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Nuova Evangelizzazione Sussidio n° 2 I edizione P. Massimo Rastrelli S.J. “…Maria, “Rallegrati…” Manuale per coloro, che soffrono di depressione e per coloro, che li assistono e li aiutano. “… Le donne spaurite avevano il volto chinato a terra…” (Luca, 24,5) Istruzioni per l’uso: In questo manuale trovi una psicoterapia: (la teoria e la pratica). Se leggerai tutto, Se farai quello, che ti viene detto di fare, tu puoi uscire dalle tue sofferenze

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Nuova EvangelizzazioneSussidio n° 2I edizione

P. Massimo Rastrelli S.J.

“…Maria, “Rallegrati…”

Manuale per coloro, che soffrono di depressionee per coloro, che li assistono e li aiutano.

“… Le donne spaurite avevano il volto chinato a terra…” (Luca, 24,5)

Istruzioni per l’uso:

In questo manuale trovi una psicoterapia: (la teoria e la pratica).

Se leggerai tutto,Se farai quello, che ti viene detto di fare,tu puoi uscire dalle tue sofferenze

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e puoi farlo con le tue capacità e con i tuoi piedi.

Parte prima: psicoterapia teoretica, necessaria per una formazione di una mentalità sana.

Ti aiuto per fare una necessaria e concreta “psicoterapia” fondamentale.

I° Due, parole a tu per Tu.

Tu soffri molto.Siccome il dolore ti punge e ti assedia, tu

soffri, e soffri anche di più, perché ti ripieghi sul tuo dolore: ci pensi continuamente, e tutto il tuo tempo lo passi a pensare, che sei “depresso”.

Più ci pensi, più ne soffri.Più ne soffri, più ne parli.Più ne parli, e più ti convinci, che, se sei

depresso, hai tutte le ragioni di questo mondo per essere depresso, perché sei effettivamente depresso, e pensi, che hai ragione di essere depresso, e che devi essere “depresso”.

Tu ti presenti sempre con il viso lacrimoso.Il tuo volto è tutto una immagine di tristezza.

Se ti vedi allo specchio, ed il tuo volto ti rattrista, allora, nel guardarti allo specchio, ecco, che subito pensi, che sei “depresso”, e ti rattristi di più.

Chi ti visita, assume, anche lui, un volto triste.

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E lo fa, perché gli sembra brutto mostrare serenità e gioia, a te, che sei, tutto e soltanto, tristezza.

Allora, tu che sei sempre triste, rattristi te stesso, e rattristi la tua famiglia; e rattristi gli amici.

Ed anche per te vale, quello, che abbiamo detto.

Tu, triste generi tristezza, e produci tristezza ! A questo punto, tu finisci per credere, che tu

non puoi non essere triste: tu pensi, che hai il “dovere” di essere triste, e così “ti obblighi” ad un dovere ambientale, che diventa sempre più esigente.

Tu ti fai schiavo di un “dittatore mentale e psicologico” che non esiste in se stesso, ma che è messo su da te stesso.

Il Professor Giuseppe Moscati: S. Giuseppe Moscati, diceva: “… questo male è

nella vostra testa…”

E mentre, tu, ti obblighi alla tristezza, che fa soffrire tanto, tutti quelli, che ti avvicinano, si obbligano a fare “i tristi”, ed, in questo modo, ti incoraggiano alla tristezza.

E, se qualcuno non sta a questo gioco, e

trattando con te, si mostra sereno ed allegro, viene ritenuto persona senza “sensibilità” e cattiva”.

Viene, addirittura, rimproverato.Viene rimproverato da uno; poi, viene

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rimproverato da un altro; poi, viene rimproverato ancora da altri: e finisce, per tal via, anche lui, per credere, che ha sbagliato: finisce per credere, che Tu fai bene ad essere triste, e che lui sbaglia ad essere sereno ed allegro.

Andando a casa, magari, cercherà di essere triste, anche lui, di fronte alla moglie, e dinanzi ai figli, e penserà, in questo modo, di diventare “più maturo”.

Poi, in casa sua avverrà quello, che avviene sempre, quando ci facciamo tristi: io ti faccio pensare ad un principio generale, e, tu, vedi un po’, se non è forse vero !

Marito triste, marito afflitto. Marito afflitto, marito affliggente.Marito affliggente, moglie triste ed afflitta.Moglie afflitta, moglie affliggente.Moglie affliggente, marito, più che mai afflitto.E così via…

Questo è il principio generale a cui ti faccio pensare.Che ne pensi ?Ti sembra vero come fatto innescato nelle

dinamiche psicologiche interpersonali ?

Non dico, che tu voglia queste cose.Tu neppure ci pensi. Ma queste cose, poi, avvengono, e credo che io, che

ci penso, io che le vedo, e che le so, debba proprio aiutarti, perchè ci pensi un momento anche tu.

II° Caro, amico… Gentile Signora, ma che seme stai seminando nel bel campo della tua vita gioiosa ?

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Dunque, da quello, che abbiamo detto, possiamo concludere, e possiamo sapere bene, che la tristezza è una “cultura”, o, per dirla più chiaramente, è una “coltivazione”, che, magari, inconsapevolmente “la si coltiva” in se stessi.

E se coltiviamo in noi stessi, la tristezza, il campo che, poi, siamo noi: cioè, coltiviamo in un “campo”, che è la nostra persona stessa, ne rimane “contagiato” ed “avvelenato” con dolore e con danno, che, prima di tutto, è tutto nostro, ma che fa anche male a coloro che amiamo.

Tu hai detto, sempre ed a tutti, che sei “depresso”.

Ma, hai mai pensato, che il “depresso”, soffre per un “raccolto” di sofferenza, “seminato” e “coltivato”, che ciascuno fa in se stesso e da Se stesso ?

Quindi, chi è “depresso”, può fare molto, per non essere depresso, ma non lo sa, e, quindi, nulla fa.

Ma chi è “depresso”, qualche volta, o meglio dovremmo dire quasi sempre, non crede al fatto, che può fare molto per non coltivare la tristezza, e che può fare tutto per non coltivare la tristezza.

E, quindi, siccome non crede al fatto, che è proprio lui a “coltivare”, in se stesso, la tristezza, non fa nulla per correggersi.

E, poi, dice: che lui è sempre depresso.

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III° Resti sottomesso alla “dittatura” mentale, psicologica ed ambientale della tristezza.

L’essere sotto dittatura è un fatto tristissimo, che non fa altro, che aggiungere tristezza a tristezza.

Il consegnarsi ad una “dittatura” è sempre un fatto folle.

Il consegnarsi ad una “dittatura” è cosa, che fanno uomini, che per quell’abbandonarsi ad un “andazzo” circostante della collettività meno cosciente, vivono senza personalità propria evoluta, e senza approfondirsi nelle “motivazioni” della propria vita e senza impegnarsi, neppure minimamente, per valorizzare quel dono immenso, che è la propria vita, che Dio dona e di cui dovremo rendere conto.

E quando ci si assoggetta ad una “dittatura” , si accetta, in partenza, a fare il male, e a fare quel male, che da se stessi non si penserebbe mai di fare.

Gli uomini e le donne della nostra generazione ne hanno fatta una terribile esperienza: ne hanno fatto, anzi, “terribili esperienze”, che mai avrebbero pensato di poter fare, e che, poi, quando, hanno dovuto ammettere che quelle orribili cose erano avvenute davvero, hanno dovuto faticare non poco, per ammettere che, le cose stavano proprio in quel modo.

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E tutto quel male orribile è avvenuto, perché, qualcuno ha consegnato se stesso a qualche “dittatura”.

Ma, poi, a pensarci, un po’ dovemmo ammettere qualcosa che ci sembrava inconcepibile, e che, cioè, non qualcuno, non l’una o l’altra persona, ma popoli interi, si erano assoggettati alle “dittature”, in cui vennero ad imbattersi nei giorni della loro esistenza terrena. Alludo ad un popolo che fu o Nazista o Comunista, o collaboratore con qualsiasi “dittatura”, che si instauri sulla faccia della terra.

Parlo di “dittature”, macroscopiche, sociali e politiche.

Ma la “dittatura” di cui soffre chi si assoggetta ad una “dittatura” , “mentale”, che si impone alla propria persona per via di fattori sociali e politici, ma, che viene instaurata da propri stolti “assecondamenti” di comodo, a visioni interiori delle cose, viziose e non vere: fatte di stupidi luoghi comuni e di occulti orgogli e superbie, cattive.

Tutto questo è certamente folle, e dimostra, che chi si abbandona a simili derive, si fa folle, ed in fin dei conti, vuole, anche, essere folle.

Incredibile !Posti dinanzi a così assurda realtà, dobbiamo

anche riconoscere, che il “depresso”, è il più folle dei folli !

IV° La “oppressione” e la debolezza dei

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volenterosi.

Il depresso è un soggetto “contagioso”. Chi vive con un “depresso”, rischia fortemente

di divenire “depresso” lui stesso. Si atteggia a compassione solidale nei riguardi

del “depresso”. E, nel farlo, si rifugia in una falsa motivazione,

in fondo orgogliosa di se stessa e non buona: dico: bisogna, forse, compatire ed assecondare, chi si distrugge da se stesso, come, appunto, fa, chi si abbandona alla depressione ?

E’difficile stare con un “depresso”: su questo siamo d’ accordo.

Ma il fatto, che aiutare un “depresso”, sia cosa difficile e molto costosa, non autorizza a fare un male; ed a fare un male tanto grande, come sarebbe assecondare, chi fa a se stesso, un male tanto grande.

Un problema c’è.Il problema in questo caso, è in chi sta vicino

al “depresso”.

Il problema sta tutto nel fatto, che si sia convinti personalmente di quello, che stiamo dicendo.

Sta il fatto, che il “depresso” è un soggetto “contagioso”.

Sia chi è “depresso” , sia chi vive accanto ad un “depresso”, lo sanno bene.

L’ uno e l’altro lo sanno.

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L’ uno e l’altro lo vedono. Ma entrambi cercano di “rimuovere” questa

brutta e dolorosa realtà. E la rimuovono psicologicamente e lo fanno,

perché, una siffatta realtà, è a loro tanto sgradita, e, così facendo, peggiorano il loro male, e coinvolgono molto negativamente, chi li aiuta.

