pane e chilometri
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argentina moto raidTRANSCRIPT
di Davide Marelli
Argentina - Ruta 40TURISMO
la carta d’identitÀ
- Km totali 3.900- giorni 36- moto Suzuki AX 100 special -consumi 38 km/litro -attrezzatura Canon Ixus 100 fotografica
Inauguriamo un nuovo spazio dedicato alle piccole moto che si cimentano in grandi raid. Alle nostre spalle abbiamo tanti esempi di mototuristi “piuma”, che hanno fatto storia. Fra i tanti anche Roberto Patrignani, cui abbiamo “rubato” il titolo del suo ultimo libro. La prima storia che vi raccontiamo è quella di Davide Marelli che, in sella ad una Suzuki AX 100, si è avventurato sulla Ruta 40, la strada che percorre l’Argentina da Nord a Sud lungo la Cordigliera delle Ande, Eccovi la cronaca degli “epici” 2.000 km fra La Quiaca e Mendoza
Alla partenza dall’Italia nulla mi faceva pensare che avrei comprato una moto e fatto un giro per le Ande su due ruote. Tutto è nato dall’incontro con Dante del Vespa club di Buenos Aires, dove stavo da circa due settimane. Dante si è
presentato all’appuntamento con una moto nuova, com-prata 10 giorni prima e pagata solo 4.200 pesos (840 euro)! Una Zanella Sapucai 125. Praticamente una copia della diffusissima (nei Paesi in via di sviluppo) Honda CG 125: motore 4T, due valvole, tutto costruito in Cina. L’idea che anch’io mi sarei potuto comprare una moto per quella cifra e avrei potuto girare l’Argentina, era troppo allettante. Sei giorni dopo ritiravo la mia piccola Suzuki AX 100. È stata la prima moto nuova della mia vita, com-prata in un mega concessionario dove bisogna prendere il numerino per essere ricevuti dai 5 indaffaratissimi vendi-
Pane e chilometri
tori. Mi è piaciuta per la sua semplicità, il peso piuma (80 kg) e la possibilità di smontarla tutta usando solo un cac-ciavite a croce e 2 chiavi fisse (contenute negli attrezzi di serie). La piccola Suzuki si rifà a tutte le massime moto-ciclistiche che condivido: “Tutto quello che non c’è, non si rompe”, ma anche “Viaggiare leggeri significa viaggiare felici”. È una vera moto utilitaria: monocilindrico 2T, immissione nel cilindro senza nessuna lamella. L’unica modifica apportata è stato il cambio delle coperture originali made in Cina, da tutti definite “pericolose”, con delle Pirelli Mandrake costruite in Brasile. Sono del ’72 e la mia passione per le moto è sbocciata quando avevo 14 anni. Allora tutto faceva fumo azzurro, tutto era a 2T, e l’amore per questo motore mi è un po’ rimasto dentro. La moto l’ho spedita da Buenos Aires con un cor-riere, io mi son spedito con un bus “grandi distanze”: 20 ore (80 euro). Sono alto 187 cm, sul sedile non ci stavo:
giugno 2011 • MOTOCICLISMO228
cabo Virgenes
Perito Moreno
Bariloche
Mendoza
San Juan
la Quiaca
229MOTOCICLISMO • giugno 2011
da Mario il gommista
attenzione al casco!
è stato un inferno. Forse ho dormito un paio d’ore. Il mio viaggio comincia da Salta, capoluogo della omonima provincia, nel nord del Paese. Qui dormo in un ostello e vedo per la prima volta l’Argentina lontano da Buenos Aires. Le facce sono meno europee, meno bianche, meno di città. Resto un giorno e mezzo aspettando il camion con la moto, ne approfitto per fare shopping: son partito dall’Italia per un “altro” viaggio, non ho nulla di motoci-clistico con me. Il casco, comprato con la moto, è l’unico capo “tecnico” che ho, oltre ad una giacca di pelle (made in India), presa in prestito dagli amici di Buenos Aires.
