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Legge 328/2000 PIANO DI ZONA DEL SISTEMA INTEGRATO DEI SERVIZI E INTERVENTI SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE DEL DISTRETTO DI LECCO Terzo triennio - 2009/2011 Comuni di: Annone Brianza – Bosisio Parini – Bulciago – Calolziocorte – Carenno – Castello Brianza – Cesana Brianza – Civate – Colle Brianza – Costa Masnaga – Dolzago – Ello – Erve – Galbiate – Garbagnate Monastero – Garlate – Lecco – Malgrate – Molteno – Monte Marenzo – Nibionno – Oggiono – Olginate – Oliveto Lario – Pescate – Rogeno – Sirone – Suello – Torre de Busi – Valgreghentino – Valmadrera – Vercurago.

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Legge 328/2000

PIANO DI ZONA DEL SISTEMA INTEGRATO DEI SERVIZI

E INTERVENTI SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE DEL DISTRETTO DI LECCO

Terzo triennio - 2009/2011

Comuni di: Annone Brianza – Bosisio Parini – Bulciago – Calolziocorte – Carenno – Castello Brianza – Cesana Brianza – Civate – Colle Brianza – Costa Masnaga – Dolzago – Ello – Erve – Galbiate – Garbagnate Monastero – Garlate – Lecco – Malgrate – Molteno – Monte Marenzo – Nibionno – Oggiono – Olginate – Oliveto Lario – Pescate – Rogeno – Sirone – Suello – Torre de Busi – Valgreghentino – Valmadrera – Vercurago.

I N D I C E

1. IL CONTESTO TERRITORIALE

- I dati demografici - La spesa sociale

2. LA VALUTAZIONE DEI PIANI DI ZONA PRECEDENTI

3. IL “SISTEMA FAMIGLIA” NEL DISTRETTO DI LECCO

4. LE PRIORITA’ DELLE AREE D’INTERVENTO A PARTIRE DAI BISOGNI

DELLA FAMIGLIA

5. GLI OBIETTIVI DEL TRIENNIO A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA

6. L’INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA

7. I SERVIZI DELLA GESTIONE ASSOCIATA

8. IL RAPPORTO CON IL TERZO SETTORE

9. LA GOVERNANCE DEL PIANO DI ZONA 2009-2011 - Gli elementi costitutivi della governance del Piano di Zona - L’Ufficio dei Piani

10. LA QUALIFICAZIONE DELLE UNITA’ D’OFFERTA SOCIALI - La comunicazione preventiva - La vigilanza ed il controllo - L’accreditamento delle unità d’offerta sociali

11. IL SOSTEGNO ALLO SVILUPPO DEI SERVIZI

- La formazione e l’aggiornamento degli operatori - L’Osservatorio provinciale per le Politiche Sociali - La valutazione del Piano di Zona 2009-2011

12. LE RISORSE ECONOMICHE

ALLEGATI: Allegato n. 1: Tabelle obiettivi Piano di Zona 2009-2011 Allegato n. 2: Sistema di accreditamento per i servizi alla prima infanzia

Allegato n. 3: “Piano di Zona 2009-2011 – La costruzione del disegno di valutazione” a cura di IRS Istituto per la Ricerca Sociale di Milano ( Marzo 2009)

1- IL CONTESTO TERRITORIALE I dati demografici Si evidenziano di seguito alcune tabelle sui contenuti e sugli aspetti demografici che si ritengono significativi e che verranno considerati nelle fasi di programmazione successive all’approvazione del presente Piano di Zona 2009-20111. Distretto di Lecco – situazione al 31.12.2007

anni Maschi femmine totale Ambito distrettuale % sulla

popolazione residente

Ambito provinciale % sulla popolazione

residente

0-5 anni

4.747 4.618 9.365 5,8% 5,8%

6-14 anni

7.132 6.727 13.859 8,5% 8,5%

15-64 anni

54.377 52.502 106.879 65,7% 66,3%

>>>> =65anni 13.221 19.278 32.499 20,00% 19,4%

totale 79.477 83.125 162.602 100% 100%

Popolazione del distretto di Lecco negli ultimi 5 anni

anni 2007 2006 2005 2004 2003

0-5 anni

9.365 9.264 9.196 9.024 8.866

6-14 anni

13.859 13.699 13.621 13.422 13.428

15-64 anni

106.879 106.049 106.187 106.319 106.213

>>>> =65anni 32.499 31.914 31.231 30.414 29.559

totale 162.602 160.926 160.235 159.179 158.066

La presenza residenziale nel territorio dell’Ambito di zona presenta un costante aumento generato da tre diversi fattori concomitanti, riscontrabili negli anni dal 2003 al 2007:

1 Si precisa che la fonte dei dati a livello distrettuale e provinciale presenti in questo capitolo, salvo dove diversamente specificato, sono i Comuni; l’Osservatorio per le Politiche Sociali della Provincia di Lecco ha provveduto alle elaborazioni. La fonte dei dati a livello regionale e nazionale è l’ISTAT; alcuni indici e tassi sono stati elaborati dall’Osservatorio.

� Aumento (+ 4,14% - variaz, 2003-2007: + n.1108 ) della popolazione compresa nella fascia 0-17 anni

anni 2007 2006 2005 2004 2003

0-17 anni

27.869 27.561 27.457 27.021 26.761

� Aumento della popolazione straniera, con percentuale maggiore di quella provinciale – situazione al 2007: 6,59 % per Lecco contro 6,36% per la provincia di Lecco.

Ambito territoriale

Residenti Residenti stranieri

% Residenti stranieri

su Residenti

Distretto di Lecco 162.602 10.716 6,59%

Provincia di Lecco 331.422 21.064 6,36%

Regione Lombardia 9.642.406 815.335 8,46%

Italia 59.619.290 3.432.651 5,76%

Inoltre all’interno di tale andamento positivo si sono consolidate le presenze nelle fasce d’età anziana: aumento del 9,94% della popolazione ultrasessantacinquenne ( variazione 2003-2007: + n. 2. 940 )

anni 2007 2006 2005 2004 2003

>>>> = 65 anni

32.499 31.914 31.231 30.414 29.559

Tali osservazioni sono ulteriormente validate dall’esame degli indici demografici ed in particolare nel loro confronto con quelli provinciali, regionali e nazionali tra i quali emergono particolarmente le significatività dei seguenti tassi:

� tasso di natalità : 9,85 � tasso di mortalità : 8.85 � tasso di crescita naturale : 1,00

e corrispondentemente emergono i seguenti indici:

� indice di vecchiaia : 139,84 – in confronto con quello nazionale : 142,77 � indice di dipendenza totale : 52,14 – in confronto con quello regionale e

provinciale : 50,91 e 50,89 – ed anch’esso in costante aumento dal 2003.

Fonte: ISTAT ITALIA LOMBARDIA PROVINCIA Distretto di LECCO

2007 2006 2005 2007 2006 2005 2007 2006 2005 2007 2006 2005

Tasso di natalità 9,50 9,50 9,45 10,04 10,01 9.80 10,08 9,95 10,00 9,85 9,74 10,16

Tasso di mortalità 9,61 9,47 9,68 8,91 8,92 9,07 8,72 8,64 8,75 8,85 8,90 8,79

Tasso di crescita naturale -0,12 0,04 -0,23 1,13 1,09 0,73 1,36 1,31 1,25 1,00 0,83 1,37

Tasso migratorio totale 8,33 6,40 5,16 8,98 6,30 7,97 11,07 6,26 7,68 10,11 4,34 5,24

Tasso di crescita totale 8,22 6,44 4,94 10,11 7,39 8,70 12,43 7,57 8,93 11,11 5,18 6,61

Indice di vecchiaia 142,77 141,71 139,94 143,09 143,08 142,55 135,89 135,03 133,14 139,94 138,98 136,88

Indice di dipendenza giovanile

21,29 21,33 21,31 20,94 20,70 20,38 21,57 21,45 21,23 21,73 21,65 21,49

Indice di dipendenza popolazione anziana

30,39 30,22 29,82 29,97 29,62 29,05 27,68 27,21 26,40 28,77 28,35 27,54

Indice di dipendenza totale 51,68 51,55 51,13 50,91 50,31 49,42 50,89 50,41 49,49 52,14 51,75 50,90

Indice di ricambio popolazione attiva

114,79 111,93 108,61 133,34 131,79 130,02 123,88 121,04 119,12 120,27 118,34 117,05

Nell’esame dei dati sullo stato civile, emergono i seguenti valori: Stato civile della popolazione – valori assoluti e percentuali

Lecco Provincia Lombardia Italia

Lecco

Provincia Lombardia Italia

Celibi 35.799 73.337 2.112.950 12.985.263 22,02% 22,13% 21,91% 21,78%

Nubili 30.606 62.097 1.774.933 11.256.785 18,82% 18,74% 18,41% 18,88%

Coniugati 40.964 83.841 2.412.869 14.859.434 25,19% 25,3% 25,02% 24,92%

Coniugate 40.810 83.187 2.414.708 14.976.487 25,10% 25,1% 25,04% 25,12%

Divorziati 969 1.988 77.787 396.240 0,60% 0,6% 0,81% 0,66%

Divorziate 1.324 2.533 112.816 598.819 0,81% 0,76% 1,17% 1%

Vedovi 1.745 3.547 107.881 708.810 1,07% 1,07% 1,12% 1,19%

Vedove 10.385 20.784 628.462 3.837.452 6,39% 6,27% 6,52% 6,44%

n.c. maschi 0 68 0 0 0,00% 0,02% 0% 0%

n.c. femmine 0 40 0 0 0,00% 0,01% 0% 0%

Totali 162.602 331.422 9.642.406 59.619.290 100% 100% 100% 100% Fonti: Per distretto e provincia: elaborazione OPS su dati raccolti dai Comuni

Per Lombardia e Italia: ISTAT

Si presentano inoltre in questo paragrafo una serie di dati utili per le connessioni che hanno con gli aspetti della vita sociale; ciò nella convinzione – confermata dalle indicazioni regionali – che sia indispensabile un aggiornamento costante delle informazioni e dei dati di vita della comunità al fine di meglio comprenderne le tendenze, i bisogni e le risorse.

• incidenza di utenti in carico ai servizi psichiatrici – 0,030 - inferiore alla media provinciale – 0,038

Bellano Lecco Merate Totale

In carico 2006-2008

23 49 53 125

Totale popolazione

52.680 162.602 116.140 331.422

Incidenza % 0,044% 0,030% 0,046% 0,038%

DSM di Lecco – Dati relativi ai pazienti complessivamente in carico all’equipe funzionale lavoro. Anni 2006-2008 (al 30/11/2008)

• alto tasso di mortalità per incidente stradale per tutte le fasce d’età con una punta di alta incidenza soprattutto nell’età giovanile – dai 14 ai 30 anni.

Tassi di mortalità per incidente da traffico ASL di Lecco

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

FASCE di età

0 to 4 5 to 9 10 to 14 15 to 19 20 to 24 25 to 29 30 to 34 35 to 39 40 to 44 45 to 49

fasce di età

tas

so

pe

r 1

00

.00

0 a

bit

an

ti

Bellano

Lecco

Merate

Fonte: ASL di Lecco. Documento di Programmazione e Coordinamento dei Servizi Sanitari e Socio Sanitari – anno 2009

• per il Distretto di Lecco si rileva un tasso di prestazioni di cura domiciliare effettuate dall’A.S.L. inferiore alla media provinciale sia per persone in fascia d’età 65-74 anni sia per la fascia oltre 75 anni

Assistiti a domicilio - tasso x 100 residenti 65-74 Distretto 2003 2004 2005 2006 2007

Bellano 2,0 1,7 1,8 1,7 1.6

Lecco 1,6 1,8 1,8 1,7 1.7

Merate 2,4 2,5 2,4 2,3 2.2

ASL 1,9 2 2,0 1,9 1.8

Assistiti a domicilio - tasso x 100 residenti ≥75

Distretto 2003 2004 2005 2006 2007

Bellano 5,8 5,7 6,5 6,8 6.2

Lecco 5,6 5,9 6,4 6,3 5.7

Merate 9 9,1 8,9 8,7 8.6

ASL 6,7 6,8 7,2 7,4 6.7

Fonte: Elaborazione OPS su dati ASL di Lecco. Documento di Programmazione e Coordinamento dei Servizi Sanitari e Socio Sanitari – anno 2009

Rilevante anche l’osservazione riferita all’iscrizione delle fasce deboli al servizio per gli inserimenti lavorativi: nel territorio del nostro distretto l’indice – pari 0,099 – è superiore a quello provinciale – 0,096. Fonte: Rapporti delle attività del Servizio collocamento Fasce Deboli della Provincia di Lecco

SERVIZIO

FASCE DEBOLI Bellano Lecco Merate Totale

Iscritti anno 2007 57 161 99 317

Totale popolazione

52.680 162.602 116.140 331.422

Incidenza % 0,108% 0,099% 0,085% 0,096%

Servizi per l’infanzia nell’ambito distrettuale di Lecco complessivamente sono: • n. 30 servizi di cui n. 19 asilo nido o micro nido, n. 11 centro prima infanzia - per un totale di n.712 posti

• n. 74 scuole per l’infanzia a favore di n. 4.553 minori 3/5 anni

Nell’ambito scolastico si rileva: • presenza di minori stranieri frequentanti pari al 7,21% - a.s. 2007/008– a fronte del 7,76% a livello provinciale.

Nel settore dei servizi alle persone anziane troviamo la presenza nel territorio del distretto di: • n.11 servizi residenziali – RSA – per un totale di n.937 posti letto con un rapporto di n.34,68 p.l. ogni 1000 abitanti otre i 65 anni di età ;

• n. 4 CDA ( centro diurno per anziani ) per n.160 posti con un rapporto di 1 posto ogni 203 abitanti oltre i 65 anni di età;

• n.4 CDI ( centro diurno integrato ) per n. 97 posti con un rapporto di 1 posto ogni 335 abitanti oltre i 65 anni di età;

La spesa sociale Si riportano di seguito alcune tabelle che evidenziano i dati relativi alla spesa sociale. Distretto di LECCO

Spesa sociale dei Comuni: confronti tra gli anni 2007 e 2006

Confronto per fonti di finanziamento

Anno

Distretto Fonti di finanziamento 2006 2007 Variazione %

Comune 11.873.162,16 12.726.705,75 7,19%

Utenza 1.190.801,16 1.172.203,95 -1,56%

Altri Enti Locali 936.517,00 801.447,07 -14,42%

Altre Entrate 1.574.269,07 1.429.635,81 -9,19%

Fondo Sociale Regionale 1.487.260,82 1.240.594,92 -16,59%

Fondo Nazionale Politiche Sociali 524.692,39 953.277,80 81,68%

Lecco

TOTALI 17.586.702,60 18.323.865,30 4,19%

� Crescita di € 737.162,70 del volume complessivo della spesa sociale

Riparto spesa sociale 2007 per fonti di finanziamento

Comuni Distretto di LECCOComune

69,5%

Utenza

6,4%Altri Enti Locali

4,4%

Altre entrate

7,8%

Fondo Nazionale

Politiche Sociali

5,2%Fondo Sociale

Regionale

6,8%

Confronto per aree di intervento

Anno

Distretto Aree di intervento 2006 2007 Variazione %

Anziani (interventi sociali) 1.895.530,92 1.984.830,84 4,71%

Disabili (interventi sociali) 2.708.420,41 2.840.899,09 4,89%

Minori / Famiglia 7.255.693,45 7.684.260,60 5,91%

Immigrazione 298.025,76 207.633,27 -30,33%

Emarginazione / Povertà 1.379.369,17 1.368.151,55 -0,81%

Dipendenze 63.192,60 51.773,49 -18,07%

Salute Mentale (interventi sociali) 126.859,04 104.533,33 -17,60%

Servizi Socio-Sanitari Integrati (anziani, disabili)

2.004.065,53 2.080.474,14 3,81%

Servizio Sociale e Segretariato Sociale 1.855.545,72 2.001.308,99 7,86%

TOTALI 17.586.702,60 18.323.865,30 4,19%

totale TITOLO I della spesa (spese correnti)

115.786.767,00 121.057.202,00 4,55%

Lecco

Incidenza percentuale spesa sociale su totale spese correnti

15,19% 15,14% -0,04%

Riparto spesa sociale 2007 per aree di intervento

Comuni Distretto di LECCO

Servizio Sociale e

Segretariato Sociale

10,9%

Anziani (interventi

sociali)

10,8%

Disabili (interventi

sociali)

15,5%

Minori/Famiglia

41,9%

Immigrazione

1,1%

Salute Mentale

(interventi sociali)

0,6%

Servizi Socio-

Sanitari Integrati

(anziani, disabili)

11,4%

Dipendenze

0,3%

Emarginazione/Pove

rtà

7,5%

Spesa sociale per aree di intervento 2007

Anziani

(interventi sociali)

Disabili (interventi

sociali)

Minori/ Famiglia

Immigrazione Emarginazione/

Povertà Dipendenze

Salute Mentale

(interventi sociali)

Servizi Socio-Sanitari Integrati (anziani, disabili)

Servizio Sociale e

Segretariato Sociale

TOTALE totale TITOLO I

della spesa (spese correnti)

Incidenza percentuale

spesa sociale su

totale spese correnti

Annone Brianza

24.777,00 34.138,50 13.514,80 1.592,92 - - - 12.337,50 10.052,00 96.412,72 1.237.339,00 7,79%

Bosisio Parini 34.695,73 26.657,49 33.126,00 336,20 10.235,90 - - 16.619,00 9.588,46 131.258,78 2.192.533,00 5,99% Bulciago 31.255,00 34.986,39 21.255,16 4.268,48 43.129,15 - - 17.426,93 26.784,00 179.105,11 1.891.981,00 9,47%

Calolziocorte 250.589,89 271.434,79 765.434,31 3.880,43 140.782,85 - 1.942,65 317.350,23 131.046,71 1.882.461,86 8.592.538,00 21,91%

Carenno 10.436,00 12.948,00 9.921,68 1.686,62 3.642,00 344,00 - 7.844,00 1.418,96 48.241,26 791.763,00 6,09%

Castello di Brianza

46.453,41 52.873,64 16.128,16 230,20 5.822,49 - - - 12.375,96 133.883,86 1.504.917,00 8,90%

Cesana Brianza

48.103,00 15.651,00 89.009,00 228,00 11.354,00 - 500,00 - 5.975,00 170.820,00 1.423.911,00 12,00%

Civate 20.238,44 39.242,78 81.425,56 6.432,21 21.794,25 - 500,00 72.692,63 28.149,21 270.475,08 1.991.360,00 13,58%

Colle Brianza 27.590,00 26.976,38 9.050,00 160,70 4.194,88 - - 2.410,50 7.442,73 77.825,19 1.062.956,00 7,32%

Costa Masnaga

65.238,21 32.186,17 43.259,30 4.195,39 1.250,00 2.500,00 2.000,00 57.052,00 27.740,00 235.421,07 2.892.376,00 8,14%

Dolzago 10.532,76 31.740,95 141.286,99 - - - - 3.198,00 15.950,00 202.708,70 1.641.993,00 12,35%

Ello 15.797,40 6.307,83 5.525,87 - - - - 1.798,50 8.085,52 37.515,12 1.038.693,00 3,61%

Erve 12.715,00 3.788,00 17.146,14 448,37 - - - 7.990,00 1.940,00 44.027,51 483.289,00 9,11% Galbiate 123.283,43 85.616,26 303.536,19 - 8.445,02 - 3.500,00 84.995,36 91.930,84 701.307,10 4.626.982,00 15,16%

Garbagnate Monastero

40.733,46 9.150,16 41.285,07 2.469,28 1.565,69 - 1.368,00 3.460,50 21.165,10 121.197,26 1.783.326,00 6,80%

Garlate 21.243,97 24.114,45 44.180,42 5.221,60 16.436,75 - - 36.279,50 30.358,64 177.835,33 1.773.610,00 10,03%

Lecco 417.737,25 1.409.262,94 4.750.517,34 82.009,60 801.843,74 42.462,49 72.964,68 582.218,47 936.000,00 9.095.016,51 48.849.955,00 18,62% Malgrate 18.239,30 42.741,98 59.097,14 24.092,59 47.770,80 - - 23.448,00 20.866,22 236.256,03 2.266.013,00 10,43%

Molteno 33.816,58 25.703,42 24.682,95 2.273,08 11.624,09 5.500,00 9.654,00 41.349,15 19.153,08 173.756,35 2.009.572,00 8,65%

Monte Marenzo

62.829,00 37.880,00 99.853,79 5.368,47 2.328,00 - - 24.495,00 9.019,00 241.773,26 1.386.714,00 17,43%

Nibionno 63.877,36 40.950,36 75.280,44 2.835,87 26.050,33 - 3.200,00 36.319,40 21.000,00 269.513,76 2.797.816,00 9,63% Oggiono 147.856,30 173.195,46 148.978,70 17.505,86 85.318,00 - 3.370,00 84.872,00 252.430,00 913.526,32 5.467.420,00 16,71%

Olginate 61.966,54 111.459,92 271.988,36 10.794,18 17.052,47 - 1.000,00 61.696,22 103.667,38 639.625,07 4.861.420,00 13,16%

Oliveto Lario 9.846,00 2.297,50 89.820,01 143,89 1.232,49 - - 7.420,50 6.131,50 116.891,89 1.164.322,00 10,04%

Pescate 52.059,20 23.015,53 34.849,00 6.425,08 - - - 32.096,50 12.121,67 160.566,98 1.566.122,00 10,25%

Rogeno 15.652,66 14.146,40 36.685,00 2.700,00 4.144,05 - - 14.852,98 7.831,00 96.012,09 1.613.587,00 5,95%

Sirone 26.343,81 16.247,02 31.161,60 500,00 - - - 54.288,52 16.313,92 144.854,87 1.361.984,00 10,64% Suello 26.348,00 57.781,00 13.446,00 157,00 1.299,00 - 300,00 20.129,00 6.592,00 126.052,00 867.699,00 14,53%

Torre de Busi 35.648,10 10.601,00 17.931,15 731,06 - - - 8.454,00 6.858,50 80.223,81 1.127.004,00 7,12%

Valgreghentino 74.690,18 21.515,47 126.300,47 9.417,61 - - - 11.661,00 17.613,87 261.198,60 2.007.962,00 13,01%

Valmadrera 102.824,86 134.964,30 200.480,91 10.547,43 96.109,60 - 4.234,00 430.038,75 132.313,72 1.111.513,57 7.084.989,00 15,69%

Vercurago 51.413,00 11.324,00 68.103,09 981,15 4.726,00 967,00 - 5.680,00 3.394,00 146.588,24 1.695.056,00 8,65%

TOTALI Distretto Lecco

1.984.830,84 2.840.899,09 7.684.260,60 207.633,27 1.368.151,55 51.773,49 104.533,33 2.080.474,14 2.001.308,99 18.323.865,30 121.057.202,00 15,14%

