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Peacocke: A Theory of Concepts (1992) 1) I concetti sono sensi fregeani (entità astratte non linguistiche indipendenti dai soggetti) 2) I concetti sono individuati in termini di condizioni di possesso Tali condizioni comprendono in prima istanza certe capacità inferenziali. Esempio: Avere il concetto di congiunzione è avere la capacità di eseguire/riconoscere come valide le inferenze: A,B ˫ A&B; A&B ˫ A; A&B ˫ B e il concetto di congiunzione è qualsiasi concetto C il cui possesso consiste nelle condizioni sopra specificate.

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Peacocke: A Theory of Concepts (1992)

1) I concetti sono sensi fregeani (entità astratte non linguistiche indipendenti dai soggetti)

2) I concetti sono individuati in termini di condizioni di possesso

Tali condizioni comprendono in prima istanza certe capacità inferenziali.

Esempio: Avere il concetto di congiunzione è avere la capacità di eseguire/riconoscere come valide le inferenze:

A,B ˫ A&B; A&B ˫ A; A&B ˫ B

e il concetto di congiunzione è qualsiasi concetto C il cui possesso consiste nelle condizioni sopra specificate.

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Peacocke: A Theory of Concepts (1992)

PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE DI UN CONCETTO (forma generale):

Il concetto F è quell’unico concetto X per possedere il quale un soggetto deve soddisfare una certa condizione A(X).

La condizione A(X) consiste tipicamente:

- nella capacità di riconoscere come «immediatamente obbligatorie» (primitively compelling) certe inferenze canoniche;

- nella capacità di avere pensieri canonici di un certo tipo («questo è un C», es. «questo è rosso») nelle circostanze esperienziali appropriate;

- in una combinazione delle due precedenti.

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Peacocke: A Theory of Concepts (1992)

- Questa definizione delle condizioni di possesso presuppone un riferimento a «condizioni normali» (se sono in uno stato mentale alterato, non è detto che sia in grado di riconoscere come immediatamente obbligatoria un’inferenza che normalmente riconosco come tale).

- Poiché le condizioni di possesso dei concetti percettivi (es. ROSSO) dipendono dalla capacità di avere esperienze percettive di un certo tipo (es. esperienze di rosso), le esperienze percettive devono avere contenuto non concettuale (pena circolarità esplicativa), contra Kant.

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Peacocke: A Theory of Concepts (1992)

I concetti non sono capacità, ma sono individuati in termini di capacità. Può sembrare una posizione bizzarra. Come viene giustificata questa “strategia indiretta”?

Requisito di manifestabilità (Dummett): un concetto è ciò che si afferra quando si intrattiene un pensiero; poiché non c’è niente altro, oltre a questo, nella natura di un concetto, specificare che cosa è un concetto è dire in che cosa consiste afferrare un pensiero.

Cfr. “La teoria del significato deve essere una teoria della comprensione” (non si può spiegare il significato senza al contempo spiegare in che cosa consiste afferrarlo)

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Peacocke: A Theory of Concepts (1992)

Caratteri principali della teoria:

- Platonismo «corretto» dal requisito di manifestabilità(condizioni di possesso)

- Inferenzialismo (il contenuto di un concetto non si esaurisce nel suo riferimento)

- Molecolarismo (non tutte le inferenze sono costitutive del possesso di un concetto, ma solo quelle canoniche)

Problema principale:

- Come individuare le inferenze canoniche?

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Teorie psicologiche dei concetti

Per uno psicologo i concetti sono

«insiemi di conoscenze immagazzinati in memoria a lungo termine e usati nei processi alla base delle capacità cognitive di alto livello.» (Machery 2010, 10).

Capacità cognitive di alto livello = ragionamento, decisione, comprensione del linguaggio

Alcuni tuttavia contestano, o almeno ridimensionano significativamente, la distinzione tra capacità “di alto livello” e di “basso livello” (percezione, sistema motorio).

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Teorie psicologiche dei concetti

- Teoria del prototipo

- Teoria degli esemplari

- Teoria della teoria (= concetti come teorie)

- Teoria embodied (o simulativa)

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La teoria degli esemplari(Medin e Schaffer 1978)

Il concetto (ad es.) di gatto consiste nell’intera collezione dirappresentazioni di gatti (gli «esemplari») di cui un soggettodispone.

