariodella vendemmia.

Influenza in modo sostanziale laqualità dei mosti e dei vini:- anticipa la maturazione dell’uva;- favorisce la gradazione zuccherina;- aumenta la gradazione alcolica,

abbassa l’acidità totale;- migliora la qualità e il contenuto

in polifenoli e antociani (migliorequalità organolettica, migliore co-lorazione).

Risulta quindi essere una tecnicapiù rispettosa per l’ambiente per-ché: - limita la lisciviazione dei fertiliz-

zanti (nitrati) e dei prodotti fito-sanitari;

- riduce l’impiego di erbicidi; - stimola l’attività biologica (mi-

crorganismi, lombrichi, ecc.) gra-zie ad una migliore aerazione delsuolo e alla presenza di sostanzaorganica;

- rende più gradevole il paesaggio.

Infine, da un punto di vista gestio-nale, è una soluzione meno costosarispetto alle lavorazioni. Si ha,infatti, un abbassamento dei tempidi lavoro (potature verdi, secche…)in relazione alla minor vigoria ma,soprattutto, perché il taglio dell’er-ba eseguito 3-4 volte l’anno è piùveloce dell’erpicatura o della fresa-tura e meno impegnativo sotto ilprofilo energetico.

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Effetti negativiAccanto ai notevoli effetti positiviappena visti, occorre tuttavia tenerpresente che l’inerbimento esercitauna competizione idrica e nutritivanei confronti della vite con possibi-li riflessi sulla sua attività vegetati-va e produttiva.La competizione idrica costituisceun problema reale dove non è possi-bile l’irrigazione e negli ambienticaratterizzati da irregolari o scarseprecipitazioni durante il periodovegetativo.Tale aspetto assume diversa rilevan-za non soltanto in rapporto allecaratteristiche climatiche di unadeterminata zona, ma anche, in mi-sura non trascurabile, in relazionealla natura del terreno cioè alla suacapacità di ritenzione idrica.È tuttavia da tenere presente che ilverificarsi di queste situazioni inmodo più o meno accentuato dipendeanche dal modo in cui l’inerbimentoviene realizzato.

L’inerbimento è uno strumento estremamente flessibi-le che consente al viticoltore una vasta gamma diopzioni.Può variare:- la specie inerbita (specie spontanee, specie selezio-

nate più o meno aggressive, miscugli di foraggere,miscugli di specie e varietà a bassi consumi);

- l’entità della superficie inerbita (inerbimento tota-le, a file alterne, inerbimento del solo interfilare, lar-ghezza della zona inerbita);

- la durata nel tempo (permanente, temporaneo).

inerbimento totale permanente

inerbimento parziale a fascia stretta

inerbimento parziale a fascia larga

inerbimento permanente a filari alterni

inerbimento temporaneo

COMPETIZIONE

EROSIONE

MAX MIN

MIN MAX

Duttilità dell’inerbimento

nota beneIn ogni caso la tecnica dell’iner-bimento ha ampie possibilità diadattamento.

Tecniche dell’inerbimento Il modo più semplice e più diffuso perottenere lo sviluppo di un mantoerboso sulla superficie di un vigneto èdi lasciare crescere la flora spontaneae sottoporla a periodiche falciature.Spesso, tuttavia, le specie erbaceeautoctone presentano alcuni limitiindividuabili:- nella copertura lenta e non unifor-

me;- nella scarsa protezione contro ero-

sione e compattamento;- nel sopravvento di specie molto

esigenti per l’acqua ed elementinutritivi.

RIDUZIONE COMPETIZIONE IDRICA

Sfalciatura Nanizzanti chimici

Specie frugali Striscia lavorata sotto il filare

Mezzi per ridurre la competizione idrica.

Per queste ragioni, nella realtà ope-rativa, è sempre più frequente ilricorso all’inerbimento artificialecon semina di specie in purezza o,meglio, di appropriati miscugli.In ogni caso, prima di realizzarequalsiasi tipo di inerbimento, ènecessaria un’attenta valutazione diciascuna situazione aziendale, pren-dendo in considerazione la naturadel suolo, la pluviometria, le produ-zioni, l’impostazione e le caratteri-stiche del vigneto, ed altro ancora.Inoltre occorre tener conto dei pro-blemi da risolvere quali erosione,

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Differente velocità di insediamento: A = spontaneo; B = artificiale

A

B

Trifoglio (a sx Trifolium subterraneum e a dxTrifolium repens).

molto forti e di ogni tipo, fino a sop-portare numerosissimi tagli l’annooltre ad un uso intenso (calpestio).

Le Leguminose in generale presenta-no, infatti, un cotico meno conti-nuo, una biomassa con un eccessivocontenuto in acqua, minore resi-stenza al calpestamento, scarsa ade-renza al transito delle macchine.

In linea generale è consigliabileorientarsi sull’impiego di miscugliottenuti dalla consociazione di 2-3specie con caratteristiche comple-mentari, miscugli cioè che unisconospecie con diverse velocità di inse-diamento e durata, questo per otte-nere una maggiore adattabilità alledifferenti situazioni.

È necessario, quindi, conoscere afondo le principali caratteristichedelle specie, ma soprattutto prende-re in considerazione ed esaminare,all’interno delle singole specie, icaratteri e le attitudini delle corri-spondenti varietà.

fertilità agronomica, transitabilitàdel suolo, equilibrio vegeto-produt-tivo del vigneto.

