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215 05/2007 Napoli di sotto 1. Si entra da un tombino Da un tombino di Poggio Reale si scende in una cava greca. S posti un letto e trovi una botola. Scendi e finisci in un antico teatro romano. Apri un tombino per stra- da e puoi calarti in un cunicolo profondo 40 metri che porta a stanze scavate nel tufo, gallerie, stretti passaggi lunghi chilome- tri. Conoscendo la topografia sotterranea, ci si può arrampi- care su, per un pozzo, e finire direttamente nella cucina di una bella signora, oppure in uno dei conventi di suore del centro. Si dice: “Vedi Napoli e poi muori” , per la luce, i colori, il panorama. Ma sotto c’è un’altra Napoli: una rete sotterranea di circa 2 milioni di metri quadrati fra gallerie, antri, luoghi di culto e di misteri. La Napoli costruita dai Greci e dai Romani finita sottoterra, che nella Seconda guerra mondiale riparò dai bom- bardamenti donne e bambini, che i vecchi contrabbandieri di STORIA Mappa nella mappa Questa piantina del centro di Napoli (1 km di lato) mostra, in blu, una parte della fitta rete di cunicoli sotto la città. Napoli è l’unico Comune che ha un Ufficio sottosuolo. Fin dai Greci, sotto la città c’è una rete enorme di gallerie. Tra cadaveri, antichi riti e... piccoli monaci 2. Discesa di 50 metri Vincenzo Albertini, guida della spedizione, si cala nel cunicolo. sigarette e molti malavitosi co- noscevano bene. È grande quan- to un terzo della città di superfi- cie. Se ne parla poco, perché c’è ancora molto da esplorare e non sono consigliate escursioni “do- menicali” senza guide esperte. Gallerie nel tufo Napoli è unica al mondo, per motivi geologici e culturali. In- nanzitutto gran parte della città poggia su uno spesso strato di tufo giallo, risultato della calda schiuma eruttata dai vulcani dei vicini Campi Flegrei migliaia di anni fa. Si raffreddò forman- do una roccia tenera, facile da estrarre e lavorare. Quando i Greci, provenienti dalla loro colonia di Pozzuoli, decisero di fondare Neapolis, nel IV sec. a. C., aprirono cave di tufo per pro- curarsi i blocchi adatti alle co- struzioni. E sotto le case, sempre nel tufo, scavarono serbatoi per Battezzati da morti Alcuni scheletri del Cimitero sotterraneo delle Fontanelle. Erano anonimi, ma hanno avuto un nome dalla gente, che li venerava. In preghiera dal “medico” Devoti nell’ipogeo di San Pietro ad Aram davanti al teschio del “Dottore”, uno dei personaggi dell’aldilà più amati in città. Lo hanno “promosso” dottore i devoti. 3. Antro artificiale L’arrivo, una cava che i Greci scavarono con picchetti di legno: bagnati, si gonfiavano e rompevano il tufo. Lunghezza: 300 km Superficie: 2.000.000 m² Profondità: fino a 50 m Ingressi: 1.000 Pozzi: 14.000 I cunicoli in cifre Palazzo Marigliano Guglia di San Domenico Palazzo del Balzo Ospedale incurabili Gesù nuovo Foro Carolino Istituto Belle Arti Galleria Principe di Napoli San Potito via San Sebastiano piazza Museo Nazionale via S. Maria di Costantinopoli via E. Pessina via del Sole via Nilo via Biagio dei Librai via Anticaglia via dei Maiorani

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Page 1: Napoli S di sotto · nell’ipogeo di San Pietro ad Aram davanti al teschio del “Dottore”, uno ... no i resti del tempio dei Dioscu-ri. Sotto l’ingresso della Basili-

21505/2007

Napoli di sotto

1. Si entra da un tombinoDa un tombino di Poggio Reale si scende in una cava greca.

S posti un letto e trovi una botola. Scendi e finisci in un antico teatro romano. Apri un tombino per stra-

da e puoi calarti in un cunicolo profondo 40 metri che porta a stanze scavate nel tufo, gallerie, stretti passaggi lunghi chilome-tri. Conoscendo la topografia sotterranea, ci si può arrampi-care su, per un pozzo, e finire direttamente nella cucina di una bella signora, oppure in uno dei

conventi di suore del centro. Si dice: “Vedi Napoli e poi

muori”, per la luce, i colori, il panorama. Ma sotto c’è un’altra Napoli: una rete sotterranea di circa 2 milioni di metri quadrati fra gallerie, antri, luoghi di culto e di misteri. La Napoli costruita dai Greci e dai Romani finita sottoterra, che nella Seconda guerra mondiale riparò dai bom-bardamenti donne e bambini, che i vecchi contrabbandieri di ▲

