non sono stato io
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Racconto noirTRANSCRIPT
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Non sono stato io, stato Dio.
Un corpo morto riverso sullasfalto, lodore del sangue che
scorre sulla strada e mi sporca le scarpe. Una pioggia sottile,
subdola, per niente fastidiosa. Non sento il freddo, non sento
il bagnato, lo shock troppo grande.
Guardo il cadavere, silenzioso, immobile, di schiena. Non
posso vederlo in faccia, non voglio, non so dove e come
ferito. Forse copre larma del delitto sotto la sua mole. Sento
una strana sensazione allo stomaco, cosa , paura? Ansia,
disgusto? Ho la sensazione di dover vomitare, ma non riesco,
desisto. Vorrei svenire, ma sono vigile, vorrei scappare, ma
resto immobile. Un grumo di contraddizioni, mentre lacqua
scorre e lava via un probabile delitto.
Un cadavere sconosciuto o forse no? E morto, davanti a
me, non c nessuno per strada, ma poi questa una strada? Mi
guardo intorno, non ci sono macchine, non ci sono persone, solo
questa strada in mezzo al nulla, in mezzo a una campagna
brulla, ma non saprei dirlo con precisione.
La pioggia scroscia e io sono ancora l. Come ci sono
finito? E chi questuomo che ho davanti? Perch mi sembra
famigliare? Tento di toccarlo, una scossa dolorosa mi ferma e
una voce dentro di me dice scappa scemo! Ma che fai, lo
tocchi? Scappa e non ti immischiare in certe faccende.
Guardo luomo ancora immobile, fresco di vita e di morte,
non lo devo toccare. Piove, ma potrei lo stesso lasciare
qualche traccia e essere scambiato per lassassino. Piove e non
posso farci niente, morto e sono impotente. So solo che non
sono stato io. No, io non lo ho ucciso. Non ricordo perch sono
-
l, non ricordo come ci sono arrivato ma sono sicuro, anzi,
sicurissimo di non essere stato.
Mi allontano, per fortuna ho la forza di correre. Non ho
memoria delle ultime ore. Ho letto che, in alcuni casi, un
evento traumatico pu bloccare la memoria. Non lo ho ucciso io
questuomo, costretto a dormire, per questa notte o per sempre
in aperta campagna alla merc di bestie e intemperie. Non
colpa mia se domani, quando lo ritroveranno, scoppier uno
scandalo.
Forse io sono solo un testimone inconsapevole, forse un
passante casuale.
Mi guardo intorno, non trovo auto o passanti. Provo a
chiamare qualcuno, il cellulare morto, completamente. Non
sono stato io nemmeno questa volta. Quando sono uscito da casa
aveva la batteria carica, doveva durare almeno un giorno.
Giorno? Sono sicuro di quanto tempo passato? Valuto lo
stato dei miei vestiti e il brontolio del mio stomaco. Non ho
fame, quindi devono essere passate solo poche ore. Dovr
tornare a casa a piedi o almeno dovr camminare finch non
trovo qualcuno disposto ad aiutarmi. Ma dove casa?
Un senso di smarrimento mi assale. Non so dove sono, come
faccio a tornare? La mia memoria sembra fare cilecca. Ripasso
mentalmente le poche cose che ricordo. In realt ricordo quasi
tutto: sono Sandro Lenghi, ho quarantanni e lavoro in banca,
non sono il proprietario, faccio solo il banchiere. Non sono
sposato, non ho figli, non ho una vita particolarmente
movimentata, so solo che mi sono perso. Conosco la mia vita a
menadito, ma non saprei raccontare le mie ultime ore.
Non posso usare il navigatore del telefono, non posso
chiamare aiuto e non posso chiedere informazioni. Dovr
-
improvvisare, quello lo posso fare. Non ho mai seguito nessun
corso di sopravvivenza, non ho mai amato la natura, non sono un
escursionista, non so dove il nord e non so riconoscere le
stelle. Insomma so solo di essere spacciato, eppure non mi
arrendo, sono su una strada. Un sentiero grigio in questa
steppa isolata, immersa nel buio.
Seguir il sentiero, anche se non di mattoni gialli come
quello nella storia del Mago di Oz. Seguir questa strada, da
qualche parte dovr portare. Del resto come si dice in certi
detti o nuotare o affogare.
