muratori- annali d'italia 2

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  • 8/3/2019 Muratori- Annali d'Italia 2

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    Lodovico Antonio Muratori

    Annali d'Italiadal principio dell'era volgare

    sino all'anno 1750volume secondo

    www.liberliber.it

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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Annali d'Italia dal principio dell'era vol-

    gare sino all'anno 1750 - volume secondo

    AUTORE: Muratori, Lodovico Antonio

    TRADUTTORE:

    CURATORE:

    NOTE: Il testo presente in formato immagine sul

    sito The Internet archive (www.archive.org/).

    Realizzato in collaborazione con il Project Guten-berg (http://www.gutenberg.org/) tramite Distributed

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    LICENZA: questo testo distribuito con la licenza

    specificata al seguente indirizzo Internet:

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    TRATTO DA: Annali d'Italia dal principio dell'era

    volgare sino all'anno 1750 / compilati da L. Antonio

    Muratori e continuati sino a' giorni nostri - volume

    secondo - Venezia : G. Antonelli, 1844 - 1276 col. ;

    26 cm.

    CODICE ISBN: FONTE: non disponibile

    2

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    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 12 gennaio 2012

    INDICE DI AFFIDABILITA': 1

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    3: affidabilit ottima

    ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:

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    REVISIONE:

    Claudio Paganelli, [email protected]

    PUBBLICAZIONE:

    Claudio Paganelli, [email protected]

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    ANNALID'ITALIADAL

    PRINCIPIO DELL'ERA VOLGARESINO ALL'ANNO 1750

    COMPILATI

    DA L. ANTONIO MURATORIE

    CONTINUATI SINO A' GIORNI NOSTRI

    Quinta Edizione Veneta

    VOLUME SECONDO

    VENEZIA

    DAL PREMIATO STAB. DI G. ANTONELLIED.

    1844

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    ANNALI D'ITALIA

    DAL

    PRINCIPIO DELL'ERA VOLGARE

    SINO ALL'ANNO 1500

    Anno di {CRISTOCCCXLI. Indizione XIV.GIULIO papa 5.COSTANZO eCOSTANTE imperadori 5.

    Consoli

    ANTONIO MARCELLINO e PETRONIO PROBINO.

    Un'iscrizione che si legge nella mia Raccolta1, quando pur siaindubitata reliquia dell'antichit, ci assicura dei nomi di questiconsoli, in addietro ignoti. Aurelio Celsino dal d 25 di febbraiocominci ad esercitare la prefettura di Roma. Sul fine di giugnodiede Costanzo Augusto una legge in Lauriaco2, creduto dal Go-tofredo luogo della Batavia, ma che pi verisimilmente fu il Lau-riaco, luogo insigne e colonia de' Romani, posta alle parti supe-riori del Danubio. Era questo principe divenuto signor delle Gal-

    1 Thes. Novus Inscript. pag. 377.2 L. 31 de Decurion. Cod. Theodos.

    5

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    lie, e col dovette accorrere3, perch i Franchi, passato il Reno,metteano a sacco le vicine contrade romane. Abbiamo da san Gi-rolamo4 che seguirono fra que' Barbari e le armate di Costante va-

    rii combattimenti, ma senza dichiararsi la fortuna per alcuna delleparti. Libanio5, descrivendo a lungo i costumi e il genio de' Fran-chi d'allora, li dipinge per gente turbolenta ed inquieta, a cui il ri-poso riusciva un supplizio. Solamente nell'anno seguente ebbefine questa guerra. Tanto il medesimo san Girolamo che Idaciomettono sotto il presente anno spaventosi tremuoti che fecero tra- ballare moltissime citt dell'Oriente. Tennero in quest'anno gliariani un conciliabolo in Antiochia, per alterare i decreti sacrosan-

    ti del concilio niceno. Appena terminata fu la sacrilega loro as-semblea, che il tremuoto cominci a scuotere orribilmente la mi-sera citt, siccome attestano Socrate6 e Sozomeno7, e quasi per unanno si andarono sentendo varie altre scosse. Non parla Teofane8se non di tre giorni, ne' quali probabilmente quella citt fu inmaggior pericolo. Lo stesso autore nota che circa questi tempiCostanzo Augusto cinse di forti mura e fortific in altre guiseAmida, citt della Mesopotamia, situata presso il fiume Tigri, ac-ciocch servisse di antemurale contro ai Persiani. Ammiano9,scrittore di maggior credito, all'incontro, scrive che molto primad'ora, cio vivente ancora il padre, Costanzo Cesare con torri emura fece divenir quel luogo un'importante fortezza, di cui sem-pre pi crebbe la popolazione e la fama ne' tempi susseguenti.Durava tuttavia la guerra coi Persiani, ovvero, se Socrate10 nons'inganna, essa ebbe principio in questi medesimi tempi; ma quali

    3 Idacius, in Fastis.4 Hieron., in Chron.5 Liban., Orat. III.6 Socrates, Histor., lib. 2, cap. 11.7 Sozomenus, Histor., lib. 3, cap. 6.8 Theophanes, in Chronogr.9 Ammianus, Histor., lib. 18, cap. 9.10 Socrat., Histor., lib. 2, cap. 25.

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    azioni militari si facessero, non pervenuto a nostra notizia. Giabbiam detto che Costantino il Grande con varii editti e in altreguise si studi di abolir le superstizioni del paganesimo, distrusse

    moltissimi templi de' gentili, viet gli empii loro sagrifizii: il chevien confermato da Socrate11, da Teodoreto12, da Teofane13 e daaltri. Ma lo svellere dal cuore di tanta gente gli antichi errori eriti, difficil cosa riusciva nella pratica. Costante Augusto nell'an-no presente, siccome principe di massime cattoliche e di zelo cri-stiano, per eseguire eziandio ci che il padre gli avea premurosa-mente raccomandato, pubblic una legge, con cui, confermandogli editti paterni14, sotto rigorose pene abolisce i sagrifizii de' pa-

    gani, e per conseguenza ancora il culto degl'idoli. Siffatti editti, el'esempio de' principi seguaci della legge di Cristo, furono quegliarieti che diedero un gran tracollo al gentilesimo, con ridurlo apoco a poco all'ultima rovina. Ma se ad occhio veniva meno lafalsa religion de' pagani, per cura massimamente dell'AugustoCostante, andavano ben crescendo in questi tempi le forze dell'a-rianismo in Oriente con discapito della Chiesa cattolica, per laprotezion che avea preso di quella fazione l'Augusto Costanzo. Leinsigni sedie episcopali di Alessandria, Antiochia e Costantinopo-li vennero in questi tempi occupate da' vescovi ariani15: e tutte lechiese d'essa citt di Costantinopoli caddero in poter de' medesi-mi eretici. Ma intorno a ci da consultare la storia ecclesiastica.Grande solennit nel presente anno fu fatta in Antiochia per la de-dicazione di questa magnifica cattedrale, cominciata da Costanti-no il Grande, e compiuta solamente ora per cura del suddetto im-

    peradore Costanzo.

    11 Idem, ibid., lib. 1, cap. 8.12 Theodoret., in Histor. Eccl.13 Theoph., Chronogr.14 L. 2, de Paganis. Cod. Theod.15 Socrat., lib. 5, cap. 7. Theoph. Cedr.

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    Anno di

    {

    CRISTOCCCXLII. Indizione XV.GIULIO papa 6.

    COSTANZO eCOSTANTE imperadori 6.

    Consoli

    FLAVIO GIULIO COSTANZO AUGUSTO per la terza voltae FLAVIO GIULIO COSTANTE AUGUSTO per la seconda.

    Ad Aurelio Celsino nella prefettura di Roma succedette in que-st'anno nelle calende d'aprile Mavorzio Lolliano16, il cui impiegodur sino al d 14 di luglio, con avere per successoreAcone (ossiaAconio) Catulino (ossia Catullino) Filomazio (o purFiloniano),All'anno presente riferisce il Gotofredo17 un editto18 di CostanteAugusto, dato nel d primo di novembre, e indirizzato al medesi-mo Catullino prefetto di Roma, in cui ordina che, quantunques'abbia da abolire affatto la superstizione pagana, pure non si de-moliscano i templi situati fuori di Roma, per non levare al popoloromano i divertimenti dei giuochi circensi e combattimenti cheaveano presa la origine da que' medesimi templi. N gi paresseper questo raffreddato punto lo zelo di questo principe in favoredel cristianesimo, perch egli non altro volle che conservar lemura e le fabbriche materiali di que' templi, ma con obbligo disbarbicar tutto quel che sapeva di superstizione gentilesca, come

    idoli, altari e sagrifizii. Fors'anche non dispiaceva ad alcuni ac-corti cristiani che restassero in piedi que' superbi edifizii, per con-vertirli un d in onore del vero Dio. Ma che in tanti altri luoghivenissero abbattuti i templi de' gentili, Giulio Firmico19, che circa

    16 Cuspinianus. Panvinius. Bucherius.17 Gothofred. Chron. Cod. Theodos.18 L. 3 de Paganis, Cod. eod. Theod.19 Julius Firmicus, de error. prof. Rel.

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    questi tempi fioriva e scrisse i suoi libri, ce ne assicura. Fino alpresente anno sostennero i Franchi la guerra nelle Gallie contradell'Augusto Costante20. Tali percosse nondimeno dovettero ripor-

    tare dall'armi romane, che finalmente si ridussero a chiedere pace.Un trattato di amicizia e lega conchiuso con Costante li fece ri- passare il Reno. Libanio21 con oratoria magniloquenza lasciscritto che il solo terrore del nome di Costante obblig que' popo-li barbari ad implorare un accordo, senza dire che fossero domaticoll'armi, come scrissero tanti altri. Aggiugne ch'essi Franchi rice-verono dalla mano di Costante i loro principi, e stettero poi quietiper qualche tempo. Occorse nell'anno presente in Costantinopoli

    pi d'una sedizione fra i cattolici ed ariani22, da che Costanzo Au-gusto, sposata affatto la fazione degli ultimi, mand ordine chefosse da quella cattedra cacciato Paolo vescovo cattolico, per in-trodurvi Macedonio ariano. Crebbe un d a tal segno l'impazienzae il furor della plebe cattolica, che andarono ad incendiar la casadi Ermogene generale dell'armi, a cui era venuto l'ordine dell'im-peradore di eseguir la deposizione del vescovo cattolico; e messele mani addosso al medesimo Ermogene, lo strascinarono per lacitt, e lo uccisero. Costanzo, che allora si trovava ad Antiochia,udita cotal novit, tosto per le poste vol a Costantinopoli: cacciPaolo e gastig il popolo, con privarlo della met del grano, cheper istituzione di Costantino gli era somministrato gratis ognianno; cio di ottanta mila moggia o misure ridusse il23 dono a solequaranta mila.

    20 Hieronymus, in Chron. Idacius, in Fastis. Socrates, lib. 2, cap. 13.Theoph., in Chron.

    21 Liban., Orat. III.22 Socrates, lib. 2, cap. 13. Sozomenus, Hist. Eccl. Idacius, in Fastis.

    Hieronym., in Chron.23 Nell'originale "in". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]

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    Anno di {CRISTOCCCXLIII. Indizione I.GIULIO papa 7.COSTANZO e

    COSTANTE imperadori 7.Consoli

    MARCO MECIO MEMMIO FURIO BABURIOCECILIANO PROCOLO e ROMOLO.

