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“Forche Caudine” dal 1989 è il punto di riferimento dei Romani d’origine molisana. Apartitici, trasversali, miriamo ad aggregare e a far emergere “il Molise migliore”… Newsletter – GENNAIO 2014 – Diffusione gratuita IL MOLISE CHE CI “GARBA” _ La formula vincente dell’evento in Garbatella: il territorio associato alla cultura e all’innovazione “Molise, un’altra Storia”, la kermesse per la promozione del territorio regionale svoltasi a Roma dal 22 novembre al 1 dicembre, ha chiuso i battenti con un bilancio esaltante in termini di partecipazione, consensi e contenuti. Un primo risultato positivo è legato alla “riscoperta” delle proprie radici molisane da parte di tanti romani ormai di seconda o di terza generazione. Tralasciare queste occasioni di confronto a Roma, così come ha spesso fatto la politica molisana in questi lunghi anni, equivale a perdere anche opportunità sul fronte delle conoscenze, delle competenze e delle sollecitazioni della comunità molisana a Roma. Significative le storie dei giovani relatori romani di origine molisana. Ad esempio Vania Mancini, tassista con nonni di Pietrabbondante, ha dimostrato come un forte legame con le origini equivalga anche ad investimenti immobiliari e produttivi nei propri borghi d’origine; analoga la storia del profumiere Luciano Durante, il quale ha raccontato di aver impiantato una coltivazione di noci a Sant’Elena Sannita; Andrea Bellezza, nonno di Civitanova del Sannio, s’è soffermato anche sull’importante componente valoriale; Enzo Lombardi, originario di Colli a Volturno, membro dello staff del vicepresidente della Regione Lazio, ha analizzato le opportunità sinergiche tra istituzioni. Altro momento di grande interesse è stato il confronto tra gli artigiani tradizionali venuti apposta dal Molise per la manifestazione romana e i rappresentanti del movimento dei “makers”, cioè gli innovativi artigiani del digitale, pratici di plotters e di stampanti 3D. Questi ultimi hanno offerto, attraverso suggestive animazioni, una serie di indicazioni utili per lo sviluppo di nuove opportunità economiche tramite la Rete, ad esempio su siti mirati di commercio elettronico. I giovani e qualificati ingegneri e architetti – come Cicero, Ranellucci e Varano - hanno dimostrato straordinarie e puntuali aperture verso l’innovazione e ampie vedute internazionali. La kermesse romana ha soprattutto seminato cultura. Il seminario sul Molise tenuto da Mauro Gioielli, Giuseppe Tabasso e Franco Valente per i giovani studenti rappresentanti di sei scuole “creative” romane, l’appuntamento promosso dal Centro studi Alto Molise in Cna, la tavola rotonda sull’integrazione con qualificati esponenti del terzo settore hanno garantito quel “Molise migliore”, libero da provincialismi e da polemiche, forte della propria ricchezza storica e artistica e delle proprie intelligenze. FORCHE CAUDINE Newsletter – pagina 1

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Gennaio 2014 Il Molise che ci 'garba'

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Page 1: Newsletter Forche Caudine

“Forche Caudine” dal 1989 è il punto di riferimento dei Romani d’origine molisana.

Apartitici, trasversali, miriamo ad aggregare e a far emergere “il Molise migliore”…

Newsletter – GENNAIO 2014 – Diffusione gratuita

► IL MOLISE CHE CI “GARBA” _

La formula vincente dell’evento in Garbatella: il territorio associato alla cultura e all’innovazione

“Molise, un’altra Storia”, la kermesse per la promozione del territorio regionale svoltasi a Roma dal 22 novembre al 1 dicembre, ha chiuso i battenti con un bilancio esaltante in termini di partecipazione, consensi e contenuti. Un primo risultato positivo è legato alla “riscoperta” delle proprie radici molisane da parte di tanti romani ormai di seconda o di terza generazione. Tralasciare queste occasioni di confronto a Roma, così come ha spesso fatto la politica molisana in questi lunghi anni, equivale a perdere anche opportunità sul fronte delle conoscenze, delle competenze e delle sollecitazioni della comunità molisana a Roma. Significative le storie dei giovani relatori romani di origine molisana. Ad esempio Vania Mancini, tassista con nonni di Pietrabbondante, ha dimostrato come un forte legame con le origini equivalga anche ad investimenti immobiliari e produttivi nei propri borghi d’origine; analoga la storia del profumiere Luciano Durante, il quale ha raccontato di aver impiantato una coltivazione di noci a Sant’Elena Sannita; Andrea Bellezza, nonno di Civitanova del Sannio, s’è soffermato anche sull’importante componente valoriale; Enzo Lombardi, originario di Colli a Volturno, membro dello staff del vicepresidente della Regione Lazio, ha analizzato le opportunità sinergiche tra istituzioni. Altro momento di grande interesse è stato il confronto tra gli artigiani tradizionali venuti apposta dal Molise per la manifestazione romana e i rappresentanti del movimento dei “makers”, cioè gli innovativi artigiani del digitale, pratici di plotters e di stampanti 3D. Questi ultimi hanno offerto, attraverso suggestive animazioni, una serie di indicazioni utili per lo sviluppo di nuove opportunità economiche tramite la Rete, ad esempio su siti mirati di commercio elettronico.

I giovani e qualificati ingegneri e architetti – come Cicero, Ranellucci e Varano - hanno dimostrato straordinarie e puntuali aperture verso l’innovazione e ampie vedute internazionali.

La kermesse romana ha soprattutto seminato cultura. Il seminario sul Molise tenuto da Mauro Gioielli, Giuseppe Tabasso e Franco Valente per i giovani studenti rappresentanti di sei scuole “creative” romane, l’appuntamento promosso dal Centro studi Alto Molise in Cna, la tavola rotonda sull’integrazione con qualificati esponenti del terzo settore hanno garantito quel “Molise migliore”, libero da provincialismi e da polemiche, forte della propria ricchezza storica e artistica e delle proprie intelligenze.

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►L’EVENTO / IL FILM DELLA KERMESSE ROMANA di Felipe Goycoolea_

L’IMMAGINE

Dal logo alle locandine a tutti i supporti grafici, “Molise, un’altra Storia” ha goduto dell’immagine creata dal designer Enrico Parisio, con il supporto di Luca Marzulli. Una linea grafica particolarmente apprezzata per l’originalità e la modernità. Il logo s’è ispirato ai caratteri del popolo osco.

OTTO MOSTRE

La mostra dei cento personaggi creati dal vignettista molisano Jacovitti. Quelle su emigrazione, castelli, paesaggi e musei del Molise, sui Misteri di Campobasso, sui campi d’internamento. E poi la mostra dei quadri di Leonardo Pappone in Cna. Infine l’esposizione dei prodotti enogastronomici. Un’offerta davvero variegata per “Molise, un’altra Storia”. Migliaia i visitatori.

I MOLISANI “ALTROVE”

Molisani in visita non solo da Roma, ma da tutto il mondo. Suggestivo il racconto di Giovanni Vespa, originario di Poggio Sannita, da oltre quarant’anni imprenditore agricolo in Canada. Poi le storie dei tassisti con Vania Mancini, dei profumieri con Luciano Durante e Mariagrazia Iannone, dei sarti con Sebastiano Di Rienzo, dei ristoratori con Rinaldo Di Pasquo. E tanti altri.

I TEMI

Cultura, mobilità sostenibile, lavoro, artigianato, innovazione, ambiente, integrazione. Questi i temi al centro delle tavole rotonde promosse soprattutto all’interno del coworking Millepiani, spazio che ha già di per sé insite tali tematiche orientate al futuro in un’ottica sociale. Basilare, inoltre, l’apporto offerto dalla Cna di Roma: il direttore Tagliavanti è stato presente a tre iniziative.

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TRASMISSIONE DI SAPERI

Franco Valente per i beni artistici, Mauro Gioielli per l’antropologia e Giuseppe Tabasso per il giornalismo hanno affascinato gli studenti di sei scuole creative della Capitale con il loro “racconto” del Molise. Suggestivo anche l’incontro tra l’artigianato tradizionale molisano delle zampogne e del tombolo con il movimento dei “makers” digitali di Roma.

I SUONI

Particolarmente apprezzata l’esibizione di Marcello Pastorini con I Cantori della Memoria di Larino, una performance che ha toccato le corde emozionali attraverso l’emersione del Molise più autentico. Momento clou degli spettacoli è stato il concerto del Tratturo di Isernia presso il teatro Ambra Garbatella, davanti a circa duecento persone.

LA CULTURA

Numerosi i momenti culturali che hanno accompagnato tutto “Molise, un’altra Storia”: dalle presentazioni librarie (come quella del professor Francesco Paolo Tanzj presso la sede della Cna in Garbatella) all’illustrazione del Premio Termoli all’Incubatore InVerso. Di particolare importanza l’omaggio all’intellettuale molisano Baldassarre Labanca.

LE ISTITUZIONI

Grazie ad un programma incentrato sui contenuti, i rappresentanti istituzionali si sono misurati sui temi, offrendo un apporto di conoscenze e competenze. Il vicepresidente Petraroia ha partecipato al convegno sugli scenari economici, Scarabeo a quello sull’imprenditoria, Ioffredi a quello sull’integrazione, il presidente De Matteis al seminario sul Molise, Niro alla mostra su Jacovitti.

La rassegna stampa dell’evento include oltre 165 testate giornalistiche. Tra queste i quotidiani cartacei La Repubblica, Il Tempo e Metro, la versione on-line del Corriere della Sera, Tiscali, l’agenzia Ansa nazionale, i siti di Gambero Rosso, Agricoltura Moderna, Agroalimentare News e Vini & Sapori, i siti istituzionali di Comune di Roma, Regione Molise, Cna, Confesercenti, Formez, Italive (Autostrade), il sito Roma Multietnica e l’agenzia Informagiovani del Comune di Roma. Tra le televisioni: Rai, Tele Norba, Tele Molise e Tele Regione. Da segnalare il patrocinio concesso da “Expo 2015” di Milano.

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►L’EVENTO / LA SFIDA GENERAZIONALE DELLE PAROLE di Antonella Cifelli_

Mobilità sostenibile, innovazione, integrazione: i giovani hanno imposto i propri argomenti

E' inesorabilmente calato il sipario su "Molise, un'altra Storia", giorni di festa in Garbatella all'insegna della scoperta del Molise più autentico. L'evento, durato dieci giorni e che ha animato diversi siti dello storico quartiere romano, ha chiuso i battenti con un bilancio decisamente positivo sia in termini di coinvolgimento di relatori e stakeholders sull'asse Roma-Molise sia per partecipazione alle numerose iniziative - tutte puntualmente realizzate e con successo - che hanno caratterizzato la kermesse romana. L'evento ha inteso promuovere il "Molise migliore". Ha puntato principalmente sulla cultura in tutte le sue articolazioni e sulle opportunità che derivano da un ambiente che presenta diffusi standard di sostenibilità. Proprio su questi temi sono state offerte le migliori performance: le vetrine sulla “cultura del lavoro”, da quello tradizionale (presenti in Garbatella gli artigiani tradizionali del tombolo di Isernia e delle zampogne di Scapoli) a quello del futuro, illustrato da qualificati professionisti; le esperienze di mobilità sostenibile raccontate dai promotori delle più importanti iniziative che ricadono in Molise, dal trekking (Federtrek e Camminamolise) alle biciclette (Largosole) fino ai rami cosiddetti secondari delle ferrovie (Transita), ma anche le arti visive (Molise Cinema) per dimostrare come un territorio integro rappresenti una risorsa per rilanciare un turismo intelligente, rispettoso, libero da preconcetti, che ha soltanto bisogno di essere messo in rete. Sulla stessa linea l'incontro tra i migliori testimonials culturali della regione e i ragazzi di sei scuole creative della Capitale (designers, videomakers, fumettisti, ecc.). Ne è scaturita un'intrigante contaminazione, basilare per scoprire un Molise non stereotipato. Mauro Gioielli per l'antropologia, Giuseppe Tabasso per il giornalismo e Franco Valente per i beni culturali hanno incantato tutti con le loro "lezioni magistrali", supportate da splendide immagini. L'aspetto che doveva emergere (ed è emerso) è proprio quello della "sorpresa": le immagini dall'alto del teatro sannitico di Pietrabbondante, le pietre millenarie di Sepino, gli affreschi altomedievali della cripta di Epifanio a Castel San Vincenzo, le chiese romaniche, i castelli arroccati sui monti hanno attratto ed in un certo senso stupito i tanti non molisani, colpiti dal ricco patrimonio culturale del territorio. Il tutto è stato rafforzato dalle informazioni sul folklore fornite da Gioielli o dall'inquadramento storico eseguito da Tabasso. Ora i ragazzi lavoreranno su questi materiali, assicurando di fatto una continuità all'evento. Se le tante mostre sul Molise, ben distribuite nei significativi siti della Garbatella, hanno appagato interessi settoriali sull'emigrazione, sull'illustrazione (Jacovitti su tutti), sulla memoria storica dell'ultimo conflitto mondiale (di livello il convegno sull'integrazione che ha visto autorità del settore, da Arci Solidarietà all'Opera Nomadi fino alla Fondazione Integrazione), sui riti (come i Misteri di Campobasso), sul paesaggio o sui castelli, le performance straordinarie di Marcello Pastorini (sicuramente tra le più apprezzate per contenuti così di livello offerto con autentica semplicità) e del Tratturo hanno rinnovato quell'oralità che costituisce forse il patrimonio più prezioso perché inattaccabile. Un'oralità che ha rappresentato anche il fil rouge delle storie raccontate dai tanti romani d'origine molisana, ad esempio nell'incontro in Cna tra gli operatori commerciali: le testimonianze di Vania Mancini, terza generazione di tassisti, o di Luciano Durante, oggi imprenditore internazionale ma attento a non cancellare le origini di tenacia a Sant'Elena Sannita. E poi Rinaldo Di Pasquo, il Re dei ristoratori romani con la sua struttura da 1.200 posti, o Sebastiano Di Rienzo, presidente della prestigiosa Accademia dei Sartori.

