lo scatolone - numero unico 2011

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Concorso fotografico-artistico: i vincitori Judith Okonkwo, V A Giulia Marangoni, II C “Ecce Homo” “Gelo” La compagnia teatrale “Ultimo Minuto” al 2° FESTIVAL NAZIONALE DEL TEATRO A SCUOLA DI SANT’URBANO www.liceoroveggio.it www.studentiroveggio.tk Anno 2011 Numero Unico La riforma dell’Università Nasce il Nucleare in Italia

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Giornalino scolastico del Liceo Roveggio di Cologna Veneta - Verona. Numero unico del 2011.

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Concorso fotografico-artistico: i vincitori

Judith Okonkwo, V A Giulia Marangoni, II C “Ecce Homo” “Gelo”

La compagnia teatrale “Ultimo Minuto” al 2° FESTIVAL NAZIONALE DEL TEATRO A SCUOLA DI SANT’URBANO

www.liceoroveggio.it www.studentiroveggio.tk

Anno 2011 – Numero Unico

La riforma dell’Università

Nasce il

Nucleare in Italia

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Lo Scatolone 2

CREATIVITÀ ALL’OPERA ................................................................................................................................................ 2

QUINDICI AUTORI IN CERCA DI TEMPO ................................................................................................................... 3

PER NON DIMENTICARE ............................................................................................................................................ 4

I NOSTRI TALENTI ALLA “BOCCONI” DI MILANO ........................................................................................................... 4

È NATO IL PORTALE STUDENTI DEL LICEO ROVEGGIO .................................................................................................. 5

LO SCAFFALE DEI LIBRI… E DELLE NOSTRE OPINIONI ........................................................................................... 6

LOTTA AGLI SPRECHI E A PARENTOPOLI O PRIVATIZZAZIONE? ................................................................................... 9

LA RIFORMA DELLA PROTESTA ................................................................................................................................... 11

PERCHÉ DIRE NO ALL’ENERGIA NUCLEARE ................................................................................................................. 12

IL FASHION SYSTEM CAMBIA ROTTA.......................................................................................................................... 13

SCUOLA & SPORT ........................................................................................................................................................ 13

IL CRUCIVERBA ........................................................................................................................................................... 14

CI SIAMO ANCHE NOI! ................................................................................................................................................. 15

BORSA DI STUDIO “ROSANNA COSARO” ................................................................................................................ 16

L’ANGOLO DELLA POESIA ........................................................................................................................................ 16

AUGURIAMO

BUONA ESTATE A TUTTI!

Finito di impaginare il 26 maggio 2011 da Giovanni Purpura, V A

Sommario

CREATIVITÀ ALL’OPERA La commissione giudicatrice del concorso fotografico-artistico “Rinnovamento e innovazione. Un nuovo volto alla scuola”, indetto dal nostro Liceo, ha decretato vincitori i seguenti allievi: 1° posto ex aequo JUDITH OLUCHUKWU OKONKWO – classe V A GIULIA MARANGONI – classe II C 2° posto ex aequo VERONICA GREGHI – classe IV B PIETRO AGNOLETTO e MATTEO ZAMPICININI – classe IV B

3° posto ex aequo MICHELA CONTINI – classe III C MARTA CASTAGNARO – classe III C Sono inoltre stati menzionati: GIULIA TONDINI e GIULIA FLORIANI – classe II C GIULIA BELLINI – classe II C MARTINA UVA e SILVIA AMAZIO – classe II C SEBASTIANO CAVALIERE – classe III A EDOARDO FERRARI – classe III A

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Lo Scatolone 3

QUINDICI AUTORI IN CERCA DI TEMPO Anche quest'anno la compagnia teatrale "Ultimo minuto" del Liceo “A. M. Roveggio” si trova a combattere contro il suo peggior nemico: il tempo. Inoltre, nonostante la buona volontà e l’intraprendenza mostrata da subito, il gruppo ha dovuto affrontare un'altra difficoltà: una crisi creativa sembrava aver intrappolato le menti di tutti i componenti, e stendere un copione per lo spettacolo risultava alquanto difficile. E così ha avuto inizio una serie di riunioni straordinarie durante le quali gli attori si mutavano in scrittori e le loro meningi si spremevano per mettere insieme idee, che fluttuavano dal riesumare vecchi copioni all’inventarne di nuovi. Ma le neoproposte erano sempre destinate ad avere vita molto breve. Infatti, ogni quarto d’ora, fogli di carta venivano appallottolati e buttati nel cestino della carta da riciclo naturalmente, facendo tornare gli aspiranti commediografi al punto di partenza. Poi la svolta, l'illuminazione! Non serviva più un'idea completa dall'inizio alla fine: lo spettacolo sarebbe stato la riproposizione esatta della vita della compagnia, governata da agitazione perenne e indecisioni continue. In poco tempo ha preso forma un copione, scritto da molte mani e che sarebbe stato messo in scena prima del previsto! Oltre all’annuale rappresentazione presso il teatro comunale di Cologna Veneta, quest’anno prevista per la sera dell’1 giugno, il gruppo è stato selezionato per partecipare alle finali del “2° FESTIVAL NAZIONALE DEL TEATRO A SCUOLA DI SANT’URBANO”. Nella giornata del 12 maggio, infatti, la compagnia si è esibita alle ore 15 presso la palestra di Sant’Urbano (PD), in Via Canove. Non è la prima esperienza di concorso per la responsabile e regista Chiara Marchesin, che già in passato ha portato alla vittoria i giovani attori della vecchia compagnia “Alta tensione”. La commedia di quest’anno, dal titolo “ Quindici personaggi in fuga d’autore”, tratta della difficoltà di portare avanti una trama senza cedere alla banalità o alla contraddizione, e della necessità dei personaggi di avere un autore capace di crear loro un futuro. Il palcoscenico è dunque luogo di incontro di differenti caratteri, passando da giovani scapoli a demoni alla ricerca di anime, da ballerine e cantanti egocentriche a timide clienti e musicisti viziosi, da finti laureati in Management delle Imprese a un oste intraprendente, tutti in balia della mutevole e capricciosa fantasia dell’autore. Come si può facilmente intuire, nella nostra compagnia non si recita solamente, ma si danza e si balla! Naturalmente il gruppo non potrebbe esistere senza coloro che, tra picchiar chiodi, regolare luci e dipingere pannelli, lavorano dietro le quinte, e all’occorrenza si improvvisano comparse, a volte sostituendo gli attori mancanti. Si arriva così a una ventina di ragazzi che, chiusi dentro la sala prove (per noi “l’acquario”), danno il meglio di sé, tra prove forzate e 25esime ore del giorno. Difatti, per coerenza con la tradizione, nonostante manchi ancora poco al termine della scuola e il copione sia già completo (decisamente un’eccezione rispetto agli anni passati), si percepisce chiaramente che l’acqua è ugualmente alla gola e che è ormai arrivato l’ennesimo ultimo minuto!

Martina Dal Lago, Isabel Falhane, Veronica Maistrello, Stefano Milanese IV B

CHIARA CADIN, IV A, ha ottenuto una segnalazione al concorso “Famiglia, fondamento della società in Europa e nel mondo”, indetto dal Movimento per la Vita.