Sono ore che cammino, o forse solo qualche minuto. La
pioggia ha smesso di cadere, lodore di terra bagnata inonda
laria. inverno, estate o primavera? Non saprei dirlo.
Qualcosa, qualcosa ancora non va, nonostante la desolazione
sento che devo affrettarmi a tornare a casa. Ho paura. Non
tanto della notte, del buio, dellignoto, ma ho paura dei miei
simili: lassassino di quel poveruomo ancora in giro. E se
mi avesse visto? E se non sapesse che non ricordo nulla? E se
volesse uccidermi in quanto unico testimone oculare?
La paranoia aumenta e lipotetico assassino diventa sempre
pi reale. In fondo qualcuno deve averlo ucciso. Io non sono
stato.
Sento il presunto assassino rincorrermi e fiatarmi sul
collo, sento, ma non vedo, non vedo nulla e nessuno. La paura
mi assale completamente. Mi fermo disperato e urlo nella
campagna, non mi risponde nessuno, nemmeno la mia ombra.
Il sole sembra ormai sorgere allorizzonte, lento e pigro
tinge il cielo di rosso. La notte muore per fare spazio al
giorno e non sono stato io, lo giuro. Io sento solo uno strano
-
tepore che mi invade le membra e quando il sole ormai alto
sono precipitato in un sonno profondo, nelloblio del mondo.
Mi sveglio, sono a casa. Ne sono sicuro. Sono nel mio
tranquillo appartamento, non c nulla fuori posto, solo i
piatti che ho usato per mangiare la sera prima.
Un sogno, un sogno la spiegazione giusta, non successo
nulla. Una giornata stressante forse, qualcosa di brutto mi ha
fatto fare sogni terribili. Inizio a ricordare qualcosa.
Purtroppo niente di rincuorante, ah s! Ho perso il lavoro.
Ieri mi hanno dato il ben servito. Dopo dieci anni di servizio.
Il motivo? Qualcuno dei miei colleghi ha fatto la spia,
qualcuno dei miei colleghi mi ha accusato di rubare. Calunnie
insensate, non ho fatto nulla io. Non sono stato io. Certo
qualche soldo di tanto in tanto lo prendevo, ma dai conti
copiosi, da chi non se ne sarebbe accorto.
Ribadisco non sono stato io. stato il sistema, il
sistema mi ha obbligato a fare quello che ho fatto, non mia
la colpa. Io avevo bisogno di qualche extra, ma il mio era un
lavoro impegnativo, non avevo altro modo di guadagnare. I soldi
dello stipendio non erano sufficienti.
Non sono un vizioso, la mia casa umile, anche il mio
stile di vita, anzi sudo sette camicie. Per quello a volte ho
bisogno di aiuto. Insomma di una spintarella. Una sorta di
medicina, una polvere bianca che mi d la forza. Non facciamo i
santarelli, la usano in tanti. Voi forse il caff non lo
bevete? Il t? I drink energetici?
Io non fumo e non bevo, sono un salutista, ma di quella
polvere avevo proprio bisogno. Il medico non la passa, nemmeno
la legge la approva, ma cosa potevo fare? Lunico modo era
prendere qualche banconota qua e l.
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Trasalgo. Sono stato licenziato? Come mi procurer la roba
ora? Forse con i nuovi ritmi non ne avr pi bisogno, ma i miei
debiti? Quelli sono rimasti. Mi verranno a cercare? Il mio
licenziamento avr ulteriori sviluppi.
Il mio collega poteva tenere la boccaccia chiusa, ma no!
Doveva per forza denunciarmi, in nome dellonest. Euro pi,
euro meno, nessuno avrebbe notato la differenza, ma lui, lui,
ci teneva a fare bella figura. Quel tizio, come minimo ha anche
dei figli e una famiglia che lo acclameranno da eroe. Nel
migliore dei casi non mi acclamer proprio nessuno e mi
lasceranno a bollire nel mio brodo, nel migliore dei casi si
dimenticheranno di me, pusher e polizia e nel peggiore non ci
voglio nemmeno pensare.
Guardo fuori dalla finestra, notte, ma la luce della luna
illumina perfettamente tutta la casa. Posso vederla nei suoi
contorni, posso muovermi senza sbattere da nessuna parte.
Guardo lorologio, le due. Accendo la tv, ma non la luce.
