lost in research - progetto di ricerca etnografica sui pubblici di lost
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Presentazione per l'esame "Laboratorio di Ricerca Etnografica Applicata ai Media" di Vera D'Antonio, Giorgia Losi e Alessandra Maffei. Corso di Laurea Magistrale Industria Culturale e Comunicazione Digitale La Sapienza, A.A. 2009/2010TRANSCRIPT
LOST IN RESEARCH
Progetto di ricerca etnografica sui pubblici di LOST
Laboratorio di Ricerca Etnografica Applicata ai Media
Corso di Laurea Magistrale Industria Culturale e Comunicazione Digitale
La Sapienza
A.A. 2009/2010
Docenti: Romana Andò, Marzia Antenore, Stefania Di Mario, Giovanna Gianturco
Vera D'AntonioGiorgia LosiAlessandra Maffei
Gruppo The Constant
Introduzione
La nostra ricerca si inserisce nell’ambito degli studi etnografici sui
pubblici dei mezzi di comunicazione e tenta di analizzare le pratiche
legate all’attività di fruizione dei contenuti mediali e le motivazioni alla
base delle stesse.
L’obiettivo della nostra ricerca: abbiamo focalizzato la nostra analisi sul
fenomeno Lost e sui suoi pubblici ponendoci lo scopo di soddisfare
una riflessione:
quanto il successo di Lost è diretta conseguenza dell’alto livello
di engagement che la serie è riuscita a creare?
The Lost journey
Lost è andato in onda per la prima volta su ABC il 22 settembre 2004, tra
l’entusiasmo degli ideatori e lo scetticismo dei dirigenti. Il costo della puntata
pilota è stato di quasi dodicimila dollari.
Al concludersi della terza stagione, viene eccezionalmente fissato il numero
di stagioni e l'anno di fine dell'intera serie. Finalmente con una meta precisa,
il viaggio continua.
La serie si è conclusa il 23 maggio 2010, con una puntata dalla durata
eccezionale due ore e mezzo: The End.
La narrazione
Lost è una serie serializzata: la storia di ogni
puntata è legata a tutte le altre, e invece di
chiudersi continua ad aprirsi generando domande,
attese e suspance.
La narrazione della serie si articola su cinque
timeline diverse, e la trama di ogni puntata è
risultato della combinazione tra:
Anthology plot (che terminano con ogni puntata)
Running plot (che si prolungano per l'intera serie)
Come una soap
Più che nelle classiche serie televisive americane, organizzate
secondo episodi autoconclusivi fruibili facilmente senza una
conoscenza pregressa della storia, Lost trova il suo antenato nella
soap opera: tanti sono i protagonisti, diverse le linee narrative,
innumerevoli e imprevisti i rapporti che legano tra loro personaggi ed
eventi.
Come una soap
This is The End
Secondo il sito di news sul file sharing TorrentFreak, in meno di un giorno
quasi un milione di persone ha scaricato le ultime due puntate via
BitTorrent, con più di 100.000 persone a condividere contemporaneamente
un singolo torrent, soprattutto fuori dagli USA.
Reti televisive di 59 paesi in tutto il mondo hanno mandato in onda la puntata
finale entro 48 ore dalla messa in onda negli Statesi. In 6 paesi The End è
stata programmata in contemporanea con l'America, senza sottotitoli e a
prescindere dal fuso orario. Tra questi, anche l'Italia.
Alla scoperta dei Losties… su Fox
Fox Lost 6 Diff. Share media 0,17 0,75 0,58
Maschi 0,19 0,73 0,54
Femmine 0,16 0,72 0,56
4/7 0,11 1,34 1,23
8/14 0,17 0,32 0,15
15/19 0,81 1,4 0,59
20/24 0,31 0,58 0,27
25/34 0,45 2,31 1,86
35/44 0,19 1,09 0,90
45/54 0,21 0,71 0,50
55/64 0,09 0,36 0,27
65+ 0,03 0,11 0,08
BB basso livello economico e bassa dimens.sociale 0,00 0,00 0,00
MB dimensione economica e sociale medio bassa 0,11 0,32 0,21
BA basso livello economico e alta dimens. sociale 0,17 0,62 0,45
AB alto livello economico e bassa dimens. Sociale 0,09 0,51 0,42
MA dimensione economica e sociale medio alta 0,21 0,67 0,46
AA alto livello economico e alta dimensione sociale 0,40 2,25 1,85
Nessuno 0,15 0,65 0,50
Elementari 0,02 0,07 0,05
Medie Inferiori 0,18 0,64 0,46
Medie Superiori 0,26 1,13 0,87
Laurea 0,43 1,96 1,53
Istr
uzio
ne
Sesso
Cla
ssi d
i età
So
cio
eco
no
mic
a
Fonte: Auditel
Alla scoperta dei Losties… su Fox
Gli ascolti di Lost su Fox si discostano sempre positivamente della media di
rete, ottenendo risultati particolarmente brillanti soprattutto rispetto a un target
molto appetibile per gli inserzionisti:
nella fascia d'età compresa tra i 25 e i 34 anni,
di alto livello economico e alta dimensione sociale,
in possesso di un titolo di laurea.
A febbraio 2010, Lost compare al secondo e terzo posto nella classifica dei
programmi più visti dal pubblico delle satellitari nella fascia 15-34.
