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© Mondadori Education 1 Cicerone Perché a Milone non conveniva la morte di Clodio (Pro Milone, 34-35) Difendendo Milone dall’accusa di omicidio premeditato, Cicerone, dopo aver spiegato quali benefici comportasse per un personaggio scellerato e pericoloso come Clodio la morte di Milone, passa a dimostrare che, al contrario, la morte di Clodio non avrebbe implicato per Milone alcun vantaggio. Il discorso ciceroniano è fondato sulla tesi che sia stato Clodio a orga- nizzare un agguato a Milone e che, se anche si riuscisse a dimostrare che l’omicidio di Clodio sia riconducibile a MIlone, si sia trattato di un’azione non premeditata e configurabile come legittima difesa. [34] Audistis, iudices, quantum Clodi interfuerit occidi Milonem: convertite animos nunc vicissim ad Milonem. Quid Milonis intererat interfici Clodium? Quid erat cur Milo non dicam admitteret, sed optaret? «Obstabat in spe consulatus Miloni Clodius». At eo repugnante fiebat, immo vero eo fiebat magis, nec me suffragatore meliore utebatur quam Clodio. Valebat apud vos, iudices, Milonis erga me remque 34 Audistis … Miloni: Audistis (= audivistis) … Milonem: Cicero- ne ha finora parlato dei grandi vantaggi che Clodio avrebbe po- tuto trarre dalla morte di Milone, mentre da qui in poi spiegherà come Milone non ottenga alcun beneficio dall’avvenuta morte di Clodio. • Quid erat cur … optaret?: «quale ragione c’era per cui Milo- ne avrebbe dovuto non dirò com- mettere (l’omicidio di Clodio), ma desiderarlo?». • At eo … magis: «Ma nonostante la sua [di Clodio] op- posizione (eo repugnante), Milone sarebbe diventato (console), anzi invero lo sarebbe diventato ancora più facilmente». • nec me … Clodio: Cicerone intende dire che Milone sarebbe diventato console in ogni caso, senza bisogno di nessuno. •

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Perché a Milone non conveniva la morte di Clodio (Pro Milone, 34-35)

Difendendo Milone dall’accusa di omicidio premeditato, Cicerone, dopo aver spiegato quali benefici comportasse per un personaggio scellerato e pericoloso come Clodio la morte di Milone, passa a dimostrare che, al contrario, la morte di Clodio non avrebbe implicato per Milone alcun vantaggio. Il discorso ciceroniano è fondato sulla tesi che sia stato Clodio a orga-nizzare un agguato a Milone e che, se anche si riuscisse a dimostrare che l’omicidio di Clodio sia riconducibile a MIlone, si sia trattato di un’azione non premeditata e configurabile come legittima difesa.

[34] Audistis, iudices, quantum Clodi interfuerit occidi Milonem: convertite animos nunc vicissim ad Milonem. Quid Milonis intererat interfici Clodium? Quid erat cur Milo non dicam admitteret, sed optaret? «Obstabat in spe consulatus Miloni Clodius». At eo repugnante fiebat, immo vero eo fiebat magis, nec me suffragatore meliore utebatur quam Clodio. Valebat apud vos, iudices, Milonis erga me remque

34 Audistis … Miloni: Audistis (= audivistis) … Milonem: Cicero-ne ha finora parlato dei grandi vantaggi che Clodio avrebbe po-tuto trarre dalla morte di Milone, mentre da qui in poi spiegherà come Milone non ottenga alcun

beneficio dall’avvenuta morte di Clodio. • Quid erat cur … optaret?: «quale ragione c’era per cui Milo-ne avrebbe dovuto non dirò com-mettere (l’omicidio di Clodio), ma desiderarlo?». • At eo … magis: «Ma nonostante la sua [di Clodio] op-

posizione (eo repugnante), Milone sarebbe diventato (console), anzi invero lo sarebbe diventato ancora più facilmente». • nec me … Clodio: Cicerone intende dire che Milone sarebbe diventato console in ogni caso, senza bisogno di nessuno. •

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Perché a Milone non conveniva la morte di ClodioCicerone

