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Angelo Ranzi – Benedetta AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare all’Ufficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa. NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA» Anno XXIX - n. 1 - Maggio 2014 Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 - Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) - Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena

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Angelo Ranzi – Benedetta

AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare all’Ufficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa.

NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA» Anno XXIX - n. 1 - Maggio 2014Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 -Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) - Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena

2 � l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77

50 anni di lucea cura di GIANFRANCO AMATI

I 50 anni dalla morte di Benedetta, avvenuta il 23 gennaio1964, sono un’occasione di festa perché crediamo che lamorte sia il giorno in cui Benedetta nasce alla vita eterna, aquella vita eterna, a cui si era preparata in modo intenso egeneroso vivendo momenti di paradiso dentro di sé persinodurante la sua odissea terrena. Quel paradiso interiore, chesignifica presenza di Dio nell’anima, è riuscita a comunicarea chi la incontrava, moltiplicando così il dono ricevuto dalloSpirito di Dio.

Ecco perché il filo conduttore di tutte le iniziative è forse l’in-contro con Benedetta, quasi un’offerta di gioia che siamochiamati a scoprire nel nostro cuore.

Dovadola, Forlì e Sirmione sono luoghi in cui si sono svoltele principali manifestazioni, ma attorno a Benedetta si sonoaccese tante altre piccole e grandi luci, proprio laddove incentri grandi e piccoli si sono incontrati e si incontrano mol-ti gruppi di amici nella preghiera, nella meditazione, in ma-nifestazioni piccole e grandi, sempre con la scopo di esse-re presenti al Signore e di regalare ad altri il dono ricevuto.

Coglieremo soltanto alcuni frammenti di questo fiorire di ini-ziative, anche perché pensiamo che il cantiere sia sempreaperto, se consideriamo Benedetta un’amica meritevole diessere conosciuta meglio da noi e di essere fatta conosce-re a nuovi amici.

Il 25 gennaio 2014 a Dovadola È notevole il fervore di iniziative convergenti a Dovadola e

Forlì in gennaio ed anche nei mesi successivi.La scelta della Diocesi di concentrare tutta una serie di in-

contri di carattere pastorale a Dovadola, il calendario delle inizia-tive concordato dalla commissione istituita dal Vescovo Mons.Lino Pizzi e lo stile di aperta ed efficiente collaborazione tra Dio-cesi, Comune di Dovadola, Parrocchia, Associazione per Bene-detta Bianchi Porro - onlus e Fondazione Benedetta Bianchi Por-ro, hanno consentito di concentrare molte iniziative in un paese,divenuto il centro di una festa per tutti i convenuti.

Notevole risulta il coinvolgimento del paese e della Diocesiper l’attuazione delle iniziative previste per il 50º anniversario diBenedetta.

La Messa alla Badia

Il culmine delle manifestazioni è costituito indubbiamentedalla S. Messa del 25 gennaio, presieduta dal Cardinale AngeloComastri e concelebrata con il Vescovo di Forlì-Bertinoro LinoPizzi e con numerosi sacerdoti. Ricordiamo soltanto don Alfeo

Tra i numerosi fedeli presenti abbiamo notato le sorelle Ema-nuela e Carmen, i fratelli Gabriele e Corrado. Numerose anche leautorità, tra cui il sindaco di Dovadola Gabriele Zelli e altri sin-daci del circondario, il Sindaco di Sirmione.

Don Alfeo Costa ha salutato con molta cordialità Mons. Co-mastri ricordandone le numerose visite a Dovadola da quando eraparroco fino ad ora che è cardinale ed auspicandone un prossimoritorno a Dovadola, questa volta accompagnato da papa France-sco. L’assemblea ha accompagnato con un sorriso quest’uscita epoi ha ascoltato con attenzione il seguente telegramma del papaletto da Mons. Lino Pizzi:

A S. Em. Rev.ma il sig. Cardinale Angelo Comastri Arciprete della basilica papale di San Pietro 00120 Città del Vaticano

In occasione della celebrazione per il cinquantesimo anniver-sario della pia morte della Venerabile Benedetta Bianchi porro,al paese natale di Dovadola, il Sommo Pontefice Francesco ri-volge il suo cordiale pensiero, formulando voti affinché il lumi-noso esempio della Serva di Dio susciti, specialmente nelle gio-vani generazioni, perduranti propositi di fedeltà a Cristo e di ge-

neroso impegno nella testimonian-za dei perenni valori della fedecristiana. Sua Santità, mentre chiede pre-ghiere per la sua persona e per ilsuo servizio alla chiesa, invoca laceleste protezione della Madre diDio ed imparte di cuore a VostraEminenza, all’eccellentissimo Ve-scovo diocesano mons. Lino Pizzi,al reverendo Parroco, ai Sacerdo-ti, alle Autorità intervenute ed aiFedeli della comunità parrocchia-le l’implorata benedizione aposto-lica, propiziatrice di pace e di spi-rituale fervore.

Dal Vaticano, 25 gennaio 2014

Arcivescovo Pietro Parolin Segretario di Stato di Sua Santità

Costa, parroco di Dovadola e vice postulatore della Causa di Bea-tificazione, il postulatore della Causa di beatificazione P. Gugliel-mo Camera, il parroco di Sirmione don Evelino Dal Bon, donAndrea Vena, parroco di Bibione, don Enrico Casadei Garofani,segretario della Commissione organizzatrice delle celebrazionidiocesane per il 50º della morte della Venerabile Benedetta Bian-chi Porro.

Introducendo il rito, il card. Comastri ha espresso tutta la suaemozione nel ritornare a Dovadola. Rivedeva nel ricordo le sueprime visite, quando arrivava con la sua mamma e la vedeva poiseduta accanto a mamma Elsa. Quest’emozione si è rinnovatanella toccante omelia che pubblichiamo in questo numero.

Alla fine della S. Messa la consueta processione alla tomba diBenedetta ha concluso la celebrazione liturgica. Un bel sole ha

Dovadola (Villa Badia) – Con il card. Comastri e il vescovo Lino Pizzi il folto gruppo dei concelebranti (Foto Cristiano Frasca)

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accolto i presenti ed ha anche riscaldato coloro che non avevanopotuto trovare posto nella Chiesa di S. Andrea e che avevano se-guito il rito dal sagrato, anche in audio e video su uno schermopredisposto per la trasmissione del rito dall’emittente “Teleroma-gna”. In tutti dominava però la gioia per essere qui giunti in oc-casione dei festeggiamenti della Venerabile Benedetta.

E poi, sul sagrato, la consueta mostra di libri, tenuta aperta inun gazebo davanti alla Badia, grazie allagenerosa collaborazione di alcune amichee amici, un ufficio delle Poste allestitoper l’occasione in un altro gazebo davan-ti alla Badia per la timbratura della postacon lo speciale annullo postale disegnatodall’amico Foscolo Lombardi. Questohanno trovato i numerosi pellegrini arri-vati in pullman da Milano, da Sirmione eda Ostuni, e con altri mezzi da numerosealtre località romagnole e da altre regionidel nord e centro Italia. Abbiamo vistovolontari della protezione civile e scoutgestire un efficiente servizio d’ordine. Il

tradizionale pranzo, sempre apprezzato, alla “Rosa bianca” haconsentito una positiva prosecuzione della giornata, allietata an-che da un bel sole.

Il pomeriggio hanno avuto luogo al teatro comunale, da-vanti a un numerosissimo pubblico, due proiezioni del film Oggigrazie, alla presenza del regista Franco Palmieri.

Anche il Museo della Fondazione, aperto in questi giorni difesta, grazie alla disponibilità di persona-le volontario, opportunamente preparatodall’onnipresente Foscolo Lombardi, haospitato numerosi visitatori e gruppi.E così nelle strade di Dovadola si in-

crociavano persone note e meno note, delpaese e pellegrini, tutte in qualche modocoinvolte da eventi o iniziative riferite al-la Venerabile. Complessivamente si aveva l’impres-

sione di essere in un “Benedetta Village”.È impossibile rendere la simpatica atmo-sfera di quel giorno, animato dalla pre-senza di molte persone.

BADIA DI DOVADOLA - OMELIA DEL CARD. ANGELO COMASTRI

50º anniversario della santa morte di Benedetta Bianchi Porro (1964-2014)

Giosuè Carducci (1835-1907) è stato certamente un valentepoeta, tuttavia egli ha lanciato accuse ignobili e ingiuste nei con-fronti di Cristo e del cristianesimo.

Nell’ode In una chiesa gotica appartenente alla raccolta “Odibarbare”, egli scrive parole velenose rivolgendosi direttamente aCristo e dice così:

«Cruciato martire, tu cruci gli uomini [...]Tu di tristezza l’aer contamini».

Cioè:«O Cristo crocifisso, tu ora crocifiggi noi uomini […]e ci riempi l’anima con l’infezione della tristezza».

La testimonianza di Benedetta Bianchi Porro smentisce cla-morosamente la veemente accusa di Giosuè Carducci.

Benedetta, infatti, è un canto di gioia, è un inno alla vita, è un“magnificat” intonato nello sfacelo del corpo devastato dalla ma-lattia. Come è stato possibile? La spiegazione possibile è una so-la: Cristo ha il potere di contagiare di gioia il cuore umano anchein mezzo alle prove più terribili. E questo è l’argomento più for-te e più convincente della sua divinità: argomento più forte e piùconvincente anche del miracolo di una guarigione del corpo.

Accostandoci a Benedetta, noi innanzi tutto afferriamo la di-stinzione fondamentale tra il piacere e la felicità: il piacere solle-tica soltanto la pelle e, pertanto, dura poco; la felicità, invece, en-tra nella profondità dell’anima e nessuno e niente possono rapirladall’esterno. Giustamente Alessandro Manzoni, uomo di fede, hafatto notare che il mondo può deridere questa gioia profonda, ma«rapir non può». Oggi, purtroppo, assistiamo ad una proliferazio-ne ingannevole di piaceri, ma siamo in una terribile carestia di fe-licità. Madre Teresa di Calcutta un giorno acutamente osservò:«Oggi la segnaletica della felicità è tutta sbagliata. Le indicazio-ni che dà l’attuale società sono una colossale menzogna e cree-ranno un mondo di gente triste, scontenta e sola».

Perché? Perché la felicità può darla soltanto Dio, in quantoDio – secondo la felice espressione di F. Dovstoevskji – «Dio èl’esclusivo proprietario della gioia».

Camminiamo, allora, per brevi momenti dentro la storia diBenedetta e cerchiamo di cogliere il messaggio che Dio oggi cidà attraverso la vita di questa giovane cristiana.

Un fatto subito impressiona. Mentre Benedetta avanza ineso-rabilmente nella malattia, all’improvviso c’è un giro di boa nellasua vita: cioè dalla sua anima cominciano ad uscire le note di uncanto gioioso e umanamente inspiegabile.

È decisivo capire che cosa abbia determinato questo salto,perché, anche per noi, sta qui il segreto della gioia che tutti cer-chiamo e spesso non troviamo.

Inizialmente Benedetta cammina nel buio: come tanti, cometutti. In questo ci è meravigliosamente “sorella” e la sentiamotanto vicina alla fatica del nostro cammino di conversione.

Il 9 luglio 1949, all’età di 13 anni, così scrive nel Diario:«Stamattina ho messo per la prima volta il busto: che pianto! Mistringe forte forte sotto le ascelle. [...] Quanti sogni, quante la-crime, quanta nostalgia e malinconia [...] povera Benedetta».Passano gli anni e Benedetta entra sempre di più nel buio dellaprova. Il 26 gennaio 1953, all’età di 17 anni così scrive all’amicaAnna: «Sono assetata di pace e desidero abbandonare le onde delmare per rifugiarmi nella quiete di un porto. Ma la mia barca èfragile, le mie vele sono squarciate dal fulmine, i remi spezzati, ela corrente mi trascina lontano. Mi sembra di essere in una palu-de infinita e monotona e di sprofondare lentamente, lentamente».

La situazione di Benedetta poteva precipitare: così come ac-cadde al celebre scrittore Cesare Pavese che, all’età di 41 anni, sisuicidò nel 1950 in un albergo di Torino; così come accadde alloscrittore svedese Stig Dagerman, che, nel 1954, mentre era al cul-mine del successo si tolse la vita all’età di 31 anni; come accad-de allo scrittore statunitense Ernest Hemingway che, nel 1961, siuccise con una fucilata tormentato dalla convinzione che tutto è“nulla”: tutto è “nada”.

Benedetta, invece, approda nel regno della gioia.Che cosa è accaduto in Benedetta? Qual è il momento in cui

Benedetta si diversifica da noi?Inizialmente ella colleziona una umiliazione dietro l’altra:

però – ecco il punto decisivo – le umiliazioni non la rendonoumiliata e ribelle, ma umile. E l’umiltà la rende vittoriosa. Infattitra noi e Dio c’è soltanto la distanza di un muro: il muro dell’or-goglio! Se cade questo muro. Dio ci inonda di gioia; se resta que-sto muro, non può avvenire l’incontro tra noi e Dio, perché Dio è

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25 gennaio – Alla “Rosa Bianca” Lorenzo porge al Cardinale una rosa bianca colta in giardino

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l’infinitamente umile. Benedetta ha fatto cadere questo muro e inlei prodigiosamente è esplosa la gioia.

Significativo è l’episodio dell’esame di anatomia nell’estatedel 1955. Benedetta, a causa della malattia, non sente le doman-de del professore e rispettosamente chiede che le vengano propo-ste per iscritto. Il professore si rifiuta e la offende dicendo: «Nonsi è mai visto un medico sordo». E scaglia rabbiosamente il li-bretto universitario verso la porta. L’orgoglio di Benedetta è cer-tamente ferito, ma vince l’umiltà.

Ella chiede scusa e, mentre torna a casa, prega l’amica Annadi non dire niente alla mamma.

L’umiltà apre alla carità il cuore di Benedetta: ella comincia apreoccuparsi degli altri e, vivendo la carità («abitando negli altri»come ella amava dire), si trova abbracciata da Dio e contagiatadalla sua infinita gioia. Il santo papa Giovanni XXIII un giornodisse al suo segretario: «Finché non avrai messo l’ orgoglio sottoi piedi, non sarai mai un uomo libero e felice». Benedetta ne è laprova lampante.

Il 19 aprile 1958 così scrive all’amica Maria Grazia: «Perquello che riguarda lo spirito, sono serena, perfettamente, anzisono molto di più: felice sono; non credere che io esageri». Allamamma che è andata a Milano per un po’ di tempo, Benedetta co-sì scrive il 20 febbraio 1961: «Cara Mamma, da quando so chec’è chi mi guarda lottare, cerco di farmi forte: com’è bello così,mamma! Io credo all’amore disceso dal cielo, a Gesù Cristo e al-la sua croce gloriosa. Sì, io credo all’amore».

Nel 1963, già cieca, detta alla mamma una meravigliosa lette-ra per aiutare un giovane disperato di nome Natalino. Ormai Be-nedetta è entrata totalmente nel regno dell’umiltà che fioriscecontinuamente in carità. Benedetta non pensa più a sé e dice aNatalino: «Caro Natalino, prima nella poltrona, ora nel letto cheè la mia dimora, ho trovato una sapienza più grande di quelladegli uomini. Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia,certezza fino alla consumazione dei secoli». E la gioia del cuoredi Benedetta contagia il cuore di Natalino e guarisce la sua di-sperazione. Egli, alla fine, scrive così a Benedetta: «Prima mi la-

mentavo perché ogni rosa ha la sua spina, ora invece ringrazio ilSignore perché ogni spina ha la sua rosa».

Nel mese di maggio dello stesso anno, 1963, Benedetta dettauna lettera per l’amica Anna, alla quale dieci anni prima avevaconfidato la sua disperazione. Ora Benedetta è un’altra creatura edice: «Cara Anna, io sono molto cambiata. Ora con me c’è Dio esto bene. Come sto bene!».

Il 24 maggio 1963 la mamma scrive a suor Alberta Simiona-to, già insegnante di Benedetta, e le confida: «Benedetta è serenanel Signore. Vive pregando, cantando, dettando lettere agli amici,vive in maniera più angelica che umana. Ringrazia ogni sera Dioper i mali che le ha dato. È felice di poter morire senza un pec-cato mortale, ma anche in questo caso dice di amare la vita conil suo sole, con i suoi fiori, con la sua pioggia. È di un’obbe-dienza e di una umiltà che sconcerta, che edifica. È forte, dolce,sicura. Dov’è passata, lascia un ricordo di sé che impressiona.Ma non vuole sentire dirlo, perché dice che le lodi sono solo ten-tazioni. Io non sono più addolorata per questo stato di salute dimia figlia. Ma la guardo umilmente, indegnamente come si guar-dano i santi in chiesa».

Così facciamo anche noi. Invochiamo la mano di Dio perchéfaccia crollare il muro del nostro orgoglio: muro che continua-mente ricostruiamo e continuamente dobbiamo demolire. Se crol-la il muro dell’orgoglio, l’Amore di Dio ci inonda e la voce delnostro cuore può dire con Benedetta: «Che cosa meravigliosa è lavita! E la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio,per questo». E ognuno di noi così diventa davvero una segnaleti-ca luminosa che indica la strada della felicità, che è ben diversada quella delle discoteche e dei luoghi di divertimento.

Benedetta, prega per noi! Prega e ricordaci che, come tu haiscritto, «nelle mani di Dio anche le cose più insignificanti posso-no diventare la nostra cometa».

Dovadola, 25 gennaio 2014

Angelo Card. ComastriVicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano

Arciprete della Basilica papale di San Pietro

Il 12 aprile Dovadola si è riempita di giovani dellaDiocesi di Forlì-Bertinoro, accorsi per celebrare vicino aBenedetta l’annuale Giornata Mondiale della Gioventù(GMG).

La traccia dell’incontro è stata un tema forte, quellodelle beatitudini, dal Vangelo di Matteo, con l’invito dipapa Francesco a percorrere con Gesù la via dell’amore,una via impegnativa da percorrere per arrivare alla veragioia. E Benedetta? Evocata dalle parole appassionate disua sorella Emanuela, è risultata un esempio convincentedi amore per Gesù, che ha donato la gioia a una creaturadevastata dalla sofferenza e l’ha resa capace anche di tra-smetterla a dei giovani. L’ascolto poi della lettera al gio-vane Natalino, preziosa sintesi della profonda spiritualitàdi Benedetta, è diventata così un manifesto della speranzaper tutti.

Benedetta allora, esempio incoraggiante, è stata inqualche modo testimone delle consegna del “Credo” daparte del vescovo mons. Lino Pizzi a 50 sedicenni, impe-gnati a compiere un cammino di fede. E poi c’è stata festa. Era previsto l’arrivo di un certo numero di giovani, ne sono arrivati 480.

E ci sono stati musica, polenta, e soprattutto un invito alla speranza per tutti.

GIOVANI A DOVADOLA CON BENEDETTA

Badia di Dovadola – Giovani alla GMG (Foto Cristiano Frasca)

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 5

A colloquio con il card. Comastria cura di GIANFRANCO AMATI

Dovadola. 25 gennaio. Ore 10 e 20. Nel tinello della canonica salutiamo il cardinale AngeloComastri. Lo salutiamo con deferenza e con la gioia di incontrare un amico da lunga data,sempre attento e sensibile alla spiritualità di Benedetta, e disponibile ad ascoltare chi cercadi farla conoscere. Benedetta è stata aiutata a trovare progressivamente la sua vocazione, anzi le sue vocazioni,nel rapporto con alcune persone come Nicoletta Padovani e mons. Elios Mori. Le vocazioni di Benedetta sono sbocciate in dialogo con degli amici. Con questa consapevolezza formuliamo la prima domanda.