Una volta definiti gli obiettivi, infunzione di questi occorre:- scegliere le varietà o la composi-

zione specie-varietà più adatte;- il tipo di inerbimento (parziale,

totale, ecc.);- osservare il vigore delle viti ed

eventualmente analizzare il tenoredi azoto dei mosti per correggereeventuali “crisi”del vigneto;

- se la concorrenza deve essere mo-derata limitare la superficie inerbi-ta o inerbire un interfilare su due.

Inerbimento artificiale:criteri per la scelta della specieCome quello naturale può esseretotale, parziale, a file alterne.Offre però possibilità più ampie per-ché una semina mirata, di una o piùspecie erbacee, consente di ottenere:- coperture più rapide ed efficienti;- coperture caratterizzate da diffe-

renti livelli di competizione.Salvo casi particolari il fattore chepiù condiziona la scelta delle speciee la composizione dei miscugli è,come sempre, la disponibilità idrica.

Ciò significa che è indispensabilescegliere una o più specie cheabbiano:- limitati fabbisogni idrici;- radici non molto sviluppate in pro-

fondità;- sviluppo modesto della parte

aerea;- scarse esigenze in elementi nutri-

tivi.

SpecieLa preferenza data alle Graminaceenella composizione dei miscuglirispetto alle Leguminose, è legata adalcune importanti caratteristiche diqueste piante che presentano spe-cie/varietà in grado di tollerare stress

Nell’ambito delle Graminacee e pren-dendo come esempio la specie Festucaarundinacea, esistono sul mercatovarietà di uso foraggero, molto pro-duttive e quindi competitive che, seimpiegate nei vigneti, potrebberocreare seri problemi alla vite, e varie-tà di seconda generazione dallo svi-luppo più contenuto e, infine, varietàdi recentissima introduzione didimensioni e sviluppo più modesti. Lostesso discorso vale per Lolium spp,Festuca rubra, Poa pratensis e Festucaovina che mostrano, al loro interno,differenti caratteristiche di competi-tività, persistenza, durata nel tempo.Tuttavia, per gli inerbimenti dell’a-reale veneto l’unica Leguminosaproponibile in ambito viticolo è ilTrifolium repens, specie permanenteper la sua capacità di diffondersi pervia vegetativa; predilige terreni dimedio impasto, non è particolar-mente aggressiva, può in alcuni casi(annate particolarmente favorevoli)portare ad un rigoglio vegetativotale da ritardare la lignificazione ela maturazione dei tralci della vite(agostamento).Andrà quindi usato solamente inmiscugli con Graminacee. È di mediapersistenza ed è facilmente penetra-bile dalla flora spontanea.

Scartate, quindi, tutte le varietàforaggere si impone la necessità diorientare la scelta verso Graminacee

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108Confronto specie da foraggio e da prato. A = da prato; B = da foraggio.

La consociazione specie-varietà del miscuglio deve portareall’ottenimento di prati con determinati requisiti di base:

- rapido insediamento (soprattutto in collina);- competitività verso le infestanti;- crescita moderata per limitare la competizione e la manutenzione;- resistenza al calpestio;- discreta persistenza (5-6anni).

rale di tutta la flora spontanea chespesso è molto vivace, aggressiva eforte produttrice di biomassa, quindipotenziale competitrice della vite.Altre specie quali Festuca rubra spp.,Festuca ovina, Poa pratensis, invece,mostrano in alcuni casi difficoltàall’insediamento se seminate troppotardivamente, con temperature rapi-damente decrescenti.La Festuca arundinacea risulta abba-stanza lenta nell’insediamento mapoi infittisce e la sua aggressivitàimpedisce lo sviluppo della vegeta-zione spontanea.

Un altro importante carattere è l’an-damento dell’investimento neglianni (figg. 1-2).

In questi ambienti una sostanzialetenuta della copertura con valoriprossimi o superiori al 70% è stataevidenziata per alcune varietà delleseguenti specie: Lolium perenne,Festuca arundinacea, Festuca ovina,mentre per altre specie (Festucarubra commutata, Festuca rubra tri-chophylla, Poa pratensis) e, in am-bienti poco fertili, si può verificareun declino anche rapido di copertura.Lolium perenne, diversamente daquanto comunemente si ritiene,mostra una discreta persistenza.È necessario fare molta attenzioneanche alla scelta varietale, potendo-si riscontrare una discreta variabili-tà di comportamento all’internodelle differenti specie.È tuttavia da tener presente che inambienti particolarmente fertili, econ piogge ben distribuite, anchespecie come Poa pratensis possonogarantire un’ottima copertura, con-giuntamente a bassi livelli di produ-zione di biomassa.

Analogo discorso può essere fattoanche per il Trifolium repens, ovvia-mente con livelli di produzione dibiomassa più importanti, ma accom-pagnati da un discreto apporto diazoto naturale.Questa specie mostra, però, discon-tinuità di comportamento con oscil-lazioni anche ampie: può non appa-rire o, viceversa, diventare domi-nante, anche se in modeste percen-tuali (3-5%) nel miscuglio iniziale.

e Leguminose migliorate e selezio-nate per obiettivi diversi ovvero dimateriale che non è destinato, allaproduzione di biomassa.In questo modo, una volta appro-fondita attentamente la risposta aidiversi ambienti viticoli del materia-le (specie-varietà singole o associa-te), è possibile costituire inerbi-menti meglio controllati, a bassacompetizione, dalle caratteristichenote e quindi ripetibili.

