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Lina SastriNon smetto di sognare l’amore
NUTRIZIONE Quelpesosullo stomaco
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PRIMO PIANOL’influenzabussa alle porte
BELLEZZACoccolea fior di pelle
Tra i progetti dedicati ai ragazzi affetti da malattie croniche, B.Live è uno di
quelli che colpisce maggiormente. Oltre a essere stato creato per
coinvolgere i giovani malati di tumore in attività molto speciali, nasce dalle
costole della Fondazione Near Onlus. Il suo presidente, l’imprenditore Bill
Niada, è anche cofondatore, insieme a Emilia Sada, di Fondazione Magica
Cleme Onlus, dedicata alla loro figlia Clementina, che purtroppo si ammalò
di tumore in giovane età. Dopo la morte di Clementina, la coppia ha deciso
di impegnarsi in qualcosa di concreto a favore dell’oncologia pediatrica e
dei suoi piccoli pazienti. Bill Niada ci spiega «Nacque così l’idea di
promuovere progetti in cui gli adolescenti affetti da patologie croniche
possono cimentarsi in qualcosa di concreto e vitale, insieme a professionisti
di diversi settori. Con le oncologie pediatriche di alcuni ospedali della
Lombardia, nel corso degli anni abbiamo fatto incontrare i ragazzi con
stilisti, cantanti, giornalisti e sono nate tante buone iniziative».
Tra i progetti di B.Live ci sono una canzone con Faso di “Elio e le Storie
Tese” dal titolo “Nuvole di ossigeno”, una borsa del marchio Coccinelle -
che è diventata una delle più vendute- e una collezione di bijoux con
Elisabetta Nava (i ragazzi hanno scelto un simbolo, il bullone, poi declinato
in diversi tipi di gioiello simbolo di forza, coesione, coraggio). Con alcuni
giornalisti de “Il Corriere della Sera” è nato anche “Il Bullone della Sera”,
poi diventato semplicemente “Il Bullone”, il giornale delle buone notizie. «È
un luogo dove raccontare notizie positive per il mondo» spiega Niada.
«Vorremmo utilizzare questo spazio per condividere progetti e ci piacerebbe
che i ragazzi intervistassero adulti con storie che ispirino a fare cose utili,
significative. Sarebbe interessante coinvolgere anche le scuole, utilizzando il
giornale come uno strumento didattico».
Nel 2016 B.Live lancerà un progetto-blog con una nota catena di
profumerie (i ragazzi recensiranno i prodotti ricevuti dall’azienda) e una
“bottega creativa”, dove alcuni professionisti li aiuteranno a sviluppare
progetti utili per sentire meno gravoso il peso della malattia.
(A cura di Elisa Speroni)
B.Live coinvolgeadolescenti e ragazziaffetti da gravipatologie croniche nello sviluppo di attività e percorsicreativi insiemecon artisti,professionisti, aziende,università e scuole.Con orgoglio,professionalità e amoresi impegnano in diversilavori che li vedonoemozionati protagonistiin tutte le fasi creative.Maggiori informazionisul sitowww.bliveworld.org
PARLIAMONE Il parere di Bill Niadapresidente Fondazione
Near Onlus
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SAPERE&SALUTE - BIMESTRALE - ANNO XX - NOVEMBRE 2015 - N. 109
MEDICINA&SOCIETÀ
RUBRICHE
10PRIMO PIANO
12PERSONAGGI
32
DISTURBI&PATOLOGIE 20L’eczema atopico si combatte in 3 mosse
ONCOLOGIA 24Europa uomo dalla parte dei pazienti
PSICHE 28Ecco i rischi per chi superlavora
INFANZIA 30Prendi la medicina!
PREVENZIONE 36Stagione fredda,attenzione alle vitamine
NUTRIZIONE 40Quel fastidioso peso sullo stomaco
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BELLEZZA 44Coccole a fior di pelle
SCIENZA 46Insonnia: a volte è colpa del Dna
MEDICINA PRATICA 48Un fuoco da spegnere subito
OFTALMOLOGIA 50Diabete: vietato trascurare gli occhi
SPORT 54Nuovi sport per corpo e autostima
VERO&FALSO 56Il cioccolato fa bene al cuore?
Farmaci ..................................... 6
Stili di vita ................................. 8
Medicina&Società ................... 10
Pianeta donna ........................ 58
SapereSalute.it ....................... 60
News ....................................... 62
Iniziative ................................. 63
Indagini ................................... 64
In libreria ................................ 66
Lina Sastri
L’influenzabussaalle porte
dell’inverno
Quale l’identikit dello sportivo tipo che utilizza sostan-
te dopanti? Uomo, oltre i 40 anni, che corre in biciclet-
ta. Lo dicono le recenti percentuali dei controlli antido-
ping, ma il problema purtroppo è trasversale a tutti gli
sport e tutte le età e non risparmia neanche le donne.
L’uso di sostanze dopanti è in aumento: nonostante le
campagne di comunicazione, i ben noti danni alla salu-
te e i sistemi di vigilanza sul problema, alcuni sportivi non
riescono proprio a fare a meno di “drogarsi” per com-
petere. Lo affermano i dati: i controlli del 2014 hanno
trovato positivo il 4,1% degli atleti sottoposti ad anali-
si, contro il 3,8% del 2013. I numeri sono stati diffusi dal
ministero della Salute: nel corso del 2014 l’attività di con-
trollo antidoping della Commissione ha interessato
1.427 atleti, di cui 976 maschi (68,4%) e 451 femmine
(31,6%). Complessivamente sono risultati positivi 58 spor-
tivi, pari al 4,1% del totale esaminato. I dati del 2013 si
fermavano al 3,8% di positivi su un totale di 1.390 atle-
ti controllati. Le discipline maggiormente interessate dal-
la vigilanza antidoping sono il ciclismo, l’atletica legge-
ra, il nuoto e il calcio, nelle categorie amatoriali e gio-
vanili, ma è risultata essere una pratica diffusa in modo
capillare, tanto che non risparmia nessuno sport, dal ci-
clismo al pugilato, dal tennis alla maratona, fino anche
al tiro con l’arco (tra gli sport controllati le percentuali di
positività più elevate sono state riscontrate, in partico-
lare, in atleti praticanti il ciclismo, 8,8%, e il nuoto, 2,4%).
La differenza di genere è, invece, netta: fa uso di sostanze
dopanti il 5,1% dei maschi rispetto all’1,8% delle fem-
mine. E una parziale sorpresa, forse, è data dall’età me-
dia di chi assume farmaci dopanti: 43,7 anni per gli uo-
mini, 39,1 per le donne. Non sono i giovani o giovanis-
simi, dunque, i consumatori più assidui. Ma quali sono
le sostanze dopanti più diffuse? Nel 2014, la percentuale
più elevata di principi attivi rilevati in occasione dei con-
trolli antidoping appartiene alla classe dei diuretici e agen-
ti mascheranti (26,7%), seguita dagli agenti anabolizzanti
(22,8%), dagli ormoni e dalle sostanze correlate (15,8%)
e, infine, dagli stimolanti (15,8%).
I rischi per la salute sono molto elevati e non solamen-
te per chi fa uso costante di queste sostanze, ma anche
per chi le prende occasionalmente. La maggior parte dei
farmaci utilizzati nel doping può avere, infatti, gravi con-
seguenze sul cuore, le anfetamine possono portare a cri-
si anginose o addirittura a infarto e i farmaci che mira-
no a incrementare il numero dei globuli rossi compor-
tano il rischio della formazione di trombi. Il doping può
portare anche all’infarto, all’ischemia, alla trombosi e a
tantissimi altri danni assai seri per il nostro corpo. Sa-
rebbero opportune, a questo punto, campagne infor-
mative più diffuse e rivolte non soltanto ai giovanissimi,
ma anche -e soprattutto- agli adulti.
FARMACI
Doping, roba da grandiA cura di Basilio Candisi
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VINCERE SENZA SI PUÒPer l’Osservatorio nazionale bullismo e doping, allontanare gli atleti dalle sostan-za dopanti è una missione: attraverso campagne di comunicazione e prevenzione,si rivolgono a tutte le realtà giovanili, in particolare al mondo della scuola. Orga-nizzano convegni negli istituti scolastici e sensibilizzano studenti, insegnanti e fa-miglie: per il 2016 sono già in programma 50 eventi in tutta Italia, ai quali parteci-peranno gli esperti dell’Osservatorio e alcuni sportivi, a testimonianza che è possi-bile diventare grandi campioni senza aver mai toccato una sostanza dopante. Lo scor-so anno parteciparono i pugili Roberto Cammarelle e Clemente Russo, il ginnastaYuri Chechi, la judoka Giulia Quintavalle, l’atleta Andrew Howe, lo schermidore AldoMontano e la tuffatrice Tania Cagnotto. Verrà realizzato anche un calendario conle foto e gli autografi di alcuni atleti. L’idea è che il buon esempio vale più di milleparole per tenere lontani i giovani (e i meno giovani) dal doping.
La prima sigaretta a 11 anni. Un ra-
gazzino su 4, tra gli studenti del terzo
anno delle medie e dei primi delle
superiori, continua a fumare (ricerca
“Global youth tobacco”, condotta
dal 2010 al 2014 con l’Università di
Torino), con un aumento del 3% ri-
spetto al 2010. E poi le conseguenze:
il tabacco uccide più di alcol, Aids,
droghe, incidenti stradali, omicidi e
suicidi messi insieme. Il fumo è un
killer che, dati alla mano, miete ogni
anno tra le 70 mila e le 83 mila
vittime soltanto in Italia, di cui 17
mila tra i 35 e i 65 anni.
Sono dati impressionanti, che spingono
a fare qualcosa. Da qui la stretta del
Governo con un Decreto legislativo,
approvato a ottobre, che si spera
abbia gli stessi effetti positivi della
Legge Sirchia del 2003, che fece scen-
dere il numero dei fumatori dal 23,8%
al 18,1%. Vietato fumare in auto
con bambini o donne incinta, maggiori
controlli sulle vendite ai minori, più
grandi le scritte dei rischi alla salute
sui pacchetti di sigarette e niente
fumo all’esterno degli ospedali pe-
diatrici e ginecologici. Ma non solo: il
Decreto legislativo, approvato in re-
cepimento a una direttiva Ue, sancisce
anche il divieto definitivo, dopo le
reiterate ordinanze ministeriali, di ven-
dita ai minori di sigarette elettroniche,
l’inasprimento delle sanzioni per la
vendita di sigarette ai minori, lo stop
ai pacchetti da 10 (che facilitano l’ac-
quisto in quanto meno cari) e la
verifica periodica dei distributori au-
tomatici, per controllare che il sistema
di rilevamento dell’età dell’acquirente
sia sempre in funzione.
GRANDE ATTENZIONEAI GIOVANISSIMILa stretta contro il fumo è molto
decisa. D’altra parte i dati sui danni
che provoca non possono lasciare in-
STILI DI VITA
Le nuove leggi mettono all’angolo la sigarettaA cura di Augusto Rodi
Nuova campagna del Ministero
e normative piùsevere: così si tenta
di combattere il vizio
Immagini delicate e ironiche: è questo il filo conduttore scelto dal ministerodella Salute per i nuovi spot antifumo. Si prendono così le distanze dallepubblicità di molti altri Paesi d’Europa che, invece, hanno realizzato videocon immagini forti e aggressive. Proprio con l’obiettivo di sensibilizzare contoni leggeri, ma molto fermi, è stato scelto come testimonial Nino Frassica,attore noto ai più e amato per la sua gentile ironia.Lo slogan della campagna è semplice, ma di impatto: Fumi? «Ma che, seiscemo?». Sono messaggi video e audio di 30 secondi l’uno che negli ultimimesi vengono distribuiti in televisione e in radio e che si spera vengano con-divisi il più possibile anche sui social network, nella speranza di raggiungeresoprattutto i giovanissimi.La campagna è stata realizzata da un’idea di Frassica stesso e si articola suquattro soggetti differenti: donne in gravidanza fumatrici, bambini costrettia subire il fumo passivo degli adulti, giovani e universo femminile. Tuttihanno un doppio messaggio: “Chi fuma è scemo”, esattamente come lo èchi tiene comportamenti scorretti e pericolosi come, per esempio, andarein moto senza casco o farsi i selfie mentre si è al volante.
NINO FRASSICA CI METTE LA FACCIA
differenti. L’Organizzazione mondiale
della Sanità stima che a livello mondiale
il consumo di tabacco uccida quasi 6
milioni di persone ogni anno (e po-
trebbero diventare 8 nel 2030). Inoltre
il fumo passivo provoca 603 mila
morti premature. Per questo le nuove
leggi per combattere il vizio agiscono
a 360°, ma con un occhio di riguardo,
in particolare, sui minori. Sia per
quanto riguarda il fumo passivo, va-
rando il divieto di accendere sigarette
in macchina con la presenza di bam-
bini, sia sul fronte delle vendite.
Secondo i dati Istat sugli under16, il
23,4% degli studenti intervistati fuma
sigarette (erano il 20,7% nel 2010).
E, nonostante l’esistenza del divieto
di vendita, risulta che il 38,2% degli
studenti fumatori ha acquistato le si-
garette al distributore automatico e
che il 63,9% non ha ricevuto un
rifiuto alla vendita dall’esercente. Su
questo punto il Governo vuole -giu-
stamente- maggiore rigidità.
Rimane la difficoltà a smettere, anche
per chi ci prova seriamente. Gli ex
fumatori, sempre secondo l’Istat, sono
circa 12,5 milioni (il 23,3%) e nel
2013 sono aumentati i tentativi
(30,2% contro 23% dell’anno pre-
cedente), ma l’80% di chi ha provato
a spegnere definitivamente la sigaretta
ha fallito. Si proverà, quindi, a passare
anche attraverso il potere persuasivo
delle immagini: sui nuovi pacchetti
verranno a breve inseriti messaggi
più visibili e impattanti e in radio e tv
verranno trasmessi nuovi spot di sen-
sibilizzazione voluti dal ministero della
Sanità e realizzati -come spieghiamo
nel box- insieme a un testimonial
noto a tutti gli italiani.
Il primo a lanciare l’allarme è stato il
presidente dell’Istituto superiore di Sa-
nità, Walter Ricciardi, inviando al mi-
nistero della Salute dati che indicano
un tasso di vaccinazioni al di sotto
degli obiettivi minimi previsti dal Piano
nazionale di prevenzione vaccinale.
«La soglia di sicurezza non si è ancora
abbassata al punto di ledere totalmente
l’immunità generale, ma campagne
di disinformazione minacciano di di-
sperdere il patrimonio di salute accu-
mulato». Insomma, siamo arrivati al
punto da compromettere la cosiddetta
“immunità di gregge”, la soglia minima
oltre la quale non è possibile scongiu-
rare la diffusione delle patologie.
Anche l’Aifa, l’Agenzia italiana del
farmaco, è intervenuta a commento
delle cifre pubblicate dal Ministero,
confermando l’urgenza di approvare
il nuovo Piano nazionale e di intervenire
per frenare questa pericolosa tendenza.
«C’è poca consapevolezza» ha detto
il presidente Pecorelli «del grave rischio
connesso alla mancata vaccinazione.
I vaccini salvano circa 2 milioni e
mezzo di vite l’anno, 5 al minuto, e ci
sono patologie, come il morbillo, an-
cora oggi mortali». «Non c’è tempo
da perdere» ha sottolineato Luca Pani,
direttore dell’Aifa. «Occorre far fronte
comune contro la disinformazione».