Chi vive con un “depresso” vive in una continua “oppressione” psicologica: che lo “asfissia” e gli “blocca” gli orizzonti interiori, per cui viene profondamente ridotto, nella sua “personalità”, nelle sue stesse risorse di “iniziativa vitale” e di “inventività”.

V°Le medicine. La fiducia nelle medicine.

Chi è “depresso” pone molta fiducia nelle medicine.

Le medicine lo disobbligano dall’ impegnarsi in un lavoro psichico, tanto più necessario, quanto più difficile e faticoso.

“Lavoro psichico”, che proprio perché faticoso, viene sempre accantonato e non considerato, da chi dovrebbe impegnarsi a farlo, cioè dal “depresso” e da chi gli vive accanto.

Al “depresso” bisogna dire senza mezzi termini:

“Tu speri nelle medicine”. Qualcuno ti assicura, che le medicine curano e

fanno miracoli.

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Ma questo non è vero, è un inganno di cui soffri, e che tu stesso ti procuri: perché, alla prova dei fatti, non è reale.

Se alcune medicine fanno bene, non lo è certamente per le medicine psichiatriche.

Ci sono medicine psichiatriche, che aiutano nei casi e nei momenti “parossistici!, perché danno al soggetto psichicamente “agitato” una certa “sedazione”, che può, in taluni casi, essere utile o necessaria.

Ma bisogna rendersi conto di come agiscono, quei medicinali, cioè, su quali meccanismi fisiologici quei “medicinali psichiatrici” intervengano.

E si sa bene come quei “medicinali psichiatrici” intervengono.

Intervengono sul sistema nervoso, producendo una situazione di “blocco”, di attivazioni nei sistemi nervosi: “blocchi” che sono utili, quando bisogna fronteggiare una situazione di agitazione non controllabile, ma, che, poi, producono un “ottundimento” generale, che porta ad uno stato di “istupidimento” molto penoso e non buono.

Ero fuori alla sede di un ambulatorio di “igiene mentale” in Veneto.

Molti pazienti erano lì. Ricordo, che uno degli uscieri mi disse: “Qui

nessuno guarisce”.Si effettuano cure, ma i malati non

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guariscono. I malati vengono sedati: si vedono intristire, e

si vede, che “istupidiscono”. Una donna mi disse che a seguito di medicine

psichiatriche, non era migliorata, ma aveva avuto delle disfunzioni, per cui si era enormemente ingrassata.

E questo aveva peggiorata la depressione.Questo è un fatto: è bene saperlo.Quando si è in sofferenza, bisogna stare

attenti a non aggravare la propria situazione.

VI°La depressione è un autentico “guaio".

Come ben si vede dalle cose dette, il "depresso", si ritrova in una situazione esistenziale, che è un autentico guaio sia personale, sia famigliare.

Ma che vita vive.Si ritrova a chiudere gli occhi su ogni gioia

della vita anche quotidiana, e a tenere gli occhi esageratamente aperti su tutti i guai e le tristezze della vita.

Ed alimenta, in se stesso, soltanto le tristezze, con l' effetto di "mortificare" la vita stessa.

La particolarità del guaio di cui soffrono i depressi, è che questo loro soffrire è purtroppo volontario, non nel senso, che lo vogliono con aperta e lucida coscienza, ma nel senso, che assecondano un lasciarsi "intrappolare", da quei meccanismi psicologici, che sono abbastanza

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evidenti, ma, che essi nascondono a se stessi, perchè rifiutano quel minimo sforzo, che normalmente si deve fare, per controllare la "luce" o il "buio" del nostro vivere.

Ci sono persone "luminose: le chiamano "solari".

Per contrasto, ci sono persone oscurate dentro, ci sono persone psichicamente "oscure" e che vedono nero: sono persone "tenebrose".

VII° La depressione è un grave ed autentica emergenza sociale.

Ma c'è un fatto, che dobbiamo proprio rilevare. La "tenebrosità" delle persone e delle

famiglie in cui vivono le persone depresse, non si limita alla loro case, ma è fortemente contagiosa, sicché influenzano molto l'ambiente, quello degli amici, quello del quartiere: ci sono paesi e città e nazioni, che vivono influenzati da quella nefasta e sconsolante "tenebrosità".

Attenzione ! Viviamo in una umanità ottenebrata dalle

tristezze, quelle “serie”, e quelle “non serie” , e talvolta ”immaginarie”.

VIII° La depressione è un peccato: ed è un peccato obbiettivamente grave.

Il "depresso" si sente "vittima" di un male, che lo avrebbe attaccato e sopraffatto, e chiede di essere "compatito".

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Il "depresso" non pensa neppure lontanamente di poterne avere, proprio lui, qualche colpa e qualche responsabilità.

I depressi non ci pensano e sono, quindi, in buona fede. E non ci pensano, perché sono chiusi nelle loro “immaginazioni” soggettive e spesso patologiche.

Per di più, chi visita i "depressi", anche Lui è preso da un "errore collettivo".

Penserà, che non deve affliggere, chi, già è tanto afflitto.

Finché le cose rimangono così, tutto resterà in una situazione ristagnante umanamente fallimentare.

Tutti se ne accorgono nel senso, che avvertono un malessere, che fa stare male. Avvertono quel malessere personale, famigliare ed ambientale: avvertono il fatto, ma non vanno oltre, e non guardano alla causa di quel fatto: non si domandano la causa di quel malessere.

Ma non si approfondiscono sugli atteggiamenti umani, che determinano quelle tristezze e quella “tenebrosità” opprimente.

Pensano che quelle “tristezze” vengano dall’ “Ambiente” e dalla stessa condizione della umanità, collettivamente e socialmente presa.

Tutti gli "attori" del dramma della depressione, menzionati, sono evidentemente coinvolti in “un accecamento”, ed in “un peccare” "collettivo”: peccare, che per il fatto di essere di tutti o di molti, non toglie, che sia, anche, una

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responsabilità personale, di cui ci si deve esaminare e di cui bisogna proprio pentirsi.

Attenzione !Il prenderne coscienza, porterà, nella persona

"depressa", ad un aggravio di preoccupazioni morali e di coscienza di colpa, ma porterà il beneficio immenso di una liberazione del mondo interiore della persona del "depresso" da un errore, che per essere un errore collettivo, pesa come un “macigno”, che schiaccia e che uccide.

Ne seguirà un immediato benessere interiore, che impegnerà il "depresso" a liberarsi di tutte quelle “tenebre” mentali e psichiche, che sono il fattore principale del suo male.

Il "depresso" si darà, allora, da fare, per liberarsi dalle tante sue paure, dal suo acuto pessimismo, che si credeva fosse caratteriale, e che, invece, dipendeva dal suo “interiore buio” fatto dalle sue impressioni, dalle sue sensazioni, dalle sue idee, e di conseguenza, dalle sue esperienze di malato psichico e mentale.

Il "depresso" impara, allora, a vincere quell’ ottenebramento patologico, che prima credeva invincibile, e, che subiva del tutto passivamente.

Guardiamo in faccia quel nemico, che si annida nel cuore, perché invitato da chi non lo conosce e, che, che fino ad oggi lo ha sempre subito, e che deve imparare, da oggi stesso, a scoprire ed a riconoscere ed a combattere ad a

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vincere.

Coraggio ! Non dobbiamo avere paura di farci coraggio,

ma dobbiamo avere paura di non farci coraggio e di restare succubi delle nostre paure.

Il coraggio ci libera, e ci fa uscire dal “carcere“, in cui nessuno ci ha chiuso, ma nel quale siamo andati a chiuderci da noi stessi !

Ci siamo chiusi in camera e non abbiamo aperta più la finestra.

Stiamo tanto male! Coraggio: apriamo la finestra !Dobbiamo vedere, che cosa c’è fuori.Dobbiamo respirare aria salubre, nuova e

pulita !Dobbiamo imparare a curare il nostro mondo

interiore, con una particolare “igiene interiore”, psichica, psicologica e mentale”.

Non è difficile. E’ facile.Dobbiamo soltanto imparare a farlo.

Tu che dici di essere "depresso", sei uno su cui sono cadute addosso tante paure.

Ora senti, che le paure ti hanno imprigionato, e che, tu, non puoi più muoverti.

Vogliamo provare a guardare in faccia quei pesi che ti schiacciano ?

Vogliamo provare a guardare in faccia a quelle paure che, tu, non vedi più, ma, che sono lì: ma

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che agiscono e ti schiacciano ?Prova a dare un volto ed un nome alle tue

paure.Prova a non subire le tue paure. Fa in modo da attivare in te una paura

contraria a quella, occulta, che ti opprime.

Per esempio: ti aiuto a portare fuori allo scoperto una tua paura occulta.

Tu hai paura di essere "depresso". Allora tu ci pensi e pensi, che sei "depresso",

e lo diventi davvero.

Ma tu hai, anche, paura di essere malato.Bene, chiarisciti le idee.Di a te stesso: io ho paura di essere malato.Di a te stesso: io debbo avere paura di essere

malato.Se fai, come ti sto dicendo, tu attivi una paura

sana, contro una paura non sana ed occulta, che tu ti porti dentro.

Se farai così, con decisione ferma, e con forza, e, se lo farai più volte al giorno: la paura occulta si dissolverà e tu diventerai libero, e la brutta “oppressione” del "depresso", si dileguerà, senza fatica, e tu ti meraviglierai.

Facciamo un altro esempio: Tu hai paura di dare fastidio a coloro, che ami, e che sono con te.

Tu non vuoi essere di peso a nessuno. Tu non pensi di essere complice della tua

depressione che ti opprime.

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Se ci penserai, e ci crederai, attiverai contro il tuo stato di depressione, la paura contraria, e tu diventerai libero, e la brutta “oppressione” del "depresso", si allontanerà da te, e si dileguerà, senza fatica, e tu ti meraviglierai.

Devi attivare dentro di te le paure, che ti liberano, invece di coltivare dentro di te le paure, che ti schiacciano e ti bloccano.

