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MARZO 2019 ACQUA N°117 INVESTIMENTI NELL’ACQUA: LA VERA “MANOVRA ESPANSIVA” PER L’ECONOMIA ITALIANA REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it) Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Utilitalia-Utilitatis, SMAT, IREN, Veolia, Acquedotto Pugliese, HERA, Metropolitana Milanese, CRIF Ratings, Cassa per Servizi Energetici e Ambientali, Cassa Depositi e Prestiti, Viveracqua, Romagna Acque, Water Alliance , CIIP, Abbanoa, CAFC, GAIA, FCC Aqualia Italia, GORI, Veritas, A2A. ABSTRACT Laboratorio SPL Collana Ambiente Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Samir Traini, Francesca Signori, Michele Tallarigo Il settore idrico è oggi in grado di esprimere quel salto di qualità che sino ad oggi è in parte mancato. La riduzione delle tariffe che molti territori sperimentano nel biennio 2018-2019 segnala che vi sono spazi per fare di più. La nuova pianificazione 2020-2023 deve essere l’occasione per accelerare: ci sarebbe spazio per investire almeno 3,7 miliardi in più e raggiungere gli 80 euro pro capite all’anno delle migliori esperienze europee. Gli investimenti nell’idrico: l’unica politica economica espansiva con ricadute occupazionali e ambientali certe. Today the water sector is able to express that qualitative leap that has been partially missed to date. The reduction in tariffs that many territories experience in the two-year period 2018-2019 indicates that there is room for improvements. The new 2020-2023 planning must be an opportunity to accelerate investments: there is room to invest at least 3,7 billion euros more and reach 80 euros per capita per year, like the leading European countries. Investments in the water sector represent an expansionary economic policy with employment and environmental positive effects.

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°117

InvestImentI nell’acqua: la vera “manovra espansIva” per l’economIa ItalIana

REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it)

Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Utilitalia-Utilitatis, SMAT, IREN, Veolia, Acquedotto Pugliese, HERA, Metropolitana Milanese, CRIF Ratings, Cassa per Servizi Energetici e Ambientali, Cassa Depositi e Prestiti, Viveracqua, Romagna Acque, Water Alliance , CIIP, Abbanoa, CAFC, GAIA, FCC Aqualia Italia, GORI, Veritas, A2A.

abstract

Laboratorio SPL Collana Ambiente

Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Samir Traini, Francesca Signori, Michele Tallarigo

Il settore idrico è oggi in grado di esprimere quel salto di qualità che sino ad oggi è in parte mancato. La riduzione delle tariffe che molti territori sperimentano nel biennio 2018-2019 segnala che vi sono spazi per fare di più. La nuova pianificazione 2020-2023 deve essere l’occasione per accelerare: ci sarebbe spazio per investire almeno 3,7 miliardi in più e raggiungere gli 80 euro pro capite all’anno delle migliori esperienze europee.

Gli investimenti nell’idrico: l’unica politica economica espansiva con ricadute occupazionali e ambientali certe.

Today the water sector is able to express that qualitative leap that has been partially missed to date. The reduction in tariffs that many territories experience in the two-year period 2018-2019 indicates that there is room for improvements. The new 2020-2023 planning must be an opportunity to accelerate investments: there is room to invest at least 3,7 billion euros more and reach 80 euros per capita per year, like the leading European countries.

Investments in the water sector represent an expansionary economic policy with employment and environmental positive effects.

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[email protected]@LaboratorioSPL

Laboratorio REF Ricerche

Donato BerardiDirettore

[email protected]

Editore: REF Ricerche srlVia Saffi 12 - 20123 Milanotel. 0287078150www.refricerche.it

ISSN 2531-3215

settembre 2018

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Cqu

A N

°117

la mIssIone

GlI ultImI contrIbutI

Tutti i contenuti sono liberamente scaricabili previa registrazione dal sito REF Ricerche

n. 116 - Acqua - Trasparenza e consapevolezza: proposte per uscire dallo stallo, marzo 2019

n. 115 - Rifiuti - Rifiuti urbani e regolazione economica: sui flussi decidono le regioni, marzo 2019

n. 114 - Acqua - I finanziamenti “green” nei servizi ambientali, febbraio 2019

n. 113 - Rifiuti - L'assimilazione: ostacolo alla concorrenza o opportunità per la gestione integrata?,

febbraio 2019

n. 112 - Acqua - Le aziende multi-servizio: avamposto industriale nei servizi pubblici locali, gennaio 2019

n. 111 - Rifiuti - Economia circolare: senza gli impianti vince sempre la discarica, dicembre 2018

n. 110 - Acqua - Pdl Daga: l’acqua ha bisogno di “Industria”, dicembre 2018

n. 109 - Acqua - Pdl Daga: rinunciare alla regolazione indipendente è una scelta sbagliata, novembre 2018

n. 108 - Acqua - Pdl Daga. Costo 20 miliardi: debito o tasse?, novembre 2018

n. 107 - Acqua - I fanghi della depurazione: l’acqua entra nell’economia circolare, ottobre 2018

Il Laboratorio Servizi Pubblici Locali è una iniziativa di analisi e discussione che intende riunire selezionati rappresentanti del mondo dell´impresa, delle istituzioni e della finanza al fine di rilanciare il dibattito sul futuro dei Servizi Pubblici Locali.

Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche nazionali e locali, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente.

Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” sia per condurre il dibattito sui Servizi Pubblici Locali su binari di “razionalità economica”, sia per porlo in relazione con il più ampio quadro delle compatibilità e delle tendenze macroeconomiche del Paese.

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marzo 2019acqua N°117Investimenti nell’acqua: la vera “manovra

espansiva” per l’economia italiana

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ITALIA IN reCeSSIoNe: INveSTIre NeLL’ACquA è INveSTIre IN SvILuPPo SoSTeNIBILe

L’economia italiana sta scivolando in questi mesi in recessione: gli ultimi dati sull’andamento della produ-zione industriale e sulla fiducia delle imprese lasciano presagire che senza una inversione di rotta il nostro Paese appare incamminato verso una decrescita.

