manuale fondi strutturali

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1 EUROPEAN ANTI-POVERTY NETWORK (EAPN) VERSIONE FINALE DI BRIAN HARVEY, COORDINATORE EUROPEO CON I CONTRIBUTI NAZIONALI DI : Sylvie Girard, Francia Elena di Palma, Italia Östen Bohlin, Svezia Andreas Hutter, Germania John Griffiths, Regno Unito Joaquim Bernardo, Paulo Feliciano, Portogallo José Manual Fresno, Carmen Gonzáles Ortega, Matilde Fernández Abad, Spagna Questo progetto ha avuto il supporto finanziario della Commissione europea Traduzione dall’inglese di Letizia Cesarini Sforza MANUALE EUROPEO SULLA GESTIONE DEI FONDI STRUTTURALI

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MANUALE EUROPEO SULLA GESTIONE DEI FONDI STRUTTURALI

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Page 1: Manuale Fondi strutturali

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EUROPEAN ANTI-POVERTY NETWORK (EAPN)

VERSIONE FINALE

DI BRIAN HARVEY, COORDINATORE EUROPEO

CON I CONTRIBUTI NAZIONALI DI : Sylvie Girard, Francia Elena di Palma, Italia Östen Bohlin, Svezia

Andreas Hutter, Germania John Griffiths, Regno Unito

Joaquim Bernardo, Paulo Feliciano, Portogallo José Manual Fresno, Carmen Gonzáles Ortega, Matilde Fernández Abad, Spagna

Questo progetto ha avuto il supporto finanziario della Commissione europea

Traduzione dall’inglese di Letizia Cesarini Sforza

MANUALE EUROPEO SULLA GESTIONE DEI FONDI STRUTTURALI

Page 2: Manuale Fondi strutturali

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INDICE Prefazione Metodologia Ringraziamenti

Capitolo 1 Come funzionano i Fondi strutturali Pag. 5

Capitolo 2 L’informazione Pag. 13

Capitolo 3 La pianificazione Pag. 23

Capitolo 4 Erogazione e Accesso Pag. 31

Capitolo 5 Il Monitoraggio Pag. 39

Capitolo 6 La Valutazione Pag. 45

Capitolo 7 Le Sfide future Pag. 50

Allegato: Elenco degli Uffici della Commissione europea e delle Divisioni dei governi nazionali Responsabili per i Fondi strutturali

Page 3: Manuale Fondi strutturali

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PREFAZIONE Questo manuale vuole mettere in evidenza le opportunità che si offrono oggi alle organizzazioni non governative che operano nel settore della lotta all’esclusione sociale sia per influenzare il funzionamento dei Fondi strutturali nel loro insieme che per riuscire a farne strumenti più incisivi nella lotta contro l’esclusione sociale. Questo manuale non vuole né essere una presa di posizione politica sulla riforma dei Fondi e sui nuovi regolamenti (EAPN ha già fatto conoscere la propria posizione in materia) né, tanto meno, intende essere solo un manuale di informazioni su come le ONG possono accedere ai Fondi. Il presente manuale prende in esame in quale maniera le ONG possano influenzare la pianificazione, la pubblicizzazione, il monitoraggio e la valutatazione dei Fondi Strutturali – in altre parole, come esse possano influenzare la loro gestione. Abbiamo qui preso in considerazione non solo l’esperienza acquisita dalle organizzazioni non governative nella gestione dei Fondi di questo ultimo periodo (1994-1999), ma abbiamo anche esaminato tutte le possibilità che si apriranno nei prossimi anni. Non abbiamo voluto presentare la situazione esistente in ogni Stato membro in maniera matematicamente equanime: alcuni paesi sono più presenti di altri e viceversa, a secondo dei campi dove essi risultano aver fatto le esperienze più importanti: gli Stati membri e le loro esperienze sono comunque citati a intervalli regolari. Scopo di questo manuale è illustrare e fornire un quadro generale di cosa accade – e il grande potenziale che oggi esiste – in tutta Europa. Tra il 2000 e il 2006 i Fondi strutturali europei avranno a disposizione 213 miliardi di euro e, benché non siano il settore più ampio di spesa dell’Unione europea, essi rappresentano nondimeno una risorsa considerevole che l’Europa ha a disposizione per migliorare la sua economia e il suo benessere sociale. Da molti anni le associazioni non governative sono impegnate nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, ma esse differiscono notevolmente una dall’altra. Alcune sono piccole organizzazioni che operano a livello di base, altre sono gruppi molto ampi che, a livello nazionale, offrono i loro servizi a federazioni e a coalizioni. Le ONG impegnate nel campo dell’esclusione sociale hanno iniziato a lavorare insieme a livello regionale, nazionale ed europeo fin dal 1990 e oggi la rete europea di lotta alla povertà (EAPN) è formata da quindici reti nazionali. Le modifiche a mano a mano apportate ai Trattati dell’Unione consentono oggi alle organizzazioni non governative di avere un ruolo trainante nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Il Trattato di Maastricht (1992) ha infatti riconosciuto il ruolo delle organizzazioni di volontariato che lavorano in rete a livello europeo; nel 1997 la Commissione europea ha pubblicato un Libro bianco sul ruolo delle organizzazioni non governative e delle fondazioni in Europa; nel 1999, con la messa a regime del Trattato di Amsterdam, l‘Unione europea si è data un quadro di riferimento legale che le garantisce la possibilità di mettere in campo azioni contro l’esclusione sociale in tutti gli Stati membri (articolo 137). I Fondi strutturali europei, nati durante gli anni ’60, potrebbero e dovrebbero essere uno strumento di primaria importanza nella lotta contro la povertà e dovrebbero e potrebbero offrire alle organizzazioni non governative l’opportunità di agire positivamente nella lotta contro l’esclusione sociale. Ma, fino ad ora, queste opportunità sono state molto limitate anche perché i Fondi strutturali sono stati primariamente impegnati per lo sviluppo economico regionale e per il funzionamento del mercato del lavoro, seguendo un modello di sviluppo che poco fa per affrontare alle radici le cause dell’esclusione. Le allocazioni finanziarie dei Fondi strutturali sono state, per la maggior parte, assorbite dai governi e dalle loro agenzie e le ONG hanno potuto fino ad ora sviluppare solo progetti limitati, all’interno di programmi minori e periferici. Questa guida tratta di come le ONG possono incidere sulla gestione dei Fondi strutturali così da indirizzarli verso la riduzione e l’eliminazione dell’esclusione sociale e della povertà nell’Unione europea. La povertà è diventata, infatti, uno dei problemi più acuti che l’Unione deve affrontare oggi: malgrado sia uno dei mercati più affluenti del mondo e malgrado essa abbia raggiunto un benessere senza precedenti, l’Unione europea ha, dentro i suoi confini, alti livelli di povertà, di bisogni sociali e di ineguaglianze. Sono 17 milioni gli europei senza un lavoro e altri 9 milioni, alcuni dei quali anziani, o disabili, potrebbero lavorare se si creassero lavori adatti. Inoltre, 15 milioni di europei vivono in alloggi non adeguati e i senza-tetto sono 3 milioni. Tra il 6% e il 25% degli europei vive al di sotto della linea di povertà e tra il 2% e il 6% vive in acuta, persistente povertà, fenomeno che incide in modo sproporzionato sulla vita di donne e bambini.

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METODOLOGIA Questo manuale è stato redatto con la supervisione del gruppo di lavoro sui Fondi strutturali della Rete europea di lotta alla povertà (EAPN) e con il contributo delle reti nazionali aderenti a EAPN che hanno lavorato a questo progetto. La parte centrale del manuale è una presentazione trasversale delle esperienze che le ONG di otto Stati membri dell’Unione europea hanno avuto con i Fondi strutturali (Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Svezia, Portogallo e Irlanda). Sono stati quindi presi in considerazione paesi di dimensioni diverse, sia grandi che piccoli, del nord e del sud Europa, con modelli sociali diversi e diversi livelli di sviluppo delle organizzazioni non governative. Informazioni sulle esperienze dei paesi che hanno partecipato a questa iniziativa sono state ottenute attraverso un questionario standard inviato a ricercatori appositamente selezionati in ognuno degli otto stati. Il coordinatore ha quindi proceduto a una sintesi dei questionari compilati e ha fornito informazioni e analisi che costituiscono parte integrante di questo manuale (Capitolo 1) I rappresentanti della Commissione europea responsabili per i Fondi strutturali hanno messo a disposizione tutta la documentazione in loro possesso e hanno contribuito con le loro opinioni. RINGRAZIAMENTI Il coordinatore desidera ringraziare per il loro sostegno ricevuto e per il contributo reso: Marie-françoise Wilkinson, EAPN, Brussels Council for Voluntary Action, Belfast Cynthia Nolmans, EAPN, Brussels Geoff Nuttall, Head of European Unit, Northern

Ireland Council for Voluntary Action José Manual Fresno, Carmen Gonzáles Ortega, Matilde Fernández Abad (rapporto per la Spagna)

Ireland Council for Voluntary Action

Sylvie Girard (rapporto per la Francia) Vittorio Curzi, Head of UK Unit, European Commission, DG XVI

Östen Bohlin (rapporto per la Svezia) Maurice Kiely, European Structural Funds Information Unit, Dublino

Joaquim Bernardo, Paulo Feliciano (rapporto per il Portogallo)

Seamus McAleavy, Direttore, Northern Ireland Council for Voluntary Action, Belfast

Andreas Hutter (rapporto per la Germania) Chantal Sophie, European Commission, DG XVI Resource Centre

John Griffiths (Regno Unito, rapporto per la Gran Bretagna)

Luisella Pavan-Woolfe, Acting Director, ESF operations, European Commission, DG V

Helena di Palma (rapporto per l’Italia) Anna Zito, European Commission, DG V, office of Ms Pavan-Woolfe

Gunvi Haggren, Raoul Hansson, Swedish Anti-poverty Network

Michel Laine, Head of Unit, Community Initiatives, European Commission, DG V

Gabriel Chanan, Community Development Foundation, Londra

Elisabeth Hellander, Director of Coordination & Evaluation, European Commission, DG XVI

Niall Crowley, Community Workers Cooperative, Dublino

Hans Jankowski, Head of Unit, Regional Assistance (Greece) European Commission, DG XVI

Janice Ransom, Community Workers Cooperative, Galway

C André, Head of Unit, Regional assistance (Portugal), European Commission, DG XVI

Kathleen Fahy, Community Workers Cooperative, Galway

Jack Engwegen, Advisor, Regional operations, European Commission, DG XVI

Il rapporto per l’Irlanda e il Nord Irlanda è di Brian Harvey.

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CAPITOLO 1 COME FUNZIONANO I FONDI In questo capitolo descriviamo i Fondi strutturali: cosa sono, come funzionano, come sono finanziati e qual è il loro scopo. Si mettono altresì a paragone le due programmazioni del 1994-9 e del 2000-6. I Fondi strutturali costituiscono il maggiore capitolo di spesa dell’Unione europea dopo quello per la Politica agricola comune. I Fondi strutturali sono tre:

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) Fondo sociale europeo (FSE) Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e

Garanzia (FEAOG) Ci sono poi altri due Fondi associati ai Fondi strutturali anche se, tecnicamente, sono nati come Strumenti finanziari:

Strumento finanziario di orientamento per la pesca (SFOP), e

Fondo di coesione. I Fondi strutturali furono istituiti negli anni ’60 ma prendono la forma che noi oggi conosciamo solo nel 1988, quando, per la prima volta, furono organizzati come un insieme unnico e distribuiti in periodi pluri-annuali: ovvero, 1989-1993, 1994-1999 e 2000-2006. I Fondi sono poi stati contradistinti con nomi precisi, ovvero: Delors I, Delors II e Agenda 2000. La Previsione finanziaria è il quadro finanziario elaborato per ognuno dei rispettivi periodi di programmazione. Chi prende cosa dei Fondi strutturali è il risultato di una complessa negoziazione tra le istituzioni nazionali e quelle europee, la cui procedura, nella sua eccezione più semplice, è la seguente:

La Commissione europea propone i criteri da seguire per il periodo di programmazione in questione con allegato un budget di massima (Previsione finanziaria) e una bozza dei regolamenti che ne assicurano l’operatività. Agenda 2000 è la proposta che la Commissione ha fatto per la prossima tornata;

le proposte della Commissione vengono discusse nelle istituzioni europee (Consiglio, Parlamento, Comitato economico e sociale, Comitato delle Regioni);

il Consiglio dei ministri approva le proposte della Commissione, le risorse finanziarie allocate per ogni fondo e le allocazioni finanziarie per i singoli Stati membri;

viene approvata la bozza dei regolamenti che diventa un sistema legalmente coercitivo;

entro i quattro mesi successivi, I governi nazionali devono presentare le loro proposte su come i Fondi verranno spesi nei rispettivi paesi (alle volte, queste proposte prendono il nome di Piani Nazionali;

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segue un periodo di negoziazioni tra la

Commissione e i singoli governi nazionali per verificare che le proposte da loro fatte siano in sintonia con le politiche dell’Unione europea e coincidano con gli obiettivi dell’integrazione europea;

si prosegue con la stipula di una serie di documenti, a valore legale, che stabiliscono, paese per paese, i sistemi adottati per la spesa dei finanziamenti. Questi documenti possono chiamarsi “Quadro comunitario di sostegno”, “Documento unico di programmazione” o “Programma operativo” e, specificano, spesso fin nei minimi particolari, le aree di intervento, gli scopi e gli obiettivi, chi sarà assistito e le allocazioni finanziarie coinvolte;

i Fondi sono quindi erogati. Quasi tutti i Fondi implicano la messa a disposizione di Fondi nazionali o regionali di pari entità.

Anche se i Fondi strutturali vengono da Bruxelles, da denaro dell’Unione europea, le modalità di spesa sono negoziate tra la Commissione europea e il governo dello Stato membro. Questa è la ragione per cui, tranne che in rare eccezioni, le domande di finanziamento non devono essere inoltrate a Bruxelles. I governi nazionali destinano la maggior parte di questi Fondi ai loro dipartimenti e divisioni (vedi: riquadro a destra). Fanno eccezione a questa regola i fondi dei Programmi di iniziativa comunitaria. I Programmi di iniziativa comunitaria sono voluti dalla Commissione e, anche se risentono dell’influenza degli Stati membri, le idee, gli obiettivi e i criteri di attuazione sono essenzialmente dettati dalla Commissione e sono operativi in tutti gli Stati Membri.

La Commissione propone i Programmi di iniziativa comunitaria (normalmente come parte integrante della proposta complessiva sui Fondi strutturali); Consiglio ne approva l’attuazione dopo essersi consultato con il Parlamento e le altre istituzioni europee;

vengono poi emanati i regolamenti, con valenza legale;

Risorse per il periodo 1994-1999 governi nazionali: 90% Programmi di iniziativa comunitaria: 9% Assistenza tecnica & Schemi innovativi: 1% Risorse per il periodo 2000-2006 governi nazionali: 90% Programmi di iniziativa comunitaria: 5,35% (2,5% per INTERREG III) Assistenza tecnica:0,25% Schemi innovativi: 0,4% Riserva: 4%

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si stipulano accordi – che generalmente prendono il nome di Documenti unici di programmazione - con ogni Stato membro. La gestione operativa di ciascun programma viene di solito affidata a un dipartimento governativo, a una agenzia di consulenza, a un soggetto misto pubblico/privato, a un organismo intermedio o anche a un’organizzazione non governativa;

per la maggior parte dei Programmi di iniziativa comunitaria viene lanciato un bando. A volte vengono ammessi nuovi progetti a metà percorso.

I Programmi di iniziativa comunitaria sono i più flessibili tra quelli finanziati dai Fondi strutturali e offrono alle organizzazioni non governative le maggiori possibilità di partecipazione. L’allocazione finanziaria dei Fondi strutturali si basa su un insieme di criteri molto complesso. La previsione finanziaria della Commissione è correlata da una serie di obiettivi (qui di seguito riportiamo gli obiettivi sia per il periodo 1994-9 che per il 2000-6). Il termine obiettivo può generare confusione: alcuni obiettivi, infatti, corrispondono ad aree geografiche (1, 2, 5b, 6) e altri sono invece a carattere tematico (3 e 4). Con questo nuovo periodo di programmazione, gli obiettivi sono stati alquanto semplificati.

La previsione finanziaria in cifre, 2000-6 (miliardi di euro) Fondi strutturali: _195 Fondo di Coesione: _18 (totale_213) Sostegno di preadesione per i futuri Stati membri: _7

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Obiettivi dei Fondi strutturali, 1994-2006

Obiettivo

1994-1999

2000-2006

1

Aree dove il Prodotto interno lordo è inferiore al 75% della media europea

Aree dove il Prodotto interno lordo è inferiore al 75% della media europea

2

Regioni in declino industriale

Aree sottoposte a riconversione economica e sociale

3

Integrazione dei disoccupati nel mercato del lavoro

Adeguamento e modernizzazione dei sistemi scolastici, di formazione e di impiego

4

Sostegno ai lavoratori per adeguarsi alle trasformazioni industriali

* Programma per la pace & la riconciliazione in Irlanda & Irlanda del Nord * Programma speciale di sostegno alla Svezia

5

5a: Sviluppo agricolo

5b: Aree a priorità di sviluppo rurale

6

Aree a bassa densità abitativa

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Il nuovo periodo di programmazione dei Fondi per il 2000-2006 prevede non più 6 ma tre obiettivi: il nuovo obiettivo 1 raggruppa al suo interno i vecchi obiettivi 1 e 6; il nuovo obiettivo 2 riunifica i vecchi obiettivi 2 e 5b e, infine, l’obiettivo 3 ingloba i vecchi obiettivi 3 e 4. Le aree geografiche incluse nell’obiettivo 1 riceveranno la maggior parte del sostegno europeo, e il criterio del 75% del PIL sarà applicato molto rigorosamente: alcune regioni non entreranno più nell’obiettivo 1 (per es., l’Irlanda del sud e dell’est), ed altre, più povere ne saranno, per la prima volta, incluse. Dettaglio delle allocazioni finanziarie (in miliardi di euro): Obiettivo

Ammontare % dei Fondi Percentuale di aiuto

1 135.9 69,7% 50% - 75%

2 22,5 11,5% 25% - 50%

3 24,05 12,3% 25% - 50%

La distribuzione dei Fondi per l’obiettivo 1 è la più semplice : essa prevede l’allocazione di grosse somme di denaro alle regioni più povere dell’Unione europea; comprende il 23% dei cittadini europei e il 40% del suo territorio. Il livello di sostegno economico dell’Unione europea raggiunge qui il suo livello massimo - fino al 75% per ogni progetto - e si caratterizza dall’uso dei Fondi per la messa in opera di grandi progetti infrastrutturali (per es., strade). L’Obiettivo 1 riceve fondi aggiuntivi attraverso il Fondo di coesione che garantisce risorse addizionali alle quattro regioni più povere dell’Unione europea: Irlanda (che non sarà più regione a obiettivo 1 a partire dal 2003), Spagna, Portogallo e Grecia. Il denaro del Fondo di coesione è distribuito equamente tra progetti per i trasporti e per l’ambiente. L’Obiettivo 2 si applica in quelle aree che stanno attraversando riconversioni economiche e sociali. Cade sotto questo obiettivo il 18% del territorio dell’Unione, diviso tra: Aree dell’obiettivo 2, 2000-6: Aree industriali in via di riconversione 10% Aree rurali in declino 5% Aree urbane in difficoltà 2% Aree depresse dipendenti dalla pesca 1%

Aree dell’Obiettivo 1

1994 Grecia Portogallo Irlanda Regioni del sud e dell’ovest della Spagna Regioni del sud dell’Italia Germania dell’est Flevoland (Olanda) Francia: Territori d’oltremare, Corsica, Valenciennes, Douai, Avesnes Belgio: Hainaut Regno Unito: Highlands e isole di Scozia, Merseyside, Irlanda del Nord

------------------------------------

2000 Grecia Portogallo, eccetto Lisbona e Tagus Border, Midland, Irlanda dell’ovest Regioni del sud e dell’ovest della Spagna Germania dell’est Italia del sud, eccetto il Molise Francia: Dipartimenti d’oltremare Regno Unito: Yorkshire del sud, Wales occidentale e Valleys, Cornwall e Scilly, Merseyside Austria: Burgenland Regioni a bassa densità abitativa della Svezia e della Finlandia

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Le aree geografiche esatte si basano sui seguenti criteri:

Categoria

Criteri

Aree industriali in via di riconversione

tasso di disoccupazione sopra la media

tasso di occupazione nell’industria sopra la media

caduta dell’occupazione nell’industria

Aree rurali in declino

densità abitativa inferiore alle 100 persone per Kmq o occupazione nel settore agricolo sopra la media

disoccupazione sopra la media o declino della popolazione

Aree urbane in difficoltà

tasso di disoccupazione di lunga durata sopra la media

alto livello di povertà e condizioni abitative precarie

condizioni ambientali particolarmente disagiate

alto tasso di criminalità e delinquenza

basso livello scolastico Aree depresse dipendenti dalla pesca

alto livello di occupazione nel settore della pesca

perdita di posti di lavoro dovuta alla ristrutturazione del settore

L’Obiettivo 3 copre quelle aree dell’Unione che non sono incluse negli Obiettivi 1 o 2 (in altre parole, tutto il resto del territorio dell’Unione).Questo Obiettivo non è quindi un’area geografica, ma un Obiettivo tematico attraverso il quale l’Unione europea appoggia progetti in grado di adattare e modernizzare le risorse umane, le politiche e i sistemi scolastici, di formazione e di impiego. Questo Obiettivo dipende interamente dal Fondo Sociale. Anche i Programmi di iniziativa comunitaria sono stati semplificati e da 12 diventano 4.