CARTA CANTA: NON C’ÈTEMPO DA PERDEREQuesti i dati dell’Istituto superiore di
Sanità pubblicati dal ministero della
Salute: nel 2014 il tasso di copertura
nazionale per le vaccinazioni in età
pediatrica contro poliomielite, tetano,
difterite, epatite B e pertosse sono
scese sotto la soglia del 95%, valore
minimo di tollerabilità. Le soglie scen-
dono ulteriormente per le vaccinazioni
contro morbillo, parotite e rosolia (che
raggiunge una copertura del solo
86%, con un calo rispetto l’anno pre-
cedente di oltre 4 punti). L’allarme tra
gli adulti, invece, è ben rappresentato
dalla vaccinazione antinfluenzale. Nella
passata stagione la profilassi ha inte-
ressato solamente il 13,6% della po-
polazione e anche tra gli ultra sessan-
tacinquenni -le persone cioè più a ri-
schio insieme con i bambini- la soglia
si è fermata sotto il 50%, segnando il
picco più basso degli ultimi dieci anni.
Eppure non si dovrebbe dimenticare
che l’influenza ogni anno colpisce
mediamente 5 milioni di italiani e
causa ben 8.000 morti.
È tempo di correre ai ripari, tant’è che
il nuovo Piano nazionale per la pre-
venzione vaccinale prevede una ferrea
strategia per risalire la china, con la
possibilità anche di sanzioni disciplinari
nei casi di inadempienza (c’è chi chiede
che i vaccini diventino obbligatori per
l’accesso alle scuole, come peraltro
avviene in altri Paesi, per esempio in
Gran Bretagna). Tra gli obiettivi indicati,
per esempio, c’è l’impegno a mante-
nere lo stato di polio-free, raggiungere
quello di morbillo-free e rosolia-free,
di garantire l’offerta gratuita delle
vaccinazioni nelle fasce d’età a rischio,
aumentare l’adesione consapevole at-
traverso campagne di vaccinazioni,
completare l’informatizzazione delle
anagrafi vaccinali, promuovere una
MEDICINA&SOCIETÀ
10
Vaccini, patrimonio di salute per tuttiA cura di Lorenzo Verlato
Il tasso di coperturavaccinale in Italiaè sceso sottola soglia minimadi tollerabilità
cultura delle vaccinazioni nella popo-
lazione e tra i sanitari in particolare.
PROFESSIONISTI SANITARITUTTI D’ACCORDOQuesto punto è particolarmente im-
portante, perché la vaccinazione rap-
presenta innanzitutto un concetto cul-
turale e bisogna recuperare la memoria
storica dei flagelli causati dalle epidemie
e della mortalità infantile, che falcidiava
intere generazioni prima che venissero
scoperti i vaccini e gli antibiotici. E
spetta proprio ai sanitari -medici, far-
macisti, infermieri- ristabilire questa
memoria e proteggerla dalle campagne
denigratorie. Soprattutto spetta agli
operatori sanitari far comprendere
che la mancata vaccinazione crea un
rischio di gran lunga superiore a quello
temuto da eventuali effetti collaterali.
Lo riconosce anche Claudio Cricelli,
presidente della Simg, la Società italiana
di medicina generale e delle cure pri-
marie. «Se non invertiamo quanto
prima questa tendenza corriamo il ri-
schio di vere e proprie epidemie relative
a gravi patologie. Oggi più che mai
va ricordato che i vaccini sono estre-
mamente sicuri, perché sottoposti a
continui rigidi controlli da parte delle
Istituzioni competenti». Anche le far-
macie sono impegnate a invertire la
fuga degli italiani dalle vaccinazioni.
«Siamo pronti sia a promuovere le
vaccinazioni, sia alla effettiva realizza-
zione delle campagne vaccinali» af-
ferma Annarosa Racca, presidente di
Federfarma. «Ministero e Regioni pos-
sono contare sul nostro impegno a
fornire un’informazione capillare alla
popolazione su come prevenire le epi-
demie e ridurre il contagio».
I GRAVI RISCHIPER LA SALUTE PUBBLICATutti concordano sulla necessità di ri-
stabilire alleanze efficaci per evitare
che un patrimonio di salute pubblica,
conquistato in lunghi anni, vada ora
disperso. Infatti, scendere sotto le
soglie minime indicate dal ministero
della Salute significherebbe compro-
mettere proprio l’“immunità di greg-
ge”: man mano perdere la protezione
della popolazione nel suo complesso
e aumentare conseguentemente il ri-
schio che si verifichino sia epidemie e
pandemie, sia che ricompaiano ma-
lattie che credevamo debellate. Un
pericolo inutile da correre, proprio
perché facilmente prevedibile e pre-
venibile.
11
Gli esperti di economia sanitaria hanno elaborato conti precisi sulvantaggio, anche economico, delle vaccinazioni. Ogni dollarospeso nella vaccinazione infantile, per esempio, genera 3 dollaridi risparmio per il Servizio sanitario nazionale (costi diretti) e 10dollari per la società (costi indiretti). È, inoltre, dimostrato cheper ogni euro investito in vaccini lo Stato ricava almeno 4 euroin costi evitati e in vantaggi per la fiscalità.Questo in generale, ma ecco alcuni esempi pratici. Nel 2002-2003l’epidemia italiana di morbillo (20.000 casi) ha comportato uncosto di 22 milioni di euro. L’impatto economico della patologiapneumococcica tra gli adulti statunitensi over50 è, invece, pari acirca 3,7 miliardi di dollari di costi diretti. E ancora: l’European re-spiratory Society stima che i costi economici della polmonite nei51 Paesi della regione europea dell’Oms siano superiori ai 10 mi-liardi di euro, con spese legate al ricovero ospedaliero valutabiliin 6 miliardi di euro l’anno. Concludiamo con un ultimo signifi-cativo dato: si calcola che vaccinare tutti gli italiani tra i 50 e i 64anni contro l’influenza comporterebbe sì un costo di 76 milionidi euro, ma un risparmio per il Ssn pari a 746 milioni di euro, conun rapporto costo/beneficio di 1 a 10.
I COSTI DELLA NON PREVENZIONE
I vaccini salvanoogni anno 2 milionie mezzo di vite, 5 al minuto
Di Cristiano Minotti
Ci siamo. Come ogni anno, oltre alle castagne e alla pioggia, a tenerci com-
pagnia in questo scorcio di fine 2015 ci saranno anche loro, i virus influenzali
e quelli parainfluenzali. Differenti, per molti versi, ma ugualmente fastidiosi.
Ecco una miniguida per imparare a conoscerli, a prevenirli e a saperli affron-
tare nel modo migliore
I PRIMI MALANNI SONO GIÀ ARRIVATICome distinguere le varie forme di malanni invernali che imperversano in que-
sto periodo? Facciamo un po’ di chiarezza. Anzitutto, sotto il termine om-
brello “influenza” tendiamo a comprendere una miriade di forme infettive
dovute a diversi virus, non necessariamente influenzali.
Tecnicamente si può parlare di “vera influenza” quando ci sono tre condizioni
contemporaneamente: febbre elevata, superiore a 38°C, che insorge brusca-
mente; sintomi sistemici, come dolori muscolari/articolari; sintomi respiratori,
come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola.
In tutti gli altri casi, quando magari sono presenti solamente due di questi sin-
tomi, si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi para influenzali, come
il raffreddore, che si caratterizza per naso otturato che cola e per gli starnuti
che la fanno da padrone.
C’è quella vera e propria, che arriveràsoltanto a gennaio. E poi ci sonole cosiddette sindromi parainfluenzali.Ecco come affrontarle.
L’INFLUENZAbussa alle porte
dell’inverno
13
PRIMO PIANO - MALANNI INVERNALI
Sono le basse temperature a rendere più facile il lavoro dei
virus influenzali. E lo fanno in due modi: indiretto e diretto.
Indiretto poiché, con le basse temperature, passiamo più tempo
in luoghi chiusi dove, soprattutto se troppo caldi e umidi, c’e
una maggior possibilità di contagio.
Diretto, poiché gli sbalzi termici sono i veri responsabili del
blocco della cosiddetta clearance mucociliare: quando usciamo
da un ambiente caldo, per passare a temperature più basse, av-
viene una momentanea paralisi del movimento continuo che
le ciglia presenti sulle cellule dell'apparato respiratorio usano
per spostare il muco prodotto nelle parti più profonde del pol-
mone verso l'alto, in un continuo ricircolo.
Questo blocco temporaneo riduce la barriera protettiva e faci-
lita la penetrazione dei virus.
ECCO PERCHÉ CI AMMALIAMO PIÙ FACILMENTE IN INVERNO
14
«Saranno oltre 200 i virus in circo-
lazione anche quest’anno, varia-
mente mescolati e con sintomato-
logie relativamente diverse, pronti
a diffondersi in funzione della pre-
senza o meno di “temperature bal-
lerine”» afferma Fabrizio Preglia-
sco, virologo e ricercatore del
dipartimento di Scienze biomedi-
che per la salute dell’Università de-
gli Studi di Milano. «Parliamo di
rhinovirus, ma anche dei più temi-
bili adenovirus e coronavirus, gli
enterovirus e, infine, i virus parain-
fluenzali, solamente di nome simili
a quelli che causano la vera in-
fluenza».
PREVENIRLI È POSSIBILE INIZIANDO DALLO SPORTCercare di scansare i malanni in-
vernali, qualunque sia il virus che li
causa, è sempre possibile. Iniziamo
dallo sport: secondo alcuni studi
sembra proprio che una regolare
attività fisica possa rinforzare le di-
fese immunitarie sia negli adulti,
sia nei più piccoli, soprattutto
quando l’attività è regolare e con-
tinuativa.
«Le difese immunitarie sono l’arma
attraverso la quale il nostro organi-
smo si difende dall’attacco degli
agenti esterni come, per esempio,
i tanti virus in circolazione con l’ar-
rivo delle basse temperature» sot-
tolinea Fabrizio Pregliasco. «L’unica
raccomandazione è fare attenzione
a non esporsi a bruschi sbalzi di
temperatura per almeno 1 o 2 ore
dopo aver sudato e consumato ca-
lorie ed energie. Ambienti caldo-
umidi e affollati come quelli degli
spogliatoi lasciano “aperta la fine-
stra” all’attacco dei virus». È quello
che in gergo si chiama “effetto
spogliatoio”. Per difendersi al me-
glio dopo l’attività sportiva basta
seguire alcune semplici regole:
- lavarsi bene dopo aver sudato,
senza esagerare con acqua troppo
calda o troppo fredda
Ambienti caldo-umidi e sbalzi di temperatura: sono questi i motiviper cui è più facile contrarre i virusinfluenzali in questa stagione.
- asciugare bene capelli e corpo
- evitare contatti con indumenti e
asciugamani altrui, possibili porta-
tori di virus
- non uscire dalla palestra sudati o,
comunque sia, con indumenti
umidi addosso
- coprirsi bene quando si esce al-
l’esterno con l’aiuto, se necessario,
di sciarpe e cappelli, per proteg-
gere le alte vie respiratorie.
LA VERA INFLUENZAARRIVERÀ A GENNAIOSuperato lo scoglio delle parain-
fluenze, tra gennaio e febbraio ar-
riverà l’influenza vera e propria.
«Nella prossima stagione influen-
zale saranno tre o quattro i virus
protagonisti» prosegue Pregliasco
«il già conosciuto virus A/H1N1
California che “completerà la sua
opera”; un virus di origine svizzera
A/H3N2; un virus B/Phuket e, forse,
anche un altro virus B/Brisbane.
Gli ultimi tre virus elencati, rappre-
sentano delle nuove varianti, ma
non molto distanti dai virus che
hanno circolato gli scorsi anni. A
oggi si può dire che la prossima
stagione influenzale sarà di inten-
sità media, riguarderà quattro o
cinque milioni di casi e l’effettiva
Il virus dell'influenza si trasmette piuttosto facilmente da un
individuo all'altro. Quando chi è influenzato respira, tossisce
o parla emette involontariamente goccioline di saliva che con-
tengono il virus e che possono essere inalate da altre persone.
Il virus entra così nel nostro organismo, diffondendosi lungo
la gola e il resto delle vie respiratorie.
Basti pensare che un solo starnuto può contenere circa 40 mila
micro goccioline che possono viaggiare a oltre 300 km/h. Sono
più lente le 3 mila goccioline che scaturiscono da un colpo di
tosse, che si muovono a circa 75 km/h.
Seguire le semplici regole quotidiane del bon ton per proteg-
gersi e proteggere gli altri dal contagio è, quindi, essenziale:
lavarsi bene le mani, coprire la bocca e il naso quando si tossi-
sce o si starnutisce e rimanere a riposo quando si e ammalati,
per evitare di contagiare gli altri.
Anche stare alla larga da luoghi affollati e umidi, come me-
tropolitane, palestre, cinema, è essenziale. Ma senza inutili pa-
ranoie e rinunce a una piacevole vita sociale.
UN SINGOLO STARNUTO “SPARGE” 40 MILA GOCCIOLINE
15
Lo sport fa benissimoma bisogna prestareattenzione all’effetto
spogliatorio, che ci espone
al rischio infezioni.
diffusione dipenderà anche dal-
l'andamento delle temperature».
Fondamentale, in questo periodo
fare attenzione al mix nonni-ni-
poti: i nonni, cui spesso sono affi-
dati in gestione i bambini, devono
adottare comportamenti mirati a
scongiurare l’influenza, poiché
anche un banale raffreddore del
bambino potrebbe essere, per
loro, particolarmente insidioso.
In che modo? Per esempio pu-
lendo e disinfettando bene la casa.
La sopravvivenza dei virus varia da
tipo a tipo. Il virus dell’influenza,
per esempio, può vivere per 8-12
ore su superfici dure, come i top
dei mobili o della cucina, e nei la-
velli in acciaio inox. Su superfici
morbide, invece, come un panno,
non vive a lungo. Quindi se qual-
cuno in casa si ammala e sicura-
mente utile usare prodotti a base
di sostanze disinfettanti per limi-
tare la diffusione dei virus.
Il vaccino antinfluenzale è indub-
biamente utile anche se non è la
panacea di tutti i mali.
Protegge dai virus prevalenti in un
anno specifico, ma non copre l’or-
ganismo da tutti i virus influenzali.
E non protegge dagli oltre 200
virus parainfluenzali che sono in
circolazione in questo mese. È tut-
tavia importante perché chi si e
vaccinato ha una bassa probabilità
di ammalarsi e, se si ammala, la
forma influenzale sarà più lieve.
Soprattutto per le categorie a ri-
schio, come appunto gli anziani, il
vaccino rimane, comunque sia,
una delle armi di prevenzione più
importanti.
SERVE TANTO RIPOSO...Quando l’infezione è in corso bi-
sogna rassegnarsi al fatto che è
meglio perdere qualche giorno di
scuola o di lavoro per evitare di tra-
PRIMO PIANO - MALANNI INVERNALI
16
Attenzione: il vaccino non è la panacea di tutti i mali.
Prendersi un paio di giorni di malattianon è una tragedia, anzi. Restare tranquillia casa è il modo migliore per guarire primaed evitare di contagiare gli altri.
18
scinarla oltre il dovuto. Stare a
casa, oltre a ridurre il rischio di in-
fettare gli altri, e riposarsi sono le
prime “armi” efficaci da adottare.
... E AUTOMEDICAZIONERESPONSABILEE a casa è utile bere liquidi a vo-
lontà, dall’acqua ai succhi di frutta,
al brodo, secondo i gusti. Mante-
nere ben idratato l’organismo è, in-
fatti, essenziale. Infine, ma non per
importanza, i farmaci. Il ricorso al-
l’automedicazione responsabile è
utilissimo per alleviare i sintomi.