    Questa gran filza di cognomi data al primo console, cio a

    Procolo, si truova in un'iscrizione creduta spettante a lui, e rap-portata dal Panvinio e Grutero. Non Balburio, come essi hanno,maBaburio viene appellato nelle schede di Ciriaco, che riferiscelo stesso marmo. Il secondo console dal suddetto Panvinio, checita un'iscrizione, vien chiamatoFlavio Pisidio Romolo. Vopisco,nella Vita d'Aureliano24, ci rappresenta questo Procolo per uomoabbondante, non so se pi di ricchezze o di vanit, scrivendo es-sersi poco fa veduto il consolato di Furio Procolo solennizzatocon tale sfoggio nel circo, che non gi premii, ma patrimonii inte-ri parve che fossero donati ai vincitori nella corsa de' cavalli. Cifan conoscere tali parole in che tempo Vopisco fiorisse e scrives-se. Nella prefettura di Roma continu ancora per quest'annoAco-nio Catullino. Dappoich la pace stabilita coi Franchi rimise lacalma in tutte le Gallie, Costante Augusto, il quale si truovava inBologna di Picardia nel gennaio dell'anno presente25, volle farsi

    vedere anche ai popoli della Bretagna, e pass nel furore del ver-no col con tutta felicit. Se prestiam fede a Libanio26, guerra nonv'era che il chiamasse di l dal mare, ma solo timor di guerra; eda Ammiano Marcellino27si ha abbastanza per credere che i Bar-

    24 Vopiscus, in Aurel.25 Gothofred. Chron. Cod. Theodos.26 Liban., Orat. III.27 Ammianus, lib. 20, cap. 1.

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    bari di quella grand'isola avessero fatta almen qualche scorrerianel paese de' Romani. Per altro, che non succedessero battaglie evittorie in quelle parti, si pu argomentare dal suddetto Libanio,

    giacch egli di niuna fa menzione. Truovansi nulladimeno alcunemedaglie, dove egli appellato28 debellatore e trionfatore dellenazioni barbare, le quali, se non sono parti della sola bugiardaadulazione, possono indicare qualche vantaggio delle sue armi inquelle contrade ancora. Oltre di che, Giulio Firmico29, parlando aidue Augusti, dice, che dopo aver essi abbattuti i templi de' gentilinell'anno 341, Dio avea prosperate le lor armi; che aveano vinti inemici, dilatato l'imperio; che i Britanni, all'improvviso comparir

    dell'imperadore, s'erano intimoriti. Truovasi poi esso Augusto neld 30 di giugno ritornato a Treveri, dove data una sua legge. Cifanno poi altre leggi vedere Costanzo Augusto in Antiochia, inCizico, in Jerapoli, tutte citt dell'Asia, imperocch non gli lascia-va godere riposo la guerra sempre viva coi Persiani. Osserviamoancora in una delle sue leggi30 ch'egli chiam a militare in que-st'anno i figliuoli dei veterani, purch giunti all'et di sedici anni,per bisogno certamente di quella guerra. Non so io dire quale cre-denza si meriti Teofane31, allorch scrive che circa questi tempiCostanzo, dopo aver vinti gli Assirii, cio i Persiani suddetti,trionf. Niuno de' pi antichi e vicini storici a lui attribuisce alcu-na memorabil vittoria di que' popoli, e molto meno un vero trion-fo. Abbiamo inoltre dal medesimo Teofane che la citt di Salami-na nell'isola di Cipri per un fierissimo tremuoto rest la maggiorparte smantellata; siccome ancora circa questi tempi ebbe princi-

    pio la persecuzione mossa da Sapore re di Persia contra de' cri-stiani abitanti ne' paesi di suo dominio.

    28 Mediob., in Numismat. Imperator.29 Julius Firmicus, de error. profan. Rel.30 L. 35, de Decur. Cod. Theod.31 Theoph., in Chronogr.

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    Anno di

    {

    CRISTOCCCXLIV. Indizione II.GIULIO papa 8.

    COSTANZO eCOSTANTE imperadori 8.

    Consoli

    LEONZIO e SALLUSTIO.

    Nel d 11 d'aprile ad Acone, ossia Aconio, Catullino succedette

    nella prefettura di Roma Quinto Rustico. Nulla di considerabile cisomministra per questo anno la storia, se non che truoviamo unalegge32, con cui Costanzo Augusto concede delle esenzioni ai pro-fessori di meccanica, architettura e ai livellatori delle acque. Il ge-nio edificatorio veramente non manc a questo imperadore, edegli lasci molte suntuose fabbriche da lui fatte in Costantinopoli,Antiochia ed altri luoghi. Ma se egli coll'una mano innalzava ma-teriali edifizii nel suo dominio, coll'altra incautamente si studiavadi atterrare e distruggere la dottrina e Chiesa cattolica, lasciandosiaggirare a lor talento dai seguaci dello eresiarca Ario. Per inquesti tempi smisuratamente prevalse in Oriente la lor fazione:laddove Costante Augusto in Occidente, con dichiararsi protettoredei dogmi del concilio niceno, divenne scudo della Chiesa cattoli-ca. Se in Oriente si tenevano conciliaboli contra la fede nicena, inOccidente ancora si formavano concilii per sostenerla. Ma intorno

    a ci mi rimetto alla storia ecclesiastica. Intanto era flagellato daDio l'imperador Costanzo col tarlo della guerra persiana; e ben-ch Teofane33 ancora sotto quest'anno racconti che vennero allemani le due armate romana e persiana, e che gran numero di que'Barbari lasci la vita sul campo; pure, poco o nulla servirono que-

    32 L. 3 de excusat. artific.33 Theoph., in Chronogr.

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    sti pretesi vantaggi, perch pi che mai vigorosi i Persiani conti-nuarono a fare il ballo sulle terre romane, senza che mai riuscisseai Romani di cavalcare sul paese nemico. Abbiamo poi da san Gi-

    rolamo34

    e dal suddetto Teofane che nell'anno presente Neocesa-rea, citt la pi riguardevol del Ponto, fu interamente rovesciata aterra da un orrendo tremuoto colla morte della maggior parte del popolo, essendosi solamente salvata la cattedrale fabbricata dasan Gregorio Taumaturgo colla casa episcopale, dove esso vesco-vo e chiunque ivi si trov rimasero esenti da quello eccidio.

    Anno di {CRISTOCCCXLV. Indizione III.GIULIO papa 9.COSTANZO eCOSTANTE imperadori 9.

    Consoli

    AMANZIO ed ALBINO.

    Secondo il Catalogo del Cuspiniano e del Bucherio, nel d 5 diluglioProbino fu creato prefetto di Roma. Una legge35di Costan-te Augusto, data nel d 15 maggio, ci fa vedere questo imperadorritornato dalla Bretagna a Treveri. Per non so se sussista l'avercreduto il Tillemont36 ch'esso Augusto verso il fine del medesimo

    mese fosse in Milano, dove invit lo sbattuto santo Atanasio, perpatrocinarlo contra la prepotenza degli ariani. Certamente comin-ci verso questi tempi il cattolico Augusto a tempestar con lettereil fratello Costanzo, acciocch si tenesse un concilio valevole a

    34 Hieronymus, in Chronico.35 L. 7 de petition. Cod. Theod.36 Tillemont, Mmoires des Empereurs et de l'Histoire Ecclesiastique.

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    metter fine a tante turbolenze della Chiesa. Ma non si arriv aquesto se non nell'anno 347, siccome allora accenneremo. Da unalegge del Codice Teodosiano37 apprendiamo che l'Augusto Co-

    stanzo, nel d 12 di maggio del presente anno, si trovava in Nisibicitt della Mesopotamia, e, senza fallo, per accudire alla guerracoi Persiani. Abbiamo poi da san Girolamo38 e da Teofane39 che inquest'anno ancora i tremuoti cagionarono nuove rovine in variecitt. Fra le altre la marittima di Epidamno ossia di Durazzo, cittdella Dalmazia, rest quasi affatto abissata. Anche in Roma pertre giorni s gagliarde furono le scosse, che si pavent l'universalcaduta delle fabbriche. Nella Campania dodici citt andarono per

    terra; e l'isola, o, vogliam dire, la citt di Rodi, fieramente an-ch'essa risent la medesima sciagura. Se crediamo alla CronicaAlessandrina40, Costanzo Augusto cominci in quest'anno la fab-brica delle sue terme in Costantinopoli; ma intorno a ci da ve-dere il Du-Cange41, che rapporta altre notizie spettanti a quell'in-signe edifizio.

    Anno di {CRISTOCCCXLVI. Indizione IV.GIULIO papa 10.COSTANZO eCOSTANTE imperadori 10.

    Consoli

    FLAVIO GIULIO COSTANZO AUGUSTO per la quarta voltae FLAVIO GIULIO COSTANTE AUGUSTO per la terza.

    37 L. 5 de exactionib. Cod. Theod.38 Hieron., in Chronico.39 Theoph., in Chronogr.40 Chronic. Alexandrinum.41 Du-Cange, Hist. Byz.

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    Perch non si dovettero speditamente accordare i due Augustiintorno al prendere insieme il consolato, o pure a notificarlo, noi

    troviamo che nel Catalogo del Bucherio e in un concilio di Colo-nia per li primi mesi dell'anno presente non si contavano i consolinuovi; perci l'anno veniva indicato colla formola di dopo il con-solato di Amanzio ed Albino. Nella prefettura di Roma stette Pro-bino sino al d 26 di dicembre dell'anno presente42, ed allora inquella carica succedette Placido. Noi ricaviamo dalle leggi delCodice Teodosiano43 spettanti a quest'anno che Costante Augustoera in Cesena nel d 23 di maggio, e in Milano nel d 21 di giu-

    gno. Dall'Italia dovette egli passare in Macedonia, perch abbia-mo una legge di lui data in Tessalonica nel d 6 di dicembre. Perconto dell'Augusto Costanzo, egli non altrove comparisce che inCostantinopoli, dove conferm o pur concedette molte esenzioniagli ecclesiastici. All'anno presente riferisce san Girolamo44 lafabbrica del porto di Seleucia, citt famosa della Soria, poche mi-glia distante da Antiochia, capitale dell'Oriente. Anche Giulia-no4546 e Libanio47 parlano di questa impresa, che riusc d'incredi-bile spesa al pubblico, perch per formare quel porto non gi allasboccatura del fiume Oronte, come talun suppone, ma bens allastessa Seleucia, convenne tagliar molti scogli e un pezzo di mon-tagna, che impedivano l'accesso alle navi, e rendevano pericolosae poco utile una specie di porto che quivi anche antecedentementeera. Perch la corte dell'imperador Costanzo per lo pi soggiorna-va in Antiochia, di incredibil comodo e ricchezza riusc dipoi a

    quella citt il vicino porto di Seleucia. Teofane48

    aggiugne che

    42 Cuspinianus. Panvinius. Bucherius.43 Gothofred., Chronolog. Cod. Theodos.44 Hieron., in Chron.45 Julian., Orat. I.46 Nell'originale "Giuno". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]47 Liban., Orat. III.48 Theophanes, Chronogr.

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    Costanzo con altre fabbriche ampli ed adorn la stessa citt diSeleucia; ed inoltre abbell la citt di Antarado nella Fenicia, laquale prese allora il nome di Costanza. Mentre poi esso Augusto

    Costanzo impiegava in questa maniera i suoi pensieri e i tesori,cavati dalle viscere dei sudditi, dietro alle fabbriche, il re di PersiaSapore non lasciava in ozio la forza delle sue armi; e per, secon-doch scrive il suddetto Teofane, nell'anno presente si port per laseconda volta all'assedio della citt di Nisibi nella Mesopotamia.Vi stette sotto settantotto giorni, e, non ostante tutti i suoi sforzi,fu in fine obbligato a vergognosamente levare il campo e ritirarsi.Nella Cronica di san Girolamo un tale assedio vien riferito all'an-

    no seguente. Ma cotanto hanno gli antichi moltiplicato il numerodegli assedii di Nisibi con discordia fra loro, che non si sa checredere. Verisimilmente un solo assedio fin qui fu fatto, cio sesussiste il gi accennato all'anno 338, un altro non sar da aggiu-gnere all'anno presente. Parleremo, andando innanzi, d'altri asse-dii di quella citt. Pare che in quest'anno accadesse una sedizionein Costantinopoli, per cui quel governatoreAlessandro rest feri-to, e se ne fugg ad Eraclea. Tornossene ben egli fra poco al suoimpiego, ma poco stette ad esser deposto da Costanzo, con succe-dergli in quel governo Limenio. Libanio49 quegli che ci ha con-servata questa notizia, e che sparla forte d'esso Limenio, perch ilbuon sofista fu cacciato da Costantinopoli d'ordine suo.

