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Lina Sastri Non smetto di sognare l’amore NUTRIZIONE Quel peso sullo stomaco BIMESTRALE - ANNO XX - NOVEMBRE 2015 - N.109 PRIMO PIANO L’influenza bussa alle porte BELLEZZA Coccole a fior di pelle

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Lina SastriNon smetto di sognare l’amore

NUTRIZIONE Quelpesosullo stomaco

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PRIMO PIANOL’influenzabussa alle porte

BELLEZZACoccolea fior di pelle

Tra i progetti dedicati ai ragazzi affetti da malattie croniche, B.Live è uno di

quelli che colpisce maggiormente. Oltre a essere stato creato per

coinvolgere i giovani malati di tumore in attività molto speciali, nasce dalle

costole della Fondazione Near Onlus. Il suo presidente, l’imprenditore Bill

Niada, è anche cofondatore, insieme a Emilia Sada, di Fondazione Magica

Cleme Onlus, dedicata alla loro figlia Clementina, che purtroppo si ammalò

di tumore in giovane età. Dopo la morte di Clementina, la coppia ha deciso

di impegnarsi in qualcosa di concreto a favore dell’oncologia pediatrica e

dei suoi piccoli pazienti. Bill Niada ci spiega «Nacque così l’idea di

promuovere progetti in cui gli adolescenti affetti da patologie croniche

possono cimentarsi in qualcosa di concreto e vitale, insieme a professionisti

di diversi settori. Con le oncologie pediatriche di alcuni ospedali della

Lombardia, nel corso degli anni abbiamo fatto incontrare i ragazzi con

stilisti, cantanti, giornalisti e sono nate tante buone iniziative».

Tra i progetti di B.Live ci sono una canzone con Faso di “Elio e le Storie

Tese” dal titolo “Nuvole di ossigeno”, una borsa del marchio Coccinelle -

che è diventata una delle più vendute- e una collezione di bijoux con

Elisabetta Nava (i ragazzi hanno scelto un simbolo, il bullone, poi declinato

in diversi tipi di gioiello simbolo di forza, coesione, coraggio). Con alcuni

giornalisti de “Il Corriere della Sera” è nato anche “Il Bullone della Sera”,

poi diventato semplicemente “Il Bullone”, il giornale delle buone notizie. «È

un luogo dove raccontare notizie positive per il mondo» spiega Niada.

«Vorremmo utilizzare questo spazio per condividere progetti e ci piacerebbe

che i ragazzi intervistassero adulti con storie che ispirino a fare cose utili,

significative. Sarebbe interessante coinvolgere anche le scuole, utilizzando il

giornale come uno strumento didattico».

Nel 2016 B.Live lancerà un progetto-blog con una nota catena di

profumerie (i ragazzi recensiranno i prodotti ricevuti dall’azienda) e una

“bottega creativa”, dove alcuni professionisti li aiuteranno a sviluppare

progetti utili per sentire meno gravoso il peso della malattia.

(A cura di Elisa Speroni)

B.Live coinvolgeadolescenti e ragazziaffetti da gravipatologie croniche nello sviluppo di attività e percorsicreativi insiemecon artisti,professionisti, aziende,università e scuole.Con orgoglio,professionalità e amoresi impegnano in diversilavori che li vedonoemozionati protagonistiin tutte le fasi creative.Maggiori informazionisul sitowww.bliveworld.org

PARLIAMONE Il parere di Bill Niadapresidente Fondazione

Near Onlus

DAI PROGETTI NASCE LA SPERANZA

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SAPERE&SALUTE - BIMESTRALE - ANNO XX - NOVEMBRE 2015 - N. 109

MEDICINA&SOCIETÀ

RUBRICHE

10PRIMO PIANO

12PERSONAGGI

32

DISTURBI&PATOLOGIE 20L’eczema atopico si combatte in 3 mosse

ONCOLOGIA 24Europa uomo dalla parte dei pazienti

PSICHE 28Ecco i rischi per chi superlavora

INFANZIA 30Prendi la medicina!

PREVENZIONE 36Stagione fredda,attenzione alle vitamine

NUTRIZIONE 40Quel fastidioso peso sullo stomaco

DIRETTORE EDITORIALE

Lorenzo Verlato

DIRETTORE RESPONSABILE

Chiara Verlato

CONSULENZA SCIENTIFICA

Massimo Barberi

GRAFICA E IMPAGINAZIONE

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STAMPA

Elcograf Spavia Mondadori, 15 - 37131 Verona

Registrazione Tribunale di MilanoN. 113 del 19/2/1996

Sapere & Salute è un periodico di proprietà di Bayer S.p.ADISTRIBUZIONE ESCLUSIVA IN FARMACIA

Prezzo copia: 0,45 euro

BELLEZZA 44Coccole a fior di pelle

SCIENZA 46Insonnia: a volte è colpa del Dna

MEDICINA PRATICA 48Un fuoco da spegnere subito

OFTALMOLOGIA 50Diabete: vietato trascurare gli occhi

SPORT 54Nuovi sport per corpo e autostima

VERO&FALSO 56Il cioccolato fa bene al cuore?

Farmaci ..................................... 6

Stili di vita ................................. 8

Medicina&Società ................... 10

Pianeta donna ........................ 58

SapereSalute.it ....................... 60

News ....................................... 62

Iniziative ................................. 63

Indagini ................................... 64

In libreria ................................ 66

Lina Sastri

L’influenzabussaalle porte

dell’inverno

Quale l’identikit dello sportivo tipo che utilizza sostan-

te dopanti? Uomo, oltre i 40 anni, che corre in biciclet-

ta. Lo dicono le recenti percentuali dei controlli antido-

ping, ma il problema purtroppo è trasversale a tutti gli

sport e tutte le età e non risparmia neanche le donne.

L’uso di sostanze dopanti è in aumento: nonostante le

campagne di comunicazione, i ben noti danni alla salu-

te e i sistemi di vigilanza sul problema, alcuni sportivi non

riescono proprio a fare a meno di “drogarsi” per com-

petere. Lo affermano i dati: i controlli del 2014 hanno

trovato positivo il 4,1% degli atleti sottoposti ad anali-

si, contro il 3,8% del 2013. I numeri sono stati diffusi dal

ministero della Salute: nel corso del 2014 l’attività di con-

trollo antidoping della Commissione ha interessato

1.427 atleti, di cui 976 maschi (68,4%) e 451 femmine

(31,6%). Complessivamente sono risultati positivi 58 spor-

tivi, pari al 4,1% del totale esaminato. I dati del 2013 si

fermavano al 3,8% di positivi su un totale di 1.390 atle-

ti controllati. Le discipline maggiormente interessate dal-

la vigilanza antidoping sono il ciclismo, l’atletica legge-

ra, il nuoto e il calcio, nelle categorie amatoriali e gio-

vanili, ma è risultata essere una pratica diffusa in modo

capillare, tanto che non risparmia nessuno sport, dal ci-

clismo al pugilato, dal tennis alla maratona, fino anche

al tiro con l’arco (tra gli sport controllati le percentuali di

positività più elevate sono state riscontrate, in partico-

lare, in atleti praticanti il ciclismo, 8,8%, e il nuoto, 2,4%).

La differenza di genere è, invece, netta: fa uso di sostanze

dopanti il 5,1% dei maschi rispetto all’1,8% delle fem-

mine. E una parziale sorpresa, forse, è data dall’età me-

dia di chi assume farmaci dopanti: 43,7 anni per gli uo-

mini, 39,1 per le donne. Non sono i giovani o giovanis-

simi, dunque, i consumatori più assidui. Ma quali sono

le sostanze dopanti più diffuse? Nel 2014, la percentuale

più elevata di principi attivi rilevati in occasione dei con-

trolli antidoping appartiene alla classe dei diuretici e agen-

ti mascheranti (26,7%), seguita dagli agenti anabolizzanti

(22,8%), dagli ormoni e dalle sostanze correlate (15,8%)

e, infine, dagli stimolanti (15,8%).

I rischi per la salute sono molto elevati e non solamen-

te per chi fa uso costante di queste sostanze, ma anche

per chi le prende occasionalmente. La maggior parte dei

farmaci utilizzati nel doping può avere, infatti, gravi con-

seguenze sul cuore, le anfetamine possono portare a cri-

si anginose o addirittura a infarto e i farmaci che mira-

no a incrementare il numero dei globuli rossi compor-

tano il rischio della formazione di trombi. Il doping può

portare anche all’infarto, all’ischemia, alla trombosi e a

tantissimi altri danni assai seri per il nostro corpo. Sa-

rebbero opportune, a questo punto, campagne infor-

mative più diffuse e rivolte non soltanto ai giovanissimi,

ma anche -e soprattutto- agli adulti.

FARMACI

Doping, roba da grandiA cura di Basilio Candisi

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VINCERE SENZA SI PUÒPer l’Osservatorio nazionale bullismo e doping, allontanare gli atleti dalle sostan-za dopanti è una missione: attraverso campagne di comunicazione e prevenzione,si rivolgono a tutte le realtà giovanili, in particolare al mondo della scuola. Orga-nizzano convegni negli istituti scolastici e sensibilizzano studenti, insegnanti e fa-miglie: per il 2016 sono già in programma 50 eventi in tutta Italia, ai quali parteci-peranno gli esperti dell’Osservatorio e alcuni sportivi, a testimonianza che è possi-bile diventare grandi campioni senza aver mai toccato una sostanza dopante. Lo scor-so anno parteciparono i pugili Roberto Cammarelle e Clemente Russo, il ginnastaYuri Chechi, la judoka Giulia Quintavalle, l’atleta Andrew Howe, lo schermidore AldoMontano e la tuffatrice Tania Cagnotto. Verrà realizzato anche un calendario conle foto e gli autografi di alcuni atleti. L’idea è che il buon esempio vale più di milleparole per tenere lontani i giovani (e i meno giovani) dal doping.

La prima sigaretta a 11 anni. Un ra-

gazzino su 4, tra gli studenti del terzo

anno delle medie e dei primi delle

superiori, continua a fumare (ricerca

“Global youth tobacco”, condotta

dal 2010 al 2014 con l’Università di

Torino), con un aumento del 3% ri-

spetto al 2010. E poi le conseguenze:

il tabacco uccide più di alcol, Aids,

droghe, incidenti stradali, omicidi e

suicidi messi insieme. Il fumo è un

killer che, dati alla mano, miete ogni

anno tra le 70 mila e le 83 mila

vittime soltanto in Italia, di cui 17

mila tra i 35 e i 65 anni.

Sono dati impressionanti, che spingono

a fare qualcosa. Da qui la stretta del

Governo con un Decreto legislativo,

approvato a ottobre, che si spera

abbia gli stessi effetti positivi della

Legge Sirchia del 2003, che fece scen-

dere il numero dei fumatori dal 23,8%

al 18,1%. Vietato fumare in auto

con bambini o donne incinta, maggiori

controlli sulle vendite ai minori, più

grandi le scritte dei rischi alla salute

sui pacchetti di sigarette e niente

fumo all’esterno degli ospedali pe-

diatrici e ginecologici. Ma non solo: il

Decreto legislativo, approvato in re-

cepimento a una direttiva Ue, sancisce

anche il divieto definitivo, dopo le

reiterate ordinanze ministeriali, di ven-

dita ai minori di sigarette elettroniche,

l’inasprimento delle sanzioni per la

vendita di sigarette ai minori, lo stop

ai pacchetti da 10 (che facilitano l’ac-

quisto in quanto meno cari) e la

verifica periodica dei distributori au-

tomatici, per controllare che il sistema

di rilevamento dell’età dell’acquirente

sia sempre in funzione.

GRANDE ATTENZIONEAI GIOVANISSIMILa stretta contro il fumo è molto

decisa. D’altra parte i dati sui danni

che provoca non possono lasciare in-

STILI DI VITA

Le nuove leggi mettono all’angolo la sigarettaA cura di Augusto Rodi

Nuova campagna del Ministero

e normative piùsevere: così si tenta

di combattere il vizio

Immagini delicate e ironiche: è questo il filo conduttore scelto dal ministerodella Salute per i nuovi spot antifumo. Si prendono così le distanze dallepubblicità di molti altri Paesi d’Europa che, invece, hanno realizzato videocon immagini forti e aggressive. Proprio con l’obiettivo di sensibilizzare contoni leggeri, ma molto fermi, è stato scelto come testimonial Nino Frassica,attore noto ai più e amato per la sua gentile ironia.Lo slogan della campagna è semplice, ma di impatto: Fumi? «Ma che, seiscemo?». Sono messaggi video e audio di 30 secondi l’uno che negli ultimimesi vengono distribuiti in televisione e in radio e che si spera vengano con-divisi il più possibile anche sui social network, nella speranza di raggiungeresoprattutto i giovanissimi.La campagna è stata realizzata da un’idea di Frassica stesso e si articola suquattro soggetti differenti: donne in gravidanza fumatrici, bambini costrettia subire il fumo passivo degli adulti, giovani e universo femminile. Tuttihanno un doppio messaggio: “Chi fuma è scemo”, esattamente come lo èchi tiene comportamenti scorretti e pericolosi come, per esempio, andarein moto senza casco o farsi i selfie mentre si è al volante.

NINO FRASSICA CI METTE LA FACCIA

differenti. L’Organizzazione mondiale

della Sanità stima che a livello mondiale

il consumo di tabacco uccida quasi 6

milioni di persone ogni anno (e po-

trebbero diventare 8 nel 2030). Inoltre

il fumo passivo provoca 603 mila

morti premature. Per questo le nuove

leggi per combattere il vizio agiscono

a 360°, ma con un occhio di riguardo,

in particolare, sui minori. Sia per

quanto riguarda il fumo passivo, va-

rando il divieto di accendere sigarette

in macchina con la presenza di bam-

bini, sia sul fronte delle vendite.

Secondo i dati Istat sugli under16, il

23,4% degli studenti intervistati fuma

sigarette (erano il 20,7% nel 2010).

E, nonostante l’esistenza del divieto

di vendita, risulta che il 38,2% degli

studenti fumatori ha acquistato le si-

garette al distributore automatico e

che il 63,9% non ha ricevuto un

rifiuto alla vendita dall’esercente. Su

questo punto il Governo vuole -giu-

stamente- maggiore rigidità.

Rimane la difficoltà a smettere, anche

per chi ci prova seriamente. Gli ex

fumatori, sempre secondo l’Istat, sono

circa 12,5 milioni (il 23,3%) e nel

2013 sono aumentati i tentativi

(30,2% contro 23% dell’anno pre-

cedente), ma l’80% di chi ha provato

a spegnere definitivamente la sigaretta

ha fallito. Si proverà, quindi, a passare

anche attraverso il potere persuasivo

delle immagini: sui nuovi pacchetti

verranno a breve inseriti messaggi

più visibili e impattanti e in radio e tv

verranno trasmessi nuovi spot di sen-

sibilizzazione voluti dal ministero della

Sanità e realizzati -come spieghiamo

nel box- insieme a un testimonial

noto a tutti gli italiani.

Il primo a lanciare l’allarme è stato il

presidente dell’Istituto superiore di Sa-

nità, Walter Ricciardi, inviando al mi-

nistero della Salute dati che indicano

un tasso di vaccinazioni al di sotto

degli obiettivi minimi previsti dal Piano

nazionale di prevenzione vaccinale.

«La soglia di sicurezza non si è ancora

abbassata al punto di ledere totalmente

l’immunità generale, ma campagne

di disinformazione minacciano di di-

sperdere il patrimonio di salute accu-

mulato». Insomma, siamo arrivati al

punto da compromettere la cosiddetta

“immunità di gregge”, la soglia minima

oltre la quale non è possibile scongiu-

rare la diffusione delle patologie.

Anche l’Aifa, l’Agenzia italiana del

farmaco, è intervenuta a commento

delle cifre pubblicate dal Ministero,

confermando l’urgenza di approvare

il nuovo Piano nazionale e di intervenire

per frenare questa pericolosa tendenza.