I medicinali da banco, come per
esempio quelli a base di acido ace-
tilsalicilico, possono, infatti, essere
utili per gestire autonomamente
disturbi come raffreddore, mal di
gola e febbre, senza dimenticare,
però, di rivolgersi al medico se i sin-
tomi non dovessero migliorare
entro cinque o sei giorni. Sono ac-
quistabili in farmacia senza la pre-
scrizione medica: nel loro ampio
uso si sono, infatti, rivelati sicuri ed
efficaci e sono facilmente ricono-
scibili da un bollino rosso sorri-
dente posto sulla confezione.
C’è, poi, il capitolo antibiotici:
combattono soltanto le infezioni
batteriche e l'influenza stagionale
non e causata da un batterio, ma
da un virus. Quindi non servono
per combatterla. Sono, tuttavia,
utili per particolari soggetti (anziani
e malati cronici) al fine di contra-
stare alcune infezioni batteriche
come bronchiti, sinusiti e polmo-
niti, che possono sopraggiungere a
causa dell’influenza e che tendono
a colpire il corpo già debilitato dal
virus. Devono necessariamente es-
sere prescritti dal medico e non
sono esenti da eventi avversi.
Lo dice il buon senso e ora lo conferma
anche la scienza. Sonno e riposo sono estre-
mamente importanti per aiutare il corpo a
combattere un virus, perché è stato dimo-
strato che più si dorme, più il nostro si-
stema immunitario risulta efficiente.
Questo vale ancora di più per i bambini: la-
sciamoli, quindi, riposare più del solito, in
questa stagione.
E teniamo monitorate le vie respiratorie
quando infiammate, aiutandoli a liberarle
in caso di necessita.
È VERO: DORMIRE BENE TIENE ALLA LARGA I VIRUS
PRIMO PIANO - MALANNI INVERNALI
Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/network/malanni-invernali
In farmacia si possono trovare farmacidi automedicazione che alleviano i sintomie non richiedono la prescrizione da parte del medico.
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Il percorsodella vitalità
DISTURBI E PATOLOGIEDERMATITE ATOPICA
La pelle atopicamerita attenzioniparticolari.Sia quella dei bimbi,sia degli adulti.
Nella gran parte dei casi inizia a ma-
nifestarsi nei primi anni di vita del
bambino. Prurito e arrossamenti sul
viso, sul tronco e a livello delle pieghe
di braccia e gambe sono i primi sin-
tomi dell’eczema atopico.
Sono due le cause principali: un’alte-
rata reattività del sistema immunitario
e la presenza di una barriera cutanea
fragile o danneggiata, che in pratica
ha perso in parte la sua capacità di
fungere da protezione dall’ambiente
esterno. Spesso con la crescita tende
a sparire e i sintomi possono non
comparire più fino a partire dalla pu-
bertà. Il problema è che in molti casi,
chi da bambino ha sofferto di eczema
tende a mantenere una pelle sensibile
anche da adulto ed è più propenso a
sviluppare irritazioni cutanee.
L’eczema atopicosi combatte in3mosse
Di Luigi Comini
21
La pelle del bambino atopico è delicata e ipersensibile. Per questo l’igiene quoti-
diana deve sollecitarla il meno possibile.
Per prima cosa è fondamentale il fattore tempo: il bagnetto non deve durare più
di 10-15 minuti e va usata acqua tiepida (32-34°C). Il contatto prolungato con
l’acqua e il calore disidratano, infatti, la pelle, facilitando irritazione e prurito.
Può essere utile aggiungere all’acqua sostanze ad azione emolliente, che miti-
gano l’azione disidratante del calcare sulla cute.
Anche la scelta del detergente è fondamentale: sono da preferire i prodotti senza
sapone (gel o pane dermatologico), con pH leggermente acido (5,5-6,0) simile a
quello della cute, ipoallergenici o specifici per la pelle atopica, in piccole quantità.
Occorre, poi, massaggiare dolcemente la cute con le mani (evitando le spugne) e
risciacquare bene alla fine.
Dopo aver asciugato la pelle del bimbo, tamponando con teli morbidi, è utile nu-
trirla con un emolliente di buona qualità.
LE REGOLEPER IL BAGNETTO DEL BEBÈ
Spegnerel’infiammazione,
rinforzarela barriera
cutaneae idratare
correttamentela pelle.
DISTURBI E PATOLOGIE - DERMATITE ATOPICA
22
Per affrontarla è fondamentale il
consulto del pediatra, che potrà in-
dirizzare i casi più gravi dal derma-
tologo.
PRIMO: SPEGNERE L’INFIAMMAZIONELa prima mossa da fare è alleviare
l’infiammazione cutanea. Le linee
guida nazionali e internazionali rac-
comandano l’applicazione quoti-
diana di corticosteroidi topici. Se
usati in modo corretto e per il pe-
riodo strettamente necessario, sono
sicuri ed efficaci.
Devono essere prescritti dal medico
ed è opportuno seguire scrupolo-
samente i suoi consigli per quanto
riguarda l’applicazione. Ciò perché
ne esistono diverse formulazioni,
che il camice bianco sceglierà in
funzione del grado di secchezza e
del danneggiamento della cute in-
teressata, dell’area da trattare e
dell’età del paziente. In generale,
possiamo dire che la quantità da
usare, nell’adulto, è di solito quella
che ricopre la prima falange del
dito indice per una superficie da
trattare pari al palmo di due mani.
Altra regola generale: l’applicazio-
ne di corticosteroidi topici non deve
essere interrotta in modo brusco, ma
la frequenza va ridotta gradual-
mente.
SECONDO: RINFORZARE LA BARRIERA CUTANEALa seconda mossa da fare ha
l’obiettivo di ripristinare la funzione
di barriera della pelle che, proprio a
causa dell’eczema, risulta in genere
più fragile. Per farlo si può ricorrere
a creme a base di ceramidi e lipidi
lamellari, simili a quelli natural-
mente presenti nella cute.
Questi trattamenti, che si asso-
ciano e non sostituiscono il tratta-
mento con cortisonici, servono ad
accelerare il ripristino della fun-
zione barriera, riducono la sensibi-
lizzazione e l’infiammazione della
pelle e alleviano il prurito.
Si possono usare più volte al giorno,
ma in genere due o tre volte pos-
sono bastare. Alcuni di questi pro-
dotti contengono anche agenti
umettanti ed emollienti, come pan-
tenolo e glicerina, che servono a
idratare e ad ammorbidire lo strato
corneo, favorendone la rigenera-
zione.
Sono disponibili in farmacia senza
obbligo di ricetta e per saperne di
più basta chiedere al proprio far-
macista di fiducia.
INFINE È FONDAMENTALEIDRATARE LA PELLELa pelle di chi soffre di eczema ato-
pico deve essere curata ogni giorno,
anche quando i sintomi non ci
sono e quando appare integra e
sana. Questo perché è sempre pre-
sente una certa tendenza alla disi-
dratazione e non è inconsueto an-
dare incontro a sensibilizzazioni e ir-
ritazioni.
I corticosteroidi usati correttamentesono sicuri ed efficaci.
Fondamentale, quindi, quando ci si
lava, evitare di destabilizzare il mi-
crofilm idrolipidico protettivo. Al
posto dei comuni saponi è dunque
meglio usare oli da bagno o deter-
genti privi di tensioattivi (“non-sa-
poni”), lasciandoli comunque sia
pochi minuti a contatto la pelle.
È fondamentale anche fare atten-
zione al risciacquo dopo ogni la-
vaggio, dal momento che eventuali
residui possono pur sempre irritare
la cute.
Al di là dell’igiene quotidiana, è utile
l’applicazione di preparati idratanti
ed emollienti di buona qualità, privi
di profumi, conservanti e altri com-
ponenti allergizzanti oppure irritanti,
dopo ogni lavaggio. Servono non
soltanto a migliorare il comfort cu-
taneo, ma fanno parte integrante
della terapia a lungo termine del-
l’eczema, poiché aiutano a preser-
vare l’integrità della barriera cutanea
e possono prevenire le riacutizza-
zioni della patologia.
Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/dossier/dermatite-atopica
È essenzialeripristinare la funzioneprotettivadella pelle, che nei soggettiatopici è spessopovera di lipidi.
ONCOLOGIA INTERVISTA
La onlus offreinformazioniaccreditatee promuovela cultura della diagnosiprecoce.
Di Massimo Barberi
EUROPA UOMOdalla parte dei pazienti
25
Ettore Fumagalli,
presidente dell’associazione
Europa Uomo
Sono stati davvero importanti i pro-
gressi fatti negli ultimi anni nel tratta-
mento del tumore prostatico. A non
andare di pari passo con il ritmo della
medicina, però, sono il counseling
psicologico nei confronti dei malati e
l’organizzazione sanitaria. Ed è pro-
prio per far fronte a questi “ritardi”, e
non solo, che è nata la onlus Europa
Uomo. Ne parliamo con Ettore Fu-
magalli, presidente dell’associazione.
Come nasce Europa Uomo?
L’associazione nasce nel 2002 a livello
italiano e nel 2003 a livello europeo e
oggi comprende 23 Paesi. L’esigenza
era, a quel tempo, di colmare un
vuoto importante: la mancanza di in-
formazioni sulla prostata, sulle sue pa-
tologie e sulla prevenzione. Da qui la
mission principale di Europa Uomo: in-
formare tutti gli uomini potenzial-
mente interessati dalle patologie
prostatiche e promuovere su ampia
scala un’opera di sensibilizzazione e in-
formazione. Perché chiunque sia in
grado di sapere come porsi nei con-
fronti di un problema che riguarda
quest’organo.
Anche in termini di diagnosi pre-
coce?
Certamente. La nostra attività di sen-
sibilizzazione nei confronti della so-
cietà civile e delle istituzioni punta
proprio a fare in modo che il problema
sia riconosciuto e individuato tempe-
stivamente.
Perché finché non sarà disponibile un
marker sicuro e affidabile al cento per
cento per uno screening di popola-
zione, sottoporsi alla visita urologica è
l'unica strada percorribile per la dia-
gnosi precoce. Da qui l’importanza
dell’informazione.
Ma non solo, tra i compiti che ci siamo
dati c’è anche quello di rappresentare
i diritti dei pazienti nei confronti degli
ospedali e delle autorità sanitarie.
1) Promuovere in tutta Europa la diffusione e lo scambio di infor-
mazioni corrette e aggiornate sul tumore della prostata.
2) Richiamare l’attenzione pubblica sulla necessità di affrontare il tu-
more della prostata con consapevolezza.
3) Insistere sull’importanza della diagnosi precoce.
4) Sostenere campagne per ottenere la migliore terapia.
5) Garantire la qualità delle terapie di supporto durante e dopo
le cure per la malattia.
6) Esigere un’adeguata formazione e preparazione del perso-
nale sanitario.
7) Promuovere la diffusione di linee guida di trattamento.
8) Richiedere controlli regolari di qualità delle apparecchiature
mediche e diagnostiche.
9) Assicurarsi che ai pazienti venga spiegata in modo comprensibile
ogni diversa possibilità di cura, che possano partecipare a studi
clinici controllati e che possano richiedere, se lo desiderano, un se-
condo parere prima di decidere.
10) Promuovere lo sviluppo della ricerca scientifica sul tumore
della prostata.
GLI OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE
Il paziente al centro…
Negli ultimi tempi la questione del
paziente al centro ha sempre più
preso piede. Ed è positivo: l’individuo
deve essere il fulcro di ogni atto me-
dico, dalla diagnosi alla terapia.
Stiamo andando verso una medicina
sempre più basata sul valore del pa-
ziente, si sta spostando il baricentro,
che prima era completamente sbi-
lanciato a favore del medico. Siamo
convinti della strada intrapresa:
quando una persona si trova a fare i
conti con una patologia, a decidere
non può essere soltanto l’oncologo
o il chirurgo. È il paziente stesso che,
ben informato, deve poter scegliere
il percorso diagnostico-terapeutico
più utile a lui e al suo caso.
Perché un’associazione europea
sulla salute “al maschile”?
Fondamentalmente perché, nono-
stante la crescente importanza delle
patologie maschili a livello europeo,
c’era una pericolosa disinforma-
zione. Il passo è stato creare un’as-
sociazione per promuovere una cor-
retta informazione. Anche perché
stiamo parlando di patologie che
condizionano pesantemente la vita
di chi ne è affetto, toccano la sfera
sessuale, quella affettiva e sociale e
anche la vita di coppia. Aspetti che
in Italia, poi, si scontrano con un
marcato senso di machismo. Le per-
sone hanno bisogno di sapere, da
fonti autorevoli, tutto sulla terapie. E
vogliono conoscere tutti i centri ac-
creditati per i trattamenti.
Europa Uomo si pone, quindi, nei
loro confronti come un fornitore di
servizi: diamo informazioni a 360
gradi attraverso il sito web, il numero
verde, la rivista Europa Uomo e il
Manuale per i pazienti, "scaricabili"
gratuitamente dal sito www.europa-
uomo.it (a oggi i visitatori hanno ef-
fettuato il download di oltre 145
mila articoli e oltre 11 mila manuali).
Fornite anche un supporto psico-
logico, ce ne parla?
Come dicevo, l’argomento prostata
è molto delicato. Una patologia che
coinvolge quest’organo può provo-
care stati psicologici difficili. Non a
tutti, certo, ma in una buona per-
centuale di uomini sì. Nella nostra
sede, ogni venerdì pomeriggio te-
niamo incontri con i pazienti. A ge-
stirli è uno psicologo: chi vuole può
raccontare la propria storia, le diffi-
coltà e ascoltare quelle degli altri. È
un servizio molto utile, che andrebbe
svolto all’interno degli ospedali. Ma
al momento sono pochissimi a offrire
un supporto psicologico.
A proposito di strutture ospeda-
liere, come vi relazionate?
Nel nostro comitato scientifico ci
sono primari ospedalieri di diverse re-
altà italiane. Non entriamo nel me-
rito della ricerca clinica, perché non è
un nostro compito. Ma ci interessa
interagire con i medici, portando la
voce dei pazienti. E, soprattutto, fa-
cendo in modo che le realtà ospeda-
liere si dotino di équipe multi-
disciplinari sulla falsa riga di quello
che avviene con le breast unit per il
tumore del seno. Ci piacerebbe dav-
vero, perché le consideriamo molto
utili per i pazienti, che venissero sem-
pre più diffuse le PCU (Prostate Can-
cer Unit) in cui urologi, radioterapisti,
oncologi e psicologi affrontassero
con un approccio realmente multidi-
sciplinare i singoli casi clinici.
ONCOLOGIA - INTERVISTA
- Numero verde: 800.869.960 (da rete fissa).
- Psicoterapia di supporto di gruppo rivolta ai pazienti con tu-
more della prostata (al momento nella sede milanese).
- Servizio ”Parliamone insieme” per condividere, di persona e
per telefono, la propria esperienza con altri pazienti.
- Informazione attiva sui centri di diagnosi e cura di maggiore
esperienza.
- Invio di articoli, studi clinici e informazioni specifiche sulle pa-
tologie prostatiche.
- Sito internet www.europauomo.it con Forum per i pazienti.
- Rivista Europa Uomo.
- Convenzioni con Centri medico-diagnostici.
ECCO COSA OFFRE EUROPAUOMO A CHI SI ASSOCIA
26
Sono patologie che coinvolgonola sfera sessualee la vita di coppia.
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Ecco i RISCHI PER CHI
superlavora
Troppe ore in ufficiosono un pericoloper la salute.A dirlo è uno studiopubblicato sulla prestigiosarivista The Lancet.
Che sia per ambizione o perché non
si riesce a dire di no agli straordinari,
lavorare troppo fa decisamente male
alla salute. Ricercatori dell'University
College di Londra e dell'Università di
Umeå, in Svezia hanno, infatti, sco-
perto che il superlavoro aumenta si-
gnificativamente la possibilità di in-
correre in un ictus cerebrale, che si
dimostra essere il nemico numero
uno dei “malati di lavoro”, staccando
di diverse lunghezze l'infarto.
