nel cuore della valle d’aosta 11 ... - comune di sarre · seguitemi dunque e percorrete con me...

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NEL CUORE DELLA VALLE D’AOSTA 11 ITINERARI DA PERCORRERE A PIEDI COMUNE DI SARRE COMMUNE DE SARRE

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NEL CUORE DELLA VALLE D’AOSTA11 ITINERARI DA PERCORRERE A PIEDI

COMUNE DI SARRECOMMUNE DE SARRE

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P uò capitare, a chi ama uscire daisoliti itinerari turistici e vagare

per le contrade aostane, di giungerein quel di Sarre (631 m), anticaborgata adagiata in mezzo allavalle con le sue chiese e le suecappelle, con il suo castello e le suedimore signorili, con i suoi villaggiche ci narrano di cose, di gentecomune e di uomini illustri.Troppo lungo e difficile sarebbeperò raccontarvi per filo e persegno delle vicende che hanno vistoprotagonisti Sarre e le sue genti,delle nobili famiglie che si sono suc-cedute nell’amministrare il territorio, di frati benedettini, priori e parroci chene hanno regolato la vita religiosa. Arduo compito che lascio a penne piùillustri e sapienti. Accontentatevi perciò delle piccole notizie cheaccompagneranno passo passo il nostro andare. Ma non mi sono ancorapresentato, il mio nome è Maurice e sarò la vostra guida alla scoperta deitesori celati fra questi monti. Il comune di Sarre si estende al limite della conca di Aosta: dal fondovallesolcato dalla Dora Baltea sino ai 3061 metri del Mont Falère, per un’esten-

sione complessiva di circa 28 chilo-metri quadrati.Questo territorio fu probabilmenteabitato sin dall’Età del Bronzo.Tracce di insediamenti protostoricisono state rinvenute presso l’abitatodi Ville-sur-Sarre, a 1205 metri diquota, e durante i lavori di amplia-mento del cimitero comunale. Allaseconda metà dell’Età del Ferrorisalgono altri siti collocati lungo lafascia ai piedi della montagna chefu poi attraversata dalla stradaromana per le Gallie. A confermadel passaggio dell’importante viaromana fu, nel 1898, la scoperta diuna pietra miliare la cui iscrizioneindica la distanza di Aosta da Lione(200 miglia) e di una colonna ditravertino dedicata agli imperatoriCostantino e Licinio databile tra il312 e il 319 d.C.

Sarre

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Nel Medioevo il territorio di Sarreera sottoposto alla giurisdizione deisignori di Bard, tra i quali Giacomo,fondatore della casata dei Sarre,che verso il 1242 diede inizio ailavori di costruzione del castello,simbolo e orgoglio del comune. Fino al 1783, l’attuale territorio diSarre era diviso, oltre che nelle dueparrocchie di Saint-Maurice e diSant’Eustachio, anche in due comu-ni. In tale anno, infatti, il comune diChesallet fu annesso a quello diSarre acquisendo, fino al 1799, ladenominazione di Sarre-Chesallet.

Durante gli anni del fascismo, la circoscrizione comunale di Sarre fusoppressa e aggregata a quella di Aosta; la sua ricostituzione avvenne il 30aprile 1946 con decreto del Presidente del Consiglio della Valle d’Aosta. Dal2000 il comune di Sarre è entrato a fare parte della Comunità MontanaGrand-Paradis.Ma questa porzione di Valle non è fatta solamente di storia, vi si celano,infatti, angoli segreti di splendida natura. Sarre rappresenta, infatti, per gliappassionati di montagna un’interessante proposta di soggiorno, non lontanadal centro urbano più importante della Valle d’Aosta e, nello stesso tempo,

Sarre

Da AUBERT E., La Vallée d’Aoste

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dalle bellezze incontaminate dellacollina e delle montagne custodite inquesto territorio. Un angolo dimontagna appartata, fatta diversanti disseminati di antichecostruzioni e di macchie di vegeta-zione e di boschi. Più in alto, sidistendono i pascoli che accolgono,come gioielli preziosi, alcuni specchid’acqua, luoghi silenziosi e un po’magici. Sarre costituisce quindi unottimo punto di partenza per itinera-ri di diversa difficoltà alla scopertadella montagna: dalla Becca France(2312 m) alla Pointe Chaligne(2608 m) nonché alla cima più alta del comprensorio, il Mont Falère (3061m), monte arrotondato situato in posizione strategica al centro della Valled’Aosta, noto come belvedere fin dal secolo scorso. Spettacolare la vallatache si estende ai suoi piedi, con verdi pascoli accesi nel periodo estivo dasplendide fioriture e animati da tranquille mandrie. Seguitemi dunque e percorrete con me gli antichi sentieri, risultato di unpaziente e continuo lavoro di intere generazioni, che collegano i numerosivillaggi. A chi vuole riscoprire, al lento incedere dei passi, questo mondosemplice, ma ricco di storia e natura, è dedicata questa piccola guida.

Sarre

1 A zonzo per Sarre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

2 Fra le antiche mura di Saint-Maurice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

3 I tesori della chiesa di Chesallet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

4 Antiche atmosfere al castello di Sarre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

5 Thouraz: piccolo mondo ai piedi di Becca France . . . . . . . . . . . . . 15

6 Per villaggi e cappelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

7 Alla cappella di Vareille . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

8 Saint-Joconde: fra storia e leggenda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

9 Fra pascoli e alpeggi alla Pointe Chaligne . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

10 La processione di Tsalend-a mi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33

11 Al Mont Falère . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

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U n itinerario di circa quattro chilometrisi snoda fra ville signorili ed edifici

religiosi, offrendo spettacolari vedutesulla valle della Dora Baltea. L’itinerarioha inizio dal capoluogo: ecco la chiesaparrocchiale di Saint-Maurice con il suobel campanile romanico! Una festaparticolare anima il borgo di Saint-Maurice il giorno del santo patrono (22settembre): la Badoche. Protagonisti sonoi giovani scapoli che, dopo aver vagatodi casa in casa per raccogliere offerte indenaro e non solo, organizzano il granballo in piazza che si svolge con tempi eregole ben definiti. Una gran bella festadavvero! Lasciata la chiesa, luogo fasci-

noso e colmo di tesori, ci intrufoliamo trale vecchie case del borgo per poi seguirela carrabile verso destra sino a un incro-cio; pagine interessanti di storia ci atten-dono. Bello sarebbe poter fare un balzooltre questo muro e scoprire l’antico usodi questi edifici. Qui, infatti, viveva inmeditazione e preghiera una piccolacomunità di monache, dell’ordine delleDames de la Visitation. Se guardiamo piùin basso possiamo scorgere, invece, ciòche rimane dell’antico priorato di Sainte-Hélène che per alcuni secoli, dalla finedel l’XI al XV secolo, fu retto dai monacibenedettini del priorato di San Vittore diGinevra a loro volta dipendenti

1 A zonzoper Sarre

Edicola in frazione Lalex

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dall’Abbazia di Cluny. Sulla base deipochi documenti iconografici giunti sinoa noi, possiamo provare a immaginarel’antica chiesa del priorato come unedificio in stile romanico a tre navateterminanti con absidi e un campanile deltutto simile a quello di Saint-Maurice.Soltanto immaginare, poiché la chiesa,ormai in rovina, fu purtroppo demolitanel 1723, a eccezione di una cappella edel campanile che fu invece raso al suoloil 7 maggio del 1873 nella vana e follesperanza di rinvenire un tesoro.Imbocchiamo ora la strada che sale.Svoltando a sinistra, raggiungiamo ilcastello, alto a dominare la valle e,usando le parole di Edouard Aubert(1814 - 1888), “quante volte, quando,sedendomi sulla soglia del vecchio castel-lo, contemplavo le bellezze calme e pienedi grandezza del quadro che si offriva almio sguardo, quante volte mi sono sor-preso a dispiacermi di non poter passarelà la mia vita, a desiderare di diventare ilfelice castellano di Sarre”!Ma lasciamoci alle spalle l’antica dimorae proseguiamo il nostro viaggio che ciporta nuovamente a Lalex, dove nonpassa inosservata un’edicola con affrescodel 1830 raffigurante san Pietro e sanGiuseppe. Al passaggio a livello, attra-versiamo la linea ferroviaria, inauguratail 28 ottobre 1929, che da Aosta salesino a Pré-Saint-Didier. Caratteristica lapiccola stazione che, come le altre collo-

cate lungo questo tratto di ferrovia, vennerealizzata in pietra e legno secondo ilmodello della cascina l’Ola di Introd. Lastazione di Sarre fu di grande importan-za per il movimenti dei carri merce. Di

qua, infatti, transitavano i treni carichi dicarbone che scendevano da Morgex ediretti ad Aosta. Vi era pure una teleferi-ca che collegava la cava di Pompiod, nelcomune di Aymavilles, con la nostrastazione. Il minerale veniva scaricatonegli appositi carri e condotti allo stabili-mento Cogne di Aosta. Un bel movimen-to davvero, non vi pare?Superiamo il municipio che si affaccia suuna bella strada pianeggiante che andia-mo a percorrere. Guardiamoci attorno,sulla sinistra scopriamo villa de Forré, ungrande edificio privato collocato al centrodi un vasto parco cintato con due ingres-si sul lato sud: il primo reca la data 1938e le iniziali B.M., il secondo, dal quale sidiparte un viale che raggiunge la villa, èdatato 1814. Sul tetto spicca un’altanacon ampie vetrate; gli sporti sono raccor-dati ai muri tramite modanature decoratecon motivi floreali. Le aperture sono tutterifinite in stile neoclassico. Sul retro della