Allocazione delle risorse, 1996-9, (in milioni di euro): SVEZIA • Obiettivo 2: _ 160 • Obiettivo 3: _ 347 • Obiettivo 4: _ 173 • Obiettivo 5a: _ 208 • Obiettivo 5b: _ 138 • Obiettivo 6: _ 252 • Programma di iniziativa

comunitaria: _ 128 Allocazione delle risorse, 2000-6, (in miliardi di marchi tedeschi): GERMANIA Obiettivo 1: _ 37,6 Obiettivo 2: _ 5,8 Obiettivo 3: _ 8,95 Allocazione delle risorse, 2000-6, (in miliardi di euro) FRANCIA Obiettivo 1: _ 3,2 Obiettivo 2: _ 5,3 Obiettivo 3: _ 4,4 Programma di iniziativa comunitaria: _ 1 Aree in transizione (uscita dagli Obiettivi 1 & 2): _ 1,1

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Programmi di iniziativa comunitaria, 1994-2006, in euro

1994-1999* 2000-2006 1 INTERREG II 2,9md INTERREG III 4,875m

2 LEADER II 1,4md LEADER III 2,020m

3 OCCUPAZIONE 1,4md EQUAL 2,847m

4 URBAN 600m URBAN II 700m

5 PESCA 250m

6 ADAPT 1,4md

7 SMEs 1md

8 KONVER 500m

9 REGIS 600m

10 RESIDER 500m

11 RECHAR 400m

12 RETEX 500m

*Nota: Il Programma per la pace e la riconciliazione in Irlanda e Irlanda del Nord è stato inserito solo in seguito tra i Programmi di iniziativa comunitaria. Il secondo Programma per la pace e la riconciliazione fa parte dei Fondi strutturali. Come risulta dalla tabella i 12 Programmi di iniziativa comunitaria del periodo 1994-1999 sono diventati quattro. Il più grande è INTERREG - che prende il 46,7% delle allocazioni finanziarie - , seguito da EQUAL con il 27,3%, LEADER, con il 19,3 e, il più Programma di iniziativa comunitariacolo, URBAN, con il 6,7%. Questi programmi sono finanziati, rispettivamente, dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), dal Fondo sociale europeo (FSE), dal Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (FEAOG) e, nuovamente, dal FESR. INTERREGè destinato al sostegno dei programmi di cooperazione trans-frontaliera. Generalmente, questo Programma è gestito dagli enti governativi locali e regionali e offre solo opportunità limitate alle organizzazioni non governative. LEADER è un programma per lo sviluppo rurale e, di solito, prevede un partenariato tra agenzie di sviluppo locale, enti pubblici e privati e imprese. URBAN si occupa dello sviluppo delle aree urbane più svantaggiate dell’Unione europea e, nella maggior parte dei casi, prevede partenariati tra quei settori del pubblico, del privato e del non-governativo che si confrontano con l’esclusione sociale urbana. Il programma EQUAL sostituisce il programma OCCUPAZIONE che, per il periodo 1995-1999, era stato suddiviso in quattro volet: YOUTHSTART (giovani), HORIZON (disabili), INTEGRA (esclusione sociale) e NOW (pari opportunità per le donne.

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Obiettivo del nuovo programma INTERREG è la promozione dello sviluppo economico equilibrato sia tra gli Stati membri dell’Unione europea che tra gli Stati membri e i paesi in via di adesione dell’Europa centrale e dell’est. Attenzione particolare sarà dedicata allo sviluppo delle aree urbane, delle zone rurali e delle coste; alla crescita della piccola imprenditoria, del mercato del lavoro e alla lotta all’esclusione sociale. Si darà particolare impulso alla valorizzazione delle risorse umane, alla protezione ambientale; allo sviluppo dei trasporti; alla giustizia; all’amministrazione e alla valorizzazione delle capacità umane e istituzionali per la cooperazione. Il programma LEADER si occupa di incoraggiare lo sviluppo rurale integrato nelle zone geografiche con una popolazione tra le 80 e le 100 mila persone. I progetti saranno gestiti da gruppi di azione locale che dovranno operare insieme agli altri attori del settore socio-economico sia pubblico che privato. LEADER III segue tre filoni prioritari: le nuove tecnologie per l’informazione; il miglioramento della qualità della vita e la valorizzazione dei progetti locali unita allo sviluppo delle risorse naturali e culturali. I progetti possono essere indirizzati a gruppi bersaglio specifici (per es., giovani, donne) e incoraggiare la cooperazione sulle tematiche inerenti lo sviluppo rurale sia all’interno dei singoli paesi che tra paesi. EQUAL affonda le sue radici sull’esperienza acquisita da programmi OCCUPAZIONE e ADAPT, che, nel periodo 1994-1999 hanno elargito finanziamenti a più di 10.000 progetti. Obiettivo di EQUAL è la lotta all’esclusione, alla discriminazione e alle disuguaglianze sul lavoro. Questo programma intende finanziare progetti di grande entità, che operano con partenariati compositi che comprendano agenzie pubbliche e private e organizzazioni non governative che sperimentino metodi, approcci e politiche innovative. Si da particolare importanza al carattere innovativo dei progetti, alle sue capacità di far partecipare attivamente i gruppi bersaglio e alla messa in campo di un approccio strategico coerente con le politiche adottate. EQUAL finanzierà specificamente progetti si occupano di coloro che cercano asilo.

Per maggiori informazioni: Per uno studio più approfondito del funzionamento dei Fondi strutturali per il periodo 2000-6, vedi: Eurocitizen Action Service: Your way through the labytinth – a guide to European Union funding for NGOs. Ed. Euro-Citizen Action Service, rue de la Concorde 53, B1050 Bruxelles, tel. 0033 33 548.0490, fax 0032 2 2548 0499, e-mail: [email protected], sito web: http://www.ecas.org

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CAPITOLO 2 L’INFORMAZIONE Per poter accedere ai Fondi strutturali, le organizzazioni non governative e tutti coloro che si occupano dell’esclusione sociale, devono riuscire a ottenere tutte le informazioni disponibili in materia. In questo capitolo affronteremo il problema della circolazione delle informazioni, dell’esperienza già acquisita in materia dalle organizzazioni non governative e delle nuove modalità di accesso alle informazioni per quanto concerne i Fondi per il periodo 2000-2006. 2.1 L’informazione – la teoria In un certo qual modo possiamo confermare che le fonti di informazioni per i Fondi strutturali sono varie e molteplici. Innanzi tutto, esistono i documenti di base - ovvero i regolamenti – che vengono regolarmente pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e che definiscono gli obiettivi, gli scopi, i criteri, le procedure e le allocazioni finanziarie:

per il periodo 1995-1999, il documento base era il numero 2081/93 del 31 luglio 1993.

Per il 2000-2006, è il regolamento n. 1260/1999, del 21 giugno 1999, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di quel giorno insieme ai regolamenti specifici di alcuni dei Fondi (per es., regolamento 1262/1999, per il Fondo sociale europeo). Il 1260/1999 è un documento di 41 pagine ed è il testo legale che governerà tutta l’operazione dei Fondi per i sette anni in cui saranno operativi.

Poi, ci sono i documenti di base stipulati tra i governi nazionali e la Commissione europea che possono prendere il nome di:

Quadro comunitario di sostegno: generalmente riguarda un solo paese alla volta; si riferisce o alle aree di pertinenza dell’Obiettivo 1 o in previsione di spesa superiore al miliardo euro.

Documento unico di programmazione: solitamente interessa le aree di pertinenza degli Obiettivi 2 e 3.

Programma operativo: descrive singoli aspetti del Quadro comunitario di sostegno, dei programmi specifici o il funzionamento dei Fondi strutturali nelle diverse regioni.

Il sistema che regola i Quadri comunitari di sostegno, i Documenti unici di programmazione e i Programmi operativi è molto complesso. Una nazione può avere sia un Quadro comunitario di sostegno che un Documento unico di programmazione. Una regione può avere sia un Documento unico di programmazione che un Programma operativo. Inoltre, i Programmi operativi possono essere multiregionali e tematici. I Programmi di iniziativa comunitaria richiedono un Piano operativo per ogni paese o regione di quel paese. A conti fatti, i Fondi strutturali sono gestiti e governati, nel loro complesso, da più di 1000 documenti programmatici!

Documenti programmatici: alcuni esempi Irlanda Quadro comunitario di sostegno 9 Programmi operativi (es., Risorse umane, Industria, Turismo, Trasporti) Portogallo Quadro comunitario di sostegno 8 Programmi operativi regionali 0 Programmi operativi tematici Grecia Quadro comunitario di sostegno 13 Programmi operativi regionali 20 Programmi operativi tematici Svezia Per l’Obiettivo 2: Documento unico di programmazione per Ångerlandskusten Bergslagen Blekinge Fyrstad Norra Norrlandskusten Per l’Obiettivo 3: Documento unico di programmazione Per l’Obiettivo 4: Documento unico di programmazione Per l’Obiettivo 5a: Documento unico di programmazione Per l’Obiettivo 5b: per Documento unico di programmazione per: Gotland, Skärgården Sydöstra Sverige Västerbotten/Gävle/ Dala, Västra Sverige Per l’Obiettivo 6: Documento unico di programmazione

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Per abitudine, questi documenti sono simili nel formato e nel colore (blu scuro); elencano il contesto del programma, gli scopi e gli obiettivi, le priorità, le misure da prendere, i sistemi di monitoraggio e di finanziamento. Alcuni sono più chiari di altri; alcuni sono brevi, altri lunghi (il Documento unico di programmazione inglese per il Merseyside è di 163 pagine) ma sono tutti, comunque, strumenti indispensabili per le ONG che vogliono partecipare alla gestione dei Fondi strutturali. I documenti in questione possono essere richiesti direttamente o alla Commissione presso gli uffici di Bruxelles oppure agli appositi uffici nei singoli Stati membri. E’ anche a disposizione di chi ne fa richiesta, altra documentazione – generalmente correlata da un’ampia varietà di materiali di studio analitico o promozionale - pubblicata direttamente dalla Commissione. Questa documentazione comprende:

rapporti annuali sull’operatività dei Fondi strutturali rapporti periodici che descrivono l’operatività dei singoli Fondi rapporti periodici che descrivono dettagliatamente programmi

individuali (es., OCCUPAZIONE) materiale informativo sui Fondi per un pubblico allargato (es.,

mappe delle aree interessate ai singoli obiettivi)

Queste informazioni sono reperibili presso:

le singole Direzioni generali (DG) della Commissione (DG per Impiego e Affari sociali; per l’Agricoltura; per lo Sviluppo rurale e per la pesca; per le Politiche regionali)

la Direzione generale della Commissione responsabile per le informazioni

gli Uffici della Commissione dislocati negli Stati membri (vedi elenco in allegato)

Tutte queste informazioni sono reperibili sia su materiale cartaceo che, negli ultimi tempi, nei vari siti Web della Commissione. Negli Stati membri le informazioni sui Fondi strutturali si possono reperire presso:

gli sportelli informativi dei singoli governi (a livello nazionale, regionale e locale)

le agenzie e i dipartimenti governativi che gestiscono i Fondi strutturali. Di norma ogni Stato membro ha un suo dipartimento responsabile, anche se, a volte, essa viene condivisa da più dipartimenti (vedi elenco in allegato)

le agenzie che gestiscono i programmi dei Fondi strutturali (es., i Programmi di iniziativa comunitaria)

i Centri europei di informazione. Spesso questi Centri si trovano all’interno di biblioteche universitarie che acquisiscono tutti i rapporti informativi della Commissione a condizione che ne garantiscano la consultazione a chiunque ne faccia richiesta. I Centri europei regionali di informazione sono 227 e sono dislocati in tutti gli Stati membri. Anche se rivolti principalmente al mondo delle imprese, essi raccolgono una vasta gamma di informazioni sull’Unione europea, Fondi strutturali compresi.

Germania Per l’Obiettivo 1: Quadro comunitario di sostegno 6 Programmi operativi regionali Per l’Obiettivo 2: 11 Documenti unici di programmazione (uno per ogni regione) Per l’Obiettivo 3: Quadro comunitario di sostegno Programmi operativi per ogni regione Per l’Obiettivo 4: Documento unico di programmazione Per l’Obiettivo 5a: 11 Documenti unici di programmazione Per l’Obiettivo 5b: 8 Documenti unici di programmazione

Programmi di iniziativa comunitaria: 106 Programmi operativi

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2.2 L’informazione – la pratica Nel paragrafo precedente abbiamo illustrato come, in teoria, si possono ottenere tutte le informazioni necessarie per poter partecipare alla gestione dei Fondi strutturali. Ma, in pratica, cosa succede? Non possiamo dimentica, infatti, che la maggior parte delle organizzazioni non governative di lotta alla povertà non risiedono né a Bruxelles né nella capitale delle loro regioni o stati; che spesso non hanno accesso ai servizi informativi della Commissione o dei loro governi nazionali e che molte di esse non sono ancora collegate a Internet. In questo capitolo daremo quindi una serie di notizie che ci sono pervenute da organizzazioni non governative che operano nel campo della lotta all’esclusione sociale e presenteremo alcuni esempi di buone pratiche. Ottenere informazioni sui Fondi strutturali può essere un problema tutt’altro che secondario. In Spagna non esiste un ente governativo o un’istituzione espressamente delegata a dare informazioni; non esistono materiali informativi semplici, concepiti espressamente per il pubblico, che spieghino cosa sono i Fondi strutturali e quali sono le modalità per l’accesso. In Spagna, per ottenere le informazioni bisogna già essere ben informati in partenza: la maggior parte dei rapporti non viene pubblicato e, prima di andare a cercare, bisogna sapere bene cosa si vuole trovare. Le istituzioni pubbliche non usano i loro normali canali di informazione per dare notizie sui Fondi; non organizzano incontri pubblici per presentare i risultati raggiunti , il funzionamento dei programmi in fase di attuazione o i possibili futuri sviluppi. Col tempo, alcune ONG hanno stabilito con gli uffici governativi di competenza contatti ufficiosi, di carattere prettamente privato, grazie ai quali riescono a ottenere le informazioni. Ci sono comunque alcune eccezioni. Alcune regioni e agenzie producono e diffondono brochure informative e, in qualche regione (es., Andalusia o Catalogna), si è raggiunto un ottimo livello di diffusione delle informazioni. Il Comune di Madrid, per esempio, ha recentemente pubblicato un rapporto sulle modalità di gestione dei Programmi, con allegato un compendio dei possibili sostegni finanziari. Le strutture di sostegno preposte ai Programmi di iniziativa comunitaria sono molto attive in questo settore e sono altresì consapevoli della necessità di tenere informate le ONG.

In Spagna, lo Stato di solito non fornisce informazioni su come vengono spesi i finanziamenti dei Fondi strutturali. Nel complesso, l’informazione sui Fondi è molto opaca e ben poco chiara e trasparente. Le agenzie governative cui si è rivolta la Rete europea di lotta alla povertà (EAPN) per reperire informazioni in materia si sono dimostrate sorprese delle domande. Quando sono state richieste informazioni più precise e meno generiche riguardo al settore dell’esclusione sociale, sono state date informazioni riguardanti unicamente i Programmi di iniziativa comunitaria e il Programma OCCUPAZIONE che vengono considerati come gli unici di un qualche interesse per le ONG di lotta alla povertà.

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OTTENERE INFORMAZIONI SUI FONDI STRUTTURALI IN SPAGNA

Documento Pubblicato? Reperibile presso:

Quadro comunitario di sostegno No Ministero del Tesoro

Ministero dell’Agricoltura Ufficio amministrativo del FSE

Piani regionali di sviluppo Si Dipartimenti regionali del Ministero del Tesoro Programmi operativi No Rapporti annuali Si Il Ministero del Tesoro pubblica annualmente La

pianificazione regionale e i suoi strumenti. La regione di Madrid pubblica un rapporto triennale su La coesione economica e sociale

Dettagli per fare domanda Si La Gazzetta ufficiale o le Gazzette delle singole Regioni pubblicano tutti i bandi, tralasciando però molto spesso di specificare che si possono ottenere finanziamenti

Valutazioni No Informazioni su programmi specifici Si I documenti sono reperibili ma si limitano a quelli

finanziati dal Fondo sociale europeo e comunque non danno le informazioni necessarie sul come richiedere questi finanziamenti o di come essi vengono gestiti..

Neanche in Francia ottenere le informazioni necessarie è cosa semplice. I Consigli delle Regioni pubblicano alcune brochure ma non è facile venirne a conoscenza e il livello della loro qualità può lasciare a desiderare. Inoltre, non esistono informazioni specifiche né sul ruolo dei Fondi strutturali nella lotta contro l’esclusione sociale né che incoraggino una partecipazione attiva delle ONG. Da parte loro, neanche le ONG si impegnano per diffondere le informazioni riguardanti i Fondi strutturali; non sono considerate importanti e, di conseguenza, non vengono mai contattate dagli uffici che gestiscono i Fondi.