«C’è poca consapevolezza» ha detto

il presidente Pecorelli «del grave rischio

connesso alla mancata vaccinazione.

I vaccini salvano circa 2 milioni e

mezzo di vite l’anno, 5 al minuto, e ci

sono patologie, come il morbillo, an-

cora oggi mortali». «Non c’è tempo

da perdere» ha sottolineato Luca Pani,

direttore dell’Aifa. «Occorre far fronte

comune contro la disinformazione».

CARTA CANTA: NON C’ÈTEMPO DA PERDEREQuesti i dati dell’Istituto superiore di

Sanità pubblicati dal ministero della

Salute: nel 2014 il tasso di copertura

nazionale per le vaccinazioni in età

pediatrica contro poliomielite, tetano,

difterite, epatite B e pertosse sono

scese sotto la soglia del 95%, valore

minimo di tollerabilità. Le soglie scen-

dono ulteriormente per le vaccinazioni

contro morbillo, parotite e rosolia (che

raggiunge una copertura del solo

86%, con un calo rispetto l’anno pre-

cedente di oltre 4 punti). L’allarme tra

gli adulti, invece, è ben rappresentato

dalla vaccinazione antinfluenzale. Nella

passata stagione la profilassi ha inte-

ressato solamente il 13,6% della po-

polazione e anche tra gli ultra sessan-

tacinquenni -le persone cioè più a ri-

schio insieme con i bambini- la soglia

si è fermata sotto il 50%, segnando il

picco più basso degli ultimi dieci anni.

Eppure non si dovrebbe dimenticare

che l’influenza ogni anno colpisce

mediamente 5 milioni di italiani e

causa ben 8.000 morti.

È tempo di correre ai ripari, tant’è che

il nuovo Piano nazionale per la pre-

venzione vaccinale prevede una ferrea

strategia per risalire la china, con la

possibilità anche di sanzioni disciplinari

nei casi di inadempienza (c’è chi chiede

che i vaccini diventino obbligatori per

l’accesso alle scuole, come peraltro

avviene in altri Paesi, per esempio in

Gran Bretagna). Tra gli obiettivi indicati,

per esempio, c’è l’impegno a mante-

nere lo stato di polio-free, raggiungere

quello di morbillo-free e rosolia-free,

di garantire l’offerta gratuita delle

vaccinazioni nelle fasce d’età a rischio,

aumentare l’adesione consapevole at-

traverso campagne di vaccinazioni,

completare l’informatizzazione delle

anagrafi vaccinali, promuovere una

MEDICINA&SOCIETÀ

10

Vaccini, patrimonio di salute per tuttiA cura di Lorenzo Verlato

Il tasso di coperturavaccinale in Italiaè sceso sottola soglia minimadi tollerabilità

cultura delle vaccinazioni nella popo-

lazione e tra i sanitari in particolare.

PROFESSIONISTI SANITARITUTTI D’ACCORDOQuesto punto è particolarmente im-

portante, perché la vaccinazione rap-

presenta innanzitutto un concetto cul-

turale e bisogna recuperare la memoria

storica dei flagelli causati dalle epidemie

e della mortalità infantile, che falcidiava

intere generazioni prima che venissero

scoperti i vaccini e gli antibiotici. E

spetta proprio ai sanitari -medici, far-

macisti, infermieri- ristabilire questa

memoria e proteggerla dalle campagne

denigratorie. Soprattutto spetta agli

operatori sanitari far comprendere

che la mancata vaccinazione crea un

rischio di gran lunga superiore a quello

temuto da eventuali effetti collaterali.

Lo riconosce anche Claudio Cricelli,

presidente della Simg, la Società italiana

di medicina generale e delle cure pri-

marie. «Se non invertiamo quanto

prima questa tendenza corriamo il ri-

schio di vere e proprie epidemie relative

a gravi patologie. Oggi più che mai

va ricordato che i vaccini sono estre-

mamente sicuri, perché sottoposti a

continui rigidi controlli da parte delle

Istituzioni competenti». Anche le far-

macie sono impegnate a invertire la

fuga degli italiani dalle vaccinazioni.

«Siamo pronti sia a promuovere le

vaccinazioni, sia alla effettiva realizza-

zione delle campagne vaccinali» af-

ferma Annarosa Racca, presidente di

Federfarma. «Ministero e Regioni pos-

sono contare sul nostro impegno a

fornire un’informazione capillare alla

popolazione su come prevenire le epi-

demie e ridurre il contagio».

I GRAVI RISCHIPER LA SALUTE PUBBLICATutti concordano sulla necessità di ri-

stabilire alleanze efficaci per evitare

che un patrimonio di salute pubblica,

conquistato in lunghi anni, vada ora

disperso. Infatti, scendere sotto le

soglie minime indicate dal ministero

della Salute significherebbe compro-

mettere proprio l’“immunità di greg-

ge”: man mano perdere la protezione

della popolazione nel suo complesso

e aumentare conseguentemente il ri-

schio che si verifichino sia epidemie e

pandemie, sia che ricompaiano ma-

lattie che credevamo debellate. Un

pericolo inutile da correre, proprio

perché facilmente prevedibile e pre-

venibile.

11

Gli esperti di economia sanitaria hanno elaborato conti precisi sulvantaggio, anche economico, delle vaccinazioni. Ogni dollarospeso nella vaccinazione infantile, per esempio, genera 3 dollaridi risparmio per il Servizio sanitario nazionale (costi diretti) e 10dollari per la società (costi indiretti). È, inoltre, dimostrato cheper ogni euro investito in vaccini lo Stato ricava almeno 4 euroin costi evitati e in vantaggi per la fiscalità.Questo in generale, ma ecco alcuni esempi pratici. Nel 2002-2003l’epidemia italiana di morbillo (20.000 casi) ha comportato uncosto di 22 milioni di euro. L’impatto economico della patologiapneumococcica tra gli adulti statunitensi over50 è, invece, pari acirca 3,7 miliardi di dollari di costi diretti. E ancora: l’European re-spiratory Society stima che i costi economici della polmonite nei51 Paesi della regione europea dell’Oms siano superiori ai 10 mi-liardi di euro, con spese legate al ricovero ospedaliero valutabiliin 6 miliardi di euro l’anno. Concludiamo con un ultimo signifi-cativo dato: si calcola che vaccinare tutti gli italiani tra i 50 e i 64anni contro l’influenza comporterebbe sì un costo di 76 milionidi euro, ma un risparmio per il Ssn pari a 746 milioni di euro, conun rapporto costo/beneficio di 1 a 10.

I COSTI DELLA NON PREVENZIONE

I vaccini salvanoogni anno 2 milionie mezzo di vite, 5 al minuto

PRIMO PIANOMALANNI INVERNALI

Di Cristiano Minotti

Ci siamo. Come ogni anno, oltre alle castagne e alla pioggia, a tenerci com-

pagnia in questo scorcio di fine 2015 ci saranno anche loro, i virus influenzali

e quelli parainfluenzali. Differenti, per molti versi, ma ugualmente fastidiosi.

Ecco una miniguida per imparare a conoscerli, a prevenirli e a saperli affron-

tare nel modo migliore

I PRIMI MALANNI SONO GIÀ ARRIVATICome distinguere le varie forme di malanni invernali che imperversano in que-

sto periodo? Facciamo un po’ di chiarezza. Anzitutto, sotto il termine om-

brello “influenza” tendiamo a comprendere una miriade di forme infettive

dovute a diversi virus, non necessariamente influenzali.

Tecnicamente si può parlare di “vera influenza” quando ci sono tre condizioni

contemporaneamente: febbre elevata, superiore a 38°C, che insorge brusca-

mente; sintomi sistemici, come dolori muscolari/articolari; sintomi respiratori,

come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola.

In tutti gli altri casi, quando magari sono presenti solamente due di questi sin-

tomi, si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi para influenzali, come

il raffreddore, che si caratterizza per naso otturato che cola e per gli starnuti

che la fanno da padrone.

C’è quella vera e propria, che arriveràsoltanto a gennaio. E poi ci sonole cosiddette sindromi parainfluenzali.Ecco come affrontarle.

L’INFLUENZAbussa alle porte

dell’inverno

13

PRIMO PIANO - MALANNI INVERNALI

Sono le basse temperature a rendere più facile il lavoro dei

virus influenzali. E lo fanno in due modi: indiretto e diretto.

Indiretto poiché, con le basse temperature, passiamo più tempo

in luoghi chiusi dove, soprattutto se troppo caldi e umidi, c’e

una maggior possibilità di contagio.

Diretto, poiché gli sbalzi termici sono i veri responsabili del

blocco della cosiddetta clearance mucociliare: quando usciamo

da un ambiente caldo, per passare a temperature più basse, av-

viene una momentanea paralisi del movimento continuo che

le ciglia presenti sulle cellule dell'apparato respiratorio usano

per spostare il muco prodotto nelle parti più profonde del pol-

mone verso l'alto, in un continuo ricircolo.

Questo blocco temporaneo riduce la barriera protettiva e faci-

lita la penetrazione dei virus.

ECCO PERCHÉ CI AMMALIAMO PIÙ FACILMENTE IN INVERNO

14

«Saranno oltre 200 i virus in circo-

lazione anche quest’anno, varia-

mente mescolati e con sintomato-

logie relativamente diverse, pronti

a diffondersi in funzione della pre-

senza o meno di “temperature bal-

lerine”» afferma Fabrizio Preglia-

sco, virologo e ricercatore del

dipartimento di Scienze biomedi-

che per la salute dell’Università de-

gli Studi di Milano. «Parliamo di

rhinovirus, ma anche dei più temi-

bili adenovirus e coronavirus, gli

enterovirus e, infine, i virus parain-

fluenzali, solamente di nome simili

a quelli che causano la vera in-

fluenza».

PREVENIRLI È POSSIBILE INIZIANDO DALLO SPORTCercare di scansare i malanni in-

vernali, qualunque sia il virus che li

causa, è sempre possibile. Iniziamo

dallo sport: secondo alcuni studi

sembra proprio che una regolare

attività fisica possa rinforzare le di-

fese immunitarie sia negli adulti,

sia nei più piccoli, soprattutto

quando l’attività è regolare e con-

tinuativa.

«Le difese immunitarie sono l’arma

attraverso la quale il nostro organi-

smo si difende dall’attacco degli

agenti esterni come, per esempio,

i tanti virus in circolazione con l’ar-

rivo delle basse temperature» sot-

tolinea Fabrizio Pregliasco. «L’unica

raccomandazione è fare attenzione

a non esporsi a bruschi sbalzi di

temperatura per almeno 1 o 2 ore

dopo aver sudato e consumato ca-

lorie ed energie. Ambienti caldo-

umidi e affollati come quelli degli

spogliatoi lasciano “aperta la fine-

stra” all’attacco dei virus». È quello

che in gergo si chiama “effetto

spogliatoio”. Per difendersi al me-

glio dopo l’attività sportiva basta

seguire alcune semplici regole:

- lavarsi bene dopo aver sudato,

senza esagerare con acqua troppo

calda o troppo fredda

Ambienti caldo-umidi e sbalzi di temperatura: sono questi i motiviper cui è più facile contrarre i virusinfluenzali in questa stagione.

- asciugare bene capelli e corpo

- evitare contatti con indumenti e

asciugamani altrui, possibili porta-

tori di virus

- non uscire dalla palestra sudati o,

comunque sia, con indumenti

umidi addosso

- coprirsi bene quando si esce al-

l’esterno con l’aiuto, se necessario,

di sciarpe e cappelli, per proteg-

gere le alte vie respiratorie.

LA VERA INFLUENZAARRIVERÀ A GENNAIOSuperato lo scoglio delle parain-

fluenze, tra gennaio e febbraio ar-

riverà l’influenza vera e propria.

«Nella prossima stagione influen-

zale saranno tre o quattro i virus

protagonisti» prosegue Pregliasco

«il già conosciuto virus A/H1N1

California che “completerà la sua

opera”; un virus di origine svizzera

A/H3N2; un virus B/Phuket e, forse,

anche un altro virus B/Brisbane.

Gli ultimi tre virus elencati, rappre-

sentano delle nuove varianti, ma

non molto distanti dai virus che

hanno circolato gli scorsi anni. A

oggi si può dire che la prossima

stagione influenzale sarà di inten-

sità media, riguarderà quattro o

cinque milioni di casi e l’effettiva

Il virus dell'influenza si trasmette piuttosto facilmente da un

individuo all'altro. Quando chi è influenzato respira, tossisce

o parla emette involontariamente goccioline di saliva che con-

tengono il virus e che possono essere inalate da altre persone.

Il virus entra così nel nostro organismo, diffondendosi lungo

la gola e il resto delle vie respiratorie.

Basti pensare che un solo starnuto può contenere circa 40 mila

micro goccioline che possono viaggiare a oltre 300 km/h. Sono

più lente le 3 mila goccioline che scaturiscono da un colpo di

tosse, che si muovono a circa 75 km/h.

Seguire le semplici regole quotidiane del bon ton per proteg-

gersi e proteggere gli altri dal contagio è, quindi, essenziale:

lavarsi bene le mani, coprire la bocca e il naso quando si tossi-

sce o si starnutisce e rimanere a riposo quando si e ammalati,

per evitare di contagiare gli altri.

Anche stare alla larga da luoghi affollati e umidi, come me-

tropolitane, palestre, cinema, è essenziale. Ma senza inutili pa-

ranoie e rinunce a una piacevole vita sociale.

UN SINGOLO STARNUTO “SPARGE” 40 MILA GOCCIOLINE

15

Lo sport fa benissimoma bisogna prestareattenzione all’effetto

spogliatorio, che ci espone

al rischio infezioni.

diffusione dipenderà anche dal-

l'andamento delle temperature».

Fondamentale, in questo periodo

fare attenzione al mix nonni-ni-

poti: i nonni, cui spesso sono affi-

dati in gestione i bambini, devono

adottare comportamenti mirati a

scongiurare l’influenza, poiché

anche un banale raffreddore del

bambino potrebbe essere, per

loro, particolarmente insidioso.

In che modo? Per esempio pu-

lendo e disinfettando bene la casa.

La sopravvivenza dei virus varia da

tipo a tipo. Il virus dell’influenza,

per esempio, può vivere per 8-12

ore su superfici dure, come i top

dei mobili o della cucina, e nei la-

velli in acciaio inox. Su superfici

morbide, invece, come un panno,

non vive a lungo. Quindi se qual-

cuno in casa si ammala e sicura-

mente utile usare prodotti a base

di sostanze disinfettanti per limi-

tare la diffusione dei virus.

Il vaccino antinfluenzale è indub-

biamente utile anche se non è la

panacea di tutti i mali.

Protegge dai virus prevalenti in un

anno specifico, ma non copre l’or-

ganismo da tutti i virus influenzali.

E non protegge dagli oltre 200

virus parainfluenzali che sono in

circolazione in questo mese. È tut-

tavia importante perché chi si e

vaccinato ha una bassa probabilità

di ammalarsi e, se si ammala, la

forma influenzale sarà più lieve.

Soprattutto per le categorie a ri-

schio, come appunto gli anziani, il

vaccino rimane, comunque sia,

una delle armi di prevenzione più

importanti.

SERVE TANTO RIPOSO...Quando l’infezione è in corso bi-

sogna rassegnarsi al fatto che è

meglio perdere qualche giorno di

scuola o di lavoro per evitare di tra-

PRIMO PIANO - MALANNI INVERNALI

16

Attenzione: il vaccino non è la panacea di tutti i mali.

Prendersi un paio di giorni di malattianon è una tragedia, anzi. Restare tranquillia casa è il modo migliore per guarire primaed evitare di contagiare gli altri.

18

scinarla oltre il dovuto. Stare a

casa, oltre a ridurre il rischio di in-

fettare gli altri, e riposarsi sono le

prime “armi” efficaci da adottare.

