parole strabiche - ottobre 2012

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http://osservatorionovara.liberapiemonte.it - Anno 1 - n° 4 - ottobre 2012 Colpo di coda a Chivasso: nuovi arresti per ‘ndrangheta Parlano del colpo di coda di Minotauro, che ha scatenato la procura di Torino, provocando nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 22 mandati di arresto nel chia- vesse. Ma non è mitologia. “Colpo di coda” rappresenta l'ennesima costola generata dalle indagini dell'operazione Minotauro, che l'8 giugno del 2011 sconvolse il Piemonte con oltre 140 arresti e lo smantella- mento di una decina di “locali” di 'ndrangheta solo nell'hinter- land torinese. L'operazione viene attuata con urgenza. Quattro sparatorie a Chivasso avevano ultimamente alzato i toni rispetto ad una presunta riorganizzazione della 'ndran- gheta, successivamente a Minotauro. Tra i reati presunti compaiono quello di associa- zione mafiosa, di traffico di stu- pefacenti, di porto e detenzione illegale di armi e di intestazione fittizia di beni, ma è sul campo elettorale che si sarebbe consu- mata la vera attività criminale dell'organizzazione. “La ‘ndrangheta ha determinato l’esito complessivo delle elezio- ni amministrative comunali svol- tesi in Chivasso nel 2011 – scri- vono i magistrati – consentendo l’elezione di un sindaco che assicurasse al sodalizio crimina- le non solo appalti e commesse pubbliche, ma anche di entrare “fisicamente” nella giunta e di ampliare il proprio giro di affari e di influenze nelle attività econo- miche”. Questo scrivono i pm riferendosi alla turnata elettorale del maggio 2011, che portò alla carica di primo cittadino il sin- daco Gianni De Mori, sostenuto da una coalizione di centro-sini- stra. L'attività elettorale dell'or- ganizzazione, coordinata secondo l'accusa da Ferdinando Cavallaro e rappre- sentata politicamente da Bruno Trunfio, quest'ultimo vice segre- tario locale dell'Udc e arrestato l’anno scorso durante l’opera- zione Minotauro, non sarebbe inizialmente andata oltre il sup- porto alla lista dell'Unione di centro, capeggiata da Massimo Striglia, salvo poi esplicitare in fase di ballottaggio la propria disponibilità ad allearsi “con chi offre di più”. La decisione di non supportare inizialmente nessu- no dei due candidati favoriti si dimostra strategica, in quanto permette di avanzare una terza candidatura e di acquisire un peso specifico decisivo per trat- tare le condizioni. Divenuti ago della bilancia e potendosi gioca- re circa il 7% dei voti, l'accordo si sarebbe intavolato con toni spregiudicati verso entrambe le parti politiche, “il cui atteggia- mento – si legge dalle carte– non è mai stato di chiusura o di censura, ma di accettazione o di rifiuto per mero e diretto calcolo di interesse e di peso numeri- co”. De Mori si assicura l'appoggio e vince con 309 preferenze di scarto sull'avversario. Ma l'en- tusiasmo dura poco, perché a meno di un mese di distanza arrivano gli arresti di Minotauro e, dopo una lunga convalescen- za per motivi di salute, il 31 gen- naio 2012 il sindaco rassegna le dimissioni (motivo per cui il Comune non viene sciolto dalla commissione prefettizia). La facilità con cui la 'ndranghe- ta si configura come attore elet- torale organizzato nei piccoli comuni, muovendo voti, occu- pando i luoghi del potere e del- l'imprenditoria in un contesto di generale ignoranza (se non favore) istituzionale sembra avallare la metafora usata da Dalla Chiesa nel suo recente libro “Buccinasco”: come una lama nel burro. di Mattia Anzaldi Domenico Rossi Beni sequestrati ad Arona a seguito di un’operazione contro la ‘ndrangheta. Francesco Basile, accusato di essere uno dei più “pericolosi killer della cosca Giampà” della ‘ndrangheta arrestato a Novara. Alessandro Gugliotta, già con- dannata in via definitiva per 416 bis, domiciliato stabilmente ad Arona, arre- stato nell’inchiesta della Dda di Milano che ha portato all’arresto dell’assessore regionale alla casa per la Regione Lombardia Domenico Zambetti: è tra coloro che si sono adoperati di più per procacciare i voti all’assessore in cambio di denaro e favori futuri. Casi importanti, che si aggiungono a quanto emerso, a partire dal 2010, con l’operazione Il Crimine-Infinito, sempre della Dda di Milano, che portò all’arresto, per ‘ndran- gheta, di Rocco Coluccio (condannato in primo grado), Carmine Verterame e Fabrizio Parisi, residenti anch’essi nel novarese. Non siamo più di fronte a casi isolati. Gli indizi cominciano a diventare troppi e rimandano con fin troppa chia- rezza a un iceberg di cui vediamo sola- mente la punta. È arrivato il momento di immergersi per cercare di comprender- ne la natura e le dimensioni. Novara, come comunità, non ha più alibi da esi- bire: la lotta alla mafia diventi una priori- tà di tutti. Dovrà trovare spazio nelle scelte di politici, imprenditori, sindacali- sti, sacerdoti, educatori, operatori cultu- rali e avrà bisogno dell’impegno di tutti i cittadini. Il Nord Italia è già pieno di terri- tori che, per aver ignorato o sottovaluta- to il problema, hanno decretato la pro- pria morte civile, politica ed economica. Tre indizi fanno una prova... non lasciamo solo il territorio Romagnano: la tangenziale dei rifiuti e i dubbi degli amministratori a pag. 2 Gioco d’azzardo: la prima tappa dell’inchiasta sul novarese a pag. 3

