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Anno XIX- N. 173 Giugno 2014 Periodico mensile del gruppo «Donna Vestita di Sole» di Bientina (PI) Aderenti al Rinnovamento nello Spirito Santo scaricabile dal sito www.donnavestitadisole.it - Stampato in proprio - Distribuzione gratuita. L a bellezza e la novità dell’evento pasquale viene collocata saggia- mente dalla Chiesa nel perio- do primaverile. La terra in fermento a generare ogni sorta di vege- tazione, lo sbocciare delle piante, la fragranza dei profumi che nelle nostre campagne deliziano il nostro olfao, sembrano essere lì a ricordarci la scon- volgente resurrezione di Gesù. La mor- te, come l’inverno, è stata sconfia per dare spazio alla vita; “Se il chicco di gra- no caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto fruo” (Gv 12,24). Da questo avvenimento eterno a cui per grazia siamo chiama a partecipare mediante il baesimo, scaturiscono delle feste solenni che fanno vivere la Chiesa; esso è una primavera spirituale alla quale angere forza nuova per diffondere nel mondo il messaggio di salvezza: “Cristo morto sulla croce è risorto, è vivo e ha salvato!”. E così, come in un giardino ricco di albe- ri da fruo, la resurrezione di Gesù fa germogliare nella Chiesa fru salutari. Il prossimo mese di giugno siamo chia- ma a nutrirci dei fru della Penteco- ste: lo Spirito Santo irrompe sui primi discepoli impauri e li riempie dell’amo- re del Padre e del Figlio rendendoli audaci fino a morire per tesmoniare questo amore che Dio Padre ha per tu gli uomini. La domenica successiva alla Pentecoste incontriamo la solennità della Sanssi- ma Trinità, nella quale si festeggia l’ori- gine dell’amore che ci ha salvato, la comunione d’amore che è all’origine della missione della Chiesa: portare il Vangelo tra i popoli, baezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spiri- to Santo (cf. Mt 28,19). Il giovedì che segue la celebrazione del- la Sanssima Trinità (ma in Italia la do- menica) si celebra la solennità del Cor- pus Domini, il Sanssimo corpo e san- gue di Cristo. Questa solennità nacque nel 1247 nella diocesi di Liegi, in Belgio, per ricordare la presenza reale di Cristo nell'eucaresa e contrastare l’eresia di Berengario di Tours, secondo il quale la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica. Inoltre, dopo il miracolo eucarisco di Bolsena (1263), papa Ur- bano IV estese questa festa a tua la Chiesa. Quale mese più adao la Chiesa poteva scegliere se non giugno per celebrare questo mistero: la presenza del Corpo e Sangue di Gesù nell’osa ricavata dal grano che in questo mese biondeggia nelle nostre campagne! Questo mistero è veramente grande, è la presenza di Gesù nel suo corpo, sangue, anima e divinità; è la presenza di Dio trinitario unito a quan sono in Lui: I San, gli angeli e i baezza che sono in grazia di Lui. Ecco perché è così necessario, pri- ma di riceverLo, accostarsi al Sacramen- to della Riconciliazione (Confessione). Spesso ci accosamo a questo mistero in modo superficiale. Come possiamo allora prepararci per ricevere il Signore? Nel capitolo 18 del libro della Genesi si legge come Dio appare ad Abramo pres- so “le querce di Mamre”. Abramo si era stabilito in quel territorio e vi aveva costruito un altare al Signore (15,18). Mentre se ne sta seduto alla porta della tenda nell’ora più calda del giorno - non vi ricorda l’incontro di Gesù con la Sa- maritana al pozzo (cf Gv 5,4 ss)? -, vede tre uomini che gli stanno di fronte: in essi Abramo riconosce il Signore e per- ciò, alzandosi, va loro incontro e si pro- stra. Nella cultura nomade l’ospitalità è uno dei doveri principali: “l’ospite è sacro”. Abramo riceve gli ospi (il Signore) e, prima di preparargli un bel pranzeo esclama : “Mio signore,” - da notare che ha davan tre uomini e parla al singola- re - “se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermar dal tuo servo”. Anche noi abbiamo trovato grazia agli occhi del Signore ed egli ci viene a tro- vare in questa forma originale. Possia- mo apprendere allora da Abramo come prepararci a questo incontro: Dio che si umilia, si fa pane per venire a stare con noi. L’iniziava di questo incontro è certamente del Signore, è lui che va da Abramo, che viene da noi, ci fa grazia della Sua presenza. Abramo è seduto all’ingresso della ten- da. Solo chi ha l’ingresso aperto può vedere chi lo viene a trovare. Perciò, prima di questo incontro, invochiamo lo Spirito Santo: il suo soffio aprirà la ten- da del nostro cuore per farci vedere Colui che si è degnato di visitarci. Abramo alza gli occhi. È vero, siamo sopraffa dalle stanchezze, dalle delu- sioni che la vita ci presenta, ma, se te- niamo lo sguardo alto, rivolto verso il cielo, il nostro modo di vedere cambia prospeva. Siamo fa per l’eternità: guardiamo alto, perché l’eternità inizi da adesso. La presenza di Dio è ORA! (Continua a pagina 3) PREPARIAMOCI ALL’INCONTRO CON GESÙ PRESENTE NELL’EUCARESTIA

