mi fa musica n.9 giugno 2012

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Manifestazioni ed eventi ® Giornale dell’Associazione Culturale Music Secrets - Giugno 2012 Con il patrocinio di in collaborazione con Comune di GAVIRATE Prende il via la stagione estiva dell’Associazione, ric- ca di tante iniziative ed eventi. All’interno di questo numero, una sezione è dedicata agli incontri didattici che si sono svolti in questa pri- mavera: il seminario We Love Groove (tenuto da ben tre bassisti/contrabbassisti), la clinic di aprile del fu- nambolico chitarrista Gianluca Ferro (con la parteci- pazione di Alberto Bollati) e l’open day di percussioni di Luca Turolla, con il suo progetto TUKLATA (Percus- sion in Movement). Un pensiero speciale va agli amici della Music Secrets Marching, che nonostante la giovane età del loro progetto hanno già un calendario di esibizioni in tutta la Provincia e hanno proposto uno spettacolo ben ri- uscito alla IMSB (Italian Marching Show Band), evento annuale che raccoglie le marching band italiane in uno show, quest’anno tenutosi a Triuggio (Milano). Come ogni anno, inoltre, ha avuto luogo As…saggi Musicali, alla sua undicesima edizione, con l’ormai rituale concertone serale firmato Ladies In Rock: an- che in questa edizione tante formidabili cantanti, accompagnate da due super energici gruppi rock, hanno fatto scatenare il pubblico fino a mezzanotte, alternando il classic rock a brani più moderni. In questo numero, come sempre, ci sarà una sezione dedicata stretta- mente ai musicisti, con le rubriche didattiche e tutto ciò che riguarda il panorama musicale a tutto tondo. Sen- za contare una nuova rubrica sulle Re- censioni che tratterà in questo numero il secondo album dei mitici Police, ‘Reg- gatta de Blanc’ (1979), punto di riferi- mento e pietra miliare del reggae- rock. Tra le novità anche una sezio- ne dedicata ai gruppi amici dell’Associazione: in questo nu- mero uno speciale dedicato agli Hierbamala, band italia- na orientata verso il reggae e la patchanka. Ringraziamo inoltre gli amici della Val di Matt, che anche in questo numero ci infor- meranno sulle loro iniziative e sui concerti della provincia di Varese. Buona lettura! Sezione didattica Rubriche Giochi & tempo libero Li u te r ia Z a c c h e tti Seminario bassisti ‘We Love Groove’ .................... pag.4 Seminario e intervista a Gianluca Ferro............... pag.5 Open day di percussioni con Luca Turolla........... pag.8 Aspettando As…saggi Musicali ............................ pag.9 As…saggi Musicali (undicesima edizione) ........ pag.10 Ladies In Rock 2012 ................................................. pag.11 Ospiti Graditi ............................................................ pag.12 Triuggio Chronicles .................................................. pag.13 Angolo del fonico .................................................... pag.14 Geometria musicale ............................................... pag.15 Musicalmente .......................................................... pag.18 Lettere al direttore ................................................... pag.3 Note Legali ............................................................... pag.16 Trucioli di laboratorio .............................................. pag.19 La sBandata: Hierbamala ....................................... pag.20 Recensioni: Reggatta de Blanc (The Police)........ pag.21 Il Rumore Viola ......................................................... pag.22 La Rubrikazza ........................................................... pag.23 La voce dei lettori .................................................... pag.24 Val di Matt................................................................. pag.25 Stasera che si fa? ..................................................... pag.26 Pro Loco Gavirate .................................................... pag.26 Let’s Play! .................................................................. pag.27

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Rivista dell'Associazione Culturale Music Secrets

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Manifestazioni ed eventi

®

Giornale dell’Associazione Culturale Music Secrets - Giugno 2012

Con il patrocinio di in collaborazione con

Comune diGAvirAte

Prende il via la stagione estiva dell’Associazione, ric-ca di tante iniziative ed eventi. All’interno di questo numero, una sezione è dedicata agli incontri didattici che si sono svolti in questa pri-mavera: il seminario We Love Groove (tenuto da ben tre bassisti/contrabbassisti), la clinic di aprile del fu-nambolico chitarrista Gianluca Ferro (con la parteci-pazione di Alberto Bollati) e l’open day di percussioni di Luca Turolla, con il suo progetto tUKLAtA (Percus-sion in Movement).Un pensiero speciale va agli amici della Music Secrets Marching, che nonostante la giovane età del loro progetto hanno già un calendario di esibizioni in tutta la Provincia e hanno proposto uno spettacolo ben ri-uscito alla iMSB (italian Marching Show Band), evento annuale che raccoglie le marching band italiane in uno show, quest’anno tenutosi a triuggio (Milano).Come ogni anno, inoltre, ha avuto luogo As…saggi Musicali, alla sua undicesima edizione, con l’ormai rituale concertone serale firmato Ladies In Rock: an-

che in questa edizione tante formidabili cantanti, accompagnate da due super energici gruppi

rock, hanno fatto scatenare il pubblico fino a mezzanotte, alternando il classic rock

a brani più moderni.in questo numero, come sempre, ci sarà una sezione dedicata stretta-

mente ai musicisti, con le rubriche didattiche e tutto ciò che riguarda il

panorama musicale a tutto tondo. Sen-za contare una nuova rubrica sulle Re-censioni che tratterà in questo numero il

secondo album dei mitici Police, ‘reg-gatta de Blanc’ (1979), punto di riferi-

mento e pietra miliare del reggae-rock.

tra le novità anche una sezio-ne dedicata ai gruppi amici dell’Associazione: in questo nu-mero uno speciale dedicato agli Hierbamala, band italia-na orientata verso il reggae e la patchanka.ringraziamo inoltre gli amici della val di Matt, che anche in questo numero ci infor-meranno sulle loro iniziative e sui concerti della provincia di varese.

Buona lettura!

Sezione didattica

Rubriche

Giochi & tempo libero

Liuteria Za

cchetti

Seminario bassisti ‘We Love Groove’ .................... pag.4Seminario e intervista a Gianluca Ferro ............... pag.5Open day di percussioni con Luca Turolla ........... pag.8Aspettando As…saggi Musicali ............................ pag.9As…saggi Musicali (undicesima edizione) ........ pag.10Ladies In Rock 2012 ................................................. pag.11Ospiti Graditi ............................................................ pag.12Triuggio Chronicles .................................................. pag.13

Angolo del fonico .................................................... pag.14Geometria musicale ............................................... pag.15Musicalmente .......................................................... pag.18

Lettere al direttore ................................................... pag.3Note Legali ............................................................... pag.16Trucioli di laboratorio .............................................. pag.19La sBandata: Hierbamala ....................................... pag.20Recensioni: Reggatta de Blanc (The Police) ........ pag.21Il Rumore Viola ......................................................... pag.22La Rubrikazza ........................................................... pag.23La voce dei lettori .................................................... pag.24

Val di Matt................................................................. pag.25Stasera che si fa? ..................................................... pag.26Pro Loco Gavirate .................................................... pag.26Let’s Play! .................................................................. pag.27

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l’editoriale del direttore

di Paolo AnessiPerchè studiare musica...L’essere umano ha il potere di cantare. Questo è un po-tere in quanto, nel contenuto musicale del canto, esiste una sensibilità emozionale trasportata dalle vibrazioni sonore, che eleva l’uso della parola rispetto al suo atto comunicativo in senso stretto. Amo pensare che il canto sia un dono di Dio all’uomo, il quale ne è fortemente in-fluenzato e sensibilizzato, a prescindere dall’uso che poi ne fa: la melodia è importante quindi, sia per chi com-pone musica e sia per chi la ascolta solamente.Detto questo, da musicista e direttore di un’associazione musicale, vorrei spendere due parole su chi studia musi-ca, sulle motivazioni che spingono a imparare a suonare uno strumento o a perfezionarsi con il canto e valutare i benefici dello studio della musica sul cervello.in una prima fase di studio, padroneggiare uno stru-mento è davvero difficile: in un certo senso impariamo a conoscere i nostri limiti, in quanto chiediamo al nostro fisico una coordinazione motoria che ancora non c’è e che andrà sviluppata solo con allenamento e tanta pazienza. Senza contare l’approfondimento teorico che contribuisce a formare un musicista non solo sul piano fisico, ma anche su quello mentale: tante (a volte trop-pe!) regole da imparare riguardo la teoria, il ritmo e l’ar-monia, per imparare un linguaggio che tutto sommato è universale e solo secondariamente si divide secondo usanze o culture.Superata la prima fase di apprendimento, quella più tecnica e talvolta più individuale, studiare musica signi-fica approfondire la propria esperienza sullo strumento attraverso ricerche, talvolta viaggi (per chi ne ha la pos-sibilità) ed in generale conoscendo altre persone con cui condividere la propria passione: musica è spesso si-nonimo di socializzazione e aggregazione, a prescinde-re dal credo politico, calcistico o religioso.Questo è il beneficio che comporta alla nostra perso-nalità e alle relazioni interpersonali. Ma c’è molto di più!Studiare musica mantiene attivo il nostro cervello: è or-mai risaputo a livello scientifico, che la lettura musicale, oltre alla capacità di coordinare moto, vista e udito con-temporaneamente, non rende più intelligenti, ma rende il cervello più veloce, preciso ed efficiente.Da questo punto di vista, non mi reputo superiore rispetto ad altri, ma grazie allo studio della musica in tutti questi anni, devo ammettere che giorno dopo giorno ne sento gli ampi benefici, soprattutto nell’ambito organizzativo, lavorativo e sociale.Studiare musica comporta ‘emozionarsi’ nel far emerge-re una melodia che nasce direttamente dal profondo dei nostri ricordi o dal nostro cuore, vivendo un’espe-rienza tale da non poter essere, talvolta, espressa con le parole.La musica è comunque una valvola di sfogo anche nel-le situazioni più dolorose: pensate ai canti di lavoro che hanno alleggerito lo spirito di popoli in schiavitù, depor-tati e allontanati forzatamente dalle loro terre.Studiare, praticare o semplicemente ascoltare musica, è un motore trainante nella vita dell’uomo. Certo, i musici-sti ‘praticanti’ sono una piccola percentuale rispetto alla popolazione mondiale, ma se pensate a tutte le perso-ne che normalmente ascoltano la musica, si capisce perché è tanto preziosa.

Citando Nietzsche si potrebbe dire che: ‘Senza la musi-ca, la vita sarebbe un errore!’.e, infatti, la musica fa parte di ogni cultura, di ogni reli-gione, in certi casi nella politica e in ambito lavorativo, oltre che nell’enorme bacino legato all’intrattenimento.Ad ogni modo, l’uso della parola tanto è importante nel canto, tanto a volte non è neppure necessario per comunicare un’emozione: anzi, a volte le parole sono condizionate da ciò che ci circonda e magari da una società frenetica e modaiola, affiancata a business e malaffare.viviamo in un mondo sempre più tecnologico e veloce, in cui si pretende ‘tutto e subito’, ma per fortuna cose come la disciplina, la dedizione, la passione e la curiosi-tà che servono nell’apprendimento, rimangono racchiu-si in tempi fisiologici uguali a trecento anni fa: studiare musica è semplicemente viverla giorno per giorno, sen-za aspettarsi il ‘tutto e subito’, ma coltivando la propria passione nel tempo.Studiare musica poi, non significa necessariamente im-parare a suonare uno strumento, ma può anche essere il frequentare ambienti musicali come i concerti, fare del-le ricerche secondo i propri gusti e scoprire magari nuo-ve culture: insomma, avere la passione del calcio, non comporta necessariamente scendere sul campo verde tutte le domeniche!Non importa quindi se la musica la fai o l’ascolti: importa che essa esista per tutto quello che ci può dare.

Buona musica e … buono studio a tutti!

Editore: Associazione Culturale Music Secrets via Armino 5, 21026 Gavirate (va) - tel/fax 0332

730738 www.musicsecrets.it

[email protected]

dIREzIONE EdITORIALE:Direttore: .....................Paolo Anessi redattori: .....................elisa Luzardi .....................Simona Grasso .....................Marco Legnani .....................Davide Seravalle

Si ringraziano tutti gli Associati Music Secrets che hanno reso possibile la realizzazione di questo giornale.

Impaginazione e grafica a cura di Bdog Pubblicità.

Music Secrets è anche su Facebook e Twitter!!!Seguici e rimani sempre aggiornato su eventi e attività.

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Lettere al direttoreSul sito ACCORDO.IT è arrivato un quesito riferito a infor-mazioni e conoscenze di base sicuramente necessarie al musicista principiante senza che lo stesso sia costret-to a consultare trattati impegnativi. Ho risposto “on line” ma visto l’interesse per gli argomenti ritengo opportuno riprendere il quesito anche in questa rubrica.

DomandaChe cos’è un finale? Che differenza c’è tra un combo e una testata? E ancora, cosa cambia tra un amplificatore valvolare e uno a transistor? Perché sceglierne uno piut-tosto che un altro?

rispostaL’amplificatore per chitarra elettrica è costituito da tre elementi: pre-amplificatore, amplificatore e cono di dif-fusione del suono.il primo, dove entra la chitarra, si occupa di costruire e modellare il suono. i controlli principali sono le tre eq (bassi, medi, alti). In genere sono filtri passivi, cioè non possono incrementare una frequenza, ma solo toglierla, quindi conviene mettere tutto al massimo e poi chiedersi cosa c’é di troppo: troppo aspro e pungente il suono, troppo medioso-paperoso, troppo rimbombante sui bassi, tolgo dove occorre. Questa è la base di parten-za che porta a sperimentare, fino a definire il suono più gradito.Poi c’è il controllo di gain, quello che fa il suono distor-to. Funziona così: pensa a un tubo dell’acqua senza ru-binetto, più acqua ci fai passare e più il getto diventa “pungente” ma sempre dello stesso diametro. Questo è quello che succede al suono pulito, pungente e grattoso (prima di essere capito e controllato come qualcosa di artistico, era considerato un difetto).Oltre a questi controlli base si possono trovare altre finez-ze di modellamento del suono, il presence che lavora sulle alte frequenze, il riverbero che simula dimensioni del suono diverse (pensa a una voce che strilla dentro a un bidone o in una cattedrale e capisci che cosa simula il riverbero).L’amplificatore, chiamato anche finale di potenza, pren-de il suono modellato e costruito dal pre e lo amplifica, secondo la potenza nominale dell’ampli: 10, 50, 100 watt... Qui idealmente c’è un solo controllo: il volume, come se del tubo dell’acqua di cui si diceva potessi con-trollare il diametro, ingrossando il getto a piacere.il segnale dall’ampli (la vibrazione della corda, cattu-rata dal microfono che sulla chitarra si chiama pickup, trasformata in segnale elettrico, corrente insomma), ar-riva al cono, che è una calamita, e mette in movimento due elementi dal funzionamento meccanico, creando una pulsazione avanti e indietro. Uno di questi elemen-

ti è attaccato alla membrana di carta, che spostando l’aria riproduce modificato e amplificato il suono della chitarra elettrica.Bene. Questi tre elementi li trovi tutti insieme (il combo), divisi in due (coni in una cassa, pre e finale nella testata) o addirittura completamente separati (sistema a rack).il mio consiglio è che più rendi complesse le cose e più rischi di perderti. D’altronde imparare a guidare con la Panda è più semplice che con una limousine da 12 me-tri, quindi il combo è il sistema per cominciare, economi-co, portabile e di facile comprensione e utilizzo.Infine, semplicemente, tutto quello spiegato sopra, lo puoi pensare diviso in due mondi, il transistor e il valvola-re. il primo, rispetta un po’ meno la natura del suono, in tutti i passaggi, quindi il risultato è uno schiacciamento del suono, cioè la dinamica. Pensa sempre con la voce, in quanti modi diversi dal sussurro al gridato puoi dire la stessa frase. ecco il transistor è come come avere giù la voce: hai meno range tra il piano e il forte.Però tieni conto che non devi pensarlo per forza come un difetto: costa meno, è più leggero, meno delicato e non ha costi di manutenzione.il valvolare rispetta di più il suono della chitarra, pesa di più, è più delicato, e - come le lampadine - le valvole si consumano e vanno cambiate.

risponde Paolo Anessi

Cristina PivatoNaturopatia, Nutriceutica, Floriterapia di Bach, Massaggi decontratturanti, Linfodrenaggio, Bio Test intolleranze alimentari, mineralogramma, disbiosi intestinali

Tel: 349.5621411email: [email protected]

AVVISO A TUTTI I LETTORI

Da questo numero Mi Fa Musica si sdoppia… ci trovate anche su Facebook.

e’ vero che la carta stampata ha sempre il suo fascino, ma risente della freschezza e attualità che invece il web riesce a dare. Da oggi cliccando ‘Mi Piace’ sulla pagina di Mi Fa

Musica, entrerete a far parte della comunità on line. Grazie all’immediatezza del web, sarà possibile darvi comunicazio-ni in tempo reale sugli eventi, segnalando eventuali cambi di programmi per tempo e tenendovi aggiornati su tutte le iniziative dell’Associazione. Se volete, c’è spazio anche per

suggerimenti e curiosità.Mi Fa Musica nasce e cresce per chi la musica la fa, ma

soprattutto per chi l’ascolta e la vive.