Comportamenti di specie e varietàUn primo importante carattere è lavelocità di insediamento (figg. 1-2).

In anni di prove in diversi ambientidel Veneto si sono evidenziate lecaratteristiche, peraltro note, delledifferenti specie, confermando lanetta superiorità del Lolium perenneper questo carattere.Ciò può risultare particolarmenteinteressante per contenere le infe-stanti nelle prime fasi di insedia-mento del cotico e per consolidarerapidamente le superfici ad altorischio di erosione.Con specie-varietà di rapido insedia-mento si avrà, poi, un controllo natu-

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Fest

uca

r.r. B

arge

na

1995 1996 1997 1998

Fig. 1 - Velocità di insediamento a 90 giorni dalla semina.

Fig. 2 - Evoluzione dell’intensità di copertura nelle diverse specie e varietà nel corso degli anni.

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Sviluppo aereo e radicale delle principali graminacee da prato

Festuca rubra trichophylla.

Festuca arundinacea.

Festuca ovina.

Koeleria macrantha. Lolium perenne. Poa pratensis.

Cynodon dactylom. Festuca rubra commutata.

Festuca rubra rubra.Fo

to B

aren

brug

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Inerbimenti permanenti artificiali

Tab. 1 - Caratteristiche della specie

Velocità Competizione Frequenza Persistenzadi insediamento di taglio

Graminacee Lolium perenne *** ** *** ** Poa pratensis * * * *** Festuca arundinacea ** *** *** ** Festuca ovina * * * *** Festuca rubra rubra ** * ** * Festuca rubra commutata ** * * *

LeguminoseTrifolium repens *** - *** *** Trifolium sub-terraneum ** - ** **

Nota: Trifolium subterraneum mostra grandi differenze di comportamento ed attitudini tra levarietà. La sua gestione, soprattutto per i tagli, deve necessariamente essere molto attenta, pernon compromettere la risemina: evitare il taglio alla comparsa del fiore (aprile, maggio).

Caratteristiche delle specie * lenta/poco competitiva/taglio poco frequente/poco persistente ** media *** veloce/competitiva/taglio frequente/persistente

ricordaA volte le specie singole presen-tano solo in parte le caratteristi-che richieste per determinatiobiettivi, per questo è preferibilerealizzare gli inerbimenti delvigneto con miscugli, per coglie-re gli effetti diversificati e com-plementari delle diverse specie-varietà in consociazione.

Individuazione del miscuglio per l’inerbimento della vite: Metodo per fattori limitanti o fattori critici

Fatt

ore

limitan

teFE

RTIL

ITA’

livel

lo d

i lim

itaz

ione

cre

scen

te

basso

medio

elevato

inerbimento dell’interfilare

Fattore limitanteACQUA

livello di limitazione crescente

basso medio elevatolimitazioneper l’epocadi semina

limitazioneper l’epocadi semina

limitazioneper l’epocadi semina

Lolium prevalente nessuna Lolium - Poa - F. ovina nessuna Lolium - Poa - F. ovina nessuna

F. arundinacea prevalente nessuna F. arundinacea prevalente nessuna Trif. subter. solo fine estate

nessuna F. ovina prevalente, Poa inizio autunno F. ovina prevalente inizio autunno

F. arundinacea prevalente nessuna Trif. subter. solo fine estatepref. autunnoe primavera

pref. autunnoe primavera

pref. autunnoe primavera

F. ovina - F.r. commutata inizio autunno F. ovina prevalente inizio autunno

F. ovina + Trifolium repens solo fine estate solo fine estateTrif. subter. o leguminoseda sovescio

Trif. subter. o leguminoseda sovescio

F. ovina, F. rubra,Trifolium repens

F. ovina prevalente+ Trifolium repens

Lolium prevalente,F. rubra, Poa

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Macchina per la preparazionedel letto di semina.

Seminatrice per specieda prato con rullo

di copertura.

Esempi di miscugli per l’areale veneto

1a situazione: pianura fertile, pro-fonda, con disponibilità idrica.Obiettivo:stabilizzare le produzioni.Miscuglio:Lolium perenne 70% (Barrage,Sabor) - Poa pratensis 30% (Bar-zan, Baron).Caratteristiche del miscuglio:molto veloce nell’insediamento,varietà di Lolium a sviluppo deter-minato, semine autunnali, anchetardive, o primaverili, controlla leinfestanti, adattabile a diversiambienti, anche siccitosi, stabilenei 4-5 anni, concorrenza media perla vite, richiede 3-4 tagli l’anno.

Variante con Festuca arundinacea.Miscuglio:Festuca arundinacea 80% (Barfelix,Barleduc) - Poa pratensis 20%(Barzan, Baron)Caratteristiche del miscuglio:discretamente rapido, ma moltopiù competitivo verso la vite; le

altre caratteristiche sono simili alprecedente.Attenzione: nel caso di inerbimen-to anche in sottofila può deprime-re la vite.