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In Italia, sia la Gazzetta ufficiale che quelle regionali pubblicano il Quadro comunitario di sostegno, il Documento unico di programmazione e i Programmi operativi. FONTI DI INFORMAZIONI SUI FONDI STRUTTURALI IN ITALIA

FESR Ministero del Tesoro

FSE e PIC Istituto per lo Sviluppo della Formazione

Professionale dei Lavoratori (ISFOL)

FEAOG Istituto Nazionale per l’Energia e l’Ambiente (INEA) c/o Ministero delle Risorse Agricole

SFOP Ministero della Marina

L’ISFOL è responsabile per la gestione del Fondo sociale europeo e dei Programmi di iniziativa comunitaria. I suoi compiti includono la formazione degli amministratori pubblici, la stesura di rapporti annuali, la diffusione delle informazioni e la pubblicizzazione. La quota di finanziamento prevista dal budget dei Fondi strutturali per l’Assistenza tecnica viene usata per promuovere ogni singolo Fondo a livello nazionale. Le informazioni sul Fondo sociale sono diffuse dalle Agenzie per l’impiego del Ministero del Lavoro. Ci sono comunque problemi di non poco conto anche in Italia. Alcune informazioni sono difficile da ottenere; le tante pubblicazioni che vengono diffuse sono spesso in contraddizione tra loro, complesse, imprecise e usano un linguaggio estremamente burocratico e tecnocratico. Spesso, chi è alla ricerca di informazioni gira a vuoto tra i vari uffici cui viene di volta in volta indirizzato.

Le informazioni sui Fondi strutturali in Italia: Ogni Programma operativo ha una Cabina di regia preposta alla diffusione delle informazioni del Programma di cui è responsabile. Tra i metodi usati segnaliamo: • Sportelli informativi • Numeri telefonici verdi • Incontri e seminari • Siti Web

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In Svezia si possono ottenere le informazioni richieste direttamente dagli uffici preposti alla gestione dei Fondi .

FONTI DI INFORMAZIONE IN SVEZIA Obiettivo 3

Ministero del Lavoro (AMS)

Obiettivo 4 OCCUPAZIONE, ADAPT

Ufficio di Programmazione dell’Ue in Svezia (Svenska Eu Programkontoret)

Obiettivi 2, 6 INTERREG, SME, KONVER, URBAN

Ministero per lo Sviluppo Tecnico e Industriale (NUTEK)

Obiettivo 5b LEADER

Agenzia Nazionale per lo Sviluppo Agricolo (Glesbygdsverket)

Obiettivo 5a

Ministero per l’Agricoltura (Jordbruksverket)

Obiettivo 5a PESCA

Ministero per la Pesca (Fiskeriverket)

le organizzazioni non governative svedesi non registrano alcun problema per ottenere qualsiasi informazione di cui hanno bisogno. Rimane tuttora problematico ottenere informazioni specifiche sul ruolo che i fondi possono avere nella lotta contro la povertà: per un verso, lo Stato non fa nulla per informare attivamente le ONG sulle possibilità loro offerte dai Fondi strutturali, e, per altro, le ONG non hanno mai fatto uno sforzo adeguato per diffondere le informazioni in loro possesso. Ne consegue che poche tra le ONG svedesi conoscono i Fondi strutturali o possiedono la capacità di progettare In Portogallo, le informazioni sui Fondi vengono diffuse dal Comitato di gestione per il Quadro comunitario di sostegno. Questo Comitato organizza seminari pubblici; fissa le linee guida dei Fondi e il quadro dei regolamenti. Inoltre, i responsabili dei singoli programmi ne pubblicizzano i programmi, le azioni intraprese e gli obiettivi attraverso pubblicazioni ad hoc, seminari, linee telefoniche verdi e comunicati stampa. Le ONG ricevono le stesse informazioni, nel bene e nel male, di tutti gli altri enti o soggetti interessati ai Fondi strutturali. INTEGRAR, Programma operativo specifico per il Portogallo e destinato alla lotta contro l’esclusione sociale, per farsi conoscere adopera una serie di strategie, quali:

Bollettino di informazioni bimensile: mette in evidenza le strategie e le azioni del programma, i progetti, i risultati, le condizioni e i regolamenti per la partecipazione

Indirizzario: con l’elenco dei progetti approvati e l’entità dei finanziamenti accordati a ogni progetto

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In Germania, i Fondi strutturali sono così ben integrati all’interno dei programmi federali e regionali da essere quasi invisibili. I Fondi strutturali non sono un argomento di dominio pubblico e la stampa non se ne interessa. Con l’eccezione di qualche studio accademico, nessuna informazione è raccolta o pubblicata a livello federale. Alcune regioni, specialmente le nuove regioni dell’est, hanno usato la loro quota destinata all’Assistenza tecnica per fornire informazioni ai potenziali richiedenti. Il Fondo sociale europeo è pubblicizzato indirettamente come parte integrante del lavoro svolto dalle Agenzie per l’occupazione a livello federale e regionale. Le ONG riescono a ottenere informazioni o tramite gli assessorati dei governi regionali o tramite le Reti europee di appartenenza. Alcune ONG contano su hanno contatti verbali e del tutto informali che sono riuscite a stabilire con alcuni amministratori. Per contro, la rete informativa in Gran Bretagna è molto ben sviluppata. Le principali fonti di informazioni sono:

Uffici del governo centrale Agenzie governative a livello regionale Agenzie governative ad hoc (Scozia e Wales) Dipartimenti di sviluppo economico degli enti locali Enti per la formazione e l’impresa (TECs), Società per

l’impresa a livello locale Colleges per la formazione continua Organizzazioni non governative

Per pubblicizzare i Fondi strutturali, Il governo britannico ha usato una buona fetta del budget per l’Assistenza tecnica. Per esempio, il Dipartimento per l’istruzione e l’impiego garantisce le risorse all’Industrial Common Ownership Movement di Leeds che pubblica il bollettino mensile “ESF NEWS”: 12 pagine, disponibili anche via Internet, che contengono tutte le informazioni sulle nuove iniziative e le nuove risorse. ESF News si concentra principalmente sulle attività del Fondo Sociale per gli obiettivi 3 e 4, ma offre anche una serie di informazioni utili sui Fondi strutturali in genere.

L’informazione nel nord - ovest dell’Inghilterra: Le informazioni di base sono reperibili presso l’European Programme Secretariat degli Uffici governativi del Nord-Ovest. Qui, impiegati appositamente formati forniscono informazioni dettagliate su tutti i Programmi. Inoltre, questi impiegati sono in grado di consigliare agli utenti come poter accedere ai Fondi e mettono a disposizione di chi ne fa richiesta una serie di importanti e utili documenti. Le necessità specifiche alle organizzazioni di volontariato sono gestite dal North West Network, una organizzazione di volontariato che dà informazioni, organizza corsi di formazione, offre sostegno e consigli a più di 1000 organizzazioni di volontariato e di base nel nord-ovest. Il North-West Network dà informazioni anche via telefono, attraverso un bollettino bimensile, un sito Web e un archivio facilmente consultabile. La Rete organizza seminari e gruppi di lavoro volti alla formazione e a migliorare la capacità delle ONG a presentare domande di finanziamento. Le informazioni a Dublino: L’Unità di informazione e valutazione per Fondi strutturali - diramazione diretta del Ministero del Tesoro - ha il compito di informare il pubblico su tutti gli aspetti dei Fondi strutturali. Le informazioni possono essere richieste al telefono o di persona; l’Unità pubblica inoltre un bollettino trimestrale e rapporti periodici sull’andamento dei Fondi. Si occupa infine di pubblicare un elenco dei rapporti di valutazione disponibili.

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Una parte delle risorse per l’Assistenza tecnica sono state devolute alle organizzazioni non governative per aprire Sportelli informativi, di consulenza e di supporto. Nel Regno Unito, 23 ONG offrono un servizio di informazione regolare come parte integrante del lavoro all’interno della Rete europea del terzo settore e, ultimamente, sono stati aperti molti siti Web di ottima qualità. In Irlanda del Nord i Fondi strutturali sono gestiti attraverso il Documento unico di programmazione che traccia le quattro aree prioritarie per lo sviluppo della regione e le divide in diverse misure. Il per le Finanze e il Personale è responsabile per i Fondi ed è da questa fonte che provengono le principali informazioni. Per far funzionare i Fondi strutturali, l’Irlanda si è dotata di un Quadro comunitario di sostegno che, a sua volta, ha diviso i Fondi in 10 Programmi operativi. Di questi 10 programmi, solo uno poggia su un Programma operativo a sé stante. Tutti questi documenti sono a disposizione presso l’Ufficio governativo per le pubblicazioni. E’ il Ministero delle Finanze che si occupa, in primis, della gestione dei Fondi ma, le organizzazioni non governative non si servono molto di questa fonte preferendo cercare le informazioni necessarie collegandosi direttamente con i siti Web della Commissione. 2.3 L’informazione – il futuro Abbiamo messo in risalto quanto sia variabile il livello, la natura e la qualità delle informazioni fornite alle organizzazioni non governative negli Stati membri. Ci sembra opportuno domandarci ora fino a che punto gli Stati membri abbiano rispettato i regolamenti in materia. La quantità delle informazioni fornite varia moltissimo: da praticamente nulla (Germania) a molto e molto ben distribuita. Come questa informazione sia diramata varia di paese in paese (es., Italia o Portogallo) quando addirittura non di zona in zona o di regione in regione all’interno dello stesso paese. Mentre in alcuni paesi il ruolo delle organizzazioni non governative è stato praticamente ignorato (Francia), in altri, i governi si sono sforzati di includerle nel processo di diffusione delle informazioni (Gran Bretagna). Anche se in alcuni paesi esistono Sportelli informativi ad hoc (NICVA in Irlanda del Nord; European Unit in Irlanda), esiste un problema universale, messo a fuoco dalla Svezia: anche nella migliore delle situazioni possibile, manca un’informazione volta a mettere in risalto i legami tra i Fondi strutturali e la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.

ONG dell’Irlanda del Nord che offrono informazioni e analisi: Il settore del volontariato è in questo paese una delle principali fonti di informazioni. Northern Ireland Council for Voluntary Action (NICVA), il suo organismo rappresentativo, ha un sotto-comitato europeo, chiamato European Unit, che distribuisce informazioni sull’Europa a tutte le ONG attraverso il settimanale Scope, altre pubblicazioni periodiche e il bollettino Euroflash! NICVA organizza periodicamente conferenze e seminari di aggiornamento. European Unit è finanziata dalla misura per le infrastrutture comunitarie dei Fondi strutturali e impiega 4 persone. Per cercare di rendere i Fondi strutturali più comprensibili e accessibili, le ONG hanno predisposto diverse pubblicazioni. In Irlanda, la Community Workers Cooperative ha pubblicato Easy Guide to the Structural Funds oltre a numerosi rapporti e studi analitici. Altri titoli includono: Whose Plan? Community Groups and the Structural Funds; The Same Old Story, Structural Funds – the Struggle to Address Social Exclusion; Equality and the Structural Funds, e The Third Round of the Structural Funds – the New Regulations. Il South East Community Development Network ha usufruito di un piccolo sussidio per approntare e pubblicare una ricerca intotilata The Structural Funds and Disadvantage in the South East Region.

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Per il periodo 2000-2006 la qualità e quantità delle informazioni a disposizione dovrebbero migliorare perché:

internet rende possibile reperire le informazioni direttamente dai siti della Commissione;

i legami tra i Fondi strutturali e la lotta all’esclusione sociale si sono fatti più chiari. L’articolo 137 del trattato di Amsterdam ha inserito le tematiche dell’inclusione sociale nel progetto Europa.

Con l’articolo 46 del regolamento dei Fondi strutturali, le autorità di gestione dei Fondi sono responsabili per assicurarne la publicizzazione e, in particolare, l’informazione tra:

i potenziali beneficiari, quali i partner economici e sociali, gli enti e le organizzazioni che promuovono l’eguaglianza tra uomini e donne, e le principali organizzazioni non governative;

il pubblico in generale Il successo nel riuscire a ottenere le informazioni necessarie e a garantire che i Fondi informino sul loro ruolo nella lotta contro l’esclusione sociale, dipenderà, in gran parte, dalla capacità che le organizzazioni non governative avranno nello svolgere anche questo ruolo. Da alcuni rapporti nazionali si evince che le ONG non sono ancora in grado di svolgere questo compito e che dovrebbero collaborare di più insieme tra di loro per poter avere voce in capitolo. Ci sono diverse azioni che le organizzazioni non governative possono attivare per assicurare una migliore informazione sul legame tra Fondi strutturali e lotta alla povertà, all’ineguaglianza e all’esclusione sociale. Tra queste misure citiamo:

ottenere una copia dei regolamenti. Questi regolamenti, infatti, sono vincolanti e gli Stati membri sono tenuti a osservarli, articolo 46 incluso. Sono reperibili via internet ma dovrebbero essere disponibili anche negli uffici della Commissione dislocati in tutti gli Stati membri o negli uffici governativi e ministeriali incaricati dei Fondi. Ulteriore canale per ottenere le copie dei regolamenti sono i membri del Parlamento europeo

imparare a usare tutte le fonti di informazione della Commissione, così da essere sempre aggiornati

sfruttare al massimo le agenzie nazionali incaricate all’informazione, ovvero, stabilire contatti di lavoro permanenti con le agenzie e i dipartimenti governativi. E’ altresì da tener presente che alcuni dei Fondi strutturali, specialmente i Programmi di iniziativa comunitaria, sono gestiti da centri di consulenza e agenzie pubbliche/private

Gli uffici della Commissione europea negli Stati membri: La Commissione europea ha un ufficio in ogni Stato membro. Tutti questi uffici hanno sportelli informativi, biblioteche o siti Web. Alcuni hanno anche personale specificamente addetto a gestire i rapporti con chi richiede informazioni sui Fondi. Per tenersi aggiornati via Internet: Non tutte le ONG sono collegate a Internet, ma quelle che sono interessate all’Europa dovrebbero prendere in considerazione questo mezzo di comunicazione. La Commissione europea è stata tra i pionieri nell’utilizzo di Internet e adopera regolarmente i propri siti Web per informare su tutte le questioni relative all’integrazione europea, Fondi strutturali inclusi. Le informazioni sono reperibili presso i siti Web delle Direzioni generali (DG) responsabili :

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fare pressione affinché le autorità nazionali, regionali e locali e le loro agenzie pubblichino informazioni chiare e aggiornate, con particolare attenzione a come possano essere utilizzati nella lotta contro l’esclusione sociale

fare pressione affinché i governi acquistino la consapevolezza che tutti i Fondi strutturali, e non solo i Programmi di iniziativa comunitaria e il Fondo sociale europeo, hanno un ruolo da svolgere nella lotta contro l’esclusione sociale

assicurarsi che tutti i documenti nazionali che rivestono particolare importanza per la gestione dei Fondi, siano facilmente reperibili. Quando possibile usare la legislazione vigente sul diritto al libero accesso alle informazioni

impegnarsi all’interno delle reti nazionali ed europee affinché anch’esse siano informate sui Fondi strutturali

chiedere e ottenere i finanziamenti per l’Assistenza tecnica al fine di promuovere un miglior livello di informazione (come, ad esempio, già sperimentato in Gran Bretagna). Tenere i contatti con i dipartimenti responsabili per ogni Fondo o per ogni Programma operativo

cercare di ottenere le risorse necessarie per pubblicare rapporti analitici critici, descrittivi o informativi sui Fondi che possano essere utilizzati dalle ONG (come, ad esempio, già sperimentato in Irlanda)

promuovere le buone pratiche del tipo di quelle già sperimentate in Italia, in Portogallo, in Irlanda o in Gran Bretagna.

DG per l’impiego e gli affari sociali: Fondo sociale europeo DG per l’Agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca: Fondo di orientamento e garanzia agricola, Strumento finanziario di garanzia per la pesca DG per la Politica regionale: Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo di coesione, regolamenti Sito Web generale dell’UE: http://europa.eu.int Fondo europeo di sviluppo regionale: http://www.inforegio.cec.eu.int Fondo sociale europeo: http://europa.eu.int/comm/dg05/esf Fondo di orientamento e garanzia agricola: http://europa.eu.int/comm/dg06 Strumento finanziario di garanzia per la pesca: http://europa.eu.int/comm/dg14 Fondo di coesione: http://www.inforegio.cec.eu.int Programmi di iniziativa comunitaria: http://www.inforegion.cec.eu.int Assistenza tecnica: http://www.inforegio.cec.eu.int I regolamenti: http//europa.eu.int.comm/dg16/document Nota: le direzioni generali erano designate con un numero (es., DGV per Occupazione e affari sociali ma sono ora in fase di rinomina).

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CAPITOLO 3 LA PIANIFICAZIONE In questo capitolaci concentreremo sul processo di pianificazione dei Fondi e, quindi, dei Quadri comunitari di sostegno, dei Documenti unici di programmazione e dei Programmi pperativi. Esamineremo prima la teoria e poi la pratica così come vissuta dalle organizzazioni non governative che operano nel campo dell’esclusione sociale. Infine, daremo alcuni suggerimenti su come le ONG possono contribuire a questo processo. 3.1 La pianificazione – la teoria Tutto il processo che si conclude con la pianificazione dei Fondi richiede circa due anni. Nel primo capitolo abbiamo specificatole le procedure di massima, ma è molto utile per le ONG conoscerle a fondo e capire bene il funzionamento di questi meccanismi. Il regolamento specifica che:

la preparazione dei meccanismi che regoleranno i Fondi strutturali compete a un partenariato tra le autorità locali e regionali con gli altri organismi pubblici interessati, con le parti economiche e sociali e con tutti gli altri organismi competenti

la natura di questo partenariato sarà determinata dalle regole e dalla pratica nazionale, ma deve prendere in considerazione la necessità di promuovere sia l’eguaglianza tra gli uomini e le donne che lo sviluppo sostenibile

i piani presentati dagli Stati membri devono essere il frutto di una serie di consultazioni con i partner che dovranno avvenire e concludersi entro uno specifico lasso di tempo

i piani devono includere: una valutazione degli Obiettivi 1, 2 o 3 - con una descrizione delle misure prese fino a quel momento nelle aree di competenza di questi obiettivi; uno schema della strategia proposta; l’indicazione su come i Fondi strutturali saranno utilizzati - con una descrizione specifica delle modalità di consultazione che si metteranno in atto con gli altri partner. I piani devono inoltre specificare come gli Stati membri intendono migliorare lo sviluppo delle regioni, delle aree e delle risorse umane, e con quali strumenti prevedono di modernizzare le loro politiche, i loro sistemi di istruzione, di formazione e di impiego. Infine, i piani presentati devono essere compatibili con tutte le altre politiche della Comunità

tutti i Quadri comunitari di sostegno e tutti i Documenti unici di programmazione devono includere un capitolo sulle priorità e le strategie; una valutazione dell’impatto previsto; un elenco dei beneficiari e i relativi piani finanziari indicativi. I Programmi operativi proposti devono dettagliare le priorità; descrivere le misure programmate e specificare le procedure che verranno messe in atto per il processo di monitoraggio. Nel caso di grandi progetti - ovvero con un budget complessivo di oltre 50 milioni di euro - gli Stati membri devono presentare un’analisi dei costi-benfici che ne comprenda un’altra sui previsti benefici socio-economici.