COSÌ AUMENTAIL PERICOLO ICTUSQuesta conclusione è il frutto della
più vasta indagine epidemiologica
mai compiuta sulle conseguenze degli
orari di lavoro sulla salute, e i suoi ri-
sultati sono stati pubblicati sulla rivista
medica The Lancet. Lo studio ha
preso in esame i dati raccolti in 17 ri-
cerche, che hanno riguardato ben
528.908 uomini e donne di diversi
Paesi europei, degli Stati Uniti e del-
l'Australia, il cui stato di salute è
stato seguito in media per oltre sette
anni. I soggetti esaminati facevano
tutti lavori di ufficio, per cui non è
detto che i risultati siano validi anche
per chi svolge attività lavorative fisi-
camente più dinamiche e faticose.
L’indagine ha mostrato che l'aumento
del rischio di incorrere in quelle due
gravi patologie cardiovascolari è
“dose-dipendente”, come se, supe-
rate le 40 ore, il lavoro iniziasse a
comportarsi come una sostanza tos-
sica: l'entità degli effetti negativi di-
pende sia dalle ore in più lavorate,
sia dalla lunghezza dal periodo per
cui il superlavoro si protrae.
In particolare, chi lavora dalle 41 alle
48 ore settimanali ha un rischio di
incorrere in un ictus del 20 per cento
superiore a chi lavora tra le 35 e le
40 ore, sale al 27 per cento in più se
si lavora dalle 49 alle 54 ore, fino ad
arrivare addirittura al 34 per cento in
più se si supera anche quella soglia.
Inoltre, a questi livelli di lavoro parti-
colarmente elevati inizia a diventare
significativo anche il maggior rischio
di infarto, con un aumento del 13
per cento circa rispetto a chi ha un
orario di lavoro più sensato.
STRESS E SEDENTARIETÀSUL BANCO DEGLI IMPUTATII ricercatori sottolineano che questo
aumento di rischio riguarda tutti, in-
dipendentemente dal sesso, dall'età,
dalla condizione socio-economica e
da tutti gli altri fattori di rischio noti:
fumo, alcol, attività fisica e livelli di
colesterolo nel sangue. Pertanto, se
qualcuno per qualche motivo corre
già un rischio superiore, diciamo del
20%, a quello delle popolazione ge-
nerale, a quel 20% si aggiunge un'ul-
teriore percentuale di rischio legata
al superlavoro.
I motivi all'origine di questo collega-
mento tra superlavoro e ictus non
sono chiari, ma il primo imputato
sembrerebbero essere gli elevati e
protratti livelli di stress, a cui si possono
aggiungere altri fattori, come l'elevata
sedentarietà di chi è costretto in
ufficio così tanto tempo.
Chi lavora tutto quel tempo general-
mente è impegnato sei giorni su
sette e anche se cerca di svolgere
qualche attività fisica nell'unico giorno
libero, evidentemente non riesce a
compensare adeguatamente la man-
canza di esercizio durante il resto
della settimana.
Di Gianbruno Guerrerio
29
I ricercatori ricordano che molti paesi hanno una legislazione chelimita le ore di lavoro che possono essere fatte, straordinari compresi,ma che non sempre queste prescrizioni vengono rispettate. Tra le nazioni dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e losviluppo economico), la Turchia è il paese con la più elevatapercentuale di persone che lavorano oltre 50 ore alla settimana(43%), mentre i Paesi Bassi sono quelli che hanno la percentualepiù bassa (meno dell'1%).
LE DIRETTIVE DELL’OCSE
Il lavoro fa bene al portafogli e, se piace, può anche dare grandi soddisfazioni, ma bisogna evitare di strafare.
Davanti alla richiesta di deglutire per la prima volta una medicina anche il bambino più
collaborante tende a reagire come il burattino della celebre favola: “Se è amara non la
voglio!” protestava Pinocchio, storcendo la bocca.
Il primo timore è, infatti, che la sostanza da ingerire sia sgradevole. Nei più piccoli l’av-
versione nei confronti di sapori nuovi -soprattutto se non connotati dal gusto dolce-
è del tutto normale, frutto dell’assuefazione agli alimenti “sicuri” che hanno assunto
nelle prime fasi della vita e della diffidenza verso cibi sconosciuti e “sospetti”.
Non è semprefacile convincereil piccolo ad assumereuna compressaoppure lo sciroppo.
MENTE E CORPO
30
Prendi la MEDICINA!
INFANZIABAMBINI & FARMACI
La preoccupazione di un bambino di
due o tre anni davanti a un bocco-
ne mai provato prima è del tutto ir-
razionale. Altrimenti, sarebbe facile
convincerlo ad assumere la medici-
na con una delle argomentazioni lo-
giche messe in campo dalla Fata Tur-
china: “È amara, ma ti farà bene”.
In mancanza di una bacchetta ma-
gica, la cosa migliore è cercare di tra-
sformare l'evento "traumatico" in
un intrattenimento, adattando la
strategia all'età del piccolo.
SCEGLIERE IL MODO MIGLIOREPer tranquillizzare i bambini e su-
perare la loro riluttanza ad assume-
re farmaci ci si può, infatti, avvale-
re di metodi diversi, che fanno leva,
a seconda dei casi, sul camuffa-
mento della medicina, sul gioco, sul
coinvolgimento consapevole dei pic-
coli nel compito, sul graduale ad-
destramento a inghiottire senza
masticare e via dicendo.
Nella scelta si deve di volta in volta
tenere conto dell’età del bambino,
delle sue preferenze alimentari, del-
la sua percezione delle funzioni del
corpo, delle sue emozioni riguardo
la malattia, delle eventuali esperienze
precedenti con le medicine, dei
contenuti del suo mondo ludico, del-
le fantasie consolatorie a cui ricor-
re per far fronte agli eventi inconsueti
o stressanti.
CON LO SCIROPPOÈ PIÙ FACILEOvviamente, spesso è la formula-
zione del medicinale a fare la diffe-
renza. Può essere semplice far in-
ghiottire a un bambino un cuc-
chiaino di sciroppo, magari aroma-
tizzato alla fragola, mentre fargli de-
glutire una compressa o una capsula
-quando non possano essere fram-
mentate o disciolte in un liquido- è
tutta un’altra storia. E ciò non solo
perché il piccolo può diffidare di quel
“corpo estraneo” dal dubbio sapo-
re, ma anche perché il pattern mo-
torio infantile della deglutizione è
molto differente da quello adulto.
Pur essendo una funzione fisiologi-
ca presente già nel feto, a partire dal-
l’undicesima settimana di gestazio-
ne, la dinamica con la quale avvie-
ne cambia in relazione allo sviluppo
(maturazione delle strutture neuro-
muscolari, eruzione dei denti, as-
sunzione della posizione eretta del
capo) e al passaggio dall’alimenta-
zione liquida a quella solida. La di-
namica della deglutizione raggiun-
ge, infatti, la sua forma definitiva sol-
tanto intorno ai 5-7 anni.
31
Una volta chieste al pediatra istruzioni precise sulle modalità di sommini-strazione del farmaco bisogna armarsi di tanta pazienza.
Creare la giusta atmosfera• Non forzare il bambino e non mettergli fretta• Promettergli un piccolo premio per la sua collaborazione• Non ricorrere ad argomenti ricattatori o a minacce• Rassicurarlo sul fatto che sarà in grado di imparare quel compito • Farlo rilassare attraverso un’attività che normalmente lo tranquillizza(gioco, fiaba, musica)• Coinvolgere le sue fantasie più confortanti (l’amico immaginario, il per-sonaggio di una storia o di un cartone)• Scegliere con lui il cibo o la bevanda con i quali “camuffare” la medicina(a meno che non sia prescritto di assumerla a stomaco vuoto)• Spiegargli il motivo per cui è importante prendere la medicina (se è ab-bastanza grande da capirlo)• Spiegargli (e magari mostrargli allo specchio) che la sua gola è abba-stanza ampia da poter deglutire una compressa senza rischi • Dimostrargli come si fa
Fare pratica in anticipoUna strategia per non arrivare impreparati al momento cruciale consistenel programmare una serie di esperimenti da svolgere in giorni successivi(per 15-20 minuti al giorno) in cui far deglutire al bambino caramelline didimensioni crescenti (fino alla misura di una compressa/capsula media),trovando con lui la modalità più congeniale: assumere un po’ d’acquaanche prima di mettere in bocca la caramella, tenere la testa leggermenteinclinata indietro o in avanti oppure un po’ girata di lato mentre la in-ghiotte. Ogni volta, il passaggio a caramelle più grandi deve avvenire sol-tanto se il bambino è perfettamente a suo agio con quelle piccole.
COME MANDARLA GIÙ
Di Monica Oldani
Trasformare il tuttoin una sorta di giocopuò aiutare il genitorenel difficile compito.
PERSONAGGI Di Michaela K. Bellisario
C’è qualcosa di inespresso e di profondo.
La passione dell’attrice trasuda da ogni
parola. Mettiamoci, poi, la dirompente
origine napoletana e il gioco è fatto: nel-
l’ascoltare Lina Sastri la linea tra la donna
e l’attrice è davvero sottile, forse sono un
tutt’uno.
È talmente accalorata nel parlarci della
sua ultima interpretazione teatrale ne “La
Lupa” di Verga, che il dubbio si annida
subito tra i pensieri: c’è un po’ di questo
personaggio anche in lei? «La figura della
Lupa è di grande attualità. Gnà Pina, la
protagonista che arriva a farsi uccidere
per amore, è feroce, struggente, affasci-
nante nel suo rapporto d’amore con
Nanni. Mette in evidenza la fragilità inte-
Lina Sastri
Ho numerosi progetti artisticifino alla prossima primavera.
Con la “La lupa” al teatroQuirino di Roma, poi unospettacolo per il Giubileo.Sono in attesa di tornare
anche in tv, con una fiction,ma al di là di tutto confessoche la musica resta in cima
alle mie passioni:sogno uno spettacolodi musica napoletana
in tuttoil mondo.
Non smetto di sognare l’amore, vero, buono, sano.Quello fatto di sincerità e di pulizia.
Un amore che manca sempre dopotutto
Nel mio nome c’è tutta me stessa«Sono fragile e aggressiva allo stesso momento, sono de-
bole e forte, infantile e adulta. Il mio vero nome è Pasqua-
lina e in questo nome c’è molto di me. In fondo al mio
essere sono una bambina piccola, soprattutto negli af-
fetti» confessa Lina Sastri. «Dolcezza, comunque sia, signi-
fica anche forza. Ecco, io vorrei arrivare a essere così, dolce
e forte, ma davvero e non soltanto a parole. Forse con
calma, con il tempo, riuscirò ad unire questi due concetti
e a esprimerne l’essenza».
Il suo credo d’artista, le chiediamo, qual è? «La cosa bella
dell’essere un’artista è che puoi fare molte cose, hai la li-
bertà di vivere tutto quello che vuoi e di esserne anche di-
staccato. C’è, però, sempre un punto interrogativo, il
futuro, i progetti, la carriera, il successo». Poi, sorridendo,
conclude: «Dico la verità, non cambierei mai questo modo
di vivere con nient’altro. Anche perché, poi, è un modo di
essere, uno stile di vita».
riore di ognuno di noi, la ferita d’amore
nascosta che abbiamo dentro» spiega
Lina Sastri, 61 anni, attrice, cantante, vin-
citrice di due David di Donatello come
migliore attrice protagonista (“Mi manda
Picone” del 1984, “Segreti segreti” del
1985) e uno come migliore attrice non
protagonista (“L'inchiesta”, 1987). «È una
donna né giovane, né anziana Gnà Pina,
che crede di avere diritto all’amore, ma
ne è così affamata da sbagliare tutto e da
sacrificare la sua unica figlia con l’uomo
che ama».
Quanto c’è di lei in questo ruolo?
Quando incontro un nuovo personaggio
cerco di trovarne la voce e di portarla alla
luce, dandole vita. Poi in teatro, si sa, noi
attori facciamo parte di un grande disegno,
di una tessitura in cui il proprio ruolo ha
un senso soltanto se rapportato agli altri.
In questo, come in Filumena Marturano
(portato in teatro nel 2009 con la regia di
Francesco Rosi e Luca De Filippo, ndr), mi
interessava far emergere la forza manifesta
insieme alla profonda solitudine.
Lina, come donna cosa ha aggiunto
nell’interpretazione?
Credo ci sia la mia grande forza d’amore,
l’amore che mi appartiene e forse, in de-
finitiva, anche la ferita, la solitudine, la
malinconia di trovarsi in quella terra
tra la giovinezza e la non giovinezza.
Cos’è l’amore per lei?
È una lusinga, una conquista e una
sofferenza allo stesso tempo. Nel
cuore abbiamo sempre tutti dodici
anni, siamo vitali e palpitanti. Con la
maturità, però, acquistiamo general-
mente una consapevolezza diversa,
la paura insita in ogni storia -perché
c’è sempre la paura di fallire oppure
di non essere all’altezza della situa-
zione- si trasforma e diventa altro.
Cosa diventa?
Si comincia a vivere con gli occhi
aperti. Ed è un bene, perché si vive
con il cuore leggero per certi versi,
ma sicuramente senza incanti inutili:
la gioia è gioia, la sofferenza è soffe-
renza.
Il suo rapporto con la bellezza?
Non ho pregiudizi sui segni dell’età:
è quello che siamo in questo mo-
mento. E lo dico ben consapevole di
essere un’attrice di teatro e di cinema:
su di noi si vede tutto, fa parte del
nostro lavoro, tutti sanno tutto di
noi. Abbiamo un’immagine da gestire,
non si scappa. Ovvio che se vado in
giro in tuta e struccata sono sottoposta
subito al giudizio popolare, in quanto
personaggio pubblico. La verità è
che l’immagine si costruisce nel tempo,
costa fatica, bisogna curarsi i capelli,
la pelle, il corpo.
Favorevole al ritocchino?
Lo confesso: dico “liberi tutti”, ma
come attrice non lo farei mai, non ri-
nuncerei mai all’espressione del mio
viso. È fondamentale per il mio lavoro,
per cui mettiamola così: non mi con-
viene. Però, come donna, confido
molto nella tecnologia cosmetica.
Magari tra qualche tempo saremo
come “Blade Runner”: ci metteranno
un chip da programmare e resteremo
sempre giovani ed eterni, chissà.
Cos’è la bellezza in una donna?
La luce. A volte interiore, a volte
esteriore. Forse è anche una questione
di energia, come nelle opere d’arte.
È un’attrazione affascinante: avverti
quando c’è bellezza in una donna.
PERSONAGGI - LINA SASTRI
Nel cinema ha lavorato con registi famosi, da Bertolucci a Nanni Loy,
fino a Nanni Moretti. «Sono incontri d’amore quelli tra attori e registi,
ognuno di loro ti lascia qualcosa, ma anche noi attori diamo molto in
cambio» spiega Lina Sastri. «È strano perché quando sei esordiente
con il tuo entusiasmo nutri il regista, mentre quando sei esperto sei
così identificato che sono i registi ad aspettarsi qualcosa da te».
