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Metafisica Giorgio De Chirico 1888-1978 Alberto Savinio 1891-1952 Carlo Carrà 1881-1966 Caratteri estetici della Pittura Metafisica: • Immagini che conferiscono un senso di mistero o di sogno. •Costruzione prospettica del quadro secondo molteplici punti di fuga incongruenti tra loro. •Immagini statiche che indicano una scena che si svolge al di fuori del tempo. •Assenza della figura umana se non sotto la forma di manichino, statua, ombra. •Campiture di colore piatte e uniformi, in opposizione alla forza emotiva Espressionista e al dinamismo dei Futuristi. •Riferimenti filosofici a Nietzsche e alla mitologia greca antica. Giorgio De Chirico 1888-1978 Nato in Grecia da famiglia italiana studia al Politecnico di Atene. Grande passione per la mitologia greca e per i cavalli. Si trasferisce a Monaco diventando un ammiratore delle filosofie di Nietzsche. Tornato in Italia, a Firenze e Torino, si dedica alle visioni delle piazze d’Italia, spazi teatrali, vuoti, abitati solo dai suoi manichini Uno dei massimi capolavori della metafisica: Ferrara 1918 una piazza silenziosa, trasformata in un palcoscenico, chiuso ai lati e sul fondo da edifici: il castello degli Estensi, una torre, un'officina moderna con le ciminiere, un palazzo rinascimentale. Quasi nascosta all'ombra di un palazzo una statua senza volto che diventa presenza muta. In primo piano due grandi manichini disposti specularmente tra loro, in modo che l'osservatore ne veda uno di schiena e l'altro di fronte quasi a voler escludere ogni forma di comunicazione. Accanto a loro scatole colorate, una maschera ed un bastone: oggetti di un mondo in bilico tra realtà ed immaginazione. È in tutto questo che risiede la carica enigmatica dell'immagine e la netta sensazione che non ci si trova davanti ad una visione nata da un sogno ma ad una realtà concreta, strutturata in volumi e con le ombre che evidenziano l'ora pomeridiana. Il disegno dettagliato, il colore smaltato, steso in modo levigato, i chiaroscuri, la volumetria delle forme, il colore nitido che esalta i manichini, le scatole e i palazzi sono elementi che accentuano la scena e fanno lievitare il carattere enigmatico dell'immagine. Il silenzio domina la scena che pare senza tempo. Tutto è fermo, statico, le ciminiere non fumano. Le Muse, le divinità protettrici delle arti, sono inquietanti perchè non v'è spiegazione al fatto che si trovino, pietrificate e trasformate in manichini, in questa piazza-palcoscenico. Interno metafisco con nudo anatomico 1968 Interno metafisco con biscotti 1968 Combattimento di gladiatori 1933 Musa metafisica 1917 Le Muse inquietanti

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Page 1: Metafisica - Appunti 5h · Metafisica Giorgio De Chirico 1888-1978 Alberto Savinio 1891-1952 Carlo Carrà 1881-1966 Caratteri estetici della Pittura Metafisica: • Immagini che conferiscono

Metafisica

Giorgio De Chirico 1888-1978

Alberto Savinio 1891-1952

Carlo Carrà 1881-1966

Caratteri estetici della Pittura Metafisica: • Immagini che conferiscono un senso di mistero o di sogno. •Costruzione prospettica del quadro secondo molteplici punti di fuga incongruenti tra loro. •Immagini statiche che indicano una scena che si svolge al di fuori del tempo. •Assenza della figura umana se non sotto la forma di manichino, statua, ombra. •Campiture di colore piatte e uniformi, in opposizione alla forza emotiva Espressionista e al dinamismo dei Futuristi. •Riferimenti filosofici a Nietzsche e alla mitologia greca antica. Giorgio De Chirico