publicam meritorum memoria, valebant preces et lacrimae nostrae, quibus ego tum vos mirifice moveri sentiebam, sed plus multo valebat periculorum impendentium timor. Quis enim erat civium qui sibi solutam P. Clodi praeturam sine maximo rerum novarum metu proponeret? Solutam autem fore videbatis, nisi esset is consul qui eam auderet possetque constringere. Eum Milonem unum esse cum sentiret universus populus Romanus, quis dubitaret suffragio suo se metu, periculo rem publicam liberare? At nunc, Clodio remoto, usitatis iam rebus enitendum est Miloni ut tueatur dignitatem suam; singularis illa et huic uni concessa gloria quae cotidie augebatur frangendis furoribus Clodianis iam Clodi morte cecidit. Vos adepti estis ne quem civem metueretis; hic exercitationem virtutis, suffragationem consulatus, fontem perennem gloriae suae perdidit. Itaque Milonis consulatus qui vivo Clodio labefactari non poterat mortuo denique temptari coeptus est. Non modo igitur nihil prodest sed obest etiam Clodi mors Miloni. [35] «At valuit odium, fecit iratus, fecit inimicus, fuit ultor iniuriae, punitor doloris sui». Quid? si haec non dico maiora fuerunt in Clodio quam in Milone, sed in illo maxima, nulla in hoc, quid voltis amplius? Quid enim odisset Clodium Milo, segetem ac materiam suae gloriae, praeter hoc civile odium quo omnis improbos odimus? Ille erat ut odisset primum defensorem salutis meae, deinde vexatorem furoris, domitorem armorum suorum, postremo etiam accusatorem suum; reus enim Milonis lege Plotia fuit Clodius quoad vixit. Quo tandem animo hoc tyrannum illum tulisse creditis? Quantum odium illius et in homine iniusto quam etiam iustum fuisse?

quibus … sentiebam: «da cui capivo che voi eravate allora straordina-riamente commossi». • sine … metu: «senza provare la grandissima pau-ra di una rivoluzione (rerum nova-rum)». • Eum … Romanus: «poiché il popolo romano nella sua totali-tà capiva che era il solo Milone (a possedere queste caratteristiche)». • suffragio suo: ha valore strumen-tale. • usitatis … Miloni: «Milone si deve sforzare con i mezzi consue-ti», cioè senza poter più contare sulle occasioni di provare il pro-prio coraggio e la propria fermezza che un Clodio vivo gli offriva con-tinuamente. • singularis … cecidit: la gloria di Milone era accresciuta ogni giorno (cotidie augebatur) dal

continuo scontro con Clodio (fran-gendis furoribus Clodianis), ma ora che Clodio è morto ha perso la sua ragione d’essere (cecidit). • Vos … perdidit: con la morte di Clodio il senato non ha più nessuno (quem civem) da temere, ma Milone (hic) ha perso la fonte della sua fama. • Milonis consulatus: cioè il successo nella candidatura al consolato. • temptari coeptus est: «iniziò a es-sere insidiato»; coepi, quando reg-ge un infinito passivo, solitamente assume a sua volta forma passiva.35 «At valuit … fuisse?: At valuit … sui: «Ma ha prevalso l’odio, ha agito in preda all’ira, ha agito da nemico personale, è stato vendicatore delle offese (subite) e del proprio dolo-

re». • in illo … in hoc: il primo è Clo-dio, il secondo Milone. • quid voltis (= vultis) amplius?: «che volete di più?». • praeter … odimus: «a parte quel tipico odio di carattere civile che rivolgiamo a tutti (omnis = om-nes) i malvagi». • Ille erat ut: «Lui [Clodio] era tale da…». • defensorem … vexatorem … domitorem … accu-satorem: i termini si riferiscono na-turalmente a Milone. • lege Plotia: legge che puniva i reati de vi, cioè di violenza. • Quantum … fuisse?: l’in-terrogativa dipende dal precedente creditis: «Quanto grande (credete) che fosse il suo [di Clodio] odio e peraltro quanto giustificato in un uomo ingiusto?».

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Perché a Milone non conveniva la morte di ClodioCicerone

Guida alla lettura

ContEstoLa rivalità fra Clodio e Milone Lo scontro politico fra Clodio, campione dei populares, e Milone, sostenitore degli ottimati, sconvolge Roma all’inizio della seconda metà del I seco-lo a.C.: le rispettive bande provocano continui tumulti e la contrapposizione fra le due parti raggiunge il culmine nel 53, quando Clodio aspira alla pretura e Milone al consolato. Data la situazione, pare che il primo, convin-to che sarebbe stato ostacolato nell’esercizio della sua carica da un contemporaneo con-solato del secondo, avesse tentato di rinviare le elezioni attraverso il consueto mezzo della violenza dei tumulti. Lo scenario politico del processo Quando, nel gennaio del 52 a.C., lungo la via Appia vie-ne ritrovato il corpo senza vita di Clodio, i so-spetti – peraltro poi confermati da una serie di testimonianze – ricadono subito su Milone. Il processo che ne segue e che vede Milone quale principale imputato, si celebra in un clima molto teso ed è probabilmente condi-zionato dalle pressioni esercitate sui giudici da Pompeo. Quest’ultimo, sebbene avesse in precedenza mantenuto un atteggiamento fa-vorevole a Milone (ritenendolo uno strumen-to capace di moderare le pericolose intem-peranze dei clodiani), vede a quel punto la concreta possibilità di rimanere il solo prota-gonista sulla scena politica, qualora riesca ad eliminare anche Milone: erano infatti morti Crasso (nel 53 a Carre contro i Parti) e Clodio, e Cesare era in Gallia.Una sconfitta annunciata In un foro as-sediato dai sodali di Clodio e dalle truppe pompeiane (ufficialmente incaricate di evi-tare tumulti ma in realtà usate per intimi-dire giudici e oratori), Cicerone viene così a trovarsi in una situazione piuttosto com-plicata e verosimilmente opta per una linea

difensiva debole (contro i consigli di Bruto, che suggeriva di sostenere come l’uccisione di Clodio fosse un bene per lo stato, decide di dimostrare che era stato Clodio a preme-ditare l’omicidio di Milone e che dunque do-vesse eventualmente discutere di legittima difesa). In queste circostanze l’esito del pro-cesso è praticamente segnato: Milone viene condannato e prende immediatamente la via dell’esilio.