... E AUTOMEDICAZIONERESPONSABILEE a casa è utile bere liquidi a vo-

lontà, dall’acqua ai succhi di frutta,

al brodo, secondo i gusti. Mante-

nere ben idratato l’organismo è, in-

fatti, essenziale. Infine, ma non per

importanza, i farmaci. Il ricorso al-

l’automedicazione responsabile è

utilissimo per alleviare i sintomi.

I medicinali da banco, come per

esempio quelli a base di acido ace-

tilsalicilico, possono, infatti, essere

utili per gestire autonomamente

disturbi come raffreddore, mal di

gola e febbre, senza dimenticare,

però, di rivolgersi al medico se i sin-

tomi non dovessero migliorare

entro cinque o sei giorni. Sono ac-

quistabili in farmacia senza la pre-

scrizione medica: nel loro ampio

uso si sono, infatti, rivelati sicuri ed

efficaci e sono facilmente ricono-

scibili da un bollino rosso sorri-

dente posto sulla confezione.

C’è, poi, il capitolo antibiotici:

combattono soltanto le infezioni

batteriche e l'influenza stagionale

non e causata da un batterio, ma

da un virus. Quindi non servono

per combatterla. Sono, tuttavia,

utili per particolari soggetti (anziani

e malati cronici) al fine di contra-

stare alcune infezioni batteriche

come bronchiti, sinusiti e polmo-

niti, che possono sopraggiungere a

causa dell’influenza e che tendono

a colpire il corpo già debilitato dal

virus. Devono necessariamente es-

sere prescritti dal medico e non

sono esenti da eventi avversi.

Lo dice il buon senso e ora lo conferma

anche la scienza. Sonno e riposo sono estre-

mamente importanti per aiutare il corpo a

combattere un virus, perché è stato dimo-

strato che più si dorme, più il nostro si-

stema immunitario risulta efficiente.

Questo vale ancora di più per i bambini: la-

sciamoli, quindi, riposare più del solito, in

questa stagione.

E teniamo monitorate le vie respiratorie

quando infiammate, aiutandoli a liberarle

in caso di necessita.

È VERO: DORMIRE BENE TIENE ALLA LARGA I VIRUS

PRIMO PIANO - MALANNI INVERNALI

Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/network/malanni-invernali

In farmacia si possono trovare farmacidi automedicazione che alleviano i sintomie non richiedono la prescrizione da parte del medico.

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Il percorsodella vitalità

DISTURBI E PATOLOGIEDERMATITE ATOPICA

La pelle atopicamerita attenzioniparticolari.Sia quella dei bimbi,sia degli adulti.

Nella gran parte dei casi inizia a ma-

nifestarsi nei primi anni di vita del

bambino. Prurito e arrossamenti sul

viso, sul tronco e a livello delle pieghe

di braccia e gambe sono i primi sin-

tomi dell’eczema atopico.

Sono due le cause principali: un’alte-

rata reattività del sistema immunitario

e la presenza di una barriera cutanea

fragile o danneggiata, che in pratica

ha perso in parte la sua capacità di

fungere da protezione dall’ambiente

esterno. Spesso con la crescita tende

a sparire e i sintomi possono non

comparire più fino a partire dalla pu-

bertà. Il problema è che in molti casi,

chi da bambino ha sofferto di eczema

tende a mantenere una pelle sensibile

anche da adulto ed è più propenso a

sviluppare irritazioni cutanee.

L’eczema atopicosi combatte in3mosse

Di Luigi Comini

21

La pelle del bambino atopico è delicata e ipersensibile. Per questo l’igiene quoti-

diana deve sollecitarla il meno possibile.

Per prima cosa è fondamentale il fattore tempo: il bagnetto non deve durare più

di 10-15 minuti e va usata acqua tiepida (32-34°C). Il contatto prolungato con

l’acqua e il calore disidratano, infatti, la pelle, facilitando irritazione e prurito.

Può essere utile aggiungere all’acqua sostanze ad azione emolliente, che miti-

gano l’azione disidratante del calcare sulla cute.

Anche la scelta del detergente è fondamentale: sono da preferire i prodotti senza

sapone (gel o pane dermatologico), con pH leggermente acido (5,5-6,0) simile a

quello della cute, ipoallergenici o specifici per la pelle atopica, in piccole quantità.

Occorre, poi, massaggiare dolcemente la cute con le mani (evitando le spugne) e

risciacquare bene alla fine.

Dopo aver asciugato la pelle del bimbo, tamponando con teli morbidi, è utile nu-

trirla con un emolliente di buona qualità.

LE REGOLEPER IL BAGNETTO DEL BEBÈ

Spegnerel’infiammazione,

rinforzarela barriera

cutaneae idratare

correttamentela pelle.

DISTURBI E PATOLOGIE - DERMATITE ATOPICA

22

Per affrontarla è fondamentale il

consulto del pediatra, che potrà in-

dirizzare i casi più gravi dal derma-

tologo.

PRIMO: SPEGNERE L’INFIAMMAZIONELa prima mossa da fare è alleviare

l’infiammazione cutanea. Le linee

guida nazionali e internazionali rac-

comandano l’applicazione quoti-

diana di corticosteroidi topici. Se

usati in modo corretto e per il pe-

riodo strettamente necessario, sono

sicuri ed efficaci.

Devono essere prescritti dal medico

ed è opportuno seguire scrupolo-

samente i suoi consigli per quanto

riguarda l’applicazione. Ciò perché

ne esistono diverse formulazioni,

che il camice bianco sceglierà in

funzione del grado di secchezza e

del danneggiamento della cute in-

teressata, dell’area da trattare e

dell’età del paziente. In generale,

possiamo dire che la quantità da

usare, nell’adulto, è di solito quella

che ricopre la prima falange del

dito indice per una superficie da

trattare pari al palmo di due mani.

Altra regola generale: l’applicazio-

ne di corticosteroidi topici non deve

essere interrotta in modo brusco, ma

la frequenza va ridotta gradual-

mente.

SECONDO: RINFORZARE LA BARRIERA CUTANEALa seconda mossa da fare ha

l’obiettivo di ripristinare la funzione

di barriera della pelle che, proprio a

causa dell’eczema, risulta in genere

più fragile. Per farlo si può ricorrere

a creme a base di ceramidi e lipidi

lamellari, simili a quelli natural-

mente presenti nella cute.

Questi trattamenti, che si asso-

ciano e non sostituiscono il tratta-

mento con cortisonici, servono ad

accelerare il ripristino della fun-

zione barriera, riducono la sensibi-

lizzazione e l’infiammazione della

pelle e alleviano il prurito.

Si possono usare più volte al giorno,

ma in genere due o tre volte pos-

sono bastare. Alcuni di questi pro-

dotti contengono anche agenti

umettanti ed emollienti, come pan-

tenolo e glicerina, che servono a

idratare e ad ammorbidire lo strato

corneo, favorendone la rigenera-

zione.

Sono disponibili in farmacia senza

obbligo di ricetta e per saperne di

più basta chiedere al proprio far-

macista di fiducia.

INFINE È FONDAMENTALEIDRATARE LA PELLELa pelle di chi soffre di eczema ato-

pico deve essere curata ogni giorno,

anche quando i sintomi non ci

sono e quando appare integra e

sana. Questo perché è sempre pre-

sente una certa tendenza alla disi-

dratazione e non è inconsueto an-

dare incontro a sensibilizzazioni e ir-

ritazioni.

I corticosteroidi usati correttamentesono sicuri ed efficaci.

Fondamentale, quindi, quando ci si

lava, evitare di destabilizzare il mi-

crofilm idrolipidico protettivo. Al

posto dei comuni saponi è dunque

meglio usare oli da bagno o deter-

genti privi di tensioattivi (“non-sa-

poni”), lasciandoli comunque sia

pochi minuti a contatto la pelle.

È fondamentale anche fare atten-

zione al risciacquo dopo ogni la-

vaggio, dal momento che eventuali

residui possono pur sempre irritare

la cute.

Al di là dell’igiene quotidiana, è utile

l’applicazione di preparati idratanti

ed emollienti di buona qualità, privi

di profumi, conservanti e altri com-

ponenti allergizzanti oppure irritanti,

dopo ogni lavaggio. Servono non

soltanto a migliorare il comfort cu-

taneo, ma fanno parte integrante

della terapia a lungo termine del-

l’eczema, poiché aiutano a preser-

vare l’integrità della barriera cutanea

e possono prevenire le riacutizza-

zioni della patologia.

Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/dossier/dermatite-atopica

È essenzialeripristinare la funzioneprotettivadella pelle, che nei soggettiatopici è spessopovera di lipidi.

ONCOLOGIA INTERVISTA

La onlus offreinformazioniaccreditatee promuovela cultura della diagnosiprecoce.

Di Massimo Barberi

EUROPA UOMOdalla parte dei pazienti

25

Ettore Fumagalli,

presidente dell’associazione

Europa Uomo

Sono stati davvero importanti i pro-

gressi fatti negli ultimi anni nel tratta-

mento del tumore prostatico. A non

andare di pari passo con il ritmo della

medicina, però, sono il counseling

psicologico nei confronti dei malati e

l’organizzazione sanitaria. Ed è pro-

prio per far fronte a questi “ritardi”, e

non solo, che è nata la onlus Europa

Uomo. Ne parliamo con Ettore Fu-

magalli, presidente dell’associazione.

Come nasce Europa Uomo?

L’associazione nasce nel 2002 a livello

italiano e nel 2003 a livello europeo e

oggi comprende 23 Paesi. L’esigenza

era, a quel tempo, di colmare un

vuoto importante: la mancanza di in-

formazioni sulla prostata, sulle sue pa-

tologie e sulla prevenzione. Da qui la

mission principale di Europa Uomo: in-

formare tutti gli uomini potenzial-

mente interessati dalle patologie

prostatiche e promuovere su ampia

scala un’opera di sensibilizzazione e in-

formazione. Perché chiunque sia in

grado di sapere come porsi nei con-

fronti di un problema che riguarda

quest’organo.

Anche in termini di diagnosi pre-

coce?

Certamente. La nostra attività di sen-

sibilizzazione nei confronti della so-

cietà civile e delle istituzioni punta

proprio a fare in modo che il problema

sia riconosciuto e individuato tempe-

stivamente.

Perché finché non sarà disponibile un

marker sicuro e affidabile al cento per

cento per uno screening di popola-

zione, sottoporsi alla visita urologica è

l'unica strada percorribile per la dia-

gnosi precoce. Da qui l’importanza

dell’informazione.

Ma non solo, tra i compiti che ci siamo

dati c’è anche quello di rappresentare

i diritti dei pazienti nei confronti degli

ospedali e delle autorità sanitarie.

1) Promuovere in tutta Europa la diffusione e lo scambio di infor-

mazioni corrette e aggiornate sul tumore della prostata.

2) Richiamare l’attenzione pubblica sulla necessità di affrontare il tu-

more della prostata con consapevolezza.

3) Insistere sull’importanza della diagnosi precoce.

4) Sostenere campagne per ottenere la migliore terapia.

5) Garantire la qualità delle terapie di supporto durante e dopo

le cure per la malattia.

6) Esigere un’adeguata formazione e preparazione del perso-

nale sanitario.

7) Promuovere la diffusione di linee guida di trattamento.

8) Richiedere controlli regolari di qualità delle apparecchiature

mediche e diagnostiche.

9) Assicurarsi che ai pazienti venga spiegata in modo comprensibile

ogni diversa possibilità di cura, che possano partecipare a studi

clinici controllati e che possano richiedere, se lo desiderano, un se-

condo parere prima di decidere.

10) Promuovere lo sviluppo della ricerca scientifica sul tumore

della prostata.

GLI OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE

Il paziente al centro…

Negli ultimi tempi la questione del

paziente al centro ha sempre più

preso piede. Ed è positivo: l’individuo

deve essere il fulcro di ogni atto me-

dico, dalla diagnosi alla terapia.

Stiamo andando verso una medicina

sempre più basata sul valore del pa-

ziente, si sta spostando il baricentro,

che prima era completamente sbi-

lanciato a favore del medico. Siamo

convinti della strada intrapresa:

quando una persona si trova a fare i

conti con una patologia, a decidere

non può essere soltanto l’oncologo

o il chirurgo. È il paziente stesso che,

ben informato, deve poter scegliere

il percorso diagnostico-terapeutico

più utile a lui e al suo caso.

Perché un’associazione europea

sulla salute “al maschile”?

Fondamentalmente perché, nono-

stante la crescente importanza delle

patologie maschili a livello europeo,

c’era una pericolosa disinforma-

zione. Il passo è stato creare un’as-

sociazione per promuovere una cor-

retta informazione. Anche perché

stiamo parlando di patologie che

condizionano pesantemente la vita

di chi ne è affetto, toccano la sfera

sessuale, quella affettiva e sociale e

anche la vita di coppia. Aspetti che

in Italia, poi, si scontrano con un

marcato senso di machismo. Le per-

sone hanno bisogno di sapere, da

fonti autorevoli, tutto sulla terapie. E

vogliono conoscere tutti i centri ac-

creditati per i trattamenti.

Europa Uomo si pone, quindi, nei

loro confronti come un fornitore di

servizi: diamo informazioni a 360

gradi attraverso il sito web, il numero

verde, la rivista Europa Uomo e il

Manuale per i pazienti, "scaricabili"

gratuitamente dal sito www.europa-

uomo.it (a oggi i visitatori hanno ef-

fettuato il download di oltre 145

mila articoli e oltre 11 mila manuali).

Fornite anche un supporto psico-

logico, ce ne parla?

Come dicevo, l’argomento prostata

è molto delicato. Una patologia che

coinvolge quest’organo può provo-

care stati psicologici difficili. Non a

tutti, certo, ma in una buona per-

centuale di uomini sì. Nella nostra

sede, ogni venerdì pomeriggio te-

niamo incontri con i pazienti. A ge-

stirli è uno psicologo: chi vuole può

raccontare la propria storia, le diffi-

coltà e ascoltare quelle degli altri. È

un servizio molto utile, che andrebbe

svolto all’interno degli ospedali. Ma

al momento sono pochissimi a offrire

un supporto psicologico.

A proposito di strutture ospeda-

liere, come vi relazionate?

Nel nostro comitato scientifico ci

sono primari ospedalieri di diverse re-

altà italiane. Non entriamo nel me-

rito della ricerca clinica, perché non è

un nostro compito. Ma ci interessa

interagire con i medici, portando la

voce dei pazienti. E, soprattutto, fa-

cendo in modo che le realtà ospeda-

liere si dotino di équipe multi-

disciplinari sulla falsa riga di quello

che avviene con le breast unit per il

tumore del seno. Ci piacerebbe dav-

vero, perché le consideriamo molto

utili per i pazienti, che venissero sem-

pre più diffuse le PCU (Prostate Can-

cer Unit) in cui urologi, radioterapisti,

oncologi e psicologi affrontassero

con un approccio realmente multidi-

sciplinare i singoli casi clinici.

ONCOLOGIA - INTERVISTA

- Numero verde: 800.869.960 (da rete fissa).

- Psicoterapia di supporto di gruppo rivolta ai pazienti con tu-

more della prostata (al momento nella sede milanese).

- Servizio ”Parliamone insieme” per condividere, di persona e

per telefono, la propria esperienza con altri pazienti.

- Informazione attiva sui centri di diagnosi e cura di maggiore

esperienza.

- Invio di articoli, studi clinici e informazioni specifiche sulle pa-

tologie prostatiche.

- Sito internet www.europauomo.it con Forum per i pazienti.

- Rivista Europa Uomo.

- Convenzioni con Centri medico-diagnostici.

ECCO COSA OFFRE EUROPAUOMO A CHI SI ASSOCIA

26

Sono patologie che coinvolgonola sfera sessualee la vita di coppia.

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PSICHESTRESS OCCUPAZIONALE

Ecco i RISCHI PER CHI

superlavora

Troppe ore in ufficiosono un pericoloper la salute.A dirlo è uno studiopubblicato sulla prestigiosarivista The Lancet.