    Anno di {CRISTOCCCXLVII. Indizione V.GIULIO papa 11.COSTANZO eCOSTANTE imperadori 11.

    Consoli

    49 Liban., in ejus vita.

    16

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    RUFINO ed EUSEBIO.

    Abbiamo dal Catalogo di Cuspiniano, ossia del Bucherio, chenel d 12 di giugno dell'anno presente Placido lasci la prefetturadi Roma, e in suo luogo subentr Ulpio Limenio, il quale nellostesso tempo esercitava la carica di prefetto del pretorio nell'Ita-lia. Pi che mai truovandosi sconcertata la Chiesa di Dio inOriente per la prepotenza degli ariani, a' quali l'ingannato Costan-zo Augusto prestava ogni possibil favore, e vedendosi di qua e dil comparire in Italia i vescovi banditi, per implorar soccorso dal

    romano pontefice Giulio e dal cattolico imperador Costante: fi-nalmente in quest'anno si sper il rimedio a tanti disordini. Nonmeno il pontefice che Costante picchiarono tanto, che l'AugustoCostanzo acconsent che si tenesse un solenne concilio50 di vesco-vi, al giudizio e parere de' quali fosse rimessa la cura di questepiaghe. Ottenne Costante che fosse eletta per luogo del concilioSerdica, chiamata anche Sardica, citt di sua giurisdizione, e nongi, come pens il cardinal Baronio51, di quella di Costanzo, per-ch capitale della Dacia novella, la quale nelle divisioni era tocca-ta a Costante. Quivi dunque fu celebrato un riguardevolissimoconcilio, dove tanto pel dogma cattolico, quanto per la disciplinaecclesiastica, furono fatti bei regolamenti, e fra le altre cose con-fermato il gius delle appellazioni alla sede apostolica, e proferitasentenza in favore di santo Atanasio e d'altri vescovi cattolici; macon poco frutto, perch Costanzo, ammaliato dagli ariani, in bre-

    ve guast tutto, e pi che mai continuarono le divisioni e gli scon-certi. Due sole leggi spettanti ad esso Costanzo cel fanno vederenel marzo in Ancira di Galazia, e nel maggio in Jerapoli della So-ria. Di Costante Augusto nulla si sa sotto l'anno presente, se nonche probabilmente egli dimor nelle Gallie, dove santo Atanasio

    50 Labbe, Collection Concilior.51 Baron., in Annalib. Eccl.

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    fu a ritrovarlo, prima di passare al concilio di Serdica.

    Anno di {CRISTOCCCXLVIII. Indizione VI.GIULIO papa 12.COSTANZO eCOSTANTE imperadori 12.

    Consoli

    FLAVIO FILIPPO e FLAVIO SALIOO SALIA.

    Perch s'era introdotto il costume che cadauno de' due Augustieleggesse il suo console, si pu perci conghietturare che questoFilippo console orientale fosse quel medesimo che nel CodiceTeodosiano e in altri monumenti delle antichit si truova prefettodel pretorio d'Oriente, uomo crudele e partigiano spasimato degliariani, come s'ha da san Girolamo52: del che ricevette egli il gasti-go da Dio anche nella vita presente, siccome vedremo. Era que-st'anno il millesimo centesimo dalla fondazione di Roma, e s'a-spettavano i Romani quelle feste che in altri tempi furono fattedal paganesimo per celebrare un tal anno. Niuna cura di ci siprese il cristianissimo Costante Augusto, nemico delle supersti-zioni: del che si duole Aurelio Vittore53, con farci anche conosce-re che il millesimo di Roma era stato nell'anno di Cristo 248 so-

    lennizzato sotto Filippo Augusto. Per lo contrario, esso imperado-re, veggendo che non venivano ristabiliti nelle lor chiese santoAtanasio e gli altri vescovi cattolici, dichiarati innocenti nel con-cilio di Serdica54, prese talmente a cuore gl'interessi della Chiesa

    52 Hieron., in Chronico.53 Aurel. Vict., de Caesarib.54 Theodoretus, Hist., lib. 1. cap. 28. Socrat., Histor., lib. 2, cap. 21.

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    cattolica, che risentitamente sopra ci scrisse al fratello Costanzo,con giugnere a minacciare di romperla con lui per questo. Un lin-guaggio s fatto mise il cervello a partito a Costanzo, il quale per-

    ci parte nel presente e parte nel seguente anno consent al ritornodi que' vescovi alle lor chiese. Per quanto si pu ricavare da santoAtanasio55, esso imperadore Costante venne a Milano nell'annocorrente, e l'Augusto Costanzo fu in Edessa di Mesopotamia. SanGirolamo56 e Idazio57riferiscono sotto quest'anno la battaglia for-midabile succeduta fra i Romani e Persiani presso Singara nellasuddetta Mesopotamia. Ma il Gotofredo e i padri Arduino e Pagihan creduto che questa appartenga piuttosto all'anno 345, perch

    Giuliano Apostata58 lasci scritto che sei anni dopo d'essa batta-glia salt su il tiranno Magnenzio; e questi senza fallo comincile sue scene nell'anno 350. All'incontro il Petavio, Arrigo Valesioe il Tillemont, appoggiati al testo espresso de' suddetti due storici,han rapportato quell'avvenimento all'anno presente, e credutoqualche fallo nel testo dell'orazion di Giuliano. A me ancora sem-bra pi verisimile l'ultima opinione, perch Libanio59ne parl inmaniera circa l'anno 349, che fece intendere quel combattimentocome azione accaduta di fresco, e non gi alcuni anni prima, ecombattimento ultimo, che ne suppone degli altri antecedenti. Lostesso Gotofredo60 riconobbe per recitata nell'anno 349 quellaorazione di Libanio in lode dei due Augusti Costanzo e Costante,di modo che nel testo di Giuliano si pu credere scappato per ne-gligenza de' copisti unsexto in vece di tertio.

    Il fatto, in poche parole, fu cos. Dopo il secondo assedio di

    Nisibi dovette seguir qualche tregua fra i Romani e i Persiani; ma

    55 Athan., in Apolog.56 Hieron., in Chron.57 Idacius, in Fastis.58 Julian., Orat. I.59 Liban., Orat. III.60 Gothofr., Chron. Cod. Theodos.

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    gli ultimi, poco curanti delle promesse e de' giuramenti61, si anda-rono disponendo per far nuovi sforzi, e questi divamparono dipoiin questo anno. O sia che Costanzo non volesse o pure che non

    potesse impedire i passi di cos possente armata, col mezzo di treponti gittati sul fiume Tigri entrarono i Persiani nella Mesopota-mia, e vennero sino ad un luogo vicino a Singara, citt di quellecontrade, nel bollore della state. V'era in persona lo stesso re Sa-pore. Costanzo, a cui non erano ignoti i preparamenti de' nemici,s'affrett anche egli ad unir gente da tutte le parti, ed essendo poimarciato con tutto il suo sforzo contra d'essi, and ad accamparsipoche miglia lungi da loro. Stettero le due armate per qualche

    tempo senza far nulla, quando i Romani impazientatisi un giorno,dopo essere stati in ordinanza di battaglia fin passato il mezzod,si mossero, senza poter essere ritenuti da Costanzo Augusto, perassalire il campo nemico. Contuttoch fosse gi sera, cominciaro-no inferociti il combattimento, n la notte pot ritenerli dal mena-re le mani. Ruppero le prime schiere nemiche; forzarono ancoraalcuni loro trincieramenti con molta strage d'essi Persiani; fecerogran bottino; ed ebbero fin prigione il principe primogenito del reSapore, che fu poi barbaramente ucciso, se pure, come vuol RufoFesto62, egli non lasci la vita nel bollore della battaglia. Era lanotte, tempo poco proprio per combattere, e per Costanzo a furiachiamava alla ritirata le sue genti; ma ebbe un bel dire, un bel gri-dare. Perch verisimilmente i suoi sapevano che pi innanzi sitrovava qualche fiumicello o canale vegnente dal Tigri, siccomemorti dalla sete, seguitarono i fuggitivi Persiani, ed arrivati all'ac-

    qua, ad altro non attesero che ad abbeverarsi. Allora gli arcieripersiani postati in quel sito un tal nembo di saette scaricaronocontro degli affollati Romani, che molti vi perirono, e chi pot,ben in fretta se ne torn indietro. Aveano questi ultimi, per atte-

    61 Liban., Orat. III.62 Rufus Festus, in Breviar.

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    stato di Festo63, accese varie fiaccole che servirono mirabilmenteai nemici per meglio bersagliargli. Giuliano, avendo preso inquella orazione64 a tessere le lodi dell'Augusto Costanzo, non par-

    la che di pochi Romani restati in quel conflitto. Libanio65

    slargaun po' pi la bocca. Per lo contrario, Ammiano Marcellino66, an-ch'egli vivente allora, e che volea poco bene a Costanzo, scriveche grande strage fu ivi fatta delle soldatesche romane: il che sipu anche dedurre da Rufo Festo. Altro non dice Eutropio67, senon che i Romani per loro caparbiet si lasciarono togliere dimano una sicura vittoria; e le di lui parole furono copiate da sanGirolamo68. Tutti poi gli storici van d'accordo in dire che il re Sa-

    pore prese la fuga; n mai si credette in salvo, finch non ebbepassato il fiume Tigri. Giuliano pretende che anche prima dellazuffa quel valoroso re, al solo mirar da lungi la poderosa armatade' Romani, battesse la ritirata, e lasciasse il comando al figliuolo,che poi miseramente mor. Del pari certo che non tardarono iPersiani a levar il campo nel giorno seguente, e a ritirarsi precipi-tosamente di l dal Tigri, con rompere tosto i ponti per paura diessere inseguiti dai creduti vincitori Romani. Sicch, se essi Ro-mani non poterono cantar la vittoria, n pure i loro nemici ebberocampo di attribuirla a s stessi. E san Girolamo nota che di novebattaglie succedute durante la guerra suddetta coi Persiani, questafu la pi riguardevole e sanguinosa; ed essa almen per allora fecesvanire i boriosi disegni del re nemico, il quale, senza aver presacitt o fortezza alcuna, malconcio si ridusse al suo paese.

    63 Idem, ibidem.64 Julian., Orat. I.65 Liban., Orat. III.66 Ammianus, lib. 18, cap. 5.67 Eutrop., in Brev.68 Hieron., in Chron.

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    Anno di {CRISTOCCCXLIX. Indizione VII.GIULIO papa 13.COSTANZO e

    COSTANTE imperadori 13.Consoli

    ULPIO LIMENIO e ACONE ossia ACONIO CATULINOFILOMAZIO o FILONIANO.

    Dal Catalogo de' prefetti di Roma, pubblicato dal Cuspiniano e

    dal Bucherio69, abbiamo che il consoleLimenio seguit ad essereprefetto di Roma e prefetto del pretorio sino al d 8 di aprile. Re-starono vacanti queste due dignit, senza che se ne sappia il per-ch, sino al d 18 di maggio, in cui tutte e due furono conferite adErmogene. Dall'Apologia di sant'Atanasio70 si pu ricavare cheCostante Augusto ne' primi mesi di quest'anno soggiornasse nelleGallie; perch il santo vescovo, chiamato Da71 lui, si port colprima di passare ad Alessandria, giacch finalmente di consensodell'imperadore Costanzo egli ricuper in quest'anno la sedia sua.Truovasi poi Costante in Sirmio della Pannonia nel d 27 di mag-gio, ci apparendo da una sua legge. Libanio72 anche egli attestache questo principe nell'anno presente visit le citt d'essa Panno-nia. Quanto all'Augusto Costanzo, apprendiamo dalle leggi delCodice Teodosiano ch'egli nel principio d'aprile soggiornava inAntiochia, e da Emesa scrisse a sant'Atanasio per sollecitarlo a

    tornarsene in Oriente. Alcune leggi da lui date in quest'anno ci fanconoscere la premura di lui per reclutar le milizie sue, e per bendisciplinarle. Imperciocch i Persiani, con tutte le percosse patitenell'anno precedente, non rallentavano punto le disposizioni per

    69 Cuspinianus. Panvinius. Bucherius.70 Athan., in Apolog.71 Nell'originale "de". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]72 Liban., Orat. III.