La discesa della fiducia delle imprese ha ricadute evidenti sulle intenzioni di spesa per investimenti: i dubbi sulla tenuta dei conti interni, con la probabilità di manovre correttive per rispettare i parametri concordati con l’Europa, il rallentamento del commercio internazionale per le tensioni tra Usa e Cina e una certa sfi-ducia nel binomio industria-investimenti che traspare dalle posizioni di alcuni esponenti del Governo e nei provvedimenti in discussione in Parlamento1, pesano sulle prospettive di recupero.

Il Paese ha una urgente necessità di investire, per recuperare il ritardo nei confronti dei principali partner europei. La stessa Corte dei Conti, in occasione della recente inaugurazione dell’anno giudiziario, ha lancia-to l’allarme: un sistema infrastrutturale inadeguato ed obsoleto pesa non solo sulle possibilità di sviluppo economico e produttivo ma anche sulla qualità della vita dei cittadini2.

Con queste premesse, il settore idrico può svolgere un ruolo anticiclico, attraverso investimenti in grado di migliorare lo stato delle reti, creare nuova occupazione e ricchezza nel settore e nell’indotto, migliorare la tutela della risorsa idrica, mitigare le conseguenze delle attività umane sull’ambiente.

GLI orIeNTAMeNTI ArerA Per IL 2020-2023

Nei giorni scorsi l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ha avviato un procedimento per la definizione dei criteri tariffari per il quadriennio 2020-20233.

Rinviando ad un successivo documento il dettaglio degli interventi, il regolatore nazionale anticipa alcuni orientamenti e obiettivi che informeranno il prossimo aggiornamento del metodo tariffario.

Emerge l’intenzione di confermare i criteri tariffari fino ad oggi applicati, ritenuti efficaci e credibili: si tratta di una dichiarazione di intenti importante, che lascia presumere che interventi migliorativi saranno appor-tati, senza stravolgere i principi portanti.

Più in generale, ARERA intende promuovere l’efficienza gestionale e il miglioramento della qualità tecnica, nonché accrescere l’efficacia della spesa per investimenti, migliorando la qualità della programmazione in un ottica output based.

Tali obiettivi andranno perseguiti nel rispetto del full cost recovery, preservando l’equilibrio economico delle gestioni efficienti, e rafforzando l’attenzione alla sostenibilità delle tariffe pagate dagli utenti che versano in condizioni economiche disagiate.

Un punto sostanziale verte sul dichiarato obiettivo di indurre gli operatori a miglioramenti nella sostenibi-lità ambientale delle attività gestite, anche promuovendo il ricorso a tecnologie innovative che aumentino il grado di affidabilità e di sicurezza delle infrastrutture idriche che, in coerenza con l’economia circolare,

Il Paese ha urgente necessità di

investire

SII: ruolo anticiclico, nuova

occupazione, benefici ambientali

ArerA ha avviato il procedimento

per la definizione dell’MTI3

MTI3: si confermano i

principi cardine dei criteri tariffari

La regolazione per incentivare la sostenibilità

ambientale

1 Per un approfondimento si rimanda a Laboratorio REF Ricerche, Contributo n.110, “Pdl Daga: l’acqua ha bisogno di industria”, dicembre 2018, e Contributo n.112, “Le aziende multi-servizio: avamposto industriale nei servizi pubblici locali”, gennaio 2019. 2 “Il nostro Paese non dispone di un patrimonio infrastrutturale adeguato al suo sistema economico e produttivo. Si tratta di una realtà incontrovertibile che incide negativamente anche sulla qualità della vita dei cittadini: i trasporti, la viabilità, le reti di comunicazione, i sistemi portuali, la raccolta e la valorizzazione reddituale dei rifiuti, la sicurezza del lavoro, la manutenzione idrogeologica del territorio sono questi alcuni dei principali settori di sofferenza”, Alberto Avoli, procuratore generale della Corte dei Conti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019.3 Delibera ARERA 34/2019/R/idr.

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si caratterizzino per una elevata efficienza (anche energetica) e per un minore impatto ambientale. Un aspetto questo che da una parte dovrebbe rilanciare il tema dei costi ambientali e della risorsa, scomparso dall’agenda del Ministero dell’Ambiente e sul quale ARERA potrebbe e dovrebbe intervenire, e dall’altra agevolare l’accesso delle gestioni a finanziamenti assistiti dalla misurazione di parametri di sostenibilità (ESG, Green Bond)4.

Non da ultimo, ARERA potrebbe rafforzare interventi tesi a perseguire la convergenza nei livelli di qualità del servizio fra le diverse aree del Paese.

2018-2019: NeL NorD Le TArIFFe TorNANo INDIeTro

Gli aggiornamenti tariffari per il biennio 2018-2019 deliberati dagli Enti di Governo D’Ambito (EGA), in molti casi già validati da ARERA, restituiscono un quadro di stabilità della tariffa idrica. In media nazionale, il tasso di crescita dei corrispettivi si ferma nel biennio 2018-2019 al 2%, con una inflazione attesa superiore al 2%: le tariffe reali rimangono dunque ferme. Un significativo ridimensionamento rispetto al biennio 2016-2017, quando gli incrementi medi si sono attestati oltre il 4% medio annuo e l’inflazione non è andata oltre il punto percentuale.

E’ quanto emerge da un’analisi sui piani tariffari di 79 gestioni del SII che servono una popolazione di circa 36 milioni di abitanti, localizzati in prevalenza nelle regioni del Centro-Nord del Paese.

Si arresta la crescita delle

tariffe

4 Per un approfondimento si rinvia a Laboratorio REF Ricerche, Contributo n. 114, “I finanziamenti “green” nei servizi ambientali”, febbraio 2019.