Che sia per ambizione o perché non

si riesce a dire di no agli straordinari,

lavorare troppo fa decisamente male

alla salute. Ricercatori dell'University

College di Londra e dell'Università di

Umeå, in Svezia hanno, infatti, sco-

perto che il superlavoro aumenta si-

gnificativamente la possibilità di in-

correre in un ictus cerebrale, che si

dimostra essere il nemico numero

uno dei “malati di lavoro”, staccando

di diverse lunghezze l'infarto.

COSÌ AUMENTAIL PERICOLO ICTUSQuesta conclusione è il frutto della

più vasta indagine epidemiologica

mai compiuta sulle conseguenze degli

orari di lavoro sulla salute, e i suoi ri-

sultati sono stati pubblicati sulla rivista

medica The Lancet. Lo studio ha

preso in esame i dati raccolti in 17 ri-

cerche, che hanno riguardato ben

528.908 uomini e donne di diversi

Paesi europei, degli Stati Uniti e del-

l'Australia, il cui stato di salute è

stato seguito in media per oltre sette

anni. I soggetti esaminati facevano

tutti lavori di ufficio, per cui non è

detto che i risultati siano validi anche

per chi svolge attività lavorative fisi-

camente più dinamiche e faticose.

L’indagine ha mostrato che l'aumento

del rischio di incorrere in quelle due

gravi patologie cardiovascolari è

“dose-dipendente”, come se, supe-

rate le 40 ore, il lavoro iniziasse a

comportarsi come una sostanza tos-

sica: l'entità degli effetti negativi di-

pende sia dalle ore in più lavorate,

sia dalla lunghezza dal periodo per

cui il superlavoro si protrae.

In particolare, chi lavora dalle 41 alle

48 ore settimanali ha un rischio di

incorrere in un ictus del 20 per cento

superiore a chi lavora tra le 35 e le

40 ore, sale al 27 per cento in più se

si lavora dalle 49 alle 54 ore, fino ad

arrivare addirittura al 34 per cento in

più se si supera anche quella soglia.

Inoltre, a questi livelli di lavoro parti-

colarmente elevati inizia a diventare

significativo anche il maggior rischio

di infarto, con un aumento del 13

per cento circa rispetto a chi ha un

orario di lavoro più sensato.

STRESS E SEDENTARIETÀSUL BANCO DEGLI IMPUTATII ricercatori sottolineano che questo

aumento di rischio riguarda tutti, in-

dipendentemente dal sesso, dall'età,

dalla condizione socio-economica e

da tutti gli altri fattori di rischio noti:

fumo, alcol, attività fisica e livelli di

colesterolo nel sangue. Pertanto, se

qualcuno per qualche motivo corre

già un rischio superiore, diciamo del

20%, a quello delle popolazione ge-

nerale, a quel 20% si aggiunge un'ul-

teriore percentuale di rischio legata

al superlavoro.

I motivi all'origine di questo collega-

mento tra superlavoro e ictus non

sono chiari, ma il primo imputato

sembrerebbero essere gli elevati e

protratti livelli di stress, a cui si possono

aggiungere altri fattori, come l'elevata

sedentarietà di chi è costretto in

ufficio così tanto tempo.

Chi lavora tutto quel tempo general-

mente è impegnato sei giorni su

sette e anche se cerca di svolgere

qualche attività fisica nell'unico giorno

libero, evidentemente non riesce a

compensare adeguatamente la man-

canza di esercizio durante il resto

della settimana.

Di Gianbruno Guerrerio

29

I ricercatori ricordano che molti paesi hanno una legislazione chelimita le ore di lavoro che possono essere fatte, straordinari compresi,ma che non sempre queste prescrizioni vengono rispettate. Tra le nazioni dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e losviluppo economico), la Turchia è il paese con la più elevatapercentuale di persone che lavorano oltre 50 ore alla settimana(43%), mentre i Paesi Bassi sono quelli che hanno la percentualepiù bassa (meno dell'1%).

LE DIRETTIVE DELL’OCSE

Il lavoro fa bene al portafogli e, se piace, può anche dare grandi soddisfazioni, ma bisogna evitare di strafare.

Davanti alla richiesta di deglutire per la prima volta una medicina anche il bambino più

collaborante tende a reagire come il burattino della celebre favola: “Se è amara non la

voglio!” protestava Pinocchio, storcendo la bocca.

Il primo timore è, infatti, che la sostanza da ingerire sia sgradevole. Nei più piccoli l’av-

versione nei confronti di sapori nuovi -soprattutto se non connotati dal gusto dolce-

è del tutto normale, frutto dell’assuefazione agli alimenti “sicuri” che hanno assunto

nelle prime fasi della vita e della diffidenza verso cibi sconosciuti e “sospetti”.

Non è semprefacile convincereil piccolo ad assumereuna compressaoppure lo sciroppo.

MENTE E CORPO

30

Prendi la MEDICINA!

INFANZIABAMBINI & FARMACI

La preoccupazione di un bambino di

due o tre anni davanti a un bocco-

ne mai provato prima è del tutto ir-

razionale. Altrimenti, sarebbe facile

convincerlo ad assumere la medici-

na con una delle argomentazioni lo-

giche messe in campo dalla Fata Tur-

china: “È amara, ma ti farà bene”.

In mancanza di una bacchetta ma-

gica, la cosa migliore è cercare di tra-

sformare l'evento "traumatico" in

un intrattenimento, adattando la

strategia all'età del piccolo.

SCEGLIERE IL MODO MIGLIOREPer tranquillizzare i bambini e su-

perare la loro riluttanza ad assume-

re farmaci ci si può, infatti, avvale-

re di metodi diversi, che fanno leva,

a seconda dei casi, sul camuffa-

mento della medicina, sul gioco, sul

coinvolgimento consapevole dei pic-

coli nel compito, sul graduale ad-

destramento a inghiottire senza

masticare e via dicendo.

Nella scelta si deve di volta in volta

tenere conto dell’età del bambino,

delle sue preferenze alimentari, del-

la sua percezione delle funzioni del

corpo, delle sue emozioni riguardo

la malattia, delle eventuali esperienze

precedenti con le medicine, dei

contenuti del suo mondo ludico, del-

le fantasie consolatorie a cui ricor-

re per far fronte agli eventi inconsueti

o stressanti.

CON LO SCIROPPOÈ PIÙ FACILEOvviamente, spesso è la formula-

zione del medicinale a fare la diffe-

renza. Può essere semplice far in-

ghiottire a un bambino un cuc-

chiaino di sciroppo, magari aroma-

tizzato alla fragola, mentre fargli de-

glutire una compressa o una capsula

-quando non possano essere fram-

mentate o disciolte in un liquido- è

tutta un’altra storia. E ciò non solo

perché il piccolo può diffidare di quel

“corpo estraneo” dal dubbio sapo-

re, ma anche perché il pattern mo-

torio infantile della deglutizione è

molto differente da quello adulto.

Pur essendo una funzione fisiologi-

ca presente già nel feto, a partire dal-

l’undicesima settimana di gestazio-

ne, la dinamica con la quale avvie-

ne cambia in relazione allo sviluppo

(maturazione delle strutture neuro-

muscolari, eruzione dei denti, as-

sunzione della posizione eretta del

capo) e al passaggio dall’alimenta-

zione liquida a quella solida. La di-

namica della deglutizione raggiun-

ge, infatti, la sua forma definitiva sol-

tanto intorno ai 5-7 anni.

31

Una volta chieste al pediatra istruzioni precise sulle modalità di sommini-strazione del farmaco bisogna armarsi di tanta pazienza.

Creare la giusta atmosfera• Non forzare il bambino e non mettergli fretta• Promettergli un piccolo premio per la sua collaborazione• Non ricorrere ad argomenti ricattatori o a minacce• Rassicurarlo sul fatto che sarà in grado di imparare quel compito • Farlo rilassare attraverso un’attività che normalmente lo tranquillizza(gioco, fiaba, musica)• Coinvolgere le sue fantasie più confortanti (l’amico immaginario, il per-sonaggio di una storia o di un cartone)• Scegliere con lui il cibo o la bevanda con i quali “camuffare” la medicina(a meno che non sia prescritto di assumerla a stomaco vuoto)• Spiegargli il motivo per cui è importante prendere la medicina (se è ab-bastanza grande da capirlo)• Spiegargli (e magari mostrargli allo specchio) che la sua gola è abba-stanza ampia da poter deglutire una compressa senza rischi • Dimostrargli come si fa

Fare pratica in anticipoUna strategia per non arrivare impreparati al momento cruciale consistenel programmare una serie di esperimenti da svolgere in giorni successivi(per 15-20 minuti al giorno) in cui far deglutire al bambino caramelline didimensioni crescenti (fino alla misura di una compressa/capsula media),trovando con lui la modalità più congeniale: assumere un po’ d’acquaanche prima di mettere in bocca la caramella, tenere la testa leggermenteinclinata indietro o in avanti oppure un po’ girata di lato mentre la in-ghiotte. Ogni volta, il passaggio a caramelle più grandi deve avvenire sol-tanto se il bambino è perfettamente a suo agio con quelle piccole.

COME MANDARLA GIÙ

Di Monica Oldani

Trasformare il tuttoin una sorta di giocopuò aiutare il genitorenel difficile compito.

PERSONAGGI Di Michaela K. Bellisario

C’è qualcosa di inespresso e di profondo.

La passione dell’attrice trasuda da ogni

parola. Mettiamoci, poi, la dirompente

origine napoletana e il gioco è fatto: nel-

l’ascoltare Lina Sastri la linea tra la donna

e l’attrice è davvero sottile, forse sono un

tutt’uno.

È talmente accalorata nel parlarci della

sua ultima interpretazione teatrale ne “La

Lupa” di Verga, che il dubbio si annida

subito tra i pensieri: c’è un po’ di questo

personaggio anche in lei? «La figura della

Lupa è di grande attualità. Gnà Pina, la

protagonista che arriva a farsi uccidere

per amore, è feroce, struggente, affasci-

nante nel suo rapporto d’amore con

Nanni. Mette in evidenza la fragilità inte-

Lina Sastri

Ho numerosi progetti artisticifino alla prossima primavera.

Con la “La lupa” al teatroQuirino di Roma, poi unospettacolo per il Giubileo.Sono in attesa di tornare

anche in tv, con una fiction,ma al di là di tutto confessoche la musica resta in cima

alle mie passioni:sogno uno spettacolodi musica napoletana

in tuttoil mondo.

Non smetto di sognare l’amore, vero, buono, sano.Quello fatto di sincerità e di pulizia.

Un amore che manca sempre dopotutto

Nel mio nome c’è tutta me stessa«Sono fragile e aggressiva allo stesso momento, sono de-

bole e forte, infantile e adulta. Il mio vero nome è Pasqua-

lina e in questo nome c’è molto di me. In fondo al mio

essere sono una bambina piccola, soprattutto negli af-

fetti» confessa Lina Sastri. «Dolcezza, comunque sia, signi-

fica anche forza. Ecco, io vorrei arrivare a essere così, dolce

e forte, ma davvero e non soltanto a parole. Forse con

calma, con il tempo, riuscirò ad unire questi due concetti

e a esprimerne l’essenza».

Il suo credo d’artista, le chiediamo, qual è? «La cosa bella

dell’essere un’artista è che puoi fare molte cose, hai la li-

bertà di vivere tutto quello che vuoi e di esserne anche di-

staccato. C’è, però, sempre un punto interrogativo, il

futuro, i progetti, la carriera, il successo». Poi, sorridendo,

conclude: «Dico la verità, non cambierei mai questo modo

di vivere con nient’altro. Anche perché, poi, è un modo di

essere, uno stile di vita».

riore di ognuno di noi, la ferita d’amore

nascosta che abbiamo dentro» spiega

Lina Sastri, 61 anni, attrice, cantante, vin-

citrice di due David di Donatello come

migliore attrice protagonista (“Mi manda

Picone” del 1984, “Segreti segreti” del

1985) e uno come migliore attrice non

protagonista (“L'inchiesta”, 1987). «È una

donna né giovane, né anziana Gnà Pina,

che crede di avere diritto all’amore, ma

ne è così affamata da sbagliare tutto e da

sacrificare la sua unica figlia con l’uomo

che ama».

Quanto c’è di lei in questo ruolo?

Quando incontro un nuovo personaggio

cerco di trovarne la voce e di portarla alla

luce, dandole vita. Poi in teatro, si sa, noi

attori facciamo parte di un grande disegno,

di una tessitura in cui il proprio ruolo ha

un senso soltanto se rapportato agli altri.

In questo, come in Filumena Marturano

(portato in teatro nel 2009 con la regia di

Francesco Rosi e Luca De Filippo, ndr), mi

interessava far emergere la forza manifesta

insieme alla profonda solitudine.

Lina, come donna cosa ha aggiunto

nell’interpretazione?

Credo ci sia la mia grande forza d’amore,

l’amore che mi appartiene e forse, in de-

finitiva, anche la ferita, la solitudine, la

malinconia di trovarsi in quella terra

tra la giovinezza e la non giovinezza.

Cos’è l’amore per lei?

È una lusinga, una conquista e una

sofferenza allo stesso tempo. Nel

cuore abbiamo sempre tutti dodici

anni, siamo vitali e palpitanti. Con la

maturità, però, acquistiamo general-

mente una consapevolezza diversa,

la paura insita in ogni storia -perché

c’è sempre la paura di fallire oppure

di non essere all’altezza della situa-

zione- si trasforma e diventa altro.

Cosa diventa?

Si comincia a vivere con gli occhi

aperti. Ed è un bene, perché si vive

con il cuore leggero per certi versi,

ma sicuramente senza incanti inutili:

la gioia è gioia, la sofferenza è soffe-

renza.

Il suo rapporto con la bellezza?

Non ho pregiudizi sui segni dell’età:

è quello che siamo in questo mo-

mento. E lo dico ben consapevole di

essere un’attrice di teatro e di cinema:

su di noi si vede tutto, fa parte del

nostro lavoro, tutti sanno tutto di

noi. Abbiamo un’immagine da gestire,

non si scappa. Ovvio che se vado in

giro in tuta e struccata sono sottoposta

subito al giudizio popolare, in quanto

personaggio pubblico. La verità è

che l’immagine si costruisce nel tempo,

costa fatica, bisogna curarsi i capelli,

la pelle, il corpo.

Favorevole al ritocchino?

Lo confesso: dico “liberi tutti”, ma

come attrice non lo farei mai, non ri-

nuncerei mai all’espressione del mio

viso. È fondamentale per il mio lavoro,

per cui mettiamola così: non mi con-

viene. Però, come donna, confido

molto nella tecnologia cosmetica.

Magari tra qualche tempo saremo

come “Blade Runner”: ci metteranno

un chip da programmare e resteremo

sempre giovani ed eterni, chissà.

Cos’è la bellezza in una donna?

La luce. A volte interiore, a volte

esteriore. Forse è anche una questione

di energia, come nelle opere d’arte.

È un’attrazione affascinante: avverti

quando c’è bellezza in una donna.

PERSONAGGI - LINA SASTRI

Nel cinema ha lavorato con registi famosi, da Bertolucci a Nanni Loy,

fino a Nanni Moretti. «Sono incontri d’amore quelli tra attori e registi,

ognuno di loro ti lascia qualcosa, ma anche noi attori diamo molto in

cambio» spiega Lina Sastri. «È strano perché quando sei esordiente

con il tuo entusiasmo nutri il regista, mentre quando sei esperto sei

così identificato che sono i registi ad aspettarsi qualcosa da te».