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    seguitar le guerra, divenuta oramai una perniciosa cancrena de'Romani in quelle parti; imperciocch anno non pass, durante ilregno di Costanzo, in cui egli fosse esente dalle minaccie ed in-

    cursioni di quella nemica e potente nazione, ora con vantaggio, edora con isvantaggio delle sue genti. Intorno a che convien osser-vare due diverse figure che fecero i due pagani Giuliano Aposta-ta73 e Libanio74. Finch visse Costanzo, l'eloquenza loro trov deiluoghi topici per esaltare il di lui valore e la sua condotta in fare esostenere quella guerra. Ma da che egli compi la carriera de' suoigiorni, amendue se ne fecero beffe, e formarono di lui un ben di-verso ritratto. All'udir questi due adulatori, Costanzo pi volte git-

    t dei ponti sul fiume Tigri, e pass anche sulle terre nemiche, talterrore spargendo ne' Persiani, che non osavano di lasciarsi vede-re per difendersi dai saccheggi. Passava egli il verno in Antiochia,e nella state era in campagna contro i nemici, i quali si stimavanofelici se potevano fuggire e nascondersi dal valore di questo au-gusto eroe. Che se riusc talvolta a coloro di riportar qualche van-taggio sopra i Romani, fu solamente per mezzo d'imboscate, e colmancare alle tregue. Passato poi all'altra vita esso Costanzo, mutlinguaggio il sofista Libanio, con dire che a lui non mancavanogi buone milizie per vincere i Persiani, ma bens un cuore diprincipe e una testa di capitano. Alla primavera comparivano i ne-mici per assediar qualche fortezza, e Costanzo aspettava la stateper uscire in campagna; ed usciva, non gi per andar contra diloro con tutto il suo magnifico apparato, ma per fuggir con dili-genza, informandosi studiosamente a tal fine de' lor movimenti

    per ischivarli; di maniera che terminava ordinariamente la campa-gna in tornarsene i Persiani alle lor case pieni di spoglie dei mise-ri abitanti della Mesopotamia: dopo di che Costanzo si lasciavavedere per le citt e luoghi saccheggiati, quasich la venuta suaavesse messo lo spavento in cuore ai nemici, e fattili ritirare. In

    73 Julian., Orat. I et II.74 Liban., Orat. III.

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    somma ci rappresentano Costanzo per un vile coniglio; e purtroppo, se si ha da parlare schietto, contuttoch, siccome abbiamveduto, san Girolamo75 parli di nove combattimenti seguiti in tut-

    to il corso di questa guerra fra i Romani e i Persiani; pure ognistorico76 in fine confessa che l'armi di Costanzo non cantaronomai vittoria alcuna, anzi ebbero sempre delle busse; e che i Per-siani presero e saccheggiarono or questa, or quella citt, fecerogran copia di prigioni; e quantunque d'essi ancora fosse talvoltafatta strage, secondo le vicende giornaliere della guerra, pure sen-za paragone fu il danno patito dalle armate e terre romane. Edecco in succinto un'idea della lunghissima guerra di Costanzo coi

    Persiani, guerra infelice per lui, perch principe sprovveduto dicoraggio e saper militare, e perch egli aveva ancora dei non lievipeccati che meritavano poco l'assistenza di Dio per felicitarlo inquesta vita. Abbiamo da Teofane77 che un fiero tremuoto diroccin quest'anno la maggior parte della citt di Berito nella Fenicia, ilche fu cagione che molti di que' pagani ricorressero alla chiesa echiedessero il battesimo. Ma costoro dipoi, separatisi dai cristiani,fecero una assemblea, dove praticavano le cerimonie imparate daessi, vivendo nel rimanente da pagani.

    Anno di {CRISTOCCCL. Indizione VIII.GIULIO papa 14.COSTANZO e

    COSTANTE imperadori 14.

    Consoli

    75 Hieron., in Chron.76 Ammianus. Socrates. Festus. Eutropius et alii.77 Theophan., in Chronogr.

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    SERGIO e NIGRINIANO.

    Ad Ermogene nella prefettura di Roma succedette nel d 27 di

    febbraio78

    Tiberio Fabio Tiziano. Funestissimi furono gli avveni-menti e le rivoluzioni di quest'anno specialmente per la sventuratamorte di Costanzo Augusto. Truovavasi egli nelle Gallie, e perchregnava la pace fra tutti i popoli, il familiare suo divertimentoconsisteva nella caccia, dietro alla quale era perduto: il che dico-no alcuni fatto per tenersi con questo esercizio sempre dispostoper le occorrenze e fatiche della guerra. Non bad egli che nel suostesso seno nudriva de' pi fieri nemici. Magno Magnenzio (cos

    il miriamo nominato nei marmi e nelle medaglie), capitano alloradi una o due compagnie delle guardie, prevalendosi della disat-tenzione del principe, quegli fu79 che nella citt di Autun tramuna congiura contra la vita di lui, con tirar nel suo partito Marcel-lino, presidente della camera angustale, Cresto ed altri uffizialidella milizia. Venuto il d destinato a fare scoppiar la mina, cio ild 18 di gennaio, come s'ha da Idazio e dalla Cronica Alessandri-na, Marcellino (se pur non fu lo stesso Magnenzio), col pretestodi solennizzare il giorno natalizio di un suo figliuolo, invit l'uffi-zialit ad un lauto convito, e massimamente Magnenzio. Dopoaver costoro ben rallegrato il cuore, e fatto durare il banchettosino ad una parte della notte, Magnenzio alzatosi, e ritiratosi inuna camera, quivi si vest della porpora imperiale, e poi torn afarsi vedere in quell'abito ai convitati. Una parte d'essi gi con-giurata l'acclamAugusto; gli altri per le parole e promesse dell'u-

    surpatore si lasciarono anche essi condurre a riconoscerlo tale.Presa poi la cassa del principe, coll'impiego di quel danaro seppeMagnenzio guadagnar le milizie quivi acquartierate e il popolo diAutun, e qualche cavalleria venuta di fresco dall'Illirico. Procla-

    78 Bucher., in Catalogo.79 Idacius, in Fast. Zosimus, lib. 2, cap. 42. Zonar., in Eutrop. Aurelius Vic-

    tor. Socrat. et alii.

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    mato che fu imperadore l'indegno Magnenzio, non differ puntod'inviar gente per levar la vita all'Augusto Costante, con far anchetener serrate le porte della citt, affinch niuno uscendo gli recas-

    se l'avviso della nata ribellione, e lasciando solamente l'adito achi voleva entrarvi. Secondo Zonara, fu ucciso il misero Costanteverso il fiume Rodano, dove, ritrovato a dormire stanco per le fa-tiche della caccia, da questo pass ad un pi lungo sonno. Maconvengono i pi antichi storici80 in dire ch'egli, non ostante laprecauzion presa dal tiranno, fu immediatamente avvertito dellasucceduta novit; e per, deposti gli abiti e le insegne imperiali,fugg con isperanza di salvarsi in Ispagna. Ma avendogli tenuto

    dietro Gaisone con alquanti cavalieri scelti per ordine di Magnen-zio, il raggiunse ad Elena, castello vicino ai monti Pirenei, a cuiCostantino il Grande suo padre avea dato questo nome in onordella madre, e quivi il trucid. Presero di qui motivo alcuni d'in-ventar una favola, narrata poi da Zonara81 come una verit, cioche dagli strologhi fu predetto a Costantino suo padre che questofigliuolo morrebbe in seno dell'avola, cio di sant'Elena. Mortaella prima di Costante, fu derisa la predizione suddetta, che poi inaltra maniera si verific, con essere egli stato svenato nel suddettocastello in et di soli trent'anni.

    Come il costume, dopo la morte di questo sventurato princi-pe, chi ne fece elogi, e chi mille iniquit raccont o, per dir me-glio, invent della sua persona. Si pu ben credere che i partigianidi Magnenzio non lasciarono via alcuna per iscreditar lui, e nellostesso tempo scusare, se era possibile, la rivolta detestabile del ti-

    ranno. E perch egli fu principe zelante della religione cristiana,non da stupire se gli scrittori pagani82, cio Eutropio, AurelioVittore e il velenoso Zosimo, l'infamarono a tutto potere, attri-buendogli gran copia di vizii. E Zonara poi, prestando fede a Zo-

    80 Zosimus. Idacius. Hieron. Aurel. Victor.81 Zonaras, in Annal.82 Athanasius, in Apolog. Optatus, lib. 3.

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    simo, denigr anch'egli non poco la di lui memoria. Sopra gli altriesso Zosimo il descrive per un cane verso de' suoi sudditi, trattan-doli con inaudita crudelt, ed aggravandoli con eccessive impo-

    ste, e tenendo al suo servigio dei Barbari, ai quali permetteva l'u-sare ogni sorta di violenza. Il tacciano ancora d'una sfrenata libi-dine, e fin della pi abbominevole, di una sordida avarizia, e diavere sprezzato le persone militari. Sopra tutto dicono ch'eglisommamente pregiudic a s stesso colla cattiva scelta dei gover-natori delle provincie, vendendo le cariche, e che specialmente iperversi suoi ministri gli tirarono addosso l'odio di ognuno; dimodo che divenne insopportabile il suo governo. Pu darsi che

    parte di tanti vizii non fosse sognata, ma pi verisimilmente anco-ra si dee credere che con alcune verit sieno mescolate molte ca-lunnie. Certamente gli autori cristiani83 parlano con lode di questoprincipe, gran difensore della religione cattolica contro gli arianie donatisti, propagatore del Cristianesimo, e che non cessava diesercitar la sua liberalit verso i sacri templi. Confessano gli stes-si pagani84che gran pruove diede egli del suo valore in varie con-giunture, e che era assai temuto dai popoli della Germania. Liba-nio85poi, nell'orazione recitata nell'anno precedente, di lui viventefa un bell'elogio, rappresentandolo come principe attivo, vigilan-te, sobrio, e nemico, non solamente degli eccessi del vino e dellefemmine, ma anche dei teatri e d'altri simili divertimenti. Pare, insomma, che buona parte de' disordini nascesse non da lui, perchla poca sanit sua, per essere gottoso di mani e di piedi, non glipermetteva di far molto, ma bens da' suoi cattivi ministri. Co-

    munque sia, non dovettero mancar dei reati di Costante nel tribu-nale di Dio; e grande soprattutto ne sarebbe stato uno, se fossevero, cio che ingiustamente e a tradimento egli avesse procuratala morte del suo maggior fratello Costantino: del che parlammo di

    83 Victor, in Epitome. Victor, de Caesarib. Eutrop., in Breviar.84 Aurelius Victor. Eutropius.85 Liban., Orat. III.

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    sopra. Non si sa ch'egli lasciasse dopo di s figliuoli. E n purebbe moglie. Avea ben egli contratti gli sponsali con Olimpiadefigliuola di Ablavio, primo ministro di suo padre, ma di tenera

    et, e per la di lui morte violenta non si effettuarono le nozze.Questa giovinetta fu poi data da Costanzo in moglie ad Arsace redell'Armenia, che se ne compiacque assaissimo, come di un insi-gne favore, siccome attesta Ammiano86. Ma a sant'Atanasio87 par-ve uno strano mancamento di rispetto al fratello l'aver CostanzoAugusto maritata con un Barbaro chi era stata considerata qualmoglie dell'imperador Costante.