GESTIONI ANALIZZATE E POPOLAZIONE SOTTOSTANTE

% universoItalia 79 60%Nord 56 75%Centro 16 78%Sud e Isole 7 31%

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

20.580.855

9.131.799

6.368.009

Num. Osservazioni Popolazione

abitanti36.080.663

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Il dato nazionale sottende interessanti differenze a livello geografico.

Le gestioni del Nord registrano mediamente una riduzione della tariffa di oltre un punto percentuale nel biennio 2018-2019 (-1,4%). Scendono le tariffe di alcuni ambiti popolosi dell’Emilia-Romagna: nel bacino di Bologna i corrispettivi all’utenza si riducono del -11,5% tra il 2018 e il 2019; nel bacino di Reggio Emilia la flessione supera il -6% nello stesso periodo; in Veneto il bacino gestito da AcegasApsAmga nell’ATO Bacchiglione registra una contrazione delle tariffe superiore al 20% nel biennio in corso, quello gestito da Piave Servizi nell’ATO Veneto Orientale mette a segno una variazione negativa del -13%; infine il territorio gestito da Etra nell’ATO Brenta registra una diminuzione delle tariffe superiore all’11%.

Nelle regioni del Centro si registra solo un caso di contrazione della tariffa, mentre nei restanti bacini au-menti significativi si verificano nel Lazio (in alcuni casi fino a toccare il limite di prezzo indicato dalla rego-lazione), con incrementi generalmente più contenuti in Toscana, Marche e Umbria.

Nelle regioni meridionali e insulari, ad eccezione della Puglia dove le tariffe rimangono ferme, gli incremen-ti sono pressoché allineati su valori prossimi al 4% per ciascun anno del biennio.

VARIAZIONI TARIFFARIE

2018/2017 2019/2018 2019/2017Media Italia* 0,80% 1,20% 1,99%

*ponderata per la popolazione

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

18/17: +5,3% 19/18: +4,3%

18/17: -1,2% 19/18: -0,2%

18/17: +4,6% 19/18: +4,1%

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Più nel dettaglio, l’analisi della composizione del Vincolo ai Ricavi del Gestore (VRG) consegna uno spacca-to sulle voci di costo. Sebbene i costi operativi (Opex) contribuiscano ancora per circa il 60% del totale del VRG, il loro andamento rimane stabile nel biennio 2018-2019 (+1,3%), a fronte di costi di capitale (Capex) che invece registrano un aumento più sostenuto (+8,2%), in esito agli investimenti realizzati ed entrati in esercizio entro il 20175.

Rinviando all’approfondimento per un’analisi dettagliata delle componenti degli Opex, qui si vuole segna-lare che la crescita dei Capex indica che gli aumenti delle tariffe sono già oggi guidati dagli investimenti di cui i territori hanno bisogno, a fronte di un recupero di efficienza operativa a beneficio degli utenti.

Il vrG: aumentano i Capex,

sostanzialmente fermi gli opex

L’analisi per area geografica dei valori dei Capex (ammortamenti, oneri finanziari e fiscali) restituisce un paese ancora spaccato in due: nel 2019 il Nord (41 euro/abitante) e soprattutto il Centro (52 euro/abitante) sono le aree più “capitalizzate” con valori sopra la media nazionale (40 euro/abitante), mentre l’area del Sud e Isole registra un ritardo significativo, fermandosi su livelli addirittura inferiori alla metà di quelli medi nazionali (17 euro/abitante).

Considerando anche la componente del Fondo Nuovo Investimenti (FoNI), assimilabile ad un costo di capitale in quanto destinabile esclusivamente al finanziamento di nuovi investimenti, le differenze geografiche si attenuano leggermente, grazie all’apporto di alcune realtà del Sud e Isole, come ad es-empio Acquedotto Pugliese, dove la disponibilità all’impiego di contributi a fondo perduto determina oggi un contributo del FoNI elevato. Tale valore risulta in parte controbilanciato da altre realtà come Gori e Caltaqua ove il contributo del FoNI è limitato o addirittura nullo.

Capex: il dualismo territoriale del

settore idrico

5 Si ricorda che la regolazione tariffaria riconosce costi di capitale solo ex post, sulla base della effettiva realizzazione degli interventi programmati.

COMPOSIZIONE DEL VRGValori pro capite, euro/abitante, media nazionale

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

95,32 96,00 96,24 97,47

35,48 36,70 38,50 39,59

150,42 158,06 159,21 162,00

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

2016 2017 2018 2019

Rc

ERC

FoNI

Capex

Opex

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Il valore dei Capex riconosciuti in tariffa costituisce una buona proxy del grado di infrastrutturazione del territorio. Una semplice analisi di correlazione tra il livello dei Capex pro capite e la tariffa unitaria restituisce un segnale positivo: al crescere dei corrispettivi crescono i costi di capitale, lasciando intendere che, al netto di alcune specifiche situazioni territoriali, gli ambiti ove si registrano livelli più elevati di tariffa si caratteriz-zano anche per una dotazione di infrastrutture ampia e rinnovata.

Capex vs tariffe: una correlazione

positiva

COSTI DI CAPITALE PRO CAPITEEuro/abitante, anno 2019

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

40 4152

17

11 10

14

12

0

10

20

30

40

50

60

70

Italia Nord Centro Sud e Isole

FoNI

Capex

TARIFFA DEL SII E COSTI DI CAPITALE (CAPEX + FONI)Euro/m3 (anno 2018) e euro/abitante (media 2016-2019)

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

0

20

40

60

80

100

120

0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 3,50 4,00

euro/abitante

euro/m3

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Una voce che in passato ha ricoperto un ruolo importante nel VRG è quella dei conguagli, legati prevalen-temente all’effetto “volume” per via dei minori metri cubi di acqua fornita all’utenza rispetto al valore base di riferimento per il calcolo degli aggiornamenti tariffari. Si precisa che, per il principio del full cost recovery, i conguagli rappresentano il recupero tra il VRG del gestore e la copertura dei costi ammessi dal metodo rispetto ai ricavi tariffari consuntivati. Nel 2018 e, ancor più nel 2019, il valore dei conguagli si riduce a livello nazionale, attestandosi a circa 5 euro/abitante, con un peso sul VRG inferiore al 3%. In questo caso le differenze geografiche tornano ad ampliarsi: se al Nord il valore dei conguagli è molto limitato, pari a circa 3 euro/abitante (meno del 2% sul VRG), al Centro e al Sud e Isole sale, rispettivamente, a circa 7 euro/abitante e a 5,50 euro/abitante (4% circa sul valore del VRG).