Spesa sociale per fonti di finanziamento 2007

Comune Utenza Altri Enti

Locali Altre

entrate Fondo Sociale

Regionale Fondo Nazionale Politiche

Sociali TOTALE

Annone Brianza 75.160,72 6.707,00 - 6.900,00 1.821,00 5.824,00 96.412,72

Bosisio Parini 106.747,08 - - 8.519,18 8.116,22 7.876,30 131.258,78

Bulciago 128.371,65 2.430,00 33.012,26 - 9.000,00 6.291,20 179.105,11

Calolziocorte 1.356.621,39 156.351,00 - 74.409,56 172.330,51 122.749,40 1.882.461,86

Carenno 33.695,26 4.372,00 2.123,00 1.511,00 2.865,00 3.675,00 48.241,26

Castello di Brianza 98.189,26 3.953,77 - 3.885,58 17.327,25 10.528,00 133.883,86

Cesana Brianza 118.078,00 - - 5.129,00 36.415,00 11.198,00 170.820,00

Civate 196.571,30 4.241,00 - 14.789,68 30.013,36 24.859,74 270.475,08

Colle Brianza 55.060,59 1.664,00 - 3.415,39 1.205,21 16.480,00 77.825,19

Costa Masnaga 211.799,34 - - - 8.416,13 15.205,60 235.421,07

Dolzago 154.041,51 10.965,83 - - 17.831,36 19.870,00 202.708,70

Ello 27.112,39 3.805,03 - - 1.717,70 4.880,00 37.515,12

Erve 34.332,36 7.227,00 - - 1.028,15 1.440,00 44.027,51

Galbiate 597.036,61 15.206,00 - - 41.803,04 47.261,45 701.307,10

Garbagnate Monastero 86.584,85 7.994,65 - - 9.284,22 17.333,54 121.197,26

Garlate 101.028,13 37.142,64 - 12.845,24 12.775,81 14.043,51 177.835,33

Lecco 5.865.555,53 562.266,31 632.816,00 1.095.568,60 673.543,62 265.266,45 9.095.016,51

Malgrate 183.035,50 4.000,00 - 40.339,05 2.442,83 6.438,65 236.256,03

Molteno 140.936,78 7.349,00 - 9.430,11 5.200,46 10.840,00 173.756,35

Monte Marenzo 155.047,20 49.348,00 - 4.291,00 25.592,06 7.495,00 241.773,26

Nibionno 202.379,04 10.500,92 19.427,81 - 4.312,44 32.893,55 269.513,76

Oggiono 642.220,83 16.650,65 114.068,00 66.508,00 37.589,22 36.489,62 913.526,32

Olginate 483.232,98 65.595,82 - 280,60 33.431,17 57.084,50 639.625,07

Oliveto Lario 47.824,85 1.022,00 - 1.232,49 34.938,55 31.874,00 116.891,89

Pescate 112.319,30 27.152,00 - 11.752,00 4.183,98 5.159,70 160.566,98

Rogeno 70.794,97 1.920,00 - - 1.056,94 22.240,18 96.012,09

Sirone 101.209,07 25.179,15 - - 3.646,65 14.820,00 144.854,87

Suello 101.442,00 2.415,00 - 13.503,00 2.605,00 6.087,00 126.052,00

Torre de Busi 54.093,81 18.069,00 - - - 8.061,00 80.223,81

Valgreghentino 166.013,87 66.456,70 - - 5.308,03 23.420,00 261.198,60

Valmadrera 928.602,34 36.166,48 - 51.073,33 13.462,01 82.209,41 1.111.513,57

Vercurago 91.567,24 16.053,00 - 4.253,00 21.332,00 13.383,00 146.588,24

TOTALI Distretto Lecco

12.726.705,75 1.172.203,95 801.447,07 1.429.635,81 1.240.594,92 953.277,80 18.323.865,30

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Consuntivo presentato dall’Ufficio di Piano – Confronti con l’anno 2006

Riparto costi per fonti di finanziamento

Anno

Distretto Fonti di finanziamento 2006 2007 Variazione %

Quota a carico Comuni 21.929,40 466.205,56 2.025,94%

FNPS 951.725,31 1.291.500,53 35,70%

Fondo Sociale Regionale 1.505.239,12 1.515.662,17 0,69%

Altre Entrate 58.455,00 230.328,26 294,03%

Lecco

TOTALI 2.537.348,83 3.503.696,52 38,08%

Riparto costi 2007 per fonti di finanziamentoFonte: Ufficio di Piano di LECCO

FNPS

36,9%

altre entrate

6,6%

quota a carico

Comuni

13,3%

Fondo Sociale

regionale

43,3%

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Riparto costi per macro interventi

Anno

Distretto Macro-interventi 2006 2007 Variazione %

Buoni sociali 532.181,33 746.453,03 40,26%

Voucher sociali 0,00 5.944,88 100,00%

Sviluppo servizi 5.850,00 17.675,95 202,15%

Mantenimento servizi 1.667.298,49 1.986.097,88 19,12%

Leggi di settore 267.564,01 670.216,78 150,49%

Funzionamento Ufficio di Piano 21.000,00 30.000,00 42,86%

Attività delegate 30.000,00 33.750,00 12,50%

Autorizzazione/Accreditamento 13.455,00 13.558,00 0,77%

Lecco

Totale Lecco 2.537.348,83 3.503.696,52 38,08%

Riparto costi 2007 per macro interventi (suddivisione ex lege

328)Fonte: Ufficio di Piano di LECCO

Mantenimento servizi

56,7%

Attività delegate

1,0%

Autorizzazione/Accredit

amento

0,4%

Buoni sociali

21,3%

Voucher sociali

0,2%

Sviluppo servizi

Funzionamento Ufficio di

Piano

0,9%

Leggi di settore

19,1%

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2- LA VALUTAZIONE DEI PIANI DI ZONA PRECEDENTI Elementi valutativi e spunti di riflessione interessanti emergono dal rapporto “La valutazione della governance: analisi a livello provinciale del II° Piano di Zona” a cura dell’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano (IRS). che riporta le analisi valutative condotte all’interno del percorso di accompagnamento provinciale agli Uffici di Piano tramite la realizzazione di un progetto del Piano Formativo Provinciale. I risultati sono emersi dalla raccolta e analisi di informazioni reperite mediante la somministrazione di una traccia di auto-intervista a testimoni privilegiati dei tre territori distrettuali; i materiali sono stati successivamente analizzati coinvolgendo direttamente i referenti degli Uffici di Piano e della Provincia stessa. In questo paragrafo si riprendono testualmente alcune parti del rapporto che aiutano a delineare alcune criticità e punti deboli da affrontare con maggior impegno ed investimento nel terzo triennio. La fotografia valutativa risulta sostanzialmente omogenea a livello provinciale rispetto alla positività delle relazioni instaurate dai Piani di Zona con la Provincia di Lecco e con la scuola, mentre alcune criticità sono state rilevate rispetto all’integrazione con l’ASL e all’integrazione tra politiche sociali e altre politiche territoriali. “La positività dell’integrazione è riconosciuta nelle opportunità offerte rispetto a ciò che viene promosso dall’amministrazione provinciale in particolare su alcuni fronti

� formazione � osservatorio politiche sociali � coordinamento sovra distrettuale (ufficio dei piani) � definizione di accordi e protocolli (…inserimento lavorativo, affidi, donne

e minori vittime di violenza) Un particolare riconoscimento rispetto al supporto e all’integrazione viene attribuito negli ambiti di Bellano e Lecco, nei quali alcuni referenti provinciali sono presenti all’interno dell’ufficio di piano, nel caso lecchese con funzioni dirette di coordinamento. Anche le relazioni costruite con i referenti dell’Ufficio Scolastico Provinciale sono ritenute positive ai fini della costruzione di un sistema di rete tra scuola e Comuni, in particolare per la definizione di linee guida e strumenti operativi sull’assistenza educativa specialistica per gli alunni disabili, che si è realizzata tramite i progetti avviati con le risorse della DGR 215/05. Il lavoro congiunto tra Uffici di Piano, Provincia di Lecco, ASL di Lecco, referenti dell’Ufficio Scolastico Provinciale, referenti dei progetti per l’integrazione scolastica degli alunni disabili (Centro Risorse Territoriale per l’handicap - CRTH), e la Federazione Italiana Scuole Materne di Lecco (FISM), hanno portato alla redazione del documento “Il servizio di assistenza educativa specialistica come risorsa per gli alunni disabili dei Comuni della provincia di Lecco” e degli strumenti operativi ad esso allegati, distribuito nel maggio 2008

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ai Comuni e alle scuole statali e paritarie del territorio provinciale, in cui è confluita anche la descrizione delle attività dell’assistenza educativa specialistica per i disabili sensoriali. “L’integrazione con le politiche dell’istruzione sembrano migliorate: a chiusura del primo triennio emergevano difficoltà nel consolidamento di pratiche operative comuni e nella identificazione di rappresentanze. Entrambe queste questioni oggi sembrano superate, si è arrivati alla formulazione e sottoscrizione di protocolli operativi e sono stati designati ovunque referenti istituzionali.” Il passaggio da presidiare nel triennio 2009-2011 è l’assunzione degli strumenti e dei protocolli a livello di tutte le scuole. Le Linee guida regionali indicano il terzo Piano di Zona come il piano dell’integrazione; si evidenzia quindi la necessità di sviluppare maggiori connessioni con il livello sanitario, dando continuità alla relazione interlocutoria tra ASL, Azienda Ospedaliera e Comuni e lavorando per costruire possibili spazi di azione congiunti. L’unico investimento in termini di integrazione con altre politiche che è stato riconosciuto trasversalmente dai tre Distretti, è quello con le politiche del lavoro, riferito in modo circoscritto all’inserimento lavorativo di soggetti fragili, su altri temi non si è invece riusciti a realizzare integrazioni significative, in particolare sul tema casa e trasporti. Si evidenzia perciò la necessità di aprire confronti e di collegarsi con altre politiche: educative, abitative, del lavoro , urbanistiche e della viabilità…

Dalla valutazione altri risultati sono emersi come maggiormente specifici di ciascun Ambito, con scostamenti interessanti a livello provinciale. Pur avendo previsto la consultazione di 5 attori per contesto, solo per l’ambito di Merate la valutazione ha potuto basarsi su una rilevazione completa, mentre per gli ambiti di Bellano e Lecco la rilevazione risulta incompleta.

Si riporta la Base dati Ambito di Lecco:

Coordinatore UdP Vice-Presidente Distretto Dirigente del Comune di Lecco Referente ASL Mancanti: rappresentante 3° settore

La fotografia che emerge sul tema dell’integrazione tra Comuni e sul funzionamento dell’ambito distrettuale è diversificata a livello di singolo distretto. “L’ambito di Lecco vede invece il riconoscimento positivo dell’avvio di servizi comuni e coordinati come valore aggiunto di questo secondo piano, che ha portato all’avvio di nuove sinergie e collaborazioni tra i comuni.

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Tuttavia un nodo debole risulta rappresentato dalla connessione fra l’apparato tecnico e politico del piano di zona (Ufficio di piano e Assemblea/esecutivo dei sindaci) con l’apparato della gestione associata (Nucleo tecnico operativo e Comitato di gestione). A Lecco paiono dunque emergere difficoltà nel ricondurre a riflessioni e soluzioni comuni la complessità del sistema di governance e del sistema gestionale che ci si è dati. Viene indicato come particolarmente positivo l’operato dell’ufficio di piano, che in una situazione di fragilità, derivata anche da diversi momenti di avvicendamento politico, è riuscito a dare continuità e tenuta operativa alle attività del Piano di zona.” Si è quindi rilevato un miglioramento nel percorso di costruzione dell’identità di ambito, ma per il Distretto di Lecco l’elemento da sostenere è la dimensione distrettuale, in particolare presidiando la negoziazione politico-istituzionale e rinforzando le risorse dell’Ufficio di Piano. Gli elementi emersi circa il funzionamento dell’Ufficio di Piano sono abbastanza trasversali: il giudizio per l’operato delle funzioni di staff tecnico in capo a questo organismo è generalmente positivo, più accentuato a Lecco che negli altri due distretti; la precarietà e il sottodimensionamento degli Uffici di Piano sono elementi di continuità dal primo triennio in poi , occorrerà quindi riporre particolare attenzione a questo aspetto nel nuovo Piano. “L’attenzione futura dovrà essere quella di trovare le forme organizzative più adeguate affinché il piano possa svolgere la sua funzione programmatoria a due livelli: verso il territorio ma anche verso i singoli cittadini. Per fare questo però deve poter contare su risorse e competenze appropriate a svolgere una funzione di regia complessiva che consenta anche maggiori scambi a livello tecnico e a livello politico. A livello tecnico infatti il nodo rappresentato dalla distanza percepita fra il lavoro dell’ufficio di piano e l’operatività dei servizi sociali comunali ha da essere sciolto attraverso ad esempio una maggiore attenzione nello scambio e nel confronto in luoghi deputati fra ufficio di piano e servizi sociali comunali (es. tavolo tecnico, coordinamento distrettuale delle assistenti sociali). A livello politico si auspica una maggiore cura nella comunicazione tra ufficio di piano e amministratori (attraverso ad esempio: newsletter periodiche, maggiori incontri).” In merito all’integrazione con il Terzo Settore per il Distretto di Lecco di si è evidenziato un riscontro positivo, con un unanime riconoscimento di evoluzioni migliorative rispetto al primo triennio, soprattutto nell’operato dei tavoli tecnici, visti come luoghi più partecipati e più rappresentativi delle realtà locali. La soddisfazione generale per l’integrazione realizzata è stata espressa in questo caso dai soggetti pubblici che sono stati intervistati per l’ambito di Lecco, potrà quindi essere interessante verificare se questa percezione è condivisa anche da rappresentanti del Terzo Settore. “Si suggerisce per il III° triennio di valorizzare il più possibile gli esiti del percorso formativo che sta interessando gli attori dei tre territori e che

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certamente consentirà di precisare e chiarificare la partecipazione delle organizzazioni locali all’intero del piano di zona. Sarà da tenere presente l’impegno chiesto dalle linee guida regionali a dare continuità al coinvolgimento del terzo settore, attribuendo quindi ai tavoli d’area non unicamente funzione di consultazione in fase di ricostruzione della diagnosi di comunità, ma anche in fase di attuazione del piano e di monitoraggio e valutazione dello stesso.” 3- IL “SISTEMA FAMIGLIA” NEL DISTRETTO DI LECCO La società contemporanea sta sperimentando una fase di continuo e rapido cambiamento che richiede a ciascuno la capacità di individuare ed attuare un costante adattamento alla realtà per poter essere protagonista nel contesto di appartenenza. Risulta, pertanto, necessario individuare strategie, strumenti e mezzi operativi, sia a livello istituzionale che individuale, con lo scopo di rendere costruttivo il processo di trasformazione culturale in atto. Una realtà fondamentale su cui è necessario focalizzare l’attenzione nel Piano di Zona di questo triennio é la famiglia, in particolar modo le dinamiche attraverso le quali essa si mette in gioco al suo interno e nel contesto sociale più allargato per sentirsi ed essere riconosciuta come luogo fondamentale degli affetti e dei legami significativi tra le persone. Sempre più frequentemente oggi viene messo in risalto come la famiglia stia vivendo un’esperienza in cui prevalgono le dimensioni di fatica e in cui gli equilibri e le risorse esistenti al suo interno risultano compromessi, a discapito di valori fondamentali quali il prendersi cura dell’altro, il senso dell’appartenenza, la riconoscenza, la gratitudine. Appare, tuttavia, importante realizzare una politica e cultura dei servizi basata sul presupposto che non é sufficiente garantire alla famiglia un intervento di sostegno considerandola prevalentemente come oggetto di cure, ma che essa deve anche essere potenziata nel suo ruolo di protagonista nella costruzione della propria storia. Occorre altresì acquisire la capacità di porre lo sguardo all’interno della vita quotidiana delle famiglie per poterne comprendere le fragilità e i bisogni e, nel contempo, tenere in considerazione “la centralità della famiglia quale soggetto sociale” (l.r. 3/2008) riconoscendo alla stessa il mandato e il ruolo attivo che essa può svolgere. Si tratta, pertanto, di ipotizzare interventi a più livelli che mirano a far emergere le potenzialità che ogni nucleo familiare ha al proprio interno e che costituiscono una ricchezza per ciascuno dei suoi membri. Risulta fondamentale d’altro lato saper cogliere e leggere i segnali emergenti nel contesto sociale per prevenire, contenere e, se necessario, curare le forme di malessere e di sofferenza delle persone, che danno origine a dinamiche relazionali difficili e complesse e che possono sfociare in situazioni patologiche e multiproblematiche.

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A partire da questa premessa, in questo particolare momento storico, i bisogni rilevati sul territorio del Distretto di Lecco per quanto riguarda i minori e la famiglia appaiono sempre più complessi rispetto al passato. Si evidenzia una dimensione di fragilità rispetto all’esercizio delle funzioni educative e all’assunzione di responsabilità da parte degli adulti all’interno delle strutture educative “tradizionali” e del tessuto sociale in genere. Questa situazione di fatica e di disorientamento genera ansia e preoccupazione rispetto all’individuazione di interventi che possano garantire la promozione della qualità della vita a favore della singola persona e della famiglia. Appare complesso riuscire a far fronte alla necessità di accompagnamento delle nuove generazioni (in particolare degli adolescenti) e di farsi carico della dimensione della differenza, che caratterizza il contesto sociale attuale (es. incontro/scontro tra culture diverse, tra genitori e figli,…). Ne nasce una difficoltà nell’individuazione dell’offerta di servizi che rappresentino punti di riferimento stabili e precisi nel tempo, attraverso la garanzia di una presa in carico della persona e del suo bisogno, ma anche di un monitoraggio e di una verifica degli interventi attivati. A questo proposito si ritiene significativa la progettazione di interventi di mediazione a diversi livelli. Tali servizi, infatti, possono avere non solo un obiettivo di soluzione di problemi esistenti da tempo, ma anche, paradossalmente, di prevenzione rispetto all’acutizzarsi di tensioni all’interno del nucleo familiare, con il conseguente manifestarsi di forme di patologia e sofferenza psichica nei minori (es. figli di coppie con problematiche di maltrattamento). Gli interventi di mediazione del conflitto possono garantire l’offerta di spazi/luoghi di supporto e confronto, ma possono anche avere una “valenza terapeutica” importante, perché incidono sulla qualità delle relazioni che le persone sperimentano, soprattutto nella quotidianità. Si ritiene, infatti, che l’esperienza di “isolamento relazionale” costituisca una importante causa di sofferenza e, talvolta, di patologia psichica. Appare anche necessario prestare particolare attenzione al fenomeno della dipendenza che sta assumendo una drammaticità esponenziale, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi. Questo è un sintomo del profondo malessere che i ragazzi sperimentano. L’uso di sostanze e l’abuso di alcool si verifica per motivi diversi, quali il desiderio di nuove esperienze, la curiosità, la depressione, l’imitazione di comportamenti assunti da altri coetanei, l’affermazione o semplicemente la possibilità di essere accettati dagli altri. Il tema dell’uso e abuso di sostanze, della dipendenza o dei cosiddetti “consumi problematici” è da ricondurre più estesamente alla questione degli stili di vita, questione che interpella i servizi e le modalità di prevenire e trattare le diverse situazioni in maniera efficace. Rispetto ai suddetti fenomeni emergono i seguenti aspetti:

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- Il primo contatto con le sostanze avviene in precocissima età; le persone che entrano in contatto con i diversi servizi raccontano di aver iniziato ad utilizzare sostanze, generalmente cannabis, alcol e nicotina, nella preadolescenza.

- Il rapporto con le sostanze si caratterizza sempre più come poliabuso: l’assunzione, sia contemporanea che nel tempo, di più sostanze psicoattive legali (come alcol, nicotina e farmaci) e/o illegali è un altro elemento che contraddistingue in modo marcato gli attuali stili di consumo.

- Altro aspetto rilevante appare essere la compresenza di forti disagi e/o disturbi di carattere psicologico e/o psichiatrico nelle persone che hanno problemi con le sostanze.

- Anche le famiglie e le reti sociali di appartenenza appaiono sempre più in difficoltà nel riconoscere e gestire le diverse sfaccettature del fenomeno sostanze, il che ostacola la messa in atto di strategie che siano effettivamente funzionali al cambiamento e al benessere comune.

In questo quadro appare indispensabile creare alleanza e corresponsabilità tra i diversi soggetti (famiglia, scuola, organi istituzionali), affinché si possano disporre le risorse nell’ottica di una azione globale, preventiva e di sostegno rispetto a tale problematica. A fronte di questa situazione, si rende necessaria una progettazione locale basata su strategie di intervento concrete e globali per contenere e possibilmente prevenire il malessere e il disagio emergenti in modo sempre più profondo. Al riguardo, accanto agli interventi di carattere specialistico, viene sottolineata l’importanza dei contesti fortemente improntati da una dimensione relazionale e che rispondono ai bisogni quotidiani di minori, famiglie, adulti; questi luoghi/servizi costituiscono spazi importanti di riferimento e di concreto supporto quotidiano per le persone. Il valore dei suddetti contesti é percepito a livello generale, ma si rende essenziale in modo particolare in molte situazioni di donne sole con figli a carico. In accordo con le “Linee di indirizzo per la programmazione dei piani di zona 2009/2011”, si ritiene perciò indispensabile l’attivazione di servizi a partire da chiare e precise modalità di integrazione tra le agenzie che a diversi livelli erogano servizi alla persona. Si tratta, infatti, di prevedere un raccordo tale da poter garantire forme integrate di intervento tra:

- Istituzioni Pubbliche, Private, Terzo Settore - Servizi Sociali e Sanitari - Servizi di base e specialistici, con il coinvolgimento anche del Tribunale, Ordinario e per i Minorenni, della Questura,…..

