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didattica a distanza TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e 3.50 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi ISSN 0391-108X 06 15 marzo 2020 Afghanistan conclusione di una guerra senza perché corona virus l’abbrivio dell’economia società italiani untori diritti umani l’etica delle macchine autonome algor-etica un nuovo capitolo dell’etica? mass media l’informazione manipolata se la pace è donna la politica estera ancora non lo è la quaresima di papa Francesco

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didattica a distanzaTAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugiae 3.50

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi

ISSN 0391-108X

0615 marzo 2020

Afghanistanconclusionedi una guerrasenza perchécorona virusl’abbriviodell’economiasocietàitaliani untoridiritti umanil’etica dellemacchineautonomealgor-eticaun nuovo capitolodell’etica?mass medial’informazionemanipolatase la paceè donnala politica esteraancora non lo èla quaresimadi papaFrancesco

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49 Lidia MaggiSpezzare le cateneCoordinate divine

50 Carlo MolariTeologiaLa donna nel racconto biblico delle origini

52 Stefano CazzatoPensatori controDavid PurbyLa filosofia del Bien

54 Giuseppe MoscatiNuova AntologiaMarguerite DurasUna letteratura per immagini

56 Enrico PeyrettiFatti e segniVerbo: potere, soggetto: tutti

57 Paolo VecchiCinemaMemorie di un assassino

58 Roberto CarusiTeatroTestimone del tempo

58 Renzo SalviRf&TvUna storia da cantare

59 Mariano ApaArtePanza di Biumo

59 Michele De LucaFotografiaCentro fotografico di Cagliari

60 Alberto PellegrinoFumetti«La rossa primavera»

60 Giovanni RuggeriInternet5G, tra luci e timori

61 Libri

62 Carlo TimioRocca schedeOrganizzazioni in primo pianoEiopa (Autorità europea delle assicurazioni edelle pensioni aziendali e professionali)

63 Luigina MorsolinFraternitàLa vitalità dei ragazzi di Val

som

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o4 Ci scrivono i lettori

7 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Maurizio SalviAfghanistanVerso la conclusione della guerra

15 Tonio Dell’OlioCamineiroLa rivoluzione di Ernesto Cardenal

16 Andrea GaiardoniCoronavirusl’abbrivio dell’economia

20 Ritanna ArmeniSocietàItaliani untori

22 Fiorella FarinelliLettera di un presideIl vaccino che serve

25 Marco GallizioliDidattica a distanzaSe l’alunno ti cerca ha bisogno di te

28 Pietro GrecoDiritti umaniL’etica delle macchine autonome

31 Giovanni SabatoMass MediaL’informazione manipolata

34 Sabrina MagnaniSe la pace è donnala politica estera ancora non lo è

37 Rosella De LeonibusI volti del disagioGiocare vuol dire fare

40 Giuliana RippoIl sogno di una nonna

42 Vincenzo AndraousSocietàCon i piedi per terra

43 Giannino PianaAlgor-eticaUn nuovo capitolo dell’etica?

46 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoLa Quaresima di papa Francesco

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LETTERA DI UN PRESIDE

il vaccinoche serve

a avuto migliaia di lettori, nellaprima settimana di chiusura for-zata delle scuole e delle univer-sità di quasi tutto il Nord, la let-tera aperta ai suoi studenti delpreside del Liceo Volta di Mila-

no. Circolata su decine di social, è stataripresa dai siti istituzionali di molti istitu-ti scolastici anche di zone finora senzatracce di contagio. E commentata da tele-visioni e giornali perfino stranieri, tra cuiil New York Times. Chissà se la ministradell’istruzione, che finora sembra affan-narsi soprattutto ad assicurare il rapidoallestimento di una piattaforma telemati-ca per l’e-learning, ha avvertito che quel-le parole sagge e luminose avrebbe dovu-to scriverle lei. Perché a fronte della trau-matica chiusura, chissà per quanto, di cen-tinaia di istituti scolastici, era dal massi-mo responsabile nazionale dell’istruzioneche doveva venire un messaggio capacedi parlare all’intelligenza e ai sentimentidegli studenti (e dei genitori) lasciati fuo-ri dalle aule. Per rassicurarli, ma anche

per guidarli, in un momento di acuta dif-ficoltà del Paese, in una riflessione colta ematura su ciò che sta avvenendo e su comeprovare ad uscirne. Per rafforzare il sen-so di appartenenza a una comunità chedeve restare viva ed «educante» anche semomentaneamente privata dei suoi con-torni e connotati materiali.