Ha un aneddoto particolare nel cuore, le chiediamo? «Uno solo? Ne
ho moltissimi. Ricordo Nanni Moretti in “Ecce Bombo”: ero chiusa e
problematica. Nanny Loy in “Mi manda Picone”, con Giancarlo
Giannini, mi ha cambiato la vita: io mi sentivo all’epoca più un’attrice
di teatro, un’intellettuale. Il suo approccio mi ha fatto scoprire
dell’altro in me. Non volevo fare la donna popolana, ma quel ruolo
mi ha dato un premio, il David di Donatello, molto importante». E poi
sono arrivati Bertolucci, Damiani… «E Woody Allen, Turturro, Giuseppe
Tornatore, un regista meraviglioso» ricorda Lina Sastri. «Ci siamo
inseguiti per anni e alla fine sono entrata nel cast di “Baarìa”. Con
Allen, per la verità, ho avuto solamente un ruolo secondario, ma mi
ha colpito il suo essere così severo e ironico allo stesso tempo».
Il suo prossimo sogno? «Ne ho tanti, anche come cantante. Da marzo
voglio dedicarmi alla musica. Il mio sogno nel cassetto è, però, uno
spettacolo dedicato a mia madre e intitolato “La casa di Ninetta”,
come il ristorante di mio fratello. Lei aveva una voce eccezionale».
34
Tutti i registi del mio cuore
PREVENZIONECARENZE NUTRIZIONALI
Stanchezza e spossatezzapotrebbero essere dovutealla mancanza di alcuninutrienti essenzialiper l’organismo.
Di Martina Locatelli
La colonnina di mercurio scende. Fa sempre più freddo in questi giorni e, anche
se l’inverno, quello vero, deve ancora arrivare, sciarpe e cappelli sono di nuovo
diventati nostri compagni inseparabili.
Se poi, oltre al clima rigido, siamo con la testa e fino al collo nel vortice e nello
stress della vita lavorativa, potremmo facilmente andare incontro a sensazioni
di stanchezza e spossatezza davvero fastidiose. E chi non può permettersi di
stare a casa, copertina e divano, e di riposare come vorrebbe deve fare atten-
zione soprattutto a ciò che porta in tavola. Perché all’origine della mancanza di
energie potrebbe esserci una carenza di vitamine.
Stagione freddaattenzione
alle vitamine
Tra le vitamine che servono in questa stagione bisogna prestare parti-
colare attenzione a quelle antiossidanti. L’interesse scientifico per que-
ste sostanze è nato in seguito ad alcuni studi in cui si è visto che
contrastano i radicali liberi, molecole altamente instabili che si formano
all’interno dell’organismo e che indeboliscono il sistema immunitario.
Stiamo parlando della vitamina A e del suo precursore betacarotene,
della vitamina C e della vitamina E.
In virtù della loro struttura chimica, gli antiossidanti riescono a “cattu-
rare” i radicali liberi, proteggendo così le cellule dal danno ossidativo.
Oltre a rallentare l’invecchiamento cellulare, aumentano anche la resi-
stenza delle mucose della bocca, del naso e dell’apparato respiratorio
contro gli attacchi di virus e batteri, rendendole più impermeabili ai mi-
crorganismi, compresi quelli che scatenano raffreddore e influenza.
ANTIOSSIDANTI, UNO SCUDOCONTRO L’INFLUENZA
37
STRESS E CLIMA INCERTOREMANO CONTROChi lo ha detto che in autunno biso-
gna per forza sentirsi come in letargo?
Non è affatto naturale, non siamo orsi.
E nemmeno ghiri.
Quando abbiamo la sensazione di ave-
re le batterie scariche potrebbe trattarsi
di quella condizione che i medici de-
finiscono ipovitaminosi. «Si chiama
così» spiega Walter Marrocco, presi-
dente della Società italiana di medici-
na di prevenzione e degli stili di vita
«l’insufficiente disponibilità per l’or-
ganismo di vitamine che può presen-
tarsi a tutte le età e le cause possono
essere molteplici, come, per esempio,
periodi di intenso stress professiona-
le o scolastico, piuttosto che fasi del-
la vita in cui è più difficile sentirsi in for-
ma. Ma anche una convalescenza
dopo una malattia infettiva oppure
una dieta povera di frutta e verdura
possono essere elementi determi-
nanti del manifestarsi del disturbo».
Le vitamine sono come “ingranaggi”
basilari per la vita: per esempio, in-
tervengono nei processi di produzio-
ne di energia delle cellule, proteggo-
no dagli agenti ossidanti, aiutano la
trasmissione del sistema nervoso,
hanno azioni positive sulla pelle e su-
gli occhi, aumentano le risposte di di-
fesa in caso di infezioni. E sappiamo
bene come in questo periodo siano
importanti.
I sintomi sono spesso sfumati, non è
facile riconoscere una condizione di
carenza vitaminica. Saper identifica-
re i campanelli d’allarme è, però, im-
portante, se si vogliono intraprende-
re le opportune contromisure.
QUANDO LA DIETANON È PIÙ SUFFICIENTE«Le vitamine di regola vengono rese
disponibili per l’organismo soprattut-
to attraverso i vegetali, la frutta e la car-
ne. Per questo è sempre importante
seguire i dettami della dieta mediter-
ranea variata, ricordando di assume-
re almeno cinque porzioni tra frutta e
verdura ogni giorno» continua Mar-
rocco. «In alcuni momenti, però, l’ali-
mentazione può non essere suffi-
ciente a soddisfare le richieste del-
l’organismo, che tendono a crescere
proprio quando il fabbisogno vitami-
nico aumenta, come, per esempio, nei
momenti di maggior impegno».
Un importante aiuto in questo senso
può venire dagli integratori multivita-
minici, che posso essere anche far-
maci di automedicazione o da banco,
riconoscibili grazie al bollino rosso
che sorride sulla confezione. Si pos-
sono acquistare in farmacia senza ri-
cetta medica perché nel loro impiego
diffuso e di lungo corso si sono di-
mostrati sicuri ed efficaci e hanno ri-
cevuto un’apposita autorizzazione da
parte dell’autorità sanitaria.
PREVENZIONE - CARENZE NUTRIZIONALI
Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/dossier/carenze-di-vitamine
Cute secca e disidratata: un fenomeno comune con il freddo. Oltre a
cercare di mantenerla ben protetta con le creme idratanti, è utile in-
tervenire anche “da dentro”. Ma come? Con le vitamine giuste.
La vitamina A, anzitutto: grazie alla sua funzione antiossidante, oltre
a combattere i radicali liberi e allontanare i segni dell’invecchiamento
cutaneo, rinforza la pelle e stimola il naturale rinnovamento delle
cute tonificandola.
Poi c’è la vitamina C, fondamentale nella creazione del collagene,
proteina importantissima, che conferisce tono ed elasticità. E, infine,
la vitamina E, quasi una sorella della vitamina C. Anche lei, infatti,
migliora l’idratazione della pelle e la mantiene elastica.
PROTEGGI LA PELLE IN INVERNO, DA DENTRO
Gli integratorimultivitaminicici aiutano a tornarein forma.
38
Per qualcuno la colpa è del cibo di bassa qualità che mangia al bar sotto
l’ufficio. Per qualcun altro la causa è quel maledetto stress che non ti
molla neppure a fine giornata. Per altri ancora il vero responsabile è la
fretta. «Come si fa a mangiare decentemente con una pausa pranzo così
corta?».
Ognuno ha la sua interpretazione. Sta di fatto che, secondo un sondag-
gio, sei italiani su dieci soffrono di disturbi digestivi almeno una volta
ogni due mesi. Meno male che siamo il Paese del buon cibo e della dieta
mediterranea. E che abbiamo ospitato un evento mondiale importante
come Expo, che ha posto al centro proprio il tema dell’alimentazione.
Di Luisa Bonometti
Gonfiore, iperaciditàe mal di stomaco:
ecco comeaffrontarli
nel modo giusto.
Quel fastidiosoPESO
sullo stomaco
Il giorno di Santo Stefano è la giornata nazionale della dispepsia. Gonfiore
addominale, senso di debolezza, acidità di stomaco sono scomodi compa-
gni di viaggio, soprattutto in questo periodo. Durante le feste, infatti, si
tende a esagerare, a pranzo e a cena. Ecco, allora, alcune semplici regole.
Antipasti: meglio stare alla larga da salumi & Co. L’ideale sono il pesce e
le verdure. Al limite un po’ di crostacei e qualche tartina.
Primi: basta riuscire a limitarsi a un assaggio (piccolo) di ciascuna portata,
facendo attenzione ai condimenti: meglio evitare quelli che prevedono la
panna o il burro.
Carni e pesci: ottimo il pesce al forno, condito con olio extra vergine d'oli-
va, con contorni di verdure cotte o crude. Le carni meno pesanti da digeri-
re sono pollo e tacchino, la selvaggina e l'anatra vanno meno bene.
Vino: qualche eccesso va bene, per una volta non succede nulla. Ma atten-
zione a non esagerare.
Frutta: in genere è consigliata. Alla fine di un super pranzo, però, diventa
un extra che appesantisce.
NATALE È VICINO, ATTENTI A NON ESAGERARE
NUTRIZIONE - DISTURBI DIGESTIVI
PIATTI SEMPLICI E ZERO STRESSPer scongiurare i problemi digestivi,
la prima cosa da fare è portare in ta-
vola pietanze poco elaborate. Per-
ché in genere la parola “elaborate”
significa grassi e spezie in abbon-
danza. Lo si deve fare in casa, per-
ché è più semplice, ma lo si può fare
anche quando si mangia fuori casa.
Basta avere la forza di volontà di re-
sistere alle tentazioni di sughi, su-
ghetti e intingoli vari.
Seconda regola: via lo stress. Se si
vuole avere rispetto del proprio sto-
maco, oltre a riservare almeno mez-
z’ora per la pausa pranzo, sarebbe
opportuno consumare il pasto in-
sieme con i colleghi più simpatici,
evitando di parlare delle beghe di uf-
ficio. E magari dedicando quattro
passi a una chiacchierata, dopo
pranzo. Va da sé che è essenziale
non mangiare in ufficio: può sem-
brare scontato, ma è sempre meglio
ribadirlo.
C’è un altro aspetto legato allo
stress e alla fretta di tornare al la-
voro: la masticazione. Spesso non ci
rendiamo conto di quanto sia im-
portante sminuzzare bene il cibo
prima di deglutire. Eppure, è ormai
dimostrato che la digestione comin-
cia in bocca: bisognerebbe masti-
care ogni boccone almeno 15- 20
volte per riuscire a sminuzzarlo in
frammenti facilmente digeribili dai
succhi gastrici. Peraltro, oltre a faci-
litare il lavoro dello stomaco, una
corretta masticazione permettera
anche di trarre una maggiore soddi-
sfazione da cio che si sta gustando e
di evitare le abbuffate, perché il
senso di sazietà insorge prima
quando si mastica a lungo.
ATTENZIONE AL PUNTO VITAUn’altra regola d’oro è evitare pan-
taloni e cinture troppo stretti in vita.
Il cibo, se viene frenato nel suo per-
corso verso l’intestino, resta piu a
lungo nello stomaco, dando origine
a gonfiore e iperacidità. Se gia si sof-
fre di reflusso o digestione lenta e
non si vuole peggiorare il problema,
è meglio prestare attenzione a que-
sto aspetto. Il vostro stomaco ve ne
sara grato.
E se dopo pranzo la cintura stringe op-
pure il bottone dei jeans tira, slaccia-
teli senza esitare. Non sara elegante,
ma almeno fara bene alla digestione.
Infine, praticare attività fisica rego-
lare, senza strafare, è una vera e pro-
pria terapia per chi soffre di problemi
digestivi. Il moto, infatti, aiuta lo sto-
maco a lavorare meglio e ne facilita
lo svuotamento, riducendo il rischio
di gonfiori e dolorose risalite di acido
verso l’esofago. Inoltre, dà una re-
golata al transito intestinale.
Peraltro, è stato osservato che prati-
care sport allenta le tensioni nervose
e lo stress, consentendo di sedersi a
tavola piu sereni e scongiurando le
classiche abbuffate da “fame ner-
vosa”. A tutto vantaggio di una sana
e regolare digestione.
42
Dopo un pranzo particolar-
mente impegnativo oppure se
stiamo attraversando un pe-
riodo di stress lavorativo non è
improbabile avvertire fastidi
allo stomaco, come bruciori, ri-
gurgiti e mal di testa.
È a questo punto che diventa
opportuno passare all’azione
con misure più incisive. Come?
Per esempio assumendo medi-
cinali antiacidi.
In farmacia sono disponibili di-
versi rimedi, queli più comu-
nemente usati, in genere,
sono a base di bicarbonato di
sodio e acido citrico.
Sono medicinali che si possono
acquistare senza ricetta me-
dica e i principi attivi che con-
tegono non fanno altro che
reagire con l'acido cloridrico
dello stomaco, neutralizzan-
dolo.
Che fare invece quando il mal
di testa incalza? È preferibile
aspettare l'effetto degli antia-
cidi prima di prendere even-
tualmente un analgesico.
Anche perché in genere, una
volta risolto il disturbo dige-
stivo segue anche la scom-
parsa della cefalea.
In ogni caso è bene affidarsi a
prodotti che hanno una com-
posizione appositamente stu-
diata.
CHE FARE SE L’ACIDITÀ AUMENTA?
È fondamentalemasticare beneogni singoloboccone.
BELLEZZACURA DEL CORPO
È questa la stagione ideale
per regalare alla cute intenso
nutrimentoe tanta morbidezza.
COCCOLEa fior di pelle
Smog, freddo, vento, pioggia, sbalzi
di temperatura: sono i nemici sta-
gionali della salute della nostra pelle.
Possiamo difenderla con maglioni,
piumini, sciarpe e guanti, ma per
quante precauzioni si possano adot-
tare, è proprio in inverno che si
scopre più fragile, maggiormente
tendente alla secchezza e alle scre-
polature. Alle cause ambientali si
aggiungono, poi, anche quelle fisio-
logiche: per trattenere il calore l’or-
ganismo contrae i vasi sanguigni,
rallentando il flusso di nutrimento
alla pelle e riducendo la produzione
di lipidi, i grassi in grado di trattenere
l’acqua. In particolare, sono i primi
freddi a risultare più insidiosi: il nostro
corpo non si è ancora adattato al
cambiamento di temperatura e viene
colto impreparato.
Ma se il momento non è favorevole,
è vero anche che è proprio questa la
stagione perfetta per regalare alla
pelle qualche coccola extra, che sap-
pia ritemprarla e, soprattutto, pre-
servare il suo capitale di bellezza e
salute.
LA BEAUTY ROUTINE ANTISECCHEZZAPartiamo dalla detersione: vanno
preferiti detergenti e oli da bagno
poco schiumogeni, meglio se senza
tensioattivi o parabeni. Attenzione
a non lasciarli troppo a lungo sulla
pelle, rischiando di danneggiare il
film idrolipidico cutaneo, già inde-
bolito in inverno. Anche l’acqua svol-
ge un ruolo importante: nonostante
il clima freddo, va evitata quella trop-
po calda e piena di calcare, causa di
irritazione e secchezza. Corpo e viso
vanno, poi, asciugati senza eccessivo
sfregamento, con leggere tampona-
ture, e, dunque, subito idratati.
Proprio come facciamo con l’abbi-
gliamento, anche riguardo ai cosme-
tici bisognerebbe effettuare un bel
“cambio di stagione”, puntando in
questi mesi su formulazioni idratanti
più ricche di nutrienti ed emollienti,
applicate anche più volte al giorno
in base alle specifiche esigenze della
pelle. Via libera alle creme che ral-
lentano l’evaporazione dell’acqua
dalla cute, meglio se a base di principi
attivi a effetto rivitalizzante ed emol-
liente, come gli oli essenziali, la vita-
mina E, il burro di karitè, l’olio di jo-
joba. Una valida alternativa alla crema
è l’olio nutriente, indicato soprattutto
per le pelli più secche: olio di mandorle
dolci, di argan e burro di karité, per
esempio. Per il corpo, alla funzione
nutriente, si può abbinare anche
un’efficacia tonificante, scegliendo
trattamenti che siano anche rasso-
danti (per braccia, seno e gambe) e
anticellulite (glutei e cosce).