stRuttuRAPerché Milone avrebbe dovuto uccidere Clodio? Cicerone basa la sua argomenta-zione sul fatto che Milone non ha ricavato nessun vantaggio dalla morte di Clodio, ma semmai ne ha ricevuto, paradossalmente, un danno. seguendo con coerenza la pro-pria strategia difensiva, nel paragrafo 34 Cicerone si guarda bene anche solo dall’ipo-tizzare per assurdo che Milone abbia ucciso Clodio o ne abbia anche solo desiderato la morte (Quid erat cur … optaret?), e riportan-do la risposta che si potrebbe dare alla sua domanda (l’opposizione di Clodio a che Milo-ne conseguisse il consolato, Obstabat … Clo-dius) controbatte immediatamente: Milone sarebbe diventato console comunque, per i suoi meriti verso lo stato, per l’appoggio di Cicerone e soprattutto per il grande rischio che tutti avrebbero corso nell’eventualità che Clodio fosse eletto pretore, e cioè la rivoluzio-ne (rerum novarum). Milone era l’unico uomo in grado di mettere un freno (constringere) a un simile pericolo, e il popolo romano lo sa-peva bene. nonostante ciò, con la morte di Clodio il clima intorno a Milone è cambiato: quella stima e quell’ammirazione che gli ve-nivano accordate quando Clodio era vivo e faceva paura a tutti, adesso che Clodio è mor-to sono venute meno. E poiché Milone non

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Perché a Milone non conveniva la morte di ClodioCicerone

può più contare sulle occasioni di mettersi in luce osteggiando le prevaricazioni di Clodio, si può dire che la morte del rivale non solo non gli abbia giovato, ma lo abbia addirittu-ra danneggiato (nihil prodest sed obest etiam Clodi mors Miloni). La presunta rabbia di Milone nel paragrafo 35 Cicerone avanza un’altra possibile obiezio-ne alla tesi da lui sostenuta: Milone avrebbe agito contro Clodio sfogando rabbiosamente il suo desiderio di vendetta («At valuit odium… doloris sui»). Ma puntualmente smonta an-che questa ipotesi: che motivi avrebbe avuto Milone per odiare Clodio, dal momento che Clodio era per lui la sostanza stessa (segetem ac materiam) della sua gloria, la sua sorgen-te perenne di fama? Piuttosto, era Clodio ad avere molti motivi di odio verso Milone, che ne ostacolava i progetti criminosi, diretti an-che contro Cicerone medesimo (primum de-fensorem salutis meae).

LInGuA E stILEI pregi di un testo riveduto La Pro Milone rappresenta a detta di molti il capolavoro della produzione oratoria ciceroniana, ma va tenuto presente che la versione pervenuta del testo costituisce una rielaborazione del discorso ef-fettivamente pronunciato nel processo. L’esito sfavorevole del dibattimento e la condanna di Milone vanno dunque verosimilmente spiega-ti soprattutto con il clima intimidatorio in cui il processo venne celebrato, che non permise a un Cicerone notevolmente impaurito di esibi-re la propria arte oratoria in modo adeguato. La seconda versione della Pro Milone mostra, al contrario, una straordinaria perfezione sti-listica associata a un equilibrio strutturale e argomentativo controllato e rigoroso. Il brano appena letto mostra in piccolo alcuni dei pregi stilistici di questo testo, in cui si lascia notare un periodare molto studiato e un’accorta di-sposizione delle parole:

chiasmo

→ Milonis intererat interfici Clodium (par. 34)

→ in illo maxima, nulla in hoc (par. 35) → enfatizza la contrapposizione fra Milone e Clodio

→ se metu periculo rem publicam (par. 34) → sottolinea l’importanza straordinaria della figura

di Milone

elencazioni paratattiche

→ sequenze tri- e quadripartite

→ exercitationem virtutis, suffragationem consulatus, fontem perennem gloriae suae (par. 34)

→ fecit iratus, fecit inimicus, fuit ultor iniuriae, punitor doloris sui (par. 35)

→ defensorem salutis meae, deinde vexatorem furoris, domitorem armorum suorum, postremo etiam accusatorem suum (par. 35)

allitterazione e assonanza

→ frangendis furoribus → i suoni duri e arrotati rievocano lo scontro fra Milone e Clodio

→ Clodi morte cecidit → la morte di Clodio che interrompe le occasioni di gloria per Milone è richiamata attraverso il ripetersi martellante dei suoni di c e d