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La l.r. 12.03.2008 n° 3, in effetti, “valorizza la definizione, in termini normativi, di una rete di unità d’offerta e la piena espressione delle capacità progettuali dei soggetti pubblici e privati, in particolare del terzo settore (…) attraverso una rete aperta e dinamica, e la definizione (…) dei compiti degli enti locali e degli altri soggetti pubblici e privati che concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete di unità di offerta sociali e sociosanitarie”. Appare importante che la collaborazione tra i servizi venga attivata a partire dalla fase di programmazione degli interventi, che scaturisce dall’analisi dei bisogni e dalla definizione delle priorità e delle strategie da porre in atto. Si valuta, inoltre, che il raccordo operativo possa risultare ancor più efficace nella misura in cui viene valorizzata la circolarità delle informazioni, sia in merito ai bisogni rilevati che agli interventi in atto e/o progettati (mappatura e coordinamento di progetti e interventi a livello territoriale). All’interno del Tavolo d’area minori, ad esempio infatti, si é riscontrato come la mancanza di informazioni e di una sistematica comunicazione in merito alla tipologia dei servizi e degli interventi rappresenta un limite alla possibilità di implementazione degli stessi e di rendere maggiormente efficaci le risorse presenti. L’esame del contesto territoriale ed i bisogni evidenziati dal Tavolo d’area disabili portano a confermare l’importanza dell’obiettivo di mutamento “culturale” per cui tutti gli interventi devono mirare al massimo dell’integrazione possibile, sia nell’ambito del potenziamento delle risorse residue che della predisposizione di progetti a medio lungo termine per ogni singolo soggetto, in modo da facilitare e promuovere anche nelle persone portatrici di disabilità esperienze di attività comuni a tutti, utilizzando servizi specifici solo quando sono indispensabili. Si ritiene importante confermare l’obiettivo già presente nel Piano di Zona del triennio precedente di sviluppare una cultura condivisa di approccio alle persone con disabilità, trasversale ad ogni ambito, sensibilizzando e sostenendo le realtà istituzionali ma anche il ricco panorama di soggetti del volontariato e dell’associazionismo presente nel nostro territorio che talvolta in autonomia, talvolta in collaborazione con i soggetti pubblici attivano una sviluppata rete di servizi relativi a questa area di utenza. Altri elementi di qualità sostanziale a cui tendere, devono essere l’approccio complessivo e la consuetudine ad agire su un progetto ampio e coordinato tra i diversi enti interagenti, in modo che ogni intervento sulla persona disabile e di sostegno alla sua famiglia risponda, nei limiti del possibile, ai reali bisogni di quel soggetto e di quel nucleo familiare. Sul versante dell’offerta di servizi la risposta ai bisogni emergenti dovrebbe essere il più possibile articolata e rispettosa dei bisogni e delle problematiche della singola persona, evitando la standardizzazione.

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La programmazione centralizzata si conferma pertanto come un elemento estremamente importante in relazione a quanto progettato in questa area, in modo da disporre di linee teorico pratiche di intervento nella gestione dei servizi concertate fra i diversi soggetti di riferimento, che capitalizzino le esperienze di tutti e consentano risposte il più possibile costruite sui bisogni delle persone. Risulta confermato l’obiettivo strategico proposto nella programmazione del Piano di Zona del triennio precedente di operare per consolidare una cultura di integrazione del soggetto disabile nei vari ambiti di vita, sviluppando anche servizi con capacità di orientamento delle istanze poste dalle famiglie. Si ritiene necessario ricomporre anche la frammentazione informativa e rafforzare i luoghi della programmazione per rimodulare o far nascere nuovi servizi o azioni pensate fin dall’inizio in una logica di rete, che possano contare sulla collaborazione di diverse componenti sociali. Prendiamo ora in esame i bisogni dei soggetti adulti in difficoltà, persone di qualunque nazionalità, con età compresa tra i 18 e i 65 anni, residenti nei comuni del Distretto di Lecco o non residenti (domiciliati, senza fissa dimora), che vivono soli o in un nucleo familiare in situazioni di disagio sociale, temporanee o di lungo periodo. Tali situazioni sono caratterizzate da multiproblematicità, cioè dalla combinazione di fattori disagianti (dipendenza da sostanze, problemi detentivi, assenza di riferimenti famigliari, disturbi psichici o del comportamento, gravi problemi sanitari, disoccupazione, separazioni e divorzi, povertà economica e relazionale…), che genera nella persona l’incapacità di soddisfare i bisogni di sussistenza, di trovare soluzioni sostenibili ai problemi della vita quotidiana, di mettere in atto azioni volte a migliorare la propria condizione di vita e di mantenere rapporti positivi con gli altri. Nelle situazioni più gravi si tratta di condizioni di vera e propria esclusione sociale. L’adulto in difficoltà è dunque colui/colei che si trova nell’impossibilità, temporanea o permanente, di essere autonomo e di assumere i ruoli socialmente attesi: persona che ha un lavoro e un’indipendenza economica, che ha una casa di cui si prende cura, che ha una famiglia, che mantiene relazioni con altri nell’ambito familiare e privato, che è attivo nella cura e promozione del proprio contesto di vita personale, familiare e sociale. L’attuale contesto socio-economico, caratterizzato da nuove fragilità e precarietà (crisi economica, crisi del modello familiare, sistema occupazionale che tende a favorire il precariato…) sta portando alla luce una crescente fatica da parte dell’individuo (e del suo nucleo familiare) ad acquisire e mantenere una condizione di piena autonomia e realizzazione, di benessere sociale ed economico. Questo induce un’esposizione a maggiori rischi di esclusione sociale in coloro che già presentano fragilità, come nel caso di persone che versano in condizioni quasi-permanenti di dipendenza da alcool e sostanze, marginalità.

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Nel Piano di Zona di questo triennio occorre riservare perciò una particolare attenzione ai mutamenti dei contesti sociali in atto e promuovere processi che favoriscano l’inclusione sociale, ovvero la (ri)costruzione di un tessuto sociale e di relazioni volte alla “tenuta” di chi è più fragile, in particolare di chi si trova ad essere e stare in quella “zona grigia”, sempre più estesa quantitativamente e diversificata qualitativamente (ad es. i cosiddetti working poor – i lavoratori impoveriti il cui stipendio non basta oggettivamente a garantire una vita dignitosa). Si ritiene importante intervenire per prevenire la multiproblematicità attraverso un’azione multilivello che investa tutte le componenti sociali: ambito pubblico, terzo settore e volontariato, cittadinanza. La maggiore fragilità delle famiglie si evidenzia e si accentua quando le persone sono anziane e soprattutto si trovano in situazione di malattia o comunque di malessere. In questi ultimi anni, infatti, si registra un costante e continuo aumento di richieste inoltrate da famiglie che, pur in grado di assistere il proprio parente, necessitano di accompagnamenti, supporti ed orientamenti per potersi muovere nel frammentato mondo socio-sanitario. La famiglia cioè, oltre a trovarsi ad affrontare situazioni più compromesse dal punto di vista socio-sanitario, vede al suo interno, date le sue caratterizzazioni attuali (si pensi alle coppie senza figli, alle convivenze, ai single, ai figli unici) una diminuzione del numero di componenti familiari, i quali, tra l’altro, sono inseriti e impegnati nel mercato del lavoro per motivi di sussistenza. Ciò porta ad avere famiglie sempre più “assenti” o con la necessità di consistenti sostegni e accompagnamenti. Si stanno inoltre sempre più avvicinando ai Servizi sociali dei Comuni fasce di utenza diverse, che comprendono un nucleo allargato spesso multiproblematico o comunque con una complessità ed articolazione di bisogni al suo interno. Essi riguardano in particolare: • famiglie che hanno in carico persone anziane con gravi difficoltà e compromissioni e che, spesso si trovano anche ad accudire persone con altri tipi di fragilità (disabilità, persone con disturbi psichici e/ comportamentali…); • i cosiddetti “nuclei anziani”: laddove, cioè, gli stessi figli sono in età anziana (ultra60enne se non addirittura ultra75enne) e laddove occorre un’assistenza plurima o dove comunque, considerata l’età, i familiari faticano a “reggere” situazioni di carico fisico ed emotivo stressanti; • nuclei multiproblematici le cui fragilità vengono interamente gestite dal componente anziano che necessita quindi di consistenti supporti da parte dei servizi (anziano solo con figlio disabile a carico; anziano con coniuge invalido ed il figlio con disturbi di personalità…).

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Un’ulteriore tipologia riguarda invece quelle persone “sole” e/o caratteriali con fragilità sociali, che non hanno alcuna rete di sostegno né parentale né di prossimità, anch’esse sempre più in aumento e alle quali va dedicata una particolare attenzione. Si tratta di persone e/o nuclei aggregati di singoli anziani (es. fratelli conviventi) isolati dalla comunità locale di appartenenza. Accanto alle tipologie di utenza sopra evidenziate che meritano particolari attenzioni, è possibile leggere la condizione di “anziano” suddividendola nelle sue diverse e più recenti denominazioni (giovani anziani; anziani; vecchi anziani; terza, quarta età….) a cui corrispondono, in linea di massima, bisogni e risposte differenti. In particolare si evidenziano: � gli anziani cosiddetti “giovani” (dai 65 ai 74 anni) che possono: sia rappresentare una risorsa per tutti quegli interventi informali e di sostegno che concorrono, accanto ai servizi istituzionali, alla costruzione dell’intera rete di risorse rivolte alla comunità locale, e per i quali la mancanza di occupazione può al contrario rappresentare un bisogno; ma anche essere portatori di bisogni prevalentemente di tipo sociale (pensionamento, vedovanza, isolamento/mancanza di reti di supporto, insufficienza economica, incapacità di gestire la quotidianità, fragilità emotiva …) poiché gestiscono con buone riserve funzionali la loro autonomia; � gli anziani tra i 75 e gli 85 anni, laddove si gioca la più importante partita della domiciliarità e dell’integrazione socio sanitaria poiché la fragilità prende forma in maniera visibile anche attraverso la riduzione o perdita di autosufficienza (patologie sanitarie, fragilità sociali, assenza di reti familiari, sovraccarico dei care giver, disorientamento nei servizi…); � i cosiddetti “grandi anziani” (over 86/90). Si tratta cioè di anziani o in buona salute per i quali è sufficiente un intervento sociale di supporto al domicilio (p.e. telesoccorso, rete, …) oppure anziani fortemente compromessi per cui è necessario organizzare un cospicuo intervento al domicilio (p.e. assistenti familiari; sad, adi…), o pensare a un’alterativa poiché non esistono le condizioni per una tutela al domicilio.

La dimensione di rete tra i diversi attori sociali ed il coordinamento di processi volti fin dalla fase programmatoria alla costruzione di un nuovo assetto sociale di erogazione dei servizi nel quadro culturale tracciato dalla legge 328/2000 e dall’identificazione dei L.E.A. - livelli essenziali di assistenza - saranno caratteristiche prioritarie e richiederanno una particolare attenzione sia sul piano metodologico che nell’ambito della gestione delle attività previste del Piano di Zona 2009/2011. L’Ufficio di Piano e il Tavolo Tecnico saranno elettivamente il luogo di monitoraggio e di riferimento prioritario per analisi ed informazioni nonché luogo di condivisione di una cultura operativa diffusa sul territorio.

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4- LE PRIORITÀ DELLE AREE D’INTERVENTO A PARTIRE DAI BISOGNI DELLA FAMIGLIA

Si descrivono di seguito alcune aree d’intervento che si configurano come prioritarie a livello del Distretto di Lecco a partire dai bisogni della famiglia; esse sono state individuate nell’ambito dei Tavoli d’Area Minori e famiglia, Disabili, Adulti in difficoltà e Anziani al fine di attivare una progettazione che possa avere una ricaduta concreta e immediata nei tempi di realizzazione del Piano di Zona 2009-2011. Si ritiene indispensabile che tale progettazione preveda una valorizzazione delle risorse esistenti, a partire dalla famiglia, con l’obiettivo di evitare il più possibile un dispendio di energie dal punto di vista umano, professionale ed economico, anche attraverso il consolidarsi di esperienze di buone prassi a livello socio educativo. Si precisa che le aree di intervento individuate e che meritano particolare attenzione, si intrecciano tra loro per diversi aspetti, ma questo elemento non fa altro che rafforzare la necessità di prevedere “percorsi che favoriscono l’utilizzo integrato delle risorse e la presa in carico della persona considerata nella sua unitarietà e realizzino metodologie, prassi operative, organizzative e procedurali condivise ed omogenee” (cfr. linee di indirizzo PdZ 2009/2011). E’ infatti auspicabile che ogni intervento sia pensato e concretizzato non solo sulla singola persona, ma tenendo in considerazione l’intero nucleo familiare e il contesto territoriale in cui essa vive. Per l’Area Minori e famiglia si considerano prioritari i seguenti ambiti, specificando per ciascuno i bisogni, le azioni, le risorse. ° La prevenzione e il contrasto dei fattori di rischio * I bisogni

La persona e la famiglia rappresentano una importante risorsa a livello sociale, ma si evidenziano anche molti elementi di fragilità che richiedono la necessità di prestare particolare attenzione alla promozione di una mentalità attenta allo sviluppo delle responsabilità individuali e sociali, valorizzando la dignità di ciascuno. In altri termini emerge il bisogno di prevenire, o quantomeno di arginare, le dimensioni di solitudine e, talvolta, di emarginazione, per costruire una rete sufficientemente solida intorno alla persona, sia a livello di famiglia che di contesto sociale. La centralità deglil interventi deve essere focalizzata sulla necessità di costruire e rafforzare i legami di prossimità tra le persone attraverso l’incontro, il riconoscimento reciproco del valore

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dell’altro, il sostegno della persona nell’esercizio del proprio ruolo attivo all’interno della società. Ciò rende di fondamentale importanza progettare “per ogni famiglia che lo richieda, un piano personalizzato di sostegno, attivando uno stretto collegamento tra consultori, servizi sociali, reti di solidarietà, stimolando anche processi di mutuo-aiuto e confronto fra le stesse famiglie”. (linee di indirizzo 2009 - 2011)

* Le azioni I bisogni suddetti possono trovare risposta attraverso:

- l'individuazione di spazi/luoghi di informazione, confronto, sostegno nello svolgimento dei compiti educativi e nella gestione della quotidianità; - l'intervento di supporto a favore delle famiglie e all’interno delle scuole, anche attraverso una collaborazione attiva con i servizi specialistici (es. neuropsichiatria infantile); - il raccordo tra le diverse agenzie educative (famiglia, associazionismo familiare, scuola, CAG, Parrocchie, consultori, centri di consulenza, sportelli scolastici...) attraverso un percorso legato da uniformità operativa, in un’ottica di interventi in sinergia tra loro.

* Le risorse Si segnalano i progetti e le attività collegate a questo ambito di intervento: • I progetti distrettuali della L. 285/97 e della L. 45/99 ( Comune di Oggiono,

Comune di Lecco e Comunità Montana Valle San Martino), che in particolare attivano interventi preventivi per pre-adolescenti e adolescenti nelle scuole e nei luoghi di aggregazione dei giovani (CAG, Oratori, centri ricreativi, ecc.). A questo proposito si richiamano le “Linee guida regionali per la prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella popolazione adolescenziale e preadolescenziale” da tenere in considerazione nello sviluppo delle progettualità territoriali.

• Il sostegno nello svolgimento dei compiti educativi e nella gestione della quotidianità attraverso l’erogazioni di buoni sociali rivolti alle famiglie numerose con l’obiettivo di sostenerle mediante i seguenti interventi: 1. integrare il reddito per prolungare il congedo parentale o ridurre l’orario lavorativo 2. sostenere l’accesso ai servizi per la prima infanzia ( asili nido-micronidi-centri prima infanzia-nidi famiglia) 3. sostenere l’accesso a servizi integrativi ( pre/post scuola, servizi per il periodo di vacanza scolastica, per la socializzazione, per le attività sportive, ricreative e culturali e del tempo libero, mensa )

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4. garantire la fruizione di servizi di trasporto e accompagnamento 5. garantire servizi per l’assistenza con particolare attenzione al minore

disabile. • “Fare rete e dare tutela e sostegno alla maternità” l.r. n.23/99 - Interventi di rete all’interno degli istituti con consulenti degli sportelli e gli insegnanti tutor laddove si riscontrano fragilità individuali o famigliari e si rende necessario un intervento specifico per rinforzare le risorse presenti e per la individuazione dei possibili interventi di supporto per i ragazzi in difficoltà in collaborazione con la famiglia, ed in sinergia con enti pubblici e di privato sociale: servizi sociali o socio sanitari protettivi quali i consultori pubblici e privati, CAG, oratori, ecc. • Riorganizzazione dei consultori familiari al fine di ampliare e potenziare gli interventi sociali a favore delle famiglie ai sensi della D.G.R. n. VIII/8243 del 22 ottobre 2008

− Offerta di una risposta ai bisogni emersi nei vari presidi di ascolto presenti sul territorio, indirizzati agli studenti ed in particolar modo alle loro famiglie, dando seguito agli interventi di consulenza effettuati negli sportelli delle singole scuole, in collaborazione con gli “insegnanti tutor” ed in rete con lo “Osservatorio provinciale per il bullismo. − Attivazione delle risorse disponibili per migliorare il benessere del singolo e del nucleo nel suo complesso. - Individuazione di modalità attraverso le quali offrire sostegno a famiglie in situazioni di disagio prevenendo l’insorgere di gravi difficoltà che necessiterebbero di interventi strutturati da parte dei servizi specialistici e, spesso, dell’interessamento dell’autorità giudiziaria.

• Progetti attivati in base alla legge 23 che prevedono il supporto alla genitorialità nello svolgimento dei compiti educativi. Nel territorio della Valle San Martino opera in tal senso l’associazione di volontariato e solidarietà familiare “Il chicco di grano”. ° Le forme di sostegno leggero * I bisogni

L’esperienza vissuta all’interno della famiglia é ritenuta essenziale per uno sviluppo armonico e adeguato del minore, pertanto occorre valorizzare modalità di intervento agili ed articolate, che possano essere riviste anche con criteri di flessibilità durante le diverse fasi di monitoraggio della situazione. Tali forme mirano, laddove é possibile, a consentire che il minore mantenga, anche nella quotidianità, il legame con le proprie figure parentali. L’intervento leggero, infatti, può essere limitato ad alcune ore durante la giornata (affidamento diurno o part time).

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Esso può rappresentare una risorsa nei confronti delle famiglie straniere, che devono affrontare i problemi di organizzazione della quotidianità e che spesso sono prive sul territorio di legami parentali significativi.

* Le azioni Il sostegno leggero può declinarsi in:

- interventi di diurnato e centri di aggregazione per l’accoglienza di minori italiani e stranieri; - affido familiare e affido leggero; - housing sociale; - servizio domiciliare di sostegno alle funzioni educative familiari; - informazione/accompagnamento all’affettività, in particolare nei confronti degli adolescenti (dimensione relazionale, contraccezione,..).

* Le risorse • Si segnala la presenza ai fini di questi obiettivi del Centro diurno Miani presso Casa San Girolamo di Vercurago (Lc), e il Centro Diurno presso il don Guanella a Lecco. • Riguardo al tema dell’affido familiare, si evidenzia inoltre che alla fine del 2006 si è costituito un Gruppo tecnico (formato da due referenti per ogni Ambito Distrettuale - uno dell’Ufficio di Piano e uno della Gestione Associata - e da un operatore della Provincia di Lecco e un operatore della Cooperativa sociale “Il Talento”), che ha portato all’elaborazione del Progetto “Affido familiare: un percorso affidabile”, nato dalla connessione e dalla progettazione condivisa tra Enti pubblici e soggetti del Terzo Settore. Il progetto, cofinanziato dai tre Ambiti Distrettuali di Bellano, Lecco e Merate, è stato presentato dalla Cooperativa Sociale Il Talento onlus ad un Bando di finanziamento della Fondazione Cariplo. La Fondazione Cariplo, valorizzando il rapporto di partnership costituitosi tra Enti pubblici e soggetti del Terzo Settore, ha deliberato la concessione di un contributo per il progetto biennale che prevede la realizzazione di un Servizio Affidi a livello provinciale, composto dal Gruppo Tecnico e da un’equipe affidi operativa gestita dalla cooperativa Il Talento. Le principali finalità del progetto, che è un’importante risorsa per i territori dei tre Distretti, sono: - accrescere l’attenzione solidale ai minori che vivono relazioni familiari problematiche - operare in favore dell’attuazione del diritto di ogni bambino a crescere in una famiglia - sostenere la scelta di accoglienza come occasione trasformativa e generativa per la stessa persona/ famiglia accogliente - promuovere la costruzione di reti di appoggio e di sostegno a nuclei familiari privi di reti parentali e amicali - sostenere azioni preventive verso nuclei familiari fragili o a rischio. Nel dicembre 2008 è stato sottoscritto un Atto d’intesa tra Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, gli Ambiti Distrettuali di Bellano, Lecco, Merate, la Provincia di Lecco e la Cooperativa Sociale “Il Talento” di Lecco per la realizzazione del progetto per il periodo 2008 - 2010.

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Nell’Atto d’intesa si definisce che il Gruppo Tecnico presidierà i raccordi con il Consiglio di Rappresentanza, i Presidenti degli Ambiti distrettuali, il Terzo Settore (Associazioni e Comunità), la Cooperativa sociale Il Talento e il Consorzio Consolida, e le opportune connessioni tra il Servizio Affidi provinciale e le equipe Tutela minori del territorio.

Si fa presente inoltre che il Piano di Zona da alcuni anni attiva l’erogazione di buoni sociali per l’affido familiare di minori.

• Si segnala anche che il Consorzio Consolida ha presentato un progetto alla Fondazione Cariplo sul bando “Promuovere percorsi di coesione sociale nelle comunità territoriali” Tale progetto ha l’obiettivo di attivare una rete di servizi leggeri rivolti ai minori e alle loro famiglie, collocandosi in stretto raccordo con il terso triennio del Piano di zona. Il progetto è stato selezionato dalla Fondazione e ne è stato finanziata la progettazione operativa, nell’ipotesi di una sua definitiva approvazione, si renderanno disponibili nel territorio azioni specifiche si attivazioni di percorsi rivolti ai minori e alle famiglie che saranno una risorsa importantissima, vista anche la stretta connessione con gli ambiti programmatori del territorio.

° La mediazione del conflitto * I bisogni

Dall’analisi del contesto sociale attuale emerge l’esistenza di dimensioni altamente conflittuali tra le persone, alle quali appare necessario offrire risposte adeguate con l’obiettivo di favorire una situazione di maggior equilibrio relazionale. Il conflitto é un’esperienza inevitabile e ricorrente nella vita, ma esso talvolta degenera con effetti indesiderabili e distruttivi. Ciò rende necessario l’intervento di un terzo che, attraverso una azione di sostegno, offre alle persone una opportunità per affrontare il conflitto in modo costruttivo e per rimettere in gioco le proprie risorse.

* Le azioni L’intervento può avvenire mediante: * la consulenza e la mediazione culturale e sociale con le quali vengono offerti interventi di sostegno alla persona, alla coppia, alla genitorialità, alle realtà che svolgono un ruolo educativo, con lo scopo di ristabilire un dialogo diretto tra le persone e di recuperare il significato delle relazioni; * la mediazione familiare, con la quale si mette a disposizione un percorso guidato per i genitori che si stanno separando, per cercare di affrontare e risolvere i conflitti attraverso accordi condivisi e consapevoli che rispondano ai bisogni dei figli e di ciascuno. Si ritiene necessario che l’intervento di mediazione del conflitto venga attivato in particolar modo nei confronti delle famiglie e all’interno delle scuole. Esso si snoda a diversi livelli prevedendo una mediazione:

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- culturale (facilitazione della comunicazione e della conoscenza tra persone di culture ed etnie diverse); - familiare (separazione della coppia e conflitto generazionale); - sociale (intervento sul contesto in un’ottica preventiva al disagio e alla violenza).