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Ecco il numero di Parole Strabiche di Ottobre 2012

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Page 1: Parole Strabiche - Ottobre 2012

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012 Colpo di coda a Chivasso:

nuovi arresti per ‘ndranghetaParlano del colpo di coda diMinotauro, che ha scatenato laprocura di Torino, provocandonella notte tra il 22 e il 23 ottobre22 mandati di arresto nel chia-vesse. Ma non è mitologia.“Colpo di coda” rappresental'ennesima costola generatadalle indagini dell'operazioneMinotauro, che l'8 giugno del2011 sconvolse il Piemonte conoltre 140 arresti e lo smantella-mento di una decina di “locali”di 'ndrangheta solo nell'hinter-land torinese. L'operazioneviene attuata con urgenza.Quattro sparatorie a Chivassoavevano ultimamente alzato itoni rispetto ad una presuntariorganizzazione della 'ndran-gheta, successivamente aMinotauro. Tra i reati presunticompaiono quello di associa-zione mafiosa, di traffico di stu-pefacenti, di porto e detenzioneillegale di armi e di intestazionefittizia di beni, ma è sul campoelettorale che si sarebbe consu-mata la vera attività criminaledell'organizzazione. “La ‘ndrangheta ha determinatol’esito complessivo delle elezio-

ni amministrative comunali svol-tesi in Chivasso nel 2011 – scri-vono i magistrati – consentendol’elezione di un sindaco cheassicurasse al sodalizio crimina-le non solo appalti e commessepubbliche, ma anche di entrare“fisicamente” nella giunta e diampliare il proprio giro di affari edi influenze nelle attività econo-miche”. Questo scrivono i pmriferendosi alla turnata elettoraledel maggio 2011, che portò allacarica di primo cittadino il sin-daco Gianni De Mori, sostenutoda una coalizione di centro-sini-stra. L'attività elettorale dell'or-ganizzazione, coordinatasecondo l'accusa daFerdinando Cavallaro e rappre-sentata politicamente da BrunoTrunfio, quest'ultimo vice segre-tario locale dell'Udc e arrestatol’anno scorso durante l’opera-zione Minotauro, non sarebbeinizialmente andata oltre il sup-porto alla lista dell'Unione dicentro, capeggiata da MassimoStriglia, salvo poi esplicitare infase di ballottaggio la propriadisponibilità ad allearsi “con chioffre di più”. La decisione di non