Al 2° “Festival nazionale del teatro scuola” di Sant’Urbano sono arrivati applausi per tutta la compagnia del nostro Liceo. Quanto ai riconoscimenti: MILANESE STEFANO - classe IV B - migliore attore non protagonista VERZIN VALERIO - classe III A - menzione speciale

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Lo Scatolone 4

PER NON DIMENTICARE Il 27 gennaio scorso si è svolta presso l’ex stazione ferroviaria di Cologna Veneta una cerimonia per ricordare tutte le vittime della tragedia che ha avuto per protagonisti gli ebrei e i deportati nel tremendo periodo della seconda Guerra Mondiale. La mattinata è iniziata con l’arrivo degli studenti delle scuole colognesi alla stazione, dove hanno potuto seguire in un primo momento la presentazione della manifestazione da parte del presidente dell’associazione “Una stazione per Cologna” Mirko Rizzotto e del vicesindaco Laura Branco. Il presidente, che da anni con il suo gruppo mira a preservare la stazione, ha successivamente accolto la professoressa Maria Sofia Baghini, rappresentante della Comunità ebraica di Verona, presso i carri dei deportati posizionati dall’associazione che, dopo la richiesta alle Ferrovie dello Stato, è riuscita ad averli per questa occasione. Dopo una breve spiegazione storica dell’uso dei convogli e della scritta “55 stuck” (55 pezzi, riferito tristemente al numero dei deportati presenti), il coro degli alpini di Legnago ha intonato canti commemorativi per i deportati. In un secondo momento i convogli sono stati trainati al fischio del capostazione per rievocare quei momenti intensi che non potremmo mai immaginare. Gli alunni della scuola primaria hanno lasciato volare in cielo i palloncini UNICEF come simbolo di speranza per un futuro senza tragedie come quelle passate. Hanno poi posizionato alcuni sassolini sul carro per rendere omaggio ai defunti come nelle tradizioni ebraiche. In seguito è intervenuto il gruppo teatrale del nostro liceo che ha recitato un dialogo tratto dalle memorie dei deportati Pietro Bolognese e Liliana Segre.

Riccardo Ferraro, III A

I NOSTRI TALENTI ALLA “BOCCONI” DI MILANO Sergio Castagnetti e Mark Ekinde della classe V B hanno partecipato al progetto “Bocconi Talent Scout Program” organizzato dall’omonima università di Milano e superato il test di ammissione al corso di laurea in International Economies, Management and Finance. I due studenti hanno ricevuto i complimenti della dirigenza scolastica con circolare rivolta a tutte le classi dell’Istituto. A Mark abbiamo rivolto alcune domande.

Di che si tratta? L’iniziativa è rivolta agli studenti frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria superiore di tutta Italia della durata di tre giorni e due notti. Si svolge due volte all’anno, orientativamente in febbraio e marzo, anche se le date precise vengono decise di anno in anno, e si tiene presso l’Ateneo Bocconi di Milano. Questa occasione permette, oltre che di sostenere il test di selezione per l’ammissione all’università, di vivere due giorni intensi di esperienze didattiche, incontri e momenti di approfondimento dei corsi di laurea e delle aree professionali con docenti, studenti ed esperti di orientamento dell’Ateneo. È un’opportunità in cui sei a diretto contatto con la vita universitaria; hai la possibilità di seguire vere lezioni da te scelte, di girare per l’Ateneo e di conoscere studenti che già frequentano l’università.

Come hai scoperto questa iniziativa? L’ho scoperta grazie alla navigazione in rete e allo scambio di informazioni riguardanti le università con Alessandro Castagnetti. Comunque sul sito della Bocconi si possono trovare tutte le informazioni utili.

Come ci si iscrive? L’iscrizione prevede diversi step. Il primo consiste nella compilazione di un modulo online a partire dall’apertura delle iscrizioni, fine ottobre nel mio caso. Successivamente è necessario inviare per posta le pagelle del terzo e del quarto anno scolastico e le certificazioni europee conseguite (PET, FCE, ECDL…). Le domande di partecipazione vengono accettate in ordine cronologico e per prendere parte all’iniziativa è necessario avere una media superiore agli 8/10 sia in quarta sia in quinta e possedere almeno una certificazione europea di lingua inglese o di informatica.

C’erano molte persone? Erano presenti circa 200 studenti nella mia sessione di febbraio.

Ti iscriverai alla “Bocconi” adesso? Sì, sono già immatricolato con riserva (perché prima devo superare la maturità).

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Lo Scatolone 5

È NATO IL PORTALE STUDENTI DEL LICEO ROVEGGIO

Quest’anno è stato aggiornato il sito Internet ufficiale del nostro Istituto, ma non solo. Finalmente è nato nella sua versione definitiva anche un Portale dedicato a noi studenti!

L’indirizzo Internet è: www.studentiroveggio.tk

(raggiungibile anche tramite studenti.xoom.it) L’idea mi è venuta alcuni anni fa: per condividere con i miei compagni di classe fotografie e novità, ho pensato di creare un sito internet. Essendo ormai arrivato in quinta, l’ho modificato per offrire l’opportunità a tutti gli studenti del liceo di registrarsi e pubblicare i propri contributi. Ecco le principali caratteristiche del Portale:

News: In questa sezione, che si trova nella Home Page, vengono pubblicate le ultime novità che interessano il nostro liceo, ad esempio comunicazioni sulle assemblee, sulle attività sportive e sulle iniziative in generale. Gli utenti possono contribuire direttamente scrivendo dei commenti alle notizie. Inoltre verranno pubblicati tutti quegli articoli dello Scatolone che per esigenze di spazio o tempo non potranno comparire nell’edizione stampata.

Voti: Questa pagina è raggiungibile dal pulsante “Utilità” del menù in alto. Qui gli utenti registrati, dopo aver inserito solo per la prima volta i codici del registro elettronico, potranno vedere direttamente i propri voti. Oltre alla normale visualizzazione del registro elettronico, si ha anche la possibilità di vedere le proprie medie nelle varie materie e di elencare i voti in svariati modi.

File: Capita spesso di aver bisogno di passare ai compagni documenti vari, magari consegnati dagli insegnanti. Per risparmiare crediti dalla tessera delle fotocopie (e anche carta e tempo), ecco che nasce questa sezione, che è raggiungibile dal pulsante “Multimedia” del menù in alto. Qui tutti gli utenti (studenti e professori) possono caricare i propri file, rendendoli disponibili agli altri che potranno scaricarli.

Foto: Sempre dal pulsante “Multimedia” si può raggiungere questa sezione, dove si possono creare album in cui caricare fotografie, che diventano così visibili a tutti.

Pagine: Qui si possono creare delle pagine a tema, che possono trattare qualunque argomento (ad esempio una classe, un progetto, …). Gli altri utenti potranno iscriversi alla pagina, essere sempre informati sulle ultime novità e pubblicare i propri contenuti.

Altre caratteristiche Sulla Home Page, sono presenti anche: Sondaggi, ai quali possono votare gli iscritti; Lavagna: spazio per pubblicare brevi messaggi; Riquadro delle ultime foto caricate; Calendario, in cui si possono segnare eventi; Voti: piccolo riquadro con gli ultimi voti, rimanda alla sezione completa; Meteo (di Cologna Veneta) aggiornato in tempo reale; Tempo rimanente alle vacanze. Nel Portale compaiono altre sezioni, ad esempio: Video, Annunci, Conto alla rovescia… È disponibile pure un’integrazione su Facebook del portale, che permette di accedere velocemente e di vedere direttamente i propri voti (che possono anche essere condivisi con gli amici).