Questi valori suggeriscono che l'effetto dei conguagli si è sicuramente esaurito per le gestioni del Nord, mentre rappresenta una voce ancora rilevante al Centro, soprattutto per effetto di alcune gestioni toscane che registrano un aumento significativo dei conguagli proprio nel 2019, e al Sud e Isole dove nonostante la riduzione registrata tra il 2018 e il 2019 resta ancora un quota significativa da recuperare.

Conguagli: al Nord si chiude con il

passato

CONGUAGLI TARIFFARIContributo al VRG anno 2019 e valore pro capite (euro/abitante/anno), anni 2016 - 2019

2018/2017 2019/2018 2019/2017Media Italia 0,00% 0,00% 0,00%

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

5,53 9,76 5,09 3,03

2016 2017 2018 2019

2,24 5,02 4,75 7,21

2016 2017 2018 2019

0,34 5,34 9,46 5,47

2016 2017 2018 2019

2%

4%

4%

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2020-2023: IL “SALTo DI quALITà” DeGLI INveSTIMeNTI

Il nuovo periodo regolatorio 2020-2023 può rappresentare l’occasione per un salto di qualità, con una accelerazione degli investimenti che possa fungere da volano anche per il sistema Paese. Giova ricordare ancora una volta come gli investimenti nel settore idrico, il settore più capital intensive tra quelli a rete, hanno ricadute positive in termini di creazione di occupazione e reddito6, oltre che benefici per l’ambiente7.

Nei prossimi anni il settore idrico si trova in condizione di esprimere una traiettoria di sviluppo coerente con i fabbisogni, per chiudere la distanza che ancora ci separa dalle migliori esperienze europee.

Ma andiamo con ordine.

Sulla base degli attuali programmi degli interventi tra il 2019 e il 2023 gli investimenti sono attesi portarsi su valori di 48 euro pro capite, a fronte di uno sviluppo tariffario cumulato del +6,4% nel quadriennio (circa +1,6% all’anno). In termini reali, ovvero considerando le attese di inflazione nel periodo, le tariffe rimango-no sostanzialmente ferme.

I motivi di tale rallentamento sono riconducibili al metodo regolatorio che prevede per i costi operativi en-dogeni una crescita limitata al tasso di inflazione e misure di efficientamento per i costi esogeni (i.e. un tet-to al costo riconosciuto per i costi della fornitura di energia elettrica e per l’acquisto di acqua all’ingrosso). Ne consegue un livello dei costi operativi pro capite che rimane sostanzialmente fermo nel quadriennio.

48 euro/pro capite gli investimenti

programmati ad oggi per il 2020-

2023

VARIAZIONE TARIFFARIA MEDIA

2020/2019 2021/2020 2022/2021 2023/2022 2023/2019Italia 0,5% 2,1% 1,7% 1,3% 6,4%Nord -0,2% 1,8% 1,5% 1,4% 4,7%Centro 0,2% 3,8% 2,9% 1,1% 8,7%Sud e Isole 2,3% 3,4% 3,6% 1,9% 12,0%

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

6 Si stima che il moltiplicatore degli investimenti sul PIL sia pari a 2.7 Per un approfondimento si veda il contributo n.86, “Cambiamento climatico e nuovi inquinanti: urge una strategia idrica nazionale”, Laboratorio REF Ricerche, luglio 2017

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Tra le altre componenti del VRG che spiegano il contenimento delle tariffe è interessare analizzare il ruolo dei conguagli, dal momento che in alcune gestioni a partire dal 20208 viene meno la necessità di recuperare in tariffa i costi pregressi formatisi nei primi anni della regolazione ARERA (post 2012): ciò è evidente con chiarezza nelle gestioni del Nord dove il valore dei conguagli che nel quadriennio 2016-2019 si attestano a poco meno di 6 euro/abitante/anno, crollano nel quadriennio 2020-2023 al di sotto di 1 euro/abitante/anno. Diversamente nel resto d’Italia dove si osserva ancora un leggero aumento del valore dei conguagli sia al Centro (da 4,8 euro/abitante a 6,2) che al Sud e Isole (da 5,2 a 5,4). In media nazionale si registra complessivamente un calo dei conguagli da un livello di 5,5 euro/abitante/anno del secondo periodo re-golatorio ad appena 3,20 euro/abitante/anno nel periodo 2020-2023.

2020-2023: i conguagli

scompaiono al Nord, restano

ancora al Centro e Sud

ANDAMENTO DEL VRG E DELLE SINGOLE COMPONENTIEuro/abitante/anno, media nazionale

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

96 97

38 49

0

40

80

120

160

200

media2016-2019

media2020-2023

euro

/abi

tant

e/an

no

Rc

FoNI

Capex

ERC

Opex

CONGUAGLI PRO CAPITEEuro/abitante/anno

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

5,445,82

4,785,15

3,20

0,72

6,215,43

-

1

2

3

4

5

6

7

8

Italia Nord Centro Sud e isole

media anno2016-2019media anno2020-2023

8 Al netto di evntuali conguagli che dovessero formarsi nel corso del biennio 2018-2019, da recuperare nel biennio 2020-2021.