Alla scoperta dei Losties… su Rai Due
Rai Due Lost 5 Diff. Totale individui 9,98 7,98 -2,00
Maschi 10,13 8,31 -1,82
Femmine 6,86 7,71 0,85
4 - 7 7,95 5,33 -2,628 - 14 7,39 5,55 -1,8415 - 24 7,54 9,25 1,71
25 - 34 9,22 13,7 4,48
35 - 44 10,49 9,4 -1,0945 - 54 11,54 9,12 -2,4255 - 64 11,00 6,83 -4,1765+ 9,70 5,18 -4,52
BB basso livello economico e bassa dimens.sociale 7,99 4,64 -3,35
MB dimensione economica e sociale medio bassa 9,89 7,94 -1,95
BA basso livello economico e alta dimens. sociale 10,58 11,13 0,55
AB alto livello economico e bassa dimens. sociale 9,22 4,44 -4,78
MA dimensione economica e sociale medio alta 10,47 8,32 -2,15
AA alto livello economico e alta dimensione sociale 10,94 10,03 -0,91
Nessuno 7,64 5,26 -2,38Elementare 9,18 6,15 -3,03Media-Inf. 10,34 7,69 -2,65Media-Sup 10,81 9,96 -0,85Laurea 11,71 9,15 -2,56
Ses
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Istr
uzi
on
e
Fonte: Auditel
Alla scoperta dei Losties… su Rai Due
Al suo secondo passaggio televisivo e oggetto di “scaricamento selvaggio” via
internet, Lost su Rai Due ottiene risultati piuttosto deludenti rispetto alla media di
share della rete.
Come composizione si tratta comunque di un’audience pregiata,
prevalentemente di sesso maschile, giovane (soprattutto nella fascia d'età 25-
34, non compresa nel target del canale ma sempre parte del cosiddetto “target
commerciale”), con un’ottima posizione economica e sociale e con un livello
d’istruzione elevato.
Alla scoperta dei Losties… oltre i dati
«L'audience televisiva come costruzione discorsiva non è
caratterizzata però soltanto dalle cifre oggettive e concrete che ne
indicano le dimensioni e la composizione. Vi è anche, inevitabilmente,
una dimensione soggettiva e umana, dovuta al fatto che gli indici
d'ascolto, in fin dei conti, dovrebbero quantificare qualcosa che è
compiuto da essere umani.»
Ien Ang (2002)
Alla scoperta dei Losties… oltre i dati
«La narrazione transmediale è l’arte della creazione di mondi. Per esperire
pienamente ogni universo narrativo, i consumatori devono assumere il ruolo di
cacciatori e pazienti collezionisti, inseguendo i vari frammenti di storia attraverso diversi
canali mediatici, confrontando le loro osservazioni nei gruppi di discussione online e
collaborando per assicurare che chiunque investa tempo e fatica sarà poi ripagato da
un'esperienza di intrattenimento più intensa.»
«Il concetto di spreadability descrive come le industrie del settore media, i testi, le
audience e il modelli di business collaborino per rendere possibile una facile e ampia
diffusione di contenuti, per tutti significativi, all'interno di una networked culture.»
Henry Jenkins (2006)
Henry Jenkins (2009)
Nota metodologica
«La cosiddetta ricerca empirica e i suoi strumenti rispondono
all’esigenza da parte delle scienze sociali di conoscere una realtà
altrimenti non attingibile, cioè inconoscibile.»
Boudon, 1985, in Gianturco, G. L’intervista qualitativa, Guerini: Milano, 2005, p. 30
Nota metodologica
L’approccio qualitativo
• permette un’interazione tra ricercatore e intervistato più diretta,
personalizzata, flessibile e spontanea di quanto non faccia la
metodologia quantitativa, evitando l’utilizzo di tecniche statistiche che,
lungi dal rilevare la dimensione intima e personale delle audience,
considerano gli individui entità misurabili isolate dal contesto in cui si
muovono e interagiscono.
Nota metodologica
I vantaggi del metodo qualitativo
• permette l’accesso ad una copiosa gamma di informazioni, altrimenti
non reperibili;
• permette di approfondire in itinere questioni o ambiti d’indagine che
non erano stati previsti nella ma che poi sono emersi in corso d’opera;
• permette l’accesso a informazioni relative alla sfera intima e più
personale dell’intervistato;
• lascia maggiore libertà all’intervistato nella proposizione di temi per lui
importanti e nell’ordine con cui trattare i vari argomenti;
• permette, in fin dei conti, di indagare l’esperienza connessa all’essere
audience.
Nota metodologica
Il primo passo da compiere è individuare gli interrogativi generali cui
voler dare risposta, per poter così procedere all’elaborazione del
disegno della ricerca, ovvero l’organizzazione preventiva e sistematica
delle fasi che compongono le analisi, sapendo che si tratta di un
disegno per sua natura emergente.
Nota metodologica
Nell’indagine qualitativa sono fondamentali tre momenti:
Fase iniziale d’indagine
• formulazione del problema, scelta del caso e dei contesti, modalità di
accesso al campo, scelta della strategia metodologica.
Il preventivo lavoro di analisi e riflessione è stato svolto tra il mese di
Aprile e Maggio 2010 e ha previsto la collaborazione degli studenti e
dei docenti della cattedra Laboratorio di ricerca etnografica applicata ai
media. Stabilito il caso di studio, si è proceduto, in maniera partecipata,
alla stesura della traccia d’intervista.
Nota metodologica
L’intervista in profondità (o qualitativa)
• permette di dare il più possibile la parola alle audience lasciando loro
una più ampia scelta di argomento, cosicché risulti più facile ricostruire
la loro reale esperienza di fruizione, inserita nei contesti e nelle
pratiche discorsive di cui fanno parte.