Cfr. «il concetto che una persona ha dei cani è l’insieme dei cani di cui lapersona ha memoria. In un certo senso, non c’è un concetto vero e proprio(così come normalmente inteso), perché non c’è una rappresentazioneriassuntiva che sta per tutti i cani.» (Murphy 2002, p. 49)

Non c’è un’unica rappresentazione schematica di un gatto, bensìdiverse “viste”, ricavate dai gatti di cui si è fatta esperienza; peresempio, una rappresentazione di un gatto siamese, una di ungatto persiano, una di un gatto rossiccio, una di un gatto nero.

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La teoria degli esemplari

Il riconoscimento/categorizzazione avviene sulla base di unconfronto del nuovo stimolo con i diversi esemplari presenti inmemoria. Lo stimolo sarà classificato nella categoriadell’esemplare (o dei diversi esemplari) a cui somiglia di più.

Il grado di somiglianza viene calcolato sulla base di una mediapesata delle differenze di proprietà (tratti, caratteristiche) tra lostimolo e gli esemplari memorizzati.

Diversi parametri sono quindi importanti per la categorizzazione:

- Il numero di esemplari che lo stimolo rievoca

- Il grado di somiglianza con ciascuno di questi

- Il peso (l’importanza) di ogni caratteristica estratta dallostimolo e confrontata con quella corrispondente degliesemplari

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La teoria degli esemplari

Il modello matematico di Medin e Schaffer prevede che, ai finidel successo della categorizzazione, sia «meglio avere unacorrispondenza [overlap] elevata con pochi esemplari piuttostoche una corrispondenza moderata con molti esemplari.»(Murphy 2002, p. 54).

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La teoria degli esemplari

Può questa teoria dare conto degli effetti di tipicità?

SI: i membri prototipici di una categoria sono quelli chesomigliano molto a molti membri. Ad es. un pastore tedescoassomiglia a diversi altri tipi di cane, ma è molto diverso daglianimali che non sono cani. Invece un bassotto (o un chihuahua)assomiglia poco agli altri cani e, per contro, ha qualchesomiglianza con altri animali, come donnole e furetti.

I membri tipici vengono categorizzati più rapidamente di quelliatipici perché assomigliano molto a diversi esemplarimemorizzati di quella categoria, che sono quindi richiamati allamemoria più facilmente.

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La teoria degli esemplari

Un’obiezione:

possiamo avere diversi «incontri» percettivi con uno stessooggetto in ciascuno dei quali l’oggetto ci si presenta in unaprospettiva diversa. L’esemplare in memoria è unico o ve nesono diversi, uno per ogni singola esperienza?

I dati sperimentali sembrano accreditare maggiormente laseconda ipotesi: uno stesso oggetto particolare è rappresentatoda diversi esemplari. (es. un gatto raggomitolato su un sofà; ungatto in braccio; un gatto che attraversa la strada ecc.)

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La teoria degli esemplari

Argomenti pro:

- È impossibile che una rappresentazione singola stia perun’intera categoria ( Berkeley)

- Dati sperimentali («effetto-esemplare» è pervasivo)

- Riconoscimento più appropriato del ruolo dell’esperienzapersonale

Argomenti contro:

- I dati sperimentali riguardano categorie «di laboratorio»

- Non è una vera e propria teoria, ma un insieme di modellimatematici che «accomodano» i dati sperimentali

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La teoria della teoria

(Murphy & Medin 1985, Gelman & Markman 1987, Carey 1985; 2009, …)

Tesi centrale: avere il concetto C è avere una teoria sugli C.

Una teoria è un insieme di enunciati che veicolano informazioni sullacategoria.

Es. avere il concetto di TIGRE = possedere informazioni sull’aspetto delletigri, sul loro habitat, sul fatto che siano pressoché estinte, sul loro esserefelini (e mammiferi).

Insomma, un concetto è un frammento più o meno esteso dellaconoscenza che ciascuno di noi ha del mondo.

Il concetto può evolvere nel corso del tempo. Il cambiamentoconcettuale è paragonabile al progressivo raffinamento di una teoriascientifica.