Anche la notte porta bellezza: è, in-
fatti, un momento prezioso per po-
tenziare l’idratazione, rinforzare l’ef-
fetto barriera e colmare la secchezza,
sia di viso e corpo, sia di mani e
labbra, che in inverno sono ancora
più esposte alle aggressioni climatiche.
Di Chiara Verlato
45
Quando la pelle screpolata è un problema passeggero e non legato a spe-
cifiche problematiche cutanee, ci si può affidare al peeling, utile per
eliminare dallo strato superficiale dell’epidermide le cellule morte e per
prevenire ulteriori desquamazioni. Per il viso sono efficaci i prodotti
delicati formulati in microgranuli, mentre se è il corpo a dover essere
esfoliato, meglio scegliere scrub in grani (ma va bene anche il guanto da
peeling da usare sotto la doccia). Ricordate che la pelle, dopo un
trattamento di questo tipo, va sempre idratata a fondo. Basta dedicarsi al
peeling una volta alla settimana per vederne gli effetti benefici sulla pelle,
che risulterà, dopo il trattamento, più morbida e liscia.
TUTTI I BENEFICI DEL PEELING
Parole d’ordine: idratazione, tonicitàe dolcezza. Obiettivi ambiziosi? Bastaqualche attenzione quotidiana in più.
SCIENZAGENETICA E CERVELLO
INSONNIA:a volte è colpa del DNA
Una ricercaamericana scopreuna componenteereditaria nei problemidi sonno.
Ne soffre dal 10 al 15 per cento degli
italiani: l’insonnia, in tutte le sue sfu-
mature, da quella più grave a quella
episodica, non deve essere presa
sotto gamba. Quando dormiamo
male o non dormiamo affatto, il
giorno dopo siamo stanchi morti.
Basta pochissimo a renderci irritabili
e sul lavoro, manco a dirlo, diven-
tiamo poco produttivi.
Ma non solo, è stato anche dimo-
strato che il sonno svolge un ruolo
importante nel mantenimento di un
sistema immunitario ben funzio-
nante. Per questo chi soffre di inson-
nia ha una maggiore tendenza ad
ammalarsi.
QUANDO LA COLPAÈ DEI GENITORIUn recente studio realizzato dall’Ac-
cademia statunitense di medicina del
sonno ha dimostrato che c’è una
forte componente ereditaria nell’in-
sonnia. Sembrerebbe, dunque, che
all’origine del disturbo ci siano al-
cune varianti genetiche che si tra-
mandano di generazione in genera-
zione.
E, stando ai risultati dei ricercatori
Usa, l’ereditarietà di questi tratti ge-
netici sarebbe più marcata nelle
donne rispetto agli uomini.
Lo studio, pubblicato sulla rivista
scientifica Sleep, oltre a considerare
i classici fattori di rischio ambientali
dell’insonnia, come quelli legati agli
stili di vita o alla presenza di partico-
lari patologie, ha dimostrato che
l’incapacità a prendere sonno è stata
stimata come ereditabile nel 59 per
cento delle donne e nel 38 per
cento degli uomini partecipanti allo
studio. Peraltro, dal punto di vista
statistico, sono proprio le donne a
soffrirne di più e si può presentare
come difficolta a prendere sonno, a
riposare in maniera continuata. Op-
pure a svegliarsi prima dell’orario de-
siderato.
Inoltre, nello studio si legge che le
“influenze” genetiche sull’insonnia
negli adulti risultano stabili nel
tempo, non sarebbero, quindi, su-
scettibili di variazioni quando si mo-
dificano gli stili di vita.
«Questa ricerca indica che nello svi-
luppo dei sintomi dell’insonnia» ha
dichiarato Mackenzie Lind, dotto-
rando presso il Virginia institute for
psychiatric and behavioral genetics
alla Virginia Commonwealth Univer-
sity di Richmond, nonché autore
dello studio, «i geni possono svol-
gere un ruolo più importante per le
donne rispetto a quanto succede
negli uomini. Questo dato fornisce
alcune delle prime evidenze a livello
formale della differenza tra il genere
femminile e quello maschile in un
campione di adulti».
Secondo il ricercatore, inoltre: «La
differenza tra i due generi può es-
sere utile per mettere a punto inter-
venti specifici rispetto al sonno nelle
donne».
Di Fausto Zappoli
47
Ecco allora un elenco di cibi e
pietanze da evitare, soprattutto
alla sera, se si soffre di insonnia.
Tè e caffè. Contengono mole-
cole eccitanti (caffeina e teina),
per questo alla sera è bene evi-
tarle se si vuole prendere sonno.
Lo stesso vale per le bevande
energetiche, i cosiddetti energy
drink.
Cioccolato. Il cacao (tavolette,
cioccolatini, budini e via di-
cendo) contiene teobromina,
una sostanza che ha un’attività
eccitante simile a quella della
caffeina.
Peperoncino & Co. Ristorante
indiano? A cena è meglio di no.
I cibi piccanti, dal pepe al pepe-
roncino, hanno lo spiacevole ef-
fetto collaterale di ritardare
l’addormentamento.
Alcolici. Vino, birra e superal-
colici: meglio limitarsi a un bic-
chiere di vino. Se si va oltre si
rischia una iniziale sonnolenza,
ma durante la notte si rischia il
risveglio a causa dell’alcol.
Sale da cucina. Patatine, sa-
lumi, dadi da cucina, cibo in sa-
lamoia e in scatola: sono tutti
ricchissimi di sale. Aumentano
la probabilità di risvegli not-
turni per il bisogno di andare a
bere. E, quindi, addio sonno.
E A CENANIENTE
CIBI ECCITANTI
Sembra che le donne siano più soggettea ereditare dai genitori i geni che causanole difficoltà a dormire bene.
Strenuo contendente del demonio e
avversatore delle sue tentazioni, nel
corso della sua lunghissima vita San-
t’Antonio Abate seppe sicuramente
tenere a bada le fiamme dell’inferno.
E vuoi per quel potere di dominio sul
fuoco che ricorre nella sua agiogra-
fia, vuoi per le virtù taumaturgiche
che furono attribuite alle sue reliquie,
del famoso eremita egiziano è rima-
sta memoria nel nome popolare (il più
noto forse) della malattia.
Molto meno evocativa, la denomi-
nazione medica del “fuoco di San-
t’Antonio” è Herpes zoster. Fa riferi-
mento all’agente infettivo che lo
provoca, un Herpes virus, e alla sua
caratteristica più tipica, la distribu-
zione a fascia dei sintomi (zoster in
greco antico significa “cintura”).
VIRUS A DOPPIA FACCIADella famiglia degli Herpes fanno par-
te virus diversi, alcuni dei quali mol-
to diffusi nella popolazione, come
quello della cosiddetta “febbre del
labbro” (Herpes simplex) o quello del-
la mononucleosi (virus di Epstein-
Più noto con il nomedi fuoco
di Sant’Antonio,l’Herpes è causato
dallo stesso virusche provocala varicella.
MEDICINA PRATICAHERPES ZOSTER
48
Un fuocoda spegnere
subito
Barr). Il responsabile del fuoco di San-
t’Antonio è, invece, un virus “a dop-
pia faccia”, il medesimo che causa la
varicella. In pratica, dopo avere in-
fettato una prima volta l’organismo
(generalmente nell’infanzia) provo-
cando la varicella, il virus si “na-
sconde” all’interno di quei nuclei di
tessuto nervoso (gangli), situati in
prossimità del midollo spinale e nel
cranio, dai quali partono i nervi del-
la sensibilità della faccia, del tronco e
degli arti. E ci rimane in stato di la-
tenza, senza far danni, tenuto sotto
controllo dal sistema immunitario.
Ma quando, anche a distanza di anni,
si verifica un calo delle difese im-
munitarie (per stress, malattie, tera-
pie immunosoppressive, età avan-
zata), il virus può riattivarsi. Inizia, così,
a migrare verso la periferia, seguen-
do il decorso dei nervi sensitivi.
Quando la sua localizzazione primaria
è uno dei gangli del midollo spinale
-è l’evenienza più frequente- la dif-
fusione del virus e, conseguente-
mente, delle sue manifestazioni cli-
niche avviene nella regione cutanea
innervata dalle fibre provenienti dal-
la radice spinale corrispondente (der-
matomero). Nel torace i dermatomeri
hanno una ripartizione segmentaria
a forma di bande trasversali separa-
te per ogni metà del corpo, mentre
negli arti hanno un’estensione lon-
gitudinale.
ECCO COME SI PRESENTALe lesioni cutanee dell’Herpes zoster
sono piccole papule arrossate, che in
poche ore si riempiono di siero lim-
pido, diventando vescicole identiche
a quelle della varicella. A differenza di
queste, però, sono raggruppate a
grappoli e si distribuiscono solamen-
te all’interno del dermatomero inte-
ressato. Coprono una fascia che,
partendo dal dorso si allunga, solo da
un lato, verso la parte anteriore del
tronco o del collo ed eventualmente
verso le braccia, oppure verso il baci-
no e le gambe, a seconda del ganglio
spinale di partenza.
Quando a essere colpiti sono i gangli
cranici, le manifestazioni seguono il
decorso dei nervi trigemino o faciale.
Nella sede dell’eruzione cutanea
l’infiammazione dei nervi causa for-
micolii, accentuazione della perce-
zione degli stimoli tattili, prurito e so-
prattutto dolore. Il dolore, a volte sor-
do a volte trafittivo o urente (“come
un fuoco”), è il sintomo dominan-
te della malattia, e mentre lo sfogo
cutaneo tende a guarire in un paio
di settimane con la trasformazione
delle vescicole in croste, il dolore può
permanere più a lungo e in qualche
caso può anche cronicizzarsi.
La nevralgia posterpetica cronica -in-
sieme con il coinvolgimento dell’oc-
chio o dell’orecchio e con la paralisi,
possibilmente associati alle forme
che interessano i nervi cranici- è una
delle conseguenze più temute.
ATTENZIONE ALLE COMPLICANZEQuesto problema si verifica nel 20-
30% dei casi, ma la probabilità au-
menta nei pazienti di età più avan-
zata (dopo i 60 anni), che sono an-
che quelli maggiormente colpiti dal-
la malattia in generale.
Quindi, se in condizioni normali
l’Herpes zoster si risolve spontanea-
mente senza esiti, il rischio di com-
plicanze gravi -come il danno oftal-
mico o la nevralgia cronica- rende ne-
cessario, nei soggetti anziani, in quel-
li con compromissione del sistema im-
munitario e nelle forme che interes-
sano i nervi cranici, intervenire tem-
pestivamente con farmaci antivirali, ol-
tre che antidolorifici e antinfiamma-
tori. È essenziale iniziare la terapia al
più presto, entro 72 ore dalla com-
parsa delle prime lesioni cutanee.
Di Monica Oldani
49
È fondamentaleiniziare subito
la terapiacon farmaci
antivirali,antidolorifici
e antinfiammatori
51
Di Massimo Barberi
Non è certo facile la vita di chi sof-
fre di diabete. E non solo perché è
una patologia cronica, che va co-
stantemente tenuta sotto controllo
con i farmaci e con il monitoraggio
della glicemia, ma anche per l’ele-
vata frequenza con cui bisogna sot-
toporsi a esami di controllo. O
meglio, bisognerebbe.
Sì, perché stando a una recente in-
dagine condotta sia in Italia, sia in
altri Paesi europei, non sempre le
persone affette da diabete si sotto-
pongono alle visite necessarie per
prevenire le cosiddette complicanze.
IL COMPORTAMENTO DEI PAZIENTIL’indagine è stata presentata al con-
gresso Euretina e ha permesso di
mettere a fuoco la problematica
delle complicanze oculistiche del dia-
bete, retinopatia ed edema maculare
diabetico, svelando che cosa ne pen-
sano i pazienti e gli operatori sanitari.
La ricerca ha consentito di analizzare
anche i dati relativi al nostro Paese e
la fotografia che se ne ricava è tut-
t’altro che rassicurante.
Emerge con chiarezza che, sebbene
i diabetici siano generalmente con-
sapevoli che una delle più gravi com-
plicazioni della patologia sia la
perdita della vista, c’è un netto diva-
rio tra conoscenza e presa in carico
del problema.
Le cinque problematiche che gli in-
tervistati conoscono meglio sono:
perdita della vista (77%), neuropatia
(54%), amputazione (53%), malat-
tia cardiovascolare e ictus (51%), ul-
cera del piede (51%). Ma restando
sui problemi visivi, soltanto il 36% si
dichiara preoccupato.
Ben un paziente su tre di quelli in-
terpellati, infatti, associa il calo della
vista a un generico invecchiamento,
e non al diabete. E il 10% circa di-
chiara di non compiere alcuno sforzo
per evitare o prevenire complicazioni
alla retina.
Una diretta conseguenza di questa
scarsa consapevolezza è il dato se-
condo cui più di un sesto degli inter-
Diabete,vietato trascurare
gli OCCHI
Quando non è tenuto sotto controllo in modo adeguato, at-
traverso i farmaci e gli stili di vita, il diabete può causare dap-
prima una patologia chiamata retinopatia diabetica. Si verifica
perché i livelli di zucchero troppo elevati presenti nel sangue, a
lungo andare, alterano i piccoli vasi che portano il sangue alla
retina. La gravità della retinopatia varia a seconda della durata
del diabete, del livello di glicemia, ma anche della pressione ar-
teriosa e dei quantitativi di colesterolo e altri lipidi nel sangue.
Dalla retinopatia si può passare a una complicanza ancora più
grave: l’edema maculare diabetico. È la causa più comune di
perdita visiva tra i diabetici e la prima causa di cecità acquisita
tra gli adulti. In pratica, a causa della retinopatia, si forma un
deposito di liquido nella regione centrale dell’occhio, chiamata
macula, il quale determina il danno visivo.
IL TROPPO ZUCCHERO CHE DANNEGGIA LA VISTA
OFTALMOLOGIA - MACULOPATIE
52
vistati non consulta uno specialista
quando si presenta un problema di
vista. E, di conseguenza, non si sot-
topone quasi mai alle visite di routine
dall’oftalmologo.
Stando a quanto riportato nello stu-
dio, sarebbero soprattutto le diffi-
coltà legate alla dieta (51%) a
procurare i maggiori problemi nella
gestione del diabete. Seguono, per
importanza, le lunghe liste di attesa
per le visite (33%) e il denial, quel fe-
nomeno psicologico che spinge le
persone diabetiche a “dimenticare”
la malattia per non doverci pensare
(26%).
Tra gli interpellati, a scarseggiare, è
anche l’informazione: sembra, in-
fatti, che i pazienti ricevano molte
notizie sul diabete, ma poche o po-
chissime sulle complicazioni oculari.
SE IL PROBLEMA VIENE TRASCURATODall’indagine emerge anche che
più di due pazienti su tre lasciano
passare troppo tempo tra il mo-
mento in cui si accorgono di un
problema visivo e quando lo riferi-
scono al medico.
Anche gli screening periodici, vale
a dire le visite di controllo, vengono
sottovalutate: circa un paziente su
quattro non si è sottoposto a un
esame oculistico negli ultimi due
anni.
Come motivano tutto ciò? Essen-
zialmente c’è una tendenza da
parte dei pazienti diabetici a dare la
colpa alle lunghe attese per fissare
l’appuntamento (53%), alla paura
dell’eventuale trattamento (27%),
al dover aspettare ore e ore nelle
sale d’attesa dell’ambulatorio me-
dico (25%) e alla spesa a cui po-
trebbero andare incontro se venisse
alla luce un disturbo della vista le-
gato a retinopatia o edema macu-
lare diabetico (25%).
