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Nessuno ascolta il colonnello: uno sguardo antropologico sull’esercito colombiano

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Page 1: Nessuno Sente Al Colonnello22maggio

Nessuno ascolta il colonnello: uno sguardo antropologico sull’esercito colombiano

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Nascita della domanda di ricerca

Biografia:

• Essere colombiana

• Essere figlia di un militante di sinistra

• Seminario all’Università de los Andes

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Essere Colombiana

“La tradizione degli oppressi ci insegna che lo stato di emergenza in cui viviamo è la regola” (W. Benjamin,1940 )

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Essere Figlia di Un Militante di Sinistra

La mia alterità sono i militari

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Seminario Universidad de los Andes

• Writing Cultures: rimpatrio dell’antropologia, contenuto-forma della scrittura, soggettività

• Taussig: The Nervous System

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• Prima domanda: cosa c’è dietro la Messa in Scena del Museo Storico della Polizia Nazionale a Bogotá. Voglio smantellare il linguaggio dell’istituzione.

• Percorso del Museo: mette in scena il dolore “Sala de los caidos en accion”. Oggettistica: scarpe, divise coi fori delle pallottole, berretti, fotografie dei funerali

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• Cambia la domanda che significato ha quella messa in scena nell’orizzonte della polizia?

• 2002 mi interrogo sui militari: analizzare i discorsi che stanno alla base della loro immagine del mondo. “La mia immagine del mondo non ce l’ho perché ho convinto me stesso della sua correttezza e neanche perché sono convinto della sua correttezza. È lo sfondo che mi è stato tramandato, sul quale distinguo tra il vero e il falso” (Wittgenstein, 1978:19)

• Pratiche e narrazioni usati a costruire la tradizione militare

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Concetti Chiave/Scatola degli Attrezzi

• Invenzione della tradizione: “un insieme di pratiche in genere regolate da norme apertamente o tacitamente accettate e dotate di una natura rituale o simbolica, che si propongono di inculcare determinati valori e norme di comportamento ripetitive nelle quali è automaticamente implicita la continuità con un passato storico opportunamente selezionato” (Hobsbawm, Ranger 2002:3-4)

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• L’invenzione della tradizione è un processo di ritualizzazione e di formalizzazione, caratterizzato dal riferimento a un passato che offre le risorse necessarie per istituire un’autorità fissa, immodificabile.

• Inventare una tradizione e sentirsene parte presuppone la capacità di creare l’illusione di un progetto comune di appartenenza a un ‘noi’ che viene da un passato e si muove verso un futuro.

• Nell’inventare la tradizione è implicito il collezionare

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• “L’identità, sia essa culturale o personale, presuppone atti di collezione, riunione di cose possedute in sistemi arbitrari e di senso. Tali sistemi, sempre potenti e sottoposti a regole, mutano storicamente. Non è possibile fuggire ad essi. Nei migliori dei casi, (…) si può trasgredire o si può far sì che l’assiomatica evidenza dei loro ordini sembri assurda” (Clifford, 1995:23)

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• Grazie al collezionismo la temporalità viene reificata.

• Comunità Immaginata: il sentimento della condivisione del passato e del futuro è possibile grazie all’esistenza di un tempo vuoto ed omogeneo.

• Naturalizzazione dell’immagine del mondo: si dimentica la natura contingente di quei valori, si crede alla loro naturalità.

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“Il mondo oggettivo viene dato e non prodotto. In questo modo si occultano le relazioni storiche di potere esistenti nel lavoro dell’acquisizione. La costruzione del significato nella classificazione e nella esibizione del museo si mistifica come una rappresentazione adeguata. Il tempo e l’ordine della collezione cancellano il lavoro sociale concreto della sua costruzione” (Clifford, 1995:262)

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Orientamenti Metodologici

•Entrare nella rete di significato (Geertz)•Antropologia come esercizio di traduzione (Rosaldo/Asad)“La traduzione dell’antropologo non sta solo nel trovare le frasi corrispondenti in astratto ma nell’imparare a vivere in un’altra forma di vita e a parlare un altro tipo di lingua. Quali contesti sono significativi per i diversi eventi discorsivi è qualcosa che s’impara nel corso della vita e benché sia un sapere difficile da verbalizzare (…) è un sapere che indica fino a che punto il contesto sia significativo per ogni enunciazione” (Asad 1998,192)•L’antropologo deve essere disposto a superare i limiti della propria lingua

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• Antropologia e finzione: “La scrittura etnografica è determinata:1) dal contesto (essa attinge da, e crea, significativi ambiti sociali); 2) dalla retorica (si scrive dentro, e contro tradizioni, discipline e pubblici specifici); 3) dalle istituzioni (si scrive dall’interno e contro specifiche tradizioni e discipline); 4) dal genere (un’etnografia è distinta da un romanzo e da un racconto di viaggio); 5) dalla politica (l’autorità di rappresentare realtà culturali è distribuita in modo ineguale e, a volte, contestata); 6) dalla storia (convenzioni e limiti di cui sopra sono in mutamento). Queste determinazioni governano coerenti finzioni etnografiche” (Clifford 1998:29)