LA LETTERA

La politica sconfitta dalla Cultura

Causa le indisposizioni dell’età, ho seguito Molise un’altra storia per mezzo di internet. Penso che a Roma sia stata tradotta in realtà la migliore ipotesi di marketing territoriale. E’ stato fatto ciò che i tanti consulenti regionali susseguitisi negli anni non sono riusciti a concretizzare non soltanto, in qualche caso, per inefficienza, ma soprattutto perché hanno risentito delle pressioni della politica locale, indirizzata ai tornaconti immediati per il proprio territorio specifico o per le proprie clientele estranee al merito, smembrando un’offerta che invece deve essere complessiva ed elevata specialmente per un territorio piccolo come il Molise. Nelle immagini di tutte le adunanze si rivelano grandi passioni e massima professionalità da parte dei relatori: è indiscutibile il livello altissimo dei dibattiti, incantevole quello sull’Atene del Sannio con la perfetta disamina della scuola da parte del professor Plinio Perilli o quello sull’integrazione con la giornalista Ida Santilli che cita il filosofo Jürgen Habermas, o quello sull’economia con l’avvocato Donato Iannone che ricorda i testi di Tito Livio. Il Molise non è la spazzatura di Zalone, ma queste menti! E’ la cultura che stana la politica: gli amministratori molisani più intelligenti accettano il confronto, recepiscono sollecitazioni, accorciano distanze generazionali. Vedendo su internet i resoconti delle tante iniziative debbo riconoscere che molti non hanno stonato alla Garbatella, sono riusciti a sintonizzarsi sulle interessanti tematiche proposte dagli organizzatori. Altri politici, vogliosi delle sole passerelle, probabilmente hanno preferito defilarsi per non fare brutte figure. Prof. Valerio Mancini -------------------------------------------------------------------------------------------

Il successo del mercato dei prodotti enogastronomici, con decine di aziende molisane presenti o rappresentate nel Farmer's market di Garbatella (grazie all'associazione Keste Terre di Montenero di Bisaccia, che ha dovuto supplire ai vuoti istituzionali delle associazioni di categoria), l'interesse intorno al Premio Termoli, alla via Micaelica presentata dagli amministratori di Jelsi, ai musei della Provincia di Campobasso, alla mostra su Marotta, alla valorizzazione dei siti archeologici, lo straordinario incontro su Agnone, l'Atene del Sannio, promosso dal dinamico Centro studi Alto Molise con i professori Tanzj e Cimmino, ma anche le importanti iniziative collaterali (come le vetrine di libri molisani allestite in Cna o presso la Biblioteca Marconi al Portuense, la più grande di Roma, fortemente volute dall'associazione Forche Caudine), il convegno istituzionale sugli scenari economici presso il teatro Ambra, la seguitissima mostra di Leonardo Pappone, la partecipazione di numerosi amministratori colpiti dall'entusiasmo profuso dai promotori, completano un quadro esaltante, una sorta di area test su cui ipotizzare e costruire ulteriori traguardi.

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► LA “LEZIONE” DI ‘MOLISE UN’ALTRA STORIA’ di Giampiero Castellotti_

L’evento romano ha dimostrato che gli spazi per una promozione efficace del Molise ci sono. Ma le istituzioni, spesso prede dell’immobilismo, non sempre sono pronte a cogliere le opportunità

Al di là degli importanti risultati in termini di partecipazione e di visibilità, amplificata dalla nutrita squadra che ha operato sui social network, l'esperienza dei dieci giorni di "Molise, un'altra Storia", la kermesse promossa a Roma Garbatella, risulta preziosa soprattutto per aver individuato con successo le tematiche più idonee per promuovere un territorio come quello molisano. E' emerso con chiarezza che i fattori-chiave di attrazione sono principalmente due: la cultura, in tutte le sue articolazioni (comprendendovi, ad esempio, i riti popolari più autentici, la mobilità sostenibile quale strumento di scoperta o l'enogastronomia, che in Molise conserva un'immagine associata alla genuinità) e l'ambiente, la cui salvaguardia dovrebbe costituire la primaria assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali. E' questo, in sintesi, il tracciato indicato da "Molise, un'altra Storia", in fondo richiamato sin dagli antichissimi caratteri oschi utilizzati dal designer Enrico Parisio per l'avvenente logo della manifestazione.

I tanti "non molisani", che sono stati ingegnosamente fatti partecipi della kermesse anche come relatori (oltre settanta!) o osservatori - si pensi agli studenti delle sei scuole "creative" capitoline, ai "makers", ai protagonisti romani della mobilità sostenibile o dell'impegno sociale nell'integrazione - sono rimasti ammaliati soprattutto dal patrimonio storico di questa piccola regione, che hanno confessato, ovviamente, di aver sempre ignorato in toto. Porre al centro della manifestazione "il Molise migliore", nella sua globalità e libero da campanilismi, ha quindi rappresentato il segreto vincente. Costituendo anche una proficua semina: i fruitori della kermesse hanno "vissuto" in prima persona, seppur in modo virtuale, questo piccolo territorio nella sua coesione e, nel contempo, nel suo imprevedibile assortimento. Hanno compiuto tale originale esperienza per mezzo delle immagini diffuse dalle numerose mostre, attraverso i suoni millenari del Tratturo di Isernia (con la "magica" zampogna di Lino Miniscalco) o dei Cantori della Memoria di Larino, tramite gli odori, i colori e i sapori dei prodotti, mediante la presentazione virtuale della regione, impeccabilmente gestita da Franco Valente, Mauro Gioielli e Giuseppe Tabasso. SEGUE A PAG. 6

Il Molise ha offerto – in forma

autonoma - un’immagine di

territorio ricco di storia,

cultura, arte, intelligenze e

paesaggi inusitati. Merito

soprattutto dei singoli,

dell’associazionismo, della

società civile.

La Garbatella “molisanizzata”

ha garantito un ambiente

coeso, culturalmente

recettivo e dall’interessante

tessuto sociale. Straordinario

il coworking Millepiani, con le

sue numerose professionalità,

vero motore dell’evento

insieme a Forche Caudine.

Merito ai sindaci e agli

amministratori molisani che

sono spontaneamente

intervenuti, dimostrando una

sensibilità che li premia:

vogliamo ricordare Chiauci,

Jelsi, Pietracupa, Sant’Elena

Sannita, Scapoli, Termoli.

Grazie anche alla Provincia di

Campobasso, l’ente

dimostratosi più dinamico.

E’ amaro, ma va detto:

immobilismo, sfiducia, rifiuto di

assumersi responsabilità,

questo l’atteggiamento di

numerosi dirigenti delle

istituzioni molisane.

Qualcuno ha commentato: “Chi

ha la pancia piena non si

muove”. Nonostante la gratuità

della partecipazione, grazie agli

spazi concessi gratuitamente dal

Comune di Roma (compreso il

Mercato Garbatella), molti enti

hanno avuto difficoltà persino

ad organizzare uno stand. La

maggior parte delle associazioni

di categoria del Molise s’è tirata

indietro: oggi molte aziende si

lamentano per non essere state

avvertite dell’opportunità.

La partecipazione (gratuita)

delle aziende molisane al

Mercato Garbatella l’avrebbe

dovuta coordinare

un’associazione di categoria, poi

ritiratasi: per fortuna, al suo

posto, l’associazione “Keste

Terre” di Montenero di Bisaccia

ha svolto un lavoro pregevole,

coinvolgendo numerose aziende

molisane che hanno potuto fare

reddito e farsi gratuitamente

pubblicità.

Assente (perché?)

la Provincia di Isernia.

Il presidente della Regione,

Frattura, non ha avuto tempo

(in dieci giorni) per partecipare

all’evento e per incontrare i

molisani a Roma. E non ha

mandato nemmeno una nota, a

differenza ad esempio

del sindaco Marino.

In Molise molti organismi

non sono stati avvertiti: cosa

non ha funzionato in Regione?

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 5

Page 6: Newsletter Forche Caudine

SEGUE DA PAG. 5

Del resto come non rimanere coinvolti dall'affascinante scenario di Pietrabbondante, con l'unico teatro al mondo dai sedili ergonomici o dalle suggestive implicazioni numerologiche? O dalle porte romane di Sepino, la Pompei del Sannio, perfettamente conservate? O dalla policromatica cripta altomedievale di Epifanio in quel paradiso spirituale che è San Vincenzo al Volturno, arricchito nella sua naturalezza dalle sorgenti del fiume? O ancora da uno dei più antichi siti preistorici d'Europa - "La Pineta" di Isernia - ubicato ad appena due ore di macchina da Roma? E ancora dai tratturi, dai castelli, dalle tante chiese romaniche, dai riti ancestrali come quelli del fuoco? La cultura, quella più autentica, si sa, polarizza attenzioni pregiate, serene nell'apprezzare il valore delle cose, rispettose degli ambienti e delle testimonianze, libere da pregiudizi (quelli, ad esempio, di cui è intriso l'ultimo film di Zalone), Il millenario Molise deve aprirsi proprio a chi è in grado di apprezzarlo sul serio, evitando d'intendere il turismo come il costante - e sempre fallimentare - inseguimento di grandi numeri, meglio se con onerosi progetti faraonici o con iniziative-spot di basso livello. Passato e futuro, pertanto, possono e debbono incontrarsi in modo proficuo: lo hanno dimostrato gli straordinari ragazzi delle stampanti 3D, orientati all'innovazione, ma conquistati dal fai-da-te tradizionale del tombolo, delle campane o delle zampogne, svelando con determinazione che anche (e soprattutto) l'artigianato millenario del Molise è cultura vera, cioè quanto c'è di più conforme alla natura e al lavoro creativo dell'uomo. E lo hanno confermato quei duemila imprenditori molisani radicati a Roma, le cui rappresentanze di tassisti, profumieri, ristoratori e sarti si sono raccontate nell'incontro in Cna svelando storie umane che hanno raggiunto traguardi prestigiosi proprio grazie a quei valori di tenacia e intraprendenza mai rinnegati. Concetti che hanno trovato conferma anche tra i protagonisti della mobilità sostenibile nel corso di un importante incontro che ha riunito camminatori, ciclisti, cultori del treno e del cinema all'insegna di una lettura sana del turismo come "scoperta": Camminamolise, Gran Fondo del Matese, Molise Cinema, le bici assistite di Isernia costituiscono lodevoli esperienze che confermano la bontà di tali scelte, nell'ottica di una promozione "slow" che tiene conto delle peculiarità del territorio.

SEGUE A PAGINA 7

CHI HA LAVORATO A ROMA PER “MOLISE UN’ALTRA STORIA”

Paolo Bonaiuto (designer), Giampiero Castellotti (giornalista), Enrico Parisio (designer), Alessio Tommasetti (architetto), Luca Marzulli (designer), Elisabetta Bosco (marketing), Rosa Topputo (architetto), Roberta Ciminelli (interior designer), Valentina De Santis (interior designer) e Chiara Astarita (interior designer). E ancora: Carlotta Ballarin (interior designer), Filippo Caputo (videomaker e montatore), Riccardo Cirotti (montatore), Marco Contini (Ict multimedia), Silvia Dori (web multimedia), Felipe Goycoolea (videomaker), Nicolò Panzarasa (fonico), Valerio Pezzi (fonico), Benedetto Vertucci (videomaker), Liza Zaytseva (social media).