2a situazione: collina con rischioerosione, suolo poco profondo,versanti ben esposti.Obiettivo:stabilizzare il suolo, bassa compe-tizione, ridurre l’onere di gestione.Miscuglio:Lolium perenne 10% (Barrage,Sabor), Festuca ovina 57% (Bardur,Hardtop), Festuca rubra commutata10% (Bargreen), Poa pratensis20% (Barzan, Baron), Trifoliumrepens 3%.Caratteristiche del miscuglio:non competitivo verso la vite, diinsediamento lento, preferibile lasemina autunnale non tardiva,adatto a diversi ambienti anche sic-citosi, accrescimento molto ri-dotto, richiede due tagli l’anno.

La gestione dell’inerbimentoPer una buona riuscita del coticosono necessarie alcune condizioni:- buona preparazione del letto di

semina;- scelta del momento più favorevole

per la semina.

I momenti più favorevoli sono due:- da fine inverno a metà aprile;- in fine estate (da metà agosto a

tutto settembre).

Il terreno deve essere affinato insuperficie con estirpatori e con erpi-ci rotanti, ciò per facilitare la buonadistribuzione del seme che è, nor-malmente, di dimensione e pesomolto ridotti.Tuttavia, prima di questa operazioneè opportuno verificare se il suolo èabbastanza libero da infestanti(soprattutto vivaci), in caso contra-rio è indispensabile procedere aldiserbo con prodotti sistemici checonsentiranno una buona pulizia delterreno stesso.È buona regola, dopo la semina, nonentrare con mezzi meccanici nelvigneto per un periodo sufficiente-mente lungo, ciò per consentire unbuon insediamento del cotico edevitare fenomeni di calpestamento;perciò è consigliabile la seminaautunnale.Inoltre, seminando nel periodo autun-nale è più facile ottenere tappeti me-no inquinati per la minor competizio-ne delle infestanti annuali.Per la riuscita del cotico occorre,inoltre:- una dose di seme sufficiente

(intorno ai 10 g/m2 ovvero 100kg/ha, aumentabile in condizionidifficili);

- effettuare i tagli dell’erba non aldisotto dei 5 cm;

- il primo taglio (di pulizia) deveessere eseguito, possibilmente,con una barra falciante e non contrincia erba o trincia sarmenti.

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Attrezzature per la gestione del prato

Trinciaerba a coltelli con dispositivo di rientro lungo la fila.

Foto

Int

rieri

Falcia andanatrice. Trinciaerba a martelli.

Falciatrice a lame contrapposte.

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Evoluzione delle tecniche di diserbo

- Abbandono o limitazione dell’impiego dei prodotti residuali- Uso soprattutto di sostanze attive ad azione fogliare e di massima com-

patibilità ambientale- Trattamenti con dosi ridotte di prodotto fitosanitario- Programmi di intervento basati su una corretta programmazione e su

calendari ben precisi di intervento- Inizio del programma di diserbo, almeno nei primi anni, nel periodo au-

tunnale- Completamento del programma nel periodo primaverile-estivo

Nell’ambito delle tecniche di gestionedel suolo per il controllo della florainfestante del vigneto, la pratica deldiserbo chimico trova oggi una dis-creta diffusione, anche se persistonoremore di ordine tecnico-agronomico,timori di recar danno alle viti e unsempre maggior numero di aziendeindirizzate alla lotta biologica.Nella sua lenta evoluzione il diserbochimico della vite si sta avviandoverso gestioni semplificate, efficaci,sicure per la pianta e rispettose perl’ambiente.

Frequente è un suo uso parziale esaltuario, alternato o integrato conlo sfalcio dell’erba, o con le lavora-zioni del terreno generalmente, limi-tandone l’impiego alla sola strisciadel filare; in quest’ottica la suaapplicazione diviene flessibile.L’agricoltore, inoltre, dispone oggi diattrezzature sofisticate che, se usatecon professionalità, consentono unacorretta distribuzione dei prodottisenza rischio di fenomeni fitotossici.

Vigneti sottoposti a diserbo lungo il filare.

Dispositivo per la distribuzione micronizzataa bassissimo volume.

DISERBO

Barra da diserbo con dispositivo umettante.

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Modalità d’azionedei prodotti erbicidiAlcuni svolgono un’azione limitatanel tempo e su piante già sviluppate,altri svolgono un’azione prolungatanel tempo e mirata, soprattutto, all’i-nibizione della germinazione dei semi(azione antigerminello e preventiva).

Al 1° gruppo appartengono gli erbi-cidi di post-emergenza:a) Disseccanti, che agiscono per

contatto e distruggono solo laparte aerea dell’infestante, nonentrano in circolo nella pianta,hanno un’azione rapida e sonoimpiegati soprattutto nell’inerbi-mento controllato (alcuni diquesti come diquat e paraquat,anche se ritenuti superati e peri-colosi per l’uomo e gli animali,sono ancora usati; a questi tut-tavia si preferisce il glufosinatedi ammonio per la bassa tossici-tà e, per l’efficacia dell’azione,anche in funzione spollonante).