Per scoprire queste e altre funzionalità, vai quindi su www.studentiroveggio.tk ! Giovanni Purpura, V A

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LO SCAFFALE DEI LIBRI… E DELLE NOSTRE OPINIONI

Il nome della rosa (libro e film) Il nome della rosa è un romanzo del noto Umberto Eco. Edito nel 1980 dalla casa Bompiani, ebbe da subito successo di critica e di pubblico. Trama Il romanzo è ambientato nel Medioevo, precisamente nel 1327. Guglielmo da Baskerville e il novizio Adso si recano in un’abbazia del nord Italia. Appena arrivato, il monaco francescano Guglielmo ha una conversazione con l’Abate riguardante un omicidio e questi confida in lui affinché venga scoperto ciò che per tutti è un mistero. Durante il secondo giorno avviene un altro omicidio. Un insieme di fattori fanno credere a Guglielmo che, per svelare il mistero, sia necessario recarsi in biblioteca. Ma la Regola vuole che solo il bibliotecario possa accedervi. Alinardo, monaco assai anziano che il più delle volte mormora informazioni strane e difficili da capire, li informa che la biblioteca è come un labirinto e rivela un’entrata segreta. Così Adso e Guglielmo si ritrovano in Biblioteca a notte fonda. La costruzione è veramente un labirinto, pieno di camere e corridoi che si somigliano. Si perdono. Dopo ore di smarrimento, ritornano alla sala eptagonale dove si trova l’uscita. Nel frattempo è stato trovato un altro monaco morto. Guglielmo e l’erborista dell’Abbazia esaminano i corpi e si accorgono che hanno la lingua e alcune dita nere. Nella notte visitano ancora una volta il labirinto mappandolo e riconoscono che è stata murata una stanza. Severino riferisce a Guglielmo di uno strano libro che necessita di essere visto nel suo laboratorio, ma il monaco deve farlo aspettare per colpa di un’assemblea. La discussione, però, si interrompe perché Severino viene trovato senza vita. Lo strano libro è stato preso dall’aiuto bibliotecario che non intende mostrarlo a Guglielmo. Più tardi il monaco francescano, con il novizio, controlla un manuale nel quale sono riportati tutti i libri presenti in biblioteca secondo l’ordine di arrivo. In questo modo, scopre che, tanti anni prima, un bibliotecario aveva raccolto alcuni volumi che non era consentito ai monaci leggere. Rientrano in biblioteca e riescono a comprendere l’enigma per entrare nella stanza murata. All’interno trovano… Il titolo Una curiosità legata al titolo del romanzo è (parzialmente) svelata alla fine del libro, dove l’ormai vecchio narratore Adso da Melk conclude il suo racconto con un’espressione latina: “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” (La rosa primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici nomi). Si tratta di un messaggio che porta a riflettere affinché non si presuma di essere depositari di verità assolute, in quanto queste saranno sempre contestabili, se non addirittura risibili. Il film Jean-Jacques Annaud è il regista dell’omonimo film, uscito nel 1986, in cui è il celebre Sean Connery ad impersonare Guglielmo. Penso che l’adattamento al grande schermo non renda per nulla l’idea presente nel libro. Molte parti vengono tolte, in certi punti vengono cambiate le deduzioni di Guglielmo per applicarle al “nuovo” racconto. Nel libro, il frate francescano è un vero pensatore che ama la sapienza e la logica più della sua stessa vita; tutt’oggi avremmo bisogno di un animo assai fine per giungere alle deduzioni presenti nel libro. In quest’ultimo le deduzioni sono acutissime, mentre nel film super-ovvie; chiunque sarebbe riuscito a chiudere il caso. Nel “nuovo” racconto Adso, seppure allievo del maestro, sembra a volte intelligente quanto lo stesso, se non di più. Nel romanzo, Adso non potrebbe mai compararsi al saggio da Baskerville.

Ester Malandrin, III A

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Cronache del Mondo Emerso Cronache del Mondo Emerso è una trilogia fantasy della celebre scrittrice italiana Licia Troisi. Narra la storia di Nihal, giovane ragazza dalle orecchie a punta e i capelli blu, unica sopravvissuta della sua razza, i Mezzelfi. Vive nella Terra del Vento, nella città-torre di Salazar assieme al padre adottivo e lo aiuta nel mestiere di fabbro. La terra in cui vive è però minacciata dal terribile Tiranno, che vuole impadronirsi di tutte le Terre Emerse. Questi, un giorno, attacca la città-torre di Salazar. Il padre della ragazza rimane ucciso durante l’assalto. Nihal riesce miracolosamente a salvarsi e a raggiunge la casa della sorella del padre. Qui conosce Sennar, un mago, e apprende da lui e dalla zia la magia. Ma la vita di Nihal non è al sicuro. Il Tiranno, infatti, aveva fatto uccidere tutti i Mezzelfi a causa di una profezia, ma era all’oscuro del fatto che una di loro fosse sopravvissuta. Così la ragazza è costretta ad una continua fuga e a nascondere i suoi capelli blu e le sue orecchie a punta, segni distintivi della sua razza. Nonostante tutto però Nihal riesce a coronare il suo sogno e diventa guerriera prima e poi Cavaliere di Drago e partecipa a diverse battaglie. La guerra contro il Tiranno intanto continua e si fa sempre più cruenta e sanguinosa. Solo Nihal può salvare il Mondo Emerso dalla distruzione e sconfiggere il Tiranno, compiendo una magia potentissima che solo lei, ultima dei Mezzelfi, può compiere. “Cronache del Mondo Emerso” è tra i libri che preferisco. È appassionante e avvincente; se lo si inizia non si vorrebbe mai smettere di leggere. Amore, guerra, gioie, dolori si fondono in una alchimia perfetta e fanno sì che il lettore si immedesimi completamente nella trama del racconto e soprattutto nei personaggi, descritti abilmente sia a livello fisico che psicologico. Si arriva alla fine quasi senza accorgersene. È un bellissimo esempio di letteratura fantasy. Nasce principalmente come libro per ragazzi, ma a mio avviso, è adatto a quasi tutte le età. Ne consiglio la lettura a chi ama questo genere e non solo. Non è una lettura pesante e difficile, né impegnativa, ma comunque sa creare suspense e curiosità nel lettore.

Marta Chiodin, III A Ebbene, lo ammetto! Pure io, ai tempi delle scuole medie, quando ancora ero un giovane, stolto e inesperto bambinetto (fisicamente lo si potrebbe pensare tuttora, ma questa è un‟altra storia …), venni iniziato da una mia compagna di classe alla lettura della saga fantasy delle “Cronache del Mondo Emerso”, entrando inesorabilmente, e purtroppo anche inconsciamente, nelle numerose schiere di fan italiani del suddetto “romanzo”. Or dunque, perché tanto astio nel descrivere tale opera? La risposta è semplice: un blog di nome Gamberi Fantasy (presentatomi a sua volta da un‟altra mia amica che non finirò mai di ringraziare), in cui lessi una recensione dettagliata della trilogia di libri. Fu allora che ebbi l’illuminazione, e mi resi finalmente conto di cosa realmente fosse il testo scritto dalla signora Licia Troisi: un’immensa montagna di spazzatura. Suppongo che i lettori siano ansiosi di sapere il perché una semplice recensione abbia cambiato radicalmente le mie opinioni sulla letteratura fantasy italiana. Prima di tutto il punto di vista critico della gestrice del sito, a mio avviso un’ottima scrittrice, capace di recensire libri grazie alla sua ferrea preparazione e documentazione, e in secondo luogo, ma non meno importante, l’ironia, non sempre corretta ma spassosamente esilarante, con cui la webmaster si diverte a “smascherare” i libri spacciati per capolavori, ma che infine si rivelano essere semplici macchinazioni commerciali delle case editrici nostrane. Tengo dunque a precisare che gran parte di quello che affermerò nella recensione è liberalmente tratto dal blog Gamberi Fantasy (non fatevi ingannare dal nome), e se il lettore vorrà approfondire l’argomento trattato, gli consiglio vivamente di visitare il sopraindicato sito internet. Detto questo, torniamo a noi: perché Licia Troisi è una pessima scrittrice? In primis, il suo stile. È innegabilmente una scrittura semplice, abbastanza pulita, che non utilizza parole o concetti complessi e che … non descrive nulla. Tutto quello che la Troisi scrive nel libro viene spudoratamente raccontato e non mostrato. Ora, sarete d’accordo con me nell’affermare che la descrizione del mondo in cui avviene la vicenda, e le dinamiche con cui essa si svolge, siano elementi fondamentali in un testo che intende mostrare una storia d’azione fantastica, proprio come la letteratura Fantasy. Ma questo non riguarda le “Cronache del Mondo Emerso”, perché a causa della pigrizia della scrittrice, tutto viene lasciato all’immaginazione del lettore, che si ritrova a leggere pagine e pagine di riassunti sulla vicenda che in realtà, da che mondo è mondo, dovrebbe essere dettagliatamente mostrata e non raccontata come una favola. Prendiamo come esempio le battaglie. La trama del libro riguarda infatti la classica guerra tra forze del bene, nelle quali combattono i protagonisti, e le