Villa de Forré

Decorazioni lignee del tetto in unedificio del capoluogo

A zonzo per Sarre

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villa c’è la cascina con una grandemeridiana colorata. A delimitare il parco,una caratteristica serie di colonninisorregge ancora i tralci di vecchie vigne.Riprendiamo il nostro cammino costeg-giando il muro di cinta della villa;attraversata una stradina, sfioriamo unoratorio e poi una fontana in pietradatata 1800. Ancora poca strada edeccoci a un enorme edificio, oggi ristrut-turato, appartenuto nei secoli passati avarie nobili famiglie: ai De Thora, fra ilXIII e il XV secolo, ai De Lostan e ai

Passerin che l’abitavano ancora nel1730. Più avanti la strada ci porta a unaltro storico edificio: bella davvero laGrange Gérard, o Voisine, ma attenzio-ne è proprietà privata, non possiamoentrare per cui non vi rimane che seguirela mia descrizione. Si tratta di unacascina alla quale è addossata una torre,con altana settecentesca, aggiunta in unsecondo tempo per consentire l’accessoai piani alti dell’edificio; presenta unasuccessione di piccole volte a crocieradecorate, così come gli sguinci internidelle finestre. Sul lato sud è ancoravisibile una meridiana ottocentesca.L’architrave in pietra del portoned'ingresso reca incisa la data 1660,epoca cui si può far risalire la costruzio-ne dell'edificio. A lato, si trova il fornocon il locale per la lavorazione del pane;la bocca del forno, semicircolare con cor-nice in pietra, è sovrastata da una cappain muratura. Non molto distante ci atten-de la chiesa parrocchiale di Chesallet,preziosa testimonianza tutta da svelare. Davvero interessante questo itinerariocapace di cogliere situazioni non certoconosciutissime, ma non per questo menoimportanti e gratificanti.

Il forno della Grange Gérard

A zonzo per Sarre

Da AUBERT E., La Vallée d’Aoste

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L ’antica borgata di Saint-Maurice, checonserva ancora alcuni edifici del

1600, abbraccia la chiesa parrocchialeche oggi andremo a visitare. La chiesavanta origini assai remote, è, infatti,possibile datare all’XI secolo l’absidesui cui muri poggia il massiccio campa-nile romanico, recentemente restaurato,che presenta tre serie di aperture: alprimo piano a bifora, al secondo e alterzo a trifora. La parrocchiale dipesedal priorato di Sainte-Hélène di Sarresino al XVI secolo, quando il priorato equindi anche la parrocchia di Sarrefurono posti sotto la giurisdizione delvescovo di Aosta.La chiesa attuale fu costruita nel 1643 econsacrata da monsignore Vercellinl’11 luglio 1645. Ma varchiamo ilportone in legno guarnito da ritti inpietra lavorata con architrave datato1894 e sormontato da una luce semicir-colare tamponata; al centro dell'arco èscolpita una croce greca con termina-zioni trilobate, detta di san Maurizio. Aldi sopra, una nicchia ospita una scultu-ra raffigurante il santo a cavallo, secon-do un’iconografia non molto consueta:si tratta però di una copia, l’originale,risalente al XV secolo, è stata restaura-ta e riposta in luogo sicuro per proteg-gerla dalle intemperie e da eventualimalintenzionati. La scultura di notevolequalità d’intaglio, caratterizzata daun’accurata resa dei particolari, soprat-tutto dei finimenti del cavallo, dell’ar-matura e del volto del santo, presentadelle forti analogie stilistiche con ungruppo scultoreo, raffigurante sanGiorgio a cavallo, conservato nellachiesa parrocchiale di Pollein. Entriamoe procediamo lungo il lato sinistro; unatela ritrae la Vergine e il Bambino, ladecapitazione di san Giovanni Battistae i santi Maurizio, Sebastiano e Grato;

il dipinto proviene dalla cappella diChampé sconsacrata alla finedell’Ottocento. Subito dopo, l’altare diSan Giuseppe in legno dorato dipinto:ai lati della statua raffigurante il santo,sono poste due tele che ritraggonoprobabilmente sant’Agostino e santaMonica. Un altare dedicato a questosanto esisteva nella chiesa già nel XVIIsecolo, come testimonia un atto del 20marzo 1682 nel quale Etienne Boni-face, viceparroco di Sarre, fondava unvicariato con l’obbligo di celebrarequindici messe annuali a Ville-sur-Sarre

Fra le antiche muradi Saint-Maurice 2

Il campanile della chiesa di Saint-Mauriceprima del restauro

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e trenta messe all’altare di San Giu-seppe. In fondo alla parete è collocatol'altare della Vergine del Rosario, note-vole per la ricchezza dell’intaglio e losplendore della doratura. Risalente allaseconda metà del XVIII secolo, presentaal centro una nicchia con la statua dellaVergine circondata dai quindici ovaliraffiguranti i Misteri del Rosario.Interessanti sono le due colonne, costi-tuite da un piedistallo mistilineo che sor-regge un angelo sul cui capo poggia ilcapitello (una sorta di angelo-cariati-de), che affiancano le due colonnetortili esterne. L’esistenza di questoaltare è da collegare con la presenza,nella parrocchia, della confraternita delsantissimo Rosario, i cui statuti, secondoquanto riportato da monsignoreJoseph-Auguste Duc (1835-1922) furo-no approvati già nel 1569. L'altaremaggiore del XVIII secolo, anch’esso inlegno dipinto e dorato, presentaun’alzata tripartita da colonne tortili. Lapala d'altare, che ritrae san Maurizio

con i suoi compagni martiri della legio-ne tebea, è sormontata dalla crocedell’ordine mauriziano sorretta daangeli e affiancata dalle statue di sanGiocondo e di san Grato. Nella partesuperiore è scolpita l’Assunzione dellaVergine con le statue di sant'Anna e disanta Margherita; al di sopra il CristoRedentore, la Colomba Mistica e ilPadre Eterno Benedicente. Degno dinota è il crocifisso ad arco trionfaledatabile al XV secolo.Sull’altro lato della navata troviamo l'al-tare dedicato a sant'Antonio databile trala fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.Infine, ecco l’altare, di recente fattura,dedicato a santa Rita e una tela settecen-tesca raffigurante la Visitazione.Sulla tribuna sovrastante l’ingresso, silevano le canne dell’organo risalenteforse alla seconda metà dell’Ottocento eampiamente restaurato nel 1907 daCarlo Pera, organaro operante a Torino.

Fra le antiche mura di Saint-Maurice

Statua raffigurante Saint-Maurice

L’altare maggiore della chiesadi Saint-Maurice

9Il portale di ingresso della chiesa

di Saint-Maurice

Fra le antiche mura di Saint-Maurice

Dietro l'abside attuale, possiamo visitarela suggestiva e preziosa abside romani-ca a forma semicircolare. Le pareti sonoricoperte da affreschi del XV secolo cheraffigurano, al centro del catino, Cristocon i simboli dei quattro evangelisti, sullato destro, san Maurizio a cavallo e,nell'angolo superiore sinistro, gli stemmidel vescovo Oger Moriset (1418-1434)e di Guglielmo di Montey, priore diSainte-Hélène nel 1421; sul risvolto del

muro absidale è inoltre visibile l’EcceHomo. Gli affreschi presentano delleanalogie con quelli che decorano lacappella di La Madeleine a Gressanattribuiti a Giacomino di Ivrea, pittoreattivo in varie località della Valle tra il1425 e il 1475. Nel 1973, per iniziati-va del parroco Amato Chatrian, le fine-stre della chiesa sono state ornate dacolorate vetrate realizzate su disegnodel pittore aostano Franco Balan.