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Page 1: PREPARIAMOCI ALL’INCONTRO CON GESÙ … · Anno XIX- N. 173 Giugno 2014 Periodico mensile del gruppo «Donna Vestita di Sole» di Bientina (PI) Aderenti al Rinnovamento nello Spirito

Anno XIX- N. 173 Giugno 2014 Periodico mensile del gruppo «Donna Vestita di Sole» di Bientina (PI)

Aderenti al Rinnovamento nello Spirito Santo

scaricabile dal sito www.donnavestitadisole.it - Stampato in proprio - Distribuzione gratuita.

L a bellezza e la novità dell’evento pasquale viene collocata saggia-

mente dalla Chiesa nel perio-do primaverile. La terra in

fermento a generare ogni sorta di vege-tazione, lo sbocciare delle piante, la fragranza dei profumi che nelle nostre campagne deliziano il nostro olfatto, sembrano essere lì a ricordarci la scon-volgente resurrezione di Gesù. La mor-te, come l’inverno, è stata sconfitta per dare spazio alla vita; “Se il chicco di gra-no caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Da questo avvenimento eterno a cui per grazia siamo chiamati a partecipare mediante il battesimo, scaturiscono delle feste solenni che fanno vivere la Chiesa; esso è una primavera spirituale alla quale attingere forza nuova per diffondere nel mondo il messaggio di salvezza: “Cristo morto sulla croce è risorto, è vivo e ti ha salvato!”. E così, come in un giardino ricco di albe-ri da frutto, la resurrezione di Gesù fa germogliare nella Chiesa frutti salutari. Il prossimo mese di giugno siamo chia-mati a nutrirci dei frutti della Penteco-ste: lo Spirito Santo irrompe sui primi discepoli impauriti e li riempie dell’amo-re del Padre e del Figlio rendendoli audaci fino a morire per testimoniare questo amore che Dio Padre ha per tutti gli uomini. La domenica successiva alla Pentecoste incontriamo la solennità della Santissi-ma Trinità, nella quale si festeggia l’ori-gine dell’amore che ci ha salvato, la comunione d’amore che è all’origine della missione della Chiesa: portare il Vangelo tra i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spiri-to Santo (cf. Mt 28,19). Il giovedì che segue la celebrazione del-la Santissima Trinità (ma in Italia la do-

