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mensile della comunità di Salò ANNO LXII - n. 8 Ottobre 2013

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Page 1: mensile della comunità di Salò · gentina al tempo della dittatura militare. Sono passati quarant’anni, ora il loro amico e salvatore è diventato Papa e hanno accettato di parlare

mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXII - n. 8 Ottobre 2013

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2Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE: Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri . cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Tappe della vitaSono entrati a far parte della famiglia di Dio:D’Aniello Valentina Maria Elisabetta di Alessandro e di Grandi ChiaraTonoli Bruno di Giuseppe e di Cerato LauraSono tornati alla casa del Padre:Baccoli Maria Teresa in Balzarelli, anni 66Franchini Luigia ved. Rimoldi, anni 93Beretta Luciano, anni 83Pedrazzi Bernardino, anni 80Benaglia Franca ved. Soliani, anni 87Falchi Giovanna in Caldera, anni 84Giacomini Valentina in Silvestri, anni 75Albini Beatrice ved. Palazzo, anni 88Carchietti Luigi, anni 79

Il Gruppo Missionario della Parrocchia Santa Maria Annunziata di Salò

in occasione dell’ottobre missionarioorganizza per

VENERDÌ 18 ottobre 2013 alle ore 19.00 presso l’Oratorio la

CENA POVERATutti sono invitati a partecipare con un’offerta libera. Il ricavato sarà devoluto ai nostri missionari e durante la serata alcune suore missionarie porteran-no la loro testimonianza.Si prega di prenotare entro Giovedì 17 ottobre a:

Oratorio tel. 0365 43646Mazzanti Emanuela tel. 0365 42131Cobelli Annalisa tel. 0365 42692

GITA-PELLEGRINAGGIO A ROMA 25 - 28 aprile

In occasione della santificazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo IIUniversalmente nota come la “Città eterna” e ritenuta la “Caput Mundi” nell’antichità, Roma deve la sua grandezza alla millenaria storia che ogni sua pietra racconta. Dal II secolo dopo Cristo, la sede del Papato è il piccolo stato di Città del Vaticano, interamen-te custodito all’interno della Capitale d’Italia.È questo il momento conclusivo dell’anno della Fede e l’occasione per venerare le reliquie dei Santi Pietro e Paolo e godere della santificazione dei santi Papi Giovanni.1° giorno: Al mattino presto partenza in pullman da Salò per Roma - Loreto: Messa e pranzo. Arrivo a Roma per visi-ta con guida delle catacombe di San Callisto, San Paolo fuo-ri le Mura, luogo della sepoltura dell’Apostolo delle genti. Sistemazione in istituto/albergo: cena e pernottamento.2° giorno: Pensione completa. Guida per S. Giovanni in laterano, la città imperiale con panoramica di Piazza del Campidoglio, Fori Imperiali e il Colosseo (esterno). Al ter-mine visita della chiesa di San Pietro in Vincoli dove si am-mira il celebre Mosè di Michelangelo.3° giorno: Partenza presto per Piazza San Pietro per par-tecipare alla S. Messa e santificazione dei Papi. Pranzo e pomeriggio dedicato a S. Pietro e alla Roma barocca: dal Quirinale a Fontana di Trevi, quindi al Pantheon e a Piazza Navona. Partenza per Assisi: cena e pernottamento.4° giorno: Colazione… S. Messa a S. Damiano, visita gui-data alla Basilica di S. Francesco, alla città, alla Porziuncola. Pranzo e rientro.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: € 370,00 supplemento: camera singola: € 70,00

Nella prima quindicina del mese di Luglio 2014

Pellegrinaggio aLOURDES - FATIMA

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3 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

Effetto Bergoglio…

In copertina: Portale d’ingresso alla Chiesa del Convento di BarbaranoPortale d’ingresso alla Chiesa, proveniente dal Duomo di Salò, per cui era stato commissionato. Sulla “lesena” di sinistra è scolpito il nome del lapicida: “Jacobus Philippus Brixiae fecit”. Sulla lunetta archiacuta, a fresco, è dipinta la Vergine con il Divin Pargolo, affiancata da San Francesco e da San Giovanni Evangelista. La porta lignea è composta da pannelli verniciati “a vista”.

Sono le otto di mattina le strade sono trafficate per lo più da macchine nel-le quali capisci esserci un genitore

che porta a scuola i propri figli. Mentre, fermo sulla mia moto al crocicchio di via Gasparo con via Bezzecca, sto guardan-do questo traffico intenso e quotidiano e rifletto avverto alcuni fastidiosi colpi di clacson. Guardo in direzione del suono e vedo lontano, presso il parcheggio, un fuoristrada nero, che schizza tra le altre vetture incolonnate per scaricare i propri figli alla Scuola S. Giuseppe, suonando il clacson a chi non è sufficientemente pronto a lasciarlo passare. Sfreccia come se avesse un appuntamento decisivo. Dentro ci sono una donna e due bambi-ni, non ha le frecce intermittenti, quindi non sta chiedendo strada per recarsi al più presto in ospedale. Avverto dentro di me un moto di fastidio e, allo stesso tempo, mi viene naturale pensare che troppe volte chi è alla guida di certi mac-chinoni, si distingue per una sorta di maleducazione declinata in arroganza. Mentre si affaccia alla mente questo pensiero, cerco di scacciarlo perché, mi dico: «Sono invidioso, non bisogna né giudicare, né generalizzare.…» ma poi continuo il mio ragionamento… Il mat-tino e a pranzo, nei pressi delle scuole c’è una selva di macchine enormi che litigano per accostarsi. Perché? Da dove nasce questa necessità di andar in giro dentro queste auto enormi? Se lo chiedo a chi ne ha una, mi risponde che è per i seggiolini, per la spesa, per queste ed altre cose giuste e vere. Non sarà forse, che siamo diventati tutti più diffidenti, tutti pronti a difenderci da chiunque possa avvicinarsi un po’ troppo? Non sarà invece che, senza accorgercene, sia-mo arrivati al punto di aver bisogno di carrarmati per tenere il mondo a distan-za? Non siamo forse tutti pieni di paura? Non abbiamo forse paura che l’altro ci chieda qualcosa?… il nostro tempo, il

nostro denaro, la nostra disponibilità, il nostro saluto? Papa Francesco, uomo che sta coinvolgendo il mondo, la gente, i lontani, gli atei (pensiamo alla risposta data al direttore di Repubblica, Scalfari), comportandosi proprio in forma dia-metralmente opposta: si accosta a tutti, coloro che lo cercano e anche coloro che lo ostacolano. Questo non lo compie solo ora, da Papa, ma anche prima, sempre. Si è sforzato sempre di avvicinarsi ai po-veri, ai bisognosi. Noi lo abbiamo visto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio, quando si è por-tato nei sobborghi, in Sardegna quando

ha baciato un lebbroso, ha abbracciato i carcerati, ma anche quand’era sacerdote giovane cercava di «toccare la carne di Cristo, che sono gli uomini» per conqui-starli a Gesù. Tante sono le testimonian-ze sta uscendo in questi giorni un libro: La lista di Bergoglio. La storia mai racconta-ta (Ed. EMI), che parla dei salvati duran-te la dittatura argentina. Due coniugi del Friuli, Ana e Sergio Go-bulin hanno narrato la loro salvezza. Devono la vita a padre Jorge Mario Ber-goglio, che li ha aiutati a fuggire dall’Ar-gentina al tempo della dittatura militare. Sono passati quarant’anni, ora il loro amico e salvatore è diventato Papa e hanno accettato di parlare della loro av-

ventura per amore di verità: non c’era connivenza fra l’allora arcivescovo di Buenos Aires e il regime che ha causato la morte di 30 mila desaparecidos. «Vo-gliamo che la gente sappia fino in fondo chi è davvero Jorge Mario Bergoglio», hanno detto, solo questo. Loro non han-no voluto apparire neanche nelle foto, per non “approfittare” dell’amicizia con padre Jorge.Ogni mattina, durante la Messa celebra-ta nella Casa S. Marta, propone un mo-mento di riflessione e porge in continuità il suo ottimismo, il suo metodo e spirito, i suoi principi di salvezza, autopresen-tandosi, come si è rivolto anche a Scalfa-ri: «… Ora, è appunto a partire da questa personale esperienza che mi trovo insie-me con Lei e forse possiamo cominciare a fare un tratto di cammino insieme.…» o come ha risposto a Padre Spadaro, che lo ha intervistato: «… posso forse dire che sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo. Sì, ma la sintesi migliore, quella che mi viene più da dentro e che sento più vera, è proprio questa: “sono un peccatore al quale il Signore ha guardato e io sono uno che è guardato dal Signore. …” “un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”». Mercoledì scorso ha detto, alla fine della sua catechesi: «… Chiediamo al Signore: Signore, donaci di essere sempre più u niti, di non essere mai stru menti di divisione; fa’ che ci impe gniamo, come dice una bella pre ghiera francescana, a pOrtArE l’AMO rE dOvE C’è OdiO, A pOrtArE il pErdOnO dOvE C’è OffEsA, A pOrtArE l’uniOnE dO­vE C’è disCOrdiA. Così sia.»Se quell’autista del “macchinone” ascol-tasse e praticasse qualche parola di Papa Francesco, penso, non si innervosirebbe più e guarderebbe meglio i suoi e le sue vicine «autiste-taxiste». Auguri e buon cammino! …direbbe Papa Francesco.

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4Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

la valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

sede: SALÒ - Via Bezzecca, 8 - tel. 0365 41552 - Fax 0365 43239

FIORISTA E ONORANZE FUNEBRI - DOMUS FUNERARIA

rodella GianfrancoServizi funebri completi - Vestizione salma

Pratiche trasporti in Italia ed estero

agenzie: S. Felice d/Benaco - tel. 0365 41552 Puegnago - tel. 0365 41552

Lettera pastorale«Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» è il titolo che mons. Monari ha scelto per la sua quarta lettera pastorale come Vescovo di Brescia. I contenuti della lettera sono già tutti in questo titolo: il Vescovo offre precise indicazioni per il cammino della Chie-sa bresciana perchè, in tutte le sue componenti, sap-pia rispondere al comando della missione. Da questo punto di vista la nostra Chiesa può già contare su un’importante risorsa a cui attingere, costituita dalle tante congregazioni religiose, fidei donum, associa-zioni e volontariato nel campo della missione ad gen-tes. Un patrimonio immenso di persone, iniziative e mezzi di cui far tesoro per rinvigorirlo e rilanciarlo, come sottolinea mons. Monari. Ma il Vescovo chiede alla sua Chiesa anche l’annuncio del Vangelo a tutti, indistintamente. Una richiesta supportata dalla risco-perta di «buone pratiche», come le missioni popolari o itinerari di tipo catecumenale, da attuare nelle par-rocchie nei tempi forti della Quaresima e della Pasqua come occasioni di risveglio della fede.

Preghiera e digiuno per allontanare la guerraNell’Angelus del 1 settembre papa Francesco ha usato toni accorati e parole vibranti per chiedere con forza la pace in Siria e per dissuadere la comunità internazio-nale dalla scelta dell’opzione militare nei confronti di Damasco. Con grande determinazione ha chiesto alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria co-scienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma «di guardare all’altro come ad un fratello e di intrapren-dere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione». Un appello altrettanto determinato l’ha rivolto alla co-munità internazionale, invitandola a fare ogni sforzo per promuovere iniziative per la pace in Siria basate sul dialogo e sul negoziato. E alla Chiesa universale il Papa ha chiesto di partecipare alla giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo intero, indetta il 7 settembre.La Caritas Diocesana di Brescia ha accolto l’esorta-zione di Papa Francesco ad andare avanti con la pre-ghiera e le opere di pace, rispondendo all’appello di

Caritas Italiana e si propone come punto di collega-mento della solidarietà bresciana. A tal fine, insieme al “Gruppo 29 maggio, essere carità bresciana est-por-tiamo, il baule della solidarietà” lancia una raccolta di generi alimentari a lunga conservazione, coperte e materiale scolastico da destinare ai campi profughi in Giordania, che vanno consegnate presso le associazio-ni sopra menzionate. Nel contempo ha lanciato una raccolta fondi a sostegno delle iniziative della rete in-ternazionale Caritas.

Campoverde e Villa: il nuovo parroco in arrivoDon Marco Zanotti, originario di Gardone Val Trom-pia, dove è nato nel 1955, farà presto il suo ingresso ufficiale come parroco di Campoverde e Villa. Viene dalla parrocchia di Castelcovati, che ha guidato negli ultimi tre anni. Prima era stato per 13 anni (dal 1997 al 2010) parroco a San Giovanni in Polaveno e, in prece-denza, in città nella parrocchia di Cristo Re. La prima impressione, dopo i contatti preliminari con la nuova comunità, è di trovare un buono spirito di collabora-zione tra le due parrocchie. Don Marco ha anche no-tato con piacere la presenza vivace e stimolante della comunità delle monache della Visitazione. Per questo suo nuovo cammino si affida alla Vergine e ai patroni delle parrocchie, S. Antonio Abate e S. Antonio da Pa-dova. Ci uniamo a lui nella preghiera, augurandogli un buon cammino.