1888-1978 Nato in Grecia da famiglia italiana studia al Politecnico di Atene. Grande passione per la mitologia greca e per i cavalli. Si trasferisce a Monaco diventando un ammiratore delle filosofie di Nietzsche. Tornato in Italia, a Firenze e Torino, si dedica alle visioni delle piazze d’Italia, spazi teatrali, vuoti, abitati solo dai suoi manichini Uno dei massimi capolavori della metafisica: Ferrara 1918 una piazza silenziosa, trasformata in un palcoscenico, chiuso ai lati e sul fondo da edifici: il castello degli Estensi, una torre, un'officina moderna con le ciminiere, un palazzo rinascimentale. Quasi nascosta all'ombra di un palazzo una statua senza volto che diventa presenza muta. In primo piano due grandi manichini disposti specularmente tra loro, in modo che l'osservatore ne veda uno di schiena e l'altro di fronte quasi a voler escludere ogni forma di comunicazione. Accanto a loro scatole colorate, una maschera ed un bastone: oggetti di un mondo in bilico tra realtà ed immaginazione. È in tutto questo che risiede la carica enigmatica dell'immagine e la netta sensazione che non ci si trova davanti ad una visione nata da un sogno ma ad una realtà concreta, strutturata in volumi e con le ombre che evidenziano l'ora pomeridiana. Il disegno dettagliato, il colore smaltato, steso in modo levigato, i chiaroscuri, la volumetria delle forme, il colore nitido che esalta i manichini, le scatole e i palazzi sono elementi che accentuano la scena e fanno lievitare il carattere enigmatico dell'immagine. Il silenzio domina la scena che pare senza tempo. Tutto è fermo, statico, le ciminiere non fumano. Le Muse, le divinità protettrici delle arti, sono inquietanti perchè non v'è spiegazione al fatto che si trovino, pietrificate e trasformate in manichini, in questa piazza-palcoscenico.

Interno metafisco con nudo anatomico 1968 Interno metafisco

con biscotti 1968

Combattimento di gladiatori 1933

Musa metafisica 1917

Le Muse inquietanti

Page 2: Metafisica - Appunti 5h · Metafisica Giorgio De Chirico 1888-1978 Alberto Savinio 1891-1952 Carlo Carrà 1881-1966 Caratteri estetici della Pittura Metafisica: • Immagini che conferiscono

Alberto Savinio 1891-1952 (Andrea De Chirico)

Affascinato dal fratello maggiore ma con pari talento, iniziò la carriera come precoce musicista. Poi si diede all’attività letteraria e quindi a quella pittorica molto vicina a quella dei surrealisti. Le sue opere si caratterizzano per una completa trasgressione dei rapporti dimensionali, per cui visi, oggetti, navi possono diventare giganteschi anche se posti in secondo piano. La tecnica di pittura era fatta di sovrapposizioni di segni e di pennellate vicine dai colori diversi. Era anche scenografo e costumista teatrale. Lavorò nel 1948 per il Teatro alla Scala e a Firenze fu regista di Maria Callas.

Ettore e Andromaca 1917 I due mitici personaggi si stringono nell'ultimo abbraccio presso le "Porte Scee", prima del duello con Achille e la morte di Ettore

Canto d’amore 1914 La palla, il dio Dioniso. Si contrappone con la sua instabilità alla fermezza del dio Apollo

Ritratto di Guillaume Apollinaire

1914

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Alberto Savinio Le città trasparenti 1928 L’opera appartiene ad una serie di sei tele che Savinio dedicò al tema delle “città trasparenti”. I dipinti erano destinati a decorare le pareti dell’appartamento del gallerista parigino Léonce Rosenberg. Il quadro documenta un momento nuovo e di maturazione rispetto ai precedenti giocattoli nella foresta e alle forme geometriche presenti nelle tele con gli automi. Su una piattaforma gigantesca sorgono le città trasparenti, esse incorporano i segni della perenne vitalità della natura, fatta di continue sorprendenti apparizioni. I poliedri delle sue città sono quasi cristallini, incorporei, ma

capaci di specchiare, di riflettere i colori dell'atmosfera circostante: le case come oggetti schematizzati, quasi astratti, proliferano in un magma caotico attraversati da decorazioni fitte e insistenti, e poggiano su un invisibile tracciato labirintico.

Carlo Carrà 1881-1966

Frequenta Brera e redige con Marinetti il Manifesto Futurista. In un primo momento è un convinto interventista, poi rifugge gli orrori della guerra e ricoverato all’ospedale militare di Ferrara nel 1917 per un esaurimento nervoso, incontra De Chirico e la metafisica. Dal 1919 il suo stile cambia raggiungendo piena autonomia sia dai futuristi che da De Chirico.

Pino sul mare 1921. In riva al mare, sulla spiaggia, compare la sagoma stilizzata di un pino marittimo dal tronco slanciato, terminante in una piccola chioma di aghifoglie. A

Città trasparenti 1928-Brera

1914 Manifestazione interventista papiers

Antigrazioso 1916

Estate 1930

L’ovale delle apparizioni, 1918

La musa metafisica 1917 Brera

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sinistra, come una quinta scenografica, è raffigurato un caseggiato, la cui funzione è quella di introdurre l'osservatore nello spazio pittorico: si tratta di un robusto solido geometrico, la cui massa imponente è riecheggiata dallo sperone roccioso, a destra. Il paesaggio è disabitato, non vi è alcuna traccia della presenza umana, alla quale si riferisce indirettamente un panno bianco, abbandonato sopra a un cavalletto, al centro del dipinto. Domina un'atmosfera calma e silenziosa, immobile e innaturale, memore delle ambientazioni metafisiche di de Chirico. In questo dipinto, tuttavia, Carrà mette da parte le implicazioni intellettuali e l'allegorismo della Metafisica. Carrà è qui attento a ‘cercare di ricreare una rappresentazione mitica della natura che rimandi alle forme nitide e scultoree di Giotto’.