Sono ancora frastornato e ho alla testa una strana sensazione,
non voglio affaticarmi. Ho acceso nel momento giusto: c un
notiziario. Quante brutte notizie mi passano davanti agli
occhi. Guerre, catastrofi naturali, non me ne frega niente. Ho
da pensare a me, alla mia vita, non mi importa del resto, mi
importa di me di vivere e di mangiare, di sopravvivere e non ho
la minima idea di cosa far.
Ecco, passano a me, alla cronaca locale, al mio
licenziamento, il mio nome infangato, infangato a vita. Mi
ronzano le orecchie e mi gira la testa. Per un attimo mi
allontano dal televisore. Non ha senso torturarsi, dovr
abituarmi a questa storia, dovr abituarmi a sopportare lonta,
il disprezzo degli altri. Dovr abituarmi a diventare feccia o
-
a esserlo. Ritorno a sedere e qualcosa colpisce la mia
attenzione:
Non abbiamo traccia dellex banchiere, nonostante le
ricerche non risulta essere in casa n da amici n da parenti.
Nessuno sa nulla di lui. Ipotizziamo una fuga
Non resto ad ascoltare il resto, ma una cosa mi chiara,
ho ancora una possibilit. Sono stato graziato. Posso ancora
farcela, posso ancora scappare. Non so come, ma sono riuscito a
non farmi notare. Forse la mia assenza si protratta pi a
lungo di quanto immaginavo, forse sono stato via tanto tempo
che mi credono morto. Forse posso ancora fuggire e cambiare
citt o addirittura paese e identit. Spengo il televisore.
Qualcosa dovr farlo. Una perquisizione della casa potrebbe
essere imminente. Insomma non trovandomi la polizia potrebbe
decidere di venire comunque a perquisire la casa, in quel caso
non avrei scampo.
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto da un suono.
Forse non niente, forse il vento sulle finestre. Un altro
suono sinistro e minaccioso. Proviene dalla porta. un
cadenzato: toc toc. Qualcuno bussa. Con terrore mi avvicino
allo spioncino. Guardo attraverso. Inizialmente non vedo nulla,
il buio pi totale.
Quando le case sono vecchie a volte scricchiolano. Penso
con sollievo, ma poi ancora: toc, toc, lento cadenzato e
deciso. Un semplice suono e una condanna.
Guardo di nuovo dallo spioncino. Vedo una donna dal buco.
Si allontana dalla porta. Il suo corpo deformato dalla lente
ma sembra formoso e provocatorio. Non ha una divisa addosso, ma
un vestito corto e attillato. Vorrei aprire la porta ma
qualcosa mi ferma.
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Sar una poliziotta in borghese? Mi chiedo. Forse la
hanno mandata per farmi abbassare la guardia. Osservo meglio,
non ha la pistola e difficilmente potrebbe nasconderla dietro a
quei pochi vestiti che indossa. Tuttavia, una ragazza, seppur
bella, non pu che destare qualche sospetto, se bussa a casa
tua alle due di notte.
Sandro, sono io! Inutile che fai resistenza, devi venire
con me.
Inorridisco. Lei sa che sono dentro. Come? La tv che avevo
acceso era a volume minimo, non ho fatto altro che muovermi da
una stanza allaltra. Come ha fatto?
Trattengo il respiro e guardo dallo spioncino. Magari tira
a indovinare. La guardo meglio in faccia, questa strana e sexy
ragazza. Il corpo deve essere sodo e formoso, il suo modo di
vestire non lascia spazio alla fantasia. Eppure cosa questa
ansia?
La guardo in faccia. Sar la scarsa luminosit ma qualcosa
mi spaventa. Due occhi neri, vitrei e un ghigno malefico
sembrano trafiggere il legno e il cemento e guardarmi dritto
nella testa, nel cervello. Mi penetrano il cranio, le ossa il
cuore. Sudo freddo. Non pu essere una poliziotta, quella la ha
mandata il mio pusher o qualcuno di poco raccomandabile. Quella
non lavora per la legge, non mi vuole per arrestarmi, ma per
farmi qualcosa di peggiore. Quella donna dagli occhi tetri e
dal vestito rosso, dalla pelle pallida e diafana e dal sorriso
largo, non me la racconta giusta.