Religion today film festival - TrentoDall’11 al 22 ottobre si svolgerà la 16ma edizione del «Religion Today Film Festival», dal titolo «Visioni. Re-altà e utopia». La manifestazione si terrà a Trento, ma toccherà anche Bolzano, Roma e Nomadelfia. Sono 52 i film in concorso, provenienti da 20 Paesi. Tra le sezioni in programma, alcuni film dedicati alla Terra Santa e al tema del femminicidio e delle differenze di religione nelle violenze di genere. Al tema della mi-grazione e dell’accoglienza sarà dedicata l’intera gior-nata del 12 ottobre.Notizie più dettagliate sul sito: www.religionfilm.com.

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5 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

In ascolto della Parola ... a cura di Oswald

Venerdì 18 ottobre ricorre la festa di san Luca evangeli-sta e, come ho fatto il mese

scorso per l’evangelista Matteo, vado alla ricerca di alcune noti-zie su di lui. Secondo la tradizio-ne Luca, era originario della Si-ria ed era medico; fu compagno di Paolo durante il suo secondo viaggio apostolico ed assi-stette l’apostolo nella sua ul-tima prigionia. E’ patrono dei medici ed anche dei pittori per la leggenda, mai spenta, che egli avrebbe dipinto l’i-cona di Maria. Questo forse perché, nel suo Vangelo, ha tratteggiato meglio di altri, il profilo biografico della Ma-donna.Il Vangelo di Luca è il più lungo di tutti i Vangeli ed è quello scritto nel greco mi-gliore. La figura di Gesù che emerge da questo Vangelo è molto originale: Luca, infat-ti, afferma di aver condotto ricerche personali molto ac-curate per conoscere la realtà delle opere e delle parole di Gesù di Nazaret, scoprendo così aspetti inediti.Dopo la narrazione dell’in-fanzia di Gesù ed il primo annuncio del regno di Dio, che Gesù inaugura nella sina-goga del suo villaggio a Nazaret, viene descritta la lunga marcia di Cristo verso Gerusalemme; marcia contrassegnata da Luca con parabole, detti, atti di Gesù, spesso originali e non presenti negli altri Vangeli. Si pensi alle celebri parabole del buon samaritano, del figliol pro-digo, del ricco epulone, o dell’e-pisodio della conversione di Zaccheo. Gli ultimi capitoli del suo Vangelo (19,29 – 24,53) sono dedicati alla passione, morte e risurrezione di Cristo ed anche qui Luca rivela aspetti nuovi di quegli avvenimenti fonda-mentali: pensiamo al malfattore

pentito, crocifisso con Gesù; alle parole finali di abbandono fidu-cioso al Padre che Gesù pronun-cia in croce; alla stupenda scena dei discepoli di Emmaus; all’a-scensione di Cristo nella gloria celeste. Cristo è visto da Luca come il centro della storia del-la salvezza. Il suo passaggio in

mezzo all’umanità avviene tra gli ultimi, i poveri, gli esclusi. Egli è stato l’annunciatore della misericordia divina, come ave-va dichiarato già nel suo discor-so programmatico a Nazaret e come attesta sul punto di morte, quando perdona ai suoi crocifis-sori. Alcuni temi sono posti da Luca in particolare rilievo e ren-dono il suo scritto un’opera di catechesi molto viva e concreta. C’è un’insistenza sulla preghiera che Gesù rivolge costantemente al Padre; c’è una ferma denun-cia nei confronti della ricchezza che offusca le coscienze ed infi-ne, c’è un’atmosfera di gioia che

sboccia dalla salvezza offerta da Cristo. Passiamo alle sacre Scrit-ture di venerdì 18 ottobre. Nella prima lettura, tratta dalla secon-da Lettera di san Paolo apostolo a Timoteo (4,10-17) si legge che Paolo è prigioniero e tutti l’han-no abbandonato per paura; solo Luca, il “caro medico” è con lui

e l’assiste premurosamente nei giorni che precedono il martirio. Il ritornello del Salmo responsoriale dice: “I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno” e ci con-forta il versetto finale che recita: “Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità”. Dal Vangelo di Luca (10,1-9) ap-prendiamo che… “Il Signo-re designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali…”.Prima ancora di affidare a questi discepoli un messag-gio da portare nel mondo,

Gesù chiede loro di assumere uno stile che, prima di tutto, è stile di comunione che genera possibilità serena di muoversi nella storia in modo disarmato e povero. In un tempo in cui la Chiesa si interroga sul modo più appropriato per continuare la sua missione nel mondo, l’evan-gelista Luca sembra ricordarci che la cosa più importante è la capacità di restare in cammino in un atteggiamento di provvi-sorietà. La personalità dell’evan-gelista si rivela attraverso le sue opere, i cui temi dominanti sono la misericordia e l’amore per i poveri, la preghiera e la gioia.

“Solo Luca è con me”

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6Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Caritas e Vita Missionaria

Dopo Argentina e Perù, questa è per me la terza esperienza di collaborazione e soli-darietà con l’opera missionaria “La Casa

della Gioventù”, fondata a Santiago del Estero (Argentina) nel 1985 da Suor Saveria Menni, una nostra Dorotea di Cemmo.La comunità dove alloggiavo in Bolivia era si-tuata nel barrio “Juan Pablo II”, in periferia di Tarija, una cittadina a sud della Bolivia, e la co-struzione confinava con la scuola dell’Infanzia e Primaria, dove, sostanzialmente, ho prestato la mia opera.Ma qual è il motivo che può spingere un giovane a decidere di passare le proprie vacanze lavora-tive, a proprie spese ed in questo modo? Tante possono essere le risposte…..una sorta di “turi-smo low-cost”, il desiderio di fuggire un tantino dalla propria realtà, la ricerca di novità od av-ventura,……oppure il fatto di confrontarsi con situazioni di vita molto più carenti e precarie di tante delle nostre. Certamente, una permanenza, come la mia, di un mese è poco: è più un arric-chimento personale che un fattivo aiuto. Tutta-via, sono state ugualmente molte le occasioni di crescita, dalla codocenza, alle lezioni di recupero pomeridiane, a semplici lavori di manovalanza, alla visita delle famiglie più disastrate nei vari “barrios”, etc. Non da ultimo, anche i momen-

ti di vita comune con i professori della Casa sono stati veramente utili. Uno degli aspetti, per esempio, che mi ha colpito di più, come uomo di scuola, è stato quello di quanto Sr. Saveria insista sul costante dialogo con e tra i Docenti, al fine di poter procedere con la stessa lunghezza d’onda, trasmettendo i medesimi valori ed essere, per-ciò, credibili. Comunque, l’accoglienza che ho ricevuto è stata davvero a cuore aperto!Con la Responsabile della Casa, poi, ho potuto visitare anche la comunità “la Colmena” (che in castigliano significa “arnia”) per il recupero di tossicodipendenti, alcolisti e disadattati, nel quartiere limitrofo san Matteo. La stessa, fondata e retta dal sacerdote bergamasco, padre Alessan-dro Fiorina, coadiuvato dalla laica consacrata, sig.na Antonia Locatelli, (vedi foto) mi ha per-messo di scorgere le difficoltà che, se trascurate, possono portare un giovane ad imboccare strade di perdizione, se non di morte, nei casi più gravi.Alla luce di tutto ciò, è proprio vero che la frater-nità nella fede ci permette di superare ogni bar-riera e questa è una delle bellezze che ho gustato con la comunità boliviana, diversa da noi per tradizioni e cultura, e che porto a casa un’altra volta. Dopo di che, occorre essere realisti ed ave-re la consapevolezza che questi stessi valori dob-biamo viverli nel contesto sociale in cui siamo immersi quotidianamente ed, a volte, è più dif-ficile essere “missionari” nel proprio paese che non con chi non ha nulla e, perciò, più disposto e “predisposto” a “ricevere”. Comunque, queste esperienze sono doni che rimangono nella vita come un’eredità morale che nessun “mercante del tempio” può deturpare e sono parte di quelle “lampade” con le quali il Signore ci indica la via.

“La casa della gioventù” in Bolivia

La Caritas Zonale ringrazia

il Gruppo Alpini di Salò per l’impegno dimostrato nella raccolta alimentare

effettuata Sabato 14 settembre 2013

presso il Supermercato Simply di Salò

in favore delle famiglie bisognose.

Grazie a tutti !

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7 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Santo del mese a cura di Luisa Madureri

Un romanzo, avvincente ed affa-scinante, la storia personale di Tommaso Acerbis De Viani: da

contadino e pastore di pecore a con-sigliere spirituale di Re e di Vescovi, amatissimo anche dalla gente povera. Nasce nel 1563 in un villaggio medio-evale di poche centinaia di persone, quasi nascosto tra le alture delle Prealpi Orobiche: Olera, frazione del Comune di Alzano Lombardo a pochi chilometri da Bergamo. La famiglia è di antiche e nobili origini, ma decaduta. Aiuta nei campi, è pasto-re con i genitori Pietro e Margherita; in paese non ci sono scuole e Tommaso non può studiare. Cresce però bene: a 17 anni la vocazione, improvvisa, di-rompente, assoluta. Entra nell’ordine dei Cappuccini nel convento di Verona come fratello laico. Annota il suo su-periore, al termine dell’anno di prova: «maestro e specchio della perfezione religio-sa, anzi, un colmo di ogni sorte di virtù».Impara a scrivere ed è incaricato della questua: espressione di apostolato e te-stimonianza quotidiana di umiltà e po-vertà francescana. Così va per le strade, con la bisaccia a tracolla, prima a Verona, poi a Vicenza, Udine, Rovereto, nel Tirolo, di casa in casa: riceve pane e dispensa bene, con l’animo sempre gioioso, in ascolto pe-renne dello Spirito Santo. Quarant’an-ni di questua: ecco la sua personale via alla santità. Frate Tommaso parla in modo tanto appassionato di Dio da perdere la nozione del tempo.Racconta un confratello: «Ritrovandomi un giorno con frate Tommaso in casa del-la contessa Doralice Thiene, si pose egli a parlare spiritualmente con detta Signora e fu questo ragionamento sì alto e subli-me, che durò dalle hore 18 sino alle 24. Il povero Padre si avvide che era sera e che non aveva trovato pane da portare a casa, onde la Signora disse: “Padre, non dubitate che il nostro Signore v’ha provveduto lui di pane fresco, conforme al vostro bisogno”. Empì tutte le sacche di pane, quanto noi potevamo portare in spalla». E ancora un’altra testimonian-za: «Parlava di Dio sempre con efficacia e grande fervore di Spirito, che rendeva de-votione a chi lo ascoltava». E ancora. «Fra Thomaso aveva fatto a loro ragionamenti spirituali che quasi havevano del divino, et

che facevano restar attoniti» e «dalla bocca sua non si sentiva altro che ragionamenti e discorsi alti di Dio; parlava con tanta forza degli interessi di Dio e dello Spirito, ch’e-ra cosa incredibile» e «da per tutto parlava delle cose di Dio con tanto Spirito e devo-tione, che rendeva a ciascheduno stupore e meraviglia».Il dovere della questua lo porta a con-tatto con il mondo: converte, non vuole vedere dei cristiani in lotta ed in odio, vuole tutti in pace. A Vicenza, Vescovo

ed autorità vogliono convincere il Con-te Valmarano a dare pace e perdono a chi ha ucciso un fratello. Il conte è fer-mo nel suo rancore: «Finalmente con stu-pore e maraviglia d’ognuno, a persuasione et esortazioni di Fra Thomaso… si risolse di fargli la pace, per l’efficacia grande ch’egli aveva in discorrere e ragionare delle cose di Dio».Così frate Tommaso abbina sempre la questua ad un’opera di apostolato ed evangelizzazione, con parole ed espres-sioni sorprendentemente illuminate e da questuante, capace di seminare la parola di Dio, diventa promotore della costruzione di Chiese e di Monasteri. È infaticabile, Tommaso, fisicamente robusto, con la barba incolta alla cap-puccina, i capelli tendenti al rosso (è chiamato “Il Rosso”), con una bella ed ampia fronte: molti lo amano, dai pove-ri ai nobili.Nel 1617 diventa amico del medico e scienziato Ippolito Guarinoni, uomo

famoso, in affettuosi rapporti con prin-cipi e sovrani, fra cui Leopoldo V d’A-sburgo, arciduca del Tirolo. Leopoldo V conosce Frate Tommaso, ne comprende la santità e lo zelo apostolico: qualità che lo spingono ad insistere presso i su-periori dell’Ordine per trasferirlo nella sua città arciducale. Diventano subito amici e, quando non è il frate ad andare a Palazzo di corte, è l’Arciduca ad an-dare al Convento dei Cappuccini, per sentirsi riaccendere nell’amore a Dio, per stabilire insieme programmi per risvegliare il popolo nella fede, nelle pratiche sacre, sempre contro gli abusi ed i privilegi. Parlano, l’umile frate ed il potente arciduca nella piccola cella di Tommaso, povera e così lontana dai fa-sti di corte, illuminata da una finestrel-la, che ancora esiste: parlano a lungo, di Dio, delle esigenze dello Spirito, della fede. Nelle parole di Frate Tommaso si trovano riferimenti all’Immacolata Concezione ed all’Assunzione di Maria in cielo, con tanto anticipo sulla procla-mazione dei relativi dogmi. Il “Frate Rosso” si prodiga per le voca-zioni religiose femminili e sostiene la costruzione di conventi di suore a Vi-cenza, Rovereto, Salisburgo. Promuove la costruzione di Chiese; con l’amico Guarinoni si attiva in particolare per la realizzazione della Chiesa a Maria, oggi monumento nazionale, al ponte di Volders, sul fiume Inn, a 15 km da Innsbruck, sua “base” definitiva. Frate Tommaso si interessa profondamente delle questioni sociali, dei bisogni quo-tidiani delle persone, interviene a favo-re degli operai delle miniere nelle valli dell’Inn e dell’Adige.Nel 1620 i suoi superiori lo obbligano a mettere per iscritto le sue prediche, le osservazioni, le conversazioni. Na-scono così: “Concetti morali contra gli heretici”, “Scala di perfezione”, “Fuoco d’amore”, opere di alta statura intellet-tuale e spirituale.Fra Tommaso, il “mistico illetterato”, muore a Innsbruck il 3 maggio 1631; i presenti alla sua morte la ritengono “una morte d’amore”. Il 5 maggio è se-polto con grande solennità nella Chiesa dei Cappuccini di Innsbruck, nella crip-ta della Cappella della Madonna. Il 21 settembre 2013 fra Tommaso è procla-mato Beato nel Duomo di Bergamo.