    Rest dunque l'usurpatore Magnenzio padrone delle Gallie,

    alle quali tennero dietro le Spagne e la Bretagna; ed essendosiegli affrettato a spedir truppe, regali e larghe promesse in Italia 88,trasse ancor queste provincie colla Sicilia e coll'altre isole, ed an-che l'Africa alla sua divozione. Ch'egli, dopo aver ucciso Costan-te, scrivesse a nome di lui varie lettere agli uffiziali lontani, che oper lo merito loro, o per l'amore a Costanzo potessero disapprovarl'assunzione suo al trono, e che per istrada li facesse uccidere, loscrive Zonara89, ma con poca verisimiglianza. Certo bens cheMagnenzio, considerando il bisogno ch'egli aveva di buone brac-cia per sostenersi nell'usurpata signoria, confer dipoi, cio nel-l'anno seguente, il titolo di Cesare a Decenzio, che, secondo ilgiovane Vittore90, era suo parente, o pure suo fratello, come vuoll'altro Vittore91 ed Eutropio92. Questi si trova nelle monete93 appel-lato Magno Decenzio. Similmente diede dipoi il nome di Cesare aDesiderio suo fratello, di cui si trova ancora qualche medaglia, se

    86 Ammianus Marcellinus, lib. 20, cap. 11.87 Athanasius, in Epistol. ad Solitar.88 Julian., Orat. I. Zosimus, lib. 2, cap. 43.89 Zonar., in Annal.90 Aurelius Victor, in Epitome.91 Idem, de Caesarib.92 Eutrop., in Breviar.93 Mediobarbus, Numismat. Imper.

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    di legittimo conio, non so. Era Magnenzio94 originario dalla Ger-mania, nato da Magno, uno forse di coloro che furono trasportatida' paesi germanici ad abitar nelle Gallie. Per Aurelio Vittore95 il

    fa nato nelle medesime Gallie. Ma Giuliano Apostata chiaramentescrive che costui fu condotto prigioniero dalla Germania nelleGallie a' tempi di Costantino il Grande, ed, ottenuta la libert, sidiede alla milizia, dove fece di molte prodezze. Alto di statura,robusto di corpo, avea studiato lettere, e si dilettava molto di leg-gere, n gli mancava eloquenza e forza nel discorso. Secondo Zo-nara96, egli comandava allora ad alcune milizie appellate Giovia-ne ed Erculie, che si suppongono guardie del corpo formate da

    Diocleziano e Massimiano Augusti. Filostorgio97 pretende ch'eglifosse98 pagano; ma le medaglie cel rappresentano cristiano, forsedi solo nome, e di coloro, senza fallo, ne' quali l'ambizione scon-ciamente prevale alla religione. Chiunque degli antichi99 parla de'costumi di lui, cel dipinge per uomo d'insopportabil avarizia ecrudelt, e che tutte le sue azioni spiravano quella barbarie e sal-vatichezza ch'egli port dalla nascita. Fiero nelle prosperit, timi-do e vile nelle avversit, dotato nondimeno100 di tale accortezza,che sapea comparire un bravo allorch pi tremava. Sant'Atana-sio101, il quale, per esperienza, sapeva qual fosse il merito di co-stui, non ebbe difficolt di scrivere che egli era un empio versoDio, spergiuro, infedele agli amici, amico degli stregoni ed incan-tatori, e finalmente una bestia crudele, un diavolo. Non indegnocertamente di questi titoli comparve chi contra tutte le leggi dellareligione e della natura aveva assassinato il proprio principe, e

    94 Julian, Orat. I.95 Aurelius Victor, de Caesarib.96 Zonaras, in Annal.97 Philostorgius, lib. 3, cap. 26.98 Nell'originale "forse". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]99 Julian. Libanius. Zosimus et alii.100 Aurelius Victor, in Epitome.101 Athanasius, in Apolog.

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    toltogli imperio e vita. Dovette ben tentare Magnenzio ancora distendere le griffe alle provincie dell'Illirico, anch'esse in addietrosottoposte al dominio dell'ucciso Costante; ma gli and fallito il

    colpo.Trovavasi nella Pannonia generale della fanteria Vetranione102,uomo originario della Mesia superiore, invecchiato nel mestierdella guerra, cristiano di professione, come eziandio si deducedalle medaglie103. All'udire Aurelio Vittore104, questi era personadi brutal barbarie, corrispondente alla vil sua nascita, che n pursapea leggere, che pareva uno stolido, ed era in fine un pessimouomo. Ben diversamente parla di lui Giuliano l'Apostata105, mo-

    strando stima delle di lui qualit; ed Eutropio106 ne fa un elogio,con descriverlo vecchio, fortunato nell'armi, che si faceva amareda tutti per la sua civilt ed umore allegro, per la sua probit e pelsuo vivere all'antica, ancorch nulla avesse studiato, e comincias-se solamente in questi tempi ad imparar di leggere e scrivere. Ve-tranione adunque, intesa ch'ebbe la morte dell'Augusto Costante,e trovata s bella occasione, si fece acclamare Augusto dalla suaarmata, ed occup tutte le dipendenze dell'Illirico, cio la Panno-nia, le Mesie, la Grecia, la Macedonia ed ogni altra parte di quellecontrade; e ci nel primo giorno di marzo, come s'ha dalla Croni-ca Alessandrina107, e non gi di maggio, come per errore si leggenel testo d'Idazio108. Se abbiamo qui a prestar fede a Filostor-gio109; non di suo capriccio Vetranione prese la porpora, ma perconsiglio di Costantina Augusta, sorella di Costanzo Augusto evedova di Annibaliano, gi re del Ponto, la quale, temendo che

    102 Chron. Alexandrinum.103 Mediobarbus, Numismat. Imper.104 Aurelius Victor, de Caesarib.105 Julian., Orat. I.106 Eutrop., in Breviar.107 Chron. Alexandrinum.108 Idacius, in Fastis.109 Philostorg., Histor., lib. 3, cap. 22.

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    Magnenzio non s'impadronisse anche dell'Illirico, con questo ri-piego volle parare il colpo. Aggiugne quello storico che si andancora di concerto con esso Costanzo, e che egli mand il diade-

    ma a Vetranione. Teofane110

    del pari lasci scritta la risoluzionsuddetta di Costantina, per opporre questo Augusto, creatura sua,al tiranno Magnenzio; e lo stesso vien accennato da Giuliano 111.Scrive inoltre Zonara112 che Vetranione mand a chiedere soccor-so di gente e danaro a Costanzo, da cui, per testimonianza di Giu-liano, venne fornito di tutto, giacch Vetranione protestava di vo-ler tenere esso Costanzo per suo imperadore, con far egli non al-tra figura che quella di suo luogotenente. Dal che veniamo ad in-

    tendere, perch, avendo anche Magnenzio inviato a lui dei depu-tati per tirarlo nel suo partito, tuttavia Vetranione prefer semprel'alleanza di Costanzo, e si dichiar contra del tiranno Magnenzio.

    Vegniamo alla terza scena. Avea ben Roma accettato per suosignore il suddetto Magnenzio; maFlavio Popilio Nepoziano, gistato console nell'anno 336, per essere figliuolo d'Eutropia sorelladel gran Costantino, trov d'avere dal canto suo pi diritto al do-minio di Roma, che il barbaro traditore Magnenzio; e per113, uni-ta una gran frotta di giovani scapestrati, ladri e gladiatori, e presala porpora nel d 3 di giugno, venne alla volta di Roma. Uscitocon sue genti contra di luiAniceto, o siaAnicio, prefetto del pre-torio di Magnenzio, tard poco a tornarsene indietro sconfitto, efece serrar le porte di Roma. Per forza, al dire d'Aurelio Vittore,Nepoziano v'entr dipoi, e gran sangue sparse, verisimilmente dichi sosteneva la fazion di Magnenzio. Ma che? non pass un

    mese, che quel Marcellino, da cui si pu dire che Magnenzio aveain certa guisa ricevuto l'imperio, e che era divenuto soprainten-dente a tutta la di lui corte, spedito con grandi forze da esso Ma-

    110 Theophan., in Chronogr.111 Julian., Orat. I.112 Zonaras, in Annalibus.113 Zosimus, lib. 2, cap. 43. Idacius. Aurel. Victor. Eutrop.

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    gnenzio, venne ad affrontarsi coi Romani114. Abbiamo da san Gi-rolamo115, che per tradimento di un Eraclida senatore rimaserosconfitti i Romani, ed ucciso Nepoziano, la cui testa sopra una

    picca fu dipoi portata per Roma. A questa vittoria tenne dietro ungran macello di chiunque s'era dichiarato parziale di Nepoziano.Sfog Marcellino inoltre la rabbia sua contra di qualunque perso-na che avesse attinenza per via di donne alla famiglia imperiale, evi per fra l'altre la stessaEutropia madre di Nepoziano e zia del-l'Augusto Costanzo. Anche Temistio fa menzione116 delle crudeltusate da Magnenzio contra del senato e popolo di Roma; questenondimeno si veggono attribuite da Giuliano117 ai ministri di lui,

    cio, per quanto si pu credere, al suddetto Marcellino. SantoAtanasio118 parla anch'egli di tali carnificine, siccome altres nellasua Storia Socrate119, con asserire che molti senatori vi perderonola vita, e con supporre che Magnenzio in persona venisse a Roma:del che non resta alcun altro segnale nelle antiche storie. Abbiamobens da Giuliano120 ch'egli fece morir molti uffiziali della propriaarmata, ed obblig con un eccesso di tirannia i popoli a pagare alsuo fisco la met dei lor beni sotto pena della vita (il che se nons'intende della met delle rendite, io non so credere vero e n purpossibile). Diede anche licenza agli schiavi di denunciare i lor pa-droni, e sforz altri a comperar le terre del principato, con altreiniquit che non sono espressamente dichiarate dagli scrittori d'al-lora. E tutto per ammassar danaro e milizie, sotto pretesto di volermuover guerra ai Barbari, ma in effetto per farla contra di Costan-zo.

    Mentre in queste rivoluzioni di cose si trovava involto l'Occi-

    114 Idacius, in Fastis.115 Hieronymus, in Chronico.116 Temisthius, Orat. III.117 Julian., Orat. II.118 Athan., in Apolog.119 Socrat., lib. 1, cap. 32.120 Julian., Orat. I.

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    dente, non era meno in tempesta l'Oriente. Imperocch in que-st'anno, di nuovo ritorn Sapore re della Persia121 ad assediar Ni-sibi nella Mesopotamia, dopo aver dato un gran guasto a que' pae-

    si e presi ancora varii castelli. Non oso io decidere se questo sia ilsecondo o pure il terzo assedio di quella citt, come fu d'avviso ilTillemont122; il quale scrive che Lucilliano, suocero di Gioviano,che fu poi imperadore, era comandante allora di Nisibi, e fece unamaravigliosa difesa. Zosimo123, parlando d'esso Lucilliano, e dellasua bravura in difendere quella citt, chiaramente riferisce quel-l'assedio, non al presente anno, ma bens all'anno 360, siccome al-lora vedremo. Pu essere che Zosimo s'ingannasse scambiando i

    tempi, come il Petavio avvert124. Quanto al presente, l'abbiamodescritto da Giuliano125, da Teodoreto126, da Zonara127 e da altri, iquali ci fan vedere i mirabili sforzi de' Persiani per espugnar quel-la fortezza. Giacch a nulla servivano gli assalti, gli arieti e lemine, ricorse Sapore al ripiego di levar l'acqua ai cittadini, convoltare altrove il fiume Migdonio che passava per mezzo alla cit-t. Ma pozzi e fontane non mancarono al bisogno di quegli abi-tanti. Quindi si studi Sapore d'inondar con quel fiume la citt;ma essendo alto il piano d'essa, altro non fecero le acque che alla-garla d'intorno. Se con delle macchine poste sopra navi fu fattaguerra alle mura, vi si trovarono anche valorosi difensori chevano renderono ogni sforzo nemico. L'ultima e pi formidabilepruova per vincere l'ostinata citt, fu quella di trattener l'acque delfiume alla maggior possibile altezza, e poi di lasciarle precipitaraddosso alle mura. In fatti ne rest abbattuta una parte, ed allora i

    121 Idacius, in Fastis. Socrates, Histor. Eccl., lib. 2, cap. 26 Chron. Alexandri-num. Zonaras, in Annalib. Julian., Orat. II.