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manifestazioni ed eventi - sede di Gavirate

di Simona GrassoSeminario “We love Groove“Domenica 15 aprile, presso l’aula magna delle scuole elementari di Gavirate, si è tenuta una master class intitolata ‘We Love Groove’. Qui i tre bassisti/contrab-bassisti, accomunati dalla passione per la musica e le basse frequenze, hanno affrontato l’approccio allo studio del loro strumento, attraverso diverse metodo-logie e campi di applicazione molto diversi fra loro. I tre musicisti hanno assunto ruoli ben definiti e han-no parlato a turno ai presenti in sala, esponendo le loro esperienze e prospettive in merito a ritmo, suono, armonia, lettura, tecnica e improvvisazione, a partire dalle basi fino all’applicazione reale: questa formula si adatta al neofita, quanto al bassista esperto. Ma ol-tre alla parte ‘spiegata’ e oltre ad aver coinvolto nel-le esercitazioni alcuni volontari fra i partecipanti, l’in-contro si è aperto con una inconfondibile ‘Billie Jean’, arrangiata con due bassi elettrici e un contrabbasso: qui i presenti hanno sgranato gli occhi (e le orecchie!) nel sentire l’arrangiamento di armonia, riff e melodia del brano, attraverso tre strumenti dai suoni simili nel-le frequenze, ma tanto diversi nell’uso della tecnica e del suono prodotto. Chissà, magari nel prossimo fu-turo potremo assistere ad una versione 2.0 di questo incontro/seminario, confidando di sentire nuovi arran-giamenti così particolari e accattivanti.

Marco Brambilla - (jazz)intraprende il suo viaggio nel mondo della musica studian-do dapprima chitarra classica e in seguito si appassiona al basso elettrico e al contrabbasso, con i quali approfondisce i molti aspetti della musica moderna e del jazz, musica che ama profondamente. Consegue il diploma di strumentista esecutore di musica moderna alla NAM.. Attualmente si esi-bisce in tutta italia e all’estero con il “Collettivo Mazzulata” e con il trio jazz “Ozrobù trio”, progetto di cui è fondatore insieme al batterista Giordano rizzato. Da anni svolge attivi-tà didattica di basso e chitarra.

Cesco Marchese – (funky/reggae)Diplomato presso il CPM di Milano, con il Maestro Dino D’Au-torio. Ha svolto l’attività di assistente ai corsi di musica di insieme, tenuti dal maestro Diego Michelon, presso il CPM di Milano. Oltre allo studio del basso elettrico, svolge l’attività di pa-roliere e vanta diverse collaborazioni in gruppi funky, reg-gae e folk: Dea, Hotel Pry, Hierbamala, Hard Lemon Project, Collettivo Mazzulata, Numa Sosa and the Guachos e molti

altri. Ha accompagnato il cantautore milanese Luca Soul Signorini nella promozione e realizzazione dell’album “L’inu-tile Piacere”.

Emiliano Renzelli – (classica)Diplomato in contrabbasso, presso il Conservatorio Giusep-pe Verdi di Milano, fin da giovanissimo intraprende gli stu-di musicali, dapprima con il basso elettrico sotto la guida del Maestro Marco Conti e poi scegliendo il contrabbas-so come proprio strumento di elezione. volendo esplorare tutte le potenzialità del proprio strumento, decide di intra-prendere gli studi classici presso il Civico Liceo Musicale di varese, con il Maestro Stefano Dall’Ora. Ha fatto parte dell’organico dell’Orchestra Clavicembalo verde di Milano nell’album intitolato “La musica del bene” del 2005, pubblicato e distribuito dalla rivista “Suonare News”.

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Continua la stagione dei seminari Music Secrets! e do-menica 22 aprile, infatti, è stato tenuto un seminario sui “modi” da Gianluca Ferro e Alberto Bollati, rispettiva-mente attuali chitarrista e bassista (nonché voce) degli S.H.i.N.e, ma entrambi con alle spalle una miriade di pro-getti di successo e collaborazioni con artisti di assoluta fama mondiale. i due artisti hanno spiegato l’utilizzo di alcune delle tecniche compositive e improvvisative più utilizzate, focalizzando l’attenzione sulla differenza tra armonia tonale e modale. il seminario è poi proseguito con l’approfondimento di alcune tecniche compositive come il pitch axis, la tecnica degli spostamenti modali, della sostituzione di tritono, per finire poi con degli ac-cenni alla dodecafonia e all’utilizzo di scale particolari, come la scala esatonale. Inoltre, per aiutare tutti i neofiti dell’armonia (come ad esempio il sottoscritto!!) Gianluca ha introdotto un pratico approccio pentatonico per vi-sualizzare i modi.

Gianluca e Alberto hanno spiegato tutte queste teo-rie con chitarra e basso alla mano, proponendo alcuni brani del nuovo album degli S.H.i.N.e (ma anche un bra-no tratto da Unheimlich, progetto solista di Gianluca) e successivamente analizzandoli alla lavagna. il risultato? Aspetto didattico a parte, uno spettacolo mozzafiato! Una miscela esplosiva di atmosfere esotiche e graffianti con altrettante sognanti e meditative, di passaggi solistici estremi (da mani nei capelli!) e linee melodiche vibranti e passionali, il tutto suonato con inconfondibile vocazione progressive… e carica da vendere!

Dal punto di vista didattico posso dire che questo semi-nario è stato sicuramente un grande stimolo, per tutti i caproni come me dell’armonia (senza offesa per nessu-no s’intende!! Ma io purtroppo sono più o meno a quel livello..), ad avvicinarsi a questa “sconosciuta” e maga-

ri, senza comprenderla appieno, cominciare studiarla o quanto meno ad avvicinarvisi. Mettendo invece da par-te l’aspetto didattico, posso indubbiamente affermare di aver assistito ad una grande performance, eseguita da due artisti pazzeschi, che grazie alla loro incontenibile carica ci hanno offerto uno spettacolo che definire coin-volgente sarebbe davvero un eufemismo. e tutto questo senza mai mettere da parte la cordialità. tanto Gianlu-ca quanto Alberto, infatti, si sono resi superdisponibili per qualsiasi chiarimento o dubbio, ma soprattutto pronti a sostenere e ad incitare quanti si approcciavano per do-mandare o semplicemente complimentarsi. Due artisti rari, quindi, ma soprattutto due fantastiche persone, che personalmente sono orgoglioso di aver conosciuto e che, son sicuro, vedremo ancora!

e, dato che ormai Music Secrets ci sta abituando bene, non ci resta che dire: AL PrOSSiMO eveNtO!!

di GePPO iL PiOmba Seminario di Gianluca Ferro e Alberto Bollati

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L’intervista a Gianlucaa cura di Luca Ottoboni

Ciao Gianluca, come stai innanzitutto…Ciao amici di Music Secrets! Sto molto bene, è un perio-do estremamente fitto di impegni per me dei quali sono estremamente soddisfatto.Bene! Raccontaci qualcosa di questi tuoi progetti...Sono coinvolto sostanzialmente in quattro situazioni diffe-renti: la registrazione del disco degli S.H.i.N.e. (prog-metal band tutta italiana), un nuovo disco a cui sto lavorando con Nick Pierce, batterista degli Unhearth, che sarà cer-tamente un disco metal “super-tecnicissimo” ma anche sufficientemente sperimentale; a questo disco stiamo la-vorando io e Nick direttamente scambiandoci un sacco di materiale via web, ma alla lavorazione del quale stia-mo coinvolgendo anche molti ospiti come Sergey Boykoff dall’Estonia, un altro amico violinista indiano e molti altri; con Alberto Bollati stiamo anche lavorando ad altri due progetti che al momento pensiamo di formare in ottica puramente live (una band soul-funk – con ricky Bruno alla batteria - ed una cover band rock). Parallelamente a questo sto anche lavorando al mio DvD didattico la cui uscita è prevista a Settembre.Fantastico! Parlaci un po’ di questo dVd.Beh, è in sostanza una ricca collezione degli studi a cui mi sono dedicato negli ultimi anni che, ad un certo punto, ho pensato sarebbe stato interessante fissarne in maniera ragionata proprio il percorso di apprendimento che an-che io ho seguito, sia dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista della teoria musicale. e’ un metodo per tutti, ma indirizzato soprattutto a chi è più curioso della sperimentazione su questo strumento. il tutto per mezzo di materiale scritto apposta per il DvD, esercizi strutturati a mo’ di brano musicale, oltre alle trascrizioni di un paio di brani dell’album che stiamo scrivendo con Nick.Sei molto attivo come insegnante, che importanza rico-pre l’insegnamento per te?Beh, l’insegnamento è una dimensione naturale per me, certamente influenzato dai grandi maestri che ho avu-to la fortuna di avere all’inizio; da subito ho pensato che sarebbe stato bello condividere le mie esperienze con i miei allievi, poter fare della ricerca e vivere lo strumen-to proprio nel suo aspetto più genuino. Anche le clinic che organizzo rappresentano proprio un incrocio tra un concerto ed una lezione su uno o più temi specifici, mi piacciono molto perché hai l’opportunità di suonare i tuoi brani più particolari ed a spiegarne gli aspetti anche più nascosti davanti ad un pubblico che è interessato anche a questi aspetti dei miei brani.Trovi che il web ed i nuovi media abbiano influenzato la preparazione di base dei tuoi allievi?Sicuramente! C’è stato un cambiamento notevole nella preparazione di base degli allievi negli ultimi anni, il livello si è notevolmente alzato. Questo è chiaramente un bene, anche se trovo che il livello culturale medio si stia man mano riducendo....Concordo con te, la mia sensazione è che la maggior parte delle nuove leve di allievi abbiano magari già im-parato le basi di tecniche piuttosto avanzate (lo sweep-picking, ad esempio), ma magari non abbiano mai nem-meno ascoltato un brano degli ACdC...Hai ragione, uno dei problemi principali è proprio la co-noscenza della musica in generale, ai nostri tempi com-

pravamo un disco e lo consumavamo letteralmente, ne ascoltavamo tutte le sfumature e magari andavi avanti dei mesi ad ascoltarlo...conoscevi ogni singolo elemento di quel disco anche dal punto di vista dei suoni, mentre oggi i ragazzi sono abituati ad ascoltare i primi dieci se-condi di un brano e lì decidere se è interessante o meno per poi dimenticarlo completamente...lo stesso con la strumentazione, oggi hanno a disposizione apparecchia-ture digitali con centinaia di preset di fabbrica che non li stimolano all’approfondimento sonoro di ciò che han-no a disposizione. Detto questo, quelli talentuosi si rico-noscono subito...hanno già un’idea di cosa vogliono fare e di quello che dovrà essere il loro percorso artistico; qui il ruolo dell’insegnante è fondamentale soprattutto nel guidarli attraverso questo bombardamento e sovraespo-sizione verso ciò che ritengono interessante ed utile alla loro crescita.Sei un esponente di spicco della scena shred italiana, cosa pensa di questo panorama e che risvolti può avere secondo te in futuro?Mi piace molto il mondo dello shred, anche se sono con-trario alla messa in mostra dell’aspetto tecnico inteso come pura gara di velocità. Mi piace molto la tecnica ma preferisco di gran lunga l’aspetto creativo dell’inno-vazione tecnica: adoro l’idea di sentire delle sonorità nuove così come mi interessa sentire delle applicazioni armoniche nuove. Anche lo shred sta vivendo un mo-mento di svolta, lo vedi per esempio in tosin Abasi con gli Animals As Leaders: lui ed altri hanno aperto il mondo dello shred alla composizione armonica e ritmica dedi-candosi appunto al songwriting piuttosto che alla velo-cità dell’esecuzione. Lo shred è stato figo negli anni ‘90, adesso siamo di fronte ad un mondo molto più cerebrale e sono sicuro che sempre più in futuro anche nello shred ci sarà la tendenza alla scrittura di vere e proprie canzo-ni, mentre in passato spesso ti trovavi ad ascoltare una basettina pessima con uno fighissimo che faceva tremila note la secondo. Questa penso sarà l’evoluzione di que-sto mondo ed è proprio la direzione che sto prendendo io nelle mie composizioni.Lavori/collabori molto anche all’estero? Trovi ci sia più spazio rispetto all’Italia?Devo purtroppo ammettere che secondo me c’è proprio più spazio all’estero; il mercato musicale in Italia è estre-mamente ristretto e gli investimenti sono praticamente tutti indirizzati verso la sola musica pop. Fortunatamente viviamo in un’epoca globalizzata ed interconnessa: è dif-ficile quindi sentirsi solo italiani ma ci si sente cittadini del mondo. io sto collaborando tanto con l’estero, molto in UK dove ho una bella rete di amicizie grazie alle quali sto riuscendo a suonare parecchio e, se vuoi, tutto questo è nato proprio tramite il web. Lo stesso è avvenuto con gli States, dove per esempio con Nick Pierce suoneremo dal vivo alla prossima edizione del NAMM.Prosegue la tua scelta di utilizzare chitarre 7 e 8 corde oppure prevedi qualche ritorno alla 6? Utilizzi anche ac-cordature particolari, non solo le canoniche per quarte?Mi piace molto la ricerca di sonorità nuove ed ho trovato che la 7 e la 8 corde permettono un’evoluzione dello stru-mento sia nella creazione di nuovi riff che permettono un suono molto più “carico”, ma mi interessa anche molto