Mi allontano dalla porta e mi nascondo in un armadio. Sono
sciocco e infantile. Se entrasse potrebbe trovarmi, ma non mi
interessa sto nascosto qui. Non mi interessa, io rimango
nascosto. Dovr faticare per prendermi e poi alla fine pur
-
sempre una donna. Io sono un uomo, sono giovane e sono forte.
Posso combattere posso lottare.
Non sento pi nessun rumore. Sono le quattro di notte ora.
Esco dalla mia trincea, mi avvicino alla porta. buio
dallaltra parte, non c nessuno o forse non c mai stato.
Sono scosso, mi sento strano. Forse ho subito uno choc e mi
devo riprendere.
Non so cosa fare. Devo scappare forse, non so dove, non so
come. Esco di casa sperando che laria fresca mi faccia uscire
dallo stato di stordimento. Non fa freddo, nemmeno caldo, non
sono mai fortunato nelle mie intenzioni. Cerco la mia macchina,
non la trovo da nessuna parte. Qualcuno la ha spostata, non
sono stato io. Certo solo io posseggo le chiavi, ma i furti
avvengono. Adesso mi serve, perch dovrei auto-boicottarmi?
Cerco di fare uno sforzo mentale. Ma dove la avevo
parcheggiata? Non importa, anzi, forse un vantaggio. Se
qualcuno la ha rubata lo crederanno me e per un po non mi
staranno alle calcagna.
Decido che scapper a piedi, anonimo, mi muover solo la
notte, nellombra e solo con le ombre far amicizia. Attraverso
spedito i quartieri della mia citt, attraverso zone poco
sicure, malfamate, lo faccio senza dare nellocchio. Vedo
alcune donnine sulla strada ammiccare ai passanti, qualcuno si
ferma e le carica. So cosa stanno facendo e inorridisco. Io non
ho mai comprato sesso, non ho mai sfruttato nessuna ragazzina
abbandonata per strada. Questi tizi, padri di famiglia, sposati
o fidanzati, di giorno ligi e perfetti, di notte diventano
bestie, lupi mannari schiavi dei loro bisogni e delle loro
perversioni.
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C la luna piena. Mi rammento con rammarico. In fondo il
paragone con i lupi mannari azzeccato. Sto camminando fra
questi posti, fra le pieghe della societ che la legge non
guarda. Ogni tanto passa qualche volante e poi tutto tace. I
delitti peggiori si consumano di nascosto. Corro a passo
spedito, lontano, sempre pi lontano da casa mia. Nessuno si
cura di me, forse sospettano che nasconda qualcosa, ma anche
loro hanno molto da nascondere. Nessuno si cura di nessuno,
perch questa lora delle bestie.
Devo aver fatto ormai qualche chilometro, sono stanco, ma
non ho fame. Il mio stomaco ancora molto scosso, ladrenalina
mi pompa nel petto. Il sole sta per sorgere, ho bisogno di
dormire. Il mio orario si sballato, non posso farci nulla. Se
non trovo un riparo sverr presto. Noto una casa abbandonata,
forse gi ritrovo di clochard e di tossici o forse ne posso
approfittare. Entro prudente nella costruzione, sembra salda
solo abbandonata. Non ci sono vestiti o segni di presenza
umana, lunica spazzatura la polvere dellabbandono. Mi
accascio a terra e dormo.
mattina o forse no. Guardo lorologio, sono le sette.
Fuori buio gi. Del resto in inverno il giorno dura meno. Ho
dormito molte ore e mi sento stordito. Mi stiro, immaginandomi
il dolore che presto prover. Per fortuna il mio corpo forte,
non si lascia abbattere per una sola notte al freddo.
Mi sento ancora intorpidito, ma riesco a proseguire. La
gente mi passa accanto, non si cura di me. Non ho un aspetto
strano o sospetto, non sono diverso da un qualsiasi uomo che
torna a casa da lavoro. Non ho uno specchio con me, ma penso di
avere un viso stanco e assonnato. Non voglio essere bello,
voglio essere salvo. Un gatto nero si ferma a guardarmi. Ha due
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grossi occhi gialli e uno sguardo sorpreso. Lo accarezzo,
docile, si lascia toccare. Forse pensa che io abbia qualcosa da
dargli. Cerco nello zaino, gli do un po del mio prosciutto. Io
sono ancora scosso per mangiare e il mio stomaco sottosopra.
Mi sento come se fossi appena stato sulle montagne russe.