    122 Tillemont, Mmoires des Empereurs.123 Zosimus, lib. 3, cap. 8.124 Petav., in Notis ad Julianum.125 Julian., Orat. II.126 Theodoret., Histor. lib. 2, cap. 26. Chron. Alexandrinum.127 Zonaras, in Annalib.

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    Persiani alzarono un grido, come se gi si vedessero padroni diNisibi. Ma affacciatisi dipoi alla breccia per entrarvi, vi trovaronouna resistenza s forte, che furono obbligati a ritirarsi, avendo an-

    che il cielo combattuto con pioggia e fulmini in favore de' difen-sori. Concordano gli storici cristiani che l'assistenza e le preghieredel santo vescovo della citt suddetta, Jacopo, quelle furono cheottennero da Dio la preservazione di Nisibi tanto ora, quanto ne'precedenti assedii, sicch non cadesse in man dei Persiani. Rife-cero i Nisibini un muro interiore, e contuttoch Sapore continuas-se pertinacemente anche un mese l'assedio, pure altro non ne ri-port che la perdita d'assaissime migliaia d'uomini e cavalli, e di

    moltissimi elefanti, per tal maniera che scornato dopo quattromesi si vide sforzato a levar il campo, e a ritornarsene al suo pae-se, dove sfog la sua rabbia contro molti de' suoi uffiziali, impu-tando a lor difetto l'infelice riuscita di quell'impresa, secondo l'u-so dei tiranni d'Oriente, presso i quali ogni perdita si attribuisce acolpa de' generali, e si punisce la sfortuna come un grave delitto.Rest con ci abbassata non poco la superbia e fierezza del repersiano, nel cui regno entrati intanto i Massageti, fecero vendettaanch'essi dei danni recati al paese cristiano.

    Durante questo celebre assedio s'era trattenuto l'Augusto Co-stanzo in Edessa e in Antiochia senza osare di comparir in campocontra dell'innumerabil esercito de' Persiani; e poich intese laloro ritirata, tutto lieto rivolse pi che mai i pensieri agli affaridell'Occidente, non parendo probabile ch'egli partisse prima diquell'assedio dalla Soria, come ha l'autore della Cronica Alessan-

    drina128

    . Aveva egli in questo tempo raunata quanta gente atta al-l'armi egli pot raccogliere dai suoi Stati, ed allestita anche unaformidabil flotta di navi, che dall'adulatore Giuliano129 vien chia-mata superiore a quella di Serse. L'intenzione sua era di procede-re con tutto queste forze contra del tiranno Magnenzio; ed affin-

    128 Chron. Alexandr.129 Julian., Orat. I.

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    ch i nemici persiani non si prevalessero della sua lontananza,provvide tutte le fortezze di frontiera di buone guarnigioni, dimacchine e di viveri; e poi si mosse dalla Soria alla volta di Co-

    stantinopoli. Aveva pi d'una volta Magnenzio spediti suoi depu-tati ad esso Costanzo, per trattare un qualche accordo, affin di as-sicurare e legittimare l'usurpazion sua: e di ci parla anche san-t'Atanasio130. Ma Costanzo, che si credeva avere dalla sua Vetra-nione, divenuto imperadore dell'Illirico, e, per conseguente, giu-dicava il suo partito superiore di forze a quello del tiranno, niunascolto avea dato finora a s fatte proposizioni. Rest egli dipoiben sorpreso o stordito, allorch gli giunse l'avviso che Vetranio-

    ne e Magnenzio aveano fatta pace fra loro. Pi ancora crebbe l'ap-prensione e l'affanno suo, quando arriv ad Eraclea della Tra-cia131, perch ivi se gli presentarono gli ambasciadori di amendue,cioRufino prefetto del pretorio, Marcellino gi da noi veduto ilbraccio diritto di Magnenzio, e general delle sue armi, insiemecon due altri primarii uffiziali, cio Nuneco e Massimo. Esposerocostoro che Magnenzio e Vetranione erano pronti a riconoscereCostanzo per Augusto primario, purch egli volesse lasciar lorogodere il medesimo titolo, cercando di persuaderglielo con ricor-dare gl'incerti avvenimenti delle guerre. Magnenzio inoltre, perassodar meglio l'amicizia, proponeva di torre per moglie Costan-za, o pur Costantina, sorella del medesimo Costanzo, esibendonello stesso tempo a Costanzo una sua figliuola per moglie: segnoche egli era vedovo allora. Trovossi ben imbrogliato Costanzo, nsapea qual risoluzion prendere, se non che Zonara132 scrive esser-

    gli apparuto in sogno Costantino suo padre, che presentargli Co-stante, gli ordin di vendicarne la morte, e gli promise la vittoria.Vera o falsa che sia tal diceria, certo intanto che Costanzo riget-t ogni proposizion di Magnenzio; ma forse tratt pi dolcemente

    130 Athanasius, Apolog.131 Petrus Patricius, de Legat. Tom. I Histor. Byzant.132 Zonaras, in Annal.

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    mano a scendere dal trono. Succedette questo fatto nel d 25 di di-cembre dell'anno presente, e non gi del seguente, come ha Ida-zio137; imperciocch la Cronica Alessandrina138 ed anche Aurelio

    Vittore139

    non danno pi di dieci mesi d'imperio a Vetranione. Chein Naisso, citt della Dacia novella, si trovasse allora Costanzo,l'abbiamo da san Girolamo140, ma Socrate e Sozomeno dicono inSirmio. Dan qui nelle trombe Giuliano141e Temistio142, esaltandocon lodi magnifiche Costanzo, per essersi egli con tanta animosi-t, eloquenza e destrezza sbrigato di questo competitore, ed avercon s poca fatica guadagnate tante e s fertili provincie, piene dipopoli bellicosi, ed insieme un'armata di venti mila cavalli, e d'u-

    na copiosissima fanteria. Quello che indubitatamente ognun rico-noscer per lodevole in Costanzo il trattamento ch'egli fece aldeposto Vetranione. Gli avrebbono fra poco tempo i tiranni sottoqualche pretesto tolta la vita, acciocch non potesse risorgere. MaCostanzo143, senza permettere che gli fosse fatto alcun torto, iltenne seco a tavola, poscia il mand ad abitare in Prusa di Bitinia,con ordine che gli fosse fatto un trattamento onorevole ed anchedelizioso. Quivi, secondo Zonara144, egli tranquillamente campanche sei anni, esercitandosi in opere di cristiana piet e in limo-sine ai poveri, con trovar pi dolce quella vita, siccome libera dal-le spine dei gran governi. Sovente ancora145 scrisse a Costanzo,ringraziandolo del bene fattogli, con liberar la sua vecchiaia dalleinquietudini del principato, ed esortandolo ad abbracciar anch'egliun eguale stato di felicit. Il testo di Socrate pare che dica ci

    137 Idacius, in Fastis.138 Chronic. Alexandrinum.139 Aurel. Vict., de Caesarib.140 Hieron., in Chron.141 Julian., Orat I.142 Themistius, Orat. III.143 Chron. Alex., Philostorg Zosimus Julianus, et alii.144 Zonar., in Annal.145 Socrat., lib. 2, cap. 28.

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    scritto da Costanzo a Vetranione; ma han creduto il Tillemont146 eil Fleury147 che colla mutazion sola d'una parola pi naturale sia ilprimo senso, e al loro parere par giusto l'attenersi.

    Anno di {CRISTOCCCLI. Indizione IX.GIULIO papa 15.COSTANZO imperadore 15.

    Dopo il consolato di SERGIO e NEGRINIANO.

    Cos notato in tutti i Fasti, perch nei paesi dipendenti da Co-stanzo Augusto non furono riconosciuti i consoli che Magnenzioelesse per quest'anno in Roma. Per altro abbiamo la testimonianzadell'Anonimo148 Autore de' prefetti di Roma che Magnenzio eGaisone (lo stesso che tolse di vita Costante Augusto) furonoconsoli in Roma nell'anno presente. Un frammento nondimenod'antica iscrizione, da me dato alla luce149, parla di Magnenzio e Decenzio consoli, e parrebbe che appartenesse a questo anno.Quanto alla prefettura di Roma, v'ebbe pi volte cangiamento diministri nell'anno corrente150.Fabio Tiziano la tenne per i due pri-mi mesi. Nel primo d di marzo a lui succedette Aurelio Celsino.Nel d 12 di maggio Celio Probato, al quale nel d 7 di giugno fusostituito Clodia Adelfio; e nel d 18 di dicembre surrogato gli fuValerio Procolo. Fra gli altri Adelfio fu sospettato di nudrir pen-

    sieri pregiudiziali contra di Magnenzio, come s'ha da AmmianoMarcellino151. Pass l'Augusto Costanzo il verno in Sirmio della

    146 Tillemont, Mmoires des Empereurs.147 Fleury, Hist. Eccl., lib. 13.148 Cuspinianus. Bucherius.149 Thes. Novus Inscript., pag. 380.150 Cuspinianus. Panvinius. Bucherius.151 Ammianus, lib. 16, cap. 6.

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    Pannonia, dove and facendo le necessarie disposizioni per pro-cedere ostilmente al primo addolcirsi della stagione contra del ti-ranno Magnenzio. Ma eccoti novelle che il re Sapore di Persia 152

    con formidabile armata minacciava di nuovo la Mesopotamia, ecorse anche voce che entratovi dopo fieri saccheggi fosse ritorna-to indietro. Conobbe allora Costanzo di non poter solo accudire adue diverse guerre, e che per acquistar l'Occidente, correva peri-colo di perder l'Oriente; e per venne alla risoluzione di eleggersiun collega, il quale mentr'egli guerreggiava nell'una parte, avessel'occhio alla difesa dell'altra. Niuna prole maschile fin qui gli ave-va dato Iddio, e n pur gliene diede dipoi. Rivolse dunque il guar-

    do a Gallo suo cugino, figliuolo di Giulio Costanzo, cio di unfratello del gran Costantino. Avea Gallo col fratello suo Giuliano,che fu poi Apostata, quasi miracolosamente scappata la mortenell'anno 337, allorch Costante Augusto fece quell'orrido macel-lo di tanti suoi parenti, e fra gli altri del padre d'esso Gallo. Torna-to poi in s stesso, non solo lasci di perseguitare i due giovanetticugini153, ma ebbe cura di farli signorilmente educare, con resti-tuire a Gallo buona parte de' beni paterni e a Giuliano quei dellamadre, tenendoli nondimeno amendue come in una specie d'esilioin varii luoghi, e specialmente in una terra della Cappadocia.L'occasione suddetta port che gli affari di Costanzo abbisognas-sero d'un braccio fedele per costodir l'Oriente dai continuati insul-ti de' Persiani. Costanzo adunque, chiamato a s Gallo, gli conferil titolo e la dignit di Cesare nel d 15 di marzo154, e nel medesi-mo tempo volle ch'egli sposasse sua sorella, chiamata da alcuni

    Costanza, ma che, per attestato di Ammiano, fu veramente Co-stantina, vedova del gi re Annibaliano. Poscia il mand alla dife-sa dell'Oriente, dandogli per generale dell'armi Lucilliano. Ben-ch Gallo prendesse allora il nome di Costanzo, o per onorare il

    152 Philost., lib. 3, cap. 23. Zonar. in Annal.153 Julian., in Epist. ad Athen.154 Idacius, in Fast. Zonar., in Annal. Socrat., Hist., lib. 2, cap. 28.

