linfatismo, lassità e ipotiroidismo

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71 canidapresa Q uesto scritto nasce con il preciso scopo di tentare di fare chiarezza e puntualiz- zare alcuni concetti che erroneamente vengono espressi per identificare deter- minate situazioni anatomo-cliniche riferibili al mastino napoletano. Nel corso di un recente incontro è capitato di sentire usare il termine “linfatismo” rife- rito ai possibili fattori eziopatogenetici di alcune patologie che possono colpire orga- ni e apparati (es. osteoarticolare, gastroenterico, ecc.) del nostro cane; la cosa che più colpisce è che tali affermazioni provenivano non da sprovveduti ma da personaggi che hanno una certa dimestichezza con l'allevamento del mastino napoletano. Evidentemente i concetti di lassità e linfatismo vanno di nuovo puntualizzati al fine di fare chiarezza sul termine etimologico e sullo specifico riferimento a quadri patologi- ci in cui la predisposizione è un elemento importante per favorire l'insorgenza della malattia. Riportiamo entrambi i concetti per maggior chiarezza ai fini di un corretto iter dia- gnostico. LASSITÀ: riduzione congenita ad acquosità della tensione delle fibre del tessuto muscolare o di quello elastico connettivale; LINFATISMO: stato organico caratterizzato da un aumento di volume degli organi linfoidi, delle tonsille e delle linfoghiandole. Nel passato il termine era molto usato per definire una particolare tendenza alle infezioni recidivanti accompagnate da iper- plasia del sistema linfatico. Tutto ciò premesso, indichiamo brevemente, solo come esempio, le due patologie (displasia dell'anca, volvolo gastrico) in cui i fattori di eccessiva lassità possono essere forieri della malattia, in tutto questo il linfatismo può essere presente come altra patologia senza nessun nesso causale. Ascoltare affermazioni, come ci è capitato di sentire, che confondono le due patolo- gie appare aberrante: i tessuti costituenti l'anca o il tratto gastroenterico possono pre- sentare o risentire di uno stato generale di lassità dei medesimi (si potrebbe riferire tutto ciò anche alle valvole cardiache…), al contrario invece le patologie del sistema linfatico possono colpire i plessi ghiandolari e il midollo comportando complicanze a vari organi e apparati. Abbiamo avuto modo di dissertare sia nella nostra rubrica sia con altri scritti sul bol- lettino ufficiale della S.A.M.N. (Società Amatori del Mastino Napoletano) su alcuni concetti riguardanti la caratteristica peculiare di razza del mastino napoletano di esse- re dotato di abbondante pelle, connettivo sottocutaneo in specie sul collo e sulla testa a protezione dell'assalto di altri animali. A tal proposito esprimemmo dubbi e perples- sità sull'ipotesi adombrata oltreoceano di un quadro clinico comprendente anche l'i- potirodismo come fattore determinante la displasia dell'anca foriero di conferire, tra l'altro, un aspetto letargico al nostro mastino napoletano. Cogliamo l'occasione per riproporre un nostro articolo di dieci anni fa; purtroppo diverse sono le malattie che possono colpire la nostra splendida razza, ma conoscerne le cause e i fattori predisponenti, almeno in parte, deve essere cura di ciascuno ten- tando almeno di ridurne l'incidenza e approntare, con l'ausilio del veterinario, le tera- pie più opportune. Gian Franco Colucci Francesco Maiella Carlo Pascali Linfatismo, lassità e ipotiroidismo Uno scritto per fare chiarezza ed eliminare la confusione… “repetita iuvant” e, con questo, speriamo basti! angolo del mastino

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Questo scritto nasce con il preciso scopo di tentare di fare chiarezza e puntualiz-zare alcuni concetti che erroneamente vengono espressi per identificare deter-minate situazioni anatomo-cliniche riferibili al mastino napoletano.