menica) si celebra la solennità del Cor-pus Domini, il Santissimo corpo e san-gue di Cristo. Questa solennità nacque nel 1247 nella diocesi di Liegi, in Belgio, per ricordare la presenza reale di Cristo nell'eucarestia e contrastare l’eresia di Berengario di Tours, secondo il quale la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica. Inoltre, dopo il miracolo eucaristico di Bolsena (1263), papa Ur-bano IV estese questa festa a tutta la Chiesa. Quale mese più adatto la Chiesa poteva scegliere se non giugno per celebrare questo mistero: la presenza del Corpo e Sangue di Gesù nell’ostia ricavata dal grano che in questo mese biondeggia nelle nostre campagne! Questo mistero è veramente grande, è la presenza di Gesù nel suo corpo, sangue, anima e divinità; è la presenza di Dio trinitario unito a quanti sono in Lui: I Santi, gli angeli e i battezzati che sono in grazia di Lui. Ecco perché è così necessario, pri-ma di riceverLo, accostarsi al Sacramen-

to della Riconciliazione (Confessione). Spesso ci accostiamo a questo mistero in modo superficiale. Come possiamo allora prepararci per ricevere il Signore? Nel capitolo 18 del libro della Genesi si

legge come Dio appare ad Abramo pres-so “le querce di Mamre”. Abramo si era stabilito in quel territorio e vi aveva costruito un altare al Signore (15,18). Mentre se ne sta seduto alla porta della tenda nell’ora più calda del giorno - non vi ricorda l’incontro di Gesù con la Sa-maritana al pozzo (cf Gv 5,4 ss)? -, vede tre uomini che gli stanno di fronte: in essi Abramo riconosce il Signore e per-ciò, alzandosi, va loro incontro e si pro-stra. Nella cultura nomade l’ospitalità è uno dei doveri principali: “l’ospite è sacro”. Abramo riceve gli ospiti (il Signore) e, prima di preparargli un bel pranzetto esclama : “Mio signore,” - da notare che ha davanti tre uomini e parla al singola-re - “se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo”. Anche noi abbiamo trovato grazia agli occhi del Signore ed egli ci viene a tro-vare in questa forma originale. Possia-mo apprendere allora da Abramo come prepararci a questo incontro: Dio che si umilia, si fa pane per venire a stare con noi. L’iniziativa di questo incontro è certamente del Signore, è lui che va da Abramo, che viene da noi, ci fa grazia della Sua presenza. Abramo è seduto all’ingresso della ten-da. Solo chi ha l’ingresso aperto può vedere chi lo viene a trovare. Perciò, prima di questo incontro, invochiamo lo Spirito Santo: il suo soffio aprirà la ten-da del nostro cuore per farci vedere Colui che si è degnato di visitarci. Abramo alza gli occhi. È vero, siamo sopraffatti dalle stanchezze, dalle delu-sioni che la vita ci presenta, ma, se te-niamo lo sguardo alto, rivolto verso il cielo, il nostro modo di vedere cambia prospettiva. Siamo fatti per l’eternità: guardiamo alto, perché l’eternità inizi da adesso. La presenza di Dio è ORA!

(Continua a pagina 3)

PREPARIAMOCI ALL’INCONTRO CON GESÙ PRESENTE NELL’EUCARESTIA

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Giugno 2014 Donna Vestita di Sole 2 pagina

“C redo in Dio. Ma della Chiesa non mi fido”.

Quante volte sarà riecheggiata que-sta frase nelle nostre orecchie, usci-ta da bocche più o meno famose? E

probabilmente ha abitato anche il nostro cuore? Che significa vera-mente? Perché abbiamo questa ten-

denza a separare Cristo dalla sua Chiesa, quella che si è scelto e che ama?

“Credo in Dio. Gesù ha lasciato un bel messaggio. Ma della Chiesa non mi fido”. Quante volte sarà riecheggiata questa frase nelle nostre orecchie, uscita da bocche

più o meno famose? Ma, molto spesso, probabilmente, ha abitato anche il nostro cuore!

Che significa veramente? Perché

abbiamo questa tendenza a separa-re Cristo dalla sua Chiesa, quella che si è scelto e che ama?

Credo che il messaggio più bello che sia stato lasciato dal Cristo sia quel-

la frase, in conclusione del Vangelo di Matteo, forse non famosissima, ma molto significativa: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). L’essere umano si affeziona alle co-

se, figuriamoci alle persone! Quanta rassicurazione c’è dietro a questa semplice frase!