Nota metodologica
Nel nostro caso, si è trattato di un’intervista semistrutturata, o
standardizzata non programmata, focalizzata:
• alto livello di flessibilità
• basso, ma comunque presente, livello di strutturazione (canovaccio)
• specificità
• ampiezza
• profondità
• informalità (conversazione informale)
Nota metodologica
La traccia d’intervista
• Si tratta di uno schema tematico preliminare non strutturato
sequenzialmente.
• L’obiettivo è creare una relazione dinamica nella quale si vadano
generando i temi in accordo con la persona intervistata e raccogliere il
flusso di informazione peculiare di ogni soggetto, anche cogliendo
aspetti non necessariamente previsti nello schema ma lo stesso
significativi rispetto agli obiettivi della ricerca.
Nota metodologica
La traccia d’intervista:
• contiene temi e sotto-temi;
• non vengono presentate all’intervistato domande predeterminate;
• né, conseguentemente, vengono suggerite opzioni per le risposte;
• non c’è un ordine predefinito da seguire dei punti da trattare.
Nota metodologica
La traccia d’intervista: struttura
• incipit biografico;
• domande generali sui consumi mediali;
• modalità di fruizione;
• competenze;
• rapporto tra sé e testo;
• autoriflessività.
Alla fine del colloquio, è stato chiesto agli intervistati di compilare un
breve questionario sui loro consumi mediali.
Nota metodologica
Fase durante lo svolgimento dell’indagine
• revisione del cronogramma delle fasi, formulazione di ipotesi generali
e linee guida.
Le interviste sono state somministrate ai nove soggetti del campione
tra il 14 Maggio e il 7 Giugno 2010. Ogni componente del gruppo si è
occupato della conduzione di tre interviste e successivamente della
loro trascrizione. Inoltre, ove possibile, ogni intervistatore è stato
accompagnato da un osservatore, il quale si è occupato di redigere le
annotazioni di campo.
Nota metodologica
Il campione
Le interviste sono state somministrate a cinque uomini e quattro donne
di età compresa tra i 19 e i 39 anni, impiegati in occupazioni lavorative
diverse e di appartenenza geografica disparata.
Sarà interessante notare come, a seconda del livello di arrivo delle
puntate fruite, può variare o meno la competenza mediale, la
proiezione personale nell’universo finzionale e la capacità di analisi
critica nei confronti del testo, mentre rimane sempre una costante:
l’alto grado di engagement.
Nota metodologica
L’osservazione partecipante
• una situazione di ricerca in cui l’osservatore fa ogni sforzo per
diventare un membro del gruppo che deve studiare, cercando di
coinvolgersi in pieno nella vita di quest’ultimo.
La contingenza della messa in onda degli episodi finali della serie
oggetto della nostra indagine, Lost, ci ha dato modo di effettuare
un’osservazione partecipante, prendendo in analisi le modalità di
fruizione, il coinvolgimento emotivo e i comportamenti sociali scaturiti
dalla visione dell’ultima puntata.
Nota metodologica
Fase conclusiva dell’analisi
• decidere come e quando “uscire dal campo”, scelta delle dimensioni
inerenti l’analisi e la stesura del rapporto di ricerca.
Raccolte le nove testimonianze, abbiamo proceduto alla loro
trascrizione e analisi.
ANALISI DELLE INTERVISTE
I nostri intervistati
Davide 25 Studente universitario
Carlo 39 Attore
Sergio 36 Consulente informatico
Francesco 20 Studente liceale
Federico 23 Praticante avvocato
Laura 28 Resp.marketing casa editrice
Margherita 28 Praticante avvocato
Jessica 19 Cameriera
Corinna 21 Studentessa universitaria
Consumi mediali - televisione
Tutti i giorni 5 ▲▲▲▲▲
3-4 giorni alla settimana 2 ▲▲
1-2 giorni alla settimana - -
Meno di una volta alla settimana
2 ▲▲
VISIONE
Meno di 1 ora 5 ▲▲▲
Da 1 a 2 ore 2 ▲▲▲
Da 2 o 3 ore - ▲▲
Oltre 3 ore 2 ▲
ORE MEDIE GIORNALIERE
Consumi mediali – generi televisivi
Spesso(3-4 volte /sett)
Poco(1-2 volte /sett)
Per nulla
Fiction tv 6 ▲▲▲▲▲▲ 2 ▲▲ 1 ▲
Cartoni animati/ programmi per ragazzi 3 ▲▲▲ 3 ▲▲▲ 3 ▲▲▲
Tg 5 ▲▲▲▲▲ 4 ▲▲▲▲ -
Film 4 ▲▲▲▲ 5 ▲▲▲▲▲ -
Programmi di attualità/ approfondimento 5 ▲▲▲▲▲ 3 ▲▲▲ 1 ▲
Intrattenimento 4 ▲▲▲▲ 3 ▲▲▲ 2 ▲▲
Sport 4 ▲▲▲▲ 1 ▲ 4 ▲▲▲▲
Talk show 2 ▲▲ 4 ▲▲▲▲ 3 ▲▲▲
Documentari 3 ▲▲▲ 2 ▲▲ 4 ▲▲▲▲
Altro 1 ▲ 1 ▲ 4 ▲▲▲▲
Tutti i giorni 9
▲Carlo (Repubblica.it, il Mucchio, Myspace)
▲Davide (Facebook, Myspace, informazione, Youtube)
▲Sergio (Google, Facebook, Repubblica.it)
▲Francesco (Facebook, Youtube, Repubblica.it)
▲Federico (Informazione, lavoro, social network)
▲Corinna (Tumblr, Twitter, Internazionale)
▲Jessica (Facebook, Myspace, Megavideo)
▲Margherita (Facebook, Lex24, Il Sole 24 ore)
▲Laura
3-4 giorni alla settimana -
1-2 giorni alla settimana -
Mai o quasi mai -
Consumi mediali – internet
Cercare informazioni 9 ▲▲▲▲▲▲▲▲▲
Leggere giornali online 8 ▲▲▲▲▲▲▲▲ 1 ▲
Svago, divertimento 9 ▲▲▲▲▲▲▲▲▲
Gestione dei rapporti con gli altri
(forum, social network sites, chat)9 ▲▲▲▲▲▲▲▲▲
Scaricare materiali (video, mp3) 9 ▲▲▲▲▲▲▲▲▲
Caricare materiali 4 ▲▲▲▲ 5 ▲▲▲▲▲
Utilizzare e-commerce 3 ▲▲▲ 6 ▲▲▲▲▲▲
Giocare on line 3 ▲▲▲ 6 ▲▲▲▲▲▲
Consumi mediali – usi internet
Sì No
Nel complesso il nostro gruppo di intervistati potrebbe rappresentare un
particolare segmento di giovani/giovani-adulti, che si distingue per
originalità e imprevedibilità nelle scelte di consumo di prodotti mediali e
che trova però in un ambiente come internet un approdo sicuro per
soddisfare i propri bisogni.