LE AZIENDE PARTECIPANTI

Agriturismo COLLE BIANCO di Mafalda (Cb); Apicoltura LA VALLE DEL CIGNO di Sant’Elia a Pianisi (Cb); Cantine CIPRESSI di San Felice del Molise (Cb); Cantine DI MAJO NORANTE di Campomarino (Cb); Caseificio SANT’ANNA di Palata (Cb); Ceramiche artistiche FELICE D’ADDARIO di Sant’Elia a Pianisi (Cb); Cioccolateria e pasticceria CAFÈ DU SOIRE di Agnone (Is); Confetti e cioccolato DOLCEAMARO di Monteroduni (Is); FILIERMOLISE di Bonefro (Cb); KESTE TERRE di Montenero di Bisaccia (Cb); Oleificio IL BOSCO DEGLI ULIVI di Lentella (Ch); Salumificio NINO DI PAOLO di Montenero di Bisaccia (Cb); Tartufi “MONDO TARTUFI” di Tavenna (Cb): Tartufi TESORI DEL MATESE di San Massimo (Cb).

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SEGUE DA PAGINA 6

C'è però un problema, forse "il problema": la sensibilità della classe dirigente molisana verso queste tematiche. La riunione della Garbatella non è stata la festa paesana con passerelle politiche o pre-elettorali, con gli anziani trasportati con i pullman per riempire le platee, a cui spesso siamo soliti assistere a Roma. Iniziative che fanno male al Molise, allontanandone definitivamente le nuove generazioni. "Molise, un'altra Storia" ha invece "obbligato" gli interlocutori al confronto sui temi attuali, "aperti" al mondo civile romano, cercando concretamente di offrire il proprio contributo per far ripartire - anche con modalità diverse - un treno economico e sociale fermo da tempo. E va detto, amaramente, che mentre la Capitale, anche quella "con il cuore molisano" - come ha felicemente titolato un quotidiano - ha risposto alla grande (si pensi soltanto alla concessione gratuita del Mercato Garbatella da parte del Comune di Roma o di altre location da parte del Municipio o ancora al ruolo basilare della Cna), così come il Molise dei singoli, dell'associazionismo, dei produttori (grazie ancora alla dolciaria Dolceamaro e alla cantina Di Majo Norante per aver garantito la propria presenza a due eventi), viceversa nell'occasione il Molise istituzionale - salvo ovviamente eccezioni - ha palesato un diffuso disfattismo, concretizzatosi di fatto nell'immobilismo: ad esclusione della Provincia di Campobasso, gli altri enti locali hanno svelato assolute difficoltà nell'opera di promozione, mancando persino di stand (ricordiamo che la partecipazione era gratuita); tanti romani d'origine molisana hanno "notato" l'assenza della Provincia di Isernia, il territorio che ha dato il maggior tributo all'emigrazione; benché invitati dal Formez, come l’ente di viale Marx tende a precisare. Soltanto quattro meritori sindaci (Chiauci, Pietracupa, Sant'Elena Sannita, Scapoli) e alcuni rappresentanti comunali (Isernia, Jelsi, Termoli) hanno offerto il proprio contributo all'evento, presenziando alle iniziative. E sono (colpevolmente) mancati soprattutto gli organismi di rappresentanza economica, incapaci di fare da "cabina di regia" per il tessuto produttivo molisano e persino di avvertire le aziende dell'opportunità - a costo zero - di vendere i prodotti a Roma nel weekend: in questo, paradossalmente, ha dovuto supplire un privato, l'associazione Keste Terre di Montenero di Bisaccia, che ha impeccabilmente coordinato una dozzina di aziende nella trasferta romana, con ottimi risultati di affermazione e di vendita dei prodotti enogastronomici molisani. Del resto, mentre il dinamico vicepresidente Petraroia, l'assessore Scarabeo, il presidente del Consiglio regionale Niro, il consigliere Ioffredi, il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis hanno dato il proprio fattivo contributo non solo attraverso la partecipazione all'evento, ma anche assumendo concretamente il proprio ruolo nel confrontarsi nell'ambito dei convegni, ha pesato l'assenza dello stesso presidente della Regione Molise, Di Laura Frattura, che non solo non ha trovato un minuto di tempo (in dieci giorni) per onorare la manifestazione con la sua presenza istituzionale, ma non ha nemmeno sentito il dovere d'inviare un messaggio di saluto (cosa che hanno fatto i politici romani, ad iniziare dal sindaco Marino). Al di là delle doverose puntualizzazioni, che non vogliono generare polemiche ma soltanto indicare il vulnus da sanare, crediamo che "Molise, un'altra Storia" rappresenti una sorta di utile format a disposizione per costruire percorsi e sfide per il futuro. Su questo noi non ci tireremo indietro, come abbiamo sempre fatto. E, va ricordato, “Forche Caudine” non ha preso un euro per il suo contributo.

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►CONTRO-(E)VENTO / L’ECLISSI DELLE “PACCHIANELLE” di Erennio Ponzio_

A Roma è andato in scena un Molise “autentico”: niente riti fasulli, pacchianelle in costume, abbuffate, eterne commemorazioni funebri, giacche turchesi e passerelle politiche. Per questo è piaciuto.

Qualche scivolone sul richiamo agli anni trascorsi da Padre Pio in Molise c’è stato. E vabbè, è “turismo religioso”. E anche sulle tragedie di oltre un secolo fa, da continuare a commemorare anno dopo anno. Poi l’immancabile elenco dei molisani famosi (come se non esistessero lucani altrettanto vip e persino valdostani molto trendy), ormai per lo più simboli di romanità capaci di querelarti se richiami le origini molisane. O anche non molisane, come successe a Laura Biagiotti che si vide appioppiare un avo di Campobasso in una kermesse pre-elettorale di qualche mese fa: l’ufficio stampa si affrettò a smentire, precisando che la signora ha origini toscane e non molisane. Vuoi mettere. Mah.

Meglio è andata sul fronte delle onnipresenti “pacchianelle in costume”, anche quelle che si esibiscono con gli occhiali firmati o con le Nike ai piedi: non se ne sono viste in giro, nemmeno nottetempo, per le strade della Garbatella. Perlomeno si è evitata la solita sfida in cui ogni paese rivendica con orgoglio il miglior abito tradizionale. E non è chiaro in base a quali parametri. Stranamente non ci sono state nemmeno abbuffate gastronomiche di massa, per soddisfare la crapula, a furor di pastone con farro o di fagioli con le cotiche (dalle pericolose conseguenze): già si temeva l’apparizione di qualche cuoca superraccomandata, amica del politico di turno. E invece niente, ci si è dovuti accontentare di eleganti momenti annaffiati con dell’ottimo Di Majo Norante o delle leccornie offerte da Dolceamaro di Monteroduni, il cioccolato più buono d’Italia. Assente, viceversa, la pasta Molisana: per cercarla meglio orientare il Tomtom al supermercato con le offerte, dove a Roma la si può trovare sotto l’euro al chilo.

FOCUS

Magic moments…

► I tanti relatori che hanno partecipato (gratis) precisando: “Veniamo solo perché c’ha invitati Forche Caudine, se ce l’avesse chiesto la politica non ci saremmo venuti…”.

► I tanti relatori invitati sul fronte romano e che hanno svelato: “Sì, anch’io ho origini molisane…”.

► I tanti relatori che, benché timidi e “impauriti” dalle platee, ci sono voluti essere lo stesso…

► le numerose persone che non si sono volute perdere nemmeno un evento (nonostante le partite di calcio su Sky)…

► gli anziani che si sono emozionati…

► svegliarsi alle quattro di mattina perché alle cinque i produttori molisani devono preparare le postazioni al Mercato…

► l’abissale differenza tra burocrati e ragazzi in gamba…

► il fascino dei dialetti, come non se ne sentono più…

► i bambini che, buoni buoni, si sono sorbiti ore di chiacchiere (complimenti ai loro genitori), ma anche a quelli che hanno rischiato di rompere i microfoni…

► le Ciclofficine dei Centri sociali che hanno disertato per il patrocinio offerto da Expo 2015 (le “grandi opere”)…

► i tantissimi “artisti” e autori di libri che ci sarebbero voluti essere, segno che l’evento è piaciuto (sarà per la prossima volta)…

► è andato tutto bene nonostante un acquazzone come non se ne vedevano da mesi, un corteo dei senza casa sfilato proprio davanti alla sede della Cna, il blocco delle auto decretato per la domenica mattina… questa è Roma ! -------------------------------------------------------------------------------------------

Fuori dal “feudo” della Garbatella sono rimasti anche quel simpaticone di Checco Zalone con i suoi pruriti antimolisani e quei riti folklorici un po’ tarocchi, comparsi solo qualche anno fa in alcuni paesi del Molise e abilmente agganciati a qualche evento storico di dubbia autenticità. Non è mancata qualche diatriba storica davvero attuale: ma come, i Sanniti che si esibiscono nella Roma che appena duemila anni fa li ha sterminati. Il molisano non dimentica… Per chiudere il quadro, la scenografia è stata offerta da platee decisamente autoctone: non sono serviti i pullman raccogli-persone da spedire in Molise, con la promessa del pasto gratis, ma anche di sbucciature di mani per applaudire il politico di turno. Alla Garbatella, eh sì, il Molise è un po’ cresciuto.

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►L’EVENTO / I FILMATI SU YOUTUBE di Felipe Goycoolea_

Le immagini delle 28 iniziative in programma su Youtube, canale “Molise un’altra Storia”, che globalmente hanno già oltrepassato le duemila visioni. Ecco qualche indicazione:

SERVIZIO DI TELEMOLISE (“Viaggio in Molise”, 33 minuti) - www.youtube.com/watch?v=BycmQ5VqEBE

SERVIZIO DI TELENORBA (Telegiornale, 1,31 minuti) - www.youtube.com/watch?v=8Ny51d-Acww

INTERVISTA CASTELLOTTI-PARISIO (TeleMolise, 11 minuti) - www.youtube.com/watch?v=BycmQ5VqEBE

MOSTRE

MOSTRA DI LEONARDO PAPPONE (a cura di TeleMolise, 2,58 minuti) - www.youtube.com/watch?v=Jzw1HVaByf0

(a cura di Millepiani, 2,23 minuti) - www.youtube.com/watch?v=iCgSpDLzdX8

(a cura di TeleRegione, 2,15 minuti) - www.youtube.com/watch?v=vCoCCEnqewo

(a cura di TeleMolise, 11 minuti) – www.youtube.com/watch?v=E7lzT_jvF2c&list=TLtd4yTylxWxzxMskCRon_Fip5gR0_NkSo

MOSTRA JACOVITTI, LA MATITA MOLISANA (6 minuti) - www.youtube.com/watch?v=F95fEjJ4zj0

MOSTRA I CASTELLI DEL MOLISE (TeleMolise, con Onorina Perrella, 11,34 minuti) - www.youtube.com/watch?v=TNR5m77UmZY I CASTELLI DEL MOLISE (servizio di 2,30 minuti) - www.youtube.com/watch?v=VkUSvcI93x8

MOSTRA SULL’EMIGRAZIONE (intervista a Giovanni Vespa, 3,15 minuti) - www.youtube.com/watch?v=fTJLHf7oZkI

MOSTRA I MISTERI DI CAMPOBASSO (presentazione di 58 secondi) - www.youtube.com/watch?v=yesTMdl1wO4

INCONTRI

OPPORTUNITA’ MOLISE, UNA SFIDA PER IL MEZZOGIORNO (convegno, 87 minuti) - www.youtube.com/watch?v=Crs1BEIKMoo SERVIZIO DI FORMEZ TV (3,06 minuti) - www.youtube.com/watch?v=68XJLsGZNYA

MOBILITA’ SOSTENIBILE (rendiconto di 53 minuti) - www.youtube.com/watch?v=DTINbicn0p0 (servizio a cura di Largo Sole, 12 minuti) - www.youtube.com/watch?v=wsJl12prYgA

SEMINARIO: PER UN MOLISE CREATIVO (sintesi di 50 minuti) - www.youtube.com/watch?v=VrR4jrANS74

MARCELLO PASTORINI E I CANTORI DELLA MEMORIA (sintesi di 22 minuti) - www.youtube.com/watch?v=0XGoYtOALCc

IL FAI-DA-TE DIGITAL/ARTIGIANALE (servizio di 7,13 minuti) - www.youtube.com/watch?v=IVq1D8vTudQ