Quella che richiedono cuori smarriti e ancora confusi da eventi troppi

grandi che hanno sconvolto la loro tranquilla esistenza. E in questa semplice frase credo

siano racchiuse cura, attenzione, delicatezza. Gesù sa benissimo che non è possi-

bile attirare il cuore di un uomo, senza accettare di intrecciare la pro-pria esistenza con le sue fragilità ed

insicurezze. Mi viene in mente un’immagine che non ricordo chi abbia utilizzato come

esempio: sarebbe come accettare l’invito di un amico a cena, salvo poi

rifiutarci di condividere lo spazio e la

tavola con gli altri commensali. Co-me è possibile accettare l’invito, senza accogliere chi, come noi, è

stato invitato? Chiunque riterrebbe scortese anche solo il pensare di

trattenere per sé il padrone di casa, allontanandolo dagli altri invitati (invitati dal padrone di casa!), per-

ché sono sgraditi a lui, che è ospite e invitato, come tutti gli altri. Credo che l’esempio renda l’idea di

quel che significhi essere Chiesa. Che è poi proprio questo: condivide-re l’essere commensali, unicamente

in quanto chiamati allo stesso ban-chetto e non a banchetti diversi. È unico, perché la proposta resta, im-

mutata nei secoli: «Seguimi». Si tratta di camminare, di stare al pas-so, con un Uomo che cammina, per

le strade di questo mondo. Poi c’è il mistero del Male, che non ha mai risparmiato la Chiesa, quasi

fosse una campana di vetro, posta a protezione del mondo. Anzi, sembra

quasi si sia accanita in particolar modo nei suoi confronti, mettendo-ne a nudo l’umanità più disprezzabi-

le, la mediocrità più meschina. Forse proprio perché “basta la Sua grazia: la Sua potenza si manifesta nella nostra debolezza” (2Cor 12,9). Tutto questo tuttavia non deve sco-raggiare, né al contrario scaricarci

della nostra responsabilità. Sì! Perché se la Chiesa è formata da ogni battezzato ognuno di noi è

chiamato ad essere testimone credi-bile della propria fede. A partire dal libro della nostra vita, il

più leggibile agli occhi altrui. Perché ben poco potranno valere le nostre

parole, se sono incoerenti con ciò che la nostra vita è nella sua quoti-dianità.

Comprendo quanto sia difficile ama-re Cristo nonostante i cristiani e il nostro personale esempio, che non

è sempre illuminante, né sempre coerente, né sempre gioioso, né sempre entusiasta.

Ogni tanto siamo la brutta copia di noi stessi, altro che immagine e so-miglianza di Dio!

Le nostre stanchezze, le nostre po-chezze, le nostre fobie, le nostre

“fissità” inevitabilmente inquinano

una proposta. Ma la sorgente resta limpida, ed è da lì che giunge la linfa vitale che

irrora tutto il resto. Ecco perché, pur comprendendo

chi, riluttante, s’allontana, indispetti-to, risentito, spesso profondamente deluso, la mia scelta è diversa, è

quella di restare. Perché c’è di più, c’è dell’altro. C’è quello che fa la differenza:

quel Cristo che ti viene a cercare anche nel cuore della notte, pur di assistere alla meraviglia di un vec-

chio che rinasce. E in nome di quel Cristo che ama anche le mie cicatrici più profonde, nascoste nel mio io

più nascosto, in nome suo io non posso evitare di amare anche quelle di chi, in cammino come me, come

me sbaglia. Siamo chiamati a que-sto. Credo che la grande sfida dell’amore

sia quella di amare proprio i difetti; è – forse – l’unico antidoto per non

amare l’idea dell’amore al posto dell’amore vero, che passa attraver-so paesaggi e atmosfere non sem-

pre idilliaci. Anzi. Don Milani non temeva di difende-re la sua “carissima moglie chiesa che amava tra infiniti litigi e contra-sti (come ogni buon marito usa fa-re)” (cfr. Lettere di don Lorenzo