Consumi mediali
Modalità di fruizione
a. Consumi mediali e informazioni iniziali
b. Incontro del prodotto Lost e primi approcci alla serie
c. Modalità di fruizione del prodotto a livello tecnologico, linguistico e
temporale
d. Visione tipo del prodotto
e. Condivisione dell'esperienza e ricerca di confronto
Consumi mediali e informazioni iniziali
Le interviste sono iniziate con alcune domande sui consumi mediali al
fine di integrare e approfondire le preferenze emerse dal questionario.
In linea di massima è stata confermata dalla maggioranza dei membri
del gruppo una forte propensione verso i formati seriali come
testimoniano, ad esempio, le parole di Francesco:
I. In televisione guardo prevalentemente Fox, quindi Sky, la parabola, e
come serie televisive sì: Lost e tante altre, Boris anche per dirti, quindi
tutte le serie televisive della Fox.
Confrontando le modalità con cui i nostri intervistati sono venuti a
conoscenza dell’esistenza di Lost appare lampante l’incisività di amici,
parenti e conoscenti nel guidare le loro scelte di consumo mediale.
Pochi hanno menzionato la pubblicità, alcuni hanno detto di aver visto
occasionalmente qualche spezzone in televisione e di essersi
incuriositi, mentre quasi tutti hanno raccontato il loro primo incontro
come esperienza nata da una relazione sociale.
Incontro del prodotto Lost e primi approcci alla serie
Incontro del prodotto Lost e primi approcci alla serie
Lo studioso Henry Jenkins, nel suo saggio If It Doesn't Spread, It's
Dead affronta proprio il tema della diffusione dei contenuti mediali,
ponendo l'accento sul fatto che non tutti i contenuti riescano a
diffondersi nello stesso modo e quindi «if the same content is passed
between multiple communities, it is because that content serves
relevant functions for each of those communities not because it serves
some lowest common denominator or universal function.»
(Jenkins 2009)
Incontro del prodotto Lost e primi approcci alla serie
Le parole di Margherita esemplificano la natura amicale/familiare dei
primi incontri tra i nostri intervistati e Lost:
I. Allora, di Lost avevo visto qualche puntata qualche anno fa in TV, ma
mi ero resa conto che era una cosa da seguire e poiché non avevo
tempo, arrivavo tardi, non mi trovavo con gli orari in cui lo faceva in TV,
quindi non l’ho mai seguito. La mia coinquilina poi ha stimolato la mia
curiosità, diciamo così, e quindi ho cominciato a vederlo, e tutti quanti
“Lost, Lost, Lost”. Un po’ per curiosità, dai, per farmi un’idea su questo
fenomeno.
Modalità di fruizione – livello tecnologico
I. ... Il magico mondo dello streaming ... (Davide)
La disponibilità del contenuto, amplificata da streaming e file sharing,
sembra essere una condizione importante, se non proprio basilare, per
la diffusione e di conseguenza per il successo del prodotto,
probabilmente per la comodità e la facilità di integrazione con i ritmi di
vita personali.
Tra i nostri intervistati solo uno dichiara di attendere l’appuntamento
televisivo, mentre gli altri scaricano le puntate o guardano Lost in
streaming.
Modalità di fruizione – livello linguistico
La maggioranza dei nostri intervistati preferisce vedere Lost in lingua
inglese (con i sottotitoli in italiano) per diverse ragioni, tra cui la resa
complessiva del telefilm, la percezione migliore dei personaggi e il
maggior livello di coinvolgimento.
I. In originale con i sottotitoli, dai! Comunque è tutta un’altra emozione.
Sentire Sawyer o John Locke in lingua originale è tutt’altro che in
italiano. Va beh è il problema di tutti i telefilm questo, purtroppo.
(Corinna)
Modalità di fruizione – livello temporale
Tra i nostri intervistati spicca una certa tendenza alla “maratona”, modalità resa
possibile e agevolata dalla disponibilità del contenuto in Rete.
Un'altra caratteristica emersa è la costanza con cui la serie è stata seguita:
davvero alta.
Appare quindi chiaro come Lost induca i suoi spettatori ad entrare a far parte di
un ampio universo frastagliato che si esprime nelle molteplici trame, negli
innumerevoli colpi di scena, negli imprevedibili rovesciamenti d'ordine, in un
complesso mondo di simboli e significati reso ulteriormente intricato dal
formato seriale, e quindi apprezzabile solo se seguito assiduamente.