Gianfranco Facendo riferi-mento a “l’annuncio” e a tuttii nostri amici, come possiamoaiutare noi stessi e le personeche incontriamo a scoprire lapropria vocazione anche nellesituazioni di difficoltà nellamalattia o quando la vita col-pisce in vario modo?

Card. Comastri Certamentenel viaggio della vita non sia-mo soli. Le persone che noi in-contriamo sono la segnaletica,sono la segnaletica giusta. Si-curamente le amicizie sonouna grande benedizione, ungrande dono di Dio. Quandoincontriamo, faccio un esem-pio, persone come Madre Tere-sa, evidentemente ogni incon-tro ti dà impressione di varcareun confine, di entrare in unmondo del tutto sconosciutoche ci illumina il mondo prece-dente. Così è stato per Bene-detta. Benedetta ha incontratodelle belle amicizie. Nell’in-contro con esse si è maturata lasua anima, è maturato il suorapporto con Dio, e questo èbello. Lo dobbiamo rivivereanche noi. Ognuno di noi è de-terminante per l’altro: non siva avanti da soli. Mons. Toni-no Bello diceva: «Siamo ange-li con un’ala sola». Per volarebisogna abbracciarsi ad un al-tro e con due ali si vola. Altri-menti non si può volare. Eccoil valore dell’amicizia.

Il cardinale sviluppa ulte-riormente il tema facendoci in-contrare un altro amico.

C. Ma c’è di più. Benedettaha avuto un rapporto straordi-nario con il dolore. E il doloreè un incontro che prima o poifacciamo tutti. Nella Salve Re-gina, un po’ superficialmente,diciamo: «Salve Regina, madredi misericordia, a te ricorriamonoi esuli figli di Eva, a te so-

spiriamo gementi e piangentiin questa valle di lacrime». Lavita è valle di lacrime per tuttinoi, in un modo o nell’altro,ma lo è per tutti. Quello che èimportante è incontrare il Con-solatore, l’unico che ci puòprendere per mano e può farciattraversare la valle del pianto,come la chiama un salmo, lavalle del dolore, cantando.Questo lo può fare soltantoDio. Fëdor Dostoevskij, che Be-

nedetta amava molto e che leg-geva molto volentieri, ha usatoun’espressione straordinaria,ha detto: «Dio è l’esclusivoproprietario della gioia”. Bene-detta, ne è la testimonianza. Haattraversato la valle del pianto,potremmo dire, in una manieraunica perché la malattia che havissuto è veramente una malat-tia limitante, umiliante, eppureha cantato. D’altra parte abbia-mo gente che sta benissimo disalute ed è disperata. Chi fa ladifferenza nella vita è l’incon-tro con il Consolatore, l’incon-tro con Dio, l’incontro con loSpirito di amore. E quello chemi ha impressionato semprenella storia di Benedetta è que-sto fatto.

G. Come è avvenuto questoincontro con Dio?

C. Io credo che l’elementodeterminante per Benedetta siastato il fattore umiltà, perché ilvero muro che ci separa da Dioè l’orgoglio; e generalmente leumiliazioni creano ribellione.In alcuni le umiliazioni creanoumiltà. In Benedetta le umilia-zioni hanno creato l’umiltà.L’umiltà l’ha buttata tra lebraccia di Dio perché l’umileincontra Dio e, incontrandoDio, chiaramente incontra lagioia, che coincide con Dio,perché Dio è gioia, Dio è feli-

cità, Dio è contentezza infinita.Dio è paradiso perché non “siva” in paradiso, ma “si diventaparadiso”, accogliendo Dio.Benedetta ne ha fatto l’espe-rienza.

G. Ma come?

C. L’umiltà, dicevo, l’habuttata tra le braccia di Dio,ma in che modo? Vivendo lacarità, dimenticando se stessa.Lei ha dato una definizionemolto bella della carità: «Lacarità è abitare negli altri».Ricordo Madre Teresa di Cal-cutta che diceva sempre: «Og-gi la segnaletica della felicità ètutta sbagliata». Aveva ragione.Ti dicono: «Divertiti, accumulasoldi, cerca successo e diventifelice». Non è vero perché lagente piena di soldi non è feli-ce, perché la gente, al culminedel successo, si suicida. Non èvero. La felicità si trova facendo

del bene, uscendo da se stessi.È chiaro che, per far questo, civuole umiltà. L’umiltà è la pre-messa. L’orgoglioso è per sé.L’umiltà ha reso Benedettaaperta agli altri e, aprendosiagli altri nella carità, ha incon-trato Dio perché, nel momentoin cui ti doni, tu incontri Dioche è il dono, Dio è l’amore. Equindi, vivendo l’amore, tu fail’esperienza di Dio che riempiedi contentezza. E così, nel do-lore, lei ha incontrato il Signo-re e questo incontro ha dato lafesta alla sua vita.

G. Anche la festa di oggi èoccasione per parlare di que-sto incontro.

C. Oggi è la festa della con-versione di San Paolo. Faccioun confronto, lo dirò breve-mente all’inizio della Messa.San Paolo come ha fatto l’e-sperienza di Dio? Diceva: io

ero un violento, un bestemmia-tore, un persecutore. Se ne vaper la via di Damasco e c’èun’irruzione, come c’è statanella vita di Benedetta. Nonsappiamo il momento preciso,ma c’è stata, come c’è nella vi-ta di tutti i santi, come dovreb-be esserci nella vita di tutti,perché Dio bussa alla porta ditutti. La “fotografia” più pre-ziosa di Dio è questa: Ecco iosto alla porta e busso, alla por-ta, di tutti. Ebbene, cosa diceGesù a San Paolo sulla porta diDamasco? «Saulo, perché miperseguiti?». Forse Saulo, nelmomento in cui incontra Gesù,poteva aspettarsi un rimprove-ro, un fulmine, una punizione.Ma cos’è questo Dio che sipresenta dicendo: «Perché miperseguiti?». È un Dio che do-manda. Saulo giustamente èsconvolto, è spiazzato davantia questa domanda di Gesù.Non poteva pensare che fosseDio a fargli questa domanda:«Chi sei?»; risponde: «SonoGesù che perseguiti». Ebbene,allora mi fai la domanda? Sau-lo capisce che Dio è amore. Èin quel momento che lui hal’intuizione. Ecco perché subi-to dopo domanda: «Signore,che vuoi che io faccia?». Sauloè cambiato, è un’altra persona.

G. E Benedetta?

C. Anche Benedetta ha avu-to sicuramente un momentodel genere. Non possiamo defi-nire il giorno e l’ora in cui èavvenuto questo incontro, mac’è stato sicuramente nella suavita un giro di boa, un salto,perché c’è stato un momentoin cui Benedetta vive la dispe-razione, lo sgomento. È spiaz-zata di fronte al dolore, come

Continua a pag. 6

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lo siamo tutti, perché il doloreevidentemente non è fatto pernoi, ma il dolore cambia quan-do ci consegniamo a qualcunoche è più forte del dolore,quando ci consegniamo a qual-cuno che, nel dolore, ci metteun senso, un significato, tra-sformandolo in un amore piùforte. «L’amore più forte èquello di chi ama fino a soffri-re»: questa è la definizione diMadre Teresa di Calcutta. L’a-more più forte è quello di coluiche ama fino a soffrire ed èl’amore che ha vissuto Gesù.Quando, nel dolore, ci si mettel’amore, il dolore cambia per-ché entra Dio. E dove entraDio si sente solo il profumodella Resurrezione, non si sen-te più il dolore.

G. Qual è l’attualità di que-sto messaggio?

Benedetta, in questo, è unatestimonianza straordinaria, po-trei dire attualissima perchéquesta è un’epoca in cui deldolore si ha una paura quasi

patologica perché non c’è piùsenso, c’è vuoto. E il vuoto,chiaramente, è l’esperienza piùtriste, più drammatica della vi-ta. E il dolore, chiaramente,dove c’è il vuoto, fa cascaretutto. Ecco perché Benedettaha tanto da insegnare agli uo-mini di oggi, a questa genera-zione che non capisce il sensodel dolore e non ha più in ma-no la chiave per uscire dal do-lore.

Una parola a tutti gli amicidi Benedetta. Cosa può dirci?

C. La cosa più semplice. Fa-te conoscere Benedetta. Fatelaconoscere con molta delicatez-za. Ho letto stanotte, stamane,alcune pagine del libro diMons. Zarri. Mi è piaciutomolto perché fa parlare Bene-detta. È lo stile di Oltre il si-lenzio, di altri libri su Benedet-ta. Facciamola parlare, faccia-mola raccontare la sua soffe-renza, la sua lotta iniziale e ilgiro di boa che è avvenuto nel-la sua vita nel momento in cuil’umiltà l’ha messa in cammi-no verso la carità, perché Be-

nedetta ha avuto un’umiltàstraordinaria. Io penso, quandolei si scopre sorda e avverte leprime umiliazioni, che potevascattare in lei la ribellione. Im-magino le interrogazioni chenon sente, un esame in cui unprofessore getta il libretto allaporta e dice: «Non s’è mai vi-sto un medico sordo...». Ebbe-ne, in quel momento, Benedet-ta è diversa da noi perché l’u-miliazione la rende umile. Ge-neralmente l’umiliazione renderibelli. L’umiliazione la rende umile

e nell’umiltà sboccia la carità,sboccia il dono. Infatti, Bene-detta è una creatura che hasempre pensato agli altri. Pen-siamo alla lettera a Natalino.Che ti importa di Natalino?Stai male tu, verrebbe da dire.No, perché Benedetta ha deci-so di abitare negli altri e, abi-tando negli altri, fa l’esperien-za di Dio. Questo è importantedirlo, perché è questo che lagente oggi non capisce e chetanti giovani oggi non capisco-no. Discoteche, divertimenti

ecc. A volte mi sento dire: «Inquesta città non ci sono tantidivertimenti, non è una cittàadatta per i giovani». Ma pen-sate che i divertimenti vi ren-dano felici? Vi state prendendoin giro, vi state ingannando.Bisogna dare la chiave di voltadel mistero della vita. E questoè chiaro che Benedetta l’hatrovato. E in questo voi amici,facendo conoscere Benedetta,potete aiutare tantissimi giova-ni, ma anche tutti possiamo di-re, a trovare la chiave della fe-licità, come l’ha trovata lei.

G. Può dedicare un salutoagli amici?

C. Vi ringrazio tanto perchéquello che state facendo è mol-to bello. Benedetta ha avuto ilsenso altissimo dell’amicizia evoi avete il senso altissimodell’amicizia con Benedetta. Inqualche modo la ripagate e po-tete aiutare anche gli altri a vi-vere l’amicizia come l’ha vis-suta lei, come il luogo dell’in-contro con Dio negli altri.

Il 23 gennaio 2014 a Dovadola Il giorno esatto dell’Anniversario ha avuto un carattere parti-

colare a Dovadola, quasi segnato da un abbraccio della popola-zione locale attorno a Benedetta, prima del massiccio afflusso dipellegrini da altre località, previsto nei giorni successivi.

È stato, in certo modo, intonato dall’ora di Adorazione pome-ridiana con il Rosario con Benedetta, trasmesso in diretta da Ra-dio Maria, per merito dell’amico Daniele Siroli che ha organizza-to per tempo il servizio radiofonico.

In una veglia serale il raccoglimento è stato favorito dallaproiezione di una serie di immagini sulla vita di Benedetta, ac-compagnate da testi e pensieri. Questo lavoro di Chiara e Matteo

Ferlini, con i loro collaboratori, è stato seguito con commossa at-tenzione, in preparazione della S. Messa, che è stata il cuore del-la serata.

Essa ha avuto un carattere particolare, solenne certo perchéera il giorno dell’anniversario, ma insieme anche familiare. Lachiesa era gremita di parrocchiani.

Alcuni sacerdoti quest’anno celebravano, una loro speciale ri-correnza: 70 anni di Messa Mons. Enzo Donatini, 60 anni don Al-feo Costa, 50 anni don Oreste Ravaglioli. Don Alfeo Costa ricor-da, con commozione, che per la prima volta presiedeva una cele-brazione negli anniversari di Benedetta.

L’omelia si è snodata sul filo dei ricordi.Il primo è legato a una frase trovata nel registro dei visitatori

alla Badia: “Benedetta, mi piaci perché non sei nata santa”, a sot-tolineare che anche lei ha dovuto fare un suo percorso per diven-tare quella che tutti ammiriamo.

Don Alfeo l’ha ricordato bene, non mancando, per altro, disottolineare la bontà e la finezza dimostrate nelle sue terribili vi-cissitudini, come l’indulgenza verso chi la chiamava “zoppetta”,verso i chirurghi che avevano sbagliato delle operazioni e verso ilprofessore che, indignato, scagliò lontano il libretto universitariodi Benedetta. Anche lui era giustificato perché, non mettendo ilvoto, non l’aveva danneggiata.

Don Alfeo ha rievocato poi l’arrivo a Dovadola, nel 1971, delfamoso scienziato Enrico Medi, di cui ha citato una profetica fra-se che per molti si è realizzata: «Benedetta entra in punta di pie-di nella tua vita e poi non ti lascia più». E poi il ricordo della fa-se diocesana del processo di beatificazione negli anni ’70, quan-do anche lui con il sacrestano furono ascoltati per verificare senon ci fossero stati atti di culto verso la allora Serva di Dio Be-nedetta Bianchi Porro.

Ha poi ricordato la visita a Dovadola di ben 18 Cardinali. Siè soffermato in modo particolare sul card. Antonio Quarracino,che ebbe come Vescovo ausiliare un certo Jorge Bergoglio… Nel-

Continua da pag. 5

Don Alfeo Costa

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l’omelia ha rivelato di aver mandato a papa Francesco una letterail 24 agosto 2013, pensando che mons. Quarracino, così appas-sionato di Benedetta, dovrebbe aver parlato di lei anche al suo au-siliare…

Dopo tutti questi Cardinali, avere a Dovadola un papa, sem-brava a Don Alfeo una meta possibile e non solo un sogno. Mavale sempre la regola: «Quando il Signore vorrà...».

L’assemblea liturgica è stata arricchita da don Marino Tozzi,parroco di Terra del Sole, che ha regalato la prima esecuzione diuna S. Messa in cinque lingue, da lui composta e dedicata a Be-nedetta.

Il Kyrie è nel greco dei Vangeli, il Credo è in latino liturgico,il Gloria è in italiano, il Sanctus è in inglese, Holy, Holy Lord el’Agnello di Dio, anzi il Cordero de Dios, è, in un ammiccantespagnolo, lingua molto diffusa e, guarda caso, lingua di papaFrancesco.

L’anniversario di Benedetta è stato anche l’occasione percoinvolgere vari cori della vallata per accompagnare con il cantoproprio la nuova S. Messa a lei dedicata.

Verso la fine della cerimonia ha portato il suo appassionatosaluto P. Guglielmo Camera, molto impegnato, come postulatore,a seguire la causa di beatificazione di Benedetta. «Il mio servi-zio – ha detto – è presentare una figura, studiare le meraviglie diDio in quest’anima.

In Benedetta ho incontrato un’anima che ha fatto esperienzadella presenza di Dio e che si è trovata a vivere con Gesù in unmomento specialissimo, sulla croce».

Chi ha seguito la veglia e la S. Messa ha vissuto un parteci-pato evento di pastorale d’insieme.

Grazie a Benedetta e a tutti coloro che si sono incontrati, nelsuo attualissimo ricordo, davanti all’altare del Signore.

Badia di Dovadola – I coristi raccolti attorno all’altare. L’ultimo a destra è don Marino Tozzi, autore della Messa in onore di Benedetta. Il sesto da sinistra è don Oreste Ravaglioli, autore dell’artistica pergamena commemorativa (nella foto in basso a destra) (Foto Conficoni)

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Benedetta al cinemaBenedetta al cinema

con Oggi grazie. Ungiorno con BenedettaBianchi Porro.Salutiamo con favore

un film professionalededicato a Benedetta,realizzato su iniziativadella Diocesi di Forlì-Bertinoro nel contestodelle celebrazioni per ilcinquantesimo.È un “docufilm”, è

un’opera cinematografi-ca con una trama soste-nuta da riferimenti te-stuali e ambientali rife-riti a Benedetta. Abbiamo usato di

proposito la parola“film”, è un cortome-traggio di 33 minuti,perché Franco Palmieri,che lo ha sceneggiato ediretto, ha dato al suo lavoro un ritmo narrativo essenziale condue protagoniste: Monica, una ragazza bloccata a Dovadola perun guasto alla macchina, e Benedetta, gradatamente conosciutaattraverso vari indizi, sparsi nel luogo, e attraverso le sue parole,ricavate dai suoi Scritti, misteriosamente e provvidenzialmentedonati a Monica.Essenzialità e ritmo narrativo agile e, nel contempo, meditativo

sembrano caratterizzare il film.Essenzialità. La protagonista, l’attrice Ancilla Oggioni, gira in

un paese pressoché vuoto, prevalentemente dai colori tenui e sep-piati. Manca totalmente la musica, che compare soltanto nell’ulti-ma scena e continua nei titoli di coda.I rumori ci sono per dare un minimo di concretezza di vita, ma

sono ridotti, anch’essi, all’essenziale. C’è un continuo rimbalzo di

immagini tra la protago-nista, i luoghi che visita,e le parole di Benedetta,sempre più presente.

Monica cerca unastanza in paese, ma inrealtà cerca se stessa. Equesta ricerca è aperta eincuriosisce lo spettato-re che non sa cosa sipossa aspettare nellaprossima sequenza. L’esito della ricerca

della stanza, e contem-poraneamente di se stes-sa, da parte della prota-gonista, non riveliamoai lettori. Raccogliamo invece

alcune note di regia diFranco Palmieri, ester-nate alla “prima” delfilm il 24 gennaio nellasala San Francesco di

Forlì, alla presenza, tra il folto pubblico, del cardinale Angelo Co-mastri e del Vescovo Lino Pizzi, e poi il 25 gennaio a Dovadolaalle successive proiezioni, ugualmente seguite da centinaia spetta-tori.Palmieri ha meditato a lungo sui testi di Benedetta per un film

che doveva essere in qualche modo costruito attorno alle paroledi Benedetta. E così anche i luoghi, come di «un paese svuotato»,sembrano quasi lo sfondo della meditazione di Monica su Bene-detta. Il film, pregevole nelle immagini e in alcune scene molto sug-

gestive, recitato in modo misurato e partecipato da Ancilla Og-gioni, offre sicuramente materiale per meditare su Benedetta nelluogo in cui è nata e che ora la ospita.

G.A.

Il regista Franco Palmieri con protagonisti e collaboratori

alla “prima” del docu-film Oggi grazie (Foto Alessandra Salieri)

NEL RICORDODEI NOSTRI CARI

Foto Amati

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 9

Pagine di diarioa cura di ROBERTA BÖSSMANN

5 gennaio 2014. Nell’Oratorio di Sirmione Emanuela BianchiPorro ha tenuto un incontro su Benedetta con una trentina di per-sone accompagnate dal dottor Giuliano Guerra, medico psicotera-peuta specializzato in psichiatria.

