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Nel pericolo la forza da vivi misteri: per noi da Caravaggio, dalla storia, da Carnelutti, da Capograssi In questo tempo di confusione è difficile trovare dei fari con i quali illuminare la propria vita, difficile trovare una luce calda che non ci lascia soli nella tempesta… Il grande artista Caravaggio, in due celebri dipinti, suggerisce la potenza di uno strumento spesso lasciato ai soli devoti. Nel Ritratto di cavaliere di Malta, dipinto presente nella collezione di Villa Borghese a Roma, Caravaggio mostra le armi del cavaliere. Da un lato la mano sfiora l'elsa di una spada. La sfiora ricordando il celebre Giudizio di Salomone 1 quando un re sapiente fa vibrare nell’aria un ordine che atterisce: ” Portatemi una spada”In tal modo riuscirà a svelare chi fosse la vera madre del bambino: colei che è pronta a rinunciarvi purché il bambino viva. Nell'altra mano del cavaliere passa una cordicella che nell'oscurità sfugge nella visione complessiva del quadro. 1La vicenda è narrata nella Bibbia in 1 Re 3:16-28. L’episodio è commentato mirabilmente da Renè Girard in Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. Nell’agenda creata nel 2017 per il Circolo Giuridico Zilio Grandi di Vicenza ho ripreso e commentato l’episodio biblico nell’illustrazione del dipinto di Sebastiano del Piombo

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Nel pericolo la forza da vivi misteri: per noi da Caravaggio,

dalla storia, da Carnelutti, da Capograssi

In questo tempo di confusione è difficile trovare dei fari con i quali illuminare la propria vita, difficile

trovare una luce calda che non ci lascia soli nella tempesta… Il grande artista Caravaggio, in due celebri

dipinti, suggerisce la potenza di uno strumento spesso lasciato ai soli devoti.

Nel Ritratto di cavaliere di Malta, dipinto presente nella collezione di Villa Borghese a Roma, Caravaggio

mostra le armi del cavaliere. Da un lato la mano sfiora l'elsa di una spada. La sfiora ricordando il celebre

Giudizio di Salomone1 quando un re sapiente fa vibrare nell’aria un ordine che atterisce: ” Portatemi una

spada”In tal modo riuscirà a svelare chi fosse la vera madre del bambino: colei che è pronta a rinunciarvi

purché il bambino viva.

Nell'altra mano del cavaliere passa una cordicella che nell'oscurità sfugge nella visione complessiva del

quadro.

1La vicenda è narrata nella Bibbia in 1 Re 3:16-28. L’episodio è commentato mirabilmente da Renè Girard in Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. Nell’agenda creata nel 2017 per il Circolo Giuridico Zilio Grandi di Vicenza ho ripreso e commentato l’episodio biblico nell’illustrazione del dipinto di Sebastiano del Piombo

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Si tratta di un'arma di preghiera più evidente nei dipinti sacri di Caravaggio. Qui un particolare lo

ingrandisce

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Il particolare è tratto da La Madonna del Rosario, l'arma è, appunto, il rosario.

Nel quadro della Madonna del rosario Caravaggio raffigura un frate che, secondo le indicazioni di Maria, dà

il rosario a chi con umiltà e grande desiderio porge le mani per riceverlo. Osservando meglio il dipinto del

Cavaliere la mano del cavaliere e la sua bocca socchiusa ci si accorge che il cavaliere di Malta sta

probabilmente pregando... Si dirà che sono cose del passato, che il mondo è cambiato, che non si ha tempo

per recitarlo. Ma la resistenza e l'efficacia di questa preghiera sfida i secoli. Si dirà che è il rosario è

ripetitivo, certamente lo è come molte preghiere orientali, ma la ripetizione presa con il giusto spirito

delimita il luogo in cui l'anima può sentirsi custodita.

Per questo può essere recitato in modo meno meccanico, comprendendo l'importanza di quelle parole in cui

molte persone hanno trovato conforto. Anche Caravaggio aveva buoni motivi per porre il rosario nelle mani

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del cavaliere di Malta: protagonista di una vita inquieta Michelangelo Merisi detto il Caravaggio dopo aver

ricevuto l'investitura di cavaliere di Malta, in una rissa aveva colposamente ucciso un uomo. Così nei dipinti

che riflettono i suoi drammi sembra cercare e invocare nei contenuti e in piccoli particolari una via di

salvezza per lui stesso, anche quale omicida colposo. Trova conforto nel recitare l’Ave Maria anche il

giurista Francesco Carnelutti, membro molto attivo e Presidente dell’Unione dei giuristi cattolici e grande

processualista . Sul tema ha addirittura scritto un piccolo libro: Meditazione sull'Ave Maria.