STOR

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Mappa nella mappa

Questa piantina del centro di

Napoli (1 km di lato) mostra, in

blu, una parte della fitta rete

di cunicoli sotto la città. Napoli è l’unico Comune

che ha un Ufficio sottosuolo.

Fin dai Greci, sotto la città c’è una rete enorme di gallerie. Tra cadaveri, antichi riti e... piccoli monaci

2. Discesa di 50 metriVincenzo Albertini, guida della spedizione, si cala nel cunicolo.

sigarette e molti malavitosi co-noscevano bene. È grande quan-to un terzo della città di superfi-cie. Se ne parla poco, perché c’è ancora molto da esplorare e non sono consigliate escursioni “do-menicali” senza guide esperte.

● Gallerie nel tufo Napoli è unica al mondo, per

motivi geologici e culturali. In-nanzitutto gran parte della città poggia su uno spesso strato di

tufo giallo, risultato della calda schiuma eruttata dai vulcani dei vicini Campi Flegrei migliaia di anni fa. Si raffreddò forman-do una roccia tenera, facile da estrarre e lavorare. Quando i Greci, provenienti dalla loro colonia di Pozzuoli, decisero di fondare Neapolis, nel IV sec. a. C., aprirono cave di tufo per pro-curarsi i blocchi adatti alle co-struzioni. E sotto le case, sempre nel tufo, scavarono serbatoi per

Battezzati da mortiAlcuni scheletri del Cimitero

sotterraneo delle Fontanelle. Erano anonimi, ma hanno avuto un nome dalla gente, che li venerava.

In preghiera dal “medico”

Devoti nell’ipogeo di San Pietro ad Aram davanti al teschio del

“Dottore”, uno dei personaggi

dell’aldilà più amati in città.

Lo hanno “promosso”

dottore i devoti.

3. Antro artificialeL’arrivo, una

cava che i Greci scavarono con

picchetti di legno: bagnati, si gonfiavano e

rompevano il tufo.

Lunghezza:300 km

Superficie:2.000.000 m²

Profondità:fino a 50 m

Ingressi:1.000Pozzi:

14.000

I cunicoli in cifre

Palazzo Marigliano

Guglia di San Domenico

Palazzo del Balzo

Ospedale incurabili

Gesù nuovo

Foro Carolino

Istituto Belle Arti

Galleria Principe di Napoli

San Potito

via San Sebastiano

piazza Museo Nazionale

via S. Maria di Costantinopoli

via E. Pessina

via del Sole

via Nilo

via Biagio dei Librai

via Anticaglia

via dei Maiorani

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IADai tombini si scende in pozzi, antiche cave e nel teatro dove recitò Neronel’acqua. Poi arrivarono i Roma-ni, che in età augustea portarono fin qui un acquedotto lungo 400 km. Scavarono sotto Napoli reti idriche e una grande quantità di serbatoi. Impostata così, la città vantò il primo esempio nel mon-do antico di rete idrica comple-tamente sotterranea.

● Tombe sotto casa L’impostazione fu mantenuta

nel Medioevo e fino all’Ottocen-to. La cura dei sotterranei era affidata ai pozzari, incaricati di scavare nuove reti e pulire le ci-sterne e i pozzi. Ma sotto le ville, le chiese e i conventi della città, si seppellirono anche i morti, finché un editto di Napoleone vietò questa pratica, spostando tutte le sepolture fuori dalle mu-ra cittadine. Poi, verso la fine dell’Ottocento, un’epidemia di colera impose il totale abbando-no di questo sistema idrico. Oggi si contano 14 mila pozzi e circa mille ingressi per la città sotter-ranea, dove, nel corso dei secoli, è accaduto di tutto. Compresa la

diffusione, dalla fine dell’800, di un “culto dei teschi”, in dialetto “e’ cap’ e muort”, che nel 1969 la Chiesa decise di proibire, a cau-sa di aspetti decisamente pagani. Ma andiamo in ordine storico.