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l’evoluzione armonica che permettono questi strumenti: la creazione di accordi molto più ampi e diversi da quelli che tireresti fuori da una 6 corde anche con la possibi-lità di sfruttare accordature diverse. ritengo comunque la 7 corde sia meglio poiché rappresenta un buonissimo compromesso tra tutto questo, ti mette a disposizione una bella gamma ed è anche bella espressiva. Considera an-che che la 8 corde, sfruttata appieno, diventa proprio un altro strumento.Che rapporto c’è tra la strumentazione che usi in studio e quella che ti porti in giro dal vivo?Normalmente utilizzo due set molto diversi; in studio spe-rimento moltissimo grazie alla tecnica del reamping, pro-vo sempre a variare completamente la mia catena dalla testata, alle casse ed all’effettistica. Nei live faccio poi in modo di trovare il miglior compromesso per replicare quanto fatto in studio. in questo periodo sto addirittura lavorando con l’Amp Profiler della Kemper che sto speri-mentando e mi piace molto: penso che me la comprerò a breve.Ci dai un’idea veloce di come nascono i tuoi brani, hai un approccio alla composizione metodico oppure dipende dalle occasioni? Alberto (Bollati…n.d.r.) dice che è facile lavorare con te perché arrivi già con il pacchetto prati-

camente pronto. Col tempo mi sono costruito un piccolo home studio dove compongo registrando le parti, ho anche un basso e cer-co di far progredire insieme le parti di basso e chitarra assieme. Programmo poi io le parti di batteria e scrivo an-che tutte le parti di tastiere. Cerco poi di portare ai musi-cisti che lavorano con me il brano più o meno prodotto e magari curato anche nei suoni. Poi naturalmente mi piace molto lasciare carta bianca al 100% agli ospiti che coinvolgo nei miei progetti, affinchè possano arrangiare le loro parti e contribuire anche loro alla bontà dei brani. Poi solo una volta che i brani sono finiti passo a trascriverli.Prima di salutarti vorremmo però proporti qualche “quick question” a cui rispondere di getto...vediamo....il disco che ti ha cambiato la vita?“Passion And Warfare” di Steve vai, ovviamente ce ne sono tanti che sono stati importanti per me ma P&A è pro-prio stato una rivoluzione.Il libro di musica che ti ha cambiato la vita?il manuale di armonia di Schoenberg, soprattutto la trat-

tazione filosofica è stata illuminante, l’approfondimento dei concetti di consonanza e dissonanza mi ha dimo-strato come il concetto di dissonanza non è altro che un qualcosa a cui non siamo abituati, è stato un incentivo alla ricerca ed all’allenamento dell’ascolto.Tecnica che prediligi?Sicuramente il tapping, ma anche altre tipo i legati...in generale ciò che rende il fraseggio fluido.Abbiamo messo le mani sulla tua 8 corde, che hai defini-to con action da fuori legge, come ottieni un suono così ricco e pieno?Beh, tengo sempre un livello di gain abbastanza alto, an-che se normalmente non uso testate high gain. Prediligo un suono medioso, più british, in questo modo soprattutto con la 8 corde anche le note basse non risultano eccessi-vamente “boomy” e restano intellegibili.Isola deserta...3 dischi di riferimento?“Hard Hat Area” di Allan Holdsworth, “Nothing” dei Meshuggah e “Momentary Lapse Of Season” dei Pink Floyd.Se non suonassi la chitarra cosa suoneresti?Sicuramente le tastiere.Se non facessi il musicista cosa faresti?Adoro il mare, farei il subacqueo....anzi, l’archeologo

subacqueo...è stata la mia passione fin da piccolo.Hai delle dita pazzesche, quanto ritieni che conti la fisicità sullo strumento?Non credo che per forza di cosa ti aiuti, l’importan-te è che ognuno capisca qual è la sua fisicità, nel senso che ognuno è più fortunato su certe cose e meno fortunato su altre. Dita lunghe come le mie aiutano sicuramente nello stretching, ma non sono così adatte per altre tecniche.Quanto ti alleni al giorno per mantenere una tecni-ca così sopraffina?Grazie del complimento!!! Comunque non differen-zio molto la composizione e scrittura dei brani ed il loro studio dall’esercizio tecnico...ogni giorno dedi-co comunque circa quattro ore a tutto questo, pen-so si possa pensare che la metà di questo tempo è maggiormente concentrata sull’aspetto tecnico.

Genere alternativo, cosa ti piace?Ascolto praticamente di tutto, in generale comunque mi piace molto ascoltare musica ambient, acustica, qualco-sa che sia molto di atmosfera.La cosa più distante che ascolti, dopo quello che suoni?Proprio perché ascolto praticamente di tutto non saprei...sono un ascoltatore estremamente appassionato di musi-ca classica; l’avanguardia, tutto quello che è ‘900 (Xena-tis, Bartok) gli impressionisti ravel, Debussy, anche italiani come Berio...musica che è quella che più mi ispira ad a ben guardare è musica che ha molto in comune con le mie composizioni.Artista preferito?Uno è impossibile da dire...sono troppi gli artisti che ado-ro!!!!

Benissimo, grazie mille Gianluca!Grazie a voi!!!! e’ stato un piacere essere vostro ospite!

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di Paolo Anessi

di Luca turolla

Open Day di percussioniSabato 12 maggio, presso l’aula magna delle scuole ele-mentari di Gavirate, si è tenu-to un open day di percussioni aperto a tutti, percussionisti e non. Attenzione: dedicato an-che a chi non suona nessuno strumento!tutto è cominciato intorno alle 17, dopo aver allestito l’aula

con percussioni e tamburi di vario tipo, per consentire ad ogni partecipante di avere uno strumento dedicato su cui eseguire le esercitazioni. Gli strumenti sono stati posizionati in cerchio e con una certa logica, in modo da avere il gruppo dei bassi da una parte, i tamburi con frequenze medie dall’altra e una sezione ancora con dei rullanti, a frequenza alta: in tal modo si è ricreata un’orchestra ritmica pronta a dividersi le parti da suona-re, ciascun gruppo col proprio timbro.L’open day di Luca turolla, infatti, non si è posto come un seminario in cui semplicemente ascolti e fai le doman-de, ma fin da subito è stato attivo e musicale: tutto ciò grazie anche e soprattutto al carisma, all’esperienza e alla preparazione musicale di Luca.egli ha infatti iniziato con una breve e interessantissima introduzione sul ritmo, parlando anche della sua espe-rienza in Africa, in cui l’orecchio e l’istinto contano più di qualunque codifica matematica della musica: quindi, niente quarti, terzine o sedicesimi, ma solo il canto del ritmo! Dato che poi si propone come incontro aperto a tutti, è giusto pensare che non tutti siano a conoscenza della divisione delle note o di come nasce e si sviluppa una poliritmia.Ciò che ha colpito molto i partecipanti è stata la sua frase: ‘se lo puoi cantare (il ritmo – ndr), lo puoi suonare’ e fin da subito ci siamo posti l’obiettivo di ascoltare, più che di contare. Dico ‘abbiamo’, in quanto io ero uno dei partecipan-ti attivi in questo ensemble, dislocato nella sezione dei bassi ed emozionato tanto quanto gli altri.. nonostante gli anni di esperienza da musicista!e vi faccio notare che in tutto questo Luca si rivolgeva a noi tutti per gestire l’esecuzione delle parti assegna-te, mentre saltava dalla sua batteria a varie percussioni sparse qua e là, districandosi fra tamburelli e campa-nacci, come un’ape vola di fiore in fiore.Posso dire che nonostante la prima fase un po’ emozio-nata e allo stesso tempo stranita di chi non sa ancora a cosa sta per andare incontro, con i nostri rullanti, con-gas, djambè, tom e timpani, abbiamo cominciato a cantare e suonare le frasi ritmiche che di volta in volta Luca assegnava ai vari gruppi… tum ratatam ta ta ta!Luca, nel passare da un linguaggio all’altro, ha espo-sto pochi tratti puramente didattici, partendo dal ritmo squisitamente africano a colori decisamente più da Blue Note e in alcuni casi anche rock, con un controllo formi-dabile sulla batteria ed un uso sapiente delle dinamiche e del volume.Nella fase di assemblaggio delle parti ritmiche di ogni gruppo di percussioni, ho avuto sempre più la sensazio-ne che più che un semplice open day, l’incontro fosse

diventato uno stage attivo e intensivo: per un chitarrista come me, d’altronde, questa esperienza così nuova per le mie orecchie, è stata molto impegnativa ma decisa-mente galvanizzante e ricca di soddisfazione.e così, dopo un’ora e mezza fra noi, Luca ha diretto tut-te le parti ritmiche, facendole confluire nello sviluppo di un brano in cui egli stesso partecipava con la batteria e con altre percussioni, lanciando i segnali e le direttive per il cambio dei ritmi.Il risultato? Alla fine, memorizzate pian piano le parti e assemblate, il brano suonava e tutti insieme sembra-vamo una tribù africana nella foresta, attenti al nostro corpo, al suono prodotto e al senso ritmico nell’insieme. Provando e riprovando ce l’abbiamo fatta e abbiamo anche prodotto un video della nostra performance, che invito tutti a cercare su Youtube (Luca turolla – Music Se-crets Open Day Percussioni).Luca ci ha trascinato in un’emozione, come chi va per la prima volta sulle montagne russe. Alla fine avevo le mani rosse e il cuore in gola, ma ne è valsa davvero la pena.invito tutti quelli che si sono persi questo incontro a pren-dere informazioni presso la segreteria Music Secrets, riguardo al progetto tuklata, che si svolgerà prossima-mente presso le nostre sedi.vi anticipo già che prossimamente si terrà un weekend di tre giorni di percussioni, con un programma intensivo (6 ore giornaliere di musica) sempre a cura di Luca tu-rolla e da ottobre si terranno degli incontri ciclici della durata di tre ore, con frequenza di una volta al mese.rimanete sintonizzati!

il progetto tUKLAtA, ideato da Luca turolla, rimanda a un modo di vivere e interpretare l’arte dei suoni, special-mente le percussioni.il movimento e la dinamicità sono l’anima di questa idea itinerante che vuole esprimere vivacità e ritmo imme-diato in chi ne prende parte.Un emozionante viaggio nell’energia della musica.

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La sera di sabato 28 aprile, la sede Music Secrets di Gaz-zada Schianno ha avuto il piacere di organizzare un sag-gio musicale presso l’oratorio San Giuseppe. il pubblico riempiva la sala e nel frattempo, tanti piccoli e grandi musicisti nei dintorni del palco respiravano l’emozione che assale ogni musicista prima di un’esibizione. Specifi-chiamolo: ‘piccoli e grandi’ in senso anagrafico e non in merito alla loro bravura o preparazione.Durante la serata, infatti, abbiamo avuto modo di ve-dere piccolissimi pianisti, alle prese con i primi esercizi e canzoncine, accompagnati dai docenti; altre piccole facce ‘conosciute’, hanno eseguito brani decisamente più complessi rispetto al saggio dell’anno scorso, dando prova di aver messo a frutto impegno e costanza nei loro studi. Ma oltre ai giovanissimi musicisti, che hanno con-quistato il pubblico e ricevuto tantissimi applausi, abbia-mo assistito all’emozione di musicisti un po’ più grandi-celli, che nonostante tutto hanno superato la ‘prova del pubblico’: ogni musicista, infatti, impara col tempo a ge-stire il lato emotivo, che a volte gioca brutti scherzi. D’al-

tro canto la funzione di un saggio è proprio quella di far incontrare fra loro i musicisti, creando confronti e scambi positivi per la loro crescita artistica, oltre a far superare

quell’ansia irrazionale che a volte colpisce i musicisti più sensibili e che si supera solamente con altrettante esibi-zioni.A chiudere la serata, due giovanissime hanno cantato un brano, con tanto di coreografia e look appropriato per l’occasione: le due bimbe, armate di boa bianco e cappellino luccicante da star hanno stupito il pubblico, raccogliendo applausi e offrendo anche il bis.in questa serata si è voluto organizzare un piccolo sag-gio principalmente per far esibire allievi di pianoforte e chitarra, in attesa dell’8 luglio in cui ci sarà As…saggi Musicali Bis, ovvero il saggio ufficiale della sede di Gaz-zada Schianno, in cui ci saranno molte più esibizioni e musicisti di vari strumenti. L’evento si terrà nel pomeriggio (l’orario è da definirsi) come lo scorso anno in villa De Strens, in via Matteotti 13. vi aspettiamo quindi numerosi e vi invitiamo a tener d’occhio il sito www.musicsecrets.it e la pagina di Face-book dell’Associazione, per i dettagli e gli orari della ma-nifestazione.

di Paolo Nicorae Marco Legnani

Sede di Gazzada Schianno

Aspettando As...saggi musicali

Aspettando Ass...saggi musicali

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Undicesima edizione

As...saggi Musicali

In questo mese di Maggio, in cui le giornate so-leggiate son capitate nei giorni feriali, in una Do-menica piovosa da mezzogiorno a mezzanotte, si è svolta l’undicesima edizione di “As…saggi musicali”. Con un tempo così c’era da temere scarso afflusso di pubblico; invece, a sorpresa, ma neanche tanto, il primo successo della ma-nifestazione è stato proprio legato alla presenza di un pubblico numeroso che, già dalle prime esibizioni, ha seguito lo spettacolo con entusia-smo, affascinato dal ritmo che, grazie al doppio palco, proponeva tanta musica senza pause. In cinque ore si sono esibiti ben 48 gruppi mu-sicali: tanto di cappello agli organizzatori ! Non bisogna dimenticare che per un paio di mesi insegnanti, musicisti e volontari “Music Secrets” hanno lavorato sodo, con bravura e dedizione. Più di 140 musicisti, in un mix perfetto di suonatori esperti e debuttanti, hanno presentato una cin-quantina di brani: è un record.Una novità che ha innalzato il successo della manifestazione, è stata la partecipazione di numerosi ospiti, anche di grande prestigio, inseriti nella scaletta della manifestazione. Nel primo intermezzo si è esibito Luca Turolla con la sua band di percussionisti: hanno sorpreso ed entusiasmato il pubblico, trascinandolo a partecipare al ritmo battendo le mani.

Al termine dell’esibizione dei gruppi con strumenti acustici e prima di quelli con strumenti elettrificati, è stata graditissi-ma la partecipazione di alcuni gruppi provenienti dalla sede Music Secrets di Gazzada Schianno e dalla scuola De-dolor di Turate.Infine, ultima perla, una breve esibizio-ne della Music Secrets Marching con le sue percussioni.

Una nota di merito va agli insegnanti che hanno organiz-zato i gruppi e seguito le prove, in particolare a quelli che, a fronte di giovanissimi, ricchi di talento, hanno avuto la pazienza, la sensibilità e la capacità di esaltarne le doti, rispettando, senza forzature, la personalità e la gioiosa li-bertà legata alla loro tenera età.