Beato Tommaso da Olera«… parlava con tanta forza degli interessi di Dio,

con tanto spirito e devozione, che rendeva a ciascuno stupore e meraviglia»

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8Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Sabato 7 settembre con un piccolo gruppo di catechisti di Salò, convocati dal nostro

vescovo Luciano, abbiamo parte-cipato all’incontro che si è svolto al Palabrescia. È stato signifi-cativo il gesto paterno con cui il nostro Vescovo ha deciso di incontrarci personalmente e consegnarci il mandato. Tale gesto, oltre ad essere un momento di condivisione e sostegno, ci ricorda e svela la natura del delicato e fon-damentale compito educati-vo a cui siamo chiamati. È la Chiesa infatti la custode della Verità rivelata, essa ha il com-pito di annunciare la buona novella. Il Signore Gesù ci dice: ”Perciò andate, fate di-ventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo; battez-

zateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; inse-gnate loro a obbedire a tutto ciò che vi ho comandato. E sappiate che Io sarò sempre con voi, tutti i

giorni, sino alla fine del mondo” (Matteo 28,19-20). La chiesa, tra-mite il Vescovo, ci conferma in questo mandato improntato alla missione. La parola missione in

un primo momento ci può sembrare lontana dalla no-stra vita concreta invece è il nostro essere battezzati e in questo anno della fede che sta per concludersi, che ci spinge a testimoniare la nostra appartenenza alla madre Chiesa. Nella nostra piccolezza e con grande umiltà e gioia accettiamo, pur con i nostri limiti, il mandato dal nostro Parroco don Francesco all’interno della nostra comunità il 20 ottobre, Giornata Missiona-ria Mondiale. Ivana e Alice

Pochi giorni fa, a casa di una famiglia di amici, passeggiavo in giardino. I bambini correva-no qua e la rincorrendosi. Tutto d’un tratto si

sono soffermati incantati davanti ad un fiore: era una dalia! Chissà quante volte già erano passati di là quel pomeriggio. Eppure, solo ora questo sem-plice e nobile fiore aveva colto la loro e nostra at-tenzione. Questa esperienza di semplice stupore e profonda

meraviglia ha ispirato questo mio pensiero... Sia-mo all’inizio di un nuovo anno oratoriano. Dove possiamo trovare, insieme alle speranze ed ai desideri, la forza e l’impegno necessari per la progettazione e la realizzazione di nuovi percorsi educativi? Questo sforzo però, vissuto per amore di Cristo, può permetterci di rendere migliore la nostra esistenza. Non dubitate! Dopo gli innume-revoli incontri avuti con i genitori per presentare l’itinerario dei singoli cammini di fede siamo final-mente pronti. Carichi di entusiasmo e curiosità cerchiamo di vi-vere con fede il tema dell’anno Oratoriano: “Ecco faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia!” Per sco-prire come Cristo sta già operando in ciascuno vi suggerisco di mettervi in ascolto della Verità, di trovare tempi e luoghi per fermarvi ed osservare i germogli di fede che spuntano nel vostro cuore: ne rimarrete stupiti! La presenza del Signore ed il suo amore ci accompagnano, ne sono certo. Aiutiamoci reciprocamente a tenere fisso lo sguardo su di Lui, a meravigliarci del suo agire. Nel nostro cuore è stato riversato il suo Spirito che ci rende capaci di ricono-scerLo già presente ed operante in noi. Meravigliati del suo amore, con gioia iniziamo!

don Gianluca

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

In ammirazione... come una dalia in fiore!

Mandato ai catechisti del Vescovo Luciano

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9 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Lunedì 19 agosto siamo stati in visita ad Arte Sella(comune di Borgo Valsugana, provincia di Trento). Un posto in mezzo alla natura,

dove si trovano delle “opere d’arte”. Le opere che abbiamo visto sono state create con materiale na-turale, come tronchi, enormi massi di pietra, rami e piante rampicanti. Un magnifico monumento per esempio è la cattedrale gotica vegetale realizzata nel 2002 dall’artista Giuliano Mauri fatta comple-tamente da rami intrecciati che vanno a formare ottanta colonne alte dodici metri con un metro di diametro. La struttura ha un rettangolo di base di 82 metri per 15 con un altezza di 12 metri e copre un’area di 1230 metri quadrati.Nel percorso di ArteNatura abbiamo osservato come le opere si sono inserite nell’ambiente un’i-dea semplice ma, nella sua essenzialità, originale. E’ stata una bella esperienza in cui abbiamo po-tuto esplorare le bellezze del creato e dell’arte e soprattutto condividere una bellissima giornata insieme tra amici.

In visita ad Arte Sella

In concomitanza con la Giorna-ta Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro siamo andati al

Santuario di Caravaggio per la ve-glia di preghiera. Ci hanno accolto distribuendoci i vari gadget; dopo aver trovato un posticino, abbiamo disteso tutta la nostra “armeria” ed abbiamo cenato con l’accompagna-mento di musica e varie interviste dal palco. Il grande momento da tutti atteso è stato il collegamento con il Papa: erano le una e mezza, centinaia, migliaia di giovani riuniti lì in festa ed in preghiera per ascoltare il Papa. E noi, seppur a distanza, lì con loro!Nella veglia della notte il Papa, partendo dall’imma-gine del campo della fede, ha pensato a tre immagini che ci possono aiutare a ca-pire meglio che cosa signi-fica essere discepolo-mis-sionario: la prima imma-gine, il campo come luogo in cui si semina (“Lasciate entrare Cristo nella vostra

vita”); la seconda, il campo come luogo di allenamento (“Quello che Gesù ci offre è molto di più che la coppa del mondo! Ci offre la vita Eterna… Feconda.. Felice, ma per tutto questo bisogna allenarsi attra-verso il dialogo con Lui e attraverso i sacramenti”); e la terza, il campo come quartiere (“Quando si suda per Cristo non si è mai soli ma si è parte della Chiesa…Così diventia-mo costruttori della Chiesa.. Siate costruttori della storia!! Siate pietre vive”). Terminato l’intervento del

Papa come un fiume in piena ci sia-mo precipitati nel Santuario per sta-re in Adorazione; altri, nel frattem-po, attendevano per la confessione o erano in meditazione davanti alla Croce. Così facendo abbiamo passato la notte!! I ragazzi hanno iniziato a svegliarsi, in fretta, verso le sei: sta-va arrivando il temporale! Così è stato… un gavettone celeste! Dopo le lodi è tornato il sole e così si è potuto celebrare la Santa Messa, all’aperto, che è stata presieduta dal

Card. Scola; riporto un tratto dell’omelia che, a mio pare-re, è davvero stupenda: “Tut-ti dicono che siete il futuro, cari giovani. La forza!! Facile. Ma voi non sarete il futuro se non siete già ora il presente, finché non lo vivete già adesso da protagoni-sti.” Ci ha lasciato qualcosa questa esperienza? Rispondo con le parole del Cardinale: “Il frutto di un’esperienza si vede dal segno che essa lascia nella vita di tutti i giorni.”

Veglia a Caravaggio

Gruppo di ragazzi con don Gianluca ad Arte Sella

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Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

È cominciato tutto con un sem-plice “buonasera!” e la verità di Cristo si è sollevata come

quel vento che voltava le pagine del Vangelo sul feretro di Papa Wojtyla e scompigliava capelli, cappelli e tu-niche dei porporati. La misericordia di Dio è entrata con umiltà, ma con una forza senza precedenti nelle pa-role di Papa Francesco che dalla sua assunzione scuotono, ogni giorno, la coscienza di chi vuole averne una.Dice, infatti: “Dio perdona chi segue la coscienza” e così la fede diventa qualcosa che appartiene alla coscien-za dell’uomo, non è qualcosa di pro-prietà dei cristiani, ma di chi la vive senza fare la morale agli altri acco-gliendone debolezza, cattiveria e non ultimo il peccato. I principi restano, non sono negoziabili, ma la fede viene prima della morale, sue le parole sul discernimento: “è la consapevolezza che i grandi principi cristiani vanno incarnati secondo le varie circostanze di luogo, di tempo, di persone “.Ha detto: “mai cedere al pessimismo e allo sconforto” e “non fatevi rubare la speranza” ancora “voglio una chie-

sa povera”. Ho unito queste tre frasi perché il momento di crisi che attra-versiamo ci regala ( e non è un eufe-mismo) l’opportunità di scegliere la CARITÀ quella che, come dice San Paolo, non avrà mai fine. La Chiesa siamo noi, non solo l’ordinamento,

ma noi persone capaci di aiutare alla grande trasformazione in atto del ri-sveglio nelle coscienze di una Verità che, come si esprime Papa Francesco “è un tutt’uno con l’amore, richiede

l’umiltà e l’apertura per essere cerca-ta, accolta ed espressa”.L’indigenza di molti, forse di trop-pi deve essere monito: per gli uni di accoglierla con umiltà per altri, nella ricchezza a volte smisurata e immo-rale, che non sia via lastricata per ricevere la sorte del ricco Epulone o del ricco, che ingrossava i suoi granai senza ravvedersi della morte. Dobbiamo riconoscere la crescita spirituale che nasconde questa crisi dell’uomo nella sua interezza, che ci schiaccia, e ravvisare che la ricchezza materiale e l’immoralità non fanno l’uomo libero, ma è la sua presa di co-scienza interiore a renderlo tale.Segni evidenti inoltre della miseri-cordia di Dio che opera nella Chiesa sono l’amicizia umana e spirituale con il Papa emerito Benedetto XVI ed il suo predecessore Giovanni Paolo II. Imminente inoltre è la celebrazio-ne con santificazione di Papa Wojtyla. Data di questo evento di gioia è 27/ 04/2014 certamente anche noi, con la preghiera ed un pellegrinaggio, vivremo questo momento di fede. Daniela C.

Non si torna indietropapa francesco non fa la rivoluzione è la rivoluzione

Fin da quando, nove anni fa, è iniziata in Oratorio la scuola calcio proposta dalla Associazione Sportiva Team Out, il desiderio è stato quello di costruire

una dinamica educativa, che attraverso lo sport, comu-nicasse il bello e il vero che dà gusto alla vita. Fare sport non è educativo di per sé ma occorre che vi siano perso-ne adulte che facciano esperienza di una realtà positiva per la propria vita e trasmettano questa positività a chi incontrano, siano essi ragazzi o altri adulti. Del resto, far “diventare grandi” dei ragazzi coincide con il tentativo di accompagnarli alla scoperta del nesso tra tutte le circostanze della realtà e il proprio desiderio di felicità, magari anche attraverso un momento parti-colare come lo sport. Questa tensione educativa è la ra-gione sociale della Team Out, poiché chi da sempre con-duce l’associazione riconosce che l’esperienza cristiana vissuta dentro la comunità ecclesiale è quel bello e quel vero che rende lieta la vita. Certo poi vi è tutta la fatica quotidiana di essere ade-guati allo scopo, nel fare sport e nel misurarsi con alle-

namenti o partite. In questi anni poi quell’iniziale grup-petto è cresciuto molto fino a coinvolgere tanti ragazzi e anche molti adulti come allenatori e dirigenti, prove-nienti anche da varie realtà. Ma non viene certo meno il desiderio che facendo sport si possa migliorare se stessi e la realtà.