supportare inizialmente nessu-no dei due candidati favoriti sidimostra strategica, in quantopermette di avanzare una terzacandidatura e di acquisire unpeso specifico decisivo per trat-tare le condizioni. Divenuti agodella bilancia e potendosi gioca-re circa il 7% dei voti, l'accordosi sarebbe intavolato con tonispregiudicati verso entrambe leparti politiche, “il cui atteggia-mento – si legge dalle carte–non è mai stato di chiusura o dicensura, ma di accettazione o dirifiuto per mero e diretto calcolodi interesse e di peso numeri-co”.De Mori si assicura l'appoggio evince con 309 preferenze discarto sull'avversario. Ma l'en-

tusiasmo dura poco, perché ameno di un mese di distanzaarrivano gli arresti di Minotauroe, dopo una lunga convalescen-za per motivi di salute, il 31 gen-naio 2012 il sindaco rassegna ledimissioni (motivo per cui ilComune non viene sciolto dallacommissione prefettizia).La facilità con cui la 'ndranghe-ta si configura come attore elet-torale organizzato nei piccolicomuni, muovendo voti, occu-pando i luoghi del potere e del-l'imprenditoria in un contesto digenerale ignoranza (se nonfavore) istituzionale sembraavallare la metafora usata daDalla Chiesa nel suo recentelibro “Buccinasco”: come unalama nel burro.

di Mattia Anzaldi

Domenico RossiBeni sequestrati ad Arona a seguito diun’operazione contro la ‘ndrangheta.Francesco Basile, accusato di essereuno dei più “pericolosi killer della coscaGiampà” della ‘ndrangheta arrestato aNovara. Alessandro Gugliotta, già con-dannata in via definitiva per 416 bis,domiciliato stabilmente ad Arona, arre-stato nell’inchiesta della Dda di Milanoche ha portato all’arresto dell’assessoreregionale alla casa per la RegioneLombardia Domenico Zambetti: è tracoloro che si sono adoperati di più per

procacciare i voti all’assessore in cambiodi denaro e favori futuri. Casi importanti,che si aggiungono a quanto emerso, apartire dal 2010, con l’operazione IlCrimine-Infinito, sempre della Dda diMilano, che portò all’arresto, per ‘ndran-gheta, di Rocco Coluccio (condannato inprimo grado), Carmine Verterame eFabrizio Parisi, residenti anch’essi nelnovarese. Non siamo più di fronte a casiisolati. Gli indizi cominciano a diventaretroppi e rimandano con fin troppa chia-rezza a un iceberg di cui vediamo sola-

mente la punta. È arrivato il momento diimmergersi per cercare di comprender-ne la natura e le dimensioni. Novara,come comunità, non ha più alibi da esi-bire: la lotta alla mafia diventi una priori-tà di tutti. Dovrà trovare spazio nellescelte di politici, imprenditori, sindacali-sti, sacerdoti, educatori, operatori cultu-rali e avrà bisogno dell’impegno di tutti icittadini. Il Nord Italia è già pieno di terri-tori che, per aver ignorato o sottovaluta-to il problema, hanno decretato la pro-pria morte civile, politica ed economica.