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I l territorio di Sarre è arricchito dallapresenza di un’altra antica chiesa che

andremo senza indugio a visitare.L'origine della parrocchia di Chesallet è

collegata, come già vi ho raccontato perquella di Saint-Maurice, al priorato diSainte-Hélène. Dell’antico edificio rimaneil bel campanile romanico, con coperturapiramidale, caratterizzato da una seriedi finestre crescenti numericamente dalbasso verso l’alto, secondo uno schemaconsueto nell’architettura valdostanadell’XI secolo: a una serie di monoforeseguono, al livello superiore, delle bifore,

chiuse su tre lati in epoca successiva perfare posto al quadrante dell’orologio, einfine, a livello della cella campanaria,delle trifore con stampelle in pietra. Lachiesa attuale risale al XVII secolo e fuconsacrata da monsignore Bailly il 18maggio 1676. Nella facciata, si apre l’antico portale,risalente al XV secolo con stipiti e arco atutto sesto in pietra lavorata e stemmacentrale dei Savoia, che ci invita aentrare. A sinistra dell'ingresso, è allesti-to un piccolo museo che conserva ogget-ti di particolare pregio. Partendo dall’al-to vediamo esposti: una coppia di angeliceriferi in legno dorato e dipinto delsecolo XVIII provenienti dalla cappella diSaint-Joconde di Montan, due calici delXV secolo, di cui quello posto in basso, inrame dorato, proveniente anch’essodalla cappella di Saint-Joconde, dueangioletti lignei del XVII secolo, trereliquiari a urna in legno intagliato edorato del secolo XVIII, tre croci astili inmetallo dorato, con capicroce in formagigliata, databili al XVII secolo. L’altare maggiore ligneo risale ai primianni dell’Ottocento: fu infatti intagliato

3 I tesori della chiesadi Chesallet

Il campanile della chiesa di Chesallet

Particolare del portone della chiesaparrocchiale di Chesallet

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I tesori della chiesa di Chesallet

Il portale di ingresso della chiesa di Chesallet

nel 1812 dagli artisti valsesianiGiuseppe Antonio Broccio e GiuseppeAndrea Gilardi, che due anni dopo neeseguirono anche la doratura. La palad’altare raffigura la Vergine con ilBambino e i santi Antonio, Giuseppe,Giovanni Evangelista ed Eustachio, santopatrono di Chesallet festeggiato il 20settembre. Sulle pareti laterali del presbi-terio, due mensole sorreggono le statuedi san Grato e di san Giocondo.Nell’inventario delle suppellettili pos-sedute dalla chiesa parrocchiale diChesallet, redatto il 12 dicembre 1712,si desume che vi era anche un altarededicato a san Biagio. La sua esistenza

sarebbe confermata dalla copia settecen-tesca di un testamento, datato 7 novem-bre 1589, del prete di Chesallet ClémentGuey che chiedeva di essere sepoltodavanti all’altare di San Biagio. Nellachiesa era inoltre presente l’altare dellaconfraternita del Santo Sacramentofondata dal reverendo Sulpice Brier il 20ottobre 1680. Non essendo ormai più in grado di acco-gliere tutti i fedeli, nel villaggio di Montanè stata eretta la nuova chiesa parroc-chiale dedicata a Notre-Dame-de-Liesse:i lavori iniziati nel 1987 si sono conclusiil 31 maggio 1992 con l’inaugurazionedell’edificio.

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O ggi andiamo a visitare l’anticomaniero di Sarre, ubicato in

posizione elevata e costituito da ungrande edificio dal quale si erge unatorre quadrata. Non abbiate fretta dipercorrere la breve salita che conduceall’ingresso dell’edificio, ma cogliete perintero la magia di questo luogo, balco-ne privilegiato sulla valle della DoraBaltea e non solo. I primi documenti cheattestano l’esistenza del castello, il cuinucleo primitivo risale probabilmente alXII secolo, datano al 1242, quando ilconte di Savoia Amedeo IV decise diassegnare il castello ai nipoti di Ugo diBard, tra i quali ricordiamo Giacomo diBard, che fu forse il primo a fregiarsi deltitolo di signore di Sarre.Il castello appartenne a questa famigliasino al 1364, anno in cui, in seguito allamorte di Pietro di Sarre, ultimo eredemaschio, Amedeo VI di Savoia lo affidòa Enrico di Quart. Morto anch’essosenza eredi maschi, il castello tornò inpossesso del conte di Savoia che loinfeudò nel 1405 a Thibaud deMontagny. L'edificio ebbe poi diversiproprietari fino agli inizi del 1700,quando fu acquistato dal barone Jean-François Ferrod, socio del conte Perronedi San Martino nello sfruttamento delleminiere di Ollomont. Il Ferrod ricostruìquasi interamente l’edificio, a eccezionedella torre centrale, trasformandolo inuna dimora moderna. Alla morte delFerrod, il castello subì ulteriori passaggidi proprietà fino al 1869 quando reVittorio Emanuele II acquistò l’edificio,per il prezzo di 55.000 lire, dal notaioGerbore Leonardo di Aosta. Il re fececostruire le scuderie e sopraelevarel'antica torre, trasformandola in osser-vatorio. Divenne residenza del sovranodurante i soggiorni di caccia in Valled'Aosta: i suoi trofei venatori andarono

4 Antiche atmosfereal castello di Sarre

Il castello di Sarre

Vittorio Emanuele II:“Le Roi chasseur”

a riempire le pareti di alcune stanze. Alcastello fu collegato, mediante una lineatelegrafica, l’accampamento di cacciadi Orvieille, in Valsavarenche. Dopovari interventi decorativi effettuati daUmberto I, il castello fu abitato daiPrincipi di Piemonte, Umberto e MariaJosé, durante i loro soggiorni di villeg-giatura in Valle d’Aosta. Il castello, nel1972, fu venduto dai Savoia alla societàMoriana di Aosta che, dopo averlo inparte arredato con mobili e suppellettiliprovenienti da altre residenze sabaude,lo aprì al pubblico.Nel 1989 il complesso fu acquistatodella Regione Valle d’Aosta e, dopolavori di adeguamento normativo, direstauro e di allestimento curati dallaSovrintendenza per i beni e le attivitàculturali, è oggi nuovamente aperto alpubblico. Ma andiamo a iniziare l’inte-ressante visita.Il piano terra, che in origine ospitava lasala da pranzo, l’appartamento del

principe di Napoli, e l’alloggio delcustode, ci propone una serie di saleadibite a funzioni di servizio (bigliette-ria, guardaroba, ecc.) ed espositive cheintroducono alla visita guidata dei pianisuperiori. Ecco, infatti, la Galleriad’accoglienza dove sono esposti i ritrat-ti, dipinti o scolpiti, dei componenti delladinastia sabauda, dal duca EmanueleFiliberto al re Vittorio Emanuele II. Altresale sono poi dedicate alla caccia, alletecniche e alle norme con cui tale attivitàera esercitata tra il Seicento e l’Ot-tocento e, in particolare, alle cacce realisulle Alpi. Concludono il percorso, iCabinets des Gravures dove sono espo-ste a rotazione le opere che compongo-no la ricca collezione di stampe e foto-grafie d’epoca conservate nel castello.Uno scalone ci conduce al primo pianodove si aprono le sale dell’Apparta-mento reale, tra le quali la Sala Reale,dove è esposta, insieme ai ritratti deiprimi re d’Italia e di alcuni esponenti 13

Antiche atmosfere al castello di Sarre

Sala dei trofei

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importanti della famiglia reale, la gran-de tela raffigurante Altacomba – LaFontana delle meraviglie, dipinta daAntonio Fontanesi nel 1864. Ecco poi lacamera e l’anticamera del re, la cameradella regina, il boudoir, la galleria e ilmonumentale salone dei trofei.Al secondo piano, che in origine ospita-va le stanze degli ospiti di riguardo,sono state allestite alcune sale in cuinumerose tele, opere di importantiartisti, raffigurano i componenti delladinastia sabauda che abitarono ilcastello nel corso del Novecento.

Le prime tre sale, in particolare, sonodedicate rispettivamente e in ordine cro-nologico, a Vittorio Emanuele III e Elenadi Montenegro, a Umberto e Maria Josédel Belgio e, infine, ai loro figli. A fianco del castello possiamo inoltrevisitare la cappella. Decorano le paretialcuni dipinti che ritraggono i beatisabaudi: Umberto III (1136-1189),Margherita (1382-1464) e Bonifacio(1207-1270). Il castello di Sarre rappre-senta un’importante pagina di storia chenon dovete assolutamente perdere,parola di Maurice!