Milani priore di Barbiana). Come del resto, Alessandro Pronzato ben sintetizza nel titolo di una delle sue

ultime fatiche letterarie: “Amo que-sta Chiesa, anche se non è quella dei miei sogni”. E all’interno di que-

sto, troviamo un’importante precisa-zione di Henri de Lubac: «Io non nego le miserie d’ordine vario, mo-rale o d’altro, che in ogni tempo l’hanno afflitta e che l’affliggono oggi in ciascuno di noi. Io le affer-mo, io le proclamo, io ne enuncio il paradosso e lo scandalo inerente alla sua missione stessa. Ma descri-vere questa miseria minutamente, mettere in mostra le sue piaghe non farebbe avanzare minimamente la conoscenza del mistero della Chiesa[…] E poi la Chiesa siamo tutti noi, io stesso: con quale diritto mi met-

(Continua a pagina 4)

UN GRANDE ERRORE!

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3 pagina

Giugno 2014 Donna Vestita di Sole

Abramo corre incontro al Signore. Cor-rere è l’atteggiamento di colui che è pronto, che risponde con prontezza alla richiesta di relazione che Gesù vuole stabilire: “Signore, tu mi vieni a trovare, sono pronto a riceverti, ad ascoltarti, a seguirti. Eccomi!” Abramo si prostra a terra. Anche noi prostriamoci davanti al Signore, rico-nosciamo i nostri limiti di creature, riconosciamo la potenza della sua pre-senza, che si fa grazia nel venirci ad incontrare. È un atteggiamento fonda-mentale per ricollocarsi nel giusto pro-getto del Signore: “Signore, da te pro-viene tutto”. “L’umiltà la si realizza solo quando vedo che l’altro, ricco e grande, si abbassa verso di me” (p. Serafino Tognetti, Dio perdona sem-pre, ed. Shalom). Ecco, questi sono degli atteggiamenti da vivere per prepararci a questo in-contro (e se meditiamo questo brano della Genesi, possiamo scorgerne an-cora altri). Dopo questo incontro non ce ne andremo senza aver ricevuto qualcosa da Gesù: Dio, nonostante il sorriso scettico di Sara, moglie di Abra-mo ormai anziana, le dona la gioia della maternità, della Vita. Accogliamo anche noi la PRESENZA per ricevere e donare la VITA. Apriti alla Verità, porterai la VITA. Con la SUA presenza, tutto è possibile!

Emiliano

(Continua da pagina 1)

IL SIGNORE CI VIENE A TROVARE

C atechista, apologeta, predicato-re formidabile, con il suo bestseller “Per salvarti” e le sue

migliaia di conferenze ha formato ge-nerazioni di cattolici in Spagna e in America Latina, convertendo un nume-ro imprecisato di persone. Mi è capitato di leggere le prime pagi-ne di questo suo “Para salvarte”. (58 edizioni non si fanno per caso, e non si traducono in tante lingue , russo e cinese compresi, se non c’è veramente tanta, tanta sostanza). E’ un compendio apologetico della dottrina cattolica. Mi ha fatto subito venire in mente il Salmo 19 (18): “I cieli narrano la gloria di Dio, e l’ope-ra delle sue mani annunzia il firmamen-to”. Comincia, infatti, con la Creazione dell’universo e attraverso osservazioni tutte basate su dati scientifici, su testi-monianze di fior di scienziati, porta, con naturalezza, ad ammettere l’esi-stenza incontrovertibile di quell’Esse-re, Causa Prima di tutto l’Universo, che noi chiamiamo DIO. Mostra la perfetta compatibilità tra scienza e fede, tra ricerca scientifica e religione cattolica, con piacevolissimi aneddoti e testimonianze di vari scien-ziati, alcuni conosciuti a tutti, altri solo agli addetti ai lavori, senza alcuna pe-santezza nozionistica, bensì ricorren-do ad esempi tanto intuitivi quanto intelligenti e suggestivi. Mi piacerebbe qui descriverne alcuni, ma porterebbe-ro via spazio che non ho in questa se-de. Solo questo: si racconta un aned-doto di Newton, che per convincere un suo amico che non credeva in Dio, gli fece vedere un meccanismo che aveva ideato lui, copia del sistema solare. E davanti allo stupore dell’amico, gli disse che quel meccanismo si era fat-to da solo. L’amico disse: “Credi che sono tonto?” E Newton gli rispose: “ Comprendi che questo meccanismo non si è potuto fare da solo e credi che l’Universo, molto più complicato, si sia fatto senza un’intelli-genza creatrice?” Questo Essere così intelligente, che ha fatto la Natura e vi ha messo quelle leggi così meraviglio-