* * *

9 gennaio. Benedetta a 50 anni dalla morte. È questo il titolodell’articolo pubblicato su “La Voce” che riportava il programmadelle celebrazioni organizzate dalla Diocesi di Forlì per questostraordinario anniversario. Maria Neri, che ha firmato l’articolo,ha scritto che il 50º di Benedetta «si concretizzerà come unagrande occasione per riflettere su fede, speranza e scienza ai con-fini della vita». Questo, grazie agli spazi orari dedicati alla rifles-sione sulla malattia, sulla sofferenza e sulla morte: temi che oggisi tendono ad evitare piuttosto che ad affrontare.Un altro articolo annunciava, nella stessa pagina, l’arrivo, per

il 25 gennaio, del cardinale Comastri e la presentazione del librosu Benedetta del vescovo Vincenzo Zarri l’11 gennaio a Forlì.Lo stesso 9 gennaio, “Il Resto del Carlino” dedicava un’altra

pagina a Benedetta con due articoli di Quinto Cappelli nei qualiproponeva il programma del 50º e ricordava che il 25 gennaio cisarebbe stato a Dovadola l’annullo postale di un francobollo, di-segnato dall’artista Foscolo Lombardi.L’altro articolo accennava a un presunto “miracolo” avvenuto a

Genova nel 1986, quando un giovane ebbe un gravissimo inci-dente stradale e, grazie alle preghiere a Benedetta, riuscì a guari-re inspiegabilmente. Il caso è ora al vaglio delle autorità compe-tenti. Anche “il momento”, il 9 gennaio, ha dedicato ampio spa-zio a Benedetta e al libro a lei dedicato da mons. Vincenzo Zarri,Un canto di lode al Signore. Gli articoli portano la firma di Gio-vanni Amati.

* * *

11 gennaio. È uscito un altro scritto di Quinto Cappelli su “Av-venire”, dal titolo Sulle orme di Benedetta Bianchi Porro, con leiniziative per il 50º sia in Romagna che a Sirmione.Sempre l’11 gennaio, a Forlì, al Centro Culturale San France-

sco c’è stata la presentazione del volume di Monsignor Zarri Uncanto di lode al Signore. Benedetta Bianchi Porro: un Vangelodella Croce, della Luce, della Gioia, a cura dell’Associazione perBenedetta Bianchi Porro onlus.

* * *

16 gennaio. Di Benedetta si è tornati a parlare su “il momento”nel contesto di un percorso di formazione dell’Azione Cattolicanel nome della Venerabile; sul “Corriere Cesenate” veniva presen-tata la concelebrazione eucaristica, presieduta dal cardinal AngeloComastri; la presentazione del cortometraggio Oggi grazie. Un in-contro con Benedetta sul filo dei diari e delle lettere; il collega-mento con Radio Maria il 23 gennaio dalla Badia di Dovadola.Su “il momento” Giovanni Amati ha scritto un articolo sulla

presentazione del libro di mons. Vincenzo Zarri, avvenuta a Forlìalla presenza delle autorità e di oltre duecento persone.

* * *

17 gennaio. C’è stata un’intervista a Emanuela Bianchi Porro aTeleromagna.

* * *

23 gennaio. Alla Badia di Dovadola un’ora di Adorazione Eu-caristica, trasmessa da Radio Maria, una veglia di preghiera ed

una concelebrazione di una S. Messa, presieduta da don AlfeoCosta, caratterizzano questo giorno anniversario del 50º dellamorte di Benedetta.Lo stesso giorno l’editoriale di Luciano Sedioli su “il momen-

to” portava il titolo Etty e Benedetta. Le figure di Etty Hillesume di Benedetta venivano accostate per la loro capacità di dire sìalla vita, capovolgendo il male in germe di bene.Un altro articolo, in prima pagina, di Giovanni Amati è intito-

lato Benedetta, santità tutta da scoprire. All’interno due pagineparlavano dell’arrivo del card. Comastri, e delle varie iniziativededicate a Benedetta in questo 50º dalla sua salita al cielo. Un ar-ticolo era dedicato anche a questo nostro periodico “l’annuncio”.Sempre il 23 gennaio il “Giornale del Popolo” ha dedicato

un’intera pagina a Benedetta e alla sua biografia.Su “Tracce” è apparso un articolo molto lungo di Paola Ron-

coni, dedicato a Benedetta, dal titolo Ci vuole umiltà per chiede-re la Verità. A cinquant’anni dalla morte viene descritta la breveesistenza della Venerabile che è ancora oggi «un archivio di espe-rienze, dove è possibile fare continue scoperte», come scrive ilcardinale Angelo Comastri nella prefazione alla sua biografia.In particolare vengono riportati brani che testimoniano l’amici-

zia di Benedetta con alcuni ragazzi di G.S.

* * *

24 gennaio. “La Voce” dava notizia del docufilm su Benedettae della sua presentazione.

* * *

25 gennaio. Alle 11.00 alla Badia di Dovadola c’è stata la so-lenne concelebrazione eucaristica per il 50º della morte di Bene-detta, presieduta dal card. Angelo Comastri. A parte troverete lasua omelia, una nostra intervista esclusiva e le notizie della gior-nata.Io, purtroppo, non ero presente per la solita influenza e neppu-

re il gruppo delle Marche è riuscito a partire a causa della neve.Graziella mi ha tenuta informata sul tempo, ma alla fine ha dovu-

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to rinunciare alla partenza. Il gruppo di Ostuni e quello di Sir-mione sono riusciti ad arrivare con grande gioia di tutti. Ma tor-no alla cronaca dei giornali.

* * *

26 gennaio. Il “Corriere di Forlì e Cesena” ha dedicato ampiospazio a Benedetta esempio di fede, a Dovadola in preghiera, alcortometraggio, al nuovo Postulatore padre Guglielmo Camera,fiducioso che la guarigione del 1986 possa essere lo spiraglio giu-sto per la causa di Beatificazione della nostra Benedetta.Lo stesso giorno anche “La Voce” dedicava un articolo in ricor-

do di Benedetta e sulla Messa celebrata dal cardinale Comastri.Quinto Cappelli, sempre il 16 gennaio, firmava l’articolo de “Il

Resto del Carlino” su Benedetta.

* * *

26 gennaio. Trenta persone della parrocchia di San Michele in-feriore e San Gimignano a Marano, accompagnate da don Massi-mo Ruggiano, hanno incontrato Emanuela Bianchi Porro per unmomento di riflessione e di preghiera. Hanno anche visitato ilMuseo della Fondazione, con la guida di Foscolo Lombardi.

* * *

30 gennaio. “il momento” intitolava un articolo di Quinto Cap-pelli: Il parroco invita papa Francesco, che aveva inviato un telegramma in occasione del 50º di Benedetta, letto dal VescovoLino Pizzi.

* * *

2 febbraio. A Forlì c’è stata la grande festa della “Fiorita”. Cin-quecento persone hanno assistito alla presentazione della figura diBenedetta che era molto devota alla Madonna del Fuoco.

* * *

6 febbraio. Su “il momento” è apparsa una lettera di GabrieleZelli, sindaco di Dovadola, sul film dedicato a Benedetta, e vistoda oltre 800 persone in occasione della presentazione. Sullo stes-so settimanale, in altre pagine, due fotografie ricordavano la “Fio-rita” dei bambini nel ricordo di Benedetta. Era presente Emanue-la Bianchi Porro che aveva proposto ai piccoli la testimonianzadella sorella Benedetta.

* * *

10 febbraio. Emanuela ha incontrato a Forlì 140 insegnanti nel-l’Aula magna dell’Istituto di Scienze Religiose.Lo stesso giorno Emanuela era presente in televisione nel pro-

gramma La Romagna siamo noi per un’intervista su Benedetta,mentre il 13 febbraio ha presentato la figura di Benedetta a 30 universitari di Pesaro impegnati nel progetto SHEKINAH dipastorale giovanile.

* * *

Il 13 febbraio “il momento” ospitava, invece un’intervista a pa-dre Guglielmo Camera, postulatore di Benedetta. Egli pensa che,se tutto andrà bene, circa il presunto miracolo di Genova, Bene-detta potrà essere dichiarata beata fra due anni. Accompagniamo, con la preghiera, questo iter, affinché la vo-

lontà del Signore possa essere compiuta.

* * *

18 febbraio. Un lungo articolo di Piero Ghetti, dedicato a Be-nedetta su “Romagna Corriere”, cita i diciotto cardinali che, neglianni, le hanno reso omaggio.

* * *

20 febbraio. “il momento” riportava le linee guida per il prossi-mo triennio dell’Azione Cattolica. La testimonianza di Benedettasarà al centro dell’assemblea dell’Azione Cattolica. In altra pagina

don Enrico Casadei parla del ciclo di incontri pubblici dedicati aBenedetta, organizzati dalla Consulta Diocesana per la Cultura.

* * *

28 febbraio. A Forlì, nella sala Santa Caterina, il dott. PierluigiMoressa, psichiatra e psicanalista, ha tenuto una conferenza delciclo Alla fine dei giorni: la mente dell’uomo di fronte al doloree alla speranza. L’iniziativa, in ricordo di Benedetta, era il primodegli incontri organizzati dalla Consulta diocesana per la cultura.

* * *

8 marzo. A Sirmione c’è stato il consueto Concerto di Prima-vera, organizzato dall’Associazione degli Amici, dedicato a Bene-detta, che quest’anno ha visto la partecipazione del Ned Ensem-ble e della grande ballerina Luciana Savignano.

* * *

13 marzo. “il momento” ha riportato le date degli incontri cul-turali dedicati a Benedetta e i nomi dei relatori.

* * *

14 marzo. Fa parte della stessa iniziativa anche l’incontro te-nuto a Forlì dal prof. Adriano Fabris, dell’Università di Pisa, sultema: Il grande silenzio: contro una cultura omertosa del doloree della morte.

* * *16 marzo. Don Alfeo Costa tiene alla Badia di Dovadola un ri-

tiro ai diaconi su Benedetta.Emanuela incontra un gruppo di 80 persone di Castelfranco

Emilia e Persiceto al Teatro comunale di Dovadola. Poi una S. Messa e una visita guidata da don Costa alla stanza di Bene-detta concludono il pellegrinaggio.Il pomeriggio un gruppo di G.S. di Forlì assiste alla proiezione

del docufilm Oggi grazie e poi partecipa alla S. Messa.

* * *

18 marzo. Vengono presentati a Portogruaro da Franco Palmie-ri e da don Andrea Vena rispettivamente il docufilm e il libro suBenedetta.

* * *

20 marzo. “il momento” ricordava il terzo incontro del cicloche si sarebbe tenuto il 28 marzo a Dovadola sulle cure palliativee nell’accompagnamento del malato e dei familiari.

* * *

28 marzo. Un incontro a due voci si è svolto al Teatro Comuna-le di Dovadola tenuto dal dott. Marco Cesare Maltoni su Cure pal-liative: criteri ispiratori ed esperienze in atto, e dal prof. LucianoSandrin su Accompagnare la speranza del malato e dei familiari.

* * *

30 marzo. Don Enzo Scaioli con un gruppo di bambini visita iluoghi di Benedetta e celebra la S. Messa alla Badia di Dovadola.

* * *

31 marzo. A Brescia Cena quaresimale al Refettorio del Con-vento di San Francesco con presentazione della figura di Bene-detta da parte di Emanuela.

* * *

3 aprile. “il momento” riportava la notizia che il 9 aprile il Ve-scovo di Novara, mons. Giulio Franco Brambilla sarebbe interve-nuto sul tema Il tempo della sofferenza: una sfida per lo spirito.L’iniziativa rientrava negli appuntamenti per il 50º della morte diBenedetta. Il ciclo degli incontri sarebbe terminato il 9 maggiocon le testimonianze di Mario Melazzini, Liliana Cosi e Paola Ci-matti su L’inguaribile voglia di vivere.

Continua da pag. 9

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* * *

5 aprile. Don Emanuele Lo Russo con un gruppo di bambini diCa’ Ossi che si preparano alla I Comunione visita la Badia di Do-vadola.

* * *

6 aprile. Un gruppo proveniente da Castelfranco Emilia visitala Badia.

* * *

11 aprile. Da Campiano di Ravenna un pullman di pellegriniarriva a Dovadola per la celebrazione di una liturgia penitenzialecon 5 sacerdoti.

* * *

12 aprile. C’è stata la Giornata Diocesana dei Giovani alla Ba-dia di Dovadola con la testimonianza di Manuela Bianchi Porro

alla presenza del vescovo monsignor Lino Pizzi che ha consegna-to a tutti i ragazzi “il credo”.Dopo la celebrazione della Badia una cena conviviale con mu-

sica ha concluso l’evento.

* * *

4 maggio. A Bordighera, in occasione della Giornata del Mala-to, incontro su Benedetta e presentazione del film Oggi grazie daparte di Emanuela.

* * *

5 maggio. Carissimi, questa volta, dalle nostre spigolature, ab-biamo visto che la stampa ha fornito davvero tante notizie sullanostra Benedetta. Era giusto dare spazio ai giornali che ci aiutanoa farla conoscere. Il diario riprenderà come prima, quando ci saràun po’ di calma. Per ora va benissimo così! Un abbraccio a tutti.

L’intensa frequentazione degli scritti di Benedetta, coronata dalla pubblicazione

di una biografia e dalla cura del corposo volume degli Scritti completi della Ve-

nerabile, ha consentito ora a don Andrea Vena di impostare e di sistemare con

scelte precise una nuova antologia di testi di Benedetta nel recente volume da lui

curato per le Edizioni Messaggero di Padova.

Il suo approccio è chiaramente indicato nella sintetica biografia iniziale e nella

brevissima presentazione degli scritti raccolti.

Fa vedere infatti, e su questo insiste, nelle prime pagine, che Benedetta si rivela

come “una di noi” e non come una santa da contemplare a distanza. Solo a un

certo punto della sua vita, Benedetta volerà alto, quando dovrà affrontare una

sofferenza sempre più intensa che le darà occasione di crescere in modo prodi-

gioso nella fede e di ridonare agli altri con gioia questo dono ricevuto dal Si-

gnore.

Questo “certo punto” induce don Vena a scrivere e a spiegare così le sue scelte:

• negli Scritti datati fino al 1961 non si nota nien te di particolare che possa far pensare a una vita in tima di unio-

ne con Dio.

• Dal 1961 invece Benedetta cambia completamente tono e sia il diario con le sue massime riportate, sia le lette-

re sono dei trattati di ascetica e di mistica nei quali rivela tutto il suo animo rivolto a Dio. La sua vita inchio-

data al letto è diventata un’espressione di fede e di amore verso Dio (p. 21).

Si comprende allora perché l’Autore orienti la sua attenzione proprio verso le grandi lettere del 1962 e del 1963

di Benedetta.

• Non potevano mancare alcune lettere del 1960 di don Elios Mori e alcune dalla corrispondenza tra Nicoletta e

Benedetta del medesimo anno. Don Mori e Nicoletta l’aiutano infatti a superare quel senso di indegnità e gli

scrupoli interiori che viveva, facendole capire che l’affidamento al Signore, che dà forza e vita, è sostegno es-

senziale perché ella scopra e attui una vocazione di vita. E così Benedetta, rinfrancata, sboccia e fiorisce spiri-

tualmente, come si può constatare meditando proprio le lettere del 1962 e 1963.

L’agile volumetto può essere uno strumento utile per cogliere l’essenziale di Benedetta.

Ci auguriamo che molte persone lo possano debitamente apprezzare.

BENEDETTA BIANCHI PORRO, Nella fede la gioia. Testi scelti e presentati da ANDREA VENA, Edizioni Messaggero, Padova, 2014, pp. 134.

NELLA FEDE LA GIOIA di don Andrea Vena

12 � l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77

Benedetta: un canto di lodeA FORLÌ LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MONS. VINCENZO ZARRI

Sabato 11 gennaio 2014, alleore 10,30, presso il centro cultu-rale San Francesco di Forlì, èstato presentato Un canto di lo-de al Signore, l’ultimo libro sul-la Venerabile Benedetta BianchiPorro, scritto da mons. VincenzoZarri, vescovo emerito dellaDiocesi di Forlì-Cesena.In una sala gremita fino al-

l’inverosimile, oltre all’Autore,sono intervenuti il vescovomons. Lino Pizzi, il giornalistaAlessandro Rondoni, mons.Quinto Fabbri parroco della Cat-tedrale, Emanuela Bianchi Porrosorella di Benedetta e LilianaFabbri Selli presidente dell’asso-ciazione “Amici di Benedetta”.Fra le espressioni usate dai

relatori per qualificare l’espe-rienza di Benedetta, le più fre-quenti sono state: vangelo dellaCroce, della Luce e della Gioia;cammino “passo a passo” versoDio; avventura umana, colta nel-la semplice quotidianità ma gui-data dallo Spirito Santo, chesuggella l’opera del Padre e delFiglio; coraggio di credere a Ge-sù – via, verità e vita – testimo-niato dalla variegata corrispon-denza epistolare della Venerabilecon persone di ogni età e luogo.Il canto di lode innalzato a Dioda parte di Benedetta, nel suoletto di dolore e di sofferenza,stupisce e sconvolge tutti coloro

di ISIDE GIAMBI

Forlì – Una panoramica dei convenuti alla presentazione del volume di mons. Vincenzo Zarri (Foto Conficoni)

romana antica, Seneca, il qualesosteneva: «Non est magnum in-genium sine aliqua mistura de-mentiae», ossia: “Non esiste una

spiccata intelligenza senza unpizzico di follia”. Tale massimaè valida anche nel campo mora-le. E ci fa ricordare che SanPaolo predicava ai Corinzi lafollia di Dio come più saggiadegli uomini: «Ciò che è stoltez-za di Dio è più sapiente degliuomini e ciò che è debolezza diDio è più forte degli uomini» (1Cor 1, 25). Questo agire di Diosi vede con stupore in Benedet-ta, una creatura sprizzante vita esimpatia, la quale “sotto l’azioneforte e soave dello Spirito” ab-braccia la sua croce e percorreun “fulgido itinerario spirituale”. «In un misterioso intreccio fra

natura e grazia», sottolinea inol-tre mons. Zarri nel corso del suoscritto, la Venerabile, umile epaziente (l’umiltà e la pazienzaerano le virtù che più amava),«si è unita fiduciosamente a Cri-sto per collaborare con Cristo al-la diffusione del Regno di Dio»nella sua breve ma intensissimaesistenza. Sorprende nella Venerabile la

sua profonda capacità di ascolto,perché – sosteneva – dobbiamoassolutamente dimenticarci, percondividere il dolore degli altri. «La potenza di numerose af-

fermazioni nei suoi scritti, miti,delicati, coraggiosi, anche oggi,a distanza di mezzo secolo, fasussultare», osserva mons. Zarri.

che ancora oggi si avvicinanoalla sua spiritualità. Ci fa rammentare una massi-

ma di uno scrittore della cultura

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 13

SirmionePer il 50º anniversario dell’ascesa al cielo di Benedetta, il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti ha presieduto il 23 gennaio 2014 alle ore 18, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve a Sirmione, una solenne concelebrazione,cui hanno partecipato 16 sacerdoti. Al termine del rito si è svolta una suggestiva processione con le fiaccole fino alla stanzadi Benedetta.Il ricordo commemorativo di Benedetta a Sirmione è però iniziato nei mesi precedenti in modo esemplare, su iniziativa delparroco don Evelino Del Bon che, ogni 23 del mese, ha promosso una riflessione su Benedetta basata sull’analisi di suelettere. Ne proponiamo due all’attenzione dei nostri lettori.