Focus ha partecipato a una spedizione di speleologia urbana organizzata con l’associazione “Napoli Sotterranea”, che da anni si occupa di esplorare e con-servare il sottosuolo della città. Si è scesi da un tombino davanti alla chiesa del Seicento di Ver-teceli, all’interno del cimitero di Poggio Reale, muniti di corde e imbragature con un generatore per l’illuminazione, in una delle prime cave greche della città, a 50 metri di profondità. Scoperta dal geologo Vincenzo Alberti-ni, che dirige l’associazione, la cava è ancora allo studio. Vi so-no tracce delle antiche tecniche estrattive e molte iscrizioni in greco. «Sono criptate, forse con un codice per addetti ai lavori, in modo da preservare i segreti del mestiere» spiega Albertini.

● Voglia di cantare Molti “bassi” del centro (le

tipiche case napoletane in cui la porta fa anche da unica fine-stra) che si trovano vicino a San Gregorio Armeno, consentono la discesa nei sotterranei della città. La Napoli di oggi, in parti-colare quel quadrato fra via della Sapienza, via dei Tribunali, San Biagio dei librai e corso Umber-to, poggia sulla vecchia città me-dievale, nata su quella romana che a sua volta venne eretta sulla città greca. Tutto come in una torta a strati. Basta salire e scen-dere. Da una camera da letto si può scendere attraverso una botola nel teatro romano dove recitò Nerone. Nel teatro, Ne-rone cantò e suonò la lira. Era di ritorno da un viaggio di studio in Grecia e volle esibirsi a Napoli, la più greca delle città romane. Come racconta Svetonio, stori-co romano, Nerone si esibì pa-gando una claque di migliaia di persone. Non smise di recitare

Il regno del Monaciello

N ei sotterranei di Napoli si aggira da secoli il

Monaciello. Quando nasce un bambino e non si sa chi sia il padre, si dice che è opera sua. La versione popolare lo descrive come abile conosci-tore dei sotterranei, in grado d’incontrare le amanti e lasciare figli in molte case. Non scende dai camini, come Babbo Natale, ma sale dai pozzi. ■ Idraulici furbi L’espediente poteva essere usato davvero (fino al Novecento) dai numerosi pozzari che svolgevano la manutenzione della rete sotter-ranea. Ma come “Monaciello” si intendeva in origine il figlio illegittimo che alcune donne, anche nobili, affidavano ai conventi del centro. Le donne incontravano questi figli nascosti nei sotterranei, vestiti da piccoli monaci.

Rifugi di classeUno degli ampi rifugi antiaerei sotto piazza San Gaetano, che ospitavano migliaia di persone, con rete elettrica, bagni, mobili, giocattoli e aree di 1° e 2° classe.

Discariche e magazzini

Resti di vecchie auto d’epoca (anni ’30-’40) abbandonate

nei sotterranei di monte Echia.

Luoghi simili sono serviti per

lungo tempo a nascondere

sigarette e refurtive.

Alla faccia dei bombardieriIscrizione di nozze in tempo di guerra nei sotterranei dei Quartieri spagnoli.

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segno). Dalla vicina piazza San Gaetano si scende in un com-plesso di gallerie e cisterne di epoca greca e romana. E in ampi locali più recenti che, durante l’ultima guerra, erano diventati rifugi antiaerei, con tanto di rete elettrica e bagni.

● La Nera Signora Qui si trovano ancora oggi

giocattoli, suppellettili e mobili che molti avevano portato da casa loro, magari distrutta. Sono state scoperte armi tedesche re-

quisite e nascoste dalla Resisten-za. C’è anche una “stanza degli sposi” dove, durante i bombar-damenti, si potevano celebrare i matrimoni ed era possibile ap-partarsi. Molti cunicoli di Napoli sono stati riempiti dalle macerie della guerra, altri sono serviti per nascondere refurtiva e ton-nellate di sigarette ai tempi del contrabbando. A pochi passi da piazza San Gaetano, nella chiesa di Purgatorio ad Arco, c’è una sorta di discesa nell’aldilà. Pri-ma, però, dietro l’altare, la scul-

tura di un teschio alato dà a chi entra il benvenuto della Morte in versione partenopea.