Così per dileguare, dentro di te, il peso della depressione, devi attivare, dentro di te, la forza di amori, che sono dentro di te, e che sono profondamente sentiti da te, come “l’amore di Dio” e della “Volontà di Dio”, cioè l’amore del non voler, tu, deludere Dio, che ha progettato per te un meraviglioso progetto di vita umana personale e sociale, che tu devi realizzare nella storia di questo nostro tempo, e nel contesto grandioso di tutti i tempi.

Se ci pensi e, se ti fai un po’ di esame di coscienza, ti renderai conto, che, a Dio che Ti ama , e che ha per te progetti meravigliosi, ci pensi molto poco, o, piuttosto, che non ci pensi mai.

No ! Tu fai così, non perché tu non vuoi amare Dio. Ma lo fai perchè sei mentalmente bloccato.Sei chiuso nelle tue tristezze manifeste e

perduranti. Sei bloccato in paure, che non vuoi, e non puoi

muoverti nell’ amore e negli affetti , che vorresti vivere e godere.

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Se tu “depresso” pensai po’ di più a coloro che ti amano, pensa a non rattristarli.

Tu hai il dovere di essere gioioso.Tu devi proprio sapere, che chi è triste,

rattrista gli altri.La tristezza è un veleno.Chi è “depresso” lo sa molto bene, e lo sa

anche più e meglio degli altri. Quindi, più degli altri, si può e si deve dare da

fare, per non rattristare colui e colei, che lo amano, e che lui o lei stesso, ama.

Ho visto madri in guai insopportabili, farsi forza per non rattristare i figli, e riuscirvi, in modo egregio, non per un giorno, ma per mesi, per anni, e qualche volta, per una vita intera.

Ho visto uomini illuminati dal forte comportamento di una moglie, che non ha mai accettato di lasciarsi influenzare dalle tristezze, anche quando avrebbe avuto tanti motivi seri, per essere triste.

Ho visto uomini farsi forza per consentire alla moglie un po’ debole psichicamente di vivere serena.

Ho visto persone molto giovani e perfino bambini farsi forza, per non fare preoccupare i genitori.

La storia è piena di storie di gente umile e comune, o di Santi, che, da un letto di dolore, hanno rasserenato il mondo di coloro, che li incontravano e li visitavano.

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Noi conosciamo molte di queste storie meravigliose.

Gli esempi dei forti debbono fare scuola e debbono aiutare i deboli.

C’ è la virtù della “fortezza” che illumina di serenità e di sano e reale ottimismo la vita degli uomini.

Il Catechismo della Chiesa cattolica che lo insegna.

C’ è, poi, un altro dono di Dio che è un dono dello Spirito Santo: c’ è il dono della “fortezza”, che potenzia gli uomini che credono e che pregano: il dono dello Spirito Santo abilita le persone credenti affinché illuminino di serenità e di sano e reale ottimismo la vita degli uomini.

Il Catechismo della Chiesa cattolica ce lo insegna.

La esperienza degli uomini, che contattano persone credenti e di vera preghiera, lo sanno molto bene.

Ci sono esperienze umane bellissime, che possono rasserenarci.

Dobbiamo cercare di farle nostre: dobbiamo farne tesoro.

Ci sono a nostra disposizione esempi e storie realissime, che debbono fare scuola, perchè sono aiuti e sono doni, che la ottima misericordiosa

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Provvidenza di Dio Padre mette a nostra disposizione, e sarebbe veramente stupido, da parte nostra, lasciare perdere tali doni e aiuti.

Tu che soffri domandati un po’: Tu conosci siffatte persone credenti, di preghiera vera e di gioia ?

Se devi onestamente riconoscere, che non ne conosci, cerca di conoscerle.

Le troverai certamente e facilmente tra quella gente, che parla di Dio, e che frequenta la Chiesa.

Sai, quindi, dove cercarle.Quante persone sono state fortemente aiutate

ad uscire dalle “ombre di morte” di scoraggiamenti e di depressioni.

E, se loro hanno gioito, ed hanno sperimentata una resurrezione effettiva psicologica, famigliare, sociale e morale e religiosa: se loro, perché non tu ?

Di a te stesso: se loro, perchè non io ?E se io posso vivere come loro la loro

bellissima esperienza liberatoria: se posso anche io passare da una vita vissuta nell’ ”..ombra di morte…”, ad una vita completamente diversa, irradiata dalla “luce” della trasfigurazione gloriosa di Gesù: irradiata dalla “luce” della Resurrezione gloriosa di Gesù: irradiata dalla “luce” della vita di Gesù Risorto, donata e partecipata da Dio Padre e da Gesù, a coloro, che credono in Gesù, vero Uomo e vero Dio, Figlio di Dio, morto e Risorto.

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Quindi, se vedi, che anche Tu puoi, e puoi realmente.

Tu, allora, devi darti da fare, e, per prima cosa, devi prendere una decisione seria.

Non devi fare parole, e discorsi, e propositi, vuoti ed inconcludenti.

Tu devi prendere una decisione definita con chiarezza, pubblicamente dichiarata nell’ impegno, che comporta, in modo che, lo sappiano coloro con cui vivi.

Tu devi dire a coloro, che vivono con te: attenzione !

Io prendo una decisione seria.

Io mi sono accorto, che sono un grande egoista, perché oscuro, intristisco e avveleno la mia e la vostra vita.

Io mi sono accorto, che sono un grande peccatore, perché, a Dio, che mi ha offerto tanta vita e tanta gioia, io ho risposto negando tutti i suoi doni, e accecando i miei occhi, sulla realtà, di tutto il suo Grande Amore.

Io mi sono accorto, che sono un Grande peccatore, perché avrei potuto ed avrei dovuto mettermi vicino a voi, e tra di voi, da persona “illuminata” e da persona ”illuminante”, e voi ben sapete come, invece, ho intristito le vostre persone, che pure pensavo e dicevo di amare.

In questo modo non sono stato, per voi,

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“verità” , ma sono stato, purtroppo, “falsità”; non sono stato per voi “un bene”, ma sono stato per voi “un male”.

Io, per tutto questo e per tanto altro, prendo una decisione seria e forte, e confido che, anche voi, mi vogliate aiutare a passare da tristezza a gioia di vita bellissima.

IX Raccogliamo le nostre idee

Bene! Adesso credo, che, Tu, abbia capito bene alcune cose molto importanti.

La prima cosa che hai capito è, che, tu se sei un “depresso”, lo sei in gran parte, anche perché lo vuoi, e perchè ti consegni, pigramente, alla depressione.

La seconda cosa che hai capito è, che, tu se sei un “depresso”, lo sei in gran parte, anche perché lo vuoi, e lo vuoi perchè non hai fatto nulla di tutto quello, che potevi fare, per non deprimerti, e quindi, ti sei consegnato, pigramente, alla depressione.

La terza cosa, che hai capito è, che, tu se sei un “depresso”, lo sei in gran parte, anche perché lo vuoi, e lo vuoi, perché, non hai mai preso una decisione possibile e buona, ed, in questo modo, ti sei dato e ti sei consegnato, pigramente, alla depressione.

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La quarta cosa, che hai capito è, che, tu se sei un “depresso”, lo sei in gran parte, anche perché lo vuoi, ed hai capito, che non lo devi assolutamente essere, e che, a tal fine, devi assolutamente prendere una decisione seria e forte, perché, se non lo fai, ti consegni, pigramente, alla depressione.

C’è, poi, una quinta cosa che hai capito: hai capito come devi fare, cosa che, dal punto di vista pratico, è molto importante, e direi è la più importante.

Parte seconda. “Psicoterapia pratica”.Esercizi da fare effettivamente e da fare subito, e da fare tutti.

Esercitazioni pratiche:Copia su fogli questo modello e rispondi a queste domande.

1° Esercizio: guarda in volto le tue paure occulte: chiama le tue paure occulte per nome.

Paura n° 1__________________

Paura n° 2__________________

Paura n° 3__________________

Paura n° 4__________________

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2° Esercizio: guarda in volto le tue paure sane: chiama le tue paure sane per nome.

Copia su fogli questo modello e rispondi a queste domande.

Ricorda quello che dicevamo:

“Prova a non subire le tue paure”. Fa in modo di attivare in te una paura

contraria a quella, occulta, che ti opprime.

Per esempio: ti aiuto a portare fuori allo scoperto una tua paura occulta.

Tu hai paura di essere "depresso". Allora tu ci pensi e pensi che sei "depresso", e

lo diventi davvero.

Ma tu hai anche paura di essere malato.Bene, chiarisciti le idee.Di a te stesso: io ho paura di essere malato.Di a te stesso: io debbo avere paura di essere

malato.Se fai, come ti sto dicendo, tu attivi una paura

sana, contro una paura non sana ed occulta, che tu ti porti dentro.

Se farai così, con decisione ferma, e con forza, e, se lo farai più volte al giorno: la paura occulta si dissolverà e tu diventerai libero, e la brutta “oppressione” del "depresso", si dileguerà, senza fatica, e tu ti “meraviglierai.”

Chiama per nome le paure, che non ti permettono di essere “depresso”.

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Paura sana da attivare

n° 1___________________________

Paura sana da attivare

n° 2___________________________

Paura sana da attivare

n° 3___________________________

Paura sana da attivare n° 4___________________________

3° Esercizio: guarda in volto i tuoi affetti, che non devi rattristare: chiama le persone che tu rattristi per nome.

Copia su fogli questo modello e rispondi a queste domande.

Persone amate da non rattristare

n° 1___________________________

Persone amate da non rattristare

n° 2___________________________

Persone amate da non rattristare

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n° 3___________________________

Persone amate da non rattristare

n° 4___________________________

Ricorda quello che dicevamo:

Così per dileguare, dentro di te, il peso della depressione, devi attivare, dentro di te, la forza di amori, che sono dentro di te, e che sono profondamente sentiti da te, come “l’amore di Dio” e della “Volontà di Dio”, cioè l’amore del non voler, tu, deludere Dio, che ha progettato per te un meraviglioso progetto di vita umana personale e sociale, che tu devi realizzare nella storia di questo nostro tempo, e nel contesto grandioso di tutti i tempi.