Sin dal primo capitolo Carnelutti mostra come nel pericolo quando soluzioni semplicemente umane non sono

sufficienti si può ricorrere alla preghiera, alla domanda di un bambino verso la Madre, verso una famiglia

trascendente che diventa l'unica prospettiva definitiva. Il grande giurista rievoca momenti drammatici: "In

fuga dalla patria a pochi passi dalla rete, per salvarci da un pericolo improvviso rimanemmo più ore

immobili, inchiodati alla roccia, senza fiato... la pioggia e il freddo ci avvolsero... Allora il saluto dell'angelo

m'è salito alle labbra, Maria! ho pregato offrendo a Dio quell'angoscia e le altre più gravi che recavo nel

cuore... Ho pregato nella virtù della preghiera che solo può disconoscere chi non conosce la forza dell'amore.

Sarà un caso che, finito di pregare, la pace mi sia scesa nell'anima...?"(qui il link a Meditazione sull'Ave

Maria)

Nella data del 7 ottobre 1571 nella battaglia navale di Lepanto sull'albero maestro della nave capitana dei

cristiani è appeso il quadro della Madonna con l’invocazione «S. Maria succurre miseris» e ispira la vittoria

sui turchi. A ricordo di quella vittoria da allora si festeggia il 7 ottobre la Madonna del Rosario. Peraltro al di

là di minacce esterne più o meno presenti, ammorbidite dal consumismo, anche noi in certi momenti siamo

capaci di fare cose turche... Per questo, seguendo le resistenti indicazioni di Caravaggio e Carnelutti

l'invocazione ripetuta a quella Madre che indica le più alte risorse nella storia misteriosa di suo Figlio, può

ancora indicarci la via del perdono e della salvezza. Cristina Campo, la grande scrittrice e poetessa italiana

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capace di dare un volto all'inesprimibile coglie con parole immortali la potenza di utilizzo dell'antica

preghiera che può transitare nella vita di chi vi ricorre: “...(contro) una forza intatta supremamente

pericolosa. Contro questo non c’è che la preghiera: lunga, contemplativa: iscrivere questi piccoli misteri

crudeli della nostra vita nel cerchio cosmico e divino dei Misteri assoluti."Quando riesce è il soccorso più

miracoloso. Ma per riuscire ha bisogno anch'esso di un minimo di energia vitale... è comunque la sola

esistente ricetta contro la paura”(Cristina Campo all'amica Mita, 22 settembre 1973)." E in un’altra lettera

Cristina ci ricorda mirabilmente: “La paura è il demonio”. Ma come vincere la paura?

La vera preghiera.

L’esempio incancellabile mostrato nel vero cavaliere da Caravaggio, la testimonianza di Carnelutti ci

aiutano, il rito e il mistero ci accompagnano. Ma, pur restando nella ammirazione di quanti si sono affidati a

Maria come chi affrontò i turchi e come Carnelutti, un giurista in fuga, come riuscire a ripetere, con lo stesso

spirito, questa preghiera?

Il grande filosofo del diritto Giuseppe Capograssi, tra i fondatori

dell’Unione dei giuristi cattolici, invitava invece ad accogliere il pericolo inevitabile nella sua forza

liberatoria : "Solo il pericolo sveglia l'individuo dal suo sonno dogmatico, sensuale, utilitario, terrestre e

induce a quell'atto di riflessione segreta sulla sua vita, sul significato della vita e il suo vero fine che è

vero segreto supremo, atto di libertà nel quale l'individuo ritrova sè stesso" (G. Capograssi in La vita

etica). Perché “l’uomo è niente ma un niente libero”.Il prossimo santo canonizzato, il cardinale John Henry

Newman, ci aiuta ad accogliere anche questa situazione sgradevole . Newman affermava il pericolo del suo

opposto: “essere tranquilli è essere in pericolo”.