b) Sistemici od ormonici (chiamatianche fogliari), sono assorbitidalle parti aeree e migrano negliorgani sotterranei della piantadevitalizzandola. Vengono anchequesti impiegati nell’inerbimentointegrato e svolgono un ruoloimportante nel contenimentodella flora di sostituzione.Si ricordano, tra questi, il glifosa-te, attivo nei confronti di grami-nacee e dicotiledoni annuali evivaci, glifosate+oxifluorfen, mi-scela dalle caratteristiche inte-ressanti, perché, oltre a consenti-re una riduzione dei dosaggi,esplica una maggiore azione dis-seccante e anche un’azione siner-gica sulle infestanti perenni com-pletando l’azione del glifosate,inoltre gli “ormonici” MCPA, MC-PA+Dicamba, ecc., poco selettivi,ma che trovano impiego in situa-zioni specifiche per eliminareinfestanti come Equisetum, Ru-mex, Taraxacum, Plantago, Con-

volvulus, ecc; infine i graminicidifluazifop-p-butil e ciclossidin,selettivi, utilizzati sempre in con-dizioni particolari per eliminaregraminacee estive e per contene-re lo sviluppo delle perenniSorghum, Agropyron, Cynodon.

Al 2° gruppo appartengono gli erbi-cidi residuali o di pre-emergenza:ad azione prolungata nel tempo (tri-fluralin, oxifluorfen, diuron, ecc.),sono applicati quando si voglionoottenere effetti di lunga durata pre-venendo l’emergenza delle malerbe.Oggi, con il perfezionamento delletecniche e l’adozione di nuovi crite-ri, se ne limita fortemente l’uso siaper motivi ambientali sia per motiviagronomici (possono essere fitotos-sici, controllano solo parzialmentele infestanti, possono inquinare lefalde, ecc).

Tab. 2 - Erbicidi autorizzati in viticoltura (da Miravalle, 2003)

Sostanza attiva Tempo Residuo max Dosi f.c.** Attivitàdi carenza (gg) ammesso (l o kg/ha)

su uva (ppm)

Ciclossidim 60 0,10 2-4 Graminacee annuali e perenniDalapon* 20 0,10 * In cancellazioneDiclobenil 60 0,10 6-8 Diverse dicotiledoni e graminacee, equisetoDiquat 30 0,05 in associazione a paraquat Dicotiledoni annualiDiuron 60 0,05 1-2 Diverse dicotiledoni e graminacee, equisetoEptc* 30 0,05 * In cancellazioneFlazesulfuron 60 0,01 0,15-0,2 Erigero, geranio, epilobio, equiseto, trifoglio, persicaria, erodioFluazitop-p-butile 30 0,10 2-2,5 Graminacee annuali e perenniGlifosate trimesio - 0,10 4-18 Specie annuali e perenni, mono e dicotiledoniGlufosinate-ammonio - 0,10 4-8 Annuali mono e dicotiledoniGlifosate - 0,10 1,5-12 Specie annuali e perenni, mono e dicotiledoniMcpa 20 0,10 1-2 Annuali dicotiledoniOxifluorfen - 0,05 0,2-2 Crucifere, composite, solanacee. A basse dosi in miscela

con glifosate in casi di flora di sostituzioneParaquat 30 0,05 3-5 Di contatto. Annuali mono e dicotiledoniPropizamide - 0,30 2-4 Graminacee annuali e diverse dicotiledoni

Impiegare con basse temperatureSimazina 30 0,10 1-3 Diverse graminacee e dicotiledoniTerbumeton* - 0,02 * In cancellazioneTerbutilazina - 0,02 1-3 Diverse graminacee e dicotiledoniTrifluralin 30 0,05 1-2 Graminacee e numerose dicotiledoni. Incorporare!

*sostanze attive in processo di cancellazione secondo la Direttiva 99/45/CE; **formulato commerciale

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Come sviluppare un programma didiserbo?È necessario innanzi tutto conside-rare alcuni elementi:- disposizioni legislative;- aspetti economici;- aspetti ambientali;- aspetti tecnico-agronomici.

Attualmente l’impiego dei prodottifitosanitari, ed in particolare deidiserbanti, è oggetto di particolareattenzione per il rispetto delletematiche ambientali (leggi regio-nali, leggi nazionali, ecc.). In ambi-to regionale, infatti, dal punto divista applicativo, anche sulla spintadei disciplinari di produzione inte-grata, si tende a privilegiare gliinterventi di post-emergenza, conprodotti ad azione fogliare privi dieffetti residuali.Nella scelta dei prodotti ci si orien-ta, pertanto, verso molecole concaratteristiche tossicologiche e diimpatto ambientale più favorevolipossibili (recenti disposizioni regio-nali hanno vietato ad esempio l’im-piego della terbutilazina).

Come operareConsiderati quindi questi mutatiorientamenti, in ambito aziendale,per attuare una corretta programma-zione occorre tener conto sia dellevarie situazioni che si vengono acreare stagionalmente, sia della“storia“ degli interventi attuati omeno in precedenza nel vigneto.Diserbare significa quindi considera-re con attenzione aspetti ambienta-li (rischi d’accumulazione di residui,infiltrazione nelle falde, ecc.), cli-matici (andamento stagionale), ca-ratteristiche pedologiche e giacituradel terreno, densità e caratteristichedell’impianto, ecc.È importante, inoltre, conoscere:- la flora presente nel vigneto;- lo spettro d’azione degli erbicidi;

La disponibilità di validi prodotti ad azione fogliare di contatto e sistemi-ci (paraquat, diquat, glufosinate di ammonio, glifosate, glifosate trimesio)e di valide miscele, come ad esempio glifosate+oxifluorfen, ha consentitodi semplificare molto la lotta contro le malerbe contenendo lo sviluppodelle infestanti annuali e perenni con soli trattamenti fogliari e, cosa moltoimportante, nel pieno rispetto dei regolamenti agroambientali.