Nei sotterranei ci sono infatti le tracce di un particolare culto dei morti, praticato da cristiani, ma simile a un’usanza pagana del Neolitico: la presenza di teschi davanti ai quali si prega e si chiede aiuto. Questo culto è presente anche a pochi pas-si dalla Stazione centrale, nella chiesa di S. Pietro ad Aram, che si dice fondata dal santo e in cui furono accolti i resti dei primi

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Com’era il Foro sotto il centro di NapoliN ato sulla città greca, il

complesso romano si trova sotto il centro cittadino attuale. Nel disegno: Il teatro coperto (1), il

teatro aperto di Nerone (2), il tempio dei Dioscuri (3), il decumano (4), il mercato

(5) con un piccolo tempio (6) e un giardino (7).

neanche quando si avvertirono alcune scosse di terremoto, che interpretò come applausi degli dèi. Sotto ci sono le terme do-ve l’imperatore si riposava fra uno spettacolo e l’altro della sua tournée di 3 giorni. Il teatro era vicino al Foro (v. disegno sopra). Sotto la chiesa di S. Paolo, ci so-no i resti del tempio dei Dioscu-ri. Sotto l’ingresso della Basili-ca di S. Lorenzo Maggiore, un mercato romano con bancarelle di pietra e un erario (alle spalle del mercato, non visibile nel di-

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Una delle lettere greche (una epsilon maiuscola) della cava.

Serbatoio d’acqua che serviva un’antica villa romana.

Strutture del palco del teatro

di Nerone, nel centro di Napoli.

Nei rifugi antiaerei c’erano anche le camere per gli sposi

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martiri cristiani. Ma qui, la So-printendenza ha rimosso i teschi, provocando la disperazione dei devoti. «Li ha messi sotto chiave e ammucchiati senza nome e re-ferenze» lamenta una donna che frequentava l’ipogeo. «Dovete immaginare la pace che si pro-vava scendendo nei sotterranei davanti a loro». Così ora manca il teschio battezzato dai devoti del “Dottore Alfonso”, che di-spensava guarigioni e preziosi consigli in sogno. O un teschio chiamato “Signor Mario”, che aiutava nel lavoro. E anche gli “Avvocati” e i “Giudici”, un gruppetto di crani ben puliti e spolverati in grado di risolvere dispute anche complicate. E le “4 Sorelle”, protettrici della pace familiare. La “Baronessa”, il “Conte” e il “Capitano” non dispensano più i loro numeri da giocare al lotto.

Ma tutto ciò è poco rispetto a un luogo che si potrebbe defi-nire “dantesco”: il cimitero sot-terraneo delle Fontanelle, dove i fedeli erano arrivati al punto di mettere su una statua una “cap’

Ci sono 40 mila teschi: i resti di 1,5 milioni di persone uccise da carestie ed epidemie

e muort” al posto della testa del santo. Chiuso nel 1969 in quanto ritenuto dalla Chiesa luogo di superstizione, si trova in una ca-va di tufo nella collina su cui c’è il quartiere di Materdei.

● Culto popolare È una grande fossa comune

dove, in uno strato profondo 15 m, vi sono i resti di un milione e mezzo di persone. Il Comune riaprirà il luogo al pubblico il 29 aprile, come monumento storico della compassione. Si vedono in fila, uno sull’altro, 40 mila teschi. Molti venivano adottati, spolve-rati, lavati, messi in piccole teche di marmo, come quella donata al suo teschio preferito dal ca-valiere Francesco Esposito il 22 maggio 1955. Oppure di legno, come quella posta nel 1949, per voto, da Immacolata Ferrigno. O la scatola di latta per biscotti, predisposta da Nisci Giuseppe per grazia ricevuta nel 1943. Si nota un teschio che riluce, unico fra tutti. «Non si è ancora capito perché, ma da lettere ritrova-te sappiamo che è così da molti

anni» spiega Albertini. Donna Concetta, per esempio, scrive che lo vide risplendere quando ebbe la grazia di concepire un fi-glio. Si scuriva in caso negativo.