OMAGGIO ALL’ATENE DEL SANNIO (Agnone, 10,40 minuti) - www.youtube.com/watch?v=KKlx4mk2fFA

MOLISE-LAZIO, UN PONTE DI SOLIDARIETA’ (sintesi di 6,23 minuti) - www.youtube.com/watch?v=jMYvS33SY0I

SITI ARCHEOLOGICI, DIARIO DI VIAGGIO, PREMIO TERMOLI (integrale di 78 minuti) - www.youtube.com/watch?v=ZjWqWULsYQ0 L’APPORTO DEI MOLISANI ALLO SVILUPPO ECONOMICO DI ROMA (sintesi di 5 minuti) - www.youtube.com/watch?v=d4hSpZj2RSs

MOLISANI A ROMA (TeleMolise, con Luciano Durante, profumiere, e Lorenzo Tagliavanti, direttore Cna, 10,44 minuti) - www.youtube.com/watch?v=3F7BL0HGqJU

MOLISANI A ROMA (TeleMolise, con Sebastiano Di Rienzo, sarto, 10 minuti) - https://www.youtube.com/watch?v=GERwD093z7Y

MOLISANI A ROMA (TeleMolise, con Vania Mancini, tassista, e Rinaldo Di Pasquo, ristoratore , 9,37 minuti) - www.youtube.com/watch?v=3Pgb_JE3GcA

MOLISANI A ROMA (intervista a 3 imprenditori, 25 minuti) – www.youtube.com/watch?v=s4dSQifVfBU&feature=c4-overview&list=UUVjLSeUdRSlli9YOEhs8dKw

EVENTI

CONCERTO “IL TRATTURO” (sintesi di 5 minuti) - www.youtube.com/watch?v=gugvAkpvCBU MERCATO GARBATELLA (1,54 minuti) - www.youtube.com/watch?v=8gXfQi3HTRM

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RICEVUTO, SEGNALIAMO

►AGNONE / CONCORSO SUL FEMMINICIDIO PER STUDENTI di AN_

La donna, da generatrice di vita e da sempre fulcro della famiglia e della vita sociale, sta diventando sempre più protagonista di fatti drammatici che la vedono vittima di violenze perpetrate il più delle volte dal proprio compagno o familiare. Il fenomeno diffuso del “femminicidio” è da considerarsi una vera e propria piaga sociale, e sta diventando finalmente oggetto di legislatura a livello internazionale (con la convenzione di Istanbul) ma anche nazionale e diverse regioni si stanno attivando con l’approvazione di proprie leggi. In Molise c’è un’iniziativa, promossa dal Psi locale, che vuole sensibilizzare il mondo giovanile sulla questione femminile, invitando i ragazzi a dire la loro. Al concorso “Femminicidio, nuova piaga sociale” possono partecipare gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di tutto il territorio nazionale, inviando i loro elaborati in formato Word all’indirizzo: [email protected]. La mail deve avere per oggetto: “Femminicidio, nuova piaga sociale” e riportare dati anagrafici, indirizzo e numero di telefono dell’autore. La stessa dovrà pervenire entro e non oltre l’8 marzo 2014. Gli elaborati, di breve saggistica o narrativa, devono essere della lunghezza massima di 5 cartelle dattiloscritte (30 righe x 60 battute per massimo 9.000 caratteri, spazi inclusi). La partecipazione è gratuita ed implica l’accettazione di quanto previsto nel bando e il consenso al trattamento dei dati personali, nonché alla pubblicazione dell’opera on-line e in cartaceo esclusivamente per le finalità del concorso. La giuria sarà resa nota il giorno della premiazione. Il suo operato è inappellabile. Premi: Il vincitore avrà diritto ad un soggiorno per tutta la famiglia presso un B&B di Agnone dal 25 aprile al 1 maggio 2014, gli altri finalisti riceveranno una targa, i segnalati un attestato. La premiazione è prevista il 1 maggio 2014 ad Agnone. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Elena Grande, cell. 349-5936107, e- mail: [email protected].

►ISERNIA / IN ATTESA DEL PRESEPE VIVENTE di FC_

C’è attesa nel capoluogo pentro per la sesta edizione del Presepe Vivente organizzato dal Convento-Parrocchia “Sacro Cuore” dei Frati Cappuccini di Isernia. La macchina organizzativa, in moto già da un paio di mesi, sta mettendo a punto gli ultimi dettagli di un evento diventato ormai piacevole tradizione per la città di Isernia e che si svolgerà, come negli anni precedenti, nei giorni 26, 27 e 28 dicembre prossimi, a partire dalle ore 18.00 e fino alle ore 20.30. Come avvenuto nelle edizioni passate, il percorso si snoderà tra la Chiesa, il Convento e l’annesso giardino, posti nella centralissima piazza Veneziale, con ingresso in via Piave, lateralmente alla Chiesa (entrata campi di calcetto). Dopo il grande successo riscontrato nella passata edizione, con più di tremila presenze, provenienti anche da fuori regione, gli organizzatori, tutti volontari, si stanno dando da fare alacremente per perfezionare i particolari di un evento che è patrocinato dalla Regione Molise, dalla Provincia di Isernia e dal Comune di Isernia - Assessorato alla Cultura. I visitatori potranno rivivere le suggestive immagini che, nella Betlemme di più di duemila anni fa, hanno fatto da cornice alla nascita di Gesù Bambino e che San Francesco rappresentò nella cittadina di Greccio nel lontano 1223. Naturalmente la grotta della Natività, posta nella cripta della Chiesa, sarà il fulcro di tutta la rappresentazione nella quale non mancheranno, come sempre, segni “caratterizzanti” la cultura e la tradizione della città di Isernia. Come ormai consuetudine da alcuni anni, il Presepe Vivente avrà un tema specifico che inviterà tutti a riflettere: sarà l’accoglienza ai popoli in difficoltà e l’appello di Papa Francesco lanciato da Lampedusa a caratterizzare la sesta edizione. La manifestazione prenderà il via giovedì 26 dicembre prossimo, alle ore 17.30, in piazza Tedeschi da dove partirà il corteo dei figuranti con i Re Magi a cavallo che si porterà in via Piave dove comincerà la rappresentazione vera e propria; altro momento“clou” si avrà invece sabato 28, quando, al momento della chiusura, i figuranti accompagneranno in piazza Veneziale il suggestivo spettacolo delle “Ndocce” della contrada San Quirico di Agnone. In tutte e tre le serate (26, 27 e 28 dicembre prossimi) il Presepe Vivente sarà aperto dalle ore 18.00 alle ore 20.30.

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►AGNONE / TABULA OSCA, NUOVO VIDEO di Umberto Di Ciocco_

E’ disponibile su Youtube il nuovo video dei “Tabula Osca”, formazione musicale di Agnone. Il brano si chiama “Stringi forte” e rappresenta uno dei risultati più importanti che l’impegno dei Tabula Osca ha raggiunto. Un mix importantissimo tra la cultura africana, attraverso le immagini di una fotoreporter umanitaria di fama internazionale da sempre impegnata nella lotta per i diritti delle popolazioni indigene e la band molisana. La fotografia è stata curata da Paolo Galassi importante film maker del panorama musicale rock. Poesia, atmosfere calde ed intriganti, phatos e puro divertimento sono solo alcune delle peculiarità artistiche che fanno del nuovo album “Evolution”, in uscita nell'estate 2014, un progetto tutto da scoprire. Oltre all'ingresso della nuova voce,Damiano Piccoli, e alla riconferma dello scrittore e poeta Andrea Cacciavillani alla firma i testi dell'intero album, capaci di regalare sapientemente profondità, visioni liriche e viscerali ad ogni brano, il progetto vanta più che una novità. Entrano a farne parte di fatto anche il regista e scrittore Paolo Galassi, che traspone in immagini suggestive ed avvincenti parole e suoni, e la fotografa umanitaria Raffaella Milandri, da sempre impegnata in prima linea per la tutela dei diritti dei popoli indigeni e protagonista del video, dedicato proprio alle sue attività. Il video è visionabile al link: www.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=18ePxizn7ug&desktop_uri=%2Fwatch% 3Fv%3D18ePxizn7ug%26feature%3Dyoutu.be&app=desktop

►CAMPOBASSO / MOSTRA SULL’EMIGRAZIONE AL GIL di Antonio Palladino_

“Una sola idea nuova è penetrata testè, quella dell’emigrazione, la quale aiutata dal fatto di qualche risultato favorevole, poteva divenire minacciante per la prosperità di questi luoghi. Così queste popolazioni non potendo entrare in massa nel gran movimento delle idee e di utilità del proprio paese, trovano più comodo mandare esploratori nel nuovo mondo; nè sarebbe strano che ove potentemente non fosse aiutato il loro sviluppo e progresso nel luogo ove nacquero, si levino un giorno come uno stormo di uccelli per traversare a schiera l’oceano”. Così, in una nota, scriveva Francesco Contin nei primi anni settanta dell’Ottocento quando era sottoprefetto per la Provincia di Campobasso e si trovava ad analizzare il crescente fenomeno dell’emigrazione. La mostra “La mia seconda Patria” curata dallo storico Antonio D’Ambrosio ripercorre il processo storico dell’emigrazione dei molisani nel mondo. Secondo stime più o meno attendibili, dal 1870 al 1970 sono emigrati circa 600mila molisani dalla madreterra. A questi andrebbero aggiunti i tanti emigrati nel corso dell’Ottocento. Orari della mostra: dal martedì alla domenica, ore 10-13; 17– 20. Lunedì su prenotazione. Informazioni: cell. 3386571359. La mostra resterà aperta fino al 30 dicembre 2013 presso la ex Gil di via Milano 15 a Campobasso.

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►NATALE / QUALCHE OPPORTUNITA’ IN MOLISE di Pierino Vago_

Lasagna al forno, capitone, baccalà con i peperoni, zuppa in brodo di gallina con uovo sbattuto, caciocavallo, polpettine, agnello al forno, mostaccioli, ciambelle con miele, ostie di Agnone. Il Natale in Molise è anche gastronomia tradizionale, che si rinnova nelle case dei molisani con differenze marcate da zona a zona, in particolare tra montagne ed entroterra marino. Ma il periodo natalizio offre anche una serie di opportunità legate all’intraprendenza dei singoli o delle comunità paesane. Ad esempio, le cantine D’Uva di Larino (Cb) per Natale propongono un “Simposio longobardo” con racconti, musiche e pietanze per rievocare il tempo dei castelli e dei monasteri. La tavolata longobarda prevede: zuppa di legumi, agnello cace e ova, verdure di campo all'olio nuovo, pane e olive, frutti di mandria, frutta secca, vino “tinto”. Per info e prenotazioni: cell. 349-1098118 (Enrica D'Uva). Se ad Agnone (Is) va di scena la ‘Ndocciata, antichissimo rito del fuoco, non è da meno Oratino (Cb) con la faglia, turbinio di scintille, musica e riti tradizionali che va in scena la sera del 24 dicembre. La faglia di Oratino ha origini contadine: oltre a celebrare il rito del fuoco, in comune con la ‘Ndocciata, onora anche la nascita di Gesù Bambino, arricchendosi di un significato religioso. Consiste nella costruzione di un unico grande cero costituito di canne, alto quasi 13 metri, che viene trasportato a spalla dall’ingresso del paese fino alla Chiesa Madre da circa 40 oratinesi, e incendiato di fronte alla folla. Altro appuntamento natalizio è per il 28 dicembre a Jelsi (Cb). Andrà in scena una sorta di “Notte Bianca” (o meglio “a colori”, come recita la presentazione dell’evento), con il coinvolgimento degli artigiani che lavorano nel territorio, delle associazioni culturali e sportive. Si può partecipare a convegni e visitare mostre di arte contemporanea e presepi, ma anche assistere ad uno spettacolo teatrale. Si potrà passeggiare nel centro storico in perfetto clima natalizio tra alcune scene del presepe vivente e fermarsi per una cioccolata calda. Menù tipici da degustare nei ristoranti del comune, e offerte economiche di cui approfittare in quel giorno.