Requisiti chiave per il processo di pianificazione: • Partenariato e

consultazione • Uguaglianza &

sviluppo sostenibile • Valutazione delle

azioni • Profilo delle

strategie • Dichiarazione degli

accordi finanziari • Compatibilità con le

politiche comunitarie • Descrizione

dettagliata per il processo di consultazione

• Procedure per il monitoraggio e la valutazione

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In altre parole, agli Stati membri viene specificamente richiesto di compiere le consultazioni, di pianificare e di assicurare che le loro proposte rientrino all’interno di un quadro di riferimento ben definito e che siano, nel contempo, compatibili con le altre politiche messe in atto dalla Comunità. E’ ragionevole dunque cercare di andare a verificare se, e fino a che punto, le ONG partecipino a questo processo di consultazione e se gli obiettivi dell’inclusione sociale fanno parte del processo di pianificazione.

3.2 La pianificazione – la pratica Nella pratica, le organizzazioni non governative non hanno quasi mai partecipato attivamente al processo di pianificazione dei Fondi. Gli Stati membri hanno fatto pochissimo per includere l’inclusione sociale nel processo di pianificazione, con il risultato che i Fondi strutturali non sono riusciti a incidere tanto quanto sperato e che, di conseguenza, si sono perse molte opportunità di combattere l’esclusione sociale. In Spagna, durante la prima fase di preparazione dei piani vengono consultati gli enti locali, ma – tranne che per alcune eccezioni - quasi mai le organizzazioni non governative. Le eccezioni riguardano alcune agenzie governative come, ad esempio, a Rioja, dove le organizzazioni delle donne e dei disabili sono state ascoltate per la messa a punto del Piano di sviluppo regionale. In linea di massima, il processo di pianificazione in Spagna non include coloro per i quali i Fondi strutturali sono stati creati: la pianificazione è praticamente lasciata in mano ai tecnici e non c’è alcuno spazio per un dibattito pubblico. Una volta fissate le linee direttrici del piano, i differenti dipartimenti governativi si occupano di mettere a punto i particolari. Per quanto concerne il FSE e il FESR entrano in campo, a questo punto, gli uffici amministrativi e gli enti regionali. Questo è un processo che vede i diversi uffici lavorare isolatamente, a compartimenti stagni, con la evidente conseguenza negativa che i progetti precedentemente finanziati attraverso i Programmi di iniziativa comunitaria, e che hanno raggiunto buoni risultati, non sono mai entrati a far parte del nuovo Quadro comunitario di sostegno. L’obiettivo dell’inclusione sociale entra a far parte del processo di pianificazione del Fondo sociale europeo e, di regola, una parte dei finanziamenti stanziati per questo Fondo vengono devoluti a questo scopo. Malgrado ciò, gli esperti e i potenziali beneficiari dei progetti finanziati con questo Fondo non vengono consultati e gli sforzi che sono stati fatti per rendere le azioni più flessibili, più mirate e meglio conformi alle situazioni reali rimangono per lo più lettera morta. L’inclusione sociale non appare mai quale parte del processo di pianificazione del FESR o del FEAOG.

In Spagna il governo non ha un’idea chiara sul ruolo che le ONG possono avere nella gestione dei Fondi e pensa che la loro sfera di competenza debba limitarsi ai Programmi di valorizzazione delle risorse umane e ai Programmi di iniziativa comunitaria. In Svezia le tematiche relative alla povertà e all’esclusione sociale solo molto raramente vengono incluse nel processo di pianificazione.

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In Germania le organizzazioni non governative hanno ben poche opportunità per influenzare il processo di pianificazione. Le tematiche relative alla povertà, all’esclusione o alle questioni di genere, non sono solitamente materia di discussione pubblica e la pianificazione dei Fondi è ristretta ai ministeri e alle loro agenzie a livello federale che, a loro volta, consultano le organizzazioni degli imprenditori e i sindacati. Il governo negozia con le autorità regionali l’entità e le modalità di spesa delle allocazioni finanziarie e, i risultati di queste negoziazioni vengono pubblicati. Alcune ONG hanno espresso il loro punto di vista ai ministeri di competenza, al governo nazionale, a quelli locali e al parlamento, ma su base puramente informale. In alcuni casi, i governi regionali hanno richiesto l’opinione delle ONG come, ad esempio, dell’Associazione per i servizi sociali, di alcune associazioni ambientaliste o, più recentemente, di alcune ONG aderenti alla Rete tedesca di lotta alla povertà (NAK). In Svezia, le ONG sono coinvolte nel processo di pianificazione per i Programmi di iniziativa comunitaria URBAN, OCCUPAZIONE e LEADER e per il Programma relativo all’Obiettivo 3. Sono invece completamente escluse per quanto riguarda tutti gli altri obiettivi e le tematiche relative all’esclusione non entrano a far parte della loro pianificazione. In Portogallo, la pianificazione dei Fondi strutturali è di competenza del Ministero per le Infrastrutture, Pianificazione e Controllo del Territorio, previa consultazione con altre agenzie governative. Le ONG rientrano in questo processo solo grazie alla loro presenza nel Consiglio economico e sociale; le organizzazioni di settore (economico, sociale e civile) sono invece consultate regolarmente durante la pianificazione dei Programmi per lo sviluppo regionale. In Francia, le tematiche relative alla povertà e all’esclusione sociale non hanno fatto parte della pianificazione dei Fondi per il periodo1994-1999. Questa situazione è cambiata ora, durante la pianificazione per il periodo 2000-2006: hanno infatti partecipato alla pianificazione le associazioni degli imprenditori, i sindacati, le Camere di Commercio, dell’Industria e dell’Agricoltura. Va comunque sottolineato che, anche se le pari opportunità e l’inclusione sociale sono state integrate nel processo di pianificazione del Piano per l’Obiettivo 3, è stata data molto poca importanza alla partecipazione delle donne proprio durante il processo. Inoltre, le informazioni fornite dal governo sui livelli di spesa proposti sono state poche e lacunose. In breve, alle parti sociali è stato richiesto un contributo alla discussione solo per quei capitoli di spesa dei Fondi che sono disponibili su base competitiva.

In Germania le ONG non partecipano al processo di pianificazione. La ragione principale è che sia i governi, nazionali e locali, che i ministeri vogliono essere liberi di allocare e spendere le risorse finanziarie senza essere sottoposti a vincoli. Povertà e esclusione sociale sono ancora argomenti taboo. Nella nuova proposta di Piano per l’Obiettivo 1 non si fa mai riferimento alla prevenzione o alla lotta contro l’esclusione sociale – e non c’è possibilità alcuna di cambiare questa realtà prima che il Piano venga inviato alla Commissione. La consultazione in Francia – una rottura con la tradizione: Nel giugno del 1999, la Divisione per l’impiego e la formazione professionale del Ministero del lavoro e la Solidarietà, organizzò un incontro sul futuro dei Fondi. Parteciparono a questo incontro le parti sociali, gli organismi regionali e le maggiori reti nazionali. Da questa iniziativa nacquero gruppi di lavoro tematici con due compito specifici: sviluppare una strategia nazionale in grado di collegare i Fondi al Piano nazionale per l’occupazione e, mettere le basi per un nuovo utilizzo dei Fondi. Nel luglio del 1999, la Delegazione per l’economia sociale ha organizzato un gruppo di lavoro per approfondire le problematiche relative all’accesso da parte delle organizzazioni non governative ai Fondi strutturali. In ogni regione seguiranno iniziative rivolte all’informazione. RACINE, l’Ufficio nazionale per l’Assistenza tecnica, finanziato dal Ministero del Lavoro e la Solidarietà, ha organizzato un incontro informativo sui nuovi Programmi di iniziativa comunitaria.

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In Italia la consultazione avviene tra i principali ministri economici e sociali e gli enti locali. Le parti sociali e le ONG, durante un incontro con il Comitato interministeriale per la programmazione europea (CIPE), tenutosi a Catania nel 1998, hanno dato vita a una struttura di pianificazione e monitoraggio per seguire l’andamento del prossimo periodo di programmazione dei Fondi. Questa struttura comprende:

Forum delle parti sociali (32 organizzazioni in rappresentanza dei lavoratori, degli agricoltori, dell’imprenditoria e delle cooperative)

Assemblea delle organizzazioni non-governative (Terzo settore) 17 Tavoli settoriali di consultazione cui partecipano

rappresentanti del Forum e dall’Assemblea. Compito di questi Tavoli è quello di discutere e contribuire con pareri tecnici alle politiche e alla gestione dei Fondi

Amministrazione pilota che dovrà garantire il corretto svolgimento dei rapporti tra il Forum e l’Assemblea, e dovrà essere in grado di fornire l’assistenza tecnica necessaria

Gli obiettivi della nuova struttura sono:

contribuire a formulare le linee guida per la programmazione (entro i primi mesi del 1999)

prendere parte alla consultazione per la stesura dei Programmi pperativi (fine 1999);

sorvegliare la corretta operatività dei Fondi (2000-2006). In Irlanda del Nord, il Dipartimento governativo principalmente responsabile per la gestione dei Fondi, il per le Finanze e per il Personale, ha invitato, nel 1998, 200 organizzazioni ad avanzare proposte su come si darebbero dovuti spendere i finanziamenti disponibili con i prossimi Fondi strutturali. In seguito, durante il corso del 1999, lo stesso ha organizzato una conferenza – alla quale hanno preso parte 350 persone - per elaborare insieme un documento consultivo sui prossimi Fondi. In questo documento sono incluse le proposte delle ONG sia sull’utilizzo dei Fondi che sulle modalità da seguire per sfruttare correttamente tutte le esperienze e le conoscenze acquisite dalle ONG nel campo della lotta all’esclusione sociale. Sempre durante questa conferenza, i partecipanti hanno costituito un gruppo di lavoro con il compito di supervisionare il processo consultivo che avrebbe dovuto interessare le parti sociali (agricoltori, sindacati, ecc.) e i rappresentanti dell’organismo di rappresentanza del volontariato e delle associazioni di base del paese, il Northern Ireland Council for Voluntary Action (NICVA). NICVA ha lavorato con le altre parti sociali al fine di assicurare la massima visibilità delle proprie posizioni presso il governo e ha partecipato attivamente, con una sua rappresentanza - un gruppo di lavoro chiamato Concordia Group - al Northern Ireland Centre a Bruxelles per far conoscere i propri punti di vista direttamente alla Commissione.

Italia: la nuova struttura nazionale:

Forum delle parti sociali

Assemblea delle ONG (Terzo settore)

17 tavoli settoriali di consultazione

Amministrazione pilota

Pianificare il Programma per la Pace e la Riconciliazione: Nel 1994, quando venne proposto il Programma di iniziativa comunitaria per la Pace e la Riconciliazione in Irlanda del Nord, si svolsero consultazioni su vasta scala. I tre membri al Parlamento europeo dell’Irlanda del Nord organizzarono una serie di incontri, cui parteciparono fino a 600 persone. Il gruppo di lavoro predisposto dalla Commissione per l’avvio del programma, organizzò quattro conferenze consultive e ricevette 344 proposte. Da questo processo scaturirono diverse modifiche al Programma: molti dei progetti iniziali furono abbandonati e altri vennero invece inclusi. La partecipazione attiva delle organizzazioni non governative ha probabilmente fatto sì che l’inclusione sociale diventasse elemento prioritario di tutti e cinque i volet del programma.

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In Irlanda, il procedimento tradizionale adottato per la pianificazione era il seguente:

all’inizio di ogni nuovo periodo di programmazione, gli otto Comitati regionali per i Fondi strutturali facevano conoscere, attraverso una serie di rapporti ad hoc stilati con il supporto di appositi consulenti, le aree prioritarie che, a loro parere, dovevano essere incluse nella programmazione

il governo invitava rappresentanti delle Associazioni di categoria (imprenditori, agricoltori, sindacati ) a esprimere le proprie opinioni durante un incontro del Consiglio nazionale economico e sociale.

Storicamente, le modalità di consultazione tra ONG e governo hanno sempre lasciato molto a desiderare, al punto che, nel 1998, il Dipartimento delle Finanze si rifiutò di partecipare a un incontro richiesto dalle ONG. Negli ultimi anni ’90 questa situazione è cambiata, il dialogo civile ha avuto un forte impulso, e il governo ha riconosciuto le ONG come parte sociale a pari dignità con le Associazioni degli imprenditori, degli agricoltori o i sindacati. Le ONG sono oggi chiamate il “Pilastro della comunità” e includono le organizzazioni per i diritti delle donne, per l’inclusione sociale, per i problemi giovanili e le organizzazioni dei disoccupati. Queste associazioni prendono parte e sono membri a tutti gli effetti del partenariato sociale nazionale che governa e regola le politiche nazionali economiche e sociali (un patto che è conosciuto col nome di Partnership 2000). Il loro compito è quello di contribuire alla formulazione delle politiche economiche e sociali nazionali e sono considerate alla stessa stregua di tutte le altre parti sociali. Questa volta, prima di inviare il Piano di sviluppo nazionale per l’Irlanda alla Commissione per l’approvazione finale, si è seguito questo iter:

Il Dipartimento delle Finanze ha richiesto il parere agli altri dipartimenti governativi, alle autorità regionali e alle parti sociali. In questa fase, il Dipartimento ha espressamente richiesto proposte mirate alla promozione dell’inclusione e al coinvolgimento delle ONG nei Fondi strutturali

hanno risposto le principali ONG, come, ad esempio, il Community Workers Cooperative, la Rete europea di lotta alla povertà irlandese (EAPN-Ireland) e l’Irish Rural Link

Il Dipartimento delle Finanze ha poi finanziato un rapporto ex-ante, due rapporti consultivi e un rapporto strategico per le due nuove zone interessate ai Fondi (vedi a lato).

Il Dipartimento delle Finanze ha organizzato poi un seminario di pianificazione. In questa occasione è stato presentato un rapporto “critico” che il Dipartimento aveva commissionato alle ONG

Irlanda: i documenti chiave del processo di pianificazione: Istituto di Ricerche Economiche e Sociali: National Investment priorities for 2000-2006 Fitzpatrick Associates: Border, Midlands and Western Region – Development Strategy, 2000-2006 Fitzpatrick Associates: Southern and Eastern Region – Development Strategy, 2000-2006 Per saperne di più…. Community Workers Cooperative: Mainstreaming Social Inclusion and Equality – Submission to the Department of Finance on Development Priorities for the National Development Plan 2000-2006. Galway, 1999. Northern Ireland Council for Voluntary Action: Shaping the Third Round – Future EU Funding for Northern Ireland, 2000-2006. Belfast, 1998.

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un ulteriore incontro, a carattere nazionale, con le parti sociali,

che ha preso il nome di Partnership 2000, è stato dedicato al capitolo sull’inclusione sociale dei Fondi strutturali A questo incontro hanno partecipato, oltre alle parti sociali – ONG incluse - il Primo ministro, il vice Primo ministro e il Ministro delle finanze.

Inoltre, sempre il Dipartimento delle Finanze ha organizzato una conferenza sul mainstreming delle pari opportunità nei prossimi Fondi. Questi incontri sono stati un momento importante per le ONG che hanno potuto esprimere pubblicamente il loro dissenso sia sul rapporto di valutazione ex-ante che sui due piani di sviluppo strategico che, a loro giudizio, non hanno sufficientemente seguito i requisiti stabiliti dell’Unione europea sulle pari opportunità. Queste critiche hanno fatto sì che il Dipartimento delle Finanze si sia dichiarato disponibile ad analizzare più a fondo il problema attraverso uno studio specifico. Questo incontro ha offerto anche la possibilità alle ONG di chiedere con forza che gli investimenti del Fondi strutturali vengano orientati non più verso le infrastrutture ma verso le risorse umane, l'inclusione sociale e la lotta alle disuguaglianze. In Gran Bretagna il processo di consultazione è molto ampio. Il governo ha elaborato un documento, il Policy Frame of Reference, con il quale ha reso pubblico il suo parere su come potesse essere sviluppata a pieno la valorizzazione delle risorse umane all’interno dei Fondi strutturali. Il processo di consultazione prevede:

chiedere il parere di 120 organizzazioni nazionali e di 3.500 progetti che hanno partecipato ai programmi del Fondo sociale europeo

incoraggiare gli uffici governativi in Scozia, Wales e nelle nove regioni inglesi a consultarsi con i propri partner nella gestione del FSE

richiedere che le risultanze di tali consultazioni vengano inviate elettronicamente al sito Web del Dipartimento per l’Impresa e per l’Impiego. A questo processo consultivo hanno partecipato anche altri dipartimenti governativi.