Meditazione di suor Maria Spondadelle Povere Serve della Divina Provvidenza

NOVEMBRE 2013

Dalle lettere di BENEDETTA BIANCHI PORRO all’amica Nicoletta

Non ho avuto modo di approfondire molto la vita di Benedet-ta, però posso dire di averla conosciuta ancora da giovane, nelmio paese: Bosco Chiesanuova, nelle adunanze di Azione Catto-lica, tenute da un sacerdote di San Giovanni Calabria, e suo con-fessore, il quale ci parlava di questa giovane che viveva con ge-nerosità straordinaria la sua malattia, per l’esempio di umiltà e diaccettazione del dolore che ella diffondeva attorno a sé. Una vitabreve, vissuta intensamente, tanto da arrivare in poco tempo allasantità. E questo mi impressionava molto.Oggi, Solennità di Cristo, Re dell’universo, la figura di Bene-

detta è molto significativa ed è di grande aiuto per comprendereil mistero della vita e della sofferenza. Gesù è Re in modo inu-suale, quasi incomprensibile alle nostre categorie. Dice infatti Luistesso: «Chi vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti e servo ditutti» e ancora: «Voi sapete che coloro che, sono considerati i ca-pi delle nazioni, spadroneggiano su di esse; tra voi invece non de-ve essere così, ma chi di voi vuol essere il primo dovrà essere ilservo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsiservire, ma per dare la sua vita in riscatto per molti» (Mc 10).Gesù è re perché ci ha conquistato con la croce, per compiere

fino in fondo la volontà del Padre e portarci la salvezza. Ogni di-scepolo di Cristo ci assomiglia in qualche cosa.Non è facile comprendere la sofferenza, così come l’ha saputa

accogliere Benedetta, se non per un dono speciale di Dio e delSuo Spirito. Lei era una persona esuberante, amante della vita edelle cose belle: desiderava vivere in pienezza per aiutare gli al-tri. Desiderava essere medico per “aiutare chi soffre”. Ma non siè smentita, anzi...Ma allora qual è il segreto che ha portato questa figura alla

santità?Nel meditare le sue lettere mi sono fatta anch’io questa do-

manda. Leggendo la sua biografia si tocca con mano il lavoriodella Grazia che ha trovato in lei un cuore aperto e disponibile al-l’azione dello Spirito.Nelle lettere a Nicoletta ho trovato alcuni punti che mi sem-

brano emergere, anche se ce ne sarebbero molti altri da prenderein considerazione.

1) Accettazione della Croce. Scrive nell’ottobre del 1960: «Neglistati più civili le persone apprezzano le virtù cristiane, ma ap-pena arriva Gesù Cristo, la sua croce, tutti si dileguano. Tuttitacciono».Nella sofferenza spesso si è soli, anche perché la può com-prendere, a fondo, solo colui che ne è coinvolto. Quando si

recò a Lourdes per chiedere la guarigione, scrisse: «Sono an-data a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera ilnostro ed Egli agisce sempre per il nostro bene». La volontà diDio supera il nostro modo di giudicare la cose. Egli solo saquale sia il nostro vero bene. Ma la croce pesa sulle nostrespalle e allora c’è solo la grazia del Signore che ci può aiutare.Nel 1962 scrive: «Mi sento sola, stanca, un po’avvilita senzamolta pazienza. Il più doloroso è che non ho pace». Ma subitoaggiunge: «Il Signore comandò ai venti e al mare. E si fecegrande pace...». Paragona la sua vita al mare in burrasca. Purnella sofferenza più profonda, trova nella Parola di Dio il suoconforto, la sua pace.

2) La volontà di Dio. Ecco come si esprime a questo riguardo.«Com’è bello vedere la fedeltà del Signore: è meraviglioso:come supera ogni ostacolo com’è tenera!». «Com’è vero che,nell’amore, si crede tutto possibile: “Amor omnia vincit”».Nell’amore tutto acquista dimensione più vera: in qualche mo-do si è sempre vincitori. Scrive ancora a questo proposito: «ADio offro tutti i fiori del mondo che sono, sotto il suo solesbocciati. Ripenso all’ultima ora e... se avrò paura, dirò senzavergogna: – ho paura, Signore, fortificami». Benedetta, anchedavanti alla morte, trova la forza in Dio e non sì spaventa. E inaltra occasione esclama: «Come amo il Signore! Lui, che vera-mente mi ha sempre custodita. E tutte la volte che l’ho invoca-to è accorso ad aiutarmi».

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3) La preghiera. Benedetta ha sempre pregato: lo esprime in tan-ti modi ed è nelle preghiera che attinge forza e coraggio perandare avanti. Scrive: «Dio vuole che io speri sempre in Lui,anche contro le apparenze». E chiede preghiera all’amica:«Prega per me il 25 (maggio) Festa dell’Ausiliatrice». Ancoraa Lourdes così si esprime: «Ho sofferto molto freddo immer-gendomi (nell’acqua) ma in fondo alla vasca c’era una sta-tuetta della S. Vergine ad aiutarmi». Descrive ancora i diffe-renti modi di pregare: «Prego al pomeriggio con il Salterio econ il messale; al mattino dico giaculatorie. Un tempo cercavoDio, ma mi agitavo come in un vestito troppo stretto. Ora va li-scio». E si ricorda la frase del salmo: «Se il Signore non fab-brica la casa, invano vi faticano i costruttori». E in altra occa-sione aggiunge: «È vero che la vita in sé e per sé mi sembra unmiracolo e vorrei sempre poter innalzare un inno di lode a Chime l’ha data; come vorrei farti capire quello che provo!».

4) L’amicizia. Per Benedetta l’amicizia è sacra: la coltiva, ne gioi-sce; fa parte del suo vivere e scrive: «Sì, Dio ci dà il suo panespirituale attraverso gli altri: ho provato». E parlando della fa-miglia: «Soffriamo, ci vogliamo tutti bene. Che mistero è lacroce! Sono lieta perché ora so che la volontà di Dio è spiri-to». Il soffrire, assieme agli altri, diventa dono, scambio reci-proco, fonte di unità e amore e concludendo: «Nicoletta, cometi voglio bene per avermi dato il dono della fede!». Seppur sof-ferente è capace di incoraggiare gli altri nelle difficoltà: «Nontemere, Nicoletta. Dio dà la ricompensa che meritiamo. Cheimporta la ricompensa dell’uomo? Lavoriamo per il suo Re-

gno. Serenamente. Basta». Anche qui c’è l’allusione al Regno,al Regno che Gesù ha acquistato con la Croce: cosa potrà es-serci di più grande e di più bello? Ricorda ancora un episodiodei Fioretti di san Francesco dove si racconta che due frati sisono incontrati e con un abbraccio, e senza parole, si sonocompresi. Infine ricorda all’amica l’impegno a lavorare per ilRegno: «Dobbiamo lavorare, noi che lo conosciamo, noi chenon siamo mai soli». Conclude questa raccolta di lettere a Ni-coletta, manifestando la preoccupazione per il suo stato di sa-lute, ma la supera come si supera una tentazione, e riconosceche Dio ha fatto, in lei, grandi cose, così come era avvenutocon Maria, per essersi fidata di Dio. «Qualche volta, Nicoletta,mi rattristo perché mi pare che così nel mio stato, io non siapiù utile a nessuno, allora vorrei che avvenisse “l’Incontro”.Ma forse, queste, sono tentazioni. Perché sai, Nicoletta, io piùvado avanti, più ho la certezza che “grandi cose ha fatti in meColui che è potente” e l’anima mia magnifica il Signore».

Benedetta ha davvero aiutato tutti col suo esempio e col suosacrificio. Anche se non ha potuto esercitare la professione di me-dico per “aiutare chi soffre” ha saputo trascinare tanti giovani ariflettere sul vero senso della vita.Oggi la consideriamo nella gloria, dove gioisce assieme al suo

Signore. Concludo queste brevi riflessioni con una canzone, toltadallo spiritual negro, che spesso canticchiava: «Una mattina lu-minosa e bella / deporrò il mio fardello / aprirò le ali, attraverso icieli. / Potrete seppellirmi all’est, /potrete seppellirmi all’ovest,/ma io sentirò quella mattina / le sacre trombe suonare».

Meditazione di suor Grazia Papoladelle Orsoline di San Carlo

DICEMBRE 2013

Dalle lettere di BENEDETTA BIANCHI PORRO a Franci

Le lettere scritte all’amica Franci sono sei e datano dall’aprile1963 al gennaio 1964. Il curatore della raccolta le definisce «frale più drammatiche lettere scritte da Benedetta negli ultimi tempi.A lei infatti Benedetta manifesta i dubbi, le prove tormentose, letentazioni che furono il calvario più vero, prima della illumina-zione totale».In effetti, numerose espressioni alludono a questa situazione di

angoscia, consegnata da immagini e parole non convenzionali cherestituiscono una esperienza sfaccettata, pervasiva, fisica e intimadi dolore. Benedetta scrive di boccheggiare, di sentirsi sbalestra-ta, senza sostegno, di brancolare nel buio, parla della speranzache sbiadisce, di un infinito senso di dolore e di angoscia, dellanotte buia dei suoi faticosi giorni, della tristezza della sordità,della più buia delle solitudini, di giorni tutti uguali, della paura diperdere Dio...Ma non si tratta solo di uno sfogo, né di un lamento esclusivo.

Benedetta vive tutto questo non chiusa e ripiegata su se stessa,ma facendo diventare il buio lo spazio della ricerca, della invoca-zione, dell’incontro con il Signore tanto amato.Dalle sue parole noi percepiamo una mancanza profonda che si

apre al desiderio della vita: «Ho bisogno di vivere, di sentire cheDio vive in me». È una vita che non può essere sostituita da qual-cosa d’altro, che non si può ottenere da se stessi e che è chiesta aDio. In fondo, in queste parole, ciò che Benedetta domanda è Diostesso. Lei desidera udirlo, vederlo, sentirne la presenza: Lui solo

può rispondere a questo appello che sale dal luogo in cui questadonna si scontra con le proprie debolezze, con la propria finitudi-ne, con il male e, finalmente, con quella che a tratti le pare esse-re l’assenza di Dio: «E mi riscopro ancora così povera, così vuo-ta, da non aver nient’altro da donargli che il mio silenzio. E tac-cio, quasi fossi sola in mezzo ai viventi e non sapessi più neppu-re dire: “Padre nostro che sei nei cieli, ascoltami”».Ciò che sostiene essenzialmente la sua richiesta è la fede in un

Dio dal volto di Padre, che si è impegnato e si è legato all’uomo.Noi avvertiamo che Benedetta, lasciando questa testimonianza,

ha vissuto e ha attraversato una prova, e proprio da questa condi-

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Foto Amati

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 15

zione, in cui ha sperimentato la perdita della salute del corpo, loscivolare inesorabile dei giorni, l’impotenza radicale, alza la suavoce. Può parlare perché le è successo qualcosa, che permette dipoter parlare a tutti, ed è convinta che nel e dal dolore possa pre-gare sicura che ci sia un Dio a cui può rivolgersi, e nella certez-za che questo Dio non può restare inerte ma interviene.Così, mentre esprime la mancanza e lo sgomento che la sua

condizione provoca, Benedetta esprime anche la fiducia nell’Uni-co Signore che può salvare e insieme il desiderio di vivere e del-la presenza di Colui al quale rivolge la richiesta di salvezza.La testimonianza del suo vissuto e la preghiera che vi si in-

treccia appaiono la modalità credente attraverso cui Benedetta,che sperimenta su di sé le varie forme di fragilità, assume la vul-nerabilità della sua condizione, per quanto essa possa essere per-cepita come mortale, e ripone la sua fiducia e la sua speranza inDio.La risposta al male, infatti, non è teorica, ma è una nuova espe-

rienza di Dio, di cui questa donna punteggia le sue lettere. Scriveinfatti: «Ma Dio mi aiuterà, perché sa che io esisto»; e in un’al-tra lettera: «Dentro di me, ho sentito ancora la voce del Padre.Assetata sono corsa a farmi confortare. Era lui. L’ho risentito!L’ho ritrovato, Franci, che sollievo! Con Lui mi sento di potercamminare lontano, in capo al mondo se lui vorrà. Io non vogliopause; non desidero soste; ho ritrovato il Signore, ho risentito lasua voce, ed è stato dolcissimo il colloquio, così soave». E anco-ra: «Mi sono sciolta nella tenerezza, perché Lui mi teneva permano».Allora, sì, queste lettere attestano i giorni tormentati, ma con-

segnano anche e inscindibilmente un percorso di speranza.La speranza non è, infatti, facile o ingenuo ottimismo, non è

incapacità di riconoscere la faticosa realtà e la pesantezza del vi-vere, non è falsa rassegnazione davanti al presente in attesa di unfuturo migliore; al contrario, è un atteggiamento del cuore, unavirtù profondamente sapienziale, poiché vuol dire sapere e rico-noscere dove o meglio in chi è piantata la nostra vita. L’unicoevento che permette davvero di sperare è il fatto che Dio si è fat-

to uomo in Gesù e che questa sua decisione è stata senza ripensa-menti, senza dubbi, fino alla morte in croce e alla risurrezione.La speranza di Benedetta è un atteggiamento assolutamente at-

tivo, è innanzitutto fede fiduciosa, resistenza e pazienza, non per-ché sostiene una stoica sopportazione delle avversità, ma perchéalimenta il coraggio e consente di affrontare qualunque situazionenella certezza della benevolente dedizione di Dio alla causa degliuomini. La speranza è perciò il contrario della paura, che è figlia di

quella disperazione che assale tutte le volte che si ripone l’attesain se stessi o in ciò che si crede possa salvare la nostra fragile esi-stenza.La speranza di Benedetta è anche responsabilità e vigilanza: è

la risposta che ci permette di anticipare, nelle azioni e nei gestiquotidiani, il senso ultimo e vero della vita e della storia che è da-to, appunto, dalla fedeltà e dalla dedizione del Padre all’uomomanifestata in modo pieno in Gesù. Essa allora ci permette di vi-vere ogni evento, ogni relazione con una profonda apertura versociò che supera l’aspetto banale e comune delle cose, in un conti-nuo esodo da noi stessi e in un reale affidamento a Colui che è ol-tre ciò che i nostri occhi possono vedere.Scrive Benedetta: «...il mio compito è di amare la sofferenza

di tutti quelli che vivono o vengono attorno al mio letto e mi dan-no o mi domandano l’aiuto di una preghiera». E ancora: «E misono detta: ora che siamo in comunicazione con gli altri tutti, oradobbiamo ascoltarli e dimenticarci. E se avrai per un istantepaura, dirai senza vergogna: “Ho paura, e Dio ti fortificherà”».Per questo, la speranza di Benedetta è anche generosa disponi-

bilità nei confronti del futuro, lontana da ogni previsione cata-strofica, aliena dalla serpeggiante disillusione e dalla delusioneche chiude il cuore: «Dio benedica tutti voi, fratelli miei, e viconceda giornate laboriose di fede».Questo vuol dire che la speranza è continuo stupore che, con-

sentendo di abbandonare i criteri e le misure usate rigidamenteper fissare ciò che giusto e conveniente, fa accogliere Colui cheviene e la modalità che ha scelto per venire.

Non dimentichiamo che sono proprio i santi

che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Che entrambi questi nuovisanti Pastori del Popolo

di Dio intercedano per laChiesa affinché,

durante questi due anni di cammino sinodale,

sia docile allo Spirito Santonel servizio pastorale

alla famiglia. Che entrambi ci insegnino

a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo,

ad addentrarci nel misterodella misericordia divina

che sempre spera, sempre perdona,

perché sempre ama.

Papa Francesco

16 � l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77

Nel suo intervento di pre-sentazione allo spettacolo inomaggio a Benedetta andato inscena al PalaCreBerg di Sir-mione lo scorso 8 marzo, la so-rella Emanuela ha passato bre-vemente in rassegna alcune te-stimonianze di persone chehanno avuto occasione di co-noscere la Venerabile nel 50ºanniversario che ricorre que-st’anno. Anniversario che vedecoinvolti in modo entusiasticomolti centri, in particolarequelli di Forlì e Dovadola, inRomagna, dove Benedetta nac-que e mosse i primi passi, eSirmione, cittadina turistica sullago di Garda dove crebbe emorì. Emanuela ha parlato di un

uomo che le ha fatto osservareche «con la sofferenza, le per-sone normalmente si chiudonoin sé, o diventano scontrose,mentre Benedetta ci ha inse-gnato che anche nel dolore ci sipuò aprire al senso della vita». A questo punto, ha rivelato

sempre Emanuela davanti aduna sala gremita in ogni ordinedi posti, è stata effettuata unarapida ricerca di alcuni scrittiche il suo “cuore aveva dimen-ticato”. E sono saltate fuori alcune

lettere significative, scritte nelgennaio 1961 e tra maggio esettembre 1963, dalle quali, so-no ancora parole di Emanuela,«sono emerse risposte all’in-

Ma il programma degli e-venti messo in cantiere dagliAmici di Sirmione prevede unsecondo appuntamento: unagrande mostra espositiva di ol-tre venti maxi pannelli che ri-percorrono la vita di Benedet-ta, nelle sale del prestigiosoPalazzo Callas, concesso gra-tuitamente (al pari del PalaCre-Berg) dall’amministrazione co-munale di Sirmione. La mostra verrà aperta il

17 ottobre. In un’apposita sala,inoltre, verrà proiettato a ciclocontinuo il docu-film Oggigrazie. Un giorno con Bene-detta Bianchi Porro della dura-ta di 30’ circa, firmato dal regi-sta Franco Palmieri e realizza-to a cura della diocesi di Forlì-Bertinoro. Anche l’ingresso al-la mostra sarà gratuito e chiu-derà i battenti il 2 novembre. Le manifestazioni di Sirmio-

ne hanno avuto una vasta riso-nanza sui mass media locali enazionali. Anche Rai 3 si è occupata di

Benedetta mandando in ondaun accurato servizio lo scorso28 marzo.

Eventi a Sirmione per Benedettadi MAURIZIO TOSCANO

quietudine dell’anima che noistessi a volte, o spesso, ci pro-vochiamo da soli o l’un l’al-tro». In parole povere, Benedetta

ci ha amati fino alla fine e que-sto straordinario suo messag-gio ce lo ricorda ogni volta checi avviciniamo alla sua storia. Emanuela ha, quindi, con-

cluso dando lettura di un mes-saggio che Umberto, amico diBenedetta, lasciò poco primache lui morisse: «Cara Bene-detta, io sono nato e rimarròsempre una grossa testa di ra-pa. Però, quando sento la vici-nanza di creature come te, vor-rei essere capace di infinitadolcezza, per sciogliere il dolo-re che ti tormenta. Ma la rapache c’è in me mi limita e miblocca. Tuttavia, ti bacio lemani con tutta la possibile te-nerezza di quanto hai soffertoin silenzio per te, per noi, pertutti». Dopo questo prologo assai

toccante, si è alzato il sipariosullo spettacolo che, ancorauna volta, ha richiamato al Pa-lacongressi di Sirmione la folladelle grandi occasioni, al qualenon hanno voluto mancare gliamici dell’associazione di Forlìe Dovadola, guidati dalla presi-dentessa Liliana Fabbri, ac-compagnata a sua volta da donAlfeo Costa e don Enrico Ca-sadei (segretario del comitatodella diocesi di Forlì-Bertinoro

per le celebrazioni del 50º).Presenti, inoltre, a Sirmione ilparroco di Sirmione-centromons. Evelino Dal Bon e quel-lo di Colombare don France-sco, quindi il sindaco Alessan-dro Mattinzoli, il consiglieredelegato della società Terme diSirmione, Silvio Valtorta, edaltre autorità e sponsor. La serata ha visto l’esibizio-

ne dell’orchestra Ned Ensem-ble diretta dal maestro AndreaMannucci con la direzione arti-stica di Franco Masseroni, im-pegnata nell’esecuzione di ce-lebri brani tratti dalle colonnesonore di indimenticabili film.Ma il momento clou dellospettacolo è stato sicuramenteil balletto Tango di luna che havisto la partecipazione straor-dinaria della grande ballerinamilanese Luciana Savignano,ètoile dal 1972 al Teatro allaScala, e del suo partner MatteoBittante, entrambi esibitisi a ti-tolo gratuito, impegnati inOblivion di Astor Piazzolla eAndrogine del gruppo canadeseQuartango, su coreografie diSusanna Beltrami.