Se ci pensi e, se ti fai un po’ di esame di coscienza. ti renderai conto, che hai Dio che Ti ama, e che ha per te progetti meravigliosi, ci pensi molto poco, o, piuttosto, non ci pensi mai.

No ! Tu fai così: non perché tu non vuoi amare Dio. Ma lo fai perchè sei mentalmente bloccato.Sei chiuso nelle tue tristezze manifeste e

perduranti. Sei bloccato in paure che non vuoi, e non puoi

muoverti nell’ ’ amore e negli affetti che vorresti vivere e godere.

Se tu “depresso” pensi po’ di più a coloro che

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ti amano, pensa a non rattristarli. Tu hai il dovere di essere gioioso.

4° Esercizio: guarda in volto le tristezze con cui suoli rattristare coloro che ami: chiama le persone che tu rattristi per nome.

Copia su fogli questo modello e rispondi a queste domande.

Tristezza che io comunico a coloro che amo

n° 1___________________________

Tristezza che io comunico a coloro che amo

n° 2___________________________

Tristezza che io comunico a coloro che amo

n° 3___________________________

Tristezza che io comunico a coloro che amo

n° 4___________________________

Ricorda quello che dicevamo:

Tu devi proprio sapere, che chi è triste, rattrista gli altri.

La tristezza è un veleno.Chi è “depresso” lo sa molto bene, e lo sa

anche più e meglio degli altri.

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Quindi, più degli altri, si può e si deve dare da fare, per non rattristare colui e colei che lo amano e che lui o lei stesso, ama

5° Esercizio: guarda in volto le persone che ti furono di esempio di fortezza nel comunicare gioia: chiama quelle persone per nome.

Copia su fogli questo modello e rispondi a queste domande.

Persone che furono forti nel comunicare gioia.

n° 1___________________________

Persone che furono forti nel comunicare gioia.

n° 2___________________________

Persone che furono forti nel comunicare gioia.

n° 3___________________________

Persone che furono forti nel comunicare gioia.

n° 4___________________________

Ricorda quello che dicevamo:

Ho visto madri in guai insopportabili, farsi forza per non rattristare i figli, e riuscirvi, in modo egregio, non per un giorno, ma per mesi, per anni, e qualche volta, per una vita intera.

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Ho visto uomini illuminati dal forte comportamento di una moglie, che non ha mai accettato di lasciarsi influenzare dalle tristezze, anche quando avrebbe avuto tanti motivi seri, per essere triste.

Ho visto uomini farsi forza per consentire alla moglie un po’ debole psichicamente di vivere serena.

Ho visto persone molto giovani e perfino bambini farsi forza, per non fare preoccupare i genitori.

La storia è piena di storie di gente umile e comune, o di Santi, che, da un letto di dolore, hanno rasserenato il mondo di coloro, che li incontravano e li visitavano.

Noi conosciamo molte di queste storie meravigliose.Gli esempi dei forti debbono fare scuola e debbono

aiutare i deboli.C’ è la virtù della “fortezza” che illumina di serenità

e di sano e reale ottimismo la vita degli uomini. Il Catechismo della Chiesa cattolica ce lo insegna.C’ è, poi, un altro dono di Dio che è un dono dello

Spirito Santo: c’ è il dono della “fortezza” che potenzia gli uomini che credono e che pregano: il dono dello Spirito Santo abilita le persone credenti affinché illuminino di serenità e di sano e reale ottimismo la vita degli uomini.

Il Catechismo della Chiesa cattolica che lo insegna. Ecc. ecc.

5° Esercizio: guarda in volto le “luci”, che Gesù ha accese nel mondo in cui tu ed io viviamo. Guarda in volto le “luci”, che Gesù ha accese sulla nostra vita: chiama quelle “Luci” per nome.

Copia su fogli questo modello e rispondi a queste domande.

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“Luce” cristiana di consolazione per il nostro umano gioire.

n° 1___________________________

“Luce” cristiana di consolazione per il nostro umano gioire.

n° 2___________________________

“Luce” cristiana di consolazione per il nostro umano gioire.

n° 3___________________________

“Luce” cristiana di consolazione per il nostro umano gioire.

n° 4___________________________

Ricorda quello che dicevamo:

Ricorda le “luci” della trasfigurazione; della Resurrezione del Signore; delle Apparizioni del Risorto, e del Regno di Dio diffuso nel mondo dalla opera apostolica degli Apostoli, e da Dio donate agli uomini, ed a me.

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X Il comando cristiano della gioia.

Bisogna proprio, che ricordiamo a noi stessi, che esiste un preciso e perentorio comando di Gesù nostro Signore, a recepire e a conservare la gioia e a comunicare la gioia.

La gioia nostra è un comando di Gesù e noi dobbiamo saperlo. Il fatto che io non ne abbia coscienza: il fatto che questo o quello non ne abbiano coscienza, non conta nulla.

Sta il fatto che Gesù comandi a me ed a tutti di volere la gioia, di cercare la gioia, di coltivare la gioia, di custodire la gioia e di comunicare la gioia.

Credo, che di questo comando, se ne sappia molto poco.

Se Gesù ci dà un comando, è perché il vivere, noi, la gioia, secondo quello, che Gesù pensa, è qualcosa di “non solamente automatico”.

Ma è qualcosa anche di volontario.E se la gioia è qualche cosa di “volontario”,

questo vuol dire, che dobbiamo volere la gioia, e dobbiamo cercare la gioia nostra, attivando i percorsi ed i meccanismi della nostra gioia.

Ma il “depresso”, di questo, che stiamo dicendo, non ne sa proprio niente: cioè, il “depresso” non sa, che la gioia si deve cercare, e non sa neppure, che si possa cercare, e tanto meno sa come cercare la gioia.

Manchiamo assolutamente di educazione alla

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gioia, e, correlativamente, manchiamo di quella importantissima educazione a quell’ “igiene mentale”, che può salvaguardarci dalla tristezza e, che deve salvaguardarci dalla tristezza.

Attenzione ! Fin qui abbiamo parlato in termini di psicoterapia. Fino a

questo momento abbiamo parlato alla persona “depressa”, e al malato.

Da questo momento in poi, parleremo in termini di Guida spirituale per una formazione cristiana alla vita parleremo alla persona come a cristiano.

XI Le gioie della vita cristiana

Dio, chiamandoci alla vita cristiana, ci ha immessi in una tale realtà gioiosa, che dobbiamo proprio vergognarci di esserci ridotti ad una condizione di uomo “depresso”.

Dobbiamo vergognarci e dobbiamo pentirci, perché per vivere da “depresso”, mentre ci diciamo cristiani, non è assolutamente possibile, se ad una condizione, che è, poi, essa stessa un peccato grandissimo.

E, cio è evidente, che posso vivere da “depresso”, soltanto a condizione di non considerare minimamente tutte le certezze

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di “Gloria” e di “Gioia”, che Dio ci ha comunicato, e che costituiscono un insieme di “Promesse” divine, pensando e credendo alle quali, si può soltanto colmarsi di gioia indicibile.

E si possiamo soltanto esprimerci in un ringraziamento ed in una lode di Dio, da “illuminare” tutta la vita, che viviamo.

Se ti apri al ringraziamento verso Dio; se ti apri alla lode di Dio, non ci sarà mai spazio per qualsivoglia tristezza e per la depressione.

Quindi, se sei depresso, è perché alla gioia e alla gloria, che Dio ti prepara, non pensi mai, e questo è un peccato molto grande.

E non pensi mai a queste realtà beatifiche, perché la gioia e la gloria, che Dio ti prepara a te non interessano minimamente.

Ma ti sembra normale, che queste realtà ci siano; che queste realtà ti siano offerte, e che, a te, non interessino minimamente ?

Fermati un momento e rifletti: quelle realtà beatifiche, di cui ti sto parlando, quelle prospettive di vita e di vita gioiosa ti sono offerte, ed, al contrario, la tua brutta depressione in quali esperienze di vita ti

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pone, ed a quali prospettive di vita di apre ?Fermati un momento, rifletti e rispondi.Sei tanto superficiale !Cerca una volta e per un momento di

approfondirti, cerca di scendere dentro di te nella profondità del pensiero: cerca di scendere dentro di te nella profondità delle tue consapevolezze più vere, nel gusto dei sapori della tua migliore sensibilità umana e più intelligente: e trai, poi, le tue decisioni.

E che Dio ti dia di capire e di agire in te stesso e di agire da forte.

E ricorda bene: questa è soprattutto una grazia da “chiedere “.

Chi chiede, ottiene, chi non chiede, non ottiene, e resta senza tutta questa grande grazia.

E come potrebbe ottenere, se neppure chiede ?

E, se tu ti comportassi così, con una persona umana, che ti offrisse tutto il suo amore, tutta la sua attenzione, tutti i suoi servizi preziosi, e tu non te ne cureresti, e non te ne curassi per una stupida pigrizia, e per una più stupida chiusura in te stesso, non faresti, tu, una cosa, che non si deve fare, e non dovresti tu correggerti, e non

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dovremmo, noi che ti vogliamo bene, aiutarti a correggerti ?

A questo punto tu cominci a farti delle domande e cominci col dire: ma che gioia Dio mi da !

Si! È vero: tu non sai, che grandi gioie Dio ti dà, noi non sappiamo, che grandi gioie Dio ci dà: e non lo sai, perché non lo dici a te stesso, ed anche perché anche io non te l’ ho mai detto.

E comincio a dirlo proprio parlando con Dio, per chiedergli perdono per non avertelo mai detto, e per chiederGli la grazia di farti conoscere le gioie di Dio, e per chiederGli la grazia di farmi conoscere le gioie di Dio.

Ci sono gioie che Dio ci dà, e che sono già nella nostra esperienza, sin da questi nostri giorni, della nostra vita e della nostra esperienza terrena.

Richiamiamo alla nostra attenzione “la meraviglia” delle tante realtà anche materiali, che ci aiutano a vivere, e che sentiamo come gradite e piacevoli.

Ti invitiamo a riguardare la utilità di tante cose: ti invitiamo a riguardare la bellezza di tante creature, di tanti scenari, e di tante creature prese anche nella loro particolarità

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e singolarità. Ti invitiamo a riguardare la ricchezza

complessiva e particolare della creazione.Ti invitiamo a riguardare la potenza

riposta nelle creature stesse e nella creazione vista come “Universo”.