►VINO / MOLISE A GONFIE VELE di Maria Di Saverio_

Il Molise è una delle regioni più dinamiche in tema di export di vino. E’ quanto emerge dagli ultimi dati Istat, elaborati dall’Unione italiana vini e pubblicati dal Corriere vinicolo. Secondo le cifre, l’esportazione nel 2013 ha registrato un +23%, che conferma il trend di crescita del primo semestre (+49,5%). A settembre del 2013 il Molise ha esportato 3.855 litri di vino, con un aumento di 721 litri (+23%) rispetto a settembre dell’anno precedente. Globalmente il Molise si conferma al diciassettesimo posto nella classifica della produzione di vino in Italia (su venti regioni), con una superficie vitata che raggiunge 6.041 ettari. Ha una produzione doppia rispetto a quella della Basilicata. La provincia di Campobasso è il centro della produzione vitivinicola regionale con 5.400 ettari coltivati, che hanno prodotto 300mila ettolitri di vino. Isernia ha una produzione limitata a 19.210 ettolitri. “Il settore vitivinicolo del Molise vive una fase di forte dinamismo con una filiera che sta cambiando, sia in risposta a un contesto normativo sempre più complesso e a un mercato sempre più competitivo, sia in virtù della rapida e continua evoluzione di tecniche e tecnologie applicabili in vigneto e in cantina - sottolinea Costanza Fregoni, coordinatore tecnico del Convegno Espositivo Viticoltura Enologia di Padova. Il Molise conferma anche un’offerta improntata alla qualità con il 58,7% dei vini a denominazione contro il 41,3% di vini da tavola con l’assenza di vini IGT. I vini rossi la fan da padrone con il 73,7% del totale contro il 26,3% dei vini bianchi. Il Molise ha solo quattro vini a denominazione e il più diffuso è il Molise che rappresenta il 70% del totale mentre il Biferno è al 24% . Il Tintilia del Molise pesa per il 6,29% mentre la Doc Pentro d’Isernia è limitata a una presenza minima, lo 0,05% del totale.

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►APPUNTAMENTI / LE CAMPANE MOLISANE ALL’AUDITORIUM di MDS_

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►NICOLA CALDARONE / “LA MEMORIA DI GIANO” di GC_

Il professor Nicola Caldarone, originario di Civitanova del Sannio (Is), risiede da anni a Cortona, in provincia di Arezzo. Giornalista, socio del Sindacato libero scrittori italiani e dell’Accademia Etrusca di Cortona, collaboratore di pagine culturali di quotidiani e periodici, ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio il “Premio della Cultura” nel 1976 e nel 1982 per la sua ricca attività pubblicistica e letteraria. Ha infatti pubblicato una ventina di libri tra saggi di letteratura, arte e poesia. Nelle saggistica letteraria ricordiamo, tra gli altri, i testi su San Francesco, San Bernardino da Siena, Dante, Leopardi. Ha scritto libri anche su Cortona e su Civitanova del Sannio. Ha dato ora alle stampe il bel libro “La memoria di Giano” dove rievoca personaggi, ambienti e aneddoti sia dell’infanzia in Molise sia della maturità in Toscana. Lo fa in modo schietto e ironico, com’è nel suo stile. In questi “affreschi” di piccole comunità, l'autore assume le due facce di Giano per poter osservare e narrare esperienze vissute nelle due realtà diverse, talora contrarie e lontane per storia, costume e civiltà, che finiscono però per incontrarsi fino ad apparire speculari; a dimostrazione del fatto che, in fondo, l'uomo, dovunque si trovi, nonostante la sua età e i progressi di forma, non è riuscito a cambiare pelle: è rimasto quell'essere facilmente riconoscibile con le sue contraddizioni, le sue manie, il suo disordine, le sue imperfezioni. Un libro da non perdere. “La memoria di Giano. Storie di usanze e costumi esplorate da contrapposti osservatori” di Nicola Caldarone, Florence Art Edizioni (collana “Le Sibille”), 180 pagine, 14 euro.

►DANIELE LOMBARDI / “LA CONFRATERNITA DEL LUPO” di MDS_

Una vicenda che si svolge in Molise, a San Pietro Avellana, provincia di Isernia, paese d’origine dell’autore. L’oggi, per forza di cose, richiama il passato, la storia, il territorio. E qui ogni testimonianza di ciò che è avvenuto è segnato non solo dalle vicende medioevali (ricche, nel libro, di leggende, riti e boschi), ma soprattutto dalle gesta del popolo sannita, che traspare sin dalla denominazione dei paesi e dai principali resti monumentali disseminati nel territorio. L’autore, con maestria, fa parlare l’ambiente, immergendoci in un variegato racconto, che di fatto è un Noir, dove storia e natura avvolgono i tanti protagonisti, come Carmine, Davide, Giorgio, Giulia, Luca, Massimo, Matteo. Persone moderne, ma che rimangono sospese nel tempo grazie al fascino che i Sanniti riescono ancora ad emanare in questi luoghi dell’Alto Molise. Emblematico un colloquio: “I Sanniti erano, per alcuni versi, un popolo abbastanza evoluto, ma conservavano anche delle usanze molto primitive - spiegò lei. “Alcuni studiosi affermano, ad esempio, che i giovani destinati alla Legio Linteata venissero uccisi, se si rifiutavano di entrare a farne parte o che molti dei riti pagani compiuti per ingraziarsi gli dei prevedessero sacrifici animali e, forse, anche umani. Una delle leggende più affascinanti, però, prediceva l’avvento dell’Ercole sannita, il guerriero perfetto che avrebbe condotto la tribù alla vittoria sui nemici”. “Interessante - commentò Davide - ma cosa centra la mitologia sannita con ciò che è successo a Giulia?”. “Prestami attenzione ancora per un po’, ti prego, caro Davide - rispose lei, sibillina - e tutto ti sarà più chiaro”. Il racconto prende le mosse dai luoghi dove sorgeva la città sannitica di Volana e dove tuttora sono ammirabili mura megalitiche alle pendici di Monte Miglio. Qui la misteriosa scomparsa di Carmine Di Ianni, custode di un’area archeologica italica, fa partire una serie di indagini, condotte da più persone (Giulia Di Ianni, nipote di Carmine, e Davide Correi, suo amico; il giornalista Giorgio Vincenti; il maresciallo dei Carabinieri Massimo Guidi), che condurranno ad un finale inatteso. Lombardi, particolarmente legato al suo paese d’origine, capitale del tartufo, lo offre nella forma originale del racconto, facendolo vivere in una veste inedita e non banale. Il thriller diventa allora un pretesto per parlare di persone, di cose, di storia, di tradizioni. Da non perdere. “La confraternita del lupo” di Daniele Lombardi, Volturnia Edizioni, 208 pagine, 15 euro.

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►PAOLO DE CHIARA / “IL VELENO DEL MOLISE” di MDS_

Le dichiarazioni di un pentito di camorra hanno gettato nuova e inquietante luce sul Molise, per anni disegnato come “isola felice” ed oggi al centro di sospetti per eventuali rifiuti tossici sotterrati anche in questi territori dalla camorra. In attesa di ciò che riveleranno le indagini, il bravo giornalista isernino Paolo De Chiara ha dato alle stampe questo instant-book che fa il punto su anni di omertà. “Il veleno del Molise. Trent'anni di omertà sui rifiuti tossici” di Paolo De Chiara, Flaco Editore, 144 pagine, ISBN: 978-88-6829-059-7, 10 euro. Per comprendere cosa sta succedendo da tempo in Molise, è utile riportare una sintesi dell’intervento dell’associazione “Mamme per la salute e l’ambiente onlus” di Venafro, che più volte abbiamo ospitato su queste pagine per le loro coraggiose e puntuali denunce. Il testo fa parte dell’incontro “Veleni in cerca d’autore, il caso Molise” tenutosi presso l’aula magna dell’Itis di Isernia lo scorso 13 dicembre. “La nostra storia è lunga ed articolata: nei dettagli è consultabile sul sito www.mammesaluteambiente.it. Invitiamo a visionare i documenti della sezione “cosa abbiamo fatto” perché sono prova della grave responsabilità della politica e delle istituzioni in generale in merito alla mancata tutela della salute pubblica. La nostra esperienza nasce da una semplice e legittima preoccupazione derivante da un elevato aumento di patologie che registravamo nel nostro territorio e dalla constatazione dell’esistenza di più fonti inquinanti: un inceneritore, un cementificio, un nucleo industriale, nel quale hanno operato industrie fortemente impattanti; strade a lunga percorrenza, su cui transitano centinaia di mezzi pesanti al giorno. Di questa preoccupazione, sin da subito, e parliamo del febbraio 2005, sono stati investiti tutti gli enti statali i quali, invece di produrre prova di uno stato ambientale salubre, che ci avrebbe senz’altro tranquillizzato, non rispondevano alle nostre domande (abbiamo inviato circa cento raccomandate dal 2005), non ci fornivano documenti utili a capire, adoperandosi invece in proclami e comunicati stampa rassicuranti. Si sono trincerati per anni dietro l’alibi di evitare allarmismi, ma così facendo l’hanno creato loro l’allarmismo in un’intera popolazione, mentre chi inquinava ha continuato a farlo indisturbato. Ignoranza, negligenza, o altro? Nonostante l’ostruzionismo noi scoprivamo, ad esempio, negli anni, che i due inceneritori presenti sul nostro territorio lavoravano senza avere l’autorizzazione integrata ambientale, a cui per legge sono soggetti, e quindi operavano illegalmente; che i controlli da parte dell’Arpa non bastavano e che gli altri controlli, previsti per legge, venivano fatti dalle stesse aziende: cioè che il controllato controllava se stesso. Non solo: venivamo a conoscenza di personaggi legati alla criminalità organizzata che avevano operato in aziende ormai fallite del nucleo industriale di Pozzilli, sulla cui passata attività periodicamente si accendono riflettori inquietanti. E ancora. Le denunce di Saviano nel suo Gomorra e le inchieste della giornalista Rosaria Capacchione, che erano di dominio pubblico, avevano allertato la nostra attenzione nel notare l’incessante via vai di camion di una nota azienda malavitosa che dal casertano attraversavano il nostro territorio. Tutto questo, e molto altro ancora, è stato da noi segnalato a chi di competenza senza riscontrare alcuna azione concreta…Tale inerzia si è protratta per anni determinando una situazione di grave rischio per la nostra salute e non più tollerabile dal punto di vista della trasparenza e legalità. Oggi le rivelazioni di Schiavone non svelano nulla rispetto a ciò che già si conosceva per quanto già detto da Saviano e dalla Capacchione e per cui non si è fatto nulla. La discarica abusiva di Venafro, che non è l’unica, venuta alla ribalta grazie all’indagine del giornalista Paolo De Chiara a cui va il grande merito di aver tirato fuori la verità su quel terreno, non era sconosciuta a chi di dovere. Per quanto ci riguarda questi sono ulteriori tasselli che confermano, purtroppo, tutti i nostri timori e che rispolverano vecchie cose risapute da tutti quelli che dovevano sapere e che dovevano agire di conseguenza. Ad ogni criticità resa nota si solleva un vespaio di faremo, indagheremo, risolveremo, accompagnato quasi sempre da un plauso per l’attività della nostra associazione che non può gratificarci a pieno se le nostre sollecitazioni continueranno a non trovare riscontro nelle azioni. Di fatto c’è una realtà complessa che deve essere indagata e affrontata complessivamente. Il clamore causato dalle rivelazioni di Schiavone sull’interramento in Molise di rifiuti tossici distoglie l’attenzione da altri fattori di rischio che sono sempre presenti, l’incenerimento dei rifiuti che in Molise e soprattutto nella zone del Venafrano arrivano dal resto d’Italia: sono davvero rifiuti normali? Noi abbiamo fatto analizzare nel 2009 un campione di cemento e dentro c’era uranio e torio. Abbiamo informato la procura d’Isernia con dettagliata denuncia presentata nel 2009, quali indagini o provvedimenti siano stati presi noi non lo sappiamo. Ma adesso? Adesso le istituzione devono agire compiutamente. Non servono complesse tavole rotonde o commissioni speciali per mandare le ruspe a scavare nel terreno di Venafro, liberarlo dai rifiuti o, nell’immediato, almeno, recintarlo per evitare che continuino a pascolarci le pecore. Non servono particolari osservatori regionali per raccogliere e rendere noti dati sanitari che la regione già possiede. Non è più tollerabile che chi chiede verità e legalità sia denunciato e continuamente incolpato di fare allarmismo. Ma è anche arrivato il tempo per noi cittadini di smettere di fare gli struzzi e renderci conto che in gioco c’è il futuro e la salute dei nostri figli.