• Etnografia: uso di strategie retoriche, di tropoi

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• Dialogicità

• Polifonia

• Rimpatrio

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COME L’ESERCITO SI AUTORAPPRESENTA,

COME LEGITTIMA IL SUO AGIRE

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Immagine presa da www.ejercito.mil.com

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“La storia dell’esercito è una storia triste, è una storia di ferite, d’incomprensioni. Nessuno vuole bene all’esercito, nessuno capisce a cosa serva. Le cicatrici del mio corpo, quelle dei miei uomini, il fatto che mi sono più volte ammalato di malaria, tutto questo non è servito a niente: la guerra continua, la gente continua a morire, il nemico è diventato più forte, nessuno ci rispetta, nessuno ci ascolta” (Colonnello Ibarra)

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Mia biografia Sua alterità

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Il fatto che i limiti del mio linguaggio determinano i limiti del mio mondo implica non che la portata delle nostre menti, di quello che possiamo dire, pensare, apprezzare e giudicare, sia intrappolata nei confini della nostra società, del nostro paese, della nostra classe o del nostro tempo, ma che la portata delle nostre menti, ossia la gamma di segni che possiamo riuscire in qualche modo a interpretare, è ciò che definisce lo spazio morale, emozionale e intellettuale nel quale viviamo. (Geertz, 2001:95)

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È arrivato il momento di moltiplicare gli attori interrogati e di penetrare nel territorio di coloro che in termini generali potremmo denominare i ‘contra’ del processo sociale. Questo perché, rispetto a qualsiasi progetto innovatore della società, tenere conto del ‘contra’ risulta sempre più efficace che ignorarlo. Dobbiamo allargare il nostro sguardo a tutte le parti che sono più distanti dai nostri pensieri e dai nostri gusti.

(Sanchez 1990:7)

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Richiesta del colonnello: non usare il termine autorappresentazione ma usare storia ufficiale.

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Lavoro sul campo:• Stato di natura• Conquista• Indipendenza (Simon

Bolivar)• Ferite• Atti eroici

Scrittura:• La Biblioteca• Atto Primo • Intermezzo• Atto Secondo• Intermezzo• Dietro le quinte

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Scenario

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“Nella biblioteca entrano uomini che non si accontentano della conoscenza delle armi e delle strategie militari, ma desiderano accedere alle informazioni che gli permetteranno d’essere colonnelli o generali” (intervista generale Herrera).

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Primo Atto

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Stato di natura

“Prima che esistessero gli eserciti, l’uomo era lupo per gli uomini (…) stando così le cose per garantire la sopravvivenza le diverse collettività scelsero i migliori uomini e li destinarono alla conservazione dell’ordine. I primi difensori della stabilità furono sin dall’inizio individui speciali, furono i più stabili psicologicamente e i più forti fisicamente” (Intervista generale Puyana 1996)

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Indios e Conquistadores: ibrida identità dell’esercito granadino

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• “Quando gli spagnoli arrivarono in America, si trovarono di fronte a tribù che attraversavano diversi gradi di civilizzazione” (intervista al generale Herrera 2005)

• Razze rovinate: nascita del meticcio

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Eroi Fondatori

• Supera la sua condizione di meticcio

• Genio militare• Massone• Idee liberali• Illuminista• Avvia la modernità in

Colombia

Simon Bolivar

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• Redige la costituzione nazionale

• Dà caratteristiche al contemporaneo esercito nazionale (difesa delle frontiere, conservazione dell’ordine pubblico)

Rafael Nunez

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• Professionalizzazione • Missione Cilena• Fondazione

dell’ESMIC

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Secondo Atto

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Ferite allo spirito militare

• Sconfitta Militare del 1911

• L’episodio de las Bananeras

• Palacio de Justicia

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“Quando un soldato sbaglia ci sono vittime a più livelli, perché sono vittime di guerra, di una guerra che i politici non hanno mai compreso. La cosa più triste, la ferita più profonda, è non essere capiti dal popolo. Essere guardati con sfiducia, con diffidenza. I soldati sono parte integrante del popolo e sono costretti a vedere, non poche volte, che le loro stesse famiglie gli si ritorcono contro. Il soldato semplice si trova a combattere contro il cugino guerrigliero o il fratello paramilitare. Il soldato semplice o l’ufficiale sono per definizione persone incomprese” (general Valencia)

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• L’esercito è sempre all’altezza della situazione

• Reazione agli episodi de las Bananeras (1928)

• Secondo Conflitto con il Perù (1932)

• Guerra di Corea (1950 - 1953)

• General Rojas Pinilla (1953 - 1957)

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Terzo Atto

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Il nemico nazionale

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Dietro le quinte

Soldato Ortiz

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Manosalva

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• Esercizio dialogico: arena di conflitto.• Conseguenze nella scrittura: non rispettare la volontà

dell’alterità ha permesso la produzione di un testo che rispetta le esigenze di autorappresentazione, i desideri di storia ufficiale.

• La volontà di comprendere impone l’obbligo di cercare la domanda giusta.

• L’esercizio dialogico comporta un esercizio di riflessività (di riposizionamento)

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• Con quale autorità ignoro la volontà del colonnello?

• Dialogicità: non scrittura a più mani. Nonostante è un testo polifonico

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