Spesso siamo presi di ammirazione stupefatta, pensando alla bellezza, che è dappertutto, e che é profusa, per esempio, nei fiori.

Siamo presi di ammirazione stupefatta, pensando alla potenza di tante energie, che possiamo utilizzare, e che rimangono generalmente misteriose, anche alla stessa scienza, che talvolta vorrebbe sapere, e non riesce a sapere: quasi a mandarci un messaggio di “Verità” assoluta, molto significativo.

Pare che ci si dica: Non potete sapere perchè un Altro sa: rendete a Lui riconoscimenti e collaborazioni, giacché Lui vi conosce, vi ama e vuole fare con voi amorevolmente!

Siamo presi di ammirazione stupefatta, pensando alla realtà, tanto frequente e tanto diversificata, dei rapporti affettivi.

Sono veramente tanto importanti per rendere ricca, buona, e gratificante e gratificata la vita nostra, e quella degli altri,

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specialmente di coloro, che ci amano, e che noi amiamo.

Tutto questo, e tanto altro, noi vediamo, noi riceviamo, noi apprezziamo e per tutto questo, e non dobbiamo, noi, forse, ringraziare, se tutto ci viene donato con amore, da Chi vuole farlo: da Chi lo fa, e da Chi, giustamente si aspetta il nostro affettuoso e doveroso riconoscimento ?

Ci sono creature di natura materiale, che ci danno gioia.

Dovremmo pensarci un po’di più, e dovremmo prenderne nota, per guardarle in faccia, per rendercene conto, e per ringraziare Dio, e per fare, che illuminino di gioia la nostra vita di ogni giorno, rendendola gioiosa.

Ma ci sono , poi, altre tantissime creature spirituali, da dover guardare in faccia, da doverne prendere nota, per esserne coscienti e gioiosi.

Chi, si affligge, ripiegato sulla propria depressione, non pensa mai a queste realtà bellissime.

Così facendo resta senza gioia: e fa il “depresso”.

E’ normale fare così ?Continuando a restare in questo nostro

mondo, debbo impegnarmi per prestare un’

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attenzione un po’ concentrata su una esperienza umana, che è fonte di serenità dolcissima e di gioia e di gioia grande.

E’ la esperienza dell’ essere amati.C’ è la esperienza dell’ “amare”.C’ è la esperienza dell’ “essere amati”. Sono due esperienze corrispettive, spesso

simultanee, ma molto diverse.Sono due esperienze belle ed entrambe

possono aiutarti ad uscire, ogni giorno, dalla brutta tua “depressione”.

Ma se tu guardi al fatto che sei “depresso” tu non pensi mai a quelli che ti amano ed al fatto tanto grande ed importante che ti amano, e che tu li ami e che tu devi esprimere loro il tuo affetto.

Un marito si ritrovò con una moglie sprofondata nella chiusura abissale della sua depressione, alla quale quella donna si era del tutto abbandonata.

Le medicine non aiutavano, e peggioravano la situazione.

Nessuno dava un consiglio, che potesse aiutare la situazione.

Il marito assecondava la moglie tristissima per non contrariarla.

Fu, anche, abbandonato da tutti, perché tutti erano spaventati da una pazzia dolorosa della donna: pazzia, che spaventava tutti.

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Una mattina l’uomo prese una decisione: non lasciò la iniziativa alla donna “depressa”, ma, al contrario prese lui una sua decisione.

E che fece ? Affrontò la donna: si atteggiò ad affetto

grande, come mai prima si era atteggiato. Abbracciò fortemente sua moglie, e non

le permise di parlare, e parlò lui: Le disse: “Quanto ti amo.

Che gioia averti per sposa. Grazie per quello che sei, grazie per

avere detto: Si ! alla mia domanda di amore.”

L’uomo disse tutto con grande calma e sicurezza, ed accompagnando le parole, dette a tono basso e con voce profonda, ed accompagnò, il tutto, con baci molto sentiti ed impetuosi.

Poi, senza attendere risposta, si alzò ed uscì dalla stanza.

La donna “depressa” rimase sola ed attonita.

Quando il marito rientrò nella stanza, qualche minuto dopo, Lui, si asciugava gli occhi inumiditi dalla commozione, perché

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quella sua decisione e commozione erano state fortemente volute, a seguito di una decisione presa tutto “da solo” e “per motivi affettivi del tutto personali”, che si erano espressi in atteggiamenti non consueti, ed in modo straordinariamente forte, ma in autenticità di sentimenti e senza finzioni.

La donna non era più a letto, ed il suo volto non era più lacrimoso.

La donna era in piedi, dinanzi allo specchio, era intenta a tingersi gli occhi.

Il volto era disteso e lei era attenta, ed intenta alla operazione, cui era applicata.

Sembrava un'altra persona.Quella donna “triste”, che da anni si era

tutta ripiegata su se stessa, e che, se apriva bocca, lo faceva soltanto per piangere su se stessa e per lamentare la propria “depressione”, non c’era più.

Quella donna triste, era scomparsa, improvvisamente, in un batter d’occhio..., come di incanto.

Al suo posto c’era una donna giovane, una donna aperta alla vita di quel giorno nuovo, che, oggi, sopraggiungeva, e, lei, non aveva più quella tristezza e quel pessimismo preconcetto, a cui aveva abituato le persone, che la avvicinavano: al contrario, accoglieva quel giorno nuovo, come da tanto tempo non

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faceva più, perché era sempre con l ‘anima “buia”, occupata da mille pensieri “bui” e “tristi”, e, avendo sempre l’animo già occupato da pensieri brutti e sconsolati, e “senza gioia”.

Quel marito ritrovò, in quel momento, ed entrando in quella stanza, con sorpresa grande, quella donna amata, della sua giovinezza, che aveva “illuminata” la sua vita e, che lo aveva affascinato.

In quella donna era avvenuto qualcosa di impensabile.

Tutto quel suo mondo interiore, fatto di tutte cose brutte e tristi, perturbanti e conturbanti: si erano, improvvisamente, dileguati.

Ora gli occhi di quella donna erano liberi di prestare la dovuta e normale attenzione alle tante cose, che la vita ci porta, e che Dio ci offre, sia per aiutarci a fare interessante e bella la vita, sia, per provarci, a fini di nostro amore, e di conquista, da parte nostra, di santità.

Era accaduto un fatto nuovo.Era accaduto un fatto nuovo perentorio

ed indiscutibile.Il fatto nuovo, altro non era, che quella

impetuosa, sincera e tenera e ver a “manifestazione” e “comunicazione” di

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“amore” interpersonale. E questo era accaduto tra due sposi.La donna si era trovata per la prima volta

nella sua vita, dinanzi ad un affetto sincero e forte.

Ed aveva sentita la tenerezza di quell’ affetto, tanto che si era trovata spiazzata, in quella sua ormai consueta tristezza, che, a quell’affetto reale, non permetteva mai di pensare.

Il “fatto” di quell’ affetto c’ era. E “lei” poteva vederlo, o poteva, anche,

rifiutarsi di vederlo. A quella donna il rifiutare di

corrispondere a quell’affetto, sembrò essere cosa cattiva, che, soltanto una donna cattiva potrebbe fare, o avrebbe potuto fare.

Quella donna disse a se stessa: “Ma io non sono una donna cattiva. Io non voglio fare una simile cattiveria”.

Poi disse a se stessa: Mio marito mi ama, ed il suo amore aspetta il mio amore.

Ed io che farò ?Lascerò disatteso il suo amore, e

continuerò a tenermi chiusa nelle mie tristezze reali, ma, soprattutto, patologiche ed immaginarie ?

Nell’atto di fare questo pensiero, la

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donna si era trovata libera, da quella oppressione, tanto dolorosa, della “depressione”, che era la sua malattia ed il suo stato abituale.

La donna si accorse, che Lei aveva vissuto come una persona, che, entrata nella sua stanza, aveva chiuse le finestre e le imposte. L’ aria non aveva più potuto rinnovarsi, e la “luce” del nuovo giorno, non era, mai più venuta, a pulire e rinnovare la vita.

Pensò: “Che follia”.Si alzò, e si ritrovo una donna sana.Tutto avvenne, in forza di una sua

decisione forte e seria. Tutto avvenne, per una “decisione” tutta

sua personale, e presa nella “luce”, ragionevole e sana, di pensieri reali e buoni.

Tutto avvenne, a seguito di una comunicazione potente di affetto interpersonale, da parte del marito.

Tutto avvenne, perché il marito ebbe il coraggio di quella umiltà umana e cristiana, che consente ad una persona umana di aprire il tesoro dei propri sentimenti.

Ecco un “fatto reale”, veramente accaduto: un fatto di rapporti umani tra persone, che accadde lì, tra quelle due

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persone, in seno a quella concreta famiglia, ma, che potrebbe e dovrebbe accadere in tante altre famiglie avvelenate dalla “depressione” dell’uno o dell’altro coniuge, o, peggio, dalla “depressione” di entrambi i coniugi.

Questo fatto ci fa capire e ci dice che il “depresso” può guarire, e può farlo da se stesso, e può farlo facilmente.

XII continuando questo discorso forte …

Continuando in questo nostro discorso, dobbiamo dire, che dovremo ricordare ai cristiani, che, Gesù, ha comandato ai suoi seguaci di essere gioiosi.

Gesù ci parlò delle “Beatitudini”: e nella Sua Legge, ci disse, che la “Beatitudine” sarebbe stata dei “suoi” “credenti” in Lui: e parlò di “Promesse”, stupende, per cui i credenti si sarebbero dovuti aprire a gioie maggiori.

Il cristianesimo, che Gesù offre a noi, e, che, noi, ci dobbiamo impegnare a vivere, ci mostra evidentemente, che la “depressione” non è compatibile con la esperienza cristiana vera e seria.

Al “depresso”, che vuole essere cristiano,

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e che vuole prendere la legge della sua vita da Gesù nostro Signore, debbo dire, che, come cristiano, non può essere triste.

E per non essere triste, deve sapere, che la tristezza, in se stessi, può essere, da ogni persona, o coltivata ed incrementata; o può essere, al contrario, combattuta ed annientata, sempre in se stessi.