Luciana Savignano con il sindaco di Sirmione. (Foto Conficoni)

Ned Ensemble (Foto Conficoni)

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 17

Da Ostuni...

PER INCONTRARE BENEDETTA...E TANTI AMICI«Ogni ritorno non è mai uguale». Così ha dato inizio al suo sa-

luto il Cardinale Angelo Comastri, nella celebrazione del 50° an-niversario della morte di Benedetta Bianchi Porro, ricordandoquanto aveva vissuto nei suoi passati “ritorni” alla Badia diSant’Andrea. Così è stato per noi.Quante volte siamo andati a Dovadola, ma anche per noi que-

sto ritorno è stato diverso.Superando varie difficoltà, siamo partiti perché non volevamo

mancare ad un appuntamento così importante. Con noi avevamoanche, per la prima volta, i figli dello scultore Francesco Bagnu-lo che, all’inizio dei nostri incontri in Ostuni con la nostra caraAnna Cappelli, si era lasciato talmente toccare dalla storia di Be-nedetta, da dare vita a due Opere: Benedetta Bambina, posta oranell’atrio della Scuola elementare di Dovadola, intitolata proprioa Benedetta, e la Madonna della Gioia che si può ammirare, nel-la sua bellezza ed eleganza, visitando il Museo che raccogliescritti, oggetti e testimonianze di Benedetta e dei suoi Amici, tracui i vari capi di fine ricamo donati dagli Amici di Ostuni. È sta-to bello per noi ritornare in quei luoghi e rivedere quelle opere.Il momento che abbiamo tuttavia vissuto con maggiore inten-

sità, è stato proprio quello della Celebrazione. C’era ovunqueun’aria di festa, un clima di grande ascolto che favoriva l’incon-tro anche tra chi non si era mai incontrato prima. Il sole che illu-minava il cielo terso, dopo una giornata di temporale e di pioggia,sembrava partecipare alla nostra gioia, quasi “un dolce segno”,come il Cardinale l’ha definito. A sera, in albergo, abbiamo vis-suto un momento di intensa e sincera comunicazione, godendoanche della presenza dei carissimi Gianfranco Amati e Gian Pao-lo Tonelli. Abbiamo ripercorso i punti salienti dell’Omelia e cisiamo soffermati su alcuni passaggi.

«La vita di Benedetta è un canto di gioia, un magnificat into-nato nello sfacelo del corpo devastato dalla malattia… perchéCristo ha il potere di contagiare di gioia il cuore umano anche inmezzo alle prove più terribili». E ancora: «Il momento decisivoper Benedetta? … le umiliazioni non la rendono umiliata e ribel-le, ma umile. E l’umiltà la rende vittoriosa. Infatti tra noi e Dioc’è soltanto la distanza di un muro: il muro dell’orgoglio. Se ca-de questo muro Dio ci inonda di gioia. Benedetta ha fatto caderequesto muro e in lei prodigiosamente è esplosa la gioia».La nostra conversazione ci ha portato a riflettere sulla nostra

vita, sul bisogno di essenzialità, di verità, di gioia e sul dono del-l’amicizia che Benedetta ci fa ogni giorno riscoprire e vivere.Naturalmente, al ritorno, non potevamo tenere solo per noi una

esperienza così bella e coinvolgente e, in due incontri diversi, ab-biamo proiettato per tutti i nostri Amici, il documentario OggiGrazie e il video della stessa Celebrazione che, con grande corte-sia, Teleromagna ci aveva fatto pervenire. Ora continuiamo acamminare portati per mano dalla nostra cara Benedetta e faccia-mo in modo che il suo messaggio di vita inondi di luce e di bel-lezza ogni aspetto della vita umana nel nostro tempo.

Teresa Legrottaglie per il Gruppo di Ostuni

La nostra cara amica Nunziatina Fede per più di venti anniha ospitato con amore ed entusiasmo il nostro gruppo di corsisti(movimento ecclesiale dei Cursillos di cristianità) di Pieve Tori-na, Pievebovigliana, Visso.

Questo entusiasmo crebbe ancor più forte in noi dopo l’in-contro con la nostra Venerabile Benedetta, grazie alla quale ilgruppo si è consolidato dietro la sua guida ed il suo esempio, fa-cendoci comprendere meglio il valore dell’amicizia fondata sul-l’amore di Cristo.

Questi nostri incontri, insieme ai sacerdoti don Pietro Furias-si e don Italo Scoccia, che in questi anni ci hanno accompagna-to e guidato nel nostro cammino di fede, hanno continuato finoa luglio del 2013, quando lei con grande sofferenza ci comunicòche, a causa della sua grave malattia, sentiva il bisogno di riti-rarsi alla casa di riposo di Pieve Torina, la stessa “casa” chenegli anni passati insieme ad altre volontarie aveva frequentatoper portare preghiera, sollievo e quel sorriso indelebile sul suovolto a tutti i cari ospiti che nel tempo si alternavano là dentrofino alla conclusione della loro vita. Nella sua casa si respiravasempre un’atmosfera di gioia, allegria, accoglienza e generositàche si è concretizzata in belle iniziative come l’adozione di alcu-ni bimbi nel Perù, che abbiamo sostenuto nel loro percorso distudi ed il “letto in Uganda” che permette di aggiungere ognianno un nuovo letto nell’ospedale del Lacor a ricordo di Bene-

detta e dei coniugi Corti. DiBenedetta era così innamoratache aspettava sempre congioia l’arrivo de “l’annuncio”e, anche quando non poté piùpartecipare ai nostri pellegri-naggi a Dovadola, era solitachiedere notizie della giornatavissuta vicino ai fratelli e agliamici di Benedetta. Sapendodell’amore per Lei, i suoi nipo-ti Domenico e Tatiana proposero senza esitare che le offerte rac-colte durante le esequie venissero donate per la nostra Venerabi-le e la sua causa. Ultimamente si rivolgeva a Benedetta con que-sta piccola giaculatoria “un ditino Benedetta, un ditino”, perchél’avesse sostenuta ed aiutata ad affrontare con dignità la sua ma-lattia e, come Benedetta, aveva fatto della sua cameretta nellacasa di riposo una meta di visite e di incontri di noi sue carissi-me amiche che ci alternavamo continuamente intorno al suo let-to, dove attingevamo serenità e forza. Grazie Nunziatina, ci haiinsegnato un po’ anche come morire. Ora, tu e Benedetta prega-te tanto per noi. Arrivederci.

Graziella Aquili con Federica Santini per il Gruppo Amici di Benedetta dell’Alto Maceratese

Da Pieve Torina NUNZIATINA, UN DONO PREZIOSO

Dovadola – Attorno a Benedetta bambina di Francesco Bagnulo famigliari del Maestro e gruppo di Ostuni

18 � l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77

L’ultimo dei pochi anni scolastici nei quali insegnai storia del-la filosofia in licei e magistrali si svolse all’Istituto Magistrale diForlì. In precedenza avevo insegnato a Bologna, ad eccezione diun anno a Cortona (Arezzo), in un istituto scelto per essere vici-na, con un collega cortonese, al comune maestro umbro, il filo-sofo Teodorico Moretti-Costanzi. Ne ero stata discepola, ed eroassistente volontaria alla cattedra di filosofia teoretica che eglioccupava nella Università di Bologna.

L’incontro esistenziale con Cristo nel suo Vangelo, nella con-cretezza del suo mistero di morte e risurrezione, avvenuto pocodopo la nomina ad assistente straordinaria alla stessa cattedra, mi

perciò il primo posto disponibile fuori dalla mia città. Mi trovaicosì a Forlì.

Iniziai il mio lavoro, attenta a seguire la mia regola: nessunnuovo rapporto, massima sobrietà nelle relazioni con i colleghi,vita appartata, lontana da ogni mondanità.

Anna Cappelli insegnava lettere nella mia stessa sezione. Im-mediatamente – aveva pochi anni più di me – cercò di avvicinar-mi, ma con garbo evasivo mi rendevo irreperibile. Appresi daglistudenti che Anna li interpellava circa la laconica austerità del-l’insegnante di filosofia. L’esito dell’indagine la sconcertò: era lapiù allegra e spiritosa dei loro prof!

Anna non si perse d’animo, si mostrò subito tenace e volitiva:cominciò a cercare di catturarmi in ogni modo... Senza esito.

Ma alla fine dell’anno scolastico il preside dell’Istituto chiese atutti gli insegnanti giovani una lezione-conferenza, nella discipli-na propria di ognuno, a tutte le ultime classi: erano centinaia diragazzi. Scelsi come argomento un aspetto dell’esistenzialismo,non immaginando che in prima fila, davanti agli studenti, ci sa-rebbero stati tutti i colleghi, Anna Cappelli compresa.

Trattai il mio tema. I miei ragazzi, veramente capaci e moltoimpegnati, abituati al nostro dialogo – alla maturità, quando miero già congedata dalla scuola, la media della classe in filosofiasarebbe stata otto e mezzo – manifestavano nei confronti deicompagni delle altre classi una comica sorta di fierezza nei mieiconfronti. In verità il nostro rapporto era magnifico e ricevevo daloro molto più di quanto cercassi di dare, liberando le loro poten-zialità inespresse e aprendoli alla bellezza della vita anche nellesue pagine aspre. Alla fine Anna mi si avvicinò quasi tremante emi disse che in ogni modo doveva parlarmi. Il tono era perento-rio e insieme supplice.

Chiesi e ottenni una deroga alla mia regola. Ci incontrammo acasa sua. Mi raccontò la sua vita bella, gli affetti, i sogni. Era pie-na di un’energia segreta che pareva aspettare la dimensione nellaquale orientarsi, il luogo dove espandersi. Sembrava in attesa. Michiedevo dove potesse approdare con le qualità di cui era ricca el’ardore che l’abitava.

Mi fece conoscere sua madre e i due fratelli. Sarebbero stati i miei unici amici a Forlì. Non le dissi l’orientamento della miavita.

Iniziò così il nostro rapporto. Sarebbe continuato per tutta lavita di Anna Cappelli.

Anna era bella, innamorata della bellezza, profondamente buo-na. Mi raccontava che quando era piccola un anziano sacerdotedella città le diceva: «Sei la bimba più buona di Forlì!». Qualchevolta il suo entusiasmo e l’indole generosa l’inducevano a ecces-si di benevolenza e perfino alla prodigalità. Anche nella valuta-zione delle persone poteva prendere abbagli. Era uno spirito gran-de e gentile, sempre disposto ad aiutare gli altri, a volte in modoeccessivo, incurante dei rischi che poteva correre.

Era affamata di verità. Lamentava di essersi laureata, dopo chein lettere, in filosofia, in una Università allora carente di verimaestri. M’interrogava con grande interesse sui docenti di Bolo-gna, sui nostri corsi rigorosi e ardui, ma capaci di dare un’auten-tica formazione umana. Apprendeva con rimpianto e quasi nostal-

Ricordo di Anna Cappellidi EMANUELA GHINI

Anna Cappelli (Foto Caramia)

orientò fin da subito alla vita monastica, o piuttosto mi mostròche tutta la ricerca vissuta era finalizzata ad essa.

Lasciata la collaborazione con il maestro che aveva il progettodi portarmi a quello che oggi è il dottorato di ricerca, iniziai aprepararmi all’ingresso al Carmelo, con l’aiuto e l’assidua fre-quentazione della nascente comunità monastica di don GiuseppeDossetti.

Desideravo stare fuori dalla famiglia, per lenire ai miei cari ildolore del distacco. Dovevo seguire una disciplina di vita sugge-rita dal sacerdote, in seguito vescovo, che mi guidava. Accolsi

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 19

gia, lamentando di aver studiato, secondo programmi poco esi-genti, su sintesi o corsi monografici, che i nostri esami comporta-vano la lettura della Metafisica di Aristotele, delle tre Critiche diKant, di Essere e tempo di Heidegger... In particolare l’affascina-va il nostro studio dei Padri e dei dottori cristiani.

Negli ultimi mesi di scuola – sapeva che costituivano per me lafine di un servizio – mi fu sempre vicinissima, con discrezionedelicata. Mi guidava a conoscere le bellezze di Forlì. Le passeg-giate e le visite erano lo sfondo di dialoghi sul pensiero umano, lesue domande e le possibili risposte, il Cristianesimo nei suoigrandi maestri, i grandi cercatori di Dio nelle religioni, nella let-teratura, nell’arte...

Alla chiusura delle scuole dissi ad Anna che pochi mesi doposarei entrata in monastero. Le chiesi il silenzio con tutti: ero mol-to insicura di riuscire a superare le difficoltà della vita carmelita-na, all’epoca molto dura per la mia fragile costituzione fisica.

Anna soffrì moltissimo a un annuncio che pure aveva in qual-che misura previsto: non fu facile assicurarle una presenza diver-sa ma certa, che infatti si manterrà indefettibile lungo tutta la suavita.

Non ricordo il nostro addio, ma un anno dopo il mio ingressoin monastero Anna era tra i pochissimi amici presenti con i mieifamiliari alla mia vestizione. Pianse per tutta la durata della cele-brazione. Ero sicura che avrebbe trovato presto la sua strada eglielo dissi. Avremmo camminato insieme nelle vie solo apparen-temente diverse dove Dio ci chiamava.

Dire l’amore, le premure, l’interessamento di Anna da quandofui in monastero è impossibile. La regola mi difendeva, per cosìdire, dagli eccessi della sua bontà, effusa però in lettere frequentie in visite, anche con qualche sacerdote amico.

Non rammento quando mi annunciò il suo incontro con il librodi Davide Maria Turoldo dedicato agli scritti di Benedetta. Siate

nella gioia. Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi Porro(Milano, Corsia dei Servi, 1968) la folgorò. Sapere che Benedet-ta era nata a Dovadola (Forlì) e aveva abitato anche nella suacittà l’intrigava: voleva e doveva conoscere tutto di lei.

Entrò in questa avventura con tutta se stessa, con un entusia-smo commovente e un ardore contagioso. Aveva trovato il finedella sua vita buona: far conoscere Benedetta e il suo messaggiocristiano alla massima possibile ampiezza.

Cominciò a organizzare celebrazioni, incontri, conferenze, ainvitare a occuparsi di Benedetta giornalisti, scrittori, artisti, reli-giosi, vescovi, cardinali... Mi comunicava ogni incontro, scoperta.

Nel 1974 diede vita alla “Associazione Amici di Benedetta”.Nel 1976 a “l’annuncio”, notiziario dedicato a Benedetta. Mi tor-mentò fino a costringermi a scrivere un breve ritratto di lei, sem-plici appunti. Pubblicato da Rizzoli (1984), Vivere è bello fu peròl’inizio di una conoscenza maggiore di Benedetta e di innumere-voli pubblicazioni a suo riguardo. Mi chiese poi se una consorel-la miniaturista poteva fare un ritratto di Benedetta. Il risultato,davvero suggestivo, l’incantò.

Il resto è storia di Anna e di Benedetta, di loro sole.

Convegni, commemorazioni, acquisti di case per accoglienzadi visitatori dei luoghi di Benedetta, moßstre, musei, filmati... An-na si spendeva in tante direzioni, infaticabile e gioiosa. Testardain modo irriducibile, assolutista, il garbo e la grande dolcezza leconquistavano stima e affetto, facevano cadere resistenze chesembravano invincibili. L’ostinazione propria del suo carattere ela tenerezza verso tutti le causarono anche disavventure e danni,senza però annebbiare la sua mitezza serena.

Amava i più piccoli, i poveri, i sofferenti. Benedetta è stata perlei via privilegiata al mistero cristiano. Ne conosceva a memoriaquasi ogni parola, l’annunciava ovunque, osava interpellarechiunque pur di evangelizzare Benedetta. Spesso con disagi e sa-crifici. Nativamente elegante, dimenticava se stessa per viaggiarecarica di libri di Benedetta da donare. Li spediva personalmente,a decine di pacchi, in tutto il mondo. Ha seguito la traduzione diOltre il silenzio, il libro di Benedetta da lei curato e più diffuso,in 23 lingue: anche in russo, giapponese, cinese, croato, arabo,ebraico, turco, thailandese, maltese, swahili, esperanto... Rispon-deva a ogni lettera, e ne riceveva a fasci.

Intelligentissima, Anna aveva un tratto ingenuo, non sprovve-duto, che conquistava. Per questo non era difficile approfittaredella sua disponibilità, e persone senza scrupoli l’hanno fatto. Matantissimi hanno ricevuto da lei, tramite Benedetta, il dono di unaparola di speranza, di consolazione, di Vangelo. La frequentazio-ne assidua degli scritti di Benedetta, l’ammirazione più che fra-terna nutrita per lei l’hanno orientata a un amore sempre maggio-re non solo della sua amata sorella, ma della parola di Dio chequesta giovane martire cristiana ha vissuto e irradiato. Nell’ambi-to di una Chiesa domestica costituita da familiari e amici, gene-rosi nella volontà di sostenerla e onesti nel riconoscere che neerano sostenuti.

Quando la grave malattia colpì Anna e la diagnosi fu subito al-larmante, potei seguirla in ogni passaggio mediante il fratello e lacognata più vicini. Mi scriveva che stava bene, era sempre pienadi iniziative.

La serenità e la pace con le quali accolse il suo progressivoinarrestabile declinare sono state per i suoi innumerevoli amici,soprattutto per i fratelli e l’amatissima cognata Stefania, una for-te e dolce testimonianza cristiana.

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Lettera a Benedetta23-25 gennaio 201450° anniversario della tua “entrata nella vita”

Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?Alzerò il calice della salvezza, e benedirò il nome del Signore

Carissima Benedetta,

le parole del Salmo 115, che mi vengono spesso in mente quandovoglio elevare un inno di lode a Dio, si adattano bene ad iniziarequesta testimonianza che vorrei offrire su di te mentre chi ti haconosciuto in vita e chi ti ha incontrato e amato dopo la tua en-trata nella vita, si appresta a celebrare i 50 anni dal tuo incontrocon il Signore.

Mi unisco anch’io a questo canto di lode per ciò che tu sei statae continui ad essere per chi ti ha conosciuto allora e per chi, co-me me, ti incontra oggi, 50 anni dopo.

Se ricordi il mio rapporto con te era iniziato fra la fine del 1995e il 1996, quando un autentico uomo di Dio, il Card. Angelo Co-mastri, parla di te in una serie di trasmissioni radiofoniche in on-da su una radio Rai.

Quelle meditazioni mi colpiscono, e decido di approfondire la tuaconoscenza. L’occasione mi capita nel marzo 1996, quando unmalessere di stagione – quanto mai benedetto in quel momento! –mi costringe, nella settimana dal 10 al 17 marzo, a casa, e chiedoperciò a mio padre di comprarmi un libro che parli di te, nonavendo però indicazioni in merito. Senza saperlo mio papà miporta a casa la migliore biografia allora in circolazione, in fondoalla quale trovo l’indirizzo di chi diffonde la conoscenza della tuafigura. Dopo aver divorato quella biografia in quella settimanadel marzo 1996, scrivo a questo indirizzo, chiedendo materialeche mi viene mandato subito, e così anche tu inizi ad abitare nel-la mia vita.

Un incontro come quello con te non può rimanere nascosto, edecco che allora la meditazione delle tue lettere diventa diario quo-tidiano soprattutto nell’anniversario della tua morte, a partire dal-l’anno seguente.