Sar solo per lansia? Mi chiedo. Eppure lansia ha un
potere forte, il potere di debilitare il pi forte degli
uomini. Nessuno pu farci nulla per quella morsa allo stomaco.
una malattia eterna e persistente, logorante ma non mortale.
Il gatto decide di seguirmi, spera che lo dispensi di altre
leccornie e si sbaglia di grosso. Lo lascio fare, non mi da
fastidio, prima o poi si stancher.
Passo davanti a un negozio di elettrodomestici. Ci sono tre
televisioni accese, impilate luna sullaltra. Guardo il
programma, ma non sento laudio. Un altro notiziario! che
strazio! Sto per tirare dritto, quando vedo qualcosa, qualcosa
di terribile e famigliare. Un corpo riverso sul cemento. Non
ancora decomposto, fresco di vita e fresco di morte. Lo
riconosco, quello del mio sogno. S, se poi sogno veramente
era. Guardo meglio il posto e qualcosa ricordo. Un ricordo vago
e frammentario, indistinto.
Ricordo di aver preso la macchina e aver guidato in un
posto, un posto sperduto e lontano, forse ero con qualcuno. Non
riesco a ricordare. Non so dove ho lasciato lauto, ma so dove
mi sono ritrovato dopo, davanti a quel cadavere.
Linquadratura si avvicina alla salma, non pu mostrare
molto, solo particolari poco impressionanti. lora della
fascia protetta, ci sono i bambini davanti alla tv. Intravedo
il corpo, ha una divisa, un marchio sulla sua camicia. Ho un
dubbio e poi il notiziario lo dissipa. Si vede la mia banca.
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Dalle immagini, dalle interviste capisco che si trattava di un
mio collega. Riconosco il mio capo e molti altri personaggi
stimati che hanno contribuito a rovinarmi. Non so leggere le
labbra, ma capisco lo stesso. Il mio collega, leroe che mi
aveva fatto licenziare non comparso nel servizio. Se fosse
lui la vittima? Faccio uno sforzo immaginativo, cerco di
ricordare cosa avevo visto, cerco di ricordare il cadavere
davanti a me. I tratti e la corporatura corrispondono. lui, e
adesso? Logico! Con lui morto e io scomparso sar sicuramente
accusato. Che mi aspetta allora se mi prendono? Carcere a vita?
Noie legali? No, decisamente devo scappare. Scappo anche se non
sono colpevole, scappo anche se non giusto. Non sono stato
io. Ma se non sono stato io qualcuno sar pure stato.
Un brivido mi corre lungo la schiena, se non era un sogno,
allora c un assassino che mi cerca, perch io sono un
testimone oculare. Qualcuno mi vuole morto.
Improvvisamente sento il respiro del presunto assassino sul
collo. Anche il gatto non c pi. Mi ha abbandonato,
lingrato. Cerco di muovermi piano, senza fare rumore, ma
capisco che inutile. Non c nessuno a osservarmi, solo la
mia paranoia e la mia immaginazione. Riprendo la mia marcia.
Ormai sono le tre. Sono alla stazione. Salir sul primo
treno che mi capita, non importa dove diretto. Non posso fare
altrimenti. Non faccio nemmeno il biglietto. Se mi beccano i
controllori, pazienza, al massimo mi fanno scendere o gli do un
nome falso. La mia priorit scappare e non lasciare tracce.
Non posso lasciare che mi incriminino per qualcosa che non ho
fatto. Non mi importa pi di tanto del mio ex collega, se la
cercata, ha avuto quello che merita.
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Io non posso farci nulla, del resto non sono stato io ad
ammazzarlo. Ne sono sicuro, sono stato solo spettatore di un
orribile delitto e la sola cosa che voglio fuggire e
dimenticare.
Mentre aspetto il treno unombra compare nella stazione.
Un viaggiatore notturno come me. Penso, per niente turbato,
ma un vestito rosso e un viso conosciuto mi scuotono.
Ora li davanti a me la stessa donna della porta. bella
come mi immaginavo, alta, almeno uno e ottanta, formosa e
sexy, ma qualcosa mi destabilizza, qualcosa nel suo incedere
qualcosa nel suo volto. I suoi occhi sono stralunati, come in
preda a qualche allucinogeno, la pelle secca, rovinata, quasi
da vecchia. Non una ragazza qualunque, questa venuta per
farmi del male. Ha una voce sottile come quella di una bambina
e mentre si avvicina ciondola. Forse solo ubriaca:
Sandro, fermati! Devi venire con me subito!