Tre indizi fanno una prova... non lasciamo solo il territorio

Romagnano: la tangenziale

dei rifiuti e i dubbi degliamministratori

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Giocod’azzardo:

la prima tappadell’inchiastasul novarese

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Figura anche Arona tra le loca-lità nelle quali la Dda diCatanzaro lo scorso 27 set-tembre ha sequestrato benialla ‘ndrangheta per oltre 40milioni di euro, frutto di dueoperazioni denominate “Whitebeach” e “Miseria e Nobiltà”.Un immobile vicino al lungola-go, uno tra i 51 totali seque-strati tra Arona, Roma, laToscana, Cirò Marina eLamezia Terme. Appartamentie ville, ma anche beauty cen-ter, locali e discoteche che ser-vivano agli uomini dei clan perriciclare i proventi del trafficointernazionale di droga, secon-

do quando emerso dalle inda-gini. Adesso toccherà allamagistratura stabilire se l’im-mobile di Arona sia statoacquisito tramite proventi ille-citi e se il sequestro dovrà tra-sformarsi in confisca, ma per laprovincia di Novara questonon è il primo caso del genere.Sono infatti due i beni confi-scati presenti sul territorio: unappartamento a Borgomaneroe il castello di Miasino.L’immobile di Borgomanero fusequestrato a FrancoGiuseppe, considerato dalTribunale “persona che si èprestata ad assumere cariche

sociali per conto di altri e si èresa disponibile per intestazio-ni fittizie di quote societarie”. Inparticolare prestanome diGiulio Campaniello, condan-nato nell'ambito del procedi-mento penale “Terra Bruciata”e legato a un’organizzazionecriminale operante inLombardia con al vertice i fra-telli Crisafulli. Ad oggi la torret-ta di Borgomanero, come è piùconosciuta, è ancora inutilizza-ta, anche a causa della pesan-te ipoteca che grava su diessa. Più delicata la questionedel Castello di Miasino.Considerato uno dei beni con-

‘Ndrangheta: sequestro ad Arona

Riutilizzo sociale dei beni: serve lo sforzo delle istituzioni

In provincia di Novara già due beni confiscati a Borgomanero e Miasino

Libera in prima linea, ma per costruire un nuovo futuro è necessaria una volontà comune

Alessandro Buscaglia

Domenico Rossi

fiscati di maggior valore a livel-lo nazionale – il castello e ilparco sono valutati oltre 8milioni di euro – faceva partedei beni sequestrati al bossdella Camorra PasqualeGalasso, arrestato nel 1992. Ilcastello viene confiscato nel2000, in seguito alla condannadi Galasso. La confisca vienepoi confermata nel 2005 ediventa definitiva nel 2007, incontemporanea con la con-danna definitiva. Numerosiricorsi dei legali di Galassosono stati ripetutamente riget-tati fino all’ultimo, risalente al2011.Malgrado le numerose senten-ze il castello è ancora abitatodalla famiglia Galasso. Lamoglie del boss, Grazia Galise,è infatti titolare dal 2005 ditutte le quote della Castello diMiasino s.r.l., la società che dal2002 amministra il bene. Oggiil castello ospita meeting, festee matrimoni.Una situazione molto difficileda gestire per l’Agenzia nazio-nale dei Beni Sequestrati,impossibilitata ad allontanarela famiglia Galasso senza lacertezza di poter garantire unriutilizzo sociale del castello. Acomplicare tutto si aggiungel’ipoteca da 600 mila euro fattadalla stessa famiglia Galasso:un altro modo per rallentare ilpercorso di riassegnazione.

Simboli al potere. È questo iltitolo di uno degli ultimi libri diGustavo Zagrebelski. “Il sim-bolo è tale se induce a un per-corso, cioè se mette in movi-mento energie spirituali. Il sim-bolo non promuove conoscen-za descrittiva, dunque passiva,ma fervore elaborativo, dun-que attivo. Il simbolo si radicain ciò di cui si fa esperienza,dunque nel passato, ma sirivolge al futuro”. Essi sono l’essenza, nella sto-ria, di qualcosa che è stato eche vale la pena ricordare, maanche di qualcosa che ancora

non è e che vorremmo realiz-zare. Pensiamo, ad esempio,al significato che può assume-re una bandiera o un vessilloper un interopopolo.È in questosolco dir a g i o n a -mento chedobb iamocollocare le riflessioni sui beniconfiscati: non si tratta sola-mente di un ragionamentoeconomico (mi conviene o nonmi conviene, lo vendo o lo affit-to), ma di una finestra dalla

quale guardare all’Italia delfuturo che dobbiamo ancoracostruire, nella quale, speria-mo, non ci sia spazio per le

mafie.Un bene confi-scato alle mafiee riutilizzatosoc ia lmente ,che porta allac o l l e t t i v i t à