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terza edizione

eccoci alla terza edizione di Ladies in rock. Le due band sono già sul palco ognuna al proprio posto e provano gli ultimi suoni in attesa dell’inizio del concerto: a sinistra abbiamo i Blacknight, che propongono un repertorio classic rock dai toni carichi e talvolta sognanti; alla de-stra del palco i Natural Born Killers, con brani hard rock da adrenalina pura. ed ecco che sul palco salgono le Ladies!A questo punto si capisce che lo spettacolo no-stop che ha caratterizzato anche le precedenti edizioni sta per cominciare e ne avremo fino a mezzanotte. Aprono il concerto i Blacknight e le quattro cantanti, tra luci, fumi e colori, introducono ‘roadhouse Blues’ dei Doors, evo-cando già l’atmosfera rock anni 70 che contraddistin-gue la band. Dopo questo brano storico, pietra miliare del rock blues, ecco che le luci si accendono sui Natural Born Killers e le rispettive quattro Ladies, che si scatena-

no con il brano ‘Dr Feelgood’ dei Mötley Crue, mantenen-do alta la carica rock della serata. La musica non concede un attimo di pausa e questa con-tinua alternanza tiene viva l’attenzione del folto pubbli-co, che evidentemente non si è lasciato scoraggiare dal maltempo che ha caratteriz-zato l’intera giornata.Sarebbe lunga elencare tutti

i brani proposti dalle due band e non vogliamo annoia-re i lettori: diciamo solo che durante la serata sono stati eseguiti brani dei Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd, Guns ‘n’ roses, Muse, Skid row e molto altro. Un apprez-zamento particolare va alla ‘Lady’ eleonora che con i Blacknight si è cimentata col brano Child in time (Deep Purple), un brano che oltre alla nota difficoltà tecnica che lo contraddistingue è stato interpretato con sapien-te carica emotiva, lasciando tutti a bocca aperta.Durante l’esibizione dei Natural Born Killers, uno dei tanti brani che ha catturato il pubblico è stato ‘Paradise City’ (Guns ‘n’ roses), caratterizzato da chitarre infuocate e

abilmente armonizzato a quattro voci.A metà serata le due band hanno anche proposto un brano inedito ciascuna. i Blacknight hanno chiamato sul palco il loro cantante, Andrea trabona, per eseguire il brano ‘Worth Woman’, sul genere glam rock e dal piglio scanzonato: un brano decisamente orecchiabile fin dal primo ritornello. Il leader, fino a quel momento, era in-fatti rimasto nascosto fra il pubblico per via della serata ‘in rosa’ e una volta terminato il brano è sceso dal pal-co per tornare a godersi il resto del concerto. i Natural Born Killers hanno invece eseguito il loro brano ‘Feel the Anger’, cantato da Helena Hudson, lead vocalist della band e impreziosito da cori e vocalizzi. Come genere questo brano riassume lo spirito hard rock della band, con chitarre pungenti e grande liricità vocale: sicura-mente ha avuto un forte impatto sul pubblico.

Che dire, anche questa edizione ha riscosso particolare successo, per merito anche dello staff di fonici che in maniera impeccabile ha reso possibile ascoltare tante voci sullo stesso palco. ringraziamo come sempre la Pro-Gavirate per l’ospitalità e lo stand gastronomico messo a disposizione fin dal mattino. Ringraziamo inoltre tutti i volontari Music Secrets, che hanno seguito le band e curato ogni dettaglio sull’organizzazione del palco. Ci-tiamo e ringraziamo ovviamente le due band che si sono prestate per le prove e la realiz-zazione dello spet-tacolo. Ed infine rin-graziamo le Ladies, citandole in ordine casuale: Clarissa, eleonora, Marika, Helena, Sara, ros-sella e Simona.Un ringraziamento speciale va a elisa, che oltre ad esibirsi ha curato l’organiz-zazione di tutta la manifestazione.

Ladies in Rock 2012

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Con grande orgoglio abbiamo partecipato per la prima volta ad “As...saggi musicali” con una piccola delega-zione della sezione di turate della scuola Music Secrets.e’ stato per noi un momento molto importante diviso tra la soddisfazione di aver accompagnato i nostri ragazzi nella loro prima uscita ufficiale in qualità della scuola De-dolor e la dolce malinconia che comunque ti coglie a fine anno, ancor più alla fine del primo anno di scuola!Quest’anno è stato per noi un anno importantissimo e bellissimo dove abbiamo gettato le basi per la cre-scita di una grande scuola sotto la guida della mitica Music Secrets; tanti sono i progetti e le iniziative per il prossimo anno scolastico, ma ora ci vogliamo giusta-mente godere il momento di gloria dei nostri ragazzi! A Gavirate ci siamo presentati con due brani a rappresen-tanza di tutti i nostri allievi. il primo è stato un esperimento direi unico nel corso della giornata in quanto sono saliti sul basso un trio di soli bassisti: Emanuele Battistin e Stefa-no Trulla accompagnati dal loro insegnante Massimiliano Viappiani. Si sono cimentati nell’impresa non facile di rein-terpretare a tre voci un classico del grande Jaco Pasto-rius, “Teen Town”; una scelta molto particolare ma che ha colpito e riscosso l’apprezzamento del pubblico. Un grande riconoscimento per premiare il lungo lavoro svol-

to durante l’anno dal nostro maestro e da tutti i suoi allieviNella seconda nostra esibizione siamo stati più classici ed abbiamo presentato la cover di “Left Outside Alone” di Anastacia eseguita dai soli nostri studenti: Giulia Ghidotti alla voce, Riccardo dolci alla chitarra, davide Ghidotti al basso ed Andrea Famiglietti alla batteria (mancina per la gioia dei grandi tecnici di palco presenti che ringraziamo calorosamente). Superato il momento iniziale di emozio-ne, i ragazzi si sono comportati alla grande, dando vita ad un’ottima esecuzione del brano che presentava an-che la difficoltà di non far sentire la mancanza delle ta-stiere presenti nella versione originale, difficoltà superata a pieni voti da tutti loro!

insomma, non posso essere più soddisfatto di così di tutto il lavoro che è stato fatto durante questo primo anno di scuola: un applauso agli studenti che ci hanno rappre-sentato con onore sul palco ma anche a tutti gli altri stu-denti con cui abbiamo condiviso l’inizio di questo percor-so musicale e un grande applauso a tutti gli insegnanti che hanno permesso il concretizzarsi di questo grande progetto. Soddisfatti di questo primo passo, non vedia-mo l’ora di compierne tanti altri: vi aspettiamo nu-merosi alla ripartenza della scuola a settembre!.

Dedolor, sede di turate

di Dedo LorenziOspiti Graditi

I ragazzi della Dedolor insieme ai maestri Viappiani (basso) e Defacendis (canto) ad “As...saggi musicali”

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the triuggio Chronicles

Music Secrets MarchingDiario del Capitano. Data stellare: 31 Marzo 2012era un caldo, forse troppo caldo, sabato pomeriggio quello che ha accompagnato noi, baldi e prestanti gio-vani della MSM, alla volta della prima esibizione a livello Nazionale, oltre che prima esibizione in assoluto, alla pa-lestra di via Kennedy a triuggio (MB), dove si sarebbe te-nuta la seconda edizione del “Color Guard & Percussion Day”, evento organizzato e patrocinato dall’Associazio-ne iMSB. La sera stessa avremmo presentato uno spetta-colo arrangiato da noi, intitolato “From the Beginning”.Dopo il ritrovo di rito alla sede di Gavirate per caricare gli ingombranti strumenti e imbottirci di caffè della Ma-ghetti (a spese, ovviamente, dell’ufficiale di bordo Impe), siamo partiti fiduciosi in direzione Monza e Brianza, sicu-ri che la serata sa-rebbe andata per il meglio. entusiasmo sicuramente un po’ smorzato dalla prima sosta forzata a Gaz-zada causa problemi con il livello dell’o-lio del furgone del tenente Colonnello iso e dalla scarsa (se non assente) predi-sposizione alla guida dell’uff. impe. Dopo un lungo sospiro di sollievo collettivo e una serie di flashback pre-morte da film altrettanto collettivi, siamo approdati al luogo dell’in-fausto evento, dove ci siamo ricongiunti con il Coman-dante Serj, abbiamo accuratamente scaricato il neces-sario per l’esibizione e testato la terribile acustica della palestra. terminato il tempo concessoci per la prova ge-nerale abbiamo abbandonato gli ingombranti strumen-ti per consumare un fugace pranzo al sacco, mentre il Comandante, dallo sguardo torvo, osservava con occhi di brace i ragazzi appartenenti agli altri gruppi parteci-panti all’esibizione scaricare con fatica i propri strumen-ti, appesantiti forse dagli sguardi torvi di undici individui con maglietta identica, con in mano dei panini e con oc-chi di brace, che si erano uniti al Comandante, che, altri-menti... Guai, a disobbedire al Comandante. terminato il pranzo, e dopo aver consumato un numero industriale di sigarette nel minor tempo possibile, i percussionisti di tutti e sette i gruppi provenienti da tutta italia si sono uniti per le prove pomeridiane adibite alla “messa a punto” delle due cadenze ufficiali della IMSB, scritte appositamente per l’evento dal sottoscritto e dal fidato Tenente Colon-nello iso. Dopo questo particolare momento di condivi-sione, durato approssimativamente tutto il pomeriggio, e durante il quale i ragazzi del gruppo (il Sergente Sam, il Luogotenente ricky e il rinomato dottor Mark Flower) si sollazzavano annoiati sotto i raggi del sole, in stile “anzia-ne nobili ad un pic-nic”, abbiamo di nuovo lasciato i no-stri strumenti per gustare la cena offerta dallo staff della triuggio Marching Band. Non prima, però, di una breve partita a “calcio bacchetta” (simile al calcio, ma con una bacchetta) proposta dai Sergenti Lopez e Mitchell. terminata la cena, mentre gli ingegneri esibizionisti Kiwi e Banana insegnavano trick con le bacchette ai meccani-

ci Japo e Raf, e mentre le due ufficiali di telecomunica-zioni ross e Deny infastidivano il Capitano e il suo equi-paggio con foto, flash e quant’altro, è arrivato finalmente il momento della fatidica preparazione fisica e morale a quella che sarebbe stata la nostra prima vera prova. La notte calava e l’ansia cresceva, alimentata sicuramen-te da un’affluenza di pubblico non indifferente e da una buona dose di pessimismo iniziale, che è stato poi caute-rizzato da un bel discorso di incoraggiamento autofinan-ziato dal tenente Colonnello, che ha sapientemente e chirurgicamente saputo reindirizzare l’equipaggio nella giusta ottica. La tensione era palpabile e noi le faceva-mo la mano morta. Quando è arrivato il momento di fare l’ingresso in palestra, il nostro fiero portamento e la nostra

determinazione, infusi sicuramente dai caf-fè della macchinetta, hanno avuto la meglio su tutto. La performan-ce è stata quasi impec-cabile, salvo gli ovvi errori del mestiere, e an-che se il nostro gruppo era giovine e sconosciu-to ai più, il pubblico ha caldamente accolto lo spettacolo, facendoci parcheggiare quella ti-pica, solita, lacrimuccia

in sosta vietata di quando credi in quello che hai appena fatto. L’uscita, eseguita sempre ed impeccabilmente con portamento fiero da caffè della macchinetta, ha quasi ucciso il sottoscritto Capitano, giusto perchè uno, quan-do è fiero ed ha addosso 15 kg di strumento, non vede i marciapiedi. in conclusione abbiamo eseguito, in un ensemble di percussionisti mastodontica, le due caden-ze iMSB che sono sfociate in una jam session anch’essa mastodontica composta da una sessantina di percussio-nisti. Si vede che anche gli altri ragazzi conoscevano le macchinette del caffè. Dopo i saluti e i festeggiamenti di rito abbiamo alzato i tacchi, stanchi e soddisfatti, per dirigerci verso la seconda cena in autogrill e una buona pennichella da automobile; anche se chi, come me, non ha potuto gustarsela causa solita assente predisposizio-ne alla guida del solito Ufficiale Impe. Domenica 20 maggio ci siamo esibiti, inoltre, al Sacro romano evento “As...Saggi Musicali” tenutosi sul lungo-lago di Gavirate, dove abbiamo dato sfoggio ancora una volta, tra pioggia e fango, dello spettacolo “From the Beginning”, tra l’esibizione di un gruppo e l’altro, in una tensostruttura gremita di spettatori, suonando a tut-to volume in faccia ai poveri malcapitati delle prime file. Al di là del successo delle due serate, abbiamo ricevuto una risposta positiva da parte del pubblico e dai ragazzi del nostro piccolo gruppo, elementi fondamentali che ci aiuteranno a farci sentire, a consolidare il rapporto fami-gliare che si è creato tra noi e a continuare a migliorare in futuro.

Data stellare: sconosciuta.Qui è il Capitano che vi scrive. Lunga vita e.. caffè della macchinetta.

di Paolo Antoniazzi

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Ben ritrovati! Continuiamo con la seconda e ultima par-te dell’articolo iniziato nel numero di marzo, intitolato “L’ABC del mixer”. Nella scorsa puntata abbiamo analiz-zato le sezioni di input e output, mentre ora approfondi-remo l’area di controllo vera e propria del mixer, compo-sta dai canali e dalla master section.

il canale (a sin.) è il modulo che gestisce il se-gnale in ingresso (microfonico di linea) e che consente di modificarlo e smistarlo secondo ne-cessità.il primo potenziometro, denominato gain o trim, è quello del preamplificatore, il circuito che consente di elevare il segnale elettrico microfo-nico e portarlo a livello operativo di linea o di gestire un segnale linee e dargli attenuazione o guadagno. Spesso sotto il pre-amplificatore è presente un pulsante “low cut” (o “high pass”): si tratta di un filtro passivo passa-alto, in grado cioè di effettuare un taglio sul segnale sotto la frequenza indicata (solitamente attorno agli 80-100Hz), molto utile per ridurre vibrazioni, rumori di fondo o altre basse frequenze indesiderate. Da ricordare che, per convenzione, la frequen-za di lavoro del filtro si intende sempre come la frequenza dove già si verifica una attenuazione di 3 dB.

Con il pad è invece possibile dare una atte-nuazione di n dB (in questo caso 20) a tutto il segnale. La sezione aux è di straordinaria utilità: ci consente di “sdoppiare” il segnale ed inviar-ne una copia ad un apparecchio esterno, ad un ascolto (es. spia sul palco) o in certi casi ad un effetto interno al mixer. Le mandate possono essere pre fader o post fader: questo settaggio è di particolare importanza, e determina se la mandata avverrà prima o dopo la regolazione

di volume effettuata con il fader, risultandone quindi di-pendente o meno.

La sezione di eq (equalizzazione) consente di agire sul contenuto in frequenza del segnale, modificandone perciò le caratteristiche sonore.