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terribili orde di orchi del Tiranno (il classico “villain” che ha deciso di conquistare il mondo a causa del suo complesso di inferiorità… pollici in alto l‟originalità!). Ecco un esempio riguardante un’importante battaglia descritta nel primo libro:

L‟esercito guidato da Ido sembrava una infallibile macchina da guerra. Lo gnomo comandava le sue truppe con fermezza, senza scomporsi ma senza risparmiarsi. Schivava le frecce e al contempo attaccava senza timore. Le lingue di fuoco del suo drago spargevano il panico sui nemici a terra, presi alla sprovvista dall‟attacco improvviso. Quando la situazione fu ben delineata, Ido lasciò Vesa libero di continuare l‟attacco dall‟alto e scese a terra a combattere con la spada. Nihal lo seguì sicura, continuando la sua strage. Fu una vittoria facile: poche perdite, molti prigionieri.

Ebbene, tutti gli scontri sono raccontati come se fossero bollettini di guerra, non viene mai descritto realmente come si svolga un combattimento, come la protagonista del romanzo si muova all’interno di un campo di battaglia, ma tutto viene liquidato con un semplice “Fu una vittoria facile: poche perdite, molti prigionieri!” (una frase degna della pubblicità dell‟Amaro Montenegro, anche se, per dirla tutta, penso proprio sia più emozionante portare in salvo un antico vaso azteco che leggere cose del genere). In breve, citando una riflessione del blog, “È tutto generico, raccontato, riassunto. Nella propria mente non si vede la protagonista combattere, si vede l‟autrice raccontare che la protagonista sta combattendo”. Inutile scrivere che il discorso valga anche per tutti gli altri elementi, come le battaglie con la magia, i viaggi, le descrizioni delle città. Concentriamoci adesso sul secondo difetto del libro, quello che mi fa inorridire maggiormente, ossia l’illogicità della trama narrata. Ricordo che qualche tempo fa un professore di questo liceo esordì con un intelligente commento: “Scrivere un romanzo è come creare un mondo proprio, nel quale i personaggi devono sottostare alle regole di quest’ultimo”. Non c’è nulla di più vero: qualsiasi storia narrata, che sia realistica o fantastica, deve essere coerente, e gli elementi della trama devono avere una precisa funzione logica. Se questa base è assente, per quanto profondo e significativo sia un libro, a mio avviso, è da buttare, proprio come “Le Cronache del Mondo Emerso” (che tra l‟altro non è neppure profondo e significativo). Uno degli aspetti più complessi da giustificare logicamente nella narrativa fantasy è indubbiamente la magia, essendo già di per sé un elemento totalmente irrazionale. La Troisi mette in bocca ad uno dei suoi personaggi la seguente spiegazione: La magia del Consiglio, che è l‟unica permessa, si basa sulla capacità di piegare la natura al proprio volere. Per questo i maghi sono sapienti: devono conoscere le leggi del mondo per poterle assecondare e guidarle con i propri incantesimi. Un mago non sovverte la natura, la indirizza verso i propri fini. È un‟arte complessa […] Non posso creare le cose dal nulla, né modificare l‟essenza di una creatura, tipo trasformare un maiale in un uccello. Al massimo posso trasfigurarlo, fargli assumere solo l‟aspetto di un uccello. Non posso forzare gli elementi: niente pioggia quando c‟è siccità o sole estivo in pieno inverno. Però posso prolungare la pioggia per un certo periodo di tempo, rafforzare l‟intensità del vento e così via. Tutto ciò non ha molto senso. Prima si afferma che la magia è l’arte di piegare a sé la natura, però due righe dopo la scrittrice afferma anche che la natura non va sovvertita. In seguito vengono descritti degli esempi di magia permessi e non permessi: non si possono provocare tempeste, siccità, tornadi e qualsivoglia tipo di calamità naturale, ma se ne può allungare la durata. Insomma, la Troisi non riesce ad essere coerente nemmeno in poche righe. Questo poi è solo l’inizio. L’autrice passa dall’utilizzo di elementi che NON dovrebbero riguardare un mondo di stampo fantasy, come l’uso del calendario romano in una terra in cui i romani non sono mai esistiti o l’uso di espressioni che riguardano il nostro linguaggio parlato (es: finito nel pallone, rompere il ghiaccio…), fino alla descrizione di avvenimenti che mandano letteralmente a quel paese l’intera trama (per usare un linguaggio educato). Meglio elencare questi ultimi in una scaletta (ma ce ne sono anche altri): incoerenza sull’utilizzo delle date, che per qualche arcano motivo sono differenti di capitolo in capitolo; la protagonista si trova in una foresta pietrificata, ma riesce comunque a rintracciare erbe medicinali e

acqua; la comparsa di punto in bianco di elementi tecnologici in un mondo dove a malapena si conosce la ruota; personaggi che spuntano fuori dal nulla per poi morire in due pagine; “deus ex machina” a non finire;

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«Non assicura un futuro certo e un profitto sicuro»

città che vengono assediate perché prive di rifornimenti, anziché aspettare che i nemici al loro interno muoiano di stenti.

Dulcis in fundo, perché questa è una vera chicca, il piano malefico del cattivo! Lo riporto così come descritto nel libro: Quando avrò unificato tutte le Terre sotto il mio dominio, evocherò un incantesimo sul quale lavoro da quando fui scacciato dal Consiglio. Esso mi permetterà di distruggere tutte le creature che popolano questo mondo, nessuna esclusa. In questo incantesimo consumerò il mio spirito, che scomparirà per sempre dalla faccia della terra senza lasciare traccia di sé, così tutti i conti saranno pareggiati. Qualcuno mi potrebbe spiegare il perché si debba scatenare una guerra mondiale se il fine ultimo del villain di turno è di uccidere tutti con un incantesimo? Non potrebbe semplicemente farlo senza rompere le scatole a mezzo mondo? Con questo ho concluso. Morale della favola? Sconsiglio vivamente la lettura delle “Cronache del Mondo Emerso”. Inoltre, vi lascio un consiglio: siate sempre critici riguardo a quello che leggete, anche se vi trovate davanti a mostri sacri come Manzoni e Pirandello, perché un buon lettore deve sempre essere oggettivo e rendersi conto di ciò che effettivamente sta leggendo.

Niccolò Pedelini, V A

LOTTA AGLI SPRECHI E A PARENTOPOLI O PRIVATIZZAZIONE?

