perché sanno di non trovarlo 3,6 milioni di persone non...

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 5 - 5 febbraio 2015 PAG. 11 PAG. 8 Successo per il banchino realizzato congiuntamente all’Organizzazione di Vicchio del Partito A RUFINA IL PMLI IN PIAZZA PER IL LAVORO E CONTRO L’IMPERIALISMO Per i rufinesi più coscienti Renzi è uguale a Berlusconi, ed in parlamento non c’è chi rappresenta il proletariato DIFFUSO IL VOLANTINO dell’Ufficio Politico sUi fatti di PaRigi A EMPOLI E FUCECCHIO DIFFUSO IL VOLANTINO ANTIMPERIALISTA DEL PMLI SUI FATTI DI PARIGI Libertà di stampa I capitalisti chiamano libertà di stampa la libertà per i ricchi di cor- rompere la stampa, la libertà di usare le loro ricchezze per fabbrica- re e contraffare la cosiddetta opinio- ne pubblica. (Lenin: “Primo Congresso dell’Internazionale comunista – Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato”, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 28, pagg. 464-465) Articolo della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI PERCHE’ OCCORRE RADICARSI NEL PROPRIO AMBIENTE DI LAVORO, DI STUDIO E DI VITA ESTRATTI DALLA DOMANDA DI AMMISSIONE AL PMLI DI UN QUINDICENNE CALABRESE “Il PMLI in un futuro prossimo riuscirà a trasformare l’Italia in un Paese socialista” “Ho bisogno della guida del Partito per dare il mio contributo alla lotta contro il capitalismo” PAG. 7 Contro l’aggressione squadrista di CasaPound al centro sociale Dordoni GRANDE CORTEO ANTIFASCISTA A CREMONA BLINDATA la polizia carica per cinque volte i manifestanti tUtti i covi fascisti vanno cHiUsi e sciolti i gRUPPi fascisti e neofascisti IL PIANO DELLA P2 CHE SEPPELLISCE LA COSTITUZIONE DEL ’48 VA AVANTI Berlusconi salva l’Italicum fascistissimum la sinistra del Pd in rivolta, ma non mette in discussione l’essenza della nuova legge elettorale URge sPazzaR via il goveRno Renzi Otto anni di giunta PD hanno impoverito ancor più Uras (Oristano) LA GIUNTA CASCIU AIUTA I BORGHESI NON LE MASSE POPOLARI Proletari sempre più poveri, disoccupati in aumento, giovani in fuga dal paese, e intanto il comune aiuta ancora la propria borghesia. non bisogna dar fiducia alle istituzioni borghesi che vanno combattute anche sul piano elettorale astenendosi occoRRe UniRsi al PMli PeR MiglioRaRe le condizioni di vita e di lavoRo e aRRivaRe al socialisMo PERCHé SANNO DI NON TROVARLO 3,6 milioni di persone non cercano più il lavoro in totale in italia ci sono 6,6 milioni di disoccupati in MaggioRanza sono nel sUd 70° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ. RISTABILIRE LA VERITà STORICA Fu l’Armata Rossa di Stalin a liberare i campi di sterminio nazisti Trasformandole in società per azioni e rendendole ghiotte prede del grande capitale finanziario RENZI ROTTAMA LE “BANCHE POPOLARI” PER CONCENTRARE IL SISTEMA BANCARIO assopopolari: “la proprietà va ai grandi gruppi internazionali” il goveRno Ha favoRito l’aggiotaggio? IL PARTITO COMUNISTA REVISIONISTA DEL REGIME NEOFASCISTA Rizzo sponsorizzato dai berlusconiani tutti i media anticomunisti gli danno spazio, dal tg3 a tg5 e tgla7 i veRi coMUnisti alzino le antenne Riunione di studio collettivo tra militanti e simpatizzanti dell’Organizzazione di Modena sul rapporto di Granito alla Riunione plenaria della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI Curare più la qualità che la quantità, più studio e più vita interna di Partito per un ottimo radicamento locale i marxisti-leninisti modenesi hanno studiato i problemi delle masse locali e rinnovato il loro impegno per il PMli, il proletariato e il socialismo PAG. 2 PAG. 4 PAG. 13 PAG. 3 PAG. 9 PAG. 12 PAG. 7 PAG. 12 PAG. 5 PAG. 8

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 5 - 5 febbraio 2015

PAG. 11PAG. 8

Successo per il banchino realizzato congiuntamente all’Organizzazione

di Vicchio del Partito

A RufinA il PMli in PiAzzA PeR il

lAVORO e cOntRO l’iMPeRiAliSMOPer i rufinesi più coscienti Renzi è

uguale a Berlusconi, ed in parlamento non c’è chi rappresenta il proletariato

Diffuso il volantino dell’Ufficio Politico sUi

fatti di PaRigi

A eMPOli e fucecchiO diffuSO

il VOlAntinO AntiMPeRiAliStA

del PMli Sui fAtti di PARiGi

Libertà di stampa

I capitalisti chiamano libertà di stampa la libertà per i ricchi di cor-rompere la stampa, la libertà di usare le loro ricchezze per fabbrica-re e contraffare la cosiddetta opinio-ne pubblica.

(Lenin: “Primo Congresso dell’Internazionale comunista – Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del

proletariato”, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 28, pagg. 464-465)

Articolo della commissione per il lavoro di organizzazione del cc del PMli

Perche’ occorre radicarsi nel ProPrio ambiente di

lavoro, di studio e di vitaeStRAtti dAllA dOMAndA di AMMiSSiOne Al PMli di un quindicenne cAlAbReSe

“il PMli in un futuro prossimo riuscirà a trasformare l’italia in un Paese socialista”“Ho bisogno della guida del Partito per dare il mio contributo alla lotta contro il capitalismo”

PAG. 7

contro l’aggressione squadrista di casaPound al centro sociale dordoni

GRAnde cORteO AntifASciStA A cReMOnA blindAtA

la polizia carica per cinque volte i manifestantitUtti i covi fascisti vanno cHiUsi e sciolti

i gRUPPi fascisti e neofascisti

il PiAnO dellA P2 che SePPelliSce lA cOStituziOne del ’48 VA AVAnti

berlusconi salva l’italicum fascistissimum

la sinistra del Pd in rivolta, ma non mette in discussione l’essenza della nuova legge elettoraleURge sPazzaR via il goveRno Renzi

Otto anni di giunta Pd hanno impoverito ancor più uras (Oristano)

la giunta casciu aiuta i borghesi

non le masse PoPolariProletari sempre più poveri, disoccupati in aumento, giovani in fuga dal paese, e

intanto il comune aiuta ancora la propria borghesia. non bisogna dar fiducia alle istituzioni borghesi che vanno combattute anche sul piano elettorale astenendosioccoRRe UniRsi al PMli PeR MiglioRaRe le condizioni di

vita e di lavoRo e aRRivaRe al socialisMo

PeRché SAnnO di nOn tROVARlO

3,6 milioni di persone non cercano più il lavoro

in totale in italia ci sono 6,6 milioni di disoccupati in MaggioRanza sono nel sUd

70° AnniVeRSARiO dellA libeRAziOne di AuSchwitz. RiStAbiliRe lA VeRità StORicA

fu l’Armata Rossa di Stalin a liberare i campi di sterminio nazisti

trasformandole in società per azioni e rendendole ghiotte prede del grande capitale finanziario

Renzi ROttAMA le “bAnche POPOlARi” PeR cOncentRARe il SiSteMA bAncARiO

assopopolari: “la proprietà va ai grandi gruppi internazionali”il goveRno Ha favoRito

l’aggiotaggio?

il PARtitO cOMuniStA ReViSiOniStA del ReGiMe neOfASciStA

Rizzo sponsorizzato dai berlusconiani

tutti i media anticomunisti gli danno spazio, dal tg3 a tg5 e tgla7

i veRi coMUnisti alzino le antenne

Riunione di studio collettivo tra militanti e simpatizzanti dell’Organizzazione di Modena sul rapporto di Granito

alla Riunione plenaria della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI

curare più la qualità che la quantità,

più studio e più vita interna di Partito

per un ottimo radicamento locale

i marxisti-leninisti modenesi hanno studiato i problemi delle masse locali

e rinnovato il loro impegno per il PMli, il proletariato e il socialismo

PAG. 2 PAG. 4

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2 il bolscevico / controriforma elettorale N. 5 - 5 febbraio 2015

Il piano della P2 che seppellisce la Costituzione del ’48 va avanti

BerlusConI salva l’ItalICum fasCIstIssImum

La sinistra del PD in rivolta, ma non mette in discussione l’essenza della nuova legge elettorale

Urge sPazzar via iL governo renzi“Prendo atto che come sul Jobs

Act una parte della minoranza del mio partito decide di muoversi in autonomia. É una posizione che non condivido e non credo che la condividano i militanti delle feste dell’Unità: ma questo è ininfluen-te ai fini del risultato finale”: così Matteo Renzi da Davos, al termine della votazione in Senato che ha dato via libera alla legge elettora-le Italicum grazie ai voti determi-nanti di Forza Italia, ha liquidato sprezzantemente i “frenatori” del-la sinistra del PD che avevano ten-tato invano di intralciare la stra-da allo schiacciasassi del patto del Nazareno.

La battaglia in Senato sulla leg-ge elettorale, che Renzi voleva as-solutamente concludere prima del-le votazioni per il presidente della Repubblica, si era concentrata il 21 gennaio su tre emendamenti: un maxiemendamento di Stefano Esposito, senatore PD tristemente noto ai No Tav della Val di Susa, già sostenitore di Cuperlo alle pri-marie e ora passato armi e bagagli tra i renziani di ferro, e due presen-tati da Miguel Gotor, bersaniano, firmati da una trentina di altri se-natori della sinistra PD, che chie-devano o di abolire del tutto le li-ste bloccate o di ridurre i candidati nominati e aumentare le preferen-ze, riequilibrando il rapporto tra capilista bloccati e preferenze dai 60/40 dell’Italicum a 30/70.

Quello firmato da Esposito, ma scritto direttamente dalla se-greteria di Renzi, riassumeva in un nuovo testo tutte le modifiche al testo originario licenziato dal-la Camera, modifiche concordate via via tra Renzi e Berlusconi nei loro diversi incontri, tra cui il pre-mio di maggioranza al 40%, i ca-pilista bloccati in 100 collegi e la soglia di sbarramento al 3%, non-ché la “clausola di salvaguardia” concessa a Berlusconi dell’entra-ta in vigore dell’Italicum non pri-ma del 2016, dopo la “riforma” del Senato. L’unica modifica non con-cordata tra i due, il premio alla li-sta e non più alla coalizione, era stato inserito in un emendamento a parte.

Lo scopo del maxiemendamen-to Esposito era quello di far de-cadere ben 35 mila dei circa 45 mila emendamenti presentati dal-le opposizioni, col sistema cioè del “canguro” già sperimentato con successo da Renzi in Senato per l’approvazione in prima lettura della controriforma costituzionale, in base al quale tutti gli emenda-menti sullo stesso tema vengono “saltati” e decadono automatica-mente. Il Berlusconi democristia-no lo aveva del resto già prean-nunciato nella conferenza stampa di fine anno, quando a chi gli pro-spettava le difficoltà che la nuova legge elettorale avrebbe attraver-sato di fronte a 45 mila emenda-menti depositati, aveva risposto con strafottenza di essere tran-quillo perché “noi siamo esperti in canguri”.

Il soccorso determinante di

BerlusconiE così è stato, ma il maxie-

mendamento è potuto passare solo grazie al soccorso di Berlusco-ni, perché nonostante la defezio-ne all’ultimo momento di una par-te della pattuglia di dissidenti PD, i voti della sola maggioranza di governo non sarebbero bastati lo stesso e i voti di Berlusconi sono risultati perciò determinanti. Oc-correvano infatti 145 voti per ap-provare il “maxicanguro”, che ne ha poi ottenuti 175, ma di questi solo 132 provenivano dalla mag-gioranza: ne mancavano cioè 13, e per questo i 45 voti arrivati in soc-corso da Forza Italia sono risulta-ti decisivi.

La stessa cosa si è poi ripetu-ta anche sugli emendamenti Go-tor che aumentavano le preferen-ze, votati anche da SEL, M5S e Lega, e bocciati solo grazie ai voti decisivi di Berlusconi. E come se non bastasse, nelle stesse ore alla Camera i voti di Forza Italia risul-tavano decisivi per far passare un emendamento del PD alla “rifor-ma” del Senato che ripristinava i cinque senatori a vita di nomina presidenziale. C’erano quindi mo-tivi in abbondanza per giustifica-re l’euforia di Berlusconi, ritorna-to di colpo ad essere arbitro della situazione politica, e per far par-lare la sinistra PD di cambio del-la maggioranza. Qualcuno ipotiz-zava già un prossimo ingresso di FI al governo, il governo del Na-zareno, smentito solo a metà dal-le parole del capogruppo forzista Romani, il quale dichiarava che su ciò era “assolutamente prema-turo parlarne, ma certo saremo de-cisivi”.

Da parte sua Renzi faceva orec-chie da mercante trattando la ver-gognosa vicenda alla stregua di un fatto di normale amministrazione, ribadendo che l’accordo con Ber-lusconi “è solo sulle riforme e sul Quirinale. Stop”. E anzi addossa-va alla minoranza del suo parti-to la responsabilità di aver rimes-so al centro Berlusconi, giocando “allo sfascio” e mettendo in piedi quello che a suo dire era un vero e proprio “tentativo di golpe”. Ma la realtà dei fatti è che tutto era stato invece concordato tra i due banditi nell’incontro del giorno prima a Palazzo Chigi, dove non solo si erano accordati sul soccor-so di Forza Italia alla maggioran-za sull’Italicum, ma con tutta pro-babilità avevano anche concordato il nome segreto del prossimo capo dello Stato.

Tant’è vero che Renzi, nel suc-cessivo incontro con il suo gruppo parlamentare, ha rifiutato arrogan-temente qualsiasi offerta di com-promesso da parte dei dissidenti, che pure erano disposti a capitola-re ritirando gli emendamenti Gotor in cambio di un semplice gesto di-

stensivo, come avevano fatto capi-re alla ministra Boschi con la qua-le non avevano mai interrotto fino all’ultimo le trattative: “Se voglio ci sono strumenti parlamentari che mi consentono di approvare la leg-ge elettorale in 18 ore”, li aveva apostrofati Renzi accusandoli di essere “un partito nel partito”, mi-nacciandoli di nuovo con lo spau-racchio delle elezioni anticipate senza ricandidatura e concedendo loro solo 24 ore di rinvio del voto affinché ci ripensassero. E subito il suo ascaro Esposito rincarava la dose accusando i dissidenti di es-sere dei “parassiti” e invitandoli ad andarsene dal partito.

l’inutile e marginale battaglia della

sinistra PDA fronte di tanta arroganza la

sinistra PD è apparsa quantomai incerta e frantumata. Lo stesso ex segretario Bersani, a cui fa riferi-mento il grosso della minoranza interna, non è andato oltre i soliti borbottii e ha ribadito anzi che lui non voterebbe mai contro le deci-sioni del suo partito, che “è sem-pre casa mia”, sconfessando in pratica Gotor e gli altri firmatari degli emendamenti. Emendamen-ti che oltretutto riguardavano solo un aspetto marginale, riducendo la

battaglia contro la legge elettora-le piduista alla sola abolizione o riduzione delle liste bloccate. Tra l’altro offrendo anche il pretesto ai renziani di accusarli di incoerenza, in quanto proprio Bersani e la sini-stra PD si erano espressi con deci-sione in passato contro la reintro-duzione delle preferenze, perché favorirebbero il voto di scambio; e perché la sinistra aveva già votato alla Camera un testo dell’Italicum peggiore di quello che adesso con-testava al Senato, avendo quel te-sto ancor meno preferenze, soglie di sbarramento più alte e premio di maggioranza con soglia più bassa.

Persa anche questa occasione la sinistra PD rimanda la resa dei conti con Renzi alla “riforma” del Senato in discussione alla Came-ra e alla battaglia per il Quirinale. È sempre così, ogni volta rinvia la battaglia alla prossima occasione, e puntualmente arriva all’appun-tamento in ordine sparso e le pren-de di santa ragione dai due del Na-zareno. Tutto lascia pensare che andrà così anche per l’elezione del capo dello Stato, dove il gio-co è saldamente in mano a Renzi e Berlusconi, che hanno già deciso ma tengono coperte per ora le loro carte, mentre la sinistra PD si af-fanna inutilmente a mettere paletti e lanciare allarmi.

Intanto il partito del Nazare-no procede come un treno verso

l’approvazione definitiva dell’Ita-licum fascistissimum, una legge elettorale che dopo le ultime mo-difiche apportate rivela ancor più apertamente la sua anima nera fa-scista e piduista, col premio di maggioranza assegnato alla lista, cioè al partito che ottiene più voti, anziché alla coalizione: cosicché il leader di un partito che ottiene il 40% dei voti validi (che in presen-za di un astensionismo che viag-gia ormai sul 40% rappresentereb-be appena un elettore su quattro), oppure che ottiene anche un solo voto in più del secondo arrivato e poi vince il ballottaggio, arrive-rebbe a detenere la maggioranza assoluta per formare un governo praticamente dittatoriale, nomina-re tutti gli organi costituzionali e il presidente della Repubblica, ri-scrivere a proprio piacimento la Costituzione del ’48; del resto or-mai ridotta a brandelli e sostituita da una Costituzione materiale ne-ofascista, presidenzialista e fede-ralista.

E in un parlamento ridotto a una sola Camera, composta per il 60-70% di nominati, con i nuo-vi poteri assegnati al governo e al premier, questo partito diventereb-be in tutto e per tutto come il Par-tito nazionale fascista di mussoli-niana memoria. Non a caso Renzi ha già cominciato a chiamare il PD che sta riplasmando “il parti-

to della nazione”. Incredibile che quest’ultima furbata piduista di Renzi – il premio alla lista anziché alla coalizione, che Berlusconi ha dovuto ingoiare anche se divide il suo partito, pur di salvare il patto che lo tiene in gioco per il Quiri-nale e poi gli ridarà l’agibilità po-litica – sia piaciuta, oltre che alla Lega, anche a SEL e M5S, che era-no pronti a votarla se non ci fosse-ro stati i voti di Forza Italia.

renzi ha già esautorato il parlamento

Le stesse modalità con cui Ren-zi ha imposto l’Italicum forzando i regolamenti parlamentari ed esau-torando il Senato, sono solo un an-ticipo di come sarà ridotto il parla-mento, cioè totalmente piegato al governo, quando la controriforma piduista della Costituzione sarà completata. Basti pensare al “su-percanguro” che Renzi si è inven-tato, in barba a ogni regola costi-tuzionale, per annullare un sia pur minimo dibattito parlamentare. Lo hanno denunciato anche, del tutto inascoltati, autorevoli costituzio-nalisti come Lorenza Carlassare, Gianluigi Pellegrino, Gianpasqua-le Santomassimo e Gaetano Az-zariti. In particolare quest’ultimo, definendo il maxiemendamento Esposito “un colpo al cuore del si-stema parlamentare”, ha sottoline-ato con allarme che “lo stravolgi-mento di ogni logica parlamentare appare evidente, l’uso strumenta-le del regolamento palese. Eppure tutto ciò sta avvenendo sotto i no-stri occhi senza scandalo, in nome del cambiamento, sotto la pressio-ne di una politica concentrata sul risultato da conseguire ad ogni co-sto”.

C’è solo un modo per fermare il piano piduista che i due bandi-ti del Nazareno stanno realizzan-do a tappe forzate, senza incontra-re resistenza in un parlamento nero pieno di nominati e corrotti, o al massimo di opportunisti che pen-sano solo alla pagnotta e si squa-gliano alle prime minacce di ele-zioni anticipate e di perdita della poltrona: spazzare via Renzi e il suo governo antioperaio, antipo-polare, filopadronale e piduista con la lotta di massa nelle piazze, nelle fabbriche, nelle scuole e in tutti i luoghi di lavoro. È urgente un’ampia mobilitazione di tutte le forze popolari, anticapitaliste, an-tifasciste, democratiche e progres-site per cacciare via il nuovo Ber-lusconi, prima che riesca non solo a seppellire definitivamente la Co-stituzione del ’48 completando il piano della P2, ma anche a fare ta-bula rasa di ogni diritto e conqui-sta del movimento operaio, secon-do i programmi dei capitalisti alla Marchionne, della Ue imperialista e della grande finanza internazio-nale che lo sostengono.