Il cristiano, certamente, non può rassegnarsi alla tristezza, e non può abbandonarsi alla tristezza.

Ma, in questi nostri tempi di imperversante secolarizzazione e di stolto e tragico ateismo, dobbiamo dire, che non solo il cristiano, ma anche il non credente dovrà farsi dovere di combattere la tristezza e la depressione, perché, se non vengono combattute, portano la persona, che li coltiva, ad un avvelenamento rovinoso, ai danni per la persona stessa, ed ai danni per coloro, che avvicinano la persona “depressa” e, tra questi, per primi, le persone di famiglia.

Anche il non cristiano, cioè l’ uomo secolarizzato e la donna secolarizzata debbono cercare di non rovinare se stessi, e non devono rovinare coloro, che vogliono loro bene, ed alle quali persone, la persona “depressa”, vuole bene o deve volere bene.

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Ma ecco, che attraverso questo passaggio di esperienza illuminante veniamo ad affacciarci sulla realtà di Dio, e veniamo ad affacciarci sulla possibilità di coltivare un nostro rapporto con Dio.

Quando penso alla possibilità di un mio rapporto con Dio debbo subito riconoscere, che il rapporto con Dio, è certamente, molto beatifico.

Ma dobbiamo farci una domanda molto importante. E la domanda è questa.

Ma di quale Dio voglio parlare: del Dio vero, o voglio parlare di quell’altro Dio, quello, che immaginiamo nella mia, nella tua, o nella nostra fantasia ?

XIII Attenti ai tempi che corrono e potrebbero travolgerci.

Alcuni si dicono atei, altri si dicono credenti e devoti, ma alla prova dei fatti si vede chiaro, che credono ad un “Dio” “a modo loro”.

Altri invece si guardano bene dall’ingannare se stessi e da permettere, a se stessi, di pensare a Dio “a modo loro”.

Se qualcuno, parlando di me, si permette di parlare di me “a modo suo” non ha di me alcun rispetto. Tante cose si possono dire su

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questo fatto, ma un fatto è certo ed innegabile: ed è il fatto, che chi parla di me “a modo suo”, di me, non ha alcun rispetto.

Quindi, è anche vero, che chi pensa di Dio “a modo suo”: è anche vero: che chi parla di Dio “a modo suo”:non hadi Dio alcun rispetto e ,quindi, si permetterà, poi, di atteggiarsi verso Dio “a modo suo”: e, questo, è, certamente ed assolutamente scorretto.

Questo è certamente un peccato, ed è un peccato, non solo personale, ma anche collettivo: cioè, è un fatto, da noi, voluto e messo in atto, personalmente, e per questo è certamente una nostra responsabilità personale, ed è un peccato personale; ma, nello stesso tempo, è anche un peccato collettivo, perché da noi fatto in quanto chiesto, a noi, dal costume generalizzato del nostro contesto sociale, e, quindi, in una nostra evidente connivenza e complicità.

Ed anche questa è una, mia , tua, e nostra, “responsabilità”, morale e teologale, che ci fa responsabili di una colpa, cioè di un peccato specifico, di cui dovremo rendere conto al cospetto di Dio, se, facendolo, non avremo, poi, cura di confessarlo, con dovuto pentimento, per ottenerne il perdono.

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Il perdono è a mia, è a nostra, disposizione.

Ma per ottenere il perdono bisogna attingere alla misericordia di Dio, che concede il perdono, e, questo, lo si fa chiedendolo.

Chi cerca il perdono ma non chiede perdono, non ottiene il perdono.

Il perdono si ottiene sempre, e lo si ottiene sempre appena lo si chiede, e lo si ottiene gratuitamente.

Siccome diciamo queste cose, non perchè le immaginiamo a nostro piacimento, e non perchè noi le inventiamo per tranquillizzarci: ma le diciamo perché Dio stesso, il Dio vero, quello, che si è rivelato ai credenti, ce lo ha detto.

E sapendo, noi, che Dio si comporta realmente così, crediamo, proprio, che dobbiamo dire, e dobbiamo pensare onestamente, che Dio è proprio, buono.

Ritornando a ciò, che pensiamo di Dio, dobbiamo dire che quelli, che non onorano il Dio vero, quelli, che non onorano quel Dio che si è rivelato e che si è fatto conoscere, ma che onorano un Dio immaginato da loro, a loro uso e consumo, lo immaginano, pur sempre, in tal modo da trarne qualche

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conforto.

Penso anche alle religioni naturali, a quelle, che i popoli si sono costruite per intraprendere e per intrattenere un qualche rapporto con Dio, a loro sconosciuto, di cui non hanno potuto fare a meno, e nel quale hanno pure trovato tanta forza e conforto, da poter essere salvaguardate da quel suicidio autentico, che è la “depressione”, accettata ed assecondata.

Ma, noi, dobbiamo soprattutto parlare di quel Dio vero: di quel Dio, cioè, di cui possiamo e dobbiamo sapere tante cose, e cose tutte bellissime, perché, Dio si è, a noi, rivelato, e perché, noi, apparteniamo a quella parte dell’ umanità, a cui Dio si è rivelato, e, con cui, ha voluto stabilire un rapporto di comunicazione arricchente e di collaborazione costruttiva per noi.

Questo Dio vero ci ha messo sulle labbra tante parole stupende: “parole” non inventate da noi, ma dette da Lui a nostro sostegno, ed a nostra consolazione.

Nel salmo 16 leggo queste parole:

[8] Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

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sta alla mia destra, non posso vacillare. [9] Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, [10] perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. [11] Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.”

Qui Dio mi fa riflettere, e “mi fa scuola” di gioia.

Intanto dico: Chi mai ci fa scuola di gioia ?Dio Si ! Dio ci fa scuola di gioia !Ed io, ascolto tanto gli uomini, e non

ascolto Dio. Qualcuno non lo ascolta mai, tanto da

sentire per la prima volta le parole splendide, che stiamo riportando.

Nella sua scuola di gioia, il nostro Dio vero, ci dice,. che c’ è una gioia reale e grandissima, e ci dice, che per sentire la detta gioia dobbiamo stare nella Sua presenza, e che per avere la dolcezza senza fine, bisogna stare alla sua destra.”

Dico a chi si sente “depresso”.

Ma, hai mai sentite queste parole ?

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Qualcuno ti ha mai invitato a provare anche tu a metterti alla presenza del Signore e a vederti nella sua “destra”, cioè, nella sua potenza ?

Ecco perché tu sei senza gioia, ed, essendo senza gioia, tu sei nella “depressione”, e stai sciupando tutta la tua meravigliosa vita, che, appunto, Dio ti ha donata, e che te la ha donata, perché tu conoscessi quella gioia e quella dolcezza: gioia e dolcezza, che, come stiamo vedendo, ti sono fino ad oggi sconosciute.

Ora ti faccio una confidenza: io ho creduto a queste parole di Dio, e ci ho provato: mi sono messo alla presenza di Dio, mi sono messo alla sua “destra”, cioè confidando nella sua Onnipotenza, ed ho conosciuta quella gioia, ed ho conosciuto quella dolcezza, senza fine.

Fallo anche tu, e vedrai !Non ti conviene, forse, cambiare le tue

tristezze, che ti uccidono, con le gioie di Dio, che ti danno la vita ?

Mettiamoci in rapporto di affettuosa comunicazione con il Dio vero; mettiamoci in rapporto di affettuosa comunicazione con quel Dio, che si è rivelato, e, che la tua

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Chiesa cattolica conosce bene, per una tanto lunga esperienza e fedeltà.

Questo rapporto di viva, calda ed affettuosa comunicazione con Dio, si chiama: “preghiera”.

Ma prima di dirti qualcosa sulla preghiera, che, se vuoi uscire dalla “depressione”, devi proprio incominciare a fare, debbo dirti del Dio vero e del tuo rapporto con il Dio vero.

Conosci tu il “Progetto” di Dio su di te ?Conosci tu le “Promesse” di Dio a te ?So bene, che tu non conosci né l’uno, né

le altre.Siamo in tempi di “secolarizzazione”, cioè, di allontanamento delle “masse” da Dio.

Siamo in tempi di “apostasia”. Che sono certamente tempi di tristezza e sconsolati.

Siamo, quindi, in “Tempi”, che favoriscono la “depressione” e fanno tanto male ai ”depressi”: siamo in tempi, quindi, nei quali, i ”depressi”, debbono essere avvertiti, che debbono sapere, debbono combattere, e che debbono vincere.

Siamo in tempi, quindi, nei quali, anche noi, amici dei “depressi”: noi, che ci interessiamo a loro, e che vogliamo aiutarli, dobbiamo sapere, dobbiamo combattere e dobbiamo assolutamente vincere.

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Se, comincerai ad avvicinarti al Dio vero ed alla sua Chiesa, ogni giorno, qualche cosa cambierà in te, e tu, per piccoli passi molto importanti, comincerai a gustare il Suo grande amore, e le sue consolazioni.

E la Chiesa ti spiegherà il grandissimo “Progetto” di Dio, con le sue “bellezze” inimmaginabili .

Allora ti dispiacerà tanto il fatto, che tu abbia trascorso tanto tempo senza interessarti a Dio, che tanto ti ama, e che ha doni concreti per te: tanti doni, non solo temporali e caduchi, ma, anche, definitivi ed eterni.

E’ urgente, che, tu, cerchi di conoscere il “bellissimo” “Progetto” di Dio, Grande e Misericordioso.

Lo devi imparare a conoscere attraverso una ricerca appassionata.

Lo potrai conoscere per informazioni molteplici e successive, che, come tasselli di un mosaico, ti permetteranno di comporre un mosaico meraviglioso, mai visto, e, mai neppure immaginato.

Si ! lo potrai conoscere certamente e potrai farlo per informazioni molteplici e

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successive, ma dovrai fare un’ attenta e voluta ricerca, avrai bisogno di molta fortezza e pazienza, perché dovrai cercare “i tasselli” del grande Progetto di Dio, da quelli che li conoscono.

Il Progetto di Dio è molto grande e non tutti lo conoscono tutto.