* Le risorse • Progetto per l’utilizzo del finanziamento a sostegno delle attivita’ dei consultori familiari pubblici e privati accreditati, ai sensi della d.g.r. n. 6453 del 22.01.2008 allo scopo di ampliare e rendere professionalmente sempre più qualificato il servizio di aiuto e sostegno alle coppie in crisi e che si stanno separando. • Attività del Centro di consulenza e mediazione familiare e sociale Emiliani di Somasca di Vercurago (Lc), rivolto a persone che devono affrontare eventi critici della propria esistenza di vita e necessitano di un supporto per riuscire a canalizzare positivamente le energie di cui sono dotate e a valorizzare la propria identità e il proprio ruolo.

° L’integrazione degli stranieri, sia minori che adulti * I bisogni

Il fenomeno dell’immigrazione si pone oggi come una grande sfida in quanto, a nostro avviso, non si tratta solo di prevedere interventi volti all’accoglienza degli stranieri e a favorire il loro adattamento alla nostra realtà, ma si rende necessario attivare un processo di integrazione che chiama in causa tutta la collettività. Appare, infatti, importante prestare attenzione alla costruzione di una appartenenza intesa come un processo attraverso il quale lo straniero si senta parte attiva di un contesto, portando le proprie differenze.

* Le azioni

Lo scambio e l’incontro tra culture differenti può essere favorito attraverso una attenzione che si snoda su triplice intervento:

- la necessità di acquisire strumenti e competenze per far fronte al tema della diversità culturale;

- l’offerta allo straniero di strumenti adeguati per consentire la conoscenza della lingua italiana e l’inserimento nel contesto sociale;

- la valorizzazione in termini di risorsa delle realtà familiari straniere esistenti.

* Le risorse

• Riorganizzazione dei consultori familiari al fine di ampliare e potenziare gli interventi sociali a favore delle famiglie ai sensi della D.G.R. n. VIII/8243 del 22 ottobre 2008 - Aiutare le famiglie straniere

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nella gestione dei figli che si confrontano con la nuova realtà culturale e sociale. • Progetto Penelope realizzato dal Comune di Lecco all’interno della L.285, rivolto a donne straniere per favorire la conoscenza della lingua italiana, dei servizi del territorio e per facilitarne la socializzazione). • I progetti trasversali e distrettuali della Legge 40/98

° L' attenzione alla prima infanzia

* I bisogni

Emerge l’esigenza di affermare sempre più una cultura per l’infanzia rispettosa del benessere del bambino in particolare rispetto agli aspetti emotivi e relazionali. Accompagnare la famiglia a riconoscersi come risorsa permettendole di sperimentarsi, confrontarsi, modularsi, può aiutare ad avere maggior consapevolezza di cosa significa essere in una “buona relazione”. Può offrire nuove competenze per leggere i segnali che i bambini mandano permettendo, in alcuni casi, di prevenire eventuali difficoltà o di intervenire tempestivamente sul loro nascere.

* Le azioni

In concreto è possibile attivare: - un sostegno alla genitorialità centrato sull’offerta di situazioni concrete in cui sperimentare “l’essere genitore di fronte alle richieste del bambino piccolo” e “il prendersi cura, il fare, con il bambino piccolo” Questa modalità d’approccio è intesa come prevenzione, come possibilità del genitore di ”vedersi nella relazione” e “vedere” il proprio bambino prevenendo anche eventuali possibili disordini relazionali; - l’individuazione di modalità di conoscenza dei servizi per la prima infanzia presenti sul territorio. - l’individuazione di modalità di raccordo tra le agenzie che si occupano di prima infanzia (consultorio, pediatria, neuropsichiatria infantile,..).

* Le risorse I progetti attualmente in corso sono : • “Legami diversi 2007/2008”: progetto gestito in partnership tra il Comune di Lecco e il Consorzio Consolida e finanziato con fondi destinati alle finalità della L. 285. Vengono previsti l’offerta di momenti di gioco in cui la presenza delle famiglie permette il riconoscimento e la sperimentazione delle proprie risorse genitoriali. Accanto a questo l’obbiettivo è di potenziare il raccordo con le risorse attive sul territorio sulle tematiche familiari e di potenziare i canali informativi con tutto quanto nel territorio si propone per e con le famiglie.

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• Progetti finanziati dalla L. 23/99, in particolare corso di accompagnamento per persone che affiancano la famiglia nella cura del bambino piccolo da parte del Ritrovo di Lecco e il percorso di incontri con le famiglie frequentanti i servizi 0/6 a cura della Fism, dell’Agesc e della Coop. Prima i bambini”. ° Il potenziamento degli interventi riparativi * I bisogni

Si registra il dilagare di una situazione di “crescente allarme sociale” rispetto alla fragilità delle persone e alla profondità del malessere che esse manifestano, sia a livello psicologico che comportamentale. Ciò rende necessaria l’attivazione di interventi specifici che chiamano in causa i servizi nell’ottica di un lavoro di rete nella fase progettuale, della presa in carico, del monitoraggio e della valutazione. In altri termini si tratta di attivare una “integrazione tra politiche sociali, socio-sanitarie e politiche sanitarie, ma anche integrazione di prestazioni finalizzata ad assicurare una personalizzazione e una presa in carico complessiva della persona” (obiettivi triennalità 2009/2011).

* Le azioni

Alla base dell’intervento riparativo deve essere considerata una: - presa in carico e monitoraggio di situazioni di minori che manifestano disagio psichico e disturbi/comportamenti psicopatologici (uso di sostanze e alcool, disturbi alimentari, bullismo, disturbi pervasivi dello sviluppo; disturbo psicotico; disturbo depressivo; disturbo ansioso; fobia scolare; disturbi della condotta; disturbo dell’attività e dell’attenzione; attacchi di panico; disturbi postraumatici da stress, ecc…); - presa in carico e monitoraggio di minori che manifestano problemi a livello scolastico per far fronte al disagio e alla dispersione scolastica. Dagli ultimi dati acquisiti, il minore con un Q.I.T.: < 94, non riesce a rimanere al passo con la didattica scolastica, ciò comporta una demotivazione del minore nel proseguire gli studi o nell’impegnare il suo tempo in questa attività. Questi bambini che vengono considerati con un intelligenza nella norma oppure i minori con un intelligenza borderline (Q.I.T. compreso tra 70 e 85) non hanno nessun supporto; - possibilità di presa in carico dei genitori e/o dell’intero nucleo familiare; - presa in carico e monitoraggio di minori, donne sole o con figli a carico, con problemi di maltrattamento e/o abbandono (inserimento in comunità e successivi percorsi verso l’autonomia abitativa e lavorativa).

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* Le risorse • Le risorse esistenti sono le Comunità educative sia per minori che per donne sole e/o con figli a carico. • I progetti trasversali ex L. 285/97: “Invicta”; progetto di rete a sostegno donne vittime di violenza e vittime della tratta. • Si segnala che per lavorare nell’ambito riparativo il territorio ha inoltre due importanti strumenti: * l’atto di intesa con l’ASL sul DPCM 14/02/2001 sulle funzioni di integrazione socio-sanitaria; * Il protocollo d’intesa per la realizzazione di strategie di prevenzione ed interventi integrati sul maltrattamento, l’abuso e la violenza all’infanzia e all’adolescenza stipulato dai tre Distretti e le tre Gestioni Associate con l’Ufficio Scolastico Provinciale, la Provincia, la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Lecco e le Forze dell’ordine. Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano A seguito delle suddette considerazioni si ritiene utile pensare all’utilizzo di strumenti che formalizzino e facilitino l’integrazione tra i servizi e che offrano linee di intervento chiare e ben definite per quanto riguarda i ruoli e gli ambiti di intervento. Al riguardo é possibile avvalersi di modalità quali protocolli d’intesa, convenzioni, tavoli di coordinamento tra i servizi, circolarità delle informazioni emerse dagli osservatori esistenti, con lo scopo di favorire l’incontro tra la domanda “sociale” e l’offerta dei servizi. L’intervento di raccordo e coordinamento potrebbe essere svolto anche attraverso la promozione di un lavoro sistematico del segretariato sociale individuando i compiti da attribuire a tale ufficio. “La funzione del piano di zona é quella di programmare interventi per rispondere ai bisogni delle persone, delle famiglie e della comunità nell’ambito della rete integrata delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, secondo quanto indicato dalla l.r. 3/2008”. Si ritiene, pertanto, necessario prevedere il coinvolgimento e la valorizzazione di tutti gli attori sociali coinvolti e interessati, per la costituzione di una rete di solidarietà, di una cultura della genitorialità sociale, di una più ampia “comunità educante”. Questa prospettiva in base alle linee di indirizzo per la programmazione dei piani di zona 2009 - 2011 si colloca nell’ottica di una significativa “promozione della “qualità della vita”, il cui obiettivo è quello di sostenere il raggiungimento del benessere psicofisico delle persone e di promuovere uno stile di prossimità”. Si auspica, pertanto, l’avvio di un cammino che mira a creare una rete basata sulla solidarietà e sulla cittadinanza attiva, coinvolgendo attori diversi circa la necessità di farsi carico della persona e della famiglia, non solo in termini di cura, ma anche, e soprattutto, di prevenzione del malessere e del disagio che può caratterizzare gli eventi che si manifestano nella quotidianità della vita.

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Si ritiene altresì importante il monitoraggio di quanto evidenziato nel documento relativo ai Piani di Zona per verificarne costantemente la concretizzazione nel tempo. Si auspica in tal senso la prosecuzione di compiti precisi attribuiti ai componenti i tavoli d’area e il tavolo tecnico. Si tratta di indurre un processo di cambiamento del contesto in cui viviamo in termini di prevenzione del disagio e nell’ottica di un benessere collettivo che restituisce valore e speranza alle persone. La lettura dei bisogni riferiti all’Area Disabili svolta nell’ambito dei lavori del Tavolo tecnico distrettuale, tiene conto di alcuni nodi problematici particolarmente significativi come:

- la necessità di approccio condiviso e coordinato tra i diversi servizi nelle varie fasi di diagnosi ed accertamento della disabilità;

- le necessità di offrire risposte ai bisogni non solo della singola persona disabile ma anche del suo nucleo familiare nonché dell’articolazione di differenti bisogni in diversi momenti cruciali della vita.

Per facilità di esposizione la lettura dei bisogni è articolata e riferita alle fasi di età della vita nonché alle diverse dimensioni dei bisogni che si andranno via via evidenziando.

Area disabili: Infanzia ed età evolutiva Pur non capillarmente ed egualmente diffusa su tutto il territorio la rete dei servizi offerta ai bambini portatori di handicap risulta nel nostro territorio abbastanza diffusa ed attenta ad alcuni aspetti qualitativi soprattutto per quanto riguarda:

- la precocità della diagnosi del trattamento; - l’accertamento del grado di disabilità ai fini dell’inserimento scolastico; - l’organizzazione di una rete di servizi di supporto all’informazione e di

sostegno ai nuclei familiari.

Nonostante questi aspetti positivi, occorre però segnalare i seguenti bisogni che si assumono come linee di programmazione e di intervento da considerare e condividere con gli altri attori sociali nello sviluppo della progettazione operativa di questo Piano di Zona:

- Elaborazione di protocolli di intesa condivisi per diversi servizi (Asl, Azienda Ospedaliera, consultori, ecc.) per la procedura di primo approccio e di sostegno al nucleo familiare nel momento della diagnosi di handicap.

- Mantenimento dell’attuale assetto del nucleo tecnico designato per l’accertamento precoce dell’handicap ai fini dell’inserimento scolastico.

- Consolidamento del raccordo Ufficio Scolastico Provinciale, Asl ed Azienda Ospedaliera per l’identificazione di piani d’intervento

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programmati e condivisi sia rispetto alle problematiche sia rispetto ai singoli casi.

- Condivisione di un approccio comune alle problematiche evidenziate, creazione nel territorio di modalità condivise d’intervento tra scuole pubbliche e paritarie nel territorio, attraverso un raccordo tra enti locali e dirigenze scolastiche.

- Mantenimento e implementazione degli interventi previsti nei protocolli d’intesa per il servizio di educatore professionale nelle scuole ed ulteriore qualificazione della figura dell’educatore scolastico professionale attraverso:

- la capitalizzazione delle esperienze degli operatori - la stabilizzazione dove possibile del personale educativo che svolge tali compiti per dare continuità al servizio e favorire la specializzazione.

- Organizzazione di servizi di sostegno alle famiglie del bambino piccolo con disabilità al di là dei servizi di tipo scolastico per favorire l’utilizzo del tempo libero e la socializzazione delle problematiche familiari.

- Implementazione delle informazioni e dei progetti per la fornitura dell’utilizzo scolastico di strumenti di facilitazione dell’inserimento dell’alunno disabile.

- Sostenere l’associazionismo familiare dei genitori dei bambini più piccoli

valorizzando l’impegno per il miglioramento delle condizioni di vita dei propri figli, superando, dove possibile, la parcellizzazione dei gruppi per tipologia di handicap.

- Sperimentare alcune buone prassi di intervento relative ad un approccio condiviso ai problemi dell’handicap provvedendo alla formazione di soggetti particolarmente importanti nella vita dei bambini e delle loro famiglie come i pediatri di libera scelta, gli insegnanti e gli operatori socio-educativi.

- Elaborare, come proposto anche dalle Linee di indirizzo per i Piani di Zona 2009-201, un sistema di approccio ai problemi dell’autismo che diventi modello anche per altri interventi su disabilità gravi e pluriproblematiche.

- Implementazione - specializzazione dello Sportello Informadisabili del

territorio per l’integrazione delle informazioni, la relazione più strutturata con il servizio sociale di base e con l’associazionismo e come sostegno alla circolazione delle informazioni sulle esperienze in atto.

- Attivazione di progetti sperimentali rivolti ai disabili e alle loro famiglie per il presidio di alcuni momenti cruciali della vita come: il primo inserimento nell’ambito scolastico.

- Porre attenzione allo snodo del passaggio da un ordine di scuola ad un altro, al sostegno, all’orientamento, all’accompagnamento al momento della scelta dopo il termine della scuola dell’obbligo.

- Identificazione sul territorio di aree in cui collocare i seguenti servizi che

mancano o la cui rete non è completa:

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scuola potenziata, allargando in modo omogeneo, collegato e integrato l’esperienza in atto; comunità terapeutica per bambini e ragazzi da 0 a 12 anni affetti da disabilità.

Le risorse:

- I servizi previsti nell’ “Accordo di programma per le politiche sociali nel territorio lecchese tra Provincia di Lecco, Comune di Lecco e Comuni sottoscrittori, Assemblee distrettuali e Gestioni associate dei servizi socio – assistenziali di Bellano, Lecco, Merate, Comunità Montane, Azienda Ospedaliera di Lecco, Asl di Lecco, Prefettura di Lecco, Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco, Aler di Lecco”.

- Implementazione dell’attività dei coordinatori pedagogici distrettuali, già previsti dal progetto ex DGR 215 “Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” con il compito di facilitare la costruzione di connessioni tra comuni e scuola.

- Organismo di coordinamento della neuropsichiatria infantile. - Operatori servizi sociali comunali di base. - Sportello Informadisabili. - Titoli sociali (Buoni sociali per interventi di sostegno domiciliare e per

interventi di sollievo estivo) e progetti L. 162/98 attivati dal Piano di Zona.

- Progetti su specifici interventi elaborati da soggetti del terzo settore (cooperative di tipo A presenti nel territorio).

Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano

- Coinvolgimento dei Comuni del Distretto nella condivisione delle linee di approccio e presa in carico dei bambini disabili.

- Realizzazione di momenti di condivisione con i servizi sociali dei comuni relativamente alle attività svolte in termini di conoscenza, procedure e risultati.

- Mantenimento, attraverso i Tavoli d’Area del Piano di Zona, del raccordo tra i diversi soggetti interagenti nella presa in carico dei bambini disabili (Asl, Azienda Ospedaliera, ufficio scolastico provinciale, terzo settore, associazionismo).

- Studiare momenti di raccordo con gli altri soggetti interagenti sul problema, per esempio i gruppi di coordinamento provinciale dell’Asse 3 Disabilità previsti dal citato Accordo di programma per le politiche sociali nel territorio lecchese

- Mantenere un raccordo con l’Organismo di coordinamento per la neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza, tramite la partecipazione di un rerente tecnico dell’Ufficio di Piano di Lecco.

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Area disabili: Età adulta Rispetto ai servizi rivolti all’area della disabilità adulta si ritiene di poter confermare l’analisi svolta dal gruppo di lavoro che ha preparato il testo dell “Accordo di programma per le politiche sociali nel territorio lecchese tra Provincia di Lecco, Comune di Lecco e Comuni sottoscrittori, Assemblee distrettuali e Gestioni associate dei servizi socio – assistenziali di Bellano, Lecco, Merate, Comunità Montane, Azienda Ospedaliera di Lecco, Asl di Lecco, Prefettura di Lecco, Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco, Aler di Lecco” sia per quanto riguarda l’analisi dell’esistente sia per quanto riguarda gli obiettivi prioritari da porsi nell’ambito del triennio di programmazione delle attività del Piano di Zona. Per quanto riguarda l’attuale situazione dei servizi del territorio:

- L’offerta dei servizi per la disabilità adulta nel territorio provinciale sta definendosi secondo le indicazioni normative emanate dalla Regione Lombardia. L’azione di conversione e sviluppo delle diverse unità d’offerta deve avvenire secondo criteri che permettano lo sviluppo di poli locali d’offerta, attraverso il decentramento e l’avvio di servizi sul territorio secondo una modalità a rete, in grado di garantire una risposta all’insieme dei bisogni, accompagnare il progetto di vita delle persone cogliendo l’evoluzione dei percorsi individuali e di dialogare e intrecciare le progettualità producendo quel più di servizi che deriva dalla capacità di lavorare insieme, privilegiando i diversi servizi per affinità, interesse, motivazione, esigenze, attraverso un lavoro trasversale tra servizi che consenta di ottimizzare competenze, risorse, conoscenze, esperienze e di portare ad un livello alto di elaborazione comune le diverse realtà.

Per quanto riguarda gli obiettivi occorre: - Guidare lo sviluppo dei servizi, accompagnare la crescita di una cultura e

di una logica della complementarietà, dell’integrazione, della programmazione condivisa.

- Decentramento e sviluppo omogeneo dei servizi sui diversi poli territoriali, garantendo la presenza di una rete di offerte articolata e dialogante attraverso la condivisione degli aspetti programmatori, la messa in comunicazione delle programmazioni, degli spazi, delle risorse, l’ottimizzazione delle competenze.

Le azioni

- Nell’ambito dell“Accordo di programma per le politiche sociali nel territorio lecchese” avvio di un ambito tecnico di coordinamento provinciale dei servizi per disabili che assume, in raccordo tecnico con i Piani di Zona, il compito della programmazione, del coordinamento, della definizione di criteri e standard di funzionamento, della valutazione delle esperienze, della formulazione dei criteri di copertura della spesa e dei budget di spesa. Il gruppo è composto da: il coordinatore dell’asse tematico come indicato all’.art 7, un referente del Settore Servizi alla Persona della Provincia di Lecco, Direttore del Servizio Disabili del Comune di lecco, un referente del Servizio Disabili dell’Asl, i referenti

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dell’area disabili degli uffici di Piano/Gestioni associate, un referente dell’UONPIA,Azienda Ospedaliera, un referente dell’USP;

- Avvio del Coordinamento provinciale dei CDD, - Avvio del coordinamento provinciale dei CSE/SFA; - Avvio del coordinamento provinciale delle strutture residenziali; - Avvio del coordinamento provinciale degli interventi di assistenza

educativa, al fine di garantire una pari offerta su tutto il territorio, il confronto professionale tra gli operatori, la formazione, una maggiore interlocutorietà con le Scuole, una maggiore stabilità degli operatori attraverso anche un processo di razionalizzazione e organizzazione dell’intervento;

- Predisposizione del Piano di azione relativo all’asse disabilità, individuando gli obiettivi per l’annualità di riferimento, il regolamento di accesso e funzionamento dei servizi aderenti alla rete, i criteri di accreditamento qualora non definiti da specificare normative, le procedure che regolano i rapporti tra le strutture e i servizi territoriali e specialisti. Il Piano dovrà prevedere anche la definizione di percorsi formativi mirati volti allo sviluppo delle competenze e sostenere i processi di integrazione progettuale e operativa fra i diversi soggetti.

Il Tavolo Area Disabili ha comunque rilevato alcune carenze nell’ambito della programmazione e dell’offerta dei servizi afferenti all’ambito della disabilità adulta soprattutto in relazione a:

- la presa in carico ed il sostegno alle famiglie degli adulti affetti da disabilità gravi e gravissime di origine post-traumatica ( si rileva la necessità per questi soggetti di una più forte integrazione tra l’intervento di tipo sanitario, riabilitativo e di tipo sociale);

- la necessità di stabilire modalità di approccio di intervento per disabili adulti in età matura sia per quanto riguarda l’assistenza sanitaria sia per quanto riguarda servizi di residenzialità;

- la mancanza di un servizio di pronto intervento per disabili che risponda a bisogni sia delle persone sia delle loro famiglie in occasione di gravi eventi imprevisti che riguardino il soggetto o il suo nucleo familiare.

Le risorse:

- I servizi previsti nell’ “Accordo di programma per le politiche sociali nel territorio lecchese tra Provincia di Lecco, Comune di Lecco e Comuni sottoscrittori, Assemblee distrettuali e Gestioni associate dei servizi socio – assistenziali di Bellano, Lecco, Merate, Comunità Montane, Azienda Ospedaliera di Lecco, Asl di Lecco, Prefettura di Lecco, Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco, Aler di Lecco.

- Operatori servizi sociali comunali di base. - Sportello Informadisabili. - Titoli sociali (Buoni sociali per interventi di sostegno domiciliare e per

interventi di sollievo estivo) e progetti L. 162/98 attivati dal Piano di Zona

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- Coordinamento Handicap di Lecco attivo da molti anni e riconosciuto come interlocutore dal Comune di Lecco. Collabora con l’ASL, l’Amministrazione Provinciale e il Solevol sulla complessa tematica dell’Amministratore di Sostegno e nella predisposizione di strumenti informativi sulle problematiche relative alla disabilità.

- Progetti su specifici interventi elaborati da soggetti del terzo settore (cooperative di tipo A presenti nel territorio).

- Progetti specifici elaborati in collaborazione con l’associazione di familiari. - Per quanto riguarda l’intervento relativo alle disabilità di origine post-

traumatica, il progetto sperimentale recentemente promosso dall’associazione “Nuovamente” e sostenuto dalla Provincia di Lecco, l’Asl di Lecco, Azienda Ospedaliera e Comune di Lecco.