Durante la messa a punto del Documento unico di programmazione le organizzazioni non governative hanno goduto del medesimo status di tutti gli altri gruppi coinvolti.. A Londra, il Voluntary Sector Training Consortium, ha presieduto un gruppo di lavoro per la pianificazione di una delle aree di priorità. Nello Yorkshire del Sud, il Voluntary Organizations Network for European Funding e il Black Community Forum hanno fatto parte del gruppo che ha elaborato il nuovo Documento unico di programmazione per l’Obiettivo 1. In Wales, il Welsh Council for Voluntary Action ha presieduto il gruppo che ha elaborato le sezioni del piano per l’Obiettivo 1 concernenti l’economia sociale, la partecipazione delle comunità locali, il partenariato, le

Tre esempi di azioni per la coesione e l’inclusione sociale: Anche se i documenti dell’Ue contengono la raccomandazione di includere la coesione sociale nei Fondi strutturali, il livello reale di importanza che si da a questa voce varia considerevolmente, tanto che in alcuni paesi le tematiche relative all’inclusione sociale sono praticamente assenti dalla programmazione dei Fondi. Riportiamo qui di seguito alcuni esempi di buone pratiche: Programma operativo per l’inclusione sociale, Grecia Programma operativo per la salute e l’integrazione sociale, Portogallo. La 3° Priorità si intitola Migliorare la qualità della vita e la coesione sociale. La misura 3.2. è un programma di inclusione sociale finanziato dal FESR (55 ml di euro) e dal FSE (279 ml) Quadro comunitario di sostegno, Obiettivo 3, Berlino, Priorità 3: promuovere l’inclusione di coloro che sono a rischio di esclusione Percentuale dei Fondi strutturali utilizzati per coloro che sono esclusi o sono a rischio di esclusione: Irlanda del Nord: _ 22% Irlanda: _ 29%

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azioni di iniziativa locale e i percorsi per l’inclusione. Il gruppo ha inoltre elaborato le sezioni dedicate ai percorsi dell’esclusione sociale e alla capacità organizzativa dei gruppi delle comunità dell’Obiettivo 3. Uno degli aspetti positivi di questo coinvolgimento è l’aver dimostrato la possibilità concreta di inserire i progetti dei Programmi di iniziativa comunitaria nel percorso ordinario (mainstraming) dei Fondi strutturali. Per esempio, per quanto concerne il periodo 1997-1999, la partecipazione del London Voluntary Services Consortium nel processo di pianificazione, ha fatto sì che il modello di percorso formativo elaborato per il Merseyside, sia stato applicato anche nel programma per l’Obiettivo 2 per Londra Est e Lea Valley. Ancora, alcuni dei progetti del volet OCCUPAZIONE sono diventati parte integrante dell’Obiettivo 3; alcuni progetti URBAN lo sono diventati nell’Obiettivo 1 e 2 e, infine, altri progetti ADAPT sono entrati nell’Obiettivo 4. L’Unità di sostegno al Programma di iniziativa comunitaria OCCUPAZIONE, ha convocato i promotori di questi progetti allo scopo di contribuire al passaggio dei progetti, dal periodo di “incubazione”, avvenuto durante il Programma di inziativa comunitaria, al mainstraming nei Fondi strutturali. 3.3 La pianificazione– il futuro

Non esiste un modello unico di partecipazione delle ONG nel processo di pianificazione dei Fondi. In molti paesi (es., la Germania), le ONG vengono completamente ignorate e non sono coinvolte in nessuna aspetto della pianificazione; in altri, le ONG vengono consultate indirettamente (per es., in Portogallo); in altri ancora solo in zone specifiche (es., Spagna) o attraverso altri canali (es., Italia). I paesi che più coinvolgono le ONG sono l’Irlanda, l’Irlanda del Nord e la Gran Bretagna. In quest’ultimo paese esiste un meccanismo molto complesso grazie al quale le ONG hanno un ruolo molto importante nello sviluppo di alcuni aspetti dei Fondi strutturali e arrivano anche a elaborare documenti programmatici. In Irlanda, le ONG sono ora riconosciute come parte sociale. Ma anche la situazione in Gran Bretagna, per quanto molto più avanzata di tanti altri paesi, è lontana dalla perfezione. Innanzi tutto, il processo di consultazione con il settore non governativo è confinato al Fondo sociale e non è mai stato allargato agli altri Fondi. Inoltre, le uniche organizzazioni consultate sono sempre state, fino ad ora, quelle che si occupano esclusivamente di formazione, creazione di impiego o questioni relative all’occupazione, che rappresentano una piccola parte di un settore ben radicato sul territorio e che si occupa di un’ampia gamma di problemi relativi all’esclusione sociale. Neanche le più importanti organizzazioni non governative che lavorano per lo sviluppo locale sono state coinvolte in questo processo né il processo è riuscito ad arrivare all’interno di quelle comunità più colpite dai fenomeni dall’esclusione sociale. In ultimo, la consultazione è stata inserita solo nel quadro e nei termini relativi alle

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misure lavorative da adottare nella lotta all’esclusione. Il Quadro di riferimento del Regno Unito ha interpretato in modo alquanto restrittivo il possibile utilizzo del Fondo sociale europeo, limitandosi alle misure relative all’impiego e ignorando la potenzialità del Fondo per il sostegno di misure più ampie di coesione sociale, di capacità di crescita e sviluppo della comunità. Dobbiamo infine sottolineare che anche il successo del mainstreaming registrato in Gran Bretagna, può essere dipeso tanto dalle capacità dei promotori dei progetti quanto dal loro coinvolgimento nel processo di pianificazione. Per altro ci sono segnali che indicano che le ONG, a mano a mano che si mobilitano, entreranno sempre più a partecipare a pieno titolo nel processo di pianificazione. In Spagna, per esempio, le ONG hanno preso l’iniziativa di far conoscere al governo il loro parere sui Fondi e, in Svezia, hanno proposto di dare vita ad una serie di gruppi consultivi, composti da rappresentanti di enti locali e di organizzazioni non governative, attraverso i quali arrivare a una migliore pianificazione. In questo momento le ONG possono:

richiedere formalmente ai governi nazionali, regionali e locali e alle loro agenzie di essere consultate

preparare documenti che esprimano la loro opinione sui Fondi strutturali e chiedere che questa entri a far parte del processo di pianificazione o, nel caso che questa richiesta non venisse accolta, agire in modo indipendente

diffondere i propri commenti e critiche ai Piani nazionali, ai Quadri comunitari di sostegno e ai Programmi operativi a mano a mano che questi documenti vengono resi pubblici

partecipare attivamente al processo di monitoraggio e alla valutazione (vedi cap. 5);

fare pressione per essere inclusi quali partner nel processo di pianificazione per il prossimo periodo dei Fondi (2007-2013) che avrà inizio nel 2004-2005.

le risorse necessarie: La partecipazione nella pianificazione dei Fondi strutturali richiede risorse. Per dare un contributo reale, le ONG devono ottenere e utilizzare risorse umane e finanziarie per:

reperire le informazioni necessarie

aprire un processo di consultazione tra i loro membri e la comunità dove esse operano

svolgere attività di ricerca e presentare rapporti su come le proposte fatte possano far funzionare meglio i Fondi nella lotta contro l’esclusione sociale;

convincere l’opinione pubblica della giustezza delle proprie posizioni

In Irlanda, il Community Workers Cooperative ha promosso un ampio processo di consultazione per mettere a fuoco il proprio contributo al dibattito sui Fondi strutturali. In tutto il paese si sono tenuti incontri informativi, si sono organizzate tavole rotonde e conferenze con i rappresentanti delle ONG che siedono nei comitati di monitoraggio regionali e nazionali per condividere la loro esperienza e programmare un’agenda comune. Si sono inoltre tenuti incontri tematici sui diversi Programmi operativi, sia al momento della loro stesura che ad interim che prima della presentazione relativa al prossimo periodo. I risultati delle decisioni scaturite da questi incontri sono stati inviati ai funzionari governativi responsabili per i Fondi. Alcuni di loro, per la prima volta, hanno risposto.

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CAPITOLO 4 EROGAZIONE E ACCESSO In questo capitolo esamineremo i diversi percorsi che, sia nella teoria che nella pratica, seguono l’erogazione e l’accesso dei Fondi strutturali e dedicheremo speciale attenzione all’effettivo utilizzo dei Fondi nella lotta contro l’esclusione sociale, la povertà e le disuguaglianze. 4.1 Erogazione – la teoria I documenti che regolano i Fondi strutturali non specificano chi deve erogarli. Il regolamento specifica che: “la messa a regime degli interventi sono di responsabilità degli Stati membri al livello territoriale appropriato”. I Fondi sono distribuiti dalle diverse autorità di gestione: lo Stato membro, un ente pubblico o privato, un organismo nazionale, regionale o locale che deve essere designato dallo Stato membro. Il regolamento precisa anche che: “allo scopo di ottenere una reale incidenza economica, i crediti dei Fondi non possono sostituirsi alle spese strutturali pubbliche o assimilabili dello Stato membro”. Il regolamento prevede inoltre che i Fondi siano distribuiti, in accordo con lo Stato membro interessato, anche sotto forma di sovvenzioni globali attraverso intermediari che abbiano maturato una lunga esperienza nel settore in questione, che abbiano come missione l’interesse pubblico e che associno in maniera adeguata gli interessi socio-economici direttamente investiti dalla messa in opera delle misure previste. Si tratta quindi di enti locali, organismi di sviluppo regionale e di organizzazioni non governative che, di preferenza, vengono utilizzate per sostenere iniziative di sviluppo locale. Nella pratica, gli enti di gestione vengono identificati già nel Quadro comunitario di sostegno, nei Documenti unici di programmazione e nei Programmi operativi. Tutte le altre agenzie vengono poi designate nei rispettivi sotto programmi, nelle misure e nelle azioni secondarie. Si pongono a questo punto due problemi fondamentali: primo, la capacità effettiva delle organizzazioni non governative di amministrare e accedere ai Fondi; secondo, di stabilire fino a che punto i Fondi vengono usati per promuovere l’inclusione sociale. In altre parole, come si sviluppa e come funzione, nella pratica, la partecipazione?

Esempi di sovvenzioni globali: Nei Fondi strutturali, le sovvenzioni globali hanno un valore marginale. Alcuni esempi: Portogallo: programma di investimento municipale Italia: Brindisi, Crotone, Manfredonia Irlanda: Programma operativo per lo sviluppo locale, urbano e rurale (in parte)

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4.2 Erogazione – la pratica In Germania, i Fondi strutturali sono erogati da:

Ministeri federali e regionali dell’Agricoltura: FEAOG Ministeri federali e regionali per gli Affari economici:

FESR Ministeri federali e regionali per l’Impiego e gli Affari

Sociali e i Ministeri per l’Educazione e le Arti: FSE. Le ONG per ricevere i finanziamenti fanno domanda ai ministeri regionali (länder). Le domande di accesso ai finanziamenti del Fondo sociale europeo si scontrano con moltissime difficoltà: procedure burocratiche molto pesanti, lunghi periodi di attesa, strutture decisionali poco chiare, difficoltà di trovare i Fondi aggiuntivi, un sistema contabile lungo e complicato. Motivi, questi, che rendono molto difficile la partecipazione delle piccole organizzazioni. In Portogallo, il Fondo sociale europeo è gestito dal Dipartimento degli Affari per il Fondo sociale europeo mentre la Direzione generale per lo Sviluppo Regionale si occupa di gestire il FESR. Vengono nominati degli amministratori che, con l’assistenza dei rispettivi uffici di gestione, hanno l’incarico di gestire i rispettivi Programmi operativi. I regolamenti europei per i Fondi strutturali vengono inclusi nella legislazione portoghese attraverso una serie di decreti amministrativi. Per la legge portoghese, i programmi INTEGRAR e INTEGRA avrebbero potuto, teoricamente, essere gestiti da organizzazioni non governative o private ma, in pratica, essi sono gestiti dal Ministero del Lavoro e della Solidarietà. Le ONG possono fare domanda per partecipare alla gestione di alcuni progetti, specialmente quelli che riguardano la formazione finanziati dal Fondo sociale europeo. Per poter accedere a questi finanziamenti, le ONG devono essere formalmente accreditate dall’ente governativo di riferimento, l’INOFOR (Instituto para a Inovaçao da Formaçao), come organismi preposti alla formazione. Nella pratica, il periodo di attesa prima che un progetto venga approvato può oltrepassare i limiti fissati dai regolamenti portoghesi e, anche se i regolamenti nazionali autorizzano i finanziamenti pluriennali, in pratica, le ONG ricevono fondi solo per progetti annuali.

Erogazione del Fondo sociale europeo in Spagna:

QCS

Fondo sociale europeo

11Programmi operativi 25 Istituti di promozione

Istituzioni nazionali es.: Istituto per l’impiego, Istituto per le Donne

Comunità autonome

Istituzioni locali es.: città, municipi, università

Trasferimenti a parti terze

Es.: patti, bandi

- Imprese commerciali - Sindacati

- ONG

In Portogallo i ritardi nei pagamenti possono essere molto lunghi.

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In Svezia, poche organizzazioni non governative hanno fino a oggi, fatto richiesta di gestire progetti sostenuti dai Fondi strutturali: poche tra loro, infatti, conoscono così bene i Fondi da poter fare domanda di finanziamento. Le poche ONG che sono riuscite a ottenere un finanziamento sono state obbligate, durante la gestione, ad associarsi ad altri organismi. Infatti, la gestione del progetto si è rivelata essere estremamente complessa e i numerosi ritardi di pagamento hanno fatto sì che le ONG coniassero il motto prima il progetto, poi il denaro… L’entrata della Svezia nell’Unione europea ha coinciso con una forte crisi finanziaria nazionale che ha spinto le autorità locali a utilizzare i Fondi strutturali per pareggiare i conti delle casse dello Stato. E’ prassi normale che quando una organizzazione non governativa - per esempio, l’Esercito della Salvezza - partecipa a un progetto in partenariato con un ente locale, i finanziamenti provenienti dai Fondi strutturali servono a finanziare il volet ufficiale del progetto e mai i costi della ONG. E, inoltre, vana si è dimostrata la speranza che l’Obiettivo 3 finanziasse le organizzazioni non governative nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Due sono, ad oggi, le possibilità: o una ONG partecipa allo stesso bando in competizione con gli organismi ufficiali e, regolarmente, perde (visto che la decisione spetta agli stessi organismi ufficiali); oppure, una ONG partecipa a un progetto in partenariato con un organismo pubblico e quest’ultimo ne prende tutti i vantaggi. I progetti hanno risentito in maniera molto negativa di questo tipo di gestione: molte delle azioni a favore dei disoccupati gestiti dai servizi pubblici, hanno seguito approcci e filosofie sorpassate e, benché le ONG avrebbero potuto offrire un ventaglio più completo di servizi sociali, esse sono state completamente escluse dal programma in questione. Se l’apparente volontà espressa era quella di permettere alle ONG di essere attori centrali nella lotta contro la disoccupazione, la pratica è stata completamente un’altra: esse non hanno potuto partecipare né alla pianificazione, né alla erogazione né, tanto meno, alla supervisione dei Fondi. In Gran Bretagna, l’erogazione dei Fondi strutturali è, di regola, competenza del Ministero per il Commercio e l’Industria che opera, per alcuni dei Fondi, in collaborazione con altri dipartimenti: per esempio, il Dipartimento dell’Istruzione e dell’Impiego ha la responsabilità per il Fondo sociale europeo. L’amministrazione dei Fondi è affidata agli uffici regionali governativi delle diverse regioni e ai rispettivi uffici e segretariati per i Programmi per il Galles, la Scozia e l’Irlanda del Nord. Le linee direttrici dei singoli obiettivi sono stabilite dai Comitati di gestione dei programmi, composti dai rappresentanti dei Dipartimenti governativi, della Commissione europea, dei Consigli di formazione e d’impresa e delle imprese locali, degli organismi responsabili per l’insegnamento e la formazione, degli enti locali e delle ONG. Ogni regione ha un suo Piano generale e una serie di Piani di azione specifici. Le organizzazioni che desiderano realizzare un’azione devono depositare la loro domanda di candidatura che devono seguire le linee guida che vengono pubblicate e fatte conoscere poco prima della scadenza dei bandi. I progetti vengono quindi valutati e selezionati dai Comitati regionali di sorveglianza.

In Svezia, la burocrazia amministrativa impedisce alle piccole ONG di partecipare ai progetti. Chi decide le allocazioni finanziarie dei Fondi strutturali in Svezia? Obiettivi 2 e 5b: Dieci Comitati di gestione, uno per contea Obiettivo 3: Uffici Regionali del Consiglio per il Mercato del Lavoro Obiettivo 4: Coordinatore Regionale dell’Ufficio Svedese per i Programmi Europei Obiettivo 6: Sette Comitati di gestione, uno per ogni contea interessata

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Nelle regioni britanniche, le organizzazioni non governative e le federazioni di ONG sono riuscite a ottenere la gestione di diversi programmi del Fondo sociale europeo, nel quadro degli obiettivi 1, 2 e 3, e di alcuni Programmi di iniziativa comunitaria (URBAN, RECHAR…): si tratta, nella maggioranza dei casi, di attività nel settore dell’ambiente, dell’impiego e dello sviluppo locale. Le ONG hanno maggiormente beneficiato nei settori del:

rinforzamento della capacità (capacity building) – obiettivo 3, priorità 4

percorsi comunitari per l’impiego – obiettivo 2. Malgrado la grande partecipazione degli organismi non governativi ai Fondi strutturali, in Gran Bretagna, le difficoltà sono ancora molte: tempi troppo brevi per la presentazione delle candidature, complessità del processo di candidatura, difficoltà di reperimento dei fondi aggiuntivi, ritardi nell’approvazione e nei pagamenti, cattiva comprensione della terminologia tecnica. In Irlanda del Nord sono i dipartimenti governativi, le sue agenzie e i programmi già esistenti ha fare la parte del leone nella spartizione dei Fondi strutturali; si stima che le organizzazioni non governative accedono a meno del 10% del totale dei Fondi. Queste organizzazioni partecipano ai Programmi di iniziativa comunitaria (in primo luogo, OCCUPAZIONE) e a qualche misura della priorità Investimenti nelle comunità e le popolazioni per i settori riguardanti le relazioni o le infrastrutture comunitarie. Se, in teoria, le organizzazioni non governative possono partecipare a un largo ventaglio di programmi, in pratica, la realtà è molto diversa e le agenzie dello Stato si accaparrano la maggior parte delle risorse. Un’analisi dei modelli di spesa del programma destinato all’ambiente fisico e sociale, ha dimostrato che le ONG hanno avuto accesso al 4% del programma di rigenerazione urbana e a meno del 16% del programma per i bisogni sociali (Fondo sociale europeo). Considerando che raramente si riesce a sapere chi può partecipare ai bandi per questi fondi, rsulta praticamente impossibile capire come vengano prese le decisioni su chi deve prendere cosa. Per quanto concerne il Programma di iniziativa comunitaria INTERREG, le organizzazioni non governative arrivano ad assicurarsi meno del 1% e tutto il restante è allocato ai dipartimenti, alle agenzie governative o agli enti locali in genere. La maggior parte dei Fondi strutturali in Irlanda arrivano dunque direttamente nelle casse dello Stato. I singoli Programmi Operativi di norma stabiliscono quali siano i dipartimenti e le agenzie cui spettano i finanziamenti per le rispettive misure e azioni. Anche se teoricamente le ONG potrebbero partecipare ad alcuni di questi programmi, nella pratica questo si è dimostrato particolarmente difficile sia per la mancanza di informazioni o pubblicità sia per la necessità di reperire fondi aggiuntivi che per la difficoltà di trovare partner transnazionali. Le organizzazioni non governative sono riuscite ad accedere con relativa semplicità ai seguenti programmi:

“Infrastruttura comunitaria”: Il termine “Infrastruttura comunitaria” (Community Infrastructure) è stato usato per la prima volta nel programma per l’Obiettivo 1 del Regno Unito per il periodo 1994-99. Praticamente, significa mettere a disposizione strutture (es., centri attrezzati, punti di incontro, strumentazione tecnica) e finanziamenti a gruppi e associazioni locali che vogliono cimentarsi in azioni nei settori quali lo sviluppo economico, gli asili nido e il miglioramento dell’ambiente. In Irlanda del Nord, questi progetti di infrastruttura comunitaria vengono oggi comunemente finanziati. Anche il programma per il Merseyside prevede il finanziamento di azioni di “partecipazione comunitaria” attraverso il FESR.

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Programmi di iniziativa comunitaria (principalmente

OCCUPAZIONE e il Programma per la Pace e la Riconciliazione)

Programma operativo per le risorse umane, misure per la disabilità e l’occupazione a livello locale

Programma operativo per lo sviluppo locale, urbano e rurale, sotto-programma 4, Sviluppo integrato delle aree svantaggiate e delle altre aree.