Dovrai ricercare quei “tasselli” , da cristiani sapienti ed istruiti: dovrai ricercare quei “tasselli” dalla lettura della Bibbia, prendendo quello, che capirai, o meglio quello, che Dio ti darà di capire; dovrai ricercare quei “tasselli” anche leggendo le vite dei santi. Quanto si impara leggendo le vite dei santi.

Quanto sarebbe bello, se tu e tua moglie, o se tu ed altra persona di famiglia o amica, imparaste a pregare insieme; quanto sarebbe bello e fruttuoso spiritualmente, se tu e tua moglie, o se tu ed altra persona di famiglia o amica, imparaste a leggere l’una all’altro le vite dei Santi, o letture spirituali.

Subito la vostra intelligenza si aprirebbe, e la conoscenza di Dio riempirebbe le vostre anime.

Sarebbe una esperienza nuova e molto vivificante.

Pregando insieme, e dicendovi reciprocamente tante cose di Dio, magari in

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letture spirituali, ne avreste subito un gran beneficio, e vi ritrovereste “nuovi” e molto “arricchiti” e “capaci” di farvi, cristianamente e reciprocamente, un gran bene spirituale e fisico.

Potete farlo. Perché non farlo ?Dovete soltanto impegnarvi con un po’ di

buona volontà, aiutandovi anche con i consigli, che vi sto dando.

Guardando il “Progetto” di Dio, ti renderai conto del fatto, che molte cose riguardano il tuo ed il nostro passato. Sono cose meravigliose, che sono già fatte da Dio e per cui il nostro Dio e Padre deve essere affettuosamente ringraziato.

Ci sono cose, tante cose, che stanno avvenendo oggi ed ora, ed anche per queste dobbiamo farne conto attento e grato, e dobbiamo meritare, e dobbiamo ottenerle.

E dobbiamo comprendere bene, che dobbiamo farne domanda accorata e continua a Dio Nostro Signore, perchè ne abbiamo bisogno: di alcune ne abbiamo, anzi, assoluto bisogno, e dobbiamo , quindi, farne continua domanda, umile ed accorata.

E dobbiamo sapere, che altre cose, altre tantissime cose, ci saranno date in un futuro, che sarà fatto di tanti anni di vita

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terrena, ma, poi, ci saranno dati in una prospettiva indefinita ed infinita, che noi chiamiamo eternità, nella quale Dio ci porterà a vivere insieme con Lui, dove tutto sarà bello, dove l’umanità nostra, e la nostra personale realtà: approdata alla salvezza totale e definitiva, ci consentirà di vivere, dove tutto è deciso da Dio, e dove tutto sarà per il bene nostro e di tutti i salvati, tra i quali speriamo di essere, con coloro che ci amano, e che noi amiamo.

Nel futuro, temporale ed eterno, i doni e gioie, che Dio ci riserva, e, di cui ci ha dato notizia, sono assolutamente tanti e tanto grandi, da richiedere una fede gigantesca, per acquisirli come reali, e per viverli come motivi reali di una nostra gioia, indicibile e continua.

Per aver più dettagliata notizia del “Progetto” di Dio sul nostro passato, sul nostro presente, e sul nostro futuro, terreno ed eterno, vi consigliamo di leggere il “Catechismo della Chiesa Cattolica”, ai numeri: 1 7 50ss

112 117 158 205 235 257 280 294 302ss 331 373 387 426 474 502ss 571 599ss

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686716 751ss 841 1008 1013 1043 1066 1079 10831602ss 10092062 2387 2426 2336 2426 2571 2600ss 2683 2738 2823.

Attenzione tutto il testo del detto Catechismo è diviso in paragrafi, che sono indicati con numeri dal n° 1 al n° 2865: numeri di riferimento, che si usano per poter riscontrare punti dottrinali da dover considerare. Prendi il testo di detto Catechismo, ed uno dopo l’ altro leggi e considera i punti indicati.

“…Gioia piena alla tua presenza…”

Ecco, che abbiamo fatto un cammino.Ora dopo tutte queste cose, che ci siamo

dette, nella tua intelligenza si sono accese tante luci di orientamento.

Ritorna su quello, che hai letto, e fa quello, che ti si dice di fare.

Ti sentirai, certamente, meglio.

XIV Dammi la tua mano

Ma il mio aiuto non è ancora finito. Ora mi devi dare la tua mano, e dobbiamo

salire una scala, che è dinanzi a noi.

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Dobbiamo salire scalino dopo scalino, una scala, che sta dinanzi a noi e che tu non vedi.

Non la vedi, ma c’è. Nell’atto di salirvi la vedrai anche tu.Dobbiamo salire questa scala

perché dobbiamo lasciare “i bassifondi” di questi tuoi occhi, sempre tenuti a terra e tanto tristi: dobbiamo lasciare “i bassifondi” di queste tue preoccupazioni fatte tutte da cose di questa terra: e, dobbiamo alzare gli occhi al cielo, dove ti attendono liete esperienze di vita nuova.

Coraggio, dunque, e decisione ferma ed irreversibile !

Primo scalino: Poniamoci alla presenza del Signore.

Che vediamo ?Ecco vediamo: una prima e grandissima

“Verità”. Vediamo, che Dio ci ama.Ce lo dicono tanti, e ce lo dice la Chiesa, e

lo vediamo, se ci facciamo attenzione, tutti giorni, e, tutti i momenti.

Dio ci ama è un fatto reale, grande, grandissimo: attuale ed eterno, dalle conseguenze enormi per me, per te e per tutti gli uomini, che Dio ha creati: e che Dio ci ha

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donati come compagni di viaggio.Che Dio ci ama, è un fatto grandissimo,

ma dobbiamo riconoscere, che tanti, e che, noi con loro, non approfondiamo, e non approfondiscono, e non valorizzano per nulla: ma, che noi, molto superficiali e stupidi, archiviamo tra le tante cose di nessuna importanza.

Proviamo, allora, ad avvicinarci a questo fatto ed a questa realtà.

Facciamo in modo che questa notizia diventi, per te e per me, una esperienza.

Noi sappiamo bene, che cosa succede quando una persona ama.

Le mamme ed i papà fanno per i figli, quel bene, che non saprebbero fare neppure per se stessi.

E perché lo fanno ?Lo fanno perché amano.Quindi, giacché Dio ci ama, Dio fa per me

e per te, e fa per tutti gli uomini, quello, che neppure per Se stesso fa o farebbe.

E questo è vero ed è certo.Per me, per te, e per tutti gli uomini ha fatto l’

uomo e la donna a propria “Immagine e Somiglianza”.

Per me, per te, e per tutti gli uomini si è fatto uomo, ed è venuto a morire in croce, e lo ha fatto,

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amandoci. Per me, per te, e per tutti gli uomini, Dio

Padre, che ci ama, fece una cosa, che, noi, non avremmo mai pensato, e, che la sua Onnipotenza, e, soprattutto, il Suo amore, vuole fare: Dio Padre risuscitò il Suo e nostro Gesù, quello, che, noi, avevamo ed abbiamo crocifisso.

Dio ci ama: queste parole, che, noi, sentiamo, ci dicono queste cose e tante altre. Ma queste parole dicono “fatti”. E dicono “fatti”molto importanti.

Le parole si possono capire, mentre i “fatti” sono, per noi, esperienze, ed esperienze bellissime.

Per me e per te sono le parole ascoltate e capite, ma sono anche felicitanti esperienze ?

Oggi, molti hanno le idee, ma mancano assolutamente le esperienze delle cose, che pur sanno.

Perciò quelle cose, che pur sanno, restano senza le esperienze felicitanti, che sono legate ai “fatti”.

Non colgono i “fatti” e non colgono, neppure, le esperienze.

E, se non colgono le esperienze, non colgono la realtà dei “fatti”: e, se non colgono la realtà di ciò, che mi si dice di Dio: che, cioè, “Dio mi ama”, non fanno neppure le esperienze di Beatitudine, a cui il “Progetto di Dio” ha legato la gioia della vita.

E, se non hai gustato la gioia della vita, ecco, che ti trovi “depresso”.

Ora puoi aprirti alla esperienza felicitante di

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Dio che Ti ama.

Ora puoi aprirti alla esperienza felicitante di prendere atto, che sei ad “Immagine” e “Somiglianza” di Dio, Uno e Trino.

Se vuoi puoi vivere da Dio.

Ora puoi aprirti alla esperienza felicitante di Gesù, il Dio fattosi uomo, per incontrarti e permettersi a tua disposizione.

Ora puoi aprirti alla esperienza felicitante di Gesù, che si è offerto alla passione per togliere i peccati del mondo, e tra questi, anche i miei ed i tuoi peccati.

Ora puoi aprirti alla esperienza felicitante della inaudita Risurrezione di Gesù, che è tornato alla vita, e, ci cerca, non per recriminare, ma per darci la sua pace e la sua gioia.

Dimmi, non sono queste realtà che possono e che debbono rallegrarti ?

Dunque rallegrati !

Secondo scalino: Poniamoci tra gli uomini.Che vediamo ?Chi sono mai gli uomini ?Che vedi ?

Io credo, che, se sei sincero, e tu sei certamente sincero, tu debba dirmi, che, giacché metti gli occhi sugli uomini, tu vedi di tutto.

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Ci sono molti uomini, che, sembrano vivere sentendosi, loro stessi, come cose tra le cose, non si comportano da uomini.

Ci sono poi, altri uomini, che, pur sentendosi persone umane, si sentono piene di se stesse e sono superbe, e si atteggiano ad arroganza assurda ed amara, che ti disorientano e non ti aiutano.

Certamente mi dirai che, se tu vedi siffatti uomini e donne, avrai certamente di che deprimerti.

Ma non è tutto qui !

Tra le moltitudini umane troverai anche persone, diverse, ricche interiormente, piene di fede e di virtù, persone belle ed affascinanti, che potranno “illuminare” e “rallegrare” la tua vita.

Dovrai imparare a scegliere.Dovrai imparare ad evitare le persone senza

fede e materialiste. Vivono esse stesse oppresse e vuote, piene di

paure e disorientate. Dovrai imparare a fartela con persone piene di

fede e di preghiera, illuminate dentro, e piene del gusto di Dio, persone rallegrate dalle tante cose belle di Dio, e della vita, che Dio dona e dispone.