Ha un aneddoto particolare nel cuore, le chiediamo? «Uno solo? Ne

ho moltissimi. Ricordo Nanni Moretti in “Ecce Bombo”: ero chiusa e

problematica. Nanny Loy in “Mi manda Picone”, con Giancarlo

Giannini, mi ha cambiato la vita: io mi sentivo all’epoca più un’attrice

di teatro, un’intellettuale. Il suo approccio mi ha fatto scoprire

dell’altro in me. Non volevo fare la donna popolana, ma quel ruolo

mi ha dato un premio, il David di Donatello, molto importante». E poi

sono arrivati Bertolucci, Damiani… «E Woody Allen, Turturro, Giuseppe

Tornatore, un regista meraviglioso» ricorda Lina Sastri. «Ci siamo

inseguiti per anni e alla fine sono entrata nel cast di “Baarìa”. Con

Allen, per la verità, ho avuto solamente un ruolo secondario, ma mi

ha colpito il suo essere così severo e ironico allo stesso tempo».

Il suo prossimo sogno? «Ne ho tanti, anche come cantante. Da marzo

voglio dedicarmi alla musica. Il mio sogno nel cassetto è, però, uno

spettacolo dedicato a mia madre e intitolato “La casa di Ninetta”,

come il ristorante di mio fratello. Lei aveva una voce eccezionale».

34

Tutti i registi del mio cuore

NUOVO!

Piedi sani non stop.

PREVENZIONECARENZE NUTRIZIONALI

Stanchezza e spossatezzapotrebbero essere dovutealla mancanza di alcuninutrienti essenzialiper l’organismo.

Di Martina Locatelli

La colonnina di mercurio scende. Fa sempre più freddo in questi giorni e, anche

se l’inverno, quello vero, deve ancora arrivare, sciarpe e cappelli sono di nuovo

diventati nostri compagni inseparabili.

Se poi, oltre al clima rigido, siamo con la testa e fino al collo nel vortice e nello

stress della vita lavorativa, potremmo facilmente andare incontro a sensazioni

di stanchezza e spossatezza davvero fastidiose. E chi non può permettersi di

stare a casa, copertina e divano, e di riposare come vorrebbe deve fare atten-

zione soprattutto a ciò che porta in tavola. Perché all’origine della mancanza di

energie potrebbe esserci una carenza di vitamine.

Stagione freddaattenzione

alle vitamine

Tra le vitamine che servono in questa stagione bisogna prestare parti-

colare attenzione a quelle antiossidanti. L’interesse scientifico per que-

ste sostanze è nato in seguito ad alcuni studi in cui si è visto che

contrastano i radicali liberi, molecole altamente instabili che si formano

all’interno dell’organismo e che indeboliscono il sistema immunitario.

Stiamo parlando della vitamina A e del suo precursore betacarotene,

della vitamina C e della vitamina E.

In virtù della loro struttura chimica, gli antiossidanti riescono a “cattu-

rare” i radicali liberi, proteggendo così le cellule dal danno ossidativo.

Oltre a rallentare l’invecchiamento cellulare, aumentano anche la resi-

stenza delle mucose della bocca, del naso e dell’apparato respiratorio

contro gli attacchi di virus e batteri, rendendole più impermeabili ai mi-

crorganismi, compresi quelli che scatenano raffreddore e influenza.

ANTIOSSIDANTI, UNO SCUDOCONTRO L’INFLUENZA

37

STRESS E CLIMA INCERTOREMANO CONTROChi lo ha detto che in autunno biso-

gna per forza sentirsi come in letargo?

Non è affatto naturale, non siamo orsi.

E nemmeno ghiri.

Quando abbiamo la sensazione di ave-

re le batterie scariche potrebbe trattarsi

di quella condizione che i medici de-

finiscono ipovitaminosi. «Si chiama

così» spiega Walter Marrocco, presi-

dente della Società italiana di medici-

na di prevenzione e degli stili di vita

«l’insufficiente disponibilità per l’or-

ganismo di vitamine che può presen-

tarsi a tutte le età e le cause possono

essere molteplici, come, per esempio,

periodi di intenso stress professiona-

le o scolastico, piuttosto che fasi del-

la vita in cui è più difficile sentirsi in for-

ma. Ma anche una convalescenza

dopo una malattia infettiva oppure

una dieta povera di frutta e verdura

possono essere elementi determi-

nanti del manifestarsi del disturbo».

Le vitamine sono come “ingranaggi”

basilari per la vita: per esempio, in-

tervengono nei processi di produzio-

ne di energia delle cellule, proteggo-

no dagli agenti ossidanti, aiutano la

trasmissione del sistema nervoso,

hanno azioni positive sulla pelle e su-

gli occhi, aumentano le risposte di di-

fesa in caso di infezioni. E sappiamo

bene come in questo periodo siano

importanti.

I sintomi sono spesso sfumati, non è

facile riconoscere una condizione di

carenza vitaminica. Saper identifica-

re i campanelli d’allarme è, però, im-

portante, se si vogliono intraprende-

re le opportune contromisure.

QUANDO LA DIETANON È PIÙ SUFFICIENTE«Le vitamine di regola vengono rese

disponibili per l’organismo soprattut-

to attraverso i vegetali, la frutta e la car-

ne. Per questo è sempre importante

seguire i dettami della dieta mediter-

ranea variata, ricordando di assume-

re almeno cinque porzioni tra frutta e

verdura ogni giorno» continua Mar-

rocco. «In alcuni momenti, però, l’ali-

mentazione può non essere suffi-

ciente a soddisfare le richieste del-

l’organismo, che tendono a crescere

proprio quando il fabbisogno vitami-

nico aumenta, come, per esempio, nei

momenti di maggior impegno».

Un importante aiuto in questo senso

può venire dagli integratori multivita-

minici, che posso essere anche far-

maci di automedicazione o da banco,

riconoscibili grazie al bollino rosso

che sorride sulla confezione. Si pos-

sono acquistare in farmacia senza ri-

cetta medica perché nel loro impiego

diffuso e di lungo corso si sono di-

mostrati sicuri ed efficaci e hanno ri-

cevuto un’apposita autorizzazione da

parte dell’autorità sanitaria.

PREVENZIONE - CARENZE NUTRIZIONALI

Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/dossier/carenze-di-vitamine

Cute secca e disidratata: un fenomeno comune con il freddo. Oltre a

cercare di mantenerla ben protetta con le creme idratanti, è utile in-

tervenire anche “da dentro”. Ma come? Con le vitamine giuste.

La vitamina A, anzitutto: grazie alla sua funzione antiossidante, oltre

a combattere i radicali liberi e allontanare i segni dell’invecchiamento

cutaneo, rinforza la pelle e stimola il naturale rinnovamento delle

cute tonificandola.

Poi c’è la vitamina C, fondamentale nella creazione del collagene,

proteina importantissima, che conferisce tono ed elasticità. E, infine,

la vitamina E, quasi una sorella della vitamina C. Anche lei, infatti,

migliora l’idratazione della pelle e la mantiene elastica.

PROTEGGI LA PELLE IN INVERNO, DA DENTRO

Gli integratorimultivitaminicici aiutano a tornarein forma.

38

NUTRIZIONEDISTURBI DIGESTIVI

Per qualcuno la colpa è del cibo di bassa qualità che mangia al bar sotto

l’ufficio. Per qualcun altro la causa è quel maledetto stress che non ti

molla neppure a fine giornata. Per altri ancora il vero responsabile è la

fretta. «Come si fa a mangiare decentemente con una pausa pranzo così

corta?».

Ognuno ha la sua interpretazione. Sta di fatto che, secondo un sondag-

gio, sei italiani su dieci soffrono di disturbi digestivi almeno una volta

ogni due mesi. Meno male che siamo il Paese del buon cibo e della dieta

mediterranea. E che abbiamo ospitato un evento mondiale importante

come Expo, che ha posto al centro proprio il tema dell’alimentazione.

Di Luisa Bonometti

Gonfiore, iperaciditàe mal di stomaco:

ecco comeaffrontarli

nel modo giusto.

Quel fastidiosoPESO

sullo stomaco

Il giorno di Santo Stefano è la giornata nazionale della dispepsia. Gonfiore

addominale, senso di debolezza, acidità di stomaco sono scomodi compa-

gni di viaggio, soprattutto in questo periodo. Durante le feste, infatti, si

tende a esagerare, a pranzo e a cena. Ecco, allora, alcune semplici regole.

Antipasti: meglio stare alla larga da salumi & Co. L’ideale sono il pesce e

le verdure. Al limite un po’ di crostacei e qualche tartina.

Primi: basta riuscire a limitarsi a un assaggio (piccolo) di ciascuna portata,

facendo attenzione ai condimenti: meglio evitare quelli che prevedono la

panna o il burro.

Carni e pesci: ottimo il pesce al forno, condito con olio extra vergine d'oli-

va, con contorni di verdure cotte o crude. Le carni meno pesanti da digeri-

re sono pollo e tacchino, la selvaggina e l'anatra vanno meno bene.

Vino: qualche eccesso va bene, per una volta non succede nulla. Ma atten-

zione a non esagerare.

Frutta: in genere è consigliata. Alla fine di un super pranzo, però, diventa

un extra che appesantisce.

NATALE È VICINO, ATTENTI A NON ESAGERARE

NUTRIZIONE - DISTURBI DIGESTIVI

PIATTI SEMPLICI E ZERO STRESSPer scongiurare i problemi digestivi,

la prima cosa da fare è portare in ta-

vola pietanze poco elaborate. Per-

ché in genere la parola “elaborate”

significa grassi e spezie in abbon-

danza. Lo si deve fare in casa, per-

ché è più semplice, ma lo si può fare

anche quando si mangia fuori casa.

Basta avere la forza di volontà di re-

sistere alle tentazioni di sughi, su-

ghetti e intingoli vari.

Seconda regola: via lo stress. Se si

vuole avere rispetto del proprio sto-

maco, oltre a riservare almeno mez-

z’ora per la pausa pranzo, sarebbe

opportuno consumare il pasto in-

sieme con i colleghi più simpatici,

evitando di parlare delle beghe di uf-

ficio. E magari dedicando quattro

passi a una chiacchierata, dopo

pranzo. Va da sé che è essenziale

non mangiare in ufficio: può sem-

brare scontato, ma è sempre meglio

ribadirlo.

C’è un altro aspetto legato allo

stress e alla fretta di tornare al la-

voro: la masticazione. Spesso non ci

rendiamo conto di quanto sia im-

portante sminuzzare bene il cibo

prima di deglutire. Eppure, è ormai

dimostrato che la digestione comin-

cia in bocca: bisognerebbe masti-

care ogni boccone almeno 15- 20

volte per riuscire a sminuzzarlo in

frammenti facilmente digeribili dai

succhi gastrici. Peraltro, oltre a faci-

litare il lavoro dello stomaco, una

corretta masticazione permettera

anche di trarre una maggiore soddi-

sfazione da cio che si sta gustando e

di evitare le abbuffate, perché il

senso di sazietà insorge prima

quando si mastica a lungo.

ATTENZIONE AL PUNTO VITAUn’altra regola d’oro è evitare pan-

taloni e cinture troppo stretti in vita.

Il cibo, se viene frenato nel suo per-

corso verso l’intestino, resta piu a

lungo nello stomaco, dando origine

a gonfiore e iperacidità. Se gia si sof-

fre di reflusso o digestione lenta e

non si vuole peggiorare il problema,

è meglio prestare attenzione a que-

sto aspetto. Il vostro stomaco ve ne

sara grato.

E se dopo pranzo la cintura stringe op-

pure il bottone dei jeans tira, slaccia-

teli senza esitare. Non sara elegante,

ma almeno fara bene alla digestione.

Infine, praticare attività fisica rego-

lare, senza strafare, è una vera e pro-

pria terapia per chi soffre di problemi

digestivi. Il moto, infatti, aiuta lo sto-

maco a lavorare meglio e ne facilita

lo svuotamento, riducendo il rischio

di gonfiori e dolorose risalite di acido

verso l’esofago. Inoltre, dà una re-

golata al transito intestinale.

Peraltro, è stato osservato che prati-

care sport allenta le tensioni nervose

e lo stress, consentendo di sedersi a

tavola piu sereni e scongiurando le

classiche abbuffate da “fame ner-

vosa”. A tutto vantaggio di una sana

e regolare digestione.

42

Dopo un pranzo particolar-

mente impegnativo oppure se

stiamo attraversando un pe-

riodo di stress lavorativo non è

improbabile avvertire fastidi

allo stomaco, come bruciori, ri-

gurgiti e mal di testa.

È a questo punto che diventa

opportuno passare all’azione

con misure più incisive. Come?

Per esempio assumendo medi-

cinali antiacidi.

In farmacia sono disponibili di-

versi rimedi, queli più comu-

nemente usati, in genere,

sono a base di bicarbonato di

sodio e acido citrico.

Sono medicinali che si possono

acquistare senza ricetta me-

dica e i principi attivi che con-

tegono non fanno altro che

reagire con l'acido cloridrico

dello stomaco, neutralizzan-

dolo.

Che fare invece quando il mal

di testa incalza? È preferibile

aspettare l'effetto degli antia-

cidi prima di prendere even-

tualmente un analgesico.

Anche perché in genere, una

volta risolto il disturbo dige-

stivo segue anche la scom-

parsa della cefalea.

In ogni caso è bene affidarsi a

prodotti che hanno una com-

posizione appositamente stu-

diata.

CHE FARE SE L’ACIDITÀ AUMENTA?

È fondamentalemasticare beneogni singoloboccone.

BELLEZZACURA DEL CORPO

È questa la stagione ideale

per regalare alla cute intenso

nutrimentoe tanta morbidezza.

COCCOLEa fior di pelle

Smog, freddo, vento, pioggia, sbalzi

di temperatura: sono i nemici sta-

gionali della salute della nostra pelle.

Possiamo difenderla con maglioni,

piumini, sciarpe e guanti, ma per

quante precauzioni si possano adot-

tare, è proprio in inverno che si

scopre più fragile, maggiormente

tendente alla secchezza e alle scre-

polature. Alle cause ambientali si

aggiungono, poi, anche quelle fisio-

logiche: per trattenere il calore l’or-

ganismo contrae i vasi sanguigni,

rallentando il flusso di nutrimento

alla pelle e riducendo la produzione

di lipidi, i grassi in grado di trattenere

l’acqua. In particolare, sono i primi

freddi a risultare più insidiosi: il nostro

corpo non si è ancora adattato al

cambiamento di temperatura e viene

colto impreparato.

Ma se il momento non è favorevole,

è vero anche che è proprio questa la

stagione perfetta per regalare alla

pelle qualche coccola extra, che sap-

pia ritemprarla e, soprattutto, pre-

servare il suo capitale di bellezza e

salute.

LA BEAUTY ROUTINE ANTISECCHEZZAPartiamo dalla detersione: vanno

preferiti detergenti e oli da bagno

poco schiumogeni, meglio se senza

tensioattivi o parabeni. Attenzione

a non lasciarli troppo a lungo sulla

pelle, rischiando di danneggiare il

film idrolipidico cutaneo, già inde-

bolito in inverno. Anche l’acqua svol-

ge un ruolo importante: nonostante

il clima freddo, va evitata quella trop-

po calda e piena di calcare, causa di

irritazione e secchezza. Corpo e viso

vanno, poi, asciugati senza eccessivo

sfregamento, con leggere tampona-

ture, e, dunque, subito idratati.

Proprio come facciamo con l’abbi-

gliamento, anche riguardo ai cosme-

tici bisognerebbe effettuare un bel

“cambio di stagione”, puntando in

questi mesi su formulazioni idratanti

più ricche di nutrienti ed emollienti,

applicate anche più volte al giorno

in base alle specifiche esigenze della

pelle. Via libera alle creme che ral-

lentano l’evaporazione dell’acqua

dalla cute, meglio se a base di principi

attivi a effetto rivitalizzante ed emol-

liente, come gli oli essenziali, la vita-

mina E, il burro di karitè, l’olio di jo-

joba. Una valida alternativa alla crema

è l’olio nutriente, indicato soprattutto

per le pelli più secche: olio di mandorle

dolci, di argan e burro di karité, per

esempio. Per il corpo, alla funzione

nutriente, si può abbinare anche

un’efficacia tonificante, scegliendo

trattamenti che siano anche rasso-

danti (per braccia, seno e gambe) e

anticellulite (glutei e cosce).