In particolare, sulla tematica dell’amministratore di sostegno si evidenziano il percorso svolto nel territorio provinciale e lo sviluppo di un’azione di rete di interesse anche per il Piano di Zona. Dal 2005 la Provincia di Lecco, il Centro Servizi Volontariato SO.LE.VOL. e il Coordinamento Handicap di Lecco, in modo coordinato e permanente hanno concorso all’attuazione della Legge 6/2004 a livello provinciale, recependo favorevolmente l’istituzione dell’Amministrazione di Sostegno quale forma adeguata al supporto della qualità della vita e della tutela dei diritti delle persone in situazione di fragilità temporanea o permanente, cosiddetti beneficiari. Il percorso sin qui svolto ha riguardato diverse azioni progettuali, alcune delle quali sono state adottate in accordo e con la collaborazione del Giudice Tutelare presso il Tribunale Ordinario di Lecco: � l’avvio e il mantenimento dello Sportello informativo e di consulenza

sull’Amministratore di Sostegno rivolto ai beneficiari e loro familiari, agli operatori sociali e agli amministratori di sostegno nominati. Lo Sportello è gestito da un’équipe di volontari qualificati di organizzazioni appartenenti al Coordinamento Handicap.

� la realizzazione di percorsi formativi riguardanti le funzioni e i compiti dell’amministratore di sostegno e il sistema dei servizi socioassistenziali e sociosanitari presenti in provincia di Lecco;

� l’attuazione di seminari per l’approfondimento del tema della protezione giuridica della persona fragile;

� l’avvio di una campagna per la ricerca di amministratori di sostegno volontari;

� la predisposizione e diffusione della “Guida - L’amministratore di sostegno: conoscere la legge, accompagnare le scelte” (maggio 2005) e della “Carta d’identità dell’amministratore di sostegno” (maggio 2008);

� la realizzazione di un’azione di monitoraggio riguardante l’attuazione della Legge 6/2004 nel territorio provinciale attraverso il confronto con Enti e Organizzazioni, che hanno compiti diretti e/o indiretti nell’ambito della tutela delle persone fragili.

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Inoltre, dal luglio 2008, l’A.S.L. della provincia di Lecco, in attuazione dell’Art. 9 della l.r. n.3/2008 e della circolare regionale n. 9 del 27 giugno 2008, ha costituito l’Ufficio di protezione giuridica delle persone prive di autonomia o incapaci di provvedere ai propri interessi, con cui Provincia di Lecco, Centro Servizi Volontariato SO.LE.VOL. e Coordinamento Handicap di Lecco hanno avviato un confronto per promuovere azioni raccordate nell’ambito dell’amministrazione di sostegno. In continuità con quanto finora realizzato, nel 2009 è previsto – all’interno del “Piano Formativo 2009” della Provincia di Lecco - un percorso di definizione di “Chi fa che cosa come: una rete per l’amministratore di sostegno”: si ritiene infatti utile promuovere un’azione di rete fra enti e istituzioni coinvolte che aiuti a focalizzare il sistema di funzionamento degli attori in gioco nel territorio provinciale nell’ambito della protezione giuridica delle persone fragili.

Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano

- Coinvolgimento dei Comuni del distretto nella condivisione delle linee di approccio e presa in carico della disabilità adulta.

- Realizzazione di momenti di condivisione con i servizi sociali dei comuni relativamente alle attività svolte in termini di conoscenza, procedure e risultati.

- Mantenimento attraverso i Tavoli d’Area del Piano di Zona del raccordo tra i diversi soggetti interagenti nella presa in carico dei soggetti disabili adulti (ASL, Azienda Ospedaliera, RSA del territorio, terzo settore, associazionismo).

- Studiare momenti di raccordo con gli altri soggetti interagenti sul problema per esempio i gruppi di coordinamento provinciale dell’Asse 3 Disabilità previsti dal citato Accordo di programma per le politiche sociali nel territorio lecchese.

Per l’Area Adulti, la lettura dei bisogni riferiti agli adulti in difficoltà e la programmazione locale degli interventi a loro rivolti, si snodano quindi su alcune dimensioni ritenute particolarmente significative per tutti i cittadini: la dimensione lavorativa, abitativa e relazionale che agiscono in modo determinante sulla qualità di vita della persona e sulla sua possibilità di determinare dei cambiamenti. IL LAVORO I bisogni: Progetti individualizzati di reinserimento lavorativo, di avvio al lavoro e di attività socio-occupazionali a sostegno del reddito, per coloro che non possono essere presi in carico dal Centro per l’impiego e dal Servizio Fasce Deboli.

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Sviluppo di progetti pilota di lavori civici (socialmente utili) come ammortizzatore sociale anche per adulti in difficoltà temporanea. Nuovo patto sociale per il lavoro con i soggetti coinvolti, in particolare con le cooperative sociali di tipo B Le risorse: Servizio socio-occupazionale CeSeA; Servizio Accompagnamento al lavoro del Centro Professionale Polivalente ; Progetti che prevedono interventi di inserimento lavorativo: Porte Aperte, UNNRA, Calimero, ecc…; progetti aperti fino ad esaurimento fondi: una rete per il lavoro e L’Isola Attività di inserimento lavorativo previste nell’ex AdP adulti: UNRRA, Sprar, ecc Agenzia Mestieri del Consorzio Consolida Cooperative sociali di tipo B aderenti al Consorzio Consolida Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano: Coinvolgimento dei Comuni del Distretto nell'ampliamento di "commesse" di lavoro a sostegno dei percorsi socio-occupazionali (economie non di natura "sociale" : verde, manutenzioni, allestimenti, lavanderia, pulizie ecc..). Coinvolgimento dei Comuni del Distretto nell'individuazione di luoghi e spazi di attività per percorsi socio-occupazionali rivolti ai più fragili (luoghi e contesti per "tirocinio monitorato"). Raccordo con l’Asse Adulti dell’Accordo di programma provinciale per le politiche sociali, in particolare per l’avvio di un Servizio Socio-Occupazionale di livello provinciale. Realizzare momenti di condivisione con i servizi sociali dei Comuni relativamente alle attività svolte in termini di: conoscenza, procedure e risultati. Recepire le Linee guida in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria2. LA CASA

2 Linee guida emanate dal Ministero della Giustizia – Commissione Nazionale Consultiva e di coordinamento per i

rapporti con le Regioni, gli Enti Locali ed il Volontariato.

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I Bisogni: Necessità per i Comuni del territorio di rispondere alle diverse domande di accoglienza, sostegno e accompagnamento, poste da adulti in difficoltà. Definizione condivisa delle modalità e procedure d’accesso alle strutture di prima accoglienza ed emergenza, come il centro di Via dell’Isola, ed eventuale ampliamento dell’offerta sulla base di particolari ed acute esigenze che si verificassero sul territorio (ripari tipo bungalow, container…). Il progetto prevede inizialmente una prima accoglienza presso il Centro di via dell’Isola per uomini adulti, italiani e stranieri, residenti e non nel distretto: accoglienza gratuita emergenziale per il primo mese. Accoglienza successiva a pagamento da parte del servizio inviante o direttamente da parte della persona che vuole accedere, a seguito della stesura condivisa del progetto individuale. Progettazione e strutturazione sul territorio di una rete di esperienze abitative alternative (es. housing sociale) che utilizzino alloggi e appartamenti in condivisione per l’avvio di progetti di autonomia individualizzati. Nell’ambito dell’Accordo di programma provinciale occorrerà definire i livelli di intervento previsti nelle diverse tipologie di accoglienza non comunitarie: prima accoglienza, housing sociale, affittacamere… Attenzione particolare all’accoglienza temporanea e di emergenza di breve e medio periodo per adulti in situazione di nuove povertà e fragilità: ad es. “pensionato” come alloggio per lavoratori migranti singoli o per persone che devono ricostruirsi un progetto di vita (separati…), nuclei famigliari sfrattati… Le risorse: Prima accoglienza adulti: Via Parini/Via dell’Isola (ex Domus). Progetto Sprar: accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati politici, utilizzando strutture dei Comuni e del privato sociale. Rete di mense (Caritas) e cucine popolari. Progetto ‘Porte Aperte’ – Consorzio Consolida e istituzioni. Progetto housing sociale “Casa Con…” Consorzio Consolida-Comune di Lecco. Sperimentazione del fondo di garanzia per favorire l'accesso al mercato della locazione dei soggetti in difficoltà previsto nel progetto "Colorare fuori dai bordi", finanziato dal Bando Cariplo 2008 sull’inclusione sociale Affittacamere cooperativa Il Talento e privati (mappatura). Residenzialità leggera psichiatria: promuovere le esperienze di housing sciale che vengono sperimentate nel progetto di housing sociale “Casa Con…” del Comune di Lecco e del Consorzio Consolida e nei programmi di residenzialità leggera per persone con problemi psichiatrici.

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Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano: Coinvolgimento dei Comuni del Distretto nella messa a punto di protocolli di accoglienza condivisi a livello territoriale e nell'individuazione e messa a disposizione di alloggi o soluzioni abitative diverse, di spazi adibibili e/o riconvertibili a tali funzioni, con l'obiettivo di giungere ad una pluralità e differenziazione delle tipologie d'offerta. Realizzare momenti di condivisione con i servizi sociali dei Comuni relativamente alle attività svolte in termini di: conoscenza, procedure e risultati. Ufficio di Piano: luogo di progettazione e armonizzazione delle politiche d’accesso ai servizi del territorio (Distretto e inter-distrettuali). Recepire il nuovo protocollo della territorialità sulla salute mentale, con particolare riferimento alla residenzialità leggera. LE RELAZIONI I bisogni: Necessità per il cittadino di:

- trovare nel Servizio Sociale di base un luogo di ascolto e di attenzione, di sostegno e di orientamento e mediazione prima ancora che di risposta ai bisogni dichiarati;

- ricevere da parte dei Servizi Sociali di Base una corretta e completa attività di segretariato sociale: orientamento, informazione e accompagnamento alla costruzione del “progetto di vita”, mediazione sociale…

Ricostruire il tessuto sociale e il contesto come “senso” della personalità sociale dell’individuo e della famiglia: relazioni di prossimità, famigliari, di vicinato… Bisogno di mediazione familiare, sociale e culturale come priorità per entrare nella relazione di ascolto e aiuto. In breve si specifica il significato attribuito ai termini di mediazione sociale e culturale. La mediazione sociale: è una procedura di risoluzione amichevole delle controversie attraverso la quale una terza persona imparziale, il “Mediatore”, assiste le parti in conflitto guidando la loro negoziazione e orientandole verso la ricerca d’accordi reciprocamente soddisfacenti. La Mediazione non si propone come alternativa alla Giustizia ma rappresenta una diversa possibilità per risolvere in modo rapido e gratuito i più comuni conflitti interpersonali, come: controversie condominiali, piccoli e grandi problemi sorti tra persone di diversa età o cultura, contrasti familiari e altro. La mediazione sociale può essere un utile strumento di fronte a problematiche di conflitto fra cittadini e fra cittadini ed istituzioni, di incomprensioni fra vicini,

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di disagio giovanile, fino ad episodi di criminalità conclamata e si concretizza nell'inquadrare tali problemi nel contesto territoriale e sociale; nel ristabilire la comunicazione tra diversi target di popolazione; nel capire le modalità adatte alla ricostruzione del tessuto sociale e nel cercare, laddove è possibile, soluzioni condivise. La mediazione culturale: ha l’obiettivo di facilitare le relazioni tra gli autoctoni ed i cittadini stranieri, con l’intento di promuove la reciproca conoscenza e comprensione, al fine di favorire un rapporto positivo fra soggetti di culture diverse. Gli elementi che maggiormente caratterizzano la mediazione culturale sono: la competenza comunicativa, l’empatia, l’ascolto attivo e la conoscenza sia del Paese di accoglienza, sia del Paese di provenienza (cultura, leggi, tradizioni, ecc.). Il mediatore linguistico culturale è la figura professionale che ha il compito di facilitare la comunicazione e la comprensione, sia a livello linguistico che culturale, tra l'utente di etnia minoritaria e l'operatore di un servizio o ente pubblico, ponendosi in modo equidistante e neutrale tra le parti interessate. Bisogno di aggregazione e socializzazione per la fascia giovani-adulti (30-40 anni) che comprende persone con problemi di dipendenze, detenzione, fragilità sociali… Le risorse: Il Segretariato Sociale di base come luogo privilegiato di accoglienza della storia personale. L’esperienza del centro ricreativo il Girasole del ASVAP e del Baricentro di Costamasnaga della Cooperativa Sociale “La Linea dell’Arco”. Progetto di animazione territoriale: ad es. quello dei Comuni di Lecco e Valmadrera. Laboratori psichiatria della cooperativa L’Arcobaleno-Azienda Ospedaliera. Altri progetti attivi sul territorio che promuovono aggregazione sociale. Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano: Prevedere percorsi formativi ad hoc sulle diverse tematiche del disagio adulto in un’ottica di approccio sistemico ed olistico alla persona e alla multiproblematicità Garantire un supporto consulenziale e informativo agli operatori su linee guida e buone prassi, sperimentate sul territorio o altrove. Valutare la possibilità di sperimentare progetti-pilota di mediazione sociale e ricostruzione della rete e del tessuto di relazioni a carattere preventivo, attraverso gli operatori dei servizi sociali di base, attivando le opportune

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risorse formative e innovativi percorsi di “training on service” e scambi di esperienze tra operatori sociali di base con le sinergie previste dalla LR 3/2008. Recepire le Linee guida in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria.

LA RETE: CONNESSIONI TRA I SERVIZI E CON IL TERRITORIO I bisogni:

- Circolarità delle informazioni tra operatori; - Relazione e confronto tra i servizi di base e specialistici coinvolti nella

gestione del caso, sull’analisi di bisogni e risorse prima ancora che sugli interventi;

- Accesso a strumenti specifici quali la mediazione culturale e mediazione sociale per supportare gli operatori di base nell’accoglienza e sostegno degli adulti in difficoltà;

- Promozione di una cultura di comunità che rimetta al centro la persona in situazione di bisogno e le relazioni di contesto: famiglia, vicinato…

- Necessità di un raccordo stretto dell’area delle dipendenze con gli interventi di prevenzione e di contrasto ai fattori di rischio: integrazione socio-sanitaria e prassi operative condivise.

Le risorse: Tavoli Tecnici Piani di Zona/Uffici di Piano dei territori. Forme associate di gestione dei servizi per le situazioni di grave disagio e marginalità. Gruppi ad hoc/tematici o gruppi di progetto di operatori sociali dei servizi di base che lavorano su tematiche precise Servizio di mediazione e consulenza linguistico-culturale a supporto dei servizi sociali di base e dei servizi specialistici (CPS, Sert, Noa..) da attivare per interventi specifici con l’utenza immigrata, attraverso l’attivazione del Progetto di coesione sociale Diapason presentato dal Consorzio Consolida alla Fondazione Cariplo, con la partecipazione del Distretto di Lecco Rete territoriale ‘Porte Aperte’ e sperimentazione regionale sull’agente di rete3 Progetto “Colorare fuori dai bordi” Garantire, rispetto alla tutela della salute mentale, la continuità assistenziale mediante specifici protocolli operativi anche per specifici tipologie di soggetti

3 DD.GG.RR. n. 1206 del 30.11.2005 – n. 4175 del 21.02.2007 – 7081 del 18.04.2008 “Sperimentazione coordinata di

reti locali per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale” I, II e III anno.

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non già connotati entro “categorie”, ad. es. per i disturbi di personalità giovanili, con adeguate prese in carico e risorse ad hoc Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano: Promuovere periodici momenti di confronto tra gli operatori sociali dei Comuni e i servizi territoriali in forma singola o associata per uno scambio periodico sulle opportunità, le offerte e l’analisi dei bisogni. Promuovere, anche a livello distrettuale, in raccordo con le forme associate di gestione dei servizi e i progetti area immigrazione/rifugiati, un servizio di mediazione linguistico-cultrurale e etno-psicologica a supporto dei servizi sociali di base e dei servizi specialistici Informare e accompagnare gli operatori dei servizi sociali di base attraverso attività di consulenza e interventi integrati nella gestione delle situazioni con provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria e collegamento con rete territoriale ‘Porte Aperte’ sull’area carcere. Attivazione del Piano di Zona/Ufficio di Piano per sollecitare i Comuni a realizzare i propri interventi ponendo particolare attenzione alla dimensione relazionale e di comunità, attraverso confronti con soggetti rappresentativi della società civile: volontariato, cooperazione sociale. Attivazione del PdZ/UdP per monitorare e favorire le forme associate di gestione dei servizi, per offrire – attraverso i tavoli tematici – un luogo privilegiato di raccordo e confronto delle reti. In questa ottica è importante sviluppare forme concrete di scambio e coordinamento programmatorio tra i tre Piani di Zona/Uffici di Piano della Provincia. Per l’Area Anziani si considerano prioritari i seguenti ambiti, specificando per ciascuno i bisogni, le azioni, le risorse. A fronte di un’utenza anziana in continua crescita e sempre più articolata nei suoi bisogni e nelle sue caratteristiche, in questi ultimi anni, sono nate o stanno nascendo sul territorio lecchese diverse sperimentazioni e/o progetti volti a rispondere in maniera mirata a singoli bisogni o a specifici indirizzi normativi e amministrativi. Si tratta di interventi utili, interessanti, anche innovativi, che possono andare ad integrare ulteriormente la rete delle risposte a favore delle persone anziane e delle loro famiglie, ma che necessitano sempre più di un’unica regia in grado di ottimizzarli e renderli maggiormente efficaci e inseriti nella rete. Si riportano di seguito alcuni “progetti e/o sperimentazioni” particolarmente interessanti, da tenere in considerazione e/o da integrare nelle linee programmatiche di questo triennio: 1. Progetti per la non autosufficienza proposti dall’ASL di lecco:

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a. voucher sociosanitario a sostegno della domiciliarità – attuazione

dell’allegato B punto 3 della DGR 8243/08 – presentato dal dipartimento ASSI dell’ASL della provincia di Lecco in data 25.11.2008 che prevede:

i. incremento del voucher socio-sanitario ii. sperimentazione di voucher finalizzati al sostegno della

domiciliarità in presenza di condizioni di grave deterioramento cognitivo e importanti problemi comportamentali

b. Punto unico di accesso sui servizi per i non autosufficienti

2. Progetti sperimentali e interventi proposti dall’Ufficio di Piano

a. Progetti per il rafforzamento dei servizi socio sanitari e socio assistenziali:

i. Incremento dei titoli sociali ii. Mantenimento del voucher sociale per pronto

intervento/ricoveri di sollievo per anziani iii. Potenziamento del SAD iv. Voucher sociale integrato per persone non autosufficienti

affette da demenze e disturbi comportamentali

b. Progetti per la qualifica del lavoro delle assistenti familiari:

i. Interventi finalizzati alla regolarizzazione dei contratti di lavoro

ii. Azioni volte ad informare e orientare la famiglia e il personale dedicato all’assistenza familiare

iii. Azioni di tutoring domiciliare e di monitoraggio e verifica dell’attività resa dal personale dedicato all’assistenza familiare tramite SAD o altro servizio ritenuto idoneo al compito

iv. Sostegno alla partecipazione a iniziative di formazione da parte delle assistenti familiari.

Altri progetti presenti nel territorio: Progetto di telefonia sociale proposto e gestito dall’AUSER di Lecco per contrastare la solitudine

Progetto Laser – Progetto gestionale di Servizi innovativi in risposta ai bisogni degli anziani del territorio sviluppato dalla Cooperativa sociale ONLUS “L’Arcobaleno” che prevede la realizzazione di un Centro Polifunzionale per anziani all’interno di uno stabile completamente ristrutturato di proprietà dell’amministrazione comunale e gestito dalla stessa cooperativa sociale. Il centro prevede in particolare:

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a. un Centro Diurno Integrato per anziani b. otto monolocali per l’accoglienza temporanea di 8 anziani c. servizi accessori quali ad esempio l’ascolto e il counseling alle

famiglie, l’informazioni e l’orientamento alle stesse OBIETTIVI E AZIONI Per il prossimo triennio si individuano gli obiettivi e le azioni sotto riportate: 1. MIGLIORARE LE MODALITA’ DI ACCESSO AI SERVIZI

a. Potenziare il Servizio Sociale di base, con maggiori ore di presenza

dell’Assistente Sociale in ciascun Comune e con un servizio di segretariato negli orari di lavoro, per garantire il necessario coordinamento fra i servizi della rete. E’ importante trovare un luogo di ascolto e di attenzione, ma soprattutto un luogo ove ricevere orientamento, informazione e accompagnamento nel modo più corretto.

b. Favorire l’adozione di strumenti e modalità comuni per la gestione dei vari servizi comunali (es. SAD, integrazione rette RSA).

2. MANTENIMENTO, POTENZIAMENTO E COORDINAMENTO DI VOUCHER E BUONI PRESENTI SUL TERRITORIO ANCHE IN RELAZIONE CON LA RETE DEI SERVIZI PER ANZIANI

In particolare si intende:

a. Riproporre voucher e buoni, con un approfondimento da parte del Tavolo d’area Anziani sulle modalità di coordinamento fra i vari interventi, anche attraverso il “punto unico di accesso”

b. Sperimentare un nuovo voucher sociale Sad “per interventi urgenti e

limitati nel tempo” :

Considerato infatti che:

� si intende favorire il più possibile il mantenimento al domicilio dei soggetti fragili evitando inutili ricorsi all’ istituzionalizzazione laddove la stessa non si configura come intervento appropriato,

� si vuole incrementare il voucher sociale quale intervento di assistenza domiciliare che copra interamente (alta, media, bassa intensità) il bisogno intercettato,

si propone lo studio e la sperimentazione di una particolare forma di voucher sociale SAD a copertura di quelle situazioni che, a seguito di particolari eventi contingenti, richiedono un intervento urgente e immediato, magari

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anche di alta intensità, ma limitato nel tempo, qualora tale intervento sia necessario ad evitare ipotesi istituzionalizzanti in riposta a situazioni affrontabili, con gli adeguati supporti, al domicilio. Ciò permetterebbe anche agli operatori sociali delle relative amministrazioni comunali il tempo necessario per attivare SAD anche di più lungo periodo e/o soluzioni alternative appropriate e ben progettate.

c. Adottare specifici protocolli d’intesa per sviluppare una rete di servizi

integrati a favore degli anziani con fragilità. In particolare relativamente a:

i. le dimissioni dall’ospedale ii. le dimissioni dalle strutture riabilitative della zona

3. INTERVENTI PREVENTIVI A CONTRASTO DELLA SOLITUDINE E DELL’ISOLAMENTO

In particolare si vuole porre attenzione a:

a. una valorizzazione delle associazioni del territorio; b. una riconsiderazione della figura dell’”anziano” come risorsa (cfr.

paragrafo “contesto di riferimento e risorse esistenti” – giovani anziani); c. un’analisi delle proposte attivate dai Comuni e dall’ASL per fronteggiare

l’emergenza caldo, così da individuare strategie e sinergie ai fini della realizzazione di piani operativi di sorveglianza ed intervento sull’intero anno solare.