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N. 5 - 5 febbraio 2015 interni / il bolscevico 3

Ecco un altro dato che fotogra-fa la grave crisi economica che attanaglia il nostro Paese ed ev-idenzia le ricadute sulle masse popolari. Secondo i dati di Eurostat (l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea ) in Italia ci sono 3,6 mil-ioni di persone che non cerca-no occupazione pur essendo di-sponibili a lavorare, il 14,2% della forza-lavoro, oltre tre volte la me-dia Ue a 28 Paesi (4,1%). La ril-evazione dell’Eurostat, relativa al terzo trimestre 2014, mette nero su bianco come questa percentuale sia salita in un anno di 0,2 punti nell’Unione europea e di 1,1 pun-ti in Italia, l’unico Paese a regis-trare un incremento di tale portata, il più alto della UE.

Questi 3,6 milioni di persone sono definite “sfiduciate”, in re-altà sanno che non potranno trova-re lavoro e sono talmente stanche di suonare campanelli, fare col-loqui e spedire curriculum che hanno smesso di cercarlo, pur avendone bisogno ed essendo di-sponibili a lavorare. A questo bi-sogna aggiungere la gestione del collocamento ai privati, con le agenzie interinali che fanno il bel-lo e il cattivo tempo, proponendo lavori di pochi giorni con paghe da fame spesso più basse di un mi-sero assegno di disoccupazione. Persino in Paesi come la Grecia, dove la disoccupazione è al 25%, la quota degli “sfiduciati” è inferi-ore all’Italia.

“Italiani, andate in ferie tran-quilli, a settembre ci sarà una ripresa col botto”. Così aveva detto il Berlusconi democristiano Renzi a luglio dello scorso anno. Ma tra le promesse, slogan, bugie,

conferenze stampa piene di slide ( i fogli di presentazione che spes-so nascondono il vuoto) e la realtà c’è una bella differenza. Del resto fin dai tempi della scuola il suo so-prannome era “il bomba”, per via

delle sue sparate demagogiche. Però per essere più precisi dobbi-amo anche dire che quando c’è da stangare lavoratori e pensionati, dare piena libertà di licenziamen-to ai padroni, fare leggi elettorali

antidemocratiche, allora Renzi di-venta deciso e concreto e diven-ta, come dice lui stesso “un rullo compressore”.

Tornando ai dati dell’Eurostat vediamo come di questi senza lav-oro 2,1 milioni sono donne, quasi 1,5 milioni gli uomini e sono con-centrati sopratutto nelle regioni del sud. In generale sono oltre 2,2 mil-ioni nel Mezzogiorno (di cui qua-si 1,3 milioni le donne), e ancora una volta l’Italia risulta spaccata in due con percentuali al Nord del 6,5% (vicine alla media europea) e il Sud che sprofonda con il 30,7% (su 100 forze lavoro tra i 15 e i 74 anni). Tra i giovani, 1,4 milioni sono under 35. La metà di questi inattivi infine, ha un basso livel-lo di istruzione: 1,8 milioni hanno infatti un titolo di studio di scuo-la elementare o media. Una situ-azione drammatica che colpisce a macchia di leopardo tutta l’Italia ma che in certe regioni del sud ha portato ad un impoverimento eco-nomico, e conseguenze sociali, senza precedenti.

Qui però stiamo parlando di persone che non hanno fatto ric-erche di lavoro nelle quattro set-timane precedenti la rilevazione. Bisogna aggiungervi oltre 3 mil-ioni di disoccupati ufficiali, che

però a novembre risulterebbero addirittura 3,4 milioni. Per cui si raggiunge la spaventosa cifra di circa 7 milioni di persone che non hanno un lavoro: per averlo perso, per non averlo mai trovato o per-ché non hanno più la speranza di trovarlo. Praticamente un eser-cito di disoccupati che tutt’ora ha la tendenza ad aumentare, mentre nel futuro sembra che al massimo possa essere scalfito solo da lav-oro precario o al nero.

Di fronte a questa ennesima prova delle conseguenze della crisi economica globale del cap-italismo, delle politiche della UE imperialista e del governo Ren-zi, oramai sostenuto apertamente dai voti del partito di Berlusco-ni, cosa aspetta la Cgil a ripren-dere la mobilitazione, visto che ne avrebbe la forza e vista la di-sponibilità alla lotta mostrata in più occasioni dai lavoratori? Ris-petto all’attacco frontale portato dal governo alla classe operaia e alle masse lavoratrici e popolari la risposta dei sindacati è stata del tutto insufficiente. Come la scel-ta dello sciopero generale indetto solo dopo l’approvazione del filo-padronale Jobs Act, o quella di convocare il proprio direttivo tre mesi dopo.

Perdere altro tempo o restare immobili significa rendersi com-plici del governo guidato da Ren-zi, che va spazzato via prima che faccia altri guai.

In totale in Italia ci sono 6,6 milioni di disoccupati In maggIoranza sono nel sud

Si ritorce contro il governo che l’aveva orcheStrata

la consultazione boccia la “Buona scuola” di renzi e giannini

La consultazione on line lanciata a settembre dal nuovo Berlusconi Renzi e dalla sua ministra montiana Stefania Giannini “nella scuola e nella società civile” col pretesto di raccogliere “idee, suggerimenti e proposte migliorative” e il mal celato obiettivo di fare il pieno di consensi a sostegno della sua nera riforma scolastica è fallita miseramente.

Il 15 dicembre sono stati resi noti i dati della consultazione da cui risulta evidente che, grazie alla mo-bilitazione degli studenti, genitori, insegnanti e tutto il personale Ata, la cosiddetta “Buona scuola” renziana è stata sonoramente bocciata.

Nonostante il sistema consen-tisse l’accesso di più persone dal solito computer, la consultazione ha registrato numeri irrisori rispetto alle aspettative. Secondo i dati diffusi dal ministero di Viale Trastevere gli accessi al sito labuonascuola.gov.it sono stati 1 milione e 300 mila in tutto; 207 mila “discussant” online; 200 mila partecipanti ai 2.400 dibat-titi che avrebbero coinvolto il 70% delle scuole italiane.

Un po’ pochini per un sondaggio pubblicizzato addirittura dalla Rai a reti unificate e che la Giannini ha subito liquidato come semplici “crit-icità” dei dati ottenuti sbandierando invece ai quattro venti la falsità che l’87% dei consultati ha espresso parere positivo sulla proposta di basare lo stipendio dei docenti sul merito e non sull’anzianità. “Sta qui il valore politico di una consultazi-

one” ha scandito la ministra. Facen-do finta di non sapere che tra le 73 pagine del libretto che riporta i risul-tati del sondaggio quelli che sono “molto d’accordo” con la riforma sono l’87% dei dirigenti scolastici e non la totalità dei consultati.

La Giannini si è guardata molto bene dal mettere in evidenza che invece ben il 64% dei docenti e il 56% degli studenti che hanno preso parte alla consultazione si è schier-ato contro il cardine della controri-fomra che prevede scatti stipendi-ali riservati solo ai 2/3 dei “docenti ritenuti più meritevoli”. Solo il 35% ha votato “meritocrazia”, il 46% si è espresso per un “sistema misto” tra servizio e merito. A questo bisogna aggiungere chi è rimasto sulle po-sizioni tradizionali: il 14% vuole un sistema basato sull’anzianità.

La stragrande maggioranza di studenti, insegnanti e lavoratori, che tra l’altro hanno fatto pervenire a Palazzo Chigi e a Viale Trastevere centinaia di mozioni e ordini del giorno contrari alla riforma votati nei collegi dei docenti e nelle as-semblee sindacali e d’Istituto, si è detta contraria anche all’istituzione della “scuola azienda” che guarda caso è stata sostenuta a spada tratta solo dai dirigenti scolastici.

Insomma una vera e propria Caporetto scolastica per Renzi e Giannini che per settimane hanno battuto in lungo e in largo la Pe-nisola e hanno inondato di spot gli schermi televisivi nel vano

tentativo di riscuotere consensi a favore della tanto decantata “buona scuola”. E invece è suc-cesso che la consultazione, che nell’intenzione di Renzi e Giannini doveva dare il via alla rifondazione di tutto il sistema dell’istruzione su basi meritocratiche e gerarchiz-zate e suggellare il passaggio de-finitivo della scuola pubblica nelle mani dei capitalisti ha registrato un netto e diffuso dissenso in tutto il Paese.

Alla delegazione del Comitato per la riproposizione della Legge di Iniziativa Popolare (Lip) “per una Buona Scuola per la Repubblica”

e al Coordinamento delle scuole di Roma-lavoratori autoconvocati, un cordone di polizia in assetto antisommossa ha ripetutamente impedito l’accesso al ministero durante la presentazione dei dati. L’intento era quello di consegnare 200 mozioni dei collegi dei do-centi contrari alla “Buona scuola” e denunciare pubblicamente che “Il risultato del Miur è irrisorio con-siderando che ci sono 728 mila do-centi, 101 di sostegno, 2 milioni e mezzo di studenti nella secondaria di secondo grado...Il Cineca che si è occupato del sondaggio on line ha individuato un dispositivo che per-

mette l’accesso senza controllo alla piattaforma con qualsiasi casella di posta elettronica. Ciò ha permesso più accessi anche dallo stesso computer. Un modo per inficiare il numero degli accessi rivendicati dal governo... Il sondaggio presentava un questionario evidentemente im-prontato alla rilevazione ‘guidata’ non sull’impianto del documento, ma sul livello di gradimento di al-cuni aspetti che esso introduce, senza discuterne minimamente dell’introduzione in sé”.

Segno evidente che studenti, insegnanti, precari, Ata e genitori non si sono fatti abbindolare dalle

falsità sparse a piene mani da Renzi e Giannini e hanno capito benissi-mo che in realtà la “buona scuola” e una controriforma di stampo pi-duista e fascista, sia nella forma che nella sostanza; che fa proprie e porta alle estreme conseguenze le odiose controriforme Moratti e Gelmini; sferra un attacco senza precedenti ai diritti e alle tutele sindacali degli insegnanti, person-ale ausiliario, tecnico e amminis-trativo (Ata); colpisce duramente il diritto all’istruzione di milioni di studentesse e di studenti che Renzi cerca di abbindolare con le ro-boanti promesse di stabilizzazione dei precari e di forti investimenti nell’edilizia scolastica; cancella i re-sidui spazi democratici borghesi a cominciare dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL); elimi-na gli scatti di anzianità, sopprime la libertà di insegnamento; azzera gli Organi Collegiali; irreggimenta tutto il personale docente e gli Ata e punta dritto alla piena realizzazione della scuola del regime neofascista, classista, meritocratica, gerarchiz-zata e completamente asservita alle borghesie locali, che affida tutto il potere ai presidi-manager e ai pad-roni capitalisti secondo il piano del-la P2 e trasforma gli istituti tecnici e professionali in veri e propri reparti di addestramento e avviamento al lavoro di mussoliniana memoria.

Oggi più che mai occorre mo-bilitarsi per spazzare via il governo Renzi e la nera riforma scolastica.

Perché sanno di non trovarlo

3,6 milioni di PerSone non cercano Piu’ il lavoro

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4 il bolscevico / antifascismo N. 5 - 5 febbraio 2015

Contro l’aggressione squadrista di Casapound al centro sociale Dordoni

GranDe Corteo antifasCista a Cremona blinData

In risposta alla vile aggressione fascista perpetrata a Cremona dagli squadristi in camicia nera aderenti all’organizzazione neofascista Ca-sapound che il 18 gennaio hanno assaltato il centro sociale Dordoni e ridotto in fin di vita a suon di spranga-te, calci e pugni il militante antifasci-sta Emilio Visigalli tutt’ora ricoverato in prognosi riservata; il 24 gennaio un grande e combattivo corteo an-tifascista a cui hanno preso oltre diecimila manifestanti provenienti da tutte le regioni d’Italia e da varie parti d’Europa è sfilato per le vie della cit-tà lombarda dietro la parola d’ordine: “chiudere tutti i covi fascisti. Emilio resisti lottiamo con te”.

“La polizia, connivente e com-plice con i fascisti – denunciano fra l’altro in un comunicato i militanti del CSA Dordoni - ha permesso domenica sera a sessanta assas-sini di andarsene indisturbati dopo il tentato omicidio premeditato e, successivamente, ha caricato il presidio di solidali accorsi sul po-sto dopo la diffusione della tragica notizia”. Ciononostante, sottolinea-no ancora i compagni del Dordoni: “L’attacco premeditato e scienti-ficamente organizzato dai fascisti di Casapound cremonesi, in com-butta con altri esponenti di estrema destra provenienti da fuori città, ha trovato una risposta determinata da parte dei compagni presenti nel centro sociale, ma purtroppo Emilio è stato colpito alla testa da diverse sprangate. I fascisti si sono accani-ti sopra ad Emilio fino a quando è stato portato in sicurezza all’interno del centro sociale; è stata tuttavia immediatamente chiara la gravità del suo stato di salute”.

Al corteo hanno preso parte mol-tissimi giovani e studenti, operai, la-voratori, militanti dei centri sociali e intere famiglie antifasciste che con grande coraggio e determinazione hanno sfidato le ripetute intimidazio-ni delle “forze dell’ordine” del regime neofascista (che fin dalla sera di ve-nerdì hanno praticamente blindato la città) per testimoniare in piazza la propria solidarietà ad Emilio e di-fendere la memoria di Cremona città medaglia d’argento alla Resistenza.

Alla manifestazione ha preso par-te anche una delegazione di simpa-tizzanti del PMLI che sono sfilati in corteo con le bandiere del Partito.

Una grande manifestazione di

massa, caratterizzata sul piano po-litico dall’antifascismo militante, or-ganizzata in pochi giorni, coronata da pieno successo e a tre mesi dal 70° anniversario della Liberazione, non poteva certo essere tollerata dal nuovo Mussolini Renzi e dal manganellatore di operai Alfano che a metà di Viale Trento e Trieste, all’altezza del Parco del Vecchio Passeggio, hanno fatto scattare una vera e propria aggressione a suon di lacrimogeni urticanti e man-ganellate contro i manifestanti.

Il corteo è partito verso le 15.30 ed è sfilato per le strade di Cremo-na, a suon di slogan per il diritto al lavoro, alla casa e all’assistenza so-ciale. Da via Mantova il corteo ha poi imboccato via Trento e Trieste per raggiungere la sede di Casapound e ribadirne l’immediata chiusura.

Al primo accenno di sfonda-mento del cordone di polizia e ca-rabinieri schierati a difesa del covo fascista, una gragnola di manganelli e lacrimogeni si è abbattuta sui ma-nifestanti. Dalle 17 alle 19 le “forze dell’ordine” del regime neofasci-sta hanno attaccato il corteo con almeno cinque violente cariche. I manifestanti sono riusciti a resiste-re e hanno accerchiato la caserma della polizia locale (all’indirizzo del-la quale è stata lanciata una bom-ba carta), e quella dei carabinieri. Nel frattempo, Anonymous Italia, ha annunciato di aver messo fuori uso, in concomitanza con il corteo, il sito di Casapound Lombardia,

e quello di Radio Bandiera Nera, la web radio dei fascisti di Casa-pound. Durante gli scontri che si sono succeduti fino a sera inoltrata due manifestanti sono stati feriti e diverse vetrine di banche e negozi sono andati in frantumi.

“I fascisti di Casapound che hanno tentato di ammazzare Emilio e la Polizia che ha permesso loro di compiere indisturbati il vile agguato sono i soli e unici responsabili della tensione che si è creata ieri a Cre-mona – si legge nel comunicato del CSA Dordoni - I danneggiamenti di banche e del comando della Polizia

Locale, avvenuti sul finire del cor-teo, erano ampiamente evitabili...

Dopo l’attacco premeditato e scientificamente organizzato di do-menica pomeriggio al centro socia-le Dordoni, con Emilio che ancora lotta per la vita in un letto d’ospe-dale, la rabbia nel corteo era tanta: i responsabili di tutto ciò rimango-no gli assassini di Casapound e la Questura di Cremona”. Soprattutto se si pensa che a distanza di una settimana dal tentato omicidio di Emilio nessun fascista di Casa pound è stato arrestato e tra gli 8 indagati a piede libero ci sono an-

che quattro militanti del CSA.A dir poco infame è stato in tal

senso il commento del sindaco PD Gianluca Galimberti che ha definito i manifestanti “Vigliacchi delinquen-ti” ma non ha mosso un dito per impedire ai fascisti di Casapound di agire indisturbati e di aprire per-fino una sede in centro città. Anzi ha colto la palla al balzo per minac-ciare l’annullamento del prossimo concerto dei 99 Posse “colpevoli” di aver solidarizzato coi militanti e gli antifascisti del CSA Dordoni esaltando giustamente la violen-za di massa contro la violenza dei

fascisti e del governo Renzi che li copre e li difende.

Intanto davanti alla sede dei fa-scisti di Casapound è comparso un cartello “Vendesi” affisso sulla ser-randa abbassata. Non si sa ancora se la notizia della chiusura e della vendita sia vera, o se sia stata una messa in scena di Casapound per evitare lo scontro con gli antifasci-sti.

In ogni caso noi chiediamo che tutti i covi fascisti presenti su tutto il territorio nazionale vengano imme-diatamente chiusi e tutti i gruppi fa-scisti e neofascisti vengano sciolti.

La polizia carica per cinque volte i manifestanti

TuTTi i covi fascisTi vanno chiusi e scioLTi i gruppi fascisTi e neofascisTi

note sulla manifestazione di Cremona di un simpatizzante del Pmli

Sabato 24 gennaio si è svolto a Cremona il grande e combattivo corteo antifascista indetto dal CSA “Dordoni” a seguito all’aggressione fisica ai danni di suoi militanti da parte dei neofascisti di Casapound, organizzazione di chiaro stampo fascista presente con una propria sede a Cremona.

Antifascisti provenienti dall’Euro-pa e da tutte le regioni d’Italia, tra cui una delegazione del PMLI, che fin dal dispiegamento dei propri vessilli è stata super fotografata e ricono-sciuta e apprezzata da tutti i presenti

tanto da essere anche menzionata nella diretta radiofonica, hanno sfila-to in gran numero per le vie di Cre-mona per rispondere politicamente con una grande manifestazione an-tifascista alla vile aggressione subita dall’antifascista cremonese.

La cifra di mille, mille e cinque-cento presenti, fatta circolare da telegiornali e stampa borghese, è stata sfacciatamente inferiore all’effettiva partecipazione che si può tranquillamente ed oggettiva-mente quantificare in oltre diecimila partecipanti.

Lanciati slogan antifascisti. Giun-ti in via Trento e Trieste la polizia ha bloccato il corteo, impedendo di avvicinarsi a via Geromini, dove ha sede Casapound. Di fronte al non arretramento dei manifestanti sono partiti i primi lanci di lacrimogeni che hanno di fatto spezzato in due tron-coni il poderoso corteo antifascista.

La manifestazione antifascista, organizzata in brevissimo tempo in una cittadina di provincia come Cremona, fa ben sperare nella te-nuta dei valori della Resistenza tra le migliaia di giovani antifascisti che

non sono disposti ad accettare su-pinamente che la nefasta ideologia fascista si insinui nella società; con-siderato che nel concreto tale folle ideologia si basa anche sulla forza fisica di bande che aggrediscono singoli obiettivi come nel caso del militante antifascista Emilio, brutal-mente sprangato da un gruppo di vigliacchi fascisti, c’è da sperare in una ripresa di manifestazioni e iniziative che limitino, se non can-cellino completamente, gli spazi di agibilità politica dei fascisti.

Pier - Biella

Vile aGGressione nazifasCista al Centro soCiale DorDoni Di CremonaDecine di nazifascisti assaltano il Centro sociale “Dordoni” e riducono in fin di vita un cinquantenne militante del centro

La poLizia inTerviene proTeggendo i nazifascisTi e caricando gLi anTifascisTiDal corrispondente del �Comitato lombardo del PMLISembra di essere tornati indietro

di oltre 70 anni, ai tempi delle squa-dracce nere capitanate dal “Ras” fascista Roberto Farinacci che im-perversava con i suoi squadristi per la città di Cremona, picchiando, assassinando, bruciando, colpendo gli antifascisti e chiunque si oppo-nesse al nascente regime fascista.