Giovane vigneto inerbito nell’interfilare e diserbato sulla fila.

- la selettività nei confronti dellavite (di distribuzione, di posizio-ne, fisiologica).

Epoche d’interventoIn linea generale l’epoca in cui leerbe infestanti vanno controllate vadall’inizio del germogliamento fino ametà estate, che è il periodo in cuipiù dannosa è la concorrenza idrico-nutrizionale delle infestanti. A parteciò, in ogni azienda, una volta defi-nito il modo di coltivazione più ido-neo in relazione alle caratteristichedel terreno, al tipo d’impianto, ecc.,si pone il problema sul come e sulquando intervenire.Gli indirizzi applicativi in questiultimi anni hanno fatto registrareprofonde trasformazioni.

L’ampia disponibilità di prodottifogliari ha consentito di semplifica-re molto la lotta alle malerbe.L’impiego di questi prodotti offre poiil vantaggio di poter mettere in attoprogrammi di “weed management”(w.m.), la cui filosofia si basa suripetuti interventi, ma con dosimolto basse di erbicidi e su infe-stanti poco sviluppate.

Ciò garantisce una maggiore seletti-vità per la vite e, un contenimentopiù equilibrato della flora infestan-te, il lavoro risulta più facile e menorischioso, il getto irrorante visibile equindi più facile da orientare sullavegetazione. Le basse dosi poianche se colpiscono il fusto o even-tuali polloni in genere non portano

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danni, inoltre, sotto il profilo visivosi ha un effetto meno vistoso edeturpante.In relazione a ciò ampia valorizza-zione è data agli interventi autun-nali (soprattutto nei primi anni) eprimaverili-estivi con finalità nonsolo fitocide, ma soprattutto miran-ti allo sviluppo controllato delleinfestanti.

I trattamenti autunnali risultanoutili in una regione come il Venetocaratterizzata in genere da fine esta-ti e autunni piovosi, in modo parti-colare negli impianti di vite ai primianni di vegetazione, nei casi in cuil’infestazione sia molto alta e qualo-ra si attuino programmi di diserbounicamente con prodotti fogliari,come nell’ambito delle MisureAgroambientali.Altri vantaggi delle applicazioniautunnali sono in pratica l’assenzadi infestanti nel periodo invernale eprimaverile che consente di miglio-rare la lignificazione, aumentandocosì la resistenza al freddo e unmigliore contenimento delle malerbecon dosi relativamente ridotte graziealle favorevoli condizioni di assorbi-mento degli erbicidi. Infine il perio-do autunnale trova molte infestantiin attività (graminacee in accesti-mento, dicotiledoni ed altre allo sta-dio di rosetta) e quindi più sensibiliall’azione del prodotto diserbante.

nota beneIn ogni caso, come già ricordato,nel periodo autunnale è opportu-no lasciare una leggera coperturadel suolo che non va a pregiudi-care nè la qualità nè la quantitàdella vendemmia, ma offre alcunivantaggi, in quanto contribuiscea limitare l’erosione durante ilperiodo invernale.

L’applicazione della tecnologia dellebasse dosi o “w.m.” è tuttavia con-dizionata da tre fattori:- formulazioni;- buona distribuzione;- epoche d’intervento.

FormulazioniI fattori che influenzano l’attivitàbiologica degli erbicidi sono:- la dose;- la concentrazione della sostanza

attiva;- la concentrazione di coadiuvanti.

DistribuzioneUn parametro importante per unabuona riuscita di questa pratica è ladistribuzione.Le attrezzature, anche se modeste,devono, rispettare alcuni punti fon-damentali.Utilizzare:1. ugelli a specchio o a ventaglio

che consentono di utilizzarebasse quantità d’acqua per etta-ro (200-300 litri);

2. barre ben predisposte con ugelliopportunamente distanziati pernon avere sovrapposizioni di pro-dotto;

3. pompe a bassa pressione e conregolatore della stessa;

4. velocità costante della trattrice.

Ugelli con schermatura.

Questa impostazione facilita l’inter-vento di inizio primavera con solierbicidi fogliari eventualmente misce-lati con bassissime dosi di residualiche ne aumentano lo spettro d’azione.

Trattare in questo modo significauna riduzione dei costi (minor pro-dotto) e una maggior flessibilitàd’intervento.

Questa nuova filosofia d’interventopoggia, in sostanza, sulle seguentiscelte:- uso di erbicidi poco tossici facil-

mente biodegradabili;- uso limitatissimo di erbicidi resi-

duali;- preferenza per sostanze attive di

post-emergenza;- preferenza per l’uso di miscele e

quando possibile rotazione deglierbicidi;

- trattamenti frequenti e su erbepoco sviluppate.

L’addizione ai prodotti fogliari didosi ridotte di erbicidi residuali(come ad esempio l’oxifluorfen chefunziona da attivatore del glifosateaumentandone l’efficacia e lo spet-tro d’azione) consente di semplifica-re ulteriormente questa pratica agri-cola e l’impiego di dosi ancora piùridotte di glifosate, tali da permet-tere di rientrare nei ristretti limiti dicompatibilità imposti dai disciplina-ri di produzione integrata.