Il Piano di Zona e l’Ufficio di Piano: Promuovere periodici momenti di confronto fra gli operatori sociali dei Comuni e i servizi territoriali in forma singola e associata per uno scambio periodico sulle opportunità, le offerte e l’analisi dei bisogni. Realizzare momenti di condivisione con i servizi sociali dei Comuni relativamente alle attività svolte in termini di: conoscenza, procedure e risultati. Ufficio di Piano: progettazione e armonizzazione delle politiche di accesso ai servizi del territorio, offrendo attraverso i Tavoli d’area un luogo privilegiato di raccordo per l’adozione di strumenti e modalità comuni per la gestione dei vari servizi comunali.

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5- GLI OBIETTIVI DEL TRIENNIO A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA Consolidamento del servizio sociale di base /segretariato sociale

Il Segretariato Sociale inteso come “l’attività strutturata di informazione e di orientamento degli utenti sui servizi e sugli interventi socio-assistenziali, nonché sulle possibilità e modalità di utilizzo dei medesimi, svolta sia da operatori professionali, sia da altri operatori in maniera continuativa” è presente in tutti i 32 Comuni del Distretto, anche se con modalità diverse: - in rapporto alla dimensione demografica dei Comuni - si precisa che i Comuni del Distretto hanno per la maggior parte un numero di abitanti inferiore a 5000; - gestito tramite personale dipendente, o tramite appalto a cooperative, o in forma di gestione associata per alcuni Comuni. Si ritiene indispensabile il potenziamento del Servizio Sociale di base, con maggiori ore di presenza dell’Assistente Sociale in ciascun Comune e con un servizio di segretariato negli orari di lavoro, per garantire il necessario coordinamento fra i servizi della rete. E’ importante per i cittadini trovare un luogo di ascolto e di attenzione, ma soprattutto un luogo ove ricevere orientamento, informazione e accompagnamento nel modo più corretto.

La presenza attuale del segretariato sociale si configura spesso come filtro della domanda; nelle “Linee regionali di indirizzo e programmazione dei piani di zona 3° triennio 2009-201” si evidenziano altre funzioni:

- garantire e facilitare l’unitarietà d’accesso alla rete delle unità di offerta sociale e sociosanitarie

- orientare il cittadino all’interno della rete delle unità d’offerta sociali e sociosanitarie e fornire adeguate informazione sulla modalità di accesso e sui relativi costi

- assicurare competenza nell’ ascolto e nella valutazione di bisogni, in particolar modo per le situazioni complesse che necessitano di un pronto intervento sociale e di una continuità assistenziale

- segnalare eventuali situazioni complesse ai servizi comunali e dell’ASL così da assicurare la presa in carico della persona secondo i criteri di integrazione e continuità assistenziale.

Obiettivo trasversale del Piano di Zona è migliorare il rapporto cittadino-servizi, attraverso l’implementazione del servizio sociale di base, quale sportello per l’accesso ai servizi socio-assistenziali del sistema locale e attraverso i punti unici di accesso che verranno definiti in raccordo con l’ASL di Lecco. Altri obiettivi trasversali del PdZ 2009-2011 sono inoltre i seguenti: I. Assicurare una programmazione coordinata degli interventi e servizi per

rispondere ai bisogni delle famiglie e della comunità nell’ambito della rete integrata delle unità d’offerta sociali e socio-sanitarie, secondo quanto indicato dalla l.r. 3/2008;

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II. Garantire le priorità delle aree d’intervento a partire dai bisogni della famiglia, come previsto dalla DGR 8551 del 3.12.08 che definisce le linee d’indirizzo per la programmazione dei Piani di Zona 3° triennio (2009-2011);

III. Consolidare il sistema dei titoli sociali con attivazione di nuove forme di voucher sociale;

IV. Migliorare il rapporto cittadino-servizi, attraverso l’implementazione del servizio sociale di base, quale sportello per l’accesso ai servizi socio-assistenziali del sistema locale e attraverso i punti unici di accesso che verranno definiti in raccordo con l’ASL di Lecco;

V. Mantenere il fondo di solidarietà fra i Comuni; VI. Mantenere nel sistema dei servizi e attività sociali un fondo per

progetti/interventi che rispondano alle finalità delle leggi di settore; VII. Costituzione di un Tavolo locale di consultazione del Terzo Settore e degli

Enti firmatari dell’Accordo di Programma del Piano di Zona 2009-2011; VIII. Garantire uniformità ed omogeneità degli indirizzi strategici a livello

provinciale, attraverso la definizione di modelli di raccordo istituzionali; IX. Migliorare le modalità di accesso al sistema dei servizi; X. Valorizzare le forme di gestione associata dei servizi ed interventi.

Le schede di sintesi degli obiettivi specifici del Piano di Zona 2009-2011 del Distretto di Lecco vengono allegate al presente Documento di Piano (cfr. Allegato n.1) 6- L’INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA

La presa in carico unitaria della persona e la garanzia che questa e la sua famiglia non subiscano vuoti o interruzioni di assistenza, viene posta dal Piano di Zona per gli anni 2009-2011 quale obiettivo ed aspetto qualificante per l’efficacia e la continuità assistenziale.

Ciò richiede l’ integrazione del sociale con il sociosanitario e con il sanitario e quindi il raccordo, sia istituzionale che operativo dei Comuni, dell’ASL e dell’Azienda Ospedaliera, corresponsabili in modo paritario dei servizi alla persona pur nelle diverse competenze.

A livello provinciale si ritiene necessario che, per le questioni che coinvolgono i servizi erogati dall’Azienda Ospedaliera, il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci – organismo di integrazione socio sanitaria – venga allargato al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Lecco.

A livello distrettuale l’integrazione interistituzionale, gestionale e operativo-funzionale, nonché la convergenza e l’assunzione degli impegni viene formalizzata con la sottoscrizione dell’Accordo di programma che è lo strumento tecnico - giuridico che dà attuazione al Piano di Zona e quindi all’ “integrazione tra la programmazione della rete locale di offerta sociale e la rete d’offerta socio sanitaria in ambito distrettuale, anche in rapporto al sistema della sanità…” (c. 2°, art. 18, L.R. 3/2008).

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L’accordo è infatti sottoscritto dall’ASL e dall’Azienda Ospedaliera, dai Comuni del Distretto, dal Comune di Lecco – Gestione associata Ambito di Lecco in qualità di Ente Capofila, dall’Amministrazione Provinciale e da altri Enti pubblici e prevede l’adesione anche del Privato Sociale.

La sottoscrizione dell’accordo di programma rappresenta la condizione per procedere all’individuazione dell’organizzazione e delle modalità operative finalizzate alla presa in carico unitaria della persona tramite il progetto personalizzato, per l’individuazione delle risorse rese disponibili da ciascun Ente, per l’indicazione del ‘care manager’ o di altri operatori che svolgono funzioni di regia e sono referenti unitari per la persona e per la sua famiglia in relazione ai diversi servizi di accesso ed, infine, per predisporre le informazioni che consentono ai cittadini di accedere alle unità di offerta.

A realizzare l’integrazione interistituzionale a livello distrettuale provvedono gli organismi istituzionali già esistenti.

In relazione alle competenze ed alle attribuzioni dei diversi soggetti, i settori nei quali si ritiene più urgente attuare l’integrazione sono:

• la revisione, laddove necessaria, dei protocolli d’intesa in essere;

• l’assistenza a minori in carico anche all’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile;

• l’assistenza a soggetti in carico anche all’Unità operativa di Psichiatria;

• l’assistenza socio-sanitaria indicata dall’ASL di cui al punto 2.5. del “Documento di programmazione e di coordinamento dei servizi sanitari e socio sanitari” tenendo conto anche dei trasferimenti di attività secondo quanto previsto dalla deliberazione n. 559 del 24.12.2008 del direttore dell’ASL (cure domiciliari);

• la continuità assistenziale con particolare attenzione all’area degli anziani e alla cronicità.

Atti d’intesa e protocolli operativi Si elencano di seguito gli atti di intesa e i protocolli operativi in essere:

1. Atto di intesa per la realizzazione di un protocollo operativo relativo alle funzioni di integrazione socio-sanitaria.

2. Protocollo d’intesa per la realizzazione di strategie di prevenzione ed

interventi integrati sul maltrattamento, l’abuso e la violenza all’infanzia e all’adolescenza.

3. Protocollo d’intesa per l’istituzione di una rete a sostegno delle donne

vittime di violenza.

4. Accordo di Programma per le politiche sociali nel territorio lecchese.

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5. Il Servizio di assistenza educativa specialistica come risorsa per gli alunni disabili dei Comuni della Provincia di Lecco (ex DGR 215/05).

Si evidenziano inoltre l’atto d’intesa e i protocolli operativi in fase di approvazione:

1. Atto di intesa per la realizzazione e attuazione di un sistema locale di interventi nell’area della salute mentale in Provincia di Lecco.

2. Protocollo operativo area territorialità fra i Comuni della provincia di

Lecco, l’Azienda Ospedaliera, l’ASL di Lecco e la Provincia di Lecco per gli interventi di natura socio-assistenziale e di integrazione sociale e lavorativa nell’ambito della salute mentale.

3. Protocollo operativo area tematica della residenzialità fra i Comuni

della provincia di Lecco, l’Azienda Ospedaliera di Lecco, l’ASL di Lecco e la Provincia di Lecco, Soggetti erogatori di servizi psichiatrici accreditati a contratto.

Temi da approfondire: Si dettagliano di seguito, i principali temi da approfondire nel corso della validità del Piano di Zona 2009/2011 a cura dei gruppi di lavoro già costituiti o da costituire:

A. Gestione dell’attività per la comunicazione preventiva per le unità d’offerta socio-assistenziali e raccordo col Servizio Accreditamento e Vigilanza dell’ASL.

B. Integrazione tra titoli sociali e prestazioni socio-sanitarie: ruolo del

Segretariato Sociale.

C. Non autosufficienza: o Punto Unico di Accesso non autosufficienza o Piano Assistenziale Individualizzato per persone non

autosufficienti ed individuazione case manager o Pronto intervento anziani non autosufficienti dimessi

dall’ospedale o Voucher socio-sanitario per anziani affetti da deterioramento

cognitivo assistiti al domicilio

D. Raccordi tra Servizi Specialistici (Neuropsichiatria infanzia e adolescenza, Psichiatria e Servizio Dipendenze) e Servizio tutela minori.

E. Definizione e diffusione modello di progetto individualizzato (“progetto di

vita”) per minori disabili.

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F. Attività consultoriali: o Supporto alla coppia (consulenza e mediazione familiare) o Supporto ai neo genitori (percorsi nascita) o Piani personalizzati ed integrati a sostegno della maternità

(consultori, servizio sociale comunale, associazioni) o Percorsi specifici di supporto alla maternità per donne

straniere o Percorsi specifici di supporto ai genitori di figli disabili

(diagnosi, adolescenza,…)

G. Interventi di prevenzione: o Progetti di educazione alla salute e sani stili di vita o Programmi rivolti ai giovani di informazione e prevenzione

all’abuso di sostanze o Programmi formativi sulla diagnosi precoce delle forme di

autismo H. Sviluppo Servizi socio-sanitari (CDD, CDI, Comunità terapeutica per

minori). I. Ufficio di protezione giuridica (Amministrazione di sostegno).

J. Adulti in situazione di emarginazione sociale (adulti affetti da patologie

mentali e da dipendenze). 7- I SERVIZI DELLA GESTIONE ASSOCIATA L’“Accordo di programma tra i Comuni dell’ambito distrettuale di Lecco per la realizzazione in forma associata, di un sistema integrato di interventi e servizi sociali rivolti alle persone e alle famiglie, per il triennio 2006-2008” è stato sottoscritto in data 22.12.2005 da parte dei 32 comuni dell’Ambito distrettuale, oltre che dalla Provincia di Lecco e dalla Comunità Montana Valle San Martino. L’Accordo di programma è stato prorogato fino al 31 dicembre 2009. La proroga è stata sottoscritta dai Comuni del Distretto di Lecco, ad eccezione del Comune di Calolziocorte che ha deciso di sperimentare nel 2009 una gestione autonoma delle attività socio-assistenziali. Tra gli obiettivi individuati dai Comuni dell’Ambito per la gestione in forma associata delle attività e servizi si evidenziano i seguenti:

• realizzare un progetto costruito sui bisogni dei Comuni, valorizzando le risorse del territorio (cooperative sociali, comunità educative, associazioni di volontariato), per sviluppare sinergie con gli enti locali, configurando un modello organizzativo adeguato alla complessità del sistema dei servizi oggetto di gestione associata e il meno frammentato possibile, sia a livello di funzioni che gestionalmente;

• garantire un adeguato livello qualitativo dei servizi;

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• costruire ipotesi di sviluppo nei servizi oggetto di delega anche attraverso sperimentazioni innovative nell’area della prevenzione e conseguentemente operare per contenere/ridurre progressivamente gli interventi sostitutivi;

• valutare al termine della validità dell’accordo di programma l’opportunità e la congruità economica di individuare forme di gestione più strutturate.

In questo paragrafo si presentano alcuni degli interventi direttamente posti in capo alla Gestione Associata Ambito di Lecco, che proseguiranno nel 2009 con le stesse modalità di organizzazione:

- la gestione del Pronto intervento e del Telesoccorso nell’area anziani, - il coordinamento amministrativo dei CDD, - l’inserimento lavorativo per le fasce deboli, - gli interventi di risocializzazione per l’area della Salute Mentale, - la gestione della casistica dei minori con provvedimento dell’Autorità

Giudiziaria.

Area Anziani Il Comune di Lecco Gestione Associata ambito di Lecco – ha gestito il servizio Pronto Intervento/Ricoveri di Sollievo a livello sovradistrettuale sulla base della delega degli ambiti di Merate, Bellano. Il servizio è stato svolto tramite le 4 RSA (Villa Serena di Galbiate – Istituto Airoldi e Muzzi di Lecco (Iram) – Istituto Sacra Famiglia di Perledo – Rsa di Monticello Brianza) che da anni forniscono tale intervento, attraverso protocolli operativi che definiscono i destinatari, le procedure, le rispettive competenze e i costi del servizio. Inoltre il Comune di Lecco Gestione Associata ha gestito il servizio di telesoccorso per i Comuni, che hanno aderito alla proposta, degli ambiti di Lecco e Bellano. L’ente gestore del servizio è stata una Cooperativa Sociale con cui si è effettuato un contratto.

Utenti del servizio di telesoccorso al 30 ottobre 2008: � 154 residenti nel distretto di Lecco; � 50 residenti nel distretto di Bellano;

di cui: 116 convenzionati, per i quali il canone è a carico della gestione associata; 88 privati che versano il canone direttamente all’ente gestore

Area Disabili La Gestione Associata ha attuato il coordinamento amministrativo dei 4 CDD del distretto e ha effettuato pertanto il rimborso dei costi non sostenuti con la quota sanitaria (attraverso le quote di solidarietà). Il rimborso della spesa ai CDD è stato calcolato utilizzando i criteri approvati nel Comitato di Gestione.

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Punto Informadisabili Lo sportello informativo e d’ascolto sulle disabilità è nato da considerazioni fatte all’interno dei Gruppi Tematici Disabili nei precedenti Piani di Zona e dall’esperienza di molti anni di lavoro a contatto con le famiglie da parte dei Servizi istituzionali. L’idea di istituire un unico luogo dove trovare risposte a vari quesiti è nata dalla considerazione che nel territorio sono presenti varie agenzie che forniscono informazioni, ma tutte molto settoriali. Questo comporta per le famiglie una serie di peregrinazioni anche “telefoniche” da un ufficio all’altro per poter avere risposte adeguate. Dalla parte delle famiglie, un’ulteriore esigenza non secondaria è quella di trovare “accoglienza ed ascolto” per poter fare emergere anche le domande inespresse rispetto ai percorsi possibili, alla preoccupazione per il futuro e il progetto di vita. Sul versante dei Servizi Sociali di base comunali, trattandosi frequentemente di richieste specialistiche, a metà tra il sanitario e il sociale, aspetti di natura legale, patrimoniale, previdenziale,ecc. con poca casistica, la fatica degli operatori nasce dall’inadeguatezza delle risposte che si è in grado di formulare e del conseguente rinvio agli altri servizi, a volte anche questi non ben identificati. Da queste premesse, il Punto Informadisabili viene inserito come attività del Piano di Zona del Distretto di Lecco a partire dal 2006, e dal 2007 inserito anche nei Piani di Zona di Bellano e Merate, quindi con copertura per tutta la Provincia di Lecco. La gestione del servizio è affidata alla Gestione Associata del Distretto di Lecco. Già in fase di progettazione si era riconosciuta la necessità di lavorare in rete con i diversi contesti e la ricerca dei relativi interlocutori, del raccordo con altri sportelli disabili della regione e della ricognizione delle informazioni già a disposizione grazie al lavoro svolto all’interno di un precedente progetto (“Insieme…oltre la disabilità”) dell’Asl di Lecco, che dovevano essere integrate, aggiornate, organizzate in modalità il più possibile fruibili. Il Punto Informadisabili è aperto da circa due anni (apertura 02/11/06) in modalità front-office, telefonica ed e-mail 3 giorni la settimana per un totale di 6 ore:

- martedì e venerdì mattina 09.00-11.00 - giovedì pomeriggio 14.30-16.30

Fornisce informazioni e consulenza a persone disabili, famiglie e operatori dei Servizi pubblici e privati su tematiche di interesse nel mondo dell’informahandicap, offrendo uno spazio unico in cui trovare orientamento ed eventuale accompagnamento rispetto al mondo eterogeneo e complesso dei diritti e delle opportunità a favore delle persone disabili, in modo personalizzato rispetto al percorso già svolto e cercando di far scaturire eventuali domande inespresse. La realizzazione di tale obiettivo è possibile grazie al lavoro di rete sia con gli Operatori degli Uffici di competenza in relazione alle diverse tematiche di interesse, sia con gli Operatori dei Servizi Sociali competenti per quanto riguarda la progettazione sul singolo caso, sia con le Associazioni del

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territorio impegnate nell’ambito della disabilità, oltre che con altre realtà simili, prime fra queste lo Sportello Disabili della Regione di Milano. Nel giugno 2007 si è svolto un incontro con tutte gli Operatori dei Servizi Sociali di Base e le Associazioni dei tre Distretti della provincia, in cui, oltre alla presentazione dell’attività svolta sino a quel momento, è stato rinnovato l’impegno al confronto reciproco e al lavoro di rete; contestualmente è stata pubblicizzato il servizio offerto con la distribuzione di locandine e brochure dello sportello e copie del Vademecum realizzato. Si è provveduto all’aggiornamento della banca dati delle associazioni di volontariato impegnate nell’ambito della disabilità, in provincia di Lecco ma non solo, con particolare attenzione alle attività proposte e agli eventi promossi sul territorio; a partire da luglio 2007 è stata redatta e distribuita la newsletter dello sportello. Essa contiene qualsiasi informazione considerata attuale e di interesse rispetto alla disabilità e con particolare riferimento al territorio lecchese; si è poi creata un’area riservata nel sito del Comune di Lecco con informazioni, news e link utili. Nel miglioramento e potenziamento dei servizi già offerti, particolare impegno verrà dedicato allo spazio virtuale (newsletter e pagine web), per la diffusione e aggiornamento di informazioni e novità; nella collaborazione attiva e costante con le realtà associative del territorio e nella promozione di eventi e progetti significativi e di interesse per la disabilità. Si ipotizza di incrementare la pubblicizzazione dello sportello, con la ristampa e distribuzione di locandine e altro materiale informativo. Area Salute mentale I servizi/interventi gestiti in forma associata fanno riferimento al “Protocollo d’intesa area tematica della territorialità fra i Comuni della Provincia di Lecco, l’Azienda ospedaliera di Lecco, l’Asl di Lecco, l’Amministrazione Provinciale di Lecco per gli interventi di natura socio-assistenziale e di integrazione sociale e lavorativa nell’ambito della salute mentale” aggiornato nel corso del 2008 a cura del Gruppo “Territorialità” costituito all’interno dell’Organismo di Coordinamento per la Salute Mentale (OCSM) dell’A.S.L. di Lecco. Le funzioni indicate nel protocollo, finanziate attraverso “il fondo sociale dei Comuni per la psichiatria” (L. 328/2000) sono: Funzioni gestite dalla Gestione Associata Ambito di Lecco, a livello sovradistrettuale (con delega degli ambiti di Merate e Bellano). Tali interventi, già a partire dal luglio 2006 a tutt’oggi, sono stati attuati attraverso un protocollo operativo tra Comune di Lecco/Gestione associata, il Consorzio Consolida e l’Azienda Ospedaliera di Lecco.

Il Pronto Intervento assistenziale ha permesso di poter disporre di posti presso le Comunità Alloggio “Casa Abramo”e “Casa Serafino”di Lecco (per utenza maschile) e La Locanda di Galbiate (per utenza femminile), e la Capanna di per casi di emergenza assistenziale (mancanza della famiglia, della casa, ecc.), per evitare il ricorso improprio alle strutture sanitarie e residenziali.

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L’assistenza domiciliare educativa ha lo scopo di sostenere quei soggetti che vanno sperimentando situazioni di parziale e/o completa autonomia, nella fase di reinserimento territoriale. Questo servizio che ha avuto avvio nel distretto di Lecco nel 2006 e solo nel 2007 nei distretti di Bellano e Merate potrebbe avere uno sviluppo soprattutto in questi ultimi ambiti ove è appena nato. Si tratta di un intervento specialistico effettuato da educatori professionali da attuarsi al domicilio e nei vari contesti di vita del soggetto. L’ Assistenza educativa presso struttura di residenzialità leggera. Nel 2008 è proseguito il Progetto sperimentale “La Casetta in città”, appartamento protetto in via Pergola 67 a Lecco, per 4 persone dimesse nel 2005 dalla Comunità riabilitativa ad alta intensità, gestito in collaborazione con il Consorzio CONSOLIDA di Lecco.

Funzioni gestite dalla Gestione Associata Ambito di Lecco per il solo ambito di Lecco:

Contributi economici per consentire alle persone più in difficoltà un’esistenza dignitosa sotto il profilo economico e abitativo sostenendo contemporaneamente percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale, all’interno di progetti integrati sociali e sanitari. Inserimenti lavorativi per favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo di pazienti psichiatrici, in quanto soggetti “a rischio di emarginazione”, si è previsto all’interno del fondo sociale, specifico finanziamento che consente l’utilizzo di strumenti propedeutici e incentivanti per raggiungere tale obiettivo. Lo strumento utilizzato è il tirocinio formativo/lavorativo sostenuto da una borsa-lavoro mensile e copertura assicurativa a carico della Gestione Associata, curato dagli operatori del DSM.