L’equalizzatore del nostro esempio è a tre bande, e in-corpora due eq shelving e un peaking semi-parametrico (composto dai due potenziometri centrali). Quest’ultimo è un equalizzatore che lavora attorno a una frequenza centrale impostabile (“freq”) e può dare guadagno o attenuazione. Nei peaking fully parametric, presenti neimixer più sofisticati, vi è anche un terzo potenziometro denominato Q, che consente di specificare l’ampiezza della gamma di frequenze adiacenti a quella centrale sulla quale l’eq andrà a lavorare.Gli shelving sono invece equalizzatori che, dopo una iniziale curva progressiva, danno un guadagno o una attenuazione costanti da una certa frequenza (in que-sto caso prefissata) in su o in giù. Troviamo quindi il pan (“pan pot”, panoramic potentiometer), che permette di spostare il segnale nell’immagine stereo. La funzione deltasto mute è piuttosto ovvia, da notare però che a se-

conda del modello in certi casi l’impostazione è a monte anche delle mandate aux, mentre in altri è successiva. Arriviamo infine al fader, il cursore che consente di re-golare il volume del segnale in uscita: il fader lavora su una scala logaritmica che vede indicato con “U” (unity) lo zero analogico. Da notare che attorno allo unity gain la risoluzione è maggiore, mentre scendendo di livello la risoluzione diventa minore e di conseguenza la regolazione più imprecisa. Di fianco al fader, oltre ai led che indicano la presenza di segnale e l’eventua-le clipping (sovraccarico dovuto a un livello troppo alto), troviamo una serie di piccoli tasti. il tasto solo consente di ascoltare il canale se-lezionato mettendo in muto tutti gli altri: spesso questo comando influi-sce solo sull’ascolto “control room” e “headphones” e non sul “main mix”. Gli altri tasti comandano l’as-segnazione ai bus e/o all’output principale. i bus sono essenzialmen-te dei percorsi aggiuntivi in grado di accogliere più di un segnale (tra-mite assegnazione con il pulsante descritto poc’anzi) e di confluire poi nel main mix oppure in una uscita fisica (“sub out”/”group out”). Uno dei principali vantaggi dell’utilizzo dei bus è quello di poter gestire il volume in uscita di più canali con un solo fader. L’assegnazione del canale al mix, main out o L/r (nomenclatura varia ma funzione identica) invece assegna l’uscita del canale direttamen-te al master fader.

Passiamo ora alla master section (a dx). Oltre al 2 track return, che consente di gestire volume e output dell’in-gresso esterno relativo, troviamo in questa area i master delle aux. Con questi controlli è possibile regolare il vo-lume master di ogni aux sia in mandata (aux send ma-ster) che in ritorno (aux return master), nonché di met-terle in solo per l’ascolto monitor. Se presenti (come nel nostro caso), in questa area si trovano anche i controlli per la regolazione degli effetti (fx) interni. Nella sezione “groups” troviamo i fader individuali per ogni bus, e i pul-santi per assegnare ciascuno di essi a uno o a entrambi i canali del main mix. in alcuni mixer, come in quello in esempio, è presente anche un essenziale compressore per comprimere tutte le tracce assegnate al gruppo o anche per effettuare una compressione parallela. Oltre a uno o più meter per visualizzare il livello del segnale, troviamo infine i master per il volume del solo, dell’ascol-to monitor, delle cuffie e del talkback. Per ultimo, il ma-ster fader, che controlla il volume dell’uscita principale (main out) del mixer.

in conclusione di questo piccolo “vademecum” in due puntate vorrei cogliere l’occasione per augurare a tutti buone vacanze (anche se un po’ in anticipo), invitan-dovi a scrivermi per ogni dubbio o curiosità e dandovi appuntamento al MiFaMusica di Settembre!

di Fabio Marazzi

sezione didattica

L’angolo del fonico: L’ABC del mixer

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sezione didattica

di Massimo “Murray Saresini Geometria musicaleLe triadi sono la forma più semplice di accordo e sono princi-palmente divise in quattro tipologie:

• Maggiore: formata da tonica, terza Maggiore e Quin-ta giusta

• Minore: formata da tonica, terza minore e Quinta giu-sta

• Diminuita: formata da tonica, terza minore e Quinta giusta

• eccedente: formata da tonica, terza Maggiore e Quinta eccedente

in genere quando in un assolo abbiamo alla ritmica una tria-de è normale suonarci sopra una arpeggio sulla stessa triade come nell’esempio:

in realtà possiamo suonarci anche altre triadi che abbiamo la possibilità di prendere, per esempio, dall’armonizzazione del-la scala a cui appartiene l’accordo. i risultati saranno sicura-mente interessanti. Poniamo che il nostro accordo sia C mag. i°grado della tonalità di C mag appunto la cui armonizzazione sarà: Cmag – Dmin – Emin – Fmag – Gmag – Am – Bdim Se sul nostro Cmag suoniamo un em, la conseguenza sarà le note appartenenti a quest’ultimo accordo non saranno altro che la terza mag (e) la quinta giusta (G) e la settima mag(B) con il risultato che sembrerà di suonare un’ idea di Cmaj7.La tabella riassume l’applicazione delle varie triadi sopra citate

Proprio partendo da questa idea prendere spunto per sposta-re le diverse tipologie di triadi sulla tastiera in modo geometri-co e cromatico. Supponiamo perciò di avere come base una triade minore e vediamo cosa succede a suonarci sopra con le varie triadi.

Scartando le sonorità più difficili da gestire le possibilità di suo-nare su una triade minore si possono riassumere come segue:• triade minore sulla tonica sopra di una 4° e di una 5°• triade maggioresopra di una 3°min di una 4°(sonorità dorica) di una 5°(sonorità minore armonica) di una 6° minore (sonorità eolica/frigia ov-vero l’accordo alla ritmica sarà il iii° o vi° della tonalità) di una 7°min (di quest’ultimo non ci sono chord tones) • triade diminuitasopra di una 5°(sonorità frigia minore) e di una 6° mag (sonorità dorica)• triade aumentatasopra di una 3°min di una 5° di una 7°mag (sonorità minore armonica). Da notare che Caug5, eaug5, G#aug5 hanno le stesse note perché la triade aumentata è simmetrica.

interessante vedere che anche sulle triadi maggiori diminuite ed eccedenti è possibile avere soluzioni alternative. Buona geometria!

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di Andrea Marcoricci

Recording artist: che cos’è il compenso da copia privata per uso personale?

Affrontiamo un argomento poco conosciuto per la mag-gior parte dei musicisti: molti artisti infatti non sanno che se si esibiscono in studio di registrazione o dal vivo e la loro esecuzione viene incisa su fonogramma, hanno di-ritto a un ulteriore e separato compenso se l’incisione realizzata, contenente la loro esecuzione, viene messa in commercio (oggi purtroppo solo su supporto fisico): tale compenso è chiamato il compenso “da copia privata per uso personale”. Cerchiamo di capire in modo molto semplice e sintetico di che si tratta. La legge attribuisce ai creativi (autori, compositori e ar-tisti interpreti ed esecutori) e agli imprenditori che si fan-no carico di investire nella diffusione della cultura musi-cale (editori musicali e produttori fonografici) dei diritti patrimoniali “esclusivi”, una sorta di diritto di proprietà, affinché essi possano essere incentivati a creare cultura e vedere così giustamente premiato con uno stipendio (il provento da diritto d’autore) il proprio sforzo creativo o economico. “Esclusivi” significa che il titolare di questi diritti è l’u-nico soggetto autorizzato ad utilizzare quanto di sua proprietà (l’opera nel caso degli autori e degli editori, la registrazione fonografica nel caso del produttore, la propria esecuzione nel caso del musicista esecutore), e può “escludere” quindi chiunque dall’utilizzarla senza il proprio consenso. in generale, quindi, senza espressa autorizzazione di un musicista, nessuno può registrare la sua esecuzione o esi-bizione live o in studio, né farne delle copie, stamparle, né metterle in commercio o pubblicarle online, né in al-cun modo utilizzarla. Grazie a tale esclusiva il musicista (l’artista interprete ed esecutore) che si presta a eseguire un brano (opera mu-sicale) in sala di incisione o dal vivo al fine di realizzare una registrazione fonografica (di un singolo brano o di un disco), può concordare direttamente con il produtto-re fonografico il compenso dovutogli per la concessione di questa “autorizzazione”: normalmente un compenso fisso nel caso dei c.d. “turnisti” o “artisti comprimari”; un compenso in percentuale sui ricavi derivanti dallo sfrut-tamento della registrazione, per gli artisti che firmano il contratto discografico (c.d. “primari”). Seguendo il sistema delle esclusive, nessun soggetto sarebbe autorizzato a fare una copia (diritto di ripro-duzione) di un compact disc di musica legittimamente

acquistato senza ottenere il preventivo consenso del produttore fonografico della registrazione perché viole-rebbe il suo “diritto esclusivo di riproduzione”.Quando si acquista un compact disc di musica, infatti, non si acquisiscono i diritti esclusivi dei titolari dei diritti sull’opera musicale o sul fonogramma, in esso contenuti (c.d. corpus mystichum), ma solo il diritto di fare quel che più piace del corpus mechanicum (il CD, appunto e la sua confezione) o di ascoltare, privatamente, il conte-nuto di tale supporto (comunicazione non al pubblico). Come possiamo immaginare, tuttavia, le riproduzio-ni (ovvero le copie) di registrazioni musicali effettuate in ambito privato e per uso esclusivamente personale, sfuggono, per ragioni meramente pratiche, al controllo e alla preventiva autorizzazione dei titolari dei diritti. im-porre un meccanismo di autorizzazione, in questi casi, sarebbe troppo complicato. Per tale ragione la legge sul diritto d’autore (L. 633/1941) ha previsto, all’art. 71-septies, una eccezione al diritto esclusivo di riproduzione. Di fatto, quindi, il consumatore che abbia legittimamente acquistato un CD, non deve fare preventiva richiesta agli aventi diritto per realizzare delle copie (riproduzioni), ma può fare tutte le copie che vuole del supporto a condizione che faccia di esse un uso esclusivamente personale. A corrispettivo di queste riproduzioni casalinghe, agli autori, agli editori musicali, ai produttori di fonogrammi e gli artisti interpreti ed ese-cutori, viene però riconosciuto un compenso per la ripro-duzione privata di fonogrammi e di videogrammi. tale compenso, lo ripetiamo, è previsto allo scopo di re-tribuire i titolari dei diritti per quelle riproduzioni effet-tuate in ambito privato: e cioè per quelle effettuate da una persona fisica su qualsiasi supporto, per uso esclu-sivamente personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. La funzione di questa regola non è quella di risarcire il mancato guadagno altrimenti possibile con la commer-cializzazione dell’opera (non è infatti lecito duplicare un CD avuto in prestito da un amico), ma di retribuire gli artisti interpreti ed esecutori per le riproduzioni delle fissazioni delle proprie prestazioni artistiche effettuate in ambito privato, riproduzioni che, appunto, sfuggono, per ragioni meramente pratiche, alla autorizzazione pre-vista per legge (art. 80 l.d.a.).il compenso in esame non è quindi, come spesso si sente dire impropriamente, una “tassa”, imposta dalla S.i.A.e. o dallo Stato, ma la raccolta di un diritto d’autore (cioè di uno stipendio del creativo o dell’imprenditore che in-

rubrica

Note Legali: recording Artist

GUITARS & BOWSdi Erich Perrotta

via Amatore Sciesa, 3 - 37122 Verona - Italytel./ph & fax (+) 39 (0) 45 592708

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veste sull’opera o sul fonogramma) per uno sfruttamento della medesima. trattasi quindi di compensi che vanno agli aventi diritto e non allo Stato italiano (tassa).il meccanismo migliore per retribuire i titolari dei diritti è risultato essere (non senza critiche, invero) di fare pa-gare al consumatore finale (l’utilizzatore) tale compenso in forma forfetaria, quantificandolo come una parte del costo del cd vergine o della memoria di massa (ipod o lettore mp3) acquistato. tale compenso è previsto in italia dal 1992 (dalla legge 93) e in quasi tutti i paesi europei, Gran Bretagna esclu-sa, ove la copia privata è tassativamente vietata. Solo da tale data pertanto viene recuperato il compenso da copia privata per uso personale. Il che significa che un prodotto pubblicato precedentemente a tale anno (es: 1980), potrebbe comunque avere delle ristampe o delle utilizzazioni in compilation anche dopo il 1992 e quindi avere maturato dei compensi.Ogni anno, quindi, vengono incassati svariati milioni di euro che vanno destinati ad autori, editori, artisti e pro-duttori fonografici, a retribuzione di tutte le riproduzio-ni (legali) della loro musica che avvengono in ambito domestico e a condizione che di tali copie (illimitate) si faccia un uso esclusivamente personale.

L’i.M.A.i.e. – istituto Mutualistico Artisti interpreti ed ese-cutori, oggi in Liquidazione, è il soggetto cui spetta per legge il compito di provvedere a incassare e ripartire i compensi da copia privata per uso personale destinati agli artisti (primari e comprimari) che hanno suonato in brani pubblicati su supporto fisico (cd, mc, vinili, ecc…), per tutte le utilizzazioni che hanno avuto luogo sino al 14 luglio 2009. Da tale data tale attività di raccolta e corresponsione (c.d.collecting) viene proseguita dal Nuovo i.M.A.i.e. (per ulteriori informazioni sulla chiusura di i.M.A.i.e., invitiamo a leggere quanto pubblicato sul nostro sito). Per semplificare, il compenso di copia privata per uso personale dovuto a ciascun artista è proporzionale al successo commerciale (utilizzazioni) di ciascun brano in cui ha egli suonato o cantato: più il brano è stato stam-pato (per i contratti opera per opera, ove si paga il diritto d’autore sui supporti stampati) o venduto (per i contrat-ti generali industria, dove si paga il diritto d’autore solo sul venduto) nell’anno di competenza (ovvero, maggio-ri sono i supporti messi in commercio e bollinati S.i.A.e. vendita) e maggiore sarà il compenso riconosciuto a tale brano, in quanto probabilmente più riprodotto in

ambito privato (per ulteriori informazioni sulle ripartizioni dei diritti di copia privata in i.M.A.i.e. in Liquidazione e nel Nuovo i.M.A.i.e., invitiamo a leggere gli altri articoli che verranno pubblicati sul nostro sito).

in sintesi, quindi, il compenso da copia privata per uso personale: 1. è indipendente da quanto si è percepito per il turno in stu-dio o dal contratto discografico, o dall’esibizione dal vivo, perché derivante da un’altra utilizzazione della propria esecuzione; 2. è stato raccolto da I.M.A.I.E. in Liquidazione (e verrà rac-colto dal Nuovo i.M.A.i.e.) anche senza il consenso del musicista.La S.i.A.e., che è il soggetto cui la legge delega la rac-colta di tale compenso, in quanto struttura più adegua-ta a tale scopo, ripartisce direttamente agli autori e agli editori musicali ad essa associati, il 50% dei compensi da copia privata raccolti.I produttori fonografici, invece, incassano la restante metà di tali compensi dalla S.i.A.e. a mezzo delle proprie rappresentanze (SCF, AFi, Audiocoop) o direttamente (produttori “terzi”) e versano poi la metà di quanto ri-cevuto all’i.M.A.i.e. in Liquidazione o al Nuovo i.M.A.i.e., che si occupa di ripartirlo agli artisti.Di fatto quindi la torta viene ripartita tra le varie catego-rie di aventi diritto.Si ricorda che il compenso da copia privata si configura come un diritto collettivo e pertanto non cedibile con-trattualmente dall’artista al produttore fonografico.il compenso dovuto all’artista non è quindi un ulteriore compenso richiesto al produttore fonografico, ma viene tratto dalla vendita dei supporti vergini e delle memorie di massa che possono contenere fonogrammi.Con l’abolizione dei sistemi anticopia (DrM), oggi anche molti file musicali venduti legalmente rendono possibi-le l’effettuazione di copie private per uso personale. in prospettiva, quindi, non v’è dubbio che nella ripartizione dei proventi raccolti per tale utilizzo, si dovrà tenere con-to anche di tali utilizzazioni, che sono crescenti e paiono essere il futuro del mercato discografico.