Anche la notte porta bellezza: è, in-

fatti, un momento prezioso per po-

tenziare l’idratazione, rinforzare l’ef-

fetto barriera e colmare la secchezza,

sia di viso e corpo, sia di mani e

labbra, che in inverno sono ancora

più esposte alle aggressioni climatiche.

Di Chiara Verlato

45

Quando la pelle screpolata è un problema passeggero e non legato a spe-

cifiche problematiche cutanee, ci si può affidare al peeling, utile per

eliminare dallo strato superficiale dell’epidermide le cellule morte e per

prevenire ulteriori desquamazioni. Per il viso sono efficaci i prodotti

delicati formulati in microgranuli, mentre se è il corpo a dover essere

esfoliato, meglio scegliere scrub in grani (ma va bene anche il guanto da

peeling da usare sotto la doccia). Ricordate che la pelle, dopo un

trattamento di questo tipo, va sempre idratata a fondo. Basta dedicarsi al

peeling una volta alla settimana per vederne gli effetti benefici sulla pelle,

che risulterà, dopo il trattamento, più morbida e liscia.

TUTTI I BENEFICI DEL PEELING

Parole d’ordine: idratazione, tonicitàe dolcezza. Obiettivi ambiziosi? Bastaqualche attenzione quotidiana in più.

SCIENZAGENETICA E CERVELLO

INSONNIA:a volte è colpa del DNA

Una ricercaamericana scopreuna componenteereditaria nei problemidi sonno.

Ne soffre dal 10 al 15 per cento degli

italiani: l’insonnia, in tutte le sue sfu-

mature, da quella più grave a quella

episodica, non deve essere presa

sotto gamba. Quando dormiamo

male o non dormiamo affatto, il

giorno dopo siamo stanchi morti.

Basta pochissimo a renderci irritabili

e sul lavoro, manco a dirlo, diven-

tiamo poco produttivi.

Ma non solo, è stato anche dimo-

strato che il sonno svolge un ruolo

importante nel mantenimento di un

sistema immunitario ben funzio-

nante. Per questo chi soffre di inson-

nia ha una maggiore tendenza ad

ammalarsi.

QUANDO LA COLPAÈ DEI GENITORIUn recente studio realizzato dall’Ac-

cademia statunitense di medicina del

sonno ha dimostrato che c’è una

forte componente ereditaria nell’in-

sonnia. Sembrerebbe, dunque, che

all’origine del disturbo ci siano al-

cune varianti genetiche che si tra-

mandano di generazione in genera-

zione.

E, stando ai risultati dei ricercatori

Usa, l’ereditarietà di questi tratti ge-

netici sarebbe più marcata nelle

donne rispetto agli uomini.

Lo studio, pubblicato sulla rivista

scientifica Sleep, oltre a considerare

i classici fattori di rischio ambientali

dell’insonnia, come quelli legati agli

stili di vita o alla presenza di partico-

lari patologie, ha dimostrato che

l’incapacità a prendere sonno è stata

stimata come ereditabile nel 59 per

cento delle donne e nel 38 per

cento degli uomini partecipanti allo

studio. Peraltro, dal punto di vista

statistico, sono proprio le donne a

soffrirne di più e si può presentare

come difficolta a prendere sonno, a

riposare in maniera continuata. Op-

pure a svegliarsi prima dell’orario de-

siderato.

Inoltre, nello studio si legge che le

“influenze” genetiche sull’insonnia

negli adulti risultano stabili nel

tempo, non sarebbero, quindi, su-

scettibili di variazioni quando si mo-

dificano gli stili di vita.

«Questa ricerca indica che nello svi-

luppo dei sintomi dell’insonnia» ha

dichiarato Mackenzie Lind, dotto-

rando presso il Virginia institute for

psychiatric and behavioral genetics

alla Virginia Commonwealth Univer-

sity di Richmond, nonché autore

dello studio, «i geni possono svol-

gere un ruolo più importante per le

donne rispetto a quanto succede

negli uomini. Questo dato fornisce

alcune delle prime evidenze a livello

formale della differenza tra il genere

femminile e quello maschile in un

campione di adulti».

Secondo il ricercatore, inoltre: «La

differenza tra i due generi può es-

sere utile per mettere a punto inter-

venti specifici rispetto al sonno nelle

donne».

Di Fausto Zappoli

47

Ecco allora un elenco di cibi e

pietanze da evitare, soprattutto

alla sera, se si soffre di insonnia.

Tè e caffè. Contengono mole-

cole eccitanti (caffeina e teina),

per questo alla sera è bene evi-

tarle se si vuole prendere sonno.

Lo stesso vale per le bevande

energetiche, i cosiddetti energy

drink.

Cioccolato. Il cacao (tavolette,

cioccolatini, budini e via di-

cendo) contiene teobromina,

una sostanza che ha un’attività

eccitante simile a quella della

caffeina.

Peperoncino & Co. Ristorante

indiano? A cena è meglio di no.

I cibi piccanti, dal pepe al pepe-

roncino, hanno lo spiacevole ef-

fetto collaterale di ritardare

l’addormentamento.

Alcolici. Vino, birra e superal-

colici: meglio limitarsi a un bic-

chiere di vino. Se si va oltre si

rischia una iniziale sonnolenza,

ma durante la notte si rischia il

risveglio a causa dell’alcol.

Sale da cucina. Patatine, sa-

lumi, dadi da cucina, cibo in sa-

lamoia e in scatola: sono tutti

ricchissimi di sale. Aumentano

la probabilità di risvegli not-

turni per il bisogno di andare a

bere. E, quindi, addio sonno.

E A CENANIENTE

CIBI ECCITANTI

Sembra che le donne siano più soggettea ereditare dai genitori i geni che causanole difficoltà a dormire bene.

Strenuo contendente del demonio e

avversatore delle sue tentazioni, nel

corso della sua lunghissima vita San-

t’Antonio Abate seppe sicuramente

tenere a bada le fiamme dell’inferno.

E vuoi per quel potere di dominio sul

fuoco che ricorre nella sua agiogra-

fia, vuoi per le virtù taumaturgiche

che furono attribuite alle sue reliquie,

del famoso eremita egiziano è rima-

sta memoria nel nome popolare (il più

noto forse) della malattia.

Molto meno evocativa, la denomi-

nazione medica del “fuoco di San-

t’Antonio” è Herpes zoster. Fa riferi-

mento all’agente infettivo che lo

provoca, un Herpes virus, e alla sua

caratteristica più tipica, la distribu-

zione a fascia dei sintomi (zoster in

greco antico significa “cintura”).

VIRUS A DOPPIA FACCIADella famiglia degli Herpes fanno par-

te virus diversi, alcuni dei quali mol-

to diffusi nella popolazione, come

quello della cosiddetta “febbre del

labbro” (Herpes simplex) o quello del-

la mononucleosi (virus di Epstein-

Più noto con il nomedi fuoco

di Sant’Antonio,l’Herpes è causato

dallo stesso virusche provocala varicella.

MEDICINA PRATICAHERPES ZOSTER

48

Un fuocoda spegnere

subito

Barr). Il responsabile del fuoco di San-

t’Antonio è, invece, un virus “a dop-

pia faccia”, il medesimo che causa la

varicella. In pratica, dopo avere in-

fettato una prima volta l’organismo

(generalmente nell’infanzia) provo-

cando la varicella, il virus si “na-

sconde” all’interno di quei nuclei di

tessuto nervoso (gangli), situati in

prossimità del midollo spinale e nel

cranio, dai quali partono i nervi del-

la sensibilità della faccia, del tronco e

degli arti. E ci rimane in stato di la-

tenza, senza far danni, tenuto sotto

controllo dal sistema immunitario.

Ma quando, anche a distanza di anni,

si verifica un calo delle difese im-

munitarie (per stress, malattie, tera-

pie immunosoppressive, età avan-

zata), il virus può riattivarsi. Inizia, così,

a migrare verso la periferia, seguen-

do il decorso dei nervi sensitivi.

Quando la sua localizzazione primaria

è uno dei gangli del midollo spinale

-è l’evenienza più frequente- la dif-

fusione del virus e, conseguente-

mente, delle sue manifestazioni cli-

niche avviene nella regione cutanea

innervata dalle fibre provenienti dal-

la radice spinale corrispondente (der-

matomero). Nel torace i dermatomeri

hanno una ripartizione segmentaria

a forma di bande trasversali separa-

te per ogni metà del corpo, mentre

negli arti hanno un’estensione lon-

gitudinale.

ECCO COME SI PRESENTALe lesioni cutanee dell’Herpes zoster

sono piccole papule arrossate, che in

poche ore si riempiono di siero lim-

pido, diventando vescicole identiche

a quelle della varicella. A differenza di

queste, però, sono raggruppate a

grappoli e si distribuiscono solamen-

te all’interno del dermatomero inte-

ressato. Coprono una fascia che,

partendo dal dorso si allunga, solo da

un lato, verso la parte anteriore del

tronco o del collo ed eventualmente

verso le braccia, oppure verso il baci-

no e le gambe, a seconda del ganglio

spinale di partenza.

Quando a essere colpiti sono i gangli

cranici, le manifestazioni seguono il

decorso dei nervi trigemino o faciale.

Nella sede dell’eruzione cutanea

l’infiammazione dei nervi causa for-

micolii, accentuazione della perce-

zione degli stimoli tattili, prurito e so-

prattutto dolore. Il dolore, a volte sor-

do a volte trafittivo o urente (“come

un fuoco”), è il sintomo dominan-

te della malattia, e mentre lo sfogo

cutaneo tende a guarire in un paio

di settimane con la trasformazione

delle vescicole in croste, il dolore può

permanere più a lungo e in qualche

caso può anche cronicizzarsi.

La nevralgia posterpetica cronica -in-

sieme con il coinvolgimento dell’oc-

chio o dell’orecchio e con la paralisi,

possibilmente associati alle forme

che interessano i nervi cranici- è una

delle conseguenze più temute.

ATTENZIONE ALLE COMPLICANZEQuesto problema si verifica nel 20-

30% dei casi, ma la probabilità au-

menta nei pazienti di età più avan-

zata (dopo i 60 anni), che sono an-

che quelli maggiormente colpiti dal-

la malattia in generale.

Quindi, se in condizioni normali

l’Herpes zoster si risolve spontanea-

mente senza esiti, il rischio di com-

plicanze gravi -come il danno oftal-

mico o la nevralgia cronica- rende ne-

cessario, nei soggetti anziani, in quel-

li con compromissione del sistema im-

munitario e nelle forme che interes-

sano i nervi cranici, intervenire tem-

pestivamente con farmaci antivirali, ol-

tre che antidolorifici e antinfiamma-

tori. È essenziale iniziare la terapia al

più presto, entro 72 ore dalla com-

parsa delle prime lesioni cutanee.

Di Monica Oldani

49

È fondamentaleiniziare subito

la terapiacon farmaci

antivirali,antidolorifici

e antinfiammatori

OFTALMOLOGIAMACULOPATIE

Sono ancoratroppi i diabeticiche non si prendono curadella vista.

51

Di Massimo Barberi

Non è certo facile la vita di chi sof-

fre di diabete. E non solo perché è

una patologia cronica, che va co-

stantemente tenuta sotto controllo

con i farmaci e con il monitoraggio

della glicemia, ma anche per l’ele-

vata frequenza con cui bisogna sot-

toporsi a esami di controllo. O

meglio, bisognerebbe.

Sì, perché stando a una recente in-

dagine condotta sia in Italia, sia in

altri Paesi europei, non sempre le

persone affette da diabete si sotto-

pongono alle visite necessarie per

prevenire le cosiddette complicanze.

IL COMPORTAMENTO DEI PAZIENTIL’indagine è stata presentata al con-

gresso Euretina e ha permesso di

mettere a fuoco la problematica

delle complicanze oculistiche del dia-

bete, retinopatia ed edema maculare

diabetico, svelando che cosa ne pen-

sano i pazienti e gli operatori sanitari.

La ricerca ha consentito di analizzare

anche i dati relativi al nostro Paese e

la fotografia che se ne ricava è tut-

t’altro che rassicurante.

Emerge con chiarezza che, sebbene

i diabetici siano generalmente con-

sapevoli che una delle più gravi com-

plicazioni della patologia sia la

perdita della vista, c’è un netto diva-

rio tra conoscenza e presa in carico

del problema.

Le cinque problematiche che gli in-

tervistati conoscono meglio sono:

perdita della vista (77%), neuropatia

(54%), amputazione (53%), malat-

tia cardiovascolare e ictus (51%), ul-

cera del piede (51%). Ma restando

sui problemi visivi, soltanto il 36% si

dichiara preoccupato.

Ben un paziente su tre di quelli in-

terpellati, infatti, associa il calo della

vista a un generico invecchiamento,

e non al diabete. E il 10% circa di-

chiara di non compiere alcuno sforzo

per evitare o prevenire complicazioni

alla retina.

Una diretta conseguenza di questa

scarsa consapevolezza è il dato se-

condo cui più di un sesto degli inter-

Diabete,vietato trascurare

gli OCCHI

Quando non è tenuto sotto controllo in modo adeguato, at-

traverso i farmaci e gli stili di vita, il diabete può causare dap-

prima una patologia chiamata retinopatia diabetica. Si verifica

perché i livelli di zucchero troppo elevati presenti nel sangue, a

lungo andare, alterano i piccoli vasi che portano il sangue alla

retina. La gravità della retinopatia varia a seconda della durata

del diabete, del livello di glicemia, ma anche della pressione ar-

teriosa e dei quantitativi di colesterolo e altri lipidi nel sangue.

Dalla retinopatia si può passare a una complicanza ancora più

grave: l’edema maculare diabetico. È la causa più comune di

perdita visiva tra i diabetici e la prima causa di cecità acquisita

tra gli adulti. In pratica, a causa della retinopatia, si forma un

deposito di liquido nella regione centrale dell’occhio, chiamata

macula, il quale determina il danno visivo.

IL TROPPO ZUCCHERO CHE DANNEGGIA LA VISTA

OFTALMOLOGIA - MACULOPATIE

52

vistati non consulta uno specialista

quando si presenta un problema di

vista. E, di conseguenza, non si sot-

topone quasi mai alle visite di routine

dall’oftalmologo.

Stando a quanto riportato nello stu-

dio, sarebbero soprattutto le diffi-

coltà legate alla dieta (51%) a

procurare i maggiori problemi nella

gestione del diabete. Seguono, per

importanza, le lunghe liste di attesa

per le visite (33%) e il denial, quel fe-

nomeno psicologico che spinge le

persone diabetiche a “dimenticare”

la malattia per non doverci pensare

(26%).

Tra gli interpellati, a scarseggiare, è

anche l’informazione: sembra, in-

fatti, che i pazienti ricevano molte

notizie sul diabete, ma poche o po-

chissime sulle complicazioni oculari.

SE IL PROBLEMA VIENE TRASCURATODall’indagine emerge anche che

più di due pazienti su tre lasciano

passare troppo tempo tra il mo-

mento in cui si accorgono di un

problema visivo e quando lo riferi-

scono al medico.

Anche gli screening periodici, vale

a dire le visite di controllo, vengono

sottovalutate: circa un paziente su

quattro non si è sottoposto a un

esame oculistico negli ultimi due

anni.

Come motivano tutto ciò? Essen-

zialmente c’è una tendenza da

parte dei pazienti diabetici a dare la

colpa alle lunghe attese per fissare

l’appuntamento (53%), alla paura

dell’eventuale trattamento (27%),

al dover aspettare ore e ore nelle

sale d’attesa dell’ambulatorio me-

dico (25%) e alla spesa a cui po-

trebbero andare incontro se venisse

alla luce un disturbo della vista le-

gato a retinopatia o edema macu-

lare diabetico (25%).