La “Riforma Gelmini”: quello che pensano gli universitari Piazze affollate. Migliaia di manifestanti. Atenei occupati. Ma, allo stesso tempo, in alcuni atenei sembrava non fosse successo niente. Cosa ne pensa chi vive questa realtà quotidianamente? Cosa succede nelle piazze italiane? Sono contrario alla riforma e al “riformatore”, anzi meglio “riformatrice”. Ho espresso la mia contrarietà varie volte e partecipato alla manifestazione del 14 Dicembre a Roma, però penso sarebbe stato meglio scriverne prima che la riforma passasse. Ora mi sento solo di dire due cose: la prima è che tra gli effetti diretti del proclamato “taglio agli sprechi” c'è che stanno aumentando le tasse per gli studenti, e a questo punto sarebbe giusto che ogni euro in più lo pagasse chi ha accolto con favore la riforma o non se ne è minimamente interessato (gli studenti seri che stanno a studiare, altro che scendere in piazza). La seconda è che noi studenti assieme a tutte le altre componenti della scuola siamo stati completamente ignorati fino all'approvazione della legge, per poi il giorno dopo sentirsi dire dal ministro Gelmini: “Prontissima ad incontrarvi e discutere con voi”. Chi prende per scemi studenti e ricercatori non ha il diritto di fare il ministro dell'istruzione.

Gregorio M., studente dell’Ateneo di Padova

Studio Lettere, una facoltà che, ovviamente, non assicura un futuro certo ed un profitto sicuro, ma prima di tutto mira a diffondere una cultura. Con i tagli previsti dalla riforma, tanti corsi interessanti, che ci possono aiutare ad ampliare il nostro punto di vista sull'attualità, rischiano di non essere proprio attivati... È il motivo

principale che mi porta a non condividere la riforma. Senza contare che, inoltre, il mio futuro non è proprio roseo: diventare insegnante, in questo momento, è quasi impossibile!

Giulia L., studentessa della facoltà di Lettere

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Lo Scatolone 10

La riforma dell’università presenta una duplice sfaccettatura, e quindi mi trovo sia d’accordo sia in forte disaccordo. Mi trovo d’accordo nel fatto di eliminare i “baroni” e la politica clientelare delle cattedre universitarie. In forte disaccordo, invece, per quanto riguarda i tagli alle borse di studio, perché studiare è un diritto, ed i forti tagli alla ricerca, ne incanalano il futuro verso una forma privata, ovvero sovvenzionata da multinazionali. Mi domando: sarà ancora libera e sarà ancora fatta su idee dei ricercatori o sarà una ricerca mirata ed imposta da chi eroga i contributi? Io penso la seconda, bloccando così la possibilità di ricercare e di fare ricerca nel vero senso della parola.

Edoardo C., studente dell’Ateneo di Verona

La maggior parte degli ambienti universitari erano in fermento fino al mese prima dell’approvazione della Riforma Gelmini. Per la protesta dei ricercatori molti corsi del secondo semestre non sono partiti, in particolare di Lettere e Psicologia. La mia facoltà, in particolare, è stata occupata per diverse settimane. Le strutture rimanevano aperte fino a tardi per ospitare conferenze, dibattiti e proiezioni. E questo anche in molte altre facoltà, sia del polo umanistico che di quello

scientifico. L’apice si è raggiunto con la manifestazione svoltasi il giorno della discussione alla Camera della Riforma. Migliaia di studenti in piazza hanno portato avanti le loro ragioni per tutta la giornata bloccando il traffico in più punti della città e occupando la stazione ferroviaria per un paio d’ore. La mobilitazione ora si sta un po’ affievolendo considerando la sessione d’esami imminente, ma sembra non essere finita: assemblee studentesche d’Ateneo vengono convocate ancora periodicamente.

Mattias B., studente dell’Ateneo di Padova La riforma Gelmini, come tutte le riforme del sistema scolastico e universitario, appare legata soprattutto alla necessità di razionalizzare i fondi economici. Credo che nella maggior parte dei casi, pochi conoscano i contenuti della riforma, anche perché vi sono numerose contraddizioni tra quanto viene detto dai mass media e quanto invece nelle conferenze viene riferito. La cosa che maggiormente spaventa è il fatto che si vogliano far entrare i privati nei consigli di facoltà e di ateneo. Soprattutto per quanto riguarda le facoltà umanistiche, si teme che queste vengano lentamente svuotate perché considerate poco utili ai fini economici. Non ultima è la polemica legata alla cultura come bene primario. La riforma Gelmini appare quindi una minaccia, non solo per l'indipendenza culturale dell'università, ma anche perché uccide i sogni di quanti nella cultura ci credono davvero.

Marco D. V., studente della facoltà di Lettere Personalmente, non ho capito molto di questa riforma! In quanto, ciò che è stato spiegato dalla Gelmini, mi sembra giusto! Sicuramente ogni parlamentare sa vendersi bene, però il fatto che Fini abbia appoggiato questa riforma, apportando alcune modifiche, mi fa pensare che non sia pessima (dico così perché trovo Fini un politico in gamba ed onesto... con i limiti e le sfumature che quest'ultimo aggettivo assume oggi nel mondo della politica, ovviamente!). Cosa ovvia, mi sembra, è che la Gelmini metta in evidenza cose che abbastanza unanimemente sono condivisibili. Come il fatto che i corsi in cui gli iscritti sono solamente uno o due alunni verranno soppressi (grazie tante... era ora!). Di certo non sapremo mai cosa sta sotto a tutte queste scelte! La cosa che, invece, mi spaventa, e di cui la Gelmini mi sembra non parli molto è che la figura del ricercatore SPARISCA! In Italia non avremo più ricercatori a tempo indeterminato, ma avranno tutti un mandato a tempo parziale, rinnovabile nel caso di buoni risultati. Significa, per l'Italia, che molti corsi scompariranno, dato che erano proprio i ricercatori a sostenere non dico la maggior parte, ma quasi, delle lezioni, tra l'altro GRATUITAMENTE! Ma… un Paese senza ricercatori?! Il mondo va avanti e noi indietro. Tra l’altro sembra che nel senato accademico la rappresentanza studentesca diminuirà e andranno ad aggiungersi, invece, figure di esterni facenti parte del mondo industriale. A decidere circa le sorti saranno degli industriali-capitalisti! Significa fare degli studenti delle macchine da lavoro: i corsi verrebbero pensati quasi unicamente in funzione

«La protesta è andata a crescere fino agli ultimi giorni di dicembre con sit-in e flash-mob»

«Eliminare i “baroni”, ma ci sono i tagli alle borse di studio»

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della forza produttiva che gli studenti potranno offrire nel dopo-università. Speriamo che non ne soffrano troppo la filosofia, l'arte e la letteratura, dal momento che sono materie poco redditizie! In tutta Europa uno studente diventa dottore dopo minimo 4 anni, non dopo 3, come da noi. Il percorso universitario che seguiamo qui è totalmente sfasato rispetto a quello in uso nel resto d'Europa!