“cose buone”, è un successodelle Istituzioni e della societàcivile migliori, ma soprattutto laprefigurazione del mondo chevorremmo. È questa la vera sfida. È per

La forza delle

progettualitaʼ

contro le mafie

questo che dobbiamo occu-parcene subito e bene “perchési muore”.Nella nostra provincia ce nesono due: il noto castello diMiasino, confiscato aPasquale Galasso e un piccoloappartamento a Borgomanero.Su entrambi c’è tutto da fare.Noi siamo disposti ad attivarele energie migliori della societàcivile perché emergano delleprogettualità, ma da soli nonpossiamo nulla. Serve anche lavolontà e lo sforzo delle istitu-zioni.Cominciamo da qui?

Lʼepisodio

rilancia

anche

nel Novarese

il dibattito

sul riuso

dei beni

confiscati

di difficile

gestione

per lʼagenzia

nazionale

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Clima teso per la sentenza diassoluzione emessa dal giu-dice Massimo Scarabello diTorino nei confronti dei 16imputati in rito abbreviato,coinvolti nel processo“Albachiara”. Secondo i pm l’operazione,scattata il 21 giugno 2011,avrebbe svelato la rete dicollaborazioni e la comples-sa struttura con cui la‘ndrangheta avrebbe preso ilcontrollo criminale del bassoPiemonte.Sentenza contro cui la pro-cura di Torino, nella personadel procuratore capoGiancarlo Caselli, ha annun-ciato ricorso immediato,convinti della solidità delpiano accusatorio e affer-mando la piena evidenzadelle prove raccolte.

Secondo l’accusa con unnucleo centrale operativo aNovi Ligure, la dinamicadella colonizzazione mafiosasi sarebbe spinta nei pressidell’astigiano, nel cunese,poi fino ad Alessandria. Sette gli alessandrini coin-volti, tra i quali compareGiuseppe Caridi, ex calzola-io, consigliere comunale inquota Pdl e presidente dellacommissione territorio,accusato fin da subito e conuna certa decisione di esse-re affiliato all’organizzazione. Caridi, a cui le telecamere diPresa Diretta hanno dedica-to spazio nella puntata sulleinfiltrazioni al nord della‘ndrangheta e che ha sem-pre sostenuto la propriainnocenza, è stato assoltodall’accusa di reato di asso-

ciazione mafiosa.Unica condanna emessa dalGup è quella nei confronti diBruno Pronestì, che puressendo stato identificatodall’accusa come capo dellalocale del basso Piemontenonché responsabile di spic-co nella gestione regionaledella “società”, si è vistocondannare solamente perpossesso illecito di arma dafuoco (e non per 416bis) adun anno e sei mesi.La società civile e le asso-ciazioni, Libera su tutte,condividono la posizionedella procura di Torino,denunciando uno scarsocoraggio di giudizio in unprocedimento penale agliocchi di molti dal risultatopalese.