Visione tipo del prodotto
L'insieme tra i luoghi fisici in cui avviene la fruizione e le relazioni interpersonali
che si instaurano durante la stessa, sono dimensioni fondamentali per
comprendere in profondità l'esperienza degli spettatori di Lost.
Tendenzialmente i nostri intervistati prediligono la visione in solitaria, composta
da precisi rituali e considerata dagli stessi come momento “sacro” di evasione
e svago.
I. Lo vedo sempre nello stesso luogo [...] la mia camera, il mio televisore,
collegato all'hard disk. [...] Preferisco essere sempre da solo… decisamente.
R. E ti capita mai di fare qualcos'altro mentre vedi Lost?
I. No, sei matta? {ride} Non faccio nient'altro. Fumo! {ride} Fumo molte
sigarette. (Carlo)
Condivisione dell'esperienza e ricerca di confronto
Alla domanda: “Parli di Lost con qualcuno?” oppure “Ti piace parlare di
Lost? , i nostri intervistati hanno risposto con entusiasmo, mostrando
come il telefilm possa costituire un ottimo argomento di discussione e
un eccellente elemento di socializzazione.
I. Si, si, soprattutto agli inizi ero entusiasta di parlare con le persone che
lo avevano già visto, che sono anche loro con la testa nella storia...
come una volta che anni fa parlavano di una scena che poi mi è
capitato di rivedere ultimamente e rivedendola mi è venuto in mente di
quella volta che ne avevano parlato, così, è stato un flash. (Federico)
Spoiler
In ultima istanza, per quanto riguarda le modalità di fruizione, abbiamo
indagato se i nostri intervistati vanno alla ricerca di spoiler sul telefilm.
Ne è emersa una totale diffidenza da questo genere di pratiche,come
testimoniano perfettamente le parole di Laura:
I. Mi danno un po’ fastidio gli spoiler, per cui tento di non sapere niente. Una
volta sola mi è successo che mi è stato linkato una sorta di trailer o di
anticipazione di una puntata e io incautamente ci sono andata su, non
sapendo che cosa mi aspettava, e mi sono anche un po’ arrabbiata con la
persona che me l’aveva linkato quindi...no.
Competenze: una prima classificazione
Facendo riferimento a una classificazione operata da Abercrombie e Longhurst
(1998), abbiamo organizzato le competenze dei nostri intervistati in:
• analitiche, riferite alla capacità di riflettere sul rapporto tra un testo e il suo
genere di riferimento, sulla coerenza interna alla storia e ai personaggi, sulle
prassi produttive che caratterizzano un prodotto;
• tecniche, riferite alla capacità di riconoscere e giudicare come un effetto è stato
creato, per esempio in fase di scrittura o di regia;
• interpretativa, riferite alla capacità di collegare un testo a un altro testo, o alla
realtà, o alla vita quotidiana.
Competenze analitiche
A proposito di alcune serie televisive recenti come Lost, 24 e The West
Wing, Steven Berlin Johnson scrive:
«Come quei videogame che ti costringono a imparare le regole mentre
giochi, parte del piacere di queste narrative televisive moderne viene
dal lavoro cognitivo necessario ad aggiungere i dettagli mancanti.
Se gli scrittori facessero cadere una grande quantità di frecce luminose
sul set, lo show risulterebbe macchinoso e semplicistico.»
Competenze analitiche – la narrazione
La richiesta di raccontare Lost come se avessero davanti una persona che non
lo conosce, individuandone un filo conduttore, ha dato ai nostri intervistati la
possibilità di ripercorrere e analizzare per un momento l’evoluzione della serie
negli anni.
La domanda ha, nei primissimi istanti, generato grande perplessità negli
intervistati, se non addirittura una forma di indignazione verso la possibilità di
non rendere giustizia alla complessità della storia.
Tra gli intervistati di sesso maschile, la ricostruzione del grande racconto di
Lost secondo un filo conduttore ha assunto principalmente due forme: il
conflitto tra bene e male e l’isola. Le intervistate di sesso femminile invece,
hanno raccontato i personaggi, le loro relazioni e i loro percorsi di crescita.
Competenze analitiche – la narrazione
È interessante notare come il racconto
venga «costruito in modo differente in base ai discorsi (conoscenze,
pregiudizi, resistenze ecc.) che il lettore porta con sé» (Morley, 1983)
I. C’è una sorta di negazione di sé, un confrontarsi con un’altra parte di sé che
poi... è un sé in potenza. Quello che potevamo essere che poi non siamo stati
ma che è dentro di noi e ci fa essere comunque quello che siamo. (Corinna)
‘ sia influenzato dal il grado di coinvolgimento che l'intervistato ha nei
confronti di uno o più personaggi in particolare.
I. … anche se fondamentalmente potrebbe essere anche Jack però a me come
personaggio non mi è mai piaciuto, non gli ho mai dato tanto peso. (Jessica)
Competenze analitiche – i personaggi
La comunità dei personaggi di Lost si trova costantemente al centro dei discorsi
degli intervistati, che mostrano competenza nel saperli analizzare in modo non
solo appassionato, ma approfondito e problematico.
Secondo Henry Jenkins (1992), «i fan sfumano i confini tra fatti e finzioni,
parlando dei personaggi come se avessero una loro esistenza a prescindere dalle
loro manifestazioni testuali, entrando nel reame della finzione come se esso fosse
un luogo concreto che loro possono abitare ed esplorare».