Ti ho letto, ti ho subito fatto entrare nella mia vita, ma mi man-cava una cosa, il perfezionamento del nostro incontro attraversouna sosta orante nei due luoghi cardine della tua vita (nel frat-tempo conosco la tua carissima amica Maria Grazia). Nell’estate2002, dopo che tu mi hai fatto il dono incredibile di Mariella diMerate, e dopo che ho sostato a Sirmione, luogo della tua soffe-renza, ma anche luogo del tuo intenso cammino di fede riversatonelle lettere che da lì partivano, dirette all’universo che ti circon-dava e che ti ha accompagnato fino alla tua entrata nella vita, rie-sco ad approdare a Dovadola, nella settimana in cui fra l’altro ri-correva l’anniversario della tua nascita terrena. Nel 2003 incontrol’uomo di Dio che mi ha parlato di te, e inizia un rapporto chedura ancora oggi.

Ripenso alla sosta a Sirmione, e a quella a Dovadola. Come di-menticare i momenti di preghiera nella tua stanza, stanza di dolo-re diventata, per chi la frequentò allora e per chi la visita ancoraoggi, stanza di speranza, stanza di ascolto del tuo messaggio? Co-me dimenticare le soste, in quella calda settimana di agosto, allatua tomba, dove, nei Rosari meditati, ascoltavo la tua parola, e in-vocavo, accompagnato da te, la Vergine Santa, quella Vergine cheti aveva fatto a Lourdes la grazia di capire – sembra un parados-so, in questa società dove regna, per usare parole di Papa France-sco, la cultura dello scarto – la ricchezza del tuo stato?

Nel tempo sei così diventata e sei ancora oggi una delle presenzeforti della mia vita spirituale, una sorta di maestra spirituale, cheancora oggi continua ad abitare nella mia vita.

Signore, apri le mie labbra,e la mia bocca proclami la tua lode (Salmo 50)

Sì, Benedetta, la mia bocca proclami la tua lode, per ciò che seistata, per ciò che continui ad essere per chi ti ha incontrato e ti in-contra.

La mia bocca proclami la lode a Dio per le grandi cose che ha po-tuto operare in te, grazie alla tua disponibilità, magari sofferta,ma costante, a lasciarti lavorare da Lui come la creta che si lascialavorare, modellare dal vasaio.

La mia bocca proclama la lode a Dio anche per la Giornata diGrazia vissuta il 25 gennaio a Dovadola, dove non ero più torna-to da quell’estate del 2002.

Il 25 gennaio scorso, mi è stato dato di incontrarti di nuovo.

Anche il ritardo con cui siamo giunti a Messa è stato provviden-ziale, in qualche modo, perché, nell’ambito dei posti riservati checi erano stati tenuti, io sono capitato vicinissimo a quella cattedrache oggi è la tua tomba come fino alla morte furono la poltrona eil letto. Ho potuto così osservare da vicino il momento finale del-la Messa, la preghiera prima silenziosa, in ginocchio, poi pubbli-ca, recitata assieme all’assemblea, del Cardinale Comastri, il qua-le, nell’omelia, mi ha fatto rivivere l’emozione di quel primo in-contro di diciotto anni fa, con quel suo modo appassionato di par-lare di te. Non ho potuto salutarlo, come altre volte, ma questaemozione è la Grazia che mi porto da questa giornata.

Ti ho poi incontrato personalmente, al termine del rito, sostandopresso la tua tomba, ormai cattedra di speranza... come non rivi-vere la Grazia di quell’estate 2002, quando, con Anna Cappelli egli ospiti allora presenti, recitavamo spesso il Rosario meditatocon i tuoi pensieri.

Ti ho incontrato, infine, nel cortometraggio visto nel rientro a Mi-lano.

Nella storia di quella donna, rimasta appiedata a Dovadola, pro-prio a Dovadola (non hai detto forse tu che per chi crede tutto èsegno?) ho rivissuto la mia storia, l’emozione del primo incontrodi diciotto anni fa, il lasciarsi interpellare dal tuo messaggio, ildesiderio di incontrarti meglio e, dopo il nostro incontro, di co-municare la Grazia dell’incontro con te a tutti...

Carissima Benedetta,

grazie per essermi stata accanto in tutti questi anni. Davvero «ilSignore ha legato le nostre vite per sempre con misteriosi, ineffa-bili legami d’amore [...]»1.

Continua ad essermi, come anch’io ti sento, sorella in Cristo, gui-dandomi sulla strada che a Lui porta, quella strada dove trovo,come dicesti a Natalino, luce e verità.

Continua a donare a me e a chi ti incontra la speranza, non quellache dona il mondo, ma quella che nasce dall’amicizia con Cristo.

Veglia sul mio cammino, su quello delle persone a me care, e fa’che sia rispondente alle attese di Dio.

Ciao, Benedetta,tuo fratello in Cristo

Marco Bollini

1 Lettera a Don Gabriele del 28 agosto 1963, tratta da Il volto della speranza,p. 165.

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 21

Ciao a tutti! Sono da poco tornata dal 34° Convegno Nazionale “Giovani

verso Assisi’’, dove, dal 30 ottobre al 3 novembre, l’affascinantecittà di San Francesco è stata casa e culla di giovani, pressappo-co della mia età, provenienti da tutta Italia e che hanno riversatonelle strade medioevali della cittadina umbra forza, energia, cu-riosità, fede, vigore e novità. Assisi è stata nostra durante questiquattro giorni: con il nostro pass distintivo avevamo infatti acces-so gratuito a tutte le strutture, dalla Basilica al bosco ad essa adia-cente, mentre i turisti non potevano entrarvi. È stato un vero ono-re! Consiglio vivamente a tutti i giovani che mi leggeranno di fa-re questa esperienza forte, formativa e profondamente spirituale.La cosa che più delle altre voglio raccontarvi è avvenuta saba-

to 2 novembre.Dopo aver partecipato alla S. Messa, ognuno di noi aveva la

preziosa possibilità di scegliere in che modo approfondire il temacentrale del convegno: la Perfetta Letizia. Erano stati predisposti sette gruppi presieduti da specialisti e

religiosi in cui la gioia veniva accostata ad altre componenti del-la nostra quotidianità: la bellezza, il male, la morale cristiana, lasofferenza... Ed è proprio quest’ultima che ha saputo rapire la mia attenzio-

ne e mi ha fatto pensare alla nostra amica Benedetta. La gioianella sofferenza, tema senz’altro superficialmente inflazionato mamai abbastanza compreso e veramente accettato. Il mio gruppo,guidato da un frate dolce e da una piccola suora, si è recato nel-l’Istituto Serafico, appena fuori dalle mura di Assisi, visitato dalPapa stesso e dimora di molti disabili e malati. La sofferenza sipercepiva a ogni respiro, a ogni sguardo, ma non era sola, qual-cos’altro aleggiava in quelle stanze, qualcosa di colorato e di in-comprensibilmente luminoso.

Giovani verso Assisidi SOFIA CARLONI

appariva ripugnante. È infatti questa la chiave della felicità: nonsi può vivere, e quindi dirsi felici, se non si accettano i capisaldidel vivere stesso quali dolore, sofferenza e malattia. È sicuramen-te un cammino lungo e difficile, basti pensare che lo stesso Fran-cesco lo trovò arduo, ma è forse l’unica porta per accedere allaperfetta letizia, soprattutto perché chi soffre è maestro di umanitàche sa, come Benedetta, donare senza barriere l’unica cosa chegli resta: il cuore. Il frate ci ha poi ricordato cosa diceva Giovan-ni Paolo II in merito: noi siamo tra le piaghe di Gesù che hannol’urgente bisogno di essere riconosciute. È lo stesso Gesù a farci capire ciò, nel passo dei discepoli di

Emmaus, dove si fa riconoscere mostrando proprio le piaghe. LaSua presenza, che noi adoriamo nell’Eucarestia, vive nascosta neidisabili, nelle loro “piaghe’’ appunto, che hanno la necessità diessere ascoltate e amate da quelli che si dicono cristiani, ma noncome riteniamo opportuno noi o in modo tale da essere ringrazia-ti, ma come loro vogliono! Gesù era bellissimo e luminoso quando è risorto, e della pas-

sione non aveva più alcun segno, se non le piaghe stesse: ha vo-luto conservarle e portarle con sé in cielo come trofeo di vittoriasulla morte! Ma sono rimaste anche qui tra noi e l’umanità le ri-fiuta come fossero una vergogna. Se l’uomo le nega e fa di tuttoper non vederle, amare, accettare e abbracciare il malato è uncompito e un onore del cristiano! E anche qui Benedetta ci è maestra in quanto ha sofferto e of-

ferto a Dio il dolore, fiera di condividere il trofeo, le piaghe conGesù! E lei fu tanto amata e lo è ancora oggi.Molto ho imparato da questi giorni, e molto spero di riuscire a

tradurre in pratica!Spero infine di non avervi annoiato, ma se così è stato... mi

farò perdonare nel prossimo articolo!

Cominciava allora la nostra catechesi, con le testimonianze diragazzi che avevano incontrato il dolore, e di altri che con il do-lore stavano combattendo eroicamente con Gesù. Poi la suora ciha aperto il suo cuore regalandoci la sua esperienza di 25 anni aservizio dei disabili: essere, fare, dare, sono state le parole chepiù ha usato, dicendo che, se vogliamo mantenere giovane il no-stro cuore, non dobbiamo scappare dalla sofferenza, ma abbiamoil dovere di abbracciarla, come il lebbroso abbracciato e baciatoda san Francesco, a cui il Signore rese dolcezza ciò che prima gli

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Il 23 gennaio 2014 è stata una ricorrenza importante per Bene-detta Bianchi Porro e per tutti coloro che sono stati e sono tutto-ra a lei legati nei modi più diversi: cinquant’anni dalla sua morte,dalla sua nascita ad una nuova vita (dei santi è questa la data chesi festeggia), dalla sua ascesa al cielo, è comunque una data da ri-cordare perché indica, al di là di ogni metafora, la conclusionedella sua vita. Il legame strano, casuale, intermittente che – piùprofondamente di quanto voglia ammettere – mi lega alle vicendee all’esempio di vita di Benedetta mi ha indotto a riflettere su al-cuni temi essenziali della vita e della morte, che di essa è parteintegrante, prima da sola come sincera confessione a me stessa,poi come bisogno e tentativo di comunicare con umiltà anche aglialtri, agli amici di Benedetta, i miei pensieri anche se “eretici”.

La conclusione della vita di ciascuno non va intesa – per i san-ti come per tutti noi uomini comuni – nel significato di fine dellavita ma di acquisizione definitiva di senso di quella vita stessa,senso che non può più essere modificato dalla naturale dialetticadell’esistenza: non più azioni buone o cattive, non più conversio-ni, pentimenti, cadute, cedimenti, non più ideali da affermare otradire, la vita di ciascuno diventa così immodificabile per sem-pre, cioè eterna. Si situa quindi in una dimensione altra e impen-sabile per noi che viviamo ancora nel tempo. Questa affermazio-ne non vuole essere una negazione di una speranza, di una possi-bilità di continuare ad esistere oltre la morte, della resurrezionedei corpi di cui parla il simbolo di Nicea, ma semplicemente l’im-possibilità di pensarla, il riconoscimento di un mistero. Ciò chediventa eterna, non più modificabile da nuovi pensieri, azioni,sentimenti, è la vita che è stata vissuta fino alla sua conclusione.Del resto l’estraneità rispetto ai viventi di chi ha provato l’espe-rienza della morte è un dato che accomuna i miti antichi e il Van-gelo. In Euripide la moglie di Alcesti, che ha accettato di morireal posto del marito, riportata in vita da Eracle, è un simulacro chenon abbraccia l’uomo per cui si è sacrificata né proferisce parola,nel Vangelo, Gesù risorto, manifestandosi alla Maddalena, le im-pone di non toccarlo. Il mistero non si esprime attraverso sensa-zioni o parole.

La mia prima esperienza diretta della morte è stata quella, av-venuta in tarda età, di mio padre. Naturalmente ho avuto prece-dentemente altri lutti, parenti, amici, ma io non ero fisicamentepresente. Ho provato in quell’occasione una strana sensazione chenon so bene come poter definire anche se il termine che mi sem-bra più appropriato è quello di sollievo. Ho provato stupore, ver-gogna e quasi senso di colpa per questo strano sentimento. Solosuccessivamente sono arrivati il dolore, l’angoscia per la perdita,l’irreparabilità della mancanza, tutto quello insomma che uno siaspetta in una circostanza del genere. Tutto si è ripetuto, il sensodi sollievo, pochi mesi dopo per la morte improvvisa di mio ma-rito. Per anni sono stata turbata dal ricordo di queste due espe-rienze poi finalmente ho capito che il senso di sollievo era natu-rale e giusto perché non era altro che il riconoscimento dell’eter-nità di una vita che si era appena compiuta. La nascita al cieloche si dice di un santo è la nascita all’eternità di ciascuno di noi.

Subito dopo la morte di ogni individuo a cui siamo stati legati,o anche no, nasce l’agiografia che in parte è mistificazione, anche

Riflessioni sulla santitàdi MARIA ROSA PUDDU

se inconsapevole, ma nello stesso tempo è riconoscimento auten-tico di una persona che consiste nel dare significato ad atteggia-menti, parole, fatti a cui nel corso distratto dello scorrere dellaquotidianità non avevamo dato importanza. Soltanto nella distan-za del ricordo essi acquistano un significato. In questo senso miha commosso la testimonianza della madre di Benedetta, raccoltada Carmela Gaini Rebora in Oggi è la mia festa, che riconosce lasantità negli atteggiamenti, per tanti versi normali, della bambinaintelligente, sensibile, riflessiva e un po’ chiusa che è stata da pic-cola sua figlia.

Tutta la vita di Benedetta è ancora oggi motivo di riflessione edi speranza, quasi più rispetto a cinquant’anni fa, perché in que-sto nostro tempo siamo tutti più fragili e più disorientati. Comeha messo bene in evidenza G. Amati nell’articolo Benedetta: unmessaggio di speranza per il nostro tempo sul primo numero del2011 de “l’annuncio”, il significato più profondo della sua testi-monianza è che della vita si deve cogliere sempre la sua bellezzae la sua utilità. Quanta noia, disperazione, senso di futilità, pauradel futuro si manifestano nella società di oggi, “liquida” secondola definizione di Z. Bauman; a quanta ricerca del superfluo, delnuovo a tutti i costi, del non necessario ci spinge la logica per-versa dei mercati, mentre Benedetta ci richiama all’essenzialità diciò che, in libertà sappiamo scegliere in quanto espressione di unvalore. Un aspetto che mi ha particolarmente colpito è che già aquindici anni Benedetta era consapevole della necessità della so-litudine, che oggi invece fa paura; oggi bisogna essere sempre“connessi”, parlare virtualmente con qualcuno, o meglio con piùamici possibili, ma per dire cosa? Un suo tema svolto al liceo ini-zia con queste parole: «Io credo fermamente che le grandi animenascano dalla solitudine». E prosegue affermando il valore dellanecessità della ricerca in solitudine sia per quanto riguarda le sco-perte scientifiche, che la morale e Dio stesso. Solitudine che perònon va intesa come negazione del rapporto con l’altro, ma al con-trario come introspezione, ritorno a sé, che solo permette l’auten-ticità della comunicazione, intesa come disponibilità, accoglienza,capacità di diventare punto di riferimento e di conforto. Nei Pen-sieri del 29 luglio 1962 Benedetta scrive: «La carità è abitare ne-gli altri». E commoventi sono i suoi sforzi per continuare la co-municazione e il colloquio anche quando il suo corpo la tenevaprigioniera e soltanto la mediazione della madre le permetteva diaprirsi ancora al mondo. E la comunicazione continua anche do-po cinquant’anni dalla sua morte.

Volutamente non ho parlato dell’aspetto più pregnante e deter-minante della sua vita che si incentra nell’accettazione totale deldolore fisico, della malattia, del limite e nel riconoscimento delsuo mistero. Nella Bibbia Dio dice a Giobbe: «Dove eri tu quan-do io creavo il mondo?», rimproverandolo per la sua ricerca diuna spiegazione razionale del problema del male. Dio appunto èalla radice del mistero. Ritengo infatti che Benedetta possa esseredi esempio anche per chi non crede. Ma indubbiamente la suatranquilla e nello stesso tempo eroica accettazione della propriamalattia si fonda sul suo affidamento totale a Dio e ciò la pone suun piano diverso, su quello della santità, e di nuovo, almeno perme, si apre un altro mistero, per il rapporto che la santità ha conil sacro.

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 23

Non credo che il termine “santo” esista nella lingua greca se nonnel significato di giusto, ma in diverse tradizioni religiose designagli eletti da Dio o i modelli di virtù religiosa proposti come esem-pi per i fedeli. Il culto dei santi è un elemento dogmaticamente im-portante nel cattolicesimo, forse per un retaggio delle religioni po-liteistiche nella cui cultura si forma, comunque esprime il bisognodi trovare intermediari tra la finitezza dell’uomo e l’assoluta perfe-zione di Dio. Nel Nuovo Testamento e nella chiesa delle origini,santi sono tutti i fedeli che hanno risposto alla vocazione divina.Con le prime persecuzioni i martiri, in quanto testimoni esemplari,incominciano ad essere invocati, durante le cerimonie liturgiche,per ottenerne la protezione. Soltanto nel 993 si ebbe il primo pro-cesso di canonizzazione ad opera di papa Giovanni XV.

Mi chiedo quando sia stato introdotto l’epiteto “Sua Santità”per riferirsi al pontefice in carica, ma comunque il termine indicatutto un processo di fissazione, di sclerotizzazione, di rendere co-sa attraverso l’uso di un sostantivo, un vivere reale e concreto, uncercare di essere santo, compiendo azioni giuste, che indica unconcetto dinamico e non uno status, che è vita e ricerca fatta disuccessi e insuccessi, di tradimenti e cadute. Non si è santi sem-pre, in ogni momento della vita, penso che l’esperienza del silen-zio di Dio sia comune a molti, a tutti forse, sicuramente anche aBenedetta. Ognuno di noi può compiere azioni sante e forse lo fa,senza per questo diventare un santo. Mi si perdoni il laicissimoparagone con Freud ma mi serve per cercare di spiegare la dina-micità di un rapporto.

Uno dei meriti dell’inventore della psicoanalisi è stato indub-biamente quello di riconoscere che tra il comportamento del ma-lato di mente e quello della cosiddetta persona normale non c’èiato, frattura ma rapporto dinamico, diversità solo quantitativa enon qualitativa.

L’opposizione tra le istanze consce e inconsce, il conflitto tra leforze della vita e del movimento e le forze dell’inerzia e dellamorte sono meccanismi identici nella costruzione della persona-lità sia del sano che del malato. Così tra il santo e l’uomo comu-ne: ci sono ovviamente differenze ma anche rapporti. Il ricono-scimento della santità di una persona dipende inoltre dalla fedeche in essa hanno coloro che entrano in relazione con lei e daicomportamenti che da questa fede conseguono.

Tutti i famigliari di Benedetta, in particolare la madre, gli ami-ci che erano intorno al suo letto nell’ultimo periodo della sua vi-ta, e poi quelli che non l’avevano conosciuta direttamente, gli ar-tisti che l’hanno ritratta, che hanno curato la sua tomba, coloroche hanno scritto di lei, coloro che hanno iniziato e poi curato lapubblicazione de “l’annuncio”, hanno contribuito a definire la suasantità. Lo so che ancora Benedetta è solo Venerabile, che c’è tut-ta una burocratizzazione della santità, che in un certo senso è ne-cessaria, ma che comunque rischia di trasformare ciò che è vita inqualche cosa di fisso e statico e quindi nella sua negazione. Dopoessere stata riconosciuta Venerabile, Benedetta potrà essere di-chiarata Beata, dopo un miracolo, e sarà permesso un culto anchese in ambito limitato, poi la canonizzazione potrà conferirle il ti-tolo di Santa e il culto sarà esteso alla chiesa universale con offi-ciatura propria in un giorno determinato dell’anno liturgico.