È il 18 gennaio 2015, una dome-nica, una giornata apparentemente tranquilla nella città di Cremona. Allo storico Centro sociale autoge-stito “Dordoni” fondato nel 1996, punto di incontro per le masse po-polari e antifasciste cremonesi era-no presenti non più di sette o otto persone, intente in piccoli lavori di sistemazione del centro.

Nella stessa città è da diverso tempo che il movimento nazifasci-sta Casapound ha preso piede e con esso è stato un susseguirsi di aggressioni e intimidazioni ad anti-fascisti e militanti di sinistra.

Domenica è anche il giorno del campionato di calcio italiano, quale occasione migliore, avranno pen-

sato le carogne nere di Casapound, per radunare nella città “fratelli ca-merati” dalle città vicine e organiz-zarli per attaccare un luogo di ag-gregazione sociale della sinistra.

Allo stadio dove di svolgeva la partita di calcio tra Cremonese e Mantova, erano presenti fascisti provenienti anche da Brescia e da Parma. I nazifascisti bresciani ave-vano trovato posto nel settore dello stadio dove si trovavano i tifosi del Mantova, con cui una parte della curva nord del Brescia è gemellata.

E qui con un’azione evidente-mente pianificata da tempo scatta il blitz, una decina di nazifascisti con cinghie e spranghe si presentano davanti al portone del centro socia-le “Dordoni”, i compagni, escono dal centro per difenderlo dall’attac-co squadrista ma dall’angolo della strada sbucano altri 40-50 nazifa-scisti che attaccano i militanti del “Dordoni”.

Emilio Visigalli, un quaranta-novenne padre di tre figli, storico compagno cremonese che ha con-tribuito alla nascita dello stesso CSA “Dordoni”, viene colpito al

volto da una sprangata e rimane privo di sensi a terra, venendo poi ripetutamente preso a calci in testa da vari aggressori. Grazie anche ad alcuni estintori, i compagni del cen-tro sociale riescono ad allontanare i nazifascisti per il tempo necessario a recuperare Emilio e a chiudersi dentro il portone mentre gli aggres-sori cercano di abbatterlo. Dall’in-terno viene chiamata un’ambulanza che arriva quando il compagno è già in coma.

La polizia, una volta sopraggiun-ta con una quindicina di camionette, ha identificato e immediatamente rilasciato i nazifascisti che avevano condotto l’aggressione; nei mo-menti di tensione che accompa-gnavano il rilascio di questi ultimi si è verificata una carica di alleggeri-mento nei confronti dei militanti del centro sociale, al fine di permettere l’allontanamento dei fascisti senza ulteriori complicazioni.

Emilio ha riportato un edema polmonare e un’emorragia interna limitata alla scatola cranica. Appena giunto in ospedale le sue condizio-

ni sono apparse subito gravissime, è stato mantenuto in coma farma-cologico con prognosi altamente riservata. Giungono migliori notizie nella mattina di martedì 20, quan-do il risultato della TAC ha mostrato che l’ematoma cerebrale sta miglio-rando. Tuttavia si è riscontrato un danneggiamento della pleura, e il polmone destro è interessato da un versamento di sangue, che tuttavia risulta drenato; anche il nervo ottico è fortemente compromesso, cosa che potrebbe comportare la perdita di un occhio. In ogni caso è proba-bile che oggi stesso venga tentato il risveglio dal coma farmacologico.

La risposta antifascista a questa aggressione non si è fatta attende-re un minuto, venuti a conoscenza dell’aggressione decine di com-pagne e compagni sono confluiti al centro sociale dove si è tenuta un’assemblea per decidere subito come rispondere alla grave provo-cazione nazifascista. Il giorno dopo un corteo di 300 persone attraver-sava le vie di Cremona per denun-ciare alla popolazione i fatti acca-

duti e per mettere in chiaro che non si è trattata di una rissa tra opposte fazioni politiche come la maggior parte dei giornali di regime hanno riportato, ma di un’azione squadri-sta, premeditata, organizzata e pia-nificata dai nazifascisti.

Il PMLI, esprime la propria soli-darietà militante antifascista ai mili-tanti del “Dordoni” e al compagno Emilio per una rapida e completa guarigione.

Inoltre tiene a denunciare come questa aggressione nazifascista sia frutto del regime neofascista im-perante nel nostro Paese, imposto dalla grande borghesia e rafforzato dalle politiche neofasciste e pidui-ste del governo Renzi, e lo spazio sempre maggiore che questo regi-me e le sue istituzioni danno alle or-ganizzazioni di matrice nazifascista (come dimenticare i duemila squa-dristi di Casapound che il 18 otto-bre hanno marciato a braccetto con la Lega nord del fascista e razzista Salvini per le vie di Milano?) chiede la messa fuori legge di Casapound e di tutti i gruppi nazifascisti in base alla XII disposizione transitoria fina-

le (comma primo) che vieta sotto qualsiasi forma la riorganizzazione del disciolto partito fascista. Inoltre ci sono la legge 645 del 20 giugno 1952 e la legge Mancino che pu-nisce l’apologia del fascismo e le pratiche xenofobe e discriminatorie che tale ideologia si porta dietro. Una prima forte e decisa risposta di piazza e di massa alla crescen-te teppaglia fascista che rialza la testa, è stata data dalla manifesta-zione nazionale antifascista che si è svolta a Cremona il 24 gennaio, sotto le parole d’ordine “Emilio resi-sti” - “Chiudere i covi fascisti” (arti-colo a parte).

Una cosa però è certa, non po-tremo liberarci una volta per tutte del fascismo se non ci libereremo prima della classe e del sistema sociale che lo genera e lo finanzia in funzione repressiva, antioperaia e antipopolare. Questa classe è la borghesia, il suo sistema è il capita-lismo. Solo spazzando via il sistema capitalista e rovesciando il potere della borghesia con la rivoluzione socialista, solo allora potremo se-riamente debellare il fascismo!

soLidarieTa’ MiLiTanTe deL pMLi

cremona 24 gennaio 2015. Manifestazione contro l’aggressione fascista di ca-sapound a militanti di un centro sociale (foto il Bolscevico)

cremona 24 gennaio 2015. Lo striscione di apertura della manifestazione contro l’aggressione fascista di casapound a militanti di un centro sociale, dietro, al centro, si nota la bandiera del pMLi (foto pubblicata on-line su “il manifesto” del 24 gennaio)

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N. 5 - 5 febbraio 2015 governo renzi / il bolscevico 5Trasformandole in socieTà per azioni e rendendole ghioTTe prede del grande capiTale finanziario

renzi rottama le “banche popolari” per concentrare il sistema bancario

Assopopolari: “La proprietà va ai grandi gruppi internazionali”IL governo HA fAvorIto L’AggIotAggIo?

Aveva visto bene l’Ufficio po-litico del PMLI a definire quello di Renzi, non appena aveva otte-nuto il voto di fiducia in Senato, come un governo di destra, volu-to e sponsorizzato dalla Confindu-stria, dall’alta finanza e dai mono-poli nazionali e internazionali. E a undici mesi dal suo insediamen-to lo sta sistematicamente confer-mando con l’intero suo operato in ogni campo. Renzi e Padoan sono riusciti laddove avevano fallito per un ventennio i loro neri pre-decessori: la rottamazione delle “banche popolari” con la loro tra-sformazione in società per azioni (Spa).

Il consiglio dei ministri del 20 gennaio su proposta del mini-stro dell’economia Padoan, ex di-rettore esecutivo del famigerato Fondo monetario internazionale (FMI), ha varato il cosiddetto in-vestment compact, un decreto che tra le altre misure controriforma il comparto delle cosiddette “banche popolari” regolato fin qui dagli ar-ticoli 29-32 del Testo Unico Ban-cario (Tub).

sotto dettatura della Bce

Per impedire la loro scalabili-tà, la concentrazione e il monopo-lio della proprietà e il loro distac-co dal territorio che le promuove, tali articoli stabiliscono: esse sono costituite in forma di cooperativa e nessun socio può detenere più dell’1% del capitale, a meno che lo statuto della banca stessa non preveda limiti ancora più bassi; il numero dei soci deve essere di al-meno 200 e nelle loro assemblee vige il principio del voto capita-rio, che consente a ciascun socio di contare per uno, indipendente-mente dalla quota di azioni pos-sedute e di nominare gli ammini-stratori con un ampio consenso tra tutti gli azionisti. Il che non impe-disce certo agli amministratori di percepire stipendi da nababbi: 1,5 milioni di euro al presidente della Banca Popolare di Vicenza Gian-ni Zonin, 3,7 milioni nel 2009 all’amministratore delegato (ad) di Veneto Banca, 1,7 milioni nel 2013 all’ad del Banco Popolare di Verona, per fare tre soli esempi.

Insomma il governo Renzi -sot-to dettatura della Banca centrale europea (BCE), secondo alcune voci che parlano di un Visco tenu-to all’oscuro del provvedimento e della Banca d’Italia da lui diretta mai coinvolta nello studio di fatti-bilità che sarebbe stato di sua com-petenza- ha cancellato d’un colpo solo ogni loro “diversità” rispet-to al sistema bancario nazionale, dando 18 mesi di tempo alle die-ci più grandi banche a carattere lo-cale (con un patrimonio superiore a 8 miliardi di euro) perché si tra-sformino in società per azioni. Con ciò ha preso due piccioni con una sola fava: da una parte, concentra ulteriormente il potere del capita-le finanziario regalandogli le dieci più ricche e remunerative “banche popolari” esistenti e, dall’altra, co-

stringe i restanti 60 istituti finora non toccati dalla controriforma ad aggregarsi rapidamente e a riorga-nizzarsi e a seguire in prospettiva la stessa strada, pena una loro pro-gressiva marginalità. Tant’è che la decisione del consiglio dei mini-stri è stata salutata dai mercati fi-nanziari internazionali e in parti-colare dalle Borse di Londra e di Milano da un intenso movimento di acquisto di titoli in previsione delle future acquisizioni da parte dei grandi gruppi finanziari e ban-cari e con generalizzati e cospicui rialzi del prezzo delle loro azioni.

In una sola settimana, il poten-te Banco Popolare ha registrato un balzo del 21%, Ubi del 15%, la Popolare Emilia del 24% e Banca Popolare di Milano del 21%. Ma il rialzo più sconcertante è stato il +65% messo a segno dalle azio-ni della Popolare Etruria e Lazio di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, il padre del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e quest’ultima è azionista. Alla fac-cia del conflitto di interesse.

favorita la speculazione

A gettare nuove ombre sull’in-tera operazione del consiglio dei ministri e a suscitare ancor più sospetti è stata l’intensa attività nella Borsa di Londra sui titoli di alcune “banche popolari” non suc-cessivamente ma nei giorni pre-cedenti l’annuncio e il varo della controriforma. Il che ha fatto gri-dare all’ennesimo caso di aggio-taggio o di insider trading, tanto da indurre la Consob a procedere alle verifiche e alla individuazio-ne degli intermediari e beneficiari nonché dei confini, modalità e cir-costanze delle operazioni sospet-te. Quantunque, aggiungiamo noi, ben difficilmente tale organismo di controllo potrà far luce sui veri responsabili di questa speculazio-ne orchestrata su mercati interna-zionali dove solitamente si consu-mano quei complessi passaggi che poi portano ai cosiddetti “paradisi fiscali”.

Pesanti responsabilità ricado-no oggettivamente sul consiglio dei ministri e sul premier Renzi, in primis, che col suo operato ha di fatto favorito la speculazione. Che bisogno aveva di annunciare la de-cisione, denuncia il M5S Barban-ti, il venerdì precedente davanti alla direzione del PD? “Vogliamo che la Consob indaghi per chiarire se, come sospettiamo, la turbativa del mercato innescata dalla divul-gazione di quelle notizie configuri il reato di aggiotaggio”, aggiunge Barbanti.

Il comparto delle “Popolari” rappresenta da solo il 28% del sistema bancario italiano, e rag-giunge quasi il 40% se lo si accor-pa alle banche di tipo cooperativo. È vero che per assicurarsi il soste-gno dell’intero PD Renzi e Padoan non hanno per ora toccato il mon-do delle Banche di Credito Coope-rativo, ma è anche vero che sono divorati dal sacro fuoco di centra-

lizzare e concentrare sistematica-mente e su scala generalizzata la proprietà privata capitalistica in ogni settore dell’economia e del-la finanza. E hanno scelto la scor-ciatoia del decreto legge, che cal-pesta per l’ennesima volta l’art. 77 di questa Costituzione che non c’è più, se è vero com’è vero che tale provvedimento era in origine con-tenuto nel disegno di legge sul-la Concorrenza e non c’era alcun motivo di urgenza che ne giustifi-casse l’inserimento in un decreto legge. Una decisione improvvisa voluta da Renzi in prima persona. In nome della competizione glo-bale e del rafforzamento dell’im-perialismo italiano ed europeo, il grande capitale, la grande finanza e il mercato possono tutto e ai pe-sci piccoli non rimane altro desti-no che essere divorati dai pesce-cani capitalisti italiani, europei e internazionali.

Via libera al grande capitale finanziarioLe banche cosiddette “popo-

lari” non rappresentano un’al-ternativa rispetto alle Spa: sono semplicemente una variante del-le tante forme che può assumere la proprietà privata capitalistica e si configurano come centri di po-tere di lobby a livello locale che condizionano pesantemente la vita economica e politica sul territorio giacché hanno in mano i cordoni del credito destinato alle imprese e alle famiglie. Ma è indubbio che per statuto costituiscono un argi-ne al predominio assoluto e incon-trollato dei grandi gruppi finanzia-ri internazionali.

Ecco perché non si è fatta at-tendere la protesta di Assopopo-lari, la potente associazione di ca-tegoria, che ha definito il decreto “ingiustificato e ingiustificabile,

gravido di conseguenze negative su risparmio nazionale e su cre-dito delle famiglie e delle PMI” (piccole e medie imprese, ndr). Per poi concludere: “Non deve es-serci una politica economica fina-lizzata esclusivamente a trasferire la proprietà di una parte rilevante del sistema bancario italiano alle grandi banche internazionali”. Gli ha fatto eco il ministro NCD delle Infrastrutture Lupi, che delle lob-by lombarde è emanazione: “Que-sto decreto è un errore … non si può penalizzare questa realtà sus-

sidiaria, esempio di economia so-ciale di mercato, calando dall’alto l’imposizione di cambiare forma societaria”, ha tuonato, “non mi sembra che sia cambiata la Co-stituzione che all’articolo 45 pro-muove la funzione sociale della cooperazione o all’articolo 47 in-centiva il risparmio popolare”. Di-chiarazioni pesanti che hanno pro-vocato altrettanto pesanti perdite ai loro titoli.

Altro che partito di sinistra, il PD di Renzi ha perso anche quel-la foglia di fico usata dal vecchio

PCI revisionista per giustificare il suo riformismo e il tradimento del socialismo quando contrapponeva le ragioni della piccola e media im-presa capitalistica allo strapotere dei monopoli. Ora Renzi è nudo e non ha alcun imbarazzo a mostrar-si per quello che è, cioè il paladino del grande capitale e della grande finanza nazionali e internaziona-li. Così com’è diventato l’artefice della piena realizzazione del piano della P2 attraverso le controrifor-me elettorale, presidenzialista e del diritto borghese del lavoro.

il patrimonio delle 10 più ricche “banche popolari”- 1) Banco Popolare: 123.743.409.000 miliardi di euro - 2) Ubi Banca: 121.323.328.000 - 3) Bper (Emilia Romagna): 61.266.837.000 - 4) Bpm (Milano): 49.257.130.000 - 5) Popolare di Vicenza: 44.286.843.000

- 6) Veneto Banca: 35.916.486.000 - 7) Popolare di Sondrio: 30.451.039.000 - 8) Credito Valtellinese: 26.842.607.000 - 9) Popolare Etruria e Lazio: 16.398.088.000 -10) Popolare di Bari 9.932.592.000

Nome Sede Principale Filiali Soci Dipendenti Utile Netto (milioni di €)

Banco Popolare Verona 2292 211489 20375 267UBI Banca Bergamo 1955 81111 20285 270Banca Popolare dell’Emilia Romagna Modena 1286 87975 11997 169,5Banca Popolare di Milano Milano 822 50.823 8.893 103,55Banca Popolare di Vicenza Vicenza 638 54.925 5.616 101Credito Valtellinese Sondrio 515 89.165 4.415 69Veneto Banca Montebelluna (TV) 486 37.016 4.629 121Banca Popolare di Sondrio Sondrio 278 163.033 2.454 191Banca Popolare di Bari Bari 254 47.430 2.204 10,19Banca Etruria Arezzo 198 56.837 2.083 10,90Banca Popolare di Puglia e Basilicata Matera 142 24.706 1.247 8Banca Popolare dell’Alto Adige Bolzano 133 14.194 991 26,2Banca Popolare Pugliese Matino (LE) 97 28.905 865 9,58

Banca di Credito Popolare di Torre del Greco Torre del Greco 63 4666 625 12,5

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6 il bolscevico / pd N. 5 - 5 febbraio 2015

Per arrestare il calo degli iscritti

Il PD Promette scontI a teatro a chI PrenDe la tessera Del PartIto

Sconti a teatri, cinema e musei a chi prende la tessera del PD, come fanno le Coop, l’Aci, il Tou-ring club e altre associazioni per incrementare le iscrizioni: l’idea è venuta alla responsabile cul-tura del PD bolognese, Isabella Angiuli, per fronteggiare il crollo del tesseramento, che nel 2014 è stato massiccio in tutta Italia ma che ha punito severamente anche il capoluogo emiliano, così come del resto l’intera regione.

Dopo il flop delle primarie dello scorso settembre, a cui ave-vano partecipato appena in 58 mila, seguito dal tracollo del-la partecipazione alle regiona-li di novembre, dove l’affluen-za ai seggi è stata solo del 37% e il PD ha perso quasi 700 mila voti rispetto alle recenti europee, puntualmente è arrivato anche il contraccolpo sulle iscrizioni

al partito. Iscrizioni che, ormai prossimi alla conclusione della campagna per il 2014, segnano un netto calo del 20% a livello regionale e del 25% a Bologna. Nel capoluogo, infatti, soltanto 14 mila dei 19 mila iscritti del 2013 hanno rinnovato la tessera, mentre in tutta la regione manca-no all’appello circa 16 mila tes-sere. Lo stesso sindaco Mero-la ha ammesso che dal 2010 gli iscritti si sono quasi dimezzati in città.

E se questa è la situazione a Bologna e in Emilia Romagna, che sono le roccaforti del PD, c’è da immaginarsi quale possa es-sere nel resto d’Italia. Immagi-narselo in senso letterale, perché il PD nazionale non ha ancora diffuso i dati definitivi della cam-pagna di tesseramento per l’anno appena concluso. Se si va a cer-

carli sul sito del PD si viene av-visati che la campagna è chiusa, ma da nessuna parte compaiono i risultati. Nessuna risposta nean-che se li si va a cercare col mo-tore di ricerca interno, che alle parole chiave “tesseramento”, “tesseramento 2014”, “iscrizio-ni PD” ecc. risponde invariabil-mente con un laconico “nessun risultato trovato”.

Gli ultimi dati conosciuti era-no quelli dello scorso settembre, comparsi in un articolo su “La Repubblica” del 3 ottobre, dove si parlava di 100 mila tessere rin-novate su circa 539 mila, appena un quinto cioè di quelle del 2013. Dati smentiti dal vice di Renzi, Guerini, che aveva parlato inve-ce di 239 mila iscrizioni, a suo dire “in linea” con l’anno pre-cedente in quanto 300 mila delle 539 mila tessere del 2013 sareb-

bero state “gonfiate” da iscrizio-ni fatte alla vigilia dei congres-si che hanno decretato il trionfo di Renzi.

Come se questa fosse un’atte-nuante, e non semmai un’aggra-vante che getta ancor più discre-dito sul PD e sui metodi con cui la cricca del Berlusconi demo-cristiano se ne è impadronita, fa-cendo aumentare in proporzione la delusione e la disaffezione de-gli iscritti che stanno abbando-nando in massa disgustati questo partito. Basti pensare al PD ro-mano immerso fino al collo nel-lo scandalo di “Mafia Capitale”, con i pacchi di tessere in bianco comprati dai capibastone locali, i pacchi di pasta in cambio di voti e le file di Rom presi dai campi nomadi gestiti dalla banda Buzzi-Carminati e portati a votare alle primarie romane. Per non parla-

re delle recenti primarie della Li-guria, vinte dalla renziana Paita coi voti di Forza Italia e quelli comprati di migliaia di immigra-ti reclutati per l’occasione.