Il castello di Sarre

Antiche atmosfere al castello di Sarre

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S ulle orme del passato ricalchiamoquasi per intero la vecchia strada

comunale che dal capoluogo sale aThouraz. L’escursione ha inizio a montedella biblioteca comunale collocata neipressi del villaggio di Tissoret (690 m).L’edificio ha un aspetto molto curioso, sitratta, infatti, dell’ex-cappella di Cham-pé dedicata alla Decollazione diGiovanni Battista e alla Traslazione dellereliquie di san Grato, già menzionata inun atto del 1631. Distrutta all’inizio delXVIII secolo, fu ricostruita nel 1742 ebenedetta il 27 marzo dello stesso anno.Sconsacrata alla fine dell’Ottocento, fuprima utilizzata come ricovero per lepompe antincendio e poi, dopo unrestauro totale, adibita a sede dellabiblioteca comunale.Portiamoci al di là della strada asfaltatae imbocchiamo la mulattiera: dell’anticotracciato rimangono tratti di fondo inpietra disposta a coltello nel terreno ebei muri a secco. Attraversata un’areaincolta, eccoci a Rovine (742 m), nella

parte più orientale del villaggio, quellache ha subito più ristrutturazioni. Oltrela strada asfaltata riprendiamo il nostroitinerario che, con larghezza considere-vole, si dirige verso i prati. Costeggiatauna segheria, superiamo il torrenteClusellaz con un bel ponte in pietra cheprecede una ripida salita fra i prati. Lecase di Moulin (765 m) sono prestoraggiunte; sulla sinistra un oratorio digrandi dimensioni deteriorato daltempo. Ma torniamo a salire in direzio-ne del villaggio di Clut (870 m); l’orato-rio di Adonin, seminascosto dallavegetazione, ci separa di poco dallecase. Dopo aver vagato fra le viuzzeche si insinuano fra le vecchie caseriprendiamo il nostro cammino. Oltre lacarrozzabile, il percorso si fa tracciasfuggendo attraverso il prato e il bosco.Ancora una volta la strada asfaltatainterrompe il nostro andare. Ci dirigia-mo verso l’imbocco di una sterrata:subito a destra, in corrispondenza di unrobusto muro in pietra e cemento,scorgiamo il vecchio tracciato che risalel’arido versante popolato da roverelle eda qualche pino. All’orizzonte apparela sagoma dell’oratorio di Sommein; lo

Thouraz:piccolo mondo ai piedi di Becca France 5

Thouraz

Camino in frazione Clut

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raggiungiamo, la sosta si fa qui prezio-sa per riprendere fiato, per ammirare losplendido panorama e per curiosare unpo' attorno a questo grande oratorio.Alcuni gradini permettono di accederealla nicchia decorata con affreschiraffiguranti in alto la colomba delloSpirito Santo, al centro la Vergine, asinistra i santi Maurizio e Grato, adestra san Pietro e forse san Giocondo.Su un altare in pietra datato 1945, èposta la statua della Madonna. La metafinale è però ancora lontana, perciòforza e coraggio, lasciamo questo luogosuggestivo e riprendiamo a salire.Superato il bivio con l’antica mulattieraper Pléod, raggiungiamo la cappella diVareille, di cui vi racconterò più avanti,poco lontana dal villaggio (1066 m)adagiato su un ripiano della collina chedomina la conca di Aosta. In corrispon-denza dell’edificio religioso, al di làdella strada, un sentierino segna la via.Sbuchiamo così su un tornante dellacarrozzabile e riprendiamo subito dopola mulattiera che, prima di arrivare aVille-sur-Sarre, è ancora interrotta dallasolita strada asfaltata. Bene, per giunge-

Finestra di Thouraz di sopra

Thouraz: piccolo mondo ai piedi di Becca France

Particolare di serratura in frazione Clut

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re sin qui abbiamo impiegato poco piùdi un’ora e mezza, altrettanto ci aspettaper arrivare a Thouraz.Al tornante ritroviamo la vecchia mulat-tiera; il suo fondo in pietra e i suoimuretti ci accompagnano sino all’ampiaarea prativa su cui sono adagiati gliedifici di Leyn (1276 m). Il primoedificio, con tetto a padiglione, conser-va sulla facciata sud due belle finestre,una a carena di nave rovesciata l’altracon ritti modanati, e due meridiane; suuna di queste, anche se ormai quasicompletamente sbiadite, si scorgonoalcune decorazioni, la scritta S 1662 ele lettere MAR. L’altro edificio, di piùgrandi dimensioni, comprende la stallae il fienile; l’accesso a quest’ultimo èassicurato da due grandi portoni dilegno posti sul retro. Sul trave di colmoè incisa la data 22 luglio 1874, leiniziali G.C. e il nodo Savoia. Pocosopra Leyn, a un bivio, prendiamo adestra, attraversiamo il ru des Côtes e,poco dopo, sbuchiamo sulla stradasterrata di servizio al ru de Ville surSarre. Numerosi sono i canali d’irriga-zione (“ru” in patois valdostano) cheattraversano il comune di Sarre renden-do fertili e produttivi i suoi terreni.Queste opere di derivazione hanno incomune la caratteristica d’essere soven-te spettacolari e di aver giocato un ruolofondamentale nell’economia e nellacultura delle comunità rurali. La strutturadi questi canali cambia in relazione allecondizioni del terreno che attraversa,con portate che vanno da un minimo dipoche decine di litri al secondo a unmassimo di 700 litri, con una media di300-400 litri al secondo. La lunghezzavaria da un minimo di 3-5 chilometri aun massimo di 20-25 chilometri. Maproseguiamo il nostro viaggio, andiamoverso sinistra, occhi aperti, il percorso

non è così evidente. Saliamo e, supera-ta un’ampia zona in cui nel 1995divampò un terribile incendio, attraver-siamo un bel bosco popolato da aghifo-glie. La salita prosegue e la fatica non èindifferente, ma quando il bosco sidirada e il percorso supera l’incrociocon un’altra mulattiera proveniente dasinistra, possiamo affermare che siamoormai prossimi alla meta. Ecco, infatti, apoca distanza i prati che circondano ilvillaggio di Thouraz (1600), con i suoi

Thouraz: piccolo mondo ai piedi di Becca France

Oratorio di Sommein

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Thouraz: piccolo mondo ai piedi di Becca France

Chiusa in legno

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edifici sparsi, sovrastato dalla BeccaFrance (2312 m) posta a nord deltondeggiante Mont Torrette: è unoscenario davvero rilassante. Sopra lastrada, a Thouraz di mezzo, si puòancora individuare l’ex cappella diSant’Anna costruita, sembra, nel 1659.Più in alto, Thouraz di sopra con l’edifi-cio religioso dedicato a san Teoduloeretto, con ogni probabilità, nei primidecenni del XVII secolo in sostituzione diquello distrutto dalla frana della BeccaFrance di cui andrò a raccontare in altrasede. All’interno è conservata una telaseicentesca raffigurante la Madonnacon il Bambino, sant’Anna, sanMaurizio e san Teodulo. Nel 1890 lacappella di San Teodulo, assieme aquella di Sainte-Hélène a Sarre e diChesère, fu chiusa al culto. Dopo diversidecenni di abbandono, la cappella furestaurata e riportata alle sue originariefunzioni il 18 agosto 1968.Una panchina sistemata di fronte allacappella invita alla sosta: quale postomigliore per ritemprare lo spirito egodere del silenzio e della bellezza diquesti luoghi!