avvelenamento della vita sociale

ll contagio e la malattia, oggi, non riguar-dano infatti solo i corpi, né solo le singolepersone. E il vaccino che serve non è soloquello contro lo sfuggente e ancora pococonosciuto Coronavirus. «Uno dei rischipiù grandi in vicende del genere, ce lo in-segnano Manzoni e Boccaccio, è l’avvele-namento della vita sociale. L’istinto atavi-co, quando ci si sente minacciati da unnemico invisibile, è quello di vederlo ovun-que, il pericolo è quello di guardare i no-stri simili come una minaccia. Rispetto alleepidemie del passato, quelle del XIV e XVIIsecolo, noi abbiamo la medicina moderna.

FiorellaFarinelli H

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Usiamo il pensiero razionale di cui è figliaper preservare il bene più prezioso chepossediamo, il nostro tessuto sociale, lanostra umanità. Se non riusciremo a far-lo, la peste avrà vinto davvero. Vi aspettopresto a scuola». Il contagio a cui dobbia-mo cercare di sfuggire è anche quello dellapaura, i rischi da sventare sono la cacciaagli untori, lo sgretolamento della coesio-ne sociale, il dilagare dell’irrazionalità,l’uso strumentale degli effetti della crisi.Lamedicina e la ricerca scientifica sono de-cisive, ma la cultura, quella vera che è in-trisa di conoscenza storica, di educazionescientifica, di interiorizzazione e di prati-ca della vita democratica, lo è altrettanto.Non è questa, in sintesi, l’educazione civi-ca? Aiuta, in questo caso, anche saper ri-conoscere oltre la configurazione attualedei luoghi in cui viviamo l’orma delle vi-cende umane trascorse, anche capire ilsignificato di quel nome – via del Lazza-retto – della strada che è a due passi dalliceo milanese. L’invito è a leggere o rileg-gere il capitolo 31 dei Promessi Sposi, de-

dicato come il successivo all’epidemia dipeste che si abbattè su Milano nel 1630.«Dentro quelle pagine c’è già tutto, la cer-tezza della pericolosità degli stranieri, loscontro violento tra le autorità, la ricercaspasmodica del paziente zero, la cacciaagli untori, le voci incontrollate, i rimedipiù assurdi, la razzia dei beni di primanecessità, l’emergenza sanitaria». Chi nonricorda la vicenda raccontata da Manzonidella folla impazzita di paura che lincia lo«straniero» che ha toccato – di sicuro perdiffondere il contagio – una parete delDuomo di Milano. E i processi sommari, ilpeso dei pregiudizi, l’incertezza dei medi-ci, il cinismo del potere? Sono pagine chesembrano scritte oggi, perché è anchedell’umanità di oggi che ci parlano (non sipuò imparare che così, a scuola, il signifi-cato della parola «classico»).

etica collettiva e solidarietà tra gli umani

Ci sarebbe un gran bisogno, è vero, di cul-tura, di divulgazione scientifica, di un di-