Il crollo delle tessere ha rag-giunto un tale livello di allarme che, anche senza considerare i casi di vera e propria compra-vendita mafiosa di tessere e di voti a cui si sta sempre più assi-stendo, i circoli e le federazioni cercano di correre ai ripari al-lentando i controlli sul tessera-mento per gonfiare le iscrizio-ni, col risultato di aumentare lo stesso le infiltrazioni da destra. Clamorosa a questo proposito la beffa de “Il Giornale” berlusco-niano, che è riuscito a iscrivere online il tesserato Benito Mus-solini al PD di Predappio, con tanto di password “faccettane-ra”; e senza che nessuno avesse

trovato nulla da obiettare, anzi con i complimenti in automati-co al neo iscritto Benito Musso-lini firmati “il segretario nazio-nale Renzi”.

Non c’è da stupirsi perciò se adesso siamo arrivati anche alle iniziative promozionali come quella di Bologna, che cerca di attrarre iscritti con sconti sui bi-glietti di cinema e teatri. Che an-che se sono offerti alla luce del sole, non sono poi tanto diver-si, da un punto di vista politico e morale, dai pacchi di pasta del-le primarie romane. Se non dalle famose scarpe spaiate dell’arma-tore napoletano Achille Lauro, la sinistra prima del voto e la destra dopo, che stringi stringi sono sempre il modello originale a cui certe squallide iniziative politi-co-commerciali finiscono per as-somigliare.

Il famigerato patto del Nazare-no, sponsorizzato dal presidenzia-lista Napolitano, per realizzare il piano fascista della P2, rappresen-ta lo sbocco naturale di un lungo inciucio piduista iniziato tra Ren-zi e Berlusconi almeno un venten-nio prima all’ombra del biscione e delle Tv Mediaset.

A documentarlo alcune pagine del libro: “L’intoccabile, Matteo Renzi” di Davide Vecchi, che do-cumenta il primo approdo del futu-ro presidente del Consiglio Renzi alla corte del neoduce di Arcore.

A introdurre il giovane Renzi nel mondo della televisione ber-lusconiana è lo zio Nicola Bovo-li, barese di nascita, classe 1945, figlio di Achille (avvocato trasfe-ritosi con la famiglia a Firenze in seguito alla sua nomina a membro della direzione generale dell’Enel per l’Italia Centrale). Lo zio Nico-la è il fiore all’occhiello di tutta la famiglia Renzi; appena laureato in giurisprudenza si occupa di edito-ria e viene subito assunto da An-gelo Rizzoli in persona e si trasfe-risce a Milano. Le vendite vanno a gonfie vele e Bovoli a metà de-gli anni ’80 è già un boss nel cam-po del marketing e della distribu-zione. Dopo la scoperta delle liste della P2 nel 1981 con dentro quasi l’intera direzione economica e re-dazionale del Corriere della Sera, Bovoli decide di lasciare la Rizzo-li e si mette in proprio sfruttando il suo grande giro di conoscenze e amicizie altolocate. Abita nel quar-tiere simbolo dell’imprenditoria berlusconiana: Milano 2 a Segrate e comincia a lavorare anche per le riviste Mondadori distribuendo il Bingo e legandolo alle trasmissio-ni di Mike Bongiorno, con cui ini-zia una proficua collaborazione a partire dal 1987. Crea un sacco di nuove società e inventa una serie di giochi da affiancare alla vendi-ta dei maggiori quotidiani a livello

nazionale: da La Repubblica a La Stampa, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore ecc... Il salto di qualità arriva a partire dai primi anni ‘90 quan-do Bovoli affianca all’attività de-dicata alla carta stampata anche le televisioni.

In quel periodo Bovoli conosce e lavora anche insieme al mafioso Marcello Dell’Utri, all’epoca im-pegnato a organizzare i circoli di Forza Italia per la discesa in cam-po di Berlusconi.

“Per le tre reti del Cavaliere (con cui stipula un contratto da 7 miliardi di lire) – scrive Vecchi nel suo libro – Bovoli crea quella che viene da subito accolta come l’ul-tima frontiera dell’intrattenimen-to: il Quizzy, un telecomando che permette di partecipare dal divano di casa ai concorsi di alcune tra-smissioni televisive. La campagna pubblicitaria di Fininvest in cui appare Mike rimanda alla Standa, dove il telecomando è in vendita a 39.800 lire. Il Quizzy viene ap-plicato anche alla Ruota della for-tuna.

Ma dura appena sette mesi, dall’ottobre del 1993 all’aprile del 1994, quando sparisce, travolto dalle proteste dei telespettatori per la poca trasparenza e le costosis-sime telefonate al 144. Vincere è difficile: in media arrivano tra le 50.000 e le 100.000 telefonate per ogni trasmissione.

A fine mese la bolletta ag-giunge il danno alla beffa, perché chiamare il 144 comporta un so-vrapprezzo di 635 lire al minuto. Quella somma viene poi così spar-tita: 307 lire alla compagnia Sip, 164 alla Edifin di Nicola Bovoli, le restanti 164 lire alla Audio 5, la società della Fininvest che ge-stisce gli introiti per conto di Ber-lusconi, ceduta all’inizio del ’94 alla neonata Diakron incaricata di svolgere sondaggi per la nascente Forza Italia. Parte del ricavato vie-

ne utilizzato per finanziare i circo-li di Forza Italia che devono dif-fondere il verbo berlusconiano”.

E mentre il Quizzy finisce nel giro di poche settimane nel cas-sonetto della spazzatura, il suo testimonial Mike Bongiorno, in-vece, finisce in Procura a Torino per la prima inchiesta sulle fre-quenze Fininvest. “I magistrati – ricorda ancora Vecchi - sospet-tano una frode alla Ruota della fortuna. Il 30 settembre 1994 vie-ne arrestato Giuseppe Mazzoc-chi, un perito dell’ufficio tecnico del ministero delle Poste e tele-

comunicazioni accusato di aver avvisato i dirigenti Fininvest che ci sarebbe stato un controllo sulle frequenze utilizzate da Italia1 per la trasmissione del Giro d’Italia. In cambio sarebbe stato invitato al quiz di Mike Bongiorno e fa-vorito nella vincita di 30 milio-ni di lire. Il perito del ministe-ro conferma le accuse: ‘Fui io a chiedere alle persone che cono-scevo della Fininvest di aiutarmi a partecipare’...

La sua prima richiesta, inol-trata seguendo l’iter normale, era stata rifiutata. A marzo del 1994,

invece, riesce a partecipare. Gli inquirenti sospettano la corruzio-ne: se il concorrente è stato aiuta-to a vincere, i 30 milioni sarebbero una tangente. (...) Nel 1999 Maz-zocchi viene rinviato a giudizio, ma nel marzo del 2002 il proces-so si conclude con l’assoluzione: i giudici accolgono la tesi della di-fesa secondo cui avvisare dell’ar-rivo dei controlli era una prassi normale.

Ed è in quello stesso periodo, tra gennaio e febbraio del 1994, che Matteo Renzi partecipa a cin-que puntate della Ruota della for-

tuna, vincendo 48 milioni di lire. A raccomandarlo è proprio lo zio Nicola che ricorda: “Ha partecipa-to perché lo segnalai io a Mike”.

Renzi, quando il video è an-dato in onda, ha ironizzato sulla trasmissione ma, come un Pulci-nella ha anche confermato di aver utilizzato quella vincita per sana-re i debiti delle aziende di fami-glia tra cui la Chil e altre socie-tà recentemente finite nel mirino della magistratura insieme al pa-dre di Renzi indagato per banca-rotta fraudolenta dalla procura di Genova.

come il giovane renzi arrivò alla tV di Berlusconi

22 arresti tra i funzionari dei municipi e le asl della capitale

“corruzIone PreVentIVa eD enDemIca” a roma

Il sistema delle tangenti era la regola e non l’eccezione È questa la pulIzIa fatta dal sIndaco pd MarIno?Lo scorso 8 gennaio una raffi-

ca di 22 arresti tra i funzionari dei Municipi e delle Asl di Roma ac-cusati di gestire un vero e proprio sistema di corruzione dalla Procu-ra della Repubblica ha ricordato alle masse popolari della capitale che la gestione della città da par-te del neopodestà Marino è corrot-ta quanto quella dei suoi predeces-sori.

Le misure cautelari eseguite in totale sono ventotto, compre-si i 22 arresti, sono state operate 40 perquisizioni e sono finiti sot-to indagine anche tredici impren-ditori e cinque liberi professionisti che, secondo i magistrati romani,

fanno parte del sistema criminale individuato dall’inchiesta che du-rava da molti mesi e che ha con-sentito agli inquirenti di scoprire, anche grazie a intercettazioni tele-foniche, il sistematico pagamento di mazzette ai funzionari dei Mu-nicipi e delle Asl che si recavano per i controlli nei cantieri edili e, addirittura, di tangenti preventive pagate ogni volta che veniva aper-to un nuovo cantiere.

Le tangenti insomma erano nell’edilizia non una sporadica ec-cezione ma la regola, comprese le mancate contestazioni, regolar-mente prezzolate, da parte dei fun-zionari delle Asl sulle irregolarità

relative alle norme sulla sicurezza negli ambienti di lavoro.

La Procura, che ha constatato centinaia di tangenti, parla di un sistema di “corruzione preventiva ed endemica” per cui gli impren-ditori già sapevano a quale fun-zionario malavitoso dovevano ri-volgersi per ottenere, in cambio di mazzette, l’autorizzazione ad ef-fettuare i lavori.

Dei 22 arrestati sei - l’impren-diore Roberto Biagini e i funzio-nari municipali Stefano Urbinati, Simone Casale, Giovanni Grillo, Maurizio Paiella e Marcello Fio-ravanti - sono finiti nel carcere di Regina Coeli mentre gli altri 16 -

i funzionari dell’Asl Andrea Co-sta, Claudio Guidi, Maurizio Sa-batini, Franco Di Carlo e Claudio Rantazzi insieme agli imprendi-tori Gianluca Sicari, Gianfran-co Morani, Sandro Costantini, Rodolfo Ercolani, Claudio Pom-pei, Franco De Angelis, Giovan-ni Ceci, Andrea Dionisi, Guido Bizzarri, Costantino D’Amico e Giacomo Ceccarelli – agli arre-sti domiciliari. L’obbligo di firma è stato invece deciso per Mauro Raggianti, Emiliano Gaspari, Da-niele Losani, Paolo Bonardini, Massimo Gaiarin e Antonio Do-menico Colarusso, tutti liberi pro-fessionisti.

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N. 5 - 5 febbraio 2015 PMLI / il bolscevico 7Articolo dellA commissione per il lAvoro di orgAnizzAzione del cc del pmli

perché occorre radicarsi nel proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita

“Il radicamento, abbiamo detto in Congresso, è la questione prin-cipale che dobbiamo risolvere per costruire un grande, forte e radi-cato Partito. Una questione aper-ta da tempo e messa per la prima volta a fuoco nel documento del CC del 20 febbraio 1988 con la parola d’ordine ‘forgiare l’anello mancante’ della catena della co-struzione e dello sviluppo del Par-tito”.

Il compagno Giovanni Scude-ri, Segretario generale del PMLI, si esprimeva con queste parole il 15 settembre 2002 in occasione della 6ª Riunione plenaria del 4º Ufficio politico del PMLI. Ne ha parlato di nuovo e con molta for-za alla 4ª Sessione plenaria del 5º Comitato centrale del PMLI tenu-tasi il 5 aprile dell’anno scorso. In quella occasione ha detto: “Il terzo problema (ancora aperto del Par-tito, ndr), quello del radicamento locale, si potrebbe risolvere anche subito, se le istanze e i compagni ritardatari e inadempienti capisse-ro, e agissero di conseguenza, che lo sviluppo del Partito passa es-senzialmente dalla nostra presen-za attiva, combattiva e propositiva negli ambienti di lavoro, di studio e di vita. Il che significa che le istanze intermedie e di base si de-vono occupare dei problemi con-creti e immediati delle masse di quegli ambienti e aiutare le mas-

se a risolverli. Significa bombar-dare senza soluzione di continui-tà le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefat-te. Significa entrare nei movimen-ti di lotta, prendendo esempio dai compagni di Napoli, di Rufina, di Biella e di Castelvetro.

Date le nostre attuali forze, non possiamo occuparci di tutto, e quindi dobbiamo fare delle scelte, stabilire delle priorità e concen-trarsi su di esse. Attualmente il problema principale che tormenta le masse, specie del Sud, è il lavo-ro. Su questo tema le istanze loca-li dovrebbero fare fuoco e fiamme attraverso denunce circostanzia-te, volantinaggi, banchini, comu-nicati stampa, articoli su ‘Il Bol-scevico’, cercando di coinvolgere i disoccupati”.

Ne ha parlato anche il com-pagno Dario Granito nel suo im-portante Rapporto alla riunione plenaria della Commissione di organizzazione del CC del PMLI del 13 dicembre scorso e pubbli-cato sul n. 1/2015 de “Il Bolsce-vico” che ci fornisce delle indica-zioni chiare su come fare un buon lavoro di radicamento per dare al Partito un corpo da Gigante Ros-so, in quanto lo sviluppo del Parti-to passa essenzialmente dalla no-stra presenza attiva, combattiva e propositiva negli ambienti di la-voro, di studio e di vita. I discor-

si dei compagni Scuderi e Grani-to hanno dato una forte scossa al Partito, mettendo subito in moto le istanze di base, “vecchie” e di nuova costituzione, più sensibili e attente ai segnali del Comita-to centrale e dell’Ufficio politico del PMLI.

Il problema del radicamen-to quindi non è una questione circoscritta all’attuale momen-to e situazione, ma ha radici pro-fonde nel Partito tanto che non è mai stato risolto, nel senso che le istanze intermedie e di base del Partito non fanno, nel loro com-plesso, tutto quanto necessita per radicarsi tra le masse lavoratri-ci, popolari, femminili e giovani-li, pur avendo a livello ideologico e politico tutte le carte necessarie per fare un buon lavoro.

Il lavoro di radicamento non è portato avanti in maniera unifor-me in tali istanze del Partito. Chi o per impreparazione o incapaci-tà, o per mancanza di forze che consentano di entrare in merito ai problemi delle masse nell’am-biente di cui si fa parte si trova in uno stadio arretrato, chi invece si sforza maggiormente di compren-dere, intervenire e risolvere tali problemi raccoglie dei succes-si, anche significativi, ma anche questi ultimi devono migliorare, approfondire, sistematizzare ed estendere il proprio lavoro di ra-

dicamento.Per farlo occorre comprendere

perché occorre radicarsi e come bisogna farlo. Il PMLI è l’avan-guardia cosciente e organizzata del proletariato italiano e il suo obiettivo è quello di abbattere la dittatura borghese, instaurare la dittatura del proletariato e assicu-rare il completo trionfo del socia-lismo sul capitalismo. Ma questo non può farlo da solo. Anche se disponesse di centinaia di miglia-ia di militanti. Per riuscirci deve assumere la guida delle masse la-voratrici e popolari e in particola-re del proletariato.

Il radicamento è la chiave prin-cipale che ci può permettere di conquistare la fiducia, l’appog-gio e il sostegno attivo delle mas-se, che ci può permettere di assu-merne la guida. Per farlo occorre stringere un legame forte e soli-do con le masse delle nostre cit-tà, quartiere, provincia, regione e luogo di lavoro e di studio, co-noscendo e occupandoci dei loro problemi immediati, dal lavoro all’istruzione, dalla sanità all’am-biente, alla riqualificazione delle periferie e così via, appoggian-do le loro rivendicazioni, propo-nendo parole d’ordine e metodi di lotta atti a risolverli, bombardan-do senza soluzione di continui-tà le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefat-

te, entrando nei movimenti di lot-ta, facendo tesoro del Programma d’azione del Partito, legando sem-pre il generale al particolare, pri-vilegiando il megafono alla tastie-ra, concentrandosi soprattutto nel movimento operaio e sindacale e in quello studentesco.

Nel contempo dobbiamo chia-rire in maniera dialettica e parten-do sempre dal livello di coscienza delle masse di cui ci occupiamo, che solo col socialismo è possi-bile cambiare veramente l’Italia e mettere fine allo sfruttamento, alla disoccupazione e alla miseria delle masse, perché la causa ne è il capitalismo. Una critica dura e senza esclusione di colpi dobbia-mo farla al governo del Berlusco-ni democristiano Renzi per la sua politica estera, interna, sociale e sindacale antipopolare, interven-tista, piduista e fascista, cercando di coinvolgere le masse a spazzar-lo via.

Bisogna essere profondamente coscienti che il radicamento è la priorità delle priorità per dare al Partito un corpo da Gigante Ros-so, e dobbiamo dare il massimo per fare dei significativi passi in avanti.

Le compagne e i compagni che sono più indietro devono fare uno scatto su questo terreno pren-dendo esempio dai compagni più avanti e che fanno meglio, questi

ultimi a loro volta devono miglio-rare il proprio lavoro perché han-no le potenzialità per farlo.

Certo non tutti potranno rag-giungere lo stesso livello di radi-camento, ma ognuno, in base alle proprie capacità, possibilità e for-ze può e deve fare di più e meglio. Approfondendo la linea di massa del Partito che il compagno Scu-deri ha sintetizzato nel suo discor-so dal titolo “Applichiamo gli in-segnamenti di Mao sulle classi e il fronte unito”.

Il lavoro di radicamento è so-stanzialmente il lavoro di massa, che va fatto sulla base della pa-rola d’ordine “Studiare, concen-trarsi sulle priorità, radicarsi; ra-dicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare” e va condotto applican-do dialetticamente alla nostra si-tuazione specifica il marxismo-leninismo-pensiero di Mao che costituisce una potente guida per l’azione dalla quale non possiamo assolutamente prescindere e fare a meno, e la linea del Partito.

Solo forgiando l’anello man-cante del radicamento sarà pos-sibile risvegliare il proletariato e fargli acquisire la piena coscienza della necessità di lottare per con-quistare il potere politico e l’Italia unita, rossa e socialista.

La Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI

riunione di studio collettivo tra militanti e simpatizzanti dell’organizzazione di modena sul rapporto di granito alla riunione plenaria della commissione per il lavoro di organizzazione del cc del pmli

curAre piu’ lA quAlitA’ che lA quAntitA’, piu’ studio e piu’ vitA internA di pArtito per un ottimo rAdicAmento locAle

I marxisti-leninisti modenesi hanno studiato i problemi delle masse locali e rinnovato il loro impegno per il PMLI, il proletariato e il socialismo

Dal corrispondente �dell’Organizzazione di Modena del PMLIMilitanti e simpatizzanti dell’Or-

ganizzazione di Modena hanno letto, studiato e discusso il rap-porto del compagno Dario Granito all’ultima Riunione plenaria della Commissione per il lavoro di orga-nizzazione del CC del PMLI. Il rap-porto è fondamentale per capire e organizzare il radicamento locale, lo studio e la qualità dei compagni modenesi.

Riguardo al radicamento loca-le, partendo dalla parola d’ordine “Studiare, concentrarsi sulle priori-tà, radicarsi; radicarsi, concentrar-si sulle priorità, studiare” è bene non inciampare nell’astrattismo, come sottolinea il compagno Da-rio, bisogna legare il generale al particolare senza trascurare né l’uno e né l’altro. Il lavoro gene-rale va sempre legato ai problemi immediati delle masse popolari e della classe operaia, problema al quale l’Organizzazione modenese ha subito risposto in tempi molto brevi appoggiando i comitati po-polari locali, come quello per l’ac-qua bene comune, Stop TTIP e il comitato “No Impianto Biomasse Inalca” di Castelvetro di Modena, nei quali ha ottimi rapporti, e de-nunciato la presenza dei neofasci-sti nel territorio. In questo modo ci si radica nel territorio andando a stretto contatto con i problemi delle masse locali.