Elena F., laureata in Beni Culturali A cura di Alessandra Castagna, III A

Si ringrazia per la collaborazione Elena Zilotti

LA RIFORMA DELLA PROTESTA È inutile. Sono passati due anni e nessuno ha prestato attenzione agli studenti che sono scesi in piazza non soltanto per difendere il diritto all’istruzione, ma anche per sottolineare un momento di disagio, una situazione difficile nella quale il futuro non si prospetta roseo, dove l’avanzamento tende verso il nulla, la disoccupazione aumenta, i cervelli scappano, il modello di crescita non è funzionale, il ricambio generazionale è assente, il divario sociale aumenta, e dove, in ultima analisi, le decisioni miopi della classe politica hanno intaccato pesantemente il futuro dei giovani. La nuova generazione ha voglia di cambiare, di esprimere idee nuove, di prendere decisioni importanti, di essere considerata, di dimostrare alle masse che c’è, che è pronta, e che è capace di gestire e risolvere problemi. L’opinione pubblica - che avrebbe dovuto essere quella più sensibile al problema - si è invece inasprita contro gli studenti, quei fannulloni che pensano solo a protestare e non a studiare. I media informano di scontri in piazza tra studenti e poliziotti, questi ultimi impauriti dalla psicologia folle della folla [La psicologia delle folle - Gustav Le Bon, 1841-1931]. Il risultato è che la riforma è passata, la classe politica è ancora lì; ed ora, chi si deve preparare al peggio, sono i giovani e le Università italiane. Il quesito da porre allora è in quale modo la protesta sia arrivata nelle case delle persone, e perché essa sia stata percepita in modo negativo. Forse qualcosa da cambiare c’è. E una risposta (forse) si può trovare nello stile. La protesta è figlia della società che la vive. E ogni società ha le sue caratteristiche, i suoi costumi, le sue mode. Visti i tempi, un elemento di rinnovamento è allora opportuno; ed un tentativo si potrebbe fare rivisitando la forma, l’atteggiamento, con il quale ci si presenta ad una manifestazione. L’utilità di una protesta in piazza sta nell’attrarre l’attenzione dei media (oltre che della classe dirigente) verso un disagio che affligge una parte della società civile, ed in questo modo arrivare nelle case della gente di ogni ordine e grado. L’unico e più immediato modo per rendere partecipi le masse, anche quella che guarda programmi come: Kalispera, Gieffe, Amici, Uomini e Donne e che rappresenta una bella fetta degli italiani. In questa visione, la manifestazione va considerata come il biglietto da visita di una generazione che deve risultare credibile e che vuol essere ascoltata. E solitamente, quando ci si presenta agli appuntamenti importanti, lo si fa nel modo migliore possibile. Un tempo le persone si vestivano in un determinato modo la domenica per andare alla messa, oppure il giorno delle elezioni per andare a votare. Oggigiorno, chi si sposa, chi si laurea, chi va ad un colloquio di lavoro, chi esce con la ragazza che sogna, si presenta in un certo modo. Così, lo stesso pensiero dovrebbe associarsi anche per “l’andare a manifestare”, l’occasione di mostrarsi al grande pubblico! (Cosa rara al dì d’oggi dove la scena è sempre occupata dalle vecchie mummie che non si schiodano dalla sedia). Molti possono obiettare che ciò che conta è l’idea e non come la si presenta. Non è così. Nella società odierna, è ipocrisia non affermare che l’immagine svolge un ruolo primario. L’effetto senza dubbio sarebbe originale: un fiume di studenti che sfila per le vie della capitale in giacca, camicia bianca e cravatta (e magari con i poliziotti in divisa che li picchiano!). La sensazione delle casalinghe, degli anziani, dei nonni che vedono in TV i loro nipoti sbarbati con i capelli a posto, ben vestiti - per come lo intendono loro -, sfilare per le strade arrabbiati allo stesso modo e urlanti a squarciagola le stesse cose, costituirebbe un elemento di novità. Potrebbero perfino sembrare più credibili, anche agli occhi di persone che fino ad allora avevano un’opinione contraria. Perché nella società dell’immagine accade anche che i nostri rappresentanti al Parlamento siano considerati, dalle masse, autorevoli poiché vestono con una giacca ed una cravatta; se poi dicono buffonate, non importa, nessuno se ne accorge. In questo modo si combatte ad armi pari. Siccome in questi anni di protesta, poco o nulla è cambiato, tanto vale allora fare un tentativo, aggiungere una novità alla protesta. Gli anni Sessanta sono finiti, le nuove generazioni devono ingegnarsi, rinnovarsi, rigenerarsi, e il proverbio ricorda che il tentar non nuoce. L’obiettivo è quello. Il mezzo conta meno.

Marco Catania, direttore del giornale “Fuorionda” – Ateneo di Trieste

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PERCHÉ DIRE NO ALL’ENERGIA NUCLEARE Il 26 aprile 1986, quasi venticinque anni fa, nella centrale nucleare ucraina di Černobyl' si verificò il più grave disastro nucleare della storia. Vi furono migliaia di morti, e la nube radioattiva raggiunse anche l’Italia. A seguito di questo evento, nel 1987 gli italiani furono chiamati a votare per l’abolizione del nucleare in Italia. L’80% dei votanti fu a favore, così le centrali nucleari italiane vennero spente. Non tutti però sono convinti che le centrali nucleari rappresentino un male per l’Italia. Ad esempio, molti sostengono che possano aiutare l’economia, che inquinino meno rispetto al petrolio, che renderebbero il nostro Paese indipendente sul piano energetico. Così a partire dal 2005 il governo italiano ha cominciato a prendere dei provvedimenti per nuovi programmi di sviluppo nucleare. L’11 marzo 2011, come ormai tutti sappiamo, un terremoto ha colpito il Giappone, e la centrale nucleare di Fukushima ha subìto ingenti danni. Le radiazioni nucleari hanno raggiunto, con diverse intensità, molte aree del mondo. Questo evento, che comunque non è stato l’unico disastro nucleare oltre a Černobyl', ha contribuito ad alimentare i movimenti anti-nuclearisti in Italia. Così, per bloccare i provvedimenti del governo sul nucleare, è stato indetto un nuovo referendum che si svolgerà il 12 e 13 giugno 2011. Legambiente, tra i maggiori promotori del referendum, ha iniziato una grande campagna per convincere a votare “sì” all’abrogazione delle leggi pro-nucleare. Le principali motivazioni di Legambiente, condivise da tutti i contrari al nucleare in Italia, sono:

Il nucleare è pericoloso, non esistono infatti tecnologie completamente a prova di disastro. Le centrali rilasciano radioattività nell’ambiente anche nel normale funzionamento. Lo smaltimento definitivo delle scorie è un problema irrisolto (infatti restano radioattive per tempi

lunghissimi ed è difficile trovare luoghi sicuri dove depositarle). Il nucleare è una fonte energetica molto costosa, anche più del petrolio, come dimostra uno studio del

Massachusetts Institute of Technology. Il nucleare non riduce le importazioni, perché la maggior parte del petrolio viene usato per i trasporti e

perché non ci sono miniere di uranio in Italia. Il nucleare produce pochi posti di lavoro (circa 3.000 durante la costruzione e poi 300 nella fase di

esercizio), mentre le fonti rinnovabili ne produrrebbero molti di più. Le centrali utilizzano l'uranio, materia prima in via di esaurimento

Sono state proposte varie alternative più sicure all’energia da fissione nucleare, tra cui i reattori di quarta generazione e la fusione nucleare, ma sono tuttora in corso di sviluppo. Esistono poi le energie rinnovabili, come l’eolico, il fotovoltaico e l’idroelettrico, che sono già modestamente usate nel nostro Paese. Se impiegate con attenzione e con rispetto per l’ambiente anche nella fase costruttiva degli impianti, producono energia senza inquinare e senza creare nuovi rischi per la popolazione. Tuttavia andrebbero maggiormente incentivate, come accade nelle nazioni limitrofe; invece sempre più spesso vengono presi provvedimenti contrari. In ogni caso, la cosa più importante è evitare gli sprechi energetici: il risparmio è la nostra prima risorsa e invece troppo spesso si consuma senza riguardo. Ci tengo a ricordare due cose sul referendum del 12 e 13 giugno. La prima è che se non ci saranno abbastanza votanti non si raggiungerà il quorum, il che equivarrebbe alla vittoria di chi vuole il nucleare. La seconda è che negli stessi giorni si voterà anche per l’abrogazione del “legittimo impedimento” e di norme sulla privatizzazione dell’acqua. È indispensabile mantenersi informati su questi temi, ricordando che il voto oltre che un diritto è anche un dovere: prendere una posizione è importante per avere la possibilità di decidere sul nostro futuro.