Mi servono guanti, stivali, tuta antipioggia, una pompa per le forature. Entro in una ferramenta e con 30 euro mi vesto alla grande. Giorgio Bettinelli, il famoso vespista giramondo, si è sempre vantato del suo abbigliamento casual e di non saper cambiare una candela, o pulire il carburatore, doti che gli han fatto fare 250 mila km in 15 anni, in tutto il mondo. Lo ringrazio col pensiero mentre esco con la borsa della spesa. Lo zaino da monta-gna farà da paraschiena, mi illudo. La partenza da Salta verso il nord è difficile: il bagaglio è legato male, lo zaino sulle spalle interferisce con la tenda legata sulla sella del passeggero e mi costringe a stare troppo sul serbatoio, il cambio... ecco, il cambio è invertito, ha il bilanciere e si sale di marcia spingendo la leva verso il basso, la folle è “oltre la prima” e questo ti fa credere spesso di poter
Dall’alto, in senso orario: sosta foratura, l’unica del viaggio (3 euro). La vetta
del monte Aconcagua (6.962 m), il più alto
d’America. Archi di roccia stratificata a Quebrada de Humahuaca (Jujuy), a 3.700 m: uno degli
spettacoli che regala la Precordigliera andina. In apertura, Quebrada de
Cafayate, ponte presso il villaggio di Alemania.
monumenti di roccia
Il tetto delle Americhe
230 giugno 2011 • MOTOCICLISMO
Argentina - Ruta 40TURISMO
ripartire quando, invece, sei in folle e non ti muovi: e in situazioni di moto caricata (male) o partenze in salita, tendi a sbilanciarti, a zampettare... ma è solo il primo giorno. La Suzuki ha circa 9 CV, alla partenza il conta-chilometri indica circa 20, è in pieno rodaggio, la strada sale, lo farà per i prossimi 5 giorni, fino a 3.800 metri di quota, sulle pendici dell’altipiano boliviano. Non credo sia la situazione ideale per un rodaggio di un piccolo 2T sotto sforzo, il fatto è che la moto non va... Non sale la salita, il motore non prende giri, devo tenere marce basse e la media è ridicola. Una nuvola azzurrognola mi perseguita, nelle soste mi investe e sento il profumo dei 16 anni. Il miscelatore automatico è tarato su una miscela al 6% per i primi 1.000 km di rodaggio. La strada che porta a Jujuy (capoluogo della medesima provincia) è un serpentone tortuoso nella giungla, umido e con alberi di carattere tropicale, la linea del Capricorno la passerò due giorni dopo. Incontro due ciclisti italiani di ritorno dal passo di Jama, una strada asfaltata a circa 4.400 m che, attraversando le Ande in un paesaggio semideser-tico, porta in Cile. Ci è passata la Dakar. Teoricamente lo potrebbe fare anche la Suzuki 100, se non fosse che già a 2.500 m un paio di cavalli si son già persi per strada. A 3.800 m la scuderia sarà quasi del tutto scomparsa e non riuscirò a tenere la quarta nemmeno in discesa. A Jujuy, faccio la prima (buona) scoperta, dal benzinaio: la moto
ha fatto poco meno di 40 km con un litro; il consumo di olio, invece, è alto. Riempio entrambi i serbatoi, enorme quello della benzina (12 l), appena sotto il litro quello del miscelatore, che mi costringe a tenere la tanichetta da un litro legata alla tenda circolare (quella che si monta in “1” secondo, la sera, quando si è stanchi; a proposito, i camping municipali sono praticamente gratuiti), ungen-dola a tratti. Passata la città di Jujuy, cambia tutto: basta giungla, basta vegetazione, la strada sale con curve ampie e rettilinei ben distesi, vento, paesaggio da alta monta-gna e anche freddo. È ora di provare i capi tecnici, fra i quali la cerata: è larga e gialla, fa il suo dovere. Quello che comin-cio a scorgere è fantastico, sono nella Quebrada de Humahuaca, un canyon lungo circa 150 km che, da sud a nord è parallelo alla cordigliera Andina, dal 2003 Patri-monio dell’Umanità.; la Ruta 9 la percorre tutta e oltre, fino al confine con la Bolivia, punto più a nord del mio viaggio. La Ruta 40 in questa parte del percorso è impercorribile
Sopra, break lungo la la mitica Ruta 40: la strada che attraversa tre regioni e 11 province. Sotto, ”Rispettare la Terra, è rispettar la vita”, fermata di autobus con murales ecologico, a Anquincila.