Thouraz: piccolo mondo ai piedi di Becca France

Cappella di San Teodulo

Data sulla fontana di Thouraz di sotto

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E ccoci a Oveillan (873 m), che ne ditese iniziassimo subito con una visita al

villaggio? La cappella dedicata a sanBernardo indica il punto di partenza.Già esistente nel XVIII secolo, fu oggettodi contesa tra il parroco di Sarre e quellodi Chesallet. L’altare e la pala d’altare,raffigurante il martirio di santa Barbara,provengono in realtà da un’altra cappel-la, quella di Santa Barbara (localitàRovarey): ricostruita e fondata nel 1750,sconsacrata nel 1965 è oggi statatrasformata in edificio civile.Lungo la stradina che si snoda nel villag-gio si affacciano grandi e interessantiedifici. Una grande casa reca numerosedate: su una terzera è incisa la data1785 e le iniziali IMM / SF / FF, su unpilastro di legno che aiuta a sorreggerlavi sono scolpite le lettere IMLM/FF, sulcolmo del tetto invece si legge l’iscrizio-ne 178? / BIC. Poco lontano, lungo lastretta via che corre in piano, si affacciala vecchia scuola; la lunetta di ferrobattuto della porta d’entrata reca la data1892. Un passaggio coperto ci permettedi raggiungere la parte alta del villag-gio. Una lunga serie di case, unite le unealle altre, si affaccia sulla via. Un edificio

sembra essere molto antico: il trave dicolmo porta incisa la scritta IHS / 1627/ FFA / PB / FIP / CDC / MN / MP,inoltre sull’architrave del portone alpiano terreno possiamo leggere 16 IHS65; il telaio di una finestra è decorato darosoni, da una croce greca, dallo stem-ma di Casa Savoia, dal monogramma diCristo (IHS) e dalla croce diSant’Antonio. Bene, portiamoci verso ovest e seguiamola bella mulattiera che sulle mappecatastali ho trovato indicata come Stradacomunale da Grange Voisine a Ville-sur-Sarre. Superato sulla destra il bivio perPiolet, raggiungiamo in breve unasterrata; dopo il tornante, il percorsoriprende sulla sinistra e davanti ci atten-de un oratorio ristrutturato nel 1995. Ilpanorama è intenso e appagante, valeuna piccola sosta. La salita continua,superiamo un piccolo sentiero, appenavisibile, che si stacca sulla sinistra: è la

6 Per villaggie cappelle

Cappella di Oveillan

Finesra in frazione Oveillan

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strada per il mulino di Oveillan un tempoazionato dalle acque del torrenteMacoin. Attraversati un canale irriguo eil torrente, intravediamo poco lontana lacasa di Palue (1044 m). L’edificio contetto a padiglione è caratterizzato daaperture a occhio di bue all’ultimo pianoe da un balcone al secondo. Su unportone del pianterreno si legge P1919L.A lato del parcheggio si stacca il sentie-rino che si fa mulattiera mentre sale fra inumerosi terrazzamenti da tempo ab-

bandonati. Muri in pietra a secco e trattidi fondo ci accompagnano nel nostroandare, quante persone hanno vistopassare queste pietre! Dai contadini aicommercianti, dai viandanti ai fedeli. Ehsì, di qui, infatti, transitava anche laprocessione del mese di maggio dellaparrocchia di Chesallet che, partendodalla chiesa, raggiungeva, dopo le sostea Pléod e alla cappella di Vareille, Ville-sur-Sarre, Salée, Challançon, Conclo-naz, Piolet e Oveillan. La processione

Per villaggi e cappelle

Lunetta in ferro battuto in frazione Oveillan

Architrave in frazione Oveillan

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proseguiva quindi verso la cappella diSante Barbara invocando la santa perproteggere la popolazione dagli incendi,dalle inondazioni e dalle morti improvvi-se. Raggiungeva quindi Pont-d’Avisodper fare infine ritorno a Chesallet doveera impartita la benedizione. Attraversiamo un piccolo corso d’acqua

Per villaggi e cappelle

Ritti di balcone in frazione RemondetTrave di colmo in frazione Remondet

Finestra in frazione Remondet

Cappella di Remondet

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e tralasciamo la diramazione di destra.Fra orti e prati eccoci a Remondet (1200m), il nucleo più importante fra i quattroche compongono la frazione di Ville-sur-Sarre (Caillod, Remondet, La Cor,Moulin) e, cosa non da poco, meta dellanostra escursione.Nel centro sorge la cappella esistente giànel 1643 e dedicata a san Pantaleone,alla Conversione di san Paolo eall’Addolorata. Da qui proviene la statuadella Pietà, datata fra il XIV e il XVsecolo, conservata presso il museo dellacattedrale di Aosta. L’altare ligneosettecentesco presenta un paliotto dipintoche raffigura a sinistra san Pantaleone,al centro la Pietà e a destra sanMaurizio. A valle non passa inosservatoun grande edificio datato 1611 con unapiccola apertura realizzata in blocchi ditufo. Sul lato sud si aprono diversefinestre abbellite da collarini, mentre suquello ovest, con un po' di attenzione,possiamo notare una piccola croceincisa su una pietra a destra del portone.A monte della cappella una grande casaporta sul trave maestro la data 1725, leiniziali I W C, una croce e la sigla f M;una costruzione attigua conserva le ini-ziali JPC e la data 1758. Proseguendo,

dietro la cappella, possiamo scorgereuna casa concentrata il cui trave dicolmo, decorato con un rosone e tacchea denti di lupo, riporta la data 1884 ele iniziali BM; su un trave del balconeleggiamo ancora 1884 e BMJ. Sullasinistra ecco invece la vecchia scuola,chiusa solo nel 1976, frequentata daibambini di Bellun, di Mondache, diSalée, di Challançon, di Vareille, diConclonaz, di Vert e di Thouraz; ilnumero di scolari giungeva talvolta atrenta-trentacinque!Costeggiando l’edificio scolastico arri-

Per villaggi e cappelle

Finestra in frazione Remondet

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viamo a uno slargo sul quale si affacciauna finestra con collarino sul quale èdipinta la scritta IPCF 1812. Poco più inbasso un edificio ristrutturato poggia suuna roccia dove, con un po’ di impegno,possiamo scoprire due lettere inciseseparate da una linea. Questa volta nonsi tratta delle iniziali del proprietario odel costruttore, ma del segno di divisio-ne del villaggio per la ripartizione delle

anime tra le parrocchie di Chesallet e diSarre. Vi ho appena segnalato le emergenzepiù evidenti, però se avete voglia di cer-care altri particolari architettonici o stili-stici fate pure, innumerevoli sono, infatti,i segni e le informazioni che possiamoricavare da un’attenta osservazionedell’ambiente che ci circonda sia essonaturale o opera dell’uomo.

Per villaggi e cappelle

Trave di colmo in frazione Remondet

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R iempiamo le borracce alla bellafontana in pietra del 1840, posta ai

piedi della chiesa parrocchiale diChesallet (653 m). Il versante che risali-remo in direzione di Vareille è assaiassolato e la sete si farà certamente sen-tire durante quest’oretta di cammino.L’escursione prende vita dalla stradinache sale fra le case e gli orti raggiun-gendo con poco sforzo la strada asfalta-ta. Chiaro è il proseguimento del nostropercorso; costeggiata una bella vigna cituffiamo nella boscaglia. Ma subito sipresenta un bivio, da quale parte anda-re? Non consideriamo la diramazione didestra che ci condurrebbe a Betende e aOveillan, proseguiamo invece a sinistradove, con un bel ponte in pietra, supe-riamo un corso d’acqua. A un secondobivio svoltiamo a destra e fra la vegeta-zione scorgiamo un ru la cui presa èpoco lontana. La vecchia mulattiera conun breve rettilineo giunge quindi in vista

delle prime case di Pléod (775 m).Sfioriamo una bella e originale fontanain pietra posta al riparo di una volta:l’anno di costruzione, come possiamoleggere, è il 1878. Attraversata la stradaasfaltata, passiamo a monte del nucleosuperiore di Pléod e ci addentriamo inuna zona intensamente terrazzata. Untempo era probabilmente coltivata acereali e a vigna, rimangono, infatti, quae là alcune vecchie piante di vite e i palidi legno che le sorreggevano.

Alla cappelladi Vareille 7

Fontana a Pléod

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Sbuchiamo nuovamente sulla stradaasfaltata e scendiamo per una cinquanti-na di metri sino a ritrovare sulla destra ilnostro tracciato. Ci immergiamo in unaboscaglia popolata da pioppi, betulle eroverelle, dove attraversiamo un mode-sto corso d’acqua. La mulattiera nonmanca di muri in pietra a secco e di trat-

ti con fondo sistemato a coltello mentre siinsinua nuovamente fra antichi terrazza-menti. Con un po’ d’attenzione, possia-mo individuare sul muro a monte delledate scolpite: 1900, I 1903 E; si trattaprobabilmente di incisioni effettuatedurante i lavori di ripristino della mura-tura. La manutenzione della rete viarianon riguardava solo le opere murarie,ma anche la sistemazione e la puliziadella sede viabile e delle canaline realiz-zate per facilitare lo smaltimento delleacque. Molto spesso questi lavori eranoeffettuati tramite corvées, vale a dire pre-stazioni gratuite e obbligatorie di lavoro,svolte dagli abitanti dei villaggi.Giungiamo a un incrocio e saliamo adestra. Manca ormai poco, un ultimosforzo ed ecco la cappella di Vareille(1066 m). Dedicata a san Pietro inVincoli e alla Madonna del Soccorsodegli angeli, la cappella fu fondata nel1737 da Giovanni Pietro Carral,mercante ad Aosta, ma originario diSarre. Alla cappella apparteneva uncalice, rubato purtroppo nel 1974, cherecava la seguente iscrizione: “ce caliceappartient à la Chapelle de Vareille àSarre”. Pierre Carral fecit fieri 1739.L’altare ligneo di tipo seicentesco incorni-

Alla cappella di Vareille

Data sul muro della mulattiera

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Alla cappella di Vareille

La fienagione

Cappella di Vareille

cia una tela raffigurante la Vergine inco-ronata, san Giovanni Battista, sanMaurizio, san Pietro e san Nicola.E’ una sensazione piacevole quella cheproviamo nel ripercorrere queste antiche

vie, quasi come fossimo stati calati in unaltro tempo, il tempo dei nostri vecchi,fatto di silenzi e di un rapporto quotidia-no con la natura e le sue espressioni piùgenuine.