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►AMBIENTE / NO ALLA “COLONIZZAZIONE” GRANAROLO di Greenreport_

Dopo l’eolico, che trova nello spopolato Molise ‘terreno fertile’ per le proprie installazioni impattanti, c’è il rischio che grandi aziende utilizzino il nostro territorio come ‘dependance’ per i loro business…

Un progetto industriale della Granarolo, l’azienda bolognese impegnata nella produzione e distribuzione del latte, importato da un parlamentare molisano, il seinatore Roberto Ruta e fatto proprio dal centro sinistra che governa la regione Molise, se realizzato cancella di fatto il Molise, la più giovane regione italiana grande poco più di 4.000 chilometri quadrati, di cui il 54% montano e il 46% collina. Si tratta di una "stalla/asilo" per 12.000 (dodicimila!) capi bovini da realizzare tra Larino e San Martino in Pensilis, cioè in quella fascia di territorio di pianura che le statistiche non riportano ma che esprime l’agricoltura della Regione, irrigata, la più ricca di vigne e oliveti, con cantine e frantoi moderni, multifunzionali, che sono immagine del Molise in Italia e nel mondo. In pratica 100 ettari di territorio (1% della superficie totale ma 10% della superficie agricola) sottratti all’uso agricolo, cioè alla produzione di cibo di qualità riconosciuta, per realizzare una stalla di un chilometro quadrato di superficie, che va a distruggere il bel paesaggio che, da sempre, porta lo sguardo alle isole Tremiti ed al Gargano, con il blocco del turismo che l’agricoltura e la diffusa ruralità può animare. Una cosa strasmisurata che non ha senso, soprattutto oggi che si parla e si sente la necessità di un diverso modello di sviluppo che, è tale, se chiude con le megalomanie e gli sprechi del passato, in Europa, figuriamoci in un Molise piccolo che il tempo ha modellato, mettendo a sua disposizione tutto anche se poco, però abbondante di bellezze e di bontà. Una farfalla colorata dai colori dell’arcobaleno - così è se estratto dalla cartina geografica - che ha tanta voglia di volare proprio ora che l’”arretratezza” è sviluppo; l’agricoltura si va riconquistando la sua centralità e chiama la zootecnia a tornare a svolgere il suo ruolo per dare nuove possibilità all’azienda coltivatrice; la ruralità è un importante valore al pari della biodiversità, e, il turismo ha tutto per diventare il valore aggiunto del Molise. L’iniziativa della Granarolo, veicolata tramite una società fantasma (una Srl con 10mila euro di capitale che dovrà gestire un progetto del valore di 24milioni di euro), che vuole realizzare questo asilo per 12.000 manze che, dopo 14/20 giorni dalla nascita vengono tolte dalle mammelle delle mamme e fatte partire, con un viaggio, di 500/600 Km. lungo l’Adriatico, per raggiungere il Molise. Le manze saranno oggetto di una sperimentazione che le porta al parto due o tre mesi prima del periodo naturale e questo con l’uso di semi e medicinali prodotti da una ditta socio della Srl di cui la Granarolo ha solo una quota del 10%, cioè del valore di mille euro. Restano, dopo essere state ingravidate, in questo grande asilo per 22 mesi prima di rientrare nelle stalle di origine dell’Emilia Romagna e della Lombardia per partorire e, se manze, destinate alla colonia in Molise. Un modo per guadagnare mesi nella produzione di latte che, anche alla luce dell’abbattimento delle quote, alla Granarolo serve come il pane per affermare la sua leadership nel campo e governare il mercato, in particolare dopo l’abbattimento delle quote latte.

Come si può capire alla Granarolo latte e al Molise, che ha terreni senza nitrati e acqua, merda, puzza, antibiotici, e quanto necessario per far chiudere le aziende; limitare l’agricoltura; azzerare le stalle, quelle poche rimaste sulle montagne; distruggere l’ambiente e il paesaggio, in poche parole togliere ogni speranza di quel futuro che oggi ha con la sua agricoltura, la qualità dei suoi prodotti e della sua cucina, le sue tradizioni, elementi decisivi per una programmazione vincente del turismo e, con esso, ripopolamento dei suoi 136 paesi, una vera ricchezza paesaggistico - architettonica di questa Regione . Danno ambientale e paesaggistico, ma anche irrazionale dal punto di vista economico e energetico, con tanti TIR che s’incrociano lungo l’autostrada per trasportare le manze, i mangimi , le medicine e, poi, tanti spandiletame tra Molise e Puglia per coprire 3mila ettari di terreno, operazione che la Granarolo nega, perché parla di compostaggio. In verità, nega anche l’uso eccessivo di medicinali di cui hanno bisogno 12.000 manze in un asilo così affollato. Una colonizzazione del Molise per liberarsi degli animali nella fase in cui non sono produttivi spostandoli a centinaia e centinaia di chilometri! Costi energetici, infrastrutturali, di smaltimento... enormi. In Molise, specialmente nel Basso Molise interessato dall'intervento, è nata una mobilitazione, alcuni Comuni si stanno dichiarando contrari con atti ufficiali, ma la Regione pare abbia già espresso un parere favorevole e il progetto è diventato oggetto di scontro politico. Il Molise, con i suoi 313.000 abitanti, non è in grado di contrastare una multinazionale come la Granarolo, che trova, a livello nazionale e locale, anche l’appoggio delle forze politiche di centro sinistra, in particolare il Pd, che rappresentano e governano la Regione. Sta qui il suo bisogno di solidarietà di chi sa che permettere questo scempio, proprio della mentalità delle multinazionali che non si fermano di fronte a niente pur di cogliere il profitto, vuol dire dare spazio ad altri scempi tutti tesi ad appropriarsi delle aree poste ai margini dello sviluppo portato avanti da un sistema che ha finito la sua corsa. Una solidarietà che mobilita il Paese e fa sentire forte il grido “No Stalla, Sì Molise Bene comune”, che è anche la sigla del Comitato, sapendo che se vince il Molise vince l’Italia. Un Paese che vuole uscire dalla pesante crisi, tagliare l’attuale rapporto di sottomissione della politica dalle concentrazioni finanziarie, avviare quel tipo di sviluppo, il solo possibile, che ha al centro il territorio con la sua agricoltura, la sua zootecnia, le sue potenzialità nel turismo, all’insegna tutto della sostenibilità.

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I LIBRI PIU’ VENDUTI

►NICOLA MASTRONARDI / “VITELIU’” di AN_

“Viteliú_Il nome della libertà” è il romanzo storico d’esordio di Nicola Mastronardi, scrittore e saggista di Agnone (Isernia), per metà molisano e per metà marsicano (la famiglia materna è di Avezzano, sua nonna andava a scuola con Ignazio Silone), nelle librerie italiane da circa un anno. E’ attualmente il libro più venduto in Molise. “Viteliú” deriva dalla parola osca antica ed originaria del termine latino“Italia”. Si tratta, infatti, di un viaggio nel mondo nascosto dei popoli Italici: i Sanniti, i Marsi, i Peligni, i Piceni, i valorosi dodici popoli dell’Appennino centrale che si unirono per combattere contro l’indomita potenza romana. Edito da Itaca Edizioni, il romanzo storico si compone di 480 pagine, che nascono da un’intensa documentazione dell’autore durata almeno sette anni. Tra le valli e i monti dell’Alto Molise, la Marsica, la Conca Peligna, le terre dei Piceni, dei Sanniti, dei Lucani, il lettore prova la sensazione di vivere un viaggio nella sua terra e nella sua storia, dal quale si rivela l’origine di una nazione, l’essenza dell’identità scomparsa nei secoli. Si svela così la Prima Italia.

►ADELCHI BATTISTA / “IO SONO LA GUERRA” di AN_

“Io sono la guerra” è il titolo del romanzo storico di Adelchi Battista, autore molisano che vive a Roma. Il libro è stato recentemente incluso tra i dieci volumi più interessanti dal settimanale “Panorama”. Il testo è stato già recensito dalla nostra Newsletter, ma riteniamo importante attirare nuovamente l’attenzione dei nostri tanti lettori su queste pagine ben scritte e particolarmente interessanti, con l’imperativo di “non dimenticare”. Il romanzo, di fatto, inventa il nuovo modo di raccontare la storia Giugno 1943. La Seconda guerra mondiale è a un punto di svolta. Hitler concentra le truppe sul fronte orientale e i suoi ingegneri lavorano a un nuovo potente missile che potrebbe rivelarsi l’arma risolutiva. Mentre Stalin e Churchill elaborano strategie politiche e militari, il Vaticano tratta con gli Stati Uniti affinché Roma venga risparmiata dai bombardamenti. Lo sbarco alleato in Italia è alle porte e il regime di Mussolini vacilla, osteggiato da ampi strati della popolazione, dagli stessi “amici” tedeschi, ma soprattutto minacciato da alcuni gerarchi del Partito Nazionale Fascista che, cercando l’accordo con il Re, organizzano la definitiva destituzione del Duce. Giorno dopo giorno, un racconto fatto di cablogrammi, dialoghi, dispacci, agenzie e istantanee, ricostruisce il drammatico mese in cui, nelle stanze del potere, ma anche nelle case della gente, l’Europa si scopre ferita e non distingue più tra eroi, vittime e carnefici. Perché la guerra è ovunque, la guerra è di tutti. Adelchi Battista ha scritto un romanzo storico in presa diretta, basandosi su notizie e fughe di notizie, tutte vere, tutte accadute. Ha saputo raccontare la storia ai tempi di WikiLeaks, mettendo in scena soltanto fatti e personaggi realmente esistiti, come se non fosse un romanzo, e proprio per questo vincendo la sua sfida con la letteratura.

Una delle più importanti associazioni regionali a Roma.

Da 25 anni al servizio della cultura molisana. “Forche Caudine”: dinamismo, credibilità, passione.

www.forchecaudine.it – [email protected]

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FORCHE CAUDINE – OPINIONI IN LIBERTA’ Nel segno del pluralismo, diamo spazio a pensieri anche diametralmente opposti…

►BLOG / GIOVANI E VITICOLTURA di Pasquale Di Lena_

Nato a Larino (Cb), s’è laureato in agraria a Firenze dove ha vissuto un’ intensa attività politica e sindacale fino al 1982, quando, vincitore di concorso, è diventato segretario generale dell’Enoteca Italiana di Siena, ruolo svolto fino al 2004. E’ uno dei massimi esperti di enogastronomia.