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La stabilizzazione dei costi operativi è controbilanciata dall’aumento dei costi di capitale che salgono in media a quasi 50 euro pro capite nel quadriennio 2020-2023 rispetto ai 38 euro/abitante del periodo precedente. Una crescita importante che tuttavia appare insufficiente, in ragione di una programmazione che ancora non recepisce a pieno gli effetti della regolazione della qualità tecnica, oltre che delle difficoltà incontrate dalle gestioni a realizzare gli interventi programmati. Una impostazione che di sovente è anche il frutto di un compromesso richiesto dagli Enti locali in termini di contenimento delle tariffe.

Rimane il fatto che il volume degli investimenti previsti nella programmazione di medio periodo risulta infatti ancora generalmente sottodimensionato rispetto alle esigenze dei territori.

Tale approccio “conservativo” deve essere superato se si intende raggiungere gli obiettivi di riduzione de-gli impatti ambientali e di mantenimento in buono stato dell’infrastruttura idrica, oltre che far fronte agli impegni richiesti dalle direttive europee in materia di qualità delle acque destinate al consumo umano9.

volume di investimento

previsti ancora sottodimensionati

rispetto alle reali esigenze

I dati sembrano suggerire che in occasione dell’aggiornamento tariffario 2018-2019 Enti d’ambito e gestori abbiano provveduto ad individuare e riallocare gli interventi programmati necessari nel breve periodo a rispondere agli adempimenti in tema di qualità tecnica, senza però riuscire nell’intento di rivedere la pro-grammazione di medio-lungo termine post 2020. Come già osservato10 la regolazione della qualità tecnica ha avuto l’esito di una revisione delle priorità negli interventi, più che di una riprogrammazione effettiva.

Nonostante questi limiti, gli investimenti medi pro capite all’anno sono attesi crescere fino a 48 euro/abi-tante per il prossimo quadriennio contro i 44 programmati nel 2016-2019, con valori in linea alla media nazionale al Nord, che salgono a ben 67 euro/abitante al Centro ma rimangono su livelli inferiori alla metà della media nazionale al Sud e Isole, con appena 20 euro/abitante.

INVESTIMENTI PRO CAPITEItalia, anni 2016-2023

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

49 5154

6457 55

5955

0

10

20

30

40

50

60

70

2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023

Contributi

Investimenti netti

9 Per un approfondimento si veda il contributo n.106, “L'acqua del rubinetto: più sicura, controllata ed economica”, Laboratorio REF Ricerche, ottobre 201810 Per un approfondimento si veda il Contributo n.103, “Qualità tecnica: investimenti avanti adagio”, Laboratorio REF Ricerche, luglio 2018

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La modesta crescita prevista delle tariffe suggerisce come nel terzo periodo regolatorio vi sia ampio spazio per l’incremento dei costi di capitale attraverso un aumento significativo degli investimenti, soprattutto in una situazione in cui la regolazione potrà verosimilmente richiedere sforzi di efficientamento dei costi operativi.

Ad oggi il livello programmato degli investimenti, calcolato in media d’anno sul periodo 2020-2023 e al lordo dei contributi, si attesta a circa 55 euro/abitante/anno (48 euro/abitante/anno gli investimenti netti), pari, per il complesso delle gestioni analizzate, ad un valore di quasi 1,7 miliardi di euro all’anno (1,5 miliardi al netto dei contributi), con alcune interessanti differenze a livello geografico che descrivono un meridione ancora in affanno sulla capacità di pianificare, investire e realizzare gli investimenti.

L’unico aspetto positivo in tal senso è che la mancata crescita degli investimenti in quest’area è ricondu-cibile al venir meno dei contributi a fondo perduto: a fronte di investimenti lordi in calo, infatti, il valore degli investimenti netti risulta in progresso. Va precisato che la mancata indicazione dei contributi a fon-do perduto (CFP) riflette anche la scelta cautelativa dell'EGATO di indicare i CFP solo se già deliberati dal soggetto finanziatore. Un aspetto però che fa emergere come la programmazione degli interventi non sia indifferente, almeno in alcune aree del paese, dalla disponibilità dei CFP.

vi è spazio per un aumento

singificativo degli investimenti

programmati

In calo i contributi a fondo perduto

previsti per il meridione

INVESTIMENTI NETTI PRO CAPITEEuro/abitante/anno

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

44 47

57

18

48 47

67

20

-

10

20

30

40

50

60

70

Italia Nord Centro Sud e isole

media anno2016-2019media anno2020-2023

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All’inizio del prossimo anno è atteso un aggiornamento dei Piani degli Interventi da parte degli EGA che incorporerà gli esiti della regolazione della qualità tecnica e gli obiettivi richiesti alle gestioni.

INVESTIMENTI LORDI PRO CAPITEEuro/abitante/anno, media 2020-2023

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

54,73 50,55

75,45

33,60

-

10

20

30

40

50

60

70

80

Italia Nord Centro Sud e isole

INVESTIMENTI PRO CAPITESud e isole, anni 2020-2023

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

-

10

20

30

40

50

60

70

2020 2021 2022 2023

Contributi

Investimenti netti

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L’auspicio è che l’aggiornamento per il terzo periodo regolatorio conduca ad un aumento significativo de-gli investimenti che potrebbe richiedere anche un adeguamento delle struttura tecnico-organizzative e dei relativi costi operativi. Non è escluso, peraltro, che la stessa ARERA possa introdurre innovazioni regolatorie che stimolino i gestori al raggiungimento di ulteriori efficienze, come preannunciato nella delibera di avvio del procedimento per la definizione del metodo tariffario, da affiancare anche ai meccanismi già allo studio di recupero tariffario legati al tasso di realizzazione degli investimenti10.

INveSTIMeNTI: SI Può FAre DI PIù

Come anticipato per molte gestioni il quadriennio 2020-2023 si annuncia all’insegna di una riduzione delle tariffe, in alcuni casi con andamenti al ribasso a doppia cifra.

Si manifestano dunque le condizioni ideali per una programmazione di ampio respiro degli interventi che incorpori, a questo punto pienamente, i bisogni dei territori.