La ignoro, un treno si ferma, apro il portellone e entro
dentro. La ragazza mi guarda, non prova a seguirmi. Sghignazza,
sembra voler dirmi: Ti prender, sei mio!
Il sole sta sorgendo, il sonno diventa padrone del mio
corpo. Mi accascio su un sedile e mi lascio andare.
Sono ancora nel treno quando mi sveglio, dove non so,
nessuno mi ha svegliato, mi avranno scambiato per un ubriaco o
un senzatetto. Mi tocco la faccia, la mia barba ancora corta,
in fondo sono passati due giorni o poco pi da quando sono
fuggito. Sono stanco e sono confuso, mi sembra di fuggire da
uneternit. Non riuscir mai a farcela, penso scoraggiato.
Potrei morire di stanchezza, oppure potrebbero prendermi.
Mi metto in marcia e guardo il cielo. notte, la luna non
piena, le stelle in cielo illuminano il mio cammino. Non so
-
dove mi trovo. La citt buia, piccola, non la mia e questo
mi basta. Mi trascino per le strade, devo pensare seriamente a
cosa fare. Devo decidere se cambiare aria o solo stato. Devo
decidere come e dove procurarmi documenti falsi. Non ho nessun
aggancio e ho pochi soldi con me. Forse faccio in tempo a
ritirare qualcosa, ma potrebbero rintracciarmi. Se proprio lo
voglio fare dovr aspettare il momento giusto, un momento prima
di sparire nel nulla.
Non sono esperto in fughe e so che impossibile sparire
agli occhi della polizia. Ho letto parecchi gialli e ho visto
abbastanza film polizieschi. Il criminale, il ricercato lascia
sempre una traccia, una impronta, si fa sempre fregare in
qualche modo. Capiter lo stesso con me. Non sono scaltro e
nemmeno tanto sveglio. Sono stanco, spaventato. Forse il caso
che mi arrenda. Nel peggiore dei casi finir in carcere. Non mi
tratterranno molto, in fondo non ho fatto niente di grave.
Certo, il mio collega morto, ma io non sono stato. Potrebbe
andarmi peggio. Cosa farei se mi prendesse lassassino oppure
qualcuno a cui devo dei soldi? Meglio andare incontro a una
pena legale e civile piuttosto che a una morte orribile o a un
linciaggio.
Provo a costituirmi, ma non riesco, fra il dire e il fare
c il mare. Non ho il coraggio di chiamare la polizia, ma
neanche volendo potrei. Ho lasciato il mio cellulare da qualche
parte. Non ricordo dove, forse in compagnia del morto. Meglio
per me, non voglio essere rintracciato, non ho veramente il
coraggio di redimermi.
Continuo il mio viaggio con lo zaino in spalla e nel
silenzio della notte. una citt tranquilla questa, pi serena
della mia, le strade sono deserte, ma non c la malavita. Non
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ci sono ladri o strane scene per strada. Sarebbe un bel posto
dove fermarsi.
Cammino indisturbato, non c nessuno, non mi vede nessuno.
Solo i gatti mi seguono. Sentiranno lodore del mio cibo.
Morbidi e pelosi si sfregano contro le mie caviglie. Alcuni
sono randagi, altri solo vagabondi occasionali. Non ho mai
avuto simpatia per i gatti e loro non la hanno mai avuta per
me, ma ora sembra diverso. Mi danno coraggio, mi danno la forza
di pensare che tutto andr bene. Voglio essere ottimista.
Non ci sono alberghi nei dintorni, siamo troppo lontani
dalla citt. Non nemmeno periferia, quasi campagna. Rade
case isolate si vedono di tanto in tanto, illuminate dal sole
appena nato. Voglio dormire, devo trovare un riparo. Non posso
bussare a casa di una persona. Non posso dirle la mia storia.
La spaventerei o non mi aprirebbe nemmeno scambiandomi per un
malandrino o un vagabondo, senza contare che potrebbe
riconoscermi. Non resta che disperare oppure. Allorizzonte
scorgo un fienile. a pochi metri. Potrei riposarmi l. Non
un gran lusso ma la paglia mi terr caldo. Dovr solo
svegliarmi prima che il contadino entri. Mi affaccio nella
casupola di legno. Non ci sono animali. Ancora meglio
abbandonato, avr solo la compagnia di topi e gufi. Mi preparo
un giaciglio rustico e dormo, dimenticandomi di tutto e di
tutti, perfino di me.