Grazie alle importanti indicazio-ni del CC i risultati stanno arrivan-do: le masse apprezzano la nostra presenza nelle piazze e i comitati

popolari di lotta apprezzano l’ap-poggio del PMLI alle loro battaglie, iniziando a staccarsi dall’ideologia filo-borghese partitica per avvici-narsi ad una vera presa di coscien-za di classe marxista-leninista, an-che grazie alla presenza di alcuni compagni modenesi del PMLI nei Comitati stessi.

Altro aspetto del radicamento locale è il fronte sindacale. A Mo-dena c’è un terreno molto fertile, molte fabbriche stanno chiudendo o si delocalizzano e la disoccupa-zione sta aumentando; per questo è bene essere presenti davanti alle fabbriche, radicarsi nei propri po-sti di lavoro ricoprendo un ruolo di avanguardia e partecipare attiva-mente alle attività di massa come gli scioperi e le manifestazioni, solo la nostra presenza attiva farà capire alla classe operaia che è ora di dire basta al sindacalismo borghese, che non fa gli interessi di classe ma va a braccetto con il capitalismo e la borghesia, e che è ora che gli operai prendano le redi-ni del potere politico.

La nostra politica parte dal coin-volgimento delle masse e solo ra-dicandosi nelle masse e con il loro aiuto si riuscirà ad eliminare il ca-pitalismo e a conquistare il sociali-smo. Per questo l’Organizzazione, dopo un attento studio delle realtà locali, ha individuato gli obbiettivi su cui lavorare per la propaganda in maniera mirata, senza spreco di tempo e forze. Alcuni compagni sono iscritti alla CGIL e lavorano per costruire un fronte unito al suo interno sui problemi immediati dei lavoratori e contro il governo del

Berlusconi democristiano Renzi e contro il capitalismo.

Altro aspetto che si evince dal rapporto è la priorità della vita interna del Partito. Il compagno Dario sottolinea giustamente che “la vita interna di Partito va avan-ti a tutto”; nello specifico va data priorità ai rapporti interni del Par-tito sui quali è bene che le istanze di base tengano una o più riunioni, per studiarne e capirne i concetti, per migliorare il proprio lavoro po-litico locale e per rispondere alle esigenze del CC nel caso in cui, per esempio, ci chiede un parere sui comunicati, come ultimamen-te è capitato per il comunicato

sull’attentato di Parigi, sul quale l’Organizzazione di Modena non ha fatto mancare il suo contribu-to; così come, per esempio, sui rapporti mensili, i quali, vengono puntualmente compilati e spediti. Solo così il CC ha conoscenza del-la vita, delle attività delle istanze di base e, se necessario, può inter-venire dove ci sono delle necessità e dei problemi. Bisogna dialogare con le istanze superiori e non ave-re niente da nascondere, anche perché siamo tutti compagni e sia-mo tutti sotto la stessa bandiera e ideologia e il PMLI si fonda sul centralismo democratico.

L’aspetto dello studio è mol-

to importante, i compagni stanno studiando individualmente le cin-que opere fondamentali marxiste-leniniste e leggono “Il Bolscevico” regolarmente. Nel rapporto è fon-damentale il punto in cui il com-pagno Granito spiega che non si tratta solo di studiare le cinque opere fondamentali ma anche i documenti del CC, “Il Bolscevico” ed altre pubblicazioni perché è in essi che si apprende il marxismo-leninismo-pensiero di Mao calato nella realtà concreta della lotta di classe in cui si è impegnati; senza studiare bene e capire cosa si stu-dia si è come dei pesci fuor d’ac-qua, incapaci di svolgere un ruolo di avanguardia nella situazione in cui si opera.

Sul fronte delle attività esterne la nostra Organizzazione non ha problemi, anche se i compagni lavorano professionalmente, c’è molta volontà di essere presenti tra le masse e, anche se costa tempo e sacrificio, c’è la gioia proletaria rivoluzionaria di propagandare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il PMLI a Modena. Per que-sto sono in programma altri ban-chini e volantinaggi anche perché le casse dell’Organizzazione sono in positivo, grazie al contributo delle masse popolari nei prece-denti banchini e dei simpatizzanti attivi. Come avvisa il nostro Se-gretario generale, compagno Gio-vanni Scuderi: “È dura la militanza marxista-leninista ma è la cosa più bella e più proficua che pos-sa fare chi vuol dare il massimo contributo al progresso sociale e all’emancipazione del proletariato

e dell’intera umanità”. Queste pa-role ci danno forza e coraggio nel proseguimento del nostro lavoro politico locale.

Ringraziamo il compagno Denis Branzanti per l’elogio che ci ha ri-volto durante la commemorazione nel 91° della scomparsa del gran-de Maestro del proletariato Lenin, tenuta a Cavriago (Reggio Emilia) il 18 gennaio scorso a cui le masse di Modena hanno partecipato at-tivamente e contribuito; Denis ci ha indicato come “una delle punte d’avanguardia del Partito non solo a livello regionale ma anche nazio-nale”, e queste parole ci spronano ancora di più con gioia rivoluziona-ria a continuare la nostra missione contro il governo Renzi per l’Italia unita, rossa e socialista e per con-tinuare l’impegno che abbiamo preso nei confronti del PMLI e del proletariato.

Cogliamo l’occasione per an-nunciare che un simpatizzante, d’accordo pienamente con le linee del Partito, ha espresso la volontà di diventare militante; questo, se avverrà, sarà un momento storico e importante per il PMLI perché permetterà di fondare la prima Cellula a Modena. Marxisti-lenini-sti non si nasce ma si diventa mi-litando nel PMLI e se ogni istanza, ogni militante e ogni simpatizzante attivo cammina stabilmente con le proprie gambe saremo in grado di dare al PMLI due robuste gambe collettive da Gigante Rosso.

Viva l’Organizzazione di Mode-na del PMLI!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Modena, 27 dicembre 2014. Uno dei numerosi banchini di propaganda del PMLI realizzati con successo dall’Organizzazione locale del Partito (foto Il Bol-scevico)

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8 il bolscevico N. 45 - 19 dicembre 2015

Lenin e La Libertà di stampaDopo i fatti di Parigi, i gover-

nanti imperialisti francesi, italia-ni e di tutto il mondo, la borghe-sia e i media a essi asserviti hanno fatto un gran chiasso, per attirare a sé i popoli europei, sostenendo che l’attentato al giornale satiri-co “Charlie” era stato un attacco alla libertà di stampa. Nulla di più falso. In realtà si è trattato di un attacco all’imperialismo francese che tutela in armi i suoi interessi in diversi Paesi islamici.

Ipocritamente essi si dichia-rano paladini della libertà. I fat-ti però dimostrano che la loro li-bertà è la libertà dei capitalisti di sfruttare gli operai e i lavoratori, dei ricchi di diventare sempre più ricchi, degli imperialisti di aggre-dire impunemente i popoli che si oppongono al loro dominio, dei media che raccontano solo quello che serve ai “padroni” e alla bor-ghesia.

In particolare inneggiano alla libertà di stampa. Un puro ingan-no. Dal momento che solo chi ha dei ricchi mezzi economici può praticare la libertà di stampa. Non certo gli operai, i lavoratori, i pensionati, i disoccupati che non sono assolutamente in grado di di-sporre di una tipografia, di com-prare la carta, di assumere dei giornalisti ecc.

Inoltre di quale libertà di stampa si può parlare quando ai veri oppositori del capitalismo, dell’imperialismo e dei loro go-verni e istituzioni viene negato il pur minimo spazio nei media? Vedi il caso del PMLI che da sem-pre è ignorato dai media, e quan-do rarissimamente viene citato o appare è solo per essere infangato e messo in cattiva luce. Mentre si dà spazio agli innocui partiti fal-si comunisti, come quello di Mar-co Rizzo, per impedire l’esplosio-

ne della lotta di classe e l’avvento del socialismo.

Per noi marxisti-leninisti è più che chiaro che la borghesia usa i media per manipolare i fatti, per corrompere la coscenza delle mas-se, per inculcare la sua cultura e visione del mondo, per cercare di mantenere le masse all’interno del suo sistema economico e istituzio-nale.

Già Lenin, senza parlare di Marx e Engels, ha smascherato la cosiddetta “libertà di stampa”, da lui definita “una delle parole d’or-dine fondamentali della ‘demo-crazia pura’”, ossia astratta, non concreta, al di sopra dlele classi, non esistente nella realtà.

Qui di seguito riportiamo una sua illuminante citazione, tratta dall’opera “Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla ditta-tura del proletariato”, presentate al primo Congresso dell’Interna-

zionale comunista che si tenne a Mosca dal 2 al 6 marzo 1919.

La “libertà di stampa” è una delle parole d’ordine fon-damentali della “democrazia pura”. Tuttavia, gli operai san-no, e i socialisti di tutti i paesi hanno riconosciuto milioni di volte, che questa libertà è un inganno, fino a quando le mi-gliori tipografie e le immense provviste di carta rimangono nelle mani dei capitalisti, fino a quando permane sulla stam-pa il potere del capitale, che si manifesta nel mondo intero in forma tanto più evidente, bru-tale e cinica, quanto più sono sviluppati la democrazia e il si-stema repubblicano, come ad esempio in America. Per con-quistare l’uguaglianza effettiva e la democrazia reale per i lavo-ratori, per gli operai e i conta-

dini, bisogna prima togliere al capitale la possibilità di assol-dare gli scrittori, di comprare le case editrici e di corrompere i giornali, e, per far questo, bi-sogna abbattere il giogo del ca-pitale rovesciare gli sfruttatori, schiacciare la loro resistenza. I capitalisti hanno sempre chia-mato “libertà” la libertà di ar-ricchirsi per i ricchi e la libertà di morire di fame per gli operai. I capitalisti chiamano libertà di stampa la libertà per i ricchi di corrompere la stampa, la liber-tà di usare le loro ricchezze per fabbricare e contraffare la co-siddetta opinione pubblica. In realtà i difensori della “demo-crazia pura” sono i difensori del più immondo e corrotto si-stema di dominio dei ricchi sui mezzi d’istruzione delle mas-se, essi ingannano il popolo, in quanto lo distolgono, con le loro

belle frasi seducenti e profon-damente ipocrite, dal compito storico concreto di affrancare la stampa dal suo asservimen-to al capitale. L’effettiva liber-tà e uguaglianza si avrà nel si-stema costruito dai comunisti e in cui non ci si potrà arricchire a spese altrui, in cui non ci sarà la possibilità oggettiva di sotto-mettere direttamente o indiret-tamente la stampa al potere del denaro, in cui niente impedirà a ciascun lavoratore (o gruppo di lavoratori di qualsivoglia enti-tà) di godere in linea di princi-pio e nei fatti dell’uguale diritto di usare le tipografie e la carta appartenenti alla società.

(Lenin: “Primo Congresso dell’In-ternazionale comunista – Tesi e rap-porto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato”, Ope-re complete, Editori Riuniti, vol. 28, pagg. 464-465)

Il partIto comunIsta revIsIonIsta del regIme neofascIsta

rizzo sponsorizzato dai berlusconianiTutti i media anticomunisti gli danno spazio, dal Tg3 a Tg5 e TgLa7I verI comunIsTI aLzIno Le anTenne

Per l’imbroglione trotzkista Marco Rizzo ogni occasione è buona per comparire sui media del regime neofascista, sempre pron-ti d’altra parte a invitarlo come ospite fisso nei loro talk show e a dare uno spazio spropositato alle sue insignificanti iniziative. L’ulti-mo esempio è quello dell’iniziati-va propagandistica che ha tenuto il 21 gennaio scorso, in coincidenza col 94° anniversario della fonda-zione del Partito comunista d’Ita-lia, nella sala stampa della Camera dei deputati, dove evidentemen-te ha libero accesso e dove ha an-nunciato una manifestazione per il 24 gennaio a Livorno, con un Co-mitato centrale aperto agli invitati (che ha deciso fra l’altro la presen-

tazione di liste alle prossime ele-zioni regionali e locali), e la de-posizione di una corona di fiori sul luogo dove nel 1921 fu tenu-to il congresso di fondazione del PCd’I.

Durante la presentazione alla Camera Rizzo ha anche annuncia-to, con grande sussiego ed esiben-dola come un fiore all’occhiello, l’iscrizione al suo sedicente Partito comunista del filosofo Gianni Vat-timo, nonché di Antonio Gramsci, nipote in linea diretta dell’omo-nimo fondatore del PCd’I, musi-cista, venuto appositamente dalla Russia per partecipare alla mani-festazione di Livorno, ma anche evidentemente per promuovere le vendite del suo recente libro stori-

co sulla sua famiglia.Inutile dire che l’iniziativa di

Rizzo è stata prontamente ampli-ficata e rilanciata dai principa-li media di regime. Nella stessa giornata del 21 Rizzo è comparso contemporaneamente sul Tg3 del-la Rai, sul Tg5 di Mediaset e sul Tg di La7. “Il Giornale” berlusco-niano gli ha dedicato un’intervi-sta dal titolo “Rizzo: ‘Rifondo il Pci con Vattimo e Gramsci Jr’”; nominandolo fra l’altro “il leader dell’estrema sinistra”. Hanno par-lato della manifestazione di Livor-no, calcando in particolare sulla deposizione della corona di fio-ri da parte di Gramsci Jr sul luo-go dove il nonno fu tra i fondato-ri del PCd’I, “La Repubblica”, “La

Nazione” e “Il Tirreno”. E il lunedì successivo Rizzo è stato pure in-vitato al programma Omnibus di La7 per commentare i risultati del-le elezioni in Grecia.

Da dove nasce tutto questo in-teresse dei media del regime ne-ofascista per Rizzo e il suo sedi-cente Partito comunista? E perché a sponsorizzarlo in maniera tan-to sistematica quanto compiacen-te sono proprio quelli diretti da rinnegati, revisionisti e trotzkisti, come il Tg3, o ex socialisti come il TgLa7? Ma soprattutto i media di-chiaratamente anticomunisti come le reti Mediaset e “Il Giornale” di Berlusconi, che nei suoi riguardi sono sempre pronti a stendergli il tappeto rosso? Evidentemente per-

ché fa comodo promuovere un se-dicente marxista-leninista innocuo come lui, un comunista da salotto, un imbroglione politico che ha at-traversato tutte le versioni possi-bili del revisionismo e del trotzki-smo, dal PCI a Rifondazione, dal PdCI al suo attuale Partito comu-nista revisionista del regime neo-fascista, per ingannare i sinceri co-munisti e oscurare , come si è visto anche con la manovra di Agorà di Rai3 contro il PMLI, l’esistenza in Italia dei veri marxisti-leninisti.

È solo una coincidenza che sia stata data tutta questa pubblicità all’iniziativa mediatica di Rizzo proprio all’indomani della com-memorazione a Cavriago del 91° anniversario della scomparsa di Lenin? Noi pensiamo proprio di no, e che tutto quello spazio me-diatico esagerato all’iniziativa di Rizzo fosse diretto anche a oscu-rare la manifestazione del PMLI, coronata da successo anche grazie al fronte unito tra il PMLI, il PdCI e l’ANPI.

Tra l’altro come può Rizzo fre-giarsi del titolo di marxista-leni-nista e chiamare comunista il suo partito, mentre esalta il liberale borghese Gramsci e assolve in par-te anche il revisionista Togliatti, e che si propone di rifondare il PCI revisionista, che ha tradito e rin-negato il marxismo-leninismo, il proletariato italiano e la rivoluzio-ne socialista? Poco ha da vantarsi anche di aver imbarcato il filosofo Vattimo, un opportunista borghese che ha sempre cambiato partiti e movimenti a seconda di come tira-va il vento, dall’Azione cattolica al Partito radicale, dai DS allo stes-so PdCI in cui militava Rizzo, col quale, come ha rivelato quest’ulti-

mo, ci furono aspri diverbi e i due arrivarono anche a querelarsi. Fino addirittura a candidarsi alle euro-pee nelle liste dell’Idv del destro presidenzialista e profittatore Di Pietro.

Tra l’altro Vattimo è tra i firma-tari dell’appello per “Un’Associa-zione per la ricostruzione del Par-tito Comunista nel quadro ampio della sinistra di classe”, firmato da un centinaio di politici, sindacali-sti, intellettuali, giornalisti, tra cui diversi falsi comunisti come Do-menico Losurdo, Angelo D’Or-si e Manlio Dinucci. Tra loro c’è anche il rinnegato Omar Minniti, già espulso dal PMLI per aver tra-dito e attaccato il Partito e per il suo irrefrenabile carrierismo bor-ghese. Dietro la manovra sembra esserci il PdCI neorevisionista, come si evince anche al richiamo “al miglior patrimonio politico e ideologico dell’esperienza storica del PCI” e a Gramsci e Berlinguer. Una manovra, quindi, molto affi-ne a quella di Rizzo, e Vattimo po-trebbe fare da ponte tra le due.

Che i veri comunisti alzino al-lora le antenne e non si faccia-no abbindolare dall’imbroglione Rizzo e dal suo falso partito co-munista, in realtà revisionista e trotzkista di matrice gramsciana. Il vero partito marxista-leninista esiste già in Italia, ed è il PMLI, un partito che non ha nulla a che vedere con la storia del PCI revi-sionista, ma è nato nel 1977 pro-prio in contrapposizione ad esso, rialzando la bandiera del marxi-smo-leninismo e del socialismo che il partito di Gramsci, Togliat-ti e Berlinguer, a cui guarda no-stalgicamente Rizzo, non ha mai veramente impugnato.

determinati, davanti a lenin a cavriago,

per dimostrare che il socialismo non solo è

possibile ma necessarioCari compagni,è stato davvero un piacere par-

tecipare alla commemorazione di Lenin a Cavriago. Vi ho trovato un clima fraterno e proletario. L’es-sere circondato da tanti compa-gni così volenterosi e caparbi non può che darmi fiducia per l’avve-nire. Tanti compagni, dell’Emilia-Romagna e non, hanno dimostrato che il socialismo non solo è possi-bile ma necessario. La loro deter-minazione è anche la mia.

Complimenti per il discorso del compagno Denis Branzanti che, infondendoci determinazione, ci fa capire che la nostra unica strada è quella dell’Ottobre.

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Federico - Ferrara

sono col pmlI per prendere coscienza

che occorre abbattere l’imperialismo e lottare

per il socialismoCari compagni, quando ho appreso la notizia

sulla strage di Parigi mi sono chie-sta (con tutto il rispetto per le vitti-me) se tutto questo servirà a qual-cosa. Speriamo faccia riflettere tutti sul motivo delle azioni fatte da della gente che chiede solo la libertà e l’indipendenza dai Paesi imperialisti.

Confesso che ho paura che ciò accada anche nel nostro Pae-se e che, a causa di chi ci gover-na, paghino con la vita persone in-nocenti. Perciò sono concorde con la posizione del Partito perché sia-mo gli unici a prendere coscienza di ciò, cioè che occorre abbattere l’imperialismo e lottare per il so-cialismo.

Vi lascio una donazione.Elisa - Firenze

riconosco nel pmlI l’unico vero partito comunista in Italia

Cari compagni e care compa-gne,

sono il compagno Claudio e sono un simpatizzante (per ades-so) del PMLI. Ho partecipato, in-sieme ad altri compagni dell’Or-ganizzazione di Modena, alla Commemorazione del grande ma-estro del proletariato Lenin, nel 91° Anniversario della scomparsa che si è tenuta il 18 gennaio a Ca-vriago (Reggio Emilia) in piazza Lenin. È stato straordinario vedere quella piazza col busto del grande Maestro Lenin piena di bandiere rosse con l’effige di Mao e quel-le dei cinque Maestri. Il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia Romagna, che in quella circostanza ho conosciu-to personalmente, ha letto il di-scorso.

Proseguiamo con determina-zione, tranquillità e ottimismo ri-voluzionario nella nostra lunga

marcia politica e organizzativa col “passo da montanaro” fermandoci quando siamo stanchi e curare più la qualità che la quantità. In queste parole del compagno Scuderi e in quelle del compagno Denis mi tro-vo pienamente d’accordo e sono per me molto importanti come an-che che il proletariato deve essere una classe per sé. Inoltre, il PMLI non si allontana dal marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao appli-candolo ai problemi odierni del-le masse popolari. Riconosco nel PMLI l’unico vero partito comu-nista in Italia.

Alla fine del discorso è stato emozionante cantare insieme a tut-ti i compagni “L’Internazionale”, “Bandiera rossa” e “Bella ciao”. Dopo la commemorazione ho avu-to l’occasione di fraternizzare e di conoscere altri compagni del PMLI durante il pranzo collettivo.