Albachiara: il tramonto è lontanoLa procura di Torino ricorre contro la sentenza di assoluzione

Mattia Anzaldi

Maremoto sull’Est Sesia: tre arresti e un indagato per truffa e falso

È sfociata in tre arresti l'in-chiesta partita in primaverasu una serie di appalti,finanziati anche dai fondieuropei, e di concessioniper la realizzazioni dimicro-centrali idroelettri-che da partedell'Associazione EstSesia, il consorzio di irriga-zione e bonifica più impor-tante d'Italia, con più di200 dipendenti e un bilan-cio milionario.Sono scattate le manette, il4 ottobre scorso, per ildirettore generale BrunoBolognino, la dirigente del

settore amministrativoLuisa Lazzarini e quello delsettore tecnico GiorgioMassara.È indagata ma a piede libe-ro la funzionaria progettistaFrancesca Bozzola.L'accusa è di truffa e falso.Accuse pesanti, ancora piùgravi se si pensa al ruolo dipreminenza che occupa ilConsorzio nel panoramanovarese e nazionale.Estesi su un territorio di210 mila ettari, di cui 82mila novaresi, i canaligestiti dall'Est Sesia irriga-no circa 100 mila ettari di

risaie, rappresentanti piùdel 40% della produzionenazionale.Se si aggiungono nel pen-tolone la crisi economica el'utilizzo deviato dei fondipubblici ministeriali edeuropei, di cui, oltre aifinanziamenti privati deisoci, il Consorzio vive, laricetta è pronta!Sia che si tratti di pubblico,sia che si tratti di privato,dunque, è necessario pre-stare sempre la massimaattenzione... in fin dei contiè sempre la collettività laparte lesa.

Ryan Corretta

Osservatorio Provinciale sulle Mafie di Libera Novarac/o il Centro Servizi per il Volontariato di Novaravia Monte Ariolo, 10/1228100 Novara

Tel.: 032133393fax.: 0321631007cell.: +393921756515mail: oosssseerrvvaattoorriioo..lliibbeerraannoovvaarraa@@ggmmaaiill..ccoommsito: http://osservatorionovara.liberapiemonte.it

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Osservo quelle dita agitarsi inmodo convulso. Cesco contale sue monetine con curaparossistica. Il rullo della slot èfermo su 3 carte: K,K,K. Loguardo ancora con insistenza.Il viso è pallido, gli occhi sfavil-lanti. «E’ due mesi che giococon questi videopoker».Cesco interrompe i miei pen-sieri. «Ci sono periodi in cui leprobabilità mi favoriscono. Adesempio il pomeriggio tra le15.30 e le 17.30. Non c’è unsistema, ma un certo ordinedelle giocate». Lo ascolto in silenzio. Il suo

sguardo è calmo, freddo, cal-colatore. «Per esempio, capitache dopo cinque puntate daventi euro il rullo cada sui K.Ieri è successa la stessa cosa.E una settimana fa pure.Stessa ora, stesso tris.Settanta sghei Peppe! ». «Si.Ma come fai a calcolare lepuntate prima del gioco?».Rispondo incuriosito. «Non loso. Forse intuizione».«Intuizione?».«Già. E’ una sensazione stra-

na. Una specie di sfida che sodi vincere... mi carica».Francesco inserisce cinquemonete da cinquanta centesi-mi. Continua a puntare senzariflettere: carico, eccitato,impulsivo. Quelle dita tremanti,ammaccano la pulsantierasenza vederla. Sembra smarri-to, dominato da un’angosciatotalizzante. Il giocare diventaper lui una “possibilità perriempire e (non vedere)momenti di noia e di insoddi-sfazione”. Finisco il caffè. Cesco perdedieci euro e si giustifica ancoracon l’aritmetica. A fianco ilvideopoker ecco le raggiantiFruit machine targate ZestGaming. Una signora un po’robusta e sudicia guardainquieta il monitor. Gioca efuma come un’ossessa. Sentouscire dal bagno alcune risateisteriche. Assisto a questascena così sporca e sgradevo-le, con distacco. Mi alzo peruscire. Saluto Rocco - il padro-ne del bar - e torno a casa.Penso a quel famoso raccontodi Dostoevskij “Il giocatore”,dove il protagonista AleksejIvànovic, dipendente dalgioco della roulette, sacrificacon naturalezza ogni suo sen-