NOTE LEGALI - Associazione italiana per lo studioe l’insegnamento del diritto della musica

via degli Orti, 44 - 40137 Bolognatel 051 58 75 506 / Fax 051 74 56 898

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sezione didattica

MusicalMente:Storia antica e mito di Sara Bececchi

il mondo antico ha inizio con la fondazione delle prime civiltà sumeriche verso l’8000 a.C. e si concluse con la caduta dell’impero romano nel v secolo d.C.. in questo ampio arco temporale sorgono le grandi civiltà babilo-nese, sumera, persiana, indiana, cinese, egizia, ebraica, greca, e si assiste alla nascita del mondo cristiano. L’impie-go della musica a fini curativi risale a più di 3000 anni fa.Allora la deviazione dal normale stato di salute era un mistero attribuito a spiriti maligni che dovevano essere scacciati dal corpo e dalla mente di chi soffriva.La musica viene dunque concepita e vissuta come una rappresentazione dell’ordine dell’universo, regolato da leggi che ne assicurano l’equilibrio e l’armonia. Ma facciamo una breve panoramica su queste antiche realtà.Secondo Platone, gli Egizi attribuivano la creazione delle melodie alla dea Iside e a queste affidavano il governo delle emozioni umane e la purificazione dell’anima. Gli antichi medici utilizzavano infatti canti magici nel tratta-mento della sterilità, dei dolori reumatici e delle punture di insetti. Gli antichi ebrei attribuivano alla musica poteri stimolanti e sedativi capaci di intensificare le emozioni negative fino a un culmine oltre il quale la mente se ne liberava. Nel mondo ebraico la musica inizia a venire im-piegata come terapia anziché come veicolo propiziato-re della divinità. L’Antico testamento ci racconta infatti di Davide che con la sua arpa risolleva re Saul dalla de-pressione.Per gli antichi Cinesi la musica era l’immagine dell’ordine universale. L’unione tra lo Yang (il cielo, l’elemento ma-schile, la luce, il calore, i numeri dispari) e lo Yin (la terra, l’elemento femminile, l’oscurità, il freddo, i numeri pari) e la natura ciclica dell’universo sono la base della teoria musicale cinese.In analogia con la teoria del “suono primordiale”, la fi-losofia indù considera la vibrazione il principio di tutta la creazione e la musica come lo specchio della musica cosmica.La mitologia greca abbonda di figure strettamente in-trecciate al potere terapeutico o “liberatorio” della musi-ca e di narrazioni della sua forza guaritrice.Una delle divinità greche più importanti era Apollo, dio del sole, della medicina e della musica, che in lui si inte-grano in un’unità.Un formidabile balzo in avanti nella costruzione di un siste-ma di pensiero che comprendeva la fusione di astrono-mia, matematica, medicina, alimentazione e musica te-rapeutica venne fatto da Pitagora di Samo (560-480 a.C.).Nella filosofia pitagorica le leggi della musica influiscono sull’interiorità dell’uomo attraverso l’armonia, e l’armo-nia dell’universo corrisponde all’armonia dell’anima. Ne consegue che la melodia e il ritmo recano il contributo migliore per ristabilire l’ordine dell’anima e la concordia. Una volta ristabilito l’ordine dell’anima, si sarebbe ritrova-ta anche la salute del corpo.Ma il contributo di questo “pioniere” della musicoterapia andò oltre: dopo aver stabilito i rapporti tra gli interval-li musicali, elaborò su base matematica anche la scala che ha poi regolato il sistema musicale del mondo occi-dentale. Oggi Pitagora è considerato il fondatore della teoria musicale e dell’acustica e il suo pensiero prevarrà per otto secoli.

Quando l’impero di Roma si estese all’europa e all’Asia occidentale, la cultura romana assimilò la musica e le pratiche risanatrici dei greci. La musica, anche se non fu il principale mezzo di guarigione, svolgeva una funzione psicoterapica, sia di cura che di prevenzione, in armonia con il concetto di organismo umano come una totalità.La fine dell’impero romano lascia il posto a nuove filo-sofie: si verifica una separazione tra scienza e religione che, con l’aumentare della diffidenza reciproca, si farà sempre più netta.Con l’imporsi della medicina fondata sullo studio dell’a-natomia e il ricorso alla somministrazione di farmaci, scompare quasi del tutto l’attenzione per l’”anima” del paziente. Di conseguenza anche la pratica musicale muta, prima nello stile, poi nella concezione e nell’uso. Si allontana dalla scienza e dalla filosofia, poi dall’ambito spirituale, per venire quindi assimilata dalla liturgia eccle-siastica, che le impone controllo, docilità e purificazione.Quando, dopo il periodo rinascimentale –in cui era di-ventata prodotto di una professione come le altre-, la musica torna a diventare arte (siamo in pieno romantici-smo) e ritorna, soprattutto nei grandi compositori (Bach, Mozart, Beethoven, ecc.), il senso pieno della funzione della musica, della sua trascendenza, del suo collega-mento con un piano religioso o spirituale.L’interesse per la musica terapeutica riprende quota ol-tre la metà del secondo millennio, dopo il rinascimen-to, grazie agli studi di due medici, Louis roger e Pietro Lichtental.Louis Roger, medico di Montpellier appassionato di mu-sica, pubblica nel 1748 (in latino, la versione francese uscirà nel 1803) un “trattato degli effetti della musica sul corpo umano”.Nella prima parte roger si sofferma sulla natura dei corpi sonanti, della trasmissione delle onde sonore nell’aria e dell’orecchio, mentre la seconda, affronta due interro-gativi: se la musica produca degli effetti sugli esseri uma-ni e come ciò accada.A pochi anni dalla pubblicazione dell’opera di roger, nel 1811 un altro medico, l’italo-ungherese Pietro Lichten-tal, pubblicava il “Trattato dell’influenza della musica sul corpo umano e del suo uso in certe malattie con alcuni cenni come si abbia a intendere una buona musica”. il medico propone una succinta analisi storica e ragionata dell’effetto della musica sull’uomo sano e passa in rasse-gna le varie specie di musica e le varie caratteristiche della musica vocale e quindi di quella strumentale, pro-ponendo inoltre una descrizione dei sentimenti imma-nenti ai vari accordi.

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Ho sempre molto amato i libri. Ogni tipo di libro oserei dire, più o meno a partire dal quarto anno di liceo. Ho comprato i libri meno credibili sulle bancarelle dell’usato, solo perché mi guardavano con occhi languidi e la-scivi. Sono debole alle tentazioni. “to-ponomastica dell’età rinascimentale”, “Storia del punto e virgola tra il 1860 e il 1861”. e in alcuni casi li ho anche letti. Non vi dico la tempesta ormonale che mi ha investito alla scoperta dell’esi-stenza dei libri di liuteria. ricordo be-nissimo il primo libro di liuteria che ac-quistai, un libro italiano, e in quanto tale mediterraneo e fascinoso, con una bella chitarra seminuda in copertina... se ne intravedevano le fasce! e per quei tempi era una posa piuttosto azzardata e provocante. Non si era ancora passato il segno della nudità esposta ai quattro venti dei nostri giorni, la seduzione era ancora un gioco di vedo-non-vedo, intuitemi un po’! Da allora i miei freni inibitori son venuti meno, non mi son più trattenuto. Ogni libro che contenesse nel titolo, nella copertina o all’interno qualche riferimento ad una chitar-ra doveva essere mio. Ho fatto cose imbarazzanti e non riferibili per avere un libro di liuteria. Sono riuscito ad ave-re libri rari e ricercatissimi, la cui esistenza molti riferivano come di un mito popolare. Poi però la tragedia…. Ho scoperto che i libri sanno essere infingardi e traditori… non me l’aspettavo, davvero. Tu gli dedichi gli anni migliori della tua vita e poi….tempo fa (due anni per la precisione) con Paolo Anessi, chiacchierando, pensiamo potrebbe essere bello scri-vere qualcosa (allora lo definivamo un “manualetto”, e forse da qui sono nati i guai, l’avevamo sottovalutato) sui suoni delle chitarre “da jazz”. Se ne parla un po’. Servi-rebbe proprio una “guida” che dia delle indicazioni, dei consigli, a chi suona Jazz. Ci sono molti accorgimenti che ti aiutano a trovare un suono, una soluzione, delle idee, degli spunti. vai, si parte. Non sapendo che il “manualetto” aveva già cominciato a tramare alle nostre spalle. Credo avesse un preciso piano fin dai primi giorni. E ingenuamente comin-ciamo a buttar giù una bozza, un indice, appunti sparsi.A quel punto il “manualetto” butta lì un idea: e se insieme a queste quattro indicazioni ci metteste anche un po’ di chitarre, tipo delle schede con due foto, giusto per non parlare solo di teoria, ma per far vedere anche qualche chitarra “classica” del Jazz. ideona! vai, due, tre, cinque chitarre al massimo, volendosi allargare. Da lì il “manualetto” fa: “sì, fai vedere delle chitarre…. non serve a molto, sarebbero da far sentire, che se ne fa uno di un po’ di foto, per quanto belle”. La sua tecnica, ab-biamo capito solo troppo tardi, da qui in avanti è sempre stata la stessa. Non ci proponeva direttamente un’idea, ma ce la buttava lì. Gettava l’esca e aspettava che fos-simo io e Paolo (ingenui!) a formulare esplicitamente la soluzione, come se l’idea nascesse da noi. “Mettiamo un CD! – diciamo noi - Così chiunque legge si farà un idea precisa di come una chitarra suona davvero!”. “Bravi - fa lui, il “manualetto” subdolo - bella idea”.iniziamo a scrivere, e mano a mano che scriviamo il “ma-

nualetto” si allarga, e chiede nuovo materiale…. ha fame!Se avete visto il film-musical del 1986 di Frank Oz “La piccola bottega degli orrori” potete farvi un’idea precisa di come sono andate le cose! il “manua-letto” ha cominciato a crescere, e con lui crescevano le sue pretese: ha voluto un capitolo storico. “Giusto due pagine – diceva - su come è nata ed è sta-ta “inventata” e si è evoluta la chitarra Archtop”. Poi ha voluto un altro capito-lo, di liuteria, che spiegasse un po’ di concetti base, le essenze usate…. nien-

te di specialistico, le solite due paginette (che immanca-bilmente diventavano almeno una ventina).Poi sono aumentate le chitarre… “Lascerete mica solo quelle quattro o cinque chitarre vero? e’ un po’ pove-rello…. Potreste aggiungere quella Gibson Super 400 del 1937 che ha erich in laboratorio, in fondo si tratta di inseri-re solo un altro paio di paginette!”.A questo punto la mole di lavoro è aumentata. Le no-stre forze (mie e di Paolo) hanno iniziato a venir meno, e il “manualetto” (che oramai, cresciuto, era diventato un libro adulto di più di cento pagine, e con la sua forza ci sovrastava nettamente) ha voluto carne fresca…. ini-zialmente abbiamo resistito, prendendo tempo, ma infi-ne siamo dovuti soccombere (mi son sempre chiesto se il participio passato del verbo soccombere è “soccom-buto”…. mah!). Abbiamo dovuto sacrificare un caro e fe-dele amico, compagno di mille avventure, Paolo Nicora. Non potevamo fare altro, non avevamo scelta, avevamo le spalle al muro e nessuna forza per opporci. Lui, il libro, l’ha subito circuito, facendogli correggere le bozze (sia italiane che inglesi, perché lo sfacciato ha pre-teso di internazionalizzarsi! Una specie di erasmus, diceva, ed è diventato bilingue!), seguire l’impaginazione, elabo-rare tutte le tracce del DvD (perché un CD non era più sufficiente! Ci ha messo con le spalle al muro: o un DVD o 4-5 CD!), correggere le foto delle numerose prove di stampa di cui si nutriva quasi quotidianamente….Dopo essersi nutrito delle ultime energie residue anche di Paolo Nicora, forte della sua mole (fortunatamente non ancora enciclopedica) ci ha chiesto energie nuove…. “voglio un paio di personaggi conosciuti, è ora di mostra-re al mondo la mia forza, voglio un liutaio famoso e un chitarrista!”. in quel caso non abbiamo collaborato, dav-vero, abbiamo deciso di tenere duro, ma lui è riuscito a procurarsi da solo il liutaio newyorkese John Monteleone e il chitarrista di fama mondiale Sandro Gibellini. Oramai era indipendente, viveva di vita propria…. e con i potenti mezzi messi a disposizione dal Web il suo raggio d’azione era mondiale, ed è riuscito ad ottenere da loro due pre-fazioni…. Conclusione: ora il libro (a cui abbiamo dovuto dare un nome!), “La chitarra Jazz – Suoni e Colori”, consta di 174 pagine, 250 fotografie (a colori!!!), due lingue, un DVD con 120 tracce, le trascrizioni delle tracce (!!!), le prefa-zioni di Gibellini e Monteleone, le schede di 15 chitarre e 4 amplificatori e 12 schede monografiche di chitarristi e chitarre storiche. ed è libero di girare tra noi!

di erich Perrotta Trucioli di Laboratorio...ovvero di quel che avanza.

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Ciao a tutti! Con questa rubrica vorrei farvi conoscere al-cuni gruppi musicali amici dell’Associazione, che magari avrete visto in concerto, ma dei quali (forse) sapete poco o nulla. E grazie alla nuova pagina di Facebook, vi terrò aggiornata sulle novità e sui loro concerti, postando vi-deo musicali e interviste. Assisterò alle performance degli artisti con orecchio disincantato, attenta all’emozione più che alla tecnica. Invito formalmente tutte le band senza distinzione di sesso, età e orientamento musicale a segnalarmi i loro concerti. Scrivete a [email protected]: sto già selezionando band candidate da recensi-re per il numero di settembre di Mi Fa Musica! Enjoy!