Con Lenin per sempre, contro il capitalismo, per il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Claudio - Modena

L’intervista a rizzo pubblicata su “Il Giornale” di Berlusconi del 22 gennaio 2015

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N. 5 - 5 febbraio 2015 70° della liberazione di auschwitz / il bolscevico 970° anniversario della liberazione di Auschwitz. Ristabilire la verità storica

Fu l’ARmAtA RossA di stAlin A libeRARe i cAmpi di steRminio nAzisti

Il 27 gennaio ricorre il 70° an-niversario della liberazione del campo di sterminio nazista di Au-schwitz da parte dell’Armata Ros-sa di Stalin. In questo importante anniversario per ogni sincero anti-fascista occorre ristabilire la verità storica, mistificata e travisata dalla borghesia e dall’imperialismo che intendono appropriarsene a proprio comodo. Sono soprattutto gli im-perialisti Usa e i loro stretti alleati sionisti a riempirsi ipocritamente la bocca ammonendo sempre i po-poli a “non dimenticare” l’olocau-sto, ma nei fatti si comportano oggi come i nazisti che lo attuarono.

Auschwitz nel sistema dei campi di

sterminio nazistiIl sistema dei campi di stermi-

nio, nel corso della seconda guerra mondiale, aveva una precisa col-locazione geografica che ricalca-va la politica di sterminio attuata dai nazisti. L’obiettivo dei nazisti

e dell’imperialismo tedesco era in-fatti quello di sterminare gli ebrei e gli slavi al fine di sottomettere ed occupare stabilmente l’est Europa e l’URSS. Nelle intenzioni di Hit-ler e dei suoi gerarchi queste ter-re avrebbero dovuto diventare una colonia del Reich tedesco stermi-nando la maggior parte degli abi-tanti, così da fare posto per i coloni tedeschi, e trasformando in schia-vi i sopravvissuti. Da qui la col-locazione dei campi di sterminio, tutti in Polonia ed in Unione So-vietica. Tutta l’Europa occupata fu costellata dai campi nazisti, campi di morte in cui furono assassinati a decine di migliaia comunisti, sla-vi, ebrei, rom e sinti, fu solo però all’est che questi campi assunse-ro la forma di veri e propri campi di sterminio, costruiti e program-mati per sterminare, come accad-de, milioni di persone. Auschwitz fu creato dai nazisti nel 1940 nella Polonia occupata, nei pressi della città di Cracovia, in una posizione geograficamente strategica perché nel cuore dell’Europa orientale e

collegata da una fitta rete ferrovia-ria. Nel corso della guerra, anche e soprattutto dopo l’aggressione a tradimento dell’URSS da parte di Hitler, ad Auschwitz conflui-rono centinaia di migliaia, milioni di prigionieri e per la gestione del loro sterminio vennero creati due enormi sotto-campi, Auschwitz 2-Birkenau e Auschwitz 3-Mo-nowitz. I campi funzionavano con perfetta organizzazione militare-industriale. La maggior parte dei deportati che arrivavano al cam-po, anziani, donne, bambini, ma-lati, e in generale tutti quelli non in grado di lavorare venivano su-bito uccisi nelle camere a gas e in-ceneriti nei forni crematori. Quelli risparmiati lo erano solo per la-vorare come schiavi nei laborato-ri dei campi, finché non morivano di stenti, fatica o malattie, o era-no eliminati quando non più abili. Del terribile sfruttamento dei de-tenuti dei campi trassero enormi profitti non solo i nazisti per i pro-pri scopi bellici ma gli stessi indu-striali tedeschi che, disponendo di

manodopera a costo zero, fecero veri e propri affari d’oro. Centina-ia di migliaia di prigionieri venne-ro usati come schiavi dalle grandi industrie tedesche che stabilirono vere e proprie succursali entro il filo spinato dei campi. Tra queste possiamo ricordare la Siemens, la Krupp, la Volkswagen, la Knorr, la I.G. Farben (la produttrice del gas Zyclon B, il gas utilizzato nel-le camere a gas per lo sterminio) la Bmw, la Aeg e la Daimler-Benz, (meglio conosciuta come Merce-des-Benz). Il capitale finanziario ed industriale tedesco fu insomma il primo complice degli aguzzini nazisti nello sfruttamento e nello sterminio degli internati. Sulla re-ale natura del nazismo, e del fasci-smo in generale, con il suo stretto legame con il capitalismo e la bor-ghesia fu Stalin, nel VII congres-so dell’Internazionale Comuni-sta, a dichiarare: “ll fascismo è la dittatura terroristica aperta de-gli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario.”

il ruolo dell’Armata Rossa di stalin

L’Unione Sovietica di Stalin fu l’unico paese ad opporsi fin dall’inizio al nazismo ed all’im-perialismo tedesco. Più e più vol-te Stalin cercò un accordo con le democrazie borghesi occidenta-li per contenere l’espansione na-zista, se necessario anche con un patto di natura militare. Gli impe-rialisti occidentali, primi tra tutti inglesi e francesi, non solo igno-rarono questi appelli ma anzi fece-ro tutto il possibile per utilizzare Hitler come punta di lancia contro l’Unione Sovietica. Per realizzare il loro sordido piano non esitarono a consegnare a Hitler interi paesi e regioni (Austria, Sudeti, Boemia e Moravia) indirizzando così l’e-spansionismo tedesco verso l’est con il chiaro obiettivo di provo-care una guerra tra Germania ed URSS per potere poi intervenire sui due contendenti. L’inconcilia-bilità di interessi tra la borghesia

tedesca e le borghesie dei pae-si occidentali non fece realizzare questo disegno e la guerra impe-rialista, che avrebbe dovuto rivol-gersi ad est contro l’URSS, travol-se l’intera Europa. Per quasi tutta la seconda guerra mondiale (dal giugno del ’41 al giugno del ’44) le armate naziste vennero fron-teggiate soltanto dalla gloriosa Armata Rossa e dall’Unione So-vietica di Stalin, alle quali spetta incontestabilmente il merito sto-rico principale di aver sostenuto e vinto la lotta mortale per distrug-gere il mostro nazifascista, sia per aver pagato con oltre 20 milioni di morti il prezzo più alto per la vit-toria. Fu l’Armata Rossa di Stalin a ricacciare i nazisti e, a discapi-to delle ingenti perdite, a spingersi verso ovest per liberare tutti i po-poli oppressi dal giogo nazista. In questa corsa per la libertà dei po-poli l’Armata Rossa ebbe l’indi-scusso merito di liberare la totalità dei campi di sterminio nazisti (che come abbiamo visto erano collo-cati nella stessa URSS ed in Euro-

pa Orientale) e la grande maggio-ranza degli altri campi. Auschwitz fu proprio il primo tra i tanti cam-pi di sterminio allestiti dai nazisti ad essere liberato. Esattamente 70 anni fa, il 27 gennaio 1945, inse-guendo i tedeschi in ritirata dalla Polonia, l’Armata Rossa di Stalin liberava il campo di sterminio di Auschwitz, salvando così la vita a decine di migliaia di prigionie-ri che i nazisti non avevano fat-to in tempo a sopprimere o a tra-scinare con loro verso una morte praticamente certa. Fu così che, attraverso gli occhi dei soldati so-vietici, fieri e impazienti di salda-re il conto coi barbari nazifascisti, ma sbigottiti e commossi di fronte all’improvviso spettacolo dell’im-mane tragedia, il mondo intero conobbe l’orrore del più grande genocidio della storia moderna, quello di milioni di ebrei, ma an-che di slavi, rom e sinti, omoses-suali, handicappati, oppositori po-litici tra cui i comunisti, resistenti e soldati prigionieri, che Hitler e i gerarchi nazisti avevano pianifi-cato e attuato su scala industriale.

Mentre i sovietici facevano l’im-possibile per sconfiggere la belva nazista e liberare le sue vittime gli Alleati occidentali progredivano, ben attenti a non rischiare troppo, a passo di lumaca. I campi nazisti nell’Europa occidentale dovettero aspettare la loro avanzata verso il cuore del Reich, in aprile o addi-rittura a maggio, alla vigilia della vittoria. Se per Auschwitz la libe-razione fu possibile già a gennaio, salvando così molte decine, forse centinaia di migliaia di vite umane (nel pieno dello sterminio vi furo-no soppressi fino a 8 mila prigio-nieri al giorno) fu soltanto meri-to della gloriosa Armata Rossa di Stalin.

i carnefici di ieri e di oggi

Le giuste celebrazioni del 70° anniversario della liberazione di Auschwitz devono essere effet-tuate ricordando i carnefici di ieri ma anche e soprattutto quelli di oggi. Ciò deve essere ribadito so-prattutto oggi di fronte all’infame

tentativo di riscrivere e stravolge-re la storia, equiparando Stalin e il socialismo dell’URSS di allora a Hitler e al nazismo. Mentre i le-ader delle potenze imperialiste si riempiono ipocritamente la boc-ca di parole quali “mai più Au-schwitz” e “mai più olocausto”, esortando i popoli a “non dimen-ticare” affinché quell’orrore non si ripeta, tutti i sinceri democra-tici, antifascisti ed antimperialisti devono avere ben presente che gli Hitler ed i Mussolini di ieri sono ben rappresentati oggi dagli Oba-ma, dagli Hollande, dai Cameron, Netanyahu e dai Renzi. Anche se non nelle dimensioni e nella ma-niera pianificata del nazismo, per-ché quest’ultimo poteva operare indisturbato, in gran segreto e in un vasto territorio totalmente sotto il suo controllo, l’olocausto si ri-pete oggi in tante parti del mondo come in Afganistan, in Palestina, in Iraq e nello Stato Islamico dove sono in corso veri e propri genoci-di di popoli costretti a vivere sot-to una feroce e sanguinaria occu-pazione militare o sotto continui bombardamenti degli imperialisti. Per eliminare gli stermini dei po-poli occorre eliminare l’imperiali-smo ed il capitalismo e ciò è possi-bile solo con la presa di coscienza del proletariato del suo ruolo e di costituire una classe per sé. Solo con la conquista del potere politi-co da parte del proletariato e con l’instaurazione della sua dittatura di classe, il socialismo, che deve essere realizzato da ciascun po-polo nel proprio Paese, verranno eliminati il nazionalismo, il raz-zismo, l’imperialismo e la guer-ra imperialista, e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, vere cause di milioni di morti nel corso del-la storia. Combattere e spazzar via il governo del Berlusconi demo-cristiano Renzi rientra in questa strategia.

MAPPA DEI LAGER NAZISTI(a destra della linea rossa i lager liberati dall’Armata Rossa)

Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa, e precisamente la 60ª Armata del Primo Fronte Ucraino, arriva nella cittadina polacca di Oswieçim (in tedesco Auschwitz)e si dirige verso il complesso dei campi di Auschwitz-Birkenau-Monowitz. Alle ore 15:00 i soldati sovietici abbattono i cancelli del campo di sterminio e liberano circa 7.650 prigionieri

Mauthausen (Austria), l’omaggio della compagna Giovanna Vitrano al monu-mento dedicato al generale dell’Armata Rossa Karbishew morto nel campo di sterminio nazista (foto Il Bolscevico)

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4 il bolscevico / studenti N. 45 - 19 dicembre 2014

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

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N. 5 - 5 febbraio 2015 PMLI / il bolscevico 11Estratti dalla domanda di ammissionE al Pmli di un quindicEnnE calabrEsE

“il Pmli in un futuro prossimo riuscirà a trasformare l’italia in un Paese socialista”“Ho bisogno della guida del Partito per dare il mio contributo alla lotta contro il capitalismo”

Secondo me il PMLI è l’unico vero partito autenticamente mar-xista-leninista presente in Italia. Poiché esso incarna e agisce se-condo i precisi interessi del pro-letariato, tramite un vero marxi-smo-leninismo, rosso e puro, non contrassegnato da un revisionismo borghese e social revisionista.

Lo ritengo il partito d’avan-guardia dei lavoratori italiani, che in un futuro prossimo riuscirà a trasformare l’Italia in un Paese so-cialista.

Nel mio piccolo sapere ritengo che il Programma e lo Statuto sia-no efficaci ed efficentemente ap-plicabili ora e in futuro. Mi fa pia-cere che i “regolamenti” del PMLI si basino sul PCC di Mao essen-do quello un partito assolutamente conforme al marxismo-leninismo.

I partiti falsi comunisti sono assolutamente inaccettabili, in-gannano il proletariato. Essi non hanno una struttura basata sul cen-tralismo democratico, sono par-titi di ispirazione borghese e so-cialdemocratica. Sono revisionisti perché non accettano i pensieri di Stalin e Mao.

Vanno combattuti ed elimina-ti. Generano trotzkismo e un falso socialismo non marxista-leninista.

Chiedo di essere ammesso al PMLI perché vorrei migliorare la società umana. Vorrei dare il mio contributo alla lotta contro il ca-pitalismo. Propagandare il marxi-smo-leninismo e dare la coscien-za di classe al proeltariato del mio territorio, per quanto mi è possibi-le. Per farlo ho bisogno di un Par-tito marxista-leninista, che possa essere la mia guida. Vorrei unirmi al PMLI perché senza un partito che ci possa guidare si è incapaci di organizzarci attivamente contro i borghesi. Ma principalmente per-ché il PMLI è l’unico Partito vera-mente marxista-leninista in Italia, ed è solo grazie a esso che adotta

il pensiero dei grandi Maestri del socialismo che si può arrivare a di-struggere il capitalismo, con altri partiti ciò sarebbe impossibile.

Posso facilmente distribuire volantini e fare attività studente-sca. Ma bisogna considerare che a Taurianova per ora sono soltan-to io membro del Partito, ma con-

fido che riuscirò a trovare qual-che altro marxista-leninista, che sia disposto ad accettare la causa. Non aspiro a diventare un qua-dro, vorrei semplicemente istru-ire le masse locali col marxismo-leninismo, poi sarà qualcun altro a prendere la guida del Partito lo-cale.

Un coraggioso qUindicenne rialza la bandiera del PMli

in calabriaDopo la Sardegna, il PMLI ri-

torna anche in Calabria, una del-le quattro regioni fondatrici del Partito, assieme a Toscana, Sici-lia e Lombardia.

Allora eravamo presenti in più città della regione. Ma quei militanti non hanno retto ai sa-crifici, alla fatica e alle pressioni della borghesia che li ha risuc-chiati. Successivamente, a parti-re dalla fine del 1995, abbiamo realizzato una base relativamen-te forte, con una grande e attrez-zata sede di Partito a Reggio Ca-labria. Ma il traditore, rinnegato e trotzkista Omar Minniti nel gennaio 2000 ha cancellato tutto per le sue ambizioni carrieristi-che e parlamentariste ritornan-do in Rifondazione Comunista da cui proveniva diventando un suo dirigente nazionale e consi-gliere della provincia di Reggio Calabria. Ora, spostandosi più a destra, è tra i promotori dell’ “Associazione per la ricostru-zione del partito comunista nel quadro ampio della società di classe”.

Perciò per il PMLI è una gio-ia rivoluzionaria grande poter ritornare in Calabria, esatta-mente a Taurianova, in provin-cia di Reggio Calabria. Questa volta potrebbe essere la volta buona per mettere finalmente salde radici in una regione che per la sua povertà e per le con-dizioni economiche e sociali ha un estremo bisogno della pre-senza e dell’opera dei marxisti-leninisti.

Lo dobbiamo al coraggio

e all’iniziativa del compagno Francesco, un quindicenne stu-dente di Taurianova, che si è sen-tito di “essere affine al socia-lismo verso i 12 anni. Per poi apprendere il marxismo-lenini-smo più o meno verso i 13-14 anni”. Ha conosciuto il PMLI l’anno scorso facendo una ricer-ca su internet per sapere se c’e-rano in Italia partiti “in linea col pensiero leninista maoista”. Ora si ritiene pronto per “poter lavorare politicamente col Par-tito e per adempiere il lavoro ri-voluzionario”, come dice nella sua domanda di ammissione al PMLI di cui pubblichiamo alcuni estratti qui a fianco.

Appare determinato, ma è as-solutamente privo di esperienza politica ed ha appena comincia-to a costruirsi una cultura mar-xista-leninista per ripulirsi la mente dall’influenza, ne abbia coscienza o no, della cultura bor-ghese. Dovrà quindi il più veloce-mente possibile, compatibilmente con i suoi studi scolastici e con le necessità dell’età, acquisire gli elementi fondamentali del mar-xismo-leninismo di Mao e della linea politica del PMLI. Elabo-rando un preciso piano di studio e mettendo al primo posto, dato che è uno studente, la linea stu-dentesca e scolastica e la linea di massa del Partito. Essenziali per poter agire subito da marxista-leninista ed evitare quanti più er-rori è possibile.

Egli è in grado di fare favil-le a Taurianova, non immediat-maente ma nel tempo. Purché,

naturalmente, si attenga scrupo-losamente alla linea politica, or-ganizzativa, di massa e giornali-stisca del PMLI, segua la guida del Partito, come egli stesso ha richiesto, usi tutta la dialettica e l’intelligenza di cui dispone, si occupi dei problemi delle mas-se di Taurianova, in primo luogo la disoccupazione e lavori nella scuola e tra gli studenti.

Senza correre, senza avventu-rarsi in terreni sconosciuti, cer-cando di attirare al Partito come militanti o simpatizzanti gli ele-menti rivoluzionari della sua scuola e di Taurianova, con un passo da montanaro perché la nostra Lunga Marcia politica e organizzativa verso l’Italia unita, rossa e socialista è tutta in salita e con un percorso assai acciden-tato e pieno di insidie, che richie-de una tempra rivoluzionaria e la coscienza del pioniere che è con-sapevole di aprire una strada che nesuno prima del PMLI ha mai aperto.

Auguri e buon lavoro marxi-sta-leninista, compagno France-sco, che tu sappia resistere alle pressioni, ai ricatti, anche mora-li e affettivi, e alle pallottole in-zuccherate della borghesia, che tu abbia la forza e la perseve-ranza di tenere alta la bandiera del PMLI affinché gradualmen-te e nel tempo tanti taurianesi si uniscano attorno a essa e diano battaglia al capitalismo e ai suoi governi centrale, comunale e re-gionale, per soddisfare i propri bisogni immediati e per arrivare al socialismo.

“trovo eccelso il documento dell’uP sui fatti di Parigi”

i crimini dEll’imPErialismo francEsE in africadi Eugen Galasso

Trovo eccelso il documento dell’Ufficio politico del PMLI: “Attacco all’imperialismo fran-cese”, ne “Il Bolscevico” del 22 gennaio 2015, e l’analisi in esso contenuta in particolare quando ricorda che si tratta comunque di “islamici antimperialisti” in guer-ra con l’imperialismo francese. Un tempo la Francia era una gran-de potenza coloniale, come lo era-no la Gran Bretagna, il Belgio, la Spagna, il Portogallo e in misura minore anche la Germania e l’I-talia.

Lunga la scia dei crimini com-messi dall’imperialismo francese. Nella sola guerra d’Algeria (1954-1962) ci furono, secondo accre-ditate fonti algerine, un milione e mezzo di morti, per non dire delle distruzioni causate alle fonti d’ap-

provvigionamento (acqua, pane e in genere agricoltura, allevamen-to), industria nascente. Notoria-mente, a “risolvere” il conflitto fu Charles de Gaulle (1890-1970), per i conservatori “sauveur de la France” (salvatore della Fran-cia), che, al di là del suo “idea-lismo” era, come ogni borghese (con ascendenze anche aristocrati-che, nel suo caso), anche un reali-sta totale, decisamente interessato al dominio: nel caso dell’Alge-ria, la situazione strategica e tat-tica era tale per cui non rimaneva che “mollare l’osso”, cosa che non avevano capito i presidenti e i pri-mi ministri francesi della “Quarta Repubblica” (che va dal 1947 al 1959), in governi di coalizione a forte predominanza socialdemo-cratica.