Inserimento lavorativo per le Fasce Deboli Nel dicembre 2008 è stata approvata dall’Assemblea dei Sindaci del Distretto di Lecco la “Convenzione tra la Provincia di Lecco e gli ambiti distrettuali di Bellano, Lecco, Merate per la definizione di interventi in favore delle fasce deboli del mercato del lavoro” che riconferma la delega al Centro per l’Impiego – Servizio Collocamento Disabili della Provincia di Lecco per gli interventi in ordine ai processi di collocamento lavorativo dei soggetti compresi nelle fasce deboli. Area Minori Le principali attività realizzate dalle équipe tutela minori sono state l’attuazione dei decreti disposti dalle Autorità Giudiziarie (per i Minorenni e Ordinaria). Il lavoro professionale viene svolto in base ai seguenti obiettivi fondamentali:

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costruire un processo di aiuto con le famiglie e i minori in un contesto coatto e di controllo promuovendo il benessere dei minori e dei loro genitori; dare alla Magistratura tutti gli elementi di valutazione, osservazione, analisi, affinché l’Autorità Giudiziaria possa decidere gli interventi da assumere per tutelare l’interesse e la protezione dei minori; promuovere inoltre le azioni indispensabili per sviluppare dei cambiamenti all’interno del nucleo familiare. Si è consapevoli infatti che aiutare e proteggere un minore significhi anche aiutare i suoi genitori ad avere, oltre alle cure materiali, un buon legame di cura e affetto nei suoi confronti. La cura del legame presuppone un approccio che tende a connettere e a valorizzare le risorse presenti, anche se limitate, per promuovere il benessere che è innanzitutto relazionale. Collaborazione con i Servizi Sociali di base E’ in atto una collaborazione costante con le assistenti sociali di base dei Comune per la valutazione delle situazioni da segnalare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, tale funzione viene svolta sia dai coordinatori, che dall’équipe tutela minori territoriale di riferimento. Essendo la segnalazione un compito del Servizio sociale di base è stato e si ritiene sia importante condividere e individuare criteri comuni nel riconoscere i “minore a rischio” capire “quali segnali “ prendere in considerazione, emergenti spesso dalla scuola, comprendere “quali interventi” porre in essere prima della segnalazione all’Autorità Giudiziaria finalizzati a prevenire o a promuovere cambiamenti per il benessere dei minori e delle famiglie, oppure “quando” ricorrere alla segnalazione in quanto tutti gli interventi di aiuto e sostegno messi in atto sono falliti e non hanno portato alla possibilità di lavorare con i genitori per un recupero delle loro capacità, in un contesto extra-giudiziario. Si è mantenuta una stretta connessione con il servizio sociale di base anche nelle situazioni in cui è emerso un “grave pregiudizio ai danni di un minore” per cui vi è l’obbligo della segnalazione all’Autorità Giudiziaria. In questi casi sono stati predisposti interventi urgenti di tutela e protezione del minore anche attraverso l’ordinanza del Sindaco (art. 403 c.c.). La segnalazione all’Autorità Giudiziaria è risultata più funzionale in quei Comuni dove la figura dell’Assistente sociale segnalante, che ha rilevato la situazione di pregiudizio, non coincide con la stessa figura che si farà carico della situazione del minore e della sua famiglia con l’arrivo del decreto e che dovrà definire il progetto di intervento. Quindi si è rivelato più adeguato il modello organizzativo che prevede la doppia figura professionale una come assistente sociale di base e l’altra dell’équipe tutela minori. Per dare un’idea della consistenza numerica della casistica, si riporta che complessivamente i minori in carico al 30.06.2008 erano n. 448 + n. 55 casi di penale per un totale di n. 503, di questi n.159 allontanati dalle loro famiglie d’origine n. 81 in affido familiare e n.78 collocati in Comunità. Attività sovradistrettuale Il Comune di Lecco – Gestione Associata ambito di Lecco - è stato incaricato della gestione del Servizio Pronto Intervento Minori a livello sovradistrettuale.

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Per l’accoglienza dei minori sono state stipulate specifiche convenzioni con comunità educative per minori. Si sottolinea la difficoltà nel reperire Comunità per minori disponibili a convenzionarsi per questa tipologia di Servizio; per questo motivo in più occasioni sono state utilizzate Comunità non convenzionate (n.9) al di fuori del territorio per rispondere adeguatamente al bisogno emergente. Si è verificato un incremento dell’utilizzo del Servizio negli ultimi tre anni, in particolare nel 2008 durante il periodo estivo per situazioni familiari molto critiche; ciò ha comportato un notevole aumento dei costi del servizio stesso. La spesa sostenuta nel 2006 è stata di € 84.280,19, nel 2007 è stata di € 88.343.81 e nel 2008 è stata pari a € 170.110,14; si pone perciò all’attenzione la necessità di un contenimento dei costi. I minori stranieri non accompagnati accolti in pronto intervento sono stati: n. 7 nel 2006 n. 16 nel 2007 e n. 5 nel 2008. La significativa riduzione del numero di richieste di minori stranieri non accompagnati avvenuta nell’anno in corso è riconducibile sia ad una limitata offerta di posti disponibili, ma anche a strategie diversificate messe in atto dalla Questura e dal Comune di Lecco al fine di contenere il fenomeno. La presenza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) a Lecco, come nel resto dell’Italia, è in questi anni in continua crescita, con l’arrivo e la permanenza sul territorio di un numero sempre maggiore (6 nel 2004, 8 nel 2005, 10 nel 2006, 17 nel 2007 e nel 2008) di ragazzi in età adolescenziale provenienti, per la nostra zona, dal Nord Africa (Egitto e Marocco ) e dall’ Albania. L’ingresso in Italia avviene per tutti clandestinamente e spesso essi non sono in possesso di documenti validi per l’identificazione, si tratta di adolescenti che hanno l’aspettativa di essere collocati in comunità al fine di poter regolarizzare la loro posizione in Italia, trovare lavoro e di conseguenza mandare alle famiglie d’origine parte dei loro guadagni. Nella quasi generalità dei casi sono i minori stessi che si presentano in Questura con la richiesta di essere collocati in comunità. Il servizio del Comune di Lecco che si occupa dei minori stranieri non accompagnati sta lavorando per la definizione di ipotesi alternative alla permanenza in Comunità,relative a housing sociale e collocamento presso parenti. Essendo questi temi descritti di rilevanza provinciale, si ipotizza di tenere monitorati, per i motivi sopra esposti, il servizio di Pronto Intervento minori e i progetti relativi ai minori stranieri non accompagnati in un tavolo di lavoro congiunto tra i tre Distretti, anche al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi ipotizzati e di coinvolgere i rappresentanti politici territoriali nelle azioni che si verificheranno necessarie con le istituzioni. Si evidenzia inoltre che sono stati già formati tavoli di lavoro con il coinvolgimento dei coordinatori delle Gestioni Associate dei tre Distretti (Bellano, Lecco e Merate) su temi di rilevanza comune quali: - il protocollo operativo con le Forze dell’ordine a protezione dei minori - la formazione degli operatori - l’affido familiare con la costituzione del Servizio Affidi a livello provinciale

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- la proposta per la realizzazione di una scheda informatica sui minori per standardizzare parametri e dati.

Si ritiene fondamentale l’attività di raccordo fra i tre Distretti della provincia allo scopo di valutare i bisogni, ottimizzare le risorse e non sovrapporre attività di interesse comune. 8- IL RAPPORTO CON IL TERZO SETTORE Riguardo alla partecipazione al Piano di Zona da parte dei soggetti del Terzo Settore, l’Assemblea dei Sindaci del Distretto di Lecco nel settembre 2007 ha approvato il documento “Ruolo e partecipazione del Terzo Settore nella programmazione locale”, elaborato dai partecipanti al percorso di formazione promosso dalla Provincia di Lecco, dal Solevol e dal Consorzio Consolida. L’approvazione ha riguardato il documento nelle sue linee generali, tese a facilitare il Terzo Settore, soprattutto dove i soggetti sono più numerosi, come nel Distretto di Lecco, ad esprimere delle rappresentanze in grado di partecipare al processo programmatorio del Piano di Zona in modo più efficace. Lo stesso documento è stato presentato alle organizzazioni no-profit nel dicembre 2007. Nel 2008 l’Esecutivo e l’Assemblea dei Sindaci di Lecco hanno deciso di convocare un’assemblea dei soggetti del Terzo settore per consentire l’espressione delle proprie rappresentanze nei Tavoli Tecnici del Piano di Zona. Nell’assemblea delle organizzazioni no profit che si é svolta a Lecco il 17 giugno 2008 sono stati nominati i rappresentanti del Terzo Settore sia nel Tavolo Tecnico centrale, sia nei Tavoli d’Area: Minori e Famiglia, Adulti in difficoltà, Disabili, Anziani. Per favorire la continuità nella partecipazione, ai rappresentanti del Terzo Settore è stata richiesta la disponibilità a partecipare ai Tavoli fino alla scadenza del triennio 2009-2011.

Rispetto alla qualità dei rapporti tra Ambito distrettuale e Terzo Settore, nel terzo Piano di Zona 2009-2011, si confermano alcune priorità di lavoro:

- riconoscere la soggettività programmatoria del Terzo Settore, in quanto titolato a partecipare ai piani di zona delle politiche sociali, e migliorare la sua partecipazione in termini di rappresentatività;

- definire con chiarezza il mandato dei Tavoli Tecnici rispetto al Piano di Zona.

È fondamentale ed auspicabile che chi partecipa in rappresentanza del Terzo Settore ai Tavoli Tecnici, mantenga un collegamento ed un confronto con gli altri soggetti ed organizzazioni, portando un contributo nei Tavoli Tecnici, che che sia il più possibile l’espressione di un pensiero comune e non autoreferenziale. In questo senso il Consorzio Consolida di Lecco e il Centro Servizi per il Volontariato “So.Le.Vol Lecco” stanno svolgendo azioni di raccordo tra i partecipanti ai tavoli tecnici per favorire lo sviluppo della rappresentatività della cooperazione sociale e dell’associazionismo.

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Nell’ambito del Piano di Zona sarà possibile promuovere forme di collaborazione ulteriori con i soggetti del Terzo Settore, sia per la co-progettazione, sia per la realizzazione di progetti o il sostegno economico a iniziative di promozione dell’associazionismo e del volontariato.

Sarà inoltre istituito ed organizzato con atto del Presidente dell’Assemblea di Distretto il Tavolo locale di consultazione del Terzo Settore e dei soggetti firmatari l’Accordo di programma del Piano di Zona 2009-2011, con riferimento alla Delibera regionale 7797 del 30 luglio 2008. 9- GOVERNANCE DEL PIANO DI ZONA 2009-2011 Gli elementi costitutivi della governance del Piano di Zona

La struttura organizzativa prevista in questo triennio a livello di Ambito distrettuale mantiene l’impostazione del precedente Piano di Zona 2006-2008, con alcune modifiche o correttivi tesi a:

- favorire la promozione e organizzazione di un sistema locale integrato di servizi sociali e socio-sanitari;

- sviluppare le condizioni per migliorare la funzione del sistema di governance di attivazione degli attori pubblici e di privato sociale verso la condivisione di responsabilità e la costruzione di partnership;

- creare maggiori connessioni con i servizi sociali comunali e con i servizi svolti dalla Gestione Associata.

CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DEI SINDACI

Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci esercita le attribuzioni assegnate alla Conferenza dei Sindaci dell’ASL, ed in particolare: − orienta e monitora i Piani di Zona in modo da renderne unitari ed organici i

processi di attuazione, soprattutto in relazione ai livelli essenziali di assistenza, facilitando eventuali sinergie e collaborazioni tra le aree distrettuali;

− garantisce i rapporti con la Regione ed altri organismi di rilevanza provinciale (es. Prefettura, Azienda Ospedaliera, etc.);

− si avvale del supporto tecnico e amministrativo fornito dall’ASL; − promuove, d’intesa con l’Amministrazione Provinciale, le attività formative e

di supporto ai Piani di Zona. ASSEMBLEA DISTRETTUALE DEI SINDACI DI LECCO L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci è l’organismo politico di indirizzo e programmazione delle funzioni ed attività socio-assistenziali e l’ambito dell’integrazione con le politiche socio-sanitarie. Tra i suoi membri viene nominato un Presidente e un Vicepresidente Spettano all’Assemblea le seguenti competenze:

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• il governo politico del processo di attuazione del Piano di Zona; • l’ individuazione e la scelta delle priorità e degli obiettivi delle politiche

distrettuali; • l’approvazione del documento del Piano di Zona e dei relativi

aggiornamenti; • la verifica della compatibilità impegni/risorse necessarie e del

raggiungimento degli obiettivi del Piano di Zona; • l’ allocazione delle risorse di cui al FNPS, al Fondo Sociale Regionale e

alle quote di risorse autonome conferite per l’attuazione degli obiettivi previsti dal Piano di Zona e per i servizi svolti dalla Gestione associata;

• l’approvazione del bilancio di previsione distrettuale e di quello consuntivo;

• l’approvazione dei dati relativi alle rendicontazioni richieste dalla Regione per la trasmissione all’ASL ai fini dell’assolvimento dei debiti informativi;

• l’assicurazione del processo di interazione tra i soggetti operanti sul territorio con particolare riguardo alla Gestione Associata;

• la nomina/ratifica dei componenti dell’Ufficio di Piano, del Tavolo Tecnico e del Tavolo locale di consultazione del Terzo settore.

L’Assemblea è integrata dai seguenti soggetti ( senza diritto di voto): • Provincia di Lecco; • Comunità montana Valle San Martino • Comunità montana del Lario Orientale • ASL della Provincia di Lecco.

L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci si avvale del supporto tecnico e amministrativo fornito dall’ASL. L’Assemblea potrà essere integrata dai seguenti soggetti (senza diritto di voto):

• Azienda Ospedaliera di Lecco; • Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco • Rappresentanze del Terzo Settore.

Questi soggetti svolgeranno un ruolo propositivo e consulenziale a supporto del processo decisionale proprio dell’Assemblea. L’Assemblea al fine di garantire una maggiore operatività si avvale di un Esecutivo distrettuale formato da tre membri nominati dall’Assemblea suddivisi per aree geografiche del territorio, il Presidente e dal Vice-Presidente dell’Assemblea che mantengono lo stesso ruolo. Le funzioni essenziali dell’Esecutivo sono:

• La predisposizione degli atti istruttori per l’Assemblea Distrettuale; • L’attuazione degli indirizzi programmatori approvati

dall’Assemblea;

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• Il raccordo con il Consiglio di Rappresentanza attraverso il Presidente

• Il raccordo con il Comitato di Gestione della Gestione Associata • Il raccordo con l’Ufficio di Piano per dare attuazione agli indirizzi

programmatori • Il raccordo con il Tavolo Tecnico e con il Tavolo locale di

consultazione del Terzo settore e dei soggetti firmatari l’Accordo di programma del Piano di Zona 2009-2011

ENTE CAPOFILA DEL PIANO DI ZONA Individuazione L’Assemblea dei Sindaci individua, per l’anno 2009, quale Ente Capofila del Piano di Zona il Comune di Lecco–Gestione Associata ambito di Lecco con sede in Lecco, a cui spetterà portare a buon fine l’Accordo di Programma. Al termine del primo anno i Comuni del Distretto, individueranno l’ente attuatore /capofila per gli anni 2010-2011. Compiti All’Ente Capofila verranno conferite le risorse necessarie alla realizzazione delle attività previste dal Piano di Zona e al funzionamento della struttura tecnico-organizzativa (Ufficio di Piano). Spetterà all’Ente Capofila: - gestire le risorse necessarie all’attuazione del Piano di Zona secondo le indicazioni dell’Assemblea distrettuale - fornire i servizi previsti dal Piano di Zona tramite la sua struttura tecnico-organizzativa

- - rendere conto, per il tramite dell’Esecutivo, all’Assemblea distrettuale dello stato di attuazione del Piano di Zona e dell’utilizzo delle risorse

− assicurare un supporto di segreteria e amministrativo all’Esecutivo e all’Ufficio di Piano.

UFFICIO DI PIANO Si sottolinea la necessità di dare stabilità e continuità alla struttura dell’Ufficio di Piano, che nei precedenti Piani di zona ha presentato elementi di fragilità strutturale: scarsità di risorse, precarietà organizzativa e un generale sottodimensionamento rispetto alla sua funzione di organizzazione della programmazione e del sistema dei servizi a livello distrettuale. L’ipotesi condivisa dall’Ufficio di Piano e dal Tavolo Tecnico centrale per l’attività del terzo triennio è quella di organizzare la programmazione del Piano di Zona focalizzando l’attenzione sulle funzioni delle diverse parti coinvolte nel processo e soprattutto sulle prassi organizzative utili a presidiare efficacemente la funzione programmatoria. L’Ufficio di Piano intende curare maggiormente la comunicazione con il livello politico attraverso maggiori incontri con l’Esecutivo distrettuale.

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A livello tecnico Al fine di coordinare l’attuazione del Piano di Zona l’Assemblea dei Sindaci si doterà di un Ufficio di Piano adeguato, in termini di risorse umane ed economiche assegnate e di tempo dedicato, ai compiti richiesti; l’Ufficio di piano sarà composto da 2 operatori tecnici di cui uno con funzione di coordinatore e da 1 addetto amministrativo nominati dal Presidente (su proposta dell’Esecutivo). In particolare l’Ufficio di Piano, struttura tecnico-organizzativa del Piano di Zona e dell’Assemblea Distrettuale dei Sindaci che garantisce l’attuazione delle iniziative, attività, interventi previsti dal Piano di Zona, collabora con gli organismi di rappresentanza politica e con i Tavoli Tecnici nell’elaborazione delle strategie di politica sociale. Spettano all’Ufficio di Piano le seguenti competenze:

• supportare l’attività dall’Assemblea Distrettuale dei Sindaci e dell’Esecutivo in tutte le fasi della programmazione;

• predisporre, sotto il profilo tecnico,la proposta del piano di zona e le successive modifiche ed aggiornamenti;

• curare il raccordo tecnico ed operativo con ASL per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle attività svolte a livello distrettuale

• predisporre gli atti e documentazione relativa al debito informativo e al monitoraggio in itinere del Piano di Zona;

• predisporre le linee guida per dare attuazione alle leggi di settore;

• attuare gli atti conseguenti all’approvazione del Piano di Zona; • attuare gli indirizzi e le scelte del livello politico conseguenti

all’approvazione del piano di zona ; • coordinare il Tavolo Tecnico; • curare in particolar modo il raccordo con:

i coordinatori dei Tavoli d’Area, che in quanto referenti dei Comuni possono fornire un supporto operativo all’Ufficio di Piano; il Coordinamento dei servizi sociali territoriali;

• attuare un raccordo costante con il nucleo tecnico Operativo dell’ “Accordo di programma tra i Comuni dell’ambito distrettuale di Lecco per la realizzazione in forma associata, di un sistema integrato di interventi e servizi sociali rivolti alle persone e alle famiglie, per il triennio 2006-2008”, prorogato fino al 31 dicembre 2009, tramite l’effettuazione di riunione periodiche.

COORDINAMENTO DEI SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI

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Si propone di costituire il Coordinamento dei servizi sociali territoriali, composto dalle Assistenti Sociali dei Comuni e delle Comunità Montane del Distretto di Lecco come: - ambito di consultazione e di supporto operativo per l’attuazione del Piano di Zona;

- ambito di confronto tra i servizi sociali comunali. Al Coordinamento partecipano le assistenti sociali presenti nei Tavoli d’Area del Distretto. Annualmente il Coordinamento individuerà un proprio referente che entrerà a far parte del Tavolo Tecnico. Il Coordinamento manterrà un raccordo con l’Ufficio di Piano tramite riunioni periodiche. TAVOLO TECNICO

Definizioni e Compiti Il tavolo tecnico è l’organismo di rappresentanza tecnica del territorio e di programmazione degli interventi socio-assistenziali in coerenza con il Piano di Zona. Spettano al tavolo tecnico le seguenti competenze:

• elaborare indicazioni e pareri per l’attuazione delle scelte contenute nel Piano di Zona;

• promuovere la rete dei servizi; • coordinare i tavoli tecnici di area; • proporre le priorità di intervento e di investimento anche sulla

base della valutazione dell’impatto degli interventi posti in essere, soprattutto per quanto riguarda la loro rispondenza ai bisogni;

• elaborare gli strumenti di verifica della congruenza tra gli interventi realizzati e gli obiettivi strategici del Pdz;

• proporre elementi innovativi sulla base dei risultati ottenuti; • sottoporre agli organi direzionali elaborati e proposte • garantire il coinvolgimento e la partecipazione dei soggetti

istituzionali e di terzo settore a livello tecnico. Il Tavolo Tecnico potrà avvalersi del supporto amministrativo dell’Ufficio di Piano ed è coordinato dal coordinatore dell’Ufficio di Piano. Per assicurare lo svolgimento dei compiti di cui al punto precedente la struttura del Tavolo Tecnico sarà indicativamente così costituita:

- il Coordinatore dell’Ufficio di Piano - n. 4 Referenti nominati dai Comuni dell’ambito distrettuale - n. 1 referente del Coordinamento dei servizi sociali territoriali

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- n. 1 Referente della Gestione Associata - n. 1 Referente nominato dalla Provincia di Lecco - n. 1 Referente nominato dall’ASL della Provincia di Lecco - n. 1 Referente nominato Azienda Ospedaliera di Lecco - n. 2 Rappresentanti del Terzo Settore (di cui 1 nominato dalle

associazioni di volontariato e 1 nominato dalle cooperative sociali) - n. 1 Referente nominato dall’Ufficio Scolastico Provinciale.

TAVOLI D’AREA I tavoli d’area sono suddivisi in quattro aree sociali:

- Minori e Famiglia - Disabili - Adulti in difficoltà - Anziani

I referenti nominati dai Comuni nel Tavolo Tecnico centrale coordineranno i Tavoli d’area. I Tavoli d’area sono costituiti dagli attori che operano nel sociale sul territorio dell’ambito distrettuale, ovvero gli operatori sociali comunali, tecnici dell’ASL e dell’Azienda Ospedaliera, rappresentanti dell’impresa sociale e delle Associazioni di volontariato, organizzazioni no-profit in generale, rappresentanti delle istituzioni scolastiche ed educative e formative in genere, ecc.. I Tavoli d’area sono coordinati, in base a quanto previsto dal Piano di Zona del Distretto di Lecco, dai referenti dei Comuni presenti nel Tavolo Tecnico centrale.

Ogni coordinatore organizza il lavoro del Tavolo d’area tenendo presenti: 1. gli elementi di contesto e di connessione con i lavori dei tavoli o

gruppi già attivi nel Distretto di Lecco e a livello provinciale (es. coordinamenti previsti nell’Accordo di programma per le politiche sociali territoriali, Osservatorio Provinciale sul bullismo, gruppi di lavoro dell’Organismo di Coordinamento Salute Mentale, Tavolo di coordinamento Servizi Prima Infanzia del Distretto di Lecco, ecc.);

2. la partecipazione ai tavoli o gruppi di cui al punto 1 di altri referenti tecnici dei Comuni del Distretto di Lecco.