Epoche d’intervento- Autunno (prima della caduta

delle foglie con infestanti sui10-15 cm)

- Autunno - inverno (dopo la ca-duta delle foglie)

- Fine inverno (prima della ripre-sa vegetativa della vite)

- Inizio primavera (alla ripresavegetativa della vite)

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AB 123 CD

Schema per una corretta irrorazione.

Schema dell’irrorazione generata da ugelli aventaglio.

Schema dell’irrorazione generata da ugelli aspecchio (Fonte Dino Savi).

nota beneIn ogni caso è opportuno interve-nire con barre schermate tenutebasse onde evitare il rischio dibagnare il fusto, o proteggere lebarbatelle con shelters.

Importante poi regolare la dimen-sione delle gocce (100-300 μ) ed ivolumi di acqua.Con questi accorgimenti quindianche la “non coltura” del filare delvigneto in determinate condizioniecopedologiche e aziendali puòancora costituire un’alternativa vali-da per un’economica gestione delsuolo (come ad esempio l’alta colli-na dove non sono possibili interven-ti frequenti di lavorazione e dove,come negli impianti fitti, è difficilegestire il sottofila).In relazione all’età degli impianti èopportuno ricordare una maggioreattenzione nell’applicazione di que-sta pratica nei vigneti da uno a treanni. Anche se grosso modo valgonole stesse regole degli impianti adul-ti, occorrono più cautele ed atten-zioni (dosi più basse, schermaturadei getti, eventuale protezione delleviti con tubi di plastica) e, il ricor-so a prodotti meno rischiosi come idisseccanti (ad es., glufosinated’ammonio).Per il controllo delle graminacee an-nuali, buoni risultati, e in assolutasicurezza, si ottengono anche con lenuove formulazioni di fluazifop-p-butile.

Impianto fitto e diserbato lungo la fila.

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Possibili strategienel diserbo chimico del vignetoDiserbo dal 3° anno d’impiantoIntervento autunnale - Interventofondamentale nella gestione annuale.L’applicazione autunnale semplifica ilprogramma di diserbo, massimizzal’efficacia del prodotto su gran partedelle infestanti (massima sensibili-tà), riduce il potenziale di infestazio-ne delle infestanti annuali e control-la le malerbe durante tutto il periodoinvernale. A tale scopo si può utiliz-zare il glifosate a 1,5-2,5 l/ha addi-zionato di oxifluorfen a 0,3-0,5 l/hache ne amplia lo spettro di azione esvolge un ruolo di attivatore.Interventi primaverili/estivi (conprodotti ad azione fogliare) - Controla maggior parte delle infestantiannuali, sia graminacee che dicoti-ledoni, nonché rizomatose peren-nanti.Applicazione in fase di attiva ricre-scita delle infestanti.Alla ripresa vegetativa utilizzare glifo-sate 2 l/ha.Come attivatore per migliorare l’atti-vità in particolare su: Convolvulusarvensis, Calystegia sepium, Malvaspp, Portulaca oleracea, Cirsium ar-vense, Geranium dissectum, Amaran-thus spp, Urtica spp si può far uso dioxyfluorfen 0,2-0,5 l/ha.Come si vede la calendarizzazionedei trattamenti, l’aggiunta di attiva-tori (solfato ammonico, oxifluorfen,ecc.) e il ricorso a miscele di diser-banti hanno consentito, rispetto alpassato, di ridurre ulteriormente ildosaggio dei prodotti e di comple-tarne, in modo più efficace, lo spet-tro d’azione, consentendo di realiz-zare quegli obiettivi agronomici edambientali che caratterizzano laviticoltura attuale (Misure Agroam-bientali).

Il diserbo deve essere localizzatosulla fila. L’area trattata non devequindi superare il 50% dell’intera

superficie. Per esempio, in un ettarodi vigneto si possono utilizzare com-plessivamente in un anno: 3,75 litridi Glifosate, oppure 9 litri diGlufosinate ammonio e 0,5 litri diOxyfluorfen (vedi tab. 3 a pag. 120).Pur in presenza di una discreta gammadi prodotti che permettono di affron-tare in modo ottimale le più svariatesituazioni, le strategie di diserbo inambito viticolo oggi sono prevalente-mente incentrate (come riportatonegli esempi) su prodotti tipo glifosa-te, glifosate trimesio e glufosinated’ammonio, caratterizzati da costi piùbassi del passato e in grado di garan-tire efficacia e sicurezza tossicologica.Le dosi di glifosate (molto basse)

I trattamenti autunnali con prodotti contenenti glifosate e glifosate trime-sio richiedono tuttavia qualche cautela in più per non danneggiare la vite(soprattutto le giovani viti) che in questo periodo ha ancora in attivitàl’apparato radicale che può quindi assorbire il prodotto. Con il glufosinated’ammonio questi problemi non esistono.

Giovani viti protette con shelters.

possono variare da 1,5-2 o 3 litri (diformulato) per ettaro in funzionedell’infestazione, con l’aggiunta disolfato ammonico 3 kg/hl. Per ilglufosinate d’ammonio le dosi nor-malmente impiegate variano dai 3 ai5 litri ettaro sempre con l’aggiuntadi solfato ammonico.