PERICOLOSE CONSEGUENZEUna delle conseguenze principali

della perdita di vista legata al dia-

bete è la difficoltà nella gestione

pratica della patologia. È difficile, in-

fatti, in presenza di edema macu-

lare diabetico e, quindi, con la per-

dita o la significativa diminuzione

della visione centrale, riuscire a

leggere il dato della glicemia sul glu-

cometro. Ma non solo: può diven-

tare davvero complicato anche spo-

starsi con mezzi propri e con quel-

li pubblici. E se non ci sono paren-

ti o caregiver, anche il semplice an-

dare all’ospedale o al centro dia-

gnostico per le visite di routine

può diventare un’odissea.

Fino ad alcuni anni fa l’unica possibilità disponibile era il

trattamento laser foto coagulativo. Consentiva soltanto una

stabilizzazione del problema ed evitava che peggiorasse.

Oggi esistono, invece, iniezioni intravitreali che riescono a

migliorare la funzione visiva. I principi attivi utilizzati sono di

due tipi: anti-VEGF e corticosteroidi.

L'ultimo farmaco approvato in Italia, appartenente alla ca-

tegoria degli anti-VEGF, è aflibercept, che permette di pro-

teggere la vista dai danni causati dall'edema maculare

diabetico. Aflibercept ha dimostrato di essere efficace nella

riduzione dell'edema maculare diabetico, con conseguente

miglioramento della vista.

LE TERAPIE PER L’EDEMA MACULARE DIABETICO

C’è pocainformazione

sulle complicanzedel diabete.

Per saperne di più visita WWW.SAPERESALUTE.IT/ dossier/maculopatie

LEGA ITALIANAPER LA LOTTACONTRO L’AIDS

CLARK K38 ANNI

GIORNALISTA

lavorare è un dirittofermiamo l’ Hiv, non le persone con Hiv

Con o senza l’Hivè un Reporter d’acciaio

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iccaq

tempestivo

appassionatolibero

rigorosoHIV POSITIVO

SPORTCROSSFIT, PILOXING, FITBALL

Nuovi sportper CORPO

e AUTOSTIMATenersi in forma è importante, ma

la palestra a volte... che noia.

Per evitare che molti di quelli che si

iscrivono a corsi di fitness smettano

di frequentarli per mancanza di sti-

moli, da un po' di tempo diverse

palestre offrono corsi che puntano

sul coinvolgimento e sulla varietà

degli esercizi proposti in ciascuna

seduta. A quanto pare con grande

successo, specialmente tra il pub-

blico femminile.

Alcune grandi palestre si sono ad-

dirittura attrezzate con maxi-

schermi per attività ludico-sportive

di gruppo che insieme al fitness vor-

Esercizi in palestradedicati a chi

si annoia dei soliti attrezzi.

rebbero stimolare un'identità di

gruppo tra i loro frequentatori.

Ma anche nelle palestre normali va

molto la contaminazione tra generi

di esercizi e di attività fisiche tra loro

anche molto differenti.

Una vasta popolarità ha , per esem-

pio, il CrossFit, che in una stessa

seduta coniuga attività a corpo li-

bero e con attrezzi, passando dalla

corsa, all'arrampicata, dal salto con

la corda al vogatore e al solleva-

mento pesi. È un allenamento piut-

tosto impegnativo che, pur non

avendo particolari controindicazioni

(a parte cardiopatie, artrosi oppure

pregressi danni articolari od ossei),

va necessariamente eseguito in pa-

lestra, perché per apportare i suoi

benefici richiede una scaletta di at-

tività aerobiche e anaerobiche ben

calibrate sulla persona. Di sicuro il

CrossFit non lascia il tempo per an-

noiarsi, ma non è detto che ri-

sponda alle esigenze di tutti, dato

che punta a uno sviluppo armonico

di tutti i muscoli del corpo: l'acce-

lerazione del metabolismo che si

ottiene con un buon allenamento

viene indirizzata più che alla ridu-

zione del peso alla creazione di una

massa muscolare tonica e resi-

stente. Se volete conquistare una

silhouette più snella oppure ridurre

il giro-coscia, non è, dunque, a que-

sta disciplina che dovete rivolgervi.

TIRARE PUGNI VIRTUALIPER PERDERE PESOUna “contaminazione” ancora più

inaspettata che può essere più

adatta a chi cerca questo risultato è

quella proposta dal Piloxing, che

unisce discipline apparentemente

agli antipodi: danza, Pilates e boxe

o, più precisamente, i movimenti

della boxe (non c'è, quindi, pericolo

di farsi male o di procurarsi un an-

tiestetico occhio nero).

Il ritmo sostenuto delle attività aero-

biche del Piloxing aiuta a bruciare

calorie e a mantenere in allenamento

il sistema cardiocircolatorio, mentre

la combinazione con i movimenti

della boxe aiuta il coordinamento e

la prontezza di riflessi. Inoltre, l'atto

di tirare i pugni e di schivare quelli

di un avversario immaginario per-

mette di tonificare e rassodare i mu-

scoli delle braccia, del dorso e del

tronco. Con due-tre sedute setti-

manali il Piloxing può, quindi, dare

un aiuto non indifferente a rientrare

nel peso forma, ma ha anche un

ulteriore vantaggio, che può essere

di grande interesse: permette di

scaricare le tensioni e la rabbia ac-

cumulate, ma aiuta anche a sentirsi

più sicuri di sé. Una qualità apprez-

zata soprattutto dalle donne, tra le

quali, infatti, il Piloxing riscuote cre-

scente successo.

Di Gianbruno Guerrerio

Se siete, invece, persone più tranquille che desiderano esaltare

l'aspetto più giocoso dell'attività fisica potete rivolgervi a

un'altra forma di allenamento: il Fitball.

Si tratta di una palla di plastica di dimensioni ragguardevoli -

dai 50 ai 75 centimetri di diametro- con cui si eseguono una

serie di esercizi, dai più semplici, come starci semplicemente

seduti sopra, fino a quelli più complessi, che prevedono diversi

tipi di rotolamento della palla. Decisamente più “dolce” delle

precedenti forme di allenamento, è particolarmente indicato a

chi sta molto seduto e soffre di mal di schiena.

Il suo uso mobilita, infatti, in primo luogo proprio i muscoli

della schiena e aiuta a sciogliergli e riacquisire una postura

corretta. Ma a trarre beneficio dal Fitball sono tutte le articolazioni,

che riacquistano mobilità, e soprattutto i riflessi legati all'equilibrio:

provare per credere.

In realtà per praticare il Fitball non è strettamente necessario

andare in palestra, lo si può fare anche in casa, purché, però, si

abbia a disposizione uno spazio sufficientemente ampio.

IL PIÙ TRANQUILLO FITBALL

Un mix di esercizi e pratiche sportiveche puntano a coinvolgere e aggregare.Senza dimenticare lo spirito di gruppo.

55

VERO&FALSOCOSA DICE LA SCIENZA

Uno o due quadratinipossono davverometterci al riparodai rischicardiovascolari?

ILCIOCCOLATO

fa bene al CUORE?

Il cioccolato fa davvero bene al

cuore? Oppure è una delle leggende

metropolitane che periodicamente

tornano: in fondo è un alimento

molto calorico e i medici dicono che

una corretta alimentazione e il con-

trollo del peso sono le prime misure

da prendere per proteggersi dalle

malattie cardiovascolari.

In effetti sono più di vent'anni che

si stanno accumulando studi che te-

stimoniano gli effetti benefici del

cioccolato, soprattutto per il con-

trollo della pressione sanguigna, dei

livelli di colesterolo e della salute

delle arterie.

Una delle più recenti ricerche ad

ampio raggio, presentata al Con-

gresso della società europea di car-

diologia, ha riscontrato, per esem-

pio, una riduzione del 37 per cento

delle malattie cardiovascolari e del

29 per cento degli ictus tra chi con-

sumava un'adeguata razione gior-

naliera di cioccolato fondente. Ma

questo non significa dare il via libera

a un consumo indiscriminato al

grido: «Se fa bene, più ne mangio

meglio sto». Vediamo perché.

FLAVONOIDI CHE BLOCCANO I RADICALI LIBERIL'azione benefica del cioccolato è le-

gata in primo luogo agli alti livelli di

flavonoidi presenti nel cacao (soprat-

tutto epicatechina, catechina e quer-

cetina), che hanno una capacità

particolarmente spiccata di bloccare

gli effetti dannosi dei radicali liberi,

superiore a quella di molti altri antios-

sidanti. I particolari flavonoidi del

cacao, inoltre, rendono disponibile

alle cellule che rivestono la parete in-

terna dei vasi sanguigni una mag-

giore quantità di ossido nitrico, un

mediatore chimico che riduce la vi-

scosità del sangue e induce il rilassa-

mento della muscolatura vascolare,

abbassando di conseguenza la pres-

sione.

A tale azione si aggiunge quella della

teobromina, un alcaloide simile alla

caffeina, che ha un effetto cardiosti-

molante e vasodilatatore.

ATTENTI ALLE CALORIE E AI GRASSITuttavia nella cioccolata il cacao è

letteralmente affogato in una ma-

trice che, dal punto di vista nutrizio-

nale, non è altrettanto sana: un etto

di cioccolato supera le 500 calorie e

contiene dal 33 al 35 per cento di

grassi, a seconda che sia fondente

oppure al latte. Per questo, per

poter esercitare un effetto benefico,

il cioccolato deve avere un tenore di

cacao piuttosto elevato: dal 60-70

per cento in su, e comunque sia

deve essere consumato in misura li-

mitata. Quanto? Stando allo studio

ricordato sopra, quella che dà i mi-

gliori risultati è un'assunzione quo-

tidiana di uno-due quadratini di

fondente al giorno. Con buona

pace dei golosi.

Di Marco Gimmel

57

Flavonoidi e teobromina:

sono loro i “principi attivi”

del cacao.

A metà degli anni ‘90, i ricercatoridell'Università di Harvard scoprironoche tra i Kuna di Panama, unapiccola popolazione del Centro Ame-rica, ipertensione e malattie cardio-circolatorie erano pressoché assenti,nonostante consumassero sale quan-to un cittadino del mondo occiden-tale. In un primo momento pensa-rono che a proteggere i Kuna fossequalche fattore genetico, ma prestosi accorsero che i Kuna emigrati sof-frivano di quelle malattie né più némeno degli altri. L'attenzione deiricercatori si spostò, quindi, sui fattoriambientali, in particolare sull'ali-mentazione. Si scoprì che il loro se-greto era in una bevanda a base dicacao che costituisce ancora oggi il“piatto forte” della loro dieta.

Per le popolazioni precolombianedel Centro America il cacao è “ilcibo degli dei”, ma per i primi eu-ropei giunti nel Nuovo Mondo è im-bevibile senza una robusta ag-giunta di miele o zucchero. E,infatti, il nostro cioccolato è soltantoun lontano parente della bevandadei Kuna perché, per rendere il ca-cao più solubile e più palatabile,viene raffinato, perdendo così lafrazione che lo rende amaro. E pro-prio in quella frazione, decisamenteamara, ci sono quei flavonoidi na-turali che proteggono i Kuna.

LA “BEVANDADEGLI DEI”

«Tesoro, stasera non mi va». A pro-

vocare questo genere di risposte

possono essere tantissimi motivi.

Uno di questi, abbastanza fre-

quente, ha un nome e un co-

gnome: Candida albicans.

Secondo una ricerca condotta dalla

Società italiana di ginecologia e

ostetricia (Sigo), otto donne su

dieci, in presenza di una vaginite

da candida, rinunciano, infatti, al-

l’attività sessuale.

E dal momento che sono ogni

anno circa sei milioni le donne che

devono fare i conti con questa in-

fezione -di cui il 20 per cento soffre

per altro di recidive- le dimensioni

del fenomeno sono tutt’altro che

trascurabili.

SI PRESENTA COSÌIn genere, i sintomi della candida

sono quattro: prurito, che può es-

sere di intensità variabile, bruciore,

dolore e perdite bianche simili a ri-

cotta. A volte, a questi, si associano

anche difficoltà e fastidio nella min-

zione. Succede quando la colonizza-

zione da parte del fungo non è

contrastata tempestivamente con

farmaci specifici e, quindi, si dif-

fonde all’imbocco delle vie urinarie.

Per evitare il problema, la prima

cosa da fare è prestare attenzione

all’igiene intima quotidiana. Le re-

gole da seguire sono semplici.

Anzitutto è bene non lavarsi troppo

di frequente. Mai più di due, mas-

simo tre, volte al giorno, se non si

vuole rischiare di alterare l’ecosi-

stema vaginale. Poi è opportuno

non riempire il bidè, bensì lavarsi

sotto l'acqua corrente, compiendo

movimenti in senso anteroposte-

riore e mai nel senso inverso.

L’obiettivo è quello di evitare il tra-

sporto verso la vulva e l'uretra dei

germi intestinali, che potrebbero

provocare infezioni vaginali o urina-

rie. Poi occorre aver cura di asciu-

garsi bene con una salvietta pulita,

dal momento che un ambiente

umido favorisce il proliferare dei

funghi.

Durante il ciclo mestruale è essen-

ziale lavarsi con cura ogni volta che

si cambia l’assorbente e, in ogni

caso, almeno quattro volte al

giorno.

Infine, prima e dopo ogni rapporto

sessuale è essenziale lavare con cura

le parti intime.

SE SI PRESENTA BISOGNAAFFRONTARLA COSÌLa prima volta che compaiono i sin-

tomi è bene consultare il ginecologo

di fiducia per verificare che si tratti

realmente di candida. Il camice

bianco, se conferma la diagnosi,

potrà prescrivervi farmaci antimico-

tici topici: i derivati imidazolici. I più

PIANETA DONNA

SE LA CANDIDAminaccia l’amore

58

a cura di Martina Locatelli

Non è un problema soltanto femminile. La candida, negli uomini, puòprovocare balanite e balanopostite, infezioni che interessano glandee prepuzio, caratterizzate da rossore, prurito, bruciore e, a volte,anche perdite biancastre. Questo, però, si verifica in rari casi: l'uomoin genere è un portatore asintomatico della malattia. In linea gene-rale, quando si presenta il problema è consigliabile astenersi dai rap-porti sessuali.Alcuni accorgimenti, come, per esempio, non indossare indumenti in-timi troppo stretti e in materiale sintetico, evitare il consumo eccessivodi carboidrati e non tenere a lungo il costume bagnato quando si vain piscina o al mare, possono aiutare a prevenire il problema.

QUANDO PUÒ COLPIRE ANCHE “LUI”

comuni, clotrimazolo e miconazolo,

sono particolarmente efficaci, ma-

neggevoli e ben tollerati. Di solito,

per eliminare il problema sono suffi-

cienti tre giorni di terapia.

I preparati vanno applicati in profon-

dità nel canale vaginale, in modo re-

golare (ogni giorno), se si vuole

evitare che il disturbo da acuto di-

venti cronico o che si ripresenti a più

riprese, diventando sempre più diffi-

cile da eliminare.

Una volta guarita, uno dei modi mi-

gliori per ridurre il rischio di una

nuova infezione da candida consiste

nel mantenere un’adeguata igiene

intima. Inoltre è stato dimostrato che

anche la composizione dell’ecosi-

stema vaginale svolge un ruolo im-

portante nella prevenzione delle

recidive. Per questo può essere utile

tutelare l’equilibrio della microflora

endogena con prodotti probiotici va-

ginali a base di lattobacilli. Grazie

alla loro azione acidificante e protet-

tiva, alcuni ceppi specifici di lattoba-

cilli (reperibili in farmacia, sotto

forma di pratiche capsule da appli-

care localmente) rappresentano una

vera e propria barriera naturale nei

confronti di infezioni e recidive da

candida.

Per eliminare il problema esistonofarmaci topicia base di derivatiimidazolici.