Team Out: un’amicizia in azione

I gruppi Familiari Al-Anon sono un’Asso-ciazione di familiari ed amici di alcolisti che ha un solo scopo, aiutare le famiglie de-gli alcolisti. Quando per il bene di un’altra persona non sai che strada prendere Al-Anon ti può aiutare.

Numero Verde 800087897www.al-anon.it

Gruppo Al-Anon “Salò”Riunioni:

Lunedì e Giovedì ore 20,30Via Ponte Vecchio, 6

Campoverde di Salò (Bs)

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Per dare senso e visibilità alla Festa dell’Oratorio è stato rea-lizzato un Logo sul tema: “Ecco

faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia!” Questa espressione è trat-ta dal profeta Isaia al cap. 43 ed indica la novità dell’agire di Dio per il suo popolo, invitandolo a non considera-re solo le cose passate ma a rimanere in attesa e vigilanti per le cose nuove. Questa espressione è stata usata anche dal nostro Vescovo Luciano nell’intro-duzione alla lettera pastorale, invitan-doci ad osservare l’agire di Gesù Cri-

sto nella quotidianità della nostra vita. Attorno a questa espressione è nato il Logo. Sullo sfondo ecco che si intrave-de il Duomo, che rappresenta il luogo dove la nostra Comunità si trova a ce-lebrare la presenza di Cristo, luogo dal quale la Comunità rinnovata dall’in-contro con Dio torna al suo quotidia-no. In primo piano vi è una mano che rappresenta l’azione di Dio creatore. Egli ha collocato il seme sulla amata terra e ne protegge il germogliare. Il seme che germoglia è la novità di Cri-sto alla quale il Vescovo ci richiama:

non ve ne accorgete? Ecco Dio sta fa-cendo cose nuove anche in te! (Marco Bolla - grafico illustratore)

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Non si riesce mai a trasmettere le stesse emo-zioni che si vivono sul cammino in una pagina sola. Forse perchè non si riesce ad

esprimerle in parole! Sentieri sterrati, campi di fieno appena falciati, ca-stelli medievali, campi di girasoli rivolti all’insù, infiniti noccioleti da attraversare, afosa e traffica-ta superstrada e vicoli di grandi città. Insomma, due regioni italiane esplorate in cammino.Ma perchè, poi?Come nuovo Clan abbiamo deciso di metterci in viaggio: nel nostro cammino personale, di grup-po e di fede. Così siamo partiti dalla Toscana, sulle tappe della via Francigena, verso Roma e verso il Papa. Otto giorni di cammino su terre-ni di ogni tipo, riflessioni riguardo il discorso del Papa nell’ultima GMG e avventure culinarie, di pernottamento e linguistiche.Sole e venticello sempre costanti, come le numero-se canzoni e risate che ci hanno accompagnato du-rante le nostre giornate. Non son mancati sveglie assai mattutine, dolori fisici e incomprensioni ma nonostante ciò, la sola idea di raggiungere Piazza San Pietro e partecipare all’Angelus di persona ci ha dato la forza di alzarci ogni giorno, massaggia-re i muscoli doloranti e perdonarci a vicenda.

Cosa ci portiamo a casa, da questa Route estiva?Di certo, un fisico più tonico, ma anche un cuore pieno di gioia, voglia di ripartire per nuovi oriz-zonti e un motivo in più per testimoniare Colui che ci dona ogni volta lo Spirito giusto per cam-minare insieme. Laura & Elisa

dal grande librodella natura

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Route estiva 2013

Festa in Oratorio

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Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

In occasione della precedente puntata, avevo segnalato la presenza del pit-tore Jacopo Palma Junior (autore di

importanti dipinti nel nostro Duomo) nel santuario di Santa Maria di Leuca, all’estrema punta della Puglia. Questa volta, vorrei partecipare ai lettori del Bollettino parrocchiale la soddisfazione per la scoperta di una ulteriore presenza salodiana nel sud del Paese.Avevamo deciso di concludere le ferie estive con un tuffo nel “Barocco” lec-cese, sino ad ora conosciuto soltanto virtualmente. Per questo, abbiamo fatto visita alla bellissima città di Lecce, nella quale è presente una ricchissima produ-zione artistica seicentesca. Affermatasi, infatti, in quel periodo la dominazione spagnola su quella aragonese, l’arte ave-va assunto nuove forme con abbandono dell’antico gusto classico. Il nuovo stile aveva lo scopo di sorprendere e di sti-molare la immaginazione e la fantasia. A Lecce la fioritura dell’arte barocca av-venne a partire dal 1571 quando, con la battaglia di Lepanto, fu definitivamente allontanata la minaccia delle incursioni turche. La nuova corrente artistica esplose, nel-le sue caratteristiche più rilevanti, solo nella seconda metà del XVII secolo e perdurò per gran parte del Settecento. Essa si diffuse in tutta la provincia sa-lentina favorita, oltre che dal contesto storico, anche dalla qualità della pietra locale impiegata: la pietra leccese, un calcare tenero e compatto, dai toni cal-di e dorati, adatto alla lavorazione dello scalpellino.Eccoci, dunque, nel centro storico di Lecce, città sviluppatasi attorno alla mole severa del castello di Carlo V. La città conobbe un periodo di intenso svi-

luppo grazie soprattutto alle autorità religiose che finanziarono la costruzio-ne di edifici e monumenti, plasmanti la fisionomia urbana in maniera determi-nante. Il nuovo stile, interessante in un primo tempo solo gli edifici sacri e nobi-li, invase ben presto anche l’architettura privata, con le sue esuberanze floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi.Per conoscere il barocco leccese è im-prescindibile una visita alla cattedra-le, dedicata a santa Maria Assunta. La visitiamo nel corso di una dolcissima mattinata di agosto, dopo aver gustato i dolcetti locali.La prima chiesa cattedrale venne co-struita nel 1114, venne ben presto (1230) sostituita da un edificio di stile romani-co. Nel 1659, il vescovo Luigi Pappaco-da incaricò l’architetto leccese Giusep-pe Zimbalo (detto “lo zingarello”) di costruire una chiesa cattedrale in stile barocco. L’architetto scelse di alterare la pianta romanica preesistente. Il tempio che vediamo possiede due prospetti, di cui il principale è a sinistra dell’episco-pio, mentre l’altro guarda la piazza. Il campanile, maestoso nei suoi 72 metri di altezza, è formato da cinque piani rastremati, impreziositi da targhe con epigrafi latine. L’interno, a croce latina, è diviso in tre navate da pilastri e semicolonne. Il sof-fitto ligneo a lacunari sostiene eleganti tele di Giuseppe da Brindisi.La cattedrale accoglie dodici altari, ric-chissimi di opere pittoriche e di scul-ture. L’altare maggiore è in marmo e bronzo dorato ed è sovrastato da una grande tela con l’Assunta. Una volta completata la fabbrica del Duomo, si co-struì la cappella del braccio destro del

transetto, dedicata a Sant’Oronzo, San Giusto e San Fortunato, protettori della città. La storia che accompagna l’erezio-ne della cappella è riassunta nell’epigra-fe posta sull’architrave. La famosissima pala dell’altare (che rappresenta il Santo protettore – Oronzo – in abiti episcopa-li) è opera di Giovanni Andrea Coppola di Gallipoli, grande protagonista della stagione artistica della prima metà del Seicento.Ed eccoci alla scoperta – per me entusia-smante – di un artista salodiano a Lecce. Lo splendido altare in scagliola è opera di Giovann’Andrea Larducci da Salò, nipote del celebre architetto Francesco Borromini, e di un artista pugliese (lo Zimbalo). Completato con statue poste dentro nicchie splendidamente deco-rate, l’altare si presenta in tutto il suo splendore. Vedendo sul cartiglio il nome di un salo-diano, un sobbalzo di stupore e di com-mozione. Un compunto monsignore, al quale ci rivolgiamo per informazioni, ci conferma la notizia; ci accompagna nel seguito della visita alla cattedrale; addi-rittura, ci “porta” nella vicina chiesa di San Matteo, realizzata nella 2ª metà del XVII secolo su disegni del “nostro” salo-diano. Si tratta di un edificio particolar-mente interessante soprattutto a motivo del prospetto, realizzato in un contrasto di linee convesse e concave.Il compunto monsignore, nel salutarci, ci segnala la presenza di altre opere del salodiano Larducci presenti sul territo-rio pugliese. Alla soddisfazione per le bellissime ferie calabro-pugliesi, abbia-mo aggiunto la “scoperta” di una testi-monianza salodiana nel sud del Paese.Mi sono riproposto di approfondire le mie conoscenze sull’argomento.

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Giovann’Andrea Larducci di Salòun artista prestato al Barocco leccese

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Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Riprendendo l’ultimo articolo dal titolo “Brescia come Seveso?”, ci si domanda: “ma alla fine cosa sono

questi pcb? dove li troviamo e come fac­ciamo a distinguerli da altri prodotti?”.Domande che forse molti si saranno po-sti in questi mesi dopo il continuo tratta-re dell’argomento su giornali e Tv locali. Come già detto i pcb sono composti aro-matici costituiti da molecole di bifenile clorurate che, contrariamente alle dios-sine, sono sostanze chimiche prodotte dall’uomo attraverso processi industriali. In genere sono contenuti in liquidi oleo-si giallastri che hanno odore intenso e un peso specifico che va da 1.2 a 1.6 volte quello dell’acqua. Per queste proprietà fisico-chimiche i pro-dotti contenenti pcb sono stati utilizza-ti sin dal 1929 e più o meno fino al 1990 come oli idraulici, lubrificanti, agenti igni-fughi e, nell’elettrotecnica, come liquidi isolanti nei trasformatori e dielettrici nei condensatori, specialmente quelli dei bal-last delle lampade fluorescenti o di vecchi apparecchi elettrici, di vecchie lavatrici, ma anche nei mastici e negli anticorrosivi in genere, ecc. Tutte queste sostanze sono state classificate come pericolose perché caratterizzate da una forte persistenza nell’ambiente definita come “bio­accu­mulabilità lungo la catena alimentare”

tanto che sia i liquidi isolan-ti che le apparecchiature che utilizzavano pcb e che pote-vano deteriorarsi con l’uso e determinare inquinamento, dovevano essere costante-mente tenuti sotto controllo per prevenire i danni.I pcb persistono fino a 60 anni e per questa lunga vita si dif-fondono indisturbati su tutto il Pianeta. Essendo liposolu-bili si accumulano attraverso la catena alimentare nei tes-suti di pesci e mammiferi con effetti tossici, danneggiando il sistema immunitario, il sistema nervoso centrale e per di più influendo negativamente sul bilancio ormonale.Dal 1988 ad oggi in Italia sono state ema-nate molte leggi che vietano i prodotti contenenti pcb, ma anche la vendita degli apparecchi che a loro volta contengono al proprio interno impianti e fluidi che con-tengono pcb, mentre la dismissione dal funzionamento di tutti gli apparecchi con pcb e detenuti alla data del 31 dicembre 2002 doveva avvenire entro il 31 dicembre 2009 e la loro decontaminazione o lo smal-timento doveva essere effettuata entro e non oltre il 31 dicembre 2010. Gli apparecchi contenenti pcb per un

volume superiore a 5 deci-metri cubi dovevano avere un’apposita etichetta, così come sulla porta dei locali dove si trovavano questi ap-parecchi doveva esserci una scritta che segnalava la loro presenza, ma vi è di più, se i trasformatori contenevano fluidi con una percentuale di pcb compresa tra lo 0,05% e lo 0,005%, anche una volta decontaminati, dovevano es-

sere contrassegnati da un’altra etichetta che li identificava.Insomma le precauzioni messe in atto sono state tante ma, come dice un vecchio adagio, “i buoi erano già usciti dalla stal­la e …”. L’Istituto zooprofilattico di Lom-bardia ed Emilia Romagna (da cui sono tratte le 2 immagini riportate) nel 2006 ha presentato a Bologna un monitoraggio sul pcb nelle carni che illustra il concetto di bio-accumulo di queste sostanze attra-verso l’alimentazione, ben rappresentato nell’immagine 2, mentre prelievi di tessu-ti grassi sulle volpi ha portato ai risultati sinteticamente, ma chiaramente rappre-sentati nell’immagine 1.Credo che commentare questi dati, anche se da analisi sulle volpi, in assenza della necessaria preparazione tecnico-scienti-fica, sia del tutto inopportuno. Assoluta-mente pertinente ritengo invece ripren-dere una considerazione del pensatore contemporaneo Agi Nion Tavoci: “solo se insieme, ragionevolezza e consapevolez­za formano un binario su cui far scorrere la vita”. Mi venga però concesso aggiun-gere che spesso, pur se consapevoli, non mostriamo ragionevolezza, altre volte, se pur ragionevoli non abbiamo la consape-volezza dei danni che cagioniamo. Lo di-mostrano i fatti.