Nel corso di un recente incontro è capitato di sentire usare il termine “linfatismo” rife-rito ai possibili fattori eziopatogenetici di alcune patologie che possono colpire orga-ni e apparati (es. osteoarticolare, gastroenterico, ecc.) del nostro cane; la cosa che piùcolpisce è che tali affermazioni provenivano non da sprovveduti ma da personaggiche hanno una certa dimestichezza con l'allevamento del mastino napoletano.Evidentemente i concetti di lassità e linfatismo vanno di nuovo puntualizzati al fine difare chiarezza sul termine etimologico e sullo specifico riferimento a quadri patologi-ci in cui la predisposizione è un elemento importante per favorire l'insorgenza dellamalattia.Riportiamo entrambi i concetti per maggior chiarezza ai fini di un corretto iter dia-gnostico. LASSITÀ: riduzione congenita ad acquosità della tensione delle fibre del tessutomuscolare o di quello elastico connettivale;LINFATISMO: stato organico caratterizzato da un aumento di volume degli organilinfoidi, delle tonsille e delle linfoghiandole. Nel passato il termine era molto usatoper definire una particolare tendenza alle infezioni recidivanti accompagnate da iper-plasia del sistema linfatico.Tutto ciò premesso, indichiamo brevemente, solo come esempio, le due patologie(displasia dell'anca, volvolo gastrico) in cui i fattori di eccessiva lassità possono essereforieri della malattia, in tutto questo il linfatismo può essere presente come altrapatologia senza nessun nesso causale.Ascoltare affermazioni, come ci è capitato di sentire, che confondono le due patolo-gie appare aberrante: i tessuti costituenti l'anca o il tratto gastroenterico possono pre-sentare o risentire di uno stato generale di lassità dei medesimi (si potrebbe riferiretutto ciò anche alle valvole cardiache…), al contrario invece le patologie del sistemalinfatico possono colpire i plessi ghiandolari e il midollo comportando complicanze avari organi e apparati.Abbiamo avuto modo di dissertare sia nella nostra rubrica sia con altri scritti sul bol-lettino ufficiale della S.A.M.N. (Società Amatori del Mastino Napoletano) su alcuniconcetti riguardanti la caratteristica peculiare di razza del mastino napoletano di esse-re dotato di abbondante pelle, connettivo sottocutaneo in specie sul collo e sulla testaa protezione dell'assalto di altri animali. A tal proposito esprimemmo dubbi e perples-sità sull'ipotesi adombrata oltreoceano di un quadro clinico comprendente anche l'i-potirodismo come fattore determinante la displasia dell'anca foriero di conferire, tral'altro, un aspetto letargico al nostro mastino napoletano.Cogliamo l'occasione per riproporre un nostro articolo di dieci anni fa; purtroppodiverse sono le malattie che possono colpire la nostra splendida razza, ma conoscernele cause e i fattori predisponenti, almeno in parte, deve essere cura di ciascuno ten-tando almeno di ridurne l'incidenza e approntare, con l'ausilio del veterinario, le tera-pie più opportune.

Gian Franco ColucciFrancesco Maiella

Carlo Pascali

Linfatismo, lassità e ipotiroidismoUno scritto per fare chiarezza ed eliminarela confusione… “repetita iuvant” e, con questo, speriamo basti!

angolo del mastino

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Ieri linfatismo,oggi ipotiroidismo: patologia o caratteristica peculiare di razza?

Leggendo attentamente la relazione presentata a Pilsen in occa-sione dell'Atimana 1998 della veterinaria americana SherilynAllen, ci ha particolarmente colpito l'interpretazione data dal-