Voglio subito dire “bravi” alle ragazze e ai ragazzi delle classi (IV e V) dell’Istituto Tecnico “Marinelli”, diretto dalla Dirigente Isiss, professoressa Tonina Camperchioli, che hanno partecipato all’incontro promosso dal “Rotary club” di Agnone, presieduto dalla dinamica e brillante Rosita Levrieri, sposata Marinelli. L’aula magna strapiena per tutto il tempo (tre ore e mezza) del convegno “Giovani e viticoltura”, coordinato con grande sobrietà da Franco Di Nucci, con me e il bravissimo Mario Stasi del Coredimo a parlare di vitivinicoltura e delle ricche possibilità che questo fondamentale comparto è in grado di offrire a un territorio che, alla fine dell’800, era ricco di vigne e di vino, nella quasi totalità bianco, oltre che di un’interessante biodiversità a segnare paesaggi straordinariamente belli. Un comparto, la vitivinicoltura, di grande attualità, con i successi che il vino vive sui mercati del mondo, che può tornare a animare una realtà e diventare il testimone del territorio del Verrino che ha, con Agnone, anche Poggio Sannita a ricordare la diffusa viticoltura. C’è un altro elemento che spinge a credere nella vitivinicoltura ed è quello della tropicalizzazione del clima che porta a far salire in alto la vite, in questo caso, anche quella che produce uva a bacca rossa, un tempo impossibile. Alle due relazioni hanno fatto seguito una serie di importanti testimonianze a partire da quella Valentino Cirulli, che ha vissuto ad Agnone l’esperienza del collegio e degli studi primari, prima di trasferirsi a Roma, diplomarsi e laurearsi in agraria e vivere, dopo, una carriera di ricercatore, l’esperienza dell’imprenditore, oggi quella di titolare di una grande azienda vitivinicola a Orvieto. Poi imprenditori agricoli dirigenti della “Coldiretti giovani”, che hanno mostrato passione per il loro lavoro e capacità per il loro impegno sindacale e, infine, Alfredo Palladino dell’azienda vitivinicola Terresacre di Montenero di Bisaccia che, anche se partita nel 2007, è già una realtà, per la qualità e l’immagine dei suoi vini, nota sui mercati. A chiudere questi interventi Giuseppe Cavaliere, sindaco di Castel del Giudice e attuale presidente del consorzio di tutela dei vini abruzzesi, che ha riportato l’esperienza davvero bella della coltivazione delle mele che ha trasformato profondamente il suo paese dando ad esso quel futuro che sembrava non avere più. Un esempio importante perché convincente, visto che Castel del Giudice è una realtà da studiare e, soprattutto, da visitare. Invece d’iniziare, come vuole la prassi, voglio chiudere con i saluti questo racconto di una mattinata ricca di emozione, davvero sintetico, a partire da quello della Dirigente dell’istituto, all’inizio citata, del governatore del Distretto Rotary 2090, Luigi Falasca, e, in particolare, da quello del Sindaco di Agnone, Michele Carosella, che ha riproposto una pagina stupenda dell’allora (1902) sindaco della Città, Luigi Gamberale. Una pagina straordinariamente attuale, che chi rappresenta e governa la nostra Regione farebbe bene a leggere per poter capire il danno che stanno facendo con il sostegno di un progetto abnorme, la grande Stalla di 12.000 manze, che la Granarolo intende costruire nel Molise. Un danno incalcolabile, nel momento in cui la sola presenza di questa realtà industriale, così invasiva, va a provocare uno stravolgimento dei caratteri della nostra Regione e della sua principale attività, l’agricoltura, che, con i suoi prodotti di qualità, ha tutto per promuovere il turismo e, con esso, tante altre attività, queste sì fonti di occupazione e di reddito. Sempre che, però, si abbia l’accortezza di evitare la diffusione di puzze e inquinamento che non si conciliano con le emozioni che motivano il viaggiatore, il turista. Una pagina quella del sindaco Gamberale, che parla (ripeto, anno 1902!) dei tempi duri che verranno con l’industrializzazione, ancora lontana, e dei suoi riflessi negativi sulla realtà di Agnone e dell’Alto Molise e lo fa sulla base di un’analisi attenta del territorio, dei cambiamenti in atto e con la preoccupazione propria di un uomo di cultura, che ama la propria terra e impegna tutto se stesso per vedere come amministrarla nel migliore dei modi. A pensare che, oggi, molti degli attuali amministratori che governano il Molise non sono in grado, non dico di prevedere come il sindaco Gamberale, ma neanche di leggere quello che è già successo e sta succedendo. C’è una crisi pesante e pericolosa in atto, scoppiata nel 2008 (già anticipata nel 2004 dalla crisi dell’agricoltura, entrambe di natura strutturale), che ci tiene sospesi sull’orlo del baratro per colpa di un sistema giunto al capolinea, fallito, e i nostri governanti regionali che cosa ti propongono? Scelte, come una stalla superintensiva che mangia territorio e l’insieme delle sue risorse, che non fanno altro che perpetuare il sistema anche in una realtà tenuta ai margini, al pari dell’agricoltura e delle aree interne, qual è il Molise. Tutto questo proprio nel momento in cui lo stato di marginalizzazione, al pari di una centralità dell’agricoltura e della ruralità, esprime quelle potenzialità che il Molise ha, e che, se sviluppate possono rendere questa nostra regione un esempio di quel nuovo tipo di sviluppo - è tale se riporta al centro il territorio e la sua agricoltura - utile alle altre regioni, al Paese. Ripartire dal territorio per vincere, e, i giovani che hanno mostrato grande capacità di ascolto, ne sono certo, hanno fatto proprio questo messaggio che i relatori e i testimoni di esperienze hanno lanciato con la forza della convinzione sapendo bene che è importante seminare per poter pensare al raccolto.

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►LA NOTA / LA GIOIA DEL VANGELO di Umberto Berardo_

Umberto Berardo, è nato a Duronia (Cb) nel 1947. Laureato in pedagogia a Roma, insegna materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado. Membro della Caritas, è impegnato nel sociale, inserito in più associazioni culturali e collabora a diverse riviste.

Un'introduzione e cinque capitoli densi di profonde riflessioni di natura teologica, spirituale, pedagogica e perfino politica costituiscono le 220 pagine dell'esortazione apostolica "Evangelii gaudium" di papa Francesco. In questo documento, che accoglie e sviluppa i temi della XIII assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi dell'ottobre scorso, traspare la bellezza e l'autenticità della fede di un pontefice che nella Chiesa sta provando a riportare a tutti la freschezza e la bellezza del rapporto con l'annuncio della parola di Dio. Le novità di questa esortazione apostolica sono tante. Vi è in essa uno stile allo stesso tempo ricercato, ma anche didattico e perciò colloquiale. La parola chiave è "gioia" che, inserita nel titolo, pervade ogni pagina e segna il fondamento della vita di ogni cristiano che incontra il Vangelo, da cui è guidato ad una conversione continua verso il bene e ad una condizione di missione in un mondo che sembra immerso in "una tristezza individualista che scaturisce da un cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata". Se la gioia della riscoperta del Vangelo, che torna ad essere il fresco elemento fondamentale della fede al di là e al di sopra di ogni elemento documentale e strutturale, tornerà a permeare il popolo di Dio come Chiesa, questa dal chiuso delle certezze dottrinali e dall' "elitarismo narcisista" sarà capace di trasformarsi in una comunità "in uscita" in grado di trovare strade, linguaggi e tecniche sempre più nuove e creative per l'evangelizzazione che deve partire dal "nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva". Certo per questo occorre, secondo Francesco, una conversione dello stesso papato in grado di aprirsi alla collegialità e ad un maggiore coinvolgimento delle Conferenze episcopali, promuovendo contestualmente il ruolo del laicato e delle donne. Per ora sono indicazioni, ma l'augurio è che diventino trasformazioni sostanziali.

La chiesa, dunque, sostiene ancora il Papa, come casa del Padre con le porte aperte, dev'essere in grado di fuggire la mentalità del potere e di far crescere in tutto il popolo di Dio la logica del servizio per accogliere e dare a tutti un orizzonte di senso ed una prospettiva di vita. Sarà capace di farlo se al processo di mondanizzazione individualista promuoverà la difesa della vita che è parte essenziale dei diritti fondamentali dell'uomo e non, come da più parti si sostiene, una visione conservatrice, ideologica o oscurantista. Molto accurata è nell'esortazione la dimensione sociale dell'evangelizzazione nel quarto capitolo in cui, seguendo l'insegnamento sociale della chiesa, vi è non solo l'invito all'inclusione sociale dei poveri, ma la necessità di una ricerca delle cause strutturali e strumentali dell'economia capitalista con dei chiari e rimarcati "no" all'esclusione, all'inequità, all'idolatria del denaro che governa invece che servire. No in sostanza a tutti gli elementi di un'economia che uccide ed emargina. Scrive il papa che la solidarietà come concetto e stile di vita si è logorata a qualche gesto sporadico di generosità, mentre essa " è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei beni come realtà anteriori alla proprietà privata". Se poi volete un'idea chiara dell'analisi radicale di papa Francesco ai fondamenti dell'ingiustizia sociale nell'economia alla base del mondo globalizzato, andate a leggere con attenzione sempre nel quarto capitolo il tema "Economia e distribuzione delle entrate" dal punto n.202 al n. 208. Vi preghiamo davvero di concentrarvi su tali pagine perché la freschezza e l'onestà etica ed intellettuale ivi presenti non le riscontravamo ormai da tempo negli intellettuali e nelle forze politiche che pure formalmente continuano a blaterare in modo finto di giustizia sociale. Nei successivi capoversi riguardanti "Il bene comune e la pace sociale" troverete affermato con forza che la dignità della persona è il fondamento della convivenza in cui "il tempo è superiore allo spazio, l'unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell'idea, il tutto è superiore alla parte" Il documento insiste poi sulla necessità del dialogo tra la fede, la ragione e le scienze, ma anche di quello ecumenico, seguendo la citata, antica profezia di Isaia "Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri" (Is 2,4) . Il quinto capitolo sostanzialmente invita a sentirci popolo di Dio ed indica il cammino dell'evangelizzazione che è quello di mettere al centro della nostra di vita e della testimonianza cristiana agli altri l'incontro forte e personale con l'amore di Gesù che salva e dà la gioia vera del vivere in comunione di servizio con gli altri. Tutto questo per papa Francesco si ottiene, fissando lo sguardo nell'aiuto di Maria, con una preghiera intesa come "intercessione" ovvero come richiesta della manifestazione della presenza dell'amore di Dio tra il popolo. È vero che l'esortazione "Evangelii gaudium" è rivolta "ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sull'annuncio del vangelo nel mondo attuale", ma a noi piace aggiungervi "a tutte le donne e gli uomini di buona volontà in cerca di dialogo per provare a dare senso ed autenticità alla propria esistenza.

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►GENS / IL SORPASSO DI RUSSIA ED “EMERGENTI” di Fabio Scacciavillani_

Fabio Scacciavillani, nato a Campobasso, noto economista, lavora al fondo sovrano dell’Oman dopo pluriennali esperienze internazionali.

E’ tra i fondatori di “Forche Caudine”.

Collabora al Fatto Quotidiano.

L’anno di grazia 2013 ha segnato un evento storico. Secondo i dati aggregati dal Fondo Monetario Internazionale, per la prima volta in oltre due secoli il Pil delle economie emergenti (classificazione peraltro obsoleta) supererà il 50 per cento del Pil mondiale calcolato a parità di potere di acquisto delle valute nazionali. Nel 1990 la quota del Pil mondiale attribuita ai paesi emergenti era meno di un terzo, quindi è lievitata annualmente di circa un punto percentuale per effetto di quel fenomeno che si definisce sinteticamente globalizzazione. L’insieme delle economie ancora, impropriamente, indicate come sviluppate, arretra di fronte all’ondata demografica asiatica (a rinforzo della quale sta montando quella africana). Il McKinsey Global Institute stima che esse hanno creato tra il 1980 ed il 2010 circa 160 milioni di posti di lavoro non agricoli, mentre nei paesi emergenti se ne sono creati 900 milioni. Ma demografia a parte, il sorpasso si alimenta anche di capacità tecnologiche in paesi come la Corea del Sud, Taiwan o Israele (per non menzionare la solita Cina) che dominano in settori di punta dall’elettronica di consumo all’informatica. Centri finanziari si solidificano in posti, un tempo esotici, come Singapore, Hong Kong, Shanghai, Dubai, Doha e persino Mauritius. Questo secolare spostamento del baricentro economico ha travolto l’Italia, che dei paesi maturi è quello in più rapido e, secondo molti, inesorabile declino. Secondo i recentissimi dati del Fmi nel-l’ultimo World Economic Outlook, se si considera il Pil in dollari correnti, il Belpaese già nel 2010 era stato superato dal Brasile e nel 2012 ha ceduto una posizione anche alla Russia. L’aspetto devastante del fenomeno, oltre all’ampiezza, è stata la rapidità: nel 2005 Russia, Brasile e India avevano un Pil di entità grosso modo uguale e pari alla metà di quello italiano. Oggi anche l’India che è rimasta indietro negli due ultimi anni ci tallona da vicino.

Certo va ricordato che i dati sul Pil non sono una misura esatta delle dimensioni e del dinamismo di un’economia e tantomeno del benessere in senso lato. Il Pil è una stima approssimativa (per usare un eufemismo) ed esiste un ampio ventaglio di accorgimenti più o meno elaborati per addomesticare i calcoli. Pertanto sulla precisione dei confronti internazionali non scommetterei la pensione (nemmeno una, alquanto aleatoria, dell’Inps), ma l’incrocio tra il declino, soprattutto europeo, e l’esuberanza dei nuovi protagonisti sul palcoscenico mondiale è ineluttabile. L’implicazione grave – al di là dell’appartenenza al G8 o al G20, che sono delle vestigia di riti stantii celebrati su altari di cartapesta – sono gli smottamenti sempre più traumatici, il tenore di vita e le aspettative delle generazioni presenti e future. Infatti chi spera che le fasi successive del declino per un paese dagli arti anchilosati e il cervello congelato siano graduali si illude. Lo sgretolamento si verifica in punti diversi con intensità diversa. Così in questa Italia, dove il massimo dell’aspirazione collettiva vagheggia l’impossibile ritorno al boom drogato di debito vissuto negli anni 80 o addirittura aspira al harakiri del ritorno alla lira, il dato macroeconomico astratto si materializza come un tarlo che erode le vite dei singoli. Anche nelle trincee dove si riesce a mantenere un lavoro, ci si troverà comunque a contendersi una torta sempre più esigua con un numero sempre maggiore di aspiranti. Anche i migliori potranno al massimo difendere posizioni acquisite, mentre l’asticella dell’ingresso al mondo del lavoro o alla vita che un tempo si considerava normale sale verso l’alto. Per i fortunati il retrogusto dell’agiatezza si può ancora assaporare intaccando i patrimoni accumulati da padri e nonni. Per gli altri è un tunnel foderato di incertezze. Non è certo una sorpresa se l’espatrio – sia per gli individui che per le imprese – emerge nitidamente come l’unico scampo. Ma per quanto se ne parli ad libitum, sono trascurabili i numeri di quelli in grado di cavarsela in un altro paese parlando perfettamente una lingua straniera, in un sistema che conoscono poco e senza punti di appoggio. Si tratta di decine, al massimo centinaia di migliaia di persone contro i milioni di disoccupati, cassintegrati, scoraggiati e inoccupabili.