se che gover-nano il suo funzionamen-to, lo chiamia-mo DIO. E che inven-zione è stata la macchina fotografica? Prima si poteva conoscere solo quello che si vedeva con i propri occhi. Ora si possono conoscere paesaggi, monu-menti, opere d’arte e i grandi perso-naggi del mondo intero non muoven-dosi da casa nostra. Questa invenzione suppone grande intelligenza e gli uo-mini hanno impiegato tanti anni a per-fezionarla, ma questa non è che una copia di qualcosa che era già stato inventato: l’occhio umano, meraviglio-sa macchina fotografica, capace di scattare dieci foto al secondo, senza necessità di rullino e con un a messa a fuocostupefacente, se pensiamo alla costituzione del nostro cristallino. Aver inventato l’occhio suppone anco-ra più intelligenza che l’aver inventato la macchina fotografica. O no?... Beh! Continuerei per pagine e pagine, non posso… Per questo vi consiglio: “Leggete questo libro! Ne vale le pe-na”. Aiuta in maniera significativa a render conto della nostra fede. Ci conferma nell’ammirazione adoran-te al nostro Dio, che si è rivelato a noi in Gesù Cristo. Ci spinge a far nostre le parole del Si-gnore: “Io ti rendo lode, Padre, Signo-re del cielo e della terra, che hai nasco-sto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, per-ché così a te è piaciuto”. Anche New-ton e Einstein, così grandi scienziati agli occhi nostri, si sono sentiti “piccoli” davanti al Creatore di quan-to, con tanta fatica, andavano investi-gando. Solo la superbia intellettuale e l’ebrez-za data dal fumo venefico di Satana possono portare tanti fratelli a negare l’evidenza . A noi il compito di cercare di salvarli. Questo libro porta a noi argomenti che possono aiutare in questa impresa. Aurelio

IL CACCIATORE DI ANIME

Amore di Cristo per noi: ecco

l'Eucaristia. Amore che si do-

na, amore che rimane, amore che si comunica, amore che si

moltiplica, amore che si sacri-fica, amore che ci unisce,

amore che c i sa lva . Paolo VI

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Giugno 2014 Donna Vestita di Sole 4 pagina

Giugno 2014

Calendario degli incontri del gruppo «Donna Vestita di Sole»

terei fuori dal quadro? Io, peraltro, non ho nessuna voglia di fare la mia confessione pubblica…». Alle volte incriminare la Chiesa risul-ta un alibi: per lavare la propria co-

scienza, per tirarsene fuori, per farsi belli e pensarsi migliori. Ma, in fondo, non è che uno spec-

chio che riflette: la nostra voglia di cambiare, i nostri desideri, i nostri sogni, ma anche i nostri tradimenti,

i nostri paradossi, le nostre paure e le nostre ipocrisie. Come sempre, credo che l’unico

modo per non perdersi, sia tenere sempre ben presente l’Origine, Cri-sto e il suo “stile”, cercando di

non prendere da altri enti e istituzio-ni il peggio (la burocrazia) e met-tendo al centro la persona, nella

sua individualità, come Gesù sapeva fare magnificamente: senza timore

di dover camminare a lungo, sulle strade di Galilea, né rivoluzionare il protocollo, se questo si rivelava ne-

cessario per incontrare un cuore in cerca di Lui.