Il sotto-programma 4 è finanziato attraverso lo strumento della Sovvenzione Globale allocato a un organismo intermediario, l’Area Development Management (ADM). Le organizzazioni non governative fanno parte del Consiglio di ADM, incaricato di distribuire le risorse ai partner territoriali - tra i quali anche le ONG - e alle ONG che gestiscono progetti specifici al di fuori delle aree designate. Nell’allocare le risorse, ADM mette un’enfasi particolare sulla pianificazione, sulle pari opportunità, sulla lotta contro l’esclusione e sulla priorità da assegnare alle popolazioni che più hanno bisogno di diventare i beneficiari delle risorse disponibili. Anche se questo sotto-programma costituisce solo una minima parte dei programmi operativi, il governo lo ha giudicato estremamente efficace. Le misure per lo sviluppo dell’economia sociale sono state integrate nel Programma operativo per lo sviluppo locale urbano e rurale nel 1999, quando il governo irlandese lanciò un programma di “economia sociale”, con 41 milioni di sterline a disposizione e con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle comunità svantaggiate. In Italia, i Programmi operativi pluriennali, che coprono il territorio nella sua interezza, non sono sottoposti a vincoli di contratto o a processo di richiesta di finanziamento. Le organizzazioni, private e/o non governative, possono fare domanda solo per un limitato numero di progetti, finanziati annualmente, secondo i dettami dei Documenti unici di programmazione o dei Programmi operativi regionali. Le richieste di finanziamento devono essere presentate su formulari standard – un processo che accelera le decisioni ma complica il compito delle organizzazioni non governative che si trovano costrette a descrivere nel dettaglio - ma utilizzando formulari molto costrittivi - le attività che si propongono di portare avanti. Praticamente, solo le organizzazioni non governative più forti fanno richiesta di finanziamento e nessuno sforzo viene fatto per incoraggiare la partecipazione delle organizzazioni più piccole che devono scontrarsi con molti problemi, ovvero:

mancanza di informazioni sulle procedure da seguire lungaggini e complicanze di natura burocratica esigenza di sottoscrivere fideussioni molto onerose difficoltà nel circoscrivere le attività proposte in formulari

standardizzati difficoltà nel trovare partner transnazionali.

Utilizzo di organismi intermediari per i finanziamenti o di partenariati locali come meccanismi per la gestione dei fondi In Irlanda e in Irlanda del Nord, la gestione di una parte del Programma per la Pace e la Riconciliazione (il 43%) è gestita da nove organismi intermediari di finanziamento, incaricati di garantire il sostegno alle organizzazioni non governative attive nel settore della pace, della riconciliazione, dell’inclusione sociale, dello sviluppo rurale e del lavoro con i giovani e le donne. Un ulteriore 15% del programma è gestito da 26 partenariati regionali (distretti) composti, per un terzo, da rappresentanti eletti e da rappresentanti dei sindacati, delle associazioni degli imprenditori e di organi ufficiali. Compito dei partenariati regionali è quello di valutare i bisogni della regione in questione, sollecitare e ricevere le richieste di finanziamento e gestire il programma. Principali ostacoli nell’accesso ai Fondi: • Mancanza di informazioni • eccesso di burocrazia per le

procedure di richiesta • richiesta di fideussione • formulari troppo confinanti • partenariati transnazionali • assenza di sostegno, di

consigli • scadenze troppo rigide • ritardi nei pagamenti • richiesta di troppi rapporti

scritti • costi nascosti

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Anche quando riescono a ottenere i Fondi, le organizzazioni non governative hanno molte difficoltà a partecipare in modo strutturale ai programmi, perché:

si passa troppo tempo a preparare rapporti di attività e a tenere la contabilità

necessità di inviare gli stessi documenti a troppe agenzie diverse

mancanza di sostegno e appoggio scadenze troppo rigide per progetti che richiederebbero

invece adattabilità e flessibilità ritardi nei pagamenti e conseguente difficoltà a

mantenere un organico stabile costi nascosti, principalmente per quanto riguarda le

spese bancarie, i crediti, i costi dei viaggi e della formazione.

In Spagna, i Fondi strutturali sono gestiti dal governo centrale, dalle autorità regionali e locali e dalle loro istituzioni. In linea di massima, le autorità centrali e regionali istituiscono dei Segretariati generali speciali o delle Direzioni generali incaricati di gestire i fondi. Le azioni finanziate dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale sono spesso date in gestione a imprese private La mancanza di informazioni fa sì che, per quanto riguarda il FESR, le organizzazioni non governative godano di una possibilità di accesso limitata, fatta eccezione per alcune organizzazioni che lavorano con i disabili e che sono riuscite a ottenere finanziamenti per l’acquisto delle strutture tecniche per i loro centri di formazione. Accedono ai fondi del FEAOG, gli enti locali, le organizzazioni degli agricoltori, le cooperative, i sindacati agricoli e le piccole aziende a gestione familiare. Alcune ONG hanno partecipato al Programma di iniziativa comunitaria LEADER. Il sistema spagnolo per gestione del Fondo sociale europeo è molto diversificato e complesso. Le organizzazioni non governative hanno facilità di accesso ai Fondi ma resta comunque vero che la quantità di denaro messa a loro disposizione è minima. Il Fondo sociale europeo si dirama in 11 Programmi operativi e molti sono i metodi usati per deciderne l’allocazione finanziaria: patti, come per esempio in Andalusia, o domande pubbliche di finanziamento. Nel processo sono coinvolte 25 istituzioni, tra le quali: l’Istituto Nazionale per l’Impiego (INEM), il Ministero dell’Istruzione e della Cultura, l’Istituto Spagnolo per la Migrazione, i Servizi Sociali e l’Istituto per le Donne. Alcuni sindacati o imprenditori, desiderosi di offrire alle proprie maestranze una formazione continua, gestiscono alcuni progetti del FSE. Le organizzazioni non governative non hanno particolari difficoltà di accesso e la maggior parte di loro richiede finanziamenti ai governi centrali o regionali per i progetti del Programma di iniziativa comunitaria OCCUPAZIONE. Si tratta, il più delle volte, di progetti a breve termine, che ottengono finanziamenti annuali, e che si occupano principalmente di formazione rivolta a disabili, donne e disoccupati o per la creazione di servizi e agenzie per l’impiego.

Spesso i responsabili della programmazione e della gestione dei Fondi che operano negli Stati membri, nei paesi candidati e nella Commissione europea, non conoscono il sistema associativo o non si rendono conto di come dovrebbero essere distribuiti i Fondi affinché le ONG possano accedervi. - Gabriel Chanan, Community

Development Foundation, Londra.

In Svezia i Fondi dovrebbero essere erogati durante la realizzazione del progetto. Il finanziamento retrospettivo impedisce infatti alle piccole ONG, con fondi limitati, di parteciparvi. In Italia, abbiamo bisogno che venga istituito un albo unico che raccolga tutte le ONG accreditate e che possono fare richiesta di finanziamento, al fine di evitare di dover ogni volta ripresentare la stessa documentazione. Inoltre, le procedure amministrative dovrebbero essere semplificate.

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Di solito, sono le ONG più grandi a ottenere i finanziamenti anche perché sono le sole in grado di rispettare le regole imposte dalla rigidità dei regolamenti. Il legame tra i Programmi di iniziativa comunitaria e il resto dei Fondi è molto tenue: non è ancora mai successo che un progetto, portato a termine nel quadro di un Programma di iniziativa comunitaria, sia stato integrato nel programma del Fondo sociale europeo. In Francia la messa in opera del Fondo sociale europeo è regolata da un Documento unico di programmazione che elenca 21 misure. E’ gestito, a livello nazionale, dal Ministero per l’Impiego e la Solidarietà e, a livello regionale, dal DRTEFP (Directions Régionales du Travail, de l’Emploi et de la Formation Professionelle). Gli obiettivi 1, 2 e 5b sono amministrati a livello nazionale dal DATAR (Délégation à l’Aménagement du Territoire) e, a livello regionale, dallo SGAR (Secrétariat Général à l’Aménagement Régional). Le ONG che vogliono gestire progetti del Fondo sociale europeo devono fare domanda al Ministero per l’Impiego e la Solidarietà per l’obiettivo 3 e al DATAR e allo SGAR per gli obiettivi 1 e 2. La Francia si caratterizza per essere divisa in tre grandi categorie:

governativa: ovvero, i ministeri che sono interamente incaricati di controllare e gestire i Fondi

mista: la suddivisione dei Fondi è decisa dal governo ma la loro gestione è delegata a una serie di agenzie, in prevalenza governative

aperta: sia gli organismi governativi che le organizzazioni non governative o private possono farne richiesta.

Le ONG hanno grosse difficoltà a trovare i fondi aggiuntivi necessari per il funzionamento dei loro progetti. La gestione dei Fondi si caratterizza per la sua complessità, l’assenza di trasparenza, una grande confusione delle responsabilità ai differenti livelli, un funzionamento lento, un’applicazione troppo rigida del regolamento e delle regole che governano il sistema di pagamenti. Inoltre, non esiste alcun sistema per il finanziamento pluriennale o di sovvenzione globale. Se, da una parte, le piccole organizzazioni non hanno alcun modo per ottenere le informazioni necessarie per partecipare ai Fondi strutturali, dall’altra, le grandi ONG, quando arrivano a partecipare, risentono di tutti i contraccolpi dovuti ai grandi ritardi nei pagamenti. Per quanto concerne l’Obiettivo 3, solo gli organismi pubblici possono accedere ai fondi aggiuntivi. Molte sono le prove che dimostrano la cattiva gestione dei Fondi strutturali in Francia, non ultimo il fatto che il 30% del totale rimane inutilizzato. Per l’Obiettivo 4, dei 950 milioni di franchi francesi destinati alla Francia, ne rimangono inutilizzati ben 550, una condizione che si ripete anche per i Programmi di inziativa comunitaria ADAPT e Risorse Umane.

In Francia, i criteri per ottenere i fondi aggiuntivi sono così restrittivi che impediscono alle ONG di accedere ai Fondi. Un’iniziativa delle ONG per migliorare la gestione dei Fondi strutturali in Francia: L’UNIOPSS (Union Nationale interfédérale des œuvres et organismes privées sanitaires et sociaux), la federazione delle organizzazioni per la salute e i servizi sociali, ha organizzato nella primavera del 1999, una serie di riunioni e di discussioni sull’avvenire della gestione dei Fondi strutturali. Le conclusioni sono state inviate al Ministero per l’Impiego e la Solidarietà. UNIOPSS, rallegrandosi dei miglioramenti apportati ai nuovi regolamenti per i Fondi, ha richiesto di avere più informazioni riguardo alla loro efficacia nel campo della promozione dell’inclusione sociale e alla partecipazione delle organizzazioni non governative. UNIOPSS ha anche presentato una serie di proposte per una gestione più democratica dei Fondi, per una interpretazione meno rigida dei criteri di uguaglianza delle opportunità nei regolamenti, per una migliore consultazione dei gruppi bersaglio e per lo sviluppo dell’economia sociale.

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4.3 Erogazione – Il futuro Come abbiamo visto, nella pratica, il sistema di erogazione dei Fondi varia moltissimo da paese in paese. In Gran Bretagna, le organizzazioni non governative, oltre a partecipare ai finanziamenti dei Fondi strutturali, partecipano alla gestione dei programmi realizzati nel quadro del Fondo sociale europeo. Negli altri paesi europei, le ONG, per poter partecipare alle azioni del Fondo sociale europeo, devono rivolgersi a una serie di ministeri e agenzie e, ovunque in Europa, le ONG sembrano potere accedere facilmente al Programma di iniziativa comunitaria occupazione. La situazione è molto diversa quando si tratta di accedere ai fondi del Fondo sociale o, peggio, agli altri Fondi strutturali (FEAOG e FESR): le uniche che ci riescono sono, di solito, le grandi organizzazioni che hanno un accesso facilitato alle fonti di informazioni, sono in grado di trovare partner transnazionali e hanno le necessarie riserve finanziarie indispensabili per coprire i ritardi dei pagamenti. Inoltre, risulta anche che il meccanismo delle sovvenzioni globali sia un meccanismo efficace per garantire l’accesso ai Fondi da parte delle ONG che i governi e l’Unione europea spesso non utilizza a pieno. Per il futuro, il nuovo regolamento dei Fondi strutturali prevede l’anticipo dei pagamenti ai progetti, alleviando almeno in parte alcuni dei problemi finanziari delle ONG. L’esperienza delle organizzazioni non governative pone questioni importanti all’Unione europea sulla gestione dei Fondi. Ovunque, nell’Unione europea, le ONG citano come ostacoli alla partecipazione: la pessima qualità della gestione, l’assenza di partenariato, la lentezza del processo decisionale e dei pagamenti, la rigidità delle procedure amministrative e la difficoltà di trovare i fondi aggiuntivi. I rapporti ufficiali raramente riconoscono queste mancanze (ad eccezione della Grecia e dell’Italia dove i Fondi strutturali sono devoluti alla modernizzazione dell’amministrazione). Quale co-fondatore dei Fondi strutturali, l’Unione europea ha la responsabilità di semplificarne le procedure di gestione, di assicurarne una gestione più efficace e flessibile e di promuovere un approccio basato sulla partecipazione.

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CAPITOLO 5 IL MONITORAGGIO Il monitoraggio costituisce un elemento molto importante dei Fondi strutturali perché è questo il meccanismo che ne garantisce l’efficacia della gestione, si controlla che i finanziamenti allocati siano spesi per gli scopi prefissi e che essi vengano utilizzati per ottenere i risultati programmati. A differenza del processo di valutazione (capitolo 6), che analizza l’operazione dei Fondi nelle diverse fasi del loro sviluppo (prima, durante e dopo), la sorveglianza, o monitoraggio, è un processo continuo, che procede in tempo reale a mano a mano che i Fondi vengono utilizzati. Le questioni principali cui cercare in questa sede di dare una risposta è se e fino a che punto il processo di monitoraggio prende in considerazione il rapporto tra i Fondi strutturali e la lotta all’esclusione sociale e se, e in quale misura, le organizzazioni non governative sono coinvolte nel processo di sorveglianza. In questo capitolo metteremo in evidenza quali sono le diverse esperienze delle ONG coinvolte in questo processo e analizzeremo il loro possibile coinvolgimento nel futuro. 5.1 monitoraggio – la teoria Il regolamento dei Fondi strutturali stabilisce che i loro organismi di gestione sono anche i responsabili dell’efficacia e del rigore degli interventi. Sono questi gli organismi che devono mettere a punto i meccanismi di sorveglianza finanziaria e statistica, che devono inviare rapporti annuali alla Commissione e devono assicurare la coerenza dei Programmi con le altre politiche europee. Il regolamento precisa inoltre che tutti i Documenti unici di programmazione e tutti i Programmi operativi comprendano al loro interno un Comitato di sorveglianza. La formazione dei Comitati di sorveglianza, che al loro interno devono garantire una partecipazione equilibrata di genere, è di responsabilità dei singoli Stati membri, previa consultazione con i partner. I Comitati di sorveglianza devono a loro volta far funzionare i meccanismi di sorveglianza finanziaria e statistica previsti, devono approvare i criteri di finanziamento delle azioni, devono fare il punto e analizzare i risultati conseguiti, devono approvare i rapporti di messa in opera e devono mettere a punto tutti i sistemi di sostegno utili all’ottimizzazione dei risultati. I Comitati di sorveglianza devono basare il loro lavoro sugli indicatori, e fare riferimento alla metodologia di massima, stabiliti dalla Commissione; quantificano i grippi bersaglio raggiunti e forniscono una divisione statistica per genere. I rapporti annuali e i rapporti di messa in opera prendono in esame le principali tendenze socio-economiche della regione presa in considerazione e quantificano l’impatto dei Fondi su territorio dato. Di regola, i Quadri comunitari di sostegno, i Documenti unici di programmazione e i Programmi operativi specificano molto dettagliatamente le modalità dei processi di monitoraggio e gli indicatori da utilizzare. I Comitati di sorveglianza hanno il potere di:

decidere l’allocazione delle somme supplementari in caso di inflazione

allocare i Fondi non utilizzati modificare le spese alla luce di eventuali, nuove

circostanze.

Le donne nel processo di monitoraggio L’Irlanda e l’Irlanda del Nord hanno sempre avuto grande difficoltà ad assicurare il corretto equilibrio di genere nelle Commissioni di sorveglianza,. In Irlanda del Nord, i 13 Comitati di sorveglianza contano 43 donne e 167 uomini, pari al 20% di donne. In Irlanda, sono 45 le donne e 181 gli uomini che appartengono ai nove Comitati dei Programmi operativi (20% delle donne). I Comitati di sorveglianza regionali contano 64 donne e 308 uomini (17% delle donne). Come si vede, le linee guida governative, che richiedono la presenza di una percentuale di donne pari al 40% in tutti i Comitati di sorveglianza sono state disattese.

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5.2 monitoraggio – la pratica In Francia, si sono stabiliti dei Comitati di sorveglianza per monitorare le attività che ricadono negli obiettivi 3 e 4, e dei Comitati regionali di sorveglianza per gli obiettivi 1, 2 e 5b. Le ONG non sono rappresentate: fanno infatti parte di questi Comitati, i rappresentanti delle associazioni degli imprenditori, i sindacati, le Camere di Commercio, Industria e Agricoltura e i rappresentanti delle organizzazioni regionali. Questi Comitati sono totalmente inefficaci: si incontrano molto di rado, gli ordini del giorno sono lunghissimi e non c’è mai abbastanza tempo per un dibattito o una discussione approfondita. In teoria, tutta la documentazione necessaria per garantire l’efficacia di queste riunioni, dovrebbe essere distribuita ai partecipanti quindici giorni prima della data fissata per l’incontro, ma, nella pratica, qualsiasi documento rilevante viene distribuito sul momento. Inoltre, i Comitati hanno ruolo consultivo e poco o nessun potere decisionale. In Spagna, il monitoraggio altro non è che una verifica del rispetto delle esigenze amministrative minime. In questa fase ci si assicura che i trasferimenti di budget, e la relativa documentazione, siano in ordine, e non viene fatto il minimo sforzo per assicurarsi della validità dei risultati raggiunti o dell’impatto reale dei Fondi. Le problematiche relative alla povertà e all’esclusione sociale vengono appena sfiorate durante il processo di monitoraggio del Fondo sociale europeo ma, anche in questo caso, non viene condotta un’analisi né sui gruppi bersaglio né sulle pari opportunità. Fanno parte dei Comitati di sorveglianza i rappresentanti dei dipartimenti governativi, delle regioni e delle agenzie. Le organizzazioni non governative non sono presenti nei Comitati di sorveglianza e non possono entrare in possesso dei loro rapporti (anche se va sottolineato che solo raramente le ONG ne fanno richiesta). L’esperienza spagnola sembra essere molto simile a quella francese: in tutti e due i paesi il numero dei partecipanti alle riunioni è andata sempre più scemando perché i Comitati sono formati da troppe persone, i compiti da svolgere estremamente complessi e di natura prettamente burocratica, manca la possibilità reale di intervenire e influire sui processi decisionali e c’è un continuo sovrapporsi di questioni amministrative, tecniche e politiche. In Italia i Comitati di sorveglianza, che si riuniscono due volte all’anno, sono composti dai rappresentanti nazionali e regionali dei gestori dei Fondi strutturali e da rappresentanti della Commissione europea. Esiste un Comitato di sorveglianza per ogni regione del sud, un Comitato per ogni regione del centro e del nord per l'obiettivo 2 e, infine, un Comitato in ogni regione a obiettivo 5b. Anche quando il Ministero delle Finanze, il governo, sia centrale che regionali, riescono a trovare un accordo sugli indicatori da utilizzare, la loro capacità di misurare la qualità dei progetti rimane molto debole e preferiscono quindi dedicare la loro attenzione ai controlli amministrativi e finanziari. Gli indicatori che vengono utilizzati sono spesso in contraddizione tra loro e le persone incaricate della sorveglianza non ricevono alcuna formazione specifica. La dimensione sociale dei Fondi non è sottoposta ad alcuna verifica.