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14Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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Servizi completi

La RADIO DUOMOdella Parrocchia di Salò

Ascoltiamo epartecipaimo alle

iniziative che vengonoproposte in radio!!!

FM. 90,7 Mhz

domanda: la regione lombardia ha previsto un sostegno per i genitori separati. di che si tratta?

Risposta: Il provvedimento della Giunta regionale vuole soste-nere, anche economicamente, i genitori separati legalmente o in fase di separazione, con figli minori e che si trovano in una situa-zione di disagio economico.Sono destinatari del contributo:• - il genitore con uno o più figli minori, separato legalmente da non più di tre anni, che si trova, in seguito alla separazione, in situazione di grave e comprovato disagio economico. • - le famiglie in fase di separazione, separate o divorziate, rela-tivamente agli interventi di sostegno erogati nell’ambito delle attività consultoriali. Per richiedere il contributo, il genitore del figlio minore deve trovarsi nella condizione di Separazione legale ed effettiva da non più di tre anni; essere residente in Lombardia da almeno 5 anni; essere in una condizione di disagio dimostrato attraverso attestazione ISEE; avere sottoscritto un patto di corresponsabili-tà. La domanda di accesso al contributo deve essere presentata, nella Asl di residenza, presso il Consultorio pubblico, o privato accreditato che ha manifestato presso la Asl competente l’ade-sione all’iniziativa. Il sostegno economico massimo per l’anno 2013 ammonta a € 2.400,00 per persona. Tale importo verrà ero-gato attraverso un contributo mensile di € 400,00 per una durata massima di 6 mesi nell’anno 2013.

domanda: si sente parlare di service tax. Che cos’è?

Risposta: Con il Decreto legge del 28 agosto 2013, il Governo ha istituito la “Service Tax”, un’imposta che, dal 1 Gennaio 2014, dovrebbe sostituire, in pratica, la Tares e l’IMU sulla prima casa. Il condizionale è d’obbligo data la precaria situa-zione politica. La “Service Tax” sarà riscossa dai Comuni ed è costituita da due componenti: gestione dei rifiuti urbani (Tari); copertura dei “servizi indivisibili” (Tasi) quali pubblica sicurez-za e vigilanza; tutela del patrimonio artistico e culturale; servizi cimiteriali; servizi socio-assistenziali; servizi di manutenzione stradale, del verde pubblico, dell’illuminazione pubblica; servi-zio di protezione civile; servizio di tutela degli edifici ed aree comunali. La Service Tax si ispira ai principi del federalismo

fiscale, per i quali le tasse che vengono riscosse in una deter-minata area del Paese devono essere utilizzate nella stessa area. La prima componente (Tari) sarà dovuta da chi occupa, a qua-lunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote, applicate proporzionalmente alla superficie, sa-ranno corrette liberamente con vari parametri dal Comune e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio di gestione dei rifiuti. Per la seconda componente (Tasi) il Comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale; sarà a carico sia del proprietario - dal momento che i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il va-lore commerciale dell’immobile - sia dell’occupante, in quanto quest’ultimo fruisce dei beni e servizi locali. Anche in questo caso, il singolo Comune avrà un certo margine di manovra, nell’ambito dei limiti fissati dalla legge Statale.

dOMAndA: ho sentito dire che il Comune di salò dà un contri­buto per il riscaldamento. Quali i requisiti?Risposta: Anche quest’anno 2013 l’Amministrazione Comuna-le e le OO. SS. dei Pensionati CGIL-CISL-UIL hanno rinnova-to l’accordo che prevede alcuni benefici per le famiglie meno abbienti. Fra l’altro, è previsto quanto segue: “A fine anno, ai residenti ultrasessantenni e/o invalidi che vivono da soli, o che hanno perso nell’annualità di riferimento il posto di lavoro, con il coniuge e/o in nucleo famigliare, nonché eccezionalmente ai nuclei familiari colpiti da cassa integrazione a seguito della gra-ve crisi economica in atto, previa adeguata valutazione del ser-vizio sociale competente, rientranti nei limiti di reddito riportati nella tabella predisposta, verrà erogato un contributo straordi-nario per un minimo di € 150,00 (da definire nell’ammontare) sulla base della casistica e della situazione famigliare nonché del reale bisogno valutato attraverso il Servizio di Assistenza Socia-le, per provvedere alle spese di riscaldamento, tributi e utenze varie (acqua, gas, energia elettrica, tares, etc.). La tabella cui si riferisce l’accordo è quella ISEE che prevede il diritto a ottenere il contributo (con le precisazioni di cui sopra) se il reddito com-plessivo non supera € 12.360,00 (famiglia di una sola persona), € 19.400,00 (due persone), € 25.210,00 (3 persone), € 30.400,00 (4 persone), € 35.220,00 (5 persone). La domanda va fatta all’Ufficio Servizi Sociali prima della fine dell’anno.

«La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e soltanto essa ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sé: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33) ». Né la carità può esaurirsi nella sola dimensione terrena delle relazioni umane e dei rapporti sociali, perché deriva tutta la sua efficacia dal riferimento a Dio: «Alla sera di questa vita comparirò davanti a Te con le mani vuote; infatti non ti chiedo, o Signore, di tener conto delle mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono senza macchie ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua giustizia e ricevere dal tuo amore l’eterno possesso di te stesso... ». C.d.D.S.d.C. 583

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15 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”

L’Istituto Enrico Medi conferma, anzi raffor-za, la propria vocazione di scuola aperta ad una dimensione sempre più ampia, euro-

pea, in altre parole: senza frontiere.Da anni, infatti, la nostra scuola ha particolarmen-te a cuore la competenza linguistica degli studen-ti, sia della scuola media che del liceo, e per anni è stata sede certificata per l’esame Trinity per la lingua inglese. Poi l’Istituto ha deciso di ampliare le proprie frontiere linguistiche, offrendo ai propri studenti la possibilità di frequentare, all’interno della scuola, corsi in lingua francese in prepara-zione all’esame DELF presso la sede certificata di Verona e, successivamente, ha proposto corsi in lingua tedesca e in lingua spagnola.Continuando in questa direzione, si è deciso che, a partire da quest’anno, nelle classi prime del li-ceo linguistico le docenti madrelingua destinino una lezione settimanale alla preparazione degli esami di lingua dei vari enti certificatori (KET per la lingua inglese, GOETHE per la lingua tedesca, DELE per la lingua spagnola), allargando però la frequenza a tutta la classe e lasciando comunque

scegliere allo studente se sostenere o meno l’esa-me finale. Così facendo, il livello linguistico me-dio delle classi verrà gradualmente innalzato e gli studenti si eserciteranno in maniera sistematica nelle diverse lingue straniere, per affrontare con sicurezza l’Esame di Stato ed un eventuale test d’ingresso universitario. Gli alunni del triennio proseguiranno tutti le le-zioni settimanali con le docenti madrelingua, in modo da potenziare al massimo le abilità del par-lato e dell’ascolto. Verranno proposti approfondi-menti relativamente al programma di letteratura, a temi di attualità, cultura generale, civiltà. Per il liceo linguistico, invece, le docenti potenzieranno anche le abilità di scrittura, attraverso esercitazio-ni guidate.Saranno riproposti infine i corsi pomeridiani di preparazione all’esame First Certificate in En-glish of Cambridge, all’esame “Goethe”, al “Dele” e al “Delf Scolaire”, corsi tenuti in massi-ma parte dalle docenti madrelingua, che, offrendo così ricche e diversificate opportunità linguistiche, rappresentano un evidente valore aggiunto all’of-ferta formativa della nostra scuola.

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16Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

Effetti collaterali (Side Effects)Va detto subito, per inquadrare l’argomento trattato dal film presentato sullo schermo del Cristal nella sezione Cineforum in data 24 settembre, che per “effetti collaterali” si intendono quelli creati dai farmaci, effetti che occorre valutare al fine di far sì che non si verifichi quanto i saggi hanno pronosticato: in molti casi “la cura è peggior del male”. D’altro canto gli effetti collaterali dei farmaci sono ampiamente descritti nei fogli illustrativi che sono inseriti nelle confezioni ed è quindi dato per scontato che detti effetti esistono ed è dato pure per scontato che pos-sano verificarsi anche effetti non descritti. Forse il dottor Banks, la fi-gura dello psichiatra che nel film del regista Steven Soderbergh “Effetti Collaterali” svolge un ruolo principale, non aveva soppesato gli effetti che lo psicofarmaco da lui prescritto ad Emily avrebbe scatenato in lei.Il film scava profondamente nella psiche umana e il lavoro di Soder-bergh è un lampante esempio di come la nostra società e le sue de-viazioni offrano ai registi potenti strumenti di indagine atti a creare validi film e non il contrario ove i film devono inventarsi situazioni particolari per calarle nella società che vogliono descrivere. Emily è un soggetto già particolarmente depresso ed il suo stato depressivo aumenta dopo che suo marito Martin viene condannato a quattro anni di carcere, per un reato, si noti bene, di “insider trading”. Detto reato si verifica allorquando un operatore finanziario si impossessa in anticipo dell’andamento di un titolo azionario utilizzando informazioni riser-vate per arricchirsi personalmente. Negli Stati Uniti questo reato porta alla condanna che si svolge nella situazione di carcerato da scontarsi sino all’ultimo giorno. Scontata la condanna Martin esce dal carcere ma la depressione di Emily, invece di calare aumenta ed ecco che entra in scena il Dottor Banks con il suo farmaco antidepressivo. Ma il farmaco non sortisce effetti tanto che dopo un tentativo di suici-dio non andato a buon fine, durante una fase di sonnambulismo Emily accoltella il marito. Il dramma è che l’effetto collaterale del farmaco consiste nell’annullamento totale della memoria e pur conformandosi il quadro delittuoso in maniera inequivoca attorno alla figura di Emily, la giuria giudicante non può non tener conto che siamo in presenza di un soggetto la cui memoria non contiene più riferimenti a tempi e luoghi. Inevitabile la pronuncia di infermità mentale ma sorgono altre complicazioni che qui non stiamo a descrivere.Certo che sono molte le somiglianze con i film di Hitchcock; tanto era bravo il regista inglese nel descrivere i meandri della mente dell’in-terprete di “Psycho” quanto altrettanto bravo è Soderbergh a scan-dagliare la mente di Emily. Comportamento incolpevole che sia stato quello di Emily, annichilita dagli effetti collaterali del farmaco, chi ci ha rimesso incolpevolmente è sempre stata una vita umana: quella del povero Martin mentre il dottor Banks dovrà convivere tutta la vita con i risultati di detti effetti. Lamberto Dondio

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Martedì 8 ottobreCornelia ha sessant’anni, un marito di cui ha scar-sa stima e un figlio, Barbu, di 34 anni che convive con una donna divorziata. Cornelia vorrebbe che Barbu continuasse a comportarsi come il bambino di un tempo ascoltando i suoi consigli e mettendoli in pratica.

Il caso Kerenesregia di Calin Peter Netzer

Anteprima

Sabato 19 Domenica 20 Lunedì 21

Sabato 26 Domenica 27 Lunedì 28

Ora che Gru “l’imprenditore” ha lasciato alle spalle una vita fatta di crimini, per crescere Margo, Edith e Agnes, ha molto tempo libe-ro a disposizione insieme al dottor Nefario ed ai Minions. Ma proprio mentre comincia ad adattarsi al suo nuovo ruolo di buon pa-dre di famiglia di periferia, una fantomatica organizzazione, la Lega Anti-Cattivi impe-gnata su scala mondiale, bussa alla sua porta.