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La teoria della teoria

«Non apprendiamo concetti in isolamento da tutto il resto (come avvienein molti esperimenti di psicologia); li impariamo invece come parte dellanostra comprensione globale del mondo che ci circonda. Quandoapprendiamo concetti riguardo agli animali, queste informazioni sonointegrate con la nostra conoscenza generale sulla biologia, sulcomportamento, e su altri domini pertinenti (forse la cucina, l’ecologia, ilclima e via dicendo). Questa relazione è bidirezionale: i concetti sonoinfluenzati da ciò che già sappiamo, ma un nuovo concetto può anchecomportare un cambiamento nella nostra conoscenza generale. Così, seapprendiamo un fatto sorprendente relativo a un nuovo genere dianimale, ciò potrebbe modificare il nostro pensiero sulla biologia ingenerale (…) e se qualcosa che impariamo su un nuovo animale non tornacon ciò che sappiamo in generale, potrebbe rimettere in discussione ilnostro sapere o indurci a non darvi importanza.» (Murphy 2002, p. 60).

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La teoria della teoria

Rispetto alla teoria del prototipo e alla teoria degli esemplari, vienesostituito un principio di conoscenza a uno di somiglianza: categorizziamopiù sulla base di ciò che già sappiamo che sulla base di un confronto dinatura percettiva. L’aspetto osservativo passa in secondo piano.

Questa teoria spesso (ma non necessariamente) va insieme alla tesisecondo cui esistono domini di conoscenza specializzati innati (fisicaingenua, aritmetica ingenua, psicologia ingenua, cognizione spaziale, «invs. out group», Spelke 2001).

Ciascuno di questi sistemi di conoscenze è organizzato intorno a uncorpus distinto di principi fondamentali che rendono possibilel’individuazione delle entità appartenenti al suo dominio e le inferenzeconcernenti le inter-relazioni e il comportamento di tali entità.

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La teoria della teoria

Argomenti pro:

- Bias essenzialista (Keil 1989): i soggetti non si basano sul solo aspetto di un animale per stabilire che tipo di animale è (es. un procione «modificato» in modo da essere identico a una puzzola non viene considerato una puzzola proto-teoria metafisica dei generi naturali)

- Prove riguardo a come conoscenze fattuali di vario genereprevalgono su criterio della somiglianza (Rips 1993; Barsalou1993, …)

- Conoscenza di nessi causali: un oggetto o viene categorizzatocome un F se le sue proprietà possono essere spiegate dallateoria associata al concetto F (cioè dallecredenze/informazioni che lo costituiscono)

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La teoria della teoria

Argomenti contro:

- Troppo generica. La teoria si limita a sottolineare l’importanza delle informazioni non percettive per la categorizzazione.

- La teoria è quasi non falsificabile. Potrebbe essere confutata soltanto se si scoprisse che la categorizzazione è sistematicamente basata sulla somiglianza (ma così non è)

Problema principale: la teoria equivale all’affermazione che iconcetti sono insiemi di credenze. Ma se un concetto è uninsieme di credenze, come può essere allo stesso tempo uncostituente di una credenza?

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Le teorie neoempiriste

Prinz (2002)

Barsalou (1999 e moltissime pubblicazioni successive)

Prinz I concetti sono «tipi per procura» (proxytypes), cioècopie di rappresentazioni percettive. Tutti i concetti hannoorigine dalla percezione.

Barsalou I concetti sono simboli percettivi associati ameccanismi «simulatori».

Si tratta sostanzialmente della stessa teoria presentata in unaversione per filosofi (Prinz) e in una per psicologi (Barsalou).

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La teoria di Barsalou

1) I concetti sono rappresentazioni sensorimotorie (collezioni di memorie modali)

2) I concetti sono rappresentazioni dinamiche, sistematicamente dipendenti dal contesto

1: tutte le informazioni costitutive del concetto sono di natura percettiva. La rappresentazione concettuale, ad es., di un gatto è costituita da rappresentazioni visive (come appare visivamente un gatto), da rappresentazioni uditive (miagolii, fusa), da rappresentazioni tattili (morbidezza) ecc. Non esiste una rappresentazione unitaria ( teoria degli esemplari). Le rappresentazioni possono tuttavia distribuirsi in una gerarchia, dalle più dettagliate alle meno dettagliate.