Per il Ciad, la Francia, ex-ma-drepatria anche in questo caso, è

coinvolta insieme a Usa e Gran Bretagna ma a maggior titolo per l’ex-dominazione. In questo caso, nulla è quantificabile precisamen-te, ma si sa che i danni della guer-ra in Ciad, causa diversi interven-ti, furono e sono ingenti, per non dire (ma sarebbe un ripetere quan-to detto sopra): oltre alla distruzio-ne delle risorse e delle fonti d’ap-provvigionamento, ogni guerra provoca la distruzione di un “tes-suto sociale”, il che, per noi mar-xisti-leninisti, significa la distru-zione di un riposizionamento della lotta di classe, con condizioni fa-vorevoli alla dittatura del proleta-riato.

Finora nessuna “primavera araba” si è mai, neppure lontana-mente, avvicinata a questo fine, determinando anzi, al contrario, un ripiegamento borghese e mi-litarista (vedi quanto avvenuto in

Egitto, ma non solo). Ex-colonie legatissime alla Francia sono Co-sta d’Avorio e il Mali. In Costa la guerra civile degli anni Due-mila ha segnato anche l’interven-to “disciplinante” francese, dando adito anche qui, a una risoluzio-ne solo temporanea della guerra - dal 2010, ma gli scontri prose-guono - con pesanti conseguen-ze economiche e dunque sociali e politiche. Se a fine anni Settanta e in parte degli anni 1980 lo Stato africano era “prospero”, certo solo in relazione alla condizione degli altri Stati africani non dell’area Nord-Africa (in quell’area stanno meglio le classi medio-alte, noto-riamente, per la produzione di pe-trolio e per il turismo), ora la situa-zione è di emergenza e le potenze occidentali fanno il terribile gioco del “poliziotto cattivo” (truppe di “pace” per “risolvere i conflitti”) e

di quello “buono” (“aiuti umanita-ri”, la cui destinazione reale è pro-blematica e comunque solo goc-ce nel deserto; la carità è ben altro dalla vera giustizia sociale, che si realizza solo nel socialismo-ditta-tura del proletariato, e anzi spesso è un alibi per non cambiare nulla). Le conseguenze si vedono, con bambine e bambini-soldato, pro-stituzione estremamente diffusa, ecc.

In Mali, paese stracolonizzato dalla Francia, l’intervento dei ca-schi blu, con presenza francese de-terminante, viene ancora una volta praticata “senza requie”, impla-cabilmente, per dare il via a una “caccia agli estremisti islamici”, volutamente provocata, con con-seguenze in termini di vite umane, distruzioni del tessuto economico e sociale incalcolabili, dove la ca-renza o comunque penuria di dati

è la controparte di un’ipocrisia di fondo, mai sopita e anzi sempre pronta a ri-ammantarsi di nuovi veli “umanitari”.

Complessivamente, se l’im-perialismo francese è presente in tutti i Paesi segnalati da “Il Bol-scevico” e se esso è tipico dell’im-perialismo borghese nel suo com-plesso, ad esso si aggiunge la “grandeur” francese, presente non solo in “Charlie” ma in ogni organo d’informazione france-se, persino nell’organo del parti-to comunista (revisionista) fran-cese “L’Humanité” e nel mensile della “sinistra” “Le Monde diplo-matique” che, per esempio, fino al 2012 pubblicava anche critiche non blande all’imperialismo fran-cese, mentre negli ultimi anni ha decisamente ridotto tale tipo di critiche.

mail di taurianova dEl PmliA Taurianova (Reggio Calabria) è attiva la mail del Partito. L’indirizzo è:

[email protected]

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12 il bolscevico / cronache locali N. 45 - 19 dicembre 2015

Successo per il banchino realizzato congiuntamente all’Organizzazione di Vicchio del Partito

A RufinA il PMli in PiAzzA PeR il lAVORO e cOntRO l’iMPeRiAliSMOPer i rufinesi più coscienti Renzi è uguale a Berlusconi, ed in parlamento non c’è

chi rappresenta il proletariatoDiffuso il volantino Dell’ufficio Politico sui fatti Di PaRigi

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Rufina del PMLINel pomeriggio di sabato 24

gennaio, le Organizzazioni di Rufi-na e di Vicchio (Firenze) del PMLI hanno realizzato congiuntamente un rosso banchino di propaganda a Rufina. Oltre alle pubblicazioni del Partito e a numerose bandie-re e manifesti contro il governo Renzi e per il lavoro, i compagni hanno diffuso oltre quattrocento volantini stampati per l’occasione.

L’obiettivo dell’iniziativa era quello di diffondere quanto più possibile il comunicato dell’Ufficio politico del Partito sui fatti di Parigi che sul retro riportava il manifesto contro il governo. Di rilievo un’in-teressante discussione con uno studente che ha voluto confron-tarsi col Partito su questo tema e sulla valutazione della presenza delle basi NATO in Italia. Sul tema del “terrorismo islamico” è eviden-te come sia pressante e continua la propaganda delle TV e dei gior-nali di regime che inquadrano una questione ben più complessa e riassunta nel comunicato, come una semplice questione d’odio religioso.

La popolazione è disorientata; comprende che c’è qualcosa che non va dietro all’analisi di regi-me e che anche il conseguente richiamo alla cosiddetta “unità nazionale” contro il terrorismo na-sconda strumentalizzazioni guer-rafondaie, per altro già sentite dopo l’undici settembre del 2001 con tutto ciò che poi ne è conse-guito. Nonostante ciò le sfugge quali siano le vere motivazioni

che si celano nella questione in oggetto ed è in questo quadro che si rende quantomai necessario il nostro intervento per far sì che tut-to sia più chiaro e che tali perples-sità possano essere chiarite dalla conoscenza e dalla valutazione di una posizione di classe, realmen-te antimperialista.

Visto che il tema centrale di dominio pubblico rimane la que-stione occupazionale e nello spe-cifico l’introduzione del Jobs Act di Renzi, i compagni hanno dif-fuso anche qualche centinaio di volantini ad hoc che riassumono le principali modifiche che questa sciagurata controriforma porterà al diritto al lavoro; a completa-mento del messaggio di allerta e di riscossa, è stato diffuso anche un ulteriore volantino dal titolo “Viva la lotta di classe”, già utiliz-zato in passato dal Partito. Anche

in questo caso il testo del volan-tino originale di qualche mese fa è stato riadattato per l’occasione integrandolo con riferimenti lo-cali. Nelle discussioni abbiamo riscontrato che per i rufinesi più coscienti Renzi è uguale a Ber-lusconi.

Alcuni apprezzamenti ci sono stati rivolti per la coerenza ormai decennalmente dimostrata nella lotta per il socialismo. I compagni hanno particolarmente gradito il fatto che molti amici con i quali l’Organizzazione collabora all’in-terno di alcuni movimenti di mas-sa, hanno voluto recarsi in piazza per un abbraccio e per un saluto, segno che il lavoro del Partito in Valdisieve è riconosciuto e ap-prezzato.

Infine, ma non per importanza, è giunto il saluto ed il ringrazia-mento telefonico del Segretario

generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, che ha voluto far sentire la vicinanza di tutto il Partito ai compagni della Valdisie-ve e del Mugello. Tale messaggio è stato molto gradito e i compa-gni hanno a loro volta ringraziato il Segretario e idealmente tutto il Partito per il costante aiuto che quotidianamente giunge dalle istanze di riferimento e per l’in-stancabile lavoro del Centro che costituisce la bussola politica ed organizzativa che proviamo a fare nostra nell’attività quotidiana.

Rufina, sabato 24 gennaio 2015. il banchino di propaganda del PMli centrato sulla diffusione del comunicato dell’ufficio politico del Partito sui fatti di Parigi (foto il Bolscevico)

A empoli e fucecchio diffuso il volantino antimperialista del

PMli sui fatti di Parigi �Redazione di FucecchioAlcune centinaia di volanti-

ni sono stati diffusi nelle citta-dine di Empoli e Fucecchio, in provincia di Firenze. In parti-colare a Empoli nella zona cir-costante l’ospedale, mentre a Fucecchio davanti al supermer-cato Coop. Di fronte alla tam-bureggiante propaganda sui fat-ti di Parigi i marxisti-leninisti hanno inteso portare tra le mas-se la posizione antimperialista del PMLI.

Non era un compito facile perché tra le masse non vi è la

consapevolezza che gli atten-tati nella capitale francese, per quanto ne facciano le spese an-che degli innocenti, sono il frut-to della politica interventista e imperialista dei Paesi occiden-tali, che vede la Francia tra i maggiori protagonisti.

Non sono mancati alcuni battibecchi, pochi per la verità, con chi non ha coscienza di que-sto; però, in generale, i passanti si sono avvicinati con curiosità di fronte a questa voce, quel-la del PMLI, decisamente fuori dal coro di regime.

Provocazione dell’ente guidato dall’ex ministro Dc cirino Pomicino

lA SOcietà tAngenziAle Di nAPOli AnnunciA l’AuMentO A

un euRO Del bigliettOsilenzio della giunta del neopodestà De Magistris

�Redazione di Napoli La Tangenziale di Napoli, so-

cietà per azioni che opera nel settore della gestione in con-cessione di tratti autostradali, come ente esercente concessio-nario dell’ANAS per la gestione dell’Autostrada A56, ha paven-tato l’idea di aumentare nuova-mente il vergognoso balzello che costringe ogni anno le masse popolari di Napoli e provincia a pagare dazio per entrare nel ca-poluogo cittadino. È quanto han-no denunciato apertamente le diverse associazioni dei consu-matori dislocate in città in ordine ad un possibile “arrotondamen-to” in eccesso che porterebbe il costo del pedaggio dagli attuali 0,95 centesimi a 1 euro tondo fin dai prossimi mesi. Un aumento che porterebbe milioni di euro alle casse della società privata guidata dall’ex ministro DC Pa-olo Cirino Pomicino, in carica dal

2011, e che fa capo alla famiglia di pescecani Benetton. Questo aumento non farebbe altro che confermare il trend negativo di aumento del balzello tanto che dall’introduzione dell’euro ad oggi l’aumento del biglietto è stato addirittura del 67%.

La Tangenziale di Napoli è l’u-nico asse viario in Europa interno a una città a pagamento: poco più di 20 chilometri, 270.000 at-traversamenti al giorno circa con un introito di circa 80 milioni di euro annui che con le royalties su pompe di benzina, bar e pubblici-tà gli incassi superano i 120 milio-ni annui. Negli anni sono diminui-te le spese, aumentati il pedaggio e gli stipendi dei manager della tangenziale. Va ricordato che in origine il pedaggio a Napoli sa-rebbe dovuto servire a ripagarne le spese di costruzione, finanziate con capitale interamente privato e che vide la costruzione e la defini-

zione tra gli anni Sessanta e Set-tanta, fino al suo completamento nel 1978. L’accordo con l’ANAS ne prevedeva la permanenza fino al 2001 ma il “biglietto” è rimasto in vita senza motivazioni ufficiali per 7 anni, dal 2001 al 2008, anno in cui è stato firmato un nuovo ac-cordo che confermava le smanie private e non restituiva alla città e alle masse la Tangenziale.

Per ora la reazione delle asso-ciazioni dei consumatori ha sorti-to il suo effetto, dopo l’annuncio di manifestazioni e l’eventuale blocco della Tangenziale, con il congelamento del rincaro.

Paradossale il silenzio (assen-so?) della giunta del neopode-stà De Magistris e in particolare all’assessore ai lavori pubblici, infrastrutture e mobilità Mario Ca-labrese, soprattutto dopo il pos-sibile incontro di Cirino Pomicino con la famiglia Benetton per ac-celerare i tempi dell’aumento.

iniziAtiVA Di SOliDARietà A cAtAniA PeR i fAtti Di cReMOnA tra gli antifascisti in piazza presente il PMli

Sabato 24 gennaio, a Catania, si è svolto un sit-in in solidarietà verso il Centro sociale “Dordoni” di Cremona, aggredito da 50 fa-scisti di Casapound.

Il sit-in è iniziato davanti alla libreria Feltrinelli, è proseguito poi in corteo fino all’ingresso prin-cipale di villa Bellini, lanciando slogan antifascisti ed effettuando brevi ma specifici comizi volanti. I partecipanti erano un centinaio di antifascisti tra studenti, po-polazione, militanti del collettivo Kaos, di Rifondazione comunista e del PMLI, Cellula “Stalin” della provincia di Catania, con i corpetti e la bandiera. È stato distribuito il volantino dell’Ufficio politico del PMLI sull’attentato di Parigi ove si denunciava l’intervento dell’impe-rialismo francese che, come quel-lo americano, inglese e israeliano “tutelano” i propri interessi, frutto di esportazione di democrazie

che tolgono la sovranità, le ric-chezze e le terre ai popoli, come l’Afghanistan, l’Iraq, la Palestina, il Mali e il Ciad.

Il capitalismo e l’imperialismo sono rappresentati da queste potenze che, nella riunione di Parigi, hanno stretto un accordo per contrastare un terrorismo da esse generato e che non può es-sere risolto se non azzerando le guerre imperialiste e colonialiste che concretamente privano i po-poli dell’indipendenza e del diritto all’autodeterminazione. Il gover-no Renzi, con l’abolizione di fatto dell’art.11 della Costituzione bor-ghese, ci ha fatto entrare a pieno titolo, come partecipanti di queste scellerate scelte guerrafondaie che il popolo italiano ripudia ma che paga in prima persona grazie alla politica della distruzione del diritto al lavoro, alla sanità, alla dignità della vita e soprattutto to-

gliendo ai giovani il diritto ad un futuro.

Questi argomenti compre-sa la fascistizzazione delle isti-tuzioni con colpi di mano sulla Costituzione e sull’indipendenza dei magistrati, oltre ad interventi sempre più frequenti contro le lot-te di piazza delle masse popolari, sono stati i colloqui e i contraddit-tori con i partecipanti all’iniziativa antifascista.

Giuseppe Sparatore - Catania

catania, 24 gennaio 2015. il PMli partecipa al presidio antifascista con-tro l’aggressione di casaPound a cre-mona (foto il Bolscevico)

Appoggiamo la lotta contro l’apertura della libreria

di casaPound a covercianoPresidio di protesta di firenze antifascista. Petizione

dell’assemblea di quartiere �Redazione di FirenzeI marxisti-leninisti danno il loro

pieno appoggio alla battaglia con-tro la presenza di CasaPound a Coverciano con l’apertura di un libreria denominata “Il Bargello”. Il quartiere, dove è già presente una sede dei neofascisti di Casaggì non ci sta a diventare il punto di ritrovo dei neofascisti fiorentini.

Sabato 17 gennaio, nel primo pomeriggio, Firenze Antifascista ha dato vita a un presidio in via Gabriele d’Annunzio davanti ala libreria “Il Bargello”, dove si teneva un’iniziativa musicale. L’assem-blea di quartiere contro l’apertura di CasaPound a Coverciano ha lanciato una petizione per la chiu-

sura della libreria Il Bargello. Una battaglia importante per stroncare le velleità neofasciste di trovare spazio a Firenze e scongiurare l’apertura di una sede intestata di-rettamente a CasaPound dopo le elezioni regionali di maggio, come annunciato.

Nella petizione, che invitiamo a firmare, si legge: “Rifiutiamo con forza ogni rigurgito fascista, ogni propaganda razzista e xenofoba che si presenti nei nostri quar-tieri, nelle nostre città, nel nostro Paese. Leggendo e collegando tra loro le ultime notizie di crona-ca che riguardano CasaPound, tracciamo un filo nero che in tutta Italia si snoda in incendi, attenta-

ti, azioni legate al controllo dello spaccio di droga, traffico di armi, raid squadristi per il controllo del territorio.

Come nel 2004 il quartiere si è opposto all’apertura prevista in Viale Duse di una sede di Forza Nuova, un’altra organizzazione neo fascista, anche oggi sta a tutti noi impedire a CasaPound di ve-nire a distruggere la serenità del quartiere.

Invitiamo tutti a firmare la presente petizione per ribadire il proprio NO a questa presenza e chiedere alle istituzioni cittadi-ne (Quartiere e Comune) che si adoperino affinché sia rispettato il valore dell’antifascismo della Co-stituzione del nostro Paese”.

Alla petizione hanno dato il loro appoggio diverse forze poli-tiche fra cui l’ANPI attraverso un comunicato del presidente provin-ciale Silvano Sarti, che ha invitato le sezioni ad attivarsi nella raccol-ta delle firme.

“Preoccupazione” sull’apertura di una sede di CasaPound è stata espressa nei giorni scorsi da vari esponenti PD come il capogrup-po Pd in Palazzo Vecchio Angelo Bassi e i segretari metropolitano e cittadino, Fabio Incatasciato e Federico Gianassi. Vediamo cosa ne seguirà in concreto.

VOlAntinAggiO Del PMli A nAPOli

Domenica 8 febbraio dalle 11,00via Benedetto Croce

La Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI

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N. 5 - 5 febbraio 2015 uras / il bolscevico 13Otto anni di giunta PD hanno impoverito ancor più Uras (Oristano)

La giUnta CasCiU aiUta i bOrghesi nOn Le masse POPOLari

Proletari sempre più poveri, disoccupati in aumento, giovani in fuga dal paese, e intanto il comune aiuta ancora la propria borghesia. Non bisogna dar fiducia alle istituzioni borghesi che vanno combattute anche sul piano elettorale astenendosi

OCCORRE UNIRSI AL PMLI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO E ARRIVARE AL SOCIALISMO

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

712

30

17

GENNAIO

FEBBRAIO

Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca - Sciopero generale dei bancari

USB lavoro privato - Sciopero del personale soc. ferroviarie Gruppo FSI, NTV, TRENORD

Ospol-Csa - Sciopero nazionale di 24 ore dei vigili urbani con corteo a Roma

LICTA, ANPCAT - Sciopero del personale del trasporto aereo ENAV

PUgLia

rifiuti sotterrati in un torrente nel barese

Le colture olivicole sono state danneggiate? �Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di BariLa Guardia Forestale ha rinve-

nuto in località Parco delle Grotte, a Sannicandro in provincia di Bari, una notevole quantità di rifiuti sot-terrati in uno dei versanti del tor-rente Picone.

Si tratta di una zona sottoposta a un severo vincolo paesaggistico e che pare invece essere stata com-pletamente aggredita da criminali senza scrupoli al soldo di qualche affarista: i tre proprietari del terre-no in cui sono stati ritrovati inter-rati i rifiuti sono stati denunciati per discarica abusiva e per viola-

zione della normativa sul paesag-gio.

Risulterebbe, dalle prime inda-gini e dagli esami fatti sul posto, che nel corso degli anni sono sta-ti interrati rifiuti su rifiuti permet-tendo tramite il riempimento del torrente anche l’aumento della su-perficie coltivabile. Solo attraver-so nuovi accertamenti sarà possi-bile sapere se questa attività senza scrupoli ha potuto danneggiare gli uliveti.

Sono stati rivenuti scarti di amianto, miscele bituminose, rifiu-ti delle attività di costruzione e de-molizione, pneumatici, plastica, ve-tro e rifiuti urbani non differenziati.

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Uras del PMLIOrmai da otto anni il Comune

di Uras è governato dalla giunta di Gerardo Casciu, un ragioniere ex Rifondazione Comunista (ora PD) che con un gruppo di colla-boratori relativamente giovani si avvia ormai al termine del secon-do mandato consecutivo con un bilancio tutt’altro che positivo. Infatti, a causa anche delle poli-tiche dei governi centrali neofa-scisti di Berlusconi, Monti, Letta e ora Renzi, la giunta ha sfavo-rito le masse popolari composte in maggioranza da agricoltori ma anche numerosi operai, ha favo-rito la fuga di giovani all’estero (Inghilterra, Germania, Svizzera) e arricchito le casse di qualche borghese di Uras. In ultima bat-tuta, l’alluvione del 18 novembre 2013, causata dalle negligenze delle amministrazioni comuna-li degli ultimi decenni e di cui la giunta Casciu ha raccolto l’eredi-tà, ha impoverito ulteriormente le piccole aziende agricole che han-no perso gran parte del raccolto, molte delle quali non sono riusci-te ad assicurare il salario ai propri lavoratori. Ma andiamo con ordi-ne esaminando tutti i temi impor-tanti per le masse di Uras.