Abbiamo provato a stimare quali sono gli spazi di crescita degli investimenti in uno scenario di “svi-luppo” in cui tutte le gestioni spingono gli investimenti sino al limite coerente con il raggiungimento del limite di prezzo stabilito dalla regolazione11.

La grafica sottostante riassume i risultati.

Terzo periodo regolatorio:

occasione propizia per sprigionare gli

investimenti

10 Delibera ARERA 518/2018/R/IDR. Per un approfondimento si rinvia all’approfondimento nelle pagine di questo contributo.11 Per semplicità si è assunto il cap del 6,5% annuo per il biennio 2022/2023 per tutte le gestioni indipendentemente dallo schema tariffario di appartenenza. Lo scenario “di sviluppo” è stato sviluppato prescindendo da valutazioni di sostenibilità economico-finanziaria delle gestioni ed escludendo la richiesta di riconosci-mento di ulteriori OPEXQT rispetto allo scenario attuale.

INVESTIMENTI NEL SII NEL PERIODO 2020-2023

Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche

Scenario «Attuale»

5,8 miliardi di euro

48 euro/ab/anno

Scenario «Sviluppo»

9,5 miliardi di euro

82 euro/ab/anno

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In tale scenario, che vede coinvolte la quasi totalità delle gestioni (82%), gli investimenti addizionali atti-vabili nel quadriennio salirebbero a 3,7 miliardi (per un totale di oltre 9,4 miliardi di euro), giungendo a 80 euro/abitante all’anno, un livello coerente con le migliori esperienze europee.

In questo secondo scenario l’incremento medio annuo delle tariffe nel quadriennio si collocherebbe intorno al 3,6%, circa un punto e mezzo maggiore dell’inflazione attesa: una crescita delle tariffe asso-lutamente sostenibile, tanto più se accompagnata da un rafforzamento degli strumenti (bonus sociale integrativo) a beneficio delle famiglie economicamente disagiate.

In virtù dei 9,4 miliardi di euro di investimenti realizzati nel servizio idrico integrato, verrebbero gen-erate ricadute economiche per 19 milioni di euro, con un contributo dello 0,27% al PIL italiano, e un sostegno all’occupazione quantificabile in circa 204.600 posti di lavoro a tempo pieno (FTE). Con lo scenario attuale, le ricadute economiche ammonterebbero a 11,5 miliardi di euro, con un contributo al PIL dello 0,16%, e circa 125.000 posti di lavoro a tempo pieno (FTE) sostenuti.

Scenario di sviluppo: 9,4

miliardi in 4 anni, 80 euro/ab/anno

LE RICADUTE ECONOMICHE E OCCUPAZIONALI DEGLI INVESTIMENTI 2020-2023

11,56 miliardi nel quadriennio

0,16% del PIL Italiano

annuo

18,94 miliardi nel quadriennio

0,27% del PIL Italiano

annuo

Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche

Scenario attuale Scenario di sviluppo

Impatto occupazionale

Impatto economico

Impatto occupazionale

Impatto economico

125.000 posti di lavoro (FTE) nel

quadriennio

204.600 posti di lavoro (FTE) nel

quadriennio

5,8 miliardi di investimenti 9,5 miliardi di investimenti

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CoNCLuSIoNI

Il settore idrico è oggi in grado di esprimere quel salto di qualità negli investimenti che sino ad oggi è mancato.

L’affermazione del principio del full cost recovery di matrice comunitaria ha permesso al sistema di rialline-are, non senza qualche difficoltà, le tariffe ai reali costi del servizio.

Parte del sistema sta chiudendo definitivamente i conti con il passato (conguagli post 2012), e fermo re-stando che una riduzione della tariffa è sempre auspicabile laddove si sia raggiunto un equilibrio fatto di infrastrutture in buono stato e elevata qualità del servizio, nel prossimo periodo regolatorio maturano le condizioni per sviluppare un volume di investimenti coerente con i fabbisogni dei territori.

Legislatore, regolatore e gestori sono chiamati a fare ciascuno la propria parte: il primo attraverso norme che rendano più snelle le procedure di affidamento degli appalti e più tempestive le procedure di rilascio delle autorizzazioni; il secondo incentivando i recuperi di efficienza e chiedendo un maggiore commitment sulla realizzazione degli investimenti; i terzi ad accelerare quel salto culturale e organizzativo necessario per porsi a pieno titolo come soggetto attuatore degli indirizzi pubblici nei territori.

Le proiezioni mostrano che mantenendo tariffe sostenibili è oggi possibile chiudere il divario negli investi-menti che ci separa dalle migliori esperienze europee: un aumento delle tariffe del 3,6% all’anno potrebbe consentire di investire quegli 80 euro per abitante all’anno coerenti con il mantenimento di infrastrutture in buono stato e la mitigazione degli impatti per l’ambiente.

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APProFoNDIMeNTo CoSTI oPerATIvI: DoPo LA quALITà CoMMerCIALe (oPexqC), ArrIvA LA quALITà TeC-NICA (oPexqT)

Il valore pro capite dei costi operativi, pari in media italiana a circa 100 euro/abitante nel 2019, rispetto al limite di 109 euro/abitante, sottende differenze significative a livello geografico. A fronte di un valore nel Nord in linea con il dato medio nazionale, le aree del Centro e del Sud e Isole si discostano, rispettivamente verso l’alto e verso il basso di circa 10 punti percentuali.

Più nel dettaglio, i costi endogeni (Opexend)12, soggetti ad efficientamento, rappresentano circa il 60% dei

costi operativi complessivi (60 euro/abitante), mentre i costi operativi esogeni (Opexal), soggetti a congua-glio biennale, si fermano al 35% circa (corrispondenti a 24 euro/abitante). Se non si riscontrano differenze significative sul versante dei costi endogeni, emerge chiaramente come le gestioni del Centro supportano costi esogeni più elevati della media nazionale (circa 10 euro/abitante, pari a quasi 20 punti percentuali). Ad influenzare il dato sono alcune specificità locali, quali la morfologia del territorio e la bassa densità abi-tativa, che vanno ad impattare negativamente sui costi dell’energia sostenuti delle gestioni.