Mi sveglio e fuori buio, sono stato fortunato anche
questa volta, nessuno venuto a cercarmi.
Che staranno facendo ora? Mi chiedo perplesso. Mi
staranno cercando? O mi daranno per disperso. Effettivamente al
momento non ho sentito notizie, non sembrano esserci
segnalazioni. Forse per passato tutto in silenzio. Potrei
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essere lontano parecchi chilometri. Un omicidio perde la
risonanza con la distanza, eppure, no, non sono stato io, lo
so.
Mi avvio per una strada a caso. Trovo una piccola citt ad
attendermi. Sono le sei di sera, la gente ancora per le
strade. buio, ma le luci artificiali illuminano le strade, le
case. Guardo le bancarelle dei giornali. Cerco di trovare
qualche notizia, ma non trovo nulla. Dovrei entrare comprarne
uno e spiluccarlo, ma probabilmente troverei soltanto cronaca
locale. Non posso permettermi di farmi vedere, potrei dare
nellocchio o qualcuno potrebbe riconoscermi, anche se ne
dubito. Le persone non pensano ad altro che a se stesse, non
badano alle disgrazie altrui, molto spesso fanno segnalazioni
false, non tanto per aiutare, quanto per farsi vedere. Per
avere attenzioni. Io le attenzioni non le cerco, le evito.
Passo davanti a una abitazione, c un appartamento al
piano terra e una finestra, da dentro posso vedere un grande
televisore e gli abitanti dellappartamento. Li invidio, vorrei
stare spaparanzato sul mio divano, ma non posso. Sono costretto
a scappare, a essere un mezzo uomo, non posso pi vivere. Devo
limitarmi a sopravvivere, ma gi tanto. C chi morto. A
proposito di morti. Capisco che parlano di un omicidio, forse
quello del mio collega. Non sento laudio ma alla televisione
mostrano una pistola: larma del delitto.
Conosco quella pistola. La ho sentita fra le mie dita. Ho
sentito la sua freddezza metallica e il suo potere mortale. Un
flash, ho la pistola in mano e schiaccio il grilletto. Un urlo
e poi il corpo a terra, ai miei piedi.
No, non pu essere, non sono stato io, lo giuro. Io non ho
ucciso, non ho sparato. stato qualcuno, qualcun altro
-
stato. Mi accascio e piango. Comincia a piovere. Pioggia e
lacrime si mischiano al dolore. Non ricordo nulla, ma non ho
ucciso, non sono in grado. Urlo, strepito, spero che mi
sentano, ma mi ignorano tutti. Non vogliono avvicinarsi,
credono che la disperazione sia contagiosa, non hanno forse
ragione? Mi merito tutto ci, in fondo sono un assassino, un
vile e orribile assassino.
Ma, no che dico, non vero. Mi lascio condizionare. Non
ricordo nulla e riempio i miei vuoti con storie false. Ho un
cervello creativo, finisco per credere a quello che immagino, a
quello che temo.
Non sono stato io ne sono sicuro. qualcun altro il
colpevole. lo stesso che ha il suo fiato sul mio collo, lo
stesso che mi segue, che mi guarda ogni momento. Ma costui
una persona? O forse Dio? S, potrebbe essere lui. Io non
sono religioso, ma tanti dicono che Dio onnipresente e se
vero, se mi ha visto sparare a un povero innocente, se mi ha
messo con le spalle al muro per farmelo uccidere perch non mi
ha fermato? Non sono stato io, stato Dio. Lui mi ha dato il
libero arbitrio, lui doveva togliermelo. Non sono stato io.
Una mano leggera mi tocca. La bella ragazza col vestito
rosso mi guarda col suo ghigno malefico. Mi aspetto il peggio
eppure gentile: Sandro, non avere paura! So tutto e ti posso
aiutare.
Mi accorgo solo ora di quanto bella. La sua pelle diafana
e gli occhi neri la rendono divina e perfetta, eterna ed
eterea. La sua pelle non pi rovinata e il ghigno malefico
un sorriso prospero. Mi si avvicina la ragazza. Non capisco che
et possa avere. matura, ma non vecchia. Sui trentanni? Ma
cosa me ne importa. La seguo senza fiatare. Non so dove, la
-
seguo e basta. Io e lei siamo, solo io, lei e niente al mondo.