HIERBAMALA Iz BACK!in questa fredda piovosa e ventosa primavera 2012 una solare novità si staglia nel panorama musicale della no-stra provincia: Hierbamala iz back! La Hierba è tornata!Per chi fosse a digiuno di reggaesound varesotto basti sa-pere che la Hierbamala (guai a chiamarli “gli” Hierbama-la, che s’inc****no) allieta i nostri cuori con tante positive vibes da più di 15 anni. Con il suo sound in levare di carat-tere balcano-latino ha spopolato feste e locali a cavallo del secolo, affiancando sul palco band del calibro dei mitici Bassistinti, degli inossidabili Hard Diskaunt, degli ine-spugnabili vallanzaska. Due gli album all’attivo: Ora d’A-ria (2000) raccoglie tutti i pezzi della primissima formazio-ne del gruppo e il secondo, Magia (2007) interpreta una Hierbamala in continuo movimento tra sognante poetica e ritmo danzerino. Poi il nulla. Chissà perché (ho chiesto, hanno nicchiato...) la Hierba si ferma, si perde, si sfilaccia... con moooolta diplomazia direi che “si prende una pausa” e lascia de-cine di fan con un vuoto incolmabile nell’anima. robe da veglia funebre. Finchè una notte di mezza estate al tambo appare una visione, forse in seguito ad una delle sue frequenti sessioni serali di meditazione: la Hierbamala che torna a suonare in glorioso rispolvero! il sogno pre-monitore deve avverarsi! in pochi mesi la Hierba attrae a sé le energie necessarie per rimettersi in piedi, così lo zoccolo duro Pindi-Alba-tambo si completa di Alex alle tastiere, teo alla chitarra e Fabio al basso, quest’ultimo meritevolissimo (anche) di provvedere alla nuova loca-tion per le prove: non ci sono scuse che tengano, la band tornerà a suonare!Con un’emozionante rentrèe tra i Suoni resistenti al twiggy di varese in preludio di primavera e una seconda data al redZone di Luino ai primi di mag-gio, la Hierbamala torna a calcare il palco proponendo il suo inconfondibile sound: un solido reggae mischiato con sonorità balcaniche di ska e patchanka, in canzoni di rara poesia che esprimono un’energia palpabile nei ritmi e nelle parole. Canzoni di lotta ma anche delicate ballate d’amore aprono l’immaginazione del pubblico sognante e danzante in due ore di scaletta serrata che alterna brani freschi di studio, già entrati nel novero delle mie canzoni preferite della Hierbamala ed “evergreen” come vendi Fumo, La ronda, Cilò Cilò, arricchiti dalle po-tenzialità della nuova formazione.io stessa, fan della prima ora, che fatico a digerire un’im-percettibile strisciante deriva funky su pezzi originaria-mente votati alle sacre radici roots, sono entusiasta del-le nuove suggestioni generate dal grasso basso che sa calibrare suono e silenzi, dalle magistrali performance

di tastiera, dalla chitarra solista che, diciamo la verità, ci mancava proprio!!La band sembra proprio aver ritrovato lo smagliante stato di grazia degli anni gloriosi ed è sorprendente l’affiata-mento che si è creato tra i musicisti in così poco tempo: stupefacente l’interpretazione improvvisata di pezzi an-tichissimi. in concerto la vibra sale e conduce a luoghi nascosti e sopiti dell’anima, la risveglia, la scuote e l’apre alla danza. Giuro che ci ho provato con tutte le mie forze, ho tentato l’ascolto imparziale e distaccato, ma è clini-camente impossibile restare impassibili al crescendo del ritmo della Hierba!

Ciò che non sorprende, per chi come me conosce la sto-ria in continuo divenire della Hierbamala, è la sua straor-dinaria capacità di rimettersi in circolo con un movimento che sembra non essersi mai davvero interrotto, di operare il risveglio da un letargo nel quale le energie sono rimaste addormentate per riproporsi poi in tutta la loro forza ad esprimere il bisogno di raccontarsi, percorrere nuovi sen-tieri sonori, comunicare con la musica da cuore a cuore, testimoniare con i fatti che “hierba mala no muere nun-ca”, l’erba cattiva non muore mai.

Hierbamala è su facebook!

Members:Carlo ‘Pindi’ Sandrin – voce e chitarra ritmicateo Panarese – chitarra solista e coriAlessandro turconi - tastiere e coriFabio Formenti – bassoAlessandro ‘tambo’ tamborini – percussioniFabrizio ‘Alba’ Albanese – batteriaMarco ‘Kiri’ Chierichetti - fonico

La sBandata

di Ada tattiniHierbamala iz back!

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recensioni

Police - Reggatta De Blanc

Salve a tutti!Con questa rubrichetta vedremo esposti giudizi/pareri su piccoli e grandi album che hanno solcato i miei lettori cd di casa, macchina, pc … A volte capiterà di prendere in esame un classico, così come album meno noti ma de-gni d’attenzione. Questa volta mi occuperò di un colosso dei Police targato ‘reggatta de Blanc’.

il “reggae dei bianchi” sbanca in inghilterra nel 1979, dopo un travagliato e inizialmente poco considerato Outlandos d’Amour (poi ampiamente rivalutato). Que-sto secondo loro lavoro racchiude in gran parte il sound semplice ma peculiare di una band che, in soli 7/8 anni di carriera effettiva, è diventata praticamente un pilastro del rock inglese. Da molti considerata la punta di dia-mante dell’intera discografia, trovo che ci siano lati posi-tivi e negativi che andremo ora ad analizzare.

La BandGordon Sumner (alias Sting) – voce e BassoAndy Summers – Chi-tarra e CoriStewart Copeland – Batteria e Cori

Si parte con la blaso-natissima e osanna-

ta Message in a Bottle. Un singolo di sicuro impatto ed efficacia, che subito introduce al drumming energico e originale di Stewart Copeland, agli accordi puliti e so-spesi di Andy Summers e al tocco sognante della voce di Sting. Un esordio che lascia ben sperare nella qualità delle tracce che seguiranno.Reggatta de Blanc è una breve sezione semi strumentale che si presenta con una sfilza di forsennati colpi di rim shot (il bordo del rullante colpito con la bacchetta). Poco dopo Sting propone dei cori quasi tribali, lasciando spa-zio al rock di chiusura che sfumerà verso la terza traccia. L’alternanza di queste atmosfere creano una magia par-ticolare, un’alchimia fraterna tra questi 3 strumenti che, molto di rado, ricorreranno a strumenti complementari (come tastiere o synth) per irrobustire gli arrangiamenti delle canzoni. It’s alright for you penso sia tra i pezzi più riusciti dell’al-bum. Un rock pulito ma incisivo, dalla struttura abbastan-za semplice e convincente che lascia spazio anche a qualche solo di Andy Summers nella sezione centrale.Bring on the Night propone un intro soffuso ‘pop orien-ted’, per poi aprirsi in un ritornello spiccatamente reg-gae/ska con chitarre pulite in contrattempo (ovvero con quell’andamento saltellante tipico delle chitarre reggae, che potete ascoltare in gran parte dei brani di Bob Mar-ley ad esempio) . in queste due sezioni si percepisce l’al-ternanza tra la strofa malinconica e il ritornello scherzoso e giocherellone.in deathwish abbiamo un intro a colpi di rim shot, come nel caso di reggatta de Blanc. Subito dopo, un bridge forsennato ci fa correre fino alla sezione successiva. Non si percepisce un ritornello preciso, convergendo l’atten-zione principalmente sulla sezione strumentale.

A seguire abbiamo l’insuperabile Walking on The Moon, forse il brano più bello, completo ed emozionante che abbiano mai composto. Una cosa che ho sempre am-mirato in questo brano è il comportamento di Copeland. Un batterista nella ‘norma’, in un brano lento come que-sto, avrebbe ricorso a mezzi semplici, senza tentare di en-fatizzare troppo il ritmo. Stewart invece, con i suoi giochi di hi-hat seguiti da sporadici colpi di cassa dove non ti aspetteresti, tenta in tutti i modi di non dare un’imposta-zione troppo ‘quadrata’ al pezzo, rendendolo sempre brillante e variegato. Summers sfodera pochi ma azzec-catissimi accordi eterei che stroncano qualsiasi tentativo di migliorismo con delle tastiere o altre soluzioni d’arran-giamento. e’ perfetto così, con pochi strumenti messi ad arte.All’altezza del 7° brano trovo forse il primo neo di questo bellissimo lavoro. On Any Other day parla di un povero padre di famiglia perseguitato dalla sfortuna, dove la figlia femmina scappa di casa, il figlio maschio diventa gay, il cane gli morde la gamba ecc … Quindi seppure l’atmosfera da ‘comiche’ sia intenzionale, il pezzo non mi ha convinto. in alcuni punti (soprattutto il ritornello) suona proprio banalotto e il cantato, un filo sgraziato e stonato, non aiuta l’orecchio ad accomodare l’ascolto.in The Bed’s Too Big Without You troviamo forse il primo vero pezzo dalla sonorità unicamente reggae. Un pezzo che convince per i primi 2 minuti ma poi, secondo me, si dilunga troppo sempre sullo stesso giro facendo suben-trare la noia.in Contact risiede un altro punto di forza dell’album. L’in-tro e il verse (la strofa ndr) introducono ad un’atmosfera un po’ malsana (a me ha fatto pensare ad una persona con il mal di pancia) ma comunque convincente. Si apre poi il ritornello: una bellissima fuga tra la batteria che corre giocando sull’hi-hat a velocità sostenuta, mentre la chitarra concede un gran senso di apertura. Un pezzo breve che ti fa venire voglia di ascoltarlo più volte. Fat-tore che considero sempre positivamente nel valutare la buona riuscita di un brano. in does Everyone Stare cambiano diverse cose. il pilastro del brano risiede nel piano (mai comparso nelle prime 9 canzoni) proponendo uno swing moderato, molto carino e convincente. La batteria è stranamente ‘quadrata’ e statica rispetto agli altri brani dove si muove convulsa tra colpi di rim shot e hi-hat, ma non è un male. A concludere troviamo No Time This Time, che non con-sidero molto positivamente. Seppure sia apprezzabile la velocità di esecuzione di tutti gli strumenti, in questo bra-no Sting canta in maniera sgraziata e un po’ stonata. Si sente moltissimo e penalizza di molto la qualità di tutto il pezzo, soprattutto nel ritornello, già poco incisivo di per se e rovinato da questi vocalizzi un po’ rauchi e fuori con-trollo. Non l’avrei messa come chiusura di un così bell’al-bum. ConclusioniUn lavoro che passa tutto di un fiato. Basta un viaggio in macchina e riesci ad ascoltartelo anche un paio di volte di fila. La qualità media di tutti i brani è alta, con picchi estremi in pezzi come Walking on the Moon, ma con an-che grossi scivoloni in pezzi come No time this time.Un album da avere assolutamente, soprattutto se si è ai primi ascolti di questa band.

di Andrea “Boma” Boccarusso

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Se uno non trova nulla né da essegiemme né da Backbe-at né da Martelli, c’è “Q!”. Nessuno ha mai capito bene cosa significhi: al di là di una scontata battuta dialetta-le, bisognerebbe chiederlo al signor Anacrusi, il gesto-re, altro guru dell’imprenditoria musicale cittadina. Per qualche mese abbiamo accolto il suo arrivo con sommo gaudio: evvai, un posto nuovo dove andare a rifornirsi! Addio, rigore di Martelli, pretenziosità di Backbeat, insidie di essegiemme! Purtroppo, l’illusione non è durata a lun-go, e ha lasciato il posto a tutta una serie di dubbi, vuoti mentali e frustrazioni. Dove cominciare? Beh, innanzitutto da “Q!” tutto è cervellotico e complicato. Prezzi e offerte - assolutamente nella norma, niente affaroni - sono indicati da bollini colorati con tabelle di riferimento, come solo in certi, orrendi negozi di dischi. Gli strumenti sono tutti bloc-cati in stranissime rastrelliere antitaccheggio che sibilano e lampeggiano al minimo tocco: per qualsiasi prova biso-gna consultare qualcuno del “team di esperti”, cioè uno dei tizi con badge al collo e maglietta ufficiale personaliz-zata, che interviene a liberare lo strumento con un’appo-sita chiave elettronica (trovata dietro la porta nascosta, nel secondo schema del primo livello?). Ma l’esperienza “Q!”, come nelle migliori avventure grafiche, non può dirsi completa senza una tipica conversazione pre-acquisto, vagamente surreale, da teatro dell’assurdo. Se piace il genere, ci si può anche divertire:

“Buongiorno, cercavo un nuovo ampli per il basso. Pen-savo a un supervalvolare della SuperCono, ha qualche modello da mostrarmi?”“Ah no, i SuperCono non li teniamo. Zero.”“Ah... e perché? Cos’hanno che non va?”“Sono ottimi prodotti, ma ci disgusta la politica dei suoi fornitori, che puntano a imporre determinati modelli.”“Uhm. Capisco... e comandarlo direttamente dalla dit-ta?”“No, no. Con loro proprio non trattiamo, è una questione di principio.”“Ah. Ooook.... e allora, avrebbe qualcos’altro da propor-mi?”“Ci sarebbe un desmotransistor a galena della Pheeeedback, in offerta a (consulta tabella) 6*3√8 euro!”“Pheeeedback? Non ne ho mai sentito parlare. Fra l’altro, sembra un po’ vecchiotto... è sicuro che sia in ordine?”“Non si lasci ingannare dall’aspetto! vede, preferiamo gli articoli recuperati di questa serie fuori catalogo perché per noi tecnicamente sono più validi, l’ultima versione non ci è piaciuta per nulla.”“e.... quella manopola che manca?”

“Scusi, perché crede che l’abbiamo messo in offerta, al-lora?”“Non fa una grinza...”“Desidera forse provarlo?”“No, no, la ringrazio, un’idea me la sono fatta, caso mai ripasso.”

Questo strampalato modus operandi ha permesso a “Q!” di coltivarsi un ristretto gruppo di estimatori die-hard; un misto di trafficoni, pazzoidi e bastiancontrari che sono ben lieti di crogiolarvisi. C’è anche da dire, che, per quan-to ne so, non ho memoria di particolari lamentele, recla-mi o polemiche colossali. vorrà dire che qualche parte, nascosto chissà dove, qualcosa di valido c’è. il problema è arrivarci, all’acquisto.

L’ultimo posto che mi sento in dovere di recensire non è un vero e proprio negozio di musica: è un supermercato. Anzi, si tratta di un discount poco appariscente, a pochi passi dalla curva sud dello stadio comunale. Fra i conge-latori a pozzo e gli scaffali del pane c’è uno slargo con i cestoni delle offerte mensili a tema: il giardinaggio, poi lo sport, il fai da te, la scuola, ecc. verso ottobre-novembre, prima che arrivi il solito esercito di Babbi Natale, è la musi-ca a far da padrona. i prodotti esposti sono rigorosamen-te i più banali e commerciabili: mastodontici pacchi con chitarramplettracollaecavo, tastierazze MiDi pluriessen-ziali, batterie quasi indistinguibili dai set di pentole, micro-foni a forma di microfono, e insegnanti liofilizzati (scherzo: ma ci sono pile di metodi per diventare una “Divinità del rock in 8 comode lezioni”). e c’è sempre qualche com-messo-menestrello che delizia i clienti strimpellando le-biondetreccegliocchiazzurriepoi e sistabenequisedutin-rivalfosso a ciclo continuo.