Senza avere mai conosciuto quei morti, né la loro vera iden-tità, la gente li considerava anime del purgatorio da assistere, ante-nati in grado di dare a loro volta un aiuto ai vivi, in una sorta di moderno ritorno alle origini della religione. Perché questa usanza popolare si registra a Napoli solo dalla fine dell’Ottocento, in rispo-sta all’incredibile accumulo, nella

Ex voto ai teschiSopra: teschi del culto alle

Fontanelle. Sotto: il teschio alato della chiesa di Purgatorio ad Arco.

Aiutami e... a buon rendere

I sotterranei di S. Pietro ad

Aram, prima della rimozione

dei teschi. Come divinità pagane,

erano specialisti in mestieri e

problemi della vita. In sogno

davano consigli. Per ringraziarli ci si occupava

di loro.

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cava di tufo della collina di Ma-terdei, di resti umani, per una epi-demia di peste nel Seicento, una carestia nel Settecento e il colera nell’Ottocento. Oltre a poveri di varie epoche che non potevano permettersi una sepoltura. «Fu nella Prima guerra mondiale e poi nella Seconda che, con tanti scomparsi e dispersi al fronte e nei campi di concentramento, si diffuse l’usanza di adottare una “cap’ e muort”» spiega Alberti-ni. «Lo scopo era comunicare, attraverso il cranio di uno scono-sciuto, con l’anima del proprio caro, avere sue notizie».

● Antenati stregoni Con il tempo, quei crani ano-

nimi sono diventati i protagoni-sti di leggende, personaggi spe-cializzati nelle varie incombenze della vita, proprio come lo erano nel Neolitico gli antenati mitici, considerati i capostipiti di tribù o grandi stregoni in grado di pro-piziare la buona caccia, il raccol-to, l’amore e la resistenza alle malattie... Un passato ancora

vivo? Giovedì, 15 febbraio 2007, due signore bussano al cancello delle Fontanel-le. Vogliono assolutamen-te vedere Pasquale, prima di ripartire per l’Australia. E dopo tanti anni Pasqua-le (uno dei crani) torna a ricevere fiori. ■

Franco Capone

Chi aveva un disperso adottava un teschio. Come i primitivi

Racconta un’anziana del quartiere di Materdei: «Avita sapé, ca abbascio ’e Funtanell’ se scenne cu o’ cor’ e a Fede. Chi se mette a sfottere l’aneme d’o Priatorio passa guaie nire! Pensate ca duie ’nnamurate primma e se spusà so gghiut’ dint’ o Campusant d’e’ Funtanell’ e ’nnanze o’ scheletro d’o’ Capitan o’ giuvinotto, pe fa o’ buffonciello, dicette: “A chistu ccà l’invitammo a o’ sposalizio nuosto”; e schiattaien a ridere tutt’ e dduje. O’ juorno d’o’ sposalizio, tutte magnavano dint’a tratturia, e s’appresen-taje ’nu signore tutto vestito e’ bianco; pareva ’nu Capitano ma nisciuno ’o cunisceva. Isso iett’ vicino o’ sposo dicenno: “Te sì scurdate? Dduje mise fa, d’into o’ Campusant so stato invitato da te… mò stongo ccà…” e iss murett’ e subbit da paur».■ Traduzione «Dovete sapere che giù alle Fontanelle si scende con il cuore e con la fede. Chi prende in giro le anime del Purgatorio passa brutti guai! Pensate che una coppia di innamorati, prima di sposarsi, andarono nel Cimitero delle Fontanelle e davanti allo scheletro del Capitano, il giovanotto, per farsi buffoncello, disse: “A questo qua lo dobbiamo invitare al nostro matrimonio”, e tutti e due scoppiarono a ridere.Il giorno del matrimonio, tutti gli invitati stavano mangiando nella trattoria, e si presentò un signore tutto vestito di bianco; sembrava un Capitano, ma nessuno lo conosceva. Si avvicinò allo sposo dicendo: “Ti sei dimenticato? Due mesi fa, nel Cimitero, sono stato invitato da te… Adesso sono qui…”. E lo sposo morì fulminato dallo spavento».

Purgatorio ad Arco: bacio a un teschio bronzeo all’ingresso.

Visita in un serbatoio nel tufo di epoca greco-romana.

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