Don Tonino Bello si affida, del

resto ad una significativa icona del Triduo per mostrarci un’immagine di Chiesa che sia convincente: la Chie-

sa del grembiule, come quello utiliz-zato da Gesù nella lavanda dei piedi,

raccontato da Giovanni quale moda-lità di “essere” Eucaristia (nel capitolo 13 di Giovanni sostituisce la

Consacrazione, presente negli altri evangelisti). Ma forse, quello che più ancora illu-

mina un senso di Chiesa che sia uno sguardo onesto e sincero sulla sua realtà e non solo sulla sua idealizza-

zione, la dà la festa della Divina Mi-sericordia, che sottolinea ciò che ci accomuna tutti, che è il bisogno

di essere perdonati. Perché tutti ci sentiamo in colpa, anche quando non dovremmo, perché di fronte ad

alcune questioni siamo davvero og-gettivamente impotenti: ecco per-ché abbiamo bisogno di sentirci per-

donati, anche di ciò che non è colpa nostra, perché questo ci fa sentire

amati e accolti e riesce a farci speri-mentare l’amore di Dio.

Fra Francesco Arena

(Continua da pagina 2)

DIO SI. CHIESA NO.

1-2 GIUGNO CONVOCAZIONE

RnS (VEDI RIQUADRO )

Ven. 06/06

Bientina Oratorio ore 21.15

Preghiera comunitaria carismatica

e condivisione

Mar. 10/06

Bientina, Oratorio ore 21.15

Santa Messa per il gruppo.

Ven. 13/06

Bientina, Oratorio ore 21.15

Preghiera comunitaria carismatica

e insegnamento.

Gio. 19/06

Bientina ore 21.30

Roveto ardente di preghiera.

Ven. 20/06

Bientina Oratorio ore 21.15

Preghiera comunitaria carismatica

e insegnamento.

Mar. 24/06

Bientina Oratorio ore 21.15

Pastorale e ministero di

intercessione.

Ven. 27/06

Bientina ore 21.30

Santa Messa con preghiera di in-

tercessione per i sofferenti e dopo,

per la notte eucaristica, dal sacro

cuore di Gesù al sacro cuore di

Maria ora di adorazione da mez-

zanotte all’una guidata dal RnS

Come seguire la XXXVII Convocazione:

Per quanti rimarranno a casa, comunichiamo che sarà possibile seguire in diretta tv la Convocazione attraverso Tele Pace e Maria Vision. Radio Ma-ria trasmetterà integralmente il programma. Su internet in streaming sarà possibile seguire attraverso i siti web di Tele Pace, Maria Vision e Famiglia Cristiana.

Ascolta l’inno della convocazione

“Gloria la Chiesa canta”

Indicare il codice fiscale 03732841006

PREGHIERA AL PREZIOSISSIMO SANGUE

Sangue prezioso di Gesù, simbolo e

prezzo del nostro riscatto, continua a

sgorgare dalle tue piaghe sante, dal tuo

Cuore di noi innamorato! Apriti un varco

in tante anime profanate dalla colpa,

inveterate nella bestemmia e nel vizio!

Scorri delizioso in quelle dei nostri fan-

ciulli, per nutrire la loro innocenza e

lasciarvi germi di vocazione. Profuma

sempre più i cuori dei nostri sacerdoti,

perché ci comunichino, per intercessione

di Maria, le tue effusioni d'amore.

VIENI, O SPIRITO SANTO

Vieni, o Spirito Santo, Santificatore

onnipotente, Dio d'amore. Tu che hai

ricolmato di grazie la Vergine Maria,

che hai prodigiosamente trasformato i

cuori degli Apostoli, che hai infuso un

miracoloso eroismo in tutti i tuoi mar-

tiri, vieni a santificarci. Illumina la no-

stra mente, fortifica la nostra volontà,

purifica la nostra coscienza, infiamma il

nostro cuore, e preservaci dalla sventu-

ra di resistere alle tue ispirazioni.

Amen.