sit in sulla carretera
bus stop con murales
Nel cuore delle Dolomiti,punto di partenza ideale
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231MOTOCICLISMO • guigno 2011
con il mio mezzo. Siamo in un territorio desertico, senza assistenza e non me la sento di fare 400 km di sterrato, da solo, senza telefoni né esseri umani. Ripasso mentalmente le righe di un grande ciclomotorista, Roberto Patrignani, in solita-ria con il Dingo 50, in Africa. La 9 è uguale, è parallela alla 40, ma oltre ad avere l’asfalto è percorsa da qualche mezzo (circa uno all’ora, soprattutto autobus velocissimi). Raggiungo il villaggio di Pumamarca, ormai sembra di essere in Bolivia, le facce e i colori sono quelli delle regioni andine indie, delle tribù Guaranì e Quechua (come la mia tenda). A Pummamarca passerò la mia prima notte in tenda, in un camping, a gestione fami-liare, con un unico edificio di “adobe” (mattoni di fango essicato) che comprende bagno per gli ospiti, camera cucina e “living” dei proprietari. Ci sono giovani studenti di Buenos Aires in vacanza, più o meno stranieri quanto me, da loro sento parlare per la seconda volta durante il viaggio dello scrittore sha-mano Carlos Castaneda, con un suo libro in prestito mi addormento in tenda.
LA MOTO è tra le più diffuse a Buenos
Aires. L’ho comprata per 4.700 pesos
(900 euro) presso il concessionario Moto
Roma di Buenos Aires. Per comprare un veicolo in Argentina, serve
avere un domicilio
e un codice fiscale.
Per uno straniero
è possibile, ma si
rischia di perdere
alcuni giorni così, per
semplicità, la moto
è stata intestata ad
Eduardo Gutierrez, un
amico collaudatore
motociclista argentino.
L’assicurazione per un
mese costa 50 euro,
incluso il furto. Il rodaggio è avvenuto tutto in
quota (oltre i 2.000 metri) quindi per i primi 500
km non andava, la carburazione era settata
per il livello del mare di Buenos Aires, risentiva
molto della quota con forte perdita di potenza e
parecchie irregolarità. La situazione è migliorata
riducendo il diametro del getto del massimo
infilando un filo di rame di provenienza cavo
elettrico, fissato poi allo stesso filetto del getto.
L’idea non è mia, ma del “Rata” il meccanico di
Tilcara (Jujuy) esperto in manutenzione senza
strumenti né pezzi di ricambio. Mi ha anche
proposto di mettere una cipolla a pezzi nella
scatola del filtro, giurava funzionasse. Sono
meccanici esperti in motori primitivi in azione ad
alta quota. Io alla cipolla voglio crederci. Superati
i 1000 km ho regolato il miscelatore automatico,
riducendo la percentuale di olio al 3% (durante
il rodaggio era tarato sul 6% come da libretto
di manutenzione). Il motore si è ulteriormente
“slegato” coi km e posso dire che, dopo i 1.500,
complici quote più basse, la moto andava
meglio, a tutti i regimi. La velocità di crociera
ideale in piano si attesta sugli 80 km/h, ma ho
visto la lancetta superare i 100 diverse volte.
Contro ogni mio credo ho sostituito la corona (2
euro )con una con due denti in più, accorciando
i rapporti e ho percepito un lieve miglioramento,
anche se la 4̂ marcia continuava ad essere
lunga. La Suzuki a fine viaggio l’ho venduta
a Rolando, un “collega” dell’ostello Itaka di
Mendoza, capitale del vino. Ho visto 3.000
pesos, quasi 600 euro, che per differenza
fanno circa 300 euro per 5 settimane tra nuvole
Andine, paesaggi dakariani, canion e deserti.
LA SPEDIZIONE della moto dalla capitale
a Salta è avvenuta tramite il corriere “Sevillanita”,
che accetta la moto cosi’ com’è, non serve
nemmeno togliere la benzina... Circa 80 euro,
per un viaggio di 2000 km.
LO SHOPPING dedicato alla moto non è
stato un investimento impegnativo: pneumatici
Pirelli Mandrake, ant e post, compreso
montaggio, 60 euro
Casco e lucchettone circa 40 euro
Abbigliamento “tecnico”: guanti, cerata
e scarponi antinfortunistici, 30 euro (in
ferramenta). Pompa pneumatici, leve per
stallonare e camera d’aria di scorta, 15 euro.
Per saperne di più su Davide Marelli
animaprimitiva.blogspot.com
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