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scorso pubblico non avvelenato da contra-sti o da strumentalizzazioni politiche (ciservono più di prima, oggi, i pacati ragio-namenti delle Sardine sulla qualità, la ve-ridicità, l’onestà del discorso pubblicocome condizione di agibilità stessa dellapolitica), di un sistema mediatico che nonfaccia dell’allarmismo e della spettacola-rizzazione la cifra fondamentale del suosuccesso in termini di indici di ascolto.E per non perdere la bussola abbiamo bi-sogno anche di esempi positivi, dell’abne-gazione degli infermieri e dei medici im-pegnati fino allo spasimo, della passioneconoscitiva e della capacità dei ricercatoridi collaborazione internazionale (anchecon la ricerca cinese, è ovvio, la scienzanon può avere confini), della generosità delvolontariato, di ogni gesto ed azione che cirichiami alla responsabilità e a un’etica col-lettiva, e alla solidarietà tra gli umani. Per-ché abbiamo avuto e continuiamo ad avereepisodi di sinofobia, video denigratori, ti-toli sul «pericolo giallo», perfino un presi-dente di Regione che spara insulti infa-manti sui cinesi che «mangiano i topi vivi».Perfino, ma come non aspettarselo?, il capodell’opposizione che approfitta della pau-ra del contagio per invocare un’ermetica edefinitiva chiusura degli approdi ai barco-ni che vengono dall’Africa, anche se non èda lì, con tutta evidenza, che viene al mo-mento il pericolo. E poi l’indecoroso spet-tacolo di Regioni che travalicano le com-petenze dello Stato, dei politici che cerca-no notorietà e consenso elettorale chiuden-do le scuole nelle realtà territoriali dovenon c’è l’ombra di un contagio. Tutto serveper portare acqua alla propria parte, gran-de o minima che sia, di opposizione o dimaggioranza, anche la proposta – in mez-zo a una crisi che sta drammaticamentediventando anche economica e del lavoroitaliano – di un ennesimo e inevitabilmen-te destabilizzante cambio di governo.Tutti elementi che aggiungono allarmi a unallarme che già c’è, al senso di fragilità edi solitudine determinato dalla rotturaimprovvisa di quella cultura di potenza illi-mitata sulla natura – e di rimozione dellafinitezza della vita umana – di cui sonopermeate le società ricche e avanzate comela nostra. E dall’incertezza prodotta dall’al-talena indotta da una comunicazione pub-blica, certamente condizionata dalla poli-tica, per cui oggi dominano i toni apocalit-tici e domani le minimizzazioni, passandoin 24 ore dall’immagine del Coronaviruscome di qualcosa di molto simile alle epi-demie di peste o di ebola al «poco più diun’influenza». Con il veleno aggiuntivo, inuna società con milioni di anziani, che vie-ne disseminato da quell’orribile modo di

rassicurare che usa l’argomento secondocui a rischiare davvero di morire sarebbe-ro solo i vecchi, i già malati, i già deboli.Quelli che, alla fine, dovrebbero morirepresto comunque, e non importa se a dareil colpo finale sia il Coronavirus o qualcos’al-tro. Ce la faremo in questa tragica comme-dia della disumanità a «restare umani»?

un po’ di ironia

È probabilmente proprio perché navighia-mo incerti in questo mare pericoloso che lalettera del preside del liceo milanese è statacosì diffusamente apprezzata. Perché inquel tranquillo «vi aspetto a scuola» e in quelrispettoso «non mi pronuncio sulla necessi-tà di chiudere le scuole», non c’è solo il do-veroso understatement del capo di un’isti-tuzione educativa frequentata da giovanis-simi, ma anche il doversi necessariamenteaffidare alla competenza scientifica e allaresponsabilità pubblica della politica.Aiuta a trovare equilibrio e razionalità an-che l’ironia spontanea di ciò che resta del-la cosiddetta società civile, che circola apiene mani sui social, ripresa e amplifi-cata dalle chat attivate da tante comuni-tà di amici, colleghi di lavoro, università,associazioni. Le vignette che ironizzanosullo slogan politico del «Prima il Nord»,quelle che rappresentano i barconi di lom-bardo-veneti respinti in mare dagli statiafricani, quelle che scherzano sulla para-dossale giravolta degli italiani passati inpochi giorni da essere sospettosi ricerca-tori di untori a untori loro stessi, o quan-to meno visti così da un numero crescen-te di Paesi. Che chiudono i voli da e perl’Italia, cancellano i meeting cui dovreb-bero partecipare degli italiani, mettonoin quarantena chi arriva dalla Lombardiao dal Veneto, guardano con sospettochiunque abbia a che fare per lavoro oper altri motivi con aziende o persone ita-liane, consigliano di cancellare le visiteturistiche in Italia, fanno ostracismo per-sino alle consegne di merci italiane. Contutti i guai che ne derivano e ne derive-ranno, in un Paese già stressato economi-camente, su settori portanti come il turi-smo, la logistica e i trasporti, la produ-zione e l’esportazione del made in Italy.L’ironia è sempre servita, nei paesi auto-ritari, a preservare lucidità politica e amo-re della verità. Speriamo che da noi, chenon siamo un Paese autoritario ma nep-pure di matura e limpida democrazia,aiuti a prendere le distanze almeno dallanostra inguaribile tendenza a «fare tea-tro» e a farci male da soli.

Fiorella Farinelli

CORONAVIRUS