Giovanni Purpura, V A

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IL FASHION SYSTEM CAMBIA ROTTA Photoshop trova un nuovo impiego: ingrassare le modelle “troppo magre”

Alexandra Shulman, direttrice di Vogue UK, protesta di fronte alle taglie sempre più piccole. Sembra, infatti, che perfino Linda Evangelista e Kate Moss non riescano ad indossare i vestiti inviati dai più celebri stilisti perché troppo piccoli. Pertanto, la Shulman è costretta ad ingaggiare modelle ancora più magre, non gradite però dal pubblico. Così, nell’era del fotoritocco, si è ricorsi ancora una volta a Photoshop. Ma, in questo caso, non verrà utilizzato per “rimuovere” i fianchi o qualche taglia di troppo, bensì per ingrassare digitalmente le modelle. Si tratta, comunque, di un “ingrassare” piuttosto relativo. Photoshop si limita a riempire le guance

infossate, mettere un filo di muscoli sulle spalle, coprire le ossa dello sterno, arrotondare leggermente braccia e gambe e donare un'ombra di sporgenza allo stomaco. Le lettrici, a quanto pare, si sarebbero stancate di vedere “ossa” vestite sfilare. La Shulman accoglie ben volentieri le proteste delle fan condividendo appieno i loro disagi e scrive una lettere indirizzata ai maggiori stilisti invitandoli a riproporzionare le misure, rivalutando il concetto di bellezza. La lettera doveva rimanere privata, ma il Times non ha esitato a pubblicarla, mostrando al mondo le nuove ferite della moda. Il problema è che la moda raffigura qualcosa che non coincide con la realtà. Il tutto viene influenzato notevolmente dalla tecnologia, che contribuisce a rendere sempre più perfette le modelle. Se da una parte l’Inghilterra cerca di combattere le modelle troppo magre, mantenendole comunque nella “loro” perfezione, la Francia, nel 2009, aveva avanzato una proposta di legge per combattere questo andamento. Nel 2010 anche il governo australiano ha pensato di mettere paletti nelle modifiche spietate delle foto. La proposta di legge francese, rimasta tale, proponeva di segnalare nelle riviste quando le foto subiscono i ritocchi. “Se rendono obbligatorio un bollino per ogni donna ritoccata con Photoshop, avremo riviste a pois” [cit. Beppe Severgnini]. Il bollino avrebbe dovuto segnalare le foto ritoccate, così che il lettore potesse essere più consapevole e, soprattutto, non fare dei soggetti fotografici un modello da prendere in esempio.

“Non è più possibile negare infatti lo stretto legame che negli ultimi anni si è creato tra modelli proposti dalla moda e aumento dell’anoressia tra le giovani: in parte problema psicologico, incapacità di accettarsi, insicurezza, ma in parte anche sbagliate influenze sociali e mediatiche, di cui la Caro e le sue tristemente famose colleghe sono diventate il macabro simbolo. Un esempio? Nelle culture in cui le donne troppo magre non sono apprezzate, come in certi ambienti arabi tradizionalisti, l‟anoressia non esiste, mentre qui, nei paesi occidentali e „civili‟, è ancora possibile uccidersi di fame in nome della bellezza. E sono ancora pochi quelli che si permettono di dire ad alta voce che non è bellezza ma malattia quella per cui queste ragazze muoiono.”. Così scrive la nutrizionista Raffaella Tosi nel suo sito internet.

In questo modo, sarebbe stato facile rivalutare la bellezza di quelli che si considerano l’élite. Se fosse passata, le fashion icons del momento non ricoprirebbero questo ruolo.

Alessandra Castagna, III A

SCUOLA & SPORT Perché lo sport piace.

Se si chiedesse «cos’è per te il calcio?», ci si potrebbe ritrovare con una risposta del tipo “tizi che corrono dietro ad un pallone”. Per altri è molto di più. E se una cosa piace, non esistono ostacoli. Il CALCIO non è soltanto un gioco… è molto di più! Ogni ragazzo, appena vede un pallone, cerca di rincorrerlo nella speranza di raggiungerlo anche se non sempre ci riesce. Ovviamente la prima cosa che pensa di fare è quella di calciarlo per continuare il divertimento. Più si diventa grandi, maggiore forza si imprime alla sfera per farla rotolare ancora in ogni momento, a prescindere dalla superficie su cui poggiano i tacchetti o le condizioni climatiche.

Madonna – prima e dopo

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In uno spogliatoio si comprendono già gli umori, le sensazioni che si possono trovare una volta giunti sul campo. L’odore dell’erba si fa intenso, il tempo sembra non passare mai, il fiato viene meno mentre i battiti del cuore accelerano all’impazzata. Quell’amore a prima vista a dir poco platonico si traduce in realtà appena l’arbitro fischia l’inizio. Il pubblico sugli spalti, che sia numeroso o costituito da poche unità, dal silenzio totale passa a un assordante boato di incitamento per i beniamini. Tutto sembra perfetto, ma non quanto lo può essere un goal. È impossibile descrivere un attimo così futile all’apparenza, denso di emozioni però nella sostanza. Cori razzisti e guerriglie varie non dovrebbero avere nulla a che vedere con uno sport i cui principi sono sostanzialmente il rispetto per l’avversario, per i tifosi, per il direttore di gara, per tutto. L’ideale su cui verte il “ludo” che contraddistingue l’uomo sin da bambino, da quando appunto si seguiva l’oggetto roteante descritto in precedenza. La scuola è di certo un impegno serio per il giovane ed è alquanto difficile conciliare le due “attività”. Senza ombra di dubbio l’istruzione viene al primo posto, tuttavia non si può resistere a una tentazione del genere. Serve dunque un buon allenamento sia fisico che mentale per ottimizzare le prestazioni in entrambi i campi e l’ideale è organizzarsi per tempo, lasciando ugualmente spazio alla fantasia che non guasta. Di buona lena si può ottenere ogni tipo di successo ed essere felici dei propri risultati. Non mi resta che dire dunque: “Lunga vita al calcio!” (come dice una famosa pubblicità). Ma ricordate che la palestra della vita è la SCUOLA!!!

Alessio Meggiolaro, III A

Beh che dire, come sport ho scelto la pallavolo perché fin da piccola, vedendo giocare mia sorella, mi ha appassionata e, crescendo, ho imparato ad apprezzarlo sempre di più. Per tanti è uno sport "inutile", ma per me è lo sport per eccellenza: mi fa divertire, mi tiene in forma e mi dà molte soddisfazioni. Non è né facile, né difficile conciliare sport e scuola, bisogna solo sapersi

organizzare al meglio. È sicuramente uno sport che richiede molto sacrificio e allenamento, ma alla fine saranno molte le soddisfazioni!