Tra le altre voci minori degli Opex, sottoposte a conguaglio biennale, si segnalano i costi per raggiun-gere gli obiettivi di qualità contrattuale (OpexQC) previsti già dal MTI213: richiesti da circa 4 gestori su 10 valgono poco meno di 50 centesimi di euro per abitante in media nazionale, valore che sale a 90 centesimi di euro per abitante nelle gestioni del Centro, in ragione di una maggiore diffusione delle richieste, oltre che della presenza di un nuovo soggetto, Acqua Pubblica Sabina, individuato come gestore unico d’ambito dell’ATO di Rieti, il quale, in fase di esito all’aggregazione di precedenti ges-tioni in economia ha dovuto compiere importanti sforzi per raggiungere gli standard minimi di qualità contrattuale.

12 Comprendono i costi del personale, i costi per acquisto di materie prime, costi per servizi escluso acquisto di energia elettrica e acqua all’ingrosso.13 Per un approfondimento si veda Laboratorio REF Ricerche, Contributo n. 81, “La regolazione della qualità contrattuale: il primo banco di prova”, maggio 2017.

COSTI OPERATIVIValori pro capite e quota sul totale dei costi operativi, anno 2019

Nord Centro Sud e Isoleeuro/abitante Val. %

Opex 97,48 100% 97,03 106,24 86,35Opex end 59,09 60,6% 60,11 62,84 50,43Opex al 33,92 34,8% 32,42 40,26 29,70Opex QC 0,47 0,5% 0,21 0,91 0,67Opex new 2,84 2,9% 2,99 1,14 4,81Opex QT 0,71 0,7% 0,94 0,40 0,43Opex social 0,44 0,4% 0,37 0,68 0,31

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

euro/abitanteItalia

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Di diverso tenore appare invece il peso dei costi incrementali richiesti per raggiungere gli obiettivi di qua-lità tecnica (OpexQT), il cui riconoscimento è stato introdotto con l’aggiornamento tariffario 2018-201914. In questo senso, nel 2019 si rileva una ampia diffusione delle gestioni che vi hanno fatto ricorso con il 60% della popolazione interessata e un valore medio riconosciuto pari a circa 70 centesimi di euro per abitante.

Una ulteriore novità introdotta in occasione dell’aggiornamento tariffario è il riconoscimento dei costi aggiuntivi per agevolazioni tariffarie locali (Opsocial), integrative rispetto al bonus idrico nazionale. Ebbene tale misura di maggiore sostegno alle famiglie economicamente disagiate ha interessato oltre il 50% della popolazione, con un valore di circa 45 centesimi di euro per abitante, a testimoniare l’impegno delle gestio-ni nella mitigazione degli impatti sociali15. Si tratta di circa 14 milioni di euro riconosciuti alle famiglie con difficoltà economiche servite dalle gestioni del campione, un valore che riportato all’universo delle gestioni sale a quasi 25 milioni di euro.

Infine, peculiare il caso dei cosiddetti Opnew, costi riconosciuti in caso di integrazioni territoriali o di amplia-mento dei livelli di servizio allo scopo di incentivare le aggregazioni tra gestioni: laddove le gestioni, circa il 30% di quelle analizzate per una pari copertura della popolazione interessata, ne hanno fatto ricorso, l’importo medio si cifra in 9,50 euro nel 2019, con un peso importante sugli Opex, pari al 10%16. Un valore che riportato all’insieme del campione si riduce a poco meno di 3 euro.

Infine, meritano una menzione i costi ambientali e della risorsa che pur essendo indicati come una voce specifica (ERC) del VRG ad oggi costituiscono solo una quota parte (minima) dei costi operativi. In linea generale oggi gli ERC sono rappresentati principalmente dagli oneri di derivazione idrica e dagli oneri per i canoni ai consorzi di bonifica, il cui valore viene stabilito da ciascuna Regione (per i primi) o dagli stessi Consorzi di bonifica (per i secondi) in assenza di una reale misurazione dei costi ambientali e della risorsa che la fornitura di acqua comporta.

Se il peso degli ERC sul VRG oscilla tra il 4% del Centro all’8% del Sud e Isole, quello che colpisce è l’estrema variabilità dei livelli pro capite sul territorio nazionale, con valori che oscillano da pochi centesimi di euro a oltre 25 euro/abitante. Un fenomeno che da una parte potrebbe riflettere le differenti dotazioni della risorsa idrica, ma che dall’altra evidenzia la mancanza di una metodologia robusta e condivisa sul territorio nazionale per la quantificazione di detti costi ambientali e della risorsa.

Purtroppo, il tema dei costi ambientali riveste ancora un ruolo secondario rispetto alla rilevanza che do-vrebbe avere nel servizio idrico. Tutto il sistema (regolatori, gestori, utenti) è chiamato ad interrogarsi sulla portata dei reali costi di utilizzo della risorsa alla luce del fenomeno ormai ineludibile del cambiamento climatico e di assicurare una adeguata disponibilità della risorsa idrica alle future generazioni17.

14 Delibera ARERA 917/2017/R/IDR.15 Per un approfondimento sul bonus integrativo si rinvia al Contributo n. 99, Fabbisogni crescenti e tariffe sostenibili: il dilemma è solo apparente, Laboratorio REF Ricerche, maggio 2018.16 Tra queste gestioni è interessante segnalare il caso di Talete (ATO 1 – Lazio Nord Viterbo) e Alfa (ATO Varese), entrambe interessate da un intenso processo di ag-gregazione delle gestioni comunali che comporta un ampliamento del perimetro gestito, e quello di Gori (ATO Sarnese Vesuviano) laddove la presa in carico di im-pianti gestiti da altri soggetti (nello specifico della Regione) o di nuovi impianti in zone precedentemente non servite comporta un ampliamento dei servizi forniti. 17 Sul tema degli ERC il Laboratorio è già intervenuto con un focus relativo al pagamento dei servizi ecosistemici. Per un approfondimento si veda il Contributo n.85, “Il capitale naturale: l’ambiente che vale”, Laboratorio REF Ricerche, luglio 2017.