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    benefattore Augusto, o pure per ricreare suo padre Giulio Costan-zo, nientedimeno gli scrittori continuarono a chiamarlo Gallo, pernon confondere il nome di lui con quello del regnante imperado-

    re. Il Gotofredo155

    fu di parere che Gallo assumesse il nome nondi Costanzo, ma di Costante, citando in prova di ci Idazio156 el'autore della Cronica Alessandrina157, ma il Tillemont158 con pifondamento sostenne la precedente opinione; e pur troppo si tro-vano nelle memorie antiche sovente confusi e cambiati questinomi per la loro vicinit, o per le abbreviature. Dovrebbono servi-re a decidere questa per altro poco importante quistione le meda-glie159 rapportate da varii autori col CONSTANTIVS GALLVS,

    se noi fossimo certi della loro legittimit. In passando esso Galloper Nicomedia160, visit Giuliano suo fratello, ivi dimorante sottola disciplina di Eusebio vescovo ariano di quella citt.

    Solamente in quest'anno fu, per attestato di Zosimo161 e di Zo-nara162, che il tiranno Magnenzio, trovandosi in Milano, diede iltitolo di Cesare aDecenzio suo fratello, inviandolo poscia alla di-fesa delle Gallie, che in questi tempi pi che mai rimasero espostealla rabbia ed avidit dei Franchi, Sassoni, Alemanni ed altri po-poli della Germania. Libanio163 non ebbe difficolt di scrivere cheCostanzo Augusto, considerando pi la ragion di stato, fiera tur-batrice del riposo de' popoli, che ogni altro riguardo; e pensandosolo a vincere, senza mettersi pensiero, se legittimi o no fossero imezzi, quegli fu che mosse con sue lettere e con danaro i Barbaria far guerra a Magnenzio nelle Gallie, per facilitare maggiormen-

    155 Gothofred., in Chron. Cod. Theodos.156 Idacius, in Fastis.157 Chron. Alexand.158 Tillemont, Mmoires des Empereurs.159 Mediobarbus, Numismat. Imper.160 Liban., Orat. XII.161 Zosimus, lib. 2, cap. 45.162 Zonaras, in Annalib.163 Liban., Orat. XII.

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    pace, ma in sostanza per iscoprire le forze e i disegni di Magnen-zio, e studiarsi di mettere sedizione nella di lui armata. Diedegliudienza Magnenzio alla presenza di tutte le sue milizie, e seppe

    ben valersi l'accorto ambasciatore dell'occasione, mostrando diparlare al solo tiranno, per fare un'aringa anche alle ascoltatricitruppe di lui, con rappresentare come cosa vergognosa a gente ro-mana il portar l'armi contra d'altri Romani, e massimamente con-tra de' figliuoli del gran Costantino, principe, a cui tutti aveanotante obbligazioni. Aggiunse, che se Magnenzio volea cedere aCostanzo l'Italia, consentirebbe Costanzo a lui la signoria delleGallie; sotto il qual nome sembra verisimile che fosse compresa

    anche la Spagna e Bretagna. Zosimo e Zonara furono d'avvisoche Costanzo veramente desiderasse la pace, per ischivare lospargimento inevitabile del sangue di tanti popoli. Fece tal im-pressione nel cuore degli ascoltanti il discorso di Filippo, chedur fatica Magnenzio a far intendere la sua risposta, consistentein dire ch'egli di buon cuore accettava la proposizion di pace, mache gli bisognava un po' di tempo per maturarne le condizioni.Con tale scappata rimise lo affare al giorno seguente, nel qualearing la sua armata, e tanto disse dei mancamenti ed eccessi del-l'estinto Costante, che smorz in cuore dei pi d'essi la inclinazio-ne alla pace.

    Tosto dunque fatto prendere l'armi, and per passare il Savo invicinanza di Sciscia; ma gli fu all'incontro la guarnigione di quel-la citt, che diede una fiera percossa alle di lui genti, parte preci-pitandole nel fiume, e parte trucidandole colle spade. Allora Ma-

    gnenzio, vedendo tanto scompiglio de' suoi, cacciata la punta del-l'asta sua in terra, fece segno con la mano alle milizie di Costan-zo, di voler parlare di pace; e ne parl in fatti, mostrando di pas-sare unicamente per trattarne con Costanzo; di modo che o i sol-dati di Costanzo, o Costanzo medesimo ch'era vicino, fecero ces-sar la battaglia, e permisero il passo a Magnenzio. Tale il rac-

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    conto di Zosimo166, in cui nondimeno apparisce poca verisimi-glianza. Quel che certo, valicato ch'ebbe Magnenzio il Savo,stese il poderoso esercito suo nelle pianure poste tra il Savo e il

    Dravo, bramando intanto Costanzo di ridurlo a Cibala, per darglibattaglia in quel luogo, dove Costantino suo padre, ventisette anniprima, aveva sconfitto Licinio. Era appunto in Cibala Costanzo, equivi teneva mirabilmente afforzato il suo campo, quando Tizia-no, senator romano, creduto il medesimo che vedemmo poco faprefetto di Roma, spedito da Magnenzio, venne a parlargli. Dissecostui un'infinit d'insolenze contro la memoria del gran Costanti-no e de' suoi figliuoli, conchiudendo in fine che se a Costanzo era

    cara la vita, dimettesse l'imperio. Non altro gli rispose Costanzo,se non che rimetteva la sua causa alla giustizia di Dio, sperandoche essa combatterebbe in suo favore, e vendicherebbe la morteindegna del fratello. Permise ancora a Tiziano di andarsene salvo,ancorch i suoi cortigiani fossero in affanno, perch Filippo, giinviato a Magnenzio, non era per anche tornato indietro dal cam-po, e nuova di lui non si sapeva. Accadde poscia che Silvano, ilquale comandava un corpo di cavalleria di Magnenzio, con tutti isuoi disertando, pass ai servigi di Costanzo: azione, che quantorec di giubilo all'esercito d'esso Costanzo, altrettanto di affannoport a Magnenzio, il quale, per paura che altri imitassero quell'e-sempio167, si affrett per venire alla decision della lite con qualchecombattimento. Assal Sciscia, e, presala d'assalto, la desert.Dopo aver dato il sacco al paese posto fra il Dravo e il Savo,piomb addosso alla citt di Sirmio, capitale del paese, credendo-

    si di entrarvi senza contrasto. Trov che i cittadini e il presidiomilitare aveano sangue nelle vene e cuore in petto; e per, lascia-ta quell'impresa, rivolse i passi e l'armi contro la citt di Mursa,situata alla riva del fiume Dravo, dove ora il ponte di Essec; epoich la trov ben munita, e cost caro alle di lui genti un furio-

    166 Zosimus, lib. 2, cap. 48.167 Zosim., lib. 2, cap. 49. Zonar., in Annal.

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    so168 assalto, per cui sperava di prenderla, si mise ad assediarla.Allora fu che Costanzo, per non lasciar cadere quella citt in mandel nemico, mosse il suo campo a quella volta. Avvisato nel cam-

    mino che Magnenzio gli avea tesa un'imboscata, ebbe maniera difar tagliare a pezzi quella nemica brigata.Furono dunque a vista le due possenti armate, vogliose amen-

    due di menar le mani, e nel d 28 di settembre si schierarono pervenire a battaglia. Stettero in ordinanza la maggior parte del d,senza che alcuna d'esse cominciasse la danza: nel qual mentre, sevogliam credere a Zonara169, Magnenzio, per consiglio d'unamaga, fece un orrido sagrificio d'una fanciulla. Finalmente, acco-

    standosi la sera, cominci il terribil fatto d'armi, le cui particolari-t, secondo il solito, son raccontate diversamente dagli scrittori.Giuliano170 pretende che la vittoria non tardasse a dichiararsi infavor di Costanzo, con rimanere rovesciato il corpo di battaglia diMagnenzio dall'ala sinistra; e dalla cavalleria d'esso Costanzo; eche Magnenzio non tard a prendere la fuga; ma che le sue gentirimesse in ordinanza continuarono a far testa, animate dal corag-gio de' loro uffiziali. Zosimo171 e Zonara172, per lo contrario, scri-vono che il combattimento rest dubbioso fino alla nera notte,quando le genti di Costanzo, fatto uno sforzo, misero finalmentein rotta i nemici, buona parte de' quali o rest fredda sul campo, oand a bere la morte nel fiume Dravo. Presi furono gli alloggia-menti dei vinti, che andarono a sacco; e Magnenzio, allorch videdisperato il caso, e d'aver anche corso pericolo d'essere preso,come scrive Eutropio173, deposti gli abiti imperiali, e travestito si

    diede alla fuga, lasciando indietro il suo cavallo ben addobbato,acciocch si credesse ucciso il padrone, e niuno gli tenesse dietro.

    168 Nell'originale "forioso". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]169 Zonar., in Annal. Idacius, in Fastis.170 Julian., Orat. II.171 Zosim., lib. 2, cap. 49.172 Zonar., in Annalib.173 Eutrop., in Breviar.

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    Abbiamo da Sulpicio Severo174 che l'Augusto Costanzo nel tempodella zuffa stette aspettandone l'esito nella chiesa de' Martiri diMursa. Certo egli non fu mai in concetto di gran guerriero, ed al-

    lora dovette raccomandarsi ben di cuore a Dio, ed implorar l'in-tercessione de' santi. Fu questa una delle pi fiere e sanguinosebattaglie che da gran tempo avesse veduta l'Europa, e vi perironoassaissimi uffiziali di raro valore dall'una parte e dall'altra, unode' quali specialmente rammemorato da Zosimo175, cio Mene-lao capitano degli arcieri, il quale con tal forza e disinvoltura nelmedesimo tempo scagliava tre freccie, che colpiva tre diversepersone. Con una d'esse avendo egli mortalmente ferito Romolo,

    generale dell'armata magnenziana, questi non volle desistere dalcombattimento, finch non ebbe tolta la vita al feritore, con la-sciarvi appresso anch'egli la sua. Nuova pi non si seppe di Mar-cellino, altro generale d'esso Magnenzio, e gran promotore delladi lui ribellione; e per fu creduto ch'egli perisse nel Dravo. Lamattina seguente176 Costanzo Augusto si port a mirare da un'emi-nenza il campo della battaglia; ed osservato il funesto spettacolodella innumerabil gente tanto sua che nemica estinta, non potcontener le lagrime, considerando come l'imperio romano fosserimasto privo di s gran copia di bravi uffiziali e forti soldati, chesarebbono stati il terror de' Barbari e il sostegno delle provincieromane. Eutropio177 anch'egli nota che di sommo pregiudizio al-l'imperio riusc la perdita di s valorose milizie. Non sembra poicredibile il dirsi da Zonara che Costanzo di ottanta mila combat-tenti, ch'egli avea, ne perd trenta mila; e Magnenzio di trentasei

    mila ne lasci sul campo venquattro mila. Vi sar dell'error nelsuo testo. Ordin dunque Costanzo che si desse tosto sepoltura atutti i cadaveri senza distinzion d'amici e di nemici, e che si cu-rassero i feriti dell'una e dell'altra parte. Pubblic ancora il perdo-

    174 Sulpitius Severus, Hist., lib. 2.175 Zosimus, lib. 2, cap. 52.176 Zonar., in Annalib.177 Eutrop., in Breviar.

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    no per chiunque avesse portate l'armi contra di lui, ed avuta partenella morte del fratello Costante. Intanto il fuggitivo Magnen-zio178 ebbe la fortuna per ora di scappare il meritato gastigo, e di

    salvarsi, con ripassar l'Alpi, tornandosene nelle Gallie, giacchnon si fidava de' Romani e degl'Italiani, a' quali sapeva d'essere inodio. N Costanzo si sent voglia di fargli tener dietro, n di pro-ceder oltre, perch trov anche l'armata sua troppo affaticata edinfievolita di forze179. La flotta sua, che s'era lasciata vedere sullecoste dell'Italia in questi medesimi tempi, senza aver operato cosaalcuna degna di memoria, solamente serv ad imbarcar molti chefuggivano la crudelt di Magnenzio, e fra essi non pochi senatori

    e principali di Roma.