l'autrice secondo la quale il nostro mastino mostrerebbe delle carat-teristiche di animale “ipotiroideo” cioè espressione tragica, letargia,problemi di pelle, rughe pesanti, ecc. Tale concetto era stato espres-so dalla medesima in occasione di una precedente relazione, presen-tata a Contarina di Porto Viro (Rovigo) per l'ATIMANA '95 con ilseguente titolo: “Significato e rilevanza della displasia dell'anca nelmastino napoletano”. La dottoressa Sherilyn Allen affermò in quel-la occasione questo concetto: “Per ridurre la percentuale di mastinicon la displasia dell'anca bisognerebbe creare cani con articolazionimeno lasse. Per ottenere articolazioni meno lasse occorrono tessutimeno slegati e più connessi e una tiroide che funzioni normalmen-te. Quando si tenta di produrre mastini con tiroide normale, tessuticonnettivi meno slegati si finisce con il perdere l'abbondanza dipelle e di rughe producendo uncane alto, snello con ossa più leg-gere, l'aspetto caratteristico delmastino napoletano sparisce”.Tralasciando il discorso etiopato-genetico e clinico sulla displasiadell'anca che non riguarda diret-tamente questa nostra riflessio-ne, riteniamo di non condividerela teoria della veterinaria ameri-cana che vuol far discendere l'ab-bondanza di pelle e rughe delnostro cane da una carenzaormonale confondendo unostato patologico (disendocrino-patia) con una caratteristicapeculiare di razza (la pelle, la gio-gaia, le pliche e le rughe d'e-spressione) del mastino napoleta-no consolidatosi nel tempo.Potrebbe inutile citare in propo-sito, in quanto accettati univer-salmente, i concetti formulati daipadri storici del mastino napole-tano: Piero Scanziani, nel suoprogetto di descrizione del masti-

Il mastino napoletano ideale(disegno di Gaetano Carlevaro Persico)

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no napoletano nel 1949 in cui oltre a confermarlo, scrive tra l'altro“… pelle consistente, abbondante e lassa in tutte le parti del corpoe particolarmente sulla testa, il collo e in gola…” “…la pelle v'èabbondante formando rughe di cui la principale, a testa abbassata,cade nuovamente dietro l'angolo esterno dell'occhio, lungo laguancia fino alla gola ove non si congiunge nella giogaia”.Ruggero Soldati così lo descrive: “Caratteristica essenziale è l'abbon-danza di pelle in tutte le parti del corpo, tronco, testa e in partico-lare il margine inferiore del collo ove forma una vera e propria gio-gaia…e ancora “la pelle della testa è abbondante e forma numero-se pliche. Il collo presenta abbondante ripiegatura della cute cheforma la giogaia la quale si origina dalle branche della mandibola esi confonde alla base del collo…” . Tali concetti vengono successivamente ribaditi e confermati dallostandard del dottor Caielli ed estrinsecati e ancora confermati daquello attuale contrassegnato dal n. 197 della FCI, che il nostro pre-

sidente della SAMN ha ribaditoed evidenziato nell'ultimo nume-ro della rivista. Rappresentatoquesto concetto si possono natu-ralmente presentare quadri clini-ci di distiroidismo (alterato fun-zionalmente dalla tiroide) avalenza iper o ipotiroidea a etio-patogenesi congenita o acquisitaanche multifattoriale non esclu-dendo anche fattori ambientaliche possono aggravare i sudescritti quadri clinici.Semplici esami di laboratorio ereperti ecografici, a diagnosticanon invasiva, che evidenzino talepatologia, possono essere corret-ti con presidi farmacologici,senza per questo affermare chetale patologia caratterizzi l'habi-tus della razza, che come giàaffermato in precedenza è tipicadel mastino napoletano.Il carattere calmo ed equilibratoe la sua tipica espressione che necaratterizza l'aspetto non ritenia-

Un mastino napoletano che presentau-na abbondanza eccessiva di pelle intutte le parti del corpo(disegno di Gaetano Carlevaro Persico)