Giulia Pontato, III A

A cura di Alessandra Castagna

IL CRUCIVERBA Definizioni Orizzontali 1: Può essere freddo o caldo; 7: Si fa inconsapevolmente; 12: C’è anche quello assoluto; 15: Lo sono il fluoro e il cloro; 17: La pupilla dell’occhio di bue; 19: La provincia del Roveggio; 20: Popolo; 21: Rivista; 23: Congiunzione; 25: Pari in borgo; 26: Energia a pale; 27: Infatti latino; 28: Urtare a metà; 30: Sua Maestà; 31: Vado; 32: Pancia a terra; 35: Poco concentrato; 39: È molto dolce; 40: Signore inglese; 41: Montagne della Sicilia; 42: Regione italiana; 44: Fan; 46: Capoluogo della 42 orizzontale; 47: Nome di Fleming; 48: Contadino antico; 49: Impedì a Garibaldi di marciare su Roma; 52: Vocali in coro; 53: Sede divina; 54: Pari in pori; 55: Lo è Paperone; 56: Petrolio inglese; 59: È famoso il suo gioco; 60: A te; 62: Saluto amichevole; 64: Barboso; 66: Una costellazione; 69: Particella pronominale; 71: Scrittore latino; 73: Culla di una famosa civiltà; 74: In mezzo al pelo; 75: Pronome personale; 76: La Croft che va nelle

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«Per tanti è uno sport "inutile", ma per me è lo sport per eccellenza»

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tombe; 79: Madre di Achille; 81: Suffisso per date; 82: Triumviro della Repubblica Romana; 83: Un’imposta; 85: Tre quinti di tacco; 87: Il rovescio della 24 verticale; 89: Centro di moda; 90: Non in vista; 93: Non qua; 94: Agenzia “intelligente”; 95: Codice morale; 96: Se è tarda si nasconde. Verticali 1: Protagonista del Risorgimento; 2: Non c’è ma si vede; 3: Lolita a metà; 4: Il presente; 5: Colpevole; 6: In mezzo al Reno; 8: Si dà da fare; 9: Qualcuno ci gioca; 10: Può essere monaca; 11: Moglie di Zeus; 12: Ce l’ha il cavallo; 13: Iniziali di Vianello; 14: La lascia il piede; 16: Il suo simbolo è Au; 18: Ella senza estremi; 22: Al centro del sole; 24: Sentimento del poeta; 26: Lo è un decreto; 27: Rifiuto; 29: Può essere di lancio; 30: Supera un limite; 32: È famosa quella di Michelangelo; 33: Lo è un passato; 34: Cantilena; 36: Complesso classico; 37: Lo ha sempre l’articolo; 38: Non è pratico; 39: Nota musicale; 40: Citazione; 42: Provincia toscana; 43: Può essere da tè; 44: Provoca una reazione; 45: L’infinito di remo; 49: Parte rotante di una macchina; 50: Movimento incontrollato; 51: Luna di Giove; 57: Ordine architettonico classico; 58: Occhiello; 61: Non serve; 63: Imposta indiretta; 65: Noi senza inizio; 67: Un particolare mercato; 68: Nome di donna; 70: Ha le pale che girano; 72: Alternativo al caffè; 77: Estremi dell’alfabeto; 78: Associazione dei donatori di organi; 80: Congiunzione latina; 81: Un centesimo di ettaro; 82: Sempre al contrario; 84: Espressione latina di congedo; 86: Nome di Pacino; 88: Magnesio; 91: Articolo romanesco; 92: @ in Inglese.

Giovanni Purpura, V A

CI SIAMO ANCHE NOI! La classe I A del “Roveggio” è il classico esempio di tutela della biodiversità: le 26 anime chiuse in queste quattro mura di cartongesso perpetuano l’opera di socializzazione tribale dei nostri antichi padri ominidi. Per quanto eterogenea questa classe, è difficile trovare qualcuno che ami la solitudine. La situazione sociale più che positiva del gruppo non di rado infastidisce i docenti, ma chi, alla nostra età, vorrebbe rifuggire dalla soddisfazione di sentirsi parte di qualcosa? Chi non preferirebbe beccarsi 3 piuttosto che concludere una frase? Noi no!

Allora, partiamo dal presupposto che io, Gisella Prà, voglio uccidere i miei compagni Alfonso Frontera, Edoardo Colognese e Sebastiano Ferraro perché mi “rompono”… SEMPRE! Adesso, parlando “seriamente”, la nostra classe è un po’ strana! Ci sono i secchioni (anzi, studiosi) che hanno 8 o 9 in tutte le materie e gli sfaticati che hanno insufficienze ovunque! Durante i cambi dell’ora, volano astucci da tutte le parti… Vengono usati come palle da basket per fare canestro nel cestino! Ciò causa litigi prolungati durante le lezioni! Nella nostra classe c’è il vizio di chiacchierare, il che provoca prediche da parte dei “prof”che escono dall’aula visibilmente distrutti. A tal proposito bisogna dire che i docenti ci odiano in quanto siamo immuni a tutte le loro punizioni e “minacce”. Questo però non vuol dire che non sappiamo concentrarci, se vogliamo ci impegniamo! Ma succede poche volte, purtroppo. Ecco un difetto, se non l’unico, della 1BR. Per il resto è una bella classe e a me piace! Non la cambierei con nessun’altra al mondo! W la I B

Siamo la I C: una classe composta da 24 alunni. Ci sono solo due maschi costretti a sopportare un “branco di oche”, ma ormai si sono abituati, visto che dovranno resistere per altri quattro anni! In classe c’è sempre confusione, anche se a volte ci impegniamo a non provocarla, ma solo raramente ci riusciamo. Ecco una nostra giornata tipo: PRIMA ORA. Tutti depressi! Entriamo in classe e alcune ragazze iniziano ad urlare. Durante la lezione, si svegliano gli animi e cominciano le prime battute! SECONDA ORA. L’euforia aumenta e i professori si esauriscono: escono dalla porta con il mal di testa! TERZA ORA. Tutti a fissare l’orologio… aspettando i tanto attesi 15 minuti di libertà! QUARTA ORA. Entriamo in classe urlando e starnazzando, mentre i professori, come sempre, impazziscono. QUINTA ORA. Tutti si spengono e si passa allo stato OFF LINE! Ci scusiamo con i professori per la confusione! Promettiamo che ci impegneremo.

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BORSA DI STUDIO “ROSANNA COSARO”

In memoria della professoressa Rosanna Cosaro, stimata docente di Matematica nel nostro Liceo e coordinatrice di sede, è stata istituita una Borsa di studio a lei intitolata. Beneficiario/a è uno/a studente/studentessa meritevole del triennio per profitto scolastico in tutte le discipline e comportamento esemplare. La cerimonia di assegnazione di detta Borsa si svolge nel contesto del Liceo Day di ogni anno.

L’ANGOLO DELLA POESIA

Piccole rondini del mio cuore Fetta di cielo azzurro così bello e gelido dove ho lasciato volare i sentimenti, rondini del mio cuore in una stagione che non li vuole. Torneranno. Tornerà il caldo. Notte La luna è una madre accanto alle stelle addormentate e sorvegliate come piccole bimbe. E anche gli alberi anelano a dormire, mentre il mare culla loro con dolci melodie nell’intenso suono di una notte.

Olga Bellomo, IV A

Veronica Greghi, IV B “Giovinetta”

Marta Castegnaro, III C “Vita sospesa”

Giulia Tondini e Giulia Floriani, II C

“La persistenza della casa”

Pietro Agnoletto e Matteo Zampicinini, IV B

“La Conoscenza è potere”

Michela Contini, III C “Libertà pensata”

Edoardo Ferrari, III A “Sole incatenato”

Giulia Bellini, II C “Gocce di Cristallo”

Martina Uva e Silvia Amazio, II C

“Creazione di Adamo moderna”

Sebastiano Cavaliere, III A “Altri mondi”