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A ltra gita altro itinerario, ma… stes-so punto di partenza: la chiesa par-

rocchiale di Sant’Eustachio. Eh si, daqui, infatti, ha inizio una facile e grade-

vole passeggiata che ci porterà ascoprire nuovi angoli di Chesallet.Lasciamoci alle spalle l’edifico religiosoe spingiamoci in direzione della vecchialatteria dove, un tempo, si producevanola fontina, la toma e il burro.

Proseguiamo lungo la strada asfaltatasino al primo tornante dove ci infiliamotra le case di Paravère. Sfiorata unabella fontana in pietra, posta al riparodel muro di sostegno, lasciamo l’asfaltoe portiamo i nostri passi sull’anticotracciato che scorrendo tra i vigneti cicala nella vita quotidiana dei vigneronsalle prese ora con la potatura, ora conle foglie e il verderame, infine con laben meritata vendemmia.Il cammino è rilassante e accompagna-to da piacevoli scorci su Sarre. Stradafacendo, incontriamo una diramazionesulla sinistra, ma non la consideriamo efiliamo dritti sul percorso pianeggianteche in breve perviene a Clou. Possiamofare un salto nella parte alta del villag-gio, seguendo la prima stradina asinistra, per non perderci il grandeaffresco che impreziosisce la facciata diuna vecchia casa. Il dipinto pare risalireal XIX secolo e raffigura la SantissimaTrinità con la crocifissione di Gesù e isanti Grato, Giocondo e Nicola ritrattosecondo l’iconografia consueta. La leg-genda vuole che il santo riportò miraco-losamente alla vita tre bambini uccisi emessi in salamoia da un oste che inten-deva darli in pasto ai suoi clienti. SanNicola è, infatti, protettore oltre che deinaviganti e dei viaggiatori anche deifanciulli.Torniamo indietro e, continuando lanostra passeggiata, perveniamo a unincrocio; la meta finale è vicina, occor-re solo prendere la strada in discesa,attraversarne un’altra e imboccare,giusto di fronte, quella che serve lescuole di Montan. Numerosi piccolicanali tagliano i prati alla nostra destra,formando precisi fazzoletti di terra: sitratta delle derivazioni del ru de laDoire, il più antico ru del comune,nascosto dalla strada su cui ora cammi-

8 Saint-Joconde:fra storia e leggenda

Cappella di Saint Joconde

niamo. La cappella di Saint-Jocondeprende forma a mano a mano che ci siavvicina, giusto il tempo per narrarviuna piccola leggenda che vede prota-gonista il santo, statemi a sentire. Si diceche nell’agosto del 1449, in seguito auna pioggia torrenziale, la Dora Baltearuppe gli argini e invase il territorio diChesallet. Alcuni uomini, nel tentativo direcuperare dalle acque le masserizieprovenienti dall’alta valle, furonoimprovvisamente accerchiati dalla Do-ra. Non vi era modo di dare loro soc-corso, l’unica soluzione era invocare laprotezione di san Giocondo, succedutoa san Grato nell’810 divenendo ilventesimo vescovo della Diocesi diAosta. L’incredibile accadde: d’improv-viso le acque si ritirarono e gli uominiebbero salva la vita.Ma torniamo alla realtà! Eccoci final-mente alla cappella, divenuta partedella parrocchia di Chesallet solo nel1788 dopo essere appartenuta a quelladi Saint-Martin-de-Corléans di Aosta.Una veloce occhiata ci permette diammirare l’affresco in facciata, realiz-zato dal pittore Artari nel 1886,raffigurante il santo titolare e di leggere,sul trave di colmo, le date 1640 e 1756anno in cui, come attestano le notiziestoriche, avvenne la ricostruzione dell’e-dificio. Non se ne conosce la data esattadi costruzione: alcuni documenti affer-mano che esisteva già da lungo tempoallorché il corpo del santo fu traslato, il21 dicembre 1613, dalla chiesa diSant’Orso alla Cattedrale. La cappellaera meta di numerosi pellegrinaggi: nel1608 la popolazione di Aosta vi si recòin processione per domandare la piog-gia, così come in parecchie altre occa-sioni, in periodo di siccità. Come molto spesso accade, attorno aquesti luoghi di culto la tradizione

popolare ricama racconti e leggende; sidice, infatti, che la cappella fu costruitanel punto in cui sorgeva la casa paternadi san Giocondo. Chissà... le leggendenascondono sempre un pizzico diverità!

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Saint-Joconde: fra storia e leggenda

Chiesa parrocchiale di Chesallet

Pigiatura dell’uva

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S iamo nuovamente in quel di Oveillan(873 m) per iniziare una nuova

camminata. Devo confessarvi che saràpiuttosto lunga, toccheremo, infatti, i2000 e oltre metri di quota; non pensia-mo alla fatica, ma piuttosto agli splendi-di paesaggi che andremo a scoprire.Lasciata l’automobile nel parcheggio afianco della cappella, saliamo alla partealta del villaggio dove si stacca lavecchia mulattiera. Poco più avanti unabiforcazione: tralasciata la diramazione

per Ville-sur-Sarre, svoltiamo a destra.Oltre la polverosa carrabile, ritroviamo ilnostro percorso che, in breve, ci permet-te di arrivare alle case di Piolet; portiamoi nostri passi sulla sterrata sino a quandoquesta cede nuovamente il posto allamulattiera. Saliamo, immersi in unaboscaglia di latifoglie ove fa capolinoanche qualche pino silvestre, ammirandoi bei muri in pietra a secco e i tratti difondo in accoltellato realizzati dai nostripazienti e laboriosi antenati che, èproprio il caso di dirlo, con i pochi mezzidi cui disponevano, sono riusciti a crearedelle opere di bella fattura, di granderobustezza e di ben lunga durata.Cammin facendo, la vegetazione d’altofusto si fa via via più rada, compaionogli arbusti e numerosi sono gli affiora-menti rocciosi che conferiscono all’am-biente un aspetto brullo e austero.La mulattiera è interrotta dalla sterratache si prolunga sino al villaggio di Lalaz;oltre la fascia prativa, eccoci alle case diConclonaz (1236 m) raggiungibili anchein automobile. Certo, se avessimo sceltoquesta soluzione ci saremmo risparmiaticirca un’ora di cammino. Da Conclonaznon abbiamo più alternative né dubbi,l’unica soluzione è procedere a piedi:ricalchiamo la strada asfaltata sino altorrente e inforchiamo la mulattiera che,salendo tra boschi e prati, tocca prima lecase di Cruchet (1340 m), quasi intera-mente ristrutturate, e poi quelle di Brein(1586 m), veramente malridotte.Il percorso ci porta dritti dritti al mayendi Metz (1738 m). Vi chiederete ora cosasignifichi la parola mayen, beh cercheròdi spiegarvelo: sono così definiti, neldialetto locale, i pascoli posti tra i 1000e i 1900 metri di quota sfruttati nelperiodo precedente la salita delle man-drie agli alpeggi d’alta quota e subitodopo la loro discesa. Gli edifici del