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mo siano l'espressione di patologia, a meno che questa non siaaccertata clinicamente per ogni singolo caso. Teniamo altresì a pre-cisare che una diagnosi di disendocrinopatia non si può manifestaresolo con aspetto cutaneo e sottocutaneo ma coinvolge altri organi eapparati nonché l'aspetto psichico che in alcun caso può riguardareil nostro magnifico cane. A tal proposito ci viene in mente un altroconcetto che era in voga negli anni cinquanta e sessanta di definireil nostro cane “linfatico”. Scrive Pietro Scanziani nell'appendice del suo testo “Il Cane Utile”,Viaggio intorno al molosso, nel descrivere quel 12 ottobre del 1946,quando all'Esposizione canina di Napoli “vennero presentati i primiotto cani da presa tra cui il capostipite GUAGLIONE i giudici e i com-petenti venuti dal nord beffeggiavano gli otto cani da presa, li con-sideravano senza razza, uno alto e l'altro basso (dicevano) questo ditipo alano, e quello bordolese, nonuniformi neppure nel colore, dispa-rati, simili nel linftismo… Invanomostravo loro Guaglione parlavoloro del molosso antico.Ridacchiavano di me e della miaenfasi… tuttavia avevo imparatoche la vita è imprevedibile e fervidafuori dalle nostre logiche…Guaglione divenne patriarca”. Nonsfuggiva invece al giudice di quelgiorno il veterinario milanesePierangelo Pesce, l'importanza diquei cani da cui discendono i nostriattuali. Anche lui descrisse e studiòa lungo, divenendone giudice spe-cialista, il mastino napoletanosmentendo l'errato concetto che inun tipica caratteristica di razza sipotesse adombrare la patologia: lapelle abbondante e lassa senzacomunque portare tali caratteriall'esasperazione che a quel puntopotrebbero sconfinare nel patolo-gico.A proposito di connettivo lassosottocutaneo, vogliamo riportareun appunto trasmesso da Renato

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Ch. int. Ovidio di Grattaferratapr. Renato Soardo

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Soardo, allevatore di mastini napoletani con l'affisso diGrottaferrata, a Gaetano Carlevaro Persico e da questi pubblicatosul suo libro “Uomini e cani” nel 1970 (Ed. Beniamino Carucci).“Ho richiesto un parere sulle differenze morfologiche tra la testa delmastiff e quella del nostro cane. Renato Soardo, medico, tra l'altrocosì rispose “…Rispetto alla maggiore asciuttezza del mastiff in con-fronto al mastino napoletano, segnalata da Carlevaro Persico, dob-biamo pensare che il mastino napoletano ha come principale carat-tere razziale una particolare e apparentemente eccessiva abbondan-za del cellulare lasso sottocutaneo che fa risultare tutta la pelle rico-prente il corpo dislocabile a guisa di giacca troppo grande. Questacaratteristica si accentua intorno al collo sulla “faccia” dell'animale,costituendo così quelle peculiari rugosità e della “faccia” e del collo,dove vanno a costituire pliche e giogaie presenti come caratteristicaereditaria e razziale solo nel mastino napoletano. Insisto sulla carat-teristica ereditaria e razziale per contribuire a far perdere il malco-stume di definire “linfatismo” tale abbondanza, dimenticando che ladiagnosi di linfatismo non può essere posta se non dopo accuratiesami ematologici e dei plessi ghiandolari che possono essere esegui-ti solo in laboratori particolarmente attrezzati.Si direbbe quasi, con un po' di romantica immaginazione, che lanatura abbia provveduto a creare questo fenomeno allo scopo direndere ardua all'eventuale avversario, per quanto fiero e battaglie-ro, di piazzare l'offesa mordace sugli organi vitali e più esposti, qualile arterie e le vene giugulari e carotidee, difficilmente afferrabili dalmorso proprio a causa dell'estrema dislocabilità delle giogaie e dellepliche.Si potrà, eventualmente, e forse con maggiore esattezza, parlare dielevato indice elastopatico. Ma tali fenomeni quando non sono più eccezionali per ciascun indi-viduo, ma sono tipici e propri di tutta una razza, o se si vuole, spe-cie vivente, cessano di costituire anomalia o morbosità, così, come lasteatopigia di alcune razze africane è caratteristica ereditaria e nonmorbosa…”.

Carlo PascaliGianfranco Colucci

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