I. … perché io lo vedo così, perché affidabile è la parola che lo contraddistingue,
serio, buono, me lo sono immaginato studioso all’Università, e con questo
tatuaggio grande sul braccio, non lo so… (Margherita)
Competenze analitiche – il mistero
Gli intervistati riescono a elencare con facilità quelli che sono stati, nel corso
degli anni, i principali misteri della serie e le questioni rimaste per molto tempo
in sospeso. Sembrano però essere più disorientanti, più “persi”, al momento di
parlare in modo approfondito degli elementi misteriosi e irrisolti di Lost.
La serie è sicuramente annoverabile tra quei testi che sono stati, per usare
un'espressione di Fiske (1989), “resi produttivi”, nel senso di «essere aperti,
contenere buchi narrativi, cose lasciate irrisolte, contraddizioni, che permettano
e allo stesso tempo invitino la produttività del fan. Sono testi insufficienti che
sono inadeguati alla loro funzione culturale di far circolare i significati e i piaceri
finché non sono rielaborati e resi attivi dai loro stessi fan, che con questa
attività producono il proprio capitale culturale».
Competenze analitiche – tra passato e futuro
La competenza degli intervistati rispetto a questi aspetti del testo si muove su
due direttive: il passato e il futuro, la spiegazione e la previsione. Le loro
differenti risposte sembrano essere influenzate non soltanto dall’abilità
analitica rispetto al prodotto Lost in sé, ma anche
dalla scelta tra la “fede” nel fatto che alla fine la trama si chiarirà e i misteri
si risolveranno da soli, o dalla ricerca attiva di una spiegazione plausibile:
I. Cerco di definire un po' le cose che accadono, sì, pure arrivare a una
conclusione: cioè, di analizzare questi fatti che accadono nella serie e dire «Va
bè questi dove vogliono arrivare?» (Francesco)
I. Preferisco rimanere a bocca a aperta e aspettare la puntata successiva. (Laura)
Competenze analitiche – competenza mediale
dalla competenza mediale di ciascuno, intesa come capacità di assimilare
le tecnologie all'interno della propria quotidianità e di utilizzare diversi media in
sinergia per raggiungere i propri obiettivi.
L’atteggiamento nei confronti della Rete varia sensibilmente da un intervistato
all'altro: c'è chi la usa per fare ricerche approfondite, chi visita i forum
traendone spunti interessanti e chi ha la convinzione che andare su internet
per parlare di Lost denoti un attaccamento esagerato alla serie.
I. Diciamo che mi ha presa Lost, ma non così non da ossessione! Andare su
internet è una cosa troppo ossessiva. (Margherita)
Competenze analitiche – la narrazione transmediale
Collegata al tema appena trattato è sicuramente la declinazione
multipiattaforma del universo Lost, già citata nella fase di analisi del prodotto.
È emerso che la maggior parte degli intervistati conosce gli ARG, i giochi per
scoprire i segreti della Dharma Initiative, i video orientativi inediti
dell'organizzazione, i mobisodes, e in generale l’esistenza di contenuti legati alla
serie e fruibili su più piattaforme, pur non nutrendo per questi un particolare
interesse.
Due degli intervistati hanno anche avuto modo di giocare.
Competenze analitiche – la conclusione
Abbiamo avuto modo di investigare se gli intervistati avessero fatto delle
previsioni e formulato teorie su un epilogo in grado di fornire un significato a
quanto successo nelle sei stagioni precedenti.
Nessuno degli intervistati ha ipotizzato quale potesse essere il finale. Hanno
invece manifestato paure, speranze e aspettative, non mancando mai di riferirsi
alla responsabilità e alle scelte degli sceneggiatori.
I. Pensare che tu sceneggiatore di Lost pensi che io spettatore sia stupido e,
arrivato alla fine, tu mi devi recitare una sorta di chiosa finale, quello mi darebbe
fastidio. (Laura)
Competenze critiche
Gli sceneggiatori di Lost sono spesso citati durante le interviste, non solo in
riferimento alla puntata finale. Gli intervistati li riconoscono come autori della
storia, si rivolgono a loro come creatori dei personaggi e delle vicende.
Apprezzano e criticano le loro soluzioni, si pongono domande sulla natura delle
loro scelte, sentono di meritare la loro attenzione e considerazione.
I. Uno è appassionato totalmente a questa cosa, però deve sapere tutto. Gli
autori partono volendo creare una cosa nuova, diversa, e però devono essere…
devono tenere l'impegno fino alla fine. Per gli ascolti, o per altre cose, hanno
tolto di mezzo alcuni personaggi. No, così, è una curiosità mia. (Francesco)
Competenze interpretative
Le due opere più associate a Lost sono Il Signore delle Mosche e Robinson
Crusoe, nonostante gli intervistati chiariscano subito il fatto che questa serie
inserisce delle novità che non si ritrovano né in questi libri né in nessun altro
prodotto culturale.
Alcuni di loro, tuttavia, sono riusciti a gettare dei ponti tra alcune peculiarità della
serie e testi apparentemente molto diversi da essa (Star Wars, il Codice Da
Vinci, Fringe, Twin Peaks). Dimostrano così le loro competenze come spettatori,
come persone che, costituendosi «come audience in modi differenti e in
momenti diversi» (Fiske, 1989), hanno prodotto significati e piaceri da contenuti
per i quali mantengono vivo il ricordo e l’attaccamento.
Rapporto tra sé e testo
L’obiettivo: indagare gli aspetti inerenti il coinvolgimento emotivo e la
sfera emozionale dei soggetti intervistati nei confronti del testo Lost
emersi dalle interviste somministrate.
A tal scopo, faremo riferimento prevalentemente a due concetti chiave
nella riflessione de sé: appropriazione e articolazione.