Ma ogni tanto qualcuno che ha il vero colpo di genio c’è: come quel gruppo di pazzi che un giorno è andato lì e si è comprato tutto quello che gli serviva per suonare, ma proprio tutto, riempiendo una flotta di carrelli sotto gli occhi sbigottiti del direttore. Poi, sono schizzati dritti al lo-cale dove dovevano suonare, hanno spacchettato tutto davanti al pubblico e fatto il concerto “fresco, strumenti compresi”.

Mi piacciono i clienti che riescono a dare il senso giusto ai negozi.

Offerta speciale del giorno: Plankton dada Wave - Marky the monk is a monkey

di emiliano riva

rubrica

Il rumore viola:Guida ragionata a i negozi di musica pt.4

Mercantile temporary officemeeting - workshop

feste aziendali e private

corsipresentazioni inaugurazioni

Spazio Mercantile

servizi alle aziendeservizi all’editoria

eventi

www.spaziomercantile.it - [email protected] - Varese

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rubrica

di Sergio Bianchi

It’s been a long time since I Rock and Rolled

Ormai non è più un mistero: uno dei miei generi preferiti è il rock. O meglio, l’Hard rock. Andando più nello spe-cifico, mi fermo agli anni ’70. Ovviamente Led Zeppelin e Deep Purple sono i maestri indiscussi. Ma adoro anche Black Sabbath, Motörhead, Alice Cooper, Kiss e qualsi-asi altra cosa fosse rockeggiante in quegli anni. Ora una domanda: perché? Cosa mi piace del rock? Non è per niente facile rispondere!Qualche sera fa ho deciso di passare una serata “rock”. Come è andata? Semplice: Coca Cola fresca (sono astemio!), buio in camera, sigarette-non-stop, patatine, candela accesa e Zoso in cuffia. Me la sono goduta? eccome! e ancora, e questo è successo durante la serata del La-dies in rock, mi sono trovato stanco morto, accasciato su una sedia ad ascoltare passivamente il concerto. Ap-pena partita “immigrant Song” sono saltato in piedi con i brividi lungo la schiena e mi è venuta voglia di spacca-re tutto, fare casino, sbronzarmi (e continuo ad essere astemio!) ed andare a letto “con la prima che capita”. Anche questa una scena “rock”? Direi di sì! Nuovamente, c’è qualcosa da dire su “Child in time”? No, dato che chi c’era sicuramente ne ha subito gli ef-fetti, mentre chi se l’è perso non capirebbe comunque. Sempre “rock”? CertO!e allora, cosa mi piace di questo genere? Semplice: la magia che trasmettono alcune note, l’incredibile ansia di altre, l’energia di certi riff, il “liberatoriamento” che creano certi accordi. e… parlando meno in musichese? rubo un termine di un’amica: del rock a me piace “la vibra” che trasmette. il mondo che c’è intorno ad esso,

la follia che ti suscita, la voglia di prendere e scappare con uno zaino su una spalla e la chitarra sull’altra (ed essendo io un batterista, questo significa che il Rock è davvero forte, oltre al fatto che alle volte mi vengono in mente idee davvero stupide!). in poche parole, dall’alto del mio importante ruolo di critico musicale della valcu-via, nella musica tendo a cercare sempre l’innovazione, la precisione tecnica, la complessità del brano etc., ma quando si parla di rock… sinceramente… non me ne frega molto di tutte ‘ste cose da pisco-musicista in crisi esistenziale’. A me basta che sia rock.Anzi, no. A me basta che sia rock e chi lo suona cre-de fermamente, come me, in quello che sta facendo. il rock non è un gioco! Non è una roba da buffoni né tantomeno da bambini. il rock non è fatto per “show-a-movimenti-costruiti”. Lo show del rock è il rock stesso, che ti fa muovere come ti viene. e quando sai che, men-tre suoni, stai facendo il tuo dovere, allora inizi a muover-ti spontaneamente, e fidatevi, il pubblico “sente” questa cosa! Quindi, se fingete l’headbanging, i salti, il ballo, la carica… la gente se ne accorge e non fate ‘sta gran figura. Se invece mentre suonate vi capita di notare che state saltando a gambe aperte o che state facendo una qualsiasi delle cose idiote che si fanno quando ci si gode la musica, beh, allora secondo chi vi guarda siete della gente che spacca. Ovviamente questo dipende da una serie di fattori che (forse) tratterò nella prossima uscita, ma direi che come regola generale, funziona assai!

Ah, dimenticavo… non fidatevi di chi dice che il Rock è una cosa importante, quella gente dice un sacco di balle!

Rubrikazza:

email: [email protected]

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ricordate «44 gatti»? il successo di questa canzoncina per bambini è andato ben oltre lo Zecchino d’Oro del 1968 e ben al di là della memoria dei piccini di allora. L’autore del brano, Pippo Casarini, ha avuto una carriera musicale piena di esperienze molto diverse tra loro: au-tore, pianista e insegnante, Casarini annovera fra le sue collaborazioni Gorni Kramer, Luciano Pavarotti, Mina. Una vita passata avventurosamente a suonare il piano nei night club di mezzo mondo, prima di darsi all’inse-gnamento: su e giù per l’italia del dopoguerra e poi nei locali notturni del nord Europa, fino a suonare al Grand Hotel di Calcutta. il suo repertorio spaziava dai classici del jazz americano alle canzoni italiane più famose. Con lui c’era sempre la moglie Silvana, prima come «sempli-ce» compagna e poi come musicista e cantante: «Con l’orchestra ho suonato in Olanda e in Germania, ma ne-gli ultimi anni in Svezia ho lavorato con mia moglie: io al pianoforte e lei al contrabbasso, cantavamo insieme in duetto. L’ho voluta io al mio fianco, perché non facesse la vita della moglie del musicista, che è una brutta vita: al night si comincia alle 10 di sera e si finisce alle 5 del mattino”. Queste parole, che ho scopiazzato in rete, per molti aspetti mi fanno tenerezza. Ma a chi, come me, vive con un chitarrista richiamano alla memoria anche un bel po’ di altri sentimenti. Perché stare con un musicista signifi-ca inevitabilmente “sposare” anche la sua musica. Non gliela vorrai mica togliere… ?!?!?Su un giornale che raggiunge principalmente un pub-blico di musicisti e musicanti potrebbe essere rischioso, o almeno impopolare, affrontare questo argomento. Con-fiderò nel fatto che il mondo della musica ha molte fac-ce, molte diverse realtà attorno e al suo interno, molte sensibilità o almeno un po’ di senso dell’ironia. i musicisti lettori, sicuramente aperti e illuminati, accetteranno di buon grado una “nota” di costume un po’ da secondo piano ma sicuramente degna di nota.vivere con un musicista (ma se ci pensiamo bene è dav-vero impossibile incontrarli uno per volta, sono sempre da declinare al plurale, almeno a due, a tre …) è un’av-ventura continua. io, ad esempio, che mai ho sognato per me un ruolo di questo tipo, oggi posso dire di me che sono almeno un musicista-vice. in senso letterale, crede-temi. Nella musica vivo immersa buona parte del mio tempo. il mio ascolto musicale è costante, “di qualità” direbbe qualcuno che mi sta a cuore: perciò via con

eccitanti ore insieme di scale su scale, esercizi, note elet-triche e acustiche, effetti, mp3, mp4, ecc. … Chitarre (e le loro ingombranti custodie!), amplificatori e pedaliere, libri di musica, dischi, cd, raccolte di spartiti oggi occu-pano non poco spazio nel mio mondo e nella mia vita, che fino a poco tempo fa scorreva più o meno beata-mente e pigramente ignara.Da musicista-vice curo le cosiddette pubbliche relazioni, tanto indispensabili al musicista titolare; a volte anche con i vicini di casa, con alterna fortuna. Più spesso assi-sto a interessanti, dottissime e interminabili discussioni su Gibson, ibanez, Paul reed Smith, Parker e altre case e cose chitarristiche. Perché tutti i musicisti-vice come me sanno bene che i chitarristi parlano dei loro strumenti come altri parlano di donne, di auto, di calcio, di poli-tica. il mio, come ogni professionista della musica che si rispetti, soffre dolori e contratture di vario tipo, che il musicista-vice ha il privilegio di massaggiare, attenuare, stirare. Il vice ascolta con religiosa attenzione le riflessioni e gli sfoghi del musicista, fa da agenda e da promemo-ria. Qualche volta da musa. Più spesso da test di ascol-to. e molto molto molto altro che non starò ad elencare perché appartiene al quotidiano di quasi tutti gli umani, che però i musicisti tendono a sfuggire. Ahimè!Non è facile vivere con un musicista … Lo ammetto, ha le sue note divertenti e positive ma anche i suoi imprevisti: una mia amica, anch’essa musicista-vice, di un pianista, e compagna di avventure, mi ha detto di recente che l’idea era quella di fare un bel giro in montagna e invece si è ritrovata in una notte bianca del blues … Che dire? evviva il blues!invece l’amico Paolo Anessi mi ha gentilmente informa-ta che le coppie dove uno solo è musicista non possono durare, perché i tempi di vita sono troppo differenti. Grazie, caro Paolo, per l’affettuoso incoraggiamento!

La voce dei lettori: Degno di nota di Mariangela Borella

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tempo libero

La èanche musica!!!

GRANdE SUCCESSO per Alessandro Gregorini (autore della canzone val di Matt). Lo scorso 19 Maggio, si è esibi-to live alla Festa del Motoclub Gemonio con una versione tutta rock delceleberrimo inno dei matti....Chi se l’è perso, avrà altre occasioni per sentirlo. Seguiteci su

...Quante volte ti sei chiesto..ma dove trovo tutti gli articoli Val di Matt?!

la riposta eccola qua:

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A GRANdE RICHIESTA TORNA LA 2^ EdIzIONE dEL CONCORSO PORTA LA VAL dI MATT LONTANO!!!!...quando vai in vacanza dopo lo spazzolino porta la Val di Matt!!!tutti pronti afferrate le vostre macchine fotogra-fiche e iniziate a scattare foto delle vostre vacanze indossando un’indumento firmato val di matt!Molti premi in palio per chi andrà più lontano , chi la porterà nel posto più estremo....date sfogo alla vostra pazzia! Si accetta

quasi tutto :Dinviate le vostre foto a [email protected] o “tag-gateci” sulla foto indican-do che è per il concorso NON dIMENTICATEVI LA dESCRIzIONE dELLA FOTO!!!!!!!! avrete tempo fino a settembre 2012 :)Non prendete la scusa “quest’anno non vado in ferie” basta che sia una foto da matti e compaia il logo val di Matt, va bene anche sullo zerbino di casa premiamo anche il piu vicino! :D

...quando vai invacanza dopo lo

spazzolinoporta la

2° CONCORSOPORTA LA LONTANO

Cercacisu

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Stasera che si fa?

Pro Loco Gavirate

16 giugno Note Nuove Concorso di musica Italiana Lungolago di Gavirate17 giugno Musica Inedita Show case Lungolago di Gavirate16/17 giugno 4° Rally in Cantina con musica dal vivo Casalzuigno01/02 settembre Festa della Patata Parco Feste di Caldana con i McChicken (Ocktoberband)

IL CIRCOLINO DELLE QUINTE...quattro chiacchier al bar della musica!

Dal continente a stelle e strisce: Stephen Seifert,suonatore del Mountain Dulcimer (noto anche come Appalachian Dulcimer): si tratta di uno strumento musicale a corde pizzicate formato da un manico stretto e lungo, monta 4 corde (2 singole più una doppia) si tiene sulle ginocchia e si suona pizzicando le corde con le dita o con un plettro; il manico di questo strumento è però diverso da quello della chitarra o del basso, infatti è diatonico (anche se esistono anche delle versioni cromatiche più moderne) ed è uno strumento molto utilizzato nella musica irlandese e musica popolare romena; lo stesso Stephen è autore di molti dvd didattici di pregevole fattura; una curiosità: questostrumento è stato utilizzato anche da Brian Jones dei Rolling Stone in Lady Jane;

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di elisa e Davide

giochi & tempo libero

Let’s Play

Sudoku musicaleIl SUdOKU MUSICALE consiste nel riempire le caselle vuote con una nota (C=Do D=re e=Mi F=Fa G=Sol A=La B=Si) o con un segno di alterazione (b=bemolle #=diesis) rispettando le 3 regole:1. una nota/alterazione non si ripete nelle caselle sulla

stessa colonna verticale2. una nota/alterazione non si ripete nelle caselle sulla

stessa riga orizzontale3. all’interno dello stesso quadrato 3x3 le note/

alterazioni non possono ripetersi

Test musicale… Ma tu com’è che fai di cognome?...

Abbina gli artisti al loro vero nome!

Nomi Band…

SOUNdGARdEN: nome ripreso da un’installazione artistica di Douglas Hollis a Seattle, chiamata appunto “A Sound Garden” (“giardino del suono”), un insieme di strutture che suonano quando il vento ci passa attraverso.

WHITESNAKE: dal pitone reale albino(detto anche “pitone palla”) posseduto da David Coverdale mentre era nei Deep Purple.

Everything but the Girl: l’insegna di un negozio, in un periodo di sconti e saldi, diceva che tutto era in vendita “Everything but the Girl” (tutto tranne la ragazza, la commessa)

Allievo: “Scusami ma questa volta non ho potuto studia-re perché PUrtrOPPO è nato mio fratello…!”

Allievo di batteria: “Mi piace il rumore ( = suono) del rullante…!”Insegnante: “Dì un’altra volta rUMOre e ti do fuoco!”

Dopo aver eseguito esercizi di tecnica sulla chitarra l’al-lievo commenta un po’ sconsolato:“eh, devo lavorare un po’ sulla PULiteZZA delle note…!”

L’angolo dellasincope

1. Alice Cooperrobert2. tina turner3. Kid roc4. Meat Loaf5. Freddy Mercury6. Pink 7. elvis Costello8. Skin9. iggy Pop10. Bonnie tyler11. elton John12. Billy idol

A. James ritchieB. Marvin Lee AdayC. Declan Patrick Mc Manusd. William Michael Albert BroadE. Gaynor HopkinsF. reginald Kenneth DwightG. Anna Mae BullockH. Alecia Beth MooreI. vincent Damon FurnierJ. Farrokh BulsaraK. James Newell Osterberg JrL. Deborah Anne Dyer

TEST MUSICALEAlice Cooper-vincent Damon Furnier (1-i)tina turner-Anna Mae Bullock (2-G)Kid rock-robert James ritchie (3-A)Meat Loaf-Marvin Lee Aday (dal 2001 ha cambiato il nome Marvin in Michael) (4-B)Freddy Mercury-Farrokh Bulsara (5-J)Pink-Alecia Beth Moore (6-H)elvis Costello-Declan Patrick McManus (7-C)Skin-Deborah Anne Dyer (8-L)iggy Pop-James Newell Osterberg Jr (9-K)Bonnie tyler-Gaynor Hopkins (10-e)

elton John-reginald Kenneth Dwight (11-F)Billy idol-William Michael Albert Broad (12-D

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