Cattivissimo Me 2di Pierre Coffincon Al Pacino,

Jason Segel, Arisa, Neri Marcorè

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17 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

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La celebrazione liturgica compor-ta continui gesti processionali; nell’incedere del popolo di Dio

e dei ministri ritroviamo il significa-to stesso della vita che è un continuo camminare verso i pascoli eterni del Regno. In tal gesto diciamo di non abitare in alcun luogo, di non gode-re alcuna stabilità, poiché vediamo come la vita in tutti i suoi significati e nel suo molteplice relazionarsi pro-gredisca continuamente, sia sempre in movimento. Il camminare è significativo di una concezione di vita. Il nostro cammi-nare è cercare, vedere, scegliere, par-tire per andare verso una pienezza, è aspirare con tutta la propria persona a ritrovare qualcosa di determinan-te e qualificante la nostra esistenza. Non sussiste in tale comportamento qualcosa di semplicemente motorio, ma vi soggiace tutta una concezione della vita. È la persona in cammino e che cammina; in ciò c’è la volontà che, dopo aver concepito un pensiero, metta in moto tutta la persona perché, percorrendo un certo tratto di strada, possa giungere alla meta sognata, amata e prefissata.Camminare è supplica, è ricerca, è aver sete di identità, è brama di au-tentica realizzazione umana. “Beati gli affamati e assetati di giustizia”, direbbe Gesù. Il nostro incedere è autentico se esprime l’espandersi di un mon-do interiore che brama prendere cor-po in un atteggiamento, dà stimolo alla volontà e porta all’azione. In tal modo non può esistere un camminare distratto e abitudinario perché simile atteggiamento rivelerebbe come nel cuore della persona domini la super-ficialità, il cuore stesso sia privo di carica spirituale e la mente sia vuota

di forti motivazioni esistenziali. In-fatti, lo stile del procedere dell’uomo nei percorsi della vita esprime la sua sensibilità spirituale e la sua carica in-teriore. L’esperienza quotidiana della vita a questo proposito è molto ricca. Il cor-rere esprime la gioiosità e la giocosità del giovane, il passo lento significa lo svilupparsi dei pensieri che assorbo-no la mente, il fermarsi indica l’atto decisionale ove la persona si concen-tra sul da farsi, il riprendere il cammi-no con slancio mette in luce l’espan-dersi della speranza che illumina la mente e il cuore, il trascinare i piedi stancamente potrebbe voler indicare un’esistenza che non sa su quali fon-damenti costruire il presente e pro-cede momento per momento senza grandi convinzioni. “Fammi vedere come cammini e ti dirò il segreto del tuo cuore”, potrebbero dire gli antichi, che erano tanto attenti agli atteggiamenti delle persone per in-dividuarne le componenti interiori. L’incedere in semplicità, gravità e le-tizia è proprio dell’uomo che nel culto si presenta davanti all’Altissimo per affermare pubblicamente che il suo camminare nella vita è nel Signore e che la sua storia è un’ascensione per contemplarne il volto. Il nostro esse-re cristiani si costruisce nella convin-zione che siamo pellegrini in questo mondo. Il camminare del credente sottolinea la sua vocazione ad essere realizzato-re della Parola (cf Gc 1,22), a cammi-nare in novità di vita (cf Rom 6,4), a vivere secondo lo Spirito (cf Gal 5,25), a percorrere le vie del tempo con l’at-teggiamento interiore di Abramo (cf Eb 11,8ss). La gioia d’essere cristiani è di camminare nella Verità (cf 2Gv),

poiché siamo sotto l’azione del Padre che nello Spirito ci riveste continua-mente di Cristo, ponendoci sotto il suo influsso vivificante e rigeneran-te. Il nostro incedere processionale è dire la fede che è in noi e professare la coscienza che siamo nella potenza divina e solo di essa viviamo. Il nostro camminare è un pregare in azione. Vogliamo con tutte le nostre forze gridare ad alta voce, con il lin-guaggio del nostro corpo in movi-mento, che vogliamo crescere in Cri-sto per essere pienamente in Lui, in conformità all’augurio paolino: il Cri-sto tutto in tutti (cf Col 3,11; Gal 3,27). Ogni giorno siamo chiamati a cam-minare per le vie del mondo condivi-dendo le intenzionalità di Cristo che si è fatto redenzione e salvezza per l’umanità tutta. È la Chiesa che non può rimanere ferma, ma deve anda-re a tutti i popoli, deve sviluppare lo slancio carismatico e profetico della Pentecoste, gridare al mondo l’oggi della salvezza. Cristo in noi cammina, davanti a noi e con noi perché la nostra esistenza sia tutta con lui a salvezza dei fratelli che in cammino nel tempo sono alla ricerca della verità. Come Chiesa sia-mo invitati a rivivere l’esodo biblico: partire nella convinzione della schia-vitù del peccato per procedere verso la terra promessa.Imparare a camminare è imparare a crescere nel senso della vita e dar cor-po alla gioia di vivere per cammina-re eternamente al cospetto della SS. Trinità. Nella liturgia passiamo con-tinuamente dal tempo all’eternità av-volti nel Mistero pasquale e stimolati dallo Spirito: questo è il nostro ince-dere processionale durante le assem-blee liturgiche.

Camminare

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18Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Veniamo ora alla descrizione delle tre serate che hanno fatto seguito a quelle descritte nel

precedente numero e che sono state caratterizzate dalla presenza di altri strumenti diversi dal violino, come peraltro era l’obiettivo del Festival.I due violoncelli. “Two Cellos” era il tema della serata del 27 Luglio. I due violoncelli suonati da Luka Sulic e Stjepan Hauser hanno scaldato Piaz-za Duomo con il loro suono. Dopo un primo pezzo melodico i due musicisti si sono letteralmente fiondati in un in-sieme di pezzi pop e rock che, grazie al potente sistema di amplificazione, facevano vibrare l’aria. Ormai Sulic ed Hauser sono in orbita grazie alla fortuna di aver incontrato sulla loro strada Elton John che li ha lanciati verso il successo. Si tratta di un successo che premia la loro abili-tà di saper passare dai brani di musi-ca classica a quelli del repertorio pop

rock che comprende musiche, oltre a quelle dello stesso Elton John, de-gli U2, The Police, Coldplay, Michael Jackson, Nirvana e Guns and Roses e di questo hanno dato prova nel con-certo che si è chiuso con un brano me-lodico.Orchestra a fiati “Gasparo Bertolot-ti” e la viola di Giuseppe Miglioli. Il giorno successivo, 28 Luglio, il no-stro complesso bandistico cittadino diretto dal maestro Andrea Oddone, complesso ormai ospite da più stagio-ni dell’Estate Musicale, si è cimentato nel suo programma ormai collaudato: presentare brani per sola orchestra a fiati e un brano che vede accanto alla banda l’intervento di un solista di classe. Il solista della presente edizio-ne era l’artista Giuseppe Miglioli alla viola. Stante il programma predispo-sto sul tema “America” è stato ese-guito il brano “Concertette for viola”, composto nel 1943 da M. Gould, che

ha permesso al pubblico di apprez-zare sia il virtuosismo del solista che l’accompagnamento dell’orchestra a fiati che il maestro Oddone ha gestito con toni che permettevano una armo-nica coesistenza tra orchestra e viola.Il concerto era stato aperto con il brano “Fanfare for the common man” com-posto nel 1942 da uno dei non molti autori americani di musica classica A. Copland. Si tratta di un brano di corta durata, ma intensamente emotivo, in cui vengono valorizzati con un ritmo battente gli strumenti a fiato. Sempre di Gould è stata eseguita la Sympho-ny N. 4 “West Point” per proseguire poi con melodie tratte dai musical che hanno fatto la storia di questo genere musicale “West Side Story” e “Porgy and Bess”.La fisarmonica di Richard Galliano accompagnata dalla Camerata Du-cale con Guido Rimonda direttore e violino solista. Non potevamo aspet-tarci di certo un concerto quale quello che ha concluso l’Estate Musicale del Garda nella serata del 3 agosto. Ri-chard Galliano ci ha dimostrato cosa può esprimere la fisarmonica quando è affidata ad un artista che sa trarre da essa il meglio che può offrire. Nei bra-ni che ha eseguito da solo e in quelli accompagnati dalla Camerata Ducale l’artista francese ha letteralmente in-cantato gli spettatori che continuava-no alla fine a chiedere i “bis” che Gal-liano ha elargito con generosità. Con la sua fisarmonica ci ha fatto viaggiare per tutti i generi musicali. L’esecuzione de “L’Estate” tratta dalle “Quattro Stagioni” di Vivaldi (oppor-tunamente trascritta per fisarmonica ed archi dallo stesso Galliano) non aveva nulla da invidiare a quella ese-guita con il violino. Si è visto il perfetto affiatamento tra Galliano e l’orchestra Camerata Ducale presupposto impre-scindibile per una perfetta esecuzione, affiatamento che è chiaramente emer-so già dal primo brano per fisarmoni-ca e orchestra “Opale Concerto”. E poi il tango argentino con “Oblivion” di Astor Piazzolla per fisarmonica e or-chestra. Sempre di Piazzolla era stato eseguito “Inverno Porteno”. A conclu-sione possiamo dire che abbiamo assi-stito ad una Estate Musicale del Garda della quale ci ricorderemo a lungo per le emozioni che ci ha suscitato.

Estate musicale in Piazza Duomo: il seguito

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19 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

L’anno della fede a cura di don Pierluigi Tomasoni

In questi mesi ci sono stati conse-gnati due documenti ecclesiali, il primo è l’enciclica sulla fede, di

Papa Francesco e il secondo è la let-tera pastorale del nostro Vescovo Luciano per l’anno pastorale che è da poco iniziato. Il documento del Papa porta come titolo lumem fidei e quello del nostro Vescovo è intitolato come il padre ha mandato me anch’io man-do voi. Anche se trattano tematiche diverse, che ci interpellano personal-mente e comunitariamente, è lecito chiederci che cosa abbiano in comune questi due documenti?Innanzitutto toccano due aspetti co-stitutivi della vita cristiana. Il Papa ci invita a riflettere sulla fede, e il nostro Vescovo sulla missione. Inoltre, seppure diverse, le temati-che sono tra loro complementari. Per Papa Francesco «la fede cristiana è fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mon-do e di illuminare il tempo. La fede coglie nell’amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e la sua destinazione ultima» e il nostro Vescovo parlando della testimonianza, mezzo e modalità privilegiati della missione, dice «La testimonianza si compie con pa-role e opere strettamente collegate tra di loro in modo che le parole rivelino il signi-ficato delle opere mostrandone l’origine da Dio e le opere diano un corpo alle parole manifestando la loro forza di cambiare il mondo». Fede e missione sono così in un rapporto di causa ed effetto. L’a-desione personale a Cristo produce l’effetto della missione e della testimo-nianza.Sia il Papa, sia il nostro Vescovo, han-no scelto alcuni termini chiave che at-traversano i due documenti e ne costi-tuiscono l’ossatura.Nell’enciclica il termine luce ricor-re per 119 volte, amore per 142 volte, cammino per 59 volte, la voce verbale vedere 27 volte e sguardo per 16 volte. Dalla ricorrenza di questi termini si potrebbe dire che la fede, prima di tut-to, è «affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l’esistenza… consiste nella di-sponibilità a lasciarsi trasformare sempre di nuovo dalla chiamata di Dio». Dall’affidarsi «a un amore misericor-dioso che sempre accoglie e perdona», la

fede, in secondo luogo, si configura come luce. La fede è luce: «Per chi è sta-to trasformato in questo modo… la fede diventa luce per i suoi occhi». In terzo luogo, al termine luce si colle-ga la voce verbale vedere. Come la luce permette al nostro occhio di esercita-re la sua funzione visiva, così «la fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vede-re». A luce e vedere si collega il termine sguardo. Per Papa Francesco «il cristia-no impara a partecipare allo sguardo stes-so di Gesù».Infine, «La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il no-stro cammino nel tempo».Nella lettera del nostro Vescovo il ter-mine risurrezione ricorre 20 volte, mis-sione ricorre 54 volte, chiesa 29 volte, comunità 27 volte e amore 125 volte. I termini missione e risurrezione vanno letti alla luce di uno stretto legame. Il termine missione indica sia l’operato di Gesù e l’operare dei cristiani. Mons. Luciano afferma che la missione di Gesù, il suo ministero «si è compiuto con la sua passione e morte», e nel mi-stero pasquale trae origine la missione della Chiesa. Infatti, «tra la missione di Gesù da parte del Padre e quella dei disce-poli da parte di Gesù… c’è una vera con-tinuità: la missione di Gesù continua in quella dei suoi discepoli». Per compren-dere la missione dei discepoli, dun-que, è necessario comprendere quale fu la missione di Gesù durante la sua vita terrena: «All’origine della missione di Gesù… sta l’amore di Dio per il mon-do». Gesù con la sua vita «ha aperto nel mon-do una strada (quella dell’amore che cerca il bene sempre e in ogni modo) che, parten-do da questo mondo… giunge fino a Dio nella risurrezione».L’annuncio della risurrezione è il pe-renne punto di partenza della missio-ne: «Questo si deve annunciare: che Gesù è vivo, che vive in Dio…, che intercede efficacemente per noi, che ci guida e ci sostiene con il suo Spirito, che parla at-traverso la Scritture, che opera attraverso i sacramenti, che comunica agli uomini il perdono di Dio». Allo stesso modo i termini chiesa e co-munità vanno compresi in relazione.