Quindi, a pensarci bene, anche guardando le persone umane, se vorrai scegliere le persone

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buone, non avrai, tu, di che rallegrarti?

Terzo scalino: “Quello che farete al più piccolo di questi miei farete a me”.

Ecco, che mentre saliamo il terzo scalino, la voce di una persona ci ricorda una delle parole più forti di Gesù.

A dirla certamente è stato uno dei cristiani vivi e forti di questi nostri tempi.

E’ la voce di uno dei cristiani certamente non secolarizzato, e che vive ciò, che di più alto dà da vivere il Vangelo di Gesù.

Dobbiamo imparar a fare una chiara distinzione tra rapporti sociali e rapporti cristiani o teologali, nel nostro vivere con le persone.

Gesù ci aveva promesso, che sarebbe rimasto con noi, tutti i giorni fino alla fine dei Tempi.

E lo ha fatto, e lo ha fatto in tanti modi.E lo ha fatto, anche, in questo modo

meraviglioso, come, appunto, le parole, che abbiamo udito ce lo dicono, e ce lo fanno vedere.

Gesù vuole stare con me e con noi !Dobbiamo proprio dire: Che gioia ! Se crediamo, che negli uomini, che

incontriamo dove viviamo, ce ne sono alcuni nei quali Gesù si riconosce, questo vuol dire, che Gesù si è reso disponibile ad un rapporto con me.

Tutti potrebbero rivestire questa divina dignità infinita, ma sappiamo bene, che ci sono, anche, quelli, che rifiutano Gesù: dobbiamo imparare a riconoscerli, e per loro possiamo

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soltanto pregare, profondamente addolorati, per quella loro scelta misteriosa e tanto cattiva.

Ma resta che Gesù fa anche i più piccoli di noi, suoi rappresentanti.

E questa realtà non deve, forse, rallegrarti e rallegrarti tanto ?

Intanto penso, che questa stupenda parola di Gesù, che ci dà tanto, e che deve rallegrarci tanto, e deve darci tanta gioia, e deve riempire di gioia la mia vita; e deve riempire di gioia la tua vita, eppure, quelle parole qualcuno, a me ed a te, qualcuno ce le ha dovuto ricordare.

Così a me. E così al mio amico “ex depresso”. E questo deve farci capire tante cose, e cose

non belle, e cose, da cui debbo ravvedermi. Posso mai non tenere presente ciò che può, e

deve fare felice la vita ?

Debbo proprio dire: Ma che stupido sono !

Quarto scalino: Poniamoci dinanzi alla Madonna Santissima, nostra Madre, ed è Essa stessa, dono di Dio, immenso, fatto a te e fatto a me.

Quanto conforto, e quanta riserva di sicurezza e di pacificazione abbiamo nella Madonna Santissima.

E quanta gioia nella vita,mia e tua, di tutti i giorni.

Quindi, hai, anche, per questo di che

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rallegrarti.Perché non ci pensi mai ?Quindi, bisognerà cominciare a pensarci.

Quinto scalino: Poniamoci dinanzi al comando di Dio: comando di “amarLo con tutta la mente, con tutta l’anima, e con tutto il cuore”.

Se cominciamo a vivere questo comando e cominciamo a corrispondere alle tante grazie, che Dio ci dà a questo scopo, cioè al fine di farci vivere questo comandamento; quanta gioia ci può invadere, e noi abbiamo certamente da rallegrarci ?

Sesto scalino: Dio ci comanda di amare e di lasciarci amare.

Se prestiamo attenzione a questo comandamento facciamo buona e gioiosa la nostra vita.

“Amare” e “lasciarsi amare” sono due atteggiamenti, che, se sono condivisi sono anche rapporti, e sono atteggiamenti e rapporti assolutamente felicitanti.

E’ beatifico amare, ed è anche più beatifico fare, che altri ci ami.

Orbene ciò, che è beatifico è, anche, beatificante, e ciò, che è beatificante, non consente di essere “tristi” e “depressi”.

Se ti eserciti ad amare, come il comandamento di Dio ti comanda, non devi anche rallegrarti ?

Settimo scalino: Dio ti comanda di perdonare

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subito, sempre e tutti.Comincia a perdonare. Il perdono è buono. Il perdono ti rasserena e ti apre alla gioia.Il perdono, se ti eserciti in esso, con fortezza e

continuità, nelle tante occasioni della vita, ti farà più forte dei tuoi nervosismi e di tutti quei brutti “contrattempi”, che tanto ti disgustano e ti contristano e, che, quindi, serpeggiando silenziosamente dentro di te, fatalmente ed inesorabilmente ti “deprimono”.

Quindi, impegnandoti a perdonare, conquisterai il rallegramento della tua vita.

E, se comincerai a rallegrarti, la tua depressione potrà mai sussistere ?

Ottavo scalino: Dio Ti chiede di pregare. Dico di “pregare”, che è cosa diversa dal dire

preghiere, cioè, da quel dire preghiere, in cui chiediamo tutto quello, che vogliamo, senza alcun discernimento sul reale valore di ciò che chiediamo, e, che noi facciamo pretendendo di ottenere subito ciò che chiediamo, e lo facciamo in tal modo, che ci arrabbiamo, poi, per non vederci esauditi, come ci aspettavamo.

Dico di “pregare”, cioè di mettermi in quel “pregare”, che mi immette nel pieno dei divini sentimenti e nelle stupende volontà di Dio. Evidentemente, se io mi immetto nel vero “pregare”, potrò soltanto vedermi “inondare” di gioia.

E, se la gioia ti inonderà, come potrà

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sussistere la tua depressione ?

Nono scalino: Dio ti comanda di chiedere a Lui ogni grazia e specialmente le grazie di cui più senti il bisogno.

Quindi tu devi imparare a chiedere a Dio, che ti ama, la gioia nella tua vita.

E devi sapere, che c’è l’Onnipotente sempre disponibile per concederci ciò, che di buono gli chiediamo; non è forse cosa, che deve rallegrarci ?

E non dovremo, noi, rallegrarci, se, con il salmista, potremo dire: “Ti ho invocato e Tu mi hai esaudito ?”

Decimo scalino. Dio ti fa fare la bella esperienza di non essere solo.

La solitudine è causa ed è fonte di tanta tristezza.

Dio, quando, creò l‘ uomo disse: ”Non è bene, che l’ uomo sia solo”.

Dio ci colloca in una umana splendida compagnia: soltanto ci raccomanda di evitare i cattivi compagni. Ma, di buoni compagni, ne possiamo avere tanti, o dimoranti, qui in questa terra o dimoranti in Paradiso.

Abbiamo, quindi, da cercarli e da rallegrarci. !

Undecimo scalino: Dio ti mette con gli Angeli e con i Santi del cielo e della terra.

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Esiste un articolo di Fede nel nostro credo, che professiamo.

Purtroppo lo professiamo senza capire quello, che diciamo, e senza approfondirci in quello, che diciamo.

Ma Dio ci immette nella felicitante comunione dei Santi, e questo deve farci sentire una gioia molto grande e piena di sorpresa.

Dodicesimo scalino: Dio ci assicura, che, finché siamo in questo mondo, mentre ci prega di non fare peccati, poi, ci dice, che quando pecchiamo, potremo, sempre, essere perdonati.

La paura di avere peccato è cosa, che rattrista, e che a ragione rattrista.

Quindi, un “depresso” deve molto rallegrarsi se viene rassicurato sul pronto ed assoluto perdono: e deve gioire !

Tredicesimo scalino: La Madonna ci aspetta, e ci invita a pregare con Lei:

La Madonna ci dice: “Pregate con me e dite queste parole:”

“L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore... Ha fatto a me grandi cose Colui che è Potente…”

Ogni uno di noi può dire e deve dire: “Ha fatto a me grandi cose Colui che è Potente…”

E più lo dirà, più gioirà. Quattordicesimo scalino: La Madonna ci

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aspetta, e ci invita a pregare con Lei:La Madonna ci dice: “Pregate con me e dite

queste parole: “…Dio …ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore… Dio … ha ribaltato i Potenti dai troni ed ha innalzato gli umili…”.

Quindicesimo scalino. A questo punto fermiamoci un momento.

Diamo uno sguardo al cammino, che abbiamo fatto.

Abbiamo fatto un gran bel cammino. Siamo partiti dai “bassifondi della tua

“depressione”.Vedi quei “bassifondi della tua “depressione”

sono rimasti laggiù.Tu non sei più laggiù.Tu hai imparato alcune cose molto importanti.Tu hai imparato a guardare dentro di te.Tu hai imparato 1°) a vivere, e 2°) a rifiutare

quel morire, che è la tristezza, e la conseguente “depressione”.

Hai salito con me quindici scalini. Ci hai guadagnato. Vedi quei “bassifondi” sono rimasti laggiù. E sono rimasti laggiù, perché tu sei salito

quassù.C’era una scala da salire, ma tu non la vedevi.Non la vedevi, perché non pensavi, che avresti

dovuto lavorare dentro di te, per cambiare dentro di te, e, appunto per cambiare, dentro di te avresti dovuto “faticare”.

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E’ una fatica necessaria.E’ una fatica conveniente. Devi fare la fatica di lasciare laggiù, nei

bassifondi, le tristezze della depressione.Devi fare la fatica di conquistare tu per te

stesso le gioie della tua vita.Ora dovrai continuare a salire questi scalini. Ad ogni scalino imparerai a conquistare una

gioia, e, appena lo farai, “scriviti” quella esperienza, per non dimenticarla.

“Scriviti” quella esperienza, per non

dimenticarla, ma sopratutto ringrazia Dio, che ti ha aiutato a gioire.

Cosi guarirai.Continua come hai fatto.

Ora, uscire dalla depressione dipende da te.Ogni augurio e ti accompagno con la

preghiera.

Ricorda quegli scalini ti attendono… e ti riservano qualche sorpresa… bella e gradita !

Attenzione a queste parole di Dio…Dio ci avverte… ci rassicura …

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… domandati ci credi tu ?.

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Salmo 12

8] Tu, o Signore, ci custodirai, ci guarderai da questa gente per sempre.

9] Mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini.

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