9 Fra pascoli e alpeggialla Pointe Chaligne

Metz

Particolare di una serratura di Metz

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mayen si compongono dell’abitazione edella casera, delle stalle per il ricoverodel bestiame e, in genere, del fienile; ilfienile è necessario perché una parte delpascolo è sfalciata, l’erba essiccata emessa al riparo per l’inverno. Verso il 15di giugno (Saint-Bernard) avviene l’inar-pa, ovvero la salita verso le vaste prate-rie che si estendono oltre il limite dellavegetazione forestale; qui la fienagionenon è più possibile e quindi l’unico sfrut-tamento è il pascolo. Con lo scioglimen-to delle nevi, il bestiame sale più in alto,sino all’ultimo alpeggio chiamato tsa.Finito il foraggio disponibile si fa marciaindietro seguendo le tappe della salita. Afine settembre (in genere il 29 settembre,Saint-Michel) avviene la disarpa, cioè ladiscesa a valle dei pastori con l’interamandria. I cento giorni d’alpeggio sonoterminati ed è questa un’occasione difesta e di esibizione del bestiame barda-to con campanacci e ornamenti floreali.Dopo questa interessante digressione,

torniamo a Metz, composto da un gran-de edificio con tetto a padiglione ovesono la stalla, l’abitazione e il fienile.Fiancheggiamo l’edificio e, salendoattraverso i prati, sbuchiamo sulla sterra-ta al di là della quale se ne delineaun’altra che punta in direzione dellalunga costruzione di Bau di Bouque(1802 m), cioè la “stalla del bosco”;infatti, subito dietro la costruzione iniziala fascia boschiva. Ci portiamo a sinistradell’edificio e ci dirigiamo verso il boscopopolato da pini silvestri e larici; la salitasi fa via via più ardua. Sbuchiamo suuna carrabile e procediamo a destrasino a un tornante dove, con moltaattenzione, possiamo individuare il sen-tiero che salendo fra i larici entra nel val-lone di Labe. Attraversato un corsod’acqua, ci immettiamo negli ampipascoli della Tsa di Metz (2286 m). Ilsentiero si fa meno evidente, ma non èun problema le baite sono davverovicine. Quanta strada abbiamo fatto, losanno bene il nostro fiato e le nostregambe! Che ne dite se ci fermassimo perrifocillarci e riposare le nostre stanchemembra? Scommetto che siete d’accor-do. Possiamo così con tutta tranquillitàgoderci il bel panorama sulla schiera di

Fra pascoli e alpeggi alla Pointe Chaligne

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cime che si stagliano ai nostri occhi. Conun po’ di fortuna, si può scorgere all’o-rizzonte l’elegante volo di alcuni rapacioppure il colorato volteggio di deltaplanie parapendii.A chi ha ancora voglia di scarpinarealmeno per un’oretta, consiglio diraggiungere i 2608 metri della PointeChaligne o i 2553 della Pointe-de-Metz,cime erbose frequentate per l’estesopanorama che sanno offrire nellegiornate di sole splendente. Ogni anno,il 16 agosto, giorno dedicato a sanRocco, la Pointe Chaligne è meta di unaprocessione che vanta una tradizioneplurisecolare. In seguito alla grandepeste del 1630, che decimò i due terzidella popolazione valdostana, gliabitanti di Gignod e di Saint-Etienne diAosta, scampati al flagello, fecero votodi recarsi ogni anno in processione aChaligne per ringraziamento e perchiedere protezione divina da altreepidemie. Bene, dopo un meritato riposo, non ciresta che fare la nostra piccola disarpaimmaginando i suoni e i colori che dasempre accompagnano questa anticatradizione.

Fra pascoli e alpeggi alla Pointe Chaligne

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L ’itinerario odierno ha come meta nuo-vamente il villaggio di Thouraz (1600

m): pare proprio che tutte le strade por-tino lassù. In macchina, si parte, maattenzione, l’auto serve solo per rag-giungere il confine con il territorio diSaint-Pierre. In prossimità del centroaddestramento per cani, un cartello conil numero nove indica l’imbocco di unabella e larga mulattiera (780 m).Infiliamo gli scarponcini e via, inizia lanostra camminata, tra muri a secco equalche tratto di fondo in accoltellato, sulripido versante con numerosi e stretti tor-nanti. Ardua è la salita, ma ancora piùarduo lo era per i nostri avi che percor-revano questo antico cammino, anziquesta antica strada comunale con lagerla in spalla e noncuranti del cattivotempo. Acqua, neve, vento, niente fer-mava gli abitanti della montagna! Lacarrabile non fu costruita che nel 1966.La necessità di disporre di terreni pasco-labili e coltivabili ha ampiamente trasfor-mato questo territorio dove possiamoancora osservare i numerosi terrazza-menti un tempo coltivati a cereali. Perchiedere l’intercessione dei santi controle gelate, che sino a maggio (tsalend-ami, nel patois valdostano significa da

La processione diTsalend-a mi 10

Cappella di Bellun

Apertura della cappella di Bellun Finestra di Bellun

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Natale a maggio) spesso affliggevano lecampagne, su questo percorso i fedelitransitavano in processione; la lunga filapartiva dalla chiesa parrocchiale diSaint-Maurice e, seguendo l’antico sen-tiero con un rituale ben stabilito, risalivala montagna intonando preghiere e innireligiosi. L’antica tradizione è stata oggiripresa: superate le case di Bellun, laprocessione si inoltra nel valloneClusellaz giungendo a Goille Pesse,località ove si suppone fosse ubicatol’antico villaggio di Thouraz, dove vienecelebrata la messa. In questa località, inseguito all’evento franoso, si era venutoa formare un lago, profondo e di belcolore blu, che dopo 200 anni si è com-pletamente svuotato.Ma proseguiamo e, cammin facendo,eccoci a un canale utilizzato dalla suanascita sino allo sbocco nella DoraBaltea già da tempi immemorabili perl’irrigazione dei terreni, per usi domesti-ci e per l’abbeveraggio del bestiame: sitratta del ru des vignes. Passo dopopasso, parola dopo parola, è già tra-scorsa un’ora e quarantacinque minutiquando le prime case di Bellun sonoormai in vista (1390 m). Usciamo sulla

strada che la tradizione vuole ricalchi lavia utilizzata dai Salassi, gli antichi abi-tanti della Valle d’Aosta vinti dai Romanidurante la loro espansione verso leGallie.E’ giusto sostare un istante per recupera-re il fiato e assaporare meglio questosplendido panorama che dalla piana diAosta scende fin giù verso Saint-Vincent,il col di Joux e le montagne della vald’Ayas. Certo, la discesa è tutt’altracosa. A proposito di discesa, pensateche sino a non molto tempo fa questamulattiera era percorsa anche dalle slit-te. Gli abitanti non le utilizzavano certoper divertirsi, ma come mezzo di tra-sporto; l’attrezzo veniva generalmentecaricato con del legname e il conducen-te doveva guidare e frenare mantenendoil controllo del mezzo con grande fatica.Stretta fra la strada che porta a Saint-Nicolas e le case, sorge la cappella dedi-cata ai santi Giacomo e Margherita.Non si conosce la data di fondazione,ma esisteva sicuramente nel XVII secolopoiché viene citata in documenti datati1630 e 1663. L’altare ligneo settecente-sco conserva una pala, datata 1688,raffigurante il Padre Eterno con la SacraFamiglia e i santi Grato e Giacomo. Laporta originale seicentesca, con pannelliintagliati a fiori, foglie, frutti e con le

La processione di Tsalend-a mi

La processione

Data sulla fontana di Bellun

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immagini dei santi Giuseppe e Giacomo,è stata rimossa per motivi conservativicome pure le due belle statue raffiguran-ti santa Margherita e san Giacomo,datate rispettivamente 1688 e 1685.Una stradina sale fra le abitazioni e ciconduce a un edificio su cui spicca unafinestra con croce e collarino bianco;una fontana in pietra con incisa la data1875 ci attende poco oltre. Lasciamo ilvillaggio, una bella strada sterrata siinoltra nella vegetazione: il percorso èpianeggiante, fresco, riposante. Un altroru ci accompagna nel nostro andare: ilru de Bellun che, come tutti gli altri cana-li del comune di Sarre, prende le sueacque dal torrente Clusellaz. Senza grandi sforzi arriviamo al ponte eguadagniamo la sponda destra del tor-rente. Su questo versante della valle sitrovano le case di Thouraz, antico villag-gio legato al tragico evento della BeccaFrance che lasciò un segno profondonella storia e nella tradizione valdosta-

na. A detta dell’abate Ferdinand Fenoil(1845-1888), il borgo di Thouraz, dive-nuto tale dopo uno sviluppo iniziato nelXIII secolo, possedeva nel suo territoriovigne, pascoli, ville di nobili; al centrodel borgo si trovava la cappella, dedica-ta a san Teodulo e a santa Marta, erettanella metà del XIII secolo, per volontà deisignori Lostan, e servita da un rettorebenedettino di Sainte-Hélène di Sarre.Nel borgo, appellativo che si conferivasoltanto a centri di un certo rilievo, si tro-vava pure un ospizio, fondamentale peri viaggiatori poiché si trovava all’incro-cio delle vie che conducevano inValdigne, in Savoia e in Vallese. Moltostrette erano le relazioni fra la comunitàdi Thouraz e il Vallese; numerose erano,infatti, le famiglie vallesane che avevanodelle proprietà in questa zona. Il villag-gio costituiva pertanto un vitale centro dicommerci e famose e frequentate eranole due fiere che vi si tenevano ogni anno.Il 6 luglio del 1564, alle sei del mattino,