La missione si realizza nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Questo impli-ca un compito che tocca tutti, dice il Vescovo: «non possiamo più nasconder-ci nell’anonimato, vivendo nella Chiesa come spettatori e non come protagonisti… il tempo che viviamo chiede una rigene-razione della consapevolezza missionaria della Chiesa». La vitalità della missione, la cui ani-ma è l’annuncio della risurrezione di Gesù nella Chiesa, si realizza concre-tamente nelle nostre comunità. Mons. Luciano, a tal proposito afferma: «Una comunità cristiana non può mai rinuncia-re ad annunciare in modo esplicito a tutti gli uomini il vangelo dell’amore di Dio, della riconciliazione degli uomini, della vita eterna».E il termine amore che ruolo gioca nella missione? In primo luogo, questo ter-mine indica che «La comunità cristiana deve diventare un luogo concreto nel quale s’impara ad amare, nel quale i rapporti tra le persone e i gruppi sono motivati dall’a-more, nel quale ci si aiuta per imparare ad amare». In secondo luogo l’amore è il motivo di credibilità della missione: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho ama-to voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). Riassumendo: dalla missione di Gesù scaturisce la missione della Chiesa che si realizza concretamente nelle nostre comunità con l’annuncio della risurre-zione. Ora, l’efficacia di questo annuncio di-pende da uno stile di vita che tocca il singolo e la comunità che si rende credibile dall’amore. Se il cuore della missione è l’annuncio di Gesù risorto, la vitalità della missione è data dall’a-more con il quale l’annuncio è testi-moniato. A ciascuno di noi il compito di fare tesoro di quanto Papa Francesco e il nostro Vescovo ci hanno consegnato. Questi documenti tracciano un cam-mino, un percorso di vita, un impegno di testimonianza. Infatti, crescendo nella fede scopriamo, sempre più, la bontà del vangelo per la nostra vita, e nella missione facciamo nostra la bel-lezza di una testimonianza che fa bene alla società e al mondo in cui viviamo.

Papa Francesco e il Vescovo Luciano per una testimonianza di vita

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20Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

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iniziative che vengonoproposte in radio!!!

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Avis Salò: premiati i donatori La consueta festa annuale, domenica 22 settembre presso il ristorante Antica Cascina San Zago, per l’A-vis di Salò, che quest’anno celebra il 45° di fondazio-ne. In tanti si sono meritati i riconoscimenti attribuiti a chi, attraverso il generoso gesto della donazione, sop-perisce al crescente fabbisogno di emoderivati. Due i donatori ai quali è stato assegnato il distintivo d’oro con smeraldo per l’eccezionale traguardo delle 100 donazioni. Si tratta di Bruno Festa e Goffi Domenico. Sono inoltre stati premiati 13 donatori con il distintivo d’oro con rubino per le 75 donazioni; 31 donatori con il distintivo d’oro per le 50 donazioni, 38 con il distinti-vo d’argento dorato (25 donazioni), 33 con il distintivo d’argento (16 donazioni) e 63 con il distintivo di rame (8 donazioni).

Esagramma: musicoterapia orchestrale per persone con disabilità psichiche«Esagramma», metodo di musicoterapia orchestrale per bambini, ragazzi e adulti affetti da disabilità psi-chiche, ma anche in condizioni di disagio sociale e fa-miliare, approda a Salò con il progetto «Le risonanze». L’iniziativa, promossa dall’associazione Concerto con il patrocinio di Comune e Comunità Montana, è mo-dellata sul protocollo del Centro di eccellenza formati-va Esagramma di Milano e prevede il coinvolgimento attivo di allievi e terapeuti in piccoli gruppi orchestrali.

Operazione Tavina: «Basta esitazioni»È l’esortazione dei rappresentanti sindacali dei la-voratori della Tavina, che dopo la mancata adozione da parte del Consiglio comunale del piano attuativo in variante al Pgt per la riconversione urbanistica del comparto industriale, chiedono agli amministratori sa-lodiani di sbloccare la situazione. «Rispettiamo le po-sizioni di tutti - dicono gli operai - ma a questo punto non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione in merito al futuro dei 65 posti di lavoro garantiti dallo stabilimento». Occorre fare un passo per salvaguardare realmente la continuità occupazionale».

Un «contratto di lago» per la salute del GardaUn «Contratto di lago» per delineare politiche mirate ad un uso sostenibile della preziosa «risorsa acqua». L’iniziativa raccoglie l’eredità di Eulakes, progetto fi-nanziato dall’Unione Europea con 3 milioni di euro per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui grandi bacini europei, ed è promossa dalla Comunità del Gar-da. «Sarà un tavolo permanente - spiegano in Comu-nità - che dovrà delineare le strategie per una gestione ambientale oculata e consapevole della preziosa risorsa idrica gardesana». In futuro dovremo risparmiare ac-qua, perché ce ne sarà sempre meno. Si rende dunque necessario programmare un monitoraggio permanente e costante della qualità e degli usi idrici. Sarà lo scopo del Contratto di lago. I pericoli da monitorare e contra-stare sono tanti: i metalli, le specie invasive, le eccessi-ve escursioni dei livelli e, soprattutto, le cianotossine, elementi tossici presenti nel Garda a livelli tali da non rappresentare un rischio sanitario. Ma presenti. Il pro-blema c’è, insomma, e non va sottovalutato. Il Contrat-to di lago dovrà farsene carico.

Addio al Tribunale: il distaccamento trasferito a BresciaDopo cinque secoli di presenza ininterrotta, cioè dai tem-pi del Provveditorato della Serenissima, gli uffici in cui si amministra la giustizia lasciano Salò. Il 13 settem-bre scorso, come previsto, il Palazzo di Giustizia di via Marco Leonesio, sede staccata del Tribunale di Brescia, ha chiuso definitivamente i battenti. D’ora in avanti l’utenza dovrà, per tutte le cause, di qualsiasi tipo e va-lore, rivolgersi a Brescia. «tribunale e giudice di pace in chiusura. per la giustizia rivolgersi altrove» recita lo striscione apposto dal Collegio legisti ed avvocati gardesani lungo via Leonesio. Per attenuare i disagi il Comune ha attivato presso il municipio uno sportello per gli amministratori di sostegno. La persona incari-cata è la signora Marina Rizzieri della cooperativa La Cordata, che sarà a disposizione dell’utenza dal lune-dì al venerdì, dalle 9 alle 12, presso la sede municipa-le. C’è anche un numero telefonico per la reperibilità: 380.1872867.

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Alla sera del terzo giorno a cura di Bruno Marelli

Eppure per noi cristiani dovrebbe esserlo un po’ di più, per quel vantaggio che ci dà la fede. Il pro-

blema forse sta nella nostra capacità di viverla compiutamente o, se voglia-mo, di comprenderne la potenza. In fondo la fede è l’espressione più alta della nostra capacità di avere fiducia. Ma non serve a molto se poi continu-iamo a sentirci soli, persi, di fronte alle difficili prove della vita. Perché è inu-tile che ce la raccontiamo: l’esperienza di vita porta con sé numerosi ostacoli e dolori, che minano la nostra forza di volontà. Questi sono ancora più gran-di e potenti, con l’età, la crisi econo-mica, lo sgretolarsi delle relazioni affettive.Posso, su questo, fare un discorso basato sulla mia esperienza personale. Perché la mia vita, com’è ora, mi fa soffrire e questo perché non rappresenta quello che vorrei, né i miei obiettivi. Visto che i miei obiettivi sono frutto dell’e-ducazione che ho ricevuto, ne deriva che la vita, come la sto vivendo, non corri-sponde a ciò per cui sono stato formato.Eppure, se proprio in que-sti anni ho cominciato a mettere in discussione tut-te le sovrastrutture che mi sono state messe addosso durante l’infanzia e l’adolescenza, come un vestito usato, non mio, che era servito ai miei ge-nitori, forse, e a tutti i miei insegnati, quando erano stati a loro volta educati e cresciuti, da una generazione di pa-dri e madri ormai lontani nel tempo. Se ho piano, piano cercato di togliermi quei panni, che sempre più non senti-vo come miei, per provare, prima che sia troppo tardi, a capire chi è il vero me stesso. Se, infine, ho cominciato a scoprire che c’è tutta una parte di me che è rimasta nell’ombra, come un guardaroba di vestiti mai messi, un’indole nascosta, che di tanto in tanto ha provato a usci-re, creando disastri perché era in con-flitto e osteggiata da quell’altra, domi-nante, che aveva l’appoggio e l’appro-vazione degli “educatori” citati prima.Con tutto questo armamentario di “Se…”, mi sembra normale adesso

chiedermi se sia davvero la vita, con le sue prove difficili, la causa di tutti i mali, se questa sofferenza che sen-to faccia realmente male a me o non, invece, alle convenzioni che ancora governano la mia mente. E ancora, se questo soffrire sia a causa dell’er-rore che è entrato nella vita, ingiusto quanto inutile, oppure la vita, come dovrebbe, non sbaglia mai. Una risposta non ce l’ho. Ho perfino smesso di cercarla. Mi sono adeguato all’idea che non ser-ve a molto cercare di comprendere i meccanismi nascosti delle nostre vite, né imparare qualche trucco “magico”

per aggiustarne il percorso. Credo sia molto meglio dedicare tutta la mia, la nostra attenzione, a osservarlo, questo percorso, coglierne i segni e le oppor-tunità, provando, una volta per tutte, a non misurarlo con il metro delle no-stre sciocche aspettative. Che la vita che viviamo non ci piaccia sempre, anzi forse quasi mai, è un dato di fat-to. Ma è anche un peccato, perché fi-niamo così per rifiutare qualcosa che ci appartiene molto intimamente.Allargando il discorso, è facile dire che, la vita, alla luce del primato del bene e della giustizia, appare imper-fetta, proviamo amarezza per la pre-senza di tante ingiustizie, si scorgo-no malvagità e ipocrisie, un mare di sofferenza innocente e un oceano di stupidità che troppo spesso sembrano sommergere ogni cosa. Da qui il biso-gno di rimandare a un aldilà, di crede-re a un mondo davvero diverso, a una sorta di tribunale della vera giustizia,

una cassazione celeste che ribalti le ingiuste sentenze di questo mondo e faccia finalmente prevalere il diritto.Oggi, invece, anche questi pensieri, che sembrano nascere da una profon-da educazione cristiana, li scopro sem-pre di più appartenere a quel arma-mentario di vestiti usati e stazzonati. Sto iniziando a sperimentare, guidato in questo da una serie di piccoli even-ti illuminanti, che la promessa che ci è stata fatta ci dice qualcosa di molto diverso. Ci dice che il premio di una gioia piena, di una beatitudine, non è altrove né deve essere atteso. Esso ci è stato indicato e promesso qui, ora, se

siamo pronti ad accoglier-lo. Tutto questo per dire, in conclusione, due piccole cose.Che dobbiamo smetter-la di sentirci soli. Non lo siamo più di quanto noi vogliamo esserlo, non lo siamo più di quanto sia-mo noi a lasciare gli altri da soli. Ogni volta che ci avviciniamo a qualcuno, per soccorrerlo o rincuo-rarlo, colmiamo una parte importante anche della no-stra solitudine. In pratica aiutiamo noi stessi prima degli altri.Che dobbiamo ritornare a

dire grazie o, se non ne siamo abituati, imparare finalmente a farlo. Aiuta ri-cordare che il dono più grande che noi cristiani abbiamo ricevuto è nell’eu-carestia; eucarestia viene dalla parola greca εὐχαρίστω, che ancora nel greco moderno significa “Grazie!”Io ho imparato a dire “Grazie!” ogni mattina, appena sveglio. Grazie alla vita, ai doni che mi porterà nella gior-nata, alle mille gioie che vi troverò, semplicemente accendendo i sensi e aumentando l’attenzione. Perché nel-la mia vita, come in ognuna delle vo-stre vite, anche in quei momenti che avremmo volentieri evitato, c’è una tale quantità di ricchezza, che è dav-vero un peccato non essere capaci di accoglierla con gioia.E così la comunione domenica non di-venta più un appuntamento staccato dal contesto, piuttosto è un continuare un dialogo ininterrotto di ringrazia-mento che porta verso una gioia vera.