PERICOLOSE CONSEGUENZEUna delle conseguenze principali
della perdita di vista legata al dia-
bete è la difficoltà nella gestione
pratica della patologia. È difficile, in-
fatti, in presenza di edema macu-
lare diabetico e, quindi, con la per-
dita o la significativa diminuzione
della visione centrale, riuscire a
leggere il dato della glicemia sul glu-
cometro. Ma non solo: può diven-
tare davvero complicato anche spo-
starsi con mezzi propri e con quel-
li pubblici. E se non ci sono paren-
ti o caregiver, anche il semplice an-
dare all’ospedale o al centro dia-
gnostico per le visite di routine
può diventare un’odissea.
Fino ad alcuni anni fa l’unica possibilità disponibile era il
trattamento laser foto coagulativo. Consentiva soltanto una
stabilizzazione del problema ed evitava che peggiorasse.
Oggi esistono, invece, iniezioni intravitreali che riescono a
migliorare la funzione visiva. I principi attivi utilizzati sono di
due tipi: anti-VEGF e corticosteroidi.
L'ultimo farmaco approvato in Italia, appartenente alla ca-
tegoria degli anti-VEGF, è aflibercept, che permette di pro-
teggere la vista dai danni causati dall'edema maculare
diabetico. Aflibercept ha dimostrato di essere efficace nella
riduzione dell'edema maculare diabetico, con conseguente
miglioramento della vista.
LE TERAPIE PER L’EDEMA MACULARE DIABETICO
C’è pocainformazione
sulle complicanzedel diabete.
Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/ dossier/maculopatie
LEGA ITALIANAPER LA LOTTACONTRO L’AIDS
CLARK K38 ANNI
GIORNALISTA
lavorare è un dirittofermiamo l’ Hiv, non le persone con Hiv
Con o senza l’Hivè un Reporter d’acciaio
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tempestivo
appassionatolibero
rigorosoHIV POSITIVO
SPORTCROSSFIT, PILOXING, FITBALL
Nuovi sportper CORPO
e AUTOSTIMATenersi in forma è importante, ma
la palestra a volte... che noia.
Per evitare che molti di quelli che si
iscrivono a corsi di fitness smettano
di frequentarli per mancanza di sti-
moli, da un po' di tempo diverse
palestre offrono corsi che puntano
sul coinvolgimento e sulla varietà
degli esercizi proposti in ciascuna
seduta. A quanto pare con grande
successo, specialmente tra il pub-
blico femminile.
Alcune grandi palestre si sono ad-
dirittura attrezzate con maxi-
schermi per attività ludico-sportive
di gruppo che insieme al fitness vor-
Esercizi in palestradedicati a chi
si annoia dei soliti attrezzi.
rebbero stimolare un'identità di
gruppo tra i loro frequentatori.
Ma anche nelle palestre normali va
molto la contaminazione tra generi
di esercizi e di attività fisiche tra loro
anche molto differenti.
Una vasta popolarità ha , per esem-
pio, il CrossFit, che in una stessa
seduta coniuga attività a corpo li-
bero e con attrezzi, passando dalla
corsa, all'arrampicata, dal salto con
la corda al vogatore e al solleva-
mento pesi. È un allenamento piut-
tosto impegnativo che, pur non
avendo particolari controindicazioni
(a parte cardiopatie, artrosi oppure
pregressi danni articolari od ossei),
va necessariamente eseguito in pa-
lestra, perché per apportare i suoi
benefici richiede una scaletta di at-
tività aerobiche e anaerobiche ben
calibrate sulla persona. Di sicuro il
CrossFit non lascia il tempo per an-
noiarsi, ma non è detto che ri-
sponda alle esigenze di tutti, dato
che punta a uno sviluppo armonico
di tutti i muscoli del corpo: l'acce-
lerazione del metabolismo che si
ottiene con un buon allenamento
viene indirizzata più che alla ridu-
zione del peso alla creazione di una
massa muscolare tonica e resi-
stente. Se volete conquistare una
silhouette più snella oppure ridurre
il giro-coscia, non è, dunque, a que-
sta disciplina che dovete rivolgervi.
TIRARE PUGNI VIRTUALIPER PERDERE PESOUna “contaminazione” ancora più
inaspettata che può essere più
adatta a chi cerca questo risultato è
quella proposta dal Piloxing, che
unisce discipline apparentemente
agli antipodi: danza, Pilates e boxe
o, più precisamente, i movimenti
della boxe (non c'è, quindi, pericolo
di farsi male o di procurarsi un an-
tiestetico occhio nero).
Il ritmo sostenuto delle attività aero-
biche del Piloxing aiuta a bruciare
calorie e a mantenere in allenamento
il sistema cardiocircolatorio, mentre
la combinazione con i movimenti
della boxe aiuta il coordinamento e
la prontezza di riflessi. Inoltre, l'atto
di tirare i pugni e di schivare quelli
di un avversario immaginario per-
mette di tonificare e rassodare i mu-
scoli delle braccia, del dorso e del
tronco. Con due-tre sedute setti-
manali il Piloxing può, quindi, dare
un aiuto non indifferente a rientrare
nel peso forma, ma ha anche un
ulteriore vantaggio, che può essere
di grande interesse: permette di
scaricare le tensioni e la rabbia ac-
cumulate, ma aiuta anche a sentirsi
più sicuri di sé. Una qualità apprez-
zata soprattutto dalle donne, tra le
quali, infatti, il Piloxing riscuote cre-
scente successo.
Di Gianbruno Guerrerio
Se siete, invece, persone più tranquille che desiderano esaltare
l'aspetto più giocoso dell'attività fisica potete rivolgervi a
un'altra forma di allenamento: il Fitball.
Si tratta di una palla di plastica di dimensioni ragguardevoli -
dai 50 ai 75 centimetri di diametro- con cui si eseguono una
serie di esercizi, dai più semplici, come starci semplicemente
seduti sopra, fino a quelli più complessi, che prevedono diversi
tipi di rotolamento della palla. Decisamente più “dolce” delle
precedenti forme di allenamento, è particolarmente indicato a
chi sta molto seduto e soffre di mal di schiena.
Il suo uso mobilita, infatti, in primo luogo proprio i muscoli
della schiena e aiuta a sciogliergli e riacquisire una postura
corretta. Ma a trarre beneficio dal Fitball sono tutte le articolazioni,
che riacquistano mobilità, e soprattutto i riflessi legati all'equilibrio:
provare per credere.
In realtà per praticare il Fitball non è strettamente necessario
andare in palestra, lo si può fare anche in casa, purché, però, si
abbia a disposizione uno spazio sufficientemente ampio.
IL PIÙ TRANQUILLO FITBALL
Un mix di esercizi e pratiche sportiveche puntano a coinvolgere e aggregare.Senza dimenticare lo spirito di gruppo.
55
VERO&FALSOCOSA DICE LA SCIENZA
Uno o due quadratinipossono davverometterci al riparodai rischicardiovascolari?
ILCIOCCOLATO
fa bene al CUORE?
Il cioccolato fa davvero bene al
cuore? Oppure è una delle leggende
metropolitane che periodicamente
tornano: in fondo è un alimento
molto calorico e i medici dicono che
una corretta alimentazione e il con-
trollo del peso sono le prime misure
da prendere per proteggersi dalle
malattie cardiovascolari.
In effetti sono più di vent'anni che
si stanno accumulando studi che te-
stimoniano gli effetti benefici del
cioccolato, soprattutto per il con-
trollo della pressione sanguigna, dei
livelli di colesterolo e della salute
delle arterie.
Una delle più recenti ricerche ad
ampio raggio, presentata al Con-
gresso della società europea di car-
diologia, ha riscontrato, per esem-
pio, una riduzione del 37 per cento
delle malattie cardiovascolari e del
29 per cento degli ictus tra chi con-
sumava un'adeguata razione gior-
naliera di cioccolato fondente. Ma
questo non significa dare il via libera
a un consumo indiscriminato al
grido: «Se fa bene, più ne mangio
meglio sto». Vediamo perché.
FLAVONOIDI CHE BLOCCANO I RADICALI LIBERIL'azione benefica del cioccolato è le-
gata in primo luogo agli alti livelli di
flavonoidi presenti nel cacao (soprat-
tutto epicatechina, catechina e quer-
cetina), che hanno una capacità
particolarmente spiccata di bloccare
gli effetti dannosi dei radicali liberi,
superiore a quella di molti altri antios-
sidanti. I particolari flavonoidi del
cacao, inoltre, rendono disponibile
alle cellule che rivestono la parete in-
terna dei vasi sanguigni una mag-
giore quantità di ossido nitrico, un
mediatore chimico che riduce la vi-
scosità del sangue e induce il rilassa-
mento della muscolatura vascolare,
abbassando di conseguenza la pres-
sione.
A tale azione si aggiunge quella della
teobromina, un alcaloide simile alla
caffeina, che ha un effetto cardiosti-
molante e vasodilatatore.
ATTENTI ALLE CALORIE E AI GRASSITuttavia nella cioccolata il cacao è
letteralmente affogato in una ma-
trice che, dal punto di vista nutrizio-
nale, non è altrettanto sana: un etto
di cioccolato supera le 500 calorie e
contiene dal 33 al 35 per cento di
grassi, a seconda che sia fondente
oppure al latte. Per questo, per
poter esercitare un effetto benefico,
il cioccolato deve avere un tenore di
cacao piuttosto elevato: dal 60-70
per cento in su, e comunque sia
deve essere consumato in misura li-
mitata. Quanto? Stando allo studio
ricordato sopra, quella che dà i mi-
gliori risultati è un'assunzione quo-
tidiana di uno-due quadratini di
fondente al giorno. Con buona
pace dei golosi.
Di Marco Gimmel
57
Flavonoidi e teobromina:
sono loro i “principi attivi”
del cacao.
A metà degli anni ‘90, i ricercatoridell'Università di Harvard scoprironoche tra i Kuna di Panama, unapiccola popolazione del Centro Ame-rica, ipertensione e malattie cardio-circolatorie erano pressoché assenti,nonostante consumassero sale quan-to un cittadino del mondo occiden-tale. In un primo momento pensa-rono che a proteggere i Kuna fossequalche fattore genetico, ma prestosi accorsero che i Kuna emigrati sof-frivano di quelle malattie né più némeno degli altri. L'attenzione deiricercatori si spostò, quindi, sui fattoriambientali, in particolare sull'ali-mentazione. Si scoprì che il loro se-greto era in una bevanda a base dicacao che costituisce ancora oggi il“piatto forte” della loro dieta.
Per le popolazioni precolombianedel Centro America il cacao è “ilcibo degli dei”, ma per i primi eu-ropei giunti nel Nuovo Mondo è im-bevibile senza una robusta ag-giunta di miele o zucchero. E,infatti, il nostro cioccolato è soltantoun lontano parente della bevandadei Kuna perché, per rendere il ca-cao più solubile e più palatabile,viene raffinato, perdendo così lafrazione che lo rende amaro. E pro-prio in quella frazione, decisamenteamara, ci sono quei flavonoidi na-turali che proteggono i Kuna.
LA “BEVANDADEGLI DEI”
«Tesoro, stasera non mi va». A pro-
vocare questo genere di risposte
possono essere tantissimi motivi.
Uno di questi, abbastanza fre-
quente, ha un nome e un co-
gnome: Candida albicans.
Secondo una ricerca condotta dalla
Società italiana di ginecologia e
ostetricia (Sigo), otto donne su
dieci, in presenza di una vaginite
da candida, rinunciano, infatti, al-
l’attività sessuale.
E dal momento che sono ogni
anno circa sei milioni le donne che
devono fare i conti con questa in-
fezione -di cui il 20 per cento soffre
per altro di recidive- le dimensioni
del fenomeno sono tutt’altro che
trascurabili.
SI PRESENTA COSÌIn genere, i sintomi della candida
sono quattro: prurito, che può es-
sere di intensità variabile, bruciore,
dolore e perdite bianche simili a ri-
cotta. A volte, a questi, si associano
anche difficoltà e fastidio nella min-
zione. Succede quando la colonizza-
zione da parte del fungo non è
contrastata tempestivamente con
farmaci specifici e, quindi, si dif-
fonde all’imbocco delle vie urinarie.
Per evitare il problema, la prima
cosa da fare è prestare attenzione
all’igiene intima quotidiana. Le re-
gole da seguire sono semplici.
Anzitutto è bene non lavarsi troppo
di frequente. Mai più di due, mas-
simo tre, volte al giorno, se non si
vuole rischiare di alterare l’ecosi-
stema vaginale. Poi è opportuno
non riempire il bidè, bensì lavarsi
sotto l'acqua corrente, compiendo
movimenti in senso anteroposte-
riore e mai nel senso inverso.
L’obiettivo è quello di evitare il tra-
sporto verso la vulva e l'uretra dei
germi intestinali, che potrebbero
provocare infezioni vaginali o urina-
rie. Poi occorre aver cura di asciu-
garsi bene con una salvietta pulita,
dal momento che un ambiente
umido favorisce il proliferare dei
funghi.
Durante il ciclo mestruale è essen-
ziale lavarsi con cura ogni volta che
si cambia l’assorbente e, in ogni
caso, almeno quattro volte al
giorno.
Infine, prima e dopo ogni rapporto
sessuale è essenziale lavare con cura
le parti intime.
SE SI PRESENTA BISOGNAAFFRONTARLA COSÌLa prima volta che compaiono i sin-
tomi è bene consultare il ginecologo
di fiducia per verificare che si tratti
realmente di candida. Il camice
bianco, se conferma la diagnosi,
potrà prescrivervi farmaci antimico-
tici topici: i derivati imidazolici. I più
PIANETA DONNA
SE LA CANDIDAminaccia l’amore
58
a cura di Martina Locatelli
Non è un problema soltanto femminile. La candida, negli uomini, puòprovocare balanite e balanopostite, infezioni che interessano glandee prepuzio, caratterizzate da rossore, prurito, bruciore e, a volte,anche perdite biancastre. Questo, però, si verifica in rari casi: l'uomoin genere è un portatore asintomatico della malattia. In linea gene-rale, quando si presenta il problema è consigliabile astenersi dai rap-porti sessuali.Alcuni accorgimenti, come, per esempio, non indossare indumenti in-timi troppo stretti e in materiale sintetico, evitare il consumo eccessivodi carboidrati e non tenere a lungo il costume bagnato quando si vain piscina o al mare, possono aiutare a prevenire il problema.
QUANDO PUÒ COLPIRE ANCHE “LUI”
comuni, clotrimazolo e miconazolo,
sono particolarmente efficaci, ma-
neggevoli e ben tollerati. Di solito,
per eliminare il problema sono suffi-
cienti tre giorni di terapia.
I preparati vanno applicati in profon-
dità nel canale vaginale, in modo re-
golare (ogni giorno), se si vuole
evitare che il disturbo da acuto di-
venti cronico o che si ripresenti a più
riprese, diventando sempre più diffi-
cile da eliminare.
Una volta guarita, uno dei modi mi-
gliori per ridurre il rischio di una
nuova infezione da candida consiste
nel mantenere un’adeguata igiene
intima. Inoltre è stato dimostrato che
anche la composizione dell’ecosi-
stema vaginale svolge un ruolo im-
portante nella prevenzione delle
recidive. Per questo può essere utile
tutelare l’equilibrio della microflora
endogena con prodotti probiotici va-
ginali a base di lattobacilli. Grazie
alla loro azione acidificante e protet-
tiva, alcuni ceppi specifici di lattoba-
cilli (reperibili in farmacia, sotto
forma di pratiche capsule da appli-
care localmente) rappresentano una
vera e propria barriera naturale nei
confronti di infezioni e recidive da
candida.