La processione di Tsalend-a mi

Becca France

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un’immensa frana si staccò dalla cimadella Becca France, abbattendosi sulborgo che venne interamente distrutto ecoperto di detriti insieme a tutti i suoiabitanti. Diversi autori hanno raccontato,nel corso dei secoli, dello storico evento,mescolando fantasia e realtà. La frana sistaccò in seguito a infiltrazioni d’acqua eall’azione del gelo e disgelo che disgre-garono la roccia, già tenera e friabile. Laleggenda racconta che la notte prece-dente il distacco della frana, un poverouomo si aggirava per le vie del borgomendicando invano del cibo e un ricove-ro per la notte. Solo una vedova aveva

mostrato pietà per lui ospitandolo nellasua misera casa. Al mattino, prima dipartire, l’uomo le disse di allontanarsi alpiù presto con i figli perché su Thourazstava per scatenarsi l’ira divina.Da allora il villaggio giace sottoterraavvolto nel silenzio. Si dice, però, che aogni Natale la campana sepolta chiami imorti a raccolta e inviti i vivi a pregareper loro.Ma anche la storia passa come i nostripassi su quest’ultimo tratto di strada checi separa dal nuovo borgo ricostruito inposizione più sicura, lungo la dorsalesud della Pointe Chaligne.

La processione di Tsalend-a mi

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O ggi puntiamo in alto; infatti, hointenzione di accompagnarvi in gita

sul Mont Falère, la cima più alta delcomune, con i suoi 3061 metri. La gior-nata si presenta lunga e faticosa, ma conun po’ di buon umore e di entusiasmo losforzo sarà minore e ampiamenteripagato da uno scenario incantevole checi accompagnerà per tutto il tragitto.Considerato che il cammino non saràbreve e che in montagna le condizionimeteorologiche cambiano all’improvviso,sarà bene portarsi appresso tutto ciò cheserve, ricordando il detto: è dell’uomoprevidente non mancare mai di niente!Imbocchiamo la strada a transito limitatoche sale parallela al torrente Clusellazpoco oltre l’abitato di Thouraz (1600 m).La poderale ci accompagnerà per circadue chilometri, ma la pendenza è limita-ta perciò, ancora fresco e col fiato lungo,non perdo l’occasione per raccontarvidella piccola sfida che vide il Mont

Falère protagonista. Correva l’estate del1906 quando tre preti presero accordiper effettuare una gara che prevedevatre ascensioni su tre punte differenti nelminor tempo possibile: il canonicoVescoz doveva risalire la Becca di Nona(3142 m), l’abate Henry la Becca di Viou(2856 m) e il parroco Bionaz il MontFalère. In linea d’aria le tre vette nondistano tanto l’una dall’altra per cui, conun buon cannocchiale, i tre potevanoseguirsi a vicenda nel tratto terminale.

Mont Falère

11AlMont Falère

Cappella di Chesère

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La sfida coinvolse anche la gente deivillaggi toccati dai tre itinerari rendendola gara ancora più avvincente. A onordel vero, la sfida aveva ben poco diagonistico, in quanto i tre non perdeva-no occasione per fermarsi a descrivere ailoro compagni i panorami che andavanoad allargarsi nel prendere quota, cosìcome la flora, la fauna e la geologia. Arafforzare il carattere amichevole dellacompetizione era anche il fatto che i trepreti avevano tre diversi dislivelli dasuperare. La platonica vittoria andò alcanonico Vescoz: per primo fece svento-lare il suo vessillo sulla Becca di Nona,seguito dal reverendo Bionaz e, per ulti-mo, dall’abate Henry.Ma lasciamo questi spezzoni di storia etorniamo al nostro percorso. Superatidue tornanti e il torrente Chesère, occor-re prestare un minimo d’attenzione perimboccare sulla destra il sentiero chesale, tagliando i pascoli, in direzionedell’alpe Morgnoz.L’enorme sagoma del Falère si erge difronte a noi e rappresenta un punto diriferimento costante. La pendenza cam-bia radicalmente; il passo si fa più lentoe raggiunto Morgnoz (2057 m) unapausa appare ben meritata!

Su, sacco in spalle e via, prendiamo ilsentiero di destra che sale in costa e ciporta verso Chesère (2177 m). Occorrepoco tempo per raggiungere l’alpeggiocomposto da un piccolo gruppo di edificie dalla cappella che impreziosisce il pae-saggio, rappresentando un ottimo puntodi sosta. La cappella, costruita nel 1650,è dedicata alla Madonna delle Nevi,festeggiata ancora oggi il 5 agosto conuna messa e una piccola processione.Trascuriamo il sentiero che va ad aggira-re la Pointe de Metz (2553 m), separatada una larga sella dalla Pointe Chaligne,per rientrare a sinistra sulla poderaleabbandonata poco prima. Tralasciato ilbivio sulla destra, raggiungiamo l’ultimoalpeggio servito da questo ramo disterrata; si tratta del lungo edificio dellaNouva situato a una quota di pocoinferiore ai 2300 metri. Sull’evidentesentiero saliamo fra i pascoli in direzio-ne del Mont Falère. In alcuni momenti

Mont Falère

Al Mont Falère

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anche camminando ti sembra di correre;la voglia di fermarsi a guardare intornoè più forte di qualsiasi altra cosa, gliocchi si riempiono di blu e di verde. Maper l’ultima sosta vi riservo una piccolasorpresa: riprendiamo, infatti, fiato sullerive del lago Falère (2415 m), ricchezzatrasparente che occupa una concascavata nella roccia dall’antico ghiac-ciaio, prima di intraprendere l’arduasalita alla vetta. La conca tra la BeccaFrance e il Mont Falère ospita altri trelaghi: il lago delle Rane, il lago Clapin eil lago des Morts. Anche qui aleggia laleggenda. Pare, infatti, che intorno aquest’ultimo specchio d’acqua si siasvolta una cruenta battaglia per ilpossesso dei pascoli i cui contendentirimangono alquanto misteriosi. Rimaneperò la tradizione che chiunque, dopoaver fatto tre volte il giro completo dellago, osi interrogarlo per conoscerel’identità dei suoi morti, provochi l’uscitadalle acque di un’ombra che lo porte-rebbe sul fondo del lago per farglielivedere con i suoi stessi occhi.Forza e coraggio, non spaventiamoci esuperiamo una prima balza. Man manoche si procede, il terreno si fa sempre piùpietroso: facciamo attenzione a dovemettiamo i piedi! Il silenzio è compagnoideale per assaporare meglio l’ambiente,a dire la verità il fiato comincia vera-mente a farsi corto. Proseguendo sudetriti, perveniamo nei pressi dei ruderidella capanna (2983 m) edificata dallasezione CAI di Aosta nel 1884 e dedica-ta alla regina Margherita. Arrivati sullacresta pieghiamo a sinistra e con alcunisali scendi eccoci alla meta. Aspettate,do un’occhiata all’altimetro e all’orolo-gio: siamo a 3061 metri di quota eabbiamo coperto un dislivello di quasi1500 metri in circa cinque ore. Bene,anche questa è fatta! È la fatica o il

panorama a lasciarvi a bocca aperta?Posiamo gli zaini e godiamoci lo spetta-colo: tutt’intorno a noi le montagne dellaValle d’Aosta dall’Emilius al gruppo delGran Paradiso alla Grivola, dal MonteBianco al Grand Combin, dal Cervino algruppo del Monte Rosa. Una vistadavvero maestosa! Con questa bella immagine, che miauguro rimanga tra i vostri ricordi piùcari, non mi rimane che salutarvisperando di aver soddisfatto almeno inparte le vostre aspettative. Chissà, maga-ri in futuro potremo passare insieme altrepiacevoli giornate, sì, sempre qui in Valled’Aosta, alla ricerca di borghi e luoghiche ci potranno conquistare con la lorobellezza e la loro storia.

Al Mont Falère

Lago del Falère

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