Rapporto tra sé e testo
L’appropriazione
• Thompson (1998) utilizza il termine appropriazione per riferirsi
all’estensione del processo di ricezione oltre il momento della fruizione.
• Appropriarsi significa “far proprio” qualcosa di estraneo e trovare un
modo per rapportarsi ad esso e incorporarlo nella propria vita.
• In questo modo, il sé si trasforma in un progetto riflessivo nel corso
del quale l’individuo incorpora materiali mediati (tra le altre cose) e li
inserisce in un racconto autobiografico coerente e continuamente
rivisto.
Rapporto tra sé e testo
L’articolazione
• Un testo in potenza e un soggetto in potenza (l’audience
estemporanea) si incontrano e si connettono tra loro, attraverso un
processo di articolazione tra i significati, che il soggetto trova nel testo,
e la loro appropriazione, articolata entro gli spazi dell’intertestualità
dell’esperienza sociale.
• Questa articolazione conferisce piacere al consumo e caratterizza un
testo come veramente popolare.
• I significati offerti dai materiali mediali sono elaborati a partire dalle
concrete esperienze di vita.
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
Alcuni intervistati dichiarano di non riuscire a provare emozioni,
adducendo come motivazione una presunta durezza del carattere.
I. Ecco, no, purtroppo sono abbastanza impassibile a tutto ciò.
(Corinna)
I. Guarda caratterialmente io proprio sono – freddo diciamo, quindi è
difficile. (Sergio)
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
Tra tutte le emozioni dichiarate, lo stupore è senza dubbio il
sentimento più ricorrente:
I. [...] più stupito, diciamo, più che colpito in maniera proprio da
commuovermi. (Sergio)
I. [...] E poi lo stupore, sempre, all’ordine del giorno. (Francesco)
I. [...] magari ho avuto reazioni di stupore di fronte a scene che non mi
aspettavo che evolvessero così. (Federico)
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
Se non si tratta di stupore, si tratta allora di ansia, o per meglio dire di
ansia di conoscenza, ansia di venire a capo delle questioni,
probabilmente di ansia di non riuscire a capire.
I. [...] ero più ansiosa di conoscere tutti i segreti che non venivano
svelati. (Corinna)
I. [...] io per arrivare alla fine vedo cinquecento puntate con una certa
ansia e fretta, quindi non me lo godo neanche. [...] Fatemi capire,
aiutatemi a capire qualcosa. (Margherita)
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
Solo in un caso si ha una palese ammissione di pieno coinvolgimento
emotivo, laddove l’intervistata afferma di aver provato commozione,
rabbia, delusione.
I. La puntata in cui Desmond e Penny si incontrano ho pianto, perché è
stata molto emozionante[...]. E poi a volte capita anche che mi
arrabbi, per delle cose che succedono e quindi che sbraiti [...] e
quindi mi capita anche di essere poi delusa dagli avvenimenti.
(Laura)
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
Un nostro intervistato considera il coinvolgimento emotivo
indissolubilmente connesso all’immedesimazione.
I. [...] nel momento in cui ti immedesimi in un racconto è evidente che
qualunque colpo di scena, una qualunque situazione avvincente
provochi delle emozioni [...]
R. E che tipo di emozione è?
I. Un brivido, provo un brivido nel vedere i deboli riscattarsi per
esempio [...]. Forse è in una cosa del genere che potrei
immedesimarmi, non rispecchiarmi, immedesimarmi... (Davide)
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
Due sembrano essere le motivazioni alla base del coinvolgimento:
• la componente del mistero
• la psicologia dei personaggi
I. La complessità del tutto. Poi mi piaceva questo lato un po’
sovrannaturale che c’aveva, questo lato quasi magico, i personaggi
che erano così vivi, così vicini, umani, sbagliavano, morivano, si
innamoravano. (Jessica)
Rapporto tra sé e testo
Il coinvolgimento emotivo
A testimonianza del fatto che i significati offerti dai materiali mediali
siano elaborati a partire dalle concrete esperienze di vita, una delle
nostre intervistate ci fornisce un esempio che ci aiuterà a capire come
la capacità di provare emozioni suscitate da un testo mediale sia
strettamente legata alle storie di vita personali e ai vissuti interiori,
traghettandoci così verso la sponda, speculare al coinvolgimento
emotivo, dell’immedesimazione.
Rapporto tra sé e testo
R. Altri tipi di emozioni, qualche scena particolare?
I. Mi è piaciuto tantissimo, il rapporto tra padre e figlio, mi è piaciuto un
bel po'...
E poco più tardi, a riprova del fatto che spesso e volentieri il
coinvolgimento emotivo è diretta conseguenza della rivisitazione
autobiografica della propria esperienza vissuta:
R. Ti sei mai rispecchiata in qualche situazione, qualche storia dei
personaggi?
I. Sì, Jack con il rapporto con il padre che aveva all'inizio [...] (Jessica)
Rapporto tra sé e testo
L’immedesimazione
• Gli intervistati che hanno negato il coinvolgimento emotivo, hanno
negato anche l’immedesimazione
• A domanda diretta sull’attivazione di pratiche di immedesimazione, la
maggior parte di loro nega
• Ma parlando di “immaginazione”, piuttosto che di immedesimazione,
dimostrano di essere perfettamente in grado di fare inferenze su se
stessi, articolando magistralmente il testo mediale
Rapporto tra sé e testo
L’immedesimazione
• Di società spettacolare e del concetto di immaginazione parlano
diffusamente Abercrombie e Longhurst (1998).
• Il mondo si costituisce come una performance, un palcoscenico a
cielo aperto, e le persone, o gli eventi, che ne fanno parte mettono in
scena performance per coloro che li guardano e osservano.