Non mi importa pi di nulla.
Ti posso aiutare, mi dice con dolcezza. So cosa
successo!
Io e la ragazza ci ritroviamo soli a tu per tu in una
stanza. casa sua, un motel? Non cambia nulla. La desidero,
lei desidera me. Forse una trappola, forse solo ardore. Non
ho nulla da perdere, mi lancio alla scoperta del suo corpo.
Infilo la mano sotto il vestito rosso, parto dalle caviglie e
le tocco le cosce, sono fredde ma non mi disturba, sono freddo
anche io. liscia la sua pelle, quasi marmorea, sottile e
delicata. Le tolgo la biancheria intima. Lei mi bacia forte
sulle labbra, cosi forte che mi toglie il respiro. Mi lascio
trasportare dalla passione e continuo a esplorare i suoi
bassifondi con la mano, nel frattempo le tocco i seni.
Seni sodi, rigidi e gommosi. Seni floridi e tranquilli.
Continua a baciarmi, la sciocca, o a succhiarmi il respiro.
Vorrei continuare, ma mi sento debole, sempre pi debole. Sono
incapace di agire e di reagire. La ragazza continua a baciare.
Che sta succedendo? mi chiedo. Che cosa vuole?
Vorrei finire il lavoro che ho iniziato, ma so di non
poterlo fare. Improvvisamente ho capito tutto. Quello non un
bacio di passione, non un bacio di amore ma il famoso bacio
della morte. La morte in persona, la morte incarnata.
Mentre mi accascio a terra, ancora pieno di voglie. Mentre
la vista lentamente svanisce la ragazza mi parla, finalmente mi
spiega.
Tanto piacere, io sono la Morte, era ora che venissi da
me, mi sfuggivi da troppo tempo.
-
Cerco di replicare, ma lei mi fa segno di fare silenzio,
vuole che mi mantenga in forze perch deve parlare e io forse
devo sapere.
Sai quelluomo morto? Quello ai tuoi piedi quel giorno
fatale?
Intuisco dove vuole andare a parare.
Non sono stato io. Vorrei gridare, ma mi esce solo un fil
di voce.
Sai quelluomo, continua divertita. morto perch
qualcuno gli ha sparato con una pistola. Ricordi la pistola,
fredda e potente fra le tue mani?
Il ricordo della pistola, del suo odore del suo peso e
della sua forza mi torna in mente, ma non sono stato io,
qualcun altro ha premuto il grilletto.
Insomma, hai sparato, bello mio! Dice la ragazza
trasfigurandosi in un orrendo scheletro dagli occhi vacui. La
sua bellezza svanisce, adesso nuda, ma non come la volevo io.
Ma non ti preoccupare, non hai ucciso chi pensi tu.
Ricordati, cerca di ricordare.
Sono i miei ultimi minuti, lo sento, mi sforzo e finalmente
ricordo. Ricordo il mio licenziamento. La mia paura,la mia
disperazione. Ricordo di aver visto nero, di avere abbandonato
le speranze. Ricordo di aver preso la pistola e di aver preso
la macchina carico di odio. Carico di odio per il tizio che mi
aveva fatto licenziare, per il mio capo, per la legge e
soprattutto per me stesso. Ricordo il canna freddo sulle tempie
e la mano che mi tremava. stato un attimo, un dolore
fortissimo, poi nulla. Solo un corpo riverso sullasfalto e io
a guardarlo.
-
Ti sei ucciso. Dice la donna. Sei tu lassassino. Il tuo
spirito ha vagato fin troppo. Ora vieni con me.
Improvvisamente capisco tutto, ecco perch non avevo fame,
ecco perch riuscivo a viaggiare solo la notte, ecco perch
tutti mi ignoravano. Solo i gatti mi potevano vedere, perch,
come molti sanno, possono percepire gli spiriti.
Volevo essere un fantasma, ora che lo sono veramente ho
paura.
Provo a parlare ma non riesco, non ho pi le forze, se le
avessi la convincerei. Mentre la bella donna mi trascina per un
braccio le direi: No, cara Morte, non mi sono ucciso, non sono
stato io, stato Dio.