    Anno di {CRISTOCCCLII. Indizione X.LIBERIO papa 1.COSTANZO imperadore 16.

    Consoli

    FLAVIO COSTANZO AUGUSTO per la quinta voltae FLAVIO COSTANZO GALLO CESARE.

    Tali furono i consoli nell'Oriente e nell'Illirico, cio nelle pro-vincie dipendenti da Costanzo imperadore; imperciocch per con-

    to di Roma, e dell'Italia e delle provincie oltramontane, tuttaviaubbidienti all'usurpatore Magnenzio, abbiamo dal Catalogo de'Prefetti di Roma180 che furono consoli Decenzio (cio il fratellodel tiranno) e Paolo. Fece fine in quest'anno ai suoi giorni il ro-

    178 Zosimus, lib. 2, cap. 53.179 Julian., Orat. II.180 Cuspinianus. Bucherius.

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    mano pontefice san Giulio, dopo avere con incredibil fermezza ezelo sostenuta la religione cattolica contro la prepotenza degliariani181. Accadde il beato passaggio di lui nel d 12 d'aprile, e po-

    scia nel d 21 di giugno, Liberio in sua vece fu posto nella sediadi san Pietro. Torn Valerio Procolo ad essere prefetto di Roma, ea lui poscia nel d 9 di settembre in quell'uffizio succedette Setti-mio Mnasea, che lo tenne sino al d 26 del medesimo mese, in cuiebbe per successoreNerazio Cereale. Pass l'Augusto Costanzo ilverno nella Pannonia, allestendo intanto le maggiori forze possi-bili per calare nella prossima primavera in Italia. Magnenzio, chegi prevedeva il colpo, ossia ch'egli non si fosse ritirato nelle Gal-

    lie nell'anno prossimo addietro, o che tornasse da esse Gallie inItalia, si and a postare ad Aquileia, per quivi impedir la calata de'nemici182. Quivi, credendosi egli pi che sicuro, attendeva a so-lazzarsi; quando Costanzo, venuta la prima buona stagione, misein marcia l'esercito suo; e la prima sua impresa fu quella d'impa-dronirsi senza gran fatica d'un castello situato sull'Alpi Giulie,creduto da Magnenzio inespugnabile per la numerosa guarnigionech'egli avea qui collocata. Ammiano Marcellino183 sembra attri-buire la facilit di questa conquista ad un conte Atto, il quale silasci prendere da quel presidio, e seppe poi con doni e promessetirarlo alla divozion di Costanzo. Per questo colpo veggendo Ma-gnenzio sconcertate le sue misure, si ritir da Aquileia, lasciandoall'armi di Costanzo libera l'entrata in Italia. Di quello che dipoiavvenne in queste contrade poco si sa. Aurelio Vittore184 in dueparole accenna che Magnenzio verso Pavia diede delle percosse

    alle milizie di Costanzo, mentre disordinatamente l'inseguivano:il che nondimeno a nulla serv per impedire i progressi dell'armidi Costanzo, le quali in fine il ridussero ad abbandonar l'Italia.

    181 Chronic. Damasi. Baronius, Annal. Eccl. Pagius, Crit. Baron.182 Julian., Orat. I et II.183 Ammianus, lib. 31, cap. 11.184 Aurel. Victor, in Epitome.

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    Per quanto s'ha da Zonara185, contribu non poco a farlo ritirar nel-le Gallie l'averlo abbandonato molte delle sue soldatesche, perdarsi a Costanzo colle fortezze raccomandate alla lor custodia.

    Non lasci per questo il tiranno d'inviare un senatore, e poi deivescovi a Costanzo, cercando pure, se poteva, d'intavolar qualchetrattato di pace, con esibirsi infino di sottomettersi, purch gli re-stasse qualche onorevol grado nella milizia. Costanzo senz'altrarisposta rimand indietro quegli inviati.

    In somma non passarono molti mesi che Costanzo Augusto di-venne pacifico padrone di Roma e dell'Italia tutta. Una legge dalui pubblicata186 per cassare gli atti del tiranno, se pur la data non

    guasta, cel fa vedere in Milano nel d 3 di novembre dell'annopresente. E il Tillemont187 osserv che seNerazio Cereale, che di-cemmo creato prefetto di Roma, quel medesimo che si sa essereprecedentemente stato uffiziale della corte di Costanzo, veniamoad intendere che anche nel d 26 di settembre Costanzo signoreg-giava in Roma, perch egli invi col un nuovo prefetto, cio ilmedesimo Cereale. Ricavasi poi da Giuliano188 che Costanzo spe-d la sua armata navale dall'Egitto e dall'Italia, per ridurre alla suaubbidienza Cartagine e l'Africa: il che gli venne fatto. Veleggiaro-no similmente altre navi a prendere il possesso della Sicilia; edavendo fatto passar la flotta in Ispagna, que' popoli sino ai montiPirenei l'accettarono per loro signore. Ma questi felici avveni-menti appartengono piuttosto all'anno seguente. Accudiva in que-sti tempi Gallo Cesare al governo dell'Oriente, quando, per testi-monianza di Zonara189, Magnenzio sped col un suo sicario per

    assassinarlo, e dar con ci apprensione di novit a Costanzo. Sov-vert costui alcune persone militari; ma, scoperta la trama, ognunla pag colla vita. Ma forse non v'era bisogno d'immaginar costui

    185 Zonaras, in Annal.186 L. 5 de infirmandis bis, quae sub Tyrann. Cod. Theodos.187 Tillemont, Mmoires des Empereurs.188 Julian., Orat. I.189 Zonar., in Annal.

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    inviato da Magnenzio, perch s malamente, come vedremo, reg-geva Gallo que' popoli, che da maravigliarsi non sarebbe se nellastessa Soria si fosse maneggiata qualche congiura per torgli la

    vita. A questi tempi vien riferita da san Girolamo190

    e da Teofa-ne191 una solevazion de' Giudei nella Palestina. Prese l'armi, ucci-sero di notte le guarnigioni romane; poi sfogarono la rabbia lorocontra de' Samaritani con fieri saccheggi, e con giugnere infino,se Aurelio Vittore192 non falla, a dare il titolo di re ad un certo Pa-trizio. Ebbero ben presto a pentirsene. Marci col da AntiochiaGalle Cesare; ne mise a fil di spada molte migliaia, senza n purperdonare ai fanciulli; e diede in preda alle fiamme alcune loro

    castella e citt, e fra l'altre Tiberiade, Diospoli e Diocesarea. L'ul-tima soprattutto fu spianata dai fondamenti, perch ivi era nata laribellione. Varie leggi193 del Codice Teodosiano ci fan vedere l'im-peradore Costanzo nei primi sei mesi, ed anche nel dicembre del-l'anno presente, in Sirmio e Sabaria della Pannonia; ma si pu bentemere che non tutte quelle date sieno giuste.

    Anno di {CRISTOCCCLIII. Indizione XI.LIBERIO papa 2.COSTANZO imperadore 17.

    Consoli

    FLAVIO COSTANZO AUGUSTO per la sesta voltae FLAVIO COSTANZO GALLO CESARE per la seconda.

    Continu ad esercitar la prefettura di Roma Nerazio Cereale

    190 Hieron., in Chron.191 Theophanes, in Chronogr.192 Aurelius Victor, de Caesarib.193 Gothofred. Chron. Cod. Theod.

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    sino al d 8 di dicembre, nel qual giorno ebbe per successoreMemmio Vitrasio Orfito. L'anno fu questo in cui l'Augusto Co-stanzo giunse a terminar felicemente la guerra contra del tiranno

    Magnenzio. S'era, siccome dicemmo, ritirato costui nelle Gallie,dove attese a premunirsi il meglio che pot, giacch prevedevache le forze di Costanzo erano per cadere addosso di lui anche inquelle parti. Giuliano194 ci assicura ch'egli maggiormente si scre-dit per le tante estorsioni e crudelt che allora commise per unirdanari, di modo che abbondavano i desiderosi della di lui rovina.Abbiamo da Ammiano195 che la citt di Treveri chiuse le porte aDecenzio Cesare di lui fratello, ed elesse per suo difensore un

    certo Pemenio, che poi nell'anno 335 ne pag il fio. Zosimo196 an-cora scrive che avvenne in questi tempi l'irruzione de' Barbaridella Germania nelle Gallie, procurata sotto mano con regali dalmedesimo Costanzo Augusto. Ma quello che probabilmente ri-dusse a mal termine gli affari di Magnenzio fu l'andare i soldatied uffiziali suoi disertando, con passare al servigio del nemicoimperadore. Perci, impoverito di forze, impedir non pot il pas-saggio delle Alpi all'armata di Costanzo, riducendosi solamente acontrastarle i progressi al luogo di monte Seleuco nell'Alpi Coz-zie, posto nel Delfinato d'oggid fra Die e Gap. Quivi battaglia se-gu fra i due nemici eserciti; e ne and sconfitto quel di Magnen-zio. Perci il tiranno, salvatosi a Lione con poca gente di seguito,si trov presto in istato di disperazione; perch, avvedutosi che isuoi soldati lo aveano come bloccato in casa, con pensiero di dar-lo vivo in mano di Costanzo, usc per ricordar ad essi il loro do-

    vere nel d 15 d'agosto, come ha Socrate197

    . Ma udito198

    che grida-vano tutti: Viva Costanzo Augusto, rientrato nel palazzo, e tra-sportato da rabbia e furore, uccise la propria sua madre, fer gra-

    194 Julian., Orat. I.195 Ammianus Marcellinus, lib. 15, cap. 6.196 Zosimus, lib. 2, cap. 53.197 Socrates, in Histor. Eccles.198 Sozom. Zonaras. Zosimus et alii.

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    vementeDesiderio Cesare suo fratello; sven ancora, o pure ferchi gli capit davanti de' suoi cortigiani, ed in fine 199 colla puntadella spada rivolta al suo petto, correndo contro al muro, tal ferita

    si diede, che col sangue usc anche l'empia di lui anima, esentan-do in tal guisa s stesso dai tormenti che poteva aspettarsi, caden-do in mano di Costanzo, ma non gi da quei della divina giustiziaper le tante iniquit da lui commesse.Decenzio Cesare suo fratel-lo, che chiamato veniva in aiuto di lui, arrivato alla citt diSens200, dove intese il fine di Magnenzio, anche egli, con istrozzars stesso, termin i suoi giorni nel d 18 d'agosto. Zonara201, chefa solamente feritoDesiderio Cesare, altro di lui fratello, quando

    v'ha chi il vuole ammazzato dal medesimo Magnenzio, scrive cheguarito esso dalle ferite, and poscia a rendersi all'Augusto Co-stanzo, senza poi dire cosa ne divenisse. Ed ecco il fine del tiran-no Magnenzio, per la cui morte niuna fatica dur pi Costanzo adaver l'ubbidienza di tutte le Gallie e Spagne, e della Bretagna, evidesi, per conseguente, tutto l'antico vasto imperio romano ridot-to sotto il comando di lui solo.

    Abbiamo nel Codice Teodosiano leggi202 che ci fan vederequesto imperadore in Ravenna nel d 21 di luglio, in Lione nel d6 di settembre, e in Arles nel d 5 di novembre. Certo ch'eglipass nelle Gallie per rallegrare i suoi occhi in mirar s grandiconquiste, ma non gi per recar allegrezze a' popoli di quelle con-trade. Giuliano Cesare203, nell'orazione seconda fatta in onored'esso Costanzo, esalta molto la di lui clemenza verso coloro an-cora che s'erano mostrati pi appassionati in favor di Magnenzio;

    ma da credere che la sua penna prendesse unicamente consigliodall'adulazione. Comincia qui a comparire in aiuto nostro la storia

    199 Aurelius Victor, in Epitome.200 Idacius, in Fastis. Hieron., in Chronic. Eutrop., in Brev. Zosimus, lib. 2,

    cap. 53.201 Zonaras, in Annalib.202 Gothofr. Chron. Cod. Theodos.203 Julian., Orat. II.

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