Per arrivare a questo occorre un secondo miracolo. Ma la san-tità di Benedetta già esiste e il miracolo consiste nel fatto che tan-te persone si riuniscano nel suo nome, trovino in lei un esempio,un elemento di conforto e di speranza, riconoscano l’eternità del-la sua vita, sappiano trasformare la propria, mettendosi in relazio-ne tra di loro e con altre persone. E tra queste persone mi mettoanche io, seppure da “eretica” che nello stesso tempo riafferma lasua fede.

La bellezza è il riflesso del cielo.Benedetta Foto Amati

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La mia vita accanto a Benedetta (parte X)

di don ALFEO COSTA

1983. Il 29 maggio si fecela celebrazione di Benedetta.Era presente Mons EnricoGalbiati di Milano, celebrebiblista, che aveva curato illibro Testimone di risurre-zione, molto importante perl’approfondimento del pen-siero di Benedetta, raffronta-to con i relativi passi biblici.C’era anche padre AntoninoRosso cappuccino, il qualestava curando la documenta-zione critica della biografiadi Benedetta, verificando dipersona ogni passaggio conrelativi documenti.

L’8 agosto si celebrò il47° compleanno di Benedet-ta. A quella celebrazione e-rano presenti e animarono laMessa due gruppi di giovani(uno di venti e uno di diciot-to) venuti per ritiro: uno daTaranto e sono stati allog-giati nella mansarda dellanuova canonica, l’altro era aMarzano. Celebrò la Santa-Messa don Franco Montene-gro del gruppo di Taranto.Questi ora è arcivescovo diAgrigento.

Il 24 agosto venne da Benedetta Mons. AntonioQuarracino, vescovo di Avel-laneda in Argentina, presi-dente del CELAM. Una cu-riosità: prima di celebraremi chiese: «Se la sente diascoltare i peccati di un ve-scovo?». A parte il disagiodi sentirmi dare del lei, ri-masi senz’altro colpito daquesta frase; questo non miera mai capitato. Poi pensai:Gesù ci ha detto che siamopescatori di uomini; un pe-sce così grosso però nonl’ho mai pescato. Mi dissianche: i peccati di un vesco-vo saranno senz’altro più in-teressanti. Scherzi a parte,ascoltai davvero con moltaemozione quella confessio-

2 luglio la ricoverammo sta-volta in pneumologia.

Il 14 luglio nello stessoreparto ricoverammo anchemio padre. Un susseguirsi diconsulti, viaggi, assistenzediurne e notturne… Poi ledimissioni: il 25 luglio miopadre, il 27 mia madre; mala febbre era sempre ango-sciosa. Provvedemmo (assie-me a mio fratello e a mia so-rella) all’assistenza a casa.In un primo momento miasorella trovò una ragazzastraniera, ma era clandestinae, quando le chiesi i dati dacomunicare ai carabinieri, ilgiorno dopo sparì. Non neaccettai un’altra, anche rego-lare, perché (da episodi sen-titi) non volevo trovarmi insituazioni incresciose. Inve-ce risolvemmo con alcunenonne nostrane: tre donne diDovadola riempivano lagiornata. Un altro ricoverourgente di mio padre.

Era la prima domenica disettembre, quando nella par-rocchia di nostra origine(Santa Marina), si faceva lafesta della Madonna. Miopadre ne era stato per tantianni il priore; ma quella vol-ta non poté neppure andarvi.Fu preso da una angosciacosì grande che gli causò uncollasso vero e proprio dadoverlo ricoverare. Ma lacosa che più mi fece riflette-re fu il momento dello sve-nimento. Eravamo tutti (coni miei fratelli e nipoti) nelterrazzo e in quel frangentemia madre disse: «Lasciatelomorire in pace! perché nonsi può morire in pace?». Do-po una ventina di giornivenne dimesso. Le cose infamiglia andavano così… ildisagio reale me lo sentivomio e vi facevo fronte conla più possibile naturalezza,

ne. La sua devozione versoBenedetta era veramente im-mensa.

Questo anno è stato carat-terizzato dai lavori nellachiesa della Badia: dal mesedi maggio si arrivò a Natale.Dapprima il tetto con imper-meabilizzazione. A fine giu-gno, per un enorme tempo-rale arrivò giù dal vialettotanta acqua che, trovandoimpedito il deflusso dal ma-teriale da lavoro, entrò nellaBadia, se pur a porta chiusa.

tutto. A quel punto decidem-mo di chiudere la chiesa alculto. Impalcature interneper la tinteggiatura, ma pri-ma di eseguirla (su consigliodella Soprintendenza di Ra-venna) si fecero dei sondag-gi per sapere se vi fosseropitture a muro, e ne vennerofuori davvero. Intanto, dalmese di maggio, il servizioreligioso venne trasferitotutto all’Annunziata. Queilavori furono molto caldeg-giati anche da Anna Cappel-li, la quale contribuì con al-cuni milioni (così si parlavaallora). La notte di Natale sitornò a far funzionare la Ba-dia che risultò veramenterinnovata.

Ma l’anno ’83 ha segnatouna acutizzazione nei ma-lanni dei miei genitori. Ilmartedì di Pasqua, di rientrodalla processione dell’uovoall’Annunziata, portai subitomia madre in ospedale aDovadola (allora era anco-ra in funzione il piccoloospedale che risolveva mol-ta assistenza in tutta la val-le, ma anche altrove per laspecializzazione chirurgicavascolare del dott. GiorgioGiorgi). Ma pochi giorni do-po il ricovero riscontraronoun sospetto ictus cerebrale ein gravissime condizioni futrasferita al “Pierantoni” diForlì.

Venne dimessa il sabato 4 di giugno e 24 ore dopo,con febbre oltre 39° la rico-verammo di nuovo d’urgen-za e venne sistemata nellostesso letto (si potrebbe direancora caldo). Il 6 giugnomio padre ebbe un inconve-niente circolatorio, ma senzaricovero.

Al 25 giugno dimissionedi mia madre, ma all’indo-mani ancora febbre… e il

L’acqua e il fango arrivaro-no a metà chiesa. Fortunavolle che si fosse presenti,io e l’arch. Giannelli, così cimettemmo subito all’operaper rimediare. Nell’autunnosi passò ai lavori interni. In-fatti il restauro del campani-le venne accantonato perscarsità di fondi; solo perposizionare l’armatura biso-gnava sostenere una grossaspesa, perciò si passò ai la-vori interni cominciandocon il togliere l’intonaco dalmuro del campanile cherientra nella chiesa: si vole-va lasciare il sasso a vista,ma poi non tutto era degno.Ma intanto ne venne un talpolverone da… annebbiare

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 25

come dovesse durare sem-pre. Ed ero naturalmentecontento di avere i miei conme e di poterli assistere. Al-la sera, quando la donna sene andava, io stesso provve-devo a mettere a letto miamadre, accudendola con pre-mura, finché il 14 novembrevenne la nottata grave.

Sentii mia madre lamen-tarsi a lungo. Andai da lei,cercai di capire cosa fosse,ma non ci riuscii. Stetti conlei finché venne il mattino echiamai il medico, il qualeordinò il ricovero ospedalie-ro. Solo dopo una settimanatrovarono che aveva duefratture (femore e spalla).Fratture spontanee: infattinon si era mossa da letto.Soffrii molto in quella circo-stanza per quell’insieme di

cose! A casa mio padre erada assistere. Il 22 dicembremia madre venne dimessa,la portammo a casa nella si-tuazione in cui era, pensan-do: almeno facciamo Nataleassieme. Ma anche quellanotte fu terribile: fortunache era con me mia sorella.Durante la notte dovemmocambiare il letto cinque vol-te. All’indomani noi due ciinterrogammo seriamente sul-la nostra situazione.

Era inverno, quindi c’era-no difficoltà ad asciugare labiancheria e inoltre la prov-vista di una casa non è poitanta! Potevamo azzardare adire di non riuscire a soste-nere un tale andamento?Chiamai il medico mio ami-co e con lui discutemmo lastessa cosa, ed egli saggia-

mente disse: «Portiamolitutti e due nella Casa di Ri-poso, in un’unica stanza,provvedo io.». Con l’amaroin cuore accettammo questoprogramma. Prima di mez-zogiorno del 23 dicembrevenne l’ambulanza e trasfe-rirono i miei genitori. Io erosull’ingresso di casa quandopassarono con le due barel-le: mi venne di salutarli vivi,perché sentivo che non sa-rebbero più tornati. Nellamia agenda c’è una annota-zione: la giornata più neradella mia vita.

Curai personalmente la si-stemazione nel Ricovero eogni giorno vi passavo piùtempo possibile. Quasi nonsi resero conto di non esserea casa; solo una volta miopadre mi chiese: «Dove sia-

mo? non siamo a casa!». Aquesto stato d’animo si ag-giunse un’altra cosa. DonLuigi Superga, missionarioviaggiatore, che stava nellamansarda, aveva deciso diandare in Venezuela. Quellamattina del 23, mentre si erain quel trambusto della deci-sione, io gli dissi: «Vuolproprio andare via?».

La situazione mia e dellaparrocchia nei giorni di Na-tale non lo commossero af-fatto! Fu un Natale amarodentro di me.

Una sera, rientrando apiedi dal paese, arrivato sot-to casa vidi le finestre spen-te: non c’era nessuno. Quel-la volta mi accorsi che nonmi era mai capitato di anda-re a casa senza che ci fossequalcuno. (Continua)

Mi è subito venuto inmente questo pensierodi Benedetta mentreparlavo con una miaamica.

Mi raccontava che la nipotina Nina, disei anni, durante una gita in monta-gna, a Solda, a oltre 2000 metri di al-tezza, guardando estasiata il paesaggioche la circondava, aveva esclamato:«Ma nonna, chi ha fatto tutto que-sto?». «Dio!» le ha detto la nonna.

La piccola di rimando: «E noi cosafacciamo per ringraziarlo?».

Possiamo immaginare l’imbarazzo del-la nonna per questa uscita. Ha farfu-gliato qualcosa sulla preghiera, maforse non era neppure sicura di quelloche stava dicendo. Infatti mi ha rac-contato questo episodio alla prima oc-casione, quasi per sapere da me comeavrebbe dovuto rispondere alla bambi-na. La mia amica è una persona generosa e di buon sensoe avrà certamente trovato le parole giuste per non mortifi-care la nipotina.

Una domanda così avrebbe messo tuttavia in difficoltàchiunque di noi. Sì, perché, al contrario di Nina, non sap-piamo più meravigliarci di niente, diamo tutto come ovvio escontato. Soprattutto non ci poniamo affatto il problema di

ringraziare e di farequalcosa a nostravolta per chi ci hadato “tutto questo”.

Benedetta, creatura malata nel corpo,ma non nello spirito, ci ha lasciato unpensiero meraviglioso: «Tu riempi l’u-niverso e tutto grida le tue meravi-glie». Sì, è questa sua capacità di ve-dere ogni cosa come una meraviglia diDio che la rende così speciale ai nostriocchi, così capace di insegnarci lastrada verso Dio e verso i fratelli.

Se ci rendessimo conto, come lei affer-ma, che ovunque ci sono i segni dellapresenza di Dio e che ogni cosa, ognipersona ci portano a Lui, davvero ilmondo che ci circonda sarebbe trasfi-gurato. Forse dovremmo proprio chie-dere questo nella preghiera, di saperguardare le persone che conosciamo,quelle che incontreremo, i luoghi che

frequentiamo, con gli occhi di Dio.

Solo così scopriremmo quanta gioia c’è in Lui quando fati-cosamente ci accogliamo l’uno con l’altro, quando svoglia-tamente facciamo ciò che dobbiamo, quando, magari sbadi-gliando, ci ricordiamo di Lui nella preghiera. Penso che, seci provassimo, tutto diventerebbe diverso, pur restando sem-pre lo stesso, perché a cambiare saremmo noi.

LE DOMANDE DI NINAdi Roberta Bössmann

Nina

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• Troviamo sul sito della Diocesi diForlì-Bertinoro una ricca documenta-zione su Benedetta, con riferimentoal 50º anniversario della morte.

Basta aprire il seguente collegamento: h t t p : / / w ww. d i o c e s i f o r l i . i t / -hcCartella/id/182 per vedere sei fine-stre illustrative su Benedetta e sulle ini-ziative, corredate anche di documenta-zione fotografica, per il 50º della morte. Riteniamo molto utileper nostri internauti la consultazione di queste pagine.

a cura di Gianfranco A.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/pro-grammi/media/ContentI tem-40788fc1 -775a -4966-8811-9e2a66f8ee93-tgr.html#p=0/.

• Il breve profilo biografico di Be-nedetta, redatto da don WalterAmaducci e pubblicato dalla Stil-graf di Cesena nel 2012, sta aven-do un notevole successo. Può es-sere consultato al seguente indi-rizzo:http://www.amicidibenedetta.altervista.org/index.php?nav=Biografia.2P10/.

Speriamo che sia direttamente consultabile in rete anche latraduzione in inglese del volumetto, appena pubblicata dallamedesima editrice. Ne riportiamo la copertina.

• Angela Bevacqua Schneider, si occupa datempo di Benedetta e di altre figure signifi-cative per l’emittente radiofonica di Varese“Radio Missione Francescana” (www.rmf.it).Nella trasmissione Una rosa bianca d’in-verno propone in modo radiofonicamentemolto efficace una nostra intervista a Maria Grazia, amica diBenedetta, pubblicata su “l’annuncio” del dicembre 2011. La trasmissione può essere ascoltata, aprendo il seguentecollegamento, http://www.rmf.it/programmi/angela.htm cheapre la lista delle trasmissioni curate da Angela Bevacqua.Basta poi scegliere quella del 22 gennaio e “cliccare” su “re-gistrazione” e ascoltare. Ringraziamo Angela Bevacqua Sch-neider anche per un altro suo “speciale” realizzato in conco-mitanza delle celebrazioni per il 50º. Speriamo che gli inter-nauti possano sentire presto la trasmissione dall’archivio diRadio Missione francescana.

• Seguite anche il nostro sito www.benedetta.it. Dopo il lavo-ro di aggiornamento e di restauro compiuto dalla nostra“webmaster” – si chiama così chi provvede alla gestionedella nostra pagina web – presto tutti lo potranno vedere an-cora più bello e con ulteriori innovazioni anche sul pianolinguistico.

Benedetta in Internet

• Di Marco Bollini, che ringraziamo, un articolo informativosu Benedetta e sui prossimi eventi per ricordarla è stato pub-

blicato il 6 gennaio2014 sul sito Vatican In-sider de “La Stampa” diTorino. Vi si può acce-

dere attivando il seguente collegamento: http://vaticaninsider.lastampa.it/documenti/dettaglio-artico-lo/articolo/bianchi-porro-bianchi-porro-bianchi-porro-31072/#.

• Sul TGR RAI della Lombardiadelle ore 14 del 28 marzo2014 troviamo un servizio de-dicato a Benedetta, con unabreve intervista alla sorellaEmanuela, sempre molto attivamediaticamente, e con la noti-zia della realizzazione del cor-tometraggio “Oggi grazie”, realizzato nell’ambito delle cele-brazioni per il 50º. Per vedere il servizio basta collegarsi a:

Ricordiamo P. FRans van deR Lugt, un gesuita olandese, assassinato il 7 aprile 2014 a 75 anni, dopo

cinquant’anni passati in siria, uomo di pace e di amore sincero e disinteressato verso musulmani e cristiani.

viveva a Homs, città assediata e bombardata. La gente moriva letteralmente di fame.

Perché è rimasto in siria, condividendo la vita e la fame di un popolo esausto? Così ha risposto in una

intervista, fatta durante gli scontri: «Il popolo siriano mi ha dato tanto, tante gentilezze, tanta ispirazione,

tutto quello che hanno. se il popolo siriano soffre, voglio condividere le sofferenze. voglio rimanere con

tutti loro».

P. van der Lugt ha mostrato con il martirio cosa significhi la carità, quell’“abitare negli altri”, che Benedetta

ci insegna. (L’intervista è su Youtube: http://youtu.be/ot4fjcdnc_Q).

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 27

al sole dell’Eterno (come i dan-teschi fioretti che «dal notturnogelo chinati e chiusi / poi che ilsol li imbianca / si drizzan tuttiaperti in loro stelo») a un trillodi passero, eco dell’ultimosquillo di voce di Benedetta di-stesa nella croce gloriosa delsuo letto di agonia, in liminemortis…Due episodi sublimi nella

loro semplicità, che colpironola mia immaginazione, al paridi quella di tanti altri semplicidevoti come me di Benedetta,appena venuto a conoscenza diessi non so se attraverso diret-tamente i suoi scritti (e quellisu di lei) o tramite la narrazio-ne orale, la trasmissione diquelle notizie da parte di qual-che particolarmente fervido de-voto.Ho rintracciato proprio in

questi giorni di apertura del50° anniversario della sua mor-te (non morte, ma entrata nellaVita, per parafrasare le suestesse parole) due piccoli ab-bozzi poetici risalenti all’apriledel 1988, sulla “mano” e sulla“rosa” di Benedetta: quest’ulti-mo rimaneggiato in occasionedi una mia visita a Dovadola

La mano e la rosa: due mi-nimi termini a cui si può ridur-re, in un certo senso, la vita diBenedetta.Due episodi salienti di essa,

di diversa realtà e tradizione.L’uno costituito da quello stru-mento umano inusuale di tran-scrittura – quasi metafisica del-la scrittura – che è la mano, dicomunicazione eccezionale – di comunione – con gli altri,convenuti nella stanza-cenaco-lo. La mano terminale di unamente tutta orientata a Dio e compenetrata di Cristo: unicaporta d’accesso nel corpo mu-rato di quell’anima prigioniera,caduta nelle mani del Dio vi-vente, sprigionante – sprizzantedai pori del suo spirito – unaenergia soprannaturale dispen-sata a piena mano agli astantiin quella mitica, mistica stanza!L’altro episodio – che rap-

presenta l’epilogo di quel dram-ma sacro od oratorio che fu lavita così breve ed intensa diBenedetta –, quello della rosa:una di quelle leggende che sileggono nelle vite dei santi e neformano l’aura, l’alone popola-re. La rosa bianca che fiorisceall’alba nel cuore dell’inverno

per il festeggiamento di quel-l’evento. (Sulla “Rosa bianca” in pas-

sato avevo scritto delle “varia-zioni” gentilmente ospitate nelgiornale “l’annuncio” del gen-naio 2008).

Mi permetto di proporre an-che un appunto di viaggio poe-tico del 27 ottobre 1988, VersoFirenze, con sosta solitaria nel-l’Abbazia di Sant’Andrea, rin-tracciato proprio mentre vi stoinviando le due sunnominatepoesie:

La mano e la rosadi LUIGI RICEPUTI

A Dovadola devio verso l’Abbazia di S. Andreaal sarcofago di Benedetta.Il miracolo è già nel loggiato fiorito

di una vite sanguinanterossa come l’aurora sacra ferita del giorno.Nella cappella la santa avvolta in bronzea cappa – saio e manto regale –dorme distesa come in un letto nuziale.Poggiano i piedi sulla rupe di una tartaruga, simbolo di eterno.