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COME SI DISTINGUE UN RAFFREDDORE DALL'INFLUENZA?È questa la domanda del mese. Se vuoi ascoltare i consigli dei

farmacisti di Saperesalute.it vai nella sezione “In farmacia”.

Gli articoli più cliccati• Micosi da pannolino: come comportarsi?

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sono davvero pericolosi?

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DOSSIER MACULOPATIEDegenerazione maculare legata all’età (DMLE),

edema maculare diabetico (DME), occlusione della

vena centrale della retina (CRVO): sono queste le

principali patologie che possono colpire la macula,

ossia l’area che si trova al centro della retina. Fino

a pochi anni fa non c’erano molte speranze di poter trattare in

modo efficace le maculopatie. Oggi, invece, la ricerca scientifica

mette a disposizione diverse opzioni. Ne abbiamo parlato con Ro-

sangela Lattanzio (nella foto) e con Ugo Introini, esperti di oftal-

mologia in forza all’ospedale San Raffaele di Milano.

60

Samanta Mazzocchi

gastroenterologa

UN UTENTE HA SCRITTO

Ho problemi intestinali e ho usato la

pectina nella presunzione di risolvere

un po' il problema. Non avendola trovata

come integratore, mi hanno procurato

"l'idrocolloide purificato", ma sopra c'è

scritto "confezione non vendibile al pub-

blico". La posso assumere ugualmente o

è destinata ad uso "industriale", quindi

non indicato come integratore? Può ri-

solvere il mio problema?

LA RISPOSTA

DELLA GASTROENTEROLOGA

Le pectine sono la frazione polisaccaridica

delle fibre, o fibre idrosolubili; a livello

intestinale, trattenendo acqua e for-

mando materiale viscoso, rendono le

feci più morbide e voluminose e inducono

un aumento della flora batterica depu-

tata alla loro fermentazione. Sono indi-

cate per la sindrome del colon irritabile,

pertanto viene consigliato un loro au-

mentato introito con dieta, verdure e

frutta, associato a un aumentata assun-

zione di liquidi. La pectina in polvere

(idrocolloide purificato) è utilizzata nel-

l’industria alimentare come agente ge-

latinizzante nelle preparazioni alimentari.

Anche le fibre insolubili hanno la loro

indicazione nella patologia funzionale

del colon, per meglio impostare consigli

dietetici adeguati, però, è necessario

classificare il “problema intestinale” in

base ai sintomi.

L’ESPERTO PIÙ CONSULTATO

Diventare mamma È UN ELISIR DI LUNGA VITADall’Imperial College di Londra arriva una bella notizia:

diventare mamma, oltre che un compito pieno di re-

sponsabilità, è anche un modo per garantirsi una mag-

giore possibilità di sopravvivenza contro alcune perico-

lose malattie, come cancro, infarto, ictus cerebrale. Se-

condo le ricerche degli scienziati inglesi, infatti, essere

madre ridurrebbe di ben il 20% il rischio di morire per

queste patologie e il beneficio aumenterebbe con il nu-

mero dei figli e con altri comportamenti legati alla ma-

ternità, come, per esempio, allattare al seno. Attenzione,

però, i benefici andrebbero in fumo -è proprio il caso

di dirlo- per le donne che accendono la sigaretta.

NEWS

Sonno a singhiozzo?PEGGIO DELL’INSONNIA

Bambini piccoli che si svegliano più volte durante la notte,

mal di stomaco che ci desta ogni 2 ore, il compagno che rus-

sa e ci strappa ripetutamente dalle braccia di Morfeo: i mo-

tivi per cui ci si può svegliare più e più volte nel corso di una

notte sono diversi, ma hanno tutti lo stesso effetto devastante.

E a ragione: uno studio pubblicato sulla rivista “Sleep” rive-

la che una notte di questo tipo è addirittura peggiore di una

passata del tutto insonne. Gli effetti di un riposo interrotto

sono, infatti, per il corpo e per la mente, ben peggiori di una

nottata intera passata a far baldoria. In questo caso il calo del-

l’umore sarebbe del 12%, mentre, in chi si è svegliato 8 vol-

te nel corso della stessa notte, si arriva addirittura al 31%.

Le linee guida PER MANTENERE BELLI E SANI I DENTILa Società italiana di parodontologia e implantologia, insieme con altre impor-

tanti società scientifiche internazionali, ha emanato le prime linee guida mondiali

sulla prevenzione, la diagnosi e la cura delle patologie parodontali. Sono indica-

zioni preziose per garantirsi negli anni un sorriso sano e bello e per allontanare

il rischio di incorrere nella gengivite, malattia che causa gengive arrossate, infiammate

e sanguinanti e che provoca molto dolore. Nel peggiore dei casi può, poi, dege-

nerare in parodontite, la sesta malattia più frequente del mondo, che può por-

tare anche alla perdita dei denti e alla conseguente malnutrizione dovuta alla dif-

ficoltà di masticazione (oltre a favorire la proliferazione nell’organismo di batte-

ri assai dannosi). Le nuove linee guida consigliano di spazzolare i denti per almeno

quattro minuti, di usare scovolini e spazzolini elettrici, più efficaci di quelli ma-

nuali e del filo interdentale, e di utilizzare il collutorio, ma senza esagerare e dopo

aver consultato il dentista.

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NEWS

Nasce per promuovere informazioni corrette su tutti i

metodi contraccettivi la guida dedicata alle donne in età

fertile, realizzata da Onda, l’osservatorio nazionale sul-

la salute della donna, con il patrocinio della Società ita-

liana della contraccezione, della Società medica italia-

na per la contraccezione e di Federfarma, la Federazione

che rappresenta i titolari italiani di farmacia.

È una miniguida che aiuta a vivere la sessualità in ma-

niera consapevole, informando le donne sulla varietà

di metodi contraccettivi disponibili e spingendole ad

adottare, di conseguenza, scelte consapevoli in meri-

to ai rapporti intimi. Nell’opuscolo, reperibile in farmacia

e negli ospedali con il Bollino Rosa (l’elenco è consul-

tabile sul sito internet www.bollinirosa.it), si offre una

panoramica completa di tutti i metodi contraccettivi di-

sponibili, dagli ormonali ai meccanici, dal preservativo

al diaframma, fino alla contraccezione di emergenza,

presentandoli con un linguaggio semplice e di veloce

consultazione.

Giornata contro l’ictus: I DATI RACCOLTIDella Giornata mondiale contro l’ictus abbiamo parlato sul numero 108 (peraltro pubblicando

la locandina dell’evento del 2014, e ce ne scusiamo con i lettori), ma ora, a evento conclu-

so -era il 29 ottobre 2015- arrivano i primi dati ufficiali. L’ictus rappresenta la prima causa di

morte e la terza di invalidità: ogni anno 200 mila italiani ne sono colpiti, più della metà so-

pravvive, ma con conseguente grave invalidità. La prevenzione e gli stili di vita sani sono fon-

damentali per mantenere sotto controllo i fattori di rischio, così come è importante saper

riconoscere tempestivamente i sintomi dell’ictus. Un ruolo cruciale lo svolgono anche le

“Stroke unit”, le unità per l’ictus o cerebrovascolari, in cui team di neurologi e infermieri

specializzati lavorano insieme per prestare soccorso qualificato alle persone colpite dal-

la patologia. Purtroppo in Italia i centri sono distribuiti in maniera non omogenea (po-

chi soprattutto al centro-sud) e questa è la battaglia di A.L.I.Ce Italia Onlus, l’Associazione

che si adopera per migliorare la qualità della vita di chi è stato colpito da ictus e che

promuove la Giornata mondiale contro l’ictus nel nostro Paese.

INIZIATIVE

Il primo ambulatorioDI ADOLESCENTOLOGIA

A L’Aquila, in Abruzzo, è stato aperto il primo -e per ora uni-

co- ambulatorio dedicato agli adolescenti. Esiste da anni, ma

ora sono stati diffusi i numeri che descrivono bene l’attivi-

tà del reparto (che è all’interno dell’Ospedale San Salvato-

re): 600 le prestazioni erogate ogni giorno a giovani dai 10

ai 16 anni e ampia la gamma di problematiche adolescen-

ziali trattate. Si va dalle patologie della tiroide a problema-

tiche legate alla sessualità, dalla cura dell’obesità ai distur-

bi ormonali, alle malattie genetiche. Un ambulatorio speci-

fico, insomma, in cui vengono effettuati ai ragazzi esami ad

hoc e visite, in cui sono individuate terapie personalizzate e

programmati controlli periodici. L’adolescentologia è una

branca della pediatria, attiva a L’Aquila già da alcuni anni,

ma ultimamente si è consolidata come una struttura che fun-

ziona bene e che riscuote crescente successo. Potrebbe es-

sere proposta e replicata anche in altre città d’Italia.

Sessualità consapevole,LA GUIDA DEDICATA

ALLE DONNE

INDAGINI

Diabete, 1 su 4NON SA DI AVERLOL’ultimo rapporto Arno Diabete, realizzato in collabora-

zione con la Società italiana di diabetologia, con dati mol-

to precisi fa luce sulla diffusione di questa patologia nel

nostro Paese. L’incidenza sulla popolazione è stimata in-

torno all’8%, cinque milioni di persone, molti dei quali

-il 24%, cioè un italiano su quattro- non sa, però, di es-

sere malato, perché il diabete non gli è stato mai dia-

gnosticato. Tre decenni fa la patologia era molto più con-

tenuta: interessava meno di quattro milioni di persone,

il 6,2% degli italiani, ma negli ultimi 18 anni i casi di ma-

lattia sono cresciuti di oltre il 70%. La maggior parte dei

diabetici oggi ha più di 65 anni, uno su quattro è ultra

ottantenne, mentre solamente il 3% ha meno di 35 anni.

A questi numeri si è arrivati analizzando le rilevazioni for-

nite da 31 Asl sparse lungo la Penisola e esaminando i

dati di oltre 11 milioni di abitanti, un campione molto rap-

presentativo della situazione

a livello nazionale.

Niente alcolIN DOLCE ATTESA«Un paio di bicchieri in nove mesi?

Cosa vuoi che sia…». A sfatare questo

mito diffuso è una ricerca italo-spagnola condotta dal-

l’Istituto superiore di Sanità e pubblicata sulla rivista

“Clinical chemistry and laboratory medicine”, secondo

la quale, anche in piccolissime dosi, l’alcol in gravi-

danza può portare non pochi rischi alla salute del na-

scituro.

Condotto su 168 coppie di mamme e neonati, lo stu-

dio ha rilevato che modeste tracce di alcol sono re-

peribili sia nel capello materno, sia nel meconio (cioè

le prime feci) del neonato, se la donna ha consuma-

to lungo tutti i 9 mesi della dolce attesa piccole quan-

tità di bevande alcoliche. E sappiamo bene che l’alcol

è un grosso fattore di rischio per il bambino: l’espo-

sizione prenatale agli alcolici è, infatti, all’origine di mal-

formazioni e di disturbi comportamentali, mentali e di

apprendimento assai gravi, irreversibili e non curabi-

li. Meglio stare alla larga dal bicchiere, quindi, ed evi-

tare anche quel goccio di alcol che, a prima vista, può

sembrare innocuo.

La monogamia FA BENE AL CUORELa notizia arriva da una ricerca condotta in Arabia Saudita ed Emirati Arabi

Uniti, Paesi in cui è permesso avere più mogli. Permesso, ma non certo sa-

lutare: dallo studio che ha interessato quasi 700 uomini sposati e affetti da

coronopatia, alcuni dei quali monogami, altri poligami, è infatti emersa una

prevalenza di patologie cardiovascolari in chi ha più di una consorte. La cor-

relazione tra il numero di mogli e la presenza di una coronarica è stata pro-

vata e misurata: secondo i ricercatori -che hanno presentato il loro lavoro al

convegno dell’Asian Pacific Society of cardiology- il rischio di malattie cardiache

aumenta di ben 4,6 volte in chi ha da “gestire” più consorti. «Aumentano

le mogli, cresce il numero di arterie occluse» ha sintetizzato Amin Daoulah,

cardiologo a capo dello studio, «perché aumenta il carico di stress, emotivo

ed economico inevitabilmente collegato alla responsabilità di mantenere più

famiglie. E nei Paesi del Medio Oriente, quando si decide di avere più mogli,

a tutte va garantito lo stesso tenore di vita e ogni figlio va trattato in ugua-

le maniera. Con tutto quello che ne deriva in termini di salute del cuore.

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IN LIBRERIA A cura di Massimo Barberi

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Daniele NovaraBur Rizzolieuro 18,00

Silenzi tenuti troppo a lungo, in-

comprensioni che si ingiganti-

scono e poi esplodono, un

dispiacere mai confessato che si

trasforma in rabbia. E una so-

cietà in cui sono radicalmente cambiati i punti di riferi-

mento che hanno puntellato i legami affettivi negli

ultimi decenni. Perché una coppia “scoppia”? E come

evitarlo? Dall’autore bestseller di Urlare non serve a

nulla e Litigare fa bene, un nuovo libro per imparare a

gestire i conflitti e trasformare gli attriti e i dissensi in

un’occasione di ascolto e rinnovamento reciproco.

Secondo Daniele Novara, massimo esperto di gestione

dei conflitti in Italia, la soluzione non è quella di cercare

di evitare a tutti i costi gli attriti. Anzi.

Emanuela BaioFranco Angeli editoreeuro 18,00

L’alimentazione gioca un ruolo

importante in diversi aspetti

che riguardano la nostra salute.

Questa, che è una regola ge-

nerale, vale ancora di più per

chi è affetto da diabete. Da qui

l’esigenza di pubblicare un libro che raccolga le testimo-

nianze di diabetologi, cardiologi e nutrizionisti, accanto

a quelle di persone diabetiche famose e meno famose,

tra cui campioni sportivi, giornalisti e chef stellati.

L’autrice, presidente di Salute & Benessere, Fondazione

per il diabete, le malattie croniche e neurodegenerative,

è diabetica dall’età di nove anni. Racconta, in questo

volume, l’importanza della dieta mediterranea per te-

nere sotto controllo la malattia e descrive gli studi scien-

tifici che lo dimostrano in maniera semplice e alla por-

tata di tutti. Ma questo libro è soprattutto un’opera plu-

rale che mira a sfatare vecchi e nuovi miti, come, per

esempio, quello sulle restrizioni.

Umberto VeronesiAnnalisa ChiricoMarsilio editoreeuro 18,50

«Voglio raccontare la tua vita

come non è mai stato fatto

prima». Annalisa Chirico ir-

rompe così nella quotidianità

del professor Umberto Veronesi. Gli propone un viaggio

tra i ricordi per ripercorrere la «risalita controcorrente»

di quel ragazzino che, nato da una famiglia di contadini

della pianura lombarda, è stato incluso per ben due

volte nella rosa finale dei candidati al Nobel per la me-

dicina. Nel dialogo serrato tra la giovane giornalista e

l’uomo di scienza, due generazioni si confrontano sui

grandi temi dell’esistenza, l’amore, le passioni, la morte,

la pace, la religione, la storia e l’attualità.

TENER VIVALA SPERANZAHawa AbdiVallardieuro 14,90

Storia di una donna corag-giosa che ha salvato 90.000vite in uno dei paesi più peri-colosi del mondo: la Somalia.Mama Hawa, laureata in me-dicina e in legge, è divenutafamosa in Somalia e ora, gra-zie a questa sua autobiografia, in tutta Europa,come la prima ginecologa del suo Paese. Ha fon-dato uno dei campi profughi più estesi della Soma-lia e un ospedale da 400 posti letto e 125 operatori.

Meglio dirsele

Il diabete al tempo del cibo

Confessioni di un anticonformista

Citrosodina rende più leggera la tua giornata.

SE L’APERITIVOÈ TROPPO SFIZIOSO

DOPO UNA SERATA AL CINEMA

DOPO UN PICNIC ALL’APERTO

ALLA FINE DI UN PRANZOABBONDANTE

Quando serve, c’è Citrosodina.