poesia aracne 63 · 2017-09-20 · che rende possibile il dettato lirico, la calma riflessiva, il...
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Poesia Aracne63
EugEnio ZampEtti
Paesaggid'amore
Prefazione di Aldo Onorati
Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.
via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma
(06) 93781065
isbn 978–88–548–5095–8
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,
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I edizione: settembre 2012
Ai miei cari genitoriGiovanni e Teresa
Sol chi non lascia eredità d’affettipoca gioia ha dell’urna.
Ugo Foscolo
da: I Sepolcri (ver. 41)
Ringrazio la signorina Corinna Cianfanelli per avere scelto e cu-rato con grande competenza le immagini che commentano le mie poesie.
Specchio
Ed ecco sul tronco si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto, piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossipiù azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorzache pure stanotte non c’era.
Salvatore Quasimodo
da: “Ed è subito sera”
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Prefazione
Paesaggi d’amore, di Eugenio Zampetti, ci offre una lettura su due piani diversi e speculari ad un tempo: l’amore desiderato e quello compiuto. Mi spiego. Il det-tato poetico di questo autore dai sentimenti delicatis-simi, non è un inno astratto a quella passione che tutti ci ha coinvolti almeno una volta nella vita. è, invece, l’attesa e insieme la partecipazione emotiva di questo palpito che è forse il più antico e universale ispiratore degli scrittori, dei musicisti, dei pittori: insomma, dei creativi in genere.
Tu, lettore, camminando per mano con il poeta lungo i suoi versi limpidi, vibranti di tenerezza e di speranza (a cui fa da simbolo sempre l’aurora), percorri il suo stesso iter psicologico, a cui fa da sfondo il paesaggio, quasi creatura antropocentrica al sentire umano, parte-cipe dei dolori e delle speranze, delle gioie e anche del tormento inerenti il sogno di due cuori che palpitano all’unisono.
L’attore principale della silloge è il poeta stesso, ma il protagonista in assoluto è l’amore, a cui fa da centro lirico una donna, presente in prima persona come un leit–motiv di riferimento del desiderio, della fusione spi-rituale, mai disgiunta dalla natura, la quale non è una cornice o una carta da parati, ma un essere inafferra-bile, vivente come una luce che circonfonde la parola, e
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la determina in un luogo immaginario, quasi un ponte sospeso fra l’immateriale ricordo del passato e la reale condizione presente d’un orizzonte rinnovato, a guisa d’un arcobaleno fra un cuore che esprime (l’autore) e un cuore che palpita nell’assonanza d’un unico senti-mento (la donna).
Voglio dire che una tempesta è passata; ora la quiete scopre scenari prima imprevedibili, a somiglianza del mare che si calma dalla furia delle onde spumeggianti grazie a un vento più mite, alla nascita del sole, allo svanire del turbine.
Tuttavia, però, il poeta dichiara in continuazione la felicità della presenza dell’altra: “tu ci sei” è il sintagma che rende possibile il dettato lirico, la calma riflessiva, il sogno, la porta senza tempo sospesa su un passato in-visibile ma non cancellabile, come il basso continuo in un’orchestra che ha mutato registro e si placa al suono dei violini e dei flauti al luminoso mattino. Il mattino è la speranza; la sera è il travaglio placato, la notte è il sogno: queste le metafore che compaiono con funzione di collegamento e di anafora interiore.
La tecnica del verso di Eugenio Zampetti si realizza nell’ipometro, sapientemente arieggiato in cadenze che vanno dal novenario al settenario fino al quinario, prefe-ribilmente piani, con pochi accenti interni; la musicalità è lontana da dissonanze e da sincopati; le stanze sono brevi, condotte con mano sicura attraverso una sintassi scarna, chiara, disadorna di orpelli, semplice ma non semplicistica: all’interno del registro tecnico di Zam-petti c’è il conoscitore esperto di regole metriche, let-tore di autori contemporanei considerati maestri (credo in special modo il primo Ungaretti, sempre riguardo la struttura generale).
Ci rimane, dopo il cammino con l’autore fianco a fianco, un sapore di dolcezza e di umanità che ci ha
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suggerito qualcosa di positivo nella difficoltà intrinseca all’esistenza: l’aurora sorgerà, o forse è già sorta, per lui, per lei, per noi tutti. E ci resta quel suo poetare in-nato, tenero ed efficace, da cui nascono versi talvolta indimenticabili.
Aldo Onorati
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Paesaggi d'amore
eugenio zampetti
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paesaggi d ’amore
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Il passato, il presente, il futuro
Questo mare… questi luoghi solitari
un tempo amati nel silenzio nella calma nel chiaroredel giorno, nell’enigma della notte…
Ora così vuoti della luce dei coloridel suono della musicadel palpitìodei tuoi sensi in festa
mentrel’odore del fumo dei caminimi riconduce all’infanzia,quasi ad iniziareuna nuova vita…
Capri, aprile
eugenio zampetti
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paesaggi d ’amore
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Ed è mattino
Il vivace cinguettìodi un uccellino
a fine invernomi desta al nuovo giornomentre la nebbiapervade ancoragli alberi e i campiin un mattinobuio,l’azzurro del cielooccultando…
eugenio zampetti
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paesaggi d ’amore
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Il sole che sorge
Tepore, calorevita che rinasce
dal Sole che inondaciò che restadei flutti di tenebrose nottiquando la tempesta segue la quiete…
E finalmente orala luce risorgeteneramente abbronzandostanche membra che attendonol’alitare della vitache s’accendee d’improvviso illumina…
eugenio zampetti
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paesaggi d ’amore
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La tua voce
La tua voce così tenera e squillantela tua voce così dolce e sensuale
la tua voce che mi chiama per nome…mi riscalda e rischiaralenisce ogni dolorecura ogni mia ferita
La tua voce è la vita!
eugenio zampetti
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paesaggi d ’amore
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Tempus fugit
Il tempo fuggeteneramente si posa
calmo e serenosui tuoi occhi splendentiche illuminanomattini immensi…
Il tempo fuggee teneramente si posasulle tue labbracalde e accoglienticon i tuoi baciche inebrianofra i tuoi sussurrimentre alitandorinascela nuova vitae germogliandosi rigeneraed ha il profumodei freschi muschinel bosco al mattino…
Il tempo fuggee teneramente si posasopra di melasciando indelebilela tua armoniosa improntain questi giorniche lenti trascorrono…
Albano L., febbraio 2005