Ma ecco questi miei duepiccoli testi, frutto dunque eomaggio insieme della mia de-vozione alla santa.

LA MANO

Benedetta, la tua mano…La tua mano benedettanon per scrivere, ma per essere scritta:

manuale del tuo perfettoamore.

LA ROSA

Tutto è segno.Tutto è grazia.Ogni cosa è illuminata:bianca celestialecome la rosa fiorita sul limitare

della vita della santa.

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Grazie Benedetta!Da Treviri (Germania)

Trier, 7 novembre 2013

Cari amici di Benedetta,

mi chiamo Laura, sono di Forlì, abito a Trier in Germa-nia.

Vi scrivo per darvi la mia testimonianza su Benedetta!

La conosco da tanti anni; da quando all’università lessi,da qualche parte, la sua lettera a Natalino. Mi colpì tantoche la ritagliai e la portai a casa e da allora si può dire cheBenedetta sia entrata in casa nostra.

L’ho sempre invocata in tante situazioni per me e per al-tri, ma in particolare ho invocato il suo aiuto durante l’esta-te del 2012.

Ero incinta del mio terzo figlio, Giovanni. Al quinto mesedi gravidanza la mia ginecologa ha sospettato un’aritmiacardiaca del bambino. Mi ha voluto visitare nuovamente do-po due settimane, due lunghe settimane! Mio marito ed io ab-biamo pregato, insieme ai bambini e spesso ho invocato Be-nedetta. Erano i giorni a cavallo di Ferragosto. Ho dedicatole messe dell’Assunta alle mie intenzioni.

Dopo due settimane il sospetto di aritmia c’era ancora emi hanno mandato da un superspecialista.

Abbiamo avuto l’appuntamento il giorno stesso. Io prega-vo Benedetta ogni minuto di intercedere per noi.

Quando il medico faceva l’ecografia, dicevo a Benedetta:«Fa’ che il medico veda bene, attira il suo sguardo là dove cifosse qualcosa che non va», ma il medico mi diceva: «Signo-

ra io non vedo nulla di strano, qui non c’è aritmia». Ed iocontinuavo a pregare Benedetta: «Benedetta fa’ che il medicoveda bene!». E lui continuava dire che non c’era niente, cheera tutto a posto.

Siamo usciti dicendo: «Dio sia lodato!». Ed il medico si èunito a noi.

Ho avuto altre difficoltà nel prosieguo della gravidanza,ma una alla volta si sono dissolte e Giovannino è nato conparto naturale alla scadenza.

In ospedale, alla prima visita fatta al neonato proprio pervalutare l’attività cardiaca del bambino, è stato detto: «Me-glio non potrebbe essere!».

Giovanni a 10 mesi sta benissimo, come i suoi fratelli, eride sempre.

Benedetta ha pregato la Madonna per noi ed io la rin-grazio tanto tanto, e ancora tanto. Grazie Signore, che con-cedi a Benedetta di intercedere per noi! Grazie che ce l’haidata e per suo tramite ci riempie di grazie!

Vi abbraccio tutti e vi ringrazio tanto per il lavoro che fate.

Laura Giannelli

Ultime notizie sulla causa di Beatificazione di Benedetta

Molti lettori ci chiedono a che punto sia la situazione sulriconoscimento del presunto miracolo, avvenuto a Genova il3 settembre 1986, con l’improvvisa guarigione di un ragazzo.

Il padre Postulatore P. Guglielmo Camera ci informa gen-tilmente che il Tribunale diocesano della Curia di Genova hacompletato l’esame di competenza sulla presunta guarigionemiracolosa di un ragazzo, ascoltando 6 medici ed i testimonidella guarigione. Il P. Postulatore ha portato il 17 marzo 2014la documentazione alla Congregazione vaticana competenteperché vengano predisposti gli atti necessari per i relatori epoi per l’esame della Consulta dei medici e del Congresso deiteologi, prima dell’approdo all’Ordinaria della Congregazio-ne, formata da cardinali e vescovi, per preparare il parere dasottoporre al Papa. Su questa base il Papa deciderà.

Il complicato iter viene seguito con competenza e passio-ne dal P. Postulatore e va accompagnato anche dalla nostrapreghiera.

Importante è anche la segnalazione di nuove grazie otte-nute con l’intercessione di Benedetta. Le testimonianze rela-tive vanno inviate a:

Postulatore della Causa di BeatificazioneP. GUGLIELMO CAMERA

Missionari Saveriani - Via Angaia, 7 - 48125 S. Pietro in Vincoli (RA)Tel. 0544 551009 - Cell. 333 2902646

E-mail: [email protected]

Vice Postulatore della Causa di BeatificazioneDon ALFEO COSTA

Via Benedetta Bianchi Porro, 6 - 47013 DOVADOLA (FC) Tel. - Fax - Segreteria tel. 0543 934676 - E-mail: [email protected]

Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato in Benedetta una cara sorella. Attraverso la gioia e il doloredi cui hai riempito la sua breve giornata terrena, Tu l’haiplasmata quale immagine viva del tuo Figlio. Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo, Padre, di poterci sentire più vicini a te e ai fratelli, nell’amore, neldolore e nella speranza. In una accettazione piena e incondizionata del tuo disegno. Fa’ che la sua testimonianza così radicale della potenzasalvifica della croce c’insegni che il dolore è grazia e che latua volontà è gioia. Concedi, o Padre, la luce del tuo Spiritoalla Chiesa, affinché possa riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore. Questa grazia ...... cheper sua intercessione umilmente ti chiedo, possa contribuirealla glorificazione della tua serva Benedetta. Amen.

con approvazione ecclesiastica

Preghiera per la glorificazione di Benedetta Bianchi Porro

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TestimonianzeLa signora Margherita Leoni Sozzi ha trovato, tra i libridella madre defunta, una sua testimonianza su Benedetta.La pubblichiamo volentieri.

Con esattezza non ricordo la data [era tra aprile del 1944ed i primi di gennaio del 1945; N.d.R.], era il periodo del-l’ultima guerra, giorni tristi e pieni di paura.

Abitavo alla Fratta Terme, sotto la parrocchia di SantaMaria delle Grazie, Casticciano, diocesi di Bertinoro. Erouna giovane di Azione Cattolica e cercavo di essere assiduanella mia parrocchia che tanto amavo. La liturgia eucaristi-ca e la devozione alla Madonna per la recita del Santo Ro-sario mi facevano crescere nella fede cristiana. Scoprivo,giorno dopo giorno, ciò che il Signore voleva da me. Laguerra mi lasciava nel lutto, nella privazione, nella sofferen-za fisica. Tutto questo però non mi separava dall’amore cheil Signore mi faceva sentire e mi donava quella forza spiri-tuale per dedicarmi al servizio di chi aveva bisogno. Amavomolto i bimbi e mi fu dato il compito di preparare un gruppoalla prima Comunione. A quei tempi il catechismo si svolge-va tutti i giorni per qualche mese, perciò ogni giorno percor-revo quella lunga strada ripida, ma con tanta gioia nel cuo-re perché sapevo che mi accompagnava quella brava catechi-sta che era la Madonna.

I bimbi mi attendevano davanti alla chiesa con il loro sa-luto festoso. Entravamo non in sala, ma in chiesa, facevanoun saluto a Gesù e a Maria Santissima e poi e incominciavola lezione.

Qui mi affiora alla mente il ricordo più bello. In quel pe-riodo, in una casa vicino alla chiesa, era ospitata, come sfol-lata a causa dei bombardamenti, la signora Bianchi Porrocon la piccola Benedetta.

Perciò, ogni giorno, mentre parlavo al mio gruppo inchiesa, venivo interrotta dal cigolio della porta che si aprivacon delicatezza, facendomi scorgere la piccola Benedetta che,accompagnata dalla mamma, veniva a far visita a Gesù.

Io non avevo rapporti di conoscenza [con lei], ma l’acco-glievo con un sorriso di saluto ed ella si sedeva dietro a ungruppo di bimbi. Io non ero una gran catechista, ma cercavodi parlare e trasmettere ai bimbi non quello che sapevo, mabensì quello che Gesù faceva sentire in me. Benedetta ascol-tava con attenzione ed io notavo nel suo viso così dolce unqualcosa che allora non potevo capire. Solo oggi comprendoche l’opera di Dio già allora stava tracciando il Suo disegnosu di Lei.

Quel piccolo fiore cresciuto e consumato nella sofferenzatotale per la conversione di tante anime ora risplenda nellaChiesa come vera testimonianza. Ricordando la mia preghie-ra, lascio questa semplice testimonianza di catechista.

Maria Ersilia Naldi Leoni

Incontriamo telefonicamente una persona molto giovane

spiritualmente, che vive a Milano. Ci facciamo raccontare

da Giuliana Ravizza come ha conosciuto Benedetta nel

1963 a Lourdes. Ci dice:

«Mio zio Antonio Sessa mi aveva parlato della presenzadi una giovane molto malata. Desiderai allora vederla. La vi-di. Non potendo parlare con lei, rimasi un po’ bloccata. For-se le ho fatto una carezza e l’ho salutata tramite la mamma.Poi con la mamma abbiamo proseguito dopo la conoscenza,un po’ per Benedetta, e poi lei faceva parte dell’Oftal e allo-ra in qualche occasione ci si vedeva. Ho notato che lei vole-va molto bene alla figlia, ma era anche riservata, nel sensoche non aveva l’aria che ci tenesse a che Benedetta a tutti icosti diventasse santa. In seguito, quando Carmen BianchiPorro [sorella più piccola] è cominciata a venire, abbiamofatto amicizia. Essendo talvolta in servizio insieme, ci siamoconosciute bene. Dopo un po’ di anni ho conosciuto ancheCarlo Spinelli. Ho conosciuto Emanuela soltanto di sfuggita,in occasione di stages».

Benedetta è rimasta nel cuore di Giuliana. Per questo, ac-

compagnata dal suo ricordo, ha letto via via i libri che

uscivano e così si è ancora interessata a quella ragazza

morta in così giovane età. Non c’è perciò da stupirsi per

quel che ora aggiunge:

«Ho pregato molto Benedetta quando nel 1965 ho dovutofare un’operazione agli occhi. Ero giovane, allora avevo 39anni. Avevo le due cataratte. E le operazioni erano allora piùcomplicate. Allora bisognava stare a letto per una settimana.Così mi hanno operato prima un occhio, poi l’altro. Purtrop-po ho avuto anche una piccola lesione alla retina dopo que-ste due operazioni. E così in cinque mesi ho fatto tre opera-zioni agli occhi. Ho pregato molte Benedetta. Lei sapeva co-sa volesse dire non avere la vista e la pregavo di darmi una

8 gennaio 2014

Benedetta, insieme ad Anna, è sempre nel mio cuore.

Etta LeonardiContinua a pag. 30

Foto Amati

30 � l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77

Testimonianze

mano. Direi che in quel momento me l’ha data. Adesso sonoun po’ malmessa di occhi perché ho subito un po’ le conse-guenze di quegli interventi. Però allora mi ha dato veramen-te una bella mano».

Giuliana, è riuscita a venire una sola volta a Dovadola sul-la tomba Benedetta. E così ha salutato la sua antica conoscenza che ancoraoggi le sembra significativa. Giuliana Ravizza, decisamente una giovane, ha ancoranel cuore Benedetta.

23 dicembre 2013 A tutti voi che parteciperete a questa importante “com-

memorazione” auguro che la sua GIOIA e la sua PACE per-vadano tutti i vs. cuori (come certo LEI desidera...) e chepossiate essere esauditi anche nel vs. legittimo desiderio divederla presto elevata .. agli “onori degli altari”!

Per me (francamente) Lei di miracoli ne ha già fatto “sboc-ciare” talmente tanti nei cuori... (anche se silenziosamente),che un ulteriore riconoscimento ufficiale è del tutto secondario.LEI è una “prediletta”... del Signore già da più di 50 anni!

Angela Bevacqua

Profumo di violericordo di tecandido silenziosulla nostra bocca

e silenzio e silenzio

Benedetta, vuoi pensarci tu?Sai che amare l’amicoè dolcissimo soave lillà.

Benedetta, vuoi pensarci tu?

Trasforma le mie lacrimein acqua di primavera,il suo ricordoin fiore di giglio.

Benedetta, illumina questi tramonti di dolore.

Giuliana Pecolatto

Profumo di viole

Danilo Marenco ci manda la seguente testimonianza perconto di sua zia Giuseppina Rocca di Mondovì:

23 marzo 2014Per la beatificazione di Benedetta Bianchi Porro desidero

fare avere la mia testimonianza dell’aiuto avuto da Benedet-ta quando sono divenuta sorda nel 1978 dopo una malattia euna cura sbagliata; in sei mesi ho perso l’udito. Avevo 49 an-ni e avevo da poco perso la mia mamma. Mi trovavo sola adaffrontare la mia situazione. Mi dicevo pure io che non si puòvivere essendo sordi. La mia cara amica mi aveva fatto ave-re il libro Oltre il silenzio con il diario e le lettere di Bene-detta. Leggere il suo diario, che parlava della sua sofferenzaincompresa, ma soprattutto della sua accettazione, ha dato ame la forza di accettarla. Anche quando sono triste, nel miogrande silenzio, mi rivolgo a lei pregandola di aiutarmi adandare avanti e ripeto con lei il canto negr: «una mattina lu-minosa e bella deporrò il mio fardello, ma quella mattinaudrò le sacre trombe suonare».

Quando sono arrivata a 80 anni con problemi di deam-bulazione, con tanta pena nel cuore ho dovuto lasciare la miacasa. Attualmente mi trovo al pensionato delle Suore Teresia-ne di Mondovì Piazza.

Ricordandola nella preghiera cordiali saluti.

Giuseppina Rocca

Continua da pag. 29

l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77 � 31

Prossimi appuntamenti

DOVADOLA – ABBAZIA DI S. ANDREA

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 ore 10,30

per il 78º anniversario della nascita di BENEDETTA

Solenne Concelebrazione

Eucaristicapresieduta da

S. E. Mons. ANDREA TURAZZIVescovo di San Marino-Montefeltro

con la partecipazione dell’Ordinario

S. E. Mons. LINO PIZZIVescovo di Forlì-Bertinoro

Venerdì 8 agosto 2014 S. Messa alle ore 18,30, anniversario della nascita di Benedetta celebrata daP. Paolo Castaldo o.f.m.

Sabato 9 agosto 2014 S. Messa alle ore 18,30 alla Badia di Dovadola in suffragio dell’indimenticabileANNA CAPPELLI nel 9º anniversario della sua nascita al cielo.

ore 12,30: pranzo insieme nella casa di accoglienza “Rosa bianca” di Dovadola

Palazzo Callas dal 17 ottobre al 2 novembre 2014:

• Mostra di 20 pannelli sulla vita di Benedetta

• Proiezioni a ciclo continuo del docu-filmOggi grazie. Un giorno con Benedetta

Bianchi Porro

Venerdì 8 agosto 2014, alle ore 18 nella Chiesa di Santa Maria dellaNeve, nel centro storico di Sirmione, verrà celebrata una S. Messanell’anniversario della nascita della Venerabile Benedetta BianchiPorro.

AA

SSIIRRMMIIOONNEE

32 � l’annuncio (XXIX) maggio 2014 – n. 77

In lingua straniera«BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Bene-

detta» Forlì

«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Ami-gos de Benedetta» Bilbao

«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed.Claretiana - Buenos Aires

«AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editionsde l’Escalade - Paris

«UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco)Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg

«CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura diSrecko Bezic - Split

«OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Roma-grafik - Roma

«ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyo-la - San Paulo

«TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo

«DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau,Rep. Moldava

«SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun

«TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997

«OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio

«OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut

«OLTRE IL SILENZIO» in ebraico

«OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna

«OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei

«OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta

«OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava

«OLTRE IL SILENZIO» in swahili - Nairobi

«BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo,russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro

«BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi

Per conoscere BenedettaSIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi Por-

ro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena - «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pp. 255.

IL VOLTO DELLA SPERANZA - Note biografiche. Lettere di Benedettae lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che l’hannoconosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» -pp. 480.

OLTRE IL SILENZIO - Note biografiche. Diari e lettere di Benedetta.Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi l’ha cono-sciuta, a cura di Anna Cappelli - «Amici di Benedetta» - pp. 168.

TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti se-guendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi della Sa-cra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena - «Amici diBenedetta» - pp. 152.

PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario -Forlì - «Amici di Benedetta» - pp. 180.

PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario -Ravenna - «Amici di Benedetta» - pp. 200.

BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti, acura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 - pp. 255.

VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card. A. Bal le strero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 200.

BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf -Cesena - pp. 32.

BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta” -pp. 48.

BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf - Cesena,2012 - pp. 30.

BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf - Cesena, 2014 - pp. 30 (in lingua inglese).

BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata -Ed. S. Paolo - pp. 221.

SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena -Ed. San Paolo - pp. 815.

ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedet-ta, lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Bene-detta» - pp. 416.

LA STORIA DI BENEDETTA - Narrata ai bambini, di Laura Vestruccicon illustrazioni di Franco Vignazia - «Amici di Benedetta» - pp. 66.

DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedet-ta di Angelo Comastri - «Amici di Benedetta» - pp. 33.

OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre, diCarmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pp. 144 - Ristampato.

BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena -«Amici di Benedetta» - pp. 256.

BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pp. 230.

APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHIPORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta».

BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero diSant’Antonio - Padova 2006 - pp. 221.

IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia diDovadola.

L’ANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta BianchiPorro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004 -pp. 107.

CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a curadegli «Amici di Benedetta».

CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori da-gli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione diCarlo Carretto e Vittorio Messori - pp. 48 formato 34x49 -Ed. Morcelliana.

ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Bene-detta nascosta in un libro - Ed. S. Paolo.

QUALCHE COSA DI GRANDE di Walter Amaducci - Ed. Stilgraf, Cesena 2009 - pp. 120.

FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta.DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd).L’ANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta».LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di Ro-

berta Bössmann Amati - Ed. Stilgraf Cesena - pp. 24.BENEDETTA BIANCHI PORRO Un cammino di luce di Piersandro

Vanzan, Prefazione del Card. Angelo Comastri, Editrice Velar, Gor-le (BG), 2011 - pp. 48.

QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il camminoverso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta BianchiPorro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007 - pp. 46.

QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio miama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro eAssociazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008.

Postulatore della Causa di Beatificazione Padre GUGLIELMO CAMERAMissionari Saveriani - Via Angaia, 7 - 48125 S. Pietro in Vincoli (RA)tel. 0544 551009 - cell. 333 2902646 - e-mail [email protected] Postulatore della Causa di Beatificazione Don ALFEO COSTAVia Benedetta Bianchi Porro, 6 - 47013 Dovadola (FC)tel. e fax e segreteria 0543 934676 - e-mail [email protected]

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Chi desidera partecipare al pranzodi domenica 10 agosto 2014 alla “Rosa bianca”

è pregato di rivolgersi a “Amici di Benedetta”, Casella Postale 62, 47013 Dovadola, o di telefonare a Don Alfeo Costa, parroco di Dovadola,0543 934676: tel., fax e segreteria telefonica entro il 5 agosto 2014.Chi avesse bisogno di alloggiare presso la “Rosa Bianca”è pregato di interpellare direttamente il gestore Moreno Pretolani telefonando al n. 349 8601818.

L’annuncio è sostenuto soltanto con le offerte degli Amici.Un grazie di cuore a tutti i benefattori che, con il loro aiuto ela loro generosità, ci permettono di continuare la diffusionedel messaggio di Benedetta nel mondo.

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