Solo nel pericolo e dentro i dilemmi della nostra storia si può riconoscere e liberare la forza di una

presenza che ci accompagna inconsapevolmente. Riaffiora una sorgente carsica, quel fiume d’acqua viva di

cui parla Gesù. Allora il regno di Dio può essere in mezzo a noi. Talvolta, proprio là dove non pensiamo, nel

cuore dell’esperienza giuridica dove si possono trovare tracce di vita vera, “preziosi rottami”, espressioni di

verità e una via che in misura spesso imperfetta è comunque l’indizio di una dinamica che salva la nostra vita

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dall’assenza di significato. Sono la risposta a quelle domande (chi sono, da dove vengo e dove vado) che

sembrano rimaste solamente, ormai attaccate come cozze ad uno scoglio, solo sui grandi film di fantascienza

(es. Blade Runner, Interstellar...). Ma, se si si mantiene viva la fede in “Colui che era, che è e che viene”(Ap.

1,8), si aprono dei canali di significato anche dentro la sofferenza, il disagio. Ci sono modelli autorevoli di

giuristi che dai loro scritti possono trasmetterci il loro originale contributo teorico e soprattutto la loro

testimonianza di vita con relazioni che ci possono, anche oggi, dare un aiuto. Per i giuristi cattolici ci sono i

grandi del Novecento come Cotta, Capograssi, Carnelutti Santoro-Passarelli, Mengoni, Satta. Ognuno ha un

suo contributo da darci per rilevare dentro l'esperienza giuridica una presenza che l'accompagna. Dentro le

difficoltà dell’esperienza giuridica, dentro il nostro sogno propositivo e benevolente, dentro i desideri di

ognuno. Dentro la tempesta una figura multiforme, anche attraverso i frutti di questi grandi giuristi, ci viene

incontro. E i frutti delle loro opere, anche i loro libri che riguardano anche la filosofia (Cotta e Capograssi) le

Scritture (Carnelutti) o la creazione di romanzi (Satta) se vengono da noi metabolizzati, diventano il seme

per altre opere. Si rende anche così viva la presenza di Cristo, il Logos del principio del Vangelo di

Giovanni, e si fa sorprendentemente presente come luce nelle tenebre. Questa presenza può anche innalzare

la nostra coscienza. Come spiega la più moderna antropologia ci mostra anche il pericolo più tremendo,

quello di compiere noi il male: ci fa vedere le nostre possibili vittim e. Si riscopre così la vera preghiera che

non è superstizione, non è una rassicurazione perché non si sa mai ed è bene mettere le mani avanti... ma è

piuttosto invocazione dentro il pericolo che può essere il proprio o, nella sensibilità cristiana verso le vittime,

l’altrui pericolo. La vera preghiera, invocazione nel pericolo, può riconoscere la presenza di Cristo e far

sentire la sua chiamata per noi, perché essa è anzitutto l'ascolto di una invocazione che viene da un uomo

perseguitato (come è successo a Paolo Di Tarso). E può diventare, per il difensore, vocazione, chiamata

dentro l’esperienza giuridica.

Il san Girolamo ritratto da Leonardo ricorda la lotta incessante

contro le sue tentazioni. Come è successo anche a Francesco Carnelutti davanti all'oggettivo pericolo

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nell'episodio storico sopra ricordato. Ma bisogna riconoscere il dramma, la comunione dei Santi, viverla

nella gratitudine perché i santi ci sono e a noi restano anche, pur in altre circostanze, gli stessi mezzi che

avevano i santi; possiamo riaprire il congelatore nel quale spesso abbiamo depositato i sacramenti, la Parola,

la preghiera e la riflessione primaria che porta, dentro i fatti e la interpretazioni, alle dovute conclusioni nel

caso concreto.