timento e valore morale. ANovara di scene come queste,ne accadono ogni giorno.Cesco - direbbero gli psicologi- è un giocatore regolare esolitario. La settimana al bar, ilsabato alla Snai di Via Alcarottiper scommettere sulla serie Ae la Liga. Cesco non è un gio-catore patologico. Come lui inItalia ci sono almeno due milio-ni di persone.Secondo un recente rapportodi Libera e del Gruppo Abele, ilgioco d’azzardo è la “terzaimpresa italiana”, l’unica conun bilancio sempre in attivo inItalia. Un Paese dove si spen-dono circa 1.260 euro procapi-te (neonati compresi) per ten-tare la fortuna. Videopoker,slot-machine, gratta e vinci esale bingo. Un fatturato legale di 76 miliar-di di euro (primo posto inEuropa) a cui si devonoaggiungere, mantenendociprudenti, 10 miliardi di quelloillegale.Già. Perché quando il gioco sifa duro, le mafie iniziano a gio-care. Da Novara aCaltanissetta, passando per laVia Emilia e la capitale. Sonoben 41 i clan che gestiscono i“giochi delle mafie”. Clancome i casalesi, i Mallardo, iSantapaola, i Condello, i LoPiccolo. I giochi delle mafienon vanno mai in “tilt” e di fattosi accreditano di essere l’“undicesimo concessionarioocculto” del Monopolio di

L’azzardo... non vale la candela Prima tappa alla scoperta del “gioco” e del suo business

Giuseppe Passalacqua

Stato. Una criminalità chedesta maggior allarme nonsolo per il sistematico sfrutta-mento della dipendenza, maanche per le truffe perpetratemediante la modificazionedegli apparecchi. Son bendieci le Procure dellaRepubblica che nell’ultimoanno hanno effettuati indaginisul fenomeno. A Milano, l’ulti-ma inchiesta coordinata dalpool di Ilda Bocassini ha per-messo di fotografare questobusiness sommerso. Il clanValle-Lampada, impegnatosecondo gli investigatori anchein Calabria in affari con iCondello, tramite quattrosocietà aveva collocato slot-machine e videopoker in 92locali di Milano e provincia, perun totale di 347 macchinette. Iricavi erano tra i 25 mila e i 50mila euro al giorno. Ma di fattole macchinette installate eranofuori norma e al Monopoliovenivano trasmessi dati falsi.

La sanzione dell‘Amministrazione Autonomadei Monopoli di Stato in questicasi è di mille euro al giorno.Per il clan Valle-Lampadapagare un mese di sanzionepari a 30 mila euro, equivalevaai proventi illegali di un sologiorno. Nel 2010 sono state6.295 le violazioni riscontratedella Guardia di Finanza: oltre8.000 persone denunciate,3.746 i videogiochi irregolarisequestrati, 1.918 i punti diraccolta di scommesse non

autorizzate o clandestine (più165% rispetto al 2009). Non solo numeri. Dietro cisono storie, fatiche, speranzeche si trasformano per tanti inun trappola psicologica edeconomica. A subire le conse-guenze della crescente pas-sione per il gioco sono i cittadi-ni. La rincorsa del facile gua-dagno, spesso si trasforma inpovertà e finisce con l’attraver-sare la vita degli individui, delleloro famiglie e di tutta la collet-tività. Il gioco d’azzardo è unapratica che non produce ric-chezza, ma la dissipa moltipli-cando negativamente l’econo-mia. Per questo, pensareall’introduzione indiscriminatadel gioco d’azzardo in un terri-torio , senza valutarne il suoimpatto socio-economico, edavvero una “mossa azzarda-ta”. Le brevi riflessioni che verran-no sviluppate da “ParoleStrabiche” nei prossimi mesi sipongono questo obiettivo:evidenziare l’importanza della“prevenzione” in tutte le suesfaccettature, individuale, eco-nomica, politica, culturale.Una narrazione che coinvolgale amministrazioni locali, glioperatori sociali, le forze del-l’ordine e anche esercenti percondividere informazioni,esperienze ed esigenze nelrispetto dei diversi ruoli istitu-zionali. Questo è il piatto e la puntata.A noi vedere e rilanciare.