• Si approda così ad una concezione di società narcisistica.
• La presenza di un soggetto narcisista presuppone la capacità di
riflettere in maniera molto articolata su sé stessi, fino a essere in grado
di immaginarsi mentre si mettono in scena performance di fronte ad
altre persone.
Rapporto tra sé e testo
L’immedesimazione
• L’uso da parte degli individui dei loro poteri inventivi e creativi per
costruire immagini mentali è ciò che Campbell (1987) chiama sogno ad
occhi aperti o fantasticare.
• I nostri intervistati, se accettano con reticenza l’idea
dell’immedesimazione, dimostrano di non avere nessuna difficoltà a
fantasticare su se stessi in determinate situazioni o ruoli.
Rapporto tra sé e testo
I. Non mi rispecchio nei personaggi però sono attratto da questo
genere di cosa – cioè non mi è mai successo di dire: “Avrei fatto anche
io così” [...] però mi è capitato di pensare che mi sarebbe piaciuto
essere stato in grado di fare certe cose, soprattutto nelle scene
d'azione mi sarebbe piaciuto essere... avere le capacità fisiche che
dicevo prima nel caso di Sayid nel senso che mi piacerebbe se mi
trovassi in una situazione critica, se venissi aggredito mi piacerebbe
essere capace come lui di avere la meglio. (Davide)
Rapporto tra sé e testo
L’immedesimazione
Fiske (1989), riferendosi ad una celebre ricerca su alcuni studenti
universitari appassionati di Prisoner, illustra il processo di articolazione
tra questi ed il programma. «Stavano usando il programma televisivo
per “parlare” o trarre significato dalla loro esperienza di subordinazione
istituzionalizzata e, quindi, per interpretare se stessi come soggetti
subordinati, e hanno fatto questo articolando (collegando) la loro
visione di una soap opera ambientata in un carcere femminile con la
loro esperienza sociale della scuola. »
Rapporto tra sé e testo
L’immedesimazione
Una nostra intervistata ha messo egregiamente in luce questo
processo di articolazione, paragonando la vita sull’isola alla vita
lavorativa e la convivenza forzata cui sono costretti i superstiti del volo
Oceanic 815 alla collaborazione forzata con i colleghi di lavoro.
Rapporto tra sé e testo
I. [...] il fatto che questi personaggi siano costretti a vivere insieme e
quindi anche quando vorrebbero esplodere le ire contro qualcuno di
loro, devono cercare di reprimersi ritornare sui propri passi, perché
questo è quello che sei costretto a fare quando sei costretto a vivere
con persone che non scegli. [...] quando lavori necessariamente devi
avere a che fare con persone che non ti sei scelto, con le quali
trascorrerai, nel mio caso, 14/15 ore al giorno [...] E quindi anche
sotto quest’aspetto Lost lo riporto nella mia vita. (Margherita)
Rapporto tra sé e testo
L’autoriflessività
• L’essenza del progetto del sé poggia sull’idea della riflessività.
• Giddens (1990) parla di progetto riflessivo del sé riferendosi a quel
processo in cui l’identità è costituita dall’ordine riflessivo delle
narrazioni sul sé, che altro non sono che le storie attraverso le quali
l’identità personale è intesa in modo riflessivo.
• Gli individui costruiscono la propria identità definendo e ridefinendo le
interpretazioni della propria biografia sotto forma di narrativa o di
storia.
Rapporto tra sé e testo
L’autoriflessività
• analizzare quella che è stata, per i nostri intervistati, l’esperienza
connessa all’essere audience di Lost.
• indagare le modalità con le quali le audience performano la propria
identità (il proprio progetto identitario) nei media e con i media.
Rapporto tra sé e testo
L’autoriflessività
Alcuni hanno confessato di non essere in grado di rispondere, altri
parlano di un orgoglio quasi elitario che differenzia e sempre
differenzierà i fan di Lost da tutti gli altri.
I. Ci sono due tipi di persone al mondo. Quelli che hanno guardato Lost
e quelli che non hanno guardato Lost. Entrare nella fascia delle
persone che hanno guardato Lost e poter condividere tutto il patema
d’animo che si è creato intorno a questa serie, è entrare a far parte di
una grossa parte di umanità. (Corinna)
Rapporto tra sé e testo
L’autoriflessività
Altri intervistati dichiarano che faranno tesoro dell’esperienza di
fruizione di Lost per approcciarsi in maniera più critica nei confronti di
contenuti mediali terzi.
I. Se mai dovessero fare una serie ispirata o comunque simile [...] sarò
molto più critica nei confronti di questo fratello [...] qualunque cosa
dovesse venire dopo, non so se sarà mia all’altezza [...] già il fatto che
è esistito Lost sarà un grande handicap per qualsiasi cosa dovrebbe
venire dopo. (Laura)
Rapporto tra sé e testo
L’autoriflessività
Altri ancora parlano di una sorta di vuoto che lascerà loro Lost, vuoto
che colmeranno o con altre serie televisive...
I. Sì, mi devo trovare subito un'altra serie, mi devo trovare un'altra
occupazione! No, scherzo. Mi devo trovare una serie di ripiego,
perché dopo di questa ci sarà un vuoto. (Francesco)
Rapporto tra sé e testo
L’autoriflessività
...o che ancora non sanno bene come colmare.
I. Non c’ho più niente da fare! Ormai tutto il mio tempo libero è
concentrato su Lost e mi sono chiesta: quando finirà Lost, cosa farò?
(Margherita)
GRAZIEPERL'ATTENZIONE