Per eliminare il problema esistonofarmaci topicia base di derivatiimidazolici.
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Gli articoli più cliccati• Micosi da pannolino: come comportarsi?
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DOSSIER MACULOPATIEDegenerazione maculare legata all’età (DMLE),
edema maculare diabetico (DME), occlusione della
vena centrale della retina (CRVO): sono queste le
principali patologie che possono colpire la macula,
ossia l’area che si trova al centro della retina. Fino
a pochi anni fa non c’erano molte speranze di poter trattare in
modo efficace le maculopatie. Oggi, invece, la ricerca scientifica
mette a disposizione diverse opzioni. Ne abbiamo parlato con Ro-
sangela Lattanzio (nella foto) e con Ugo Introini, esperti di oftal-
mologia in forza all’ospedale San Raffaele di Milano.
60
Samanta Mazzocchi
gastroenterologa
UN UTENTE HA SCRITTO
Ho problemi intestinali e ho usato la
pectina nella presunzione di risolvere
un po' il problema. Non avendola trovata
come integratore, mi hanno procurato
"l'idrocolloide purificato", ma sopra c'è
scritto "confezione non vendibile al pub-
blico". La posso assumere ugualmente o
è destinata ad uso "industriale", quindi
non indicato come integratore? Può ri-
solvere il mio problema?
LA RISPOSTA
DELLA GASTROENTEROLOGA
Le pectine sono la frazione polisaccaridica
delle fibre, o fibre idrosolubili; a livello
intestinale, trattenendo acqua e for-
mando materiale viscoso, rendono le
feci più morbide e voluminose e inducono
un aumento della flora batterica depu-
tata alla loro fermentazione. Sono indi-
cate per la sindrome del colon irritabile,
pertanto viene consigliato un loro au-
mentato introito con dieta, verdure e
frutta, associato a un aumentata assun-
zione di liquidi. La pectina in polvere
(idrocolloide purificato) è utilizzata nel-
l’industria alimentare come agente ge-
latinizzante nelle preparazioni alimentari.
Anche le fibre insolubili hanno la loro
indicazione nella patologia funzionale
del colon, per meglio impostare consigli
dietetici adeguati, però, è necessario
classificare il “problema intestinale” in
base ai sintomi.
L’ESPERTO PIÙ CONSULTATO
Diventare mamma È UN ELISIR DI LUNGA VITADall’Imperial College di Londra arriva una bella notizia:
diventare mamma, oltre che un compito pieno di re-
sponsabilità, è anche un modo per garantirsi una mag-
giore possibilità di sopravvivenza contro alcune perico-
lose malattie, come cancro, infarto, ictus cerebrale. Se-
condo le ricerche degli scienziati inglesi, infatti, essere
madre ridurrebbe di ben il 20% il rischio di morire per
queste patologie e il beneficio aumenterebbe con il nu-
mero dei figli e con altri comportamenti legati alla ma-
ternità, come, per esempio, allattare al seno. Attenzione,
però, i benefici andrebbero in fumo -è proprio il caso
di dirlo- per le donne che accendono la sigaretta.
NEWS
Sonno a singhiozzo?PEGGIO DELL’INSONNIA
Bambini piccoli che si svegliano più volte durante la notte,
mal di stomaco che ci desta ogni 2 ore, il compagno che rus-
sa e ci strappa ripetutamente dalle braccia di Morfeo: i mo-
tivi per cui ci si può svegliare più e più volte nel corso di una
notte sono diversi, ma hanno tutti lo stesso effetto devastante.
E a ragione: uno studio pubblicato sulla rivista “Sleep” rive-
la che una notte di questo tipo è addirittura peggiore di una
passata del tutto insonne. Gli effetti di un riposo interrotto
sono, infatti, per il corpo e per la mente, ben peggiori di una
nottata intera passata a far baldoria. In questo caso il calo del-
l’umore sarebbe del 12%, mentre, in chi si è svegliato 8 vol-
te nel corso della stessa notte, si arriva addirittura al 31%.
Le linee guida PER MANTENERE BELLI E SANI I DENTILa Società italiana di parodontologia e implantologia, insieme con altre impor-
tanti società scientifiche internazionali, ha emanato le prime linee guida mondiali
sulla prevenzione, la diagnosi e la cura delle patologie parodontali. Sono indica-
zioni preziose per garantirsi negli anni un sorriso sano e bello e per allontanare
il rischio di incorrere nella gengivite, malattia che causa gengive arrossate, infiammate
e sanguinanti e che provoca molto dolore. Nel peggiore dei casi può, poi, dege-
nerare in parodontite, la sesta malattia più frequente del mondo, che può por-
tare anche alla perdita dei denti e alla conseguente malnutrizione dovuta alla dif-
ficoltà di masticazione (oltre a favorire la proliferazione nell’organismo di batte-
ri assai dannosi). Le nuove linee guida consigliano di spazzolare i denti per almeno
quattro minuti, di usare scovolini e spazzolini elettrici, più efficaci di quelli ma-
nuali e del filo interdentale, e di utilizzare il collutorio, ma senza esagerare e dopo
aver consultato il dentista.
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NEWS
Nasce per promuovere informazioni corrette su tutti i
metodi contraccettivi la guida dedicata alle donne in età
fertile, realizzata da Onda, l’osservatorio nazionale sul-
la salute della donna, con il patrocinio della Società ita-
liana della contraccezione, della Società medica italia-
na per la contraccezione e di Federfarma, la Federazione
che rappresenta i titolari italiani di farmacia.
È una miniguida che aiuta a vivere la sessualità in ma-
niera consapevole, informando le donne sulla varietà
di metodi contraccettivi disponibili e spingendole ad
adottare, di conseguenza, scelte consapevoli in meri-
to ai rapporti intimi. Nell’opuscolo, reperibile in farmacia
e negli ospedali con il Bollino Rosa (l’elenco è consul-
tabile sul sito internet www.bollinirosa.it), si offre una
panoramica completa di tutti i metodi contraccettivi di-
sponibili, dagli ormonali ai meccanici, dal preservativo
al diaframma, fino alla contraccezione di emergenza,
presentandoli con un linguaggio semplice e di veloce
consultazione.
Giornata contro l’ictus: I DATI RACCOLTIDella Giornata mondiale contro l’ictus abbiamo parlato sul numero 108 (peraltro pubblicando
la locandina dell’evento del 2014, e ce ne scusiamo con i lettori), ma ora, a evento conclu-
so -era il 29 ottobre 2015- arrivano i primi dati ufficiali. L’ictus rappresenta la prima causa di
morte e la terza di invalidità: ogni anno 200 mila italiani ne sono colpiti, più della metà so-
pravvive, ma con conseguente grave invalidità. La prevenzione e gli stili di vita sani sono fon-
damentali per mantenere sotto controllo i fattori di rischio, così come è importante saper
riconoscere tempestivamente i sintomi dell’ictus. Un ruolo cruciale lo svolgono anche le
“Stroke unit”, le unità per l’ictus o cerebrovascolari, in cui team di neurologi e infermieri
specializzati lavorano insieme per prestare soccorso qualificato alle persone colpite dal-
la patologia. Purtroppo in Italia i centri sono distribuiti in maniera non omogenea (po-
chi soprattutto al centro-sud) e questa è la battaglia di A.L.I.Ce Italia Onlus, l’Associazione
che si adopera per migliorare la qualità della vita di chi è stato colpito da ictus e che
promuove la Giornata mondiale contro l’ictus nel nostro Paese.
INIZIATIVE
Il primo ambulatorioDI ADOLESCENTOLOGIA
A L’Aquila, in Abruzzo, è stato aperto il primo -e per ora uni-
co- ambulatorio dedicato agli adolescenti. Esiste da anni, ma
ora sono stati diffusi i numeri che descrivono bene l’attivi-
tà del reparto (che è all’interno dell’Ospedale San Salvato-
re): 600 le prestazioni erogate ogni giorno a giovani dai 10
ai 16 anni e ampia la gamma di problematiche adolescen-
ziali trattate. Si va dalle patologie della tiroide a problema-
tiche legate alla sessualità, dalla cura dell’obesità ai distur-
bi ormonali, alle malattie genetiche. Un ambulatorio speci-
fico, insomma, in cui vengono effettuati ai ragazzi esami ad
hoc e visite, in cui sono individuate terapie personalizzate e
programmati controlli periodici. L’adolescentologia è una
branca della pediatria, attiva a L’Aquila già da alcuni anni,
ma ultimamente si è consolidata come una struttura che fun-
ziona bene e che riscuote crescente successo. Potrebbe es-
sere proposta e replicata anche in altre città d’Italia.
Sessualità consapevole,LA GUIDA DEDICATA
ALLE DONNE
INDAGINI
Diabete, 1 su 4NON SA DI AVERLOL’ultimo rapporto Arno Diabete, realizzato in collabora-
zione con la Società italiana di diabetologia, con dati mol-
to precisi fa luce sulla diffusione di questa patologia nel
nostro Paese. L’incidenza sulla popolazione è stimata in-
torno all’8%, cinque milioni di persone, molti dei quali
-il 24%, cioè un italiano su quattro- non sa, però, di es-
sere malato, perché il diabete non gli è stato mai dia-
gnosticato. Tre decenni fa la patologia era molto più con-
tenuta: interessava meno di quattro milioni di persone,
il 6,2% degli italiani, ma negli ultimi 18 anni i casi di ma-
lattia sono cresciuti di oltre il 70%. La maggior parte dei
diabetici oggi ha più di 65 anni, uno su quattro è ultra
ottantenne, mentre solamente il 3% ha meno di 35 anni.
A questi numeri si è arrivati analizzando le rilevazioni for-
nite da 31 Asl sparse lungo la Penisola e esaminando i
dati di oltre 11 milioni di abitanti, un campione molto rap-
presentativo della situazione
a livello nazionale.
Niente alcolIN DOLCE ATTESA«Un paio di bicchieri in nove mesi?
Cosa vuoi che sia…». A sfatare questo
mito diffuso è una ricerca italo-spagnola condotta dal-
l’Istituto superiore di Sanità e pubblicata sulla rivista
“Clinical chemistry and laboratory medicine”, secondo
la quale, anche in piccolissime dosi, l’alcol in gravi-
danza può portare non pochi rischi alla salute del na-
scituro.
Condotto su 168 coppie di mamme e neonati, lo stu-
dio ha rilevato che modeste tracce di alcol sono re-
peribili sia nel capello materno, sia nel meconio (cioè
le prime feci) del neonato, se la donna ha consuma-
to lungo tutti i 9 mesi della dolce attesa piccole quan-
tità di bevande alcoliche. E sappiamo bene che l’alcol
è un grosso fattore di rischio per il bambino: l’espo-
sizione prenatale agli alcolici è, infatti, all’origine di mal-
formazioni e di disturbi comportamentali, mentali e di
apprendimento assai gravi, irreversibili e non curabi-
li. Meglio stare alla larga dal bicchiere, quindi, ed evi-
tare anche quel goccio di alcol che, a prima vista, può
sembrare innocuo.
La monogamia FA BENE AL CUORELa notizia arriva da una ricerca condotta in Arabia Saudita ed Emirati Arabi
Uniti, Paesi in cui è permesso avere più mogli. Permesso, ma non certo sa-
lutare: dallo studio che ha interessato quasi 700 uomini sposati e affetti da
coronopatia, alcuni dei quali monogami, altri poligami, è infatti emersa una
prevalenza di patologie cardiovascolari in chi ha più di una consorte. La cor-
relazione tra il numero di mogli e la presenza di una coronarica è stata pro-
vata e misurata: secondo i ricercatori -che hanno presentato il loro lavoro al
convegno dell’Asian Pacific Society of cardiology- il rischio di malattie cardiache
aumenta di ben 4,6 volte in chi ha da “gestire” più consorti. «Aumentano
le mogli, cresce il numero di arterie occluse» ha sintetizzato Amin Daoulah,
cardiologo a capo dello studio, «perché aumenta il carico di stress, emotivo
ed economico inevitabilmente collegato alla responsabilità di mantenere più
famiglie. E nei Paesi del Medio Oriente, quando si decide di avere più mogli,
a tutte va garantito lo stesso tenore di vita e ogni figlio va trattato in ugua-
le maniera. Con tutto quello che ne deriva in termini di salute del cuore.
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IN LIBRERIA A cura di Massimo Barberi
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Daniele NovaraBur Rizzolieuro 18,00
Silenzi tenuti troppo a lungo, in-
comprensioni che si ingiganti-
scono e poi esplodono, un
dispiacere mai confessato che si
trasforma in rabbia. E una so-
cietà in cui sono radicalmente cambiati i punti di riferi-
mento che hanno puntellato i legami affettivi negli
ultimi decenni. Perché una coppia “scoppia”? E come
evitarlo? Dall’autore bestseller di Urlare non serve a
nulla e Litigare fa bene, un nuovo libro per imparare a
gestire i conflitti e trasformare gli attriti e i dissensi in
un’occasione di ascolto e rinnovamento reciproco.
Secondo Daniele Novara, massimo esperto di gestione
dei conflitti in Italia, la soluzione non è quella di cercare
di evitare a tutti i costi gli attriti. Anzi.
Emanuela BaioFranco Angeli editoreeuro 18,00
L’alimentazione gioca un ruolo
importante in diversi aspetti
che riguardano la nostra salute.
Questa, che è una regola ge-
nerale, vale ancora di più per
chi è affetto da diabete. Da qui
l’esigenza di pubblicare un libro che raccolga le testimo-
nianze di diabetologi, cardiologi e nutrizionisti, accanto
a quelle di persone diabetiche famose e meno famose,
tra cui campioni sportivi, giornalisti e chef stellati.
L’autrice, presidente di Salute & Benessere, Fondazione
per il diabete, le malattie croniche e neurodegenerative,
è diabetica dall’età di nove anni. Racconta, in questo
volume, l’importanza della dieta mediterranea per te-
nere sotto controllo la malattia e descrive gli studi scien-
tifici che lo dimostrano in maniera semplice e alla por-
tata di tutti. Ma questo libro è soprattutto un’opera plu-
rale che mira a sfatare vecchi e nuovi miti, come, per
esempio, quello sulle restrizioni.
Umberto VeronesiAnnalisa ChiricoMarsilio editoreeuro 18,50
«Voglio raccontare la tua vita
come non è mai stato fatto
prima». Annalisa Chirico ir-
rompe così nella quotidianità
del professor Umberto Veronesi. Gli propone un viaggio
tra i ricordi per ripercorrere la «risalita controcorrente»
di quel ragazzino che, nato da una famiglia di contadini
della pianura lombarda, è stato incluso per ben due
volte nella rosa finale dei candidati al Nobel per la me-
dicina. Nel dialogo serrato tra la giovane giornalista e
l’uomo di scienza, due generazioni si confrontano sui
grandi temi dell’esistenza, l’amore, le passioni, la morte,
la pace, la religione, la storia e l’attualità.
TENER VIVALA SPERANZAHawa AbdiVallardieuro 14,90
Storia di una donna corag-giosa che ha salvato 90.000vite in uno dei paesi più peri-colosi del mondo: la Somalia.Mama Hawa, laureata in me-dicina e in legge, è divenutafamosa in Somalia e ora, gra-zie a questa sua autobiografia, in tutta Europa,come la prima ginecologa del suo Paese. Ha fon-dato uno dei campi profughi più estesi della Soma-lia e un ospedale da 400 posti letto e 125 operatori.
Meglio dirsele
Il diabete al tempo del cibo
Confessioni di un anticonformista