Applicazione nell'esperienza giuridica:

in generale l'utilizzo meditato della preghiera del Rosario porta ad avere una visione complessiva dei

Misteri sacri con la possibilità di applicarne valori e principi nella concreta vita personale. Per ogni uomo

alcune battaglie sono inevitabili ma la meditazione sui misteri può aiutare a vederle come uno strumento,

non il fine di una storia che può essere più alta e più grande, attraversata da sorgenti di significato. In

particolare il rosario può ispirare anche l'esperienza giuridica, aiutando sia l'atteggiamento sia l'azione del

giurista. Sul piano dell'atteggiamento la contemplazione ordinata nel rosario può essere una pausa che

rinfranca ma è anche un modo per comprendere che certe situazioni difficili hanno accomunato le sorti degli

uomini e che attraversare non evitabili eventi rischiosi o dolorosi (come ad esempio accade

nell'Annunciazione, nella Visitazione o nella flagellazione) può essere un momento di crescita, con la

possibilità per i credenti di viverli nella comunione con i protagonisti di una storia che ha segnato il tempo e

la vita dell'umanità. La recita del rosario può anche essere lievemente personalizzata magari affiancando al

mistero un aggettivo qualificativo che ricorda l'azione del figlio di Dio o del suo Spirito: se si medita il

mistero dell'annunciazione si potrà dire "Benedetto il frutto del tuo seno Gesù, concepito per opera dello

Spirito santo" come avviene nel cosiddetto rosario della Madonna di Pompei. Sul piano dell'azione la

dinamica del rosario può aiutarci nell'affrontare una fattispecie tenendo conto di una visione complessiva.

Possiamo ricordare e ripetere il quadro generale dei fatti e del sistema normativo nella sua dinamica

sostanziale e processuale avendo memoria dei principi generali (ad esempio nel diritto civile, nelle

successioni la complessa dinamica di tutela del legittimario leso con azioni riduzione e spesso di collazione e

nullità). Così si potrà applicare successivamente le riconosciute specifiche dinamiche del diritto alle

situazioni concrete consapevoli degli effetti, anche dirompenti di certi atti. I Misteri assoluti possono aiutare

ad accettare il combattimento interiore per poi, alla fine, essere guidati dentro i misteri relativi e specifici che

dobbiamo affrontare ogni giorno. Dentro la forte complessità e ambiguità presenti in molte situazioni della

vita, anche giuridiche la contemplazione dei Misteri può dare anche al giurista la sensibilità e il

discernimento per decidere (ad esempio per il giurista e l’assistito: in rapporto allo sfacelo già presente nei

rapporti parentali nelle divisioni ereditarie bisogna valutare fino a che punto i rapporti patrimoniali sono

tutelabili nell'interesse del legittimario leso).

PS Dopo aver scritto questo post nella sua forma originaria ritrovo il giorno dopo inaspettatamente la

Madonna del Rosario di Caravaggio nella maglia di un giovane imprenditore da me assistito, un segno che

comunque il Sacro è sempre misteriosamente presente in immagini le persone che abbiano ricevuto in dono

la capacità di cogliere le forze ri-creative emergenti.

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Non so se sono questi i casi nei quali, come direbbe lo scrittore cattolico Vittorio Messori, il Cielo ci fa

segno...

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Il post è dell'avv Mirko Ruffoni, anche quale Presidente dell'associazione Unione giuristi cattolici della

Sezione di Vicenza, preoccupato del distacco tra:

da una parte il diritto secolarizzato spesso privo anche di una cultura profonda e resistente (quindi mero

succube del mercato),

e dall'altra parte le grandi risorse nella fede, comunque presenti nel reale , anche con la mediazione e

l'esempio dei grandi giuristi del Novecento, ma non riconosciute (quindi noti solo a happy few)

Per questo cerca, in modo esplorativo e sperimentale, dei ponti nella moderna antropologia (la teoria

mimetica dell’antropologo Renè Girard e la teoria estatico mediatoria del filosofo Giuseppe Fornari) e in

una rivisitazione del nostro tradizionale patrimonio culturale e spirituale con uno sguardo anche a quanto

oggi muove il reale. Per cercare una rinnovata tra(di)zione da "cose nuove e antiche" (cfr Mt 13,52), nel

giusto, nel gusto. Per chi volesse scrivergli con opinioni, critiche e commenti che possono migliorare la

sua sperimentale esplorazione: [email protected]

il sito in cui sono raccolti i post di questo genere è:

http://www.agendagiusta.it/

il post nella sua prima ridotta versione è qui:

http://www.agendagiusta.it/nel-pericolo-la-forza-del-mistero-assoluto-per-il-cavaliere-di-caravaggio-e-per-il-giurista-francesco-carnelutti-in-fuga/