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CONTRIBUTO DEI COSTI OPERATIVI AL VRGValori %, anno 2019

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

60% 60% 58% 66%

6% 6%4%

8%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

Italia Nord Centro Sud e isole

ERC

Opex

VALORE DEGLI ERCEuro/abitante/anno, anno 2019

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche

0

5

10

15

20

25

30

35

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APProFoNDIMeNTo reALIzzAzIoNe eFFeTTIvA DeGLI INveSTIMeNTI e TArIFFA DeL ServIzIo IDrICo

Vi è un ulteriore aspetto che potrebbe contribuire ad una evoluzione favorevole delle tariffe per l’utenza e riguarda il meccanismo di recupero legato al tasso di realizzazione degli investimenti in fase di predispo-sizione da parte di ARERA.

Come emerge dai dati a disposizione del Laboratorio e da quelli pubblicati dalla stessa ARERA, il tasso di realizzazione in Italia si aggira intorno all' 89% per l’anno 2017, in netto miglioramento rispetto all’82% del 2016. Gran parte degli scostamenti è dovuto ai ritardi nel rilascio delle autorizzazioni da parte delle am-ministrazioni competenti, dagli allungamenti dei temi nell’aggiudicazione degli appalti indetti e nell’iter di verifica e adeguamento dei progetti redatti dagli appaltatori, dai ritardi nella messa in esercizio delle opere e in alcuni casi anche dai considerevoli ribassi percentuali.

A tal proposito ARERA ha avviato una consultazione (DCO 573/18) i cui obiettivi si possono sintetizzare come segue:• verificare e valutare i possibili benefici conseguiti dal soggetto gestore attraverso il ricorso a schemi regolatori di promozione degli investimenti pur in presenza della loro mancata effettuazione;• monitorare puntualmente le cause degli scostamenti tra gli investimenti realizzati e quelli programmati, al fine di individuare eventuali profili di responsabilità dell'Ente di governo dell'ambito e del gestore;• declinare l’attuale sistema di regole eventualmente prevedendo: i) il mero recupero dei possibili benefici nel caso di assenza di profili di responsabilità; ii) l'applicazione di specifiche penalità e il recupero dei benefici indebitamente conseguiti, nei casi di perduranti difficoltà nella realizzazione degli investimen- ti pianificati e con presenza di scostamenti di rilevante entità; iii) la declinazione di ulteriori regole che pongano in capo ai gestori obblighi di efficientamento, differenziati in ragione della relativa efficacia nella realizzazione degli investimenti programmati;

Tale attività si traduce ai fini tariffari nell’introduzione di un fattore correttivo delle tariffe, via conguaglio, riguardo al recupero degli eventuali benefici conseguiti dal gestore nelle annualità 2014-2015 attraverso una collocazione in schemi regolatori favorevoli alla promozione degli investimenti pur in presenza di una loro mancata effettiva realizzazione. Questo perché ex ante il fabbisogno di investimento programmato, in relazione allo stock di infrastrutture esistente, è funzionale per l’allocazione del gestore in un determi-nato quadrante; quando tale rapporto è elevato (oltre il 50%) il gestore può accedere ad uno schema che permette l’attivazione di specifici strumenti a sostegno della finanziabilità degli investimenti quali il ricorso potenziale all’ammortamento finanziario, l’attivazione del Fondo Nuovi Investimenti (FNI) a titolo di anti-cipazione per il finanziamento di investimenti prioritari, un limite meno stringente all’incremento annuale delle tariffe. Il primo e terzo strumento rappresentano una semplice anticipazione dei costi che, in mancan-za della loro attivazione, avrebbero trovato riconoscimento più avanti nel tempo.ARERA è intenzionata dunque a richiedere alle EGATO di verificare eventuali anticipazione non ritenute ammissibili ex post per quanto concerne le fattispecie di ammortamenti finanziari e l’incremento tariffario e di compensarne posticipatamente la loro quantificazione (con riferimento al MTI potrebbe essere valo-rizzato nell’annualità 2019 con riconoscimento tra i conguagli dal 2020). Oltre alla corretta collocazione

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temporale dei costi riconosciuti, ARERA è orientata ad inserire alcune modalità di penalizzazioni, attraverso la decurtazione della variazione massima delle tariffe e l’ampliamento della misura del time lag oltre gli attuali due anni. Tali meccanismi sanzionatori non scatterebbero qualora il gestore sia in grado di dimo-strare che un basso tasso di realizzazione effettiva degli investimenti sia conseguenza di un aumento di efficienza economica nella relativa spesa (es. in funzione di marcati ribassi in sede di aggiudicazione delle gare per lavori).

Per quanto concerne invece la componente FNI, l’eventuale ricollocazione del gestore nel “corretto” schema regolatorio implica necessariamente la decurtazione dei costi riconosciuti per un pari importo (al lordo dell’inflazione). Anche sotto questo aspetto, ARERA è orientata a promuovere misure di penalità consi-stenti nella decurtazione delle componenti del FONI (DeltaCuitFoNI e AMMFoNI) e nell’incremento del FoNIspesa.

Anche per il periodo regolatorio MTI-2, ARERA è orientata a promuovere i medesimi strumenti correttivi previsti per il periodo 2014-2017, ma con ulteriori opzioni legate al perdurare di situazioni di mancata realizzazione degli investimenti e conseguente mancato conseguimento degli obiettivi previsti dalla re-golazione della qualità introdotta nel biennio 2018-2019: si tratta di attivare un eventuale incremento del fattore di sharing finalizzato a calmierare l’incremento tariffario e, nei casi più gravi, nella decurtazione dell’ammontare dei costi operativi endogeni, al fine di recuperare eventuali benefici indebiti.