Ogni coordinatore, per gli specifici argomenti oggetto di analisi e discussione, può invitare alle riunioni, se e quando lo ritiene necessario, esperti o referenti; può inoltre organizzare il lavoro in sottogruppi o sub-aree con compiti e tempi definiti a priori. La composizione dei Tavoli d’Area si fonda sul criterio della territorialità e sulla disponibilità dei componenti a parteciparvi fino alla scadenza del triennio 2009-2011.

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Le principali funzioni in capo ai Tavoli Tecnici d’area sono:

• garantire la partecipazione ai diversi soggetti attivi nei processi programmatori locali;

• fornire un contributo per la conoscenza del territorio e delle sue risorse;

• rilevare i bisogni sociali all’interno delle singole aree; • contribuire a definire gli obiettivi e le priorità di intervento; • proporre modalità di intervento e soluzioni tecniche sostenibili; • proporre gli strumenti conoscitivi e valutativi specifici dell’area; • costruire e consolidare connessioni e reti tra i servizi.

SEDE DELL’UFFICIO DI PIANO E DEI TAVOLI TECNICI La sede dell’Ufficio di Piano, del Tavolo Tecnico e dei Tavoli d’Area sarà ubicata negli spazi, appositamente attrezzati, predisposti dall’Ente Capofila. La composizione degli organismi sopra descritti potrà subire variazioni purchè deliberate dall’Assemblea distrettuale dei Sindaci. Oneri e finanziamento dell’Ufficio di Piano L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci concorderà annualmente con l’Ente Capofila le modalità di finanziamento e i compensi dei singoli componenti tenuto conto delle indicazioni regionali. Oneri e finanziamento del Tavolo Tecnico e dei Tavoli d’Area L’organizzazione logistica e operativa sarà a carico dell’Ufficio di Piano mentre la partecipazione dei componenti sarà a carico dell’Ente di appartenenza. TAVOLO LOCALE DI CONSULTAZIONE DEL TERZO SETTORE e DEGLI ENTI FIRMATARI L’ACCORDO DI PROGRAMMA DEL PIANO DI ZONA 2009-2011 Con riferimento alla Delibera regionale 7797 del 30 luglio 2008, presso il Distretto di Lecco verrà istituito il Tavolo di consultazione dei soggetti del Terzo settore e degli Enti firmatari l’Accordo di Programma del Piano di Zona 2009-2011 per affrontare le problematiche inerenti la rete delle unità di offerta sociali.

Il Tavolo sarà istituito ed organizzato con atto del Presidente dell’Assemblea di Distretto. Il Tavolo locale avrà come principale obiettivo la promozione della partecipazione dei soggetti del Terzo Settore e dei diversi Enti territoriali: nella programmazione, progettazione e realizzazione della rete locale delle unità di offerta sociali;

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nella individuazione dei nuovi modelli gestionali e sperimentali nell’ambito della rete sociale; nell’esercitare il proprio ruolo, conformemente all’articolo 3 dello Statuto regionale, di tutela, interpretazione e espressione sia dei bisogni sociali che delle risorse locali; nella determinazione dei parametri di accesso prioritario alle prestazioni sociali; nella definizione dei requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali; nella definizione dei livelli ulteriori di assistenza rispetto a quelli definiti dalla Regione; nell’organizzazione dell’attività di segretariato sociale; nel promuovere e divulgare l'istituto dell’amministrazione di sostegno in stretto accordo con l’ufficio competente della ASL del distretto di riferimento.

Al Tavolo locale parteciperanno: il Presidente dell’Assemblea di Distretto o suo delegato, che svolge le funzioni di presidente del tavolo; i due rappresentanti del Terzo Settore componenti del Tavolo Tecnico del Distretto di Lecco, con la possibilità di allargare ad altri due componenti dell’associazionismo familiare; il coordinatore dell’ufficio di Piano e i coordinatori dei Tavoli d’Area (responsabili dei servizi sociali dei Comuni dell’ambito di riferimento); il Direttore Sociale dell’ASL; il Direttore dell’ASL del Distretto di riferimento; rappresentanti designati dagli Enti firmatari l’Accordo di programma.

Il Tavolo si riunisce almeno due volte all’anno ed è convocato dal Presidente dell’Assemblea o suo delegato. L’UFFICIO DEI PIANI Nella fase di stesura del Piano di Zona 2006-2008, fra i tre Uffici di Piano della provincia di Lecco si è condivisa l’esigenza di garantire un’uniformità ed omogeneità degli indirizzi strategici a livello provinciale, attraverso la definizione di un modello di raccordo e coordinamento. La proposta dei tre Uffici di Piano si è attuata nel corso del 2008 con la costituzione dell’Ufficio dei Piani come momento di raccordo tecnico istituzionale, al fine di:

- raccordare e coordinare i tre Uffici di Piano, garantendo uniformità ed omogeneità, a livello provinciale, agli indirizzi strategici e alle scelte operative (ad esempio per la determinazione di atti, protocolli e regolamenti comuni ai tre Distretti in materia di titoli sociali, tariffe dei servizi, sistema di accreditamento);

- potenziare le strutture tecniche preposte alla realizzazione dei Piani di Zona.

I tre Uffici di Piano ritengono importante mantenere questa forma di raccordo nel triennio 2009-2011 per le finalità sopra indicate.

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10- LA QUALIFICAZIONE DELLE UNITA’ D’OFFERTA SOCIALI

La comunicazione preventiva Con la legge regionale n. 1/2005 la titolarità delle funzioni di autorizzazione, sospensione e revoca dell’autorizzazione e dell’accreditamento delle strutture socio-assistenziali, è stata attribuita, a partire dal 01.01.2006, al Comune sede della struttura. Al fine di ottimizzare la gestione economica delle risorse assegnate e di rendere omogeneo l’esercizio delle funzioni trasferite, i Comuni della Provincia di Lecco hanno optato per una gestione in forma associata di tale competenza. In data 4 agosto 2006 è stato sottoscritto il Protocollo d’intesa tra la Provincia di Lecco e gli Enti capofila dei Comuni appartenenti agli ambiti di Lecco, Bellano e Merate per l’attuazione della legge regionale n. 1/2005, in accordo con l’ASL della Provincia di Lecco. La legge regionale n. 3 del 12 marzo 2008, “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”, in sostituzione dell’autorizzazione al funzionamento, ha introdotto l’istituto della comunicazione preventiva per l’esercizio di unità di offerta sociali. L’art. 15 della nuova legge regionale “Modalità di esercizio delle unità d’offerta”, prevede che “l’esercizio delle strutture relative alle unità d’offerta della rete sociale di cui all’articolo 4, comma 2, è soggetto alla presentazione di una comunicazione preventiva al Comune e all’ASL competente per territorio, che certifichi, da parte del gestore, il possesso dei requisiti previsti dalle disposizioni regionali”. A seguito della presentazione della comunicazione preventiva, il Comune ha l’obbligo di verificare la completezza della documentazione allegata ed in caso di documentazione incompleta o di avvio dell’attività senza i requisiti, in base alle valutazioni dei competenti uffici comunali, è possibile fissare un termine per l’integrazione della documentazione, o per il rispetto integrale dei requisiti oppure disporre l’inibizione immediata dell’attività. Alla luce dell’esperienza maturata in questi anni, attraverso il Protocollo d’Intesa con la Provincia di Lecco sopra citato, scaduto il 31.12.2008, i Comuni intendono riproporre la gestione in forma associata di tale funzione, auspicando che sia un unico ente che gestisca la materia per tutto il territorio provinciale, favorendo uniformità di procedure ed economia di spesa. Si ipotizza la costituzione di un Ufficio di consulenza, finanziato dai tre distretti, dotato di un tecnico che verifica la completezza della documentazione amministrativa trasmessa ai Comuni dalle unità di offerta sociali.

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La vigilanza ed il controllo L’art. 15 della legge regionale n. 3 del 12 marzo 2008, prevede che “l’esercizio delle unità d’offerta sociosanitarie è soggetto alla presentazione di una denuncia di inizio attività alla ASL competente per territorio, fermo restando il possesso dei requisiti minimi stabiliti dalle disposizioni vigenti”. La comunicazione preventiva per l’esercizio delle unità d’offerta sociali è presentata per conoscenza all’ASL competente per territorio e determina l’avvio della prevista attività di vigilanza; le verifiche da parte dell’ASL sono immediatamente comunicate al Comune. Come indicato dalla Regione Lombardia, si propone la sottoscrizione di un protocollo congiunto tra Comuni ed ASL, che preveda forme di collaborazioni in materia di informazione e di assistenza all’utenza, per l’esame della documentazione allegata alla comunicazione, per la definizione delle rispettive attività di controllo e verifica, nel rispetto delle diverse competenze. L’accreditamento delle unità d’offerta sociali Gli ambiti zonali sono titolari di un’importante funzione programmatoria delle politiche sociali e per poterla agire devono svolgere anche una funzione di regolazione del sistema di domanda e offerta, che comporta determinati passaggi: � analisi della domanda, � analisi delle risorse, � definizione dell’offerta (scelta programmatoria), � allocazione delle risorse. Un possibile strumento per agire questa funzione risulta essere l’accreditamento. L’accreditamento è lo strumento che consente a livello territoriale il sostegno del raggiungimento di livelli essenziali di prestazioni sociali: - sulla copertura, incentivando lo sviluppo dell’offerta avvicinandosi ai parametri regionali, laddove il valore distrettuale fosse inferiore; - sull’accesso ai servizi, andando a definire garanzie minime; - sulla qualità erogata, andando a definire cosa caratterizza la qualità dei servizi e quali livelli sono da perseguire. La legge regionale n. 3/08, attribuisce alla Regione la definizione dei requisiti minimi per l’esercizio delle unità d’offerta sociali, nonché i criteri per il loro accreditamento (art. 11).

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Tale adempimento costituisce il presupposto affinché i Comuni definiscano i requisiti di accreditamento, accreditino le unità d’offerta sociali e stipulino i relativi contratti (art. 13 e 15). Con la DGR 16 febbraio 2005 n. 20943, “Definizione dei criteri per l’accreditamento dei servizi sociali per la prima infanzia, dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori e dei servizi sociali per persone disabili”, la Regione ha introdotto per tali unità d’offerta criteri specifici di accreditamento, definiti nell’allegato A della stessa deliberazione. Nel 2008, gli Uffici di Piano di Bellano, Lecco e Merate, accompagnati dall’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano, hanno concluso un percorso finalizzato alla costruzione di un sistema di accreditamento per i servizi alla prima infanzia (asili nido, micronido, centri prima infanzia e nidi famiglia, per bambini da 0 a 3 anni), come descritto nell’Allegato n. 2 al presente Piano di Zona. Tale percorso è partito dalla riflessione sul senso e la finalità dell’applicare lo strumento dell’accreditamento nel contesto lecchese, superando la visione semplificata e meccanica che vede l’accreditamento solo come elemento per arrivare all’attivazione dei voucher sociali. L’accreditamento dei servizi prima infanzia consente di regolare il sistema d’offerta, qualificandola e garantendo il raggiungimento di livelli omogenei di qualità sul territorio, identificando aree e soglie di miglioramento possibili. Sarà poi attraverso la scelta di connettere l’accreditamento ad un sistema di voucherizzazione che potrà affiancarsi anche una regolazione che interviene sul fronte della domanda. Alla luce della normativa regionale e al lavoro portato avanti dal Tavolo di coordinamento dei servizi alla prima infanzia del Distretto di Lecco, sono stati individuati i requisiti per l’accreditamento relativamente ai seguenti capitoli: rapporti con l’utenza, accessibilità, organizzazione/flessibilità, personale, progetto pedagogico, territorialità. Si possono inoltre individuare alcuni requisiti aggiuntivi rispetto alla struttura ed organizzazione degli spazi e alla proposta per i bambini portatori di disabilità. L’accreditamento è previsto su tre livelli: • base (requisiti regionali, funzionali unicamente ad entrare nel sistema), • buono (requisiti medi, che potrebbero costituire la base comune a livello provinciale), • eccellente (requisiti aggiuntivi che rappresentano l’eccellenza). A partire dal 2009 si intende introdurre l’accreditamento dei servizi alla prima infanzia, rilevando come si collocano i servizi distrettuali in base ai livelli individuati; successivamente si ipotizza di correlare

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l’accreditamento di tali servizi alla definizione dei criteri per il riparto del Fondo Sociale Regionale. Come indicato dalla Regione Lombardia, entro il 31.12.2009, verranno individuati i requisiti di accreditamento delle seguenti unità d’offerta sociali: - comunità per minori, - alloggi per l’autonomia, - comunità per disabili, - centri socio-educativi. In continuità con il lavoro svolto sui servizi alla prima infanzia, il processo di individuazione dei requisiti di accreditamento delle unità d’offerta sociali e la definizione dello schema di contratto, va effettuato insieme agli altri ambiti distrettuali della provincia, prevedendo il coinvolgimento e la partecipazione degli enti gestori dei servizi sociali. Anche per l’accreditamento delle unità d’offerta sociali, si auspica la gestione in forma associata per i tre ambiti distrettuali di Bellano, Lecco e Merate, mediante lo stesso Ufficio individuato per la gestione della comunicazione preventiva.

11- IL SOSTEGNO ALLO SVILUPPO DEI SERVIZI La formazione e l’aggiornamento degli operatori Al fine di migliorare la qualità delle unità d’offerta sociali e sociosanitarie, è indispensabile assicurare una costante azione formativa e di aggiornamento per le diverse professionalità coinvolte. La dinamicità e complessità insita nel sistema socio-assistenziale e il rapido mutare dei bisogni richiedono di strutturare un sistema permanente di offerta formativa rivolta a tutto il personale, sia pubblico che delle unità d’offerta di diritto provato, con una programmazione annuale. Il forte contenuto relazionale e la continua evoluzione dei servizi alla persona richiede e presuppone un supporto continuo agli operatori. Uno degli strumenti principali di questo supporto è costituito dall’attività di formazione e aggiornamento. In particolare, il processo di cambiamento e di innovazione e il nuovo contesto normativo - caratterizzato dalla Legge 328/2000, dalla Legge Regionale 3/2008 e dall’attuazione dei Piani di Zona - deve essere accompagnato da un impegno permanente e strutturale rivolto a garantire l’aggiornamento continuo degli operatori sociali e sociosanitari. Il carattere permanente e la strutturazione stabile delle azioni formative da proporre non possono trovare piena condizione in una gestione limitata e chiusa al solo Ambito Distrettuale. In questa direzione la proposta che il Piano di Zona assume, in coerenza con quanto previsto dai precedenti Piani di Zona e in linea con le scelte fatte in questi anni anche dagli altri Distretti, è rivolta alla

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Provincia di Lecco - Assessorato Servizi alla Persona perché, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, integri il “Piano provinciale per la formazione e l’aggiornamento del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e sociosanitarie” con i bisogni formativi dell’Ambito Distrettuale. Ciò rende necessario: - sul piano tecnico: la partecipazione di referenti di Ambito al “gruppo politico istituzionale” e al “gruppo tecnico” (ovvero dei livelli di rappresentanza, consultazione e supporto nei quali sono state suddivise le funzioni del “Gruppo Tecnico provinciale dei referenti per la Formazione degli operatori sociali”, come da Deliberazione della Giunta Provinciale n. 321 del 15.11.2007), che assicurino il collegamento e il contributo del Distretto alla definizione del Piano Formativo provinciale; - sul piano economico: la messa a disposizione da parte del Distretto di risorse economiche che contribuiscano all’attuazione del Piano Formativo provinciale. Si prevede quindi l’erogazione di un contributo annuale alla Provincia di Lecco per la formazione degli operatori sociali. L’esperienza positiva di questi anni e la competenza istituzionale della Provincia, portano a riconoscere il Piano Formativo provinciale come già sufficientemente strutturato per divenire lo strumento operativo che possa organizzare il piano annuale della formazione anche per gli operatori delle unità d’offerta sociali e sociosanitarie dell’Ambito Distrettuale. L’Osservatorio provinciale per le Politiche Sociali Per un’adeguata programmazione in campo sociale il territorio necessita di essere supportato da informazioni attendibili sullo stato dei servizi e sui fenomeni che richiedono protezione sociale. Occorre inoltre che tali conoscenze siano costantemente aggiornate attraverso un sistema informativo che sappia mantenere uno sguardo sufficientemente allargato sulla complessità dei fenomeni sociali che non possono più essere ricondotti al livello locale. Dal 2005, la Provincia di Lecco ha attivato un Osservatorio per le Politiche Sociali (OPS) che risponde agli obiettivi sopra delineati e sostiene gli attori responsabili della programmazione locale, soprattutto i Comuni e gli Ambiti distrettuali. In tale senso l’Osservatorio rappresenta:

→ un sistema informativo che raccoglie in modo organizzato e ragionato le informazioni esistenti e reperibili da diverse fonti;

→ un promotore di ricerche sulle condizioni sociali e sul sistema dei servizi chiamati a fronteggiarli;

→ un luogo di elaborazione critica delle informazioni per produrre valutazioni e proposte innovative.

L’esperienza positiva di questi anni porta ad individuare nell’Osservatorio lo strumento privilegiato a supporto della programmazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e più in generale della rete dei diversi attori locali. (Legge quadro 328/2000 e L.R. 3/2008). Si fa presente inoltre che la Provincia,

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per contribuire alla costruzione di adeguate politiche sociali inerenti il fenomeno migratorio, dal 1997 realizza un’attività di monitoraggio specifica attraverso l’Osservatorio provinciale immigrazione (OPI) in raccordo con l’Osservatorio Regionale per l'integrazione e la multietnicità (ORIM). In questa direzione, il presente Piano di Zona vuole dare continuità alle scelte fatte in questi anni di partecipare, insieme agli altri Ambiti, sia alla definizione delle linee di indirizzo che al sostegno dell’operatività dell’Osservatorio attraverso:

→ la messa a disposizione di dati e informazioni per realizzare indagini quantitative e qualitative relative ai servizi e alla spesa sociale;

→ la partecipazione al Comitato di Regia dell’Osservatorio attraverso un referente degli Uffici di Piano;

→ la messa a disposizione di risorse economiche che sostengano l’operatività dell’Osservatorio attraverso l’erogazione di un contributo annuale alla Provincia di Lecco.

LA VALUTAZIONE DEL PIANO DI ZONA 2009-2011 Si propone di utilizzare un sistema di valutazione del Piano di Zona 2009-2011 elaborato in modo congiunto tra i tre Uffici di Piano, come descritto nell’Allegato n. 3 al presente Piano di Zona, riservando una quota di risorse economiche da definire annualmente nell’Assemblea dei Sindaci per i costi delle attività di monitoraggio e di valutazione. 12- LE RISORSE ECONOMICHE La programmazione del Piano di Zona 2009-2011 e l’attuazione degli obiettivi e delle azioni in esso previste è sostenuta da diversi canali di finanziamento e precisamente:

- Fondo Nazionale Politiche Sociali - Fondo Sociale Regionale - Fondo per le non autosufficienze - Fondo dgr 8243 – 2008 relativamente all’anno 2009 - Risorse Autonome dei Comuni - Risorse concordate con altri Enti a livello di protocolli o intese.

In questa triennalità, considerato che anche nelle Linee regionali d’indirizzo per l’elaborazione dei piani di zona 2009-2011 viene riconosciuta l’autonomia locale nella gestione delle risorse di derivazione nazionale e regionale,

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l’obiettivo che ci si pone è il miglioramento della gestione del budget economico, puntando alla creazione di un budget unico per la copertura dei costi relativi agli obiettivi e interventi definiti dalla programmazione locale, che prevede:

- consolidamento dei titoli sociali, già attuati nel triennio precedente e riguardanti l’area anziani, disabili, famiglia e minori; in particolare il Fondo per le non autosufficienze verrà destinato alle azioni di sostegno alla domiciliarità

- mantenimento e sviluppo dei servizi sociali - realizzazione di progetti/interventi ex “leggi di settore” - azioni di programmazione, coordinamento e valutazione svolte dagli

Uffici di Piano - forme di gestione associata di servizi e interventi sociali - mantenimento del Fondo sociale di solidarietà ai sensi della Legge

regionale n. 34 /2004 art.4 comma n. 4 già costituito nel triennio precedente. L’obiettivo di questo Fondo, di importo pari al 5% della spesa rendicontata relativa agli interventi previsti dagli art.80-81-82 L. r. 1/86, è il seguente: mantenere il fondo a favore dei Comuni sotto i 5000 abitanti a sostegno degli interventi per i minori sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria.

La dotazione finanziaria, le modalità di accesso da parte dei Comuni e le modalità di utilizzo vengono confermate o ridefinite annualmente dall’Assemblea dei Sindaci del Distretto.

Si precisa che la programmazione economico-finanziaria e la progettazione operativa delle azioni previste nella prima annualità del Piano di Zona verranno predisposte successivamente all’assegnazione all’Ambito distrettuale di Lecco, tramite DGR regionale, delle risorse economiche nazionali e regionali per il finanziamento dei Piani di Zona. La previsione delle risorse economiche per il triennio 2009/2011 è riportata nelle Tabelle sottostanti.

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SCHEMA ECONOMICO- FINANZIARIO TRIENNIO 2009-2011

Fondo Sociale Fondo non Fondo

Solidarietà fondo

com.prev. uscite - triennio 2009-2001 F.N.P.S Regionale Autosufficienze

DGR 8243-08 Comuni accreditamento

TOTALE

titoli sociali 2.000.000,00 751.082,00 297.211,00 3.048.293,00 sviluppo servizi 70.000,00 70.000,00 mantenimento servizi 414.839,00 4.203.445,00 4.618.284,00 leggi di settore 1.098.000,00 1.098.000,00 fondo piccoli Comuni 330.735,00 330.735,00 comunic.prev/accreditamento 40.617,00 40.617,00 uff. di piano-valutazione 79.000,00 86.000,00 15.000,00 180.000,00

costi gest.assoc. 2.580.000,00 2.580.000,00

TOTALE 3.992.574,00 4.289.445,00 766.082,00 297.211,00 2.580.000,00 40.617,00 11.965.929,00

entrate ANNO 2009 ANNO 2010 ANNO 2011 TOTALE

F.N.P.S. € 1.330.858,00 € 1.330.858,00 € 1.330.858,00 3.992.574,00

F.S.R. 1.429.815,00 1.429.815,00 1.429.815,00 4.289.445,00

quote solidarietà Comuni 860.000,00 860.000,00 860.000,00 2.580.000,00

fondo dgr 8243/ 2008 297.211,00 297.211,00

fondo non autosufficienze 383.041,00 383.041,00 766.082,00

fondo comunicazione preventiva 13.539,00 13.539,00 13.539,00 40.617,00

totale 3.931.423,00 4.017.253,00 4.017.253,00 11.965.929,00