Carlo Carrà, La musa metafisica, 1917

Il periodo metafisico di Carrà si manifesta da una precisa volontà, quella di tornare dopo l’esaurimento del futurismo ad una pittura realizzata con i valori dell’italianità artistica, affermata nelle sue opere con il recupero della poetica delle cose ordinarie. In un sala dal basso soffitto sono rappresentati diversi elementi, tra cui spicca una figura femminile, a metà tra un manichino ed una figura in gesso, che tiene in mano una racchetta da tennis, posta di fianco ad una mappa dell’Istria , (che sarebbe poi passata all’Italia alla fine della prima guerra mondiale) in un composito metafisico. La pittura metafisica era la raffigurazione di immagini enigmatiche e slegate tra loro, per creare un senso di mistero e irrealtà.

La scuola di Parigi Marc Chagall 1887-1985

Amedeo Modigliani 1884-1920 Parigi è dalla metà dell’800 la capitale delle arti, dove nascono e si sviluppano le più importanti correnti artistiche europee. Saranno i mercanti d’arte gli indiscussi protagonisti che aiuteranno, scopriranno e lanceranno i più grandi pittori e scultori, muovendo capitali economici che attirano tantissimi artisti nella capitale suropea dell’arte. Per questi motivi e per la libertà di espressione in voga a Parigi, si ritroveranno anche due isolati ma inimitabili personaggi che faranno parte di quella scuola chiamata École de Paris, espressione che non indica una corrente o una scuola, ma semplicemente degli artisti accomunati dalla libera creatività, sensibilità e attaccamento alla vita parigina. Marc Chagall 1887-1985 ebreo russo, frequenta Parigi a più riprese dal 1910 poi la Russia, Palestina, Italia, Inghilterra, Spagna, Olanda, per stabilirsi definitivamente in Francia dopo la guerra. Il suo mondo pittorico-poetico ricorda il disegno ingenuo infantile, legato alla fiaba e alla tradizione russa, le sue figure si lasciano trasportare dal vento in un abiente senza orientamento, il sopra e sotto si sovrappongono così come nelle fiabe. Parigi alla finestra 1913, un gatto alla finestra aspetta una carezza dal padrone mentre osserva una tour Eiffel che veleggia sopra i tetti, incrociando pedoni volanti e un trenino che viaggia capovolto. Lo schienale della sedia pieno di fiori ricorda la patria russa. Nell’Anniversario 1915 si riprende mentre veleggia felicemente a fianco della sua moglie Bianca Rosenfeld, modella e musa.

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Amedeo Modigliani (1884 Livorno - 1920 Parigi) sviluppa il suo talento nella Parigi di inizio '900, capitale dell'arte e della cultura avanguardista, a contatto di amici quali Marc Chagall, Pablo Picasso, Max Jacob, Georges Braque, Jean Cocteau, Cezanne e di tutto l'ambiente fauve, trasferendo nella pittura ogni suo interesse, nonostante un esordio artistico nel campo della scultura. La vita di Modì è stata turbolenta. Irruente e timido, insicuro e bello, aggressivo, talvolta supponente (gli piaceva declamare Dante), gelosissimo delle

proprie opere al punto da coprire la tela con la mano, quando era all’accademia, per non far vedere quello che stava disegnando Spesso e volentieri era insopportabile. Le donne lo adoravano, insofferente alle regole, bohèmien solitario e maledetto.

Attenzione per la forma e schematizzazione geometrica. L'interesse di Modigliani è la figura umana, il ritratto ed il nudo, perchè è l'uomo, con i suoi sentimenti e le sue passioni, ciò che interessa a questo artista angosciato, autodistruttivo, solo contro tutti e contro il mondo. I suoi volti sono fissi con gli occhi a fessura, specchio di una difficoltà di scoprirsi e vivere una vita normale. Esprime una capacità di osservazione psicologica minuziosa, celata nei volti impassibili dei suoi personaggi, dai tratti allungati in modo abnorme in una elegante stilizzazione e nei corpi femminili esposti senza pudore. Ha grande senso estetico della composizione. La sua opera esprime il dramma di un uomo solo, unico protagonista di una tragedia individuale breve e intensa. Morì di tisi a trentasei anni, la sua modella che aspettava il loro secondo figlio si suicidò dopo appena ventiquattro ore gettandosi da una finestra dello studio.