2: Ogni volta che un concetto viene usato, solo un sottoinsieme di tutte queste rappresentazioni viene attivato, quello pertinente in quella situazione.

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La teoria di Barsalou: simulatori e simulazioni

Ad es., quando sento proferire l’enunciato «Ho preso un gatto», vengono attivati tratti relativi alla forma (aspetto) tipico di un gatto. Quali tratti esattamente vengono attivati dipende da circostanza a circostanza.

Poiché ciò equivale a fare come-se ci fosse un gatto nel campo percettivo, l’attivazione del concetto è una sorta di simulazione.

Ogni singola attivazione in una data circostanza è una simulazione, mentre il meccanismo che, a partire dal complesso dei tratti (l’intero concetto, potremmo dire), seleziona quelli pertinenti in quella circostanza e li attiva è detto simulatore.

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La teoria di Barsalou

Empirismo radicale: anche i concetti astratti hanno origine nell’esperienza.

I concetti astratti sono concettualizzazioni situate, cioè collezioni di memorie di situazioni (esperienziali) in cui quei concetti sono impiegati.

un concetto astratto non ha tratti specifici costitutivi, ma è un insieme di situazioni.

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La teoria di Barsalou

Argomenti pro (= critica delle rappresentazioni amodali)

- Non ci sono prove empiriche adeguate dell’esistenza di rappresentazioni amodali

- Non abbiamo la minima idea di come potrebbe essere realizzata la conversione da formato percettivo a formato amodale, e non ci sono prove empiriche dell’esistenza di questo processo

- Le spiegazioni delle capacità cognitive fornite dai simboli amodali sono tipicamente troppo potenti e ad hoc: il loro valore predittivo è nullo.

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La «svolta» neuro: teorie simulative

Forte tendenza a usare come base empirica delle teorie dati a) neuropsicologici e b) neurofisiologici.

a) Incapacità di svolgere certi compiti a causa di lesioni una certa capacità è a carico di una certa area

b) Neuro-immagini: quali aree sono attivate durante l’esecuzione di un certo compito.

Scoperta rilevante: durante compiti linguistico-concettuali sono attivate le aree sensorimotorie ( neuroni specchio)

Interpretazione: un concetto è una rappresentazione sensorimotoria. Avere il concetto di gatto è riattivare le rappresentazioni sensorimotorie dei gatti «simulare» un gatto

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Teorie simulative: definizione

1) Un concetto è una rappresentazione o struttura sensomotoria: il corpo di conoscenze che costituisce un dato concetto è codificato in un formato sensomotorio, quindi modale.

2) Qualsiasi processo cognitivo che chiama in causa concetti (= qualsiasi “elaborazione di natura concettuale”, Machery 2010 ) consiste nella riattivazione (e manipolazione) di tali strutture sensomotorie.

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Teorie simulative: definizione

Perché simulative?

La riattivazione/manipolazione di strutture sensomotorie è una simulazione di attività percettivo-motorie

(il cervello che “immagina” simula se stesso quando “agisce”, nel senso che i processi cerebrali coinvolti in modalità immaginativa riproducono sotto diversi aspetti i processi cerebrali coinvolti in modalità percettiva ed esecutiva).

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Obiezioni e repliche

1) Questione cruciale:

È sufficiente constatare l’attivazione delle aree motorie per concludere che comprendere è (o richiede) simulare?

NO, perché bisogna verificare qual è il ruolo di questa attivazione nella comprensione.

MA: ci sono anche dati neuropsicologici e comportamentali

Problema: tutti questi esperimenti sono fatti con concetti di azione. Come si può generalizzare la teoria a tutti i concetti, come pure si tende a fare?

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Altre obiezioni 2) Concetti “astratti” o di categorie sovraordinate (es.

federalismo, difficoltà, flora, …) non sembrano ammettere una rappresentazione sensomotoria.

3) Le inferenze di natura tassonomica (rosafiore) non sembrano leggibili direttamente nella rappresentazione sensomotoria.

4) I concetti si possono acquisire anche per via non esperienziale (e non tutti i concetti si possono acquisire per via esperienziale).

5) Il fatto che una rappresentazione abbia origine sensomotoria non implica che essa stessa debba essere sensomotoria (l’empirismo concettuale è compatibile con l’amodalità).