OccupazioneI dati ISTAT parlano chiaro: la

provincia di Oristano registra nel 2013 il 17,3% di disoccupazio-ne, contro l’11,4 di dieci anni pri-ma. Se si osservano i dati riguar-danti giovani dai 15 ai 24 anni, il dato sale al 48,5%. Ma la di-soccupazione è superiore rispetto ai dati ufficiali. La giunta comu-nale è corresponsabile di que-sti dati. Pesa su di essa la limi-tazione causata dal fascista Patto di Stabilità, ma se si eccettuano

pochi posti creati grazie ai lavori al Nuraghe Domu Beccia (ignoti i criteri di assegnazione dei posti di lavoro) e qualche posto creato grazie alla sistemazione del Par-co Berlinguer, la giunta è qua-si rimasta ferma su questo tema. Soprattutto nei quartieri popola-ri, la disoccupazione è alle stel-le e il sottoproletariato vive dei pochi sussidi concessi. A tal pro-posito, la giunta non ha fatto nul-la per garantire a tutti il sussidio: molti proletari avrebbero bisogno di aiuti economici ma soprattutto di avere un lavoro, ma sono co-stretti a vivere di poche giornate di lavoro retribuite in nero. È sta-ta scarsa l’opera del Comune per cercare di portare queste temati-che su tavoli regionali e nazio-nali. Completamente antipopola-re la politica di assegnazione di fondi agricoli comunali. Nessun giovane disoccupato ha avuto la possibilità di ottenere un fondo agricolo. I numerosi iscritti alle liste di mobilità o i vari disoc-cupati avrebbero potuto ricevere un fondo per potersi rialzare par-zialmente dalla situazione in cui versano. La giunta è colpevole di non sfruttare la grande estensione di terre non coltivate e abbando-nate che potrebbero risultare una risorsa per il proletariato urese.

istruzioneSe si può definire positiva la

politica riguardante l’edilizia scolastica, altrettanto non si può dire per quanto riguarda gli aiu-ti economici a studenti di ogni li-vello. È tema ormai forte da anni: gli studenti universitari non han-no un centesimo di rimborso per le spese eccessive sostenute per studiare nelle facoltà dell’Isola, alcuni abbandonano, altri arran-cano e più tempo impiegano per

conseguire un titolo, e più tasse e spese devono pagare e affron-tare. Ovviamente, i figli dei bor-ghesi hanno tutta la tranquillità del mondo, le leggi sono fatte per loro e non è stupefacente il fat-to che non si siano mai lamenta-ti della mancanza di aiuti econo-mici.

Ma veniamo alle delibere del-la giunta di questi anni a favore degli studenti degli istituti supe-riori, che si recano in gran misu-ra a Oristano o nel vicino centro di Terralba. Per quanto riguarda l’anno scolastico 2011/2012, le famiglie aventi reddito ISEE su-periore a 20.000 euro non hanno possibilità alcuna di ricevere aiu-ti. Una famiglia di quattro com-ponenti, di cui due studenti, su-perante di poco i 20.000 euro di ISEE non si può comunque rite-nere in grado di soddisfare piena-mente i bisogni di tutto il nucleo familiare. Ancora più restrittiva la regolamentazione sui rimbor-si dello scorso anno: qui il limite ISEE è 14.650 euro.

Lavori pubbliciLa giunta comunale di Casciu

ha avuto il merito di ristrutturare le strade che da decenni le giun-te Melis, Rizzetto e le altre che si sono succedute nel mezzo, ave-vano trascurato completamente. Certo, non è limpida la procedu-ra di assegnazione di diversi la-vori, finiti nelle mani dei soli-ti imprenditori locali che a Uras stanno trovando l’oro con questa giunta, a sfavore di piccoli im-prenditori e masse popolari di-soccupate che arrancano da anni e non si son mai visti assegnare lavori pubblici dalla giunta Ca-sciu. L’aspetto grave della vicen-da, di cui i colpevoli mai hanno pagato un centesimo, è che alcu-ni lavori eseguiti di recente sono già in stato di degrado per man-canza di controllo da parte dei tecnici che avrebbero dovuto far eseguire a regola d’arte i proget-ti. Incompetenza, o tentativo di risparmiare sui materiali e mano-dopera per cercare di accumulare ricchezza nelle mani di imprendi-tori che eseguono i lavori. Il fat-to è che il nuovissimo campo da Hockey su prato è stato eseguito non in conformità coi regolamen-ti della federazione, nonostante la cifra stanziata fosse sufficiente a eseguirli in maniera corretta. Ne fanno le spese le caviglie degli sportivi e così questi ultimi pa-gano con la loro salute un lavo-ro mal eseguito. La giunta, i suoi tecnici (incompetenti per seguire lavori specialistici) e l’impresa siciliana che ha eseguito i lavo-ri sono i responsabili dell’ennesi-ma truffa alle masse popolari che pagano le tasse regolarmente no-

nostante la limitata disponibilità economica.

La beffa maggiore per la po-polazione è stato il lavoro più re-cente, l’inutile spartitraffico con tanto di fontana e pietra basaltica con lo stemma di Uras. Costrui-to due anni fa, è in poco tempo sprofondato su se stesso. Nono-stante le denunce dei numerosi cittadini il lavoro è stato termina-to male come era iniziato. Giorno dopo giorno, la strada circostante è sprofondata. La giunta comu-nale si sarà preoccupata perché il danno era sotto gli occhi di tut-ti: costato centinaia di migliaia di euro, dopo un solo anno lo spar-titraffico era da rifare. Ma ecco la botta di fortuna per l’amministra-zione: l’alluvione del 18 novem-bre 2013. Con un colpo di genio, si oscurano i problemi alla base del lavoro, e si danno le colpe del danno al fiume in piena. Peccato che quella zona di Uras non sia stata minimamente toccata dalla piena del Rio Thamis. Così, con una raccolta fondi del giornale di destra “L’unione sarda”, la rota-toria è stata ripristinata di recen-te. I soldi che sarebbero dovuti fi-nire alle famiglie in difficoltà o ai braccianti danneggiati dall’allu-vione, sono finiti per riparare un danno commesso dai tecnici due anni prima. La giunta è colpevole di aver ingannato gli uresi con il pretesto dell’alluvione, e i tecnici che hanno seguito i lavori anche stavolta sono usciti puliti.

ConclusioniL’alluvione che ha danneggia-

to Uras, ma messo in risalto la grande forza di volontà di tutto il

popolo urese, è stata dimenticata dallo Stato. Il sindaco e la giun-ta, che pure hanno protestato de-cisamente in tutte le sedi che essi ritenevano opportune, non sono stati in questo caso ascoltati e nemmeno un euro è arrivato dalle istituzioni borghesi, da cui a que-sto punto non ci si deve aspettare proprio nulla. Sul tema alluvio-ne, pesa ancora la mancanza di un piano di evacuazione e emer-genza per eventi naturali improv-visi. È urgente redigerne uno e le masse popolari devono pretende-re la sua progettazione.

Nonostante i tentativi ste-rili del sindaco e dell’ammi-nistrazione di pressare gli enti regionali e statali affinché la si-tuazione economica di Uras mi-

gliori, il paese versa nella condi-zione in cui c’è chi riceve dalla giunta (alcuni borghesi) e chi in-vece dalla giunta è dimenticato. Le ultime elezioni furono vissu-te nell’incertezza perché le prece-denti esperienze non furono delle migliori, né col neofascista Riz-zetto, né col riformista Gerardo Casciu, la cui figura è macchia-ta dal rinnegamento del comuni-smo, che si è dimostrato un pessi-mo amministratore, imborghesito dopo i trascorsi a Rifondazione, e schiavo egli stesso di Ufficio tec-nico e Enti provinciali e regiona-li. La giunta, nonostante non sia colpevole pienamente della situa-zione economica urese, poco ha fatto per meritarsi la fiducia del-le masse, non è mai stata vicina a proletari, studenti, disoccupa-ti, piccoli imprenditori, ma solo a borghesi medi che hanno stret-to un rapporto di alleanza con la giunta. È compito delle masse ca-pire che il governo Renzi, quel-lo regionale, l’Unione Europea imperialista, e in ultima analisi la giunta urese, non faranno nul-la per esse e che la soluzione è la lotta, e nelle prossime elezioni, del 2017, l’astensione sarà l’arma per mostrare il proprio dissenso.

Chi da anni governa Uras e chi vorrebbe farlo ma in realtà nasconde la volontà di favorire il proprio successo, ma non quello delle masse, dovrebbe essere pu-nito: smascherarli è un compi-to del PMLI, e con le masse e le parti politiche interessate ad ab-battere il potere della borghesia si deve avviare la lotta contro le sue istituzioni, i suoi governi e il capitalismo. Uniti al PMLI biso-gna lottare per migliorare le no-stre condizioni di vita, in primo luogo il lavoro, ma con l’obietti-vo di arrivare al socialismo.

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2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

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LAVORO STABILE AI GIOVANISpazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renziper l’Italia unita, rossa e socialista

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N. 5 - 5 febbraio 2015 esteri / il bolscevico 15Il rinnegato, riformista e filo Ue Tsipras sparge illusioni elettorali, parlamentari e governative,

un ostacolo all’avvento del socialismo in Grecia

La “sinistra” borghese greca conquista iL governo

e si aLLea con La destraIn visibilio i riformisti, i falsi comunisti e i trotzkisti europei con in testa “il manifesto” trotzkista

QuasI Il 40% dell’elettorato ha dIsertato le urneIl leader di Syriza, Alexis

Tsipras, ha giurato il 26 gennaio di fronte al presidente della Repub-blica ellenica Karolos Papoulias che gli aveva conferito l’incarico di formare il nuovo governo dopo la vittoria alle elezioni politiche del giorno precedente e ha insedia-to il nuovo esecutivo formato da esponenti del suo partito e dell’al-leato di governo, la formazione di destra e anti-immigrati del partito nazionalista dei greci indipendenti (Amel). La “sinistra” borghese di Syriza ha conquistato il governo e succederà all’esecutivo guidato da Antonis Samaras della destra di Nuova democrazia (Nd), appiat-tito sui diktat dei tagli al bilancio e della politica di lacrime e sangue imposta dell’Unione europea (Ue).

Proprio in merito a respingere, o meglio a rinegoziare, il memo-randum definito tra i precedenti governi di Atene e la famigerata Troika, alla cui applicazione era-no legati gli aiuti finanziari forniti dalla Ue e dal Fondo monetario, Tsipras ha giocato la carta per lui vincente nella campagna eletto-rale. Ha fatto leva sul rigetto da parte delle masse popolari per una politica economica condotta in successione dal governo so-cialista e da quello di Samaras che le ha portate alla miseria e alla disperazione per presentar-si come un effettivo oppositore di tali politiche sbandierando la parola d’ordine “cancellare il de-bito”. Che già prima del voto era diventata “rinegoziare”, una pa-rola più tranquilizzante e accetta-bile per la guida neoliberista della Ue, Germania in testa.

Non a caso a urne appena chiuse il governo tedesco si di-ceva aperto a un possibile nuovo prolungamento delle scadenze legate ai programmi di aiuto con-

cordati con la Grecia, “fondamen-talmente è un’opzione’’ affermava una portavoce del ministero delle Finanze di Berlino.

La “virata” sul debito ha per-messo tra l’altro a Tsipras di rac-cogliere consensi anche nell’elet-torato di centro oltre che fare piazza pulita in quello dei socia-listi. Non ha invece drenato, se non in piccola parte, il serbatoio della diserzione dalle urne che è rimasta la scelta di oltre un terzo dell’elettorato.

Erano quasi 10 milioni gli aventi diritto al voto, 9.8 milioni, per eleggere i 300 parlamentari. O meglio per definire i 250 divisi proporzionalmente fra tutti i par-titi concorrenti mentre gli altri 50 sono il premio di maggioranza per la prima forza politica. Nelle precedenti elezioni politiche del 2012 la diserzione dalle urne era arrivata al 38%; in quelle del 25 gennaio la diserzione è scesa di quasi due punti al 36,1%. Nono-stante le sirene elettoraliste sono stati oltre 3,5 milioni gli elettori che hanno disertato le urne, nu-mericamente il primo “partito” della Grecia.

Per una corretta lettura delle percentuali di voto ottenute dai partiti, calcolate sui voti validi, occorre quindi ridurre il valore di oltre un terzo. Siryza è risultato il partito più votato con 2.246.064 voti, pari al 36,34 dei voti validi, e ha conquistato 149 seggi, a un soffio dalla maggioranza asso-luta di 151. Nuova democrazia ha ottenuto 1.718.815 voti pari al 27,81 e ha ottenuto 76 seggi. Seguono i nazisti di Alba dorata con 388.447, 6,28% e 17 seggi; la nuova formazione di “centro-sinistra” To potami (il fiume) con 373.868, 6,05% e 17 seggi; il Partito comunista revisionista

KKE con 338.138 voti, 5,47% e 15 seggi; gli Indipendenti greci di Anel con 93.371 voti, 4,75% e 13 seggi; i socialisti del Pasok con 289.482 voti, 4,68% e 13 seggi; gli altri partiti in lizza non hanno raggiunto la soglia del 3% e non hanno ottenuto rappresentanti in parlamento.

Rispetto ai risultati del 2012 spiccano l’aumento di quasi 600 mila voti di Siryza e i 373 mila di To potami presente per la prima volta; di contro si ha la perdita di

quasi 100 mila voti di Nuova de-mocrazia, di oltre 170 mila di Anel e di oltre 400 mila del Pasok.

Fra i primi a congratularsi con Tsipras registriamo il bellicista im-perialista francese François Hol-lande che l’ha invitato a “recarsi presto a Parigi”. In un comunicato della presidenza, l’Eliseo ha fatto sapere che Hollande ha espresso a Tsipras la sua “volontà di favo-rire le discussioni e il dialogo allo scopo di permettere alla Grecia di ritrovare la strada della stabilità

e della crescita, in uno spirito di solidarietà e responsabilità che unisca gli europei. La Francia sarà al fianco della Grecia in que-sto periodo importante per il suo futuro”.

Tralasciando i commenti en-tusiastici e comunque significa-tivi dei cosiddetti “euroscettici”, i partiti di destra fascisti e razzisti dall’Ukip del britannico Nigel Fa-rage al Front National di Marine Le Pen, alla Lega di Matteo Sal-vini, registriamo che la vittoria di Tsipras ha mandato in visibilio i riformisti, i falsi comunisti e i trotzkisti europei con in testa “il manifesto” trotzkista. Il quotidia-no trotzkista già sponsor in Ita-lia della lista L’altra Europa con Tsipras alle scorse elezioni eu-ropee nell’editoriale del numero speciale del 26 gennaio di Norma Rangeri, direttrice responsabile, esaltava la “cosmopolita sinistra europea di nuova generazione (fissata nell’immagine, a piaz-za Omonia, dell’abbraccio tra Tsipras e Iglesias, leader di Pode-mos). Una sinistra che cita molto Gramsci, che ha solide radici a sinistra ma che intende lasciarsi alle spalle le zavorre novecente-sche, capace di rinnovare radical-mente modelli partitici, leadership e culture politiche”. Tenendosi sigificativamente la “zavorra” del revisionista Gramsci. E ricorda-va un passo del libro di Teodoro Andreadis Synghellakis, “Alexis Tsipras, la mia sinistra”, dove il leader di Syriza spiegava molto bene che si tratta “di una scom-messa enorme, simile a quella del Brasile di Lula” e avvertiva che “non possiamo permetterci il lusso di ignorare che gran parte della società greca, e anche una percentuale dei nostri sostenitori, abbia assorbito idee conserva-

trici”. Dunque consapevolezza, sottolineava la Rangeri, della pro-va che l’attende e determinazio-ne nel perseguire l’obiettivo “che oggi non è il socialismo ma la fine dell’austerità”.

Questi entusiasmi si sono quantomeno raffreddati non ap-pena Tsipras ha accettato l’inca-rico di governo e formato rapida-mente un esecutivo col partito di destra Anel. Le procedure istitu-zionali prevedono che il gover-no sia nominato entro tre giorni dall’incarico al primo ministro ma Tsipras ci ha messo meno di 24 ore per definire un accordo pen-sato probabilmente già prima del voto con il leader di Amel, Panos Kammenos, legato tra l’altro agli ambienti della polizia e dell’eser-cito. Una scelta veramente si-gnificativa, e non era l’unica, per garantire una maggioranza di 162 voti in parlamento al suo governo formato tra gli altri da tre ministri pro-euro ai dicasteri economici e con Kammenos alla Difesa.

Syriza è nata nel 2004 da una costola del partito comunista revisionista Kke. Anel è nata nel 2012 per scissione verso destra da Nea Demokratia, quando il premier Antonis Samaras rinunciò a opporsi al piano di salvataggio della Troika. I due partiti hanno in comune la posizione sulla Troika; sono contrapposti su temi come immigrazione, diritti civili, ma-trimoni omosessuali e rapporto Stato-Chiesa. Una alleanza che parla chiaro sul comportamento opportunista del rinnegato, rifor-mista e filo Ue Tsipras che sparge illusioni elettorali, parlamentari e governative, rappresentando un ostacolo al distacco delle masse popolari dalle istituzioni borghesi e dall’Ue imperialista e all’avven-to del socialismo in Grecia.

Obama chiede al Congresso il via libera per usare le armi contro lo Stato islamico

Nell’annuale discorso sullo stato dell’unione tenuto lo scor-so 20 gennaio il presidente ameri-cano Barack Obama ha esposto il programma della sua amministra-zione per il 2015; nell’aula della camera, davanti ai parlamentari ri-uniti in seduta congiunta ha spie-gato il suo programma di politica interna dove ha avuto gioco faci-le partendo dai dati economici che danno gli Usa in ripresa con defi-cit e disoccupazione in calo anche se se ne avvantaggiano soprattutto i capitalisti e la finanza tanto che gli indici della borsa, di Wall Stre-et, sono cresciuti di quasi 10.000 punti dal 2008 mentre i salari non crescono.

In merito Obama ha proposto

tra le altre un aumento delle tasse sui guadagni di capitale, uno sgra-vio fiscale per i ceti medi e l’in-troduzione di sovvenzioni che ren-derebbero gratuiti i primi due anni di studi universitari. Belle parole e buoni propositi di cui sono pieni i suoi discorsi; basti ad esempio la ribadita volontà di chiudere il car-cere di Guantanamo, ripetuta fin dalla campagna elettorale del suo primo mandato presidenziale col lager nella base americana a Cuba ancora in funzione.

La parte sostanziale del di-scorso presidenziale si è centra-ta invece sulla politica estera con una esplicita richiesta: “Chiedo al Congresso di approvare una riso-luzione che autorizzi l’uso della

forza contro l’Isis”. Un via libera per usare le armi contro lo Stato islamico. Fin dallo scorso agosto i caccia americani sono impegna-ti in missioni contro le zone del nord dell’Iraq e della Siria contro lo Stato islamico quindi la richie-sta di Obama prefigura l’inten-zione dell’imperialismo america-no di intensificare l’intervento e l’aggressione militari. Tanto più nel momento in cui il concorren-te imperialismo francese, colpito dagli attentati terroristici dell’ini-zio di gennaio a Parigi, sembra farsi avanti e voler avere un ruo-lo di prima fila nella crisi medio-rientale.

Obama ha invitato la maggio-ranza repubblicana al Congresso a

un’azione bipartisan per mostrare l’unità del paese contro il terrori-smo. “In Iraq e in Siria - ha ricor-dato il presidente americano - la leadership degli Stati Uniti e il suo potere militare stanno fermando l’avanzata dell’Isis. Invece di es-sere trascinati in una nuova guer-ra sul terreno, stiamo guidando una ampia coalizione, di cui fan-no parte anche nazioni arabe, con l’obiettivo di indebolire e poi di-struggere il gruppo terrorista. Stia-mo anche appoggiando l’opposi-zione moderata in Siria e aiutando chiunque nel mondo si ribelli alla fallimentare ideologia della vio-lenza estremista. Questo sforzo ri-chiederà tempo e concentrazione, ma avrà successo”.

“Da 15 anni siamo entrati in un nuovo secolo. Quindici anni co-minciati con attacchi terroristici sulle nostre sponde, continuati con una generazione spedita a combat-tere due guerre lunghe. Sono sta-

ti, e per molti sono tuttora, tempi duri. Ma oggi voltiamo pagina”, ha concluso Obama ribadendo la leadership di Washington nella nuova crociata contro gli antimpe-rialisti islamici.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 28/1/2015

ore 16,00

In visibilio la prima pagina de “il manifesto” del 26 gennaio 2015 mitizza l’ele-zione di tsipras

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4 il bolscevico / studenti N. 45 - 19 dicembre 2014

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