Gli obiettivi del monitoraggio Il monitoraggio non si occupa solo di chi sorveglia, ma anche di cosa si sorveglia. Uno studio condotto in Irlanda ha dimostrato che: - la maggior parte degli indicatori

utilizzati sono di carattere economico e non sociale

- l’utilizzo di indicatori sociali è circoscritto a un numero limitato di programmi, di preferenza quelli finanziati dal Fondo sociale europeo

- il genere, indicatore sociale tra i più comunemente utilizzati, non viene utilizzato nei principali programmi

- i sistemi di sorveglianza e di controllo degli indicatori mancano di efficacia. Gli indicatori rilevanti per i disabili, la partecipazione delle minoranze e i risultati a lungo termine degli interventi sono estremamente rari. Inoltre, non c’è alcuna coerenza interna nei tanti rapporti delle diverse agenzie.

Le ONG fanno parte del processo di monitoraggio in: Gran Bretagna Irlanda del Nord Irlanda Germania: obiettivi 1 e 3, Hesse, Renania del Nord e Wesfalia I Comitati di sorveglianza sono solitamente composti da rappresentanti di: Governi nazionali e regionali Commissione europea Patronati, e organizzazioni degli agricoltori, degli imprenditori, sindacati.

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Lo stesso criterio che vale per l’Italia è attivo anche in Svezia, dove i programmi seguono criteri qualitativi alquanto vaghi e decisamente insufficienti, specialmente quando si cerca di monitorare i programmi di azione sociale. In Germania, i Comitati di sorveglianza, a livello federale, sono composti da rappresentanti dei ministeri regionali e federali, da rappresentanti dell’industria, delle associazioni professionali e delle parti sociali. I loro lavori sono segreti: nessuno conosce quale sia il metodo di lavoro adottato, la frequenza dei loro incontri o il loro modo organizzativo. Per il periodo 2000-2006, le organizzazioni sociali sono riuscite, dopo una campagna di due anni, a ottenere per la prima volta un posto all’interno dei Comitati di sorveglianza per gli obiettivi 1 e 2. A livello regionale (Länder), le organizzazioni non governative ambientaliste siedono in seno ai principali Comitati di sorveglianza della regione di Hesse. In Westfalia del Nord, una organizzazione non governativa partecipa al Comitato di sorveglianza per l’obiettivo 2. Fino ad ora i governi regionali, con la scusa dei regolamenti dei Fondi, hanno rifiutato la rappresentanza delle organizzazioni non governative in seno ai Comitati, ma alcune ONG potranno essere presenti nei nuovi Comitati regionali che saranno formati nella primavera del 2000. Il Portogallo è, invece, organizzato differentemente. Oltre al Comitato di sorveglianza per il Quadro comunitario di sostegno (che comprende ministeri regionali e nazionali), esiste un Supervisore e un Osservatorio per il Quadro comunitario di sostegno. Il Supervisore è un funzionario incaricato dal governo della supervisione generale dei Fondi. La funzione dell’Osservatorio, invece, è quella di valutare costantemente il Quadro comunitario di sostegno, attraverso un’analisi permanente del suo impatto, condotta da esperti attraverso una serie di studi, rapporti e seminari. INTEGRAR, un programma operativo che si occupa espressamente della lotta contro l’esclusione sociale, non comprende al suo interno procedure atte a verificare l’impatto dei Fondi sulla povertà e l’esclusione sociale anche se, alcuni indicatori appaiono, in modo del tutto inaspettato e non richiesto, in alcuni dei rapporti di monitoraggio. In Gran Bretagna, le organizzazioni non governative sono presenti nel Comitato di sorveglianza dell’Obiettivo 3 insieme con i dipartimenti governativi, le associazioni degli imprenditori, le strutture di istruzione e formazione professionale. I Comitati di sorveglianza regionale seguono la stessa struttura. Esistono anche altre forme di sorveglianza ma sono poco funzionanti. Per ottenere le diverse tranches di finanziamento (20%, 50% e 30%), i progetti devono presentare dei rapporti di attività – un sistema che si basa principalmente sull’onestà di chi scrive i rapporti e che a volte vede i problemi solo una volta finiti i progetti. I segretariati preposti al sostegno dei programmi visitano di routine i diversi progetti e riescono a controllare circa 10% dei progetti per valutare le loro attività in corso d’opera. La Rete europea del terzo settore aiuta le organizzazioni di volontariato nel lavoro di sorveglianza dei loro progetti e arrivano anche a simulare dei falsi controlli per aiutarle a verificare la correttezza della gestione dei loro progetti! I controlli effettuati dalle autorità in corso d’opera si limitano, di solito, a un esercizio di conta numerica e poco sforzo viene fatto in quella sede per valutare se i progetti hanno realmente migliorato la qualità della vita delle popolazioni bersaglio. Il monitoraggio ufficiale si basa su criteri prettamente legati al mercato del lavoro e gli obiettivi dell’inclusione sociale

In Svezia gli obiettivi qualitativi dei progetti sono molto vaghi e il ruolo delle ONG è molto limitato. In Germania i Comitati di sorveglianza si riuniscono senza un’adeguata preparazione e svolgono soltanto funzioni consultive. Le ONG a Liverpool, Inghilterra Il Documento unico di programmazione per il Merseyside prevede che: ♦ le ONG partecipino ai Comitati di

sorveglianza ♦ i Comitati siano dotati di una

Segreteria operativa ♦ i Comitati si servano del

sostegno di apparati tecnici che, a loro volta, devono includere le ONG

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non fanno parte delle sue priorità. Comunque, la Rete europea del terzo settore ha raccolto alcuni esempi di ONG che sono riuscite, attraverso la loro azione, a migliorare l’accesso delle organizzazioni non governative alla prossima tornata dei Fondi strutturali. L’Irlanda del Nord ha un Comitato di sorveglianza per il Documento unico di programmazione e dieci Sotto-commissioni di sorveglianza (detti “gruppi di lavoro”) per i diversi sotto-programmi. Le ONG hanno diritto al 5% dei posti. In Irlanda il monitoraggio ha tre volet:

Comitato nazionale di sorveglianza per il Quadro comunitario di sostegno

Programma operativo (nove Commissioni) Livello regionale (otto commissioni)

Le ONG partecipano ai Comitati nazionali e regionali e dispongono di un numero di posti che va dal 4% (Comitati regionali) al 6% (Comitati nazionali e Commissioni per il Programma operativo). Le ONG hanno provato a includere questioni relative alla strategia dei Fondi nei diversi ordini del giorno e hanno condotto una vasta consultazione per arrivare a definire i temi da trattare all’interno dei Comitati di sorveglianza. Alcune delle ONG che partecipano ai Comitati hanno stretto delle alleanze con le altre parti sociali (gli agricoltori…) allo scopo di suscitare la discussione su temi di fondo. Va sottolineato che le ONG irlandesi si sono scontrate con grandi difficoltà per trovare le risorse necessarie per partecipare ai Comitati di sorveglianza. Di positivo c’è comunque da rilevare che l’agenzia governativa incaricata di occuparsi dell’esclusione sociale, la Combat Poverty Agency ha concesso dei finanziamenti alle ONG per dar loro la possibilità di pubblicare i loro punti di vista sui Fondi strutturali. Rimane comunque vero che l’esperienza fatta dalle ONG irlandesi nei Comitati di sorveglianza non è molto soddisfacente. In Irlanda del Nord, i Comitati, letteralmente inondati da dettagli finanziari sulle modalità di spesa, non ricevono quasi nessuna informazione analitica sull’impatto dei Fondi. Le agenzie governative rifiutano di dare informazioni sui progetti che sono stati bocciati, rendendo così impossibile qualsiasi valutazione obiettiva sui criteri di funzionamento dei programmi. In Irlanda, le riunioni dei Comitati di sorveglianza, che sono comunque poche e a grande distanza di tempo una dall’altra, vedono la partecipazione di troppa gente e le informazioni sono troppe, inutili e tutte esclusivamente tecniche. Le problematiche relative alle procedure, e le informazioni quantitative sui criteri di spesa, la fanno da padroni e impediscono qualsiasi analisi o dibattito sulle strategie politiche. I Comitati regionali di sorveglianza sono altrettanto frustranti: poche riunioni e notificate con notevole ritardo, invio tardivo delle informazioni, grande quantità di dati finanziari di difficile comprensione; le questioni messe all’ordine del giorno dalle ONG non vengono mai prese in

Composizione dei Comitati di sorveglianza in Irlanda del Nord Governo 81Commissione europea 32Parti sociali 24ONG 8 Composizione dei Comitati di sorveglianza per il Quadro comunitario di sostegno e del Programma operativo in Irlanda Governo 168Commissione 47Patronati, agricoltori, sindacati 33ONG 16 Composizione dei Comitati regionali di sorveglianza in Irlanda Governo 101Commissione 38Enti locali 133Patronati, agricoltori, sindacati

80

ONG 16 Comitati di sorveglianza in Irlanda e in Irlanda del Nord dove sono presenti le ONG: Irlanda del Nord Documento unico di programmazione Turismo Programma per l’ambiente fisico e sociale Investimento per lo sviluppo delle popolazioni Energia Irlanda Programma operativo “risorse umane” Programma operativo per lo sviluppo locale, urbano e rurale Programmi di Iniziativa Comunitaria (OCCUPAZIONE, URBAN) Quadro comunitario di sostegno (osservatore) Agricoltura e sviluppo rurale Servizi ambientali

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considerazione (alcuni componenti sono più importanti di altri) e poche sono le informazioni date che possono realmente mettere i Comitati in condizione di valutare l’impatto dei Fondi. In Irlanda inoltre sono stati non pochi i problemi sollevati dal meccanismo di deflazione e dalla questione dei fondi non spesi:

il pubblico non riceve alcuna informazione su come vengono spesi

le decisioni in materia sono prese direttamente dal governo e imposte ai comitati

il Dipartimento delle Finanze ha rigettato la richiesta fatta dalle ONG e dalla Commissione europea per una maggiore flessibilità

le proposte di utilizzare i fondi non spesi per combattere le situazioni più urgenti di esclusione sociale sono state rigettate

5.3 monitoraggio – il futuro La partecipazione delle ONG ai processi di monitoraggio segue percorsi diversi nei diversi paesi. Nella maggior parte dei casi, le ONG non sono invitate ai Tavoli di monitoraggio e la loro richiesta in questo senso è stata a volte rifiutata. Il monitoraggio è spesso appannaggio esclusivo dei governi, della Commissione e dei partner sociali anche se, dove è stato possibile, le ONG hanno avuto un ruolo attivo e costruttivo. Il processo di monitoraggio è comunque problematico: da questa nostra ricerca sembra che pochi sono stati gli sforzi fatti per analizzare l’impatto dei Fondi strutturali sull’esclusione sociale: nella maggior parte dei paesi membri il processo di monitoraggio sembra essere un esercizio poco professionale e una perdita di tempo il cui unico scopo è far rispettare i requisiti minimi imposti dai Fondi strutturali. Invece, se questo processo coinvolgesse più attori sociale, potrebbe diventare uno strumento efficace di analisi dell’impatto dei Fondi sull’obiettivo dello sradicamento della povertà e dell’esclusione sociale. Il nuovo regolamento prevede una partecipazione paritaria di uomini e donne all’interno dei Comitati di sorveglianza, un meccanismo che potrebbe correggere, almeno in parte, gli squilibri identificati in Irlanda e in Irlanda del Nord. Per i prossimi Fondi, le organizzazioni non governative possono:

domandare e insistere per essere rappresentate nei Comitati di sorveglianza

nel caso questa richiesta non venga rispettata, possono: • farlo presente agli organismi preposti alla costruzione

della società civile • allertare le istituzioni europee (es., il Parlamento o la

Commissione) • ottenere i nominativi dei componenti della Commissione e

trasmettere a loro il punto di vista delle ONG nel campo della lotta contro l’esclusione sociale

Doppio processo di monitoraggio per il Programma per la Pace e la Riconciliazione Il Programma per la Pace e la Riconciliazione ha due sistemi di sorveglianza: un Comitato, forte di 45 rappresentanti, e un Forum consultivo che ne conta 109. Quest’ultimo offre la possibilità a un gran numero di gruppi, portatori di diversi interessi, di contribuire all’elaborazione del programma e di analizzare le questioni strategiche che la sua messa in opera comporta. Il Forum trasmette i propri pareri al Comitato che, a sua volta, lo consulta per tutto ciò che riguarda gli emendamenti di fondo da apportare al Programma. Il Forum offre i propri commenti e i propri suggerimenti nella fase di stesura del rapporto annuale del Programma e di partecipa al processo di valutazione. Anche se le ONG hanno dato il loro parere favorevole all’istituzione di Forum anche per gli altri Fondi strutturali, questo non è ancora avvenuto.

Programma per la Pace e la Riconciliazione, Comitato di sorveglianza: 28 rappresentanti del governo 9 rappresentanti della Commissione 6 rappresentanti dei partner sociali 2 rappresentanti delle ONG A questo elenco va si aggiunta una Commissione di gestione che include un rappresentante delle ONG

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• richiedere con forza che i Comitati in questioni utilizzino

quegli indicatori più adatti per valutare l’impatto dei Fondi strutturali sulla promozione dell’inclusione sociale.

Nel caso che le ONG ottengano di entrare a far parte dei

Comitati di sorveglianza, esse possono: • assicurarsi che i rappresentanti delle ONG ricevano

ilsostegno e la formazione necessari • collaborare con gli altri membri dei Comitati per garantire

la riforma delle procedure di funzionamento interno • Assicurarsi che tutti i Comitati di sorveglianza

comprendano fino in fondo i meccanismi del monitoraggio e applichino, in tutti i casi, gli indicatori di genere e di inclusione sociale

• Verificare che gli Stati membri rispettino i regolamenti in materia di uguale partecipazione di donne e uomini.

Programma per la Pace e la Riconciliazione, forum consultivo In Irlanda del Nord, 20 membri provengono dal mondo delle ONG contro i 6 dall’Irlanda. Gli altri membri rappresentanto il governo, l’istruzione, il patronato, le organizzaioni dei lavoratori, gli enti locali, l’agricoltura e la pesca.

Se acquisteremo più esperienza e più competenza all’interno dei Comitati di sorveglianza a partire da oggi, probabilmente riusciremo ad influenzare il piano dei Fondi strutturali per il 2007-2013. - Germania

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CAPITOLO 6 LA VALUTAZIONE La valutazione è elemento centrale di tutti i progetti, programmi o imprese. In questo capitolo esamineremo il ruolo della valutazione nella gestione dei Fondi strutturali alla luce della pratica acquisita dalle organizzazioni non governative di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale per arrivare a migliorarne, in futuro, la qualità. Ci concentreremo principalmente su due questioni: il processo di valutazione dei Fondi strutturali prende in considerazione le questioni inerenti all’esclusione sociale? E, ancora, le organizzazioni non governative sono incluse nel processo di valutazione e vengono consultate in materia? Ci occuperemo inoltre del problema dell’Assistenza tecnica.. 6.1 Valutazione – la teoria Il regolamento dei Fondi strutturali prevede che la valutazione sia fatta a tre livelli: I tre livelli della valutazione Ex-ante prima dell’avvio Interim a metà percorso Ex-post alla conclusione Lo scopo della valutazione è triplice: primo, verificare se i Fondi hanno raggiunto gli obiettivi prefissati; secondo, controllare quanto abbiano concorso al rafforzamento della coesione economica e sociale e, terzo, verificare il loro impatto sui diversi programmi. Le valutazioni sono compito degli Stati membri e adopera tutti i dati che scaturiscono dai Comitati di sorveglianza. La valutazione ad interim è, secondo la maggioranza degli osservatori, la più importante perché può portare alla riallocazione di alcune delle risorse. La valutazione ad interim riguarda, d’abitudine, sia tutta la gestione dei Fondi a livello nazionale che per ciascun programma: A seguito della valutazione ad interim, nel periodo di programmazione 1994-1999, alcuni paesi hanno riallocato fino a un massimo del 19%.deIle risorse. Il regolamento specifica che la valutazione deve essere affidata a valutatori indipendenti (per il nuovo periodo, la valutazione ad interim dovrà essere portata a termine prima della fine del 2003 per poter procedere a una eventuale riallocazione delle risorse prima della fine di marzo 2004). Le valutazioni ex-post devono concentrarsi sull’efficacia e l’impatto reale dei Fondi strutturali, dedicando attenzione particolare alle tematiche relative alla coesione economica e sociale.

Valutazioni ad Interim La Commissione riassume le valutazioni ad interim e pubblica un quadro generale dei risultati ottenuti. A metà del 1999 la Commissione a pubblicato due rapporti: Meilleure gestion par évaluation e Conclusions des évaluations à mi-parcours du FSE Questi rapporti contengono l’elenco dei documenti utilizzati per la valutazione di ogni programma che disponibili negli Stati membri

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6.2 Valutazione – la pratica In Francia, la valutazione è compito del Centre d’Etudes pour l’Empoi. Le organizzazioni non governative non fanno parte del processo di valutazione né ad interim né finale. La valutazione non si occupa delle questioni relative alla povertà o all’esclusione sociale. In Germania, i risultati della revisione ad interim non sono resi pubblici. Il Portogallo si è caratterizzato dall’assenza pressoché totale della partecipazione diretta delle ONG al processo di revisione ad interim dei programmi operativi, che è completamente delegato a consulenti indipendenti. I valutatori, che dovevano analizzare l’impatto dei Fondi sulla promozione della coesione economica e sociale, si sono limitati a svolgere un’analisi degli aspetti tecnici e finanziari; la partecipazione dei beneficiari dei Fondi strutturali è stata ridotta al minimo: anche quando sono stati consultati per la raccolta dei dati, non hanno poi ricevuto alcuna informazione sui risultati di tale processo. Neanche in Spagna le ONG sono state consultate o, tanto meno, associate al processo di valutazione, che non si è mai indirizzato in modo specifico sull’impatto dei Fondi in materia di lotta alla povertà e l’esclusione sociale, anche se ha preso in considerazione il totale dei gruppi sfavoriti toccati dai Fondi. Le valutazioni ad interim, realizzate da agenzie indipendenti o da dipartimenti universitari, non sono state pubblicate, se non in pochi casi. Queste valutazioni si sono basate sui rapporti preparati dai diversi dipartimenti responsabili della gestione dei Fondi e si sono principalmente concentrate sull’insieme delle attività svolte in rapporto alle previsioni. Gli incaricati della gestione hanno dato una grande importanza a tutti quei rapporti che, a loro giudizio, potevano essere considerati positivi che, comunque, non sono stati né diffusi né discussi. Tutto ciò non ha comunque voluto dire che le valutazioni ad interim siano state completamente acritiche: in Spagna, per esempio, la valutazione ad interim per l’obiettivo 3, è pervenuto a conclusioni a dir poco sconcertanti per quanto riguarda tutto il capitolo sulla discriminazione delle donne: le spese effettuate per i programmi in favore delle donne o dei disabili sono restate ben al di sotto delle previsioni. Altre categorie meno bisognose hanno preso il posto dei gruppi minacciati di esclusione. Ma, questi rapporti non hanno alcun valore se non diventano oggetto di una diffusione a largo raggio. Neanche il rapporto sull’obiettivo 3 ha mai preso in considerazione il ruolo che le ONG possono avere nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale – un’omissione senza dubbio dovuta all’assenza delle ONG nel quadro di riferimento della valutazione.