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►RASSEGNA / I TESORI DEL MOLISE RESTITUITI AL POPOLO di Corriere.it_

Tomaso Montanari (1971), storico dell’arte, ha pubblicato per Einaudi i saggi A cosa serve Michelangelo e Il barocco; per Skira, il pamphlet La madre di Caravaggio è sempre incinta. Collabora con Il fatto quotidiano e le edizioni fiorentina e napoletana del Corriere della Sera.

“Che cosa significa ‘privatizzazione’? Sottrae allo Stato la capacità e la responsabilità di rimediare alle carenze nella vita delle persone; elimina il peso di quelle stesse responsabilità anche dalla coscienza dei cittadini, che non condividono più l’onere dei dilemmi comuni. Tutto ciò che resta è l’impulso caritatevole derivante da un senso di colpa individuale. Abbiamo buoni motivi per ritenere che questo impulso caritatevole sia una risposta sempre meno adeguata alla carenza di risorse distribuite in maniera diseguale nelle società ricche. Così, anche se la privatizzazione fosse il successo economico che le viene attribuito (e decisamente non lo è), rimarrebbe una catastrofe morale in fieri” (Novecento, Laterza). Non sono parole di un residuale comunista italiano, ma di un storico inglese di famiglia ebraica divenuto uno dei più autorevoli studiosi e intellettuali americani contemporanei, Tony Judt. Oggi, infatti, il dibattito pubblico americano riconosce – sono ancora parole di Judt – «l’incapacità del mercato e degli interessi privati di operare a vantaggio della collettività». In Italia, invece, una classe dirigente rimasta alle parole d’ordine dell’epoca Thatcher e Reagan, rilanciate in quella di Tony Blair, propugna la «privatizzazione» come la panacea del patrimonio culturale. L’unica salvezza sarebbe la singolare speranza che l’interesse pubblico sia garantito dagli interessi privati. E quando si parla di privati si hanno in mente gli attori dell’oligopolio che da trent’anni si spartiscono i beni culturali in Italia, o nel migliore dei casi grandi associazioni benefiche che hanno la tentazione di candidarsi a sostituire lo Stato. Ma se vogliamo mettere le soprintendenze in grado di gestire il patrimonio in modo efficiente (e cioè aperto ai cittadini e capace di produrre cultura gratuita) esistono altre soluzioni: quella, per esempio, di ricomporre l’unità tra patrimonio e formazione affidando alcuni monumenti a cooperative o società di giovani storici dell’arte o archeologi nel quadro di accordi e convenzioni tra le stesse soprintendenze e le università del territorio. È quello che succede, per esempio, in Molise. Alla direzione regionale dei Beni culturali di quella regione è stato spedito qualche anno fa Gino Famiglietti, un alto funzionario del Mibac colpevole di non piegarsi a diktat politico-affaristici. Ma Famiglietti (che è uno dei padri del Codice dei Beni culturali) si è portato dietro la sua incrollabile determinazione, e oltre a ingaggiare una vittoriosa battaglia contro l’eolico selvaggio che devasta il Molise, ha varato un originalissimo piano di restituzione ai cittadini del patrimonio culturale della regione. Cioè una declinazione civile, repubblicana e costituzionale di quella che si scrive ‘valorizzazione’, ma quasi ovunque si legge ‘monetizzazione’. A Venafro, per esempio, ha riaperto il bellissimo Museo Archeologico (impiegando una cifra con cui a Roma o a Firenze non si paga nemmeno un centesimo di una mostra), dotandolo di un apparato didattico capace di raccontare ai cittadini la storia gloriosa della loro terra. Nella stessa città sta recuperando l’anfiteatro romano, detto Verlascio (una misteriosa parola che indica luoghi analoghi da Firenze a Lucca, da Pisa a Cassino, a Salerno), abbandonato e cadente da decenni. La direzione regionale sta restaurando le casette rurali che perpetuano la forma dell’anfiteatro, col progetto di dedicarle in parte alla conoscenza del sito archeologico, in parte alla conoscenza dei prodotti dell’agricoltura locale, in parte alla residenza temporanea di giovani artisti. E così che vive e si rende manifesto l’intreccio più originale dell’articolo 9: quello tra «sviluppo della cultura», «paesaggio» e «patrimonio storico e artistico». Nella stessa Venafro è ora aperto e visibile il magnifico Castello Pandone, con i suoi straordinari ritratti di cavalli che annunciano quelli celeberrimi di Palazzo Te a Mantova. L’apertura del Castello è garantita dai volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri e le visite guidate, la catalogazione, la ricerca del Museo Nazionale che vi è stato insediato sono invece assicurate da un gruppo di giovani storici dell’arte molisani. Un accordo tra la Direzione regionale Mibac e l’Università del Molise, che prevede anche la creazione di società in spin-off, consente ai laureati di trovare un primo lavoro, e ai cittadini e ai turisti di godere del proprio castello nel migliore dei modi. Accordi del tutto analoghi sono stati sottoscritti per il Museo del Paleolitico ad Isernia, per i siti archeologici di Sepino e Pietrabbondante e per Larino. Ogni anno le nostre università laureano e dottorano un numero impressionante di storici dell’arte e della letteratura, filosofi, archeologi, architetti, archivisti e bibliotecari: e lo stesso fanno i conservatori con i musicisti, le scuole specializzate e le accademie con i restauratori, i danzatori, gli scenografi, i giornalisti, i traduttori ecc. Tuttavia, come in un assurdo e corale supplizio di Tantalo il patrimonio non riesce a incontrare coloro che lo potrebbero curare amorevolmente, e tutti costoro non riescono a lavorare nel patrimonio: e così distruggiamo intere generazioni, e al tempo stesso condanniamo a morte ciò che di più prezioso ha il nostro Paese. La via molisana alla gestione democraticamente ed economicamente sostenibile del patrimonio culturale è invece una best practice cui potrebbero ispirarsi altre università e altre direzioni regionali o soprintendenze. Con lo stesso modello, quante chiese (per esempio a Napoli) potrebbero riaprire, dopo decenni, e quanti laureati potrebbero lavorarvi? E quanti monasteri, abbazie, palazzi e castelli in tutta Italia potrebbero così diventare luoghi in cui il lavoro, la cultura e l’uguaglianza costituzionale si incontrano davvero? Basta avere il coraggio di rompere gli schemi. (Tomaso Montanari - Corriere.it)

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 21

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►FONDO / RIVOLUZIONI INDIVIDUALI di Pierino Vago_

Le variegate e complesse manifestazioni di protesta che stanno scuotendo l'Italia in questi giorni non rappresentano soltanto una sommatoria delle molteplici conseguenze della crisi economica. Lo slogan comune – e un po’ populistico – del “tutti a casa” (copyright grillino, con appendici comenciniane) calamita soggetti soltanto apparentemente distanti. In realtà sono protagonisti di fenomeni ben classificabili. Innanzitutto il tema dominante è il lavoro, coniugato in tutte le sue accezioni. C’è rabbia per occupazioni perse, dequalificate, persino assistite (naturalmente “degli altri”), fino alla mancanza di prospettive per i giovani, ma anche – e soprattutto - per le opportunità svanite o vanificate a causa dell’imposizione fiscale o della globalizzazione. Il “lavoro” non è quindi associato a rivendicazioni contrattuali o a tematiche tradizionalmente “calde” come quella della sicurezza, ma principalmente alla morsa della tassazione o alle vessazioni di Equitalia. Non a caso a dominare la scena sono i lavoratori autonomi (autotrasportatori, ma oggi in maggioranza accordati con il governo; agricoltori antieuropeisti, artigiani e commercianti vessati dalle gabelle, piccoli imprenditori, partite Iva), segno che la crisi sta colpendo soprattutto il cosiddetto “tessuto produttivo”, accentuando contrapposizioni ancestrali tra la “società attiva” e i Palazzi: verso questi ultimi l’astio è alimentato più da valutazioni quantitative (si contestano sostanzialmente i privilegi individuali e le garanzie dei politici) che non qualitative, cioè le mancanze, gli errori o le malefatte della classe dirigente, verso cui, anzi, è palese la distanza. Un secondo aspetto è il rifiuto degli organismi di mediazione. L’ossessivo richiamo al “popolo” in piazza, avvolto dal tricolore, è garantito dall’ostracismo verso i simboli dei partiti e dei sindacati tradizionali. Le poche rappresentanze tra i manifestanti sono quelle dei sindacati di base o autonomi, a cominciare dai Cobas agricoli del Nord Italia, accesi protagonisti delle battaglie per le quote latte, con le copie del quotidiano “La Padania” nelle tasche. Un altro elemento, frutto anche di una certa propaganda, è la caratterizzazione europafobica ed eurofobica: l’attenzione alla sovranità dei popoli e monetaria è una costante, così come la richiesta di uscita dall’euro, attraverso un referendum o la lotta contro le politiche di austerity imposte da Bruxelles e dai potentati bancari-finanziari. Non mancano richieste di monete locali complementari. Non è un caso che molte di queste tematiche rappresentino terreno fertile per l’estrema destra, che non s’è fatta sfuggire l’occasione per aggregarsi ai più sediziosi. Mentre da alcuni blog di sinistra ci s’interroga se sia possibile lasciare la piazza in mano a “fascisti e mafiosi”. Di fatto, però, alcune ragioni della protesta, per quanto frastagliate e quasi sempre corporative, sono sacrosante. La tassazione record per puntellare i privilegi della politica, compresa la pletora di consulenze, è uno dei mali endemici del Paese, accentuato dalla moltiplicazione dei centri di spesa grazie al finto federalismo. Costituirebbe pertanto un ulteriore errore ignorare dall’alto le richieste più “scomode” o metterle a tacere con l’ennesimo schieramento di forze dell’ordine. Anch’esse, del resto, non certo entusiaste per le proprie condizioni di lavoro. “Scherzare” con il fuoco non è ovviamente il miglior modo per affrontare i problemi della gente. Problemi sempre più seri.

►DULCIS IN FUNDO / PAROLA DI GIUSEPPE ROSSI… di MP_

“Con immenso piacere, saluto il Molise, terra di origine della mia cara madre. Il Molise è una maglia che indosso con orgoglio: la mia educazione, i miei ricordi, i miei piatti preferiti, sono legati a questa meravigliosa terra, custode delle mie

emozioni, dei sogni di un bambino felice. Una Terra bella, patria di sanniti pentri e frentani, ricca di storia, di cultura, di siti archeologici, di angoli suggestivi e

importanti, dai primati non conosciuti ai molti, dal paesaggio meraviglioso e dai prodotti sani e genuini, frutti di mani antiche e laboriose. Per questo, con la stessa gioia che si prova nel realizzare il gol più importante e bello per la mia squadra, la

Fiorentina, la Nazionale, saluto la mia terra e auguro a Lei ogni bene”.

Questo ha scritto il giocatore della Fiorentina, Giuseppe “Pepito” Rossi, la cui mamma è originaria di Acquaviva d’Isernia, contattato da Marcello Pastorini

in occasione del concorso regionale “Goccia d’oro” per gli oli extravergini di qualità.

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 22

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► AUGURI “DIALETTALI” … BUON 2014 !!! di FC_

Com’è ormai lunga tradizione, “Forche Caudine” accompagna gli auguri per il nuovo anno con pochi ma significativi versi dialettali.

Quest’anno abbiamo scelto quelli del maestro elementare Giulio Salvatore Carano, che è stato sindaco di Carovilli (Isernia).

La poesia s’intitola “Paisce abbandonate”, cioè “Paesi abbandonati”.

Da tutto il direttivo dell’associazione “Forche Caudine” i migliori auguri a tutti i nostri lettori…

Paìsce arrengeccate

sop'a na morgla

chind'a falcunitte,

mo ch'é settiembre

già v'allestate

a passà vie me

sott'a la sciocca.

le chiùdene le case,

la gende z'é abituata

a fa la vita de la rundenella:

va a svemà dalunghe,

chind'a na vota

partìvane le marre

pe re tratture

Paesi appollaiati

su un masso

come falchi,

ora che è settembre

già vi preparate

a passare l'inverno

sotto la neve.

Si chiudono le case,

la gente s'è abituata

a far la vita della rondinella:

va a svernare lontano,

come una volta

partivano le greggi

lungo il tratturo

La Newsletter di Forche Caudine raggiunge 5.295 persone (30% Roma, 30% Molise, 20% resto d’Italia, 20% estero). Inoltre numerose associazioni la inoltrano a loro volta ai propri soci.

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