Non è mai stato facile

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22Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013 Anno LXII - n. 8 Ottobre 2013

L’inizio dell’anno scola-stico non è un evento qualsiasi. Infatti co-stringe innanzitutto i

giovani ad affrontare una espe-rienza extra moenia, poi le fami-glie vengono necessariamente coinvolte nelle modificazioni della quotidianità, nei contatti indispen-sabili con i docenti e rappresenta un mo-mento di impegnative scelte culturali. “I libri hanno bisogno di noi (scrive il critico G. Steiner) riflettendo sull’importanza e la necessità dei libri e della scrittura e, passando da Dante a Tolstoi, da Socrate a Shakespeare, sente la necessità di insistere sul potere stra-ordinario della Letteratura nelle nostre vite, perché ha la capacità di suscitare sentimenti potenti e vitali” (Avvenire: 1-5-2013).Lo scrittore Alessandro D’Avenia parla delle scelte dei giovani studenti coi qua-li si ferma a mangiare per individuare a pieno le personalità ed essere eventualmente d’a-iuto; dopo questa esperien-za significativa conclude che “molti ragazzi sono più preoccupati di fallire che pie-ni di entusiasmo per l’inizio di qualcosa di nuovo, tante sono le pressioni dell’ideologia stritolante del successo che la paura finisce con l’offuscare la chiarezza della loro vocazione professionale”: per chi suona la campanella: Genitori e figli (12-3-2013). Non sono poche le voci che intervengono nel dibattito con autorevolezza “salvare la scuola nell’era digitale” (Ed. La Scuola Bs) ha scrit-to il prof. G. Reale (già do-cente alla Cattolica) dove si legge: “Le nuove tecnologie (alle quali non sono contrario come supporto tecnologico, appunto!) cambiano il modo di pensare e rapportarsi con le cose e anche con se stessi e gli altri.“Qualcuno ha già teorizzato il passaggio del sapere dagli insegnanti alle macchine e in questo modo si viene a rompere un prezio-so rapporto tra persona e persona e la scuola non è più scuola secondo un modello che è servito a costruire la nostra cultura” .Questa lunga introduzione mi serve per formulare con viva partecipazione e sentiti auguri di Buon lavoro a chi ope-ra in un settore che ha rappresentato la scelta professionale mia e di mio marito,

sperando che la quotidiana fatica (non sempre adeguatamente apprezzata) sia illuminata ogni giorno da un “lembo di arcobaleno”.Lo studio della letteratura è da sempre il momento della riflessione sulle anti-che pagine che rappresentano il punto di partenza nel campo del nostro pa-trimonio culturale. All’inizio di questo cammino c’è un nome: Francesco dalla cui figura incomincia a svilupparsi il ricco patrimonio letterario. Quello stes-so nome domina oggi le cronache quo-tidiane che molto si stupirono quando al momento dell’elezione al Pontificato,

fu scelto con determinazione. Da qual-che giorno, lo stupore e il pubblico ri-conoscimento sono diventati notizia da prima pagina nei giornali del mondo intero sia che viaggiasse (verso Buenos Aires, Lampedusa, la Sardegna…) sia che invitasse alla meditazione silenziosa per proteggere il mondo dalla violen-za e diventando così “naturalmente” il difensore della pace “autorizzato dalla forza del Vangelo”. Ogni giorno siamo provocati dal Papa a rivivere il messag-gio francescano chiaramente dominante nelle scelte di vita quotidiana, nella sem-plicità nei modi e dei comportamenti del Papa che “venuto dalla fine del mondo”

ha immediatamente captato i punti di fragilità del nostro vive-re. Siamo stati costretti a tornare a quei “secoli bui” che hanno saputo cogliere con grande pas-sione, il messaggio francescano, traducendolo in opere d’arte di tale spessore che oggi il mondo

“televisivamente aggiornato” continua ad ammirare, convinto della loro irrepe-ribile ricchezza.È quindi impossibile non riprendere in mano i versi di Dante (Par. XI) il quale, accolto nel cielo del Sole dall’ineffabile dolcezza del canto dei beati e dalla loro danza, pensa, per contrasto, alla vanità dei beni terreni e commisera gli uomini per la loro ottusa cecità. Con parole di alta ammirazione S. Tommaso traccia un quadro delle grandi virtù di Francesco sottolineando la Sua mirabile unione con Madonna povertà e le straordinarie

opere del suo apostolato. Dopo aver esaltato le virtù di quel San-to che “Nel crudo sasso intra Tevere con Arno, da Cristo prese l’ultimo sigillo…” seguirà nel XII canto da parte di Bonaventura (francesca-no) la condanna per la decadenza e la degenerazione dei suoi con-fratelli….La figura di Papa Francesco con-tinua a dominare le cronache, sia perché abbraccia con tenerezza gli infelici, i poveri, i malati, i pic-coli… sia perché interviene nel dibattito attuale con vivo interes-se. Molto apprezzata è stata da parte del destinatario, la lettera-corrispondenza con il giornalista Scalfari, e l’intervento sulla Rivi-sta “Civiltà Cattolica”. Con un taglio laico ma rigoroso e piena partecipazione, si presen-

ta il libro: vita di un uomo: francesco d’Assisi (Ed. Einaudi) L’autrice Chiara Frugoni entra con rispetto nel mondo francescano senza escluderne i conflitti interni, le fragilità, gli scontri quotidiani che però non spengono il carisma della figura di Francesco che molto può inse-gnare soprattutto ai giovani. Il messag-gio di Francesco (di cui la scrittrice ha voluto tratteggiare le caratteristiche spi-rituali) attraverso i secoli ha prodotto un infinito numero di opere d’arte che oggi provenienti dal mondo intero, possiamo ammirare con la segreta intenzione di avvicinarci al suo messaggio di vita, di speranza e di fede..

Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Parole antiche e nuove“C’è una guerra silenziosa che dobbiamo combattere tutti! È la decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue seduzioni e di scegliere il bene pronti a pagare di persona” . (Papa Francesco: Angelus 8 settembre 2013)

Vocazione di san Matteo realizzato tra il 1599 ed il 1600 dal pittore italiano Michelangelo Merisi detto Caravaggio. È conservato alla Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

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Altre note... a cura di Giancarlo Giacomuzzi

Commemorare due grandi musi-cisti nel loro bicentenario della nascita è soprattutto un ringra-

ziamento alla musica che hanno sa-puto comporre e che hanno donato al mondo intero. Se a Maggio ho ricor-dato Wagner, a Ottobre non dimenti-co Verdi, perché se il primo è stato il culmine e la sintesi del romanticismo tedesco, il secondo ha rappresentato la summa e la chiave di volta per l’opera italiana. Verdi nasce povero e trascorre la sua adolescenza nella osteria pa-terna alle Roncole nei pressi di Busseto dividendo i suoi pensieri con la musica e, già famoso dirà ….mi si mise sotto le mani una miserabile spinetta e, poco tempo dopo, io ho comin-ciato a scrivere delle note, ecco tutto. In questo suo esprimersi semplice, asciutto, conclusivo, sta tutto il Verdi che noi cono-sciamo, un Verdi che poteva essere brusco, ruvido, talvolta intrattabile e scortese, ma ricco di quella umanità che traspare in tutta la sua produzione ope-ristica. Poi la svolta, l’incontro con il Barezzi e la sua generosità gli permetteranno di andare a Mi-lano dove non entrerà in Con-servatorio, perché …“aveva su-perato l’età di ammissione”. Segue il matrimonio, la imma-tura perdita dei due figlioli, la vedovanza improvvisa e Verdi si chiuderà in se stesso concentran-dosi solo sulla sua musica, deciso ad esprimere con la maggior forza possi-bile tutto il suo sentire che gli matura dentro. Le circostanze lo aiutano, per-ché la vena di Rossini è spenta, Bellini muore giovanissimo, Donizetti si ritira dalla scena, Mercadante fa attività di Conservatorio a Napoli, ma durante la prima quindicina d’anni Verdi non si tirerà indietro, lavorerà intensamente per crearsi un posto al sole della mu-sica e la sua via sarà libera e spianata verso una fama unica e mondiale che lo collocherà sopra tutti i compositori contemporanei facendo anche dimen-ticare gran parte dell’operismo prece-dente. Nei fattori drammatici e morali egli sarà subito romantico, nelle forme,

ancora arie e cavatine, recitativi ed assiemi, ma in maniera sempre più elastica, più conforme alle più diverse situazioni drammatiche. Con il Nabucco rappresentato nel 1842 la sua strada è segnata e resterà fedele al suo pubblico offrendo nei sessantanni successivi qualcosa come 26 opere. Negli anni 1851/53 le sue tre opere più popolari Rigoletto, Trovato-re, Traviata alle quali seguiranno Ve-spri (1955) Simon Boccanegra (1857) Ballo in Maschera (1859) e ancora

Forza del Destino (1862), Don Carlo (1867), Aida (1871) a lui commissio-nata per l’inaugurazione del Canale di Suez, Otello (1887) e Falstaff (1893) la sua ultima opera composta quando aveva ormai ottantanni.Di opera in opera Verdi si affina, progredisce nell’indagine psicologi-ca conferendo al suo teatro sempre maggiori spazi di orizzonte, anche la elaborazione musicale si rinforza e la costruzione di pezzi sinfonici dotati di temi specifici irrobustiscono il canto dei suoi personaggi che si esprimono in un vocalismo nuovo. Quanto era diverso il suo carattere dal personaggio Wagner sempre a caccia di quattrini per vivere nel lusso più sfrenato, sempre molestato dai credi-tori, sempre alla ricerca di un protetto-

re che fosse disposto a mettere mano al portafoglio, fosse un bottegaio, un mercante, un industriale, un re, perché tutto si doveva alla sua arte irraggiun-gibile da chiunque. Al contrario Verdi all’apice del successo diceva di sé …quanto a me ho ben poco da dire, davvero quasi nulla, non faccio niente e non sono al corrente di niente, cammino fra i cam-pi finchè sono esausto poi mangio e vado a letto. Che vita! Direte. È vero, non vi è nulla di poetico, ma è un modo di passa-re il tempo e forse ce n’è di peggiori. Così

egli rimase sempre fedele alle sue origini, al mondo della sua infanzia anche quando il suc-cesso lo travolse e le sue con-dizioni economiche divennero assai floride, senza aspirare a diventare uomo di mondo, frequentare salotti, cercare ca-riche, ma vivendo solo nella semplicità ed a contatto con la natura. Se Wagner era impegnato nel-la realizzazione di una visio-ne poetica totale, Verdi lo era nella realizzazione del suo talento teatrale, un palcosce-nico sul quale l’uomo appare e può agire con tutte le sue ca-ratteristiche e i suoi sentimenti umani e, in questo, fu artista moderno ed europeo negli esi-ti e nella fortuna, ma di natura e formazione era italiano e ol-tre ad assistervi, contribuì alla radicale trasformazione im-pressa dall’Ottocento al costu-

me, al pensiero, all’arte, alla musica dell’Occidente; dovevano certo appa-rirgli troppo vaghi e astratti nella loro veste mitologica, magica e simbolica i personaggi di Wagner. Nelle sue opere, grazie ad una inesau-ribile, meravigliosa ricchezza melodi-ca riesce a creare una musica che di volta in volta diventa sogno, amore, passione, dolore, odio, vendetta. Ri-cordiamo anche il marcato carattere drammatico del suo Requiem compo-sto per la morte di Alessandro Manzo-ni con quel “Dies irae” così lontano dal canto gregoriano del requiem tradizio-nale che sembra superare i limiti della tradizione liturgica. Del suo Quartetto in Mi min., nel quale l’Allegro iniziale è forse uno dei momenti più riusciti, ho già fatto cenno nel Maggio 2011.

10 ottobre 1813 nasce Giuseppe Verdi

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Informazioni utili

SS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30(esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa di S.GIOVANNI

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

MONASTERO

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 3/10/2013 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 8 Ottobre 2013

Anno LXII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

OttobreVenerdì 11 ore 20,45 Magistero per i catechisti dei genitoriSabato 12 ore 20,00 incontro in oratorio del gruppo B giovani famiglieDomenica 13 ore 14,30 in Oratorio incontro genitori gruppi S. Angela ore 15,00 a Toscolano incontro zonale gruppo GerusalemmeMartedì 15 ore 20,45 a Fasano Adorazione Eucaristica per la vita (1)Mercoledì 16 ore 20,45 in Oratorio inizio della Catechesi degli adulti (1)Venerdì 18 ore 20,30 in canonica primo incontro per genitori dei battezzandi del 24 novembre 2013 ore 20,45 Magistero per tutti i catechistiSabato 19 ore 20,00 incontro in oratorio del gruppo A giovani famiglieDomenica 20 87ª GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE ore 14,30 in Oratorio incontro dei genitori dei gruppi S. Filippo e del primo anno dell’I.C.F.R.Mercoledì 23 ore 20,45 in oratorio Catechesi degli adulti (2)Venerdì 25 ore 20,30 in canonica redazione de “Il Duomo” ore 20,30 Cattedrale: inizio incontri giovani col Vescovo ore 20,45 Magistero per i catechisti degli adolescentidal 25 al 27 ottobre Missio meeting DiocesanoSabato 26 dal 26 – 27 ottobre: Pellegrinaggio a Roma per famiglieMercoledì 30 ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti (3)

Novembre Venerdì 1 ore 15,00 S. Messa al Cimitero (indulgenza plenaria per i defunti)Sabato 2 ore 7,30 e 15,00 SS. Messe al CimiteroDomenica 3 ore 11,00 in Duomo rito di presentazione dei Battezzandi del 24 novembre 2013 ore 14,30 ritiro ragazzi dei gruppi S. Paolo – S. Angela – S. Carlo e I.C.F.R.Martedì 5 ore 20,45 Consiglio dell’OratorioMercoledì 6 ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti (4)Giovedì 7 ore 16,30 in S. Giovanni: Esposizione e Adorazione ore 18,30 S. MessaVenerdì 8 ore 20,45 Magistero per tutti i CatechistiDomenica 10 GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO ore 14,30 incontro dei genitori dei gruppi S. Giovanni Piamarta e S. Caterina ore 18,30 incontro zonale adolescenti e giovaniMartedì 12 ore 20,45 al Monastero della Visitazione Adorazione Eucaristica per la vita (2)Mercoledì 13 Ritiro presbiteri a Montecastello ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti (5)