In Italia si sente il bisogno di avere delle informazioni reali sull’impatto sociale dei progetti. In Spagna le valutazioni arrivano a dei risultati utili ma che non vengono pubblicizzati.

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In Gran Bretagna, sono state effettuate, per ciascun programma, sia valutazioni ad interim che ex-post. La procedura prevedeva che i rapporti fossero redatti da consulenti, con la supervisione dei Segretariati dei vari programmi. In Irlanda, la revisione ad interim è stata portata avanti a due livelli: per ogni Programma operativo e , quindi, in base alle conclusioni raggiunte da questa prima valutazione, si è proceduto alla valutazione a livello nazionale. Le organizzazioni non governative hanno fatto pervenire i loro pareri ai valutatori incaricati della revisione ad interim dei Programmi operativi “risorse umane” e a quelli incaricati della valutazione dei programmi “sviluppo urbano, locale e rurale”. La valutazione nazionale ad interim è stata affidata a un organismo di consulenza indipendente, Economic and Social Research Institute (ESRI), le cui raccomandazioni hanno spinto il governo a riassegnare una parte importante dei Fondi strutturarli: la cancellazione di due progetti (Dublin Light Rail e Blanchardstown Biomass Station) a permesso di devolvere circa 133 milioni di sterline a progetti di interesse per il trasporto pubblico e il collegamento stradale, mentre somme più piccole sono state assegnate ad azioni di formazione professionale e custodia di bambini. Il rapporto dell’ESRI si è basato principalmente su un’analisi delle valutazioni dei differenti Programmi operativi e non veniva menzionato alcun processo di consultazione allargata oltre a quello del Comitato di sorveglianza del Quadro comunitario di sostegno. I termini di riferimento, stabiliti dal Ministero delle Finanze, hanno dato grande rilievo alla valutazione dell’andamento economico irlandese mentre gli unici riferimenti alla politica sociale richiamavano le misure a favore del mercato del lavoro censite in funzione della diminuzione della disoccupazione. Dunque, non meraviglia certo che, all’interno del rapporto, le questioni inerenti la povertà e l’esclusione sociale apparissero solo marginalmente, e questo, malgrado la recrudescenza dei fenomeni di povertà e di ineguaglianza nel periodo preso in considerazione e malgrado le altre ricerche condotte dall’istituto incaricato della valutazione. Certamente, criteri meno restrittivi avrebbero impedito questo tipo di deriva. Malgrado le pressanti richieste, da parte delle ONG, di trasferire le risorse liberatesi per azioni sociali (disoccupazione o custodia dei bambini) la nuova distribuzione non è andata in questo senso.

In Italia la revisione ad interim non ha alcun impatto sulla quantità di risorse devoluta ai gruppi svantaggiati. L’unità di valutazione del Programma del Fondo sociale in Irlanda In Irlanda, la valutazione è principalmente nelle mani di consulenti esterni. Il Fondo sociale europeo ha creato una sua unità di valutazione che ha realizzato diversi rapporti. Questi rapporti, che contengono più di una informazione critica, hanno preso in considerazione l’efficacia dei Fondi strutturali in diversi settori, quali: il sostegno dato ai disabili, la formazione professionale delle donne e il reinserimento sociale dei prigionieri anziani.

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6.3 Valutazione – il futuro L’esperienza delle organizzazioni non governative attive nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale ha evidenziato l’esistenza di pratiche comuni sia nei percorsi di valutazione ad interim che in tutti gli altri. In alcuni paesi, il processo rimane un segreto quasi perfetto: le persone responsabili della stesura delle tre principali valutazioni sembrano aver consultato unicamente gli organismi incaricati della gestione dei Fondi strutturali e essersi basate unicamente sui documenti scritti. Le questioni inerenti l’esclusione sociale, sempre più importanti per tutta l’Unione europea, hanno ricevuto pochissima attenzione; le ONG, da parte loro, non sono state realmente associate al processo di valutazione. Il regolamento dei Fondi strutturali per il prossimo periodo propone pochi cambiamenti rispetto alla programmazione precedente ma, comunque, i tre livelli di valutazione (ex-ante, interim ed ex-post) rivestono grande importanza agli occhi delle ONG di lotta contro l’esclusione sociale perché esse permettono di:

contestualizzare i Fondi e dare il giusto peso alla nozione di esclusione sociale

valutare l’impatto dei Fondi nella lotta contro l’esclusione sociale

identificare le mancanze dei Fondi in materia di lotta all’esclusione sociale (vedi, ad esempio, il rapporto spagnolo per l’Obiettivo 3

riallocare una parte delle risorse a metà percorso. Dunque, le ONG di lotta contro l’esclusione sociale devono:

venire a sapere chi è il responsabile delle tre valutazioni (ex-ante, interim ed ex-post)

assicurarsi che le tematiche relative all’esclusione sociale siano prese in considerazione

fare in modo che le ONG vengano regolarmente consultate nel corso delle valutazioni

ottenerne copie dei rapporti di valutazione dare il proprio parere su come le valutazioni affrontano

realmente le tematiche relative all’esclusione sociale nei diversi settori.

L’Assistenza tecnica in Irlanda In Irlanda, benché l’Assistenza tecnica abbia a sua disposizione una consistente fetta di budget (46 milioni di euro), mancano a volta le informazioni su come questo denaro venga speso. Le poche informazioni disponibili indicano che questo denaro viene utilizzato per la pubblicità, l’informatizzazione e l’informazione, la valutazione e la consulenza. In qualche raro caso, i denari dell’Assistenza tecnica sono stati utilizzati in maniera creativa. Per esempio, il Comitato di sorveglianza del Programma operativo “Sviluppo urbano e rurale” ha finanziato la realizzazione di studi e l’organizzazione di seminari sull’eguaglianza uomini – donne e per una formazione indirizzata ai Consigli regionali. Il Comitato della regione del medio ovest ha richiesto uno studio sulle popolazioni della regione che vivono in condizioni di povertà e un’inchiesta sulla situazione della disoccupazione e lo spopolamento delle zone rurali.

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Il ruolo dell’Assistenza tecnica e delle Azioni innovative L’Assistenza tecnica ha, potenzialmente, un ruolo molto importante nella gestione dei Fondi strutturali. Il regolamento dei Fondi prevede che lo 0,25% delle risorse dei Fondi sia riservato per “misure preparatorie, sorveglianza, valutazione e controllo”, ivi compresi studi sulle azioni, lo scambio di esperienze e di informazioni ai beneficiari finali dei Fondi strutturali, e al pubblico in genere, così come il miglioramento dei sistemi informatici di valutazione. Nella pratica, gli Stati membri utilizzano le somme a disposizione per l’Assistenza tecnica per la gestione interna, l’informazione, la valutazione e l’informatizzazione. In Irlanda del Nord, per esempio, l’Assistenza tecnica serve a far conoscere i Fondi, a gestirli e a garantire la revisione di medio termine. Ma, nulla impedisce che il budget per l’Assistenza tecnica venga utilizzato con più creatività: per finanziare studi sui legami tra Fondi ed esclusione sociale; per rinforzare i canali di comunicazione tra le ONG e i gestori dei Fondi; per risolvere alcuni dei problemi che devono affrontare le ONG che desiderano accedere ai Fondi; per finanziare la partecipazione dei partner nella gestione dei Fondi. Lo 0,4% del budget è destinato al finanziamento di azioni innovatrici, quali studi, progetti pilota o scambi di esperienze al fine di migliorare la qualità degli interventi dei Fondi. Questo budget può servire a sperimentare risposte innovatrici a problemi quali l’esclusione sociale e ad assicurare la diffusione degli esempi di buone pratiche. In Gran Bretagna il budget per l’Assistenza tecnica è utilizzato esplicitamente per finanziare la partecipazione delle organizzazioni non governative agli interventi dei Fondi strutturali. Alcune federazioni hanno ottenuto i finanziamenti per fornire informazioni, consigli, sostegno e formazione alle organizzazioni non governative che sono state così messe in grado di partecipare con più possibilità di successo ai Fondi strutturali e mettere in opera i loro programmi. In alcune tra le nuove regioni della Germania l’assistenza tecnica ha facilitato la preparazione delle candidature in vista dei programmi dei Fondi strutturali.

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CAPITOLO 7 LE SFIDE FUTURE La partecipazione delle organizzazioni non governative attive nel campo della lotta all’esclusione sociale ai Fondi strutturali non è mai semplice.

Benché l’Unione europea stia assumendo sempre di più su di sé la responsabilità giuridica e morale della lotta contro l'esclusione sociale, questo obiettivo non ha ancora raggiunto il suo giusto peso nell’etica, la gestione e la messa in opera dei Fondi strutturali. Se i Fondi devono promuovere la coesione economica e sociale, la loro messa in opera si basa su una strategia puramente economica che privilegia la coesione economica e regionale a detrimento della coesione sociale. Nei rari casi in cui i Fondi vengono utilizzati per la lotta contro l’esclusione sociale, lo fanno unicamente attraverso misure che prendono in considerazione il solo mercato del lavoro e ignorano le dimensioni più vaste dell’esclusione sociale.

Anche se l’Unione europea e gli Stati membri riconoscono sempre di più il ruolo delle ONG nella costruzione della società civile, esse continuano a restare ai margini dei Fondi strutturali. Sono infatti le ONG che hanno le difficoltà maggiori di accesso; non sono associate al processo di gestione e sono molto spesso escluse anche dal processo di programmazione, dalla messa in opera, il monitoraggio e la valutazione. Le conoscenze, le competenze e il contributo speciale che le ONG possono fornire rimangono largamente inutilizzati. Le azioni innovative concepite nel quadro dei Programmi di iniziativa comunitaria sono raramente integrate negli interventi generali dei Fondi strutturali.

Ma, non lasciamoci scoraggiare da questo quadro: esistono esempi positivi. In alcuni paesi, sono le ONG ad assumersi l’impegno della gestione dei programmi; in altri, partecipano al processo di programmazione, fanno parte dei Comitati di sorveglianza o gestiscono con successo alcune azioni innovative. Ecco perché i Fondi strutturali si sono arricchiti e si sono aperti all’intero ventaglio delle sfide sociali ed economiche che l’Europa deve affrontare; ecco perché i Fondi hanno acquisito più efficacia. Gli Stati membri che rifiutano di garantire alle ONG un ruolo più attivo, e che vedono solamente il ruolo economico dei Fondi strutturali, dovrebbero seguire l’esempio dei paesi più progressisti. Noi desideriamo, a conclusione di questo manuale, presentare una serie di commenti alla Comunità europea e alle organizzazioni non governative di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Queste raccomandazioni si basano su altre richieste che abbiamo già inviato all’Unione europea a proposito del prossimo periodo di programmazione 2000-2006.

L’obiettivo dell’inclusione sociale non è ancora parte integrante degli interventi dei Fondi strutturali Le conoscenze, le competenze e il contributo specifico che le ONG possono dare rimangono del tutto inutilizzate In Svezia, le ONG potrebbero servirsi delle loro conoscenze sulle necessità delle persone per migliorare la qualità dei progetti e avvicinarli ai bisogni dei gruppi sfavoriti. Quindi, esse dovrebbero poter maggiormente influenzare la programmazione e la messa in opera dei progetti finanziati dai Fondi strutturali. La richiesta di EAPN per il periodo di programmazione 2000-2006 dei Fondi strutturali è che l’inclusione sociale diventi una priorità di tutti i nuovi Fondi.

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7.1 Le sfide per l’Unione europea L’Unione europea deve affrontare nuove sfide dal momento che i Fondi strutturali non sono riusciti a fare della coesione sociale un obiettivo generale di tutti i loro interventi. La Commissione europea si trova in una situazione ideale per negoziare, con gli Stati membri, gli accordi necessari affinché l’inclusione sociale cominci a occupare un posto centrale negli interventi dei Fondi strutturali che garantisca alle ONG un ruolo che sia consono a quanto dichiarato dal Libro bianco della Commissione. Più in dettaglio, la Commissione europea può:

vegliare affinché i Quadri comunitari di sostegno, i Documenti unici di programmazione e i Documenti operativi mettano l’accento sul raggiungimento degli obiettivi della coesione e dell’inclusione sociale

persuadere gli Stati membri ad adottare una definizione più ampia del concetto di partenariato nei Fondi strutturali che associ al suo interno il mondo delle ONG

vegliare affinché le ONG entrino a far parte nella gestione, nella programmazione, la messa in opera, la sorveglianza e la valutazione dei Fondi strutturali

assicurarsi che le risorse a disposizione per l’Assistenza tecnica vengano utilizzate efficacemente affinché le informazioni arrivino alle organizzazioni non governative

intensificare il dialogo a livello europeo con le organizzazioni non governative a proposito dell’elaborazione dei Fondi strutturali. A tutt’oggi, lo scambio avviene solamente con quelle ONG che si occupano di ambiente o di diritti delle donne

richiedere un uso più generalizzato di tutti quei meccanismi che garantiscono maggiori benefici alle popolazioni in condizione di esclusione sociale estrema, quali, le sovvenzioni globali, i partenariati locali e gli organismi intermedi di finanziamento. Questo processo deve avvenire in simultanea con un miglioramento dei meccanismi di gestione e messa in opera dei Fondi

vegliare, dal momento che la Commissione è presente in molti dei Comitati di sorveglianza, affinché questi Comitati si concentrino su analisi più qualitative che quantitative che privilegino un’analisi dei risultati a semplici verifiche contabili.

In Spagna, lo Stato dovrebbe dare più importanza alle ONG nel processo di gestione dei Fondi strutturali e non limitare la loro partecipazione ai soli Programmi di iniziativa comunitaria. Bisogna dar loro un ruolo attivo nella programmazione e permettere loro di partecipare ai Comitati di sorveglianza e di valutazione.

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7.2 Le sfide per le ONG Le sfide più difficili devono però essere affrontate proprio dalle organizzazioni non governative affinché possano essere messe in condizione di contribuire realmente al dialogo civile in Europa. Non ci nascondiamo dietro un dito: le ONG non hanno ancora dimostrato di avere la forza politica necessaria per avere il ruolo che dovrebbero. Devono ancora superare molte debolezze organizzative interne e rafforzare le loro strutture professionali. Alcune ONG hanno costruito alleanze che permettono loro di influenzare la programmazione dei Fondi strutturali (vedi l’Italia, l’Irlanda del Nord e l’Irlanda). L’efficacia delle nostre azioni, infatti, passa anche attraverso le alleanze che riusciamo a stabilire con le altre reti europee e con le autorità locali, nel raggiungimento di obiettivi comuni. Le ONG devono, più precisamente, privilegiare le seguenti azioni: Informazione: incoraggiare tutte le agenzie governative a far

conoscere la funzione di strumento di lotta all’esclusione sociale dei Fondi strutturali e a mettere il budget dell’Assistenza tecnica a disposizione delle ONG

Programmazione: contribuire direttamente alla discussione sulla messa in opera dei Fondi strutturali riformati e vegliare che una ONG sia ufficialmente delegata a partecipare ai lavori delle future Commissioni incaricate della gestione dei Fondi strutturali

Messa in opera: spingere le agenzie governative a facilitare la messa in opera dei Fondi strutturali così da associare quelle ONG il cui fine è lo sviluppo dell’autonomia delle popolazioni e delle regioni in situazione di esclusione sociale

Sorveglianza: ottenere che il settore delle ONG sia rappresentato in tutti i Forum e Comitati di sorveglianza per garantire, a fianco delle analisi puramente quantitative, la realizzazione di analisi qualitative e strategiche sull’impatto dei Fondi sui fenomeni di esclusione sociale

Valutazione: partecipare direttamente a tutte le valutazioni ex-ante, ad interim e ex-post e vegliare affinché le questioni relative all’esclusione sociale siano affrontate in maniera corretta. Bisogna altresì insistere affinché una parte del budget per l’Assistenza tecnica sia messa a disposizione delle ONG per aiutarle a svolgere efficacemente il loro ruolo nel partenariato così creato.

Il compito non è facile. Nello stesso tempo le ONG devono: • Spingere i governi e le agenzie responsabili dei Fondi strutturali a

svolgere fino in compito il loro dovere per quanto concerne l’informazione – e, nello stesso tempo devono cercare di diffondere le informazioni in loro possesso ai propri membri, ai colleghi e associati, con l’ausilio dei documenti più accessibili e interessanti

• Stimolare le ONG a stabilire obiettivi specifici e raggiungibili – e, nello stesso tempo reagire il più efficacemente possibile al modo in cui i governi amministrano i Fondi strutturali

• Domandare di partecipare ai processi di programmazione e monitoraggio – dando alle ONG il sostegno e la formazione necessari quando siano selezionate

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• Presentare un fronte comune e degli obiettivi condivisi anche in

un settore che persegue a volte obiettivi diversi e divergenti e subisce una concorrenza interna feroce (visto che, di solito, bisogna spartirsi la stessa fetta della torta)

• Conservare la propria indipendenza anche quando si ricevono fondi governativi e si partecipa al processo dei Fondi strutturali

• Contribuire al dibattito su scala europea e nazionale, assumendosi la responsabilità verso le organizzazioni di base

• Partecipare al dialogo civile a livello sia nazionale che europeo, rimanendo aperte alle problematiche della base

• Sviluppare le problematiche nazionali e europee, come quella del mainstreaming, dell’uguaglianza e dell’economia sociale, restando però ben ancorate ai progetti locali.

Partecipare di più ai Fondi strutturali non avrà alcun senso se non si avrà anche una visione chiara degli obiettivi dei Fondi. Le ONG devono promuovere una interpretazione più larga dei Fondi strutturali, che prenda in considerazione la natura multidimensionale dell’esclusione sociale. Il mondo associativo deve contestare la nozione che la formazione professionale e le misure a favore del mercato del lavoro siano la panacea della lotta contro l’esclusione sociale. Questa lotta esige che venga preso in considerazione un vasto spettro di misure, che i Fondi strutturali vengano usati fino in fondo, che si segua una strategia che dal basso vada verso l’alto (Bottom-up approach) e che abbia come obiettivo centrale la responsabilizzazione delle popolazioni e delle comunità escluse.

In Spagna, le federazioni sono sempre nella loro fase embrionale. Il dialogo civile non esiste. La situazione migliorerà solo se le ONG, spinte da un desiderio di solidarietà, sapranno unirsi e richiedere con forza all’amministrazione pubblica, tutte insieme, di essere prese sul serio. Devono fare lo sforzo di organizzarsi per poter influenzare le decisioni prese nel quadro dei Fondi strutturali, di associarsi al processo di redazione dei Quadri comunitari di sostegno e dei Programmi operativi, di partecipare alle valutazione e di accedere all’insieme dei Fondi strutturali invece di restare confinate nei soli Programmi di iniziativa comunitaria. Inoltre, esse devono poter accedere al budget per l’Assistenza tecnica.