In caso di problemi particolari, cioèin presenza di infestanti resistenti alglifosate è giocoforza ricorrere a pro-dotti che ne completano l’azione (adesempio ormonici o a miscele conresiduali) tenendo in ogni caso pre-sente che il loro impiego è a voltelimitato o addirittura vietato in rela-zione alle Misure Agroambientali.

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Tab. 3 - Dosaggi e prodotti ammessi dalle Misure Agroambientali.

Infestanti Vincoli Sostanze % sostanza Limitazioni d’usoapplicativi attive attiva

Monocotiledoni Non ammessi Glifosate 30,4 l/ha = 7,5 e dicotiledoni interventi chimici Glufosinate ammonio 11,3 l/ha = 18

nelle interfile Oxifluorfen* 23,6 l/ha = 1

*Da utilizzare a dosi ridotte (0,3-0,5 l/ha per intervento in miscela con prodotti sistemici).

Per gli erbicidi sistemici appenacitati esistono attrezzature ma-nuali o portate provviste di scher-matura che consentono l’applica-zione dei prodotti (glifosate)senza acqua.

Piccoli attrezzi per applicazioni di prodottosenz’acqua. b) Diserbatrice meccanica con dispositivo

spollonante.

a) Diserbatrice meccanica.

c) Apparecchio per il diserbo termico a gasliquido.

Attrezzature per il diserbo alternative all’intervento chimico:

Indipendentemente dal nu-mero delle applicazioni sonoannualmente ammessi:

ammesso anche un impiegoproporzionale della combina-zione di glifosate e glufosi-nate ammonio.

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Altra tecnica di un certo interesse èla pacciamatura che, impiegata inalternativa alle lavorazioni ed aldiserbo lungo la fila, consente unefficiente controllo delle infestanti.

Può essere realizzata con materialidiversi: compost di residui solidi ur-bani, materiali organici (erba deposi-tata lungo il filare con falcia-andana-trice), cortecce sminuzzate e, più fre-quentemente con film di polietilene(PVC nero o blu per abbattere i rischidi eccessivo riscaldamento o di tessu-to non tessuto che filtra aria e acquama è meno efficace sulle infestanti).

Oltre al controllo delle infestanti cheè comunque in relazione al materia-le impiegato la pacciamatura (so-prattutto quella con materiale pla-stico) esercita vari effetti positiviquali, l’aumento della temperaturadel terreno, la riduzione della evapo-traspirazione e, conseguentementela conservazione della struttura delterreno, tutti fattori che stimolano,assieme alle maggiori quantità d’ac-qua a disposizione, e all’assenza dicompetizione, l’attività radicale.Tutto ciò porta ad uno sviluppo piùrapido delle viti tale da consentirein molti casi, già al secondo annod’impianto l’impostazione definitivadel cordone permanente e al terzo lapiena entrata in produzione.Tradotto in termini economici ciòsignifica che i maggiori oneri soste-nuti per la posa in opera (circa1.500 euro/ha) vengono recuperatigià al primo anno di piena produzio-ne. Occore inoltre considerare cheper almeno 3-4 anni si evitano sialavorazioni che diserbo del sottofilase il telo viene trattato con cura emantenuto integro.Questa tecnica, pertanto, meritereb-be di essere maggiormente presa in

Vigneto pacciamato sulla fila ad elevatameccanizzazione.

Vigneto inerbito e pacciamato sulla fila.

PACCIAMATURA

considerazione soprattutto nei primianni d’impianto ed in impianti moltofitti in relazione alla difficoltà dilavorare il terreno o, per evitare diricorrere al diserbo (come nel caso,per es., delle coltivazioni biologiche).È tuttavia da tener presente che incerte situazioni è improponibile, adesempio nei vigneti a ritocchino,dove potrebbe favorire ancor di piùl’erosione o dove esistono problemidi ristagno idrico o di forte siccità.La sua realizzazione è poi legata auna concomitante presenza di situa-zioni tecniche e ambientali a voltedifficilmente realizzabili (macchineidonee alla stesura, condizioni agro-nomiche e climatiche favorevoli,presenza di manodopera). Oltre a ciò, sono da tener in consi-derazione alcuni inconvenientiriscontrati in questi ultimi anni diapplicazione:- a volte la degradazione del telo è

incompleta e ciò pone problemi dismaltimento;

- talvolta la rottura del telo costrin-ge ad interventi di diserbo, annul-landone i vantaggi.

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In sostanza la pacciamatura è unatecnica che trova più facile realizza-zione in aziende di piccole e mediedimensioni a conduzione familiare,dove generalmente c'è una discretapresenza di manodopera e dove èpossibile, in relazione alla minoremeccanizzazione, una maggiore curadel telo che può così durare alcunianni (5-6), rendendo l'operazionevalida sotto tutti gli aspetti.Viceversa, nelle aziende di grandidimensioni, dove per necessità sonopresenti in forma massiccia macchi-ne per la meccanizzazione integrale,la cura del telo è più difficile e ladurata si riduce a 1-2 anni. Ciòrende la pacciamatura meno appeti-bile economicamente e onerosanella fase di smaltimento.

Attrezzatura per la stesura del telo. Impianto fitto con pacciamatura lungo le file.