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Al via il processo MinotauroLibera Informazione 18/10/2012

Dopo le 58 condanne del rito abbreviato, si apre il pro-cedimento per 75 imputati accusati dalle carte dellaprocura di essere organici alla 'ndrangheta, tra Torino eProvincia. Molti i reati contestati tra i quali spiccano icasi di Nevio Coral, ex Sindaco di Leinì accusato diconcorso esterno in associazione mafiosa e di AntoninoBattaglia, segretario comunale di Rivarolo Canavese,per il quale la procura ha ipotizzato il reato di voto discambio.

Zambetti in manetteRepubblica 12/10/2012

Ordine d'arrestoper un assessoreregionale dellagiunta Formigoni.I carabinieri parla-no di operazione"senza preceden-ti", un'espressio-ne non raramenteabusata, ma inquesto casosuona a proposi-to: sinora non s'era mai visto inLombardia un politico pagare i gangsterdella 'ndrangheta per avere un pacchettodi voti sicuri. Erano voti pagati in contan-ti, a caro prezzo, 50 euro circa l'uno,quelli presi da Domenico Zambetti, 60anni, Pdl. Era stato eletto alle ultime com-petizioni con 11.217 voti di preferenza,quindi nominato assessore alla Casa alPirellone.Secondo l'inchiesta, ha dovuto pagare aiclan calabresi, in varie rate, 200mila euro.Ad incassarli, secondo l'accusa,Giuseppe D'Agostino, gestore di localinotturni, già condannato negli anni scorsiper traffico di droga, che appartiene allacosca calabrese Morabito-Bruzzaniti; l'al-tro, referente del clan Mancuso, è l'im-prenditore Eugenio Costantino.

Legge anticorruzioneCorriere della Sera 18/10/2012

Il tema del ddl appena esaminato a palaz-zo Madama: « Oggi la corruzione è semprepiù collegata con la criminalità organizza-ta», spiega Grasso, «soprattutto nei territo-ri diversi da quelli di origine» delle mafie.«Colpire la criminalità economica significariportare ad equità le divisioni del nostroPaese, che non sono più tra Nord e Sud,ma tra tartassati e furbetti, che giustamen-te il premier Monti ha voluto chiamare conil loro vero nome, ossia corruttori ed estor-sori».

Calabria: emergenza infiltrazioniLibera Informazione 20/10/2012

221 sono i comuni sciolti per mafia in tutta la penisolaitaliana, 53 sono calabresi. L’ultimo in ordine di tempo èproprio il primo capoluogo di provincia dopo duecentoenti comunali in tutta la penisola sciolti per infiltrazionimafiose, ossia Reggio Calabria, preceduto di alcunimesi da Platì, Bova Marina e Bagaladi in provincia e daMileto in provincia di Vibo Valentia. Agli enti locali si aggiungono anche l'Azienda sanitaria

locale di Locri e le Aziende sanitarie provinciali diReggio Calabria e Vibo Valentia.

Libera parte civile nel processo Minotaurowww.liberapiemonte.it 26/10/2012

Libera è parte civile nel processo Minotauro, procedi-mento intentato contro la ‘ndranghetaoperante in pro-vincia di Torino. A stabilirlo è stata la corte che ha sottolineato la sog-gettività di Libera ed ha rigettato tutte le eccezioniavanzate dalla difesa, sottolineando giuridicamente ildiritto di far parte del processo. L’organizzazione criminale di stampo mafioso che laProcura ha individuato tra Torino e Provincia lede l’azio-ne di contrasto culturale che l’associazione porta avan-ti con costanza ed impegno nel territorio.

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2 